Ci Vediamo All'inferno
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Ci vediamo all’inferno Jack e Sally Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o luoghi e/o a persone realmente esi- stenti è da ritenersi puramente casuale. Arianna Nese CI VEDIAMO ALL’INFERNO Jack e Sally Romanzo www.booksprintedizioni.it Copyright © 2016 Arianna Nese Tutti i diritti riservati Prefazione “La nostra amicizia in una parola? Pazzia. Non so come spiegarlo… Dal nostro primo messaggio ci siamo conosciuti, abbiamo discusso dei nostri “problemi” e ci abbiamo scherzato sopra. Ogni messaggio che ci mandavamo non aveva un senso logico. Il mio buongiorno le faceva spuntare un sorriso. La sua buonanotte mi faceva stare bene, come nessuno era mai riuscito a fare. Faceva… perché ormai è finito tutto.” 5 Canzoni consigliate come sottofondo per la lettura1 Playlist Personale “Tiax Music” − Jack e Sally – Nitro − Il Cuore e La Penna – Primo, Tormento, Mezzosangue − Olimpiade – Enigma − Morte in diretta – Salmo − Sassi e Diamanti – Nitro − Pow Pow – Gemitaiz ft. Kill Mauri − 7 A.M. – Salmo − 666 – Jack The Smoker − Suicidol – Nitro − B&W – Two Fingerz ft. Madman − S.e.n.i.c.a.r. – Marracash − Sangue – Mezzosangue − Pleasantville – Nitro − 1984 – Salmo − El Micro De Oro – Primoft. Tormento − KillerGame – Salmo ft. Gemitaiz e Madman − Burial – Jack The Smoker − Ectoplasmi – Mezzosangue 1 Facoltativo. 7 − Don – Marracash ft. Achille Lauro − Non Credo Più – Luchè ft. Corrado − Mic Taser – Salmo − Rotten – Nitro − Un Dio Personale – Salmo − Circus – Mezzosangue 8 Introduzione La mia vita è uno schifo. A 15 anni sono autolesionista, sadico e soffro di un Disturbo Borderline di Personalità 2. Ma cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Sono sempre stato quello che subiva. Quello escluso, preso in giro, mai scelto in nulla. Io sono così. Grasso, impacciato e idiota. Troppo idiota. Ho iniziato a fumare per farmi accettare. Ho iniziato a bere alcolici per farmi accettare. Ho iniziato a trattare male le ragazze per farmi accettare. Non è servito a nulla. Mi sfruttano e poi mi abbandonano. Tut- ti. Sempre. Ogni volta torno a casa con i vestiti sgualciti e impregnati di fumo e l’alito di alcool. Mi odio. Voglio morire. Ogni volta torna- to a casa prendo quella lametta e mi chiudo in bagno. 2 Il Disturbo Borderline di Personalità è un disturbo le cui caratteristiche essen- ziali includono impulsività e instabilità nei comportamenti e nelle relazioni in- terpersonali. Tali comportamenti sono presenti fin dall’adolescenza e si manife- stano attraverso una varietà di situazioni e contesti. Altri sintomi solitamente includono intensi timori di abbandono, rabbia estrema e irritabilità. Pratiche di autolesionismo, ideazioni suicide e abuso di sostanze sono frequenti. Vi sono prove che anomalie del sistema limbico siano correlabili a molti dei sintomi. 9 Ogni volta sul mio polso aggiungo una riga, poi un’altra, fino ad arrivare quasi a metà del braccio. I miei occhi sono pieni di lacrime che non scendono. Non riesco a piangere. Le mani mac- chiate del mio sangue. Mia madre che da fuori alla porta mi urla di smettere. Io che le rispondo che sono solo una persona che a questo mondo non serve. Morire sarebbe la cosa migliore. La mia famiglia è distrutta ormai, uno in meno farebbe solo comodo. Senza di me sarebbe tutto a posto. Sono solo io. Sono solo un errore. Subisco in silenzio, non ho lacrime. Quando sono solo mi sfo- go contro con quella lametta mentre con gli altri faccio il bullo per farmi credere forte. Io non sono forte. Agisco senza pensare, parlo senza riflettere, sbaglio sempre. La lametta passa da una parte all’altra del polso. Le mie brac- cia e le mie gambe sono piene di tagli. Ricalco sempre gli stessi per farmi più male. Cerco di piangere ma non ce la faccio. Io non ero così. Ero un ragazzino come gli altri una volta. Poi si sa, con il tempo tutto cambia. Tutto peggiora. Loro sono cam- biati e gli insulti aumentati. Io non ho una mia identità. Seguo gli altri e mi metto nei guai. Alla fine è sempre colpa mia. Sono sempre il più cretino, quello che si fa sempre fregare. La scuola intera mi conosce, mi teme, mi odia. Mi conoscono come “il bullo”, quello di cui non fidarsi, il buo- no a nulla, il rimandato più odiato dai professori e dai genitori degli altri, il ragazzo problematico da non frequentare. Sono il figlio di cui tutte le madri si vergognerebbero. Non studio mai, ho sempre quelle maledette cuffie nelle orecchie con musica deprimente e la risposta acida sempre pronta. Nessuno mi conosce davvero, nemmeno mia madre potrebbe compren- 10 dermi. Nessuno cerca di capirmi, nemmeno un po’. Nemmeno a chiedere “Come stai davvero?”. Niente. La lametta che disegna righe sul mio polso è la mia unica mi- gliore amica. Nessuno vedrà mai in me il ragazzino semplice e solo che sono ma vedrà solamente ciò che io voglio far credere. Quello che mi hanno fatto diventare. Ci sono giorni in cui salgo sul tetto sperando di cadere, ma non ce la faccio a buttarmi giù per davvero. Mi siedo sul corni- cione con i piedi dondolanti nel vuoto sperando che qualcuno mi spinga giù o che qualcosa mi faccia alzare, scivolare e cadere. Quando sono seduto lì mi osservo. Guardo le mie mani, le mie braccia, le mie gambe. Vedo solo un ammasso di inutilità. Un mostro. So da solo come sono, non serve che me lo rinfaccino. So di non essere come gli altri, sono diverso. So di non essere bello e magro come tutti i ragazzi che le ra- gazze cercano. Lo so da solo, ma loro me lo fanno pesare. Non sanno che dentro di me soffro. Non sanno che quando torno a casa il primo pensiero è quello di uccidermi. Loro non potranno mai capire come si sente uno come me, uno sbaglio in un mondo che vuole tutto perfetto. Ma non tutti sono così. Non tutti mi fanno pesare le cose brut- te che dico e che faccio, nemmeno il mio aspetto gli interessa. Non tutti mi conoscono nel mondo reale o con l’identità da bullo che mi sono creato. Mi sono fatto aggiungere in un gruppo di amici virtuali per vedere un po’ come funzionava. Nessuno di loro ha mai visto l’altro. Conoscono solo i loro strani nomignoli, quelli con cui si sono presentati nel gruppo e mi conoscono come Tiax. Non mi 11 hanno mai visto. Non sanno come sono. Anche senza conoscermi mi parlano e mi fanno compagnia. Anche loro però non servono a nulla nella mia vita. Se raccontassi tutto quello che faccio, se gli dicessi come sono e come mi comporto, se vedessero il mio aspetto… mi cancellerebbero subito dalla loro vita. Mi abbando- nerebbero. Come tutti. Perché? Perché nessuno vuole un finto bullo bipolare con sé. Nessuno mi accetterebbe per come sono. Di me sanno solo che sono sadico e che ho molti problemi. Ho mandato loro una foto del mio braccio pieno di tagli con scritto: “Mi diverto con poco”, ma loro non ci hanno fatto molto caso. A loro non importa se sto bene o male. Tanto non mi hanno mai visto, se io un giorno scomparissi non se ne accorgerebbero nemmeno. 12 .