La Battagli Politica Verso Unità Italia.Indd
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Il volume è il frutto della ricerca ................................. ...................................svolta presso il Dipartimento di Studi Storici e Geografi ci dell’Università degli Studi di Firenze, e benefi cia di un contributo dei Fondi d’Ate- neo 2013. Copyright © 2014 NICOMP L.E. Piazza Madonna degli Aldobrandini, 1 50123 Firenze Tel. e fax +39 055 26 54 424 e-mail [email protected] www.nicomp-editore.it Stampa: Global print, Gorgonzola - Mi In copertina: Giovanni Cipriani Una battaglia politica internazionale Il tormentato cammino verso l’unità italiana 1846-1860 A Giuseppina Gazzarrini Lotti che sa vivere presente e passato con amore e curiosità Indice Premessa p. 3 I L’ideale federalista e la I Guerra di Indipendenza “ 11 II Il progetto unitario e la politica pontifi cia “ 101 III Dal 27 Aprile 1859 alla II Guerra di Indipendenza “ 123 IV I plebisciti e la partecipazione popolare “ 165 Premessa Al termine di questo nuovo lavoro desidero rivolgere il mio grato pen- siero a quanti, in questo lungo percorso di studi, mi hanno sorretto con consigli e suggerimenti ma soprattutto con il prezioso sostegno della loro fi ducia. Come non ricordare, dunque, Luigi Lotti, Sandro Rogari, Cosimo Ceccuti e Zeffi ro Ciuff oletti che mi hanno chiamato a far parte della Società Toscana per la Storia del Risorgimento ed a partecipare ai nu- merosi convegni di studio, via via organizzati, sugli aspetti più disparati dell’Ottocento europeo. Paolo Vanni, instancabile storico della Croce Rossa, è stato straor- dinario nell’acuire la mia sensibilità nei confronti di temi di carattere militare e assistenziale. Non meno denso di stimoli è stato l’ingresso nel Comitato Fiorentino per il Risorgimento, animato da Adalberto Scarlino, da Fabio Bertini, da Sergio Casprini, da Alessandra Campagnano, da Giovanna Lori, da Silvia La Rossa e da tanti appassionati cultori di studi risorgimentali. Il loro impegno mi ha fatto ancor più comprendere il valore di un’epoca e, soprattutto, quello di un messaggio civile che non ha limiti cronolo- gici e che conserva intatto un patrimonio ideale a cui poter attingere in ogni circostanza. Di grande suggestione sono state poi le amabili conversazioni con Stefano Majnoni d’Intignano, discendente diretto di Ferdinando Barto- lommei, massimo fi nanziatore del Risorgimento toscano; con Martino Bandelloni, discendente diretto di Angelo Bandelloni, solerte funzionario della polizia granducale; con Carla Bini Scheyven, discendente diretta di Michele Sardi, al vertice della gendarmeria toscana nel fatidico 1859; con Francesco Giuntini Antinori, discendente diretto del banchiere Mi- chele Giuntini e depositario di preziose testimonianze sul XIX secolo. 9 Una battaglia politica internazionale Il passato, se rivissuto attraverso le fonti e le testimonianze, diviene presente ed è in grado di trasmetterci emozioni reali ed a farci rifl ettere sul nostro cammino quotidiano, con il peso e lo spessore delle vicende di chi ci ha preceduto. Firenze, Settembre 2013 Giovanni Cipriani 10 I L’ideale federalista e la I Guerra di Indipendenza Nel Giugno 1846 l’ascesa al pontifi cato di Pio IX suscitò grandi speranze. Giovanni Maria Mastai Ferretti sembrava incarnare il capo della chiesa vaticinato pochi anni prima da Vincenzo Gioberti nel Primato morale e civile degli italiani1 ed il neoguelfi smo assunse un peso politico sempre maggiore. Pio IX appariva mite, cautamente liberale, benigno e carita- tevole e negli ambienti progressisti si guardò subito a lui con simpatia e soprattutto con impaziente attesa essendo ancora vivo il ricordo della intransigente chiusura del bellunese Gregorio XVI Cappellari. L’editto di perdono, emanato dal pontefi ce ad un mese dalla sua elezione, fu ac- colto come la prova inconfutabile di un nuovo corso ed iniziò una vera e propria celebrazione del vicario di Cristo, sottolineata da stampe allego- riche2, orazioni, composizioni poetiche e musicali, omaggi impressi con raffi nati caratteri tipografi ci. Gabriele Rossetti colse subito lo spirito del momento e fu pronto a defi nire Pio IX “redentore” d’Italia: “Segui, o messo di Dio, ché se ardua è l’opra Dio la protegge; e non sai tu come arda Alto desio che al patrio ben s’adopra Dalla scillea maremma all’onda sarda? Segui, ché al fi n la terra in te discopra Le meraviglie d’un’età più tarda. Pensa al maggior de’ troni esser tu sopra, Che speranzoso un avvenir ti guarda. Campasti i mille, è ver, da carcer nera Ma la stanza del duol solo mutavi 1 Pubblicato a Bruxelles nel 1843. 2 Il pittore livornese Nicola Ulacacci dedicò a Pio IX una splendida incisione in cui appariva lo Spirito Santo che si posava sul pontefi ce fra la folla plaudente. 11 Una battaglia politica internazionale E carcere non è l’Italia intera? Redimila, ché il puoi, sol tu, per Dio, Poi di’ superbo vincitor degli avi: Io dell’Italia il redentor son io”3. Lo scultore Pietro Tenerani realizzò invece un elegante busto di Pio IX e subito Angelo Maria Geva compose aulici versi per l’occasione, facendo vivere quell’immagine scolpita: “Superbi e gloriosi ite, o scarpelli Cui dovran tanto i dì ch’ancor non sono, Dacché l’uomo, ond’il cielo a noi fé dono, Par che dal sasso ad ogni età favelli; E sul labro di lui si rinnovelli Il bando della pace e del perdono; E dal marmo così, come dal trono, Gridi: Voi fi gli miei siete fratelli. Oh benedetta la virtù che fuora Trasse (mercé di lui che ‘l mondo affi da) Quell’accento che i cuor lega e innamora. Benedetta la man, che quella fi da Parola udir ne fa del sasso ancora, Tanto può l’arte quando amor la guida”4. Il 1847 fu un anno straordinario per lo Stato della Chiesa. Venne at- tenuato il rigore della censura, venne creato il Consiglio dei Ministri, fu istituita una Consulta con la partecipazione di laici ed infi ne venne concessa la formazione della Guardia Civica. Di fronte a tante novità si allarmarono però i conservatori. L’Austria ebbe un fremito e Met- ternich, che non tollerava l’idea di un papa liberale, volle intimidire il 3 I poeti della patria. Canti italici raccolti da Vincenzo Baffi , Napoli, Rondinella, 1863, p. 268 4 In onore della Santità di Nostro Signore Papa Pio IX. Prosa e versi, Roma, Berti- nelli, 1847, p. 24. 12 I - L’ideale federalista e la I Guerra di Indipendenza pontefi ce facendo occupare Ferrara da truppe austriache, il 17 Luglio. Fu una mossa errata. Da ogni parte si levarono proteste nei confronti della prepotenza austriaca e giunsero a Pio IX dichiarazioni di sostegno davvero singolari, in grado di far comprendere il livello di rancore ormai raggiunto nei confronti della potenza asburgica. Carlo Alberto di Savoia off rì il suo esercito. Garibaldi, dall’America, mise a disposizione la sua legione di volontari. Giuseppe Mazzini indirizzò a Pio IX una vibrante lettera, esortandolo a mettersi a capo del movimento per l’indipendenza italiana. Metternich ordinò il ritiro delle truppe ma l’episodio mise in chiara evidenza che l’Italia era pronta a muover guerra all’Austria e che il nome e la fi gura del nuovo pontefi ce erano per molti, ormai, una vera e propria bandiera insurrezionale. Il Granduca di Toscana, Leopoldo II d’Asburgo Lorena, pur con mol- te perplessità, seguì l’esempio pontifi cio ed in quello straordinario 1847 procedette a lungimiranti concessioni. “L’invocazione di Pio IX: Gran Dio benedite l’Italia, come scintilla che incendia una traccia di polvere, ebbe il potere, a traverso il sentimento religioso, di determinare il risve- glio del patriottismo nell’animo degli italiani”5. Era l’inizio di un vasto fermento ed a Firenze, il Marchese Ferdinando Bartolommei svolse un ruolo di straordinaria importanza nel corso del 1847. Nel suo palazzo, come ricorda la fi glia Matilde, si era dato convegno “un comitato rivo- luzionario, i cui membri principali, oltre al Bartolommei, erano Antonio Mordini, Ferdinando Zannetti, il Professor Pellizzari, il Professor Emilio Cipriani, Lodovico Morelli Adimari, Petronio Costetti. Dei sette mem- bri di questo comitato, quattro erano medici di primissimo ordine ed alcuni di essi appartenevano al Partito Repubblicano, ma erano concordi nell’intento di scacciare lo straniero e legati tutti da una stima reciproca e da una amicizia che non si smentirono mai”6. 5 M. GIOLI BARTOLOMMEI, Il rivolgimento toscano e l’azione popolare (1847-1860). Dai ricordi familiari del Marchese Ferdinando Bartolommei, Firenze, Barbera, 1905, pp. 12-13. Si veda inoltre in proposito A. ZOBI, Catechismo costituzionale preceduto da una avvertenza storica, Firenze, Galileiana, 1848, pp. 23-24. 6 GIOLI BARTOLOMMEI,Il rivolgimento toscano, cit., pp. 13-14. Si veda inoltre in proposito T. KROLL, La rivolta del patriziato. Il liberalismo della nobiltà nella Toscana del Risorgimento, trad. ital., Firenze, Olschki, 2005, passim. 13 Una battaglia politica internazionale Grazie al loro impegno si ebbero “le prime dimostrazioni imponenti e disciplinate con le quali furono imposti a Leopoldo II la libera stampa, lo statuto, la guardia civica, la bandiera tricolore nazionale. Le più me- morabili furono quelle del 5 e del 12 Settembre 1847, a cui prese parte tutta la popolazione, non esclusi i preti ed i frati con gli stendardi delle rispettive corporazioni”7, rievocate da una serie di incisioni di cui il li- vornese Nicola Ulacacci fu l’interprete più effi cace. Leopoldo II, travolto dagli eventi, dopo aver compreso che “come un naviglio contro li ele- menti, così uno stato non si può governare contro l’esigenza del tempo, si rischia di anticipare il naufragio”8, fu accorto. “Nelle condizioni in cui si verteva bisognava concedere”, dichiara esplicitamente. “Avevo dato, e non poco: libertà a stampare. Questo si desiderava, pareva sfogo a desi- deri compressi. ... Il 21 Maggio mi circondai dei miei consiglieri ..