Nascita e sviluppo di Livorno, porto e città del Mediterraneo - Livorno in epoca etrusca e romana

- Livorno e la Repubblica pisana

Livorno etrusca e romana: - insediamenti abitativi diffusi - ricerca di un passato antico - San Pietro a S. Piero a Grado - Namaziano a Portus Pisanus

PISA IN ETÀ ETRUSCA … E LIVORNO? Nel 1.000 a.C. il territorio tra e Livorno non esisteva e Pisa era già città etrusca i cui resti del VII-VI a.C. sono stati scoperti con gli scavi nella .*

* Non ha base storica l’origine di Pisa come mitica Alfea dei Focesi PISA IN ETÀ ETRUSCA … E LIVORNO? Nel 1.000 a.C. il territorio tra Pisa e Livorno non esisteva e Pisa era già città etrusca i cui resti del VII-VI Tutta l’area dell’attuale Tenuta di Tombolo doveva essere ricoperta a.C. sono stati dal mare la cui linea di riva si scoperti con gli attestava alla Gronda dei Lupi e al scavi nella piazza Campolungo. (Dall’Antonia, Mazzanti, 2001) dei Miracoli.*

* Non ha base storica l’origine di Pisa come mitica Alfea dei Focesi PISA IN ETÀ ETRUSCA … E LIVORNO DOV’ERA?

In Italia,l'età del ferro venne introdotta probabilmente dalla cultura villanoviana (che per alcuni appartiene all'età del bronzo); la successiva civiltà etrusca è considerata parte della vera età del ferro: l'età del ferro etrusca termina con l'ascesa della Repubblica Romana in corrispondenza con la conquista nel 265 a.C. dell'ultima città etrusca ancora libera. La prima età del ferro nella fascia costiera tra e la foce del Fine (Bruni, 2009) Dall’età del Bronzo alla prima età del ferro, all’inizio del IX sec. a.C., il territorio livornese (fascia costiera tra il Calambrone e la foce del Fine) aveva piccoli insediamenti abitativi sui Monti Livornesi (a Monte Burrone), a Limone e a Quercianella (foce del Rogiolo): a Monte Burrone in terreni di proprietà Pierotti fu scoperto nel 1897 un sepolcreto con 15 tombe a pozzetto e nel museo di Livorno si conservano oggetti delle tombe scoperte nel 1851 da George Henry Gower, in terreni di sua proprietà a Quercianella, consegnati da suo figlio Abel Antonio nel 1879 ad Enrico Chiellini. La prima età del ferro nella fascia costiera tra Calambrone e la foce del Fine (Bruni, 2009) Ai centri lungo la costa corrisponde nella parte più settentrionale un insediamento indicato da pochi frammenti nell’area della tenuta di Suese, a sud della pianura pisana, nei pressi del ramo meridionale del sistema deltizio dell’Arno. La sepoltura trovata nel 1884 a Colognole, i bronzi scoperti a Gabbro, un insediamento a Catell’Anselmo, la tomba a Limone (colle La Poggia) documentano la vitalità del territorio dal IX sec. a.C.; altri materiali sono databili ai primi del VII sec. nell’insediamento che sarà Portus Pisanus, come dimostrano gli oggetti in bronzo di S. Stefano ai Lupi della collezione Chiellini. Pisa e Livorno nell’età arcaica e classica (Bruni, 2009) Le profonde trasformazioni che tra VIII e VII sec. a.C. segnano il definirsi di Pisa quale centro egemone dell’intero distretto della estrema Etruria nord-occidentale, con ripercussioni sul territorio livornese e nel popolamento costiero dall’area versiliese, a nord, fino alla foce del Fine (che già allora era confine meridionale dall’area dominata da Pisa), la cui vocazione mediterranea si confrontava con interessi greci e etrusco- meridionali per le rotte dell’alto Tirreno: in questo contesto prendono corpo nel VII sec. insediamenti stabili sulla punta di Livorno, documentati dai materiali tratti dall’area della Torre di Matilde in Fortezza vecchia e da altri reperti della collezione Chiellini. Pisa e Livorno in età arcaica e classica (Bruni, 2009) Se anche alcuni dei materiali livornesi (come l’alabastron corinzio) possono chiarire la dimensione marittima dell’insediamento, non andrà disgiunto da esso il carattere di sbocco al mare di un vasto territorio dipendente anche esso dal centro di Pisa e posto sulla foce del braccio meridionale del delta dell’Arno come secondaria via di penetrazione verso l’interno, nella fertile pianura intorno al nodo nevralgico dove confluivano in Arno il Cascina e l’Era, a sud, e Serchio bientinese, Arno ed Usciana, a nord, via che dalla punta di Livorno penetrava all’interno, confermata dalle vestigia di luogo di culto dell’età arcaica presso Mortaiolo (alle pendici dei rilievi settentrionali di Nugola). Pisa Livorno in ellenistica e romana (Bruni, 2009) Tra il IV-III sec. a.C. si ha maggiore densità di forme abitative del territorio livornese in relazione al periodo di particolare fulgore della situazione pisana. Se le ricerche nella area di Fortezza Vecchia evidenziano come tra V e IV sec. l’insediamento della punta di Livorno riprende vita nella prima età ellenistica, è indubbio che Pisa dia impulso allo sviluppo della zona che di lì a poco sarà Portus Pisanus. Il passaggio dopo la metà del I sec. a.C. di Pisa etrusca nel mondo romano non si ripercuote sull’area livornese dove Portus Pisanus restava vitale grazie alla costruzione, tra 115 e 109 a.C., della via Aemilia-Scauri che arrivava a Pisa con un percorso coincidente con l’attuale S.S. 206. .

(Evangelista . Le origini di Livorno nella ricerca storico - archeologica di Enrico Chiellini) .

Giovanni Targioni Tozzetti, (Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa) dice che nel mese di ottobre 1742 si fermò a Livorno per ricerche sul vero sito di Portus Pisanus secondo uno statuto pisano del 1286 che parlava di condotti per portare l’acqua della fonte di S. Stefano ai Lupi al Porto. (Evangelista . Le origini di Livorno nella ricerca storico - archeologica di Enrico Chiellini) Livorno in età etrusca e romana: tra storia e mito Targioni Tozzetti individuò la zona da sondare, che si trova attualmente sulla strada Provinciale Pisana, a destra della chiesa di Santo Stefano ai Lupi, che conserva il nome della antica fonte, ora non più esistente. Durante la ricognizione constatò che affioravano una infinità di rovine e un numero prodigioso di artefatti del tempo della bella antichità. Vi furono anche diversi ritrovamenti di monete e la scoperta di due iscrizioni funerarie trasportate a Firenze nel Palazzo Antinori dove sono ancora conservate. È probabile che gli scavi fossero finanziati dal Marchese Andrea Luigi De Silva, console a Livorno, che iniziava le ricerche proprio nel 1742, poiché Georg Christoph Martini ci parla di due iscrizioni identiche a quelle ora citate. L’entusiasmo per le scoperte portò il Targioni Tozzetti ad intraprendere nuovi scavi, grazie anche all’aiuto e alla collaborazione di Giovanni Gentili. (Evangelista . Le origini di Livorno nella ricerca storico - archeologica di Enrico Chiellini) Livorno in età etrusca e romana: tra storia e mito Nel gennaio1743 le ricerche si svolsero nella zona del podere detto del Palazzotto de’ signori Bicchierai tra Santo Stefano, la strada vecchia del Porto Pisano e i marrazzi, detti la Paduletta, cioè nella zona detta de’ Lupi; le colline vicine erano così chiamate per la presenza della Villa dei Lupi. In questi acquitrini della Paduletta, che ancora oggi portano lo stesso nome, il Targioni Tozzetti trovò numerose monete. Nel 1770 il marchese De Silva eseguì altri scavi in zona trovando parecchie “medaglie”… (Evangelista . Le origini di Livorno nella ricerca storico - archeologica di Enrico Chiellini) Livorno etrusca e romana: le ricerche di Enrico Chiellini ll desiderio di ricostruire le origini di Livorno, insieme alla speranza di riportare alla luce materiale di valore storico e archeologico sono alla base delle ricerche sul campo che il comm. Chiellini intraprese nella zona di Santo Stefano ai Lupi a fine XIX sec. convinto che in quel sito si potessero trovare i resti dell’antica Turrita, stazione sulla Via Aemilia Scauri a sud di Pisa che in molte fonti (Tabula Peutingeriana) veniva fatta coincidere con la villa romana presso Portus Pisanus dove si fermò Rutilio Namaziano nel suo viaggio verso la Gallia. (Evangelista . Le origini di Livorno nella ricerca storico - archeologica di Enrico Chiellini)

Antica carta romana con le vie militari dell’Impero opera di Marco Agrippa genero di Augusto e.di cui venne in possesso nel XII-XIII sec. l'antichista Komrad Peutinger, bibliotecario di Massimiliano I

Tabula Peutingeriana Antica carta romana con le vie militari dell’Impero opera di Marco Agrippa genero di Augusto e.di cui venne in possesso nel XII-XIII sec. l'antichista Komrad Peutinger, bibliotecario di Massimiliano I

Tabula Peutingeriana Livorno etrusca e romana: le ricerche di Enrico Chiellini Nel terreno di Giovanni Sambaldi nel corso delle operazioni agricole negli anni 1877-78, si scoprirono i resti di edifici antichi. In conseguenza di queste scoperte nell’aprile del 1878, l’Ispettore ai monumenti e scavi di Volterra, Nicolò Maffei, si recò a compiere un sopral- luogo durante il quale venne scoperto un nuovo nucleo di monete. Il Sambaldi lasciava ai suoi contadini la facoltà di vendere tutto quello che trovavano durante i lavori campestri: il Chiellini riuscì a comprare quasi tutto ciò che si raccolse in quegli anni (frammenti di vasi bronzei, una chiave, una lucerna, alcune monete). (Evangelista . Le origini di Livorno nella ricerca storico - archeologica di Enrico Chiellini) Le collezioni di antichità del mercante inglese Anthony Lefroy Il 18 febbraio 1738 sono celebrate a Anthony Lefroy (1703–1779) - English banker Livorno le nozze fra Elizabeth Langlois, in Livorno; grandfather of Thomas Langlois Lefroy, allegedly the model for Mr. Darcy figlia di Peter Langlois, uno dei primi in Jane Austen's Pride and Prejudice. Of ugonotti inglesi stabilitisi a Livorno e Huguenot descent, Anthony Lefroy left the titolare della casa Langlois & Sons, morto family's failing silk-dyeing business in l’anno precedente, e Anthony Lefroy, London to seek his fortune in Leghorn, anch’egli ugonotto inglese a Livorno dal . There he joined the Huguenot 1728 per entrare nella casa commerciale banking-house of Peter Langlois, and del futuro suocero. L’evento fu siglato da married his partner's daughter Elizabeth. un raffinato epitalamio scritto da Ranieri The couple's sons, George and Anthony, de’ Calzabigi (noto librettista d’opera) e were sent to England to be educated. corredato dei disegni di Marcus Tuscher e George later became a parson (and neighbor di una carta intagliata di Filippo Venuti. of author Jane Austen) in Hampshire, while La fama di Lefroy è legata alle preziose Anthony, an Army officer, was posted to raccolte numismatiche e a due reperti: 1) Ireland where he married and subsequently fathered Tom Lefroy. It was while visiting un perirrantherion (bacile in marmo per his relatives in Hampshire that Tom met the acqua lustrale proviente da Corinto); 2) young Jane Austen, and their short-lived urna cineraria in alabastro d'età ellenistica romance ensued. Grandfather Anthony (Cagianelli, 2009). Anthony Lefroy è noto anche Lefroy, described as as a cultivated, shrewd- per il suo nipote Thomas Lefroy… but-benign man, died in his 76th year. Le collezioni di antichità del mercante inglese Anthony Lefroy Il 18 febbraio 1738 sono celebrate a Anthony Lefroy (1703–1779) - English banker Livorno le nozze fra Elizabeth Langlois, in Livorno; grandfather of Thomas Langlois Lefroy, allegedly the model for Mr. Darcy figlia di Peter Langlois, uno dei primi in Jane Austen's Pride and Prejudice. Of ugonotti inglesi stabilitisi a Livorno e Huguenot descent, Anthony Lefroy left the titolare della casa Langlois & Sons, morto family's failing silk-dyeing business in l’anno precedente, e Anthony Lefroy, London to seek his fortune in Leghorn, anch’egli ugonotto inglese a Livorno dal Italy. There he joined the Huguenot 1728 per entrare nella casa commerciale banking-house of Peter Langlois, and del futuro suocero. L’evento fu siglato da married his partner's daughter Elizabeth. un raffinato epitalamio scritto da Ranieri The couple's sons, George and Anthony, de’ Calzabigi (noto librettista d’opera) e were sent to England to be educated. corredato dei disegni di Marcus Tuscher e George later became a parson (and neighbor di una carta intagliata di Filippo Venuti. of author Jane Austen) in Hampshire, while La fama di Lefroy è legata alle preziose Anthony, an Army officer, was posted to raccolte numismatiche e a due reperti: 1) Ireland where he married and subsequently fathered Tom Lefroy. It was while visiting un perirrantherion (bacile in marmo per his relatives in Hampshire that Tom met the acqua lustrale proviente da Corinto); 2) young Jane Austen, and their short-lived urna cineraria in alabastro d'età ellenistica romance ensued. Grandfather Anthony (Cagianelli, 2009). Anthony Lefroy è noto anche Lefroy, described as as a cultivated, shrewd- per il suo nipote Thomas Lefroy… but-benign man, died in his 76th year. PISA E PORTUS PISANUS IN EPOCA ROMANA

In epoca romana

Pisa aveva due approdi marittimi: San Piero a Grado e Portus Pisanus PISA E PORTUS PISANUS IN EPOCA ROMANA

In epoca romana Pisa aveva due Il villaggio di San Piero a Grado era sulla costa: le tracce del porto approdi marittimi: romano sono visibili nei pressi San Piero a Grado dell’attuale cimitero. e Portus Pisanus Pisa distava 4-5 Km dal mare e il suo porto fluviale era a valle della confluenza dell’Auser (Serchio) nell’Arno (nel sito dove sono state rinvenute le navi romane)

LA BASILICA DI SAN PIERO A GRADO (X-XI SEC.)

LA BASILICA DI SAN PIERO A GRADO (X-XI SEC.) La Basilica di San Piero a Grado sorge nel luogo dove per tradizione San Pietro sbarcò nel suo viaggio verso Roma.

Nella basilica, iniziata nel X sec. e terminata nel XI sec., si notano le fondamenta di edifici portuali romani, il muro di un'abside della prima chiesa del IV sec. e le absidi di una seconda chiesa del VI-VII sec.; sulle pareti laterali ci sono le effigi dei papi da S. Pietro fino a Giovanni XVII (1007). CLAUDIO RUTILIO NAMAZIANO E PORTUS PISANUS Rutilio Namaziano narra in De Reditu il viaggio da Roma alla Gallia tra 415 e 417 dC. Il viaggio inizia da Portus Augusti (Ostia), tocca Centumcellae (Civita- vecchia), Portus Herculis, Igilium (Giglio), Populonia, Vada Volaterrana, Portus Pisanus a Villa Triturrita (Livorno) e Luna (Luni). Fin qui il testo noto, anche se di recente è stato ritrovato un frammento che descrive la continuazione del viaggio fino ad Albenga.

CLAUDIO RUTILIO NAMAZIANO E PORTUS PISANUS Namaziano descrive le isole di Capraia e Gorgona che costeggia prima di arrivare all’approdo di Portus Pisanus:

Avanzando nel mare già si vede innalzarsi la Capraia; isola squallida, piena di uomini che fuggono la luce. Da sé con nome greco si definiscono “monaci”, per voler vivere soli, senza testimoni … O sono condannati che scontano i loro delitti …

L’Aurora dorata aveva spinto avanti i cavalli lucenti del cocchio; la brezza del lido invita a distendere le vele. Spinge gli ornamenti di poppa un vento tranquillo,senza scosse, le vele appena gonfie tremano sulle salde gomene. Nel mare sorge, cinta dai flutti, la Gorgona, in mezzo alle coste di Pisa e della Corsica.

RUTILIO NAMAZIANO: CHI ERA? Namaziano, nato nella Gallia «Tu, che abbracci il mondo Con trionfi che portano leggi Narbonense, e già prefetto a E fai che tutto viva Roma, lascia Roma invasa dai Sotto un comune patto Goti, per tornare in Gallia con […] un carico cospicuo sistemato Né gli altri secoli prossimi su piccole barche (in autunno- Potranno mai mettere capo A un termine inverno,periodo del mare Finché saranno salde le terre clausum, non era consigliabile E in cielo gli astri. attraversare il mare aperto con È cià che guasta gli altri regni una nave oneraria) e naviga A rinforzarti: Rinasci perché dai tuoi doni lungo costa per trovare rifugio Sai trarre forza e crescita.» in caso di maltempo. Il suo Coloro che, nel corso della storia si sono trovati a poemetto è un inno a Roma e è vivere in un periodo di transizione hanno spesso per questo citato da Mario creduto che il loro piccolo mondo fosse destinato a durare n DEMOCRAZIA IN EUROPA di SYLVIE Monti e Sylvie Guolard GOULARD e MARIO MONTI, Rizzoli, 2012

LA PADULETTA DI LIVORNO IN UNA CARTA FRANCESE (XVII-XVIII SEC.) LA PADULETTA DI LIVORNO IN UNA CARTA FRANCESE (XVII-XVIII SEC.)

«Un nuovo rinforzo di vento costringe (Namaziano) all’approdo presso la Villa Triturrita. In un seno di mare oggi interrato sul versante settentrionale dei monti livornesi, dove allora l’onda di mare si spingeva ben oltre l’attuale linea di costa: il sito preciso è la paduletta di Livorno tra S. Stefano ai Lupi e la foce del Calambrone vecchio.» (Dell’Antonia, Mazzanti) CLAUDIO RUTILIO NAMAZIANO E PORTUS PISANUS «Proseguiamo per Triturrita così è chiamata la Villa, una penisola che si nasconde dietro i flutti che respinge. Essa si avanza sul mare su blocchi di pietra costruiti dall'uomo. Mirai stupito il porto contiguo, celebre per le merci di Pisa e le ricchezze del mare. Luogo di bellezza incantevole è battuto dal mare aperto e la spiaggia è aperta a tutti i venti. Nessun recesso è protetto da moli sicuri, sì che si possa respingere la minaccia di Eolo. Ma l’alga, che si stende davanti al suo fondale, non può recar danno al battello che dolcemente le urta ….» (Namaziano) CLAUDIO RUTILIO NAMAZIANO E PORTUS PISANUS «Proseguiamo per Triturrita così è chiamata la Villa, una penisola che si nasconde dietro i flutti che respinge. Essa si avanza sul mare su blocchi di Incantato dalla bellezza pietra costruiti dall'uomo. Mirai del luogo, Namaziano stupito il porto contiguo, celebre per le sdegna il vento tornato merci di Pisa e le ricchezze del mare. propizio e, informato da Luogo di bellezza incantevole è un suo vecchio tribuno battuto dal mare aperto e la spiaggia è aperta a tutti i venti. Nessun recesso è che ha incontrato sul protetto da moli sicuri, sì che si possa porto, della presenza a respingere la minaccia di Eolo. Ma Pisa dell’amico Protadio l’alga, che si stende davanti al suo si fa prestare cocchio e fondale, non può recar danno al cavalli e corre in città. battello che dolcemente le urta ….» (Dell’Antonia, Mazzanti) (Namaziano) E, Repetti Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana, 1833-46 LIVORNO (Liburni Civ. talvolta Labro, Liburna , e Livorna ). - Città magnifica, spaziosa, attraversata da un canale navigabile, con frequentatissimo, porto e buona rada, nuova sede vescovile, residenza di un governatore civile e militare, di tutti i consoli delle potenze amiche, di un magistrato civile e consolare, di una camera di commercio, capoluogo di Comunità e di Giurisdizione nel Compartimento di Pisa. (…) A meglio contemplare l'istoria di Livorno ed il suo progressivo sviluppo economico-materiale, dividerò il presente articolo in sette periodi: 1° - sotto i Marchesi di Toscana; 2° - sotto la Repubblica di Pisa; 3° sotto il Governo di Genova; 4° - sotto la Repub-blica Fiorentina; 5° - sotto la Dinastia Medicea; 6° sotto i primi tre Granduchi della Casa d'Austria ; 7° finalmente sotto Leopoldo II felicemente regnante. 1° - Livorno sotto i Marchesi di Toscana Io tengo per fermo essere opera perduta per chi volesse cercare documenti negli scrittori romani, nei libri di geografie, o negli antichi itinerarii marittimi, sufficienti a dichiarare Livorno di un'origine più remota di quella che realmente gli si competa. Imperocchè resta indecisa la questione (che cosa intendesse Cicerone dicendo di) prendere imbarco nel porto di Labrone, o in quello di Pisa, qui aut Labrone aut Pisis conscenderet: come potremo ammettere, che il romano oratore volesse esprimere col porto di Labrone lo scalo di Livorno, quando questo scalo non formava che l'appendice meridionale al seno del Porto pisano? Che diremo poi del tempio eretto in Livorno ad Ercole Labrone? Che Tolomeo collocò quel tempio tra il promontorio di Luni e Pisa, cioè a Viareggio (….) LIVORNO E LA REPUBBLICA PISANA LIVORNO E LA REPUBBLICA PISANA

- Porto pisano: sistema intermodale? - Dalla battaglia alla Meloria … a Livorno - Storie di Pisani e … Livornesi nel 1300 - Livorno da Pisa a Genova e poi a Firenze

PORTO PISANO: aveva vasti stabilimenti (arsenale e dogana, un fondaco, il palazzo degli impiegati pubblici, un grandioso acquedotto). Il Piano del Porto nel Medioevo conteneva sino a 8 pievi battesimali. (Vivoli, Guida di Livorno antico e moderno)

TURRITA: capoluogo di Porto Pisano sulle alture dei Lupi (una villa che ivi fabbricò una famiglia livornese di tal nome) non lungi dal Campo Santo Nuovo. (Vivoli). PORTO PISANO: COME ERA? Aveva ingresso non insabbiato, ben ridossato a sud e protetto dal libeccio dagli scogli di Calafuria .... Namanziano ne descrive una singolarità: le secche smorzavano le onde di burrasca e le poseidonie lambivano la carena della nave senza bisogno di moli che riparassero dalla minaccia dei venti. (Pierotti, 2005)

PORTO PISANO: COME ERA? Aveva ingresso non insabbiato, ben ridossato a sud e protetto dal libeccio dagli scogli di Calafuria .... Aveva approdi tranquilli, in terreni Namanziano ne descrive morbidi dove era possibile costruire una singolarità: le secche pontili e effettuare le rotture di carico e smorzavano le onde di trasferire mercanzie e persone dalle navi alle placte (chiatte) e scafe a fondo piatto burrasca e le poseidonie che percorrevano acque interne. lambivano la carena della (Pierotti, 2005) nave senza bisogno di moli che riparassero dalla minaccia dei venti. (Pierotti, 2005)

PORTO PISANO: COME ERA?

Ma che cosa intende per “porto” ? Va dato merito a Ranieri Fiaschi di avere inteso che Porto Pisano era il Cosa straordinaria è che le funzioni sinus stesso e questa era la antiche esistono tuttora: porto, aero- sua eccezionalità. porto, nodi autostradale e ferroviario, un sistema di acque interne. Con queste Per le funzioni e le condizioni, Pisa creò un arsenale, iniziò a dimensioni che aveva costruire navi e diffuse i suoi interessi nel potremmo definirlo un vasto Mediterraneo, fino agli splendori del sistema intermodale. secolo XIII: il secolo d’oro di Pisa.

(Pierotti, 2005) (Pierotti, 2005) IL RUOLO MEDITERRANEO DELLA REPUBBLICA DI PISA NEL SUO "SECOLO D ’ORO" (SECOLO XIII) PORTO PISANO: COME ERA?

Poiché le acque interne si contraevano, Pisa costruì canali navigabili e trasferì settori importanti delle sue La separazione amministrativa non attività marinare a quello maschera un quadro infrastrutturale che sarebbe diventato il rimasto unitario che da qualche anno si porto di Livorno. Questo cerca di recuperare riprendendo i porto, tuttora, c’è. concetti di “area metropolitana” o di Pisa dunque non fu tradita “area vasta”. (Pierotti, 2005) dal mare ma, se si vuole, dai livornesi!....

(Pierotti, 2005) BATTAGLIA DELLA MELORIA il 5 agosto 1284 si svolse a battaglia della Meloria e in tale occasione pare che i Livornesi (?) si ribellassero ai Pisani schierandosi con i Genovesi. Avvistata la flotta genovese, il doge veneziano Morosini «podestà e ammiraglio della flotta pisana, tenne un consiglio di guerra in cui Jacopo Villano invano sostenne di attendere la flotta nemica in Porto Pisano; l’ammiraglio e un altro autorevole capo politico e militare pisano, Guinizello dei Sismondi, vollero a ogni costo uscire in mare ed affrontare con 66 galee, sia pure bene armate, le 144 galee genovesi» (Tangheroni).

Pisa subì la perdita di 46 galee, 5000 morti e 11.000 prigionieri (tra cui Rustichello da Pisa che scrisse Il Milione sotto dettatura di Marco Polo nelle prigioni genovesi). BATTAGLIA DELLA MELORIA Perché i Pisani dettero battaglia? Perché nel 1283 i Genovesi si erano impadroniti del castello di Pianosa e in uno scontro nel mar di Piombino i Pisani avevano perso 4 navi; agli inizi del 1284 la flotta genovese si era impadronita di una nave pisana che portava in Sardegna un comandante con 300 cavalieri e fanti e 60 cavalli: «si può ben pensare perché i Pisani erano "istanchi di sconfitte" e volessero capovolgere in uno scontro grande e decisivo un equilibrio a loro sfavore». (Tangheroni).

Dalla battaglia della Meloria si salvarono solo le 20 galee comandate dal podestà di Pisa, conte Ugolino della Gheradesca, rifugiatosi nel Porto Pisano. Pur accusato di tradimento il conte di Donoratico restò podestà di Pisa fino al 1288, quando venne deposto da capitano del popolo e chiuso con i figli e i nipoti nella Torre della Muda finché nel 1289 l’Arcivescovo di Pisa, non avendo essi più parenti in grado di dar loro cibo, chiuse la prigione e gettò in Arno la chiave lasciando morire di fame i prigionieri. Poscia più che il dolor poté il digiuno! Piazza dei Cavalieri e … i miei ricordi di studente

Collegium Puteanum poi SSUP A. Pacinotti con il Palazzo dei Cavalieri Torre della Muda già dei Gualandi di Santo Stefano

Scuola Normale di Pisa Chiesa dei Cavalieri di S. Stefano Molte opere furono intraprese dalla Repubblica a Pisa dopo la sconfitta della Meloria: il potenziamento dell’arsenale con le nuove torri, l’ampliamento della chiesa della Spina e del ponte attiguo, la piazza del grano nell’area ora occupata dalla Sapienza abbellita per ospitare lo Studio Pisano istituito, dopo molti viaggi degli Anziani di Pisa a Avignone presso papa Benedetto XII, dal suo successore Cemente VI con la bolla in suprema dignitatis del 1343, e le opere eseguite nella piazza delle Sette Vie, oggi piazza dei Cavalieri, con il restauro del palazzo degli Anziani, a sinistra della Muda, e la costruzione del palazzo del capitano del popolo (detto dell’orologio) e di quello dei Priori che poi divenne sede del Consiglio dei Cavalieri di S. Stefano Molte opere furono intraprese dalla Repubblica a Pisa dopo la sconfitta della Meloria: il potenziamento dell’arsenale con le nuove torri, l’ampliamento della chiesa della Spina e del ponte attiguo, la piazza del grano nell’area ora occupata dalla Sapienza abbellita per ospitare lo Studio Pisano istituito, dopo molti viaggi degli Anziani di Pisa a Avignone presso papa Benedetto XII, dal suo successore Cemente VI con la bolla in suprema dignitatis del 1343, e le opere eseguite nella piazza delle Sette Vie, oggi piazza dei Cavalieri, con il restauro del palazzo degli Anziani, a sinistra della Muda, e la costruzione del palazzo del capitano del popolo (detto dell’orologio) e di quello dei Priori che poi divenne sede del Consiglio dei Cavalieri di S. Stefano

Porto Pisano dopo la battaglia della Meloria (da F. Furbetta, I fossi della città di Livorno e il problema del loro risanamento, 1976) Livorno era già un abitato fortificato (Castellum) nel XII sec. quando la Contessa di Canossa lo donò all’Opera del Duomo di Pisa (1064-1092). Dopo la battaglia della Meloria la Repubblica Pisana favorì lo sviluppo di Livorno per il controllo e la difesa non solo di Porto Pisano ma anche del porticciolo della cala del Pamiglione dove costruì il Fanale dei Pisani e la Rocca Nuova (Quadratura dei Pisani) presso la torre detta Mastio di Matilde. Il conte Ugolino della Gherardesca aveva dato già alla fine del 1200 alcune franchigie al porto di Livorno.

Porto Pisano dopo la battaglia della Meloria (da F. Furbetta, I fossi della città di Livorno e il problema del loro risanamento, 1976) Livorno sotto i Marchesi di Toscana (E. Repetti, 1833-1846) Io tengo per fermo essere opera perduta per chi volesse cercare documenti negli scrittori romani, nei libri di geografie, o negli antichi itinerarii marittimi, sufficienti a dichiarare Livorno di un'origine più remota di quella che realmente gli si competa. Imperocchè resta indecisa la questione posta da Cicerone di prendere imbarco nel porto di Labrone, o in quello di Pisa (qui aut Labrone aut Pisis conscenderet); come potremo ammettere che il romano oratore volesse esprimere col porto di Labrone lo scalo di Livorno, quando questo scalo non formava che l'appendice meridionale al seno del Porto pisano? Che diremo poi del tempio eretto in Livorno ad Ercole Labrone? Diremmo che Tolomeo collocò quel tempio tra il promontorio di Luni e Pisa, cioè a Viareggio (….)

E, Repetti Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana, 1833-46 1° - Livorno sotto i Marchesi di Toscana (…) e che la mansione ad Herculem segnata nell'itinerario di Antonino Augusto, era posta lungo la strada militare di Emilio Scauro tra Vada e Pisa, cioè in Val di Tora, dove furono trovati colonnini migliari, ed altri monumenti sufficienti a dimostrare,che la stazione ad Herculem doveva essere in quella linea, e da Livorno e da Porto pisano parecchie miglia toscane discosta. (…) Comunque sia di cotali origini, quello che non ammette dubbiezza si è, che le prime memorie di Livorno compariscono sulla fine del secolo IX (quando) troviamo nominata nel piviere di Porto pisano la chiesa di S. Giulia, cioè la prima parrocchia dei Livornesi. Che questa chiesa col vicino paese restasse nelle vicinanze dell’antico emporio pisano, lo dichiarò un documento dell'Arciv . di Pisa del giugno 891 (Ecclesia S. Juliae, quae situ esse videtur in Porto pisano). La qual pieve di S. Giulia e di S. Giovanni Battista non solo si qualifica situata in suprascripto Porto pisano prope Livorna , compresa nella giurisdizione di Porto pisano, ma si aggiunge, che facevano parte del suo piviere varie ville sotto i nomignoli di Sala, Fundo magno, ecc. La contessa Matilde nel principio del secolo XII di sua libera volontà a titolo di dono assegnò all'opera del duomo di Pisa il castello e la corte di Livorno: con simile atto (la marchesa) non donò altro che i beni allodiali posseduti in Livorno, o nel suo distretto, dove aveva un castello (…) da tutti i documenti risulta, che il paese di Livorno non fu mai nella condizione dei feudi e che il suo popolo non divenne vassallo dei marchesi di Toscana, nè degli arcivescovi di Pisa, né dei toparchi di Massa … LIVORNO CON LA REPUBBLICA PISANA Nel 1376 i Savi di Pisa ricevettero petizione dagli “uomini di Livorno” ridotti da 200 a 150 a causa di epidemie. (Castignoli).

Nel 1392 il podestà pisano Gambacorti decise di fortificare la Terra di Livorno con il cosiddetto Castello: il borgo medievale era tutto ai lati della via Maestra tra porta a mare e porta a terra (più o meno come è anche oggi?...) LIVORNO CON LA REPUBBLICA PISANA Nel 1376 i Savi di Pisa ricevettero petizione dagli “uomini di Livorno” ridotti da 200 a 150 a causa di epidemie. (Castignoli).

Nel 1392 il podestà pisano Gambacorti Salviano maggiore e decise di fortificare la minore esistevano fin dai Terra di Livorno con il tempi della Repubblica cosiddetto Castello: il Pisana nel piano di Porto borgo medievale era Pisano (Vivoli) tutto ai lati della via Maestra tra porta a L’Eremo di San Jacopo ai tempi mare e porta a terra della Repubblica Pisana era abitato (più o meno come è da Monaci Agostiniani (Vivoli); anche oggi?...) ma, sopratutto, c’era Montenero!…

Basilica di San Piero vs. Santuario di Montenero La Basilica di San Piero a Grado è stata il Santuario dei Toscani prima che la Madonna di Montenero divenisse la nuova meta dei loro pellegrinaggi … Per la leggenda nel 1345 un pastorello storpio trovò sulle rive del rio Ardenza un dipinto della Madonna che gli chiese di essere portata in cima al colle, dove il pastorello arrivò guarito. A fine 1300 l’oratorio fu ampliato dei frati terziari poi sostituiti dai Gesuati (XV-XVII sec.) e quindi dai Teatini (XVII-XVIII sec.). Su disegno di Del Fantasia nel 1721 fu costruita la parte posteriore della chiesa dov’è ospitata l'immagine di Santa Maria Piena di Grazia. Per Giorgio Mandalis, il quadro della Madonna non giunse via mare sulle rive dei rio Ardenza da Negroponte (Grecia) ma fu dipinto dal pisano Iacopo di Michele detto il Gera nel 1387 come si appurò dopo che il furto degli ori della Madonna nell’agosto 1971 permise agli esperti di osservare il dipinto da vicino (La Madonna di Montenero dalla leggenda alla storia, 2012). Madonna di Montenero: quadro del pittore pisano detto il Gera La scuola pittorica si sviluppò a Pisa nel 1300 grazie ai semi fecondi gettati da Simone Martini: formatosi nella bottega di Francesco Neri, Gera nel 1387 dipinse il quadro che da allora fu venerato nell’oratorio ampliato per il crescente numero dei devoti (Mandalis). Ipotesi subordinate: il quadro, andato alla comunità pisana di Negroponte, sarebbe poi tornato in Toscana; o una tavola bizantina, guastata dal tempo e dal naufragio e venerata prima che fosse ampliato l’oratorio, fu sostituita dall’icona del Gera in stile bizantino come la Maestà di (Mandalis). ALTRA IPOTESI SULLA MADONNA DI MONTENERO Un villaggio piuttosto considerevole, poiché di tre chiese era fornito, esisteva anco nei primi tempi della Repubblica Pisana nominato Montenero, non ove ora sorge il Santuario di tal nome ma nella opposta pendice che guarda la Torre del Romito (e che) esisteva nel 1327 poiché, nel trasferirsi per la via di Maremma da Pisa ad Arezzo, il famoso vescovo Tarlati in esso infermò e cessò di vivere e, per l’amorevole assistenza fattagli dagli abitanti, lasciò alla Chiesa principale del luogo l’immagine portentosa di Nostra Signora delle Grazie che, dipinta dal celebre Margaritone di Arezzo, è quella stessa che oggi si venera con tanta devozione dai Livornesi. Questa opinione l’altra distrugge la quale, senza storico fondamento, vorrebbe fosse quell’immagine pervenuta sulla sponde dell’Ardenza da Negroponte e quivi miracolosamente manifestatisi a un vecchio pastore (Vivoli). “Smanie per la villeggiatura" dei ricchi pisani del 1300 pendolari fra Pisa e il colle di Montenero Boccaccio ambienta una novella sui declivi del colle, che egli già chiama Monte Nero, dove un macilento giudice pisano della famiglia dei Chinzica villeggiava in suo possedimento con la giovane e bellissima moglie che durante una gita in barca fu rapita da un gagliardo corsaro genovese (ed essa fu tutt’altro che dispiaciuta dell’improvviso cambio del partner). (Mandalis, 2012). Il colle di Montenero era per i ricchi pisani terra di ozi campestri, connotato più da colture che da macchie, sebbene ancora teatro di scorrerie e rapimenti tanto da esser chiamato Monte del Diavolo come dice un testo del Trecento scritto tre anni dopo il primo documento storico relativo alla chiesa di Santa Maria Piena di Grazia e cinque anni dopo la data che la leggenda assegna al rinvenimento del quadro da parte del pastorello sulle rive di rio Ardenza. (Mandalis, 2012).

Livorno era anche una “città rurale”?

Le proprietà di enti civili e ecclesiastici e di monasteri in gran parte pisani sono presenti a Livorno fin dal secolo XII: l'opera del Duomo o primaziale, la mensa arcivescovile, l'ospedale di S. Spirito nuovo detto in seguito Ospedali riuniti di S. Chiara, la pia casa della Misericordia, i monasteri di S. Michele in Borgo, di S. Paolo a Ripa d’Arno, di S. Vito in S. Lorenzo alla Rivolta, la Certosa di Calci, il Comune di Livorno, l'eremo di S. Jacopo in Acquaviva, i conventi dei Gesuati della Sambuca e di Montenero (Castignoli, 2001)

Livorno era anche una “città rurale”?

In epoca tardo medievale nel territorio livornese, (‘Plviere’ di Piano di Porto Pisano, vi era una tendenza per cui principalmente le famiglie livornesi erano beneficiarie dei contratti di affitto di beni appartenenti ad enti religiosi pisani in prevalenza. Si trattava di gruppi sociali di estrazione medio-bassa che avevano il ruolo di conduttori e coltivatori. (…) Risale ad alcuni anni fa la riflessione su quelle realtà definite da Chittolini “città rurali” che emergevano in area della campagna per la presenza di gruppi sociali legati ad interessi ed attività “non contadine”. Nel territorio livornese sorgevano varie comunità di modeste dimensioni numeriche. Procedendo da sud a nord troviamo il territorio di Montenero-Tregoli che in parte coincideva con l’ambito della pievania di S. Paolo di Ardenza che aveva un solo centro abitato. Il torrente Ardenza segnava il confine fra Tregoli e il comune di Salviano, incuneato fra questo corso d’acqua e Rio Maggiore: ad ovest il confine era il mare, ad est i rilievi delle aree macchiose dell’attuale via di Popogna. Il comune di Salviano contava più di un centro abitato, tra cui sono da ricordare, oltre a Salviano, Setteri, Leccia e Scopaia, riconoscibili in toponimi ancora in uso mentre altri, significativi nel Medioevo, nel XV secolo erano ridotti a casolari isolati su terreni agricoli. (Potenti, NSL, 2002) LIVORNESI PENDOLARI TRA LIVORNO E PISA NEL 1300…

Il 24 agosto 1346 Bandinetto si trova a Livorno nella casa del- l’amico Vanni di Bandino e qui detta le ultime volontà al notaio Baciocco di Livorno eleggendo sepoltura presso la Chiesa S. Paolo dell’Ardenza parrocchia di appartenenza. Nomina esecutori testamentari Vanni di Bandino di Livorno e Tania sua sorella, ut omnia sua bona et pretio deponatur in loco securo pro Nocco (suo figlio).

(Rava, I testimenti raccontano: brevi storie di ‘livornesi’ nel tardo medioevo, NSL, 2008, vol. XV)

LIVORNESI PENDOLARI TRA Sopravvissuto alla peste del 1363 Vanni LIVORNO E PISA NEL 1300… di Bandino è camerario del comune di Il 24 agosto 1346 Bandinetto si Livorno per il quale effettua una serie di trova a Livorno nella casa del- pagamenti: a Pisa paga 19 lire e 10 soldi l’amico Vanni di Bandino e qui al fornaio Francesco pro pane cocto, detta le ultime volontà al notaio facto et dato al comune di Livorno; … Baciocco di Livorno eleggendo dà a Bonaccorso de Colle il salario che sepoltura presso la Chiesa S. gli spetta per sei mesi di attività come Paolo dell’Ardenza parrocchia capitano del comune di Livorno; di appartenenza. Nomina consegna a Piero candelarius 45 lire e 11 esecutori testamentari Vanni di soldi per le candele offerte dal comune Bandino di Livorno e Tania sua di Livorno alla chiesa maggiore pisana sorella, ut omnia sua bona et di Santa Maria … A giugno è di nuovo a pretio deponatur in loco securo Pisa nella curia gabelle vini e dà 10 lire pro Nocco (suo figlio). di stipendio a Giovanni del fu Puccio olim notarius et scriba publicus Capitanie (Rava, I testimenti raccontano: brevi storie di ‘livornesi’ nel tardo medioevo, NSL, 2008, vol. Liburne. (Rava, ibidem). XV)

Livorno era anche una “città rurale”?

È documentata la presenza nell'area del piano di porto e adiacenti colline di vaste proprietà di alcuni casati nobili (marchesi di Massa e Corsica, Gherardesca, Gualandi, Visconti, Ceuli); dal cinquecento in poi i nomi dei Salviati, Grifoni, Lante della Rovere, Altemps... si intrecciano a quelli di famiglie arricchitesi con il negozio marittimo non sempre disgiunto da vero proprio corseggio o con l'esercizio delle cariche connesse con l'attività del portofranco tra le quali particolarmente proficue e fruttuose risultano quelle del provveditore della dogana, del capitano del bagno, del provveditore della fabbrica granducale di Livorno: si segnalano Sproni, Franceschini, Rosciano, Paganucci. Nel sei-settecento sul territorio si registrano le presenze di numerosi piccoli proprietari: assieme ai fiorentini, pisani e livornesi, ci sono i greci , gli ebrei e gli armeni. (Castignoli, 2001) E, Repetti Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana, 1833-46 2° - Livorno sotto la Repubblica di Pisa Non si potrebbe conoscere l'origine di questa città senza riandare le vicende istoriche del Porto pisano, di cui Livorno divenne in seguito il capoluogo. (…) all’imboccatura del Porto pisano nell'anno 1157 furono cominciate a costruirsi due torri, la prima delle quali, denominata del Magnan, restò compita nel 1162, e la seconda, della Formica, si termino nell'anno 1163.(quando s decis) la erezione di due altri importanti edifizii nei contorni di Livorno,:il Fondaco del Porto pisano,e la torre del Fanale (che il)13 marzo 1282 fu dai consoli di mare per anni 5 concessa in affitto a fra Galgano priore dei frati Romitani di S. Jacopo d’Acquaviva con l’obbligo di abitarvi di giorno e di notte e di mantenervi accesa la Lanterna. (…) Se si eccettui la borgata di Livorno,il Porto pisano a quell’epoca non contava altro paese dove avessero residenza i pubblici funzionari del Comune di Porto pisano; e che in Livorno inviavasi il capitano giusdicente del Porto pisano e del suo distretto. Quindi fu ad oggetto di popolare il paese e di animare il commercio del Porto medesimo, che i Pisani nelle costituzioni,o statuti del 1284 promettevano immunità e franchige dai dazii e prestanze ed altri privilegii reali a tutti coloro che da li a dieci anni futuri si fossero recati con le loro cose e famiglie ad abitare e fissare il loro domicilio in Livorno, intorno al porto o nella comunità. Oltre di ciò il potestà ed il capitano del popolo pisano si obbligava di proporre al consiglio degli anziani la provvisione di circondare la terra di Livorno di buone e convenienti mura. E, Repetti Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana, 1833-46 2° - Livorno sotto la Repubblica di Pisa Negli statuti pisani del 1161, onde facilitare il commercio e la navigazione fra l’antico porto di Livorno e Pisa,si trova la deliberazione che incarica i consoli di mare di fare esaminare dai periti: se fosse stato possibile di rendere navigabile il fosso Carisio, a partire dal suburbio meridionale di Pisa fino allo Stagno, o all’Ugione; e trovando il progetto eseguibile, ordinavasi di farne la relazione al potestà e al consiglio degli anziani. Ma quasi tutti cotesti provvedimenti atti a popolare difendere e far prosperare Livorno e il vicino Porto pisano pare che mancassero della esecuzione desiderata. Frattanto , appena trascorso un anno dalla redazione degli statuti del 1284, i Genovesi per mare, e i Lucchesi per terra recaronsi a combattere Livorno e Porto pisano; sicchè gli assalitori, stando agli annalisti genovesi guastarono il paese e feciono cadere la torre di verso ponente con gli uomini che v'erano a guardia,ruppero le catene della bocca del porto e quelle recarono a Genova per trofeo (..) La Rep. di Pisa obbligata da tanti disastri a cercare pace e a dure condizioni l’ottenne nell'agosto del 1299 (dopo di ché) i Pisani procurarono tosto di risarcire i recenti danni che alle torri del loro porto ed a Livorno i suoi nemici avevano recato. Le prime operazioni furono la costruzione di una nuova e più solida torre del Fanale nella secca a levante di Livorno, dove sin dal 1163 era stata eretta quella che alla cura del priore dei frati Agostiniani nel 1282 fu affidata, descritta dal Petrarca nell’itinerario Siriaco: et fere contiguum Liburnum ubi praevalida turris est, cujus in vertice per nox flamma navigantibus tuti littoris signum praebet. E, Repetti Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana, 1833-46

2° - Livorno sotto la Repubblica di Pisa Frattanto che si provvedeva a ristabilire e assicurare l'ingresso del Porto pisano, il paese di Livorno era rimasto a guisa di villaggio privo di mura, e solamente in qualche parte steccato. Dondechè non fu difficile ai fuorusciti di Pisa l’entrarvi nel 1326, ed ai Fiorentini l’impossessarsene nel 1364, ardendo tutto o portando via, e solo poteronsi salvare gli abitanti che in tempo sulle barche cercarono scampo a sè e alle loro cose. Tali riflessi fanno dubitare, che non solo non avesse effetto il progetto registrato nel primo libro degli statuti pisani del 1284, relativamente al circondare di mura il borgo di Livorno, ma danno motivo di credere, che non si fosse tampoco alcuna sorta di rocca, nel luogo dove fu eretta nel principio del secolo XV quella che più tardi fu ingrandita (la Fortezza vecchia) all’ingresso del porto che attualmente serve di darsena. Il disastro fu preceduto da un altro assalto marittimo che al Porto pisano nel 1362 fu dato da diverse galere genovesi al servizio del Comune di Firenze. Le quali, cacciatine i difensori, s’impadronirono del molo, e dopo qualche resistenza ebbero il palagio del ponte, e l'altra torre a patti; in fine svelsero le catene grosse, che serravano quel porto, e rotte in più pezzi furono dall'ammiraglio Perino Grimaldi inviate a Firenze, dove vennero appese come monumento di gloria alle colonne di porfido davanti al tempio di S. Giovanni, al palazzo della Signoria, a quello del Potestà, e alle porte della città. Con tutto ciò Livorno,ed il vicino suo porto tornarono ad essere dal guverno di Pisa riparati. E, Repetti Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana, 1833-46 3° - Livorno sotto il Governo di Genova Jacopo d’Appiano (anno 1392) trucidando Pietro Gambacorti suo signore, s'impadronì di Pisa e del suo territorio spronato a tanta perfidia da Gian Galeazzo duca di Milano cui poco o punto costava il dare opera ad un delitto, e molto meno di consigliarlo. In conseguenza, non solo Livorno col suo porto, ma tutta la Maremma toscana (avendo già ligii i Senesi) dipendeva dagli ordini del signor di Milano. Il quale era quasi sul punto d'incatenare al carro dei suoi trofei la più ricca e più avveduta potenza di lui nemica, quando giunse a Firenze l’avviso della di lui morte (anno 1403), sicchè il laccio si ruppe e il colosso politico della biscia milanese per un momento andò in pezzi. Per disposizio- ne dell’estinto duca, Pisa col suo distretto toccò in signoria a Gabbriello Maria figlio naturale di Gian Galeazzo; nè molto tempo corse senza che si tenessero pratiche coi Genovesi, per di cui consiglio il nuovo signore di Pisa e di Livorno si pose sotto la protezione del re di Francia e del maresciallo Buccicaldo suo luogotenente in Genova, il quale di prima giunta occupò militarmente il Porto pisano e Livorno. Mentre i Genovesi con il loro governatore francese Buccicaldo rilasciavano ai Fiorentini l'uso di Livorno, i militari e gli abitanti ubbidivano a un luogotenente nominato dallo stesso maresciallo, che a nome del re Francia doveva dirigere gli affari della repubblica genovese. Questo stato di subdominio e di feudalità dei Livornesi sotto un maresciallo di Francia ebbe un'effimera durata, tostochè con alto pubblico dei 3 settembre, nell’anno istesso 1407, Buccicaldo vendè ai Genovesi la Terra e territorio di Livorno per 26.000 ducati d’oro. E, Repetti Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana, 1833-46 3° - Livorno sotto il Governo di Genova Dondechè i Fiorentini, dopo acquistata la città di Pisa, reputando come di loro proprietà il Porto pisano e Livorno, di uguale animo potevano soffrire che dominasse in casa propria una nazione nata in mare, e le di cui bandiere sventolavano in tutti gli scali più frequentati dell’Asia, dell’Affrica e dell’Europa. Quindi é che ad ogni opportuno incontro il governo di Firenze esibiva, ma sempre senza effetto ,vistose somme ai Genovesi per la compra di Livorno. Venne finalmente il tempo del bisogno, allorquando il doge di Genova Tommaso Fregoso, col pretesto della necessità che si aveva di danaro ad oggetto di provvedersi contro gli eserciti dal Duca di Milano inviati ai danni della propria patria, propose a quegli anziani di vendere a caro prezzo Livorno al Comune di Firenze: furono i preliminari conclusi in Genova il 21 del mese di giugno dell’anno 1421e sei giorni dopo in Firenze dai respettivi sindaci venne ratificato il contratto di compra del castello, terra e fortilizii di Livorno e del suo qualsiasi porto, insieme col porto pisano, la torre della Lanterna, ed alcune altre torri, fortificazioni, possessi, case, bastie, palizzate e territorii con ogni diritto e giurisdizione, mediante lo sborso che la Rep. fior. doveva fare a quella di Genova di fiorini centomila di oro. Nella quale occasione per cautela della compra i Genovesi furono obbligati a far constare legittimamente dell’acquisto precedentemente da essi fatto di Livorno e del suo territorio, conforme apparisce dai documenti originali che trovansi inserti nel trattato in discorso, esistente nell'archivio delle Riformagioni di Firenze.