agosto 2016 DOSSIER Martedì, 13 settembre 2016

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01/08/2016 mattinopadova.it Rigenerazione e innovazione «Sono esempi da sostenere» 1 01/08/2016 La Nuova di Venezia e Mestre Pagina 9 Bevilacqua La Masa, ora servono nomine di spessore 2 01/08/2016 Il Mattino di Padova Pagina 12 Rigenerazione e innovazione «Sono esempi da sostenere» 4 01/08/2016 ilsole24ore.com Bravi nello studio e nello sport? Dalle università di Venezia... 5 01/08/2016 Exibart.com Desiderio e disciplina, la moda come progetto ­ Exibart.com 7 01/08/2016 San Marino Notizie Gianni Sinni nominato nuovo componente del Comitato Tecnico Artistico... 10 02/08/2016 Corriere della Sera Pagina 33 VITTORIO GREGOTTI GENERAZIONI DI ARCHITETTI A CONFRONTO 11 02/08/2016 Macon Telegraph Italian artist draws inspiration from Indiana for exhibit 13 02/08/2016 Casabella Pagina 58 Francesco Collotti 15 02/08/2016 Casabella Pagina 81 Sebastián Irarrázaval 16 02/08/2016 Casabella Pagina 6 Grand Prix 2013­2015 17 04/08/2016 Corriere del Pagina 8 Il magistrato, l' avvocato, i poliziotti il team di Brugnaro sulla... 19 05/08/2016 Il Gazzettino Pagina 18 Città metropolitana, se cresce e si sviluppa ci guadagnano tutti 21 07/08/2016 nuovavenezia.it ENRICO TANTUCCI Acqua granda tra memoria e appelli 23 07/08/2016 La Nuova di Venezia e Mestre Pagina 15 ENRICO TANTUCCI Acqua granda tra memoria e appelli 25 07/08/2016 La Nuova di Venezia e Mestre Pagina 1 Acqua granda, un mese di ricordi 27 07/08/2016 Il Gazzettino Pagina 33 MARIA CORSETTI Il comitato per l' autonomia della Fondazione: «Un errore... 28 08/08/2016 Il Mattino di Padova Pagina 16 Rilievi sulla statale Piovese serviranno per il Prg 30 08/08/2016 Venezia Today Manager a scuola di business: a Ca' Foscari una giornata sui nuovi... 31 09/08/2016 La Nuova di Venezia e Mestre Pagina 2 «Ma gli abitanti stanziali sono parte della città» 33 09/08/2016 Il Gazzettino Pagina 38 Cus, bando per studenti pallavolisti 35 09/08/2016 Il Gazzettino (ed. Rovigo) Pagina 51 Il 2016 d' oro di Ferratello: entra nell' Albo degli artisti 36 09/08/2016 La Voce di Mantova Pagina 13 Una scrittura senza scrittori? 37 09/08/2016 La Voce di Rovigo Pagina 21 Museo della Cattedrale aperto anche per ferie 39 10/08/2016 La Nuova di Venezia e Mestre Pagina 14 «Promuovere l' auto restauro per favorire i più deboli» 40 10/08/2016 La Nuova di Venezia e Mestre Pagina 14 ENRICO TANTUCCI Zuin: «È un calo fisiologico invertiremo la tendenza» 41 10/08/2016 La Nuova di Venezia e Mestre Pagina 29 ANNA SANDRI «Volevo arredare case, ma ho scoperto l' opera» 43 10/08/2016 La Repubblica Pagina 17 VERA MANTENGOLI La resa dei veneziani "Mai così pochi i residenti in laguna" 45 10/08/2016 Il Gazzettino (ed. Rovigo) Pagina 37 Ex psichiatrico abbandonato 47 11/08/2016 Corriere delle Alpi Pagina 38 VIRGINIA BARADEL La lunga storia della scuola che crea gli artisti 49 12/08/2016 L'Arena Pagina 8 Soave Versus in omaggio al paesaggio 51 12/08/2016 La Nuova di Venezia e Mestre Pagina 13 Spopolamento di Venezia, manca la volontà politica 53 13/08/2016 Il Manifesto Pagina 17 È ora di scena Anagoor 55 13/08/2016 La Repubblica D Pagina 124 FABRIZIO MERIS scuola 3.0 58 13/08/2016 Corriere del Veneto (ed. Verona) Pagina 8 Venezia, 4 turisti per ogni abitante «Laboratorio fiscale contro l'... 60 13/08/2016 corriere.it Agosto, quattro turisti per veneziano «Abitanti in fuga dalla... 62 14/08/2016 Corriere del Veneto (ed. Treviso) Pagina 3 GLORIA BERTASI Gli immobiliaristi di Londra «Seconda casa? Venezia ideale» 64 14/08/2016 Il Gazzettino (ed. Belluno) Pagina 51 LUCIO EICHER CLERE "Stua cultural": a Costalta proseguono gli incontri 66 17/08/2016 Il Gazzettino Pagina 43 Blue Moon, dopo Sgarbi altre critiche ala terrazza 67 17/08/2016 La Repubblica Pagina 17 Necrologio 69 18/08/2016 La Tribuna di Treviso Pagina 38 GIUSEPPE BARBANTI Silvia, la Luce appesa a un filo che ha stupito la Biennale 70 18/08/2016 Elle Pagina 222 Progettare è narrare una storia 72 19/08/2016 mattinopadova.it ALBERTO VITUCCI «Prezzo chiuso, favore al Consorzio» 73 19/08/2016 La Nuova di Venezia e Mestre Pagina 9 ALBERTO VITUCCI «Prezzo chiuso, favore al Consorzio» 75 19/08/2016 Il Gazzettino (ed. Treviso) Pagina 57 La fotografia a villa Brandolini 77 19/08/2016 Idea Web Pagina 25 Uniwhere 78 19/08/2016 nuovavenezia.it ALBERTO VITUCCI "Prezzo chiuso, favore al Consorzio" 79 20/08/2016 ilpiccolo.it (Trieste) MARCO BISIACH «Proviamo a scommettere su Gorizia» 81 20/08/2016 Corriere del Veneto Pagina 11 Tennis universitario campionato di Iuav 83 20/08/2016 Il Piccolo (ed. Gorizia) Pagina 19 MARCO BISIACH «Proviamo a scommettere su Gorizia» 84 20/08/2016 Il Gazzettino Pagina 53 NICOLA DE ROSSI Aree agricole, i 5Stelle ancora all' attacco: «Non ci danno... 86 20/08/2016 Bologna Today Cersaie 2016 87 21/08/2016 Corriere del Veneto Pagina 9 «Soraman» e Yoko Ono Chiude il fruttivendolo di Santa... 89 21/08/2016 La Repubblica (ed. Bari) Pagina 2 "Ora un restauro esemplare per rimediare agli errori" 91 21/08/2016 Il Gazzettino Pagina 31 DANIELA GHIO «Ridurre del 30 per cento gli accessi in centro storico» 93 21/08/2016 Arttribune Nuovi sguardi su Venezia. Alla Fondazione Fabbri 95 22/08/2016 La Gazzetta del Mezzogiorno (ed. Basilicata) Pagina 29 PASQUALE DORIA Stazione Fal, ma ora si volti pagina 97 23/08/2016 L'Adige Pagina 32 DANIELE FERRARI Quattro giovani artisti in Sala Maier 99 23/08/2016 Il Gazzettino Pagina 39 Sfida a tennis al Green Garden per 15 atenei italiani 100 23/08/2016 La Stampa (ed. Verbania) Pagina 51 CHIARA FABRIZI Stresa festival, insolito debutto con la danza unita alla musica 101 23/08/2016 La Prealpina Pagina 42 Con le sorelle Labèque Apertura in bello stile 103 24/08/2016 Corriere di Romagna (ed. Forlì­Cesena) Pagina 11 In testa alla Gran Bretagna design vincente e cesenate 104 24/08/2016 La Gazzetta del Mezzogiorno (ed. Basilicata) Pagina 36 «Ciurnelli è stato docente fino al 2010» 106 24/08/2016 Il Gazzettino (ed. Belluno) Pagina 50 A confronto sui tabià domani a Domegge 107 25/08/2016 Corriere del Veneto (ed. Treviso) Pagina 8 Il braccialetto della nascita diventa un gioiello 108 25/08/2016 Corriere del Trentino Pagina 6 ERICA FERRO «Decisioni troppo lente, la riforma aiuterà» 109 25/08/2016 Venezia Today Spettacolo in Canal Grande: torna la magia della Regata Storica di Venezia 111 26/08/2016 Il Giornale Di Vicenza Pagina 41 Il Palladio e Verona Dal Teatro romano ai grandi pittori 112 26/08/2016 L'Adige Pagina 22 I giovani progettisti: «Così si cambia e riqualifica la... 114 26/08/2016 Corriere del Veneto Pagina 8 «I confini del turismo vanno allargati dentro e fuori la... 116 26/08/2016 Settimana di Saronno Pagina 36 Festival di multivisione in piazza 118 26/08/2016 Ragusa Oggi RITA CILIA CONCORSI ED OFFERTE DI LAVORO 119 27/08/2016 Il Manifesto Pagina 16 Lo sguardo progettato 120 28/08/2016 L'Eco di Bergamo Pagina 35 REMO TRAINA «Summer school leggere il Romanico» ad Almenno S. B. 123 28/08/2016 Il Giornale Di Vicenza Pagina 6 «Edilizia vulnerabile Sos in centri storici e vecchie... 125 28/08/2016 Il Giornale Di Vicenza Il problema restauri 127 29/08/2016 Il Gazzettino (ed. Udine) Pagina 18 Vittorio Gregotti, lezioni veneziane Teoria, prassi e buona architettura 128 29/08/2016 wired.it ROSY BATTAGLIA Che cosa stanno facendo gli attivisti digitali per il terremoto 129 30/08/2016 lanuovaferrara.it Un festival e tanti pensieri 131 30/08/2016 La Nuova Ferrara Pagina 23 Un festival e tanti pensieri 132 30/08/2016 Il Gazzettino Pagina 63 NOTIZIE UTILI 133 30/08/2016 La Sicilia (ed. Ragusa) Pagina 25 I nuovi bandi messi a disposizione dall' Urp 134 30/08/2016 Il Giornale Pagina 7 FRANCESCA ANGELI «Non c' è bisogno di un' archistar per la... 135 30/08/2016 ilgiornale.it FRANCESCA ANGELI "Non c' è bisogno di un' archistar per la ricostruzione" 137 30/08/2016 Gente Veneta GVNews : Backup per la tutela dei beni culturali, un master allo Iuav di... 139 31/08/2016 L'Eco di Bergamo Pagina 39 CARLO DIGNOLA Una piazza selvaggia, ma non punk 140 31/08/2016 Venezia Today Bivacco sulla scalinata della chiesa dei Tolentini: una scultura per... 142 1 agosto 2016 mattinopadova.it

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Rigenerazione e innovazione «Sono esempi da sostenere» «Rigenerazione urbana e innovazione sociale». Sono le due parole chiave che dovranno caratterizzare la maggior parte dei progetti che accedono ai fondi strutturali europei, secondo quanto deciso da...

«Rigenerazione urbana e innovazione sociale». Sono le due parole chiave che dovranno caratterizzare la maggior parte dei progetti che accedono ai fondi strutturali europei, secondo quanto deciso da Bruxelles. Padova cosa ha fatto finora? «Bisogna tenere assieme la riattivazione di spazi abbandonati e la coesione sociale, così da poter costruire nuove progettualità, capaci di incidere realmente sulla qualità della vita e sulla possibilità di vivere gli spazi senza averne paura ­ sottolinea Elena Ostanel, ex consigliere comunale e ricercatrice dello Iuav ­ La soluzione non è la chiusura anticipata dei negozi, ma rendere i luoghi più periferici vivi anche nelle ore serali. E utilizzare gli immobili sfitti rimessi in circolazione per creare anche nuova occupazione».In città alcuni esempi di recupero di luoghi urbani abbandonati si trovano in stazione e all' Arcella. C' è il progetto «LAB+» su Piazza Gasparotto, finalista al bando nazionale "Culturability3", o il progetto «ContArcella» che porta la lettura nei parchi del quartiere o il «Pacta», cittadini che puntano a comprare un' area verde a Sacro Cuore per sottrarla alla speculazione edilizia. «Iniziative che dovrebbero essere sostenute dal Comune», conclude Ostanel.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 1 1 agosto 2016 Pagina 9 La Nuova di Venezia e Mestre

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Bevilacqua La Masa, ora servono nomine di spessore

di GIORGIO BUSETTO* In Consiglio Comunale si è consumata una rottura con il mondo più qualificato dell' arte contemporanea speriamo non definitiva ma certamente grave. La parziale retromarcia della giunta Brugnaro che ha stralciato dall' elenco delle soppressioni l' Istituzione Bevilacqua La Masa si è conclusa dopo un logorante dibattito con opposizioni e artisti (soprattutto giovani, presenti in gran numero e assai vocianti, forti delle oltre duemila firme di sostegno raccolte in tre giorni) la chiusura a istrice è stata netta, caparbia, infantile. La scelta (che condivido) di ridurre a tre il numero dei membri del Cda, affidandone al sindaco la nomina scegliendo in un vasto e imprecisato mondo della cultura (ciò che non condivido) sancisce una rottura non solo con l' inattuale e inappropriata presenza dei sindacati, che rinvia alla Venezia post 1945, ma anche con Accademia di Belle Arti, IUAV e Ca' Foscari, cui viene tolta dopo decenni la nomina di un componente ciascuna. A nulla sono valsi i successivi tentativi di mediazione, e in particolare la proposta di affidare al Sindaco la scelta entro una rosa di tre nominati da ciascuno di questi tre Enti. Quali dunque i comportamenti da rigettare e i pericoli che corre ora l' Istituzione privata di una adeguata autonomia? Intanto le affermazioni dell' assessore Zuin, arrogante quanto il suo sindaco anche se, occorre dirlo, meno villano nelle espressioni verbali. Il controllo: il Comune stanzia 400 mila euro e vuole il controllo (sulla spesa di questa somma si sono sentite da consiglieri della maggioranza illazioni indegne di essere riferite e commentate). Una direzione artistica è inimmaginabile perché comporterebbe una spesa ulteriore. Ora l' arroganza nasce dall' incompetenza in materia di bilancio. Una spesa non è mai dato oggettivo, ma va sempre valutata in termini qualitativi e di rapporto di costo­ beneficio e ricontestualizzata poi nell' area complessiva di entrate e uscite. L' autonomia di cui godeva la Bevilacqua La Masa e la competenza con cui è stata condotta in questi lustri (e bisogna pur fare soprattutto il nome di Angela Vettese) hanno fatto sì che l' Istituzione si immettesse nel più elevato circuito internazionale dell' arte contemporanea, che ne profittassero i giovani artisti afferenti all' Istituzione, che ne risultassero apporti finanziari ed economici importanti. Evangelicamente possiamo dire che i talenti affidati hanno restituito a chi li dava rendite importanti, creando per Venezia un luogo di produzione artistica valorizzato e riconosciuto nel mondo, capace di attrarre anche in recenti collaborazioni sinergiche imprese numerose grandi e piccole, con manifestazioni di alto livello.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 2 1 agosto 2016 Pagina 9 La Nuova di Venezia e

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Quanto ci vuole ad allontanare potenziali sponsor? Di quale attrattività è capace una macchina comunale o comunalizzata? Quanto basta a dequalificare un luogo dell' arte contemporanea e quanto ci vuole a crearne o ancora peggio a restaurarne il prestigio? E se si dovesse fare ricorso alla competenza adeguata di un direttore artistico quanto costerebbe e quanto renderebbe in attività e in fund raising? Tra le altre questioni trattate da ignoranti l' idea della Fondazione testamentaria, quale nacque, prosperò con risultati straordinari finché non si volle privarla dell' autonomia (il grande Barbantini ricorda che fu chiamato dal sindaco e diffidato dall' occuparsi ancora di arte contemporanea!) e sfruttarla in pro del Comune, col quale il contenzioso resta perciò ricorrente. Ebbene se la Fondazione fosse autonoma, appropriatamente gestita e disponesse tuttora di Ca' Pesaro e la potesse affittare, non avrebbe entrate e appeal sufficienti a mantenersi senza gravare sulle casse comunali? Dunque se il Comune ha privato la Bevilacqua La Masa del suo patrimonio, mettendone a disposizione uno di molto inferiore, non può lamentarsi di dover mettere a bilancio una somma molto inferiore al valore finanziario ed economico del lavoro svolto. Entrare in un sito tanto particolare quanto è un istituto dell' arte contemporanea rischia di provocare gli effetti del pachiderma nella cristalleria. Ora non resta che confidare nei seguiti affidati al sindaco Brugnaro, se non in un ripensamento difficile dopo essersi tanto esposto, almeno in pratiche di silenziosa consultazione di addetti ai lavori di reale qualificazione che portino a nomine di tutto rispetto, omaggio necessario al lascito della duchessa Felicita Bevilacqua La Masa. *Docente di Management degli istituti Culturali all' Università Ca' Foscari.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 3 1 agosto 2016 Pagina 12 Il Mattino di Padova

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Rigenerazione e innovazione «Sono esempi da sostenere»

«Rigenerazione urbana e innovazione sociale». Sono le due parole chiave che dovranno caratterizzare la maggior parte dei progetti che accedono ai fondi strutturali europei, secondo quanto deciso da Bruxelles. Padova cosa ha fatto finora? «Bisogna tenere assieme la riattivazione di spazi abbandonati e la coesione sociale, così da poter costruire nuove progettualità, capaci di incidere realmente sulla qualità della vita e sulla possibilità di vivere gli spazi senza averne paura ­ sottolinea Elena Ostanel, ex consigliere comunale e ricercatrice dello Iuav ­ La soluzione non è la chiusura anticipata dei negozi, ma rendere i luoghi più periferici vivi anche nelle ore serali. E utilizzare gli immobili sfitti rimessi in circolazione per creare anche nuova occupazione». In città alcuni esempi di recupero di luoghi urbani abbandonati si trovano in stazione e all' Arcella. C' è il progetto «LAB+» su Piazza Gasparotto, finalista al bando nazionale "Culturability3", o il progetto «ContArcella» che porta la lettura nei parchi del quartiere o il «Pacta», cittadini che puntano a comprare un' area verde a Sacro Cuore per sottrarla alla speculazione edilizia. «Iniziative che dovrebbero essere sostenute dal Comune», conclude Ostanel.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 4 1 agosto 2016 ilsole24ore.com

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Bravi nello studio e nello sport? Dalle università di Venezia quattro borse di studio a pallavolisti

Il cielo sopra San Marco Indica un intervallo di date: Dal Al Cerca Senza categoria Iscrizione gratuita per l' anno accademico 2016/2017 all' Università Ca' Foscari e all' Università Iuav di Venezia per atleti pallavolisti e rimborso spesa da 1.500 euro con il CUS Venezia: quattro sono le borse di studio (due per Ca' Foscari, due per Iuav) messe a disposizione dal Centro Universitario Sportivo Venezia e rivolte ad atleti pallavolisti, maschi e femmine, che si impegneranno a partecipare nell' arco della stagione 2016/2017 all' attività agonistica di pallavolo maschile e femminile con le squadre del CUS Venezia. Dalla prima edizione dell' iniziativa 'Bravi nello studio, bravi nello sport' (anno 2008) all' edizione del 2015 hanno beneficiato della borsa 27 atleti provenienti dal Veneto e da altre regioni d' Italia. Alcuni di questi studenti si sono distinti nello studio e nell' attività professionale in giro per il mondo. Il bando, aperto fino al 5 settembre 2016, è rivolto a studenti che si immatricolano all' anno accademico 2016/17 e a studenti regolarmente iscritti e prevede l' iscrizione gratuita (con esclusione della tassa regionale per il diritto allo studio, la tassa minima di iscrizione e la marca da bollo di valore vigente) e un rimborso spesa annuo di 1.500 . Il bando è riservato a quanti non risiedono nel Comune di Venezia. L' iniziativa nasce per sostenere gli studenti che intendono continuare a praticare lo sport durante il loro percorso di studio, evitando che gli stessi siano costretti ad interrompere l' attività per le problematiche relative alla condizione di studente fuorisede. Il bando è disponibile on line sul sito del CusVenezia , di Ca' Foscari e Iuav . Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato Sito web Settant' anni dopo, l' eredità di Tina Anselmi per le donne 29 luglio 2016, 10:58 @Ganz24Ore 12 ore fa RT @24zampe : Pagine #animali . @Libero_official Il micio sul carro funebre del padrone a Palermo: i gatti hanno un' anima? (p.1) https://t.co Favorite 22 ore fa RT @AlleyOop24 : #Cambiovita e #mollotutto : 10 siti per dare una svolta (senza fare un salto nel buio) https://t.co/Y3210oi1Bq by @Barbaraga Inserisci username e password per accedere ai servizi del Sole 24 Ore Ricordami Registrati Le regole della Community Il Sole 24 ORE incoraggia i lettori al dibattito ed al libero scambio di opinioni sugli argomenti oggetto di discussione nei nostri articoli. I commenti non devono necessariamente rispettare la visione editoriale de Il Sole 24 ORE ma la redazione si riserva il diritto di non pubblicare interventi che per stile, linguaggio e toni possano essere considerati non idonei allo spirito della discussione, contrari al buon gusto ed in grado di offendere la sensibilità degli altri

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 5 1 agosto 2016 ilsole24ore.com

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Desiderio e disciplina, la moda come progetto ­ Exibart.com

Qual è la disciplina dove la libertà dell'immaginazione coincide con l'espressione estetica di tutte le possibilità in un dato momento storico, dove è possibile affermare (o negare senza appello) identità e genere, costruire o decostruire soggettività, in cui tutte le forme di espressione artistica, la musica, la scenografia, la danza, le arti applicate, la comunicazione, lo sviluppo industriale, economico e finanziario di un progetto hanno un ruolo? La moda. La moda è uno degli strumenti più complessi di interpretazione della realtà, secondo Maria Luisa Frisa, direttrice del corso di laurea in moda IUAV, scuola che ha compiuto dieci anni nel 2015, da due anni a Venezia, dopo gli otto nella sede di Treviso. L'occasione dell'incontro è una riflessione condivisa dopo la sfilata di fine corso degli studenti IUAV ­ Moda, con la pubblicazione del volume che racconta i dieci anni della scuola, Desire and Discipline, Designing Fashion at Iuav, Marsilio, Venezia 2016. Se parlate a Maria Luisa Frisa di moda come attributo di un abito, avrà un moto di pietà per voi, lo stesso che, se siete appassionati di arti visive, avreste per chi osservi un'installazione di Matthew Barney, e dopo il primo moto di approvazione superficiale e di adesione affettiva, non potendola comprare per montarla in soggiorno accanto alla libreria Ikea Billy, rinunci a comprenderla pensando che non lo riguardi. A questo punto nascerà una certa difficoltà a continuare la conversazione, se non capite cosa è la moda allora non è il caso che vi sforziate è il sottinteso, e vi guarderà un po' come un giudice farebbe se foste ergastolani e pensaste che l'ora d'aria fosse la libertà e, peggio ancora, non vi rendeste nemmeno conto di quale regola avete infranto per meritarvi di esservi ridotti così. A questo punto, forti delle letture sullo scaffale preferito della vostra Ikea Billy, dovrete conquistarvi la sua attenzione o fine della conversazione. Per esempio, si può provare a partire dal titolo che luccica sulla copertina blu, Desiderio e Disciplina, mutuato dall'opera di Matthew Barney. Le due parole usate da Nancy Spector evocano l'idea di Barney a proposito della condizione esistenziale dell'artista che, mosso dal desiderio, aderisce a una disciplina per superare i propri limiti, il cui risultato è la produzione, insieme liberatoria e angosciante, in un ciclo infinito insieme biologico, psicologico ed economico; è un libro raffinato che, scandito dalle mappe concettuali, racconta con saggi, fotografie e diagrammi, l'evoluzione di dieci anni di ricerca sul sistema moda. La moda è una cosa seria, ripete Maria Luisa Frisa a costo di generare risse, non ha nulla di gioioso, non è un modo di

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vestire, non è un accessorio, non è un linguaggio. La moda è costruire un progetto e una ricerca espressiva contemporanea, informata sul passato, in grado di anticipare quello che diventerà normale subito dopo, ma allo stato attuale non è ancora noto. La moda costruisce corpi, istruisce comportamenti, contamina e divora qualsiasi spazio sociale, a partire dallo spazio fisico per raggiungere quello virtuale e immaginario e viceversa. La moda ha divorato l'architettura inventando il fenomeno delle Archistar, è il punto dove il linguaggio dell'arte incontra la vita quotidiana costruendone l'immaginario. La moda è una cosa seria perché è necessario rispettare dei bilanci, essere capaci di cambiare in continuazione, entrare nell'affezione e nell'immaginario di tutti ogni volta che si mette al mondo un progetto, altrimenti è un fallimento, totale, anche economico. Per lavorare nella moda la creatività è necessaria, unita a molto sangue freddo, è un sistema spietato. Non tutti resistono, John Galliano ha dovuto affrontare periodi di disintossicazione, perché è difficile per tutti sostenere uno sforzo così intenso. Ma è anche un sistema dove funziona solo quello che sai veramente fare, le raccomandazioni non arrivano, dice. Assistere a una sfilata come quella di fine corso IUAV, come a ogni sfilata, è emozionante: c'è la coda e il gran numero, le panche, il photo call, si sente e si vede la tensione degli studenti, la presenza e l'affollamento del pubblico, si diventa estranei a se stessi confusi dalla presenza di tutti i corpi degli altri; assistere a questa sfilata è un modo molto diretto per fare esperienza del fenomeno moda, e si capisce, guardandolo, come il prodotto della moda sia il risultato della preparazione paziente di un set, di cui gli spettatori fanno parte ancora prima dell'evento. Non essendo la sfilata organizzata lungo un catwalk classico, il percorso, curato da Mario Lupano, attraversa lo spazio con una intensità molto forte, una specie di giardino zen in cui non trovare alcuna serenità, grazie a un montaggio sonoro potente, una scenografia che ricorda Méliès e i viaggi sulla luna, abbracciando la pratica dello street casting e un linguaggio decisamente contemporaneo. Mario Lupano parla dell'importanza dell'ambiente dell'apprendimento, fisico, ma anche virtuale, che insieme costituiscono lo spazio della relazione sociale. Non si dà apprendimento senza la costruzione di un ambiente di relazioni, che è insieme fisico e sociale. Non c'è qui lo spazio di descrivere tutte le collezioni, ma appare evidente la ricerca collettiva di uno spazio di espressione, di critica agli stereotipi, dello sportivo, dello studioso, del tifoso, della educanda, del macho seduttore, dell'efebo e di tutte le forme di genere, de­costruiti attraverso le forme della moda. Non a caso il titolo era "L'Italia di moda. Cambiare le regole del gioco. E la costruzione e reinterpretazione dell'ambiente della scuola fa parte della ri­lettura delle regole. Gabriele Monti invita a riflettere al fatto che si tratta di una sfilata collettiva di fine corso, non di una presentazione reale di una collezione pronta per essere venduta; la differenza sta non solo nel fatto che i progetti non portano alla definizione di un prodotto commerciabile, ma anche alla situazione non usuale di vedere tanti stilisti presentare tante collezioni, una diversa dall'altra, in successione. Per questo lo spazio e la passerella non potevano essere pensati in forma classica come accade ancora in molte scuole, era ancora più importante usare un linguaggio contemporaneo. Per Maria Luisa Frisa questo significa enorme libertà di ricerca e una inusuale condizione di puro esperimento; questa libertà senza la scuola pubblica sarebbe impossibile, perché qualsiasi privato che finanziasse una scuola di moda, lo farebbe per il fine ultimo di dare solidità al proprio brand, non per la ricerca. Ci sono molti meno soldi, bisogna adattarsi a fare da sé, ma questa condizione di libertà estrema è impagabile. Nessuna altra disciplina permette di essere così aperti agli altri linguaggi, così sensibili al tempo, così liberi di cambiare, assecondando il naturale cambiamento delle vite di ciascuno. E anche per gli studenti, non ci sarà mai un'altra occasione per sperimentare così a fondo una propria idea, senza limiti imposti dal brand e senza pressioni finanziarie. La ricerca della moda offre questa possibilità di vedere indietro nel tempo, restare sospesi, essere già nel futuro, riflette Gabriele Monti. La moda è uno straordinario punto di osservazione della realtà perché è cambiamento continuo, non si può dire nemmeno esattamente quali sono i mestieri che il sistema moda richiede. La figura più importante, anche in termini di retribuzione, quella del design director, iniziata con Tom Ford per Gucci, era impossibile da pensare solo venti anni fa. Mentre parliamo tutto sta cambiando e domani sarà diverso. Quindi, continua Maria Luisa Frisa, è per questa condizione di

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 8 1 agosto 2016 Exibart.com

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libertà che la moda offre, e in particolare la ricerca nella moda, che ho deciso di cambiare profondamente la mia vita, dedicandomi all'insegnamento. Per me, racconta, è un contrappasso, perché la mia formazione è di storica dell'arte, e da studentessa guardavo quelli che si occupavano di storia della moda come quelli che non erano abbastanza bravi per studiare storia dell'arte. L'incontro con la moda c'è stato dopo le Prime Esperienze di curatore e di collaborazione con FlashArt. Sono stati determinanti gli incontri successivi, con Maria Grazia Ciardi Dupré all'Università di Firenze una pioniera, fra le prime storiche dell'arte a confrontarsi con la moda, e con Stefano Tronchi, cofondatore di Westuff" nel 1983; in seguito editor in chief di "T, style magazine del New York Times, ora editor in chief della rivista "W con cui ho collaborato fino a diventare direttore responsabile Armani Magazine. Ma non c'è esperienza più libera della ricerca nella moda. Saul Marcadent, nel frattempo e per tutto il tempo, non ha mai smesso di organizzare l'enorme archivio di fotografie realizzato dagli studenti durante il loro show. Se adesso volete saperne di più, e non volete più confondere la moda con la forma della giacca sul manichino nel primo negozio che vi capita a tiro ma guardarla e capirla per quello che è, ovvero un sistema di potere che condiziona intimamente quello pensiamo e sappiamo del mondo e di noi stessi, le letture consigliate sono Maria Luisa Frisa, Le forme della moda, il Mulino, Bologna 2015; Maria Luisa Frisa, Saul Marcadent, Gabriele Monti, (a cura di) Desire and Discipline, Designing Fashion at Iuav, Marsilio, Venezia 2016. Irene Guida

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 9 1 agosto 2016 San Marino Notizie

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Politica Gianni Sinni nominato nuovo componente del Comitato Tecnico Artistico dell' UFN

[c.s.] Il Congresso di Stato della Repubblica di San Marino con Delibera n.25 del 14 giugno 2016 ha nominato il Prof. Gianni Sinni quale nuovo componente del Comitato Tecnico Artistico dell' Ufficio Filatelico e Numismatico, in sostituzione del Prof. Omar Vulpinari che è stato eletto eletto all' unanimità il Prof. Sinni quale Presidente La nomina del Prof. Sinni, rientra nel solco di una collaborazione voluta dalla Segreteria di Stato per Le Finanze con l' Università di San Marino ed in particolare con il prestigioso corso di Laurea in design. Il Prof. Gianni Sinni risiede a Firenze, dove ha fondato nel 1983 lo studio Lcd, di cui è attualmente presidente e creative director. Si occupa di progetti intermediali sul web, a stampa e in video con particolare attenzione alla sperimentazione e alla ricerca attraverso le nuove tecnologie applicate al visual design. È ricercatore e vicedirettore del Corso di Laurea magistrale in design presso l' Università della Repubblica di San Marino / IUAV dove insegna Comunicazione Visiva e Hybrid Media Design. Dal 2003 al 2009 ha ideato e diretto SocialDesignZine (ISSN: 2036­2277), il quotidiano di informazione online dell' associazione italiana grafici (Aiap) e dal 2009 al 2011 è stato direttore della rivista FFF Firenze Fast Forward (ISSN: 2037­2620). Collabora con La Lettura del Corriere della Sera per la sezione Visual data. Scrive di design su il Post e Medium. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la propria attività, l' ultimo dei quali è l' Honorable Mention al Compasso d' Oro 2015 per il progetto di comunicazione della società Alce Nero. Ha curato i volumi L' imbroglio energetico (2012), Autopsia della politica italiana (2011), Disegnare le città (2009), Socialdesignzine vol. Due (2007), Socialdesignzine vol. Uno (2005), Grafica Riciclata (1999) e Partiti! Guida alla grafica politica della seconda repubblica (1994). Recentemente ha progettato il nuovo sito web del Governo italiano ed è membro del Comitato d' indirizzo per le "Linee Guida di design per il web della PA" presso la Presidenza del Consiglio. Print PDF.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 10 2 agosto 2016 Pagina 33 Corriere della Sera

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Elzeviro / Un testo di Ferlenga GENERAZIONI DI ARCHITETTI A CONFRONTO

Il libro Città e memoria di Alberto Ferlenga (Christian Marinotti, pagine 254, e 16) si può definire un documento di riferimento ideologico delle convinzioni della generazione nata negli anni Cinquanta, e questo, al di là degli altri meriti, lo rende un documento importante. Anche se sovente la categoria della «generazione» muove molti schematismi, vorrei fare un confronto fra la mia «generazione dell' incertezza», come l' ha definita Manfredo Tafuri, e quella di Ferlenga, che a sua volta si confronta ormai anche con la successiva (quella degli anni Ottanta) per descrivere differenze e osmosi significative, e qualche reciproca influenza. La nostra generazione aveva come riferimento non solo quella dei grandi e molti maestri del Moderno, con cui alcuni di noi avevano diretti rapporti, ma anche la precedente generazione di nomi illustri, sovente messi in ombra dalla storiografia del Moderno, da Behrens a Berlage, sino a Wagner ed ai maestri di F. L. Wright, dagli espressionisti a Perret. La generazione di Ferlenga invece rivendica l' importanza di personalità come Doxiadis, Hassan Fathy, Pikionis, Barragan, Plecnik, sino a Mendez de Rocha ed alcuni altri, sovente considerati da noi interessanti ma di minora importanza, come quelli cui si devono gli sviluppi nel Sudamerica. La nostra generazione era composta da un centinaio di persone, europei, giapponesi, americani, che discutevano fra loro a partire dalle differenze culturali, e poteva rivendicare tutt' al più la grandezza di Louis Kahn, mentre la generazione di Ferlenga, molto più numerosa e divisa, ha una conoscenza di personalità più sottili e sovente di questioni, come quelle ambientali, poco considerata della nostra. Tutto questo anche se la questione delle periferie e quella dell' omologazione planetaria del grattacielismo e dell' espansione senza misure restano importanti per tutti noi architetti anche oggi. P P La sua generazione rivendica quattro libri fondamentali (anche se Ferlenga ne cita alcuni altri): quello di Venturi, quello di Aldo Rossi, il Collage City di Colin Rowe e anche Delirious New York , che, per noi, tra i libri di Koolhaas è l' unico interessante e poco dannoso. La relazione tra architettura, storia e città è ormai scontata, tanto che nel libro di Ferlenga troviamo un interessante paragone di convergenza ideale tra San Pietroburgo e Palmira. Per la mia generazione, a partire dal Ciam di Hoddesdon del 1951, il tema della storia e del contesto e la relazione tra storia, città

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 11 2 agosto 2016 Pagina 33 Corriere della Sera

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e territorio divengono fondamenti di interpretazioni tra loro assai diverse; da quella di relazione con l' illuminismo, alla questione della compatibilità metodologica con i princìpi del Movimento Moderno, dalla questione dell' antropogeografia del territorio come materiale dell' architettura, a quella della città come mito ipertecnologico, oppure quella della partecipazione collettiva e diretta. Per il libro di Ferlenga l' unica Triennale interessante è la XV, per la nostra generazione l' interesse muove da quella del QT8 e attraversa altre avventure, compresa la XIII del 1964. Vi sono nel libro però anche elementi di continuità che riguardano direttamente il fare dell' architettura ed anzitutto sarebbe interessante sapere se proprio le relazioni dialettiche con storia, contesto e idea di modernità e quella di città, al di là della loro odierna riconciliazione con i poteri e quindi dei valori della novità visibile e temporanea e del formalismo mercantile, possano accedere, nella generazione successiva, ad ideali descrivibili quali fondamenti di una pratica artistica di nuove architetture.

VITTORIO GREGOTTI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 12 2 agosto 2016 Macon Telegraph

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Italian artist draws inspiration from Indiana for exhibit

Italian artist and architect Guglielmo Botter has been in Jasper this week taking photographs of various buildings and overall landscapes. He likes what he' s seen. "I' m happy to be here because it is a German town," Botter said Wednesday morning. "My grandmother was German. And we go to Germany, since we live so close." Botter will take some of the photographs and make ink pen sketches of them for an exhibition he will have at Krempp Gallery in the Jasper Arts Center next year. He has been in town since Monday and visited several places in Jasper, such as Courthouse Square, local cemeteries, the Riverwalk area including the city mill, and St. Joseph Catholic Church. He was particularly fascinated with Sturm' s Hardware, the family­owned store on Courthouse Square that hasn' t changed much since it opened more than 100 years ago. "It reminds me of my family' s general store," he said. Botter went all the way to the top of St. Joseph Church, up into the bell tower. "The view was breathtaking," he said. "I took photos from there, and photographs of the church." He has also visited hotels in the French Lick area and Monastery Immaculate Conception in Ferdinand. Not every photograph he takes will make it into the exhibit. He will choose some photos at a later date, after he has left the area. His style is to drive to a place, park the car and do a lot of walking. He surveys the area to find unique views. "I look to see what perspectives are around," he said. "I do not always create a drawing from the view people are used to seeing. I prefer to change the view of the drawing. I will not draw the same view twice." Botter, 50, was born in Italy. He has dual citizenship through his mother, Pittsburgh artist Lyù Da Cortà Fumei. Her family immigrated to the United States in 1892, so she was born and raised here. She eventually decided to move to Italy to study. There, she met and married Botter' s father. His father, Memi Botter, was a building restoration artist who worked with Botter' s grandfather, Mario Botter. The Botter family is well­known in Treviso for restoring structures that date back to the mid­1800s. Botter started drawing when he was 5 years old. The first exhibit of his drawings was "Forty Drawings of an Eleven Year Old Boy," in Treviso in 1977. At age 13, he won a national drawing competition in Rome. His sketch of Treviso became the official stamp of the Italian Post Office in 1980. He graduated from the Istituto Universitario di Architettura in in 1993 and became an architect, although he continued to draw. He became an architect because he loves buildings and did not want to restore buildings like his father and grandfather. He began drawing buildings and landscapes from various unique perspectives in the mid­1990s. It' s an approach his father taught him. He worked as an architect for about 20 years before the economic climate in Italy Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 13 2 agosto 2016 Macon Telegraph

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forced him to change careers. That' s when he decided to pick up his pen more. Botter has created numerous drawings over his career and, in particular, has recent portfolios of drawings focusing on Virginia cities Williamsburg, Norfolk and Richmond, and on Burghausen in Germany. He also has an extensive portfolio of Pittsburgh sites and has written a biographical book about his mother, "Un' americana a Treviso." Botter and his wife, Paola, live in Treviso, which is about 20 miles north of Venice, with their two daughters, Rebecca and Sofia Melissa. The family resides in Pennsylvania during the summer. It is in the summertime that Botter travels to U.S. cities with his family. Botter' s sketches will be on display at Krempp Gallery in November 2017 along with photographs from Jasper resident Jay Hamlin. ­­­ Source: The (Jasper) Herald, http://bit.ly/2amI24A ­­­ Information from: The Herald, http://www.dcherald.com This is an Indiana Exchange story shared by The (Jasper) Herald.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 14 2 agosto 2016 Pagina 58 Casabella

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Francesco Collotti

(Milano, 1960), architetto e professore di Composizione Architettonica presso l'Università di Firenze si è laureato al Politecnico di Milano nel 1984. Dottore di ricerca presso IUAV, è stato docente all'ETH a Zurigo ed è impegnato in un'intensa attività che unisce progetto, didattica e ricerca internazionale. Ha scritto, tra l'altro, per «Materia», «Archithése», «Archi, Werk bauen+wohnen», «Domus» e «Casabella». Già redattore di «Phalaris», è ora redattore di «Firenze Architettura». Sta attualmente curando la ricostruzione di edifici e di una piazza nel centro storico di Frankfurt Main (Dom Römer). Giacomo Piraz Pirazzoli (Città di Castello, Perugia, 1965), architetto, si è laureato all'Università di Firenze dove dal 2000 è professore di Composizione Architettonica; dal 2006 con l'attività Site Specific Museums unisce ricerca e didattica in Allestimento e Museografia, coordina il corso internazionale iCad (2012­15) e fonda CrossingLab.com per lavori d'intercultura come LinaProject sul lavoro di Lina Bo Bardi. Dottore di ricerca presso Roma La Sapienza, ha svolto attività di ricerca presso la Fondation Le Corbusier; è membro di Architects Council of Europe, CdA Museo StibbertFirenze e Presidente dell'Accademia di Belle Arti di Firenze.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 15 2 agosto 2016 Pagina 81 Casabella

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Sebastián Irarrázaval

(Santiago, 1967) si laurea in architettura alla Pontificia Universidad Católica de Chile nel 1991. Nel 1993 prosegue gli studi all'Architectural Association di Londra grazie a una borsa di studio conferitagli dal governo britannico. Dal 1994 insegna disegno architettonico alla Escuela de Arquitectura della Pontificia Universidad Católica de Chile a Santiago; è stato visiting professor alla Universidad Central de Venezuela, alla University of Arizona e al MIT di Boston, attualmente è professore invitato all'Università IUAV di di Venezia. Autore di case unifamiliari, strutture per il turismo e istituti scolastici e universitari, indirizza la sua ricerca progettuale verso una razionale articolazione dello spazio incentrata sull'uso sapiente di pilastri, rampe, passerelle e scale. Tra le sue opere presentate su «Casabella»: lo showroom Moro, con G. Acuna (n. 650, novembre 1997), la Scuola di design e istituto di studi urbani della Pontificia Universidad Católica de Chile (n. 807, novembre 2011), entrambi a Santiago, città dove vive e lavora, la Caterpillar House presso Lo Barnechea (n. 821, gennaio 2013), nei dintorni del capoluogo e la biblioteca pubblica di Constitución (n. 859, marzo 2016). Ulteriori informazioni sono disponibili su irarrazaval.blogspot.com

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 16 2 agosto 2016 Pagina 6 Casabella

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Grand Prix 2013­2015

La decima edizione del Grand Prix Casalgrande Padana si è conclusa di recente con la cerimonia di premiazione, presso l'Aula Magna dell'Università IUAV di Venezia, all'interno del prestigioso Complesso monumentale dei Tolentini alla presenza di autorevoli esponenti della cultura architettonica e personalità del mondo del progetto, della critica, dell'università e della comunicazione. Oltre 150 i progettisti candidati alla fase finale del concorso, provenienti da tutto il mondo, con proposte di elevato livello qualitativo, a dimostrazione della crescente diffusione e valorizzazione del materiale ceramico nell'ambito delle costruzioni. Lo testimoniano i luoghi stessi in cui sono state realizzate le opere premiate: Sud Africa, Qatar, Perù, Russia, Ungheria, Polonia, Svizzera, Francia e Italia. Nella sezione Centri Commerciali e Direzionali è risultato vincitore Zoltàn Kun ­ Kunyho Epitèsziroda kft con il Mercato Klauzal ­ Budapest, Ungheria (1); il secondo premio è andato a Boleslaw Stelmach ­ Stelmach i Partnerzy Biuro Architektoniczne Sp. Zo.o. con la Zamkowe Tarasy Gallery ­ Lublin, Polonia; mentre il terzo ad Anthony Orelowitz, Vivien Yun, Amir Livneh ­ Paragon Architects con 115 West Street, Johannesburg ­ South Africa. Nella categoria Edilizia Pubblica e dei Servizi, Edilizia Industriale ha vinto Giampiero Peia ­ Peia Associati srl con lo Sky Lounge Bar, Kempinski Residences and Suites ­ Doha, Qatar (2); il secondo premio è andato a Giulio Barazzetta, Sergio Gianoli ­ SBG Architetti con la Chiesa parrocchiale di Nostra Signora della Misericordia ­ Baranzate, Milano, Italia; il terzo ad Airat Sibaev ­ Tatinvestgrazhdanproject NPF Kazan' con la Stazione fluviale, Medrese ­ Bolgar, Repubblica Tatarstan, Russia. Per l'Edilizia Residenziale il primo premio è andato a Jacopo Mascheroni ­ JM Architecture con Montebar Villa ­ Medeglia, Canton Ticino, Svizzera (3); il secondo a Rafael Freyre ­ Arquitectura Rafael Freyre con Casa Azpitia ­ Mala, Peru; e il terzo ad Alain Demarquette con Aimant si passion ­ Le Touquet, Francia. Nella categoria Rivestimenti di Facciata, Pavimentazioni Esterne il primo premio è andato a 5+1AA Alfonso Femia, Gianluca Peluffo ­ Agenzia di Architettura srl con tre progetti: Docks ­ Marsiglia, Francia (4); IULM 6 ­ Libera Università di Lingue e Comunicazione, Milano, Italia; Life ­ Nuovo quartiere Residenziale nell'area ex comparto Draco, Brescia, Italia; il secondo a Labics ­ Maria Claudia Clemente, Francesco Isidori con il MAST Manifattura Arti, Sperimentazione e Tecnologia ­ Bologna, Italia; mentre il terzo a Roberto Drigo ­ Studio Drigo con BID­ON FASHION ­ Shoes Store ­ Fossalta di Portogruaro, Venezia, Italia. Infine un Premio speciale per la sezione Piscine è stato assegnato ad Alessandra Raso, Matteo Raso ­ Cliostraat per il Nuovo Stadio del Nuoto di Cuneo ­ Complesso Sportivo Parco della Gioventù ­ Cuneo, Italia (5). In continuità con la premiazione, l'architetto Simone Sfriso di TAMassociati ha tenuto una lecture sulle tematiche proposte dalla 15. Mostra Internazionale d'Architettura della Biennale di Venezia, all'interno della quale il team di TAMassociati ha assunto la curatela del Padiglione Italia, che annovera tra gli sponsor principali Casalgrande Padana. Come ha rilevato Alfredo Zappa nella sua introduzione all'intervento di Sfriso, attraverso la visione dell'architettura come opera collettiva per il bene comune e la capacità di combinare alti valori sociali e competenze professionali (elementi distintivi dell'azione di ricerca di TAMassociati), Casalgrande Padana ha voluto sottolineare il proprio legame con il mondo del Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 17 2 agosto 2016 Pagina 6 Casabella

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progetto e la cultura architettonica. Un legame consolidatosi con l'iniziativa del Grand Prix che, come ha ricordato il presidente Franco Manfredini, in oltre venticinque anni di storia, ha rappresentato un osservatorio privilegiato sull'evoluzione nell'utilizzo della ceramica e sullo sviluppo della ricerca progettuale. Questi aspetti di originalità sono stati messi in risalto anche dai rappresentanti delle istituzioni ­ Alberto Ferlenga, Rettore dell'Università IUAV di Venezia, Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, Anna Buzzacchi, Presidente dell'Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Venezia, e Francesco Dal Co, Direttore della rivista internazionale di architettura Casabella ­ che nei loro interventi di saluto hanno sottolineato come Grand Prix rappresenti un modello esemplare di collaborazione tra cultura della produzione e cultura del progetto, finalizzata a elevare la qualità architettonica e tecnologica dell'opera. La premiazione si è simbolicamente conclusa con il lancio dell'Undicesima edizione del Grand Prix. Sono invitati a partecipare tutti i progettisti che nel loro lavoro sperimentano e impiegano creativamente i materiali ceramici prodotti da Casalgrande Padana. La scadenza è fissata al 31 dicembre 2018. Come sempre, saranno ammesse al concorso le opere realmente eseguite a quella data, dove siano stati utilizzati materiali Casalgrande Padana. Le opere premiate del Grand Prix 2013­2015 saranno pubblicate nel volume Creative Book che verrà diffuso in allegato al numero di Casabella di novembre 2016.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 18 4 agosto 2016 Pagina 8 Corriere del Veneto

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Il magistrato, l' avvocato, i poliziotti il team di Brugnaro sulla sicurezza Il sindaco punta su un «osservatorio» di esperti. Troppe polemiche, progetto a rischio

VENEZIA C' è il magistrato Angelo Risi, presidente del tribunale del riesame di Venezia. L' avvocato penalista Mariarosa Cozza. Due ex dirigenti della polizia come Antonio Palmosi ed Enzo Margagliotti. In qualche occasione hanno partecipato anche il funzionario dei vigili Nicola Salviato, l' onorevole di Ap Andrea Causin (per la parte sul terrorismo) e anche la docente Iuav Laura Fregolent. E poi, ovviamente, l' ideatore di questa sorta di «osservatorio» ­ o «advisory board », all' inglese ­ il poliziotto e consigliere comunale Enrico Gavagnin, presidente della commissione Sicurezza e ora anche consigliere delegato del sindaco proprio sul tema che più sta a cuore a Luigi Brugnaro. O forse c' erano, visto che le polemiche recenti avrebbero, per così dire, un po' smorzato l' entusiasmo di questa schiera trasversale di professionisti che avevano deciso di mettere a disposizione il proprio tempo, a titolo del tutto gratuito, per aiutare Brugnaro e il suo staff di fiducia ­ Morris Ceron, Derek Donadini e Luca Zuin ­ ad affrontare con la massima competenza il tema: si era parlato del degrado di Mestre, si erano condivisi alcuni dati sui reati, si erano fatte riflessioni su norme e possibilità di intervento. Ma già a metà maggio l' operazione era entrata in crisi per un fuoco incrociato non solo dall' opposizione, ma anche dagli stessi esponenti fucsia: dal capogruppo Maurizio Crovato, che dalla Cina aveva mandato una mail per stoppare l' iniziativa, fino a un altro consigliere delegato, Ottavio Serena (Anticorruzione), ex carabiniere («Da mesi avevo espresso perplessità sollecitando una discussione di merito in commissione ­ aveva detto all' epoca ­ Si rischiava la delegittimazione della polizia municipale»). Ora è lo stesso Gavagnin a precisare la situazione. «Non si è mai parlato di questo "osservatorio" perché non c' era molto di ufficiale ­ spiega ­ Sono persone che conosco e con cui siamo andati qualche volta a mangiare la pizza: abbiamo fatto delle riflessioni, finite in una bozza tecnica e politica». Sulla parte tecnica, al momento della polemica, venne fuori la cifra astronomica di oltre 2 milioni per un triennio. «Assolutamente no ­ dice Gavagnin ­ quei numeri sono stati tirati fuori da qualcuno che, puntando su quella che io definisco la cultura fascista del sospetto, prima si è proditoriamente

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 19 4 agosto 2016 Pagina 8 Corriere del Veneto

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appropriato di alcuni miei fogli, poi li ha diffusi per proprio tornaconto. Ma non c' era nulla di ufficiale, era solo un pour parler tra consiglieri». Accuse gravi, ma quelle cifre c' erano. «Mentre facevamo queste riflessioni, diverse ditte, probabilmente avvisate da qualcuno, hanno iniziato a proposti con preventivi per sistemi di sicurezza o piattaforme digitali ­ continua il delegato ­ In realtà cascavano male, perché io avevo pensato che queste attività le avrebbe potute benissimo fare Venis». Ovviamente nulla era dovuto ai «consulenti»: «Come nulla prendo io come delegato, magari la gente pensa che uno lo faccia per mangiarci su». Poi c' era la parte politica. «E questa non è venuta fuori, chissà perché... ­ ragiona Gavagnin ­ Io avevo immaginato che tutte queste attività dovessero essere sotto il controllo della commissione Sicurezza». E qui però si riapre il tema del dualismo tra il poliziotto e l' assessore competente, cioè Giorgio D' Este, che di tutto questo sapeva poco o niente. Non dovrebbe essere lui il referente di queste iniziative? «Io credo che più gente si interessa di questo argomento, meglio è ­ conclude ­ L' assessore non sapeva perché era tutto in fase preliminare. Non c' è alcuna contrapposizione, solo un supporto».

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 20 5 agosto 2016 Pagina 18 Il Gazzettino

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L' INTERVENTO Città metropolitana, se cresce e si sviluppa ci guadagnano tutti

Dopo la pausa di ferragosto, sono molti gli appuntamenti delle istituzioni pubbliche in agenda. Tra essi, spiccano le città metropolitane italiane. Basta scorrere sui siti delle varie città metropolitane per rendersi conto che, comunque, questo nuovo ente pubblico si sta organizzando e occupa numerosi spazi. Il che dimostra che spesso al cittadino viene offerta l' immagine più superficiale delle problematiche socio­ economiche sottese alla vita dei nostri comuni, regioni, e appunto, città metropolitane. Funziona la notizia più o meno scandalistica, la contrapposizione politica sui grandi temi di attualità, lo choc mediatico, mentre sfugge la sostanza dei problemi. Che questi siano giustamente affidati ai tecnici e agli addetti ai lavori non fa venir meno la necessità di una loro maggiore pubblicizzazione anche al grande pubblico. Per ragioni di democrazia rappresentativa, di rispetto costituzionale, di corretto equilibrio sociale, di coinvolgimento effettivo sulle scelte programmatiche da parte del delegante al delegato in chiave di trasparenza. Ecco perché le città metropolitane sono enti con i quali comunque il cittadino deve fare i conti. Perché esistono, operano, sono finanziate, ricevono funzioni e compiti di legge, sostituiscono la provincia, occupano un' area vasta territorialmente delimitata, hanno accesso a cospicui fondi e rilevanti finanziamenti dell' Unione Europea, hanno vocazione internazionale di soggetti che in rappresentanza delle comunità locali possono svolgere attività di carattere diplomatico. Se la città metropolitana saprà crescere con le peculiarità sue proprie di ente non elettivo di secondo grado e quindi profondamente diverso dal comune e dalle regioni che sono eletti direttamente dai cittadini, potrà aggiungersi nel panorama istituzionale locale dandoci qualcosa in più e di diverso dal comune e dalla regione. In un' ottica collaborativa, ci può guadagnare la regione, che ha necessità di una nuova e diversa visibilità che confermi la necessità di avere un legislatore locale accanto a quello nazionale. La regione è legislatore mentre la città metropolitana ha tutt' altra natura giuridica, e, pur non essendo un suo ente strumentale, dipende dalle funzioni che la regione può o meno delegarle.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 21 5 agosto 2016 Pagina 18 Il Gazzettino

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Ci possono guadagnare i comuni, stretti dalla finanza locale e soffocati dal patto di stabilità, subissati da funzioni, competenze e oneri anche assai delicati e strategici quali la sicurezza e l' ordine pubblico e la tutela ambientale. I comuni, senza perdere la loro peculiare autonomia, possono trovare nella città metropolitana un ente­ agenzia pubblica che risolva molti problemi della fiscalità, di investimenti e accessi ai fondi europei, della programmazione/gestione nell' ambito dei servizi pubblici, piani del traffico, logistica, trasporti pubblici e servizi di bacino, società partecipate, pianificazione urbanistica strategica e progettazione, edilizia e residenza, reti, tecnologia e digitalizzazione. In ultima analisi, le città metropolitane possono contribuire alla riorganizzazione della rappresentanza politica e sociale, dell' impresa e dei sindacati, delle camere di commercio, delle associazioni, in chiave pubblico­privato. *avvocato e docente universitario Iuav © riproduzione riservata.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 22 7 agosto 2016 nuovavenezia.it

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Acqua granda tra memoria e appelli Al Ducale il sindaco ribadirà l' esigenza di finanziamenti speciali. Si parlerà anche della situazione idraulica e del Mose

L' economia, il restauro e gli aspetti idraulici e idrogeologici legati anche all' entrata in funzione del Mose. Saranno questi i temi principali su cui saranno incentrate le celebrazioni dai cinquant' anni dell' alluvione del 4 novembre del 1966, che partiranno già a ottobre e il coordinamento da parte del Comune è stato affidato al professor Amerigo Restucci, storico dell' architettura già rettore dell' Iuav, che collabora anche con il Comitato costituito anche dal Comune di Firenze per l' analoga calamità naturale che colpì anche il capoluogo toscano. Proprio da lui è partito l' impulso che ha portato anche a Venezia alla costituzione di un tavolo tecnico ­ e successivamente di un comitato d' onore ­ che si è già riunito con il sindaco Luigi Brugnaro, per studiare il programma delle iniziative, in via di elaborazione. «Il sindaco vuole che la circostanza sia anche l' occasione per sottolineare l' esigenza del rifinanziamento della Legge speciale per Venezia» sottolinea Restucci «a cinquant' anni dall' alluvione e sarà proprio quello economico il tema di apertura nel convegno che si aprirà a Palazzo Ducale, con l' intervento tra l' altro di un famoso economista che tratteggerà il quadro della situazione».Gli aspetti che riguardano invece i progressi nel campo del restauro in questo periodo saranno invece affidati all' organizzazione della Biennale in un incontro a Ca' Giustinian, mentre il tema idraulico e del funzionamento del Mose saranno invece affrontati in un altro incontro, forse organizzato all' Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti. Ma anche la problematica delle trasformazioni del territorio in questi cinquant' anni saranno affrontate nel programma delle celebrazioni, a cui parteciperanno numerose istituzioni cittadine».La giornata del 4 novembre vedrà anche la celebrazione di una messa solenne nella Basilica di San Marco officiata dal Patriarca Francesco Moraglia. Il Teatro La Fenice nella stessa giornata aprirà la sua stagione lirica con "Aquagranda", opera commissionata a Filippo Perocco dal romanzo di Roberto Bianchin ­ dedicato proprio all' alluvione del '66 ­ con la regia di Damiano Michieletto. La Fondazione Querini Stampalia invece ospiterà nel suo Auditorium per due giorni le testimonianze spontanee di veneziani che vissero quella terribile giornata.All' insediamento del tavolo tecnico istituito per proporre un comitato d' onore e anticipare le attività sul territorio metropolitano, hanno partecipato il presidente della Biennale Paolo Baratta, il rettore di Ca' Foscari Michele Bugliesi, la presidente del Fai Francesca

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 23 7 agosto 2016 nuovavenezia.it

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Barbini, la soprintendente Emanuela Carpani, il sovrintendente della Fenice Cristiano Chiarot, il presidente della Querini Marino Cortese, il direttore di Rai Regione Giovanni De Luca, il rettore Iuav Alberto Ferlenga, la presidente dei Musei civici Mariacristina Gribaudi, il direttore della Marciana Maurizio Messina, don Dino Pistolato del Patriarcato, Amerigo Restucci (coordinatore delle attività), il direttore dell' Archivio di Stato Raffaele Santoro e Anna Luiza Thompson­Flores, direttore ufficio Unesco regionale.Ma ci saranno anche l' Unesco e i Comitati privati internazionali per la salvaguardia di Venezia che testimonieranno gli oltre mille interventi di restauro compiuti sul patrimonio artistico veneziano in questi cinquant' anni. Aderiscono all' iniziativa insieme al Fai le associazioni Piazza San Marco e "We are here Venice". Partecipa con l' Archivio di Stato, Italia Nostra, sezione di Venezia. L' Archivio di Stato in particolare proporrà nel Salone sansoviniano della Biblioteca Marciana una mostra storica con documenti e altri materiali originali che si riferiscono proprio alla grande acqua alta del 4 novembre 1966, attingendo agli archivi della Prefettura e della Questura di quegli anni, con fonogrammi sulla situazione e altri atti ufficiali. Il programma complessivo della commemorazione è comunque ancora in fase di elaborazione e destinato ad arricchirsi di nuovi contributi.Enrico Tantucci©RIPRODUZIONE RISERVATA.

ENRICO TANTUCCI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 24 7 agosto 2016 Pagina 15 La Nuova di Venezia e Mestre

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Acqua granda tra memoria e appelli Al Ducale il sindaco ribadirà l' esigenza di finanziamenti speciali. Si parlerà anche della situazione idraulica e del MoseLA RICORRENZA»L' ALLUVIONE DEL 4 NOVEMBRE 1966Un metro e 94 centimetri toccato alle 18

Il 4 novembre 1966, giorno tristemente noto per le alluvioni in molte città del centro­nord Italia. Oltre che a Firenze, fu una data storica anche per Venezia, in quanto si verificò la più elevata acqua alta mai registrata da quando iniziarono le rilevazioni sistematiche. I fortissimi venti di scirocco e una caduta di pressione sulla laguna veneta comportarono un contributo meteorologico rilevantissimo. A questo si aggiunse una disastrosa mareggiata che comportò lo sfondamento in più punti dei murazzi. Si ebbe quindi anche una notevole persistenza dell' acqua alta, con la marea che rimase per 22 ore sopra quota 110 centimetri e per circa 40 ore sopra i 50 centimetri. I fortissimi venti di scirocco impedirono il deflusso. Alle 18 si raggiunsero al mareografo di Punta della Salute i 194 centimetri, il più alto valore mai registrato. Ingentissimi furono i danni, con gran parte della città che si ritrovò con telefoni, energia elettrica e gas fuori uso. Sui litorali la mareggiata causò inondazioni e gravissimi danni. Conseguenze peggiori furono evitate dalla rotazione del vento nella serata, che consentì il deflusso dell' acqua e attenuò la mareggiata. L' economia, il restauro e gli aspetti idraulici e idrogeologici legati anche all' entrata in funzione del Mose. Saranno questi i temi principali su cui saranno incentrate le celebrazioni dai cinquant' anni dell' alluvione del 4 novembre del 1966, che partiranno già a ottobre e il coordinamento da parte del Comune è stato affidato al professor Amerigo Restucci, storico dell' architettura già rettore dell' Iuav, che collabora anche con il Comitato costituito anche dal Comune di Firenze per l' analoga calamità naturale che colpì anche il capoluogo toscano. Proprio da lui è partito l' impulso che ha portato anche a Venezia alla costituzione di un tavolo tecnico ­ e successivamente di un comitato d' onore ­ che si è già riunito con il sindaco Luigi Brugnaro, per studiare il programma delle iniziative, in via di elaborazione. «Il sindaco vuole che la circostanza sia anche l' occasione per sottolineare l' esigenza del rifinanziamento della Legge speciale per Venezia» sottolinea Restucci «a cinquant' anni dall' alluvione e sarà proprio quello economico il tema di apertura nel convegno che si aprirà a Palazzo Ducale, con l' intervento tra l' altro di un famoso economista che tratteggerà il quadro della situazione».

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 25 7 agosto 2016 Pagina 15 La Nuova di Venezia e

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Gli aspetti che riguardano invece i progressi nel campo del restauro in questo periodo saranno invece affidati all' organizzazione della Biennale in un incontro a Ca' Giustinian, mentre il tema idraulico e del funzionamento del Mose saranno invece affrontati in un altro incontro, forse organizzato all' Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti. Ma anche la problematica delle trasformazioni del territorio in questi cinquant' anni saranno affrontate nel programma delle celebrazioni, a cui parteciperanno numerose istituzioni cittadine». La giornata del 4 novembre vedrà anche la celebrazione di una messa solenne nella Basilica di San Marco officiata dal Patriarca Francesco Moraglia. Il Teatro La Fenice nella stessa giornata aprirà la sua stagione lirica con "Aquagranda", opera commissionata a Filippo Perocco dal romanzo di Roberto Bianchin ­ dedicato proprio all' alluvione del '66 ­ con la regia di Damiano Michieletto. La Fondazione Querini Stampalia invece ospiterà nel suo Auditorium per due giorni le testimonianze spontanee di veneziani che vissero quella terribile giornata. All' insediamento del tavolo tecnico istituito per proporre un comitato d' onore e anticipare le attività sul territorio metropolitano, hanno partecipato il presidente della Biennale Paolo Baratta, il rettore di Ca' Foscari Michele Bugliesi, la presidente del Fai Francesca Barbini, la soprintendente Emanuela Carpani, il sovrintendente della Fenice Cristiano Chiarot, il presidente della Querini Marino Cortese, il direttore di Rai Regione Giovanni De Luca, il rettore Iuav Alberto Ferlenga, la presidente dei Musei civici Mariacristina Gribaudi, il direttore della Marciana Maurizio Messina, don Dino Pistolato del Patriarcato, Amerigo Restucci (coordinatore delle attività), il direttore dell' Archivio di Stato Raffaele Santoro e Anna Luiza Thompson­Flores, direttore ufficio Unesco regionale. Ma ci saranno anche l' Unesco e i Comitati privati internazionali per la salvaguardia di Venezia che testimonieranno gli oltre mille interventi di restauro compiuti sul patrimonio artistico veneziano in questi cinquant' anni. Aderiscono all' iniziativa insieme al Fai le associazioni Piazza San Marco e "We are here Venice". Partecipa con l' Archivio di Stato, Italia Nostra, sezione di Venezia. L' Archivio di Stato in particolare proporrà nel Salone sansoviniano della Biblioteca Marciana una mostra storica con documenti e altri materiali originali che si riferiscono proprio alla grande acqua alta del 4 novembre 1966, attingendo agli archivi della Prefettura e della Questura di quegli anni, con fonogrammi sulla situazione e altri atti ufficiali. Il programma complessivo della commemorazione è comunque ancora in fase di elaborazione e destinato ad arricchirsi di nuovi contributi. Enrico Tantucci ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

ENRICO TANTUCCI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 26 7 agosto 2016 Pagina 1 La Nuova di Venezia e Mestre

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cinquant' anni dall' alluvione Acqua granda, un mese di ricordi Incontro a Palazzo Ducale e testimonianze alla Querini

Il 4 novembre 2016 ricorreranno i cinquant' anni dall' alluvione, a Venezia chiamata "acqua granda". Pronto un fitto programma di appuntamenti, con incontri, testimonianze e mostre a Palazzo Ducale, Marciana, Querini. Un mese di eventi e di ricordi. Coordinatore Amerigo Restucci, ex rettore dello Iuav. TANTUCCI A PAGINA 15.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 27 7 agosto 2016 Pagina 33 Il Gazzettino

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BEVILACQUA LA MASA Il comitato per l' autonomia della Fondazione: «Un errore estromettere le università»

Hanno raggiunto quota 2.339 le firme raccolte a sostegno dell' autonomia della Bevilacqua La Masa. A comunicarlo è lo stesso comitato promotore, che nella circostanza rilancia il contenuto della lettera aperta indirizzata al sindaco Luigi Brugnaro, ai suoi assessori e ai componenti il Consiglio comunale e replica al leghista Giovanni Giusto. Che polemicamente, pochi giorni fa, si era chiesto cosa volessero queste persone «che ignorano o minimizzano l' apertura manifestata nei loro confronti e verso l' istituzione da parte della Giunta e del Consiglio comunale». «Approviamo la riduzione del Consiglio d' amministrazione da 7 a 3 membri, nell' ottica di una maggiore razionalizzazione e snellimento dei processi ­ dichiara il comitato promotore ­ Tuttavia, ricordiamo al sindaco ai suoi collaboratori che il controllo va esercitato dai revisori dei conti e non esautorando (dal processo d' elezione del cda, ndr) l' Università Ca' Foscari, lo Iuav e l' Accademia di belle arti. Espellendo i tre atenei si spezza il legame della Blm con le realtà cittadine legate alla formazione. E l' elezione diretta da parte del sindaco priva di fatto l' istituzione dell' autonomia indispensabile affinché possa svolgere il ruolo che così proficuamente ha espletato in oltre un secolo di vita». Gli organizzatori della petizione ricordano che questa comprende le firme «di artisti giovani e meno giovani e non, di direttori d' importanti istituzioni culturali italiane e internazionali e di semplici cittadini amanti della cultura. Il successo dell' iniziativa dimostra in modo lampante che l' allarma viene da tutto il mondo della cultura, non da un comitato di facinorosi e detrattori per partito preso». Quattro, poi, le richieste d' accompagnamento alle 2.339 adesioni. Innanzitutto l' invito all' amministrazione comunale «di rafforzare e difendere il sistema d' eccellenza mondiale delle istituzioni culturali veneziane». Inoltre, «che sia nominato per la Bevilacqua La Masa un presidente o un direttore artistico di provata competenza nell' ambito dell' arte contemporanea, nella gestione di spazi espositivi e formativi, nonché nel reperimento di fondi», e che tale figura sia individuata «attraverso un bando pubblico e la nomina di una commissione in grado di valutare i curricula dei candidati». Infine, il comitato promotore sollecita Ca' Farsetti «a preservare le attuali sedi della Blm: quella in piazza

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 28 7 agosto 2016 Pagina 33 Il Gazzettino

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San Marco, palazzetto Tito, e quelle alla Giudecca e a San Stae. E che alla stessa «sia garantito un budget certo». Vettor Maria Corsetti © riproduzione riservata.

MARIA CORSETTI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 29 8 agosto 2016 Pagina 16 Il Mattino di Padova

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ponte san nicolÓ Rilievi sulla statale Piovese serviranno per il Prg

PONTE SAN NICOLÓ Lo si potrà vedere a piedi lungo i marciapiedi della statale Piovese dai confini tra Roncaglia e Voltabarozzo fino a via Roma, nel punto in cui comincia il cavalcavia dell' autostrada, munito di macchina fotografica e attrezzatura tecnica. Il suo nome è Cesar Vinicio Selmin, 24enne studente di "architettura e culture del progetto" allo Iuav e residente a Padova: fino a novembre, nel corso di un progetto formativo e di orientamento controfirmato dal Comune di Ponte San Nicolò, sarà impegnato nel rilevare lo stato di fatto (facciate, recinzioni, arredo urbano) su entrambi i lati della statale 516, lungo tutta via Marconi e via Roma. «A questo progetto crede moltissimo tutta l' amministrazione», spiega il vicesindaco e assessore all' Urbanistica Martino Schiavon, «ci aiuterà a lavorare per a rigenerazione della Statale, intesa però come edificazione lineare lungo tutto l' asse stradale». Non solo la strada, insomma, ma tutto quello che circonda la via che di fatto è centro e direttrice di tutto il territorio comunale: «Nel nuovo Piano regolatore in fase di sviluppo», prosegue Schiavon, «sarà obiettivo primario la riqualificazione dell' ambito, oltre che viario, anche architettonico degli spazi pubblici e quelli commerciali». Il giovane studente sarà munito di tesserino e collaborerà con gli uffici tecnici del Comune. Andrea Canton.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 30 8 agosto 2016 Venezia Today

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Manager a scuola di business: a Ca' Foscari una giornata sui nuovi processi Agile

"Bravi nello studio, bravi nello sport": Ca' Foscari e Iuav offrono 4 borse di studio 28 luglio 2016 Organizzazione innovativa nell' azienda, strategie di manegement alternative, qualità e sostenibilità economica. Sono i temi al centro di "Agile Business Day", conferenza gratuita della durata di un giorno che esplora i benefici di business e le sfide di adozione delle metodologie Agile nelle imprese profit, non­profit e nelle pubbliche amministrazioni: in altre parole, nuove tecniche che cercano di coinvolgere al meglio le persone puntando alla massima soddisfazione per l' azienda e per il cliente. "Agile Business Day" (Campus San Giobbe di Ca' Foscari, 17 settembre 2016) è stato ideato da un gruppo di appassionati professionisti (Michele Budri, Fabio Delaiti, Andrea Provaglio, Giovanni Vaia) in collaborazione con l' associazione non­profit Italian Agile Movement e con i partner organizzativi Digital Enterprise Lab, università Ca' Foscari ­ Dipartimento di Management, UX Book Club. Il risultato sarà un' opportunità per scambiare idee e condividere le pratiche più efficaci non solo tra esperti e professionisti del settore, ma anche e soprattutto con chi si affaccia per la prima volta a questi temi. Il principale punto di forza di un' organizzazione consiste infatti nella sua capacità di apprendere rapidamente e di garantire una risposta rapida alle nuove esigenze e opportunità del mercato. Questo obiettivo comporta una rivisitazione del modo di operare dell' organizzazione e, per essere efficace, implica un profondo cambiamento a vari livelli: organizzativo, operativo, strategico e culturale. La conferenza, che è volutamente gratuita per i partecipanti e che si sostiene con partnership, donazioni e sponsorship, avrà luogo dalle 9.30 alle 17 (con rinfresco finale dalle 17 alle 18:30). Ad aprire l' incontro è il professor Giovanni Vaia (membro del comitato organizzativo e rappresentante del Dipartimento di Management), che presenterà la giornata e condividerà la sua esperienza su come affrontare la trasformazione digitale. Dopodiché i lavori sono strutturati in modo analogo sia la mattina che nel pomeriggio, secondo lo schema: Keynote in sessione plenaria Talk e Workshop in parallelo su 6 aule, organizzati in tre fasce da 30 minuti l' una La mattina sarà aperta da Massimo Messina, Head of Global ICT presso UniCredit S.p.A. e poi a seguire cominceranno in parallelo nelle varie aule i Talk e i Workshop in programma. La mattinata terminerà con il pranzo dalle 13 alle 14. Dirige la parte pomeridiana della conferenza Andrea Provaglio, Agile Organizational Coach di esperienza internazionale, per proseguire con talk e workshop in parallelo,

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 31 8 agosto 2016 Venezia Today

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come nella mattinata. Il programma completo con tutti gli speaker e le relative sessioni è online dal 1° di agosto. Le sessioni trattano diversi macro­argomenti, tra cui: Processi di innovazione e di ideazione di prodotti/servizi Cambiamento culturale all' interno delle aziende Professionalità in un contesto Agile Cambiamento dei pattern architetturali software, Service Design Experience Design: UX, CX, Metodo, approcci, processi, Storytelling design, engagement Design Thinking: Business, Management, Process, Digital Transformation, applicazioni Prospettive futuro (web, apps, SmartTV, Virtual Assistant, Chatbot, Customer Engagement, Agencies, startup, etc...) Nel sito agilebusinessday.com sono presenti tutte le informazioni sull' evento, compresi modalità di iscrizione, come raggiungere la sede, aggiornamenti dell' ultima ora e molto altro. Per ulteriori informazioni, scrivere a [email protected] Approfondimenti.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 32 9 agosto 2016 Pagina 2 La Nuova di Venezia e Mestre

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«Ma gli abitanti stanziali sono parte della città» L' architetto Marino Folin: qui vivono molti studenti e titolari di seconde case come artisti e professionisti. Il vero problema sono gli affitti inaccessibili

VENEZIA «Non possiamo guardare solo ai residenti, dobbiamo allargare lo sguardo anche a quella massa di abitanti comunque stanziali a Venezia, anche se solo per alcuni periodi dell' anno, di cui sappiamo ancora relativamente poco in termini numerici: studenti universitari fuori­sede, ma anche titolari di seconde case che comunque "vivono" Venezia e alimentano i suoi servizi: che siano la scrittrice Donna Leon, che vive alla Giudecca, ma anche scrittori, artisti, professionisti delle più varie nazionalità». L' architetto Marino Folin, noto urbanista veneziano, già rettore dello Iuav e conoscitore dei problemi e delle dinamiche della città, non drammatizza il calo costante dei residenti, inquadrandolo in una prospettiva più ampia.

Perché il calo costante dei residenti a Venezia, secondo lei non deve preoccuparci più di tanto? «Perché riguarda tutti i centri storici, non solo Venezia, anche se il fatto che la città sia circondata dall' acqua rende tutto questo più evidente. Ma Venezia va ormai inquadrata in una scala metropolitana, non limitata solo al centro storico. Dobbiamo poi appunto considerare tutti quelli che la vivono pur non essendo residenti in senso stretto»: A ci si riferisce in particolare? «Non parlo solo degli studenti fuori­sede, per i quali pure, da rettore, avevo proposto il riconoscimento di una forte cittadinanza veneziana e dei 40.000 pendolari circa che vengono qui ogni giorno, ma di chi appunto passa diversi mesi l' anno in città, avendo acquistato o preso in affitto una seconda casa e ne usufruisce. Penso ad esempio agli artisti o agli architetti che per le Biennali Arte o Architettura si trasferiscono qui mesi prima per lavorare o dei molti stranieri che lo fanno per passione o per studiare, scrivere o lavorare qui». Non sono residenti in senso stretto. «Però vivono qui per periodi abbastanza lunghi e si servono di quei servizi e di quei negozi indispensabili anche per i residenti. È questo tipo di nuova cittadinanza che dobbiamo favorire. Se ad esempio le molte fondazioni internazionali che organizzano attività culturali o espositive pensassero a forme di residenza per artisti o per altri intellettuali, in una città che vive anche di cultura, questo potrebbe servire a migliorare per tutti la situazione».

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 33 9 agosto 2016 Pagina 2 La Nuova di Venezia e

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Ma perché nessuno vieve a vivere qui in pianta stabile? «Il problema non è la mancanza di lavoro, il problema è l' impossibilità di trovare un alloggio a prezzi accessibili. Il mercato si è ormai organizzato per favorire le proprietà e le affittanze turistiche e spesso sono gli stessi veneziani a incentivarle, Perché in pochi mesi, avendo la disponibilità dell' alloggio, guadagnano quello che con un affitto "normale" prenderebbero in un anno, con molti vincoli in più. Servirebbe una forte politica di disincentivazione di questo tipo di destinazioni turistiche da parte del Comune, ma dubito abbia la forza di attuarla. Ed è illusorio pensare alla costruzione di nuovi alloggi per i veneziani da parte dell' Amministrazione, perché non ci sono le risorse per realizzarli. Penso che ad esempio "obbligare" chi viene a lavorare a Venezia, almeno nei posti pubblici a prendere, per lo meno per tutto il periodo che sarà qui, a prendere la residenza in città, sia intanto una misura che contribuisca a legarli maggiormente ad essa». (e.t.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 34 9 agosto 2016 Pagina 38 Il Gazzettino

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Cus, bando per studenti pallavolisti

Iscrizione gratuita per l' anno accademico 2016/2017 all' Università Ca' Foscari e all' Università Iuav di Venezia per atleti pallavolisti e rimborso spesa da 1.500 euro con il Cus Venezia: quattro sono le borse di studio (due per Ca' Foscari, due per Iuav) messe a disposizione dal Cus e rivolte a pallavolisti che si impegneranno a partecipare nell' arco della stagione 2016/2017 all' attività agonistica di pallavolo maschile e femminile con le squadre del Cus Venezia. Il bando, aperto fino al 5 settembre.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 35 9 agosto 2016 Pagina 51 Il Gazzettino (ed. Rovigo)

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IL PERSONAGGIO Il 2016 d' oro di Ferratello: entra nell' Albo degli artisti

(m.s.) Il 2016 sarà un anno da ricordare per Federico Feratello, con tre importanti riconoscimenti. Il primo per importanza è quello relativo all' inserimento nell' Albo nazionale degli artisti, il secondo, non di meno conto, è la nomina quale Artista accademico 2016­17 da parte dell' Accademia Tiberina Pontificia, il terzo è la vittoria del premio Chagall alla rassegna nazionale di Padova. Nato a Rovigo nel 1971, Ferratello vive a Lendinara. Ha studiato a Castelmassa, conseguendo il diploma di maestro d' arte e maturità in arte applicata. Quindi si è laureato in architettura a Venezia allo Iuav. «Sostengo corsi ed esami nell' ambito della rappresentazione e visualizzazione ­ racconta Ferratello ­ scenografia, ergonomia, comunicazione visiva, visual merchandising e vetrinista, interior design. Nel tempo ho sviluppato la passione per l' arte, raffinando il gusto e il desiderio di sperimentare e accostare materiali diversi. Ne è nata una varietà di accostamenti cromatici e materici, che risaltano nelle opere pittoriche e non». Nella sua pittura coniuga la tradizione dell' antico con il moderno e nulla, nelle sue raffigurazioni, viene lasciato al caso: colori, toni, luci e riflessi, sono cifre di un linguaggio pittorico che narra la storia della maternità, l' amore profondo e indissolubile che lega la madre al figlio, da sempre. Azzurri intensi, verdi brillanti, splendidi turchesi s' intrecciano per formare veli e arabeschi che costituiscono gli sfondi delle sue opere. A impreziosire il tutto c' è la foglia d' oro che ci rammenta come tutto ciò che sta dietro sia sempre la luce divina. Tutto nei lavori di Ferratello dà l' idea del movimento: il dinamismo dei fondali, la sinuosità delle immagini. Nella sua pittura spicca la pennellata immediata, ma anche il disegno, da cui si intuisce che è un abilissimo disegnatore. «Non mi limito solo alle opere su tela, ma cerco di trasmettere le mie sensazioni anche su altri materiali, quali il legno. Sono spesso chiamato in veste di giurato a diversi concorsi artistici, proposti dagli assessorati alla cultura, tengo inoltre incontri e lezioni come relatore all' ufficio Iat di Lendinara del Ctg Rovigo, all' Auser, all' Università popolare, coordino e presento romanzi di autori polesani».

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 36 9 agosto 2016 Pagina 13 La Voce di Mantova

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ON­LINE IL BANDO DI PROTOTIPI PER FESTIVALETTERATURA Una scrittura senza scrittori?

MANTOVA Possiamo immaginarci un futuro senza più scrittori, in cui la funzione creativa è completamente assolta da potenti algoritmi che macinano e impastano storie dalle informazioni che lasciamo più o volontariamente sulla rete? è questa la domanda di fondo che attraverserà il lavoro di Prototipi, l' officina progettuale di Festivaletteratura nata con l' edizione 2015 per riflettere e lanciare stimoli e provocazioni su quelle che saranno i nuovi libri capaci di cogliere le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale, trasformando le modalità della trasmissione della cultura legata alla parola scritta. Il nuovo bando di partecipazione, rivolto a giovani di età compresa tra i 18 e i 32 anni, è da qualche giorno online sul sito di Festivaletteratura all' indirizzo

http://www.festivaletteratura.it/it/progetti/prototipi Prototipi è uno spazio di progettazione a tutto campo aperto a giovani programmatori, designer, esperti di comunicazione e social media, umanisti chiamati a smontare quello che da secoli associamo alla parola "libro" e a immaginare modelli e soluzioni a partire dai nuovi bisogni di lettura, utilizzando le nuove tecnologie non per imitare quello che c' è ma per esplorare nuove potenzialità. Nel 2015 si è partiti ragionando su che cosa si poteva tentare modificando la traiettoria di sperimentazioni già in atto in campo editoriale. Quest' anno Prototipi si lancia sulle scritture automatiche e sui sistemi di narrazione accompagnata a partire da quanto già vediamo in atto in rete, dove parole, immagini e video pubblicati da ciascuno di noi vengono ricomposti da silenziosi algoritmi in piccoli racconti o album di ricordi. Sul confronto tra processi creativi autoriali e combinazione narrativa computerizzata si concentrerà lo sforzo progettuale dell' officina al fine di proporre al Festival un prototipo da consegnare al pubblico, che lo testerà, lo metterà alla prova e lo valuterà nel corso delle cinque giornate. A condurre il laboratorio saranno gli architetti e designer Riccardo Blumer, docente presso l' USI ­ Accademia di Architettura di Mendrisio e il NABA di Milano, e Francesco Tencalla, docente nel Corso di Laurea in Disegno Industriale dell' Univer sità di San Marino \ Università IUAV di Venezia, che hanno anche messo a punto l' idea progettuale che rappresenta il punto di partenza dell' attività di quest' anno.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 37 9 agosto 2016 Pagina 13 La Voce di Mantova

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Per rendere operativa l' officina Prototipi, anche per il 2016 Festivaletteratura lancia un appello a giovani di età compresa tra i 18 e i 32 anni interessati a impegnarsi nella progettazione di neo ­libri capaci di trasformare il modo in cui leggiamo e ci rapportiamo alle storie, condividiamo e diffondiamo creazioni letterarie, mettiamo i testi in relazione tra loro e con il mondo esterno. L' officina di Prototipi aprirà il 29 agosto presso il palazzo dell' Inps di piazza Martiri di Belfiore a Mantova e sarà attiva fino a domenica 11 settembre, giornata di chiusura di Festivaletteratura 2016. All' interno dell' officina Prototipi, i giovani dovranno sviluppare l' idea progettuale lanciata con il bando 2016. Attraverso una metodologia di lavoro orientata a stimolare creatività e spirito di collaborazione finalizzato agli obiettivi, i candidati selezionati saranno chiamati a produrre un prototipo che esemplifichi o suggerisca un' ipotesi di sviluppo della "traccia" proposta. Per fare parte del gruppo di lavoro di Prototipi 2016 basta compilare la scheda di partecipazione, e inviarla all' indirizzo [email protected] entro lunedì 22 agosto insieme a un proprio profilo personale/motivazionale e un breve elaborato sull' idea progettuale illustrata nel bando. Per informazioni: tel. 0376.362575 ­ [email protected].

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 38 9 agosto 2016 Pagina 21 La Voce di Rovigo

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Museo della Cattedrale aperto anche per ferie

ADRIA ­ Il museo diocesano della Cattedrale vive la sua prima estate e ve r free: infatti anche nei mesi di luglio e agosto la struttura di piazzetta Campanile rimane regolarmente aperta al pubblico nei giorni di mercoledì e sabato dalle 10 alle 12 con ingresso libero. Inoltre gruppi, scolaresche e associazioni possono prenotare la visita anche in orari e giorni diversi consultando il sito www.cattedraleadria.it Il tutto in attesa della Notte bianca della cultura in programma venerdì 9 settembre. E' a disposizione dei visitatori anche la guida, fresca di stampa, presentata il 29 giugno scorso alla presenza del vescovo Pierantonio. Nel frattempo si sono concluse con grande successo e partecipazione le visite guidate degli oltre 300 ragazzi dei grest parrocchiali e delle loro famiglie, grazie alla presenza delle guide volontarie e degli studenti che si sono messi a disposizione. Importante ­ spiega il direttore Aldo Rondina ­ si è rivelata la collaborazione avviata con l'uni ­ versità Iuav Ca' Foscari di Venezia con la partecipazione degli studenti Benedetta Paganin e Matteo Bisco di Adria che hanno assicurato le aperture in questo periodo. Rondina ricorda che si è proceduto a ripristinare e a rendere più decorosa e solenne la grande porta d'e n t r at a del museo, attraverso l'intervento dell'e sperto falegname e restauratore Vittorio Manfrinato. Sul futuro, ossia sull'avvio del secondo stralcio dei lavori per allargare l'area museale espositiva, il direttore non si sbilancia. Sui programmi futuri del museo ­ si limita a dire ­ si fanno molte supposizioni, ma per poter procedere si attendono con fiducia le decisioni della Fondazione Cariparo che ha già a disposizione tutti i documenti necessari per valutare l'eventuale completamento dell'iniziativa. Mi piace rimarcare che si tratta di un'iniziativa culturale unica per il Polesine che, tramite questo museo, è in grado di far conoscere a tutti le proprie radici cristiane. Posso dire ­ conclude Rondina ­ che l'interesse suscitato dall'apertura del museo, inaugurato il 3 ottobre scorso, va ben oltre le nostre aspettative e questo conferma l'attenzione verso la nostra storia vicina e lontana.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 39 10 agosto 2016 Pagina 14 La Nuova di Venezia e Mestre

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l' assemblea sociale per la casa «Promuovere l' auto restauro per favorire i più deboli»

Come promuovere la residenzialità, come offrire una possibile via d' uscita a chi si trova in difficoltà e non può pagare affitti elevati? Da anni il gruppo Asc (Assemblea sociale per la casa) propone che siano i cittadini stessi a restaurare le case, ovviamente coordinati da esperti del settore. Nei progetti presentati alle varie amministrazioni, la proposta è quella di utilizzare del materiale povero, come la terra cruda, o tecniche di architettura sostenibile. Gli interventi non andrebbero a coprire le grandi manutenzioni, ma piccoli interventi, che, però, a volte basterebbero per consentire gli accessi alle case in condizioni di sicurezza. L' idea è quella di dare a chi presenta un progetto di auto recupero dell' immobile, uno sconto sull' affitto. In questo modo si potrebbe aiutare l' inquilino ad abbattere dei costi, l' amministrazione sarebbe sgravata da spese che a volte impediscono di intervenire in un immobile e anche chi non rientra nei bandi potrebbe avere un' altra strada per rimanere a Venezia. L' Assemblea sociale per la casa, formato da molte persone provenienti dai centri sociali, ha collaborato l' anno scorso a un laboratorio all' interno dello Iuav e, tra i materiali utilizzati, spesso sono inclusi anche gli scarti della Biennale. Nel corso degli ultimi anni i volontari dell' Assemblea sociale per la casa hanno impedito gli sfratti di molti cittadini e ha istituito nel Centro Sociale Rivolta uno sportello per chi ha problemi con la casa e non sa a chi rivolgersi. (v.m.)

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 40 10 agosto 2016 Pagina 14 La Nuova di Venezia e Mestre

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Zuin: «È un calo fisiologico invertiremo la tendenza» L' assessore: puntiamo sugli studenti universitari che vivono qui per lunghi periodi è necessario uno sforzo per attrarre istituzioni, fondazioni e aziende compatibili

di Enrico Tantucci «Il calo dei residenti a Venezia è un fatto in parte fisiologico, come sta avvenendo in tutti i centri storici in Italia. Ciò non toglie che il Comune sta facendo e farà tutto il possibile per invertire la tendenza». Così l' assessore al Bilancio Michele Zuin, a nome dell' Amministrazione commenta gli ultimi dati dell' Ufficio Statistica di Ca' Farsetti che dicono che entro la prima parte di settembre gli abitanti del centro storico scenderanno anche sotto quota 55 mila.

Assessore, quella dello spopolamento di Venezia sembra ormai una tendenza irreversibile che va avanti da anni, qualunque sia il "colore" dell' amministrazione. Il Comune ha il potere di fare qualcosa? «Certamente, deve, ed è quello che stiamo già cercando di fare con la nostra politica del passo dopo passo. Il vicesindaco Luciana Colle, che segue le politiche della residenza, sta cercando di recuperare tutti gli alloggi comunali disponibili proprio per ampliare l' offerta per i veneziani. Ci sono però circostanze oggettive, come quella che Venezia è una città turistica, che ci favoriscono sul fronte occupazionale, ma tolgono certamente qualcosa alla residenza, privilegiando appunto l' uso a fini turistici degli alloggi e prezzi che spesso sono eccessivi per i veneziani».

Su cosa puntare allora per invertire la tendenza? «Puntare sui giovani, in particolare sugli studenti universitari fuori sede che già vivono a Venezia per lunghi periodi, per cercare di mantenerli in città, con nuova occupazione, stringendo da questo punto di vista collaborazioni sempre più strette con Ca' Foscari e Iuav. Certamente dobbiamo tutelare i residenti dai cosiddetti "schiamazzi" nelle ore notturne, ma i giovani devono avere a Venezia la possibilità di divertirsi e di avere spazi a loro dedicati, come in qualsiasi altra città».

Oltre a questo? «È necessario uno sforzo per attrarre a Venezia fondazioni, istituzioni, ma anche aziende compatibili con la città, che portino così nuova occupazione e nuova popolazione almeno per una parte dell' anno, usufruendo degli stessi servizi ed esercizi che usano i veneziani. Penso all' esempio delle Assicurazioni

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 41 10 agosto 2016 Pagina 14 La Nuova di Venezia e

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Dicono di noi

Generali che con l' accordo sottoscritto con il Comune per l' uso delle Procuratìe Vecchie porteranno qui una fondazione appositamente creata per fare ricerca e attività di studio. Se altre istituzioni italiane e straniere facessero altrettanto si potrebbe innescare un circolo virtuoso, a vantaggio della vivibilità della città. Ma puntiamo anche sulle aziende, e l' Agenzia per lo Sviluppo voluta dal sindaco Brugnaro proprio di questo dovrebbe occuparsi. Quella della residenza a Venezia ­ nonostante il calo ­ secondo noi non è una partita persa». ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

ENRICO TANTUCCI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 42 10 agosto 2016 Pagina 29 La Nuova di Venezia e Mestre

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«Volevo arredare case, ma ho scoperto l' opera» "La donna del lago" trionfa a Pesaro, lo scenografo trevigiano Paolo Fantin racconta nove anni di vita dai «buuh» al successo

di Anna Sandri La vita, a volte, corre così veloce da trasformare in realtà i sogni prima ancora di averci dato il tempo di inseguirli; succede, probabilmente, ai predestinati; Paolo Fantin la sua storia di scenografo l' aveva scritta nel destino. Trentacinque anni, nato e cresciuto a Castelfranco Veneto, studi veneziani, oggi residente a Treviso e cittadino del mondo intero. L' ultimo trionfo l' altra sera a Pesaro, al Rossini Opera Festival, sullo stesso palcoscenico dove nove anni e cinquanta allestimenti fa debuttò ­ all' alba del nascente, inossidabile e vincente sodalizio con il regista Damiano Michieletto ­ con una "Gazza ladra" rimasta memorabile per il temporale di "buuh" che si abbattè su di loro. «Io non sapevo che all' opera si potesse buare, almeno non così tanto» ammette oggi. Lei da bambino non sognava le scene del teatro. «Vengo da una famiglia che con lo spettacolo non ha niente a che fare: a teatro, per la verità, da ragazzo non c' ero neanche mai andato. Figlio di un elettricista, ho frequentato l' istituto d' arte, ma di sicuro non sapevo allora quale fosse la mia strada». Dopo il diploma, la prima svolta. «Mi attirava l' interior design, così mi sono iscritto ad Architettura. Arrivo all' Iuav, il primo giorno: appena ci ho messo piede ho capito che stavo sbagliando. Come sono entrato, sono uscito e mi sono detto, ok, ripartiamo da capo. Sono passato all' Accademia». Ci era andato abbastanza vicino, comunque. In qualche modo, il disegnatore di interni lo fa, anche se non nelle case. «Beh, se vogliamo metterla così. Ma è stato un mio insegnante che a un certo punto mi ha detto: perché non vai a vederti un' opera? Mi sono infilato alla Fenice, c' era Britten. Lì ho capito:la scenografia è una cosa straordinaria, le persone e la storia si muovono nello spazio che tu crei». Ancora un passo avanti, e l' incontro che cambia la vita. «Un regista che insegnava in Accademia, Damiano Michieletto, cercava tra gli studenti di Scenografia qualcuno con l' idea giusta per partecipare con lui al Ring Award di Graz, c' era da allestire il secondo atto delle Nozze di Figaro. Tra tutti i bozzetti ha scelto il mio». È nato lì uno dei sodalizi più forti e vincenti del teatro contemporaneo. «L' inizio è stato a suon di "buu", proprio a Pesaro. Ci sono rimasto malissimo, ma qualcosa ho

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 43 10 agosto 2016 Pagina 29 La Nuova di Venezia e

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imparato. Da allora sono il primo critico di me stesso, se il pubblico ti fischia ti dimostra comunque attenzione. Ci sono stati poi grandi successi, e ancora grandi fischi: ma li accetto, il pubblico ha il diritto di dissentire». Con Michieletto avete rovesciato la visione della lirica. «Pensiamo che non avrebbe senso rifare quello che è già stato fatto, e davvero non vedo altro modo di fare questo mestiere se non come lo stiamo facendo noi adesso».

Come funziona il lavoro di squadra? «C' è molta condivisione. Leggiamo il libretto, discutiamo. Quando abbiamo un nuovo lavoro ci vediamo molto e stiamo molto tempo insieme: così si sviluppa la visione».

Ha una sua squadra di collaboratori o lavora con le maestranze dei diversi teatri? «Ho quattro o cinque collaboratori fissi, poi si lavora con i teatri. Sono nella maggior parte dei casi professionalità formate nelle Accademie. Gli anni passano e gli allestimenti anche, ma ogni volta che un lavoro è finito e me lo vedo davanti, è un colpo al cuore».

C' è un' opera che non ha ancora allestito, e le piacerebbe portare in scena? «Macbeth, sicuramente» E un sogno da inseguire le è rimasto? «Mi piacerebbe provare altre forme di espressione artistica. Un' installazione. O la scenografia di un grande evento».

Tipo le Olimpiadi di Balich? «Tipo. Balich mi ha anche contattato, per la verità. Ma sono progetti che impegnano a lungo». La sua agenda è già fitta. «Dopo Pesaro, Sansone e Dalila a Parigi, e poi Aqua Granda in novembre alla Fenice. Una sfida interessante: musica molto astratta, una visione che si allontana dall' opera tradizionale».

Tempo per gli hobby e la famiglia? «Vado in palestra, in qualunque città mi trovi. E adesso è la mia famiglia a seguire me: mi papà prende l' aereo e viene all' opera, mi piace ascoltare il suo parere e le sue critiche. Il teatro, adesso, è di casa anche a casa nostra».

ANNA SANDRI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 44 10 agosto 2016 Pagina 17 La Repubblica

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L' allarme. Abbandonata da 2,6 abitanti al giorno. La polemica: "Colpa di chi affitta casa ai turisti" La protesta La resa dei veneziani "Mai così pochi i residenti in laguna"

VENEZIA. La Venezia da cartolina attira sempre più turisti, ma quella dei veneziani rischia di sparire. Gli ultimi dati del Comune sul numero dei residenti rimasti in città sono preoccupanti. A oggi sarebbero soltanto 55.075 i cittadini che resistono allo spopolamento, ma il numero è destinato a scendere a 54 mila già dai primi di settembre, secondo le proiezioni. Un calo a picco che sembra irrefrenabile. Dal 2000, quando gli abitanti erano 66.386, Venezia ha perso in maniera sistematica mille abitanti all' anno, arrivando nel 2016 ai minimi storici con una media di 2,6 residenti in meno al giorno, 956 da gennaio. Lo spopolamento è stato graduale ed è iniziato dopo la grande alluvione del 1966, quando moltissimi veneziani si sono spostati verso la terraferma. Nel 1861 Venezia aveva 128.787 residenti. All' epoca i numeri erano in crescita, tanto da arrivare nel 1901 a 146.682 cittadini residenti e nel 1951 a 167.069, il massimo storico. Poi, il lento ma progressivo svuotamento della città, mentre cresceva il turismo di massa, che oggi si attesta attorno ai 22 milioni di arrivi all' anno. Una situazione paradossale, perché se la città è un sogno per il turista che ne rimane stregato, dall' altro lato è sempre più un incubo per chi vuole mettere radici nella laguna e si ritrova alle prese con affitti altissimi, botteghe di quartiere che chiudono, negozi di paccottiglia e di souvenir a un euro che proliferano e palazzi che si trasformano in un baleno in hotel di lusso. Se a questo si aggiunge che l' età media è di 47 anni e che la popolazione anziana è in continuo aumento, si capirà che per un veneziano restare a Venezia è diventata una vera battaglia. Eppure, nonostante la Guardia di finanza abbia stanato nell' ultimo periodo circa duecento strutture ricettive abusive, il problema di Venezia sembra sia proprio rappresentato da una parte di veneziani. Quelli, sempre più numerosi, che hanno trasformato la propria città in un business di acchiappaturisti scegliendo di dare in affitto la propria abitazione. Affitti spesso irregolari, con una durata dichiarata di un mese che poi diventano quattro. Il risultato è un business selvaggio che ricade per primo sui veneziani e su quelle associazioni che chiedono una città a misura di residente e non del turismo di massa, come fa il Gruppo25Aprile con la

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 45 10 agosto 2016 Pagina 17 La Repubblica

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campagna #Veneziaèilmiofuturo, o l' Associazione Poveglia, che chiede che l' omonima isola non sia ceduta ai privati, o ancora Venessia.com che denuncia da anni il calo degli abitanti. Se al numero dei cittadini della laguna si somma quello degli degli abitanti delle isole, il calo non si arresta, perché si passa da 84.666 a 83.398 abitanti. «Lo spopolamento non si può risolvere in pochi mesi ­ dice Lucia Colle, vice sindaco e assessora al Patrimonio ­ Quello che sta facendo la nostra amministrazione è cercare di attirare gli under 40 con alcuni bandi per case a prezzi privilegiati. Vogliamo anche provare a portare lavoro in città, perché è quello che poi aumenta la residenzialità. Per quanto riguarda le strutture abusive, invece, stiamo aumentando i controlli». Nonostante le università Ca' Foscari e Iuav pullulino di giovani, dopo la laurea quasi tutti imboccano il Ponte della Libertà e tornano nella terraferma, dissuasi a restare dagli affitti da capogiro. Uffici e magazzini si trasformano in stanze da affittare e giorno dopo giorno si chiudono i palazzi. E in tutto questo a rimetterci sono quei residenti che non vogliono diventare comparse costrette a vivere in un luna park. Il luna park Venezia che, quando cala la sera, viene dimenticato da tutti. ©RIPRODUZIONE RISERVATA GLI STRISCIONI La manifestazione in laguna per rivendicare una Venezia a misura di residente e non città luna park FOTO: ©AWAKENING/GETTY IMAGES.

VERA MANTENGOLI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 46 10 agosto 2016 Pagina 37 Il Gazzettino (ed. Rovigo)

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GRANZETTE Nessun interesse al recupero dei padiglioni dell' ex ospedale M.Luc. Ex psichiatrico abbandonato L' Ulss 18 ha stanziato 30mila euro per disboscare almeno il giardino

È un gioiellino del periodo Liberty, immerso nel verde e isolato dal mondo, dotato del fascino che riservano sempre i luoghi abbandonati con una storia alle spalle a tratti oscura. Ma al momento l' ex ospedale psichiatrico di Granzette cade a pezzi. Nonostante sia oggetto di studio dello IUAV di Venezia e nonostante la Fondazione Cariparo abbia concesso un finanziamento da 105mila euro che doveva servire per alcuni lavori di sistemazione dell' area verde, che ospita svariate specie vegetali di pregio oltre che rifugio di tassi e volpi. Al momento, invece, l' Ulss 18, proprietaria della maggior parte della struttura, deve sborsare più di 30mila euro per sfalciare un po' di vegetazione che ormai si è impadronita dei viali. Negli ultimi tempi si erano fatti investimenti per rendere almeno parzialmente fruibile al pubblico l' enorme parco. L' anno scorso, sempre per 30mila euro, erano state posate alcune panchine, installati bidoni della spazzatura e pannelli che presenteranno la storia dei vari padiglioni. Niente da fare. La proprietà, come detto, è per la maggior parte dell' Ulss 18, ma possiedono qualcosa anche Provincia e Comune. In passato i tre enti si erano accordati con alcune associazioni per fare visite guidate a cui si pensa di dare continuità una volta sistemato meglio il parco. D' altronde l' Ulss 18 continua a spendere soldi per la manutenzione del complesso edilizio, circa 50mila euro l' anno per tenere sufficientemente ordinato il parco, come aveva dichiarato l' ex direttore generale Adriano Marcolongo. Dietro al pesante portone di via Muneratti si celano 21 grandi stabili suddivisi in reparti, alloggi e cucina. Dieci ettari occupati da strutture, viali e campi ormai abbandonati dal 1997, così come i restanti dieci ettari adiacenti che erano occupati dal Centro avicunicolo. I padiglioni sono disposti a raggiera: sulla destra i tre reparti femminili, nelle vicinanze, gli alloggi delle suore, degli infermieri e l' osservazione. Sulla sinistra lo schema è ripetuto per la sezione maschile. Al centro le cucine, il laboratorio, la chiesa, lavanderia, reparto infettive, disinfezione e necroscopia. Fu realizzato nel 1906 per 400 persone, ne accoglieva anche 700. Recuperarlo costa un vero e proprio patrimonio e la cosa non interessa i privati, essendo tutto il complesso vincolato dalla Soprintendenza, con il risultato che ora cade a pezzi. © riproduzione riservata.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 47 10 agosto 2016 Pagina 37 Il Gazzettino (ed.

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Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 48 11 agosto 2016 Pagina 38 Corriere delle Alpi

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La lunga storia della scuola che crea gli artisti Un' opera in tre volumi e sei tomi racconta i tre secoli dell' Accademia di Venezia

di Virginia Baradel È sempre stata opinione corrente che le Accademie fossero luoghi polverosi e paludati dove venerare il glorioso passato artistico. Un luogo solenne, dove i professori erano artisti di regime e gli allievi dei poveretti condannati a copiare i calchi classici. Ogni stagione rivoluzionaria ha preso di mira l' Accademia. Jacques­Luis David, giacobino convinto che aveva appena santificato Marat, alla convenzione nazionale nel 1793 sentenziò: «In nome dell' umanità, per amore dell' arte e soprattutto per amore della gioventù, annientiamo le funeste accademie, che non possono sopravvivere in un regime di libertà». David, che con "Il giuramento degli Orazi" aveva sovvertito la pittura aristocratica, dettato nuovi codici di moralità infiammando folle mai viste prima di visitatori in coda e suscitando le ire degli accademici, sparava a zero contro quella centrale di consenso che era l' Accademia ottenendone la soppressione. Ma se si analizza per bene la plurisecolare animosità antiaccademica, le sorprese non mancano e le dinamiche tra innovazione e tradizione, consenso e dissenso sono più complesse di quel che può sembrare. In verità le Accademie di Belle Arti sono state scuole di apprendimento culturale e pratico basato soprattutto sul disegno, fondamentale non solo per copiare gli antichi e forgiare il mestiere di pittore o scultore, ma anche per imparare una professione artistica come la stampa, la tessitura, la decorazione. In altre parole per introdurre i giovani in settori importanti dell' economia. Fu all' indomani della rivoluzione francese che, con la promulgazione dello Statuto Napoleonico del 1807, il vicerè Eugenio Beauharnais decretò la nascita dell' Accademia di Venezia, in similitudine con quelle di Milano e Bologna. È una storia nota, condivisa dagli studiosi, ma la messe di notizie, analisi, dati e approfondimenti contenuta nei tre volumi (per un totale di sei tomi più un' anastatica) pubblicati dall' Accademia di Belle Arti di Venezia per i tipi delle edizioni Antiga, è una novità assoluta, un' imponente mole di carta con pregevolissimi scritti e immagini, che ha coinvolto decine di studiosi dell' Accademia, dello Iuav, della Fondazione Cini e delle Università di Venezia, Padova, Udine e Trieste. E tutto questo nell' impero del digitale. Il fautore di questa impresa è Sileno Salvagnini che all' Accademia insegna da molti anni e ne è stato anche vicedirettore. Egli meditava l' opera da molti anni ed è riuscito a concretizzarla negli ultimi cinque con la presidenza di Luigino Rossi e la collaborazione particolare di

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Dario Trento e Nico Stringa. La domanda che si poneva al sorgere del progetto era: se nel Quattrocento e nel Cinquecento vi fossero state solo le università sarebbe nato il Rinascimento? La risposta è no. E questo vale anche per le epoche successive. La pratica di apprendistato e di lavoro intesa come bacino di conoscenze empiriche che formano un' autentica dote di sapere basata sulla sperimentazione, ha reso fondamentale l' esperienza delle botteghe, degli studi, delle scuole private degli artisti per la nascita di quella e di altre meravigliose stagioni artistiche. Certo il disegno la fa da padrone: collega tutti gli insegnamenti accademici di pittura, scultura, scenografia, incisione senza scordare l' importanza di Anatomia e arrivando alla più recente delle materie Nuove Tecnologie per l' Arte che l' ha inaugurato per prima in Italia. Ma veniamo al piano dell' opera. Il primo volume a cura di Giuseppe Pavanello racconta, con nomi illustri della storia e della storia dell' arte, le vicende dell' Accademia veneziana dalla prima sede al Fonteghetto della Farina in piazza San Marco a metà del '700 (l' attuale sede della capitaneria di porto), fino al trasferimento all' ex Convento della Carità all' inizio dell' 800. Il materiale preso in esame, e pubblicato nel secondo tomo, appartiene all' archivio e al fondo storico dell' Accademia che conserva i disegni di nudo e di architettura degli studenti. Il terzo tomo è la ristampa anastatica degli Studj di pittura del Piazzetta. Il primo presidente dell' Accademia fu, nel 1756, Giovan Battista Tiepolo, mentre Piazzetta e Diziani spiccavano tra i docenti. Ma fu con il primo presidente della nuova Accademia, Leopoldo Cicognara, che agli inizi dell' Ottocento l' istituzione divenne un centro propulsore della cultura ufficiale. Siamo in pieno neoclassicismo e Cicognara accompagnava le premiazioni degli studenti con un' orazione individuale che avrebbe fornito ai posteri ottime indicazioni biografiche. Fu lui che governò il trasferimento al Convento della Carità, collocò quel che restava dei gessi della collezione Farsetti acquistati per 23mila lire veneziane da Francesco I° su intercessione del Canova, progettò una Galleria che raccogliesse i dipinti dei grandi padri della pittura veneziana e un anfiteatro per lo studio del nudo. Il secondo volume sull' Ottocento è a cura di Nico Stringa, due tomi in cui valenti studiosi affrontano i temi dei rapporti con le amministrazioni francese e austriaca, le mostre, i restauri, la varietà degli insegnamenti, la fotografia, la biblioteca, gli archivi. Ne esce il quadro di un' istituzione che fissa le regole per formare artisti, architetti e artigiani di una società borghese in rapida evoluzione. Nella crisi della città­stato veneziana l' Accademia ha costituto un perno di stabilità, reagendo contro la distruzione e la dispersione, potendo contare sulla dedizione illuminata di figure come lo stesso Cicognara e Gianantonio Selva, Antonio Diedo e Almorò Pisani. È proprio nell' Ottocento che, sfatando molti luoghi comuni, l' Accademia si pone più volte all' avanguardia: l' erudito Cicognara porta a Venezia la cultura illuminista; Pietro Selvatico imprime una svolta orientando l' osservatorio artistico dal passato verso la vita contemporanea; negli anni '60 e '70 sboccia la scuola del "vero" che innesta la tradizione veneziana nella varietà dei realismi in corso in Italia e in Europa. Infine i rapporti con la Biennale che nasce nel 1895 e diventerà un interlocutore importante. Ma qui entriamo nel Novecento. Il terzo volume consta di due tomi ed è curato da Salvagnini. Tratta dell' evoluzione degli insegnamenti e dei rapporti con le esposizioni, della nascita e del distacco del Liceo artistico e del corso di Architettura che diventerà Iuav, dei rapporti con la Bevilacqua La Masa. Nel Novecento sfilano i grandi protagonisti dell' arte, da Martini a Vedova, da Guidi a Santomaso. Nel secondo tomo vengono pubblicati documenti dell' Archivio che consentono di conoscere aspetti inediti riguardo a studenti diventati poi celebrità del mondo dell' arte, docenti e figure esterne come il segretario della Biennale Fradeletto. Una ricca bibliografia e un prezioso indice dei nomi potrà orientare il lettore in questo encomiabile e complesso lavoro.

VIRGINIA BARADEL

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 50 12 agosto 2016 Pagina 8 L'Arena

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VINO. Dal 3 al 5 settembre alla Gran Guardia in scena il festival tra convegni, tour guidati e piatti cucinati da grandi chef Soave Versus in omaggio al paesaggio Alla manifestazione dedicata al bianco vulcanico oltre 50 aziende coinvolte e 200 etichette in assaggio

Con Soave Versus 2016 torna la tre giorni dedicata al vino di Soave. Il paesaggio storico rurale sarà il tema centrale della manifestazione che coinvolgerà oltre 50 aziende con più di 200 vini in assaggio. La manifestazione andrà in scena da sabato 3 a lunedì 5 settembre a Verona al palazzo della Gran Guardia. Il festival è coordinato dal Consorzio Tutela Vini Soave in collaborazione con la Strada del Vino ed è dedicato alle migliori interpretazioni del bianco veronese. Il paesaggio sarà il tema guida dell' edizione 2016, in omaggio al recente riconoscimento ministeriale delle «Colline Vitate del Soave» quale primo paesaggio rurale di interesse storico d' Italia. Del valore storico­rurale del comprensorio produttivo del Soave si discuterà sabato 3 settembre, alle 17, nel convegno d' apertura intitolato «Le colline vitate del Soave, patrimonio Rurale, Storico Italiano», con Luca Sani, presidente della commissione agricoltura alla Camera dei deputati, Mauro Agnoletti, professore associato al Dipartimento di Gestione dei sistemi agricoli alimentari e forestali dell' università di Firenze, Viviana Ferrario, architetto e ricercatore allo Iuav di Venezia; modererà l' incontro il giornalista Luciano Ferraro, del Corriere della Sera e autore del blog CorrierediVini.it. Sono oltre cinquanta le cantine che parteciperanno alla manifestazione, molti i giovani produttori al debutto, centinaia le interpretazioni del Soave nelle differenti tipologie Classico, Superiore e Recioto. Un carnet di proposte all' interno del quale sarà possibile orientarsi al meglio con il proprio «personal sommelier», inoltre i visitatori che vorranno saperne di più potranno partecipare a mini tour tra gli stand dei produttori, sotto la guida di esperti che metteranno in luce caratteristiche e peculiarità di ogni singola azienda. Spazio alla formazione per addetti ai lavori, poi, con il master «Il Soave: origine, stile e valori», dedicato ai soci Ais, che parteciperanno al Trofeo Nazionale Miglior Sommelier del Soave. A Soave Versus troverà spazio anche la cucina nello show cooking con gli chef Renato Bosco, Fabio Potenzano, Francesca Marsetti, Davide Di Rocco, Matteo Girardi, Eugenio Boer e Giancarlo Perbellini, che aiuteranno a scoprire curiosità, prodotti, ricette ed abbinamenti con i vini Soave. Grande attesa per Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 51 12 agosto 2016 Pagina 8 L'Arena

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la partecipazione di Alessandro Scorsone, sommelier di Palazzo Chigi, si occuperà di abbinare le diverse tipologie di Soave ai piatti proposti, caratterizzati da un perfetto connubio fra tradizione e innovazione.oE.CO.COPYRIGHT.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 52 12 agosto 2016 Pagina 13 La Nuova di Venezia e Mestre

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Spopolamento di Venezia, manca la volontà politica

L' OPINIONE di STEFANO BOATO * Ormai da oltre vent' anni anni continuano le dichiarazioni che non vogliono farsi carico dell' esodo che sta portando alla morte la città d' acqua di Venezia e le isole minori della laguna. Hanno cominciato le giunte Cacciari­D' Agostino revocando e cambiando le norme in vigore del Piano regolatore della città storica adottato precedentemente, norme che hanno bloccato fino alla fine degli anni '90 i cambi d' uso degli appartamenti. Le concessioni dei cambi d' uso sono poi sempre continuate fino all' attuale giunta Brugnaro che ha subito prontamente contraddetto gli impegni elettorali. Dall' inizio degli anni Duemila sono state presentate numerosissime domande e progetti per i cambi d' uso, e così sono cresciuti molto velocemente gli alberghi, le pensioni e le loro espansioni negli appartamenti vicini. Contemporaneamente non solo le attività private ma persino anche le funzioni pubbliche hanno cominciato a essere spostate in terraferma e al Tronchetto per vendere le loro sedi in centro "valorizzate" con il cambio a funzione ricettiva. E prima si sono sempre più inglobati nel bilancio ordinario per le spese correnti gli oneri di urbanizzazione che dovrebbero finanziare la realizzazione dei servizi pubblici, poi è seguita la svendita del patrimonio pubblico, che continua con la nuova giunta, per far quadrare in questo modo il bilancio delle spese ordinarie; e ogni volta si attua il cambio d' uso preliminarmente alla vendita. Nel frattempo dilagano i B&B e l' affitto turistico degli appartamenti, cosa conosciutissima da tutti ma senza alcun controllo pubblico da sempre. Da anni, con la semplice ricerca diretta sul capo di poche decine di studenti di urbanistica, quasi ogni porta del centro città risultava impegnata dalla ricezione turistica; questa situazione sempre più dilagante solo recentemente è stata denunciata grazie a ricerche private su Internet compiute con mezzi semplicissimi. Tutto questo è stato ulteriormente favorito e incentivato dai decreti emergenziali degli ultimi governi e dalle leggi regionali (che hanno devastato le normative urbanistiche) e dalla connivenza e omertà delle amministrazioni locali. Da una decina d' anni ogni richiamo alla gravità della situazione viene eluso con la falsa o ignorante scusa che "succede in tutti i centri storici", ignorando volutamente che Venezia non è un centro storico ma una città storica con molte aree centrali, altre periferiche e molte aree di servizio e produttive che con l' insieme delle isole minori della laguna costituisce un sistema urbano d' acqua, diverso dalla terraferma, che è sempre stato e ancora può essere per molte funzioni autonomo e autosufficiente. E si Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 53 12 agosto 2016 Pagina 13 La Nuova di Venezia e

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vuole ignorare che gran parte dei 90 mila pendolari giornalieri sono lavoratori, ma anche studenti e operatori culturali, che abitavano e ancora abiterebbero in città se la disponibilità e il mercato degli alloggi non fosse impraticabile e li spingesse all' esodo e al pendolarismo. Anche senza fare nulla, automaticamente il "libero mercato" espelle gli abitanti dalla città sia direttamente con gli sfratti sia indirettamente con gli altissimi prezzi e costi. Ovviamente quindi non si può combattere l' esodo e lo spopolamento solo con le norme, i controlli e le sanzioni che pur mancano e devono essere ripristinati e attivati. Occorre anche attivare un complesso sistema di politiche attive che devono rendere possibile e sostenibile abitare nella storica città d' acqua. Politiche che rendano innanzitutto usabile tutto il patrimonio pubblico oggi non disponibile: con la riqualificazione pubblica (con risorse europee, nazionali e per le città metropolitane), con la locazione in cambio di restauri autogestiti, con lo scambio degli oneri degli interventi privati, con incentivi e contributi, ecc. E se l' amministrazione pubblica non funziona correttamente o addirittura è connivente con l' operatore immobiliare privato anche le poche operazioni che dovevano rendere disponibili alcune decine di appartamenti (come i casi della Giudecca) sono andate a finire nel mercato dell' acquisto privato o si sono arenate. E comunque senza norme, controlli e politiche efficienti ed efficaci mentre si rendono disponibili poche decine di appartamenti il mercato ne fa perdere molte centinaia. Poco a poco in città anche la consapevolezza della necessità di non lasciar dilagare la monocultura turistica è venuta a mancare, anche gli amministratori si sono arresi alla comoda rendita di posizione: l' attività turistica rende più delle altre senza particolari capacità. Anche per incentivare l' arrivo di nuove attività occorrono politiche attive per ridare incentivi, opportunità, forza ad attività innovative sia private che pubbliche non turistiche. Ricordo ad esempio che nel 1988/'90 con la giunta Casellati eravamo arrivati a un buon punto nella disponibilità dichiarata ad insediare a Venezia gli uffici e i laboratori sia dell' Agenzia europea dell' ambiente sia dell' Agenzia mondiale delle acque (l' Amministrazione aveva formalmente offerto la disponibilità degli spazi ed edifici necessari per le attività e per le abitazioni). Ma poi tutto è stato lasciato cadere. E molti spazi in disuso ai margini della città, per poter allocare nuove attività, sono sempre disponibili ma senza politiche attive ed efficienti non può succedere nulla. Anche per gli spazi dell' Arsenale occorre predisporre un progetto complessivo e unitario (chiesto e proposto inutilmente da anni dal Forum Arsenale), senza limitarsi a subire passivamente le iniziative della Biennale e del Consorzio Venezia Nuova, magari limitandosi a rendere disponibili singoli spazi al miglior offerente o per eventi unici a pagamento. Nei secoli Venezia è stata ripopolata più volte dopo eventi calamitosi. Ma occorre ricostruire una fortissima convinzione e volontà politica sia livello nazionale sia a livello locale che costruisca piani, programmi, progetti e strumenti e sappia reperire risorse per poter contrastare le tendenze automatiche del "libero mercato". Per questo, sapendosi muovere, potrebbero essere di stimolo e di aiuto anche le risoluzioni dell' Unesco, ma bisogna saperle riconoscere e valorizzare anziché denigrare. * Già assessore all' Urbanistica membro (Mattm) della Commissione di Salvaguardia, Venezia.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 54 13 agosto 2016 Pagina 17 Il Manifesto

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FABIO FRANCIONE È ora di scena Anagoor SIMONE DERAI » IL REGISTA DEL GIOVANE COLLETTIVO TEATRALE ANALIZZA DERIVAZIONI E SUGGESTIONI

Da inizio anno il collettivo teatrale veneto Anagoor sembra essere stato colpito beneficamente da una bulimia creativa che li ha portati nell' arco di sei mesi ad occupare le scene con ben quattro produzioni, tra novità e riprese «in progress» degli anni scorsi. Detto così potrebbe sembrare che gli Anagoor abbiano sul groppone decenni di attività e di spettacoli. Invece, non è così, anche se a contarli come giovane compagnia emergente non ci si discosta molto dal lavoro che stanno compiendo di svecchiamento di alcune consuetudini, queste sì da troppo tempo abituate a vedere nel panorama teatrale italiano. Prima di conoscere e osservare più da vicino la biografia e il metodo di lavoro degli Anagoor attraverso la conversazione con il loro regista, Simone De rai, premiato di recente dalla rivista Hystrio come miglior regista per Virgilio brucia!, è necessario premettere le seguenti noterelle che contrassegnano il loro itinerario artistico. Proprio la «ripulitura» teatrale dell' Eneide virgiliana, operata con il bisturi drammaturgico religioso, ideologico, transnazionale e sentimentalmente perverso di Dante, Broch, Ki, Carrère, dà la stura alla visione di quel metodo che contraddistingue i loro allestimenti: plurilinguismo della narrazione, uso del tableaux vivant come espressione drammaturgica ­ ciò li avvicina inconsapevolmente ad alcune soluzioni visive sperimentate sia a teatro sia nei film da Straub &Huillet­video come supporto didascalico, musica come personaggio aggiunto e che trova piena compiutezza a quello che ­ perora­può essere messo a referto come il loro capolavoro: «Socrate il sopravvissuto/come le foglie» (dall' omonimo romanzo di Antonio Scurati e «innesti» da Platone e Nooteboom. Debutto al Festival delle Colline Torinesi e a fine luglio al Festival Drosera). Ed in attesa di vederli al lavoro come assistenti di Aleksandr Sokurov in Marmi di Josif Brodskij nel rinnovato cartellone del Teatro olimpico di Vicenza, fermiamoli in mezzo una teoria di numi tutelari: da Pasolini, recuperato nell' inedito L' italiano è ladro (che merita, per le suggestioni progressive egli aggiustamenti che verranno, quasi un discorso a parte), Buzzati (sottoposto nel suo dispiegarsi iperrealistico nel no me del collettivo), la critica e la storia dell' arte (Roberto Longhi osservato a distanza nel singolare video ­saggio ­musicale Et manchi pietà tratto, come a chiudere una relazione circolare, dalla biografia di Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 55 13 agosto 2016 Pagina 17 Il Manifesto

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Artemisia Gentileschi di Anna Banti) e infine, il teatro di Castellucci, Motus, Teatro Clandestino e di altri, come dice De rai, «prima raccontati e poi visti».

Dunque è stato un avvicinamento al teatro, un vero innamoramento, per procura? Proprio così. È stato il bel rap porto avuto con l' insegnante liceale di greco e latino ­ che era in collegamento con il Laboratorio Teatro Settimo di Gabriele Vacis­ad introdurci nel mondo del teatro. Era affamata di teatro e non mancava di raccontare le sue esperienze. Ho ascoltato raccontare l' Orestea di Castellucci, prima di vederla a Parigi lo scorso anno; la mia formazione è stata mediata in un certo senso dalla critica e dell' ascolto di chi poteva assistere a questi spettacoli.

A piccoli passi quindi è venuto aformarsi in teil desiderio di far teatro e di andare a ricercare una sorta di fratelli maggiori? Non solo in me. La data cruciale è il 2000, quell' anno nasce Anagoor, siamo io e Paola Dallan, scegliamo il nome dal titolo di un racconto di Buzzati, Le mura di Anagoor. Poco tempo dopo, ci raggiungono tra gli altri Marco Menegoni, Moreno Callegari, Mauro Martinuz, Giulio Favotto. L' esperienza avuta al Liceo di Castelfranco Veneto, da dove veniamo, ci porta poi ad avere diverse esperienze. Io studio architettura a Anagoor è un collettivo teatrale aperto fondato nel 2000 a Castelfranco Veneto. È composto da Simone Derai, Paola Dallan, Marco Menegoni, Moreno Callegari, Mauro Martinuz, Giulio Favotto. Il nome arriva da un racconto buzzatiano. Affascinati dalle produzioni Castellucci, Motus, Lombardi­Tiezzi, gli Anagoor allestiscono i loro primi spettacoli: «Jeug*», «Tempesta», «Fortuny» (Biennale di Venezia). Del 2012 per MiTo è il film ­concerto «Et manchi pietà» sulla vita di Artemisia Gentileschi riproposto nel 2016 al teatro dell' Arte di Milano. Ancora tra il 2015 e il '16, il pluripremiato «Virgilio Brucia» (Piccolo Teatro), il work in progress «L' italiano è ladro» di Pasolini e il debutto di «Socrate il sopravvissuto/come le foglie» (Colline Torinesi). A ottobre al Teatro Olimpico di Vicenza debutterà «Marmi» da Brodskji di Aleksandr Sokurov che ha scelto proprio gli Anagoor come suoi assistenti. Venezia, vengo influenzato da Manfredo Tafuri. Purtroppo lo seguo per poco perché all' improvviso muore. Ciò che ho appreso da lui resta però. Proseguo gli studi e comincio a frequentare compagnie di commedia dell' arte e filodrammatiche. Con me c' è Paola. Mentre ad esempio Marco frequentala scuola d' attore dell' Avogaria. Bisogna, d' altronde, tenere conto di qual era la situazione teatrale veneta negli anni 90. C' era da un lato il fenomeno Paolini con il Vajont, dall' altro le biennali confinate a Venezia, mentre la provincia era paragonabile nel caso specifico ad un' area desertica. Da questo punto di vista la frequentazione delle filodrammatiche ci ha dato un buon training se vogliamo.

Poi, prima di fondare il collettivo, avete ancora esperienze diverse? Sì. Io mi laureo allo Iuav, Paola va al Conservatorio, ci si incontra ed è molto strano non per il teatro, che ci viene solo raccontato, ma per la storia dell' arte, la fotografia. Da ciò ci inventiamo un linguaggio: ora diventato un lessico familiare. Ciò che affermi, di rilevante importanza e che denota un possesso non comune dimezzi sia nella messa a progetto dell' opera sia nella sua realizzazione, esige una spiegazione in più. Pare che ci sia un ragionamento sul cinema, sul modo di vedere o meglio di saper vedere ... Guardiamo moltissimo cinema. Ci rendiamo perfettamente conto che l' influenza del cinema su di noi è molto forte. Ci piace molto Pasolini. Ultimamente è il rapporto con la storia e con il poetare presente nei film di Sokurov ad affascinarci. Ancor prima del lavoro che intraprenderemo con lui. Comunque, il nostro è un lavoro continuo di esplorazione di opere, di selezione, di messa a confronto sia durante la scelta dei testi sia nella loro stretta analisi; è un lavoro di cucina, dove i problemi del testo, delle stesse parole e le loro innumerevoli

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 56 13 agosto 2016 Pagina 17 Il Manifesto

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connessioni, una volta messe in gioco pure in modo critico ed esplosivo, devono arrivare alla giusta ebollizione. Insomma, non è un laboratorio chimico cui assistere impotenti. Anzi. Noi guardiamo alle crepe, osserviamo l' avanzamento dell' opera e se non basta travasiamo un testo nell' altro. Sovrapponiamo da artigiani diversi piani di lavorazione, già in pre ­produzione apriamo finestre video. C' è tutto un tempo di costruzione che impedisce nei fatti poi di tornare indietro. Se poi ci si accorge in fase di creazione e montaggio la cosa non funziona la si scarta. Immediatamente.

In questo entra prepotente unmodo di intendere la scrittura e la drammaturgia di un testo o di ciò che è stato a monte scelto? Non scrivo o scrivo poco, solo raccordi tesi a smussare le parole prelevate, prese da testi altrui. Le parole devono essere giuste, sono scelte e subiscono un ricercato controllo. È un lavoro meticoloso, condotto su testi letterari, saggistici o provenienti da altri ambiti. Sono pruriti iniziali, non ci sono scene, né video, prima di aver incontratola letteratura. Di aver letto libri, sono loro che compongono, di volta in volta, una specie di costellazione da osservare attentamente; poi non tutto viene visto, alcune cose, alcuni autori, restano nascosti ­ sono i nostri nomi tutelari­ ed è lare te testuale che va a comporsi davanti ai nostri occhi che detta quei segni che diventeranno teatro.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 57 13 agosto 2016 Pagina 124 La Repubblica D

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scuola 3.0

Nelle foto non sorride mai. «È ridìculo.Troppo americano. Da dove vengo io, se sfoggi le gengive non ti prendono sul serio». Chus Martínez, curatrice, saggista e direttrice dell' Istituto d' Arte dell' accademia FHNW di Basilea ha una carica di energia e ironia decisamente XL, inversamente proporzionale alla taglia mini. È una delle voci più originali della scena contemporanea, capace di tradurre immagini, film e fenomeni di massa come lo yoga in lenti d' ingrandimento del nostro presente, l' era poco lineare della experience economy. Oggi si occupa di istruzione, «parola che molti associano all' insegnamento, io a una trasmissione che avviene attraverso la pratica, da individuo a individuo, da opera a opera. Fare, mostrare, raccontare. Penso alla mia posizione attuale come a una possibilità speciale per imparare, mi avvicina ancora di più ai processi del pensiero artistico, a un modo personale di riprogrammare le mie idee. Mi affascina l' ignoranza, che nella modernità viene descritta solo in termini negativi. Eppure gran parte della nostra relazione attuale con la tecnologia si fonda sull' ignoranza. Dovremmo pensare all' istruzione in termini diversi da quelli istituzionali. Vorrei capire cosa ignoriamo e perché, a che età e con che logica. Cosa imparano i nostri figli prima di saper leggere o quando non vogliono più leggere?». Nata nel '72 in un paesino galiziano, ha iniziato studiando filosofia, «tutti a casa lavoravano sempre e parlavano solo di lavoro, così ho pensato che io avrei cercato di fare il meno possibile». Invece non ha più smesso di sudare sui libri. «Ho avuto fortuna con i miei insegnanti. Da giovane li ho odiati, ma sono stati loro a farmi capire che, se era l' arte a interessarmi, era quella la strada! Via dalla Spagna, a rincorrere borse di studio». In Germania studia con Christoph Menke, poi inizia un PhD alla Columbia University di New York. I primi passi alla Sala Rekalde di Bilbao e al Kunstverein di Francoforte, la nomina a capo curatore del Museo de Arte Contemporanea di Barcellona. La consacrazione nel 2012 con Documenta (Capo del Dipartimento curatoriale). A chi l' ha intervista su come conciliare maternità e carriera, spiega che «in Spagna o Italia, se hai fatto fatica per affermarti, non ti sogni di mollare per fare la madre a tempo pieno. Lo stereotipo che vede le nordeuropee all' avanguardia dell' emancipazione andrebbe rivisto». Nell' era della gratificazione istantanea, il tempo è il vero lusso. Ma solo se è strutturato in modo intelligente e personalizzato. Scandito da occasioni privilegiate di elevazione spirituale e, perché no? Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 58 13 agosto 2016 Pagina 124 La Repubblica D

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, materiale. E l' arte è capace di far coincidere entrambe le aspirazioni, diventando uno dei campi più interessanti (e appetibili) per addetti ai lavori o aspiranti tali. Guida smart. Per rispondere alle esigenze di un numero crescente di persone che "pretendono" di entrare nel circuito dell' arte mondiale, magari senza sbagliare la prima mossa, stanno nascendo club specializzati come The Cultivist. «Attraverso i nostri servizi Vip», ci raccontano le due ragazze che si sono inventate un mestiere, le cofondatrici Marlies Verhoeven Reijtenbagh e Daisy Peat, «gli affiliati non solo hanno accesso facilitato a 70 musei e fondazioni sparsi nel mondo, ma possono partecipare a visite guidate di mostre selezionate ­ che si tengono spesso prima dell' apertura al pubblico ­ con esperti di fama planetaria come guide». Non è tutto: sono loro concesse esperienze più intime quali le visite ai sancta sanctorum degli artisti, i loro studi, oppure a brunch e cocktail appositamente studiati per fondere cultura e convivialità. Senza poi dimenticare i "soci" più piccoli, per i quali sono pensate visite come quella dello scorso maggio al British Museum. Chi lavora per The Cultivist (la cui tessera costa 2500 dollari l' anno, circa 190 euro al mese, e, nel caso degli ingressi ai musei, vale per 3 persone) è dunque una figura ibrida: un po' guida turistica, un po' marketing manager, un po' pierre, un po' esperto di arte, comunicazione & reputazione. Direttore multitasking. Del resto è lo stesso mondo dell' arte a ricercare oggi alcune figure professionali che sì, certo, si adattano meglio alle crescenti richieste del mercato, ma che a ben guardare sono un' interpretazione miscelata e trasversale di mestieri che un tempo erano nettamente distinti. Un caso tra tutti è quello del direttore di fiera: un titolo ambitissimo in tutto il mondo, perché ormai ogni stagione vede nascere un nuovo brand fieristico. O il raddoppio di uno storico: com' è accaduto per la veneranda Tefaf, la fiera d' antiquariato più prestigiosa di sempre, che da Maastricht lancia il nuovo appuntamento autunnale a New York (21­26 ottobre). Solo qui in Italia sono tre le fiere internazionali d' arte, e ognuna con un suo sapere particolare. E se Sarah Cosulich sarà ancora la padrona di casa della 23esima edizione di Artissima a Torino, grandi novità si preannunciano per il 2017, con Angela Vettese a inaugurare il nuovo corso ad Artefiera, a Bologna, e Alessandro Rabottini, alle redini del Miart di Milano. Anche nel caso del direttore di fiera, il candidato ideale ormai deve saper esprimere una professionalità molto specifica e molto aperta, che alla competenza dello storico e del critico sposa la sagacia dell' esperto di comunicazione o forse ­ come dicono i detrattori ­ «l' istinto del venditore di auto usate». Gallerista hi­tech. Dato il profondo processo di digitalizzazione che ha riguardato anche il mondo dell' arte e i suoi processi, ecco che emergono una serie di figure ibride tra il gallerista e il programmatore, tra il banditore d' asta e l' analista di dati. La piattaforma Artsy fondata qualche anno fa da Carter Cleveland, un ex studente di informatica di Princeton, è infatti un modello di business così persuasivo (salda l' e­commerce con l' interazione offline) che potrebbe alla lunga sostituire il luogo fisico della galleria come l' abbiamo intesa finora. Dando probabilmente vita, un domani, a una sorta di "Amazon dell' arte". Asta futurista. Spostandoci al futuro già presente, la storia di maggiore successo, però, è legata alle case d' asta online. Lo scorso maggio le due più vitali aziende di questo settore, l' americana Paddle8 e la tedesca Auctionata, si sono infatti fuse: e hanno dato vita a una società leader nel cosiddetto segmento globale di fascia media, oggi assai promettente, collocato tra le case di vecchia generazione, rivolte a clienti tradizionali e di vaste disponibilità, e il mercato secondario online, considerato spesso "insicuro". Insomma, un occhio di riguardo al tipo di neocollezionismo iperconnesso e attento ai servizi di postvendita amato dai Millennial. I consigli di Chuz Martinéz, direttrice di un celebre istituto d' arte di Basilea di Barbara Casavecchia MESTIERI Nuove prospettive di lavoro e professionisti sempre più ibridi. Perfetti per un collezionismo "medio", che va di fretta di Fabrizio Meris.

FABRIZIO MERIS

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 59 13 agosto 2016 Pagina 8 Corriere del Veneto (ed. Verona)

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Venezia, 4 turisti per ogni abitante «Laboratorio fiscale contro l' esodo» In città solo 55 mila residenti. All' ultimo bando 621 domande per settanta case

VENEZIA Al mare soffia una brezza fastidiosa e il cielo è coperto? A Venezia scoppia il caos. Negli ultimi giorni di maltempo sono arrivati 200 mila pendolari al giorno in laguna. Detti così sono numeri «normali». Ma a pensare che per le calli c' erano 4 turisti per ogni abitante fa un po' più impressione. Sì perché a Venezia (intesa come centro storico) vivono ormai poco più di 55 mila abitanti (55.108 per gli amanti delle statistiche). La perdita è costante, dal 2008 se ne sono andate 6 mila persone. E gli esperti dicono che a fine anno la città scenderà sotto la soglia dei 54 mila. Non è un male solo veneziano, tutti i centri storici delle grandi città «soffrono» del male dello spopolamento, ma a Venezia l' impatto è maggiore perché è saltata qualsiasi proporzione rispetto a una pressione turistica che fa alzare i prezzi e gli affitti delle case, cambiare i negozi a misura di turisti, trasformare palazzi (che in realtà resterebbero vuoti) in hotel. New York con i suoi 8,5 milioni di residenti (1,6 la sola Manhattan) sopporta 56,4 milioni di turisti pernottanti l' anno. Parigi con 2,2 milioni di abitanti, arriva a 15 milioni di arrivi, Barcellona ha 1,6 milioni di residenti e 8,5 milioni di turisti. Venezia ha 9 milioni di turisti pernottanti l' anno (ma 24 milioni di visitatori pendolari) e 262.344 abitanti in tutto il Comune. «Lo spopolamento dei centri storici è un fenomeno nazionale ed internazionale, la popolazione si sposta in luoghi più "comodi"», spiega Laura Fregolent, professoressa di Tecnica e pianificazione urbanistica allo Iuav. Nel 1966, l' anno dell'«acqua granda», in centro storico vivevano 121 mila persone, da allora è iniziato l' esodo e a 50 anni di distanza, ci sono 66 mila abitanti in meno. E' vero che non sono gli abitanti reali, perché vivono in città migliaia di studenti universitari, lavoratori del mondo della cultura e non solo. Nel 2008 uno studio calcolava che i «city user» come vengono definiti, fossero pari ai residenti, altre ricerche recenti parlano di 48 mila persone. «Sicuramente sono tanti ­ dice Fregolent ­ ma quantificarli è impossibile». Eppure non bastano a invertire la rotta: pochi studenti alla fine degli anni di corso restano in città. «Tutto il Comune sta perdendo abitanti, ma c' è un fenomeno di cui ci siamo accorti: a ogni fine locazione in centro storico

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 60 13 agosto 2016 Pagina 8 Corriere del Veneto (ed.

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scattano gli sfratti.I proprietari affittano ai turisti, conviene di più», spiega il vicesindaco e assessore alla casa Luciana Colle. E' su questo concetto di «convenienza» che l' amministrazione vuole lavorare. I veneziani chiedono da anni politiche anti­esodo. Decine di associazioni guidate dal Gruppo 25 Aprile di recente hanno organizzato un flash mob affiggendo alle finestre teli con lo slogan «Venezia è il mio futuro». Ieri un centinaio di persone h protestato contro la cessione a uso alberghiero dell' ex casa del custode ai giardini Papadopoli. Un anno fa, l' associazione Reset ha contato gli annunci sul portale Airbnb ed erano 2.819, oggi sono balzati a 4.009. «Per riportare residenti (il sindaco Luigi Brugnaro ne ha promessi 30 mila in campagna elettorale, ndr. ) ­ continua Colle ­ bisogna sperimentare, far diventare la città un laboratorio. Il nodo è rendere più conveniente, sul piano fiscale per esempio, affittare a residenti». Il Comune non ha in programma di bloccare i cambi di destinazione d' uso, come sta accadendo all' estero. In Spagna, dove i Comuni hanno le deleghe sul turismo, a Barcellona il sindaco Ada Colau (che dichiarò «Barcellona non diventerà come Venezia») ha investito 1,3 milioni di euro nella lotta all' abusivismo extra­alberghiero: in un mese le segnalazioni sono state 506. Berlino ha messo al bando Airbnb, Londra sta studiando nuove regole. «L' Italia è indietro, siamo arroccati alla convinzione che il turismo dà soldi, altrove hanno capito che va gestito ­ dice Colle ­ ci scontriamo ogni giorno con leggi vecchie, con una fiscalità che non favorisce la residenza e rendite catastali altissime».E' un altro punto su cui vorrebbe lavorare la giunta. A giugno 376 persone hanno lasciato il Comune: 64 dal centro storico, 24 dalle isole e 288 dalla terraferma. «Vanno a Marcon, Casale, in Riviera del Brenta ­ continua il vicesindaco ­ dove il costo della vita è inferiore e magari c' è lavoro, la ripresa economica della città è fondamentale». La giunta ha appena bandito 71 alloggi in social housing all' Opera Pia Coletti di Cannaregio e le domande sono state 621. «Faremo altri bandi con punti in più per chi vuole restare, stiamo anche studiando vendite di case con il sistema del riscatto», conclude.

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Agosto, quattro turisti per veneziano «Abitanti in fuga dalla città, ora basta» Solo 55 mila residenti. All' ultimo bando 621 domande per settanta case

IL CASO Agosto, quattro turisti per veneziano «Abitanti in fuga dalla città, ora basta» Solo 55 mila residenti. All' ultimo bando 621 domande per settanta case VENEZIA Al mare soffia una brezza fastidiosa e il cielo è coperto? A Venezia scoppia il caos. Negli ultimi giorni di maltempo sono arrivati 200 mila pendolari al giorno in laguna. Detti così sono numeri «normali». Ma a pensare che per le calli c' erano 4 turisti per ogni abitante fa un po' più impressione. Sì perché a Venezia (intesa come centro storico) vivono ormai poco più di 55 mila abitanti (55.108 per gli amanti delle statistiche). La perdita è costante, dal 2008 se ne sono andate 6 mila persone. E gli esperti dicono che a fine anno la città scenderà sotto la soglia dei 54 mila. Non è un male solo veneziano, tutti i centri storici delle grandi città «soffrono» del male dello spopolamento, ma a Venezia l' impatto è maggiore perché è saltata qualsiasi proporzione rispetto a una pressione turistica che fa alzare i prezzi e gli affitti delle case, cambiare i negozi a misura di turisti, trasformare palazzi (che in realtà resterebbero vuoti) in hotel. New York con i suoi 8,5 milioni di residenti (1,6 la sola Manhattan) sopporta 56,4 milioni di turisti pernottanti l' anno. Parigi con 2,2 milioni di abitanti, arriva a 15 milioni di arrivi, Barcellona ha 1,6 milioni di residenti e 8,5 milioni di turisti. Venezia ha 9 milioni di turisti pernottanti l' anno (ma 24 milioni di visitatori pendolari) e 262.344 abitanti in tutto il Comune. «Lo spopolamento dei centri storici è un fenomeno nazionale ed internazionale, la popolazione si sposta in luoghi più "comodi"», spiega Laura Fregolent, professoressa di Tecnica e pianificazione urbanistica allo Iuav. Nel 1966 , l' anno dell'«acqua granda», in centro storico vivevano 121 mila persone, da allora è iniziato l' esodo e a 50 anni di distanza, ci sono 66 mila abitanti in meno. E' vero che non sono gli abitanti reali, perché vivono in città migliaia di studenti universitari, lavoratori del mondo della cultura e non solo. Nel 2008 uno studio calcolava che i «city user» come vengono definiti, fossero pari ai residenti, altre ricerche recenti parlano di 48 mila persone. «Sicuramente sono tanti ­ dice Fregolent ­ ma quantificarli è impossibile». Eppure non bastano a invertire la rotta: pochi studenti alla fine degli anni di corso restano in città. «Tutto il Comune sta perdendo abitanti, ma c' è un fenomeno di cui ci siamo accorti: a ogni fine locazione in centro storico scattano gli sfratti.I proprietari affittano ai turisti, conviene

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 62 13 agosto 2016 corriere.it

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di più», spiega il vicesindaco e assessore alla casa Luciana Colle. E' su questo concetto di «convenienza » che l' amministrazione vuole lavorare. I veneziani chiedono da anni politiche anti­esodo. Decine di associazioni guidate dal Gruppo 25 Aprile di recente hanno organizzato un flash mob affiggendo alle finestre teli con lo slogan «Venezia è il mio futuro ». Ieri un centinaio di persone h protestato contro la cessione a uso alberghiero dell' ex casa del custode ai giardini Papadopoli. Un anno fa l' associazione Reset ha contato gli annunci sul portale Airbnb ed erano 2.819, oggi sono balzati a 4.009. «Per riportare residenti (il sindaco Luigi Brugnaro ne ha promessi 30 mila in campagna elettorale, ndr.) ­ continua Colle ­ bisogna sperimentare, far diventare la città un laboratorio. Il nodo è rendere più conveniente, sul piano fiscale per esempio, affittare a residenti ». Il Comune non ha in programma di bloccare i cambi di destinazione d' uso, come sta accadendo all' estero. In Spagna, dove i Comuni hanno le deleghe sul turismo, a Barcellona il sindaco Ada Colau (che dichiarò «Barcellona non diventerà come Venezia») ha investito 1,3 milioni di euro nella lotta all' abusivismo extra­alberghiero: in un mese le segnalazioni sono state 506. Berlino ha messo al bando Airbnb, Londra sta studiando nuove regole. «L' Italia è indietro , siamo arroccati alla convinzione che il turismo dà soldi, altrove hanno capito che va gestito ­ dice Colle ­ ci scontriamo ogni giorno con leggi vecchie, con una fiscalità che non favorisce la residenza e rendite catastali altissime».E' un altro punto su cui vorrebbe lavorare la giunta. A giugno 376 persone hanno lasciato il Comune: 64 dal centro storico, 24 dalle isole e 288 dalla terraferma. «Vanno a Marcon, Casale, in Riviera del Brenta ­ continua il vicesindaco ­ dove il costo della vita è inferiore e magari c' è lavoro, la ripresa economica della città è fondamentale». La giunta ha appena bandito 71 alloggi in social housing all' Opera Pia Coletti di Cannaregio e le domande sono state 621. «Faremo altri bandi con punti in più per chi vuole restare, stiamo anche studiando vendite di case con il sistema del riscatto», conclude.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 63 14 agosto 2016 Pagina 3 Corriere del Veneto (ed. Treviso)

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Gli immobiliaristi di Londra «Seconda casa? Venezia ideale» Il Times: «Meglio dell' Algarve». Spopolamento, Baretta: «Serve un piano»

VENEZIA «La città di Venezia è perfetta per acquistare una seconda casa, l' affitto turistico permette di rientrare dalle spese». Lo sostiene «Savills», storica agenzia immobiliare nata a Londra nel 1855 e che oggi opera in tutto il mondo, Italia compresa. «Savills», con il suo centro studi «World research», monitora il mercato immobiliare internazionale e di recente ha stilato la top ten delle città europee più appetibili per comprare la seconda casa, valutando prezzo di abitazioni, pernottamenti in hotel e possibilità di rendita. Venezia è al terzo posto, dopo Maiorca e Madrid. Intervistata ieri dal quotidiano The Times , Yolande Barnes, responsabile dello studio, segnala: «Il combinato di prezzi immobiliari relativamente bassi e il costo alto degli alberghi fa sì che ci sia potenziale per i proprietari di case: possono guadagnare molto con gli affitti turistici». Unico neo? «C' è tanta concorrenza». Solo per questo motivo Venezia è al terzo posto, non ci fossero così tanti alloggi ad uso turistico forse batterebbe Maiorca, dove un trilocale costa di media 1,4 milioni di euro. Investire a Venezia è un affare per gli stranieri ma c' è un problema: non vivono abitualmente in città e diventano, in un certo senso, complici del suo spopolamento. Come approfondito ieri dal Corriere del Veneto , l' esodo dalla città d' acqua ogni anno diventa più preoccupante: nel 2008 gli abitanti erano 60mila, oggi poco più di 55mila e per fine anno gli esperti stimano che toccheranno la soglia dei 54mila. I turisti però aumentano di anno in anno e negli ultimi giorni sono arrivati ad essere quattro per ciascun residente. Sono così tanti, oltre 9 milioni, a pernottare in laguna ogni anno (24 milioni con i «mordi e fuggi»), che i negozi di vicinato ormai anche nelle zone più periferiche sono sostituiti da rivendite di souvenir, bar, take away e ristoranti di ogni genere. «A Venezia mancano occasioni di lavoro che permettano di restarci, nemmeno il turismo ne offre tante», commenta l' avvocato Ruggero Sonino, presidente di Uppi (Unione piccoli proprietari) e del comitato «Vivere Venezia», nato negli anni delle battaglie sugli sgravi fiscali. E che di recente ha ripreso il proprio lavoro con l' obiettivo di contribuire alla salvaguardia del

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 64 14 agosto 2016 Pagina 3 Corriere del Veneto (ed.

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centro storico, contro la sua trasformazione in un grande parco tematico. «Stiamo predisponendo un nostro contributo per il Comune ­ continua Sonino ­ per riportare giovani e famiglie in centro storico bisogna intervenire sulla fiscalità». Un tema sollevato anche dalla vicesindaco Luciana Colle, che propone di fare di Venezia un «laboratorio fiscale» che incida sul peso delle tasse e sulla rendita catastale. «Una volta c' era la legge speciale, contribuiva ai restauri e le tasse sui palazzi erano agevolate ­ dice Sonino ­. Oggi i fondi speciali non ci sono più e nemmeno gli sgravi». Il risultato? Non conviene affittare a residenti. «Servono incentivi a chi affitta ad abitanti, con sconti sulle imposte ­ aggiunge ­ come Uppi abbiamo 90 appartamenti convenzionati con il Comune, potrebbero raddoppiare, spesso però hanno bisogno di restauri». Case sfitte, a detta di Sonino, in città ce ne sarebbero molte ma hanno bisogno di manutenzioni che potrebbero, ad esempio, essere realizzate dagli inquilini in cambio di sconti sulla locazione. «Molti stranieri vivrebbero qui, c' è già una comunità francese ma mancano scuole internazionali e sistemi che facilitino la mobilità», conclude. Sono tutte idee alle quali il governo non sbatte la porta in faccia, anzi, il sottosegretario all' Economia Pierpaolo Baretta concorda su tutte queste proposte ma è il Comune che deve muoversi per primo. «Più che una legislazione speciale per la residenzialità, a Venezia serve innanzitutto lavoro, la gente risiede dove lavora ­ sottolinea l' esponente di governo ­. Vanno incentivati l' artigianato, le imprese e le aziende compatibili con la città che va resa attrattiva, l' incentivo deve essere collegato al lavoro. Il Comune lanci un piano di azione e penso che il governo non si tirerà indietro nel redigere un piano speciale per Venezia». Per Baretta Comune, Regione e Stato devono lavorare in sinergia, senza attriti e per il bene della città. Per riportare abitanti tra calli e campi c' è anche chi propone di costruire nuove abitazioni: è il capogruppo fucsia in consiglio comunale Maurizio Crovato. Negli anni '80 gli architetti Franco Barnaba Bortoluzzi ed Elisa Scarpa hanno elaborato progetti di sviluppo urbano: isole piattaforma al Tronchetto con 1.434 abitazioni in social housing e altre mille a Sacca San Biagio e a Murano. Ci sono poi progetti rimasti lettera morta: 313 alloggi a canone calmierato ai cantieri navali di Actv a Sant' Elena, 170 nell' area ex Italgas a Santa Marta, 150 a San Giobbe e 30 nell' ex convento di San Piero di Castello. Secondo Crovato il Comune deve trovare dei privati con i quali collaborare per far diventare realtà queste nuove palazzine. All' idea delle piattaforme al Tronchetto si riferisce il commento di Stefano Boato, professore allo Iuav ed ex assessore all' Urbanistica e componente della commissione Salvaguardia. «Va riqualificato l' esistente e bloccata la proliferazione di hotel ed extra­alberghiero», dichiara il docente.

GLORIA BERTASI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 65 14 agosto 2016 Pagina 51 Il Gazzettino (ed. Belluno)

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"Stua cultural": a Costalta proseguono gli incontri

SAN PEITRO ­ La Stua Cultural di Costalta è un luogo di incontri per la musica, la pittura, la fotografia, gli spettacoli. Ricavato nell' ex atelier di pittura di Giovanni De Bettin, di cui quest' anno ricorre il decimo anniversario dalla morte, la stanza è occasione di iniziative in tutto l' arco dell' anno, ma in particolare in agosto è lo spazio che offre diverse serate ai turisti ed alla gente del paese. Ricco il programma messo in cantiere dal Gruppo musicale di Costalta. In questi giorni è stata aperta ed è visitabile negli orari pomeridiani la mostra di fotografie di Giampiero Palmieri, intitolata Devozioni, una cinquantina di immagini sulla religiosità popolare, dall' Italia alla penisola iberica. Mercoledì sarà la docente dello Iuav di Venezia, Anna Bedon, a parlare di architettura, con il suggestivo tema Gli alberi del Comelico sostengono i palazzi di Venezia. Venerdì ci sarà la prima dello spettacolo Da questa parte dei monti con canzoni del Gruppo musicale di Costalta e testimonianze di don Pierluigi Di Piazza, animatore del Centro Balducci di Udine, autore del libro Il mio nemico è l' indifferenza. Domenica 21 agosto, in chiusura della mostra, ci saranno immagini e parole su Devozioni. Mercoledì 24 agosto una serata di riflessioni proposte da Giuseppe Goisis, sull' argomento La speranza nel tempo della paura. In conclusione delle serate, domenica 28 agosto musica con il gruppo del coro Gospel. Lucio Eicher Clere.

LUCIO EICHER CLERE

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 66 17 agosto 2016 Pagina 43 Il Gazzettino

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Lorenzo Mayer Blue Moon, dopo Sgarbi altre critiche ala terrazza

«Che il Blue Moon esteticamente sia brutto e un pugno in un occhio all' estetica non vi è dubbio. Condivido la critica di Sgarbi che, pur espressa nel suo solito modo un pò istrionico, è certamente uno che di arte se ne intende». Il presidente della municipalità del Lido e Pellestrina, Danny Carella (Pd) concorda con la stroncatura espressa ieri da Vittorio Sgarbi. E in questo marca anche una netta differenziazione con alcuni esponenti del suo stesso partito che, ancora ieri, a tredici anni dalla tormentata inaugurazione dell' opera dell' architetto Giancarlo De Carlo, ancora la difendevano, nonostante sia sempre incompleta e con molti «acciacchi» di manutenzione. Si iniziò a costruire la terrazza a mare di piazzale Bucintoro nei primi anni '90, e ancora oggi, quasi venticinque anni dopo ­ da qualsiasi parte la si guardi tra favorevoli o contrari ­ la struttura è ancora incompleta e un capitolo aperto. Ma Carella non si nasconde dietro un dito. «Ribadito il mio parere estetico ­ riprende il presidente della municipalità ­ la questione era stata già affrontata qualche mese fa e devo perciò ribadire quanto dissi allora. Ci vuole cautela prima di pensare a una demolizione totale: personalmente sono per l' abbattimento di tutta la struttura in ferro e della passerella che non porta da nessuna parte. Componenti che, per altro, causano costi di manutenzione esorbitanti. Per ora non demolirei la struttura in cemento, anche perché ci vogliono soldi e risorse che attualmente non ci sono, e che penso sarebbe comunque più utile investire in altri lavori molto più urgenti e importanti per il Lido e Pellestrina». Anche il professor Amerigo Restucci, ex rettore dello Iuav nonché coordinatore del forum delle associazioni lidensi istituito dalla municipalità propone «che vi sia un ripensamento delle finalità e della funzionalità del luogo. Effettivamente questo Blue Moon, messo così com' è alla fine del Gran Viale, appare come una sorta di oggetto misterioso». Restucci però precisa: «Questo però senza entrare nella discussione sul valore e l' importanza del progettista ­ prosegue ­ che ha un suo indubbio valore e che in Italia, a Viterbo come a Matera, ci ha lasciato delle grandi testimonianze della sua fama e capacità. Strutture come il Blue Moon è normale che, nel corso degli anni, possano aver bisogno di qualche correzione o ripensamento. Succede anche per gli edifici più prestigiosi. Perciò credo sia opportuno ampliare il ragionamento e pensare alla

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 67 17 agosto 2016 Pagina 43 Il Gazzettino

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funzionalità del luogo che De Carlo ci ha lasciato». © riproduzione riservata.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 68 17 agosto 2016 Pagina 17 La Repubblica

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Necrologio

L'università Iuav di Venezia esprime a Sharon e alla famiglia il suo cordoglio per la scomparsa di Francesco Garofalo e ne ricorda la figura intellettuale, di architetto e di appassionato docente

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 69 18 agosto 2016 Pagina 38 La Tribuna di Treviso

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Silvia, la Luce appesa a un filo che ha stupito la Biennale La performer trevigiana Costa racconta l' esperienza in scena con Castellucci «C' era un trucco, ma il pubblico non lo vedeva». Il talento di recitare con il corpo

di Giuseppe Barbanti Silvia Costa, perfomer trevigiana, appesa a un cavo a parecchi metri da terra apparentemente solo grazie al dito indice della mano sinistra, è stata nei panni della Luce protagonista di "Ethica Natura e origine della mente", nuova produzione, nata sulla prosecuzione del lavoro iniziato da Romeo Castellucci con uno workshop del festival del 2013, debuttata nei giorni scorsi al Festival del Teatro alla Biennale di Venezia. Un' immagine che ha fatto il giro del mondo. E paradossalmente, nonostante la precarietà della situazione, Silvia Costa sembrava possederne il controllo. Silvia Costa, lei appesa a un cavo a recitare alla Biennale.

Come stavano realmente le cose? «Ero imbragata in una struttura ideata da Plastikart Studio di Zimmermann e Amoroso di Cesena che permetteva di scaricare il peso del corpo sul calco del mio braccio appeso alla corda. La distanza faceva sì che il pubblico potesse credere che quello fosse il mio vero braccio: e invece, anche i piedi che si vedevano erano il calco di quelli veri».

Nel 2006, ventiduenne, ha cominciato a lavorare con Romeo Castellucci e non ha più smesso: come nasce questo rapporto? «A dire il vero in questi dieci anni il mio ruolo è venuto cambiando. Tutto nasce dalla mia frequentazione nel 2005 durante gli studi di arti visive e dello spettacolo allo Iuav di Venezia della Stoa, la scuola fondata a Cesena da Claudia Castellucci e ispirata ad un' interpretazione del movimento sul metro del tempo musicale. Romeo Castellucci stava cercando la protagonista della sua nuova produzione, "Hey Girl!", che doveva avere il fisico di un' adolescente: mi vede e mi scrittura. Con quello spettacolo e i successivi ho girato il mondo. A partire da "Folk", progetto speciale per la Ruhr Biennale, comincio a lavorare come assistente alla regia di Castellucci. Negli ultimi anni, quando Castellucci si vede commissionare diverse regie liriche da importanti teatri europei, divento sua collaboratrice artistica in maniera continuativa».

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 70 18 agosto 2016 Pagina 38 La Tribuna di Treviso

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Nel frattempo la sua attività è proseguita anche a Treviso.

In che ambito precisamente? «Dal 2007 al 2013, insieme al musicista e compositore Lorenzo Tomio, abbiamo portato avanti il progetto di creazione Plumes dans la tête, un contenitore di idee, sempre pronto a ripensare la sua formazione e capace di far posto a nuove cose e persone. Abbiamo costruito i nostri lavori, creazioni di immagini fatte di corpi, spazi, strutture o suoni che lasciano il segno sullo spettatore, sempre a Treviso: credo che la dimensione della provincia, e penso anche alla Societas di Castellucci e al suo rapporto con Cesena, sia ideale per la formazione di un contesto che favorisca le attività creative. Oltre ai progetti legati alla scena, Plumes dans la tête ha lavorato alla creazione di installazioni nelle quali gli elementi teatrali si mescolano con la ricerca sul suono per creare delle performance». Nella prossima stagione, dopo il debutto a Verona per l' Estate Teatrale, sarà Porzia nel "Giulio Cesare" di Shakespeare diretta da Alex Rigola.

Come mai questo passaggio al teatro di prosa? «Ho fatto il provino e sono stata scelta. Certo l' attore qui non è più solo un corpo, Rigola ti chiede un apporto molto diverso all' interprete, anche perché guarda alla contemporaneità, Per me, che non ho una formazione da attrice, non è semplice. Ma mi appassiona».

Prossimo impegno? «Una regia di uno spettacolo per bambini, il pubblico più esigente. Dal 21 agosto sarò a Parigi, dove proveremo un nuovo allestimento, "Pel di carota", da me solo diretto, che debutta a Nantes a settembre. È una tappa del percorso di creazione legato all' infanzia che mi ha aiutato negli spettacoli per i bambini sin qui messi in scena a scavare dentro me stessa alla scoperta della bambina che sono stata».

GIUSEPPE BARBANTI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 71 18 agosto 2016 Pagina 222 Elle

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Progettare è narrare una storia

Si chiama Narciso il vaso di vetro e metallo in mostra per W. È un pezzo per la Galleria Luisa Delle Piane, un omaggio al fiore e al dipinto di Caravaggio, con il bel giovanetto innamorato di sé stesso, che si specchia incantato nell'acqua. L'ha creato Giorgia Zanellato, che da piccola faceva collezione di pietre, sassi lucidi accarezzati dal mare e lavorati dal vento, di sfere. Oggi, che è diventata grande (si fa per dire, ha solo 29 anni), colleziona cucchiaini, piastrelle recuperate da cantieri dismessi. Zanellato da sempre è affascinata dal mondo delle forme, dalla bellezza, dalla pienezza degli oggetti. Oggetti che per lei diventano assoluti, come in un quadro metafisico di de Chirico, come una bottiglia di Morandi. Solo che adesso i suoi oggetti Giorgia li inventa, poi li disegna, spesso li realizza. Eppure nessuno in famiglia aveva il pallino del design. È di sua iniziativa che, dopo il liceo scientifico, decide di iscriversi allo Iuav di Venezia. Qui incontra Alberto Bassi, storico e critico del design, che è un docente intransigente, capace di fare il vuoto attorno a sé, ma anche uno che la porta per mano nel mondo del progetto. Dopo Venezia, un po' troppo teorica, ecco Giorgia nel mondo cosmopolita dell'Ecal di Losanna e oggi da Fabrica, dove lavora alla messa a punto dei prototipi, sotto la direzione di Simon Baron. Per Giorgia, progettare significa prendere dei rischi, osare in proprio, sperimentare materiali, soprattutto raccontare una storia. Zanellato oggi ce l'ha fatta ed espone in importanti gallerie come Luisa Delle Piane e Nilufar. Fiduciosa nell'avvenire, afferma che tanti giovani designer italiani si stanno già facendo strada. E tante le donne: come Chiara Andreatti, che mette assieme il talento di un'artigiana con la progettualità del design, e Sara Ferrari, premiatissima, che si dedica con passione anche all'insegnamento in Italia e fuori.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 72 19 agosto 2016 mattinopadova.it

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«Prezzo chiuso, favore al Consorzio» Baita sui costi delle dighe mobili: «Tutto previsto dalla Legge Obiettivo». Ma così oneri dell' opera balzati da 3 a 5,5 miliardi

VENEZIA. Doveva essere un provvedimento per il controllo della spesa. Invece ha consentito al Consorzio Venezia Nuova di aumentare di un bel po' i suoi già notevoli introiti. «Il prezzo chiuso? Fu una decisione molto favorevole al Consorzio», ha dichiarato l' imputato­supertestimone Piergiorgio Baita davanti ai giudici all' udienza sul Mose del 7 luglio scorso.Nuove clamorose verità emergono nelle pieghe del processo sulla grande opera finanziata dallo Stato, trasformata negli anni in grande fonte di tangenti e guadagni illeciti. Adesso i riflettori sono accesi sul meccanismo che grazie alla sapiente regìa del padre­padrone del Mose Giovanni Mazzacurati ­ ora negli Stati Uniti dopo essere stato arrestato e aver collaborato con i giudici dell' inchiesta ­ ha consentito al Consorzio di far soldi a palate. Li ha riaccesi la Corte dei Conti, che a molti imputati «eccellenti» già coinvolti nel processo ha chiesto la restituzione di 61 milioni di euro come «maggiori costi» per le forniture dei sassi del Mose. E alla base di quell' inchiesta ci sono proprio le delibere sul «prezzo chiuso». «In teoria era una necessità dovuta alla Legge Obiettivo», ha detto in aula Baita, «in realtà è stato un grande favore fatto al Consorzio». Si capisce allora come i costi della grande opera siano balzati in pochi anni da circa 3 miliardi di euro a 5 miliardi e mezzo, gestione e manutenzione escluse. Il 7 aprile del 2005 il Magistrato alle Acque presieduto da Maria Giovanna Piva approva la nuova convenzione che prevede appunto il «prezzo chiuso». Costi non più calcolati «a misura», spiega ai giudici lo stesso Baita, ma a corpo. Con l' aggiunta però della cosiddetta «alea». Nel caso di specie il 18 per cento, cioè qualcosa come 600 milioni di euro. Il «prezzo chiuso» in realtà non sarà per niente bloccato. Viene aggiornato quattro anni dopo, nel 2009 ­ presidente è adesso Patrizio Cuccioletta ­ per arrivare a 4 miliardi e 200 mila euro. L' anno successivo, sempre Cuccioletta, coinvolto e arrestato come la Piva nell' inchiesta Mose, decide il nuovo aggiornamento dei prezzi. Il Mose non costa più 4 ma 5 miliardi e mezzo di euro. Si è passati di colpo dalla previsione di spesa di 4271 milioni a 5493. Sono state aggiunte gli aggiornamenti prezzi dei materiali (406 milioni), «richieste di altri enti», cioè le compensazioni ambientali affidati allo Iuav (206 milioni), le «richieste della Ue», 199 milioni per le infrazioni accertate alle Direttive europee sulla costruzione dei cantieri in aree tutelate.A chi serviva quel «prezzo chiuso»? Al Consorzio, ha spiegato

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 73 19 agosto 2016 mattinopadova.it

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Baita, che all' epoca era il presidente della Mantovani, cioè la maggiore impresa che faceva parte del pool e ne otteneva i lavori in percentuale. Consorzio che già godeva di un margine del 12 per cento su ogni lavoro. E applicava prezzi molto superiori a quelli di mercato, come accertato dalla Corte dei Conti e dalla Guardia di Finanza.A far approvare le delibere i due presidenti sotto accusa, Maria Giovanna Piva e Patrizio Cuccioletta, voluto a Venezia nel 2000 da Mazzacurati, poi allontanato dal ministro Nerio Nesi per lo scandalo di Torcello, le rive in cemento che avevano sollevato grazie anche alle inchieste della Nuova uno scandalo internazionale. Allora Mazzacurati in accordo con Giancarlo Galan aveva chiesto al governo di avere come presidente la Piva, poi sostituita nuovamente da Cuccioletta. Secondo quanto dichiarato da Baita in aula, sia Piva che Cuccioletta godevano di «stipendi aggiuntivi» corrisposti dal Consorzio e dalle imprese. Alla Piva, ha raccontato Baita in aula, Mazzacurati aveva anche assegnato il collaudo dell' ospedale di Mestre (300 mila euro), dopo che il Passante era stato affidato al vicepresidente Giampietro Mayerle (un milione e mezzo di euro). In cambio al Consorzio è rimasto il prezzo chiuso. E maggiorato.

ALBERTO VITUCCI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 74 19 agosto 2016 Pagina 9 La Nuova di Venezia e Mestre

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«Prezzo chiuso, favore al Consorzio» Baita sui costi delle dighe mobili: «Tutto previsto dalla Legge Obiettivo». Ma così oneri dell' opera balzati da 3 a 5,5 miliardiSCANDALO MOSE»nuove rivelazioni

di Alberto Vitucci wVENEZIA Doveva essere un provvedimento per il controllo della spesa. Invece ha consentito al Consorzio Venezia Nuova di aumentare di un bel po' i suoi già notevoli introiti. «Il prezzo chiuso? Fu una decisione molto favorevole al Consorzio», ha dichiarato l' imputato­supertestimone Piergiorgio Baita davanti ai giudici all' udienza sul Mose del 7 luglio scorso. Nuove clamorose verità emergono nelle pieghe del processo sulla grande opera finanziata dallo Stato, trasformata negli anni in grande fonte di tangenti e guadagni illeciti. Adesso i riflettori sono accesi sul meccanismo che grazie alla sapiente regìa del padre­ padrone del Mose Giovanni Mazzacurati ­ ora negli Stati Uniti dopo essere stato arrestato e aver collaborato con i giudici dell' inchiesta ­ ha consentito al Consorzio di far soldi a palate. Li ha riaccesi la Corte dei Conti, che a molti imputati «eccellenti» già coinvolti nel processo ha chiesto la restituzione di 61 milioni di euro come «maggiori costi» per le forniture dei sassi del Mose. E alla base di quell' inchiesta ci sono proprio le delibere sul «prezzo chiuso». «In teoria era una necessità dovuta alla Legge Obiettivo», ha detto in aula Baita, «in realtà è stato un grande favore fatto al Consorzio». Si capisce allora come i costi della grande opera siano balzati in pochi anni da circa 3 miliardi di euro a 5 miliardi e mezzo, gestione e manutenzione escluse. Il 7 aprile del 2005 il Magistrato alle Acque presieduto da Maria Giovanna Piva approva la nuova convenzione che prevede appunto il «prezzo chiuso». Costi non più calcolati «a misura», spiega ai giudici lo stesso Baita, ma a corpo. Con l' aggiunta però della cosiddetta «alea». Nel caso di specie il 18 per cento, cioè qualcosa come 600 milioni di euro. Il «prezzo chiuso» in realtà non sarà per niente bloccato. Viene aggiornato quattro anni dopo, nel 2009 ­ presidente è adesso Patrizio Cuccioletta ­ per arrivare a 4 miliardi e 200 mila euro. L' anno successivo, sempre Cuccioletta, coinvolto e arrestato come la Piva nell' inchiesta Mose, decide il nuovo aggiornamento dei prezzi. Il Mose non costa più 4 ma 5 miliardi e mezzo di euro. Si è passati di colpo dalla previsione di spesa di 4271 milioni a 5493. Sono state aggiunte gli aggiornamenti prezzi dei materiali (406 milioni), «richieste di altri enti», cioè le compensazioni ambientali affidati allo Iuav (206 milioni), le «richieste della Ue», 199 milioni per le infrazioni accertate alle Direttive europee sulla costruzione dei cantieri in aree tutelate.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 75 19 agosto 2016 Pagina 9 La Nuova di Venezia e

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A chi serviva quel «prezzo chiuso»? Al Consorzio, ha spiegato Baita, che all' epoca era il presidente della Mantovani, cioè la maggiore impresa che faceva parte del pool e ne otteneva i lavori in percentuale. Consorzio che già godeva di un margine del 12 per cento su ogni lavoro. E applicava prezzi molto superiori a quelli di mercato, come accertato dalla Corte dei Conti e dalla Guardia di Finanza. A far approvare le delibere i due presidenti sotto accusa, Maria Giovanna Piva e Patrizio Cuccioletta, voluto a Venezia nel 2000 da Mazzacurati, poi allontanato dal ministro Nerio Nesi per lo scandalo di Torcello, le rive in cemento che avevano sollevato grazie anche alle inchieste della Nuova uno scandalo internazionale. Allora Mazzacurati in accordo con Giancarlo Galan aveva chiesto al governo di avere come presidente la Piva, poi sostituita nuovamente da Cuccioletta. Secondo quanto dichiarato da Baita in aula, sia Piva che Cuccioletta godevano di «stipendi aggiuntivi» corrisposti dal Consorzio e dalle imprese. Alla Piva, ha raccontato Baita in aula, Mazzacurati aveva anche assegnato il collaudo dell' ospedale di Mestre (300 mila euro), dopo che il Passante era stato affidato al vicepresidente Giampietro Mayerle (un milione e mezzo di euro). In cambio al Consorzio è rimasto il prezzo chiuso. E maggiorato.

ALBERTO VITUCCI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 76 19 agosto 2016 Pagina 57 Il Gazzettino (ed. Treviso)

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PIEVE DI SOLIGO La fotografia a villa Brandolini

PIEVE DI SOLIGO ­ Continua fino al 28 agosto, a Villa Brandolini di Pieve di Soligo, la VI edizione di "F4/un' idea di fotografia ­ Not only lanscape" a cura di Carlo Sala. Indagato il paesaggio contemporaneo attraverso la lente privilegiata della città di Venezia, soggetto della maggior parte delle ricognizioni di docenti e studenti coinvolti nel master Iuav in Photography. Orario: venerdì e sabato 16­ 19.30; domenica 10.30­12.30 e 16­19.30.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 77 19 agosto 2016 Pagina 25 Idea Web

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Uniwhere

Piattaforma: ¡OS, Android, Windows phone Attraverso il telefonino si potrà controllare esami, orari delle lezioni, awiare chat per ottenere aiuti sui corsi, accedere alla webmail e altro ancora. Supporta oltre 40 atenei, tra cui lo IUAV di Venezia, l'Università degli Studi di Bologna (UNIBO), l'Università degli Studi di Padova (UNIPD) e tanti altri.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 78 19 agosto 2016 nuovavenezia.it

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"Prezzo chiuso, favore al Consorzio" Baita sui costi delle dighe mobili: «Tutto previsto dalla Legge Obiettivo». Ma così oneri dell' opera balzati da 3 a 5,5 miliardi

La Nuova di Venezia Cerca su La Nuova di Venezia Cerca "Prezzo chiuso, favore al Consorzio" SCANDALO MOSE ­ NUOVE RIVELAZIONI "Prezzo chiuso, favore al Consorzio" Baita sui costi delle dighe mobili: «Tutto previsto dalla Legge Obiettivo». Ma così oneri dell' opera balzati da 3 a 5,5 miliardi 19 agosto 2016 Piergiorgio Baita VENEZIA.Doveva essere un provvedimento per il controllo della spesa. Invece ha consentito al Consorzio Venezia Nuova di aumentare di un bel po' i suoi già notevoli introiti. «Il prezzo chiuso? Fu una decisione molto favorevole al Consorzio», ha dichiarato l' imputato­supertestimone Piergiorgio Baita davanti ai giudici all' udienza sul Mose del 7 luglio scorso. Nuove clamorose verità emergono nelle pieghe del processo sulla grande opera finanziata dallo Stato, trasformata negli anni in grande fonte di tangenti e guadagni illeciti. Adesso i riflettori sono accesi sul meccanismo che grazie alla sapiente regìa del padre­padrone del Mose Giovanni Mazzacurati ­ ora negli Stati Uniti dopo essere stato arrestato e aver collaborato con i giudici dell' inchiesta ­ ha consentito al Consorzio di far soldi a palate. Giovanni Mazzacurati Li ha riaccesi la Corte dei Conti, che a molti imputati «eccellenti» già coinvolti nel processo ha chiesto la restituzione di 61 milioni di euro come «maggiori costi» per le forniture dei sassi del Mose. E alla base di quell' inchiesta ci sono proprio le delibere sul «prezzo chiuso». «In teoria era una necessità dovuta alla Legge Obiettivo», ha detto in aula Baita, «in realtà è stato un grande favore fatto al Consorzio». Si capisce allora come i costi della grande opera siano balzati in pochi anni da circa 3 miliardi di euro a 5 miliardi e mezzo, gestione e manutenzione escluse. Il 7 aprile del 2005 il Magistrato alle Acque presieduto da Maria Giovanna Piva approva la nuova convenzione che prevede appunto il «prezzo chiuso». Costi non più calcolati «a misura», spiega ai giudici lo stesso Baita, ma a corpo. Con l' aggiunta però della cosiddetta «alea». Nel caso di specie il 18 per cento, cioè qualcosa come 600 milioni di euro. Il «prezzo chiuso» in realtà non sarà per niente bloccato. Viene aggiornato quattro anni dopo, nel 2009 ­ presidente è adesso Patrizio Cuccioletta ­ per arrivare a 4 miliardi e 200 mila euro. L' anno successivo, sempre Cuccioletta, coinvolto e arrestato come la Piva nell' inchiesta Mose, decide il nuovo aggiornamento dei prezzi. Il Mose non costa più 4 ma 5 miliardi e mezzo di euro. Si è passati di colpo dalla previsione di spesa di 4271 milioni

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 79 19 agosto 2016 nuovavenezia.it

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a 5493. Sono state aggiunte gli aggiornamenti prezzi dei materiali (406 milioni), «richieste di altri enti», cioè le compensazioni ambientali affidati allo Iuav (206 milioni), le «richieste della Ue», 199 milioni per le infrazioni accertate alle Direttive europee sulla costruzione dei cantieri in aree tutelate. A chi serviva quel «prezzo chiuso»? Piergiorgio Baita all' udienza del 7 luglio Al Consorzio, ha spiegato Baita, che all' epoca era il presidente della Mantovani, cioè la maggiore impresa che faceva parte del pool e ne otteneva i lavori in percentuale. Consorzio che già godeva di un margine del 12 per cento su ogni lavoro. E applicava prezzi molto superiori a quelli di mercato, come accertato dalla Corte dei Conti e dalla Guardia di Finanza. A far approvare le delibere i due presidenti sotto accusa, Maria Giovanna Piva e Patrizio Cuccioletta, voluto a Venezia nel 2000 da Mazzacurati, poi allontanato dal ministro Nerio Nesi per lo scandalo di Torcello, le rive in cemento che avevano sollevato grazie anche alle inchieste della "Nuova" uno scandalo internazionale.

ALBERTO VITUCCI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 80 20 agosto 2016 ilpiccolo.it (Trieste)

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«Proviamo a scommettere su Gorizia» Due giovani hanno aperto un' attività di marketing sul web confidando sulle potenzialità della città

Gorizia che non offre opportunità, Gorizia sempre meno giovane, che si svuota e vede partire le nuove generazioni a caccia di un futuro migliore lontano dall' Isonzo. Non è sempre vero, non è affatto sempre così. Perché ci sono ancora ragazzi e ragazze che, tra amore per la loro terra e spirito propositivo, scelgono di investire nel loro futuro a Gorizia e (anche) per Gorizia. E' il caso di Eliana Rossi e Luca Concetti, due ventireenni goriziani ancora alle prese con i libri e gli esami dei rispettivi percorsi universitari, ma al tempo stesso pronti a lanciarsi nel mondo del lavoro. I due amici, graphic designer iscritto alla Iuav di Venezia lui e social media manager ma anche studentessa di Giurisprudenza a Trieste lei, hanno infatti appena avviato "Bangee.", un servizio di comunicazione e marketing, votato soprattutto al mondo del web e dei social network, che si rivolgerà in primis ai negozi, ai locali e alle attività turistiche del territorio. «Perché crediamo molto in Gorizia e nelle sue grandi potenzialità, fin troppo poco conosciute all' esterno ­ racconta Luca ­, e vorremmo provare a valorizzarle, costruendoci allo stesso tempo un futuro qui nella nostra città, anche se poi non possiamo sapere dove ci porterà la vita». Il sito web "Bangee." sarà online da lunedì 22 agosto (all' indirizzo www.bangee.it, ma anche su Facebook e Instagram), e l' avventura dei due giovani goriziani partirà ufficialmente, anche se il progetto parte da ben più lontano. Parte dal blog "Sentocosevedocose", ideato da Luca Concetti nel 2014, nel quale si parlava di musica, attualità, cinema, fotografia, e dove tanto il fondatore quanto Eliana esprimevano le loro grandi passioni. «Nel 2015 poi quell' esperienza è finita ­ spiega Eliana, che nel 2011 da studentessa del liceo "Alighieri" di Gorizia scrisse proprio di social network sulla pagina de "Il Piccolo in classe" ­, ma noi ci siamo resi conto che da questa passione poteva nascere qualcosa di più, perché il web la comunicazione attraverso i social network poteva diventare una professione. Così ci siamo rimboccati le maniche, e ci siamo imbarcati in questa avventura, che speriamo davvero possa funzionare». Eliana ha già diverse esperienze nel campo della comunicazione, visto che da qualche anno cura l' ufficio stampa e i social media per il distretto del Triveneto del Leo Club, la sezione giovanile del Lions Club. Luca, invece, fin da ragazzino si è dedicato con passione alla grafica, e, dopo aver studiato Architettura, ha deciso che questa dovrà essere la sua strada. «Ma per i noi giovani trovare un lavoro nell' ambito di ciò che

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 81 20 agosto 2016 ilpiccolo.it (Trieste)

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studiamo non è mai facile ­ spiegano i due ragazzi ­, e così se vogliamo emergere dobbiamo essere propositivi, non aspettare di trovare necessariamente un lavoro come dipendenti. Ci siamo inventati la nostra attività, e lo abbiamo fatto nella nostra città: altrove forse avremmo avuto più opportunità, ma è anche vero che qui ci sono più spazi per crescere e meno concorrenza. Speriamo davvero di poter fare qualcosa di positivo per noi e per Gorizia allo stesso tempo». Marco Bisiach.

MARCO BISIACH

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 82 20 agosto 2016 Pagina 11 Corriere del Veneto

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Mestre Tennis universitario campionato di Iuav

VENEZIA Si sono iscritti in 160 atleti distribuiti in 33 squadre provenienti da tutte le università d' Italia. Il Cral dell' Università Iuav, con il patrocinio dell' Associazione Nazionale Circoli Italiani Universitari ha organizzato dal 24 al 28 agosto il campionato di tennis a squadre delle università italiane. Le gare si svolgeranno al Green Garden Village di Asseggiano. Sono tre i tabelloni previsti: maschile assoluto, femminile assoluto, maschile over 50. I giocatori disputeranno circa 60 incontri, per un totale di 180 partite con giocatori di sedici diverse università italiane. (a,d' e. )

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 83 20 agosto 2016 Pagina 19 Il Piccolo (ed. Gorizia)

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«Proviamo a scommettere su Gorizia» Due giovani hanno aperto un' attività di marketing sul web confidando sulle potenzialità della città

Gorizia che non offre opportunità, Gorizia sempre meno giovane, che si svuota e vede partire le nuove generazioni a caccia di un futuro migliore lontano dall' Isonzo. Non è sempre vero, non è affatto sempre così. Perché ci sono ancora ragazzi e ragazze che, tra amore per la loro terra e spirito propositivo, scelgono di investire nel loro futuro a Gorizia e (anche) per Gorizia. E' il caso di Eliana Rossi e Luca Concetti, due ventireenni goriziani ancora alle prese con i libri e gli esami dei rispettivi percorsi universitari, ma al tempo stesso pronti a lanciarsi nel mondo del lavoro. I due amici, graphic designer iscritto alla Iuav di Venezia lui e social media manager ma anche studentessa di Giurisprudenza a Trieste lei, hanno infatti appena avviato "Bangee.", un servizio di comunicazione e marketing, votato soprattutto al mondo del web e dei social network, che si rivolgerà in primis ai negozi, ai locali e alle attività turistiche del territorio. «Perché crediamo molto in Gorizia e nelle sue grandi potenzialità, fin troppo poco conosciute all' esterno ­ racconta Luca ­, e vorremmo provare a valorizzarle, costruendoci allo stesso tempo un futuro qui nella nostra città, anche se poi non possiamo sapere dove ci porterà la vita». Il sito web "Bangee." sarà online da lunedì 22 agosto (all' indirizzo www.bangee.it, ma anche su Facebook e Instagram), e l' avventura dei due giovani goriziani partirà ufficialmente, anche se il progetto parte da ben più lontano. Parte dal blog "Sentocosevedocose", ideato da Luca Concetti nel 2014, nel quale si parlava di musica, attualità, cinema, fotografia, e dove tanto il fondatore quanto Eliana esprimevano le loro grandi passioni. «Nel 2015 poi quell' esperienza è finita ­ spiega Eliana, che nel 2011 da studentessa del liceo "Alighieri" di Gorizia scrisse proprio di social network sulla pagina de "Il Piccolo in classe" ­, ma noi ci siamo resi conto che da questa passione poteva nascere qualcosa di più, perché il web la comunicazione attraverso i social network poteva diventare una professione. Così ci siamo rimboccati le maniche, e ci siamo imbarcati in questa avventura, che speriamo davvero possa funzionare». Eliana ha già diverse esperienze nel campo della comunicazione, visto che da qualche anno cura l' ufficio stampa e i social media per il distretto del Triveneto del Leo Club, la sezione giovanile del Lions Club. Luca, invece, fin da ragazzino si è dedicato con passione alla grafica, e, dopo aver studiato Architettura, ha deciso che questa dovrà essere la sua strada. «Ma per i noi giovani trovare un lavoro nell' ambito di ciò che

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 84 20 agosto 2016 Pagina 19 Il Piccolo (ed. Gorizia)

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studiamo non è mai facile ­ spiegano i due ragazzi ­, e così se vogliamo emergere dobbiamo essere propositivi, non aspettare di trovare necessariamente un lavoro come dipendenti. Ci siamo inventati la nostra attività, e lo abbiamo fatto nella nostra città: altrove forse avremmo avuto più opportunità, ma è anche vero che qui ci sono più spazi per crescere e meno concorrenza. Speriamo davvero di poter fare qualcosa di positivo per noi e per Gorizia allo stesso tempo». Marco Bisiach.

MARCO BISIACH

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 85 20 agosto 2016 Pagina 53 Il Gazzettino

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MARTELLAGO Aree agricole, i 5Stelle ancora all' attacco: «Non ci danno risposte»

MARTELLAGO ­ «Che fine ha fatto il ricalcolo della Sau nel Pat?». Il consigliere 5Stelle Andrea Marchiori torna all' attacco sul tormentone del Piano di assetto del territorio, ovvero la quantificazione della Superficie agricola utilizzata, parametro essenziale perché da questo dipende, in modo proporzionale, la capacità di espansione, cioè la nuova cubatura ammessa. Il M5S imputa all' amministrazione di aver gonfiato il conto della Sau inserendovi 190 aree non agricole per ottenere più superficie edificabile, e ha presentato un esposto in Procura. Accuse smentite dal Comune, che ha sempre ribadito la correttezza del proprio operato. I 5 Stelle hanno dunque accolto con sorpresa l' incarico affidato il 5 maggio a un tecnico terzo, Piergiorgio Tombolan, docente allo Iuav, per verificare «la coerente applicazione degli indirizzi regionali per il calcolo della superficie agricola utilizzata comunale del piano di assetto del territorio ratificato nel 2012 al fine di avviare la variante al Piano Interventi numero 3», su cui i 5 Stelle temono una nuova colata di cemento. «Abbiamo già approvato due Piani Interventi in attuazione del Pat che hanno trasformato superficie agricola per 66.479 metri quadri in zone con destinazione diversa ed è nostra intenzione procedere con una nuova variante al Pi. Vogliamo solo essere tranquilli e capire quanta altra superficie si può utilizzare», spiegò a suo tempo il sindaco, Monica Barbiero. I 5 Stelle però aspettano con ansia i risultati del lavoro dello Studio Tombolan & Associati, ma sin qui invano. «Il termine per la consegna degli elaborati da parte del professionista era il 30 giugno, ma da allora non abbiamo più avuto notizie ­ lamenta Marchiori ­ Il 12 luglio ho chiesto formalmente copia della documentazione ma ad oggi ancora nessuna risposta, tanto che ho dovuto presentare un sollecito». «A Marchiori sarà data risposta entro i termini di legge previsti per l' accesso agli atti» taglia corto il sindaco. (((derossin))) Nicola De Rossi © riproduzione riservata.

NICOLA DE ROSSI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 86 20 agosto 2016 Bologna Today

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Cersaie 2016

Cersaie 2016 20 agosto 2016 03:46 Condivisioni Dal 26 al 30 settembre 2016 in scena a Bologna il CERSAIE, il salone internazionale della ceramica per l' architettura e l' arredobagno. "10 on 10: ten fosters and ten others" la lezione di norman foster a cersaie 2016 martedì 27 settembre alle ore 11:00 l' atteso incontro con il famoso architetto britannico, premio pritzker nel 1999 La grande architettura ancora protagonista a cersaie. è l' architetto e designer britannico pluripremiato lord norman foster, premio pritzker 1999, che martedì 27 settembre terrà la lectio magistralis presso il palazzo dei congressi di bolognafiere, a partire dalle ore 11.00. la lezione dal titolo "10 on 10: ten fosters and ten others", sarà introdotta dallo storico dell' architettura francesco dal co e si concentrerà sui 10 progetti, suoi e di altri architetti, che lo hanno maggiormente influenzato durante la sua straordinaria carriera. Lord foster (nel 1999 è stato insignito da sua maestà britannica del titolo di lord foster di thames bank) è nato a manchester nel 1935. dopo essersi diplomato alla scuola di architettura e pianificazione urbana dell' università di manchester nel 1961, continua gli studi frequentando un master in architettura presso l' università yale, negli stati uniti. dopo l' esperienza dello studio team 4, costituito insieme a richard rogers e alla prima moglie wendy, nel 1964 fonda con quest' ultima a londra lo studio foster associates, a cui seguirà la creazione di foster + partners, che oggi è presente in oltre 20 paesi. nel 1999 norman foster ha ricevuto il premio pritzker e nel 2000 gli è stato assegnato il praemium imperiale award for architecture. Tra le sue opere più note, si ricordano la sede willis faber & dumas (ipswich, inghilterra), il sainsbury centre for visual arts (norwich, inghilterra), la sede della hongkong bank (hong kong), l' aeroporto internazionale di hong kong e quello di stansted (londra, inghilterra), la metropolitana di bilbao (spagna), la torre de collserola (barcellona, spagna), il restauro del reichstag (berlino, germania), il carrè d' art (nimes, francia), il municipio di londra (inghilterra) e la sede centrale della swiss re alla 30 st. mary axe (londra, inghilterra). I suoi lavori più recenti includono il millenium bridge di londra, il viadotto di millau in francia, l' hearst tower di new york, l' aeroporto internazionale di pechino, masdar city negli emirati arabi e il campus 2 della apple a cupertino, california. "Non posso descrivere il mio stile [] perché non ho uno stile preciso, perché non ci sono due progetti uguali" ha dichiarato lord foster durante un' intervista alla biennale di architettura del 2012. "non abbiamo una formula, crediamo nella ricerca e nei bisogni umani. crediamo che ogni progetto inizi sempre con un foglio bianco, anche se accumuliamo esperienza. le mie fonti di ispirazione? impossibile elencarle, sono troppe. mi ispiro a Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 87 20 agosto 2016 Bologna Today

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qualunque architetto che faccia buoni edifici []. mi ispiro al lavoro degli ingegneri, agli aerei, alla poesia, alla pitturala lista è infinita e cambia continuamente. l' architettura è una risposta ai bisogni umani []. il potere dell' architettura sta nel progettare tutto ciò che viviamo [] e incide sulla qualità della nostra vita perchè viviamo in un mondo che noi creiamo." Recentemente lord foster ha costituito "the norman foster foundation", una fondazione che promuove la ricerca per aiutare una nuova generazione di architetti, progettisti e urbanisti ad anticipare il futuro. il primo progetto della fondazione è stato presentato all' ultima biennale di architettura di venezia: si tratta del prototipo in scala reale di un aeroporto per droni in laterizio. lo scopo del progetto è quello di creare, entro il 2030, un network di droneport per effettuare consegne di medicinali e generi di primissima necessità in remote località dei paesi in via di sviluppo.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 88 21 agosto 2016 Pagina 9 Corriere del Veneto

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«Soraman» e Yoko Ono Chiude il fruttivendolo di Santa Margherita Ottant' anni di attività. «Qui c' era un mercato vero»

VENEZIA Il «soraman» è un nodo antico. Serve a legare una stoffa a un palo ed è fatto in modo che più il vento gonfia la stoffa, più il nodo si stringe. E' il nodo tipico dei vecchi banchi di frutta e verdura: due pali dritti, due pali trasversali, la grande tela verde legata coi «soraman». Mirco Puziol, fruttivendolo di campo Santa Margherita, non ha mai smesso di allestire così il suo banco, come facevano suo papà e prima suo nonno. Ottant' anni di attività, che finiranno i primi giorni di settembre. Mirco, la sorella Patrizia e la moglie Luciana hanno deciso di chiudere l' attività di fruttivendoli, una delle due rimaste a Santa Margherita. «Negli anni Settanta i banchi erano sette ­ raccontano ­ ma in campo c' era un vero mercato rionale, come quello in Strada nova, c' erano tanti banchi del pesce e altre attività. Ma era un' altra città». Era la città dei 112 mila abitanti, il doppio di oggi, anche se erano già calati ­ e di tanto ­ rispetto ai 163 mila di quando, a cavallo del 1930, la zia «Nana folpi» che all' anagrafe faceva Giovanna Serantoni, aveva iniziato a vendere fiori e alberi di Natale in campo Santa Margherita. I negozi erano pochi, i centri commerciali un film di fantascienza, il campo era un piccolo «Rialto» che serviva una delle zone più popolose del sestiere. «Oggi una attività a conduzione familiare ­ raccontano Mirco e Patrizia ­ soffre la concorrenza della liberalizzazione delle licenze, dei supermercati a orario continuato che a Venezia ormai sono tanti, dei mercatini a chilometro zero, delle iniziative che ti permettono di fare gli ordini via internet, degli agricoltori che ti portano la merce in barca sotto casa. Alzarsi all' alba e finire a sera inoltrata ha sempre meno senso». Anche se hai una clientela affezionata che da decenni compra solo se ci sei tu, anche se da te faceva le spese Susanna Agnelli, anche se capita di servire Yoko Ono e tanti altri personaggi famosi del mondo della cultura. Campo Santa Margherita è uno dei luoghi di grandi trasformazione in questi ultimi anni. Come ha evidenziato una recente indagine del laboratorio di analisi urbana e territoriale di Iuav, i negozi di vicinato hanno chiuso prima nelle zone ad alto passaggio turistico. Il campo ha resistito più di altri per essere fuori dalle grandi direttrici, grazie ai residenti e alla presenza di tanti studenti, ma sta cedendo.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 89 21 agosto 2016 Pagina 9 Corriere del Veneto

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Un fruttivendolo ha lasciato due anni fa e lo stesso ha fatto uno dei banchi della pescheria, per non parlare dei negozi. Qui non ci sono chincaglierie destinate ai turisti, il campo della movida semmai vede moltiplicarsi i locali, i bar, i ristoranti, un po' come accade nella zona della fondamenta degli Ormesini, dove l' altro giorno poco lontano (in rio terà Farsetti) è stato inaugurato un nuovo bar. Mirco e Patrizia Puziol odiano gli adii, per questo non hanno detto quasi a nessuno che tra due settimane chiuderanno. (c. f. )

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 90 21 agosto 2016 Pagina 2 La Repubblica (ed. Bari)

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L' intervista. Parla l' architetto Amerigo Restucci "Bari ha la fortuna di avere conservato mura, castello e Fortino: adesso non tradisca i suoi simboli identitari" "Ora un restauro esemplare per rimediare agli errori"

«NON è un mistero che sia molto legato a Bari, ma la città che amo dovrebbe prendersi cura dei pezzi della sua storia più antica, a cominciare proprio dalla muraglia, e pensare di governarne la salvaguardia e la valorizzazione. Ci deve essere manutenzione e capacità di programmare interventi che non siano casuali ma affidati a qualcuno che sappia guardare all' antico con professionalità e cultura». Sono queste le parole di Amerigo Restucci, già rettore fino a tre mesi fa dello Iuav (Istituto universitario di architettura di Venezia) e ora presidente della Fondazione universitaria di Venezia, dinanzi alla muraglia di Bari che si sgretola.

Professore, qual è la posta in gioco? «Rispetto alle città meridionali Bari è una delle poche che ancora conserva le sue mura medievali e i suoi castelli, sia il normanno svevo che il Fortino. A est e ovest la città aveva due punti fortificati, fortunatamente giunti fino ai giorni nostri. Questo dato di fatto dovrebbe far riflettere chi ha governato o governa la città, visto che lo stato odierno delle cose è evidentemente frutto di disattenzione da parte di chi se ne sarebbe dovuto occupare. Ed è grave perché si tratta di un segno identitario della città molto forte ».

Che fare allora? «La muraglia ha bisogno urgente di manutenzione e tutela. E qui si aprono alcune considerazioni. Se si interviene con le tecniche del restauro conservativo, bisogna riprendere gli stessi materiali che la caratterizzano, ovvero la calcarenite tufacea. Un' accortezza che non sempre è stata rispettata. Tant' è che a metà della muraglia è visibile l' innesto con altri materiali che certo non colloquiano bene con i segni della storia. A questo punto, mi pongo una serie di domande».

Vale a dire? «La soprintendenza ha inserito il restauro delle mura nei finanziamenti ordinari? O si è messa unitamente, al Comune e alla Regione, alla ricerca di un finanziamento straordinario? Sono domande che mi pongo perché ritengo che si possa aprire una riflessione perché, magari, si utilizzino i

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 91 21 agosto 2016 Pagina 2 La Repubblica (ed. Bari)

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finanziamenti europei messi a disposizione da un progetto rivolto proprio al restauro delle mura e dei castelli delle città del Mediterraneo, a cominciare dall' uso dei materiali originari».

Una possibilità reale? «Immagino di sì. Ora Bari potrebbe essere antesignana di un progetto per il recupero della sua memoria e rilanciare all' esterno, nel resto d' Italia e non solo, un segnale importante di cultura. Sarebbe un modo anche per "rimediare" a certi errori del passato» A cosa allude? «A una città che uscita dal suo aspetto medievale attraverso l' avvio della costruzione di una città nuova con il Murattiano e che poi, nella seconda metà del '900, ha conosciuto uno sviluppo tanto caotico quanto disordinato ». E del completamento del restauro di Santa Scolastica, con la riapertura del museo archeologico che ne dice? Sarebbe dovuto accadere entro la fine del 2015, ma il cantiere è ancora lì. «Quando si parte nei colloqui con la storia bisogna chiuderli in fretta, altrimenti la ferita langue. Non so davvero se, in questo caso, si tratti di un problema nel reperimento delle risorse o di incapacità nella realizzazione. Alle mura e alla storia di Bari aveva guardato già con attenzione e rispetto, secoli fa, Federico II quando intervenne sul castello facendo lavorare i suoi migliori artisti come Nicola Pisano, diventato celebre poi il pulpito nel duomo di Siena. Solo per dire che, chi aveva governato nel passato, aveva messo al lavoro uomini capaci. Diciamo che, adesso, non c' è più tempo da perdere».

Qual è la sua preoccupazione? «Che una volta per tutte si riesca finalmente a mettere a dimora le memorie di questa città. A Bari arrivano le grandi navi da crociera e migliaia di turisti, portati poi a visitare i trulli di Alberobello o le grotte di Castellana. Possibile che non si debba offrire loro qualcosa da vedere a Bari? E non è confortante sapere che l' Archeologico sia ancora in attesa di un' identità. Bisogna restituire dignità espositiva ai pezzi della storia di Bari, non tenendoli più chiusi nei depositi. È un discorso che vale anche per la pinacoteca, che conserva bellissime opere e meriterebbe soltanto di essere vista da un più congruo numero di visitatori» (a.d.g.). ©RIPRODUZIONE RISERVATA Amerigo Restucci.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 92 21 agosto 2016 Pagina 31 Il Gazzettino

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«Ridurre del 30 per cento gli accessi in centro storico» «Ma la situazione di questi giorni non è destinata a cambiare Serve un progetto di città che crei vere alternative al turismo»

Turisti che fanno il bagno in Canal Grande, bivacchi in Piazza San Marco, visitatori che scorrazzano indisturbati in bicicletta per calli e campi tra mucchi di mondezza abbandonata, residenti sempre più insofferenti di un turismo mordi e fuggi. Il quadro dell' estate 2016 non è certo esaltante ed è destinato a peggiorare se non si troverà al più presto un rimedio. Ma serve un rimedio radicale. Cambiare completamente mentalità. Ne è convinto il rettore di Cà Foscari, Michele Bugliesi. «Quella del turismo selvaggio e indisciplinato ­ spiega Bugliesi ­ è una tendenza che non accenna a cambiare, anzi peggiorerà. Non cambierà da sola. Se non si attua una politica che contrasti la monocoltura turistica, promuovendo attività alternative, anche insieme ad azioni per contenere la massa turistica, questo tipo di episodi è destinato a non fermarsi».

Il numero chiuso o la prenotazione per entrare a Venezia, come auspica Italia Nostra, può essere una soluzione? «Non so quanto possa essere praticabile questa politica e in ogni caso non è questa la soluzione. Limitare i turisti e basta non può servire. Va costruito un progetto di città che dia alternative al turismo. Stabilendo che il numero di visitatori, per essere accettabile con la specificità di Venezia, vada diminuito del 30 per cento bisogna trovare un progetto di città che dia lo stesso indotto. Non possiamo dimenticare che Venezia vive di turismo, non si può diminuirlo senza creare una alternativa economica».

Che industrie alternative si potrebbero sviluppare? «Sicuramente industrie non invasive e non inquinanti. Penso alla nuova manifattura, al mondo digitale, ad attività direzionali legate alla conoscenza e al sapere, alla ricerca scientifica e all' innovazione. Possiamo decidere di attuare una politica di contenimento delle presenze e far pagare tasse per maggiori introiti ma non servirebbe. Ci vuole un progetto compiuto di città che faccia leva su asset che Venezia possiede, come la Biennale, l' Università, la Fondazione Cini e le altre fondazioni culturali

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 93 21 agosto 2016 Pagina 31 Il Gazzettino

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veneziane, i centri infrastrutturali. Porto e aeroporto possono servire ad attività produttive e non solo al turismo».

Trovate alternative al turismo, quali iniziative è necessario prendere per ridurre del 30 per cento le presenze turistiche? «Basta contrastare la monocoltura turistica e quasi da solo cadrà il turismo. Non ci saranno più spazi disponibili per le attività ricettive. La città viva è anche in grado di contrattare l' invasione. Mettere limiti è l' estrema ratio, bisogna creare dell' altro».

In molti, e tra i primi l' assessore al turismo Paola Mar, affermano sia necessario educare i turisti che vengono a visitare la città. È d' accordo? «L' educazione dei turisti non è in questo momento un punto fondamentale, casomai si può pensare di effettuarla in un secondo momento. Ribadisco: ci vuole una visione della città che configuri una Venezia diversa, non è che con 18 milioni di turisti l' anno si viva meglio. Non si ferma lo spopolamento del centro storico». Può l' Università di Cà Foscari aiutare a mettere in atto questo cambiamento? «Siamo il primo ente culturale della città e stiamo formando profili professionali, compatibili con tessuto cittadino, che possano insediarsi in città e fiorire. Ci sono luoghi ­ come il Lido, il Porto, l' Arsenale e Vega ­ dove si può insediare innovazione. Su Vega, ad esempio, stiamo già concretamente lavorando a progetti di innovazione culturale e di sfruttamento imprenditoriale di attività culturali per dare un futuro ai ragazzi e contribuire alla crescita della città. Insieme con Iuav stiamo privilegiando un progetto importante su Santa Marta e San Basilio che porterà entro due­tre ani la presenza di 4­5mila persone al giorno in un' area oggi poco viva di Venezia». © riproduzione riservata.

DANIELA GHIO

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 94 21 agosto 2016 Arttribune

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Nuovi sguardi su Venezia. Alla Fondazione Fabbri

UN MASTER D'ALTO LIVELLO Una visita estiva alla Biennale di Architettura di Venezia, diretta da Alejandro Aravena, può essere l'occasione per una gita nei dintorni della città lagunare. A circa un'ora di automobile si può raggiungere la settecentesca Villa Brandolini di Pieve di Soligo, che ospita gli spazi espositivi della Fondazione Francesco Fabbri. Qui, tra le altre mostre, è degna di attenzione Not Only Landscape, curata da Carlo Sala e dedicata agli esiti della prima edizione del Master IUAV in Photography, diretto da Angela Vettese e coordinato dai fotografi Stefano Graziani e Andrea Pertoldeo. Ciò che ha attirato la nostra attenzione è l'approccio utilizzato dal master: non un semplice corso ma un vero e proprio laboratorio di ricerca per indagare tematiche e urgenze della fotografia attuale, avvalendosi anche dell'apporto di curatori e studiosi. L'area di interesse su cui si sono concentrati docenti di rango come Armin Linke, Bas Princen o Filippo Romano è Venezia, vista attraverso sguardi molteplici e insoliti. UN'ALTRA VENEZIA Quella che vediamo in mostra e nella nostra galleria fotografica non è la città che conosciamo, a cui siamo abituati. I diversi percorsi ci invitano piuttosto a guardare, attraverso modalità narrative estremamente differenti, aspetti territoriali poco noti così come contesti storici e contemporanei con nuovi punti di vista. Pensiamo al laboratorio di Linke, che ha condotto i giovani fotografi all'interno della Biblioteca dei Tolentini, per esplorare spazi solitamente chiusi al pubblico come gli uffici o la stanza privata del rettore. Romano ci fa scoprire il patrimonio militare della Serenissima Repubblica, luoghi ormai abbandonati che continuano a influenzare fortemente perfino l'uso del paesaggio circostante. Amedeo Martegani, in linea con una ricerca che porta avanti da anni sulle isole deserte del Mediterraneo, ci conduce attraverso le isole abbandonate della Laguna di Venezia, solitamente non visitabili se non con autorizzazione. O ancora Stefano Graziani, che invita i suoi studenti a lavorare in contesti già estremamente connotati per la costruzione di nuovi temporanei disordini. Per stravolgere il classico immaginario di Venezia, cambiandone completamente la visione. Anche la prossima edizione del Master vedrà, accanto ai corsi ordinari, i seminari condotti da personaggi di spicco della fotografia contemporanea come i già citati Linke, Princen, Martegani, Romano e Guido Guidi, William Guerrieri, Giovanna Silva accompagnati da lezioni di Mario Lupano, Francesco Garutti, Olivo Barbieri e Francesco Jodice, tra gli altri. Emilia Giorgi Pieve di Soligo // fino al 28 agosto 2016 Not Only Landscape FONDAZIONE FRANCESCO FABBRI Piazza Libertà 7 0438 1890928 / 334 9677948 www.fondazionefrancescofabbri.it Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 95 21 agosto 2016 Arttribune

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Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 96 22 agosto 2016 Pagina 29 La Gazzetta del Mezzogiorno (ed. Basilicata)

Dicono di noi Stazione Fal, ma ora si volti pagina Presentato al Comune uno studio sull' assetto viario dell' area dal prof. Ciurnelli

Una nuova piazza? Se ne discute da tempo e l' argomento torna di attualità in un momento di polemiche legate all' op portunità di convivere con un evento fieristico nel cuore della città, così come con altro tipo di manifestazioni, probabilmente in futuro non più proponibili a valle dell' attuale sede del Municipio. Se ne parla anche se, in generale, non è una vicenda urbana tra le più felici quella della collina di Macamarda e delle sue immediate propaggini. Possedeva un pregio indiscutibile, di carattere paesaggistico, intaccato non ancora in modo definitivo dalla piccola infrastruttura ferroviaria novecentesca nata ai suoi piedi. Quasi invisibile il binario a scartamento ridotto e così pure la stazioncina che è sopravvissuta e che, secondo le previsioni, in una prospettiva di rifunzionalizzazione, continuerà a svolgere questo ruolo all' interno di una vasta isola pedonale e al posto di quella specie di parallelepipedo grigio realizzato solo qualche decina di metri più in là. Nei giorni scorsi, si è appreso che è ormai pronto un nuovo studio per l' a re a , incerta anche nel toponimo, definita sia piazza della Visitazione che piazza Matteotti. Superficie di circa 70 mila metri quadrati, ricordiamolo, è di proprietà delle Ferrovie Apulo Lucane. Il tecnico che se ne è occupato per conto delle Fal è Stefano Ciurnelli. Ingegnere che nel 1997 ha fondato con altri due soci la società Tps transport Planning Service srl, quale responsabile del settore pianificazione dei sistemi di trasporto. Dal 1996 è docente dell' Istituto Universitario di architettura di Venezia dove, tra l' altro, si è occupato di infrastrutture, viabilità, metodi e strumenti per la pianificazione dei trasporti. Ha presentato al Comune una serie di dati sull' assetto viario e proiezioni progettuali sulle soluzioni legate ai temi della sosta, dei trasporti e della mobilità in uno slargo senza forma, solo convenzionalmente definita piazza. La sede del Comune, a partire dal 1982, non certo per caso, divenne uno dei tasselli di un trasferimento mai ultimato di altre funzioni pubbliche e che ha interessato il Palazzo di Giustizia e alcune di scuole, sorte a monte della direttrice di via Don Minzoni, oltre la Camera di commercio. Il processo, immaginato con sguardo lungimirante dall' urbanista Luigi Piccinato, in quella zona un tempo periferica, contemplava la nascita del Centro direzionale, un mix di funzioni pubbliche, solo in minima parte destinata a aree residenziali, ma con una buona distribuzione di vaste estensioni di verde

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 97 22 agosto 2016 Pagina 29 La Gazzetta del

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at trezzato. La sagacia del tecnico, però, con il passare degli anni, e i crescenti appetiti del «partito delDicono di noi mattone», venne rudemente tradotta in un' espansione urbana sfrenata, spesso scomposta e senza anima. Al punto di dare luogo a brani edificati che, è sotto gli occhi di tutti, hanno tutta l' aria di nuove periferie tristemente imposte nel cuore della città. Dalla buona urbanistica al tracollo di una discutibile trasformazione edilizia. Per quanto si è riuscito ad apprendere, secondo i nuovi propositi progettuali, l' edificio della vecchia stazione dovrebbe tornare a svolgere il suo ruolo quale terminal delle infrastrutture ferroviarie Fal. Di più, si parla di doppio binario e di un vero e proprio «hub» che interesserà una piazza sistemata in larga parte a verde, senza negare le esigenze della po polazione scolastica. La riqualificazione, però va oltre e, per quanto riguarda l' ente locale, punta a costituire un polmone verde in pieno centro, e in asse con le vie don Minzoni e Ascanio Persio, destinate a divenire pedonali, secondo un disegno che sembra calibrato con tutta evidenza a vantaggio di piazza Vittorio Veneto. Tra gli altri particolari, pare sia interessata la media Torraca e la possibilità di realizzare un parcheggio a partire dagli ambienti sotto quota dell' edificio scolastico. C' è chi lo vorrebbe spostare e realizzare una nuova sede dove si trova l' ex centrale del latte, a Serra Venerdì. Ma, per questa basilare realtà didattica, si indica anche la superficie libera esistente tra l' Istituto tecnico commerciale «Loperfido» e il Palazzo di Giustizia. In ogni caso, se proprio trasferimento dovrà esserci, non potrà avvenire prima della realizzazione della nuova sede. La vicenda della scuola di via Bramante brucia ancora sulla pelle di tanti materani. Altro aspetto ancora da definire è il capitolo delle risorse finanziarie, si dovrebbero sommare a quelle che intende mettere a disposizione le Fal per le opere da eseguire nell' ambito del nuovo Piano della Mobilità.

PASQUALE DORIA

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 98 23 agosto 2016 Pagina 32 L'Adige

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PERGINE Espongono Anastasia Oss, Alessandro Gretter, Andrea Fontanari e Tobia Zambotti Quattro giovani artisti in Sala Maier

PERGINE ­ Quattro giovani artisti per animare l' estate ed il mondo culturale perginese. Si apre martedì negli spazi espositivi di Sala Maier in piazza Serra a Pergine la prima edizione «Pergine Arte Giovane»(inaugurazione alle 17.30). La rassegna, promossa dall' assessorato alla cultura del comune di Pergine guidato da Elisa Bortolamedi in collaborazione con la biblioteca comunale ed il Gruppo Fotoamatori Pergine, proporrà assieme le opere di quattro giovani artisti perginesi, scelti attraverso un apposito bando e concorso di selezione. In mostra quindi le foto artistiche di Anastasia Oss, fotografa perginese classe 1995, che dopo il liceo scientifico ha frequento l' Accademia di belle arti a Venezia indirizzo fotografia, con il sogno di diventare una fotografa di moda per una importante rivista. Saranno esposti anche i disegni ed i quadri di Alessandro Gretter, pittore 29enne che dopo essersi ispirato ai disegni di Da Vinci e Michelangelo, ha frequentato l' istituto d' arte Alessandro Vittoria di Trento e dal 2010 l' Accademia di Belle Arti «G. B. Cignaroli» di Verona e la scuola Brenzoni indirizzo pittura. Spazio anche alle creazioni del ventenne performer Andrea Fontanari iscritto all' Accademia di Venezia e già impegnato in importanti creazioni anche nell' ambito del festival «Pergine Spettacolo Aperto». Tra i quattro protagonisti della prima edizione di «Pergine Arte Giovane» anche l' architetto e grafico Tobia Zambotti (classe 1990), che dopo la laurea allo Iuav di Venezia ha frequentato il master «Interior Design» al Politecnico di Milano, dedicandosi alla pittura, all' architettura ed allo sviluppo di siti web e grafiche pubblicitarie. L' allestimento della sala è stato progettato dagli stessi artisti, mentre il progetto grafico delle rassegna è stato curato da Tobia Zambotti. Un' occasione che permetterà a quattro giovani e promettenti artisti perginesi di presentarsi al grande pubblico in una cornice prestigiosa come Sala Maier, e di valorizzare la loro esperienza culturale ed artistica. Per loro l' impegno a donare una propria opera al comune di Pergine, destinata ad arricchire sale ed uffici pubblici. La mostra, dopo l' inaugurazione odierna, sarà visitabile fino a mercoledì 7 settembre dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 21 (ingresso libero).

DANIELE FERRARI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 99 23 agosto 2016 Pagina 39 Il Gazzettino

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ASSEGGIANO Sfida a tennis al Green Garden per 15 atenei italiani

Dall' ateneo alla terra rossa. Il Cral dello Iuav di Venezia organizza da domani, 24 agosto, fino a domenica prossima sui campi del Green garden di Asseggiano il XXIX Campionato nazionale di tennis a squadre dei dipendenti delle università italiane. Alla manifestazione sono attesi 160 partecipanti provenienti da tutta Italia ­ di cui 120 atleti regolarmente iscritti ­ a comporre le 33 squadre partecipanti al torneo. Tre i tabelloni previsti dal torneo: si giocherà per il maschile assoluto, il femminile assoluto e il maschile over 50. I giocatori disputeranno circa 60 incontri, per un totale di 180 partite. Parteciperanno gli atleti delle Università di Bologna, Brescia, della Calabria, Camerino, Chieti­Pescara, Ferrara, Firenze, Genova, Macerata, Pisa, Salerno, Torino, Trieste e le Università Iuav e Ca' Foscari di Venezia. I due atenei veneziani presenteranno la loro formazione, unica e condivisa, schierando ben quattro squadre: due nel maschile assoluto, uno nel femminile, uno nel torneo maschile Over 50. Le finali si svolgeranno il 27 agosto 2016; a seguire, premiazioni sul campo e cena di gala al ristorante "Dall' Amelia" a Mestre.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 100 23 agosto 2016 Pagina 51 La Stampa (ed. Verbania)

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Inaugurazione della rassegna stasera alle 20 Stresa festival, insolito debutto con la danza unita alla musica

Anche con 55 anni di storia ci può essere spazio per una prima volta. E così oggi, nella serata inaugurale dello Stresa Festival, debutta la danza. Nella seconda parte del concerto di cui saranno «regine» le pianiste Katia e Marielle Labèque, ad accompagnare l' esecuzione della «Sagra della primavera» di Stravinskij saranno i danzatori della compagnia «Sanpapié». Lara Guidetti, una delle fondatrici della compagnia di teatro e danza, ha firmato la coreografia. «La danza sarà unita a un' animazione visiva basata sul "teatro su nero", il teatro di figura ­ spiega ­. È una contaminazione di linguaggi da cui nasce una performance a servizio della musica». A rassicurazione degli spettatori più tradizionalisti Guidetti precisa: «La scelta del regista Stefano Monti di avvalersi del teatro di figura, spaventa meno il musicista che deve esibirsi, è visivamente meno invadente ma suggestiva. Si parte dal nero, spazio dell' inconscio: sulla scena si muoveranno danzatori e attori. Solo quando la musica raggiungerà la sua pienezza, dal buio si arriverà alla danza e il nero rivelerà la concretezza e la fisicità di un corpo». A questa performance la compagnia Sanpapié lavora da mesi: in scena danzeranno Aisling Lenti, Francesca Martignetti, Martina Monaco, Saverio Bari, Tony Contartese e Vlad Scolari. L' opera nasce però dalla collaborazione creativa di più persone: il regista Stefano Monti, con Monique Arnaud, l' aiuto regista Tony Contartese, Cecila Sacchi che ha curato gli elementi scenici, gli allievi del corso di laurea magistrale in tecniche del teatro dell' università Iuav di Venezia. «Il frutto è un lavoro corale con una forte carica ­ spiega Guidetti ­. Per una danzatore è quasi una provocazione: l' ego si mette a disposizione, la qualità del movimento e la relazione dello spazio sono portati all' ennesima potenza, ma senza farsi vedere». L' inizio con Ravel Nella prima parte solo musica di Ravel: Katia e Marielle Labèque eseguiranno a 4 mani «Ma mère l' Oye» e la Rapsodia spagnola: pagine in cui si mescolano elementi fiabeschi e sensualità andalusa. Il concerto inizia alle 20 e ci sono ancora posti disponibili; biglietti: da 60 a 20 euro;

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 101 23 agosto 2016 Pagina 51 La Stampa (ed.

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agevolazioni per i giovani fino a 26 anni: con music­p@ss a 10 euro, con la company­p@ss a 5 a testa per gruppi di 4 o più ragazzi.

CHIARA FABRIZI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 102 23 agosto 2016 Pagina 42 La Prealpina

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Con le sorelle Labèque Apertura in bello stile Il duo suona al Palazzo dei Congressi di Stresa

STRESA ­ L' attesa è finita, dopo il doppio preludio di luglio, con il jazz e la musica di Johann Sebastian Bach che agli appassionati ha fatto venire l' acquolina in bocca. Questa sera al Palazzo dei Congressi si apre ufficialmente la 55ª edizione dello Stresa Festival, nel segno del duo pianistico più scintillante e glamour del panorama internazionale, quello delle sorelle Katia e Marielle Labèque. Da decenni le Labèque incantano le platee con il loro magnetismo scenico, la tecnica, la ricchezza della paletta timbrica, la contagiosa intensità delle loro interpretazioni. Sono artiste da grandi platee. Al concerto notturno dello scorso 26 maggio nel parco del palazzo di Schönbrunn, a Vienna, insieme ai Wiener Philharmoniker e sotto la direzione di Semyon Bychkov, marito di Marielle, ad ascoltarle erano in centomila, come ad un concerto rock. Certo non è un caso, visto che mentre Marielle si concentra sul repertorio classico Katia si esibisce anche con il suo gruppo rock, sconfinando da un genere all' altro con l' irrequietezza delle scorribande infantili. Allora capiamo che per questa inaugurazione si può tranquillamente rinunciare al consueto appuntamento con l' orchestra, perché le sorelle Labèque fanno alzare da sole la temperatura emotiva della platea. Se poi il programma prevede la versione per due pianoforti di un balletto dall' irresistibile intensità ritmica come "La sagra della primavera" di Igor Stravinskij il successo è assicurato. La "Sagra" è infatti uno dei simboli musicali del Novecento, e lo è diventato fin dalla prima esecuzione del 29 maggio 1913 a Parigi, che suscitò un grande scandalo liquidando in una sola sera ogni residuo di Romanticismo. Completano il programma due pagine di Maurice Ravel che più diverse non potrebbero essere, la delicata "Ma mère l' oye" per pianoforte a quattro mani e la fiammeggiante "Rapsodia spagnola" per due pianoforti. Per non farsi mancare nulla e per tenere fede a quello sperimentalismo ­ moderato, ma sempre intrigante ­ che ha caratterizzato i cartelloni di questi ultimi anni, lo Stresa Festival ha voluto dare una dimensione visiva alle interpretazioni del duo Labèque. Il compito è affidato alla compagnia di danza Sanpapié ed all' animazione visiva multimediale realizzata dal regista Stefano Monti in collaborazione con il Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche del Teatro dell' Università IUAV di Venezia. L' appuntamento, come ormai consuetudine per i concerti del Festival, è anticipato alle 20.00, i biglietti costano da 60 a 20 euro, le riduzioni per i giovani con meno di 26 anni prevedono ingressi a 10 euro e perfino a 5 euro per i gruppi di almeno 4 amici, informazioni e prenotazioni 0323/31095 e www.stresafestival.eu.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 103 24 agosto 2016 Pagina 11 Corriere di Romagna (ed. Forlì­Cesena)

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In testa alla Gran Bretagna design vincente e cesenate Il 27enne Andrea Ceccaroni al "Crux Product Ltd" di Bristol

Con cui ha contribuito a progettare il casco da ciclismo su strada/pista/velodromo del team olimpico e para ­olimpico della Gran Bretagna. È il suo percorso di studi che lo ha portato a lasciare la Romagna per Bristol: «Era gennaio 2010 ed ero su un aereo diretto a Bristol, United Kingdom ­ racconta ­ Partivo da studente universitario di disegno industriale della Iuav Venezia ­San Marino, pronto ad essere inserito nel programma di scambio con la University of West of England di Bristol. Il semestre universitario fu talmente positivo e ricco di opportunità da aprirmi le porte ad uno stage professionale alla Crux Product Design Ltd: studio di consulenza e design del prodotto, specializzato in ambito medico ­ farmaceutico e beni di consumo a movimento rapido. Dopo i primi 6 mesi di tirocinio in studio, mi fu offerto un contratto a tempo indeterminato. E così, subito dopo la laurea, 5 anni fa iniziò il mio vero e proprio percorso professionale da designer». «Il mio ruolo di progettista all' interno del team è molto dinamico e multidisciplinare ­ spiega ­ e consiste nell' individuare soluzioni creative ed innovative a problemi e/o richieste dei clienti, utilizzando diverse competenze tecnico ­specialistiche e lavorando fianco a fianco con ingegneri meccanici ed informatici. Spesso e volentieri vengo coinvolto in varie fasi dello sviluppo di un prodotto, dall' ideazione e dalle fasi di ricerca iniziale, alla concettualizzazione ed elaborazione di concepts, prototipi e prodotti finiti». Il lavoro sul casco è cominciato nel 2011, quando Andrea venne inserito nel gruppo di progettazione grafica: «Gli ingegneri meccanici di Crux ­ ricorda ­ impiegarono mesi e mesi di ricerca e sviluppo per definire la struttura innovativa di quello che sarebbe stato il casco più veloce e leggero mai costruito, sagomato sulle forme degli atleti. Le olimpiadi e para olimpiadi di Londra 2012 portarono risultati senza precedenti al ciclismo britannico: 31 medaglie in totale, 17 di queste d' oro e 7 record mondiali. Il casco rosso con la Union Jack, la bandiera britannica, era sulle prime pagine dei giornali in tutta la nazione». I successi di Londra e l' esperienza positiva con il team convinsero le associazioni sportive britanniche a rivolgersi nuovamente a Crux in vista dei giochi di Rio de Janeiro 2016: «Gli elmetti per Rio furono pensati co me una reinterpretazione di quelli del 2012, con accorgimenti strutturali innovativi, modifiche

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 104 24 agosto 2016 Pagina 11 Corriere di Romagna

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interne ed una nuova veste grafica, che si sposasse elegantemente sia con il design delle uniformi che con quello delle biciclette. Sono state formulate numerose proposte, sperimentando varie combinazioni ed esecuzioni, fi no ad arrivare alla scelta definitiva: visore cromato specchiato, parte inferiore rossa lucida con dettagli laterali della bandiera nazionale, parte superiore bianca lustrata con grafiche astratte sul tema dei nastri e dell' aerodinamica, striscia dorata divisoria lungo le due sezioni, stemma frontale dell' organizzazione e dettagli in foglia d' oro che personalizzano ciascun casco per ogni atleta». A progettazione ultimata, l' assemblaggio rigorosamente manuale, quindi i test per la sicurezza e il quality control. Mesi di lavoro poi finalmente il debutto olimpico: «Ho seguito in diretta notturna tutte le gare nel velodromo del team Uk, dalla prima medaglia d' oro all' ultima. Vedere i caschi sfrecciare in televi sione, immortalati nei giornali la mattina e sul web a livello globale è stata una emozione indescrivibile e sicuramente gratificante. In studio la mattina dopo ogni corsa non si parlava d' altro, ovviamente. Ogni giorno avevamo una medaglia da festeggiare tra English Breakfast Tea e cupcakes». In attesa delle para olimpiadi i giochi di Rio hanno già portato al ciclismo britannico un totale di 5 nuovi record olimpici, 2 record mondiali e 12 medaglie complessive (6 ori, 4 argenti ed 2 bronzi). «Ciascuno dei 14 atleti del British Cycling Team ­ sottolinea Andrea ­ ha vinto almeno una medaglia ai giochi di Rio. Queste olimpiadi sono terminate con la nazione che mi fa da seconda casa al secondo posto nel medagliere assoluto, subito dopo gli Stati Uniti. Per la Gran Bretagna è stato il secondo miglior risultato di sempre dopo il primato nel medagliere alle Olimpiadi del 1908 di Londra». «Ovviamente non dimentico le mie origini: con Elia Viviani l' Italia ha vinto un meritatissimo oro pieno di suspance nel Men Omnium». In quella stessa gara la Gran Bretagna si è guadagnata il secondo posto: doppia festa. «Da designer del team di sviluppo del casco olimpico penso di poter dire a caldo di essere indescrivibilmente fiero dei risultati di questo progetto: vedere il design del casco maturare progressivamente da un bozzetto a penna su un foglio di carta al palco scenico sportivo più importante al mondo è stato sensazionale». Giorgia Canali.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 105 24 agosto 2016 Pagina 36 La Gazzetta del Mezzogiorno (ed. Basilicata)

Dicono di noi «Ciurnelli è stato docente fino al 2010»

In merito all' articolo «Stazione Fal, ma ora si volti pagina», da noi pubblicato lo scorso 22 agosto, l' Ufficio comunicazione e immagine precisa che «il nostro Ateneo si chiama Università Iuav di Venezia e non Istituto Universitario di architettura di Venezia». Lo stesso Ufficio precisa che «Stefano Ciur nel li è stato docente a contratto fino al 2010 e attualmente non ricopre alcun incarico presso il nostro Ateneo».

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 106 24 agosto 2016 Pagina 50 Il Gazzettino (ed. Belluno)

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LA CONFERENZA A confronto sui tabià domani a Domegge

DOMEGGE DI CADORE ­ «Tabià, intervenire nell' architettura rurale alpina in legno» è il titolo della conferenza in programma domani alle 21 a Domegge, allo Spazio Storel: i relatori saranno Andrea Turato (Patchwork StudiArchitettura) e Viviana Ferrario (Iuav Venezia). Un tema interessante, considerato quanto il Cadore sia ricco di questi antichi edifici rurali in legno.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 107 25 agosto 2016 Pagina 8 Corriere del Veneto (ed. Treviso)

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Il braccialetto della nascita diventa un gioiello Designer trevigiana crea il marchio Nenamu. «Al polso della neo mamma per sempre»

TREVISO Il primo ricordo della nascita di un bambino è il braccialetto che l' ospedale o la clinica mettono al polso del piccolo e della mamma dopo il parto, il loro primo legame fuori dal pancione. Poi, tornati a casa, quel cerchietto di plastica slaccia, si taglia, qualcuno lo butta via. Qualcuno lo conserva, in memoria di un momento così breve e così tenero, ma finisce in un cassetto o in una busta. Due giovani donne hanno pensato che fosse un oggetto troppo significativo e troppo bello per chiuderlo assieme ad altri oggetti nel comodino: Elena Toniolo, designer trevigiana, e la cognata Muria Amoroso, palermitana, hanno quindi creato il marchio Nenamu tramite il quale realizzano quel braccialetto speciale in oro rosa e argento, perché il ricordo rimanga per sempre al polso della mamma. Grazie all' aiuto di un bravo orafo, First Day è diventato un accessorio originale capace di raccontare una storia. Elena, laureata allo Iuav di Venezia, da dieci anni è designer del prodotto e sa che la nuova frontiera è l' emozione, un prodotto che seduca al primo sguardo, che sappia suscitare una reazione: «L' idea era creare un concept di oggetti di uso quotidiano, tolti dal loro uso comune e ridisegnati per trasformarli in gioielli. E così abbiamo realizzato una copia preziosa del braccialetto più importante per una mamma». Nenamu nasce dalla fusione dei due nomi, perché quell' accessorio non nasconde solo l' amore della mamma per il suo bimbo, ma anche l' affetto di due donne che insieme hanno realizzato un sogno: la loro prima collezione di gioielli. Si chiama First Day, primo giorno: come l' inizio di una storia.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 108 25 agosto 2016 Pagina 6 Corriere del Trentino

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«Decisioni troppo lente, la riforma aiuterà» Referendum, Rella si schiera per il sì. «La globalizzazione è in crisi, forme di governo da ripensare»

TRENTO Una riforma dall' impianto valido, sulla quale esprime un giudizio positivo. Per Franco Rella, filosofo e saggista, l' abolizione del bicameralismo perfetto è «fondamentale per uscire dalla stagnazione», la modifica del testo costituzionale importante per dare il via a cambiamenti più complessivi. Necessari per «Governare nelle contemporaneità», come il titolo dell' incontro cui parteciperà domani alle 18 nella Sala degli specchi a Rovereto, introdotto da Elisa Filippi (Il Trentino che dice sì) e moderato dal caporedattore del Corriere del Trentino Simone Casalini e .

Governare nelle contemporaneità cosa significa? «La globalizzazione è entrata in crisi, sia dal punto di vista economico che della capacità di gestire i fenomeni che aveva messo in atto, dalla libera circolazione di merci e capitali a quella delle persone. La domanda cruciale riguarda dunque la capacità delle forme di governo di intervenire su questo processo e di governare il mondo: la risposta della Brexit è chiara, il popolo inglese non si fida più, e l' ascesa di movimenti populistici sottolinea in maniera decisa l' importanza crescente della questione».

In tale contesto la riforma costituzionale che ruolo potrà giocare? «Sarà il termometro della capacità di cambiare e dare risposte adeguate alla velocità degli eventi e delle trasformazioni di fronte ai quali ci troviamo, non solo dell' Italia, ma complessivamente anche di un' Europa ingessata».

Qual è il suo giudizio? «Ritengo fondamentale l' abolizione del bicameralismo perfetto. Che le decisioni, oggi, siano così rallentate è indice di stagnazione: le unioni civili, ad esempio, erano all' ordine del giorno da più di vent' anni, fra i primi punti anche del governo Prodi nel 2006, per far passare una legge, pure monca, si è arrivati al 2016 con un voto di fiducia. La capacità del nostro Paese di fornire risposte adeguate potrebbe anche far aumentare la sua autorevolezza nel contesto europeo, ugualmente paralizzato,

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 109 25 agosto 2016 Pagina 6 Corriere del Trentino

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ancorato ad alcune norme di venti o trent' anni fa senza riuscire a darsi una prospettiva politica: mettere in moto processi di mutamento anche solo in uno Stato potrebbe diventare una spinta a cambiamenti più complessivi».

Il superamento del bicameralismo paritario non le sembra sia stato perseguito in modo confuso, con la creazione di un ente ibrido le cui regole elettive, ad esempio, sono ancora da stabilire? «L' ordinamento regionale fissato nel 1948 è stato realizzato nel 1970, la Corte costituzionale ha cominciato a deliberare nel 1955: la stessa Costituzione ha demandato all' elaborazione successiva capitoli molto importanti, non mi sembra un aspetto drammatico. Certo nella riforma permangono aspetti da definire meglio, ma ciò che conta è che non si tratta di un attentato ai valori costituzionali, bensì di una modifica dei meccanismi di funzionamento che di funzionare non sono in grado».

Non teme che la riforma più la legge elettorale presenti un rischio «autoritario»? «Questa è un' affermazione che sfiora il grottesco. Per l' elezione del presidente della repubblica o degli organi di garanzia servirebbero più voti di quanti ne siano necessari adesso. L' Italia, inoltre, ha poteri di controllo che nessun' altro possiede, dalla Corte costituzionale a una magistratura potentissima, dai giornali indipendenti alle televisioni».

Dopo anni di valorizzazione del regionalismo non le pare si ritorni a una centralizzazione del potere? «Le sembra legittimo che una regione stabilisca che lo stipendio del suo governatore sia più alto di quello di Obama o che lo Stato non possa far prevalere un interesse generale maggiore? Il giusto decentramento regionalistico ha dimostrato di non saper funzionare sempre, qualche correttivo doveva essere apportato».

Cosa succederebbe, secondo lei, se vincesse il «no»? «Inizierebbe un processo ulteriore di degrado e decadenza della politica. Sarebbe il trionfo dei Salvini, che vanno in giro con la bambola gonfiabile, oppure del Movimento 5 stelle, ulteriore forma di populismo. Anche il tentativo della destra di diventare un polo alternativo con Stefano Parisi finirebbe per sfaldarsi in seguito al fallimento del Pd».

Non crede che anche puntare tutto sulla questione del risparmio e dei costi della politica sia un atteggiamento populista? «Certo. Non si tratta di un argomento politico, piuttosto da pentastellati. Ma un voto che si esprime con un "sì" o con un "no" ha una forte componente emozionale, non solo razionale. Così come dire che la riforma prelude a una dittatura. Si tratta di elementi che fanno leva su forme populistiche: mia spiace sia così, ma è quasi inevitabile».

ERICA FERRO

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 110 25 agosto 2016 Venezia Today

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Spettacolo in Canal Grande: torna la magia della Regata Storica di Venezia

25 agosto 2016 12:30 Condivisioni La Regata Storica è l' appuntamento principale del calendario annuo di gare di Voga alla Veneta, disciplina unica al mondo praticata da millenni nella laguna di Venezia. È oggi resa ancora più spettacolare dal celebre corteo storico che precede le gare: una sfilata di decine e decine di imbarcazioni tipiche cinquecentesche, multicolori e con gondolieri in costume, che trasportano il doge, la e tutte le più alte cariche della Magistratura veneziana, in una fedele ricostruzione del passato glorioso di una delle Repubbliche Marinare più potenti e influenti del Mediterraneo. Oggi le quattro competizioni sono suddivise per categorie di età e per tipologia di imbarcazione: la più famosa ed entusiasmante è la regata dei campioni su gondolini, che sfrecciano in Canal Grande fino al traguardo di fronte alla celebre "machina", scenografico palco galleggiante posto davanti al palazzo di Ca' Foscari. L' appuntamento è per domenica 4 settembre 2016, con un calendario ricco di appuntamenti da non perdere. PROGRAMMA Ore 16.00 CORTEO STORICO ­ SPORTIVO: sfilata lungo il Canal Grande di imbarcazioni storiche con figuranti in costume, gondole e imbarcazioni delle associazioni remiere di voga alla veneta. Percorso: dal Bacino di San Marco lungo il Canal Grande Ore 17.00 Regata de le Maciarele e de le Schie: regata su mascarete a due remi riservata a ragazzi. Categorie: ­ Schie (fino a 10 anni). Percorso: da Rialto a Ca' Foscari ­ Maciarele Junior (fino a 12 anni). Percorso: da San Stae a Ca' Foscari ­ Maciarele Senior (fino a 14 anni). Percorso: da San Stae a Ca' Foscari a cura del Coordinamento delle Regate Ore 17.30 REGATA DEI GIOVANISSIMI SU PUPPARINI A DUE REMI Percorso: Bacino di San Marco­(boaB3) Canal Grande­Ferrovia Ore 17.45 REGATA DELLE DONNE SU MASCARETE A DUE REMI Percorso: Bacino di San Marco/Giardini di Castello­­Canal Grande­ Ferrovia Ore 18.00 REGATA DELLE CAORLINE A SEI REMI Percorso: Bacino di San Marco/Giardini di Castello­Canal Grande­Ferrovia Ore 18.00, dopo il passaggio delle caorline (3°/4° posto) e 18.30, dopo il passaggio dei gondolini (finale) Sfida Remiera Internazionale delle Università Sfida su galeoni a 8 remi tra l' equipaggio delle Università Ca' Foscari e Iuav di Venezia e le squadre di altre Università. Ore 18.15 REGATA DEI GONDOLINI A DUE REMI Percorso Bacino di San Marco/Giardini di Castello­giro del paleto in Ferrovia e arrivo a Ca' Foscari. Caricamento in corso...

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 111 26 agosto 2016 Pagina 41 Il Giornale Di Vicenza

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ARCHITETTURA. Da oggi al Cisa il 58° corso Il Palladio e Verona Dal Teatro romano ai grandi pittori Studiosi da Macao a Johannesburg per carpire i segreti delle sue opere

Gli uomini del marketing lo chiamerebbero un "brand", un marchio vincente. André Chastel, il mitico storico dell' arte francese e indimenticato presidente del consiglio scientifico del Centro internazionale di studi d' architettura Andrea Palladio diceva che solo tre parole sono familiari in tutto il mondo: Monna Lisa, Coca Cola e ... Palladio. S' inaugura oggi al Palladio Museum, sede del Cisa, il 58esimo corso palladiano, che porta a Vicenza per una settimana di conferenze e visite agli edifici una quarantina di architetti, storici dell' arte, e appassionati dal mondo, da Macao a Johannesburg. E' un appuntamento che si rinnova dal 1958, segno del fascino evergreen del grande progettista veneto: nessun architetto ha mai prodotto così tanto in così poco spazio, una cinquantina di edifici in un territorio di 250 chilometri, con all' estremo orientale l' arco Bollani di Udine e a quello occidentale villa Sarego a Santa Sofia di Pedemonte in Valpolicella. Quest' anno il corso palladiano ha un focus speciale, dedicato al sottovalutato rapporto che Palladio ebbe con l' ambiente veronese. Le prime architetture romane conosciute dal giovane Palladio di persona non furono il Pantheon o le Terme di Roma, ma piuttosto l' Arena di Verona, il suo teatro e le tante porte e archi antichi. E non solo: furono gli edifici di architetti veronesi come Falconetto e Sanmicheli a costituire punti di riferimento per l' intera carriera palladiana. Sempre dalla città scaligera proveniva quella équipe di pittori e decoratori che rivoluzionarono il modo di affrescare gli interni degli edifici veneti. E' il pittore Paolo Veronese a costituire il punto di riferimento di questi artisti: figlio di uno scalpellino, Paolo era di vent' anni più giovane di Palladio, ma condivideva con l' amico incarichi, occasioni e committenti. Insieme realizzano villa Barbaro a Maser, è Veronese a suggerire l' amico architetto per la costruzione del refettorio di San Giorgio Maggiore a Venezia e la grande tela della Famiglia di Dario (oggi alla National Gallery) dominava la sala principale della palladiana villa Pisani a Montagnana. A guidare i corsisti nella visita alle opere di Palladio e Veronese è un docente di eccezione, Xavier Salomon, talento formatosi fra Londra e Usa, oggi giovanissimo curatore capo della Frick Collection di New York. Salomon è stato il curatore della mostra su Paolo Veronese a Londra due anni fa ed ha una conoscenza capillare dell' opera del pittore veronese. Accanto a Salomon, guideranno

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 112 26 agosto 2016 Pagina 41 Il Giornale Di Vicenza

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il corso Howard Burns, Donata Battilotti (Università di Udine), Guido Beltramini, Fernando Rigon, Paul Davies (università di Reading) e un gruppo di giovani docenti molto promettenti: Francesco Marcorin (Iuav), Paolo Zavatta (università di Verona), Gian Mario Guidarelli e Damiana Paternò (Iuav).oG.D.V.© RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 113 26 agosto 2016 Pagina 22 L'Adige

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I giovani progettisti: «Così si cambia e riqualifica la città» Dietro la proposta del «Ring» una visione del futuro della città»

C' è, dietro la proposta del «Ring», un' analisi trasportistica, a partire dal contesto sovraregionale del progettato Treno delle Dolomiti (la realizzazione della ferrovia Calalzo­CortinaDobbiaco e della PrimolanoFeltre) in cui si colloca il potenziamento, con elettrificazione, della linea della Valsugana. Il bypass tra Civezzano e Trento nord permettere inoltre di ridurre notevolmente i tempi di percorrenza del treno: 10 minuti tra Pergine e il capoluogo. C' è anche, da parte dei giovani architetti ingegneri del collettivo Campomarzio, uno studio tecnico puntuale: ad esempio sulle sezioni della riprogettata via Brennero per farci passare il tram: 6,5 metri di sezione per le due linee, Nordus e Ring, che si affiancano nel tratto di fondovalle, più i tratti di banchina, strada, pista ciclabile, fascia verde, spazi sosta e manovra laterali. C' è pure una stima dei costi (120 milioni per il bypass ferroviario della Valsugana tra Civezzano e Trento nord, 80 per il Ring) e delle modalità di finanziamento: «Il tram, l' esperienza di Cagliari e Sassari insegnano» dice l' ingegnere­ architetto Daniele Cappelletti «sfrutta vecchie infrastrutture, ha costi ridotti rispetto al treno, ha una accelerazione migliore, è più leggero e adatto al sistema infrastrutturale urbano. Per il finanziamento, si dovrebbe sfruttare la realizzazione della nuova linea del Brennero, considerando gli interventi sulla città opere di completamento, beneficiando di risorse europee». Ma c' è, prima di tutto, una visione di città e l' ambizione di contribuire a cambiarla e migliorarla. L' architetto Pietro Ambrosini, trentenne, lo dice pane al pane: «Trento è una bella addormentata. Potrebbe esprimere, con l' Università e il Muse, una potenzialità creativa e culturale incredibile». «Ha invece un basso profilo» aggiunge Alessandro Busana. La proposta è dunque chiara: cogliere l' occasione, a partire dal ripensamento del sistema infrastrutturale e della mobilità, per impostare il nuovo Prg all' insegna della riqualificazione degli spazi urbani. Si tratta, ragionando sui collegamenti tra i quartieri e l' integrazione della collina nella rete trasportistica, di «decentralizzare lo sguardo». Dicono insieme Ambrosini e Busana: «A Trento si è sempre lavorato molto sul centro storico. Cosa degna, perché è diventato un gioiello, stupendo, che attira turisti. Ma oggi serve spostare l' attenzione dal centro, anche scaricandolo di funzioni, a Trento nord e alle altre periferie: anche l' asse di via Verona soffre di un enorme carico di traffico e di carenza di attenzione, investimenti e cura». Riqualificazione rappresentata anche dalla messa in rete di tutti i quartieri attraversati dal Ring e di tutte le sedi universitarie con la nuova biblioteca alle Albere. Garantirebbe inoltre un collegamento diretto tra

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 114 26 agosto 2016 Pagina 22 L'Adige

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tutti i parchi pubblici più importanti della città: giardini di Piazza Dante, parco delle Albere, parco di Maso Ginocchio, parco del Salè e piscine Fogazzaro, parco di Gocciadoro, Bosco della Città, parco delle Coste e nuovo parco di Melta a Trento nord. E, liberando la ferrovia della Valsugana, permetterebbe di utilizzare il tratto di sedime tra Povo e Pergine (protetto da paramassi, con pendenza ideale e contesto ambientale unico sopra la forra di Ponte Alto) per farne la nuova ciclabile di collegamento con la città. Si chiama, il progetto, «Tuttocittà 2026». Non a caso, perché nel 2026 dovrebbe essere ultimato il tunnel del Brennero, che comporterà una rivoluzione della mobilità su ferro. Serve dunque uno sguardo lungo, come stanno facendo in Alto Adige dove Provincia e investitori privati puntano sulla «cura del ferro» e la mobilità ferroviaria ai fini anche del potenziamento dell' industria turistica. Sguardo lungo e capacità di visione. «Il fatto è che però oggi la politica» dice Ambrosini «è orientata al problem solving, con un approccio emergenzialemanageriale. Non c' è visione. Quella che ha avuto Oss Mazzuarana a fine '800». E se lo dice un giovane di trent' anni, c' è di che riflettere. Do. S. Ambrosini Pietro V. Ambrosini ha 30 anni. Laurea in architettura all'Università IUAV di Venezia e al Politecnico di Milano, ha collaborato con lo Studio Tapiro (VE). Busana Alessandro Busana ha 31 anni e ha conseguito la laurea di ingegneria edile­architettura presso l'Università di Trento con una tesi sul sistema dei trasporti locale. Cappelletti Daniele Cappelletti, 33 anni, con una laurea in ingegneria edilearchitettura a Trento, è stato assistente di «Urban Design Theory» al Mit di Boston (Stati Uniti).

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 115 26 agosto 2016 Pagina 8 Corriere del Veneto

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«I confini del turismo vanno allargati dentro e fuori la città»

VENEZIA Nella città invasa sotto il caldo di agosto si cercano le alternative al turismo selvaggio. Alberto Ferlenga, rettore di Iuav, qualche idea ce l' ha.

Il numero chiuso può essere una soluzione? «Penso di no. Il numero chiuso non è la strada anche perché pone altre problematiche: a chi affidare la gestione dei flussi, come, con quale comunicazione. Il problema è un altro e riguarda la programmazione generale».

In che senso? «La questione purtroppo va al di là dei comportamenti maleducati o illegali che investono l' aspetto della vigilanza e del controllo che deve essere attivato. Il problema è che c' è tutta una città organizzata intorno ad un solo percorso. C' è un concorso di tutti nel far andare i visitatori in luoghi precisi perché questo porta introiti. Un tempo c' erano mesi meno affollati ed altri ad afflusso continuo. Ora, con il turismo globale non sarà più così.».

Quali sono le alternative? «Ampliare l' offerta, prima di tutto. Parlare di Venezia come sistema integrato: una splendida città, la laguna, molte altre zone limitrofe poco visitate. Un turismo che si allarghi, sia dentro la città che nei dintorni». Come? «In città scegliendo di promuovere percorsi diversi, meno convenzionali e proponendo legami con il territorio vicino. Parliamo spesso di città metropolitana, facciamola esistere. C' è tutta la corona delle città venete, poco conosciute da chi arriva da lontano ad esempio o la questione dell' ambiente lagunare che dovrebbe essere fatto fruire da chi arriva o il distretto della moda e quello del design con Padova e Treviso. Ma anche dentro la città ci sono percorsi non convenzionali e interessanti che potrebbero essere potenziati a partire da una segnaletica che spesso si fatica a capire». Ipotesi, queste, più volte elencate ma mai realizzate.

Perché?

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 116 26 agosto 2016 Pagina 8 Corriere del Veneto

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«Il problema è che bisogna essere convinti che le idee di questo tipo costituiscano un valore e non sempre è stato così. E' più difficile che lasciare a Venezia una funzione di attrattore commerciale unico. Una Disneyland con due propagini: Murano e Burano. Non può essere questo lo sguardo a lungo termine».

Come si realizzano queste piccole rivoluzioni? «Bisogna lavorare sul web, mettere in atto campagne promozionali anche all' estero nelle fiere. Ad oggi queste indicazioni mancano sia nei siti del Comune che in quelli "visti" dal turismo. Ma potrebbero esserci indicazioni anche sui monumenti, dotandoli di qr code . In quel caso ogni turista in possesso di uno smartphone potrebbe trovare percorsi insoliti e consigliati con un click. A Venezia c' è di tutto: attività commerciali storiche, grandi pittori, gastronomia. Si possono aprire infiniti mondi per evitare di trasformarla in Disneyland. Dobbiamo spiegare che dietro la maschera c' è molto altro».

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 117 26 agosto 2016 Pagina 36 Settimana di Saronno

Dicono di noi

L' 1 SETTEMBRE A CARNAGO Festival di multivisione in piazza

CARNAGO (ctw) Torna giovedì 1 settembre nella piazzetta di via Vittorio Veneto 27 alle 21.15 il festival di multivisione organizzato dal Comune di Carnago, pro loco e «Bar Italia». Immagini d' autore accompagnate da colonne sonore a creare suggestivi filmati fotografici. Di Edoardo Tettamanzi: «Andata e ritorno», «L' arte della gomma», «Desiderio di lei», «Un albero della vita». Di Francesco Lopergolo «Brunello di Montalcino», Giorgio Casali di Archivio IUAV Walter Rosemblum», «Una virgola di tempo, poesie di Teresa Montano», «Della danza una luce riflessa di Oreste e Odetta Ferretti e Francesco Lopergolo». Sinfonie di Domenico Drago, Andrea Pivari e Francesco Lopergolo. Ingresso gratuito. In caso di maltempo la serata si svolgerà venerdì 2 settembre, alla stessa ora.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 118 26 agosto 2016 Ragusa Oggi

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Rubrica settimanale a cura dell' Urp Informagiovani CONCORSI ED OFFERTE DI LAVORO

L' URP­INFORMAGIOVANI della Provincia Regionale di Ragusa mette a disposizione degli interessati i seguenti bandi di concorso con relative istanze di partecipazione: Concorso a 18 posti presso l' Asp di Pordenone Requisiti: Laurea triennale di Infermiere professionale. Scadenza 05/09/2016 Concorso a 4 posti presso l' Asm di Voghera Requisiti: Diploma di Tecnico della Ristorazione ­Licenza media. Scadenza 13/09/2016 Concorso a 3 posti presso la Casa di riposo "Cà Arnaldi" di Noventa Vicentina (VI) Requisiti: Laurea triennale di Infermiere professionale. Scadenza: 16/09/2016 Concorso a 2 posti riservati ai disabili presso l' Università IUAV di Venezia Requisiti: Diploma di Maturità. Scadenza: 15/09/2016 Concorso a 2 posti presso il Comune di Apricena (FG) Requisiti: Diploma di Maturità. Scadenza: 08/09/2016 Concorso a 2 posti di cui 1 riservato ai VVFA presso il Comune di Medesano (PR) Requisiti Diploma di Maturità. Scadenza: 08/09/2016 E' possibile, inoltre, ritirare i bandi di tutti gli altri concorsi, già annunciati e non ancora scaduti. Per ulteriori informazioni rivolgersi all' URP­ INFORMAGIOVANI presso il Palazzo della Provincia a Ragusa, numero verde 800 012899 ­ 0932/675280. di Rita Cilia.

RITA CILIA

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 119 27 agosto 2016 Pagina 16 Il Manifesto

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BRUNO DI MARINO Lo sguardo progettato SEGNI PARTICOLARI 2 » GIANLUIGI PESCOLDERUNG/ STUDIO TAPIRO, IL MARCHIO DELLA CULTURA VENEZIANA

Sulla laguna da oltre 35 anni esiste uno degli studi italiani di grafica più importanti, noto anche all' estero, grazie ad esposizioni personali al Centre Pompidou nel 1998 o alla Ginza Graphic Gallery di Osaka nel 2002. Parliamo dello Studio Tapiro, la cui attività è profondamente legata alla cultura e all' iconografia di Venezia. Fondato nel 1979 da Enrico Camplani e Gianluigi Pescolderung ­ entrambi laureati in architettura allo IUAVe per formazione artistica rispettivamente fotografo e illustratore ­ questo marchio di eccellenza ha spaziato nei diversi campi della creazione visuale: dal progetto d' identità all' immagine editoriale, dal design dell' informazione al wayfinding, dalla grafica d' ambiente al poster ­design e all' illustrazione. I «tapiri» sono strettamente legati alla Biennale di Venezia, per le cui diverse sezioni (cinema, teatro ­danza ­musica, arti visive, architettura) hanno curato l' immagine complessiva dal 1983 fino al 2001, ridisegnandone anche l' emblema, tutt' ora in uso, del leone alato. Dalla scomparsa di Camplani, avvenuta oltre due anni fa, è il solo Pescolderung con la sua équipe di giovani collaboratori aportare avanti l' attività dello studio, anche se nel corso della conversazione l' intervistato continuerà ad usare il noi: «Quando manca qualcuno che rappresenta il cinquanta per cento della costruzione di un pensiero condiviso», racconta Pescolderung, «il dialogo con questa persona continua. Anche durante la malattia Enrico mi rassicurava dicendo che attraverso l' opera realizzata insieme nel corso di oltre trent' anni, avrebbe continuato ad esserci. E così è stato. Lo dico senza retorica». Nel campo della grafica editoriale, centrale per la storia dello studio è la collaborazione ­ iniziata nel 1982 ­ con Marsilio, estesa in questi ultimi anni al rinnovamento dell' identità grafica della casa editrice Sonzogno. C' è poi la vasta produzione di manifesti, diverse centinaia, per eventi di vario genere, progetti in cui Camplani e Pescolderung hanno dato prova del loro originale approccio progettuale. Passando in rassegna i poster concepiti per la Biennale, dagli anni '80 all' inizio dei duemila, appare evidente la linea progressiva di un discorso iconografico che diventa sempre più essenziale: dai manifesti del 1984, Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 120 27 agosto 2016 Pagina 16 Il Manifesto

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1985, 1986 e 1987, caratterizzati da incorniciature e texture geometriche, alcune di sapore secessionista, che hanno contribuito a infondere una forte identità all' istituzione, si giunge nel 1998 ai poster, alle copertine dei cataloghi e a tutta l' immagine coordinata della Mostra d' arte cinematografica basata sulla figura di un leone smaterializzato, sfumato, smerigliato, mentre la comunicazione visuale dei settori teatro e musica sono all' insegna di deformazioni luminose. Ma sarebbe impossibile sintetizzare la ricchezza del linguaggio tapiresco e la varietà delle sue applicazioni. Anche la corporate image per fondazioni, università, comuni, aziende, hotel, ristoranti costituisce una parte importante della loro ricerca. E sono numerosi i progetti di sistemi informativi d' ambiente e identità visuali per aeroporti, me tropolitane, per il patrimonio storico ­artistico di centri storici (con il Touring Club Italiano), musei, teatri e altre istituzioni, nonché gli allestimenti per mostre temporanee (da Mantegna a Tiziano, da Warhol al più recente Lux in Arcana allestita ai musei Capitolini con Studio Visuale). Il graphic design si fonde poi con l' ambiente circostante e con l' architettura generando quella «archigrafia» che rappresenta un altro settore dove si è distinto l' impegno progettuale del duo: liberandosi dal foglio di carta, illetteringassume connotati e proporzioni sorprendenti, trasformandosi di recente nella facciata di uno dei più grandi edifici pubblici d' Europa, i Docks di Marsiglia. È il trionfo della grafica e della scrittura come parte integrante della città, delle relazioni e del vivere urbano: una grafica viva e scultorea che segna il ritorno di Pescolderung alla sua formazione di architetto. Diverse le esposizioni di cui lo studio è stato protagonista. Oltre a quelle citate, ricordiamo la mostra al Design Museum di Londra nel 1994; la retrospettiva «Il cantiere dell' occhio» allestita alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia nel 1999; la mostra presso la Bibliotheque National de France di Parigi (che ha acquisito anche loro opere nella collezione permanente) nel 2001; la mostra dedicata ai manifesti dello studio a Città del Messico nel 2002 e, di recente, la partecipazione alla retrospettiva sulla grafica italiana tenutasi alla Triennale di Milano nel 2012.

Secondo te ha ancora senso parlare di graphic e visual design oppure il panorama (e quindi anche l' approccio a questo lavoro) si è radicalmente trasformato? Il nostro mestiere consiste nel costruire sistemi che guidino lo sguardo e trasmettano informazioni ed emozioni applicate alle cose più diverse. I termini di graphic e visual design non definiscono più questo mestiere, poiché la comunicazione (e tutti i fenomeni collegati) è variegata, multicanale, diffusa. Di conseguenza sono emerse figure settoriali qualificate. Si parla ormai di graphic design con aggettivazioni particolari come graphic journalism, graphic narrative, graphic ambient, graphic movie, info ­graphic, e si potrebbe continuare. Il concetto originario ­ ovvero dare forma alla scrittura, al libro ­ non è sufficiente per definire il mestiere di oggi. Io ed Enrico abbiamo sempre pensato che il nostro lavoro fosse lì dove c' è uno sguardo progettato. Parliamo dei vostri inizi. A scoprire il nostro lavoro nei «piani alti» della cultura italiana fu Paolo Portoghesi: ci notò sui muri della città e diede fidu cia a due grafici allora appena ventottenni. Erano anni di grande cambiamento per la cultura visiva nel nostro paese, si andava affermando il postmodernismo, molte certezze del mondo del progetto erano in discussione. Poi abbiamo preso il volo e a quel punto sia mo diventati un' esperienza unica in Italia, separati radicalmente dall' ambiente milanese. Hai toccato un punto centrale: voi operate a Venezia, mentre il crocevia delle varie forme di design è Milano, dunque siete sempre stati isolati rispetto all' establishement. Le nostre poche relazioni nel mondo della grafica italiana rimandano a quella che Anceschi ha definito «la stagione della grafica di pubblica utilità». Non abbiamo mai condiviso alcuni riferimenti che sono considerati ancora oggi i fondamenti della

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 121 27 agosto 2016 Pagina 16 Il Manifesto

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grafica nostrana. Ci siamo distinti per una «grafica liquida» che prende forma nel rapporto con il contenuto, come l' acqua che si adatta al contenitore. Abbiamo sempre interpretato il nostro lavoro come una scoperta continua, senza basarci su uno stile predeterminato, formalismi e linguaggi autoreferenziali. La nostra è un' esplorazione priva di manierismo. Il valore intellettuale della grafica è prima di tutto comprensione e dialogo. D' accordo, ma ci sarà pure uno stile Tapiro. Lo abbiamo costruito nel dialogo con la materia della grafica e con il soggetto, il contenuto. Per noi trattare un tema vuol dire sempre entrare dentro il suo DNA, incontrare la sua essenza e da questo generare il linguaggio. La nostra è un' opera «chimica», o meglio «alchemica». Siamo stati molto emarginati dal pensiero critico dominante nel campo del design. Il nostro stile non è stato mai davvero compreso e decifrato a fondo.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 122 28 agosto 2016 Pagina 35 L'Eco di Bergamo

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«Summer school leggere il Romanico» ad Almenno S. B.

Una ventina gli studenti partecipano alla «Summer school, leggere il Romanico, strumenti archeologici e storici artistici» che si svolge nella sede dell' Aer ad Almenno San Bartolomeo, organizzato dall' Antenna Europea del Romanico e l' Università Cattolica del Sacro Cuore con il patrocinio del Tci, Fai di Bergamo, la Provincia di Bergamo, l' Ordine degli architetti, Confartigianato, Bim, Comunità Montana Valle Imagna e i Comuni di Almenno con Sotto il Monte Giovanni XXIII. Fino a mercoledì 31 gli studenti verranno introdotti alla conoscenza del diffuso ed esteso patrimonio di edifici dei secoli centrali del Medioevo e la stagione del Romanico, ancora documentato grazie alle chiese, ai castelli e all' edilizia civile presenti sul territorio. Direttore scientifico del corso è Marco Sannazaro, docente all' Università Cattolica del Sacro Cuore. Il corso si articola in lezioni, sopralluoghi e visite guidate. Il coinvolgimento dei partecipanti nelle attività pratiche di laboratorio consentirà di sperimentare l' analisi del dettaglio di un complesso architettonico medievale in ambito bergamasco. Le lezioni sono tenute per lo più da docenti universitari: Alessio Cardaci e Giulio Mirabelli Roberto, dell' università di Bergamo; Francesco Doglioni della Iuav di Venezia; Marco Rossi, Marco Sannazaro e Luigi Carlo Schiavi dell' università Cattolica del Sacro Cuore, e l' archeologo Dario Gallina; partecipano anche due tutor: Federica Matteoni della Cattolica e Riccardo Valenti del Politecnico di Milano. Il corso è stato aperto dal presidente del Bim Bergamo e della Federbim, Carlo Personeni, e dal docente Alberto Barzanò, presidente dell' Antenna Europea del Romanico. Personeni ha sottolineato l' importanza di studiare far conoscere il patrimonio storico e artistico bergamasco in special modo il nostro romanico e quindi venga visitato e apprezzato da un numero sempre maggiore di persone provenienti da tutta Italia e dall' estero. Il presidente Barzanò ha salutato gli studenti e ha ringraziato l' università Cattolica del Sacro Cuore, gli enti, le associazioni e i comuni che contribuiscono a realizzare la Summer school. Remo Traina.

REMO TRAINA

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 123 28 agosto 2016 Pagina 35 L'Eco di Bergamo

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Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 124 28 agosto 2016 Pagina 6 Il Giornale Di Vicenza

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L' ESPERTO. Il rischio crollo dipende dalle tecnologie di costruzione «Edilizia vulnerabile Sos in centri storici e vecchie fabbriche» Doglioni, docente di restauro allo Iuav di Venezia «Dopo il sisma dell' Emilia pochi provvedimenti»

La domanda che resta senza risposta, dal momento che non c' è un registro completo e generale delle costruzioni pubbliche non ancora a norma sul territorio provinciale, diviso per fascia di rischio, e dal momento che i privati non sono vincolati alle norme di ripristino delle abitazioni, è: quanti edifici sono davvero a rischio crollo? Le statistiche nazionali dicono che il 70 per cento degli stabili non è sicuro, il Vicentino potrebbe essere in linea con questo dato. L' analisi di rischio che invece si può fare si centra sui metodi di costruzione. «Generalmente le costruzioni in pianura sono realizzate con il mattone, e sono le più sicure, quelle di mezza costa hanno materiali misti, quelle di montagna sono in sasso, potenzialmente le più fragili ­ spiega Francesco Doglioni, docente di restauro all' Università Iuav di Venezia ­. Gli edifici nuovi dovrebbero rispettare gli standard, il problema è per gli altri. La grande difficoltà riguarda i centri storici, dove alcuni edifici antichi sono stati restaurati in modo misto, che spesso non permette di fare previsioni sui livelli di tenuta in caso di sisma». Il problema però è diffuso. «Tutta l' edilizia è vulnerabile ­ commenta Doglioni­, la mancanza di provvedimenti e investimenti per gli adeguamenti è un problema cronico. Subito dopo il terremoto che ha colpito l' Emilia nel 2012 si è riunita la commissione sismica regionale, stimando che per mettere a norma tutti gli edifici pubblici a potenziale rischio crollo in caso di terremoto si sarebbero dovuti investire 2 miliardi e 700 milioni di euro, questo per dare la portata della situazione. Da allora purtroppo non è cambiato molto». Le abitazioni private non fanno eccezione. I criteri base di costruzione che rispettano le norme antisismiche si applicano dal 2008, potenzialmente tutti gli stabili costruiti prima di quella data potrebbero non essere sicuri in casi di terremoto. Non solo le abitazioni, ma anche le aziende e i grandi complessi urbani. «Bisogna precisare che anche prima della normativa, le costruzioni in Veneto e in generale nel Nord Italia si sono sempre state fatte rispettando livelli di qualità più alti rispetto a quelli di altre zone ­ commenta

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 125 28 agosto 2016 Pagina 6 Il Giornale Di Vicenza

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Doglioni ­. Il punto però centra anche con le tecniche costruttive. Se prendiamo i capannoni industriali, per esempio, vediamo che la maggior è appoggiata al suolo, e non rinforzata da fondamenta adeguate. In caso di terremoto molti avrebbero danni. Il sisma dell' Emilia ci ha spiegato bene quali potrebbero essere le conseguenze». oF.C.© RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 126 28 agosto 2016 Il Giornale Di Vicenza

Dicono di noi

Il problema restauri

«La difficoltà riguarda i centri storici dove antichi edifici sono stati restaurati in modo misto» FRANCESCO DOGLIONI DOCENTE RESTAURO IUAV

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 127 29 agosto 2016 Pagina 18 Il Gazzettino (ed. Udine)

Dicono di noi

SAGGISTICA Vittorio Gregotti, lezioni veneziane Teoria, prassi e buona architettura

Gregotti è il più "intellettuale" degli architet­ ti italiani: la vocazione ad analizzare il suo lavoro e a trasferire le sue riflessioni sono evidenti nei suoi seminari allo Iuav, in cui dal confronto fra teoria e prassi emerge un' idea di architettura utile alla vita collettiva. Lezioni veneziane ­ Vittorio Gregorri ­ Ed. Skira ­ 21.50 euro.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 128 29 agosto 2016 wired.it

Dicono di noi

Che cosa stanno facendo gli attivisti digitali per il terremoto Centinaia di attivisti digitali si sono mobilitati a ridosso del sisma per coordinare e raccogliere le informazioni indispensabili alle popolazioni colpite, insieme ai cittadini. Dai social network alla verifica in loco

Non è il momento delle polemiche, dicono. È il momento del fare. Questo di sicuro unisce centinaia di attivisti digitali che si sono mobilitati nelle scorse ore, a ridosso del sisma del 24 agosto 2016 , in centro Italia, per verificare e fornire notizie davvero utili alle popolazioni colpite e ai cittadini italiani che vogliono fornire aiuti e soccorsi. In questo momento sono due i principali progetti, totalmente volontari e non finanziati, presenti su tutti i social network e online con i loro siti web, che stanno coprendo quella fascia di informazione di servizio e di pubblica utilità , un po' terra di nessuno, non seguita efficaciemente nè dalle istituzioni e neppure dai media mainstream : Emergenza24 , progetto italiano ed europeo, ormai collaudato dal 2012, che partecipa al progetto SocialProCiv del dipartimento della Protezione Civile Nazionale , e Terremoto Centro Italia , nato a ridosso del sisma da Matteo Tempestini e Matteo Fortini , già hacker civici, che stanno aggregando comunicatori, cittadini, sviluppatori, giornalisti e esperti di social media, per usare dati e strumenti e renderli utili e facili da usare dal pubblico. Entrambi progetti si stanno muovendo con regole precise e decaloghi, attenti alla qualità delle notizie diffuse, sempre verificate e nel rispetto della dignità delle persone. Una piccola rivoluzione nel panorama mediatico italiano nel pubblico interesse. " In tutto questo periodo non abbiamo postato una sola immagine dei danni del sisma perché la nostra informazione si basa su dati e non gioca sull' emotività ­ conferma Maurizio Galluzzo , a Wired , volontario nel gruppo comunicazione a Emergenza24, nella vita docente universitario ed esperto di informatica applicata alle reti e al territori alla Iuav di Venezia ­ nonostante tutto abbiamo raggiunto un numero altissimo di contatti sui social e nessuna falsa segnalazione ". Emergenza24, " Social Network for Emegency Managemen t", nato nel 2012, ci tiene a sottolineare Galluzzo, "progetto indipendente e non finanziato ", conta collaborazioni internazionali e "vuole dialogare in tempo reale non solo con i cittadini che cercano informazioni ma anche con istituzioni, organizzazioni, associazioni in Italia e all' estero e in particolare nelle aree di

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 129 29 agosto 2016 wired.it

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conflitto ". Per farlo usa massimamente Twitter , ma anche Facebook e da qualche giorno anche il canale Telegram . Ingegneri, docenti, esperti informatici che hanno avuto modo di conoscere i meccanismi di intervento della macchina italiana della Protezione Civile e che ora sono impegnati nella comunicazione delle emergenze 24 ore su 24. " Ma tutti possono partecipare e dare il loro contributo come segnalatori o all' interno dei gruppi di lavoro che in questo momento stanno interessandosi di moltissimi temi dai droni alla tutela dei beni culturali ". C' è chi invece è partito cercando di intercettare le reti sociali e civiche già presenti in rete e unire le forze dal basso, come i volontari di Terremoto Centro Italia , nel condividere informazioni utili e verificate, concentrandosi sulle notizie che interessano le province di Rieti e Ascoli Piceno, in particolar modo i comuni di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto, i più colpiti dal terremoto. " In situazioni di crisi ed emergenza, se non si prova a gestire e aggregare online la comunicazione si rischia di non riuscire a ricavare veramente quelli che sono i dati e le informazioni utili non solo nell' immediato, ma anche successivamente ", spiega Matteo Tempestini a Wired . A oggi sono più di cento i volontari che davanti al loro computer si alternano per monitorare le richieste di beni di prima necessità, nei flussi del gruppo Facebook creato appositamente per lo scopo, ma anche su Twitter , Instagram e direttamente dal campo, dove i civic hacker sono aggiornati direttamente dagli attivisti di Action Aid Italia partiti per aiutare la protezione civile e i residenti ­ ricorda Matteo Tempestini­ che stanno rilanciando in modo molto prezioso le informazioni raccolte in loco". " In questo momento nel gruppo volontari su Telegram siamo oltre 200 ­ sottolinea Matteo, anche commosso dall' onda di sostegno arrivata dal web­ e felici di aver coinvolto community con competenze specifiche e importanti come OpenStreetMaps, ad esempio, e tutti coloro che stanno collaborando, dai comunicatori agli sviluppatori ". Tra le sezioni del sito per esempio, la sezione dedicata a chi vuole donare , dove raccolte fondi, donazioni e richieste vengono aggiornate in tempo reale e verificate accuratamente. " Non vogliamo sostituirci alle fonti istituzionali di informazione"­ ribadisce Tempestini ­ "ma aggregare e non disperdere contenuti utili a tutti provenienti da fonti di varia natura , anche non ufficiali, per creare valore in un momento di crisi per il paese" . Intanto, per rimanere informati è possibile anche iscriversi al canale su Telegram di Terremoto Centro Italia . Così come è importante rilanciare i contenuti alle proprie reti di contatti, verificando ora e data, in modo da diffondere notizie e richieste in modo tempestivo. Mentre per fornire informazioni dai luoghi è importante, specificano i volontari di entrambi i gruppi indicare sempre comune e località, geolocalizzarsi. "Sempre però dando la precedenza alla messa in sicurezza ed evitando critiche e polemiche, per quello ci sarà tempo ". Vero è che l' informazione civica può aiutare concretamente a colmare, in queste ore, le lacune istituzionali e le imprecisioni dei mass media. Una risorsa da sfruttare. " Il vero tema è costruire una cabina di regia anche istituzionale ­ ribadisce Giovanni Boccia Artieri , ordinario di Sociologia dei media digitali e Internet studies al Dipartimento di Scienze della Comunicazione, dell' Università di Urbino Carlo Bo ­ capace di sfruttare le potenzialità della comunicazione dal basso che avviene in questi casi e renderla strategica sui soccorsi ". Una cosa è certa, ne riparlemo al Wired Next Fest a Firenze.

ROSY BATTAGLIA

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 130 30 agosto 2016 lanuovaferrara.it

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Un festival e tanti pensieri Il ghetto, gli autori e i personaggi di una storia incancellabile

Per tutta la giornata di domenica, oltre agli eventi del programma principale, per la Festa del Libro Ebraico sono previsti incontri con l' autore alla Sala Estense di palazzo Roverella. Il primo a inaugurare gli appuntamenti letterari è Riccardo Calimani, alle 10, con "Storia degli ebrei italiani", e ne parla insieme ad Anna Foa (Università La Sapienza) e Shulim Vogelmann (La Giuntina). Alle 11 il Rav Roberto Della Rocca presenta "Con lo sguardo alla luna", accompagnato da Sonia Brunetti (preside Scuola Ebraica Torino) ed Elena Loewenthal (ambasciata italiana in Israele). Si prosegue alle 12.45 con "I carnefici italiani. Scene del genocidio degli ebrei, 1943­1945", di Simon Levis Sullam, che dialoga con la scrittrice Lia Tagliacozzo. Al pomeriggio si ricomincia con Donatella Calabi e il suo "Venezia e il ghetto. Cinquecento anni del recinto degli ebrei", di cui parla con Marina Caffiero (Università La Sapienza). Alle 18.30 Sofia Locatelli e Mauro Perani, autori di "Le ketubbot italiane della collezione Fornasa. Una fonte per la storia e l' arte ebraica dei secoli XVII­XX" lo presentano insieme a Gadi Luzzatto Voghera (direttore fondazione Cdec). In conclusione della giornata, alle 19.30, Sergio Minerbi chiude con il suo libro "I Minerbi. Una famiglia ebraica ferrarese", dialogando con Emanuele Ascarelli (autore tv), Riccardo Calimani (scrittore) e Poalo Orsucci (ebraista). Alla videoteca Vigor verranno proiettati, invece, due docufilm: al mattino, Il ghetto di Venezia, 500 anni di vita, presentato dalla regista Emanuela Giordano, e al pomeriggio Un' intervista impossibile a Donna Gracia Mendes Nasi, anch' esso introdotto dal regista Carlo Magri. (i.l.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 131 30 agosto 2016 Pagina 23 La Nuova Ferrara

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Un festival e tanti pensieri Il ghetto, gli autori e i personaggi di una storia incancellabile

Per tutta la giornata di domenica, oltre agli eventi del programma principale, per la Festa del Libro Ebraico sono previsti incontri con l' autore alla Sala Estense di palazzo Roverella. Il primo a inaugurare gli appuntamenti letterari è Riccardo Calimani, alle 10, con "Storia degli ebrei italiani", e ne parla insieme ad Anna Foa (Università La Sapienza) e Shulim Vogelmann (La Giuntina). Alle 11 il Rav Roberto Della Rocca presenta "Con lo sguardo alla luna", accompagnato da Sonia Brunetti (preside Scuola Ebraica Torino) ed Elena Loewenthal (ambasciata italiana in Israele). Si prosegue alle 12.45 con "I carnefici italiani. Scene del genocidio degli ebrei, 1943­1945", di Simon Levis Sullam, che dialoga con la scrittrice Lia Tagliacozzo. Al pomeriggio si ricomincia con Donatella Calabi e il suo "Venezia e il ghetto. Cinquecento anni del recinto degli ebrei", di cui parla con Marina Caffiero (Università La Sapienza). Alle 18.30 Sofia Locatelli e Mauro Perani, autori di "Le ketubbot italiane della collezione Fornasa. Una fonte per la storia e l' arte ebraica dei secoli XVII­XX" lo presentano insieme a Gadi Luzzatto Voghera (direttore fondazione Cdec). In conclusione della giornata, alle 19.30, Sergio Minerbi chiude con il suo libro "I Minerbi. Una famiglia ebraica ferrarese", dialogando con Emanuele Ascarelli (autore tv), Riccardo Calimani (scrittore) e Poalo Orsucci (ebraista). Alla videoteca Vigor verranno proiettati, invece, due docufilm: al mattino, Il ghetto di Venezia, 500 anni di vita, presentato dalla regista Emanuela Giordano, e al pomeriggio Un' intervista impossibile a Donna Gracia Mendes Nasi, anch' esso introdotto dal regista Carlo Magri. (i.l. ) ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 132 30 agosto 2016 Pagina 63 Il Gazzettino

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NOTIZIE UTILI

IUAV ­ Ultimi giorni per iscriversi alle lauree magistrali dell' università Iuav di Venezia. Le scadenze sono il 5 settembre per arti visive e moda; design del prodotto e della comunicazione visiva; pianificazione e politiche per la città, il territorio e l' ambiente; scienze e tecniche del teatro; il 14 settembre per architettura e culture del progetto; architettura per il nuovo e l' antico; architettura e innovazione. Sono in corso anche le iscrizioni ai master Iuav.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 133 30 agosto 2016 Pagina 25 La Sicilia (ed. Ragusa)

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I nuovi bandi messi a disposizione dall' Urp

L' Urp­Infiormagiovani della Provincia Regionale di Ragusa mette a disposizione i seguenti bandi di concorso: Concorso a 18 posti presso l' Asp di Pordenone. Requisiti: Laurea triennale di Infermiere professionale. Scadenza 05/09/2016. Concorso a 4 posti presso l' Asm di Voghera. Requisiti: Diploma di Tecnico della Ristorazione Licenza media. Scadenza 13/09/2016. Concorso a 3 posti presso la Casa di riposo "Cà Arnaldi" di Noventa Vicentina (Vi). Requisiti: Laurea triennale di Infermiere professionale. Scadenza: 16/09/2016. Concorso a 2 posti riservati ai disa bili presso l' Università Iuav di Venezia. Requisiti: Diploma di Maturità. Scadenza: 15/09/2016. Concorso a 2 posti presso il Comune di Apricena (Fg). Requisiti: Diploma di Maturità. Scadenza: 08/09/2016. Concorso a 2 posti di cui 1 riservato ai Vvfa presso il Comune di Medesano (Pr). Requisiti Diploma di Maturità. Scadenza: 08/09/2016. E' possibile, inoltre, ritirare i bandi di tutti gli altri concorsi, già annunciati e non ancora scaduti. Per ulteriori informazioni rivolgersi al numero verde 800 012899 o allo 0932 675280.

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 134 30 agosto 2016 Pagina 7 Il Giornale

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«Non c' è bisogno di un' archistar per la ricostruzione» «Non c' è bisogno di un' archistar per rifare quei borghi» L' urbanista: «Inutili maxi piani per edificare in sicurezza. Meglio lavorare casa per casa»

Francesca Angeli Roma «Non c' è bisogno di convocare Renzo Piano per la ricostruzione, non servono piani grandiosi e procedure fantascientifiche per edificare in sicurezza». Marco Romano, architetto ed urbanista, è professore ordinario di Estetica della città ed è stato Direttore del Dipartimento di Urbanistica dell' Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Romano si dice preoccupato all' idea che il governo affronti il dopo terremoto con l' idea di un grande progetto nazionale affidato ad un archistar come è sicuramente il «pur bravissimo», specifica, Renzo Piano.

Professor Romano è una buona idea chiedere la consulenza di Renzo Piano? «Non capisco quale sia il problema. Perché non si guarda alla ricostruzione del Friuli e dell' Emilia? Quelle regioni che hanno una forte autonomia hanno fatto bene. Non hanno affidato i lavori ad archistar. Mi sembra che l' obiettivo anche in questo caso sia quello di riavere le strade, le case così come erano con procedure semplici e veloci». In effetti Piano parla di un progetto lungo, un cantiere aperto per due generazioni per mettere in sicurezza tute le situazioni a rischio. «Due generazioni? 50 anni? Ma perché? Io penso si debba dare autonomia agli enti locali: Regioni e Comuni. Certo con controlli puntuali ma non troppo pesanti. All' Aquila purtroppo hanno imposto procedure bizantine per la ricostruzione ed a quel punto è inevitabile che i tempi si allunghino». I controlli però sembrano indispensabili visto che edifici nuovi sono crollati. «Se ci sono responsabilità vanno accertate sicuramente anche se va pure detto che certe norme antisisma sono formulate con poca chiarezza. Ma se si pensa di affrontare il problema in tutta Italia dal centro con un piano monumentale ritengo non si arriverà in porto. Tutto finirà per arenarsi».

Quale soluzione allora? Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 135 30 agosto 2016 Pagina 7 Il Giornale

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«Autonomia. A Norcia non hanno fatto bene? E in Emilia ed in Friuli? Gli interventi devono essere capillari e studiati sul posto in modo da rispondere alle diverse esigenze. Non ci sono misteri su quello che occorre fare per mettere in sicurezza un edificio. Ora mi trovo in una casa del '700 che è assicurata da un sistema di tiranti. Già allora usavano le catene per non far venire giù i muri. Non ci vogliono procedure fantascientifiche. Si affidino i fondi ai comuni in modo da vedere casa per casa quali interventi sono necessari. Perché non dobbiamo fidarci? Non saranno tutti corrotti ed in malafede». Ma la scuola crollata ad Amatrice era stata ristrutturata da poco ed i lavori affidati ad un geometra. «Il problema però può non essere il progetto ma la sua esecuzione. E non è facile individuare dove sia l' errore. Se l' esecuzione materiale è fatta male la responsabilità non è di chi progetta. Certo occorrerebbe una sorveglianza quotidiana ma è davvero difficile che ci sia in un cantiere».

Meglio il geometra o l' architetto? «I geometri praticamente non esistono più sono tutti laureati in architettura. Certo non è necessario l' architetto di fama mondiale. Il punto è che purtroppo la maggioranza delle persone non pensa che il terremoto arriverà proprio nella loro casa. Ecco perché è importante stanziare fondi e assegnarli direttamente ai cittadini in modo da incentivare anche i più anziani a mettere in sicurezza la casa».

FRANCESCA ANGELI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 136 30 agosto 2016 ilgiornale.it

Dicono di noi

"Non c' è bisogno di un' archistar per la ricostruzione" L' urbanista: "Inutili maxi piani per edificare in sicurezza. Meglio lavorare casa per casa"

Roma ­ «Non c' è bisogno di convocare Renzo Piano per la ricostruzione, non servono piani grandiosi e procedure fantascientifiche per edificare in sicurezza». Marco Romano, architetto ed urbanista, è professore ordinario di Estetica della città ed è stato Direttore del Dipartimento di Urbanistica dell' Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Romano si dice preoccupato all' idea che il governo affronti il dopo terremoto con l' idea di un grande progetto nazionale affidato ad un archistar come è sicuramente il «pur bravissimo», specifica, Renzo Piano. Professor Romano è una buona idea chiedere la consulenza di Renzo Piano? «Non capisco quale sia il problema. Perché non si guarda alla ricostruzione del Friuli e dell' Emilia? Quelle regioni che hanno una forte autonomia hanno fatto bene. Non hanno affidato i lavori ad archistar. Mi sembra che l' obiettivo anche in questo caso sia quello di riavere le strade, le case così come erano con procedure semplici e veloci». In effetti Piano parla di un progetto lungo, un cantiere aperto per due generazioni per mettere in sicurezza tute le situazioni a rischio. «Due generazioni? 50 anni? Ma perché? Io penso si debba dare autonomia agli enti locali: Regioni e Comuni. Certo con controlli puntuali ma non troppo pesanti. All' Aquila purtroppo hanno imposto procedure bizantine per la ricostruzione ed a quel punto è inevitabile che i tempi si allunghino». I controlli però sembrano indispensabili visto che edifici nuovi sono crollati. «Se ci sono responsabilità vanno accertate sicuramente anche se va pure detto che certe norme antisisma sono formulate con poca chiarezza. Ma se si pensa di affrontare il problema in tutta Italia dal centro con un piano monumentale ritengo non si arriverà in porto. Tutto finirà per arenarsi». Quale soluzione allora? «Autonomia. A Norcia non hanno fatto bene? E in Emilia ed in Friuli? Gli interventi devono essere capillari e studiati sul posto in modo da rispondere alle diverse esigenze. Non ci sono misteri su quello che occorre fare per mettere in sicurezza un edificio. Ora mi trovo in una casa del '700 che è assicurata da un sistema di tiranti. Già allora usavano le catene per non far venire giù i muri. Non ci vogliono procedure fantascientifiche. Si affidino i fondi ai comuni in modo da vedere casa per casa quali interventi sono necessari. Perché non dobbiamo fidarci? Non saranno tutti corrotti ed in malafede». Ma la scuola crollata ad Amatrice era stata

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 137 30 agosto 2016 ilgiornale.it

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ristrutturata da poco ed i lavori affidati ad un geometra. «Il problema però può non essere il progetto ma la sua esecuzione. E non è facile individuare dove sia l' errore. Se l' esecuzione materiale è fatta male la responsabilità non è di chi progetta. Certo occorrerebbe una sorveglianza quotidiana ma è davvero difficile che ci sia in un cantiere». Meglio il geometra o l' architetto? «I geometri praticamente non esistono più sono tutti laureati in architettura. Certo non è necessario l' architetto di fama mondiale. Il punto è che purtroppo la maggioranza delle persone non pensa che il terremoto arriverà proprio nella loro casa. Ecco perché è importante stanziare fondi e assegnarli direttamente ai cittadini in modo da incentivare anche i più anziani a mettere in sicurezza la casa».

FRANCESCA ANGELI

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 138 30 agosto 2016 Gente Veneta

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GVNews : Backup per la tutela dei beni culturali, un master allo Iuav di Venezia

Il backup virtuale e digitalizzato del patrimonio culturale materiale: la formazione di operatori a questa competenza è il cuore di MI­ HERITAGE Sistemi interattivi e Digitali per la restituzione e tutela del patrimonio culturale, la I Edizione del master annuale di secondo livello, dedicato al mondo del Digital Heritage e alle nuove strategie tecnologiche e digitali per la tutela, valorizzazione e promozione patrimoniale ad esso connesse. Ad ottobre 2016 il master prenderà il via presso l'Università IUAV di Venezia. L'esperienza, che rientra nel più ampio programma di alta specializzazione offerto dallo IUAV, nasce dalla volontà di rispondere in maniera aggiornata ed efficace alle evidenti ed urgenti necessità del patrimonio culturale del nostro Paese, spesso oggetto di pratiche di conservazione e valorizzazione parziali o addirittura insufficienti. L'attività didattica sarà suddivisa in lezioni frontali e workshop operativi e si svilupperà toccando tre grandi macro­aree tematiche, dedicate rispettivamente all'acquisizione e al rilievo strumentale del patrimonio, alla sua digitalizzazione mediante la costruzione di un modello virtuale tridimensionale e alle strategie di valorizzazione, fruizione e promozione ottenibili attraverso l'impiego delle più aggiornate soluzioni tecnologiche messe a disposizione dal mercato hi­tech. Il master si rivolge a laureati, liberi professionisti, personale di aziende o di pubbliche amministrazioni e/o enti. Le lezioni si terranno nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato, con cadenza bisettimanale. Il costo dell'iscrizione è di 6mila euro. Sito: www.mi­heritage.org Informazioni alla mail [email protected]

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 139 31 agosto 2016 Pagina 39 L'Eco di Bergamo

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Una piazza selvaggia, ma non punk Passerella L' architetto internazionale Stefan Tischer spiega l' intervento avviato in Piazza Vecchia per i Maestri del paesaggio, che sarà meno invasivo del solito. «Sarebbe bello aprire qui una Facoltà universitaria al passo coi tempi»

È l' anno delle passerelle, c' è poco da fare. Sarà per quella loro aria di provvisorio e di flottante, nel paesaggio; sarà che piace, e attira, l' esperienza di un rapido traversamento che regali all' improvviso prospettive nuove su cose vecchie e stranote, ma ci risiamo: in Piazza Vecchia, uno dei quadrilateri più belli d' Europa, l' architetto paesaggista tedesco (di testa e di metodi, ma quanto a sensibilità dà l' impressione di essere già anche un po' «italiano») Stefan Tischer in questi giorni sta allungando nel paesaggio un' altra passerella, non più agli estremi confini della provincia come ha fatto Christo a giugno, ma nel bel mezzo della Bergamo medieval­ rinascimentale di Città Alta e dei suoi fasti. Tischer è un professionista davvero internazionale: ha studiato a Monaco e a Versailles, ha lavorato e insegnato a Berlino e Montréal, all' Iua di Venezia, alla Yale University. Si è occupato di Napoli e di Bolzano, e oggi insegna Architettura all' Università di Alghero. A pochi giorni dall' avvio della sesta edizione de «I maestri del paesaggio» (7­25 settembre), Tischer è con una passerella in legno ­ che lui chiama piuttosto «transetto», come stesse operando una sorta di carotaggio culturale nel corpo vivo della nostra città ­ che vuole rimodulare Piazza Vecchia, ma non stravolgerla coprendola di moquette sgargianti quanto improbabili. Niente «effetto punk», insomma. Nelle prossime tre settimane ci riporterà in casa un po' di «wilderness», di natura selvaggia, ma in maniera molto equilibrata. Cinque ambienti ricreati L' anno scorso Tischer ha guidato in una Summer School un gruppo di studenti nello sviluppare l' idea decisa dagli organizzatori dei Maestri del Paesaggio per il 2016: quella, appunto, della «natura selvaggia». «Abbiamo mantenuto l' idea di trasformare in maniera radicale Piazza Vecchia, ma senza cercare di rifare qui la giungla dell' Amazzonia: con gli studenti siamo andati attorno alla città a cercare e a sperimentare la natura che a Bergamo non è lontana, per riportarla al suo interno». Vedremo tra le pietre medievali «liane, funghi, pezzi di legno, sassi, muschio, foglie... Invece di allestire tutta Piazza Vecchia con elementi naturali, per far sentire ancora di più il contrasto fra città e natura

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013­2016 Continua ­­> 140 31 agosto 2016 Pagina 39 L'Eco di Bergamo

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abbiamo costruito una sezione del paesaggio bergamasco, dall' alta montagna alla pianura, che la attraversi, ricreando cinque paesaggi molto diversi, da quello alpino a quello alluvionale. Quest' anno la piazza rimane con la sua pavimentazione così com' è, ma proviamo a ricreare sensazioni» naturali che erano state espunte da secoli dalla città. E il punto chiave è l' intersezione tra natura e cultura: «Dove c' è la fontana del Contarini, l' acqua più artificiale che si possa immaginare, facciamo convergere l' acqua naturale della passerella, un ruscello­ laghetto circondati da piante acquatiche. Sassi di alta montagna condurranno verso la Cappella Colleoni»: marmi naturali versus marmi artificiali, modellati dall' arte. «La natura è sempre stata e resta la fonte anche di tutto ciò che consideriamo e viviamo come urbano» fa notare Tischer. Questa del ritorno alla natura ­ dice ­ non è solo una moda, abbiamo davvero dei bisogni nuovi: «La moda esiste, certo, ma le città e ancor più le periferie e anche le zone rurali ­ che in senso puro quasi non esistono più ­ hanno bisogno di un funzionamento ambientale, ecologico diverso: non inquinare, riciclare, riflettere su dove prendere l' energia, dove coltivare il cibo... Anche se io non credo che città come Milano, Berlino, Rio de Janeiro saranno mai in grado di auto­nutrirsi. Oggi circolano delle idee molto romantiche e sentimentali...». Tischer non è su posizioni radicali: «Ci sono ambientalisti che rifiutano ogni progettazione, ogni "dare forma": nella città, però, le cose non funzionano così. Si può usare la forza della natura, ma va indirizzata e dosata continuamente». Una forza che va dosata Bergamo, oltre a essere generalmente ben costruita e ben tenuta («anche meglio di certe città tedesche, dell' Est per esempio»), per Tischer «è affascinante dal punto di vista paesaggistico: pezzi di "agricolo" sono ancora dentro la città diffusa; Città Alta ha appena dietro di sé il paesaggio montagnoso... È qualcosa di unico». Per questo l' architetto tedesco ha già avanzato l' idea di creare proprio qui da noi una Facoltà universitaria nuova: «Tanti ragazzi vorrebbero studiare Architettura del paesaggio, purtroppo l' offerta formativa in Italia in questi anni si sta abbassando. In un periodo di crisi economica è la prima cosa che viene tagliata. Architetti e urbanisti non vogliono una formazione quinquennale completa, ma solo una specializzazione: una scelta che va del tutto contro la tendenza internazionale. La facoltà esisteva a Roma, a Genova, a Reggio Calabria ma l' hanno tolta. Sarebbe possibile avviarla a Bergamo. Il fatto che qui non ci sia una facoltà di architettura» paradossalmente sarebbe un vantaggio: «Basterebbero 12 professori per un nuovo corso di laurea. Bergamo potrebbe diventare il centro par excellence dell' architettura di paesaggio in Italia. Io credo che sarebbe il posto ideale».

CARLO DIGNOLA

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Bivacco sulla scalinata della chiesa dei Tolentini: una scultura per riqualificarla

Degrado no­stop: un' altra donna fa pipì all' aperto a Venezia, turisti in tenda ai Tolentini 22 agosto 2016 Da sabato 3 a domenica 11 settembre l' installazione "Tra la chiesa e il campo" animerà la scalinata della Chiesa dei Tolentini: da tempo meta di quotidiani pic­nic e oggetto di un uso spesso poco riguardoso da parte di turisti (e non solo) . Il progetto, ideato dagli studenti dell' Università Iuav di Venezia con il sostegno del Patriarcato di Venezia, vuol essere un delicato richiamo alla natura sacra dello spazio e un invito a viverlo e ad abitarlo rispettosamente. In un momento in cui l' uso ­ e abuso ­ della città di Venezia è oggetto di attenzione e denuncia quasi quotidiana, l' iniziativa del Senato degli Studenti Iuav è particolarmente significativa: un segnale piccolo, ma importante di sensibilità al valore anche civile degli spazi comuni e di orientamento alla salvaguardia. Elementi, questi, costitutivi del patrimonio genetico di Iuav e di cui gli studenti dell' ateneo si fanno interpreti. Nelle parole degli autori del progetto: "La scalinata della chiesa dei Tolentini è spesso usata come luogo di sosta e riposo. Coloro che vi si siedono così spontaneamente sicuramente ne riconoscono la bellezza, ma probabilmente non fanno caso al fatto che essa rappresenta il momento di avvicinamento ad un luogo sacro e pertanto ignorano la sua vera funzione in favore dell' uso abituale che se ne è fatto. Crediamo che il modo per ridonarle dignità sia metterla in mostra, ritagliandole uno spazio che sia caratterizzato da una presenza volumetrica. Abbiamo realizzato una struttura in legno che si appoggi sui gradini, un grande atrio che circoscrive la scalinata, protetto da un telo bianco che lasci intravedere un ritaglio di cielo e non permetta la vista diretta sul campo. L' installazione modificherà radicalmente il modo di vivere questo spazio, poiché coloro che frequentano abitualmente il campo di fronte la chiesa si troveranno invece in uno spazio inclusivo e meditativo, che induce alla quiete e alla riflessione e. disorientati, non riconoscendo il luogo di sempre, si fermeranno per coglierne il carattere e apprezzarne il significato." Approfondimenti.

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