Henri Tréziny (dir.)

Grecs et indigènes de la Catalogne à la mer Noire Actes des rencontres du programme européen Ramses2 (2006-2008)

Publications du Centre Camille Jullian

3. Contatto culturale e interrelazioni tra Greci e indigeni nel territorio di

Oscar Belvedere

Editore: Publications du Centre Camille Jullian, Éditions Errance Luogo di pubblicazione: Aix-en-Provence Anno di pubblicazione: 2010 Data di messa in linea: 13 febbraio 2020 Collana: Bibliothèque d’archéologie méditerranéenne et africaine ISBN digitale: 9782957155729

http://books.openedition.org

Edizione cartacea Data di pubblicazione: 1 giugno 2010

Notizia bibliografica digitale BELVEDERE, Oscar. 3. Contatto culturale e interrelazioni tra Greci e indigeni nel territorio di Himera In: Grecs et indigènes de la Catalogne à la mer Noire: Actes des rencontres du programme européen Ramses2 (2006-2008) [online]. Aix-en-Provence: Publications du Centre Camille Jullian, 2010 (creato il 03 avril 2020). Disponibile su Internet: . ISBN: 9782957155729. 3. Contatto culturale e interrelazioni tra Greci e indigeni nel territorio di Himera

Oscar Belvedere

a prospezione archeologica del territorio ime- rese ha interessato le valli dei fiumi (alla cui foce sorge la colonia greca),L Torto e S. Leonardo, che costituiscono le princi- pali vie di comunicazione dalla costa verso l’entroterra (fig. 42) 1. La prospezione è stata condotta con metodo intensivo e sistematico nell’area tra l’Imera e il Torto, immediatamente alle spalle della città ; tra l’Imera e il torrente Roccella, a Est della colonia ; nella bassa valle del Torto e nella media valle del S. Leonardo, ad Ovest 2 ; e ancora sul versante occidentale dell’Imera e nell’area di spartiacque tra quest’ultimo e il . Si è scelta invece una strategia probabilistica per le zone più alte della bassa valle dell’Imera, coperte da mac- chia e bosco, mentre con una prospezione finalizzata sono state esplorate le aree emergenti lungo la media e alta valle del fiume, alla ricerca dell’insediamento sta- bile. In realtà ben presto, anche in questa zona, abbiamo ritenuto indispensabile non limitarci alla prospezione finalizzata, e necessario utilizzare ancora una volta il metodo intensivo per indagare la campagna circostante gli insediamenti di altura individuati. Fig. 42. Il territorio di Himera. Questo approccio ha permesso di mettere in rela- zione gli insediamenti con le aree circostanti e ha portato all’individuazione di una serie di comprensori (Serra di popolata in forme diverse (permanenti e stagionali). Puccia, Terravecchia-Tutusino sull’Imera ; Mura Pregne, Prendiamone in esame alcuni, a cominciare da Serra Colle Madore sul Torto ; Cozzo Sannita, Pizzo Pipitone di Puccia (fig. 43). Il massiccio è delimitato su tre lati sul S. Leonardo), individuati non solo sulla base di carat- dalle alte balze rocciose denominate sul lato ovest la teristiche geomorfologiche e paesaggistiche, ma anche Serra, Fili di Paolazzo su quello nord e Fili di Puccia sul in rapporto alla distribuzione del popolamento. lato occidentale e chiuso a Sud dalle alte colline poste E’ cambiata quindi la nostra percezione del paesaggio tra l’estremità meridionale della Serra e il Cozzo Puccia, dell’éremos chora, non più sentito come una serie di valli che culminano a q. 1005. Le due cime eminenti, Serra di fluviali dominate da insediamenti posti sulle cime più Puccia e Cozzo Puccia (entrambe a una quota intorno ai alte, in favore di una visione più articolata : il territorio è 1050 m s.l.m.) sono occupate da abitati. Il principale per costituito da una serie di comprensori, ciascuno dei quali estensione, situazione morfologica, presenza di una cinta costituisce un sistema funzionale e gerarchico di insedia- muraria, è certamente il primo, che domina l’ingresso da mento, che comprende un sito dominante, posto a controllo NO, tra la Serra e i Fili di Paolazzo ; mentre il secondo è dell’area, abitati minori a controllo delle vie di accesso posto a controllo di quello a NE, alla testata del vallone e dei percorsi che seguivano la valle, e una campagna Stretto di Puccia, e dell’accesso da SE, tra q. 1005 e le propaggini del Cozzo 3. Il sistema è attraversato da due 1 Himera III.1 ; Himera III.2 ; Burgio 2002. 2 Questa area della ricerca è stata di recente pubblicata da D. Lauro, Lauro 2009. 3 Burgio, Himera III.2, 170-176 ; Burgio 2002, 145-149.

55 PREMIÈRE PARTIE : APPROCHES RÉGIONALES - CHAPITRE 1 : AUTOUR D’HIMÈRE

percorsi naturali, uno in direzione NO-SE, che dal Cozzo Monaco (Vassallo 1990, 79-85), sulla via che conduce Vurrania raggiunge la testata del vallone Susafa e, attra- all’attraversamento del fiume Salso, sembra completare verso la Portella del Vento, il vallone Tudia e il Passo di verso Est il controllo dei percorsi viari e del territorio. Landro, dominato dai centri di Tutusino e Terravecchia Anche qui il popolamento rurale si dispone nelle zone di Cuti, si spinge verso l’alta valle del e l’area più adatte alle attività agricoli, in contrada Ciampanella di spartiacque tra quest’ultimo e il Salso-Imera meri- a Nord di Tutusino e a Sud di Terravecchia all’Orto dionale, e l’altro in direzione NE-SO, che collega l’area della Cuti e all’Orto dello Scorsone, contrade fertili e delle Madonie con la stessa valle del Platani, e, tramite ricche di acqua (Burgio 2002, 151-153). Poco più a SE Verbumcaudo, con Vicari e Castronovo 4. Su piccole ter- altre tracce di attività umana sono state rilevate attorno razze ai margini del massiccio o sui pendii ai suoi piedi, al Monte Chibbò (Vassallo 1990, 90-111), che potrebbe a distanze comprese tra 1,5 e 3 km, sono stati rinvenuti essere il centro di un sistema simile. insediamenti rurali a carattere permanente o stagionale, Passando alla valle del Torto, un sistema di insedia- segno evidente delle attività umane sulle aree più favore- mento gerarchico ancora più complesso appare quello voli all’agricoltura, sia dal punto di vista morfologico, del Monte S. Calogero, che è stato studiato da Rosa sia da quello della pedologia (contrade Puccia e Susafa : Maria Cucco (Cucco 2003-2004). Anche in questo caso Burgio 2002, 146). troviamo un insediamento di altura (Monte Presepio),

Fig. 43. I comprensori di Serra di Puccia e di Tutusino-Terravecchia. Elaborazione a rilievo ombreggiato del DEM con sovrapposizione della carta archeologica. Fig. 44. Il comprensorio di Colle Madore. Elaborazione a rilievo ombreggiato del DEM con sovrapposizione della carta archeologica. Un sistema comprensoriale unico è anche quello di Tutusino-Terravecchia di Cuti (fig. 43), il cui centro prin- posto a controllo del Monte S.Calogero e del suo cipale è senza dubbio l’abitato sul Cozzo Terravecchia, retroterra, in stretto collegamento con il sito princi- di cui l’abitato sul Monte Tutusino, la cui esatta consis- pale (Mura Pregne) ; un posto di vedetta ad alta quota tenza in età coloniale non è ancora ben definibile 5, (m 1300, UT 168) e una serie di insediamenti rurali e sembrerebbe costituire un avamposto, a controllo della tracce di attività, che si collocano sia a mezza costa su via NO-SE, che abbiamo ricordato. L’insediamento di terrazzi naturali, sia in posizione aperta, sui pendii che scendono verso il fiume. 4 Burgio, Himera III.2, 171 ; Burgio 2002, 174-177. Sull’alta valle dello stesso fiume, recenti indagini 5 Perché obliterata dalla fase finale di fine IV-inizi III a.C. Su permettono di ricostruire il comprensorio di Colle Tutusino, Epifanio 1982 ; Vassallo 1990, 39-47. Madore (fig. 44). Questo sito sullo spartiacque tra il

56 3. OSCAR BELVEDERE - CONTATTO CULTURALE E INTERRELAZIONI TRA GRECI E INDIGENI

Fig. 46. Analisi di intervisibilità tra i principali insediamenti delle valli dell’Imera settentrionale e meridionale. Elaborazione a falso colore del DEM con sovrapposizione della carta archeologica.

Torto e il Platani fronteggia il Cassaro, abitato ben noto, considerato generalmente il centro fortificato più impor- tante dell’alto Platani (Villa 1997). Ai piedi del Madore, le ricognizioni archeologiche hanno individuato in contrada Savochetta tracce di attività umana, ed altre sono state rinvenute in contrada Immordino, ai piedi del tavolato inclinato su cui sorge il vicino paese di Lercara Friddi. Altri rinvenimenti sul Cozzo Fa e sulle pendici del Cozzo Todaro (necropoli con tombe a fossa) e il pic- colo sito di Cozzo Babaluceddu, ai piedi della Cassaro, fanno intuire un sistema di controllo della zona, fatto di centri eminenti, centri minori e punti di vedetta non dissimile da quello che abbiamo analizzato sullo spar- tiacque tra Imera settentrionale, Salso e Platani, tenuto conto anche che il Cozzo Fa controlla la testata del val- lone Riena, che tramite il fiume della Margana permette di raggiungere l’alta valle del S. Leonardo 6. Anche la media valle di quest’ultimo corso d’acqua dopo le nostre ricerche risulta divisa in comprensori diversi, stretta- mente connessi tra di loro e controllati dal centro sul Pizzo di Ciminna, che sembra svolgere un ruolo gerar- chico superiore (fig. 45) (Lauro 2009). Questa differente percezione del paesaggio implica l’abbandono del concetto di “penetrazione nell’en- troterra” da parte dei coloni, inteso come progressiva Fig. 45. Analisi di intervisibilità tra i centri della media valle del 6 Sul comprensorio del Madore, Giordano, Valentino 2004, 12, S. Leonardo. Elaborazione a falso colore del DEM con sovrapposizione 16 ; Colle Madore, 15-22. della carta archeologica.

57 PREMIÈRE PARTIE : APPROCHES RÉGIONALES - CHAPITRE 1 : AUTOUR D’HIMÈRE

espansione di dominio, che si accompagna a una parallela di loro, e anche in rapporto con il popolamento del ter- acculturazione (in senso coloniale di “ellenizzazione”) ritorio (fig. 47). E’ ben nota, per esempio, la presenza degli indigeni e di conseguenza dell’ottica “centro- nelle campagne di santuari periferici, posti a breve periferia” 7. Ciò comporta senza dubbio la necessità di distanza da abitati importanti. Per limitarci all’area che ricorrere sempre più a tecniche intensive e sistematiche ci interessa più da vicino, possiamo ricordare quello di di prospezione archeologica e alla programmazione di Terravecchia di Cuti, che si trova a un solo chilometro indagini di archeologia dei paesaggi, le sole che possano in linea d’aria dall’insediamento 11, o quello individuato permetterci di ricostruire in maniera dettagliata il rap- dalla prospezione ai piedi del rilievo di Cozzo Tutusino porto tra le comunità umane, il territorio e l’ambiente. (Burgio 2002, 150), o un altro ancora, la cui presenza è In questo approccio di particolare utilità possono ipotizzata a breve distanza dalla cinta muraria di Serra di essere i sistemi informativi territoriali, che ci aiutano a Puccia 12, cui fanno da riscontro le aree sacre individuate comprendere come le comunità del passato costruissero o ipotizzate all’interno degli stessi abitati. e percepissero i paesaggi culturali, non solo il paesag- E’ noto il valore dei santuari rurali come luogo di gio insediativo, ma anche quello della sicurezza o il incontro e interazione, ma anche di affermazione della paesaggio sacro. Le analisi di intervisibilità 8 all’interno propria identità da parte dei coloni, come fa pensare il degli elementi che costituiscono ciascun comprensorio, carattere esclusivamente greco delle offerte votive 13, ovvero anche tra i diversi comprensori, aiutano a ricos- che contrasta con la cultura materiale mista, greca e truire i sistemi di controllo del territorio, a identificare i indigena, degli abitati. Cultura materiale omogenea, in ruoli gerarchici degli insediamenti, a ricostruire il rap- santuari che vanno visti anche, come è stato supposto porto di questi ultimi con i santuari rurali. per Metaponto 14, come frutto dell’iniziativa di gruppi Nell’individuare il ruolo degli insediamenti nel gentilizi che in tal modo gestivano rapporti di media- controllo del territorio, le analisi di intervisibilità fanno zione e di scambio con gli indigeni 15. Insistere quindi entrare in gioco non solo i centri maggiori, ma anche sul predominante carattere greco della cultura materiale i punti di vedetta, che costituivano i nodi di intercon- della maggior parte di essi, non vuol dire che non fos- nessione tra i capisaldi di tale sistema (fig. 45-46) 9. E’ sero frequentati anche dagli indigeni 16, né va trascurata chiaro che una simile indagine ci obbliga a stabilire una la diacronia (Asheri 1988, 10-12), in quanto l’arco cro- inequivocabile gerarchia tra i centri, gerarchia spesso nologico compreso nel V secolo del più noto fra tutti, adottata nei nostri studi in maniera intuitiva. Sarebbe quello di Cuti, lo inserisce in una fase di rinnovata atten- necessario che tra gli studiosi ci si trovasse d’accordo zione delle colonie greche, Himera e , per su una serie di parametri univoci per determinare la col- l’entroterra, che poteva esprimersi anche come presenza locazione gerarchica di un insediamento (per esempio, visibile e riconosciuta dei coloni nella chora lontana 17. la presenza di una cinta muraria, di aree funzionali, di Vogliamo, pertanto, affermare che i caratteri di media- edifici sacri), perché solo in questo modo sarà possi- zione, competizione e affermazione di sovranità, espressi bile effettuare analisi spaziali realmente significative e dai santuari rurali, che il Polignac ritiene di poter indi- comparabili tra di loro. viduare anche in ambito coloniale 18 si possono, come Anche lo spazio religioso finora è stato esaminato per è ovvio, identificare nelle zone oggetto dei nostri studi, lo più nell’ottica centro-periferia, per capire il rapporto anche a prescindere dagli aspetti strettamente connessi tra colonia e territorio nella sfera del sacro 10 ; adesso queste relazioni vanno analizzate all’interno del territo- 11 Epifanio 1980 ; Epifanio Vanni 1988-1989 ; Epifanio-Vassallo rio, sia nel rapporto tra centri e piccoli santuari rurali, 1984-1985. sia tra santuari posti all’interno degli insediamenti e san- 12 Burgio, Himera III.2, 217 ; Burgio 2002, 145. tuari dispersi nelle campagne, sia fra questi ultimi tra 13 Whitehouse, Wilkins 1995, 114 ; Belvedere 2001, 745 (con ult.bibl.). 14 Morgan 1999, 129. In generale per i santuari nella chora di 7 Lightfoot, Martinez 1995, 471-474. Con ciò non vogliamo Metaponto, Carter 1994, 168-183. dire che questa ottica non possa essere utile, ma che non può essere 15 Per i caratteri di questi rapporti di scambio, Whitehouse, Wilkins esclusiva. Sul problema si vedano i saggi riuniti in Champion 1995, 1995, 114-116 ; Albanese 1996, 125-126 ; Albanese 2003, 204-205. in particolare Whitehouse, Wilkins 1995. 16 In realtà il problema va visto anche in relazione al culto praticato 8 Per l’utilità e i limiti di questa analisi Wheatley 1995 ; Wheatley, e quindi in rapporto al gruppo che frequentava il santuario. In una Gillings 2000, in particolare 1-9 ; Wheatley, Gillings 2002, 201-216. area sacra dedicata a Demetra e Kore, come quella di Cuti, le offerte 9 Si veda per esempio, Burgio, Himera III.2, 170-171, 176. votive a carattere esclusivamente greco potrebbero indicare la 10 Per esempio, Veronese 2006, 540-544 ; Veronese 2000, 255-269, volontà delle donne, di qualsiasi cultura, di aderire completamente a per il territorio di . In generale sul paesaggio sacro, Crumley un rituale ben codificato. 1999 ; per i problemi che la prospezione archeologica pone per la 17 Belvedere 2001, 746-747 e nota 191 ; Burgio 2002, 150. ricostruzione di tale paesaggio, Alcock 1994, 248-253. 18 Polignac 1994, in particolare 15-18.

58 3. OSCAR BELVEDERE - CONTATTO CULTURALE E INTERRELAZIONI TRA GRECI E INDIGENI alla cultura materiale. Né va dimenticato il ruolo che Su diversi livelli può essere indagato anche lo spazio svolgevano in questo senso 19 le aree sacre all’interno economico di un comprensorio o di un insediamento, dei principali insediamenti dell’entroterra (per esempio tramite analisi costi-superficie nel suo rapporto con quelle di Polizzello, Madore, , per limitarci l’ambiente e le risorse, ovvero tramite lo studio della alle più vicine e meglio conosciute). Le due aree som- distribuzione dei beni e dei manufatti. Questi ultimi mitali di Polizzello e Madore 20 con le loro strutture sono stati generalmente utilizzati come testimonianza di circolari di tradizione locale sembrano mantenere tra processi di scambio 27 o come prova dello spostamento VII e VI secolo un forte carattere conservativo, ben di persone e gruppi umani 28, ma i manufatti possono diverso dal complesso fenomeno di interazione testimo- essere anche visti come mediatori culturali tra comunità niato dal sacello sul pendio meridionale di Madore 21, diverse. Una indagine da questo punto di vista per il ter- ovvero da quello nell’area sacra dell’isolato A2 di Monte ritorio imerese, i cui risultati sono stati da noi presentati Saraceno 22, come anche dall’area sacra fuori le mura di in forma preliminare 29, mette in rilievo come insieme Sabucina che presenta l’abbinamento di forme architet- con i fattori comunemente utilizzati nello studio delle toniche duplici, capanne circolari e oikos rettangolare 23. ceramiche, produzione, distribuzione e circolazione, Naturalmente ciò non va interpretato nel senso di un pro- importanti indicazioni possano dedursi dallo studio delle cesso di acculturazione, che agisce in maniera più forte associazioni e dall’analisi del consumo, ovvero dei modi in alcune località rispetto ad altre ; mette in rilievo, piut- d’uso e della varietà degli usi possibili di un oggetto o di tosto, la complessità di questi fenomeni di interazione, un gruppo di oggetti 30, che sono legati al ruolo che essi che implicano comportamenti diversi all’interno delle rivestono nella società che li utilizza. Se ne è dedotto comunità autoctone (Lightfoot, Martinez 1995, 485- che quando produzioni coloniali e/o imeresi affiancano 486), testimoniando anche la differenziazione in gruppi o sostituiscono quelle indigene, le diverse classi cera- sociali della società indigena 24, che poteva esprimersi in miche testimoniano sia processi di interscambiabilità forme oppositive di reazione, a difesa di una identità che tra forme diverse ma di uso equivalente, sia un cam- si sentiva minacciata 25. biamento nei modi di preparazione e consumo del cibo Ricostruire il paesaggio e lo spazio religioso in da parte della popolazione autoctona, sia in altri casi la queste contrade, significa pertanto eseguire analisi di rifunzionalizzazione di alcune forme, inserite in modelli intervisibilità (fig. 47) con l’aiuto degli strumenti infor- culturali di matrice indigena 31. Ma questa stessa analisi matici, ma pure studiare la collocazione dei santuari può aiutarci a comprendere meglio i circuiti di scambio e rispetto agli insediamenti, alla viabilità e la loro distri- a riconoscere il ruolo che alcuni centri svolgevano nella buzione sul territorio, anche su diversi livelli spaziali, distribuzione secondaria dei manufatti di produzione infracompresoriali, ma pure intercomprensoriali e inter- coloniale, ma probabilmente anche in quella di alcune territoriali, essendo la scala dell’indagine, come tutti produzioni locali 32. E ci conferma anche con lo studio sappiamo bene, potenzialmente genesi di informazioni delle associazioni, oltre che della circolazione dei manu- diverse. E studiare inoltre come si collocano in rapporto fatti, la realtà della nostra distinzione tra chora politiké, al popolamento rurale e ai segni di attività umana, ma area direttamente controllata dalla città e oggetto nel V anche all’ambiente e alle risorse, una indagine che può secolo di un diffuso popolamento disperso, dalla éremos gettare luce anche sui culti praticati e sulla loro origine, chora, area dell’interazione e del contatto culturale. essendo i santuari dedicati a divinità diverse, Demetra e Kore, signore dei campi, o Artemide, dea dell’incolto e della caccia 26. 744-745 (con ult. bibl.) ; Burgio 2002, 150. 27 Albanese 1996 ; Albanese 1997. 28 Per una analisi di questi due aspetti della distribuzione dei reperti nella valle dell’Imera, Burgio, Himera III.2, 176-180 ; Burgio 19 Si tratta di una indagine ancora da affrontare in dettaglio, 2002, 147-148. Albanese 1999, 347. 29 Tardo 2006. Il problema è stato oggetto della tesi di dottorato di 20 De Miro 1988 ; Vassallo 1999, 24-29 ; Albanese 2003, 211-212, ricerca di V. Tardo, dal titolo “Le ceramiche del territorio di Himera : 216-217. modalità di diffusione, circolazione e scambio attraverso l’analisi 21 Colle Madore, 29-58 ; Belvedere 2001, 738-743. dei reperti dalla prospezione archeologica”. Seconda Università di 22 Calderone 1996, 79-82, 87-88 ; In generale su Monte Saraceno, Napoli. XVIII ciclo. Anno Acc. 2004-2005. v. anche Calderone 1999. 30 Per l’approccio funzionale nello studio delle ceramiche, Ruby 23 De Miro 1983, 336-342 ; Mollo Mezzena 1993 ; Albanese 2003, 1993 ; Bats, D’agostino 1999 ; Djindjian 2001. 213-214. 31 Sono questi processi ben noti in contesti di interazione culturale. 24 Si tratta di un fenomeno ben noto ; ci limitiamo a citare, Per l’esame dettagliato dei diversi casi, rimandiamo a Tardo 2006. Albanese 1999, 349-352 ; Antonaccio 2001, 131. 32 Albanese 1999, 345 ; Antonaccio 2004, 73. Per la valle 25 Belvedere 2001, 738-739 ; Albanese 2003, 213. dell’Imera settentrionale v. nota 28 ; per la valle del S. Leonardo, si 26 Su questi aspetti alcune osservazioni già in Belvedere 2001, veda ora Lauro 2009, passim.

59 PREMIÈRE PARTIE : APPROCHES RÉGIONALES - CHAPITRE 1 : AUTOUR D’HIMÈRE

Fig. 47. Analisi di intervisibilità tra i centri di Terravecchia di Cuti e di Cozzo Tutusino e i rispettivi santuari periferici.

Processi di rifunzionalizzazione possono essere letti trasmissione di tecniche artigianali di progettazione e anche nell’ambito dell’architettura 33. E’ stata infatti montaggio dei tetti, e anche della presenza di maestranze notata la presenza di edifici e l’adozione di tecniche greche (imeresi) nei casi più complessi, come la edilizie di matrice greca sia a Serra di Puccia 34, sia in costruzione a Madore, ma anche altrove probabilmente, altri insediamenti del nostro territorio. In questo quadro di sacelli di tipo greco 36. Si tratta di un fenomeno che ci sembra opportuno sottolineare la diffusione capillare ha grande importanza nell’ambito dei contatti tra culture nella valle dell’Imera e in quella del Torto di elementi differenti ; va sottolineato tuttavia che l’origine imerese di copertura di tipo ellenico, sia solenes (in prevalenza), di questi manufatti indica che i coloni trasferirono sia kalypteres, sia in maniera più limitata con funzione probabilmente le tecniche di assemblaggio, ma non decorativa (antefisse) 35, quasi esclusivamente di i modi e i metodi di produzione, che rimasero loro produzione imerese, che sono testimonianza della monopolio. Molto differente ci appare, invece, la situazione nella media valle del S. Leonardo (Lauro 2009, passim ), dove 33 Per l’architettura utili indicazioni in Reid, Lane, Segobye 1997, la limitata presenza di solenes, di produzione locale a in particolare 370-372, 385-389. giudicare dall’impasto e dalla tecnologia di cottura, lungi 34 Burgio, Himera III.2, 215-216. dal dimostrare una particolare abilità degli artigiani del 35 Antefisse a palmetta pendula e a maschera silenica, presenti a Madore e a Serra di Puccia, Epifanio Vanni 1997 ; Colle Madore, 209-211 ; Burgio, Himera III.2, 217, 218, n. 2 ; ma anche a Monte Iato, Isler 1994, 39. 36 Sul problema ci limitiamo a rimandare a Belvedere 2001, 738.

60 3. OSCAR BELVEDERE - CONTATTO CULTURALE E INTERRELAZIONI TRA GRECI E INDIGENI luogo, indica piuttosto l’assenza di maestranze imeresi sovrapposizione di percezioni e di spazi diversi, spazi operanti all’interno dei centri indigeni, come a Serra di fisici, politici, religiosi, economici, etnici, interetnici, Puccia o a Colle Madore. culturali e simbolici, non sempre coincidenti fra di loro, Queste ultime osservazioni sulla cultura materiale e analizzare questi livelli molteplici è il compito che ci ci permettono di sottolineare la diversità delle forme attende ancora di più nel futuro. di contatto tra coloni e popolazione indigena. E’ ormai chiaro che nel contatto tra i due gruppi non ci si deve aspettare un comportamento sempre uniforme nello spazio e nel tempo, ma soggetto a diverse variabili, BIBLIOGRAFIA sia territoriali, sia economiche, sociali, politiche e diacroniche. In primo luogo la posizione reciproca tra le comunità e la distanza tra di esse, perché centri e Albanese 1996 : ALBANESE PROCELLI (R.M.) – Appunti sulla distribu- aree interne dell’isola evidentemente non sono entrati zione delle anfore commerciali nella Sicilia arcaica. Kokalos XLII, 1996, 91-137. in relazione con le colonie greche allo stesso modo e Albanese 1997 : ALBANESE PROCELLI (R.M.) – Echanges dans la Sicile nello stesso momento. Poi i fattori demografici, poiché archaïque : amphores commerciales, intermédiaires et redistribution en milieu il bisogno di manodopera da impiegare nei campi indigène. RA 1997, 3-25. obbligava, almeno in alcuni casi, le colonie a una decisa Albanese 1999 : ALBANESE PROCELLI (R.M.), Identità e confini etnico- culturali : la Sicilia centro-orientale, in Confini e frontiera nella grecità pressione, anche demografica, sugli indigeni ; e i fattori d’Occidente (Atti Taranto XXXVII), Taranto 1999, 327-359. economici, cioè la maggiore o minore appetibilità delle Albanese 2003 : ALBANESE PROCELLI (R.M.) – , Siculi, Elimi. risorse disponibili. Infine la strutturazione più o meno Forme di identità, modi di contatto e processi di trasformazione. Milano forte delle comunità locali, sia in senso identitario, 2003. Alcock 1994 : ALCOCK (S.E.) – Minding the Gap in Hellenistic and Roman sia nelle capacità delle loro élites di stabilire relazioni Greece. In : Alcock (S.E.), Osborne (R.) 1994, 247-256. personali e alleanze (anche matrimoniali) con i coloni. Alcock, Osborne 1994 : ALCOCK (S.E.), OSBORNE (R.), éd. – Placing the Relazioni non sempre univoche, ma che potevano Gods. Sanctuaries and Sacred Space in Ancient Greece. Oxford 1994. variare in rapporto alla complessità delle società Antonaccio 2001 : ANTONACCIO (C.) – Ethnicity and Colonization. In : Malkin (I.) 2001, 113-157. coloniali e indigene. Se è vero che i rapporti tra società Antonaccio 2004 : ANTONACCIO (C.) – Siculo-Geometric and the Sikels : diverse sono di fatto rapporti di potere, è altrettanto Ceramics and Identity in Eastern . In : LOMAS (K.) 2004, 55-81. vero che essi sono anche rapporti tra gruppi, persone e Asheri 1988 : ASHERI (D.), A propos des sanctuaires extraurbains en Sicile ceti sociali, e gli uni e gli altri possono non essere stati et Grande-Grèce : théories et témoignages. In : Mélanges Pierre Lévêque, vol. 1, Paris 1988, 1-15. sempre gli stessi tra tutti i gruppi e tutte le comunità. 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61 PREMIÈRE PARTIE : APPROCHES RÉGIONALES - CHAPITRE 1 : AUTOUR D’HIMÈRE

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