Giornale Febbraio
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(r.e.) Euforia di bilanci a fine anno, sulla stampa nazionale e in televisione, per il solito exploit natalizio dei cinepanettoni nazionali e per le proiezioni Cinetel, che stimano in 113 milioni di biglietti venduti l’affluenza 2007 nelle sale cinematografiche, con un incremento di spettatori sull’ordine del 10% rispetto all’anno precedente. Nelle cronache “metropolitane” degli stessi quotidiani nazionali, tuttavia, valanghe di lettere contro la morìa di schermi nei centri storici: a Milano, per esempio, dove le sale chiudono per far posto ad atelier di moda e show room. Il bello è che tra le due verità la contraddizione è solo apparente: sono vere l’una e l’altra cosa, l’incremento di pubblico e le chiusure, entrambe determinate dall’incessante crescita dei multiplex di periferia, che creano nuovi spettatori (meno, comunque, di quanti ciascun multiplex generalmente se ne aspetti) sottraendone assai di più al consumo cittadino. Di questo passo, la desertificazione cinematografica delle città diverrà mera conseguenza. Ma che male c’è, osserve- ranno liberisti e indifferenti? Per quelli che credono ciecamente al mercato o che al cinema ci andavano spesso (ma una volta, quand’erano giovani e il cinema era un’altra cosa…) probabilmente non fa differenza l’andarci o il non andarci, in centro o in periferia, nei multiplex nuovi di zecca o magari in qualche sala d’essai di onusta memoria. Così va il mondo, ragazzi, inutile scandalizzarsi troppo, hanno chiuso le botteghe, chiuderanno anche le sale cine- matografiche… Ma per coloro che al cinema vorrebbero continuare ad andarci, in città e senza la tirannia del prodotto unico da box office, la differenza è notevole. Diciamo la stessa differenza che separa la libertà dalla neces- sità… È in ragione di questa libertà (di scelta, per prima cosa la diversificazione dell’offerta) che abbiamo accolto favorevolmente la proposta di Furlan di utilizzare l’area scoperta del Candiani per costruirci una multisala; è per questa stessa ragione che continuiamo a credere nel risanamento dell’esercizio veneziano, con l’apertura della casa del cinema in settembre a Palazzo Mocenigo e con la ristrutturazione del Rossini, auspicabilmente operativa nel corso di quest’anno. E a pensarci bene è per questa identica ragione che per la prima volta abbiamo ospitato nelle settimane scorse all’Astra la programmazione del più classico dei cinepanettoni, Natale in crociera, decisamente lon- tano dai nostri orizzonti d’essai. Ma se non noi, chi, a Venezia? La libertà non è mai a senso unico, a meno di non voler fare come quel tipo di ottocentesca memoria che rivolgendosi ai liberali soleva dire: “Esigo da voi la libertà perché è nei vostri principi, ma ve la nego perchè non è nei miei”. febbraio La verità delle immagini 2008 DI Davide Terrin “Non mi fraintendete, non sono un filoso- colare nella cosiddetta trilogia dell’inco- è evidente l’attacco al ruolo del denaro in fo. Al contrario, sono uno legato visceral- municabilità (costituita da L’avventura, L’eclisse); al vuoto generazionale (si veda- mente alle immagini”. È quasi un testa- La notte e L’eclisse) - incarna la figura no l’opera seconda, I vinti, e Blow-Up, mento artistico, questo che Michelangelo della donna vittima di sentimenti mal unica opera la cui regia ha ricevuto una Antonioni fa pronunciare al suo alter-ego gestiti o non corrisposti. candidatura all’Oscar) e infine proprio interpretato da John Malkovich in Al di là Ed è il filo rosso delle cose taciute, incom- alla disillusione dovuta al fallimento dei delle nuvole, ultimo lungometraggio gira- prese o fraintese a far da motivo condut- sogni d’evasione (in Zabriskie Point l’iti- to prima che la malattia lo allontanasse tore nel cinema di questo regista, renden- nerario di libertà del protagonista lo con- definitivamente dal cinema. do così complessi e inquieti gli animi dei duce alla morte; in Professione: reporter E tuttavia i suoi film - in retrospettiva alla suoi protagonisti, costretti spesso ad un’i- David Locke, moderno Mattia Pascal, Pasinetti nei mesi di febbraio e marzo - neluttabile solitudine di fronte agli irrisol- rinuncia alla propria identità e - con essa - oltre ad averci regalato alcune sequenze vibili rapporti interpersonali e amorosi. ai legami familiari e lavorativi per incar- entrate oramai di diritto nella storia del Personaggi tragici e inadeguati sono inse- narsi in un’altra vita saziandosi, ma per un cinema per grandiosità realizzativa ed evo- riti in contesti di cui rimangono inesora- tempo assai breve, della facile ebbrezza di cativa (si vedano ad esempio l’esplosione bilmente vittime, e le loro storie amara- una fuga dalla routine). finale di Zabriskie Point o i sette intermi- mente si concludono, spesso con tragici È un cinema introspettivo, quello di nabili minuti conclusivi di Professione: epiloghi. Antonioni, in cui sono i luoghi piuttosto reporter) hanno soprattutto cercato di Ma a cosa è dovuto questo disagio esi- che le azioni e i silenzi piuttosto che le tradurre per immagini drammi privati ed stenziale? Al disfarsi dei rapporti amorosi parole a tracciare i contorni delle anime esistenziali. e coniugali (leit-motiv che insiste su tutta che lo popolano. “C’è qualcosa di terribile nella realtà. E io la produzione del nostro autore, sin dal- Non fraintendiamolo, non è stato un filo- non so cos’è” dice Giuliana, la turbata l’esordio con Cronaca di un amore); alla sofo. Ma qualche verità è proprio riuscito protagonista di Deserto rosso interpretata non accettazione del progresso e dei sim- a svelarcela. da Monica Vitti, attrice lanciata nel cine- boli del capitalismo (in questo senso è ma proprio da Antonioni e che – in parti- emblematico Zabriskie Point, così come Cuba, da qualche parte... DI Silvia Zanna Quando la notte del 31 dicembre 1959 i tazione da parte del regime) embargo, duo/popolo come propulsore del cambia- rivoluzionari la liberano dalla dittatura mercato nero e rigida ortodossia di parti- mento non poteva che fare della solida- filoamericana di Batista, Cuba non ha to (Guantanamera). rietà e dell’umanità i valori attraverso cui ancora una produzione cinematografica Quello che emerge è l’urgenza del dialo- pensare una società egualitaria, fondata Anno XXII, n. 2 febbraio 2008 regolare. Nello stesso anno il governo di go (sempre incalzante, davanti a un gela- sull’essenzialità del vivere dove ognuno Autorizzazione Tribunale di Venezia Fidel Castro crea l’Istituto Cubano de Arte to, nella stazione di autobus) come prati- possa realizzare (e condividere) la propria n. 1070 R.S. del 5/11/1991 y Industria Cinematográficos (destinato a ca di una dialettica nuova, concreta fon- utopia. E se il cambiamento diventa con- DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Ellero fondersi nel 1992 con il Dipartimento data sulla tolleranza e sulla disciplina creto nell’esercizio dell’impegno e della Cinema dell’Esercito e l’Ente radiotelevi- della volontà . L’idea della politica appli- solidarietà, allora l’utopia è possibile. Mensile edito dal Comune di Venezia sivo), organo incaricato a dirigere un set- cata al racconto, l’idea cioè che l’esistente Perché quello che conta, suggerisce Juan Ufficio Attività Cinematografiche tore rilevante della produzione culturale possa essere cambiato attraverso l’impe- Carlos Tabìo, è credere ancora che l’agire e orientarla al servizio della rivoluzione. gno individuale e collettivo, è un valore possa cambiare davvero il corso delle REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE Dall’entusiasmo rivoluzionario di Tomás ideologico costante nei film in rassegna. cose e del tempo. Palazzo Mocenigo, San Stae 1991 30125 Venezia Gutiérrez Alea (Memorie del sottosvilup- Ed è in questo spazio libero, tra realtà e Dai cortometraggi al cinema a soggetto, tel. 0415241320, fax 0415241342 po) e Humberto Solás (Lucìa) - fondato utopia, che gli autori degli ultimi decenni dal dramma alla satira sociale, dai maestri http://www.comune.venezia.it/cinema/ sulla costante contrapposizione vec- collocano il segno di una sottile speranza. alle nuove leve creative (Tre volte due) i [email protected] chio/nuovo, presente/memoria, dittatu- È la voglia concreta di rimettersi in gioco titoli in rassegna raccontano un’epoca, ra/rivoluzione - il cinema passa alla rap- (come Gina e Miguel in Guantanamera) una nazione ma soprattutto restituiscono DIRETTORE Roberto Ellero presentazione della progressiva crisi del- o solo il sogno di una Cuba diversa (in lo spirito di un popolo, quell’arte di vive- REDAZIONE Norma Dalla Chiara (capo), l’ideologia di Stato. Umorismo e autocriti- Lista d’attesa l’utopia di pochi, la comu- re la vita, quella voglia di stare assieme e Noemi Battistuzzo ca, leggerezza ed essenzialità diventano nità solidale, diventa la metafora della combattere che ha fatto di Cuba il primo HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: gli strumenti espressivi per leggere le possibilità di migliorare le cose attraverso territorio libero d’America da cui, sugge- Davide Terrin, Silvia Zanna contraddizioni della società castrista tra la collaborazione e la leggerezza). risce ancora Juan Carlos Tabìo, si deve limitazioni espressive e sessuali (in Un cinema come quello cubano che privi- ripartire. E se oggi al potere c’è ancora un GRAFICA Tapiro Fragole e cioccolato la contraddizione tra legia il punto di vista degli umili e che sogno significa che Cuba, da qualche STAMPA Grafiche Biesse Scorzè il diritto di omossessualità e la sua accet- crede nella forza rivoluzionaria dell’indivi- parte (r)esiste. 2 Tutti i film dalla A alla Z Across the Universe Juno American Gangster Il matrimonio di mia sorella Il cacciatore di aquiloni Nella valle di Elah Caos calmo Non è mai troppo tardi Il caso Thomas Crawford Oltre il fuoco Charlie Bartlett Paranoid Park I demoni di San Pietroburgo Parlami d’amore L’età barbarica Il petroliere Funny Games Questa notte è ancora nostra Giorni e nuvole Lo scafandro e la farfalla La giusta distanza Signorinaeffe La guerra di Charlie Wilson Sleuth - Gli insospettabili Caos calmo Hotel Meina Sogni e delitti REGIA Antonello Grimaldi SOGG.