CONSIGLIO REGIONALE DELLA

IV COMMISSIONE

ASSETTO E UTILIZZAZIONE DEL TERRITORIO - PROTEZIONE DELL’AMBIENTE

PROPOSTA DI LEGGE N. 37/10^

DI INIZIATIVA DEL CONSIGLIERE REGIONALE G. GIUDICEANDREA RECANTE:

"ISTITUZIONE DELL’AREA PROTETTA REGIONALE “PARCO NATURALE REGIONALE

MONTE CALORIA".

Consiglio Regionale della Calabria IV Commissione

Proposta di legge n. 37/10^ di iniziativa del Consigliere regionale G. Giudiceandrea recante: "Istituzione dell’area protetta regionale “Parco Naturale Regionale Monte Caloria." Relatore Nicola Irto ______

Relazione

Il progresso tecnico, l’espansione demografica e la conseguente eccessiva urbanizzazione, unite a scelte, a volte insensate, di gestione del territorio, hanno allontanato sempre più l'uomo dal suo "ambiente naturale". Questo distacco ha avuto gravissime conseguenze che oggi s'impongono all'attenzione di tutti ed alle quali si cerca di rimediare con provvedimenti d'urgenza,spesso costosi,e,quello che è peggio spesso con risultati di scarsa efficacia. Della necessità di proteggere i beni naturali dalle minacce di contaminazione, degradazione o distruzione a cui vanno incontro, erano ben consci alcuni naturalisti fin dagli anni trenta-quaranta del secolo scorso. Essi lamentavano che molte persone, e non soltanto gli incolti, sembravano disconoscere o dimenticare o sottovalutare il fatto che la vita dell'uomo è indissolubilmente dipendente dall'ambiente naturale. Forse mai come nella nostra epoca l'opinione pubblica mondiale,e quindi anche quella italiana, ha avvertito con tanto interesse e reclamato con tanta severità, l’adozione di norme adeguate alla difesa dei beni naturali, preoccupandosi anche della non facile ricerca di possibili e adeguate soluzioni per arginare l’incombente perdita di biodiversità. Quindi esiste oggi una domanda di "natura" alla quale non corrisponde una adeguata offerta ed è per questo che è necessario la messa in atto di strumenti e adeguate azioni per educare all'ambiente, conservare e informare. L’idea di istituire il “Parco Naturale Regionale Monte Caloria” è appunto da inquadrarsi in queste azioni la cui funzione è essenzialmente quella di fornire il concetto di bene naturale, inteso come unico ed irripetibile e pertanto come "risorsa" da salvaguardare. Essa viene dagli ormai lontani anni ‘80 allorchè l’Amministrazione comunale di interprete del consenso di tutta la comunità con delibera Consiliare n.12 del 7 maggio 1983 approvava all’unanimità e per alzata di mano lo studio di Mario Ciolli, Primo Dirigente del Corpo Forestale dello Stato, circa l’analisi di fattibilità di istituzione sul territorio comunale di un’ “area protetta”. E già nel 1984 veniva approvato in Consiglio Comunale il progetto generale dei lavori da effettuarsi nell’ area dell’istituendo Parco che veniva avviato alla allora Comunità Montana “Valle del Fiume Esaro” e successivamente finanziato con la legge 64/86, delibera CIPE del 03.06.1988. Con questo progetto venivano realizzate alcune strutture finalizzate ai servizi che il parco avrebbe dovuto offrire. Da allora e fino ad oggi vari sono stati i tentativi del riconoscimento dello status di “ area protetta” che però non andavano a buon fine e intanto nel tempo la superficie del territorio proposta a parco, nelle varie proposte che si susseguivano, lievitava dai 940 ettari posti esclusivamente nel territorio di Fagnano Castello, fino a 9.570 ettari ricadenti in ben 13 Comuni. L’attuale proposta di legge, per il riconoscimento dello status di Parco naturale Regionale , riconduce la sua superficie a 1.963 ettari che vanno ad interessare solo 4 comuni e nella fattispecie : , Malvito, e Fagnano Castello. È certo che il tanto auspicato riconoscimento dello status di Parco naturale Regionale, non solo costituirà uno strumento di salvaguardia di tutti i beni ambientali in esso contenuti, ma rappresenterà anche e soprattutto per le Comunità interessate una nuova occasione di vita e di lavoro. La successiva analisi, la perimetrazione di massima, le finalità e gli obiettivi del Parco sono stati elaborati dal Comitato Tecnico- scientifico del WWF Org. Agg. “Calabria Citra”. L’organizzazione si propone, a titolo non oneroso, alla futura gestione del Parco Monte Caloria.

1. Analisi storica, territoriale e paesaggistica – ambientale di massima con indicazione delle emergenze botaniche e faunistiche che si intende tutelare . L’evoluzione degli ecosistemi, in senso generale, in tutte le sue componenti, è frutto delle complesse interazioni fra i diversi fattori che riescono a modellarli costantemente. In definitiva sono le caratteristiche biotiche ed abiotiche proprie del territorio che con il loro reciproco influenzarsi riescono a determinare il dinamismo dei delicati equilibri ecologici in esso esistenti. A questo va aggiunto l’uomo che con le sue azioni, riesce molte volte a determinare sia lo sconvolgimento di detti delicati equilibri ecologici o a preservarli attraverso i suoi corretti comportamenti nei confronti dell’ambiente naturale. Pertanto, di seguito, per meglio comprendere le prerogative ambientali relative al Comprensorio interessato a Parco, dopo aver accennato alla storia del Comprensorio Parco, raccontando come le attività umane hanno portato all’attuale assetto ambientale, verranno esaminate le varie componenti abiotiche e biotiche proprie dell’area indicandone anche le emergenze botaniche e faunistiche che si intende tutelare.

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A – BREVI CENNI DI STORIA La montagna per lungo tempo è stata lasciata in un abbandono totale che si può definire secolare. I primi interventi di rimboschimento di cui si ha memoria risalgono alla fine dell’800 inizio del ‘900, allorchè si decise di introdurre nell’area denominata Sponse (m. 1049) del comune di Fagnano Castello, attraverso l’attivazione di un vivaio volante in località Stornature, l’abete bianco e il pino nero d’Austria (Pinus nigra Arnold), negli spazi vuoti creati molto probabilmente da tagli a raso effettuati nella zona . Il pino nero, ebbe nel tempo scarsa fortuna poiché per far fronte ad attacchi parassitari si è reso necessaria la sua utilizzazione. Intanto nel primo cinquantennio del ‘900 veniva realizzato dal Real Corpo Forestale in località Cirifusolo l’omonimo vivaio con la funzione di produzione di piantine da impiegare nei rimboschimenti che venivano realizzati in tutto il territorio della provincia di . Detto vivaio con i trasferimenti dei beni demaniali dallo Stato alle Regioni è divenuto di proprietà della Regione Calabria ed è ancora operante. Nel periodo bellico e immediatamente postbellico purtroppo in provincia di Cosenza i tagli di bosco furono indiscriminati. Ne fecero le spese circa 180 ettari di fustaia di faggio in varie località del comune di Fagnano ricomprese nel territorio a parco. Attualmente, in dette tagliate, il soprassuolo vegetale si presenta come ceduo invecchiato con matricine che viaggiano intorno ai 120-130 anni e polloni che mediamente viaggiano intorno ai 55-65 anni. Il restante faggio governato a fustaia occupa una superficie di circa altri 520 ettari (Valle della Fratta,quasi tutto Monte Caloria verso Scavelli e Cirifusolo) e presenta piante di età compresa tra gli 80 anni e i 150 anni con presenza di gruppi di novellame ben affermati. Successivamente , l’intervento dello Stato si manifestò con la Legge istitutiva della Cassa per il Mezzogiorno n.646/1950 e con l’applicazione prima con la Legge della Montagna n.991/1952 e dopo con la Legge Speciale Calabria n. 1177/1955 con i cui fondi fu possibile rimboschire decine di ettari in varie località quali Piano di Zanche, Ciirifusolo,Varco di Trotta e Serra Cavallo. Gli interventi riguardarono anche la regimazione delle acque, il consolidamento di terreni franosi e la sistemazione idraulica dei corsi d’acqua (Cannavino). Per quanto attiene al castagno, un tempo il governo a fustaia da frutto era la pratica più diffusa, anche se lo resta tutt’ora. Nel tempo però esso ha dovuto costantemente confrontarsi con una serie di problemi fitosanitari provocati da patogeni quali il cancro corticale (Cryphonectria parasitica), il mal dell’inchiostro (Phytophtora cambivora), la ruggine o fersa (Mycosphaerella maculiformis ), i vari marciumi (genere Gnomoniopsis, Ciboria batschiana e Phomopsis castanea) , i parassiti fitofagi come i lepidotteri tortricidi (le tre cidie: Pammene fasciana,Cydia fagiglandana e Cydia splendana) , il balanino (Curculio elephas), il parassita xilofago Xyleborus dispar e l’ultimo arrivato rappresentato dal temibile cinipide galligeno” (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu,1952). Cosicchè, di fronte a produzioni dimezzate ed aleatorie, il castanicoltore ha intravisto come sola possibilità di reddito certo la produzione legnosa e questo ha determinato un cambiamento di governo che ha avuto come conseguenza l’aumento della superficie governata a ceduo. Anche qui ci sono comunque da registrare ottimi segnali di nuovi impianti come avviene in località Pantano della Canna in comune di Fagnano Castello. È da segnalare che a Fagnano già da qualche decennio è nata ed è operante la Cooperativa del Castagno alla quale tutti i soci fanno affluire il loro prodotto che opportunamente lavorato riesce a raggiungere anche Paesi esteri. Oggi i locali della Cooperativa ospitano per tutta la provincia di Cosenza corsi di formazione professionale per quanto attiene la potatura e l’innesto dei castagni. All’attualità la copertura forestale del Comprensorio destinato a Parco risulta oltre il 90% dell’intera superficie.

B – CARATTERISTICHE ABIOTICHE: B.1 – Geografia L’area interessata a Parco naturale ricade nella Catena Costiera Paolana che trova i suoi limiti estremi a Nord con Passo dello Scalone , a Sud con la Valle del Fiume Savuto che la divide dal massiccio della Sila, ad Est con la vallata del Crati ed a Ovest con il Mar Tirreno. Più specificatamente il comprensorio interessa l’altipiano di Monte Caloria (m. 1183 s.l.m.) che caratterizza i comuni di Fagnano Castello, Malvito, Acquappesa e Cetraro. I suoi confini sono posti : - a Nord con Cozzo Bianco, c/da I Monaci, Pancaro, Timpa del Forno e c/da Mirabelli ; - ad Est con l’abitato di Fagnano Castello e subito dopo, partendo dal bivio posto a sud della strada variante dello stesso abitato di Fagnano, seguono il tracciato della SP 270 ex SS 533, che da Fagnano porta a Cetraro fino allo svincolo per Fagnano della Superstrada delle Terme; - a Sud seguono ancora la stessa SP 270 fino a ad inglobare la località Lucia del comune di Acquappesa;

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- ad Ovest risalgono lungo i limiti comunali, prima tra Acquappesa e Cetraro, poi tra Fagnano e Cetraro e fino ad incorporarare il Lago di Pressico e la parte posta a sud di Serra Triacolo per poi continuare lungo i confini tra Malvito e Cetraro fino alla località Passo della Contessa, e quindi tra Malvito e S.Agata d’Esaro fino alla località i Monaci. L’area a Parco è raggiungibile dal Mare Ionio risalendo la vallata dell’Esaro lungo la superstrada delle Terme fino allo svincolo per Fagnano per poi proseguire per qualche centinaia di metri lungo la SP 270 fino ad incrociare l’ampliamento di una vecchia pista forestale, oggi strada comunale che si sviluppa all’interno del Parco per 12 Km fino ad arrivare alla località Sponse. Dal Tirreno si risale la stessa superstrada delle Terme in prossimità delle omonime Terme Luigiane fino allo svincolo per Fagnano da dove poi si procede per come già indicato prima. Oppure, da Cetraro risalendo la SP 270 fino al bivio che incrocia la nuova strada comunale che porta alla località Sponse.

B.2 – Geologia Tutta l’area interessata dal Parco ricade nella Catena Costiera che rappresenta un elemento strutturale del complesso edificio dell’Appennino Meridionale, geologicamente conosciuto come Arco Calabro-peloritano, separato a nord dalla linea di e a sud dalla linea di Taormina. È quest’ultimo un pezzo d’Europa staccatosi durante il Miocene dal blocco sardo-corso che ruotando e migrando ha raggiunto l’attuale posizione. Tutto l’arco, ad oggi, viene interpretato come un frammento della catena alpina cretacico-paleogenica ad Europa vergente, sovrascorso durante il Miocene sul substrato geologico della futura catena appenninica neogenica ad Africa vergente. I due blocchi, europeo e africano, ruotando si avvicinarono determinando nel Cretacico la loro sovrapposizione visibile nella linea di Sangineto dove le unità appeniniche scorrono sotto le coltri cristalline calabresi per affiorare in varie finestre tettoniche nel tratto della Catena Costiera. L’attività tettonica del tardo Miocene e fino al Quaternario portò all’attuale assetto strutturale e morfologico della Calabria e in particolare della Catena Costiera. Essa si presenta come un pilastro tettonico allungato, immergente ad Ovest e delimitato dalla Valle del Crati per mezzo delle faglie di -Bucita e -, le quali hanno dato origine anche all’asportazione, per erosione , di potenti spessori di sedimenti e conseguente deposizione di altrettanti rilevanti spessori alluvionali che si sono accumulati nella fascia pedemontana precedentemente erosa e tettonizzata. Sistemi di faglie successive, in parte da considerarsi come riattivazioni delle precedenti ed in parte nuove di prevalente allineamento Nord-Sud , insieme con l’azione degli agenti esogeni hanno modellato questo pilastro dove la rete idrografica ha un duplice andamento prevalente e cioè quello diretto verso il bacino jonico e quello diretto verso il mar Tirreno. La depressione formatesi lungo il versante Ovest di Monte Caloria che ha poi dato origine alla serie di conche ubicate più o meno alla stessa quota e disposte lungo un allineamento Nord –Sud, leggermente vergente verso Ovest, è senz’altro dovuta ad una delle faglie predette a prevalente carattere distensivo che ha interessato terreni che per composizione litologica e mineralogica sono da considerarsi a bassissima permeabilità, vale a dire i granofels. Questi ultimi sono costituiti da rocce chiare quarzoso-feldispatiche, entro cui spiccano graniti di colore bruno-violaceo diffusi omogeneamente nella massa o leggermente allineati (Ciolli,1983). I terreni della catena alpina affioranti si possono riportare alle sottoelencate unità tettoniche: -Unità del Frido di origine cretacica. E’ la più profonda ed è costituita da scisti filladici,quarzo areniti e calcari arenacei a medio e basso grado metamorfico.In questa unità sono tettonicamente imballate masse cristalline della formazione dioritica kinzingitica e masse ofiolitiche di varie dimensioni. -Unità di Malvito, costituita da lave a pillow su cui poggia una copertura costituita da argilliti silicee, radioliti, calcari marnosi e quarzo areniti. -Unità Dioritica Kinzigitica. E’ a contatto tettonico dell’unità di Malvito e risulta costituita da gneiss kinzigitici scuri a toni rossastri, gneiss biotitici eterogenei tutti caratterizzati da una retrocessione metamorfica molto sviluppata. -Unità di Stilo, costituita da graniti e metamorfiti di basso e medio grado. La posizione paleogeografica di questa unità risulta, ancora ad oggi, incerta. I terreni che si sono originati sono di discreta e buona fertilità, a pH acido, e ciò riguarda maggiormente gneiss e micascisti che si disgregano con facilità li dove la vegetazione forestale riesce ad affermarsi con vigore, favorita anche dalle condizioni climatiche (Ciolli,1983).

B.3 – Idrografia Il particolare sviluppo del territorio della Calabria e la disposizione dei rilievi montuosi non consente generalmente ai suoi fiumi una estensione significativa. In contrapposizione a questo, numerose ed abbondanti sono le acque che sgorgano dalle pendici a nord e

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Proposta di legge n. 37/10^ di iniziativa del Consigliere regionale G. Giudiceandrea recante: "Istituzione dell’area protetta regionale “Parco Naturale Regionale Monte Caloria." Relatore Nicola Irto ______ad est dell’altipiano di Monte Caloria dando origine ad una serie di torrenti che portano le loro acque al Fiume Esaro e al Fiume Fullone. A Nord hanno origine il Torrente Crispi che nasce in località Pantano della Giumenta e il Torrente Pedalino che nasce a Valle della Fratta. Ambedue tributano le loro acque al Fiume Esaro. Nella parte posta ad Est hanno origine vari torrenti che portano tutti le loro acque al Fiume Fullone. Fra questi il Fosso della Madonna che nasce in località Sponse, il Vallone Pietre Corte che nasce in prossimità del Lago del Frassino e iI Vallone Fuorilardo le cui sorgenti sono poste ad oriente di Monte Caloria. Seguono lo stesso Fullone che ha origine dal Lago Trifoglietti ed il Vallone Copo,con origine in località Campo del Chiuppo, affluente in destra del Fullone. Si ricorda che un tempo le acque del Vallone Fuorilardo venivano utilizzate per la produzione di energia elettrica con una centralina posta nei pressi dell’abitato di Fagnano. Esiste poi una serie di laghetti naturali di particolare interesse quale il Lago dei Due Uomini che ormai da molti anni riesce a conservare una certa quantità di acqua anche d’estate, il Lago Trifoglietti che è perenne ,il Lago di Astone, ormai interrato, Il Lago del Frassino in cui l’acqua è presente solo in inverno e per ultimi il Lago della Paglia e il Lago del Pressico che dopo il loro interramento sono stati recuperati dalla Regione Calabria come laghetti collinari con funzione di A.I.B..

B.4 – Rilievi Il territorio del proponendo Parco è compreso tra le quote che vanno da un minimo di circa m. 436 di c.da S.Antonio ed un massimo di m. 1.183 s.l.m. di Monte Caloria ambedue in comune di Fagnano Castello (CS). Procedendo da nord a sud le altre cime, che si incontrano, sono: Serra Maledetta (m.778), Cozzo del Nicchio (m.1077), Cozzo del Campanaro ( m.1.118) , Serra Triacolo (m.1.102), Sponse (m. 1.049), Piano d’Arena ( m. 1.087), Lurdicuosolo (m. 1036) , Monte Stefano lo Zoppo ( m. 979) , Serra Cavallo ( m. 879) e Monte Pistuolo (m. 972).

B.5 – Clima Dal punto di vista climatico quello della Catena Costiera, nella quale ricade il territorio dl proponendo Parco di Monte Caloria, può inquadrarsi in quello generale della Calabria, regione pienamente mediterranea che presenta un clima caratterizzato da inverni freschi e piovosi ed estate calde e asciutte. E, comunque, rispetto a questa generalizzazione il clima catena costiera presenta alcune anomalie dovute alla sua posizione geografica caratterizzata dalla sua vicinanza al mar Tirreno e da una prevalente montuosità del territorio che si sviluppa con andamento Nord – Sud. Infatti, le correnti caldo-umide provenienti dal mare sono intercettate da questa barriera montuosa che esercita una determinante azione di cattura . Dette correnti innalzandosi si raffreddano rapidamente dando luogo a spesse formazioni di nebbia che ricoprono di continuo la fascia boscata , e a frequenti ed abbondanti precipitazioni di tipo orografico che si verificano anche durante i mesi estivi pur se in questi ultimi sono di modesta entità. Le precipitazioni sulla catena costiera toccano e talvolta possono superare i 2.000 mm annui, mentre per il solo periodo estivo ammontano a circa 120 mm. Per quanto attiene le temperature è soprattutto d'inverno che le differenze sono veramente marcate. Mentre sulle coste la media del mese di gennaio è sui 10 °C, nelle zone interne, su quasi metà della Calabria, addirittura non supera i 4 °C . La media estiva in gran parte della Calabria si aggira intorno ai 24°C. T si aggira sui 24 °C. Dall’analisi di vecchi dati rilevati presso l’ex Stazione Termometrica di Fagnano Castello (m. 516), nel decennio 1921-1930 risultano delle temperature medie così distribuite nell’arco dell’anno: Inverno 11,8 °C, Primavera 18,3°C, Estate 30,7 °C e Autunno 22,4 °C per una media annua del decennio di 20,8°C. Questi dati, se pur in maniera indicativa, permettono di poter affermare che l’area indicata a Parco , facendo riferimento alla classificazione fitoclimatica del Pavari, ricade nelle fasce fitoclimatiche del Castanetum sottozona calda e fredda e nel Fagetum sottozona calda. L’umidità atmosferica che è correlata alle temperature che si verificano diminuisce man mano che le temperature si innalzano. Pertanto in considerazione delle temperature che nell’area destinata a Parco si verificano, si può affermare che l’umidità assoluta è sempre più alta da autunno a primavera per poi progressivamente diminuire o annullarsi nei mesi estivi. Frequenti, anche se non fanno registrare danni di rilievo, sono i venti che provengono per lo più da Ovest e da Nord-Ovest.

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C- CARATTERISTICHE BIOTICHE : C.1 – Vegetazione e flora La vegetazione naturale può essere definita come l’interazione della flora disponibile e i diversi fattori ambientali che agiscono in quel territorio. La sua distribuzione viene influenzata dal clima e dalla natura dei substrati. A sua volta anche il clima viene influenzato da diversi fattori che sono la latitudine, l'altitudine, i rilievi circostanti, i mari, i fiumi ed i laghi. L’intero territorio del Parco compreso tra un’altitudine che va dai circa 436 di c/da S. Antonio ai 1.183 metri s.l.m. di Monte Caloria presenta una vegetazione ricca e diversificata, caratterizzata da più associazioni floristiche che si possono ricondurre, come dianzi si accennava, alle fasce fitoclimatiche del Pavari (1916) del Castanetum caldo e freddo e Fagetum caldo e in alcuni casi come vedremo per il Lago Trifoglietti ad una vegetazione specializzata. Pertanto qui di seguito, esaminando le fasce, si eviterà di dare limiti altitudinali, che potrebbero avere valore esclusivamente indicativo e questo anche in virtù del fatto che riferimenti generali di quota, mal si adattano a situazioni particolari come quelle del territorio del Parco.

C1.1-Castanetum sottozona calda e sottozona fredda Il limite tra Castanetum e Lauretum che a sua volta si suddivide in tre sottozone,calda, media e fredda, e che rappresenta la fascia immediatamente sottostante, viene generalmente assimilato a quello possibile per la coltivazione dell'ulivo. Esso occupa la media montagna il cui elemento floristico più rappresentativo è appunto il castagno (Castanea sativa Miller) che qui risulta governato sia a fustaia da frutto che a ceduo. Fra le varietà delle castagne, si ricordano la “pirciogna” (non innestata), la“n’zerta “ ( innestata) e la prelibata e dolcissima “riggiola”. Nella sottozona cada, sono ancora presenti elementi delle sottostanti fasce del Lauretum che riescono a risalire quali ad esempio, l'erica arborea (Erica arborea L.) che qui si spinge anche nel Fagetum caldo, la roverella (Quercus pubescens Willd.) , il leccio (Quercus ilex L.) , il pero selvatico (Pyrus pyraster Burgsd. ), il viburno o lentaggine (Viburnum tinus L.), il corniolo (Cornus mas L. ), il corniolo sanguinello (Cornus sanguinea L.), il biancospino (Crataegus monogyna Jacq.),la rosa sempreverde ( Rosa sempervirens L.) il cisto femmina (Cistus salvifolius L.), il pungitopo (Ruscus aculeatus L. ), il melo selvatico ( Malus sylvestris Miller), la ginestra odorosa (Spartium junceum L. ),ecc. Propri di questa sottozona sono : il cerro (Quercus cerris L.), l’acero d’Ungheria (Acer obtusatum W. et K. ), l’orniello ( Fraxinus ornus L. ), l’ endemico ontano napoletano (Alnus cordata (Loisel.) Desf. ), il ciliegio selvatico (Prunus avium L.), il pioppo bianco (Populus alba L. ) il nocciolo (Corylus avellana L. ), il salice delle capre (Salix caprea L.), il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.), la robinia (Robinia pseudoacacia L.) il sambuco nero (Sambucus nigra L.),ecc. . Tra sottozona calda e fredda del Castanetum non esistono variazioni di flora molto sensibili ad eccezione che nella sottozona fredda avviene l'esclusione di alcune specie più termofile come il leccio. In pratica l'estremo limite del passaggio dalla sottozona calda a quella fredda può venire indicato proprio dalle estreme possibilità vegetative del leccio. E’ principalmente in questa fascia, come anche a ridosso della successiva del Fagetum caldo, che sono state operati nel secondo cinquantennio del secolo scorso, interventi di ricostituzione boschiva attraverso il metodo del coniferamento, privilegiando per lo più specie estranee alla vocazione del territorio come ad esempio l’abete odoroso d’America (Pseudotsuga menziesii (Mirbel) Franco), Pinus strobus L, ecc. Aree queste che si spera di recuperare gradatamente attraverso interventi di ritorno alla naturalità esclusivamente con specie indigene del territorio.

C1.2-Fagetum sottozona calda La sottozona calda del fagetum ha una buona diffusione nella zona montana e come in tutta la Calabria, anche la vegetazione è rappresentata essenzialmente dal formazioni di faggio (Fagus sylvatica L.) pure o miste ad abete bianco (Abies alba Miller) e qualche volta al castagno riuscendo il faggio a diventare quasi abissale conquistando aree poste intorno ai 600 metri di quota e questo proprio per effetto di quelle abbondanti precipitazioni ed umidità che caratterizzano la zona e delle quali si accennava a proposito del clima . La presenza dell’abete bianco è dovuta ad un vecchio rimboschimento realizzato in prossimità della località Sponse alla fine dell’ ottocento e da qui diffusosi naturalmente nell’area del faggio. Detto rimboschimento (abetina pura) esteso per circa 10 ettari presenta piante monumentali di indubbio valore paesaggistico e tra l’altro l’associazione Fageto-Abietum risponde secondo molti Autori (Chiarugi,1937- Ferrarini e Padula 1969 – Murgia et Altri, 1984 ) a criteri di naturalità anche nella nostra zona e questo atteso anche il fatto che a seguito di un analisi panilologica, alla quale si accennerà anche in seguito, effettuata nel lago Trifoglietti, è stata rinvenuta alla profondità di 200 cm la presenza del 66% di polline di abete bianco e per il 10% di faggio. Questo sta a significare che

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Proposta di legge n. 37/10^ di iniziativa del Consigliere regionale G. Giudiceandrea recante: "Istituzione dell’area protetta regionale “Parco Naturale Regionale Monte Caloria." Relatore Nicola Irto ______un tempo, databile empiricamente intorno al 600 a.C., l’abete bianco viveva naturalmente in queste aree e che formava bosco misto con il faggio. In questa sottozona, unitamente al faggio e all’abete bianco, sporadicamente sono presenti anche altre specie forestali quali il cerro (Quercus cerris L.), l’acero montano (Acer pseudoplatanus L.), l’agrifoglio (Ilex aquifolium L.), ecc. Nel sottobosco, fra le altre, è frequente la stellina odorosa (Galium odoratum (L.) Scop.) che è piantina indicatrice dell’optimum di vegetazione del faggio.

C1.3-Altre flore Le specie erbacee ed alcuni cespugli presentano intervalli di crescita molto ampi rispetto a quelle delle fasce fitoclimatiche per cui non sono attribuibili a questa o quella fascia. Seguirà, pertanto, una semplice elencazione di alcune di esse che caratterizzano il territorio del Parco: Verbascum thapsus L., Bellis perennis L., Viola alba Besser, Viola aethnensis Parl. subsp. messanensis (W.Becker) Merxm et Lippert., Cynoglossum monatanum L., Cynoglossum creticum Miller, Anacaptis pyramidalis (L.) Rich., Orchis laxiflora Lam., Dactylorhiza sambucina (L.) Soo, Lavatera thuringiaca L. , Malva sylvestris L, Malva moschata L., Galanthus nivalis L, Scilla bifolia L., Orobanche variegata Wallr, Lathraea squamaria L:, Romulea bulbocodium (L.) Seb. et Mauri., Crocus biflorus Miller, Ballota nigra L., Vincetoxum hirundinaria Medicus, Ranunculus ficaria L., Teucrium chamaedrys L., Teucrium siculum Rafin, Prunella laciniata L., Prunella vulgaris L., Lycopus europaeus L., Galium odoratum (L.) Scop.,Digitalis ferruginea L., Digitalis micrantna Roth., Achillea ligustica All., Cyclamen hederfolium Aiton,Aquilegia atrata Kock, Aristolochia pallida Willd., Hypericum hircinium L.,Mentha aquatica L., Saponaria officinalis, Geranium versicolor L., Geranium columbinum L., Geranium lucidum, Clematis vitalba L., Hedera helix L., Daphne laureola L., Centaurea deusta Ten. , Agrostemma githago L.,Solanum dulcamara L., Lychnis coronaria (L.)Desr., Anchusa italica Retz , Primula vulgaris Hudson, Campanula trichocalycina Ten., Canpanula trachelium L., Campanula rapunculus L. ecc. ecc.

C1.4 Flora del Lago Trifoglietti Particolare è poi la vegetazione del Lago Trifoglietti, che ricade nell’area del SIC Laghi di Fagnano, così denominato molto probabilmente per la presenza di una Oxalidacea, l’acetosella (Oxalis acetosella L.) che presenta solo tre foglie e che vegeta sulle sue sponde sud –occidentali. In effetti non si tratta di un lago ma di una torbiera la cui vegetazione è costituita prevalentemente da specie igrofile, sfagni, muschi, ciperacee e graminacee che con le loro parti vegetative morte danno origine alla torba. Le torbiere non consentono la vita ad un gran numero di specie vegetali ed in realtà esse annoverano una “vegetazione specializzata” di alta rilevanza naturalistica e scientifica che ha necessità di studi ed approfondimenti. La rarità è dovuta piuttosto alla presenza di ambienti torbosi come il Trifoglietti che in Italia sono rari e localizzati e che costituiscono un vero e proprio archivio palinologico per la possibilità di studio dei pollini fossili i cui ritrovamenti possono addirittura andare a modificare la storia della fitogeografia italiana finora conosciuta. E’ qui il caso di ricordare che l’unico studio che all’attualità resta ancora valido è quello condotto dall’Orto botanico dell’Università della Calabria (Murgia-Puntillo-Cesca-Sassi) sugli “Aspetti vegetazionali e palinologici del Lago Trifoglietti”(1984). In questo studio, , fra le altre specie vegetali, oltre l’ acetosella, vengono ricordate: Vinca minor, Lamiastrum galeobdolon subsp.montanum, Spagnum palustre, Aulacomnium palustre, Allium ursinum subsp. ursinum, Allium pendulinum,Milium effusum,Arisarum proboscideum, Lamium flexuosum, Galium rotundifolium, Anthoxanthum odoratum, Cardamine bulbifera, Cardamine chelidonia, Geranium versicolor, Sanicula europaea, Ruscus aculeatus, Mycelis muralis, Luzula campestre, Lysimachia nemorum, Lysimachia vulgaris, Cynosurus echinatus, Melica uniflora, Adoxa moschatellina, Melica uniflora, Polygonatum multiflorum e altre appartenenti ai generi Scirpus,Carex, Sparganium, ecc. Fra le orchidee la Neottia-nidus-avis e Orchis laxiflora subsp.palustris. Fra le felci : Osmunda regalis, Blechnum spicant, la rara Dryopteris carthusiana, Polysticum aculeatum,Polysticum setiferum, ecc. Inoltre sono presenti piante acquatiche come Alisma plantago-aquatica, Potamogeton natans e Eleocharis palustris,ecc. Queste ultime tre entità sono anche presenti nel Lago dei due Uomini il cui specchio d’acqua è ormai occupato per circa un terzo dall’ invadente e competitiva cannuccia di palude (Phragmites australis (Cav.) Trin. et Steud.).

C1.5-Formazioni azonali Esistono poi, delle formazioni vegetali denominate Formazioni ripariali a Alnus glutinosa, Salix sp. e Populus alba. Queste formazioni sono quelle tipiche che si riscontrano dal mare alla montagna lungo torrenti,fiumi e ruscelli. Si tratta in genere di specie che non riescono a formare mai bosco, come l'ontano nero (Alnus glutinosa (L.) Gaertner), ma che vegetano bene ovunque c'è acqua o le

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C1.6- Endemismi e specie protette Di seguito si riporta l’elenco delle specie floristiche (Tabella n.1) dove sono evidenziati gli endemismi e le normative che le tutelano: Regione Calabria L.R. n.30/2001 all. A; Convenzione di Berna Legge n. 503/81 App. I; Convenzione di Washington 1973,denominata CITES All. B, nonché i riferimenti all’App. I della Lista Rossa IUCN nazionale della Calabria (Conti F., Manzi A. e Pedrotti F. 1997).

CITES Convenzione Specie flora Specie L R. Lista Rossa Washington endemica 30/2001 Italia IUCN Convenzione di Berna Selaginella dendiculata (L.) Link. x Equisetum arvense L. x Ceterach officinarum DC. x Asplenium trichomanes L. x Asplenium trichomanes L. subsp. x quadrivalens D.E.Meyer Athirium filix-femina (L.) Roth. x Cystopteri fragilis (L.) Bernh. x Dryopteris filix-mas (L.) Schott. x Dryopteris carthusiana (Vill.) Fuchs x x Phyllitis scolopendrium (L.) Newman x x Blechnum spicant (L.) Roth. x x Osmunda regalis L. x x Polysticum setiferum (For.)Woynar x Polysticum aculeatum (L.) Roth. x Polypodium interjectum Shivas x Polypodium australe Fee x Alnus cordata (Loisel.) Desf. x Polygonatum odoratum (Miller) Druce x x Aquilegia atrata Kock x Lysimachia vulgaris vulgaris L. x Campanula trachelium L. x Campanula trichocalicyna Ten. x Campanula rapunculus L. x Lilium bulbiferum L. subsp. croceum x (Chaix) Baker Lathraea squamaria L. x Galanthus nivalis L. x x CITES Allegato B -

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Arisarum proboscideum (L.) Savi x x Arum maculatum L. x Helleborus bocconei Ten. x Viola aethnensis Parl. subsp. x messanesis (W. Becker) Merxm et Lippert Digitalis micrantha Roth. x Centaurea deusta Ten. x Orchis provincialis Balb. x CITES All.B/ Conv Berna App.I Orchis laxiflora Lam. x x CITES Allegato B - Orchis laxiflora Lam. subsp.palustris x x CITES Allegato B - (Jacq.) Bonnier et Layens Orchis mascula (L.) L. x CITES Allegato B - Orchis morio L. x x CITES Allegato B - Orchis italica Poiret x x CITES Allegato B - Anacaptis pyramidalis (L.) L.C.Rich. x CITES Allegato B - Cephalanthera longifolia (Hudson) Fritsch. x x CITES Allegato B - Dactylorizha saccifera (Brogn.) Soò x CITES Allegato B - Dactylorizha sambucina (L.) Soò x CITES Allegato B - Epipactis helleborine (L.) Krantz x x CITES Allegato B - Neottia nidus-avis (L.) Rich. x x CITES Allegato B -

C.2 – FAUNA La composizione faunistica in una data area è correlata con il numero e con l’accuratezza delle ricerche effettuate ed è il risultato sia della storia bioclimatica e paleogeografica (fauna potenziale) che delle azioni antropiche , dirette quali caccia,pesca,persecuzioni,ecc, che indirette quali disboscamenti, prosciugamenti, inquinamenti,ecc., riferite all’area che si considera. Inoltre la Calabria risulta relativamente povera di specie rispetto al resto del territorio nazionale. Questa minore ricchezza faunistica, che non è solo della Calabria, ma di tutte le regioni meridionali d’Italia, isole comprese, è attribuibile all’insularità e all’effetto penisola che man mano che ci si allontana dal centro di origine e diffusione della fauna, vede il suo numero diminuire in conseguenza degli ostacoli che elementi sia geografici che ecologici pongono alla sua diffusione. Purtroppo, le persecuzioni rivolte in speciale modo alle specie nocive o pericolose,hanno portato molto di queste all’estinzione o ad una loro dolorosa riduzione di numero. E ciò nonostante, l’area a parco, anche se di limitata estensione , ospita molte delle specie tipiche dell’Appennino. Fra i grandi carnivori sono presenti il lupo (Canis lupus Linnaeus,1758), il gatto selvatico (Felis silvestris Schreber,1777) , la volpe (Vulpes vulpes Liannaeus,1758) e il tasso (Meles meles Linnaeus 1758). Fra i piccoli carnivori si ricordano la puzzola (Mustela putorius Linnaeus,1758), la donnola (Mustela nivalis Linnaeus ,1766), la martora (Martes martes Linnaeus,1758), la faina (Martes foina Erxleben,1777) e la puzzola ( Mustela putorius Linnaeus, 1758) Fra i roditori sono comuni : lo scoiattolo meridionale (Sciurus vulgaris meridionalis Lucifero,1907), il ghiro (Glis glis Linnaeus,1758) e il moscardino (Muscardinus avellanarius Linnaeus,1758) Gli insettivori sono rappresentati da riccio europeo (Erinaceus europaeus Linneaus,1758) mentre gli artiodattili dal solo cinghiale (Sus scrofa Linnaeus, 1758). Fra gli uccelli, la poiana (Buteo buteo Linnaeus,1758),lo sparviere euroasiatico (Accipiter nisus Linnaeus,1758), il gheppio (Falco tunninculus Linnaeus,1758), l’allocco (Strix aluco Linnaeus,1758),la civetta (Athene noctua Scopoli,1769) il barbagianni (Tyto alba Scopoli,1769), l’upupa (Upupa epops Linnaeus,1758), il picchio verde ( Picus viridis Linnaeus,1758), il torcicollo (Iynx torquilla Linnaeus,1758), la tordela (Turdus viscivorus Linnaeus,1758), la beccaccia (Scolapax rusticola Linnaeus,1758), il colombaccio (Columba palumbus Linnaeus ,1758), il pettirosso (Erithacus rubecola Linnaeus,1758), la capinera (Sylvia atricapilla Linnaeus,1758) 9

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Proposta di legge n. 37/10^ di iniziativa del Consigliere regionale G. Giudiceandrea recante: "Istituzione dell’area protetta regionale “Parco Naturale Regionale Monte Caloria." Relatore Nicola Irto ______lo scricciolo comune (Troglodytes troglodytes Linnaeus,1758), la cinciarella (Cyanistes caeruleus Linnaeus,1758), la ghiandaia (Garrulus glandarius Linnaeus,1758), il rampichino (Certhia brachydactyla Brehm,1820) il fringuello (Fringilla coelebus Linneaus,1758) il cardellino ( Carduelis carduelis Linnaeus 1758) e tanti altri. Già da qualche anno nidifica nel Lago Trifoglietti il germano reale ( Anas platyrhynchos Linnaeus,1758). Fra i rettili sono presenti: l’aspide (Vipera aspis Linnaeus,1758),la biscia dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758), il biacco (Coluber viridiflavus carbonarius Bonaparte,1883) il colubro liscio (Coronella austriaca Laurenti,1768), il saettone occhi rossi (Zamenis lineatus Suckov,1798),il cervone (Elaphe quatuorlineata Bonnaterre,1790), il ramarro occidentale (Lacerta bilineata Daudin,1802), la lucertola campestre (Podarcis sicula Rafinesque, 1810), la lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti,1768) e l’orbettino (Anguis fragilis Linnaeus,1758). Importantissima è la presenza degli anfibi che meriterebbero un capitolo a parte. Tra essi si ricordano : la salamandra pezzata (Salamandra salamandra Linnaeus, 1758) , il tritone italiano (Triturus italicus Peracca, 1898), Tritone alpino (Triturus alpestris Laurenti,1768), il tritone crestato italiano (Triturus carnifex Laurenti,1768), l’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata Linnaeus, 1758), a proposito va segnalato che Bombina pachypus (ululone appenninico), considerato una specie distinta fino al 2013 , in seguito a studi genetici effettuati sul DNA mitocondriale , si è invece rivelato essere solo un sinonimo di Bombina variegata, e continuando, il rospo comune (Bufo bufo Linnaeus ,1758), la raganella italiana (Hyla intermedia Boulenger,1882), la rana appenninica (Rana italica Dubois,1985) e la rana agile (Rana dalmatina Bonaparte ,1848) Esiste poi una fauna composta da Anellidi ,Lepidotteri, Coleotteri, Ortotteri, Odonati, Aracnidi ecc sulle cui specie, poco o per niente, si è indagato e che meriterebbe un serio approfondimento. Si cita giusto per esempio la presenza di alcune entità : Papilio machaon, Iphiclides podalirius , Melanargia arge, Zerynthia polyxena, Aporia crataegi , Colias crocea, Nynphalis antiopa, Inachis io, Vanessa atalanta, Vanessa cardui,Melanargia galathea, Melanargia arge, Hipparchia fagi, Maniola jurtina,Lasiommata megera, Dytiscus marginalis,Ranatra linearis,Nepa cirenea,Hirudo medicinalis, Galba palustris e tantissime altre.

C2.1 - Endemismi e specie protette Come per le entità floristiche, si propone di seguito un elenco ( Tabella n. 2) delle specie presenti con la specificazione del loro status endemico e delle leggi che a vario titolo le tutelano: Convenzione di Berna legge 503/81 App. II e III; Direttiva Habitat 92/43/CEE DPR 357/97 All. B, D e E; Convenzione di Washington 1973, denominata CITES All. A e B unitamente alle indicazioni contenute nell’Appendice I della Lista rossa IUCN dei vertebrati italiani nella quale vengono indicate le categorie a rischio di estinzione.

Lista Specie fauna Specie Conv. Berna Direttiva Habitat Rossa CITES endemica Legge 503/81 92/43/CEE Italia DPR 357/97 IUCN Allegati All. App. II App. III All. B All. D E App. I A B Canis lupus * Linnaeus, 1758 x x x x x x Vulpes vulpes Linneaus,1758 x Felis silvestris Schreber, 1777 x x x x Martes foina Erxleben, 1777 x x Martes martes (Linnaeus, 1758) x x x Meles meles Linnaeus, 1758 x x Mustela nivalis Linnaeus, 1766 x x Mustela putorius Linnaeus, 1758 x x x Muscardinus avellanarius Linnaeus, 1758 x x x Glis glis Linneaus 1766 x x Accipiter nisus Linnaeus, 1758 x x

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Buteo buteo Linnaeus, 1758 x x Pica pica Linnaeus,1758 x x Garrulus glandarius Linneaus,1758 x Columba palumbus Linnaeus, 1758 x Upupa epops Linnaeus, 1758 x x Troglodytes troglodytes Linneaus ,1758 x Falco tinnunculus Linnaeus, 1758 x x x Gallinula chloropus Linnaeus, 1758 x Certhia brachydactyla Brehm, 1820 x Carduelis carduelis Linnaeus, 1758 x x Fringilla coelebs Linnaeus, 1758 x Sylvia atricapilla Linnaeus, 1758 x x Jynx torquilla Linnaeus, 1758 x x Picus viridis Linnaeus, 1758 x x Strix aluco Linnaeus, 1758 x x x Tyto alba (Scopoli, 1769) x x x Athene noctua Scopoli,1769 x x x Lacerta bilineata Daudin,1802 x x Podarcis muralis Laurenti, 1768 x x x Podarcis sicula Rafinesque, 1810 x x x Vipera aspis Linneaus, 1758 x x Natrix natrix Linnaeus, 1758 x x Coluber viridiflavus carbonarius x Coronella austriaca Laurenti, 1768 x x x Zamenis lineatus Suckov,1798 x x Elaphe quatuorlineata Lacépède, 1789 x x x x Anguis fragilis Linnaeus, 1758 x x Bufo bufo Linnaeus 1758 x x Bombina variegata Linnaeus, 1758 x x x x Hyla intermedia Boulenger, 1882 x x x Rana dalmatina Bonaparte, 1840 x x x Rana italica Dubois, 1987 x x x x Salamandra salamandra Linnaeus, 1758 x x Triturus alpestris (Laurenti, 1768) x x Triturus carnifex Laurenti, 1768) x x x x Triturus italicus (Peracca, 1898) x x x x Hirudo medicinalis Linneo,1758 x x Melanargia arge Sulzer, 1776 x x x

Nell’area sono presenti altri endemismi, non ancora accettati da tutti gli Autori, ma che si riportano di seguito per completezza: 11

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-Natri natrix calabra Vanni et Lanza,1983; -Salamandra salamandra gigliolii Eiselt et Lanza,1956; -Triturus alpestris inexpectatutus Bubois et Breuil, 1983.

D – IL SISTEMA DEI SIC (Rete Natura 2000) All’interno del perimetro del istituendo Parco Naturale a seguito dell’applicazione della Direttiva 92/43 CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché delle specie di flora e fauna selvatiche sono stati individuati i sotto riportati 4 Siti di Interesse Comunitario.

D.1 Pantano della Giumenta IT9310058 Il suo territorio è di proprietà pubblica ed è esteso per ettari 6.70.00, tutti ricadenti in comune di Malvito . Fra gli anfibi e rettili elencati nell’Allegato II della suddetta Direttiva è presente l’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata Linnaeus, 1758) Fra le altre specie importanti della fauna presente si ricordano gli anfibi come la raganella italiana (Hyla intermedia Boulenger,1882 già Hyla italica Nascetti, Lanza & Bullini,1995), la rana appenninica (Rana italica Dubois,1985), il tritone alpestre (Triturus alpestris Laurenti,1768), il tritone italiano ( Triturus italicus Peracca,1898) e fra i Sauria la lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768). Si tratta di uno stagno perenne posto in una area umida relitta della Catena Costiera di rilevante importanza erpetologia, oggi ad alto grado di vulnerabilità per un possibile uso agricolo ed immissioni di specie alloctone.

D.2 Crello (Clelio) IT9310059 Detto sito ricadente in comune di Fagnano Castello, anch’esso di proprietà pubblica, occupa una superficie di ettari 2.60.00. Le specie presenti di cui Allegato II della Direttiva 92/43/CEE risultano essere l’ululone dal ventre giallo e il tritone crestato italiano (Triturus carnifex Laurenti,1758). Sono altresì presenti la raganella italiana, la rana appenninica, il tritone italiano e la rana agile (Rana dalmatina Bonaparte,1840). Il sito annovera uno stagno in via di interramento ove si riproducono il Tritone crestato italiano e l’ululone dal ventre giallo. La sua vulnerabilità è dovuta sia a cause naturali quali l’interramento che antropiche quali il suo drenaggio per possibili coltivazioni agricole.

D.3 Laghi di Fagnano IT9310060 Il sito annovera una serie di laghetti posti tutti sull’altipiano di Monte Caloria in comune di Fagnano Castello: Lago dei Due Uomini, Lago Trifoglietti, Lago di Astore a cavallo con il comune di Malvito, Lago del Frassino e località Fonnente. La superficie da essi occupata ammonta complessivamente a 18.00.00 ettari. Delle specie presenti nel sito di cui all’Allegato II si ricorda il Triturus italicus, mentre tra le altre specie importanti di fauna la raganella italiana, la rana agile, il tritone alpino,il tritone italiano e la salamandra pezzata (Salamandra salamandra Linnaeus,1758). Si chiarisce che in Italia vivono due sottospecie di salamandra pezzata , la Salamandra salamandra salamandra propria delle Alpi,Prealpi e Appennini settentrionali, di grosse dimensioni e con basso numero di macchie gialle, mentre l’altra Salamandra salamandra gigliolii, più piccola e con un più alto numero di macchie gialle è diffusa esclusivamente sugli Appennini del Centro-Sud e ne costituisce un endemismo. Il sito costituito da rari esempi di laghetti naturali resta oltremodo importante sotto l’aspetto erpetologico per la presenza di taxa endemici e per la significativa presenza di sfagneti. Possibili programmi di urbanizzazione e insediamenti turistici come pure l’immissione di specie alloctone ne fanno un sito ad alto grado di vulnerabilità.

D.4 Monte Caloria IT931006 Si estende in comune di Fagnano Castello per una superficie di 58.00.00 ettari interamente di proprietà pubblica. Fra i Mammiferi elencati di cui all’ Allegato II della, più volte ricordata, Direttiva 92/43/CEE, è qui presente il lupo (Canis lupus Linnaeus,1758), mentre tra le altre specie di fauna presente viene annoverata la salamandra pezzata. Si tratta di un bosco di faggio cacuminale in continuità con laghetti e sfagneti naturali. La sua vulnerabilità si ritiene di medio grado a seguito di possibili interventi di utilizzazioni forestali.

D.5 – Gli Habitat Rete natura 2000 Gli habitat presenti nell’area del futuro Parco in funzione dei quali sono state individuate le aree SIC si riconducono a : -3150 -Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition; 12

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-3260 -Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho -Batrachion; -6420 -Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion; -7140 -Torbiere di transizione e instabili; -9210 -Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex; -9260 -Foreste di Castanea sativa.

E-TURISMO SOSTENIBILE Ai fini dell’economia locale, particolare importanza riveste oggi la presenza di numerosi visitatori nell’area a Parco. Il turismo viene interpretato come un agire umano che ha il potere di distruggere o preservare l’ambiente in base ai comportamenti dei turisti, alle strategie dell’industria turistica e alle politiche pubbliche di tutela di singole porzioni del territorio. Cosi come per lo sviluppo in generale, anche per il turismo il problema principale riguarda la sostenibilità. Si può definire come turismo sostenibile quello che riesce a mantenersi nel tempo garantendo un equo ritorno agli investimenti, favorendo l’occupazione, la qualità della vita locale e soddisfacendo i visitatori senza distruggere le risorse e le attrazioni che rimangono tali anche per il futuro. Il turismo sostenibile, si pone l’obiettivo di proporre soluzioni che possono rappresentare un ragionevole compromesso fra le esigenze economiche di un paese o di una località e la necessità di tutelare le caratteristiche ambientali e socio-culturali delle destinazioni turistiche e dei loro abitanti, in modo tale da lasciare alla successiva generazione una località non compromessa in ambito ambientale, socio-culturale ed economico. Inoltre esso deve assicurare ai turisti un’esperienza di qualità e significativa, al fine di sensibilizzarli rispetto alle questioni di sostenibilità. L’idea di fondo che deve governare il concetto di Sviluppo Sostenibile è che la risorsa ambientale, ossia l’elemento di base utilizzato per l’espansione economica e per l’evoluzione della società, non è inesauribile e che il suo sfruttamento debba essere preceduto da una programmazione di lungo periodo e da una valutazione delle ripercussioni che si avranno sugli ecosistemi. Nasce, pertanto, l’esigenza di dover orientare il flusso turistico in appositi spazi dove realizzare attrattive quali orto botanico, sentiero didattico, museo , sentieri naturali, aree pic nic ecc. che oltre a svolgere la funzione di cui sopra, assolvono a quella ben più importante di educazione ambientale.

2- PERIMETRAZIONE DI MASSIMA (cartografia in scala 1:25.000) e ZONIZZAZIONE 2.1-Criteri Per la perimetrazione di massima sono stati adottati i seguenti criteri: -individuazione delle aree che presentano specie endemiche e rare di flora e fauna; -l’aggregazione di più Siti di importanza Comunitaria; -la rappresentatività dei tipi di habitat naturali ; -il grado di conservazione degli elementi degli habitat naturali e la possibilità di un loro ripristino; -dimensioni e densità delle popolazioni delle specie di flora e fauna presenti per valutarne la vulnerabilità ; -La continuità territoriale degli ecosistemi presenti; -il valore ecologico globale del’area; -valutazione dei benefici economico sociali degli appartenenti alle Comunità interessate.

La perimetrazione che si propone deriva a grandi linee dall’accorpamento di aree che presentano continuità ecosistemica. Nel sotto riportato prospetto (Tabella n.3) sono state evidenziate le superfici del comprensorio a Parco distinte per i comuni che lo interessano:

Prospetto delle superfici comunali

Comune Superficie comunale Superficie Parco Ha Ha Malvito 3.824 296 Cetraro 6.614 42 Fagnano Castello 2.967 1.518 Acquappesa 1.445 107 Totale superfici 14.850 1.963 13

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Si allega la seguente cartografia in scala 1:25.000: -Tav. 01 Perimetrazione del Comprensorio del Parco; -Tav. 02 Territori Comunali; -Tav. 03 SIC Rete Habitat 2000.

2.2 Zonizzazione All’interno del perimetro del Parco , ai sensi del comma 3 dell’art.10 della L.R. n.10/2003 sono previste le seguenti zone: a)zona A (riserva integrale) da identificarsi nel Lago Trifoglietti di eccezionale valore naturalistico in cui l'ambiente naturale è conservato nella sua integrità; b) zona B (riserva generale orientata), da identificarsi nelle aree comprese nella fascia del Fagetum sottozona calda, nelle quali è vietato costruire nuove opere edilizie, ampliare quelle esistenti, eseguire opere di trasformazione del territorio. Possono essere tuttavia consentite le attività agro-silvo-pastorali tradizionali e la realizzazione delle infrastrutture ad esse strettamente necessarie, nonché interventi di gestione delle risorse a cura dell'ente parco. Sono altresì ammesse opere di manutenzione delle opere esistenti, ai sensi delle lettere a) e b) del primo comma dell'art. 31 della legge 457/78; c) zona C (area di protezione) da identificarsi nelle aree comprese nella fascia del Castanetum sottozona cala e fredda, nelle quali possono continuare secondo gli usi tradizionali o secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agro-silvo-pastorali e la raccolta di prodotti naturali, ed è incoraggiata anche la produzione artigianale di qualità. Sono ammessi gli interventi autorizzati ai sensi delle lettere a), b) e c) del primo comma dell'art. 31 della citata legge 457/78, salvo l'osservanza delle norme di piano sulle destinazioni d'uso;

3- FINALITA’ E OBIETTIVI PA PERSEGUIRE Il Parco persegue le sotto elencate finalità : -la conservazione delle specie di flora e fauna, delle associazioni vegetali o forestali, di formazioni geologiche, di singolarità paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi al fine di assicurare il dinamismo naturale di processi ed equilibri ecologici; -la tutela del paesaggio in tutte le sue componenti ; -la conservazione della biodiversità; -l’applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un’integrazione tra uomo e ambiente naturale nel rispetto delle attività agro-silvo-pastorale e delle tradizioni; -la conservazione dei boschi e la gestione delle risorse forestali attraverso interventi che non modifichino il paesaggio e le caratteristiche fondamentali dell’ecosistema; -la promozione di attività di educazione ambientale, di formazione e di ricerca scientifica anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili; -la tutela del patrimonio forestale e miglioramento dei boschi esistenti attraverso interventi mirati alla rinnovazione naturale, rispetto della biodiversità, sostenibilità e multifunzionalità del sistema bosco ; -difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici ; -la sperimentazione e la valorizzazione delle attività produttive compatibili; -lo sviluppo del turismo sostenibile; -lo sviluppo economico e il miglioramento delle condizioni di vita delle Comunità locali interessate.

2. Sono obiettivi del Parco: -la conoscenza scientifica della flora e della fauna necessaria per la realizzazione di un censimento di tutte le specie biologiche con particolare attenzione alle specie endemiche,rare e che presentano vulnerabilità; -porre in atto tutti gli interventi intesi ad assicurare il mantenimento o ove necessario il ripristino in uno stato soddisfacente degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna selvatiche; -eliminare/mitigare i fattori di pressione e disturbo sugli ecosistemi, sugli habitat e su tutta la biodiversità; -promuovere tutte le forme di interventi mirati al ritorno della naturalità dei biotopi; -promuovere, attraverso il coinvolgimento delle Università, appropriate indagini palinologiche per poter costruire una immagine della paleovegetazione a scala territoriale; -promuovere attività per il raggiungimento di un’adeguata consapevolezza dei valori ecologici degli habitat e quindi delle comunità faunistiche e floristiche che in essi vivono;

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Proposta di legge n. 37/10^ di iniziativa del Consigliere regionale G. Giudiceandrea recante: "Istituzione dell’area protetta regionale “Parco Naturale Regionale Monte Caloria." Relatore Nicola Irto ______

-informare, sensibilizzare e orientare la fruizione, al fine di limitare comportamenti e attività economiche non compatibili con le esigenze di tutela degli habitat e delle specie di flora e fauna selvatiche; -la valorizzazione delle attività agro-silvo-forestali ivi compresa l’incentivazione dell’agricoltura biologica e della castanicoltura anche mediante il riconoscimento dell’uso del marchio del Parco; -attivare attraverso opportuna progettazione tutte le forme di finanziamento a livello comunitario,statale e regionale per il perseguimento delle finalità del Parco. Al fine del raggiungimento di tali finalità ed obiettivi il Parco promuoverà accordi e intese istituzionali compreso le Università, gemellaggi, scambi formativi e progetti di valenza interregionale e internazionale con altre aree protette italiane e ricadenti in Stati esteri.

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Proposta di legge n. 37/10^ di iniziativa del Consigliere regionale G. Giudiceandrea recante: "Istituzione dell’area protetta regionale “Parco Naturale Regionale Monte Caloria." Relatore Nicola Irto ______

Art. 1 Istituzione

1. Ai sensi dell’art. 6 della L.R. n. 10 del 14 luglio 2003, che detta norme in materia di Aree Protette, è istituito il “Parco Naturale Regionale Monte Caloria” di seguito denominato solo Parco. 2. Il Parco ai sensi dell’articolo 10, comma 1, della L.R. n. 10 del 14 luglio 2003 è classificato come parco terrestre.

Art. 2 Descrizione dell’area

L’area a Parco ricade sulla Catena Costiera calabra e si estende per complessivi 1.963 ettari nei comuni di Malvito, Fagnano Castello, Cetraro e Acquappesa della provincia di Cosenza. Le sue quote variano da un minimo di m. 436 ad un massimo di m.1.183 s.l.m. di Monte Caloria ed è compreso nelle fasce fitoclimatiche (Pavari, 1916) che vanno dal Castanetum sottozona calda al Fagetum sottozona calda. Il territorio presenta una serie di habitat naturali e seminaturali iscritti nei tipi di Habitat naturali di interesse comunitario ed elencati nell’allegato A della Direttiva Habitat 92/43/CEE. A seguito dell’applicazione della suddetta Direttiva 92/43 CEE, recepita con D.P.R. n.357 del 08/09/1997 e successive modificazioni e integrazioni, nel territorio del Parco ricadono i sottoriportati Siti di Interesse Comunitario :

- IT9310058 denominato “Pantano della Giumenta “ in comune di Malvito (CS); - IT9310059 denominato “Crello” (Clelio) in comune di Fagnano Castello (CS); - IT9310060 denominato “Laghi di Fagnano” in comune di Fagnano Castello (CS); - IT 9310062 denominato “Monte Caloria” in comune di Fagnano Castello (CS).

I biotopi di Lago dei due Uomini, Lago Trifoglietti, lago di Astone e Pantano della Giumenta sono protetti dalla L.R. 30/2001 Regione Calabria, Allegato B. Sotto l’aspetto geologico, l’area è un affioramento del Complesso Liguride costituito da depositi terrigeni, in parte metamorfosati, con rocce verdi e ricopre tettonicamente i terreni panormidi. Le rocce metamorfiche sono a tessitura massiccia e presentano erodibilità e permeabilità basse. L’area ad alta valenza naturalistica e paesaggistica, presenta entità sia floristiche che faunistiche endemiche, rare e minacciate di estinzione e per questo elencate nella Lista rossa UICN della Flora Italiana, Lista rossa dei vertebrati italiani, Appendici I, II e III della Convenzione di Berna Legge n. 503/91, Allegati B, D e E della Direttiva Habitat 92/43/CEE D.P.R. n. 357/97, Allegato A della L.R. 30/2001 Regione Calabria e Allegati A e B della Convenzione di Washington 1973 denominata CITES.

Art. 3 Finalità e obiettivi del Parco

1. Sono finalità del Parco: a) la conservazione delle specie di flora e fauna, delle associazioni vegetali o forestali, di formazioni geologiche, di singolarità paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi al fine di assicurare il dinamismo naturale di processi ed equilibri ecologici; b) la tutela del paesaggio in tutte le sue componenti; c) la tutela della biodiversità; d) l’applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un’integrazione tra uomo e ambiente naturale nel rispetto delle attività agro-silvo-pastorale e delle tradizioni; e) la conservazione dei boschi e la gestione delle risorse forestali attraverso interventi che non modifichino il paesaggio e le caratteristiche fondamentali dell’ecosistema; f) la tutela del patrimonio forestale e miglioramento dei boschi esistenti attraverso interventi mirati alla rinnovazione naturale, rispetto della biodiversità, sostenibilità e multifunzionalità del sistema bosco ; g) difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici ; h) lo sviluppo economico e il miglioramento delle condizioni di vita delle Comunità locali interessate.

2. Sono obiettivi del Parco: 16

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Proposta di legge n. 37/10^ di iniziativa del Consigliere regionale G. Giudiceandrea recante: "Istituzione dell’area protetta regionale “Parco Naturale Regionale Monte Caloria." Relatore Nicola Irto ______a) la conoscenza scientifica della flora e della fauna necessaria per la realizzazione di un censimento di tutte le specie biologiche con particolare attenzione alle specie endemiche,rare e che presentano vulnerabilità; b) eliminare/mitigare i fattori di pressione e disturbo sugli ecosistemi, sugli habitat e su tutta la biodiversità; c) promuovere tutte le forme di interventi mirati al ritorno della naturalità dei biotopi; d) promuovere, attraverso il coinvolgimento delle Università, appropriate indagini palino logiche per poter costruire una immagine della paleovegetazione a scala territoriale; e) informare, sensibilizzare e orientare la fruizione, al fine di limitare comportamenti e attività economiche non compatibili con le esigenze di tutela degli habitat e delle specie di flora e fauna selvatiche; f) attivare attraverso opportuna progettazione tutte le forme di finanziamento a livello comunitario, statale e regionale per il perseguimento delle finalità del Parco.

3. Al fine del raggiungimento della finalità e degli obiettivi di cui ai precedenti comma 1 e 2 il parco promuove accordi e intese istituzionali compreso le Università, gemellaggi, scambi formativi e progetti di valenza interregionale e internazionale con altre aree protette italiane e ricadenti in Stati esteri.

Art. 4 Perimetrazione

1 .La delimitazione dei confini del parco è individuata nella planimetria generale allegata, in scala 1:25.000, alla presente legge e ne costituisce parte integrante.

Art. 5 Tabellazione

1. Alla tabellazione dei confini del Parco provvederà L’Ente di Gestione del Parco entro 12 mesi dal suo insediamento.

Art. 6 Ente di Gestione del Parco

1. Per la costituzione dell'Ente di gestione del Parco si applicano gli artt. nn. 12, 13, 14, 15 e 16 della L.R. n. 10/2003 e successive modificazioni e integrazioni della L.R. 7/2006. 2. La eventuale gestione provvisoria del Parco fino alla costituzione dell' Ente di gestione è affidata, ai sensi dell'art.6, comma 9, della L.R. n. 10/2003, ad un apposito Comitato di gestione provvisorio, istituito dal Presidente della Giunta Regionale. 3. Lo Statuto dell'Ente Parco è approvato ai sensi dell'art. 17, L.R. 10/2003, per come successivamente modificato ed integrato dall'art. n. 19 della L.R. n. 7/2006. 4. Lo Statuto, ai sensi dell'art. n. 24 della Legge n. 394/91, disciplina quanto previsto dall'art. 17 della L.R. n. 10/2003, per come successivamente modificato ed integrato dall'art. 19, comma 1, lettera A), della L.R. n.7/2006 . 5. La sede legale e operativa dell'Ente di gestione del Parco naturale sarà localizzata all'interno del territorio dell'area protetta, per come indicato dai commi 1 e 2 dell'art. n.8 della L.R. 10/20.

Art. 7 Strumenti di pianificazione

1. Il perseguimento degli obiettivi istitutivi, affidati all'Ente gestore, si attua attraverso gli strumenti di pianificazione del Parco di cui agli artt. n. 18, 19 e 21 della L.R. 10/2003 e successive modificazioni ed integrazioni: a) Piano per il Parco; b) Regolamento del Parco; c) Piano pluriennale economico e sociale.

2. La formazione del Piano per il Parco, che è predisposto dall'Ente Parco entro 18 mesi dalla costituzione dei suoi organi, è disciplinata dagli artt. nn. 10 e 18 della L.R. n. 10/2003 e s.m.i.. 17

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Proposta di legge n. 37/10^ di iniziativa del Consigliere regionale G. Giudiceandrea recante: "Istituzione dell’area protetta regionale “Parco Naturale Regionale Monte Caloria." Relatore Nicola Irto ______

3. Il Regolamento del Parco, redatto ai sensi dell'art. 19 della L.R. 10/03, disciplina l'esercizio delle attività consentite entro il territorio del Parco, è predisposto dall'Ente parco contestualmente al Piano per il Parco, del quale è parte integrante. 4. Il Piano pluriennale economico e sociale è elaborato, ai sensi dell'art 21 della LR. 10/2003, dalla Comunità del Parco entro 12 mesi dalla sua costituzione e specifica gli obiettivi da conseguire, defìnisce le priorità, i tempi, le risorse necessarie ed i fìnanziamenti, ai sensi dell'art. 21 della L.R. n. 10/2003.

Art. 8 Misure di salvaguardia

1. Fino alla data di pubblicazione del piano del Parco e del regolamento del parco, all'interno del perimetro del Parco si applicano le norme previste dalla L.R. n. 10/2003, fatte salve le disposizioni più restrittive previste da leggi nazionali, da strumenti di pianificazione sovraordinati, dagli strumenti urbanistici comunali o da altre leggi regionali, anche posteriori rispetto alla presente legge. 2. All'interno del perimetro del Parco si prevedono, negli strumenti di pianificazione di cui alla L.R. 10/2003, le regolamentazioni previste dall'art. 19 della stessa L.R. n. 10/2003. 3. All'interno del perimetro del Parco vige la disciplina di tutela paesaggistico-ambientale prevista dal D.Lgs n.42/04 e successive modificazioni e integrazioni.

Art. 9 Clausola di invarianza degli oneri finanziari

1. Dall’attuazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri finanziari a carico del bilancio regionale. Eventuali necessità per l’attuazione della presente legge saranno reperite in Isorisorse.

Art. 10 Entrata in vigore

1. La presente legge regionale entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

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