Anno 1 Lez. 2 1 Il periodo considerato in questa lezione (e nella prossima) è di circa 150 anni, dalla fine del secolo 1200 alla metà del secolo1400. Sono tempi duri, caratterizzati da impoverimento e da un forte decremento della popolazione. - E’ il periodo della “Guerra dei cento anni” tra Francia e Inghilterra (inizia nei primi decenni del 1300 e si conclude verso la metà del 1400). I primi due Re a fronteggiarsi sono Filippo VI di Francia e Edoardo III di Inghilterra. All’origine del conflitto, che segue ostilità già in atto da tempo, erano le vaste proprietà che il sovrano inglese possedeva in Francia per ragioni stori- che, tra le quali il matrimonio (1152) di Eleonora d’Aquitania con Enrico d’Angiò, divenuto poi Re di Inghilterra come Enrico II. La guerra fa danni anche dove non c’è direttamente. Bande di soldati senza attività nei momenti di stasi della guerra, si danno al brigantaggio o agi- scono per chiunque li inviti a farlo (contro queste bande dovrà intervenire Amedeo VI). - La peste nera imperversa in Europa (arriva anche in Savoia, dal 1348). - Il papato risiede ad Avignone dal 1308 al 1377 (circa 70 anni). Subito dopo hanno inizio circa 40 anni di scisma in cui ci sono due (almeno) Papi, e a cui si cerca di porre fine con il concilio Costanza, chiuso nel 1418, e che riconosce Papa Martino V; poco dopo ci saranno però ancora degli Antipapi, uno dei quali sarà un Savoia. - A metà 1300 inizia la grande Espansione dei Turchi, arrestata momentaneamente verso l’anno 1400 dai Mongoli di Tamerlano; riprende presto e nel 1453 i Turchi prendono Costantinopoli. - È l’epoca d’oro della cavalleria. Nelle corti dei potenti si fanno grandi tornei e si istituiscono ordini cavallereschi. Queste corti, a dispetto della povertà generale, tendono a diventare sempre più fastose, anche se meno numerose, per l’accentrarsi progressivo dei poteri. Alla fine del periodo considerato gli ideali della cavalleria vanno però in crisi: le tragedie dei tempi mostrano che essi non hanno saputo migliorare il mondo come sperato.

Anno 1 Lez. 2 2 Avvenimenti di questo periodo in Italia: - È l’epoca delle Signorie, cioè del governo di famiglie che sono uscite vincenti dalle lotte intestine che hanno chiuso l’epoca dei liberi Comuni: i Visconti a Milano (da fine 1200 e di cui parleremo più in dettaglio) i della Scala a (dalla fine 1200) i Gonzaga a Mantova (dall’inizio 1300) i Medici a Firenze (più tardi, dall’inizio 1400). I membri di queste famigli divengono signori del comune di origine e di altri comuni minori che si consegnano a loro. - È anche il periodo della Compagnie di Ventura, guidate inizialmente da capitani stranieri. - È l’epoca delle continue guerre tra Genova e Venezia. - Il sud Italia e suddiviso tra gli Angiò (Napoli) e gli Aragonesi (dal 1302 hanno la Sicilia, con la pace di Caltabellotta), che combattono spesso tra loro. Scoppiate lotte interne tra gli Angiò, nel 1442 gli Aragonesi si prendono tutto il sud d’Italia. - Nella parte iniziale di questo periodo vivono Dante Alighieri (1265-1321) e Giotto (1267- 1337). - Alla fine del secolo 1300 ha inizio il Rinascimento.

Anno 1 Lez. 2 3 Nel nord Italia il secolo 1300 è dominato dallo sviluppo ed affermarsi del potere della famiglia Visconti. Con i Savoia i Visconti saranno in certi periodi in dissidio per le terre piemontesi, ma per lunghi periodi anche alleati contro i nemici comuni, soprattutto i Monferrato. La famiglia emerge dalle lotte interne nel comune di Milano; nel 1277 , arcivescovo di Milano, è il primo Visconti a prendere il potere. Il loro potere come signori di Milano si espande, e circa 100 anni dopo (verso il 1380) lo stato dei Visconti arriva, con Bernabò, ad essere uno dei più potenti di Italia. I Visconti hanno fama di personaggi crudeli e spietati (di uno degli ultimi, Giovanni Maria, si dice che desse carne umana come pasto ai cani). In linea con questa fama, nel 1385 Gian Galeazzo, nipote di Barnabò, usurpa il potere allo zio. Lo stato dei Visconti arriva sotto Gian Galeazzo alla massima potenza e Gian Galeazzo ottiene dall’Imperatore Venceselao il titolo di Duca. Gian Galeazzo cancella la dei della Scala di e occupa quelle terre; spera di riunire sotto di se tutta l’Italia del nord e si estende anche verso il centro: diventa signore di , Siena e e punta verso Firenze.

Anno 1 Lez. 2 4 Anno 1 Lez. 2 5 Nasce una lega contro il potere dei Visconti, guidata da Firenze e Venezia, che non riesce a fermare la loro espansione. Nel 1402 Gian Galeazzo muore improvvisamente di peste: Firenze è salva e l’impero dei Visconti incomincia a sfaldarsi (Machiavelli scrive: “di tutti gli amici di Firenze la morte fu il migliore”, alludendo allo scarso apporto dato da altri alla lega). Inizialmente lo stato Milanese è in pratica diviso tra i due figli di Gian Galeazzo: Giovanni Maria e Filippo Maria. Nel 1412, muore Giovanni Maria. Filippo Maria, che pur crudele e nevrotico ha ereditato il genio politico del padre, arriva a ricostruire in buona parte lo stato di Gian Galeazzo e nel1428 firma la pace definitiva con Firenze e Venezia: lo stato dei Visconti esiste di nuovo, ma la sua espansione è bloccata. Morto Filippo Maria, nel 1447, a Milano si stabilisce una Repubblica, sulla quale si lanciano tutti i nemici. Milano chiede aiuto a Francesco Sforza, che però finisce per prendere il potere (ha sposato una figlia naturale di Filippo Maria). Nel turbolento periodo della successione a Filippo Maria, i Savoia (Amedeo VIII e il figlio Ludovico) cercheranno di prendere loro il potere a Milano, senza però riuscirci, anche per la scarsa capacità di Ludovico come condottiero e statista.

Anno 1 Lez. 2 6 Lo stato dei Savoia alla morte di Filippo I arriva ora sino a Torino, ma dal lato francese ha pericolosamente nel suo cuore una terra, il Faucigny, che appartiene ai Delfini, da sempre avversari dei Savoia. La contea del Genevese, pur non appartenente ai Savoia, è in mano alla famiglia dei conti del Genevese che è di fatto sottomessa ai Savoia, anche se i rapporti tra le due famiglie sono talvolta tesi.

Anno 1 Lez. 2 7 Morto Filippo I nel 1285, a prendere il potere è Amedeo, figlio di Tommaso II, che sarà Amedeo V, altro Savoia importante e dal regno lungo. A contendergli il titolo di conte vi sono però le pretese del fratello Luigi e di Filippo, il figlio di Tommasino (detto anche Tommaso III). Tommasino, che sarebbe stato l’erede naturale in quanto primogenito di Tommaso II, è morto nel 1282. Filippo è ancora un bambino, allevato a Chambery. Nel 1295 un arbitrato di nobili signori conferma il potere di Amedeo, ma assegna a Luigi il Vaud e a Filippo il Piemonte, cioè la terra che era già di Tommaso (sarà il capostipite dei “Principi di Acaia” dei quali parleremo). Non si tratta di una vera divisione perché i signori delle due terre sono comunque vassalli del conte di Savoia (anzi, sulle terre piemontesi Filippo ha persino poteri minori di quelli che aveva suo nonno Tommaso II).

Anno 1 Lez. 2 8 Per i Savoia il periodo che seguirà, sino a verso la metà del Quattrocento, è ancora un periodo di espansione e di affermazione, anche perché riescono ad approfittare del fatto che la Francia è impegnata contro l’Inghilterra. Questo accade soprattutto grazie all’abilità di tre dei sei conti di Savoia che si succedono in questo periodo: Amedeo V, Amedeo VI e Amedeo VIII, che insieme tengono il potere per più di 100 anni, mentre gli altri tre coprono in tutto una trentina di anni. Nel corso di questi anni, in buona parte del Piemonte il potere dei conti di Savoia è parzialmente delegato ai Principi di Acaia: saranno quattro in tutto, perché dopo questo periodo la casa si estinguerà. Le vicende di questa Casa saranno esaminate in dettaglio nella prossima lezione, mentre ora ci occuperemo di quelle del ramo principale.

Anno 1 Lez. 2 9 Come abbiamo già detto, va al potere nel 1285 e dieci anni dopo, in seguito ad un arbitrato, assegna in feudo parte del Piemonte a Filippo (figlio di Tommasino) che sarà poi il primo Savoia ad avere il titolo di Principe di Acaia, e il Vaud al fratello Luigi (o Ludovico). Il soprannome intende sottolineare la sua frenetica e efficace attività diplomatica e militare (si dice sia stato all’assedio di ben 35 castelli). Combatte soprattutto contro il Delfino, che pretende di avere diritti ereditari su diverse terre dei Savoia. Deve contrastare anche i conti del Genevese, che vogliono affrancarsi da alcuni legami feudali verso i Savoia stabiliti da Pietro II. Cerca di ottenere il potere anche sulla città di Ginevra, fomentando rivolte contro il Vescovo che detiene il potere. Ci riesce solo in parte, arrivando a condividere il potere con il Vescovo, con il titolo di “Visdonno” (Come dire “Vicedomino”, un funzionario del potere esecutivo). A Ginevra resterà più o meno questa situazione (cioè Visdonno di nomina dei Savoia, ma qualche volta si ebbe anche un Vescovo di casa Savoia) sino a inizio 1500, quando i Savoia saranno cacciati dai Ginevrini che aderiscono alla Riforma. Aiuta il fratello Ludovico del Vaud nella lotta contro Friburgo e gli Asburgo. Collabora con il nipote Filippo di Acaia nell’espansione in Piemonte (ritorneremo sull’argomento parlando degli Acaia).

Anno 1 Lez. 2 10 Nel conflitto tra Francia e Inghilterra cercò di mettersi in posizione neutrale, sganciandosi dai legami tra Savoia e Inghilterra che avevano caratterizzato l’epoca dei figli di Tommaso, e coltiva l’amicizia con l’Impero tanto che ebbe anche cariche imperiali (ad esempio quella di Vicario nel nord Italia). In politica interna dà l’avvio a un’opera di diminuzione del potere dei vassalli (una “modernizzazione” dello stato che sarà l’azione di molti sovrani negli anni futuri: quella che porterà all’Assolutismo tipico delle monarchie del 1600 e 1700). Amedeo V acquista e sistema il castello di Chambery (la città, ma non il castello, era stata comperata da Tommaso I) che da questo momento comincia a diventare una sede importante per la corte, priva sino ad allora di sede fissa. Ebbe due mogli: Sibilla di Bresse che gli diede 6 figli, due dei quali regnarono dopo di lui in successione per breve periodo (una ventina di anni in tutto) e Maria di Brabante che gli diede 4 figlie. Una di queste, Giovanna, va sposa al Andronico Peleologo, imperatore di Costantinopoli. Per le nozze, alle quali lo sposo è presente solo per procura, si organizzano cerimonie di grande sfarzo. La prima moglie, sposata nel 1272, gli porta in dote la Bresse. Muore nel 1323 ad Avignone, dove si è recato dal Papa. Fu sepolto ad Altacomba.

Anno 1 Lez. 2 11 Anno 1 Lez. 2 12 Succede al padre Amedeo V e deve continuare la lotta contro i Delfini, guadagnandone in gloria, ma assottigliando le finanze dello stato e senza riuscire a risolvere la situazione. Il cambio di un aiuto conto i Delfini, scioglie Berna dagli impegni di fedeltà presi nei confronti dei Savoia (prima con Pietro II e poi con Amedeo V). Da questo atto di liberalità deriva forse il suo soprannome. I Savoia saranno in seguito alleati con i Bernesi, ma se li troveranno contro all’inizio del 1500, con tragiche conseguenze. Prosegue nella politica paterna di riduzione del potere dei signori locali, a favore del potere centrale. Ha solo una figlia, alla sua morte, nel 1329, la Contea passa al fratello. È sepolto ad Altacomba.

Anno 1 Lez. 2 13 Anno 1 Lez. 2 14 Avviato alla carriera ecclesiastica, alla morte del fratello la abbandona per salire al potere. Il soprannome “il pacifico” allude più a una sua aspirazione che ai fatti: è costretto infatti a combattere a lungo. In particolare prosegue la guerra conto il Delfino. Nel 1332 Aimone fa l’errore di non appoggiare la rivolta contro il Delfino organizzata da Francesco di Bardonecchia (feudatario assoggettato al Delfino); se ben condotta, la cosa gli avrebbe permesso riprendersi l’alta valle di Susa. Nel 1333 il delfino Guigo VIII è ucciso da un colpo di balestra nell’attacco a una postazione savoiarda. Nel 1337 si arriva ad una tregua e a un primo piano di pace tra Aimone e il Defino Umberto II, fratello e successore di Guigo VIII. Questo accordo sostanzialmente prevede cha ai Savoia vada il Faucigny, in cambio delle terre che i Savoia hanno nel Viennese, che vanno al Delfino. Nell’ambito della guerra dei 100 anni, Aimone fornisce appoggio attivo al Re di Francia contro gli Inglesi. Come il padre e il fratello, prosegue nella politica paterna di riduzione del potere dei signori locali, a favore del potere centrale. Per ridurre il potere dei signori locali, in questo periodo viene creata l’Assemblea dei tre Stati (Nobili, Ecclesiastici, rappresentanti dei Comuni) che aiuta il sovrano nelle decisioni soprattutto fiscali: è un primo passo verso lo stato moderno. Stabilisce la Corte di Giustizia a Chambery, che può ora considerarsi una vera capitale. Aveva sposato Jolanda del Monferrato, dalla quale ha tre figli, di cui due maschi. Muore nel 1343. Fu sepolto ad Altacomba.

Anno 1 Lez. 2 15 Nel 1349, poco dopo la morte di Aimone, per il Delfinato avviene un fatto importante: il Delfino Umberto II è senza eredi, avendo perso l’unico figlioletto all’età di 3 anni, ed è stanco di combattere continuamente contro i vicini (in particolare Savoia, ma anche Francia); concorda allora con il Re di Francia la cessione delle sue terre, e si ritira a vita monastica. Il Re di Francia assegna le terre al principe ereditario. Poiché nel concordare la cessione Umberto aveva chiesto di conservare il suo simbolo e il suo nome, il principe ereditario assume il nome di Delfino. Titolarità delle terra e nome continueranno poi nei secoli. Qualche anno prima di cedere il suo stato, Umberto II aveva riconosciuto una parziale autonomia amministrativa ai cosiddetti “Escarton” sorti nella zona montagnosa del Delfinato. Gli Escarton erano raggruppamenti di comuni montani che si erano riuniti per far fronte ai problemi tipici della montagna, ad esempio quello della manutenzione di strade e acque e della circolazione delle merci. Il potere centrale tendeva infatti a trascurare quelle zone periferiche. Era stato un processo di aggregazione vagamente simile a quello dei Cantoni svizzeri. Gli Escarton erano 5 (Briançon, Chateau Queyras, Ulzio, Pragelato, Casteldefino) e si unirono in un raggruppamento, che ottenne nel 1343 la citata autonomia amministrativa. Spesso questa realtà e citata con il nome di “Repubblica degli Escarton”: non si tratta però di uno stato indipendente, ma solo di qualcosa che potremmo assimilare a una “Regione autonoma”. Con il passaggio alla Francia, molti dei diritti degli Escarton vennero riconfermati. La Francia li mantenne in vita praticamente sino alla rivoluzione francese (ma tre degli Escarton passeranno ai Savoia nel 1713). Il passaggio del Delfinato alla Francia rappresenta un serio pericolo per i Savoia: tutte le liti di confine saranno ora gestite da uno stato ben più forte di quello dei Delfini.

Anno 1 Lez. 2 16 Anno 1 Lez. 2 17 Figlio di Aimone e di Jolanda di Monferrato, succede al padre. Nella minore età ha due tutori (lo zio Pietro II del Vaud e il conte del Genevese). Solo verso il 1350 (a 16 anni) comincia ad esercitare personalmente il potere (proprio nel momento in cui la peste tocca la Savoia). Guerriero e diplomatico incarna la figura del classico cavaliere medioevale. I molti successi del suo lungo regno ne fanno uno dei personaggi più conosciuti e ammirati di casa Savoia. Ancora giovane, nel 1353, riafferma con le armi il suo potere nel Vallese, arrivando sino Sion; la situazione nella valle resta però instabile. Ha una politica imperniata sull’accordo con il Re di Francia (Giovanni II) pericoloso dopo l’acquisizione del Delfinato, ma anche reso debole dalla sconfitte subite da parte degli Inglesi. Su questa linea, Sposa Bona di Borbone e fornisce aiuto militare contro gli Inglesi. Con il Re di Francia firma il trattato di Parigi del 1354, che riprende gli accordi tra Aimone e il Delfino Umberto II: i Savoia ottengono la signoria sul Faucigny e hanno via libera per prendere il Gex (piccola terra vicino a Ginevra); in cambio rinunciano alle terre a ovest del Rodano, nel Viennese (terre su cui i Savoia vantano diritti sin dai tempi dei figli di Umberto Biancamano). Ora Savoia e Delfinato hanno confini precisi e non ci sarà più continui conflitti. Nel 1359, morto lo zio Ludovico, diventa signore del Vaud in prima persona: portandosi nel Vaud e sborsando del denaro riesce a escludere gli altri concorrenti. Respinge le velleità di Giacomo di Acaia di sottrarsi al suo potere, intervenendo militarmente contro Giacomo (ne parleremo trattando degli Acaia). In Piemonte, sempre turbolento e dove deve combattere Monferrato e Saluzzo, stabilisce alleanza con i Visconti (Galeazzo sposa Bianca sorella del Conte). Con l’aiuto dei Visconti combatte bande di mercenari inglesi scatenate dai Monferrato.

Anno 1 Lez. 2 18 Amedeo era amante dei tornei, che ormai erano più un simbolo del fasto delle corti e una occasione sociale che un vero allenamento per la battaglia. Nel 1353, a Bourg en Bresse, Amedeo festeggia con un torneo la vittoria nel Vallese. Vi partecipa vestito completamente di verde (colore tipico della cavalleria, e simbolo di lusso, in quanto particolarmente costoso da mettere sulla stoffa). Riprenderà poi spesso questo colore, tanto da derivarne il suo soprannome. Nel 1364, dopo aver firmato una pace con i Monferrato e aver fatto da mediatore alla successiva pace tra Monferrato e Visconti, organizza un grande torneo. Vi partecipa con 14 cavalieri a cui consegna un collare, su quale sono forse già presenti la scritta FERT e nodi di amore (detti anche nodi Savoia). Il significato della scritta è ancora un mistero. Questo fatto è generalmente considerato l’atto di fondazione dell’Ordine cavalleresco del Collare, anche se i relativi statuti sono scritti qualche anno dopo e qualcuno sostiene che l’idea fosse di due anni prima. Nel 1409 Amedeo VIII darà all’ordine un nuovo statuto, e poi con Carlo II l’ordine diventerà il Collare dell’Annunziata, massima onorificenza di casa Savoia. Gli ordini cavallereschi, che allora diversi sovrani istituivano, avevano lo scopo di legare maggiormente i nobili al loro signore (Il Duca di Borgogna istituirà il celebre Ordine del Toson d’Oro). Nel 1366 Amedeo VI incontra e scorta l’Imperatore Carlo IV , mentre questi attraversa i suoi stati per andare ad Avignone; l’Imperatore lo nomina Vicario dell’Impero: per Amedeo è un grandissimo successo di immagine e di prestigio.

Anno 1 Lez. 2 19 L’Impero di Oriente è sempre più minacciato dai Turchi. Il Papa Urbano V lancia nel 1363 il bando per una crociata: Amedeo VI è il solo principe a muoversi effettivamente e Dal giugno 1366 al luglio 1367 organizza un spedizione in oriente; ha 32 anni; ha governato 23 anni e governerà ancora per 17. La spedizione è diretta a Costantinopoli per aiutare l’imperatore Giovanni contro i Turchi (Giovanni era figlio della zia del conte Verde, Giovanna, che regnava con il nome di imperatrice Anna). Amedeo ha difficoltà a raccogliere il denaro necessario, ma lo fa senza imporre tasse. La spedizione parte da Venezia a giugno, con navi affittate dai Veneziani e da altre nazioni. Comprende circa 2000 uomini: Savoiardi, e mercenari reclutati da Amedeo e dai Visconti. Si dice che sul pennone le navi che portano i Savoia inalberino un nastro azzurro (colore del manto della Madonna) che diventerà il colore dei Savoia. Per via prende ai Turchi la città di Gallipoli, posta presso lo stretto dei Dardanelli all’imbocco del mare di Marmara; l’assedio dura una settimana. A settembre è a Costantinopoli, ma la spedizione contro i Turchi non può aver luogo, perché Giovanni, in viaggio verso l’Ungheria, è stato catturato dallo Zar della Bulgaria. Amedeo con l’aiuto dell’Imperatrice si procura altre navi e uomini, espugna alcune città bulgare, ricavando un buon bottino, e poi va ad assediare Varna. Lo Zar viene a patti e libera l’Imperatore. Fa poi qualche azione contro i Turchi, ma poi si organizza per tornare, poiché Giovanni non fornisce i fondi per continuare. Tornato in Italia si incontra a Viterbo con il Papa. Arriva infine in Savoia coperto di gloria: la spedizione è stata per lui molto gravosa dal punto di vista finanziario, ma ne guadagna enormemente in immagine e prestigio.

Anno 1 Lez. 2 20 In Piemonte continuano le guerre, anche per la presenza delle compagnie di ventura. Contro i Visconti, sempre più potenti, si forma una lega sostenuta dal Papa; nel 1372 anche Amedeo VI vi aderisce, poiché i suoi rapporti con i Visconti sono assai peggiorati. Nel 1373 Amedeo VI combatte in Piemonte contro i Visconti e a fianco dei Monferrato (salva Asti, dei Monferrato, dall’attacco dei Visconti). Nel 1374 concorda una pace con i Visconti, temendo che i Monferrato diventino troppo forti. Nel 1376 fanno pace anche Monferrato e Visconti (ma questi ultimi si impadroniscono di Asti, e i Monferrato finiscono per accettare). Amedeo combatte anche contro i Saluzzo. I Saluzzo sono sconfitti, ma si dichiarano vassalli del Delfino, mettendo Amedeo in difficoltà, perché non può offendere il Re di Francia. Grazie al suo prestigio, Amedeo VI nel 1381 è chiamato a un arbitrato tra Genova e Venezia. Riceve gli ambasciatori nel castello di Rivoli che ama e che preferisce a quello di Avigliana. L’alleanza tra Visconti e Monferrato spinge Amedeo VI verso Carlo di Angiò. Questi pianifica una spedizione contro Carlo di Durazzo (suo parente) che vuole prendergli il regno del sud. Amedeo accetta di accompagnarlo in cambio di futuro aiuto e della cessione delle terre degli Angiò in Piemonte (occupate o pretese), in particolare Cuneo. Amedeo porta nell’alleanza anche i Visconti. Nel 1382 la spedizione arriva rapidamente sino alle porte di Napoli, ma poi si ferma per le esitazioni dell’Angiò. L’esercito si porta poi verso nord per riorganizzarsi, poiché il nemico è riuscito a reagire. Arriva la peste e nel marzo 1383 Amedeo muore di questo male, a 49 anni. A Benevento. La sua salma sarà portata (prevalentemente via mare) ad Altacomba. Successi chiave di questo conte per il futuro dello stato di Savoia sono: - La chiusura definitiva delle guerre contro il Delfinato. - In Piemonte, dove ha bloccato i tentativi secessionisti degli Acaia, è riuscito a fermare i Visconti e ha guadagnato qualche territorio.

Anno 1 Lez. 2 21 Rispetto alle terre lasciate da Filippo I, vediamo che si è aggiunta la Bresse (con Amedeo V), il Faucigny, il Vallese, la zona di Ivrea e la zona sud-ovest del Piemonte tra Torino e Cuneo (tutto con Amedeo VI). Si sono perse le terre nel Viennese, cedute per avere il Faucigny.

Anno 1 Lez. 2 22 Anno 1 Lez. 2 23 Nasce nel 1360 a Chambery, molto desiderato dopo diversi anni di matrimonio dei genitori. Nel 1377 sposa Bona, figlia del Duca di Berry (fratello del Re di Francia Carlo V). La sposa ha solo 10 anni e resta in Francia sino al 1381. Amedeo e la sua sposa andranno poi a vivere a Ripaille, residenza fatta costruire da Bona di Borbone, madre di Amedeo VII. Attorno al 1378 , mentre il padre è assente, combatte con successo contro il Signore di Beaujeu, in una serie di scontri nati da problemi relativi ai confini della Bresse. Nel 1382, in partenza per il nord della Francia in soccorso al Re di Francia, Carlo VI, riceve la notizia della morte del padre. Parte vestito di nero; successivamente (1383), mentre la campagna militare è un successo, riceve la notizia della nascita di un erede. Smette allora l’abito nero per prenderne uno rosso: sarà il Conte Rosso. Ancora in appoggio a Carlo VI, nel 1386 si reca al porto di l’Ecluse con 1000 lance: deve partecipare all’invasione della Inghilterra, ma la spedizione dopo una lunga attesa è annullata. Durante l’attesa Amedeo partecipa a grandi tornei, facendosi fama di cavaliere valoroso, ma anche gaio e socievole. Inoltre combina il matrimonio tra il figlio Amedeo di 3 anni e Maria, figlia del Duca di Borgogna Filippo l’Ardito (fratello del re di Francia) : per diversi anni vi sarà allora stretta alleanza tra Savoia e i duchi di Borgogna. Nel 1384 interviene nel Vallese dove la popolazione si è ribellata sotto l’incitamento dei Visconti : ci riesce (anche con l’aiuto di Ludovico di Acaia) ma la situazione resta critica. La guerra dei 100 anni porta una grande crisi economica; in molti luoghi si hanno rivolte popolari contro le tasse. La rivolta dei Tuchini (termine di incerta origine) che nasce nel Canavese intorno al 1380, è una di queste: rivolta più borghese che contadina, a differenza di altre è tutto sommato poco sanguinosa. La rivolta, è diretta soprattutto contro i signorotti locali, ed è alimentata anche dall’intervento dei tradizionali nemici dei Savoia.

Anno 1 Lez. 2 24 Amedeo VII arriva in Piemonte con un esercito e, insieme con Amedeo di Acaia, non ha grandi difficoltà a riportare l'ordine (intorno al 1390). Nel complesso Amedeo VII ne guadagna in potere personale, a spese dei piccoli feudatari. Nel 1385 Amedeo VII formula patti di amicizia con Gian Galeazzo Visconti, appena arrivato al potere dopo avere spodestato lo zio Barnabò; i patti di amicizia dureranno anche quando Firenze cercherà di portare i Savoia nella lega che si forma contro i Visconti. Poco dopo (1389) Gian Galeazzo dà in sposa la figlia Valentina al duca di Orleans e le dà in dote la Contea di Asti, da lui occupata qualche anno prima: i Francesi sono di nuovo in Piemonte. Valentina attraversa la Contea di Savoia accompagnata da 1300 cavalieri. Agli Acaia la cosa non piace (ci sono anche incidenti) ma finiscono per accettarla. Verso il 1385, la contea di Nizza era contesa tra gli Angiò e i Durazzo, strettamente imparentati con i primi. Gli abitanti di Nizza sono in mezzo alla contesa e cercano un potente che li protegga. Si parla di Genova, del Delfino (cioè la Francia), dei Visconti; poi scelgono Amedeo VII; a sostenere la scelta è soprattutto la famiglia Grimaldi. La famiglia Grimaldi di origine Genovese, da dove erano stati cacciati perché guelfi; alla fine del 1200 aveva preso Monaco a Genova. (Negli anni successivi lo persero e lo ripresero più volte). Amedeo accetta nel 1388 e con un esercito va a Barcelonette e a Nizza, dove incontra i nuovi sudditi. È ben accetto dai Comuni, un po’ meno dalla nobiltà, tendenzialmente angioina, ad eccezione dei Grimaldi, ai quali Amedeo affida il compito di rappresentarlo. Nizza è collegata alle terre piemontesi della Contea dalle valli dell’Ubaye e della Stura (passo della Maddalena). La valle stura era stata tolta dagli Angiò ai Saluzzo e poi era passata ad Amedeo VI. La via di Tenda sarebbe quella più agevole verso Nizza, ma è in mano ai Lascaris.

Anno 1 Lez. 2 25 Nell’ottobre 1391 Amedeo VII si ferisce leggermente a una coscia cadendo da cavallo in una battuta di caccia. Nei giorni successivi si sottopone a impacchi contro la calvizie da parte di un medico raccomandatogli dalla madre: il Grandville. Improvvisamente è colto da grandi spasimi. Nonostante un estremo tentativo di cura, consistente nel bagno in una sorta di brodo di volpe, Amedeo muore, probabilmente per il tetano causato dalla ferita, ma convinto di essere stato avvelenato dal medico. Aveva 31 anni e fu sepolto ad Altacomba. Amedeo VII aveva regnato bene, anche aiutato dai consigli della energica madre, Bona di Borbone. Nel suo testamento la reggenza è affidata non alla moglie, ma alla madre. La situazione è delicata, perché il solo erede (Amedeo) ha nove anni e salute non perfetta. Alcuni personaggi, facenti capo ai Berry, parenti della vedova di Amedeo VII, cominciano a parlare sempre più di avvelenamento e ad accusare velatamente Bona di Borbone di complicità. In Savoia arriva allora Amedeo di Acaia che si incarica di condurre una inchiesta. Si rischia una guerra civile; i partiti sono tre: gli Acaia (Amedeo è a Chambery con delle truppe) i Borbone (favorevoli alla contessa madre) i Berry (avversi alla contessa madre, e che hanno catturato il Grandville, facendogli dire quello che vogliono). Si arriva poi a un compromesso: Bona di Borbone conserva la reggenza, ma sotto un consiglio comprendente anche gli Acaia. Amedeo d’Acaia per mostrare che la giustizia procede, fa giustiziare il farmacista che ha fornito le medicine. Decapitato e squartato i suoi pezzi sono inviati in diverse parti della contea come monito. Verso il 1395, Bona di Borbone sarà completamente riabilitata, così come il Granville e il farmacista, ma resterà comunque lontana dagli affari di stato (anche se con il titolo onorifico di Reggente).

Anno 1 Lez. 2 26 Anno 1 Lez. 2 27 Abile principe vissuto in un’epoca difficile, in un mondo pieno di contese preferisce alla violenza i mezzi pacifici. Anche se non riesce ad espandere significativamente i suoi stati, li tiene al riparo dalla violenza dilagante, li mantiene indipendenti e li porta alla prosperità. Nasce nel 1383 dopo soli sei mesi dalla morte del nonno Amedeo VI e passa l’infanzia a Ripaille, insieme con il fratellastro illegittimo Umberto. Sembra fosse leggermente strabico, piuttosto gracile e che balbettasse un poco. Era portato più al pensiero, alla diplomazia e alle arti che alle imprese militari o alle spedizioni; nei suoi viaggi non si spinse mai sino a Torino (città dove arriverà solo da morto). Nel 1391 succede al padre e due anni dopo, a 10 anni, è sposato a Maria di Borgogna, figlia del duca di Borgogna Filippo l’Ardito, anche lei ancora bambina. Filippo emancipa Amedeo VIII, lo fa cavaliere e stabilisce un nuovo consiglio di reggenza dominato da lui stesso (senza Amedeo di Acaia). Fortunatamente, Amedeo è anche assistito da Oddone di Villars, fedele ai Savoia che riesce a salvare l’indipendenza della Contea, anche grazie ai buoni rapporti che sa mantenere con Filippo. A 15 anni, nel 1398, Amedeo riacquista l’indipendenza perché Filippo è troppo impegnato negli affari interni della Francia (guerra contro gli Inglesi, che si trasformerà in guerra civile). Maria a 18 anni raggiunge il marito in Savoia (1403) dove si dimostra principessa esemplare. Molto amata da Amedeo, gli dà 8 figli, di cui tre maschi sopravvissuti. Muore di parto nel 1422 a 37 anni. Come vedremo, il primogenito Amedeo sarà nominato nel 1424 Principe di Piemonte (gli Acaia si sono estinti nel 1418); in Piemonte si recherà a combattere lì morirà nel 1431; al padre succederà il secondo figlio, Ludovico.

Anno 1 Lez. 2 28 Nel 1394 si estinguono i Conti del Genevese (che già si erano dichiarati vassalli dei Savoia). Amedeo VIII fa valere i suoi diritti sull’eredità, ma deve contrastare altri pretendenti e l’ostilità di nobili locali. Un poco con la forza, ma soprattutto con la diplomazia e acquistando diritti con denaro, Amedeo riesce a includere la contea nei suoi stati (1424). Nella città di Ginevra, dove controlla la carica di Visdonno, Amedeo vorrebbe ottenere di più, ma non ci riesce per l’opposizione dei cittadini (con i quali resta comunque in buoni rapporti) Nell’alto Vallese Amedeo cerca di ottenere qualcosa facendo da paciere in una rivolta contro il Vescoco, ma capisce che i patrioti svizzeri non vorranno mai un signore straniero. A lui resta il basso Vallese, da Sion in giù, che è ancora oggi di lingua e costumi francesi. Nel 1411 Amedeo è chiamato dai comuni dell’Ossola per proteggerli dagli Svizzeri e (il loro signore Giovanni Maria Visconti è debole). Amedeo occupa la valle, ricca di industrie, ma nel 1417 è cacciato dagli Svizzeri: rinuncia alla valle, anche perché vede impossibile creare una continuità territoriale con il Vallese. Nel 1422 riconquista l’Ossola. Nella contea di Nizza, dove i Savoia non sono ancora radicati, nel 1412 alcune popolazioni e signori si ribellano, aizzati dagli Angiò che rivorrebbero la Contea. Amedeo reprime la rivolta e riesce a farsi accettare; nel 1419 è riconosciuto anche dagli Angiò come signore di Nizza, ma deve rinunciare al sogno del Conte Rosso , cioè avere tutta la Provenza. Visita la Contea e potenzia il porto e la flotta di Villafranca. Cerca di acquistare dai Lascaris la contea di Tenda; non ci riesce e deve accontentarsi di accordi commerciali per il transito.

Anno 1 Lez. 2 29 Con l’Impero Amedeo VIII segue la politica tipica dei Savoia: mettere a disposizione i passi alpini e farsi appoggiare contro i nemici. Si fa confermare il vicariato di Amedeo VI e assiste l’Imperatore Sigismondo nel viaggio verso Perpignano dal Papa. Al ritorno (1416) questi passa da Chambery e conferisce ad Amedeo (33 anni) il titolo di Duca. Nessuno in Europa protesta, come invece era successo quando l’Imperatore Venceselao aveva concesso il titolo di duca a Gian Galeazzo Visconti).

Anno 1 Lez. 2 30 Alla morte di Amedeo VII i contendenti piemontesi si risvegliano e, pur in guerra tra loro, attaccano i Savoia. Tra questi Gian Galeazzo Visconti e i Monferrato, che scatenano un condottiero, . Gli Acaia si difendono, mentre Amedeo offre loro aiuto militare e cerca di porsi come mediatore. Nel 1402 muore Gian Galeazzo e il Milanese è conteso tra i due figli: Giovanni Maria e Filippo Maria. Nel 1412 il primo muore e il secondo ha il potere (pur nevrotico ha il genio politico del padre). I Savoia stringono inizialmente patti con lui. Nel 1418 si estinguono gli Acaia; 1424 Amedeo, il primogenito, è fatto Principe di Piemonte. Nel 1425 Filippo Maria, dopo essersi accordato con Firenze e Venezia, è riuscito a ricostruire gran parte dello stato del padre, ma Firenze e Venezia formano di nuovo una lega contro di lui. Amedeo VIII si unisce alla lega e arriva in Piemonte dove ha buona dotazione di uomini e artiglieria e attacca i Visconti, ma con prudenza. Filippo Maria, battuto dai Veneziani a Maclodio (1427) viene a patti con Amedeo cedendogli Vercelli e sposando Maria (17 anni) figlia di Amedeo. Questi sperava di arrivare ad avere un nipote al governo a Milano, ma Filippo non visse mai con Maria: crudele e maniaco, aborriva i contatti umani. Nel 1431, dopo qualche anno di tregua, riprendono le ostilità tra i Visconti e la lega. Amedeo VIII si tiene fuori, anzi fa in modo che suo figlio Amedeo, Principe di Piemonte formalmente non legato alla lega, dia aiuto al Visconti, contro il Monferrato che è ancora un ostacolo per la sua espansione (durante le operazioni il giovane Amedeo si ammala e muore; è sepolto a Pinerolo, nella tomba degli Acaia). Il marchese dei Monferrato Gian Giacomo Paleologo (marito della sorella di Amedeo, Giovanna) nel 1432 firma un trattato con Amedeo, promettendo alcune terre, tra cui Chivasso. Nel 1434 Amedeo VIII lascia la Lega e chiede la consegna di Chivasso. I Monferrato rifiutano, perché la considerano questa città la loro capitale. Amedeo fa passare una pesante bombarda per il Gran San Bernardo e ottiene la città.

Anno 1 Lez. 2 31 Nel 1430 Amedeo pubblica gli Statuti (una grande opera di legislazione, anche se talvolta evoluzione di norme dei predecessori) nei quali divide la nazione in gruppi: Nobiltà, Borghesia-Magistratura, Clero-Intellettuali, Lavoratori manuali. Gli Statuti sono organizzati in 5 libri: 1) Regolamento di Polizia, fortemente ispirato a principi cristiani; condanna le eresie e limita la libertà degli Ebrei, per i quali impone l’abitazione in luoghi separati e un segno distintivo; (nella diapositiva l’inizio del capitolo su questo argomento: “Iudei debent portare signa”) 2) Regole per l’amministrazione della Finanze e della Giustizia; 3) Codice del Commercio e delle Professioni; 4) Tasse e Tariffe, in particolere per gli atti notarili e la registrazione degli atti; 5) Regole sul lusso, in particolare per quanto concerne l’abbigliamento (leggi suntuarie). Come legislatore Amedeo vuole separare il potere temporale da quello spirituale (fa un concordato con Chiesa, nel1432). Permette l’inquisizione contro gli eretici, ma cerca di moderarne l’azione. Fa sistemare diversi castelli, coltiva la musica e le arti, ma anche la medicina.

Anno 1 Lez. 2 32 Amedo VIII svolge un intenso lavoro diplomatico per mettere pace nella guerra civile nata in Francia nel corso della guerra del 100 anni. Per la pazzia del Re Carlo VI , il potere è conteso tra i fratelli del Re: il duca di Borgogna e il duca di Orleans. Duca di Borgogna è Filippo l’Ardito: lui e suoi discendenti coltivano il sogno di ricostruire, a partire dalla Borgogna, l’antica Lotaringia e di farne lo stato egemone in Europa. Nel 1404 a Filippo succede il figlio Giovanni senza Paura. Filippo era ambizioso, ma devoto alla Francia, Giovanni è invece spregiudicato e fa subito assassinare Luigi duca di Orleans, che lo ostacola; il conte di Armagnac, suocero del figlio di Luigi, si impegna a vendicarlo. Inizia in Francia una vera e propria guerra civile. Nel 1415 gli Inglesi di Enrico V sconfiggono i Francesi ad Azincourt: muoiono anche 100 Savoiardi, sui 2000 di un esercito che Amedeo VIII aveva mandato ad aiutare i Francesi. Nel 1417 Giovanni senza Paura si accorda con Enrico V (gli promette metà Francia per avere l’altra metà) e nel1419 si impadronisce di Parigi e del Re folle. Il Delfino Carlo (sarà Carlo VII) fugge a Bourges e si appoggia agli Armagnac. Con la mediazione di Amedeo VIII si cerca un accordo, ma Giovanni senza Paura è ucciso nel corso di un incontro di trattativa con il Delfino. Il nuovo duca di Borgogna, Filippo il Buono, continua a collaborare con gli Inglesi. Nel 1422 Muoiono il Re Carlo VI e Enrico V. Il partito del nuovo Re, Carlo VII, ha diversi successi contro Inglesi e duca di Borgogna, anche grazie all’ondata di orgoglio nazionale che verso il 1430 si coalizza intorno a Giovanna d’Arco. Catturata dal duca di Borgogna, Giovanna e uccisa dagli Inglesi (Giovanna era contraria un accordo tra Carlo VII e Filippo). Solo nel 1435 si arriva ad un accordo tra Filippo e il nuovo Re Carlo VII: la Francia può riunirsi contro gli Inglesi e riuscirà a cacciarli. Il duca di Borgogna esce comunque molto rinforzato dal conflitto e capo di uno stato sostanzialmente indipendente.

Anno 1 Lez. 2 33 A 50 anni Amedeo decide di ritirarsi dal mondo e di vivere come un religioso (una scelta simile è stata fatta da diversi potenti dell’epoca, come reazione alla crisi degli ideali della cavalleria). Fa ampliare la residenza di Ripaille, dove aveva già sistemato un priorato. Nel 1434 vi si ritira con 6 compagni e fonda l’Ordine di S. Maurizio (include anche Cavalieri non della nobiltà e poi diventerà ordine di S. Maurizio e Lazzaro). Vive così per 5 anni, in uno stile di vita severo e ascetico (ma non troppo, se si dà retta alle dicerie del tempo). Nomina luogotenente il figlio Ludovico, ma non lascia il potere e continua a tessere la sua tela di relazioni internazionali (con il ritiro più che altro ha voluto fuggire le cerimonie della corte). Nel 1433 ha combinato il matrimonio del figlio Ludovico (suo erede dopo la morte del primogenito) con Anna di Cipro, nella speranza di estendere il potere dei Savoia in oriente. Nel 1436 stende il contratto di nozze per il nipote Amedeo (ha 3 anni e sarà poi Amedeo IX) con la figlia del Re di Francia Carlo VII. Jolanda ha solo due anni e sarà allevata alla corte dei Savoia.

Anno 1 Lez. 2 34 A Ripaille, accanto alla vecchia residenza fatta costruire dalla nonna Bona di Borbone, e dove aveva già sistemato un priorato con una chiesa, Amedeo costruisce un castello con 7 torri, (una più alta per lui, e una per ciascuno dei suoi compagni) circondato da un fossato attraversato da un ponte (il “Ponte Felice”). Inizia anche la costruzione di una nuova grande chiesa, che alla sua morte non è ancora finita e che resterà incompleta. Il tutto è circondato da un muro, per difendere l’isolamento dei Cavalieri.

Anno 1 Lez. 2 35 Dal 1378 nella Chiesa è iniziato il grande scisma: i Papi sono due, quando non sono tre. Nel 1414 si apre il Concilio di Costanza che dura quattro anni e lavora con lo scopo di porre fine allo scisma . Nel 1418 elegge Papa Martino V; le discordie tra Papato e grandi cardinali però continuano, e si aggravano ancora quando nel 1431 è eletto papa Eugenio IV. Nello stesso 1431 si apre il Concilio di Basilea, con scopo di portare finalmente la pace nella Chiesa, eliminare le eresie, conciliare le chiese di oriente e occidente. Il Concilio si trova però in disaccordo con papa Eugenio IV, che cerca di scioglierlo. Nel 1439 è invece il Concilio a dichiarare deposto il Papa. Amedeo VIII in questi anni tiene un atteggiamento non schierato. Il Concilio decide di offrire il Papato a Amedo VIII. Tra le ragioni di questa scelta: ha buoni rapporti con Francia e Impero, ha prestigio e ha autorità anche perché e possiede un esercito). Nel 1439 a Basilea, Amedeo VIII è eletto Papa con il nome di Felice V (ha 57 anni). Abdica in favore del figlio Ludovico, ma in sostanza continua a tenere le redini del Ducato. Il papa Felice V non ha il successo che sperava di avere, essenzialmente perché: - a riconoscerlo sono solo poche Chiese nazionali (prevalentemente quelle dell’est europeo); - i padri conciliari lo hanno eletto perché non erano disposti ad obbedire a un Papa, e quindi ora non vogliono obbedire neppure a lui; - Felice V è attento a non spender denari, cosa che sarebbe necessaria per guadagnarsi l’appoggio dei vari poteri (anzi, vorrebbe guadagnarne, se possibile). Anche il matrimonio di sua figlia Margherita con il futuro Imperatore Federico III fallisce per questioni di dote, e Federico, in cambio di denaro e della incoronazione, nel 1447 si allea con il Papa di Roma.

Anno 1 Lez. 2 36 Nel 1447 muore Eugenio IV e a Roma è eletto papa Nicola V, uomo colto e abile diplomatico (simile ad Amedeo). Si aprono trattative tra Roma e Felice V, tramite Carlo VII (che in sostanza, più che mantenere una posizione neutrale minaccia Felice V). Nel 1449 Felice V abdica: ottiene da Nicola V la nomina a Cardinale e a Vicario alla S. Sede. È inoltre nominato Vescovo di Ginevra con ricche rendite (fu poi un eccellente Vescovo di Ginevra: arrivò persino a privare il figlio di piccole porzioni di terre per favorire la città). Anche in questo periodo Amedeo tiene sotto controllo le vicende del Ducato. Nel 1447 è morto Filippo Maria Visconti e a Milano è nata una Repubblica, sulla quale si sono lanciati i nemici. I Milanesi chiedono aiuto a Francesco Sforza, ma presto capiscono che questi vuole prendere il potere. Si rivolgono allora a Ludovico di Savoia perché li protegga dallo Sforza: sarebbe l’occasione buona per i Savoia di espandersi nel Milanese. Ludovico si muove male, nonostante i buoni consigli del padre, ed è sconfitto dallo Sforza. Nel 1450 Amedeo scende allora personalmente in Italia per fare la pace con lo Sforza, che nel frattempo ha preso il potere a Milano. Fatta la pace, rientra in Savoia, passando dal colle del Moncenisio, nonostante sia pieno inverno. Nel 1451 Amedeo è stroncato da una crisi cardiaca, a 68 anni. Fu sepolto a Ripaille. Nel 1536 i Bernesi devastano la tomba; un gentiluomo salva la salma e la consegna più tardi a Emanuele Filiberto; questi nel 1576 la fa portare nel Duomo di Torino.

Anno 1 Lez. 2 37 Alle terre dei Savoia si sono aggiunte la Contea di Nizza (con Amedeo VII) , il Genevese, Vercelli e Chivasso (con Amedeo VIII). I Savoia hanno però rinunciato alla parte centrale del Vallese.

Anno 1 Lez. 2 38