LA SICILIA in ETÀ ARCAICA Dalle Apoikiai Al 480 A.C

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LA SICILIA in ETÀ ARCAICA Dalle Apoikiai Al 480 A.C View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Archivio istituzionale della ricerca - Università di Palermo REGIONE SICILIANA Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana Dipartimento de Beni Culturali e dell’Identità siciliana Servizio Museo Interdisciplinare Regionale di Caltanissetta LA SICILIA IN ETÀ ARCAICA Dalle apoikiai al 480 a.C. a cura di Rosalba Panvini e Lavinia Sole Atti del Convegno Internazionale Caltanissetta Museo Archeologico 27-29 marzo 2008 ]]] CALTANISSETTA 2012 Progetto grafico e impaginazione: Splokay studio di grafica editoriale di Antonio Talluto PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA © Copyright 2012 by Salvatore Sciascia Editore s.a.s. Caltanissetta-Roma www.sciasciaeditore.it e-mail: [email protected] Finito di stampare: Ottobre 2012 ISBN 978-88-8241-408-5 Stampato in Italia / Printed in Italy 2 La Sicilia centro-settentrionale tra Himera e Mylae : ipotesi di lettura sulle dinamiche storico-topografiche del territorio di AURELIO BURGIO È noto a tutti quanto le dinamiche territoriali che contraddistinguono l’età arcaica abbiano inciso sulle trasformazioni di lungo periodo, che non si esauriscono certo con la data capitale del 480. Pertanto, guardando alla costa tirrenica della Sicilia (fig. 1), e all’orizzonte compreso tra Himera e Mylae , è evidente come non si possa prescindere né dall’episodio della fondazione di Calacte (ci spostiamo così alla metà del V secolo), né dalla successiva ktisis di Alesa Arconidea (403 a.C.). Episodi distinti, ma accomunati dalla propensione verso il Tirreno di Erbita e dei centri aggrappati ai contrafforti del sistema montuoso Madonie-Nebrodi, 1 abitati da quei “Siculi tirrenici” sui quali si hanno le prime informazioni proprio tra età arcaica e classica. 2 L’area di interesse poli - tico ed economico di costoro doveva spaziare infatti dall’alto bacino dell’Imera setten - trionale, ai confini della chora imerese, 3 all’ampia fascia di spartiacque con il Platani, il Salso-Imera meridionale ed il Salso-Simeto, comprensori sui quali si facevano sentire gli interessi di Akragas e delle colonie calcidesi della Sicilia orientale. 4 Occorrerà ricordare inoltre che nessuna colonia greca ebbe sede tra Mylae ed Himera , e che gli Zanclei non riuscirono, agli inizi del V secolo, a fondare una nuova città sul sito della futura Calacte .5 La stessa scelta del sito di Himera potrebbe essere stata condizionata dalla conformazione della costa tirrenica, sulla quale confluiscono valli strette e brevi, chiuse a Sud da erti rilievi, talvolta occupati da piccoli centri abitati, anco - ra scarsamente noti; ad Occidente di Milazzo, e della vasta pianura che costituisce il suo immediato entroterra, si succedono infatti solo strettissime piane costiere, e bisogna spostarsi fino al golfo di Termini Imerese, con al centro la pianura di Buonfornello sovrastata dai terrazzi marini del Piano di Imera e del Piano del Tamburino, per ritro - vare la prima vera distesa pianeggiante, solcata dai fiumi Imera settentrionale e Torto, vie di comunicazione verso l’entroterra. Al limite orientale del golfo si erge la rocca di Cefalù: qui non sono noti livelli archeologici anteriori agli inizi del IV secolo, ma coppe tardo-arcaiche sono segnalate nella vicina grotta delle Giumente (sul versante orientale 1 I due sistemi erano considerati in modo unitario dagli autori antichi (per la rassegna si veda FRANCO 2002, p. 13), e tale opinione si ritrova sia in Tommaso Fazello ( FAZELLO 1558 , I, 10, 1) e Vito M. Amico ( AMICO 1855-1856 , II, s.v. Nebrodi), sia nella Carta della Sicilia redatta nel 1714 da Agatino Daidone ( DUFOUR 1995 , pp. 96-97). Pochi anni più tardi però Samuel von Schmettau li distingue nettamente nella sua Carta della Sicilia del 1720-1721 ( DUFOUR 1995 ). 2 Per la definizione di “Siculi tirrenici”, e per le fonti si rinvia a FACELLA 2006 , pp. 55-75. 3 Per i limiti orientali del territorio imerese, cfr. BELVEDERE 2001, pp. 732-734; BELVEDERE ET ALII 2002, p. 390; BURGIO 2002, pp. 38-39. 4 Per un inquadramento generale e la bibliografia relativa, si rinvia a BURGIO 2002, p. 144. 5 FACELLA 2006, p. 47. 223 La Sicilia centro-settentrionale tra Himera e Mylae Fig. 1. Principali insediamenti citati nel testo della Rocca), 6 ed in età arcaica sembra abitato anche il piccolo insediamento d’altura (m 1081) di Pizzo S. Angelo. 7 Pochi, e di norma scarsamente noti, sono i centri antichi identificati lungo le brevi vallate delle fiumare che dai Nebrodi e dalle Madonie scendono verso la costa tirreni - ca. 8 Nei dintorni di Sant’Agata di Militello, oltre alle testimonianze di età classica di Monte Scurzi, 9 si segnala San Marco d’Alunzio, dove ceramiche databili al VI sec. a.C. sono presenti sotto i livelli di età tardo-classica ed ellenistica, 10 ed il grande insediamen - to di età ellenistica posto sul Monte San Fratello, nei pressi dell’omonimo centro moderno, dove da alcuni anni è stata intensificata l’indagine di scavo. 11 È bene eviden - te che si tratta di dati non omogenei, e tuttavia ci sembra verosimile che anche in que - sta zona della Sicilia molti dei centri caratterizzati da una prospera fase di età ellenistica potrebbero essere stati abitati già in età arcaica e classica. 12 Ma è la fondazione di Calacte , intorno al 446 a.C., che sembra incidere sull’assetto poleografico di questa fascia della Sicilia tirrenica. A questo episodio potrebbero riferir - si le testimonianze, funzionali proprio al controllo del territorio, individuate da D. Adamesteanu in contrada Trapiessi, su una spianata che domina da Est Caronia, 13 e la fortificazione (riferibile al V-IV sec. a.C.) segnalata da G. Scibona sul Pizzo Cilona, circa 3 km a SE di Caronia, sull’asse viario che risalendo i Nebrodi conduce a Capizzi. 14 È 6 VASSALLO 1996 , p. 222. Ad età tardo-classica viene riferito il c.d. Tempio di Diana ( TULLIO 2006 , pp. 35-36). Si veda anche FACELLA 2006, pp. 117-118, il quale propone per Cefalù il ruolo di phrourion di Himera , segnalando una «fase greca di VI-V a.C.», al momento tuttavia non attestata. 7 VASSALLO 1996 , p. 222. 8 È il caso di sottolineare che la distinzione Nebrodi-Madonie è marcata dal più ampio tra i corsi fluviali ad Est di Cefalù, il torrente di Pollina, sul cui fondovalle si snoda ancora oggi una strada che permette di raggiungere - sia pure con diffi - coltà - la zona di Gangi. 9 BIANCO 1988, pp. 168, 173-177; SCIBONA 1993. 10 AA.VV . 2006, p. 18. 11 Le fasi più antiche finora note sembrano riferirsi alla fine del IV sec. a.C. ( BONANNO 2009). 12 Tra i centri sottoposti da decenni ad ampie e sistematiche campagne di scavo ci sembrano illuminanti i dati di Monte Iato (da ultimo ISLER 1997-1998 , pp. 679-680), dove piccole case di età arcaica sono documentate, di norma solo da pochi resti, sotto i livelli di età ellenistica. 13 ADAMESTEANU 1962, p. 192, nota 107 (coppe ioniche e ceramiche a figure nere). SCIBONA 1987 a, p. 10, non ripor - ta questa segnalazione. 14 SCIBONA 1987 a, p. 12. 224 La Sicilia centro-settentrionale tra Himera e Mylae noto che alla fondazione di Calacte partecipò, accanto a Ducezio, il dinasta di Erbita, Arconida (presumibilmente un antenato del fondatore di Alesa): ciò dimostra che il suo interesse politico si indirizzava anche verso la costa, 15 naturale proiezione per un centro – di ignota ubicazione (Monte Alburchia e Nicosia sono le più ricorrenti in letteratu - ra) 16 – che esercitava un significativo controllo politico dalla zona di Enna ai limiti della chora imerese. 17 Si ricordi infatti che proprio contro Himera si orienteranno, più tardi, Arconida e i “Siculi tirrenici”, alleati con gli Ateniesi al momento della spedizione mili - tare del 426-425, e ancora nel 415-413. Come ha messo in evidenza G. Bejor, 18 è in questa area che va cercato il percorso seguito dagli Ateniesi nel 415, quando dalla Sicilia orientale raggiunsero Hyccara per poi ritornare a Catania, transitando a Nord della neu - trale Akragas (sotto il suo controllo rientrava Terravecchia di Cuti) 19 ed attraversando proprio il territorio dei Siculi, anche con l’obiettivo di ampliare il novero degli alleati ed acquisire disponibilità di truppe e grano. Nell’esaminare queste vicende Bejor 20 osserva che Enna appare decentrata, più legata ai sistemi di comunicazione «tra la cuspide nord- orientale dell’isola e le città della costa meridionale», mentre posizione più rilevante assume il centro di Erbita. Pochi anni dopo, la partecipazione, secondo il racconto dio - doreo, di circa 20.000 tra Siculi e Sicani all’assedio di Himera potrebbe esprimere non solo la coscienza di una entità culturale autonoma, nel solco del precedente tentativo di Ducezio di affermare la propria autonomia, 21 ma forse anche il ruolo guida rappresen - tato dalle città poste ad Oriente della chora imerese. È il caso di rilevare che proprio con Erbita Dionisio di Siracusa stipulerà nel 396 a.C. trattati di alleanza, oltre che con quei centri (Agira, Centuripe ed Assoro) che insieme ad Enna coronano il versante nord- occidentale della piana di Catania. Come si è detto, non sappiamo dove si trovasse esattamente Erbita, né al momento ci appare rilevante. Qui ci preme sottolineare che numerosi sono i centri posti in luo - ghi forti e strategici, aperti alle comunicazioni tra il Tirreno e la Sicilia centrale, sia sui contrafforti settentrionali che su quelli meridionali del sistema Madonie-Nebrodi; molti sono attivi già in età arcaica, in altri casi la continuità di vita nel corso del tempo potreb - be limitare il riconoscimento delle fasi più antiche, ma, soprattutto, la ricerca archeolo - gica e topografica accresce di continuo le informazioni sui singoli siti e su questo ampio territorio. D’altra parte, proprio l’esame topografico di dettaglio di siti d’altura, come la Montagna di Nissoria, sede di un centro fortificato attivo tra VII e VI secolo, 22 forni - sce ulteriori spunti di riflessione.
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