"Istituzione Dell'area Protetta Regionale “Parco Naturale Regionale Monte Caloria"

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CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA IV COMMISSIONE ASSETTO E UTILIZZAZIONE DEL TERRITORIO - PROTEZIONE DELL’AMBIENTE PROPOSTA DI LEGGE N. 37/10^ DI INIZIATIVA DEL CONSIGLIERE REGIONALE G. GIUDICEANDREA RECANTE: "ISTITUZIONE DELL’AREA PROTETTA REGIONALE “PARCO NATURALE REGIONALE MONTE CALORIA". Consiglio Regionale della Calabria IV Commissione Proposta di legge n. 37/10^ di iniziativa del Consigliere regionale G. Giudiceandrea recante: "Istituzione dell’area protetta regionale “Parco Naturale Regionale Monte Caloria." Relatore Nicola Irto _____________________________________________________________ Relazione Il progresso tecnico, l’espansione demografica e la conseguente eccessiva urbanizzazione, unite a scelte, a volte insensate, di gestione del territorio, hanno allontanato sempre più l'uomo dal suo "ambiente naturale". Questo distacco ha avuto gravissime conseguenze che oggi s'impongono all'attenzione di tutti ed alle quali si cerca di rimediare con provvedimenti d'urgenza,spesso costosi,e,quello che è peggio spesso con risultati di scarsa efficacia. Della necessità di proteggere i beni naturali dalle minacce di contaminazione, degradazione o distruzione a cui vanno incontro, erano ben consci alcuni naturalisti fin dagli anni trenta-quaranta del secolo scorso. Essi lamentavano che molte persone, e non soltanto gli incolti, sembravano disconoscere o dimenticare o sottovalutare il fatto che la vita dell'uomo è indissolubilmente dipendente dall'ambiente naturale. Forse mai come nella nostra epoca l'opinione pubblica mondiale,e quindi anche quella italiana, ha avvertito con tanto interesse e reclamato con tanta severità, l’adozione di norme adeguate alla difesa dei beni naturali, preoccupandosi anche della non facile ricerca di possibili e adeguate soluzioni per arginare l’incombente perdita di biodiversità. Quindi esiste oggi una domanda di "natura" alla quale non corrisponde una adeguata offerta ed è per questo che è necessario la messa in atto di strumenti e adeguate azioni per educare all'ambiente, conservare e informare. L’idea di istituire il “Parco Naturale Regionale Monte Caloria” è appunto da inquadrarsi in queste azioni la cui funzione è essenzialmente quella di fornire il concetto di bene naturale, inteso come unico ed irripetibile e pertanto come "risorsa" da salvaguardare. Essa viene dagli ormai lontani anni ‘80 allorchè l’Amministrazione comunale di Fagnano Castello interprete del consenso di tutta la comunità con delibera Consiliare n.12 del 7 maggio 1983 approvava all’unanimità e per alzata di mano lo studio di Mario Ciolli, Primo Dirigente del Corpo Forestale dello Stato, circa l’analisi di fattibilità di istituzione sul territorio comunale di un’ “area protetta”. E già nel 1984 veniva approvato in Consiglio Comunale il progetto generale dei lavori da effettuarsi nell’ area dell’istituendo Parco che veniva avviato alla allora Comunità Montana “Valle del Fiume Esaro” e successivamente finanziato con la legge 64/86, delibera CIPE del 03.06.1988. Con questo progetto venivano realizzate alcune strutture finalizzate ai servizi che il parco avrebbe dovuto offrire. Da allora e fino ad oggi vari sono stati i tentativi del riconoscimento dello status di “ area protetta” che però non andavano a buon fine e intanto nel tempo la superficie del territorio proposta a parco, nelle varie proposte che si susseguivano, lievitava dai 940 ettari posti esclusivamente nel territorio di Fagnano Castello, fino a 9.570 ettari ricadenti in ben 13 Comuni. L’attuale proposta di legge, per il riconoscimento dello status di Parco naturale Regionale , riconduce la sua superficie a 1.963 ettari che vanno ad interessare solo 4 comuni e nella fattispecie : Acquappesa, Malvito, Cetraro e Fagnano Castello. È certo che il tanto auspicato riconoscimento dello status di Parco naturale Regionale, non solo costituirà uno strumento di salvaguardia di tutti i beni ambientali in esso contenuti, ma rappresenterà anche e soprattutto per le Comunità interessate una nuova occasione di vita e di lavoro. La successiva analisi, la perimetrazione di massima, le finalità e gli obiettivi del Parco sono stati elaborati dal Comitato Tecnico- scientifico del WWF Org. Agg. “Calabria Citra”. L’organizzazione si propone, a titolo non oneroso, alla futura gestione del Parco Monte Caloria. 1. Analisi storica, territoriale e paesaggistica – ambientale di massima con indicazione delle emergenze botaniche e faunistiche che si intende tutelare . L’evoluzione degli ecosistemi, in senso generale, in tutte le sue componenti, è frutto delle complesse interazioni fra i diversi fattori che riescono a modellarli costantemente. In definitiva sono le caratteristiche biotiche ed abiotiche proprie del territorio che con il loro reciproco influenzarsi riescono a determinare il dinamismo dei delicati equilibri ecologici in esso esistenti. A questo va aggiunto l’uomo che con le sue azioni, riesce molte volte a determinare sia lo sconvolgimento di detti delicati equilibri ecologici o a preservarli attraverso i suoi corretti comportamenti nei confronti dell’ambiente naturale. Pertanto, di seguito, per meglio comprendere le prerogative ambientali relative al Comprensorio interessato a Parco, dopo aver accennato alla storia del Comprensorio Parco, raccontando come le attività umane hanno portato all’attuale assetto ambientale, verranno esaminate le varie componenti abiotiche e biotiche proprie dell’area indicandone anche le emergenze botaniche e faunistiche che si intende tutelare. 2 Consiglio Regionale della Calabria IV Commissione Proposta di legge n. 37/10^ di iniziativa del Consigliere regionale G. Giudiceandrea recante: "Istituzione dell’area protetta regionale “Parco Naturale Regionale Monte Caloria." Relatore Nicola Irto _____________________________________________________________ A – BREVI CENNI DI STORIA La montagna per lungo tempo è stata lasciata in un abbandono totale che si può definire secolare. I primi interventi di rimboschimento di cui si ha memoria risalgono alla fine dell’800 inizio del ‘900, allorchè si decise di introdurre nell’area denominata Sponse (m. 1049) del comune di Fagnano Castello, attraverso l’attivazione di un vivaio volante in località Stornature, l’abete bianco e il pino nero d’Austria (Pinus nigra Arnold), negli spazi vuoti creati molto probabilmente da tagli a raso effettuati nella zona . Il pino nero, ebbe nel tempo scarsa fortuna poiché per far fronte ad attacchi parassitari si è reso necessaria la sua utilizzazione. Intanto nel primo cinquantennio del ‘900 veniva realizzato dal Real Corpo Forestale in località Cirifusolo l’omonimo vivaio con la funzione di produzione di piantine da impiegare nei rimboschimenti che venivano realizzati in tutto il territorio della provincia di Cosenza. Detto vivaio con i trasferimenti dei beni demaniali dallo Stato alle Regioni è divenuto di proprietà della Regione Calabria ed è ancora operante. Nel periodo bellico e immediatamente postbellico purtroppo in provincia di Cosenza i tagli di bosco furono indiscriminati. Ne fecero le spese circa 180 ettari di fustaia di faggio in varie località del comune di Fagnano ricomprese nel territorio a parco. Attualmente, in dette tagliate, il soprassuolo vegetale si presenta come ceduo invecchiato con matricine che viaggiano intorno ai 120-130 anni e polloni che mediamente viaggiano intorno ai 55-65 anni. Il restante faggio governato a fustaia occupa una superficie di circa altri 520 ettari (Valle della Fratta,quasi tutto Monte Caloria verso Scavelli e Cirifusolo) e presenta piante di età compresa tra gli 80 anni e i 150 anni con presenza di gruppi di novellame ben affermati. Successivamente , l’intervento dello Stato si manifestò con la Legge istitutiva della Cassa per il Mezzogiorno n.646/1950 e con l’applicazione prima con la Legge della Montagna n.991/1952 e dopo con la Legge Speciale Calabria n. 1177/1955 con i cui fondi fu possibile rimboschire decine di ettari in varie località quali Piano di Zanche, Ciirifusolo,Varco di Trotta e Serra Cavallo. Gli interventi riguardarono anche la regimazione delle acque, il consolidamento di terreni franosi e la sistemazione idraulica dei corsi d’acqua (Cannavino). Per quanto attiene al castagno, un tempo il governo a fustaia da frutto era la pratica più diffusa, anche se lo resta tutt’ora. Nel tempo però esso ha dovuto costantemente confrontarsi con una serie di problemi fitosanitari provocati da patogeni quali il cancro corticale (Cryphonectria parasitica), il mal dell’inchiostro (Phytophtora cambivora), la ruggine o fersa (Mycosphaerella maculiformis ), i vari marciumi (genere Gnomoniopsis, Ciboria batschiana e Phomopsis castanea) , i parassiti fitofagi come i lepidotteri tortricidi (le tre cidie: Pammene fasciana,Cydia fagiglandana e Cydia splendana) , il balanino (Curculio elephas), il parassita xilofago Xyleborus dispar e l’ultimo arrivato rappresentato dal temibile cinipide galligeno” (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu,1952). Cosicchè, di fronte a produzioni dimezzate ed aleatorie, il castanicoltore ha intravisto come sola possibilità di reddito certo la produzione legnosa e questo ha determinato un cambiamento di governo che ha avuto come conseguenza l’aumento della superficie governata a ceduo. Anche qui ci sono comunque da registrare ottimi segnali di nuovi impianti come avviene in località Pantano della Canna in comune di Fagnano Castello. È da segnalare che a Fagnano già da qualche decennio è nata ed è operante la Cooperativa del Castagno alla quale tutti i soci fanno affluire il loro prodotto che opportunamente lavorato riesce
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