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A O ” C D.O.C. CONSORZIO TUTELA VINO CUSTOZA

LA ZONAZIONE DELLA DOC CUSTOZA MANUALE D’USO DEL TERRITORIO Autori Attilio Scienza, Dipartimento di Produzione Vegetale, Università degli Studi di Milano Luca Toninato, AGER Sc - Agricoltura e Ricerca Jacopo Cricco, AGER Sc - Agricoltura e Ricerca Alessandro Zappata, AGER Sc - Agricoltura e Ricerca Davide Bacchiega, AGER Sc - Agricoltura e Ricerca Luigi Mariani, Dipartimento di Produzione Vegetale, Università degli Studi di Milano Alberto Marangon, Agricoltura, Laboratorio di analisi sensoriale di Thiene Andrea Dalla Rosa, ARPAV, Servizio Suoli (a valenza regionale), Dipartimento Provinciale di Treviso Adriano Garlato, ARPAV, Servizio Suoli (a valenza regionale), Dipartimento Provinciale di Treviso Rodolfo Minelli, Pedologo, libero professionista

Dalla “Guida per il Viticoltore”, Veneto Agricoltura 2004 sono state tratte alcune parti del capitolo 5 a fi rma di: Angelo Costacurta, CRA, Centro di ricerca per la Viticoltura di Conegliano Veneto Ferruccio Giorgessi, CRA, Centro di ricerca per la Viticoltura di Conegliano Veneto Antonio Lavezzi, CRA, Centro di ricerca per la Viticoltura di Conegliano Veneto Diego Tomasi, CRA, Centro di ricerca per la Viticoltura di Conegliano Veneto

Progetto di zonazione viticola della DOC Custoza Coordinamento: Alessandro Censori e Antonio De Zanche, Veneto Agricoltura, Settore Economia, Mercati e Competitività Responsabile scientifi co: Attilio Scienza, Dipartimento di Produzione Vegetale, Università degli Studi di Milano Direzione tecnica: Luca Toninato, AGER Sc - Agricoltura e Ricerca

Hanno inoltre collaborato al progetto: ARPAV - Servizio Centro Meteorologico di Teolo ARPAV - Servizio Suoli (a valenza regionale), Dipartimento Provinciale di Treviso Consorzio di tutela DOC Custoza: Giovanni Fagiuoli, Giulio Liut, Alfonso Pachera, Chiara Turazzini e il panel di degustazione Veneto Agricoltura, Laboratorio di analisi sensoriale di Thiene: Monica Cappellari Si ringraziano le aziende agricole che hanno messo a disposizione i propri vigneti.

Foto: Giuliano Francesconi, Jacopo Cricco e Chiara Turazzini

Pubblicazione edita da Veneto Agricoltura Azienda Regionale per i Settori Agricolo, Forestale e Agroalimentare Viale dell’Università, 14 - Agripolis - 35020 Legnaro (Pd) Tel. 049.8293711 - fax 049.8293815 e-mail: [email protected] www.venetoagricoltura.org

Realizzazione editoriale Veneto Agricoltura Azienda Regionale per i Settori Agricolo, Forestale e Agroalimentare Coordinamento editoriale e realizzazione grafi ca Alessandra Tadiotto, Silvia Ceroni, Federica Mazzuccato Settore Divulgazione Tecnica, Formazione Professionale ed Educazione Naturalistica Via Roma, 34 - 35020 Legnaro (Pd) Tel. 049.8293920 - Fax 049.8293909 e-mail: [email protected]

È consentita la riproduzione di testi, foto, disegni ecc. previa autorizzazione da parte di Veneto Agricoltura, citando gli estremi della pubblicazione. PRESENTAZIONI

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La straordinaria enologia del Veneto si fonda, storicamente e consapevolmente, sul legame vitigno-territorio. È un bino- mio nato millenni fa e che continua a evolversi proiettandosi verso il futuro, per poter offrire ai consumatori di tutto il mondo vini di ogni tipologia ai vertici della qualità e anche in quantità non modesta, a prezzi concorrenziali a livello planetario. Che signifi ca a un ottimo rapporto prezzo/qualità. I moderni metodi di indagine e le attuali tecniche vivaistiche consentono oggi di indicare quale sia il migliore “ab- binamento” tra ciascuna tipologia di vitigno e di clone, quindi anche di vitigni formalmente della medesima uva, e singoli terreni, omogenei per caratteristiche, seppur inseriti nel vasto contesto delle Denominazioni d’Origine la cui estensione comprende aree affatto diverse per composizione e microclima. La zonazione è appunto questa operazione, che la Regione del Veneto ha attivato su tutto il territorio enologicamente vocato con la collaborazione del proprio braccio operativo Veneto Agricoltura e dei Consorzi di Tutela. Oggi arrivano al traguardo i risultati di un’altra Denominazione d’Origine Controllata, il Custoza, un comprensorio viticolo che ab- braccia le colline moreniche del basso Garda veneto. Questa pubblicazione vuole essere anzitutto un contributo ai produttori e ai viticoltori per orientare le loro scelte colturali in funzione delle esigenze del mercato sulla base del territorio dove crescono i loro vigneti. Ma è anche uno strumento culturale alla portata di tutti coloro che si accostano al mondo del vino con la voglia di approfondire ciò che sta oltre la bottiglia che arriva in tavola e ne rappresenta l’anima più vera.

Franco Manzato Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto 6

È rispondendo a uno dei compiti fondamentali di Veneto Agricoltura, ovvero l’erogazione di servizi specialistici per la valorizzazione dei prodotti regionali e il razionale utilizzo delle risorse ambientali, che pubblichiamo questo “Manua- le d’uso del territorio” contenente i risultati del progetto di zonazione viticola della DOC Custoza, da noi realizzato in stretta collaborazione con il Consorzio di tutela. La zonazione è, in buona sostanza, lo studio in profondità della vocazionalità viticola di un territorio, quale condi- zione imprescindibile per una viticoltura ed enologia di qualità. In questo senso la zonazione può rappresentare un importante strumento a disposizione degli operatori vitivinicoli per ottimizzare il proprio lavoro e consolidare il settore in un contesto che sta diventando sempre più globalizzato. Ripercorrendo i capitoli che compongono questo libro è possibile ricostruire una “catena del valore” che parte dalle componenti ambientali, clima e suolo in primis, per arrivare al prodotto fi nito, ossia le caratteristiche del vino come espressione autentica della potenzialità dei diversi terroir che compongono la denominazione. Gli esperti affermano che la qualità e la tipicità di un prodotto non possono che ottenersi stabilendo uno stretto legame con il territorio. Un vitigno o una tecnica di produzione aziendale è teoricamente esportabile, ma un territorio con le sue caratteristiche peculiari, sia fi siche che culturali, non può in alcun modo essere trasferito ed è da questo legame che nasce l’unicità e il valore dei nostri vini, la sfi da competitiva con certi modelli produttivi del Nuovo Mondo che puntano alla standardizzazione e all’omologazione del gusto. Tuttavia sappiamo che la qualità non si raggiunge una volta per sempre, ma richiede un impegno di miglioramento continuo. Ecco perché questo manuale deve essere inteso non tanto come un traguardo, bensì un punto di partenza per il lavoro da fare nei prossimi anni per lo sviluppo e la promozione della denominazione.

Paolo Pizzolato Amministratore Unico di Veneto Agricoltura 7

Nel 2011 brinderemo al 40° anniversario del Custoza Doc. Le caratteristiche di bevibilità e freschezza hanno portato il nostro vino a traguardi sempre più ambiziosi, e sempre più numerosi sono gli appassionati e gli intenditori di tutto il mondo che lo prediligono sulla loro tavola. Lo studio di zonazione permetterà di migliorare e affi nare sempre di più le nostre uve. La conoscenza delle peculiari caratteristiche del terreno delle singole colline consentirà ai viticoltori di scegliere con sicurezza il portainnesto, il vitigno e la forma di allevamento che li aiuteranno ad arrivare ad un prodotto ottimale. La passione e la competenza dei produttori del Custoza faranno il resto: gli operatori troveranno in questa guida un aiuto chiaro e concreto per ottenere i successi che sempre più numerosi li attendono.

Giovanni Fagiuoli Presidente del Consorzio Tutela Vino Bianco di Custoza Doc 8

IL SENSO DELL’IDENTITÀ

Lo stile è l’originale espressione di un periodo culturale, di un prodotto, di un modo di fare musica o di esprimere un’arte visiva. Ci chiediamo se, con il vino prodotto dalle numerose denominazioni d’origine venete, ne trasmettiamo uno riconoscibile, come ad esempio ha fatto la Francia con i vini di Borgogna o di Bordeaux. Purtroppo la risposta è negativa: il Veneto presenta una molteplicità di stili non solo tra le diverse denominazioni ma addirittura tra i vini di una stessa DOC, dove la tipologia dei vini prodotti spazia tra un gusto internazionale e il ritorno ai vitigni autoctoni. Mettiamoci nei panni di un consumatore tedesco o inglese in procinto di degustare uno Chardonnay dall’intenso gusto vanigliato o un Cabernet dall’impronta legnosa, prodotti nel Veneto ma indistinguibili da molti altri vini prodotti in nu- merose parti del mondo, assieme a un Valpolicella o a un Soave o un Custoza. Il mercato internazionale, costruito con abilità dai Paesi del Nuovo Mondo sul modello francese, ha decisamente condizionato le scelte tecniche dei produttori italiani che, pur di correre dietro ai gusti altrui, hanno abbandonato il loro stile. Un grande artista ha affermato che per diventare universali è necessario essere locali: il vino veneto ha bisogno di non perdere il suo stile originario, autentico, il cui imprinting qualitativo lo faccia riconoscere dal consumatore straniero e lo faccia per questo scegliere tra altri mille per la sua irripetibilità. Certo non è facile conciliare le due tendenze contrapposte che manifestano i mercati anglosassoni e che diventano sempre più pregnanti anche sul nostro: da un lato una forte spinta a semplifi care e innovare i messaggi della comunicazione, dall’altro la tendenza quasi di segno opposto, volta a soddisfare un’irriducibile richiesta di novità. “Prova qualcosa di nuovo oggi” è il messaggio della più grande catena di distribuzione inglese. Può sembrare para- dossale ma questa tendenza sta portando molti Paesi a valorizzare il concetto di territorio e più in generale il nesso tra la viticoltura e un’originale interpretazione enologica dell’uva. Tra i tanti vini prodotti da uno stesso vitigno – e quelli più noti e diffusi nel mondo non sono più di dieci – la novità è appunto data dallo specifi co e univoco territorio di provenienza. Dopo anni spesi alla ricerca della cosiddetta consistency (uno stile consolidato, svincolato dagli andamenti stagionali e dalle caratteristiche del pedoclima), il Nuovo Mondo ha scoperto l’importanza del territorio. Con il termine di “Re- gional heroes” (eroi regionali) vengono chiamati i vini australiani che provengono da un preciso luogo di provenienza. Questo ritorno alle origini nelle modalità con le quali si designa un vino, con il luogo della sua produzione, rivaluta il ruolo delle tradizioni o meglio di una sua corretta interpretazione, per proteggerci dagli effetti della globalizzazione, senza però farci imprigionare dal fondamentalismo di chi ha rifi utato l’innovazione portata dal progresso scientifi co. Infatti comprendere le risorse pedoclimatiche di un territorio viticolo, valorizzarle con una scelta genetica e con tecni- che colturali adeguate, vuol dire sfuggire alla crescente banalizzazione dei vini sempre più espressione della tecnolo- gia enologica. Non è peraltro facile per il produttore italiano, a parte qualche eccezione, credere nei valori trasmessi dal territorio come invece hanno sempre fatto i francesi fi no dall’epoca medioevale. Per noi la tradizione si è, fi no al secolo scorso, limitata a trasmetterci numerosi vitigni, una viticoltura promiscua e la trasformazione enologica quasi come una necessità per l’agricoltore che nel vino identifi cava soprattutto un integrativo energetico alla sua povera dieta quotidiana. Del legame tra territorio e vino si è iniziato a parlare solo verso il 1965, in occasione della normativa sulle Denominazioni d’Origine. La tradizione va però presa sul serio. Oggi tra i produttori di vino si assiste, da un lato, a un’esaltazione spesso solo ver- bale della tradizione che però per conservarsi pura dovrebbe restare distinta dal mercato e, dall’altro, a una pervasiva pratica liberistica che ha come solo scopo l’effi cienza e la creazione di ricchezza. In particolare, sembra manifestarsi il predominio di una certa versione mortifi cata della tradizione che guarda al passato solo per celebrarlo e che espelle dal proprio orizzonte culturale la reciprocità tra sfera economica e sfera sociale, che è alla base della formazione stessa della tradizione. Solo la zonazione rappresenta quel “tradimento fedele” della tradizione che coinvolge nel processo di produzione dell’uva risorse “antiche” come il suolo, il clima, il vitigno, utilizzandole però attraverso i risultati del- l’innovazione tecnologica che dalla nascita della “viticoltura moderna”, avvenuta con la ricostruzione postfi llosserica, hanno consentito di offrire ai consumatori dei vini adatti al gusto e alle abitudini alimentari dei nostri giorni. Fortemente connessa al territorio e alla difesa delle tradizioni e dell’ambiente è la produzione dei cosiddetti vini etici, espressione della viticoltura biologica e biodinamica, fenomeno che presenta contorni molto vasti per sigle e ancora poco defi niti per contenuti, ma che sta a indicare che il consumatore culturalmente più evoluto avverte l’esigenza di utilizzare nuovi criteri di scelta che vadano al di là di quelli tradizionali (prezzo, provenienza, vitigno, marchio) e che siano in grado di attribuire signifi cati sociali ed ecologici ai loro acquisti. Il termine “eco-compatibile” nasconde 9

però, al di là dei nobili propositi, il tentativo più o meno esplicito di esorcizzare la crescente banalizzazione del vino nel mondo e di offrire l’occasione a un ristretta cerchia di consumatori di distinguersi attraverso la scelta di questi vini, distinzione esercitata però solo dal loro elevato potere d’acquisto. Nell’eterno dualismo tra conservatorismo e progressismo, queste espressioni di viticoltura “di moda” presentano aspetti interessanti per il rispetto integrale della complessità del terreno (nessuna dispersione di molecole organiche nel suolo, uso di prodotti solo biodegradabili, mantenimento della sostanza organica, ecc.), ma anche l’adozione di pratiche esoteriche che portano a un rigido in- quadramento intellettuale del produttore e del consumatore. La zonazione viticola rappresenta un effi cace strumento di sintesi tra le emozioni suscitate da un paesaggio e le ca- ratteristiche sensoriali del vino prodotto in quell’ambiente e, attraverso questa mediazione tra natura e cultura, offre indicazioni per salvare rappresentazioni simboliche ed esigenze ambientali, per raccordare istanze estetiche a fatti economici, per rispettare tensioni produttive e bisogni turistici. Questo signifi ca che all’interno di un territorio defi - nito, quale è quello di una DOC, vanno salvaguardati gli iconemi, cioè quelle unità elementari di percezione di un paesaggio che sempre più stanno perdendo la loro identità, subiscono sovrapposizioni, smarriscono il loro messaggio semiologico. È quindi necessario attraverso le zonazioni legare alcuni tratti signifi cativi del paesaggio, gli iconemi appunto, con il concetto di tipicità di quel luogo. Il termine tipicità, neologismo in –ità che designa le generalità dell’espressione “tipo”, tipico da cui deriva, si rifà ai contenuti espressi da Max Weber nel 1922 dove l’uso del termine “tipico-ideale” rappresenta un modo per classifi care la conoscenza e designa appunto l’appartenenza di un soggetto a un genere identifi cato di facile riconoscimento. Per i francesi identifi ca un prodotto territoriale diffi cilmente ripetibile altrove ed è associato a terroir. Per noi il termine è spesso confuso con antico e quindi legato a naturalità e genuinità, anche se l’abuso che ne viene fatto dall’industria alimentare è sinonimo di standardizzazione. Per ridare alla parola “tipicità” il suo signifi cato originario, lo strumento più effi cace si rivela la zonazione, con la quale possiamo identifi care le sot- tozone delimitate all’interno di una Denominazione, con un preciso profi lo sensoriale del vino e viceversa, in modo quasi istintivo, come facciamo quando riconosciamo una persona dai tratti salienti del suo viso o un quadro famoso dall’insieme delle sue caratteristiche cromatiche e tipologiche. Il paesaggio viticolo diventerà sempre più il vettore essenziale della conoscenza dei vigneti e dei vini di una zona e quindi il supporto più importante per tutte le strategie enoculturali. Il potenziale metaforico che possiede un vigneto è molto forte. Questo trasferimento delle sensazioni dal paesaggio concreto verso l’immaginario è una procedura consueta operata in un vigneto. Il vigneto è prima di tutto una metafora di grande equilibrio: per l’immagine che affi ora da una natura antropizzata, di un’armonia tra l’uomo e la pianta, una sorta di complicità. Ma è anche una metafora eloquente di dinamismo. Il paesaggio è portatore di entu- siasmo, ma nello stesso tempo di rigore e di stabilità che conforta e stimola il consumatore. Attenzione però ai risvolti negativi di un paesaggio poco rispettato o di un vigneto mal tenuto: possono esprimere un confl itto irrisolto tra moder- nità e natura o essere portatori di un messaggio negativo. Lo studio dei paesaggi viticoli, per il loro carattere fortemente identitario, nelle implicazioni connesse alla qualità del vino, è sempre meno orientato verso gli aspetti deterministici ed economici e sempre più legato ai contenuti culturali, all’organizzazione sociale, al progresso tecnico-agronomico. Per questo la zonazione viticola dovrà dotarsi, sul piano metodologico, di nuovi strumenti di indagine e di nuove competenze professionali, per defi nire quegli iconemi del paesaggio che dovranno essere tutelati e valorizzati e che caratterizzeranno come una sorta di impronta digitale le varie sottozone, per permettere ai consumatori quell’esercizio estetico e sensoriale, che connette il bello con il buono, il bel paesaggio con il buon vino. La zonazione non è quindi solo il punto di partenza per migliorare la qualità dei vini e per consentire al consumatore di cogliere le analogie tra le caratteristiche del paesaggio e quelle del vino, ma anche uno strumento per sviluppare nei produttori la coscienza del “buon governo” del territorio, del rispetto del profi lo dei suoli, perché nella successione dei suoi orizzonti si nasconde il segreto della originalità dei vini, evitando sbancamenti, livellamenti indiscriminati o il ricorso a terre provenienti da altri luoghi. Ci sono inoltre manifestazioni di comportamento sociale che appaiono estranee ai viticoltori, spesso imprevedibili e di diffi cile comprensione che attraversano la storia economica delle Nazioni e che lasciano tracce profonde nelle abitudini alimentari e nella vita di tutti i giorni. Una di queste, chiamata sul fi nire del XVII secolo “rivoluzione delle bevande”, provocò un vero sconquasso nel consumo delle bevande alcoliche e voluttuarie della allora nascente borghesia. Tralasciando l’analisi delle cause, non ci si può invece esimere dal considerare le numerose analogie con quanto sta succedendo oggi. La crisi dei modelli tradizionali di consumo del vino, la delocalizzazione dei luoghi di produzione, non solo nel Nuovo Mondo o in Estremo Oriente, ma anche, per effetto delle mutate condi- zioni ambientali, verso regioni più settentrionali, la necessità del consumatore di disporre di nuove chiavi di ingresso molto semplici per mettere la bocca sul mercato, comportano degli adeguamenti non sempre facili da adottare negli standard di produzione e di qualità dei vini nelle zone di antica tradizione viticola. Se a questo si aggiunge l’effetto non trascurabile del cambiamento climatico sui fenomeni di maturazione delle uve e sulle inevitabili conseguenze 10

sullo stile dei vini, non è diffi cile prevedere nei prossimi anni delle scelte genetiche e colturali molto diverse da quelle attuali. Come afferma Andrè Crespy, noto tecnico viticolo francese, il terroir è soprattutto una storia di acqua. L’affer- mazione si basa sulla constatazione che lo stile di un vino, le scelte genetiche e le tecniche colturali necessarie per produrre l’uva, sono in gran parte determinate dalla disponibilità di acqua durante il ciclo vegetativo, sia in termini di carenza che di eccesso. Molte delle strategie adattative introdotte dai viticoltori nel corso della lunga e travagliata storia climatica dell’Europa, al fi ne di consentire la produzione dell’uva in condizioni di adeguate disponibilità idriche (combinazioni d’innesto, forme di allevamento, gestione del suolo), rischiano nei prossimi anni di essere vanifi cate dal cambiamento delle condizioni climatiche che, oltre ad aumentare la temperatura media, riduce considerevolmente le disponibilità di acqua. Sarà questa la vera emergenza per la nostra viticoltura collinare. Essa comporterà una contra- zione della viticoltura nelle zone più siccitose, con suoli poco profondi, leggeri e grossolani, diffi cilmente irrigabili, in- troducendo delle modifi cazioni importanti nelle caratteristiche dei vini prodotti. Come è accaduto in passato, saranno le scelte genetiche (nuovi vitigni e nuovi portinnesti) a consentire migliori forme di adattamento, ma solo dopo lunghe e costose ricerche che peraltro non sono ancora iniziate. Nel frattempo non rimangono che gli accorgimenti colturali i quali sono effi caci a condizione che si conoscano le risorse del suolo e le risposte delle varietà. Il manuale d’uso del territorio contiene delle indicazioni importanti per ridurre le conseguenze delle temperature elevate o delle diminuite disponibilità idriche nelle diverse Unità Vocazionali delle varie zonazioni. Ma le zonazioni non si concludono con la pubblicazione dei risultati. La valutazione del grado di interazione tra le Unità di paesaggio e i vitigni spesso evidenzia una grande potenzialità inespressa, per la scelta della combinazione d’innesto sbagliata, per le densità d’impianto inadeguate alla fertilità del suolo, per errori nella gestione idrica o nu- trizionale, ma soprattutto per la crescente imprevedibilità delle condizioni climatiche. Questo fa sí che la zonazione divenga non un punto d’arrivo ma di partenza per reimpostare la viticoltura di un territorio alla luce dei risultati conse- guiti. L’ottimizzazione dell’interazione si raggiunge quindi creando nelle diverse Unità viticole dei vigneti dimostrativi dove sono raccolte e confrontate le varie fonti di variazione del modello viticolo (diversi vitigni e portinnesti, alcune fi ttezze d’impianto, alcune modalità di gestione del suolo e delle risorse idriche). Dai risultati quali-quantitativi raccolti in questi vigneti si potrà valutare sui parametri fi ni dell’uva e del vino non solo l’effetto del suolo, ma anche dell’anda- mento stagionale e intervenire con adeguamenti di tecnica colturale per evitarne gli effetti negativi. Tra i prodotti non trascurabili della zonazione va annoverato il suo contributo alla crescita imprenditoriale dei viticol- tori. In particolare attraverso gli incontri, i seminari, le visite di studio, le degustazioni che vengono organizzate nel corso del triennio di ricerca, si sviluppa tra i viticoltori la consapevolezza delle risorse che il territorio viticolo offre ai fi ni del miglioramento qualitativo e che le possibilità di fare conoscere al consumatore i progressi ottenuti sono il risultato di un’azione collettiva. Questa volontà di collaborare può far nascere dei nuovi modelli organizzativi, che nel mondo anglosassone (Australia e California), dove sono diffusi, sono chiamati “cluster”, assimilabili ai nostri “distret- ti”. Un territorio viticolo è costituito da tante piccole aziende e rappresenta quindi una concentrazione geografi ca ed economica di più entità coinvolte nello stesso tipo di attività, che condividono una strategia di sviluppo basata sulla cooperazione e la competizione. La zonazione che viene realizzata su questi territori viticoli può quindi rappresentare un forte elemento aggregante. Frammenti di “cluster” sono le DOC, le DOCG e i Consorzi di Tutela ma, contrariamente a queste, i “cluster” coinvolgono anche entità produttive o di servizio che sono fuori della fi liera intesa in senso stretto, quali le Strade del vino, gli Enti regionali di sviluppo agricolo, le Università. In questo processo di mediazione tra i diversi soggetti, la zonazione rappresenta il motore della conoscenza dalla quale scaturiscono non solo informazioni tecniche ma soprattutto una nuova cultura d’impresa che è alla base della loro applicazione nell’operare quotidiano.

Attilio Scienza Responsabile scientifi co del progetto di zonazione viticola

1. INTRODUZIONE

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1. INTRODUZIONE

Il concetto su cui si basano le nostre Denominazioni di sua volta la comunità viene in eguale misura infl uenzata Origine, e quelle dei maggiori Paesi produttori europei, è dall’ambiente circostante. In questo modo la possibilità che il territorio di origine abbia un’infl uenza fondamen- di emulare un ambiente di coltivazione simile a zone tale nel determinare le caratteristiche del prodotto fi nale. ad alta vocazionalità, applicando le medesime tecniche Questo concetto è ben espresso dal termine di origine colturali ed enologiche, viene resa superfl ua per l’impos- francese terroir che integra due gruppi di fattori fonda- sibilità di trasferire l’interazione tra i due gruppi di fattori mentali per l’espressione di un’originalità enologica; si della produzione che crea un livello di originalità e di possono distinguere da una parte i fattori naturali (clima, personalità diffi cilmente imitabili. suolo) e dall’altra i fattori umani. Il termine indica quindi Relativamente alla produzione di vino si distinguono un’estensione di terra limitata considerata dal punto del- terroir multisito, nei quali si riconoscono numerose in- le sue attitudini agricole e la capacità alla valorizzazione terazioni tra vitigno e ambiente (come in Trentino dove i delle attitudini viticole di un territorio da parte di una co- diversi vitigni sono coltivati nelle condizioni pedoclima- munità di viticoltori (Salette et al., 1998). Il concetto di tiche più varie) o terroir monosito o storici che possono terroir si può riassumere nella seguente affermazione “le essere ulteriormente distinti in omogenei se viene col- condizioni naturali che infl uenzano la biologia della vite tivata una sola varietà (es. Barolo) o compositi quando e la composizione dell’uva” (Johnson, 1992), sottoline- il vino è ottenuto su una sola matrice pedologica ma ando la componente naturale della zona, ma può essere attraverso la mescolanza di più varietà (es. Chianti). anche defi nito come “… territorio coltivato dagli abitanti Questa complessità del concetto di terroir è ben illustra- di una comunità rurale la cui attività delimita il terreno ta dalle quattro defi nizioni proposte da Vadour (2003): in questione” (Audier, 1998), in cui la visione del terroir • Terroir–materia: è il terroir “agricolo”, riguarda cioè viene ulteriormente ampliata introducendo anche il fat- gli aspetti agronomici e tecnologici di un terroir. tore umano, che comprende la conduzione del vigneto, Comprende l’insieme delle potenzialità naturali di un le scelte varietali, le tecniche enologiche, ma anche la ambiente che danno origine a un prodotto specifi co. tradizione, la cultura e la società intimamente legata a Tale concezione è fondata sulla ferma convinzione quella determinata zona. che la qualità di un prodotto sia strettamente legata Con questa nuova e più ampia interpretazione si pone alle attitudini agricole della zona di coltivazione. Lo quindi l’accento sul fattore umano per considerare il si percepisce come relazione tra suolo, sottosuolo, terroir come “territorio di una popolazione” e afferman- clima e risposta agronomica della pianta. do che “la nozione di terroir riassume le condizioni • Terroir–spazio: è il terroir “territoriale” inteso come genetico-ambientali e umane che sono alla base della ambiente geografi co, spazio fi sico e contesto storico produzione di un vino che sappia soprattutto offrire ca- in cui si sono instaurate le condizioni socio-econo- ratteristiche di naturalità e originalità” (Scienza et al., miche per la produzione e vendita di vino. 1996). Nel VI convegno internazionale dei terroir viti- • Terroir–coscienza: è inteso come identità di un pae- coli svoltosi a Bordeaux e Montpellier dal 3 al 7 luglio se, di un popolo. È la memoria, la tradizione, la cul- del 2006 si è proposta la seguente defi nizione: “area tura di un luogo che attraverso i profumi e i sapori di geografi ca delimitata in cui una comunità umana ha co- un vino viene evocata e tramandata. struito, nel corso della sua storia, un sapere collettivo • Terroir–slogan: è l’accezione pubblicitaria di terroir sulla produzione fondato su un sistema di interazioni tra che diventa anche un’importante operazione di mar- fattori fi sici, biologici e umani. La combinazione delle keting richiamando appunto alla tradizione, alla so- tecniche produttive rivelano un’originalità, conferiscono cietà rurale e alle sue abitudini, interpretando così le una tipicità e garantiscono una reputazione per un bene aspettative dell’attuale consumatore di vino. originato in questa area geografi ca”. Tutte queste defi nizioni hanno un fi lo conduttore comu- L’aspetto socio-colturale attribuisce all’interazione vi- ne nei concetti di “origine” (legame col luogo di produ- tigno-ambiente un signifi cato legato ai principi o agli zione), “perennità” (cioè il permanere delle condizioni), obiettivi economici della popolazione agricola insedia- “specifi cità” e “tipicità”. Ed è proprio quest’ultimo con- ta in un preciso ambiente. Spesso nell’analisi dei fattori cetto il cardine su cui si fa leva per difendere le pro- che controllano la qualità del vino si sottovaluta il ruolo duzioni italiane dal mercato globale. La tipicità è una che ha avuto l’incontro dell’uomo con la natura, dove particolare qualità di un prodotto alimentare specifi ca l’instaurarsi di una comunità ne modifi ca i connotati e a di un luogo di produzione e non riproducibile altrove. 16 1. INTRODUZIONE

La tipicità è una memoria di gusto e aromi elaborati e attraverso la conoscenza delle potenzialità e dei limiti tramandati da generazioni di degustatori, è personalità del terroir-materia; l’elaborazione dei dati, che consente legata a un luogo di produzione. Il terroir è dunque un di defi nire e qualifi care le risposte del vitigno in funzio- sistema complesso, costituito da una catena di fattori ne dell’ambiente di coltivazione determinandone così la (fattori naturali dell’ambiente, clima dell’annata, varietà, vocazionalità, è d’altra parte paragonabile a una vera e fattori di intervento umano) che portano a un prodotto propria presa di coscienza (terroir-coscienza) delle pro- fi nale (Morlat, 2001). prie produzioni enologiche. Così come gli altri passaggi Se alle defi nizioni di terroir di Vadour prima proposte af- del lavoro di zonazione: la delimitazione cartografi ca del fi anchiamo lo schema che defi nisce le diverse fasi in cui territorio in aree omogenee, la realizzazione del manuale si articola un’attività di zonazione (Figura 1.1) troveremo d’uso del territorio e la divulgazione dei risultati dell’in- numerose coincidenze con i diversi passaggi operativi dagine possono ben rientrare nelle defi nizioni di terroir- che compongono questo tipo di indagine. spazio e terroir-slogan dove, in questo ultimo caso, la Queste inoltre ben rappresentano un ideale percorso di comunicazione avviene non solo verso l’esterno (cliente appropriazione del signifi cato di terroir fi no a farlo di- consumatore) ma anche verso l’interno, ovvero verso tutti venire elemento di comunicazione in rappresentanza di quei soggetti che operano sul territorio nell’ambito del- un prodotto che da esso prende origine, come del resto le produzioni viti-vinicole e questo attraverso il manuale dovrebbe essere letto anche il processo di zonazione. d’uso del territorio. (Brancadoro, 2008). In dettaglio, le fasi preliminari di indagine e di caratte- Questo parallelismo mostra come l’attività di zonazione rizzazione del territorio altro non sono che l’appropriarsi possa essere letta come un approccio scientifi co alla de-

Figura 1.1 – Schema sinottico delle diverse fasi operative di una zonazione viticola

s0IANOSPERIMENTALE 1. INDAGINE PRELIMINARE s#OORDINAMENTO cartografia di base, dati climatici, notizie storiche

s)NDAGINEPEDOLOGICA s)NDAGINECLIMATICA 2. CARATTERIZZAZIONE DEL TERRITORIO individuazione dei vigneti di riferimento s)NDAGINEAGRONOMICA s#URVEDIMATURAZIONE s6ENDEMMIA

3. STIMA DELL’INTERAZIONE s)NDAGINEENOLOGICA VITIGNO X AMBIENTE s-ICROVINIFICAZIONI s!NALISISENSORIALE

s)NDAGINECHIMICA 4. ELABORAZIONE STATISTICA s#URVEDIMATURAZIONE DEI RISULTATI s6ENDEMMIA s-ICROVINIFICAZIONI 5. DELIMITAZIONE DEL TERRITORIO IN ZONE OMOGENEE

s#OMUNICAZIONE 6. REALIZZAZIONE DEL MANUALE D’USO s3TAMPA DEL TERRITORIO 1. INTRODUZIONE 17 terminazione delle qualità di un territorio e all’infl uenza 1.1 LE BASI TEORICHE di questo nel defi nire le caratteristiche delle produzioni DELLA ZONAZIONE che lì si realizzano, in altre parole la zonazione viticola palesa le origini della tipicità di un prodotto. Ed è pro- Le indagini di zonazione viticola, come oggi le cono- prio quest’ultimo il concetto cardine su cui si deve fare sciamo, hanno avuto inizio nei primi anni ‘80, quando leva per difendere le produzioni italiane dal mercato nei Paesi di più antica tradizione enologica (Italia e Fran- globale. La tipicità è una particolare qualità di un pro- cia) si è cercato di superare il dualismo che da sempre dotto alimentare specifi ca di un luogo di produzione e contrapponeva due modi contrastanti di leggere le pro- non riproducibile altrove, è personalità legata a un luogo duzioni enologiche: da un lato i Paesi del Vecchio Conti- di produzione (Scienza et al., 2008). nente, storici produttori di vino, sostenitori della matrice Per migliorare la qualità delle produzioni sarà quindi in- geografi ca della zona di produzione quale fattore tipi- dispensabile conoscere i fattori che in quel determinato cizzante la produzione enologica; dall’altro i Paesi del ambiente possono infl uenzare la qualità dei prodotti, in Nuovo Mondo, dove la viticoltura è piuttosto recente, modo da gestirli sia con l’ausilio delle scelte varietali che attribuiscono al vitigno la maggiore responsabilità che con l’applicazione delle tecniche colturali più op- delle caratteristiche organolettiche di un vino. Tra le due portune per arrivare all’ottimizzazione del rapporto tra il correnti di pensiero vi è un unico elemento di unifi ca- zione volto a considerare il vino, con le sue peculiari vitigno e il suo ambiente di coltivazione (Bogoni, 1998). caratteristiche, come la risultante dell’interazione fra vi- Lo studio dei molteplici fattori che legano il vitigno tigno e ambiente (Parodi, 1997). È da questo connubio all’ambiente consentendogli di estrinsecare compiuta- che scaturisce la peculiarità e la qualità di un vino: in mente le proprie potenzialità genetiche avviene grazie areali distinti si potranno ottenere vini di qualità altret- a un metodo integrato e interdisciplinare che è in grado tanto elevata, ma certamente diversi. di individuare e mostrare la sequenza dei fattori naturali L’approccio così introdotto dalla zonazione ha rappre- dell’effetto terroir: la zonazione viticola. Questo approc- sentato una vera e propria “rivoluzione culturale” che cio integrato (Morlat, 1989) permette di comprendere porta a concepire il vigneto non più come una serie di i meccanismi dell’interazione terroir-vigneto-vino ed è elementi disgiunti da studiare e gestire in maniera di- fondato sulla convinzione che la misura dell’infl uenza di stinta, ma come un sistema di fattori armoniosamente una variabile isolata, o delle variabili prese una per una, integrati tra loro e concorrenti al risultato fi nale: il vino non permette di esplicitare ciò che concorre nell’elabo- (Falcetti, 1999). rare la qualità fi nale del vino e quindi il funzionamento Le ricerche condotte con l’obiettivo di valutare le in- del terroir. fl uenze dell’ambiente sulle risposte quali-quantitative di Per poter comprendere correttamente il concetto di qua- un vigneto sono numerose e presentano differenze sia lità di un vino è necessario distinguere tra una qualità in- negli approcci diagnostici utilizzati che nelle conclusio- nata, attribuibile all’interazione vitigno-ambiente, e una ni a cui pervengono. qualità acquisita, rappresentata dal risultato delle modi- Diviene così possibile individuare diversi livelli di zo- fi cazioni apportate dall’uomo mediante l’interpretazio- nazione, con estensione territoriale diversa, e che si av- ne enologica con l’intento di esaltare nel vino i caratteri valgono di metodologie investigative differenti (Reina peculiari delle uve (Scienza, 1992). L’insieme di queste et al., 1995). Il livello minimo individuabile, defi nito due determina la qualità percepita dal consumatore per “microzonazione”, riguarda la dimensione della singola un dato prodotto. azienda. In questi casi la zonazione ha ricadute prati- Tenuto conto del fatto che negli ultimi decenni i progressi che immediate in quanto funge da supporto tecnico per delle tecniche enologiche e viticole hanno migliorato di le decisioni dell’impresa vitivinicola in materia di scel- molto la qualità acquisita dei prodotti, è ora necessario, ta varietale e clonale, forma di allevamento e gestione del vigneto. Le microzonazioni, proprio in virtù del loro se si vuole avere un vantaggio sulla diretta concorrenza, carattere aziendale, presentano un trascurabile effetto puntare l’attenzione sulla componente innata. sullo sviluppo delle conoscenze del territorio nel suo Per raggiungere l’obiettivo ormai strategico della viticol- complesso. Le indagini che hanno per oggetto un’entità tura - produrre vini originali e non banali - è necessario economico-amministrativa quale ad esempio un’area a quindi incrementare quella quota della qualità del vino denominazione di origine controllata vengono defi nite legata al terroir (qualità innata). Le vie per ottenere que- “mesozonazioni”. Tale tipologia presenta due vantaggi: sto risultato sono diverse ma hanno tutte lo scopo princi- agisce su un territorio generalmente ristretto e utilizza un pale di ottimizzare il rapporto tra il vitigno e l’ambiente dettaglio di osservazioni notevole e adeguato a un uso di coltivazione e rappresentano il fulcro su cui viene re- pratico. Il target delle mesozonazioni è, in genere, un in- datto il manuale d’uso del territorio. terlocutore gestionale, una cantina sociale o un Consor- 18 1. INTRODUZIONE

zio DOC che per compiti istituzionali privilegia lo svilup- te il metodo in esame aumenta il valore discriminato- po complessivo del territorio rispetto alle singole realtà rio e la gerarchizzazione dei caratteri favorevoli alla aziendali. Vi sono, infi ne, le “macrozonazioni” pensate qualità delle uve tramite l’utilizzo di vigneti-guida e realizzate per territori molto vasti, dalla dimensione re- scelti nelle diverse sequenze ecogeopedologiche, la gionale a quella comunitaria. Si tratta, in linea generale, valutazione dei vini ottenuti attraverso schede di tipo di zonazioni condotte a scopo conoscitivo e fi nalizzate descrittivo e un trattamento statistico multivariato dei all’individuazione di macroaree climaticamente omoge- risultati ottenuti. Come per l’approccio bioclimatico nee. Proprio per queste loro caratteristiche non trovano il primo risultato è stato la suddivisione del territo- immediata applicazione pratica, anche se forniscono in- rio in aree omogenee con produzione delle carte del teressanti spunti per la gestione del territorio. suolo comprendenti le caratteristiche chimico-fi siche Analizzando gli strumenti con i quali si è tentato di de- e la loro distribuzione spaziale. L’approccio pedolo- scrivere un territorio viticolo questi possono essere così gico è un criterio tuttora utilizzato nell’indagine di schematizzati: aree viticole relativamente estese che ha permesso a • Approccio bioclimatico: proposto alla fi ne del 1800, indagini più recenti di ampliare e affi nare lo studio vedeva nella creazione di indici climatici (somma- della relazione suolo-qualità del vino con la valuta- torie termiche) i parametri per defi nire le condizio- zione dell’interazione “genotipo x ambiente”. ni favorevoli alla coltivazione della vite. La nascita • Approccio sull’interazione “genotipo x ambiente”: della bioclimatologia applicata è riconducibile al questo criterio, che trae le fondamenta dagli studi di lavoro svolto da Winkler il quale introdusse il con- genetica classica volti a valutare la stabilità dei ca- cetto di sommatoria dei gradi-giorno con l’obiettivo ratteri vegetativi, produttivi e qualitativi del genotipo di distinguere delle sottozone viticole “isotermiche”. coltivato in ambienti differenti, consente di stimare Questo approccio permise di stabilire i primi limiti il grado di adattamento del vitigno a un ambiente in climatici per la coltivazione di determinati vitigni e funzione delle sue risposte enologiche. Esso ha lo con le successive introduzione di nuovi parametri cli- scopo di valutare l’interazione tra ambiente e vitigno matici (radiazione luminosa, potenziale idrico, ecc.) senza attribuire gradi di merito al vitigno, all’ambien- la caratterizzazione climatica del territorio andò via te o al tipo di interazione. Il metodo non presuppo- via affi nandosi. L’approccio bioclimatico si dimostra ne di conoscere l’ampiezza di tutti i parametri che effi cace per una distinzione rapida di zone piuttosto concorrono a determinare un ecosistema viticolo per estese consentendo contemporaneamente la stima correlare la risposta del vitigno; ritenendo impossi- dell’incidenza di alcuni fattori limitanti la produ- bile misurare su scala ridotta e in modo continuo gli zione (pericolo di gelate primaverili, di siccità, alte stimoli ambientali sulla pianta, ne valuta l’importan- temperature, ecc.), ma va sottolineata l’assenza nel- za attraverso i risultati enologici conseguiti in alcuni lo studio di conoscenze pedologiche e soprattutto la vigneti di riferimento classifi cati in base alle delimi- mancanza dell’analisi di interazione tra genotipo e tazioni pedo-climatiche. ambiente. • Approccio informatico: il criterio si basa sull’impiego • Approccio pedologico nutrizionale: questo approc- di strumenti informatici come mezzi per l’interpre- cio si basa sulla conoscenza delle caratteristiche tazione di banche dati riguardanti criteri ambientali chimico-fi siche del suolo secondo l’esclusiva de- (pendenze, esposizione, pedologia, ecc.), per l’iden- terminazione di alcuni parametri chimico-fi sici fi no tifi cazione di aree a diversa vocazionalità. Il puro ad un’indagine pedologica classica. Questo tipo di utilizzo di tale metodo porta a non considerare gli studio permette di stabilire l’importanza dei fattori aspetti qualitativi del prodotto ottenuto e le interazio- condizionanti lo sviluppo delle radici (ristagni idri- ni tra sistema vegetale e ambientale. Questo tipo di ci, stress idrico, pH, struttura, ecc.) e la valutazione studio è prevalentemente utilizzato per analisi anche del livello di ospitabilità del terreno alla coltura della di ampia scala senza sopralluoghi. vite per determinare le condizioni favorevoli per la • Approccio integrato multidisciplinare: a partire dagli produzione di uve di qualità. Il tipo di sperimentazio- anni ‘80 gli studi di vocazionalità vitivinicola delle ne descrive il territorio come la somma di ambienti aree vitate hanno raggiunto un carattere integrato e elementari ognuno dei quali caratterizzato da una interdisciplinare. La defi nizione di vocazione am- “sequenza geologica” e da una sequenza “pedologi- bientale alla coltura della vite è ottenuta tramite la ca”. Nell’ipotesi di avere un’area con un uguale tipo collaborazione di diverse professionalità (climatolo- di genesi del suolo, di rapporto tra roccia-suolo, di go, pedologo e agronomo) che, valutando informa- omogeneità altitudinale-espositiva, questa viene con- zioni climatiche, pedologiche, topografi che e coltu- siderata appartenente ad una medesima “sequenza rali in rapporto al vitigno, analizzano i rapporti con ecogeopedologica”. Rispetto all’approccio preceden- l’attività produttiva e cercano di ottimizzare l’intera- 1. INTRODUZIONE 19

zione. La valutazione della vocazione di una zona a ni confrontabili di sistema colturale (portinnesti, forma produrre vino è descritta dai risultati enologici che di allevamento, sesto d’impianto, intensità di potatura, essa riesce a esprimere e non dalla mera caratterizza- ecc.)” (Failla, Fiorini, 1998). zione fi sica dell’ambiente circostante che può risul- D’altra parte l’individuazione di queste Unità Vocazio- tare incompleta. Il lavoro viene articolato in tre fasi: nali non ha l’intento di stilare una graduatoria qualita- ° Studio dei fattori del modello viticolo caratteristi- tiva delle produzioni ottenute nelle diverse aree, ma è ci di un territorio (varietà utilizzate, caratteristi- di valutare le risposte adattative dei vitigni alle diverse che ambientali, agronomiche, scopo economico, condizioni pedoclimatiche che caratterizzano ciascu- ecc.). na zona di produzione. In altre parole il prodotto di un ° Valutazione del ruolo delle interazioni tra il viti- dato vitigno non può essere rigidamente defi nito, ma gno e il sito e l’infl uenza dell’annata sull’espres- è la gamma delle sue espressioni determinate dall’in- sione qualitativa dei vini. fl uenza dell’ambiente. Questa gamma di prodotti può ° Analisi sensoriale dei prodotti di un determinato essere vista come la capacità di reazione di un vitigno ambiente e redazione di carte vocazionali che de- all’ambiente. Si parla infatti di vitigni più o meno reattivi scrivono i migliori rapporti adattativi tra vitigno e alle diverse condizioni pedoclimatiche e la stessa voca- ambiente. zionalità di una zona, nonché la scelta varietale in essa La stima del grado di adattabilità di un vigneto nei con- operata, sono strettamente legate a tale reattività (Scien- fronti dell’ambiente avviene attraverso lo studio della za, Toninato, 2003). La conoscenza di queste risposte stabilità fenotipica dei caratteri fenologici e produttivi adattive è la base necessaria allo sviluppo e alla scelta e degli indici qualitativi caratterizzanti il prodotto fi na- di appropriate tecniche agronomiche ed enologiche atte le: uva e vino. Con questo tipo di approccio si tende alla valorizzazione delle produzioni facendo risaltare la a riconoscere i gradi di importanza e la signifi catività tipicità dei diversi terroir (ottimizzazione dell’interazio- dell’unione dei parametri che rendono unico l’ambiente ne vitigno-ambiente). di coltivazione e che caratterizzano un prefi ssato model- lo di produzione viticola. 1.2 LA ZONAZIONE COME Una metodologia interdisciplinare consente inoltre di approfondire la conoscenza del paesaggio, defi nendo le STRUMENTO MODERNO risorse ambientali e permettendo in seguito di proporre DI TUTELA E VALORIZZAZIONE strategie di valorizzazione del territorio sia dal punto di DEL TERRITORIO vista viticolo-agronomico che nel rispetto dell’ambiente circostante. Anche se da un punto di vista concettuale il rapporto che Questi studi permettono di identifi care, all’interno del lega la qualità di un vino all’ambiente naturale è stato territorio indagato, comportamenti peculiari e caratteri- reso esplicito solo in tempi recenti attraverso le valida- stici in base agli ambienti e alle varietà coltivate, pren- zioni scientifi che delle zonazioni e quindi con il rico- dendo spunto dall’elaborazione della sequenza eco-pe- noscimento formale di una gerarchia qualitativa, non si dologica (Morlat e Asselin, 1992) in cui la componente può negare l’importanza anche in passato di rapporti tra paesaggistica, legata alla topografi a e all’ambiente, che l’ambiente sociale e quello naturale nei confronti della insieme determinano un mesoclima tipico, viene ricava- vocazione qualitativa dei vigneti. ta mediante l’approccio integrato allo studio del terroir Questo signifi ca che in passato le scelte riguardo la col- tipico delle zonazioni moderne. Una regione viticola locazione dei vigneti erano effettuate non solo in base diviene quindi “un’associazione di ambienti elementari all’attitudine a produrre vini di particolare qualità, ma giustapposti”, ciascuno dei quali è defi nito da compo- anche in base alle potenzialità di sfruttamento commer- nenti geologiche (litografi a, stratigrafi a, suolo), e pedo- ciale (vicinanza ai luoghi di consumo o a vie di comuni- logiche (catena di suoli derivanti), che insieme costitui- cazione, facilità dei trasporti). scono una “sequenza geopedologica” o “pedoclima” a L’analisi odierna del territorio, o meglio del terroir, di- costituire il substrato sul quale cresce la vite. La sequen- venta uno sguardo sul passato e sulla tradizione e si tra- za ecogeopedologica così defi nita è la Unité terroir de muta naturalmente da uno strumento di comunicazione Base (UTB) o Unità di Paesaggio (UdP). in un’importante leva di marketing e di promozione. Questa evoluzione delle metodiche non ha spostato La zonazione viticola può essere considerata alla stregua l’obiettivo di queste indagini il cui scopo è: “individuare, di un’innovazione di processo e di prodotto all’interno nell’ambito di un’area, unità di territorio, defi nite Unità della fi liera vite-vino. Attraverso l’ottimizzazione dei Vocazionali (UV), nel cui ambito le prestazioni vegetati- rapporti tra vite e ambiente l’uva subisce infatti dei cam- ve, produttive e qualitative di un dato vitigno si possano biamenti positivi anche profondi che impongono delle considerare suffi cientemente omogenee, in condizio- strategie di vinifi cazione e di interpretazione della mate- 20 1. INTRODUZIONE

ria prima adeguate al nuovo livello di qualità. Sul piano per le strutture di ricerca stesse che vedono nuovi aziendale interno, l’uso dei risultati della zonazione non punti di partenza per ricerche e approfondimenti. necessariamente deve sfociare nell’impiego di sottozone • Enti o Centri di assistenza tecnica. Questi soggetti in etichetta o in una classifi ca di merito tra terroir, ma ricevono le informazioni da divulgare come linee può fungere da stimolo per la scelta della migliore com- guida con il vantaggio di rafforzare il loro ruolo tra binazione dei fattori viticoli e ambientali che orientano il settore produttivo e la ricerca e di organizzare strut- verso la qualità dell’uva. ture volte all’insegnamento delle nuove informazioni Naturalmente la qualità intrinseca dei vini, soprattutto per a soggetti che diffi cilmente potrebbero attingere van- il maggiore apporto della qualità innata, deve essere tra- taggi diretti. smessa ai consumatori attraverso una comunicazione tra- • Liberi professionisti. Un’ampia serie di interventi sparente delle valenze territoriali della zona dove il vino mediati dalla conoscenza del territorio offerta dalla è stato prodotto e che sono state messe in evidenza dalla zonazione permette ai professionisti, che trovano nel zonazione. Le acquisizioni della zonazione possono inol- settore viticolo il campo dove applicare la propria tre servire per intraprendere un processo di certifi cazione professionalità, di ricevere importanti conoscenze che fi nalmente parta non dall’imbottigliamento, come e fondamentali mezzi diagnostici per operare delle spesso capita, ma dal controllo della materia prima. scelte tecniche ottimali. Per il raggiungimento dell’obiettivo ormai strategico per • Viticoltori. Sono i soggetti privilegiati dello studio molte aziende italiane di produrre vini originali, non ba- della zonazione dalla quale ricevono una serie di in- nali e lontani dalla standardizzazione del prodotto, è ne- formazioni di ordine agronomico, spesso elaborate cessario incrementare quella quota della qualità del vino con rappresentazione di facile intuizione (carte tema- legata alle condizioni genetico-ambientali-colturali del tiche e manuali d’uso), sotto forma di consigli per il vigneto che viene chiamata “qualità innata”. Si impon- supporto alle decisioni di ordinaria routine e gestione gono strategie produttive che si basano sul potenziamen- straordinaria. to della variabilità genetica e le vie per ottenere questo • Enologo. In cantina potrà rivalutare il ruolo centra- risultato sono diverse e coinvolgono la reintroduzione di le del vigneto nella qualità del prodotto enologico e vitigni autoctoni, la creazione di nuovi vitigni, la sele- passare dal ruolo di wine-maker a quello di interprete zione clonale e le mescolanze clonali, un miglior utiliz- della tipicità prodotta in un terroir, senza il rischio di zo delle risorse energetiche del sito attraverso opportuni banalizzare la produzione. portinnesti, forme d’allevamento, tecniche di intervento • Ambiente. La suddivisone del territorio in aree più o sul suolo e infi ne il miglioramento delle condizioni com- meno vocate e lo studio delle caratteristiche ambien- plessive di interazione tra il vitigno e l’ambiente operate tali porta all’identifi cazione di aree marginali molto dallo studio di zonazione. sensibili a prestarsi all’uso agricolo. La difesa del ter- Questo strumento, nato essenzialmente come mezzo tec- ritorio attraverso l’adozione di corrette pratiche agri- nico aziendale e territoriale, può prestarsi a diverse altre cole e la giusta destinazione d’uso delle zone mar- utilizzazioni e può soddisfare esigenze di altri soggetti ginali permette la difesa e la salvaguardia del livello che non siano solo i tecnici del settore o gli operatori agri- qualitativo del prodotto uva e la tutela ambientale. coli economicamente capaci e sensibili a una innovazio- • Cantine sociali. La formulazione di schede che con- ne vitivinicola. Spalleggiata da una buona divulgazione e siglino un tipo di condizione agronomica in base alle dall’interesse della ricerca a non considerare concluso il caratteristiche del territorio permette alle cantine che progetto alla sola produzione del risultato, la zonazione operano su ampie superfi ci con la presenza di soci può trovare utilità attraverso una mirata comunicazione conferitori di utilizzare tali elaborati per operare un anche all’interno della fi liera produttiva tra gli operatori servizio di assistenza e consiglio ai soci. Questa in- agricoli meno innovativi e tra tutti quei soggetti non in- novazione di processo, oltre a fi delizzare e rafforzare seriti strettamente nel processo produttivo. Tali soggetti, il rapporto tra cantina e socio, permette di program- quali le Istituzioni pubbliche e i Consorzi di tutela, pos- mare un calendario di conferimento collegato alle sono utilizzare parte dei risultati o dei loro sottoprodotti singole superfi ci in base alla localizzazione e alla ri- come input per riformulare le proprie strategie di inter- partizione varietale, potendo così anche stimare pre- vento sul territorio sia a livello regionale che comunale, ventivamente i quantitativi afferenti alla cantina. La per ampliare la conoscenza delle proprie potenzialità am- conoscenza dettagliata del territorio vitato consente bientali e di conservazione dell’ambiente nonché come anche di tenere aggiornato il proprio catasto viticolo leva di promozione e stimolo per attività di marketing. e di individuare delle specifi cità produttive eviden- Riassumendo, questo progetto interdisciplinare ha rica- ziando alcune combinazioni vitigno-sito di coltiva- dute su diversi livelli di utenza: zione. Questo permette alla cantina di individuare • I risultati ottenuti sono continuo motivo di stimolo produzioni di nicchia e di intraprendere delle strate- 1. INTRODUZIONE 21

gie aziendali e commerciali per valorizzare adegua- del periodo palafi tticolo classifi cati come appartenenti a tamente le produzioni. La conoscenza del territorio, V. silvestris nella zona di Pacengo e Peschiera; nella stessa delle aree omogenee e delle loro caratteristiche può area vennero ritrovati semi di V. sativa dell’età del ferro. essere utilizzata dalla cantina anche come elemento Numerose altre informazioni supportate da altrettanti ri- per impostare politiche di mercato e per rendere più trovamenti confermano l’antica attività viticola ed enolo- incisiva la comunicazione con il cliente sottolinean- gica della zona del Custoza. Alcuni ritrovamenti hanno do il legame intimo con l’area di produzione. anche contribuito a tenere aperta l’ipotesi di una presen- • Amministrazione pubblica. I vari soggetti pubblici za etrusca a nord del fi ume Po e nello specifi co nell’area operanti sul territorio ricevono dallo studio una serie dell’anfi teatro morenico del Garda. In epoca romana di fattori conoscitivi necessari e utili ai fi ni di una risulta probabile la coltivazione estesa della vite nella programmazione territoriale (ridefi nizione ed ela- parte orientale, quindi nella zona di ; borazione di nuovi Piani Regolatori Generali). In tal a Valeggio si sono rinvenuti reperti quali anfore vinarie e modo si tutelano e valorizzano i territori agricoli di- vasi potori. In quel periodo le tecniche agronomiche già fendendoli da destinazioni d’uso diverse e riducendo prevedevano concimazioni organiche, attraverso l’utiliz- al minimo le perdite qualora non vi fossero soluzioni zo di letame e sovescio, e quelle minerali tramite l’uso di alternative. La conoscenza approfondita del territorio ceneri. Il prodotto che si otteneva era l’uva retica pigiata è il mezzo teorico che consente anche agli enti con- nei palmenti o nei torchi a vite semplice e conservata nel- sortili di produttori e agli enti pubblici di promuovere le anfore. In questi contenitori, seguendo le vie fl uviali, l’istituzione e la difesa di denominazioni d’origine o i vini venivano trasportati nel resto della penisola fi no a sottodenominazioni basando la loro defi nizione su Roma. L’instabilità, la mobilità e la frammentazione che dati tecnici scientifi ci, in grado di assicurare un ele- appartengono all’epoca medievale vengono in questo vato grado di attuazione e riscontro nella fi liera pro- areale accentuate proprio per il fatto di essere una zona duttiva e commerciale. di confi ne, ma questa peculiarità predispone altresì agli In conclusione, visti gli sforzi volti a determinare i pa- scambi culturali che permettono la circolazione e il con- rametri ambientali che meglio concorrono alla qualità fronto di idee e tecniche anche di carattere agronomico. globale di un vino, appare lecito domandarsi se vi sia Dal IX al XII secolo si rileva una documentazione sulla una defi nizione certa e oggettiva della qualità stessa. In vite più frequente per la zona compresa tra Pastrengo e generale si può concordare con Scienza (1992) quando Sommacampagna, soprattutto nell’ambito dei monasteri afferma che “senza entrare nel merito della defi nizione che ricevevano o acquistavano vigne. Accanto ai centri della qualità di un vino, poco probabile sul piano della spirituali sopra menzionati, un’altra opera di preservazio- condivisione dei termini, appare almeno storicamente ne delle vigne fu svolta dai castelli che in epoche di guer- possibile dimostrare che tra le caratteristiche organolet- re e invasioni offrivano riparo alle genti delle campagne, tiche di un vino e il suo prezzo si instaura un rapporto mentre i vigneti protetti dalle mura servivano per l’ap- di causa ed effetto così universale da assurgere a leg- provvigionamento interno. Come in altre realtà agricole, ge economica”. Proprio per questo la zonazione, che il vigneto non era specializzato ma consociato ad altre permette di capire e interpretare i fattori ambientali che coltivazioni, le cui estensioni erano inoltre limitate dalla determinano le caratteristiche organolettiche di un vino, conformazione collinare del territorio. La forma d’alleva- può essere uno strumento formidabile per la crescita, an- mento era comunque di piccole dimensioni, alberello o che economica, di un territorio. con sostegno, da cui il nome vitis sclavis, cioè schiava di un tutore che poteva essere anche la pergola. Oltre alle 1.3 LA DOC CUSTOZA: vigne esistono rare testimonianze di torchi che, essendo STORIA E REALTÀ inseriti fra i registri dei beni immobili, dovevano avere dimensioni e importanza fondamentali per i centri abi- L’origine antichissima della vite nel territorio intorno al tati. Dopo l’anno mille continuò con maggiore impeto la Lago di Garda viene testimoniata da reperti fossili di Vi- conquista da parte dell’uomo di terreni sottratti ai boschi tacee attribuiti al genere Ampelophyllum risalenti all’era e donati all’agricoltura dalla regimazione idrica dando terziaria, circa 50 milioni di anni fa (Eocene medio), rin- luogo alle prime bonifi che. Da questo periodo in avanti venute a Bolca, nell’Alto veronese. In quel periodo la pia- la vite e il vino assumono un ruolo fondamentale per la nura era sommersa dal mare e solo dopo il ritiro delle zona del Custoza, anche nei momenti diffi cili di carestie acque, il decorrere del Terziario e delle glaciazioni del e guerre avvicendatesi durante la dominazione veneziana Quaternario, la Vitis silvestris (vite selvatica) prima e la del ’400. Nei secoli successivi sono stati i comuni stessi Vitis sativa (vite coltivata) dopo cominciarono ad abitare i ad assumere il ruolo di tutori e promotori della viticoltura colli morenici dell’area. I primi cenni di domesticazione e del suo prodotto principe, non più visto solo come ali- della vite sono documentati dal ritrovamento di vinaccioli mento ma anche come medicinale. 22 1. INTRODUZIONE

È con i tentativi di invasione di inizio ’700 da parte di 1924. Successivamente, nel 1937 l’esperienza del Bar- stati quali la Francia e l’Austria che il mondo viticolo dolino è stata perfezionata ed estesa a tutta la provincia, del Custoza conosce, insieme all’intera economia, gravi compresa la zona del Custoza attraverso la creazione problemi ai quali si comincia a dare parziale soluzione del Consorzio dei vini pregiati Veronesi. In seguito a uno con la creazione dell’Accademia di Agricoltura, Scien- studio del prof. Dalmasso realizzato nel 1939, vennero ze, Lettere e Arti di nel 1768. Il commercio di uva individuate e delimitate le migliori zone di produzione e vino era allora in espansione anche oltre i confi ni del e nella zona del Garda orientale venne differenziata la Garda. Cacciati i francesi a cui succedettero gli austriaci zona del Bardolino da quella di Sona-Custoza. fi no al 1866, la vitivinicoltura vide crescere il suo ruolo I numeri relativi alla storia recente (dati Consorzio Tutela sulle sponde orientali del Garda con studi e pubblicazio- Vino Bianco di Custoza DOC costitutiva nata nel 1971) ni riguardanti l’enologia e l’ampelografi a. Come per il fanno registrare un incremento della produzione dal 1987 resto del mondo vitivinicolo europeo, piaghe quali l’oi- al 1996 passando dai 63.743 hl ai 115.107 hl. Nel 1997 si dio (1851), l’antracnosi (1880), la peronospora (1880) registra una fl essione per poi riprendere la crescita fi no al e la fi llossera (1910) segnarono profondamente anche picco dei 120.478 hl fatti registrare nel 2000. Da quell’an- quest’area; le cure a queste patologie e infestazioni de- no fi no al 2003 le produzioni/rese calano fi no a 88.324 hl cretarono la rinascita della viticoltura, sebbene rallenta- per poi riprendere la crescita fi no ai 114.208 hl del 2009 ta dall’avvento della grande guerra. (Figura 1.2). I dati relativi al 31 dicembre 2008 dicono I traffi ci dei vini della zona del Garda si sono intensifi cati che le aziende iscritte al Consorzio sono 619 di cui 494 sin dagli inizi del ’900 e ciò ha fatto nascere la neces- sono i viticoltori, 66 i vinifi catori e 59 gli imbottigliatori. sità di tutelarne la produzione attraverso la costituzione La superfi cie totale iscritta risulta pari a circa 1.080 ha per del primo consorzio di tutela, quello del Bardolino, nel un totale di circa 145.617 q.li di uva prodotta.

Figura 1.2 – Produzione del Bianco di Custoza DOC dal 1987 al 2009

Produzione in ettolitri

140000

120000

100000 hl

80000

60000

1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Fonte: Consorzio Tutela Vino Bianco di Custoza 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA

25

2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA

La vite prospera nei climi temperati, (climi C, adatti a poclimatici quali (i) gli effetti dell’esposizione sul so- una buona agricoltura secondo la classifi cazione dei cli- leggiamento e il riscaldamento diurno delle pendici, mi mondiali di Koeppen); in particolare l’area DOC di (ii) gli effetti di giacitura sull’accumulo notturno di Custoza si colloca proprio nel cuore di quella grande aria fredda e (iii) gli effetti della forma del rilievo sui regione geografi ca vocata alla coltura della vite che si regimi di brezza; estende dalla Francia centrale al Nord Africa. • l’appartenenza al bacino padano–veneto, grande ca- Il regime termo-pluviometrico dell’anno medio (distri- tino con apertura a est che costituisce un areale di buzione lungo l’anno di temperature e precipitazioni) è transizione fra quello centro-europeo a clima ocea- così descrivibile: nico e quello sud-europeo a clima mediterraneo; • le temperature manifestano un tipico minimo inver- • la vicinanza di grandi sorgenti di calore e/o umidità nale che cade intorno a gennaio e un massimo estivo quali la Pianura Padana, il Lago di Garda e il Mare intorno a luglio, con un caratteristico ritardo rispetto Adriatico. Tali aree non sono estranee alla vivace atti- al minimo e al massimo di radiazione solare, rispetti- vità temporalesca estiva che è una nota caratteristica vamente raggiunti il 21 dicembre e il 21 giugno; dell’ambiente in esame e che presenta vantaggi in • le precipitazioni presentano due massimi, in prima- termini di rifornimento idrico cui si abbinano possi- vera e autunno, e due minimi, in inverno ed estate. bili problemi di danni da grandine e da erosione del Il minimo invernale è sintomo di vicinanza dell’area suolo. centro-europea mentre quello estivo, meno spiccato, è sintomo di mediterraneità. Una classifi cazione di sintesi è utile per l’inquadramento Il clima dell’area è frutto dell’originale integrazione fra di massima dell’areale viticolo DOC Custoza in termini i fattori climatici a macroscala (latitudine, distanza dal di mesoclima. In questa sede è stata utilizzata la classifi - Mediterraneo e dall’Oceano Atlantico, grandi strutture cazione di Koeppen rivisitata da Mario Pinna per l’area circolatorie, ecc.) e fattori climatici locali che agiscono italiana (Mennella, 1972), secondo la quale l’area pre- da modulatori. Fra i fattori locali si devono in particolare senta un clima di tipo temperato subcontinentale, che si segnalare i seguenti: qualifi ca per: • il rilievo, che genera una vasta gamma di effetti to- • temperature medie annue comprese fra 10 e 14,4 °C;

Tabella 2.1 – Principali fattori che determinano il clima dell’area DOC Custoza LOCALIZZAZIONE ALLE MEDIE LATITUDINI cui si associano: • la vicinanza di “regioni sorgenti” di masse d’aria caratteristiche (area artica, area subtropicale, area atlantica e area siberiana) • la circolazione atmosferica (es: grandi correnti occidentali) APPARTENENZA ALLA REGIONE PADANO-ALPINA (grande catino delimitato dalle catene alpina e appenninica e con un’apertura principale verso est) da cui derivano: • grande stabilità della massa d’aria con conseguente accumulo di grandi quantità di energia in forma di calore e umidità • grande suscettibilità alle instabilizzazioni dovute alle irruzioni di aria fredda in quota da settentrione STRUTTURA LOCALE DEL RILIEVO (giacitura, pendenza, esposizione) da cui derivano caratteristici effetti topoclimatici su: - radiazione solare - temperatura (es: aree di fondovalle e di compluvio con accumulo notturno di aria fredda da cui derivano nebbie, gelate e brinate; pendici caratterizzate da maggiore mitezza) - umidità relativa (es: aree di fondovalle con valori più elevati) - precipitazioni (intensifi cazioni orografi che di origine locale) - vento (brezze di monte e valle) COPERTURA DEL SUOLO ad esempio un suolo nudo rispetto a uno coperto da vegetazione si scalda molto di più durante il giorno e si raffredda più velocemente di notte PRESENZA DI GRANDI MASSE IDRICHE (ALTO ADRIATICO, LAGO DI GARDA) da cui derivano effetti caratteristici quali: - mitigazione delle temperature (gli estremi si smorzano, per cui le aree litoranee rispetto a quelle della piena Pianura Padana presentano tem- perature medie più elevate in inverno e più basse in estate) - cessione di umidità all’atmosfera (favorevole ad esempio all’attività temporalesca estiva) - atmosfera più limpida - venti (brezze di mare e di lago) Da notare che l’Alto Adriatico è un bacino interno relativamente freddo rispetto, ad esempio, al Mar Tirreno, per cui l’effetto mitigante sul clima appare attenuato. 26 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA

Figura 2.1 – Il diagramma illustra l’andamento delle temperature minime giornaliere nel corso dell’anno per la stazione di Castelnuovo del Garda. La linea rossa è la media, l’area in verde indica la zona di piena normalità, l’area in giallo indica un’anomalia moderata; i valori fortemente anomali ricadono infi ne nell’area in arancio. In base a questo schema si può ad esempio giudicare fortemente anomala una minima di –8 °C in gennaio o una minima di 10 °C a luglio; al contrario minime di –2 °C a gennaio o di 18 °C a luglio sono da considerare del tutto nella norma. Gli elaborati sono stati eseguiti su pacchetti di 5 giorni (pentadi) con riferimento al periodo 1993–2007 (elaborazione su dati forniti dal servizio meteorologico dell’ARPAV)

Temperatura minima - rischio climatico 25

20

15

10

5

0 temperatura (°C) temperatura -5

-10

-15 1/1 1/2 1/3 1/4 1/5 1/6 1/7 1/8 1/9 1/10 1/11 1/12 giorno

Figura 2.2 – Il diagramma illustra l’andamento delle temperature massime giornaliere nel corso dell’anno per la stazione di Castelnuovo del Garda. La linea rossa è la media, l’area in verde indica la zona di piena normalità, l’area gialla indica un’anomalia moderata; i valori fortemente anomali ricadono infi ne nell’area in rosso. In base a questo schema Ad esempio si deve giudicare fortemente anomala una massima di 15 °C in gennaio o una massima di 39 °C a luglio; al contrario minime di 5 °C a gennaio o di 32 °C ad agosto sono da considerare del tutto nella norma. Gli elaborati sono stati eseguiti su pacchetti di 5 giorni (pentadi) con riferimento al periodo 1993–2007 (elaborazione su dati forniti dal servizio meteorologico dell’ARPAV)

Temperatura massima - rischio climatico 40

35

30

25

20

15

10 temperatura (°C) temperatura

5

0

-5 1/1 1/2 1/3 1/4 1/5 1/6 1/7 1/8 1/9 1/10 1/11 1/12 giorno 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA 27

Figura 2.3 – Diagramma di Walter e Lieth per la stazione di Castelnuovo del Garda. La linea blu indica l’andamento delle precipitazioni mensili mentre la linea rossa indica l’andamento delle temperature mensili. Il fatto che la linea delle precipitazioni non scenda mai al di sotto di quella delle temperature indi- ca che nell’anno medio non si verifi cano periodi di forte aridità. Le fasce azzurre al di sotto dell’asse delle ascisse evidenziano i periodi soggetti a gelate

Castelnuovo del Garda (120 m) 1993-2007 12.8C 845 mm 300

C mm

50 100

40 80

30.4

30 60

20 40

0.1

10 20

0 0

G FMAMG L A SOND

• media del mese più freddo fra -1 e 3,9 °C; Indagare il clima di un territorio impone un approccio ba- • da 1 a 3 mesi con medie termiche superiori a 20 °C; sato su scale spaziali caratteristiche; in Tabella 2.2 si ripor- • escursione termica annua (differenza fra temperatura ta lo schema di classifi cazione cui ci si è attenuti nel corso media del mese più freddo e di quello più caldo) di del lavoro. oltre 19 °C. Tabella 2.2 – Classifi cazione dei climi secondo scale spaziali Dimensione spaziale Tipo Esempio 2.1 LE FONTI DI DATI (valori puramente orientativi) clima europeo, Macroclima Oltre 500 km I dati climatici alla base di questa indagine provengono clima mediterraneo clima padano, Mesoclima 50-500 km dalla rete meteorologica operativa di ARPA Veneto, a cui clima insubrico si è fatto riferimento anche per il recupero dei dati termo- clima di un versante pluviometrici della rete dell’ex Servizio Idrografi co. Il Clima locale 1-50 km collinare, di una piccola valle supporto climatologico fornito alle attività di zonazione Microclima < 1 km clima di un vigneto non si è limitato alla sola indagine agroclimatica di sin- tesi oggetto di questa relazione, ma si è altresì esteso alla In proposito si deve rilevare che la ricerca ha operato alle produzione, con l’ausilio di adeguate procedure di spa- seguenti scale: zializzazione, degli elaborati specifi ci relativi ai vigneti • a livello di mesoclima e clima locale, in modo da evi- guida per le annate interessate dalla zonazione stessa. denziare i tratti agroclimatici salienti che incidono sul- la vocazione viticola del territorio oggetto di indagine; 2.2 INQUADRAMENTO • a livello di microclima con livelli di dettaglio tali da DELL’INDAGINE scendere fi no al singolo vigneto. Da ciò deriva il fatto che tutte le carte termiche, pluviometriche, radiative e Le indagini agroclimatiche, condotte facendo ricorso a di bilancio idrico riportate nel testo sono state basate tecniche agrometeorologiche (WMO, 1981), hanno lo su dati numerici riferiti a celle unitarie di dimensioni di scopo di valutare la vocazione alla viticoltura defi nendo circa 4 ettari (200 x 200 m). in termini quantitativi sia le risorse climatiche sia le limita- Occorre peraltro precisare che l’indagine microclimatica zioni imposte dal clima alla coltura della vite. presenta tutta una serie di limitazioni, prima fra tutte il fatto 28 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA

che il maggiore dettaglio pone inevitabilmente in eviden- no uno “scalino” (change point) che con il 95% di con- za la variabilità a microscala tipica delle risorse radiative e fi denza ricade fra il 1986 e il 1995 (anno più probabile: termiche, rendendo arduo il tracciamento di linee nette di 1991) e che le temperature medie annue prima e dopo lo separazione fra territori a differente vocazione, scopo per “scalino” risultano rispettivamente di 12,6 e 13,7 °C. Le il quale è da privilegiare l’analisi mesoclimatica. precipitazioni risultano invece stazionarie con un valore medio annuo di 807 mm. Tale andamento è alla base 2.3 VARIABILITÀ TEMPORALE della decisione di adottare in sede di analisi statistica il periodo 1992-2007 per le temperature e il periodo 1951- La variabilità del clima infl uenza in modo rilevante le pro- 2007 per le precipitazioni. Ciò allo scopo di fornire: duzioni agricole e la vocazionalità dei territori (Mariani, • una valutazione delle risorse termiche risponden- 2006). L’area in esame ha manifestato fra gli anni ‘80 e gli ti alle caratteristiche del clima attuale (a valle dello anni ‘90 del 900 un incremento delle temperature che è “scalino” del 1991); frutto di un cambiamento di fase della grande circolazio- • una valutazione delle risorse pluviometriche che ne atlantica (Mariani, 2008). L’analisi statistica della serie abbracci un periodo suffi cientemente ampio per co- 1951-2008 di Verona Villafranca (fonte: ECAD) è illustrata gliere la grande variabilità interannuale che si associa nei due diagrammi in Figura 2.4. alla stazionarietà temporale complessiva delle preci- Si noti anzitutto che le temperature medie annue mostra- pitazioni.

Figura 2.4 – Analisi di discontinuità eseguita sulle temperature medie annue (in alto) e le precipitazioni totali annue (in basso) per la stazione di Verona Villafranca (fonte dei dati: ECAD). Per le temperature si noti la discontinuità del 1991 (linea rossa verticale) con medie annue che salgono da 12,6 °C (media del periodo 1951-1991 – linea blu bassa) a 13,7 °C (media del periodo 1992-2008 – linea blu alta). Al contrario le precipitazioni risultano stazionarie con valore medio annuo (linea verde) di 807 mm

Verona Villafranca TD 1951-2008

14,5

14,0

13,5

13,0

12,5 Temperatura media (°C) Temperatura 12,0

11,5

1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010

1000

800

Precipitazioni (mm) Precipitazioni 600

400 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA 29

2.4 CARATTERI La zona DOC è un’area interna soggetta a un limitato TERMOPLUVIOMETRICI infl usso climatico del Mediterraneo, come attesta il mi- nimo pluviometrico secondario nel mese di luglio. L’ele- Il clima dell’area DOC Custoza si caratterizza per la pre- vata piovosità estiva fa ritenere tuttavia improprio parlare senza di estati calde ma non afose e di inverni relativa- di mediterraneità per l’area in esame. mente freddi, mentre le precipitazioni si distribuiscono lungo l’anno in modo abbastanza omogeneo. 2.5 LA TEMPERATURA DELL’ARIA L’analisi delle temperature medie mensili mostra una me- E L’ANALISI DELLE RISORSE dia annua di 12,5-14 °C, con temperature medie estive TERMICHE di 22-24 °C e medie invernali di 6-8 °C; il mese media- mente più freddo è gennaio, con una media delle mini- La temperatura dell’aria nel vigneto è frutto di tre princi- me intorno a –1 °C e una media delle medie di 2-5 °C. pali categorie di fenomeni: Il mese più caldo è invece luglio con medie comprese • il bilancio energetico della chioma e del terreno (fe- fra 23 e 25 °C. nomeno a microscala); Il superamento primaverile della soglia di 10 °C nelle • apporti di masse d’aria calda o fredda da aree vicine temperature medie ha mediamente luogo nella terza de- - brezze di monte/valle, brezze di lago (fenomeno a cade di marzo e la discesa autunnale al di sotto di tale scala locale); soglia fra la prima e la seconda decade di novembre, per • apporti di masse d’aria calda o fredda dalle “regioni cui la stagione di crescita della vite ha durata media di sorgenti” indicate in Tabella 2.1 (fenomeno a macro- 220-235 giorni. scala). La temperatura media di ottobre (fra 13,5 e 15,5 °C) è Nel presente lavoro l’analisi del campo termico si è fon- abbondantemente al di sopra del limite di 10 °C, che data su un algoritmo di spazializzazione che utilizza può essere considerato il limite europeo per la viticoltu- come variabili correlate alla temperatura dell’aria l’espo- ra commerciale (Lamb, 1966). sizione e la quota, ricavate da un modello digitale del Le precipitazioni medie annue sono comprese fra 800 e terreno (Figura 2.5). In pratica con riferimento a una ge- 950 mm, con un regime pluviometrico a due massimi (il nerica cella xy a temperatura incognita si è provveduto principale in autunno e il secondario in primavera) e due a omogeneizzare in termini di quota ed esposizione tutti minimi (il principale in inverno e il secondario in estate). i valori noti.

Figura 2.5 – Modello digitale del terreno (DTM) utilizzato per l’analisi agroclimatica. Il DTM è composto di celle elementari di 200 x 200 m e le altitudini sono espresse in metri

036.24 536.80 5043 1627 1649 5043 030.48 030.48

280 255 CASTELNUOVO D.G. 230 SONA 205 PESCHIERA D.G. 180 SOMMACAMPAGNA 155 130 105 80 CUSTOZA 70

VALEGGIO S.M. 45 20 0 5017 5017 229.84 229.84

1627036.24 1649536.80 0 10 km 30 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA

L’omogeneizzazione è stata eseguita applicando oppor- sono invece riportate in Figura 2.6. Si osservi la variabili- tuni gradienti altitudinali ed esposizionali ottenuti per tà dei valori termici frutto della disomogeneità territoria- regressione lineare temperatura-quota e temperatura- le indotta principalmente dall’orografi a. esposizione che evidenziano l’ottima correlazione esi- stente fra quota e temperatura media mensile, il che da un lato indica la qualità accettabile dei dati utilizzati e dall’altro garantisce la possibilità di ottenere una spa- zializzazione realistica del dato. Si osserva inoltre che il gradiente medio espresso in °C/100 m è più basso nei mesi invernali per effetto dello smorzamento dovuto all’accumulo d’aria fredda nei fondivalle. Il gradiente esposizionale utilizzato per le elaborazioni del presente lavoro è riportato in Tabella 2.3. I risultati dell’analisi spaziale delle temperature annue e mensili per le principali località dell’area DOC di Cu- stoza sono riassunti nella Tabella 2.4. Le carte di sintesi delle temperature medie delle minime e delle massime

Tabella 2.3 – Gradiente esposizionale. Ogni esposizione viene accreditata di un certo guadagno o di una certa perdita termica rispetto alle espo- sizioni est od ovest, che non sono considerate soggette a perdite o guadagni (Mariani, 2002) N NNE-NNO NE-NO ENE-ONO E-O ESE-OSO SE-SO S Tx = media delle massime -1,2 -1 -0,8 -0,5 0 0,5 0,8 1,2 Tn = media delle minime -1 -0,8 -0,6 -0,4 0 0,4 0,6 1 Td = media delle medie -1,1 -0,9 -0,7 -0,45 0 0,45 0,7 1,1

Tabella 2.4a – Temperature medie delle massime mensili e annue per le principali località dell’area DOC Custoza (periodo di riferimento: 1992-2007) Coordinata Coordinata Località Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno x y Sommacampagna 1644363 5029970 7,2 9,8 14,6 18,3 24,2 27,9 30,1 29,7 24,6 18,8 12,2 7,7 18,7 Custoza 1640607 5026706 7,1 9,7 14,6 18,4 24,3 27,9 30,1 29,8 24,7 18,8 12,1 7,7 18,8 1644227 5023942 7,4 10,1 15,1 18,8 24,7 28,3 30,5 30,2 25,1 19,2 12,4 7,9 19,1 1636119 5023750 7,3 9,9 14,7 18,4 24,3 28,1 30,3 29,9 24,7 18,9 12,3 7,8 18,9 Peschiera del Garda 1632191 5033170 7,8 10,2 14,7 18,4 24,3 28,2 30,3 29,8 24,6 19,0 12,5 8,1 19,0 Castelnuovo Veronese 1637719 5033400 7,4 9,8 14,5 18,1 24,2 28,1 30,2 29,7 24,5 18,9 12,4 7,9 18,8 Sona 1642857 5033514 7,2 9,6 14,2 17,9 23,8 27,7 29,9 29,4 24,2 18,6 12,1 7,7 18,5 Bussolengo 1644742 5036937 7,6 9,9 14,5 18,1 24,0 27,9 30,0 29,5 24,3 18,7 12,3 8,0 18,7 Pastrengo 1640712 5039502 7,3 9,5 14,0 17,7 23,6 27,6 29,7 29,2 24,0 18,4 12,1 7,8 18,4 Lazise 1636085 5040167 7,9 10,1 14,6 18,4 24,2 28,1 30,3 29,6 24,5 18,8 12,5 8,2 18,9 Media generale 7,4 9,9 14,6 18,2 24,1 28,0 30,1 29,7 24,5 18,8 12,3 7,9 18,8 Minimo assoluto 7,1 9,5 14,0 17,7 23,6 27,6 29,7 29,2 24,0 18,4 12,1 7,7 18,4 Massimo assoluto 7,9 10,2 15,1 18,8 24,7 28,3 30,5 30,2 25,1 19,2 12,5 8,2 19,1

Tabella 2.4b – Temperature medie delle minime mensili e annue per le principali località dell’area DOC Custoza (periodo di riferimento: 1992-2007) Coordinata Coordinata Località Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno x y Sommacampagna 1644363 5029970 -1,1 -0,6 3,1 6,8 11,6 15,0 16,6 16,5 12,2 8,6 3,7 0,1 7,7 Custoza 1640607 5026706 -1,3 -0,8 2,9 6,6 11,4 14,8 16,4 16,3 12,0 8,5 3,6 0,0 7,5 Villafranca di Verona 1644227 5023942 -1,0 -0,5 3,2 6,9 11,7 15,1 16,7 16,6 12,3 8,8 3,9 0,2 7,8 Valeggio sul Mincio 1636119 5023750 -1,0 -0,4 3,3 7,0 11,8 15,2 16,8 16,7 12,4 8,8 3,9 0,3 7,9 Peschiera del Garda 1632191 5033170 -0,7 0,0 3,6 7,4 12,1 15,5 17,2 17,0 12,6 9,0 4,0 0,4 8,2 Castelnuovo Veronese 1637719 5033400 -1,8 -1,3 2,4 6,4 11,2 14,4 16,1 15,9 11,5 7,8 2,9 -0,5 7,1 Sona 1642857 5033514 -1,3 -0,8 2,9 6,7 11,4 14,7 16,4 16,3 11,9 8,3 3,4 -0,1 7,5 Bussolengo 1644742 5036937 -0,7 0,0 3,6 7,3 12,0 15,3 17,1 16,9 12,6 9,0 3,9 0,4 8,1 Pastrengo 1640712 5039502 -0,6 0,1 3,6 7,2 12,0 15,3 17,1 17,0 12,8 9,1 4,1 0,6 8,2 Lazise 1636085 5040167 0,4 1,2 4,7 8,3 13,1 16,4 18,3 18,2 13,9 10,2 5,0 1,5 9,3 Media generale -0,9 -0,3 3,3 7,1 11,8 15,2 16,9 16,7 12,4 8,8 3,8 0,3 7,9 Minimo assoluto -1,8 -1,3 2,4 6,4 11,2 14,4 16,1 15,9 11,5 7,8 2,9 -0,5 7,1 Massimo assoluto 0,4 1,2 4,7 8,3 13,1 16,4 18,3 18,2 13,9 10,2 5,0 1,5 9,3 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA 31

Tabella 2.4c – Temperature medie delle medie mensili e annue per le principali località dell’area DOC Custoza (periodo di riferimento: 1992-2007) Coordinata Coordinata Località Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno x y Sommacampagna 1644363 5029970 3,1 4,6 8,9 13 17,9 21,5 23,4 23,1 18,4 13,7 8,0 3,9 13,2 Custoza 1640607 5026706 2,9 4,5 8,8 13 17,9 21,4 23,3 23,1 18,4 13,7 7,9 3,9 13,2 Villafranca di Verona 1644227 5023942 3,2 4,8 9,2 13 18,2 21,7 23,6 23,4 18,7 14,0 8,2 4,1 13,5 Valeggio sul Mincio 1636119 5023750 3,2 4,8 9,0 13 18,1 21,7 23,6 23,3 18,6 13,9 8,1 4,1 13,4 Peschiera del Garda 1632191 5033170 3,6 5,1 9,2 13 18,2 21,9 23,8 23,4 18,6 14,0 8,3 4,3 13,6 Castelnuovo Veronese 1637719 5033400 2,8 4,3 8,5 12 17,7 21,3 23,2 22,8 18,0 13,4 7,7 3,7 13,0 Sona 1642857 5033514 3,0 4,4 8,6 12 17,6 21,2 23,2 22,9 18,1 13,5 7,8 3,8 13,0 Bussolengo 1644742 5036937 3,5 5,0 9,1 13 18,0 21,6 23,6 23,2 18,5 13,9 8,1 4,2 13,4 Pastrengo 1640712 5039502 3,4 4,8 8,8 12 17,8 21,5 23,4 23,1 18,4 13,8 8,1 4,2 13,3 Lazise 1636085 5040167 4,2 5,7 9,7 13 18,7 22,3 24,3 23,9 19,2 14,5 8,8 4,9 14,1 Media generale 3,3 4,8 8,9 13 18,0 21,6 23,5 23,2 18,5 13,8 8,1 4,1 13,4 Minimo assoluto 2,8 4,3 8,5 12 17,6 21,2 23,2 22,8 18,0 13,4 7,7 3,7 13,0 Massimo assoluto 4,2 5,7 9,7 13 18,7 22,3 24,3 23,9 19,2 14,5 8,8 4,9 14,1

Figura 2.6 – Valori medi annui delle temperature minime e massime per il periodo 1992-2007. Nel caso delle massime l’area presenta valori com- presi tra 18 e 19,5 °C, mentre nel caso delle minime l’area presenta valori compresi tra 7,5 e 9,5 °C

1626186.00 1650185.00 1626186.00 1650185.00 5044 5044 5044 5044 400.00 400.00 400.00 400.00

8,7 19 CASTELNUOVO D.G. CASTELNUOVO D.G.

SONA SONA PESCHIERA D.G. 8,0 PESCHIERA D.G. 18

SOMMACAMPAGNA SOMMACAMPAGNA

7,2 18

CUSTOZA CUSTOZA 6,5 17 VALEGGIO S.M. VALEGGIO S.M. 5016 5016 5016 5016 400.00 400.00 400.00 400.00

1626186.00 1650185.00 1626186.00 1650185.00 0 10 km 0 10 km 32 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA

2.6 LA RADIAZIONE SOLARE ritorio in esame nell’ipotesi che la copertura nuvolosa si ripartisca in modo omogeneo sullo stesso, ipotesi che si La radiazione solare è necessaria per il processo fotosin- rivela accettabile nel caso di un’area di estensione relati- tetico e dunque si rivela essenziale per l’attività vegetati- vamente ridotta come quella della DOC Custoza. va della vite e per l’accumulo di zuccheri nel grappolo. I dati riferiti all’intero anno consentono una valutazione L’analisi della radiazione utile per la fotosintesi è stata quantitativa delle potenzialità climatiche in termini di condotta con un apposito modello in grado di ricavare la energia solare disponibile per il processo fotosintetico. I radiazione fotosinteticamente attiva potenziale (PPAR), valori di PPAR sono riportati in Figura 2.7, che ne illustra cioè la radiazione che si renderebbe disponibile in as- la distribuzione spaziale per il territorio nel suo com- senza di copertura nuvolosa (cielo sereno). Tale radia- plesso, e in Tabella 2.7 che riporta i valori stimati per i zione teorica consente di valutare la vocazione del ter- centri comunali.

Figura 2.7 – Valori annui di radiazione fotosinteticamente attiva potenziale (PPAR) per l’area DOC Custoza

036.24 536.80 5043 1627 1649 5043 030.48 030.48

4.000 CASTELNUOVO D.G. 3.600

SONA 3.400 PESCHIERA D.G. 3.200

SOMMACAMPAGNA 3.000

2.800

2.600

2.400 CUSTOZA 2.200

VALEGGIO S.M. 2.000 5017 5017 229.84 229.84

1627036.24 1649536.80

0 10 km 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA 33

2.7 LE PRECIPITAZIONI meni temporaleschi che danno apporti idrici alquanto irregolari nello spazio e nel tempo e che sono per di più Il regime delle precipitazioni mensili dell’area (Figu- soggetti a signifi cativi fenomeni di ruscellamento, il che ra 2.8) mostra un massimo principale autunnale e uno rende l’acqua precipitata solo parzialmente fruibile da secondario primaverile, oltre a un minimo principale parte della vite. invernale e uno secondario estivo. Il mese mediamente All’innesco dell’attività temporalesca concorrono la sot- meno piovoso è febbraio e il più piovoso ottobre. tostante pianura e il Lago di Garda che sono importanti Dal punto di vista climatico il minimo precipitativo in- sorgenti di calore e umidità per i bassi strati. vernale è interpretabile come un segnale centro-europeo La Figura 2.9 mostra la distribuzione delle precipitazio- legato all’attenuarsi della circolazione atlantica tipico ni medie annue nel territorio in esame per il periodo dell’inverno mentre il minimo precipitativo estivo è un 1951-2007. Tale carta è stata ottenuta spazializzando i segnale di mediterraneità. valori totali di precipitazione media annua delle stazioni Dal punto di vista circolatorio si osserva che i periodi a dell’area con un algoritmo di Kriging ordinario. La carta piovosità abbondante e prolungata, tipici della fase au- evidenzia che l’area del Custoza presenta un caratteri- tunnale e primaverile, sono da attribuire al fl usso pertur- stico gradiente latitudinale con un incremento gradua- bato meridionale associato alle depressioni che in tale le delle precipitazioni da sudest verso nordovest. Più in periodo infl uenzano l’area e alle quali essa risulta parti- particolare, da un minimo di poco più di 800 dell’estre- colarmente esposta. mo margine sudorientale del territorio si giunge a un Il periodo da luglio a settembre presenta una piovosità massimo di meno di 950 mm al limite settentrionale. relativamente elevata e riconducibile soprattutto a feno- Il gradiente sudest-nordovest è frutto della lenta risalita

Figura 2.8 – Regime pluviometrico medio mensile per la stazione di Castelnuovo del Garda (1992-2007). Per ogni mese vengono presentati il valore medio (verde), minimo assoluto (rosso) e il massimo assoluto (azzurro). Le precipitazioni in ordinata sono espresse in millimetri

250

200

150

100

Precipitazioni (mm) Precipitazioni 50

0 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

mese

media minimo massimo 34 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA

orografi ca che ha luogo in presenza di situazioni circola- è l’intensifi cazione dell’attività temporalesca estiva sti- torie di tipo sciroccale (precipitazioni da fronte caldo in molata dall’orografi a. cui l’orografi a accentua la naturale tendenza delle mas- Le precipitazioni medie mensili (mm) e il numero medio se d’aria mediterranea a salire scorrendo su masse d’aria di giorni piovosi mensili per le principali località del Cu- più fredde pre-esistenti). Una concausa di tale gradiente stoza sono riportati nelle Tabelle 2.5 e 2.6.

Figura 2.9 – Precipitazione media annua del periodo 1951-2007 per l’area DOC Custoza (mm). La piovosità si accresce gradualmente da sudest verso nordovest

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G.

SOMMACAMPAGNA

CUSTOZA

VALEGGIO S.M.

Tabella 2.5 – Precipitazioni medie mensili e annue in millimetri per le principali località dell’area DOC Custoza. Est% indica la percentuale della precipitazione annua che cade nel semestre caldo - da 1 aprile a 30 settembre (periodo di riferimento: 1992-2007) Coordinata Coordinata Località Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno Est% x y Sommacampagna 1644363 5029970 43 32 43 78 76 70 69 91 98 91 92 61 843 57,1 Custoza 1640607 5026706 42 31 42 76 71 67 67 88 97 86 87 59 813 57,3 Villafranca di Verona 1644227 5023942 41 31 41 75 68 66 67 87 97 83 84 59 797 57,5 Valeggio sul Mincio 1636119 5023750 42 31 42 76 76 69 68 89 95 89 89 60 827 57,2 Peschiera del Garda 1632191 5033170 45 33 45 80 83 75 69 95 98 98 100 62 883 56,6 Castelnuovo Veronese 1637719 5033400 45 32 43 75 76 76 64 97 95 91 95 61 849 56,8 Sona 1642857 5033514 45 32 44 79 81 74 69 95 97 96 99 62 874 56,7 Bussolengo 1644742 5036937 46 32 45 80 85 73 73 96 96 101 102 62 889 56,5 Pastrengo 1640712 5039502 44 31 44 78 85 73 69 93 95 100 101 60 876 56,5 Lazise 1636085 5040167 42 31 43 77 86 72 67 90 94 100 100 59 860 56,5 Media generale 44 32 43 77 79 71 68 92 96 94 95 60 851 56,9 Minimo assoluto 41 31 41 75 68 66 64 87 94 83 84 59 792 57,2 Massimo assoluto 46 33 45 80 86 76 73 97 98 101 102 62 898 56,8 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA 35

Tabella 2.6 – Numero medio di giorni piovosi mensili e annui per le principali località dell’area DOC Custoza. Est% indica la percentuale dei giorni annui con precipitazione che si verifi ca nel semestre caldo - da 1 aprile a 30 settembre (periodo di riferimento: 1992-2007) Coordinata Coordinata Località Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno Est% x y Sommacampagna 1644363 5029970 5,7 4,5 5,2 9,8 9,0 9,1 7,1 8,3 7,9 8,3 8,3 7,3 91 56,6 Custoza 1640607 5026706 5,6 4,5 5,0 9,5 8,4 8,5 6,2 7,7 7,5 7,9 8,1 7,1 86 55,6 Villafranca di Verona 1644227 5023942 5,5 4,3 4,9 9,5 7,7 8,3 5,6 7,3 7,3 7,7 8,0 7,2 83 54,8 Valeggio sul Mincio 1636119 5023750 5,6 4,4 5,1 9,7 9,2 9,0 7,2 8,2 8,0 8,4 8,3 7,3 90 56,8 Peschiera del Garda 1632191 5033170 5,8 4,4 5,1 9,7 9,6 9,3 8,1 8,7 8,1 8,6 8,5 7,4 93 57,3 Castelnuovo Veronese 1637719 5033400 5,5 4,2 4,7 9,3 8,4 7,9 6,1 7,5 7,5 7,9 8,5 7,1 85 55,2 Sona 1642857 5033514 5,8 4,5 5,1 9,7 9,4 9,5 7,7 8,6 8,1 8,6 8,5 7,5 93 57,0 Bussolengo 1644742 5036937 5,7 4,5 5,0 10,1 9,7 9,5 7,8 8,9 8,2 8,6 8,5 7,6 94 57,6 Pastrengo 1640712 5039502 5,6 4,3 5,2 9,8 9,6 8,9 7,7 8,1 8,1 8,3 8,1 7,1 91 57,4 Lazise 1636085 5040167 5,4 4,1 5,0 9,3 8,9 8,1 6,9 7,9 7,7 8,1 8,1 7,0 87 56,5 Media generale 5,6 4,4 5,0 9,6 9,0 8,8 7,0 8,1 7,8 8,3 8,3 7,3 89 56,5 Minimo assoluto 5,4 4,1 4,7 9,3 7,7 7,9 5,6 7,3 7,3 7,7 8,0 7,0 82 55,0 Massimo assoluto 5,8 4,5 5,2 10,1 9,7 9,5 8,1 8,9 8,2 8,6 8,5 7,6 95 57,5

2.8 GLI INDICI BIOCLIMATICI

La tabella 2.7 sintetizza i valori degli indici bioclimatici calcolati per le principali località dell’area del Custoza.

Tabella 2.7 – Indici bioclimatici calcolati per le principali località dell’area DOC Custoza (periodo di riferimento per gli indici termici ed evapo- traspirativi: 1992-2007) Coordinata Coordinata Località Altezza gddW HI ET0 ETM d10ini d10fi n dd>10 PPAR hh_sun x y Sommacampagna 121 1644363 5029970 1878 2409 1003 559 85 308 223 3238 4310 Custoza 125 1640607 5026706 1862 2409 1011 564 85 308 223 3220 4230 Villafranca di Verona 54 1644227 5023942 1940 2481 1013 565 82 309 227 3206 4450 Valeggio sul Mincio 88 1636119 5023750 1918 2441 993 555 83 309 226 3213 4417 Peschiera del Garda 68 1632191 5033170 1949 2454 987 550 81 310 228 3393 3991 Castelnuovo Veronese 130 1637719 5033400 1816 2382 1025 570 87 306 219 3366 3901 Sona 169 1642857 5033514 1819 2354 993 554 87 307 220 3264 4072 Bussolengo 127 1644742 5036937 1909 2406 981 547 83 309 226 3275 4264 Pastrengo 192 1640712 5039502 1875 2360 956 534 85 309 224 2189 3334 Lazise 76 1636085 5040167 2055 2492 936 524 78 313 235 3029 3654 Media generale 141 1644497 5046933 1905 2411 973 543 83 309 225 3105 3881 Minimo assoluto 115 1641450 5029970 1816 2327 853 473 78 306 219 2189 3129 Massimo assoluto 191 1647619 5057869 2055 2492 1025 570 87 313 235 3393 4450 Legenda: coordinata x e coordinata y = coordinate Gauss Boaga, gddW = indice di Winkler (°C); HI = indice di Huglin; ET0= evapotraspirazione da coltura di riferimento (mm); ETM = evapotraspirazione massima annua (mm); dd>10 = numero medio di giorni con temperatura media superiore a 10 °C; d10ini = giorno dell’anno di superamento in salita della soglia di 10 °C; d10fi n = giorno dell’anno di superamento in discesa della soglia di 10 °C; PPAR = Radiazione fotosinteticamente attiva potenziale, e cioè in assenza di nubi; hh_sun = ore di sole potenziali, e cioè in assenza di nubi. 36 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA

Indici a base termica sono state redatte carte (Figure 2.10 e 2.11) che ne illu- Per l’analisi delle risorse termiche si sono adottati sia l’in- strano la distribuzione spaziale per il territorio nel suo dice di Winkler (somma termica a base 10 °C riferita al complesso. Per una corretta interpretazione dei dati ot- periodo da 1 aprile a 31 ottobre) sia l’indice eliotermico tenuti si riportano nelle Tabelle 2.8a e 2.8b i valori degli di Huglin HI. indici di Huglin e Winkler caratteristici di alcune aree Tanto per l’indice di Winkler che per quello di Huglin viticole rinomate a livello italiano e mondiale.

Figura 2.10 – Indice di Winkler per l’area DOC Custoza (periodo di Figura 2.11 – Indice di Huglin per l’area DOC Custoza (periodo di riferimento: 1993-2007) riferimento: 1993-2007)

1626186.00 1650186.00 1626186.00 1650186.00 5044 5044 5044 5044 400.00 400.00 400.00 400.00

2060 2664

CASTELNUOVO D.G. CASTELNUOVO D.G. 1968 2571 SONA SONA PESCHIERA D.G. PESCHIERA D.G. 1876 2479 SOMMACAMPAGNA SOMMACAMPAGNA 1784 2386

1692 2293 CUSTOZA CUSTOZA

1600 2200 VALEGGIO S.M. VALEGGIO S.M. 5016 5016 5016 5016 400.00 400.00 400.00 400.00

1626186.00 1650186.00 1626186.00 1650186.00

0 10 km 0 10 km

Tabella 2.8a – Valori medi degli indici di Huglin e di Winkler ricavati per alcune importanti zone viticole italiane ed europee (Huglin, 1986; Egger et al., 1997; Dettori & Filigheddu, 1997; Mariani, dati non pubblicati) Stazione Stato Latitudine Indice di Winkler Indice di Huglin Reims Fr 49 N 958 1550 Angers Fr 48 N 1069 1650 Tours Fr 47 N 1126 1690 Dijon Fr 47 N 1133 1710 Cognac Fr 46 N 1282 1780 Toulouse Fr 44 N 1377 1950 Bordeaux Fr 45 N 1480 2100 Montpellier Fr 43 N 1798 2250 Verona (Vr) It 45 N 1697 2250 Piemonte – DOCG Barolo It 45 N 1750 2180 Bari (Ba) It 41 N 2021 2407 Castagneto Carducci (Li) It 44 N 1747 2444 Chianti Classico senese It 43 N 1639 2155 Montalcino (Si) It 43 N 2257 2442 Barcelona E 41 N 1975 2350 Cadiz E 36 N 2119 2428 Cordoba E 38 N 2466 3120 Athenes Gr 38 N 2329 2950 Kecskemet H 47 N 1412 2060 Odessa Ucr. 46 N 1401 1850 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA 37

Tabella 2.8b – Valori medi degli indici di Huglin e di Winkler ricavati per alcune importanti zone viticole extraeuropee (Huglin, 1986) Stazione Stato Latitudine Indice di Winkler Indice di Huglin Napa Usa 38 N 1409 2126 Fresno Usa 37 N 2323 3166 Santiago Rch 32 S 1516 2286 Stellenbosch Za 33 S 1779 2346 Mendoza Ra 32 S 2019 2600 Mildura Aus 34 S 2037 2750

Le risorse idriche L’analisi delle risorse idriche è stata condotta applicando mento) e le uscite (evapotraspirazione e infi ltrazione). un bilancio idrico territoriale a passo mensile (Mariani, L’evapotraspirazione da coltura di riferimento (ET0) è 2002) che si fonda sull’equazione di conservazione del- stato calcolata con l’equazione di Hargreaves nella ver- la massa applicata a un serbatoio con Riserva facilmente sione descritta nel quaderno FAO n. 56 (Allen et al., utilizzabile massima (RFUmax) per lo strato esplorato 1998) mentre la precipitazione utile è stata considerata dalle radici assunta pari a 75 mm, che corrispondono pari all’85% della precipitazione totale. a una Riserva totale massima di 100 mm. Rispetto al Il passaggio dai valori ET0 a quelli di evapotraspirazione serbatoio vengono computate le entrate (precipitazione massima per la vite (ETM) è stato ottenuto applicando i utile, al netto da evaporazione superfi ciale e ruscella- coeffi cienti colturali riportati in Tabella 2.9.

Tabella 2.9 – Coeffi cienti colturali mensili della vite adottati per il bilancio idrico Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic 0,2 0,2 0,2 0,48 0,59 0,68 0,68 0,68 0,68 0,59 0,38 0,2

Tabella 2.10 – Bilancio idrico. Valori medi per il periodo 1993-2007 Località RRyy ET0 ETM Def_t Inf_t g_ini g_fi ne Ndd Sommacampagna 843 1003 559 33 215 26lu 24se 60 Custoza 813 1011 564 45 198 24lu 24se 62 Villafranca di Verona 797 1013 565 52 189 22lu 24se 64 Valeggio sul Mincio 827 993 555 33 207 26lu 24se 60 Peschiera del Garda 883 987 550 13 239 26ag 23se 28 Castelnuovo Veronese 849 1025 570 31 207 26lu 25se 61 Sona 874 993 554 16 231 30lu 24se 56 Bussolengo 889 981 547 11 245 27ag 23se 27 Pastrengo 876 956 534 10 245 27ag 23se 27 Lazise 860 936 524 11 244 27ag 23se 27 Media generale 851 990 552 26 222 07-ag 24se 0 Minimo assoluto 797 936 524 10 189 22-lu 23se 0 Massimo assoluto 889 1025 570 52 245 27-ag 25se 0 Legenda: RRyy = precipitazione media annua (mm); ET0 = evapotraspirazione da coltura di riferimento (mm); ETM = evapotraspirazione massima della vite (mm); Def_t = defi cit totale (mm); Inf_t = infi ltrazione totale (mm); g_ini = giorno di svuotamento; g_fi ne = giorno di inizio riempimento; Ndd = numero giorni con riserva vuota. 38 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA

Figura 2.12 – Data di svuotamento della riserva per alcuni siti rappresentativi dell’area DOC Custoza (media del periodo 1951-2007). Le date sono sovrapposte alla mappa delle precipitazioni medie annue

2.9 LE LIMITAZIONI CLIMATICHE

Temperature invernali e primaverili inferiori Temperature estive superiori al cardinale ai valori critici massimo Nel periodo di pieno riposo vegetativo le vite subisce Le ondate di caldo sull’area veneta presentano precise danni per temperature inferiori grossomodo a -15/-18 °C ragioni circolatorie. In particolare le ondate di caldo di (temperature critiche minime per vite in riposo). lunga durata sono associate a promontori anticiclonici Se la più elevata probabilità di gelate ricorre in gennaio, meridionali che spingono masse d’aria torrida dall’entro- mese più freddo dell’anno, occorre segnalare l’elevato ri- terra africano verso il centro del Mediterraneo. La durata schio climatico di gelate tardive tipico del mese di febbra- media di tali ondate di caldo varia da un minimo di 9 a io, ancora esposto alle irruzioni di aria fredda dai Balcani. un massimo di 21 giorni, secondo uno studio condotto A tale proposito si ricorda che in febbraio si sono registra- da Michele Conte (1994) che identifi cò 28 episodi nel te due delle tre “gelate storiche” del XX secolo (febbraio periodo dal 1950 al 1992. Lo stesso Conte evidenziò an- 1929, febbraio 1956), mentre la terza (1985) si è avuta a che la presenza di ondate di caldo di breve durata dovute gennaio. all’anomala comparsa della corrente a getto subtropicale Da segnalare anche che i mesi di febbraio e marzo pos- sull’area europea. Tale fenomeno conduce a ondate di sono presentare periodi caldi precoci che stimolano il ri- caldo poco persistenti ma particolarmente intense. Sem- sveglio vegetativo delle colture in presenza di un rischio pre nel periodo 1952-92 sono stati individuati 32 casi di ancora sensibile di gelate tardive. queste ondate di calore, con durata media di 3-5 giorni. . 2. CARATTERIZZAZIONE AGROCLIMATICA 39

Situazioni di carenza idrica 2.10 CONCLUSIONI La buona piovosità del semestre aprile-settembre (Tabel- le 2.8 e 2.9), ovunque superiore al 50% di quella totale La descrizione in termini quantitativi del clima dell’area annua, fa sì che nell’area in esame, in presenza di una viticola DOC Custoza effettuata nei paragrafi precedenti Riserva Facilmente Utilizzabile massima di 75 mm e in porta a concludere che le caratteristiche agroclimatiche ne condizioni di vigneto lavorato o soggetto a inerbimento fanno un territorio vocato ad una viticoltura di qualità. controllato, lo svuotamento della riserva facilmente uti- La conclusione è suffragata sia dall’analisi delle risorse cli- lizzabile si verifi chi tardivamente (nella terza decade di matiche sia da quella degli elementi climatici limitanti. In luglio nella parte meridionale dell’areale, in agosto nella particolare si rimarca che: parte settentrionale), il che la rende un fattore favorevole 1. il bilancio idrico territoriale attesta che lo svuotamen- alla qualità. Ciò indica che le situazioni di stress idri- to della riserva idrica per vigneti lavorati o soggetti a co per la vite sono da considerare un fatto inusuale per inerbimento controllato si verifi ca di norma in epoca l’area DOC Custoza e proprie solo delle annate più sic- tardiva, il che si rivela favorevole alla qualità; citose e dei terreni più grossolani e ricchi di scheletro. 2. I livelli di radiazione fotosinteticamente attiva sono da buoni a ottimi; Precipitazioni abbondanti durante la raccolta 3. Le risorse termiche presentano valori da buoni a ottimi e nel periodo immediatamente precedente come attestano i valori dell’indice di Winkler per lo più Alcune considerazioni in merito al rischio climatico di superiori a 1800 °C. periodi di piovosità persistente in vicinanza della raccol- In complesso i valori individuati dall’analisi territoriale ta possono essere dedotte dall’analisi dei dati in Tabella risultano analoghi a quelli riscontrati nelle migliori aree 2.10, che riportano il 10°, 50° e 90° percentile dei giorni viticole italiane e mondiali mentre le limitazioni non sono piovosi mensili (precipitazione >1 mm) per la stazione in grado di pregiudicare l’attività viticola se non in anni di Castelnuovo del Garda. Si osservi per esempio che il eccezionali. mese di ottobre presenta un 90° percentile di 13 giorni, I livelli di rischio climatico (temperature estreme, precipi- il che equivale a dire che nel 10% degli anni (quelli più tazioni abbondanti in epoca prossima al periodo di rac- piovosi) i giorni di pioggia mensili sono più di 13. Più colta) e la variabilità interannuale delle risorse climatiche contenuto invece il rischio climatico di settembre, che consigliano comunque di mantenere nel tempo le attività presenta un 90° percentile di 9,7 giorni. In complesso di rilevamento agrometeorologico e fenologico in stretto comunque i percentili mostrano livelli di rischio per le collegamento con il servizio meteorologico regionale e operazioni di raccolta non elevatissimi e comunque tali con gli altri servizi territorialmente competenti. da consentire una gestione suffi cientemente agevole fa- cendo ricorso ai sistemi di previsione meteorologica at- tualmente operativi.

3. I SUOLI

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3.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO Così delimitata, la DOC comprende terreni appartenenti all’anfi teatro morenico e alle piane fl uvioglaciali connes- L’area in oggetto occupa gran parte del settore meridio- se a questo, entrambi costituiti da depositi glaciali inco- nale dell’anfi teatro morenico del lago di Garda verone- erenti; analoga per materiali, anche se non per origine, se, fatta eccezione per il settore più occidentale della è la piana fl uviale del Mincio. Mancano quindi affi ora- parte del di Lazise e poi Peschiera del Garda, menti rocciosi. posta a ovest del fi ume Mincio. A sud di Peschiera il Il paesaggio morenico nel settore centro-meridionale è confi ne segue quello regionale lungo il Mincio, di cui segnato da una fi tta serie di colline allungate, concen- comprende anche la sponda occidentale in corrispon- triche, intervallate da strette vallecole o da ampie piane denza di Valeggio. Rispetto all’area DOC Bardolino, cui ghiaiose, con dislivelli generalmente compresi entro 50- in gran parte si sovrappone, la DOC Custoza comprende 100 m. Laddove le cerchie siano fortemente addossate una fascia di pianura di variabile spessore a contorno le une alle altre possono prodursi depressioni chiuse, del cordone morenico più esterno e rilevato su cui è col- buona parte delle quali ha ospitato piccole torbiere. Le locato l’abitato stesso di Custoza. Questo confi ne risale ondulazioni nel settore nord-orientale, a nord della di- da Valeggio sino a Sona e poi alla scarpata della valle rettrice Sandrà-Palazzolo, sono dotate di un’energia di dell’Adige poco a ovest di Bussolengo/Pastrengo. L’area- rilievo che a sud ha solamente la cerchia esterna e que- le è chiuso verso l’alto da un limite relativamente arti- sto è connesso al maggiore schiacciamento delle cerchie colato che taglia le cerchie moreniche passando poco a stesse. Di conseguenza le cerchie sono intervallate solo sud di Pastrengo, per scendere poi verso Colà, Pacengo e da vallecole strette o tanto addossate da risultare orga- terminare a bordo lago. nizzate in sequenze digradanti di terrazzi di kame. Una zona consistentemente diversa è quella nel circondario di Castelnuovo, caratterizzata da cordoni estremamente bassi e costituiti da depositi glaciali molto ricchi in limo. L’area DOC comprende per intero il territorio del co- mune di Castelnuovo del Garda, e in parte quelli di Pe- schiera del Garda, Lazise, Valeggio sul Mincio, Somma- campagna, Sona, Bussolengo, Pastrengo e Villafranca di Verona. La zona ricade nelle seguenti sezioni della Carta Tecnica Regionale (CTR) in scala 1:10.000:

123090 Colà 123100 Pastrengo 123110 Bussolengo 123130 Peschiera del Garda 123140 Castelnuovo del Garda 123150 Sommacampagna 144010 Valeggio sul Mincio 144020 Custoza 144030 Villafranca di Verona

Le pianure sono coltivate a seminativo e in misura mino- re a vigneto, che prevale invece in zona collinare dove è accompagnato da oliveti, seminativi ed erbai. In corri- spondenza delle scarpate e dei versanti più ripidi preval- gono i boschi di latifoglie. La maggior parte delle altre aree in forte pendenza sono state gradonate nel corso del tempo; si tratta di interventi assolutamente distruttivi per il suolo motivati dalla riduzione delle pendenze al fi ne di facilitare l’intervento degli operatori. 44 3. I SUOLI

3.2 INQUADRAMENTO AMBIENTALE I depositi alluvionali, pur distinti in fl uvioglaciali o fl u- viali, mostrano un’evidente caratteristica comune che è Geologia quella della selezione granulometrica dovuta alla cernita Sotto il profi lo geologico l’area è caratterizzata dalla pre- dimensionale che le acque correnti operano in funzione senza di sole rocce sciolte. della loro velocità sui granuli che possono trasportare o Tra i materiali incoerenti si possono distinguere quelli che devono depositare. Dal punto di vista petrografi co il messi in posto dai ghiacciai (anfi teatro morenico), dalle materiale si presenta complessivamente eterogeneo, an- acque di scioglimento dei ghiacciai stessi (piane e co- che se nelle alluvioni recenti del Mincio si rinviene un noidi fl uvioglaciali), dalle acque di versante (colluvi) e contenuto in carbonati simile a quello derivante dall’ero- dai corsi d’acqua (piane alluvionali antiche e recenti). sione dei materiali glaciali. La granulometria dei depositi In un anfi teatro morenico sono presenti i depositi con- fl uvioglaciali presenti nelle sandur esterne all’anfi teatro nessi all’attività glaciale, che possono avere caratteri- e nelle ampie piane interne a esso è costantemente gha- stiche granulometriche e di permeabilità estremamente ioso-sabbiosa, con possibili coperture di ridotto spes- diverse fra loro. Nell’area rilevata si rinvengono: sore a dominante sabbioso-limosa; spessori superiori al • till di alloggiamento, costituenti il materiale princi- metro sono raggiunti solo in ridotte aree collocate sia pale dei cordoni morenici, caratterizzati da una gra- all’interno delle cerchie che all’esterno. Ugualmente nulometria eterogenea a dominante sabbiosa e da ghiaioso-sabbiosi sono i depositi dei terrazzi intermedi una forte compattazione (sovraconsolidamento) che della valle del Mincio, mentre nelle piane fl uviali attuali è in grado di ridurre drasticamente la permeabilità compaiono anche depositi sabbiosi o sabbioso-ghiaiosi, dei materiali. Tuttavia nelle morene più vicine al lago e in aree marginali o colmate da materiali di piena pos- tende a crescere la componente limosa, che in parti- sono prevalere quelli limoso-sabbiosi. colare nella conca dei Ronchi di Castelnuovo diviene dominante e che, unita alla compattazione, rende i I depositi colluviali in questa zona sono in molti casi substrati praticamente impermeabili; frutto di un rimescolamento tra quelli derivanti dall’ero- • depositi fl uvioglaciali, sono i materiali che occupano sione di suoli su depositi glaciali, ma sono comunque le principali piane, sostanzialmente analoghi a quel- caratterizzati da una struttura a supporto di matrice in li delle sandur esterne all’anfi teatro, costituenti l’alta cui gli elementi più grossolani sono immersi nella ma- pianura. Trattandosi di materiali depositati dalle ac- trice fi ne. La granulometria prevalente dei depositi tende que di fusione del ghiacciaio, sono normalmente ben infatti a essere limoso-argillosa. classati con granulometria ampiamente prevalente di tipo ghiaioso-sabbiosa; Vegetazione e uso del suolo • depositi glaciolacustri, sono caratterizzati dalla do- In termini di vegetazione e uso del suolo si possono di- minanza della frazione limosa e sono prodotti dalla stinguere abbastanza nettamente alcuni ambienti: la pia- decantazione in bacini chiusi della cosiddetta farina nura esterna, le pianure interne, le colline moreniche. glaciale. Raggiungono contenuti in carbonati estre- La pianura esterna è caratterizzata dal prevalere di semi- mamente alti e risultano spesso poco permeabili il nativi e frutteti, e in particolare pescheti, anche se all’in- che, se associato alla frequente presenza all’interno terno dell’area DOC la facilità di gestione di queste aree di aree chiuse o concave, li associa inevitabilmente a e la possibile meccanizzazione sta spostandovi in modo situazioni di generale ristagno idrico; sempre più intenso la vite con una buona presenza di • depositi di contatto glaciale, si tratta di depositi di impianti giovani. tipo eterogeneo dati spesso da un combinarsi e giu- Nelle piane interne l’utilizzazione delle superfi ci è in- stapporsi di tipologie analoghe a quelle precedente- fl uenzata in modo evidente dalla natura del suolo. Infatti mente descritte; laddove compaiono suoli condizionati in modo più o • depositi colluviali, non sono connessi all’attività del meno pesante dall’idromorfi a, l’utilizzazione è essen- ghiacciaio ma alla successiva evoluzione delle forme, zialmente a seminativo, mentre con drenaggio buono si sono tipicamente costituiti da materiali a granulome- riscontra una certa competizione tra vite e seminativo. tria medio-fi ne deposti dall’erosione diffusa sui ver- Altra tipologia di frutteto relativamente diffusa è quella santi dei cordoni morenici. A questi possono essere del kiwi, caratterizzata da posizioni abbastanza eteroge- associati i depositi fi ni relativamente abbondanti che nee anche se riferibili principalmente ad aree di piana coprono il fondo delle strette vallecole che separano relativamente umida o comunque a suoli fi ni e/o pro- cordoni vicini, con fondo relativamente pendente, ma fondi. che non essendo interessate da fl ussi idrici consisten- Sulle colline moreniche vanno distinte le superfi ci in ti, risultano coperte da spessori più o meno consisten- bassa e media pendenza, nelle quali il seminativo (gra- ti di materiali qualifi cabili come colluvi distali. no, orzo, erbai) contende le superfi ci alla vite e in misura 3. I SUOLI 45

molto minore all’olivo, da quelle in forte pendenza in interno di vigneti adatti a divenire vigneti campione. cui vite e olivo prevalgono decisamente. Contemporaneamente al completamento dell’indagine Sulle pendici meridionali esterne della cerchia morenica tramite trivellata si è dato il via allo scavo dei profi li. maggiore va segnalata l’ampia diffusione di coltivazioni Sono state complessivamente realizzate 99 trivellate a frutteti specializzati, mentre lungo le aree a pendenza speditive con trivella di tipo olandese di 120 cm e sono molto forte, lungo le scarpate erosive e solo in limitate stati scavati e descritti 25 profi li. Ogni osservazione pe- aree a pendenze medie e basse sono presenti boschi a dologica (profi li e trivellate) è stata descritta tramite una carpino e roverella. scheda codifi cata, predisposta per l’informatizzazione, Pressoché tutte le superfi ci del collinare morenico sono localizzata in campagna sulle CTR in scala 1:10.000 e state fatte oggetto di modifi cazioni più o meno inten- in seguito trasferita su un GIS. se delle superfi ci. Questo fenomeno è avvenuto in più Al termine del lavoro di campagna si è passati alla reda- fasi, ma quella attualmente in corso, iniziata da circa zione della carta e sono stati aggiornati gli archivi del- vent’anni a questa parte, ha un carattere di radicalità le trivellate e dei profi li, provvedendo alla stesura degli decisamente superiore alle precedenti e presenta sicu- elaborati fi nali e della legenda. ramente livelli di impatto sul paesaggio che andrebbero I profi li pedologici sono stati classifi cati secondo la Soil attentamente considerati. In queste zone, in particolare Taxonomy (USDA 2003) a livello di famiglia e la classifi - quelle prossime al Lago di Garda, va segnalata l’enorme cazione World Reference Base for Soil Resources (FAO- diffusione dell’edilizia residenziale e di quella dedicata ISSDS 1999), e le osservazioni pedologiche realizzate a grandi impianti ricreativi e, nella piana esterna fl uvio- sono state inserite nel database predisposto. glaciale, la presenza di alcune grandi cave di ghiaia e La classifi cazione USDA consente al livello tassonomi- sabbia. co adottato di esplicitare suffi cientemente le differenze esistenti tra i suoli rilevati, anche in termini applicativi. 3.3 RILEVAMENTO DEI SUOLI Il sistema FAO, sebbene di introduzione più recente e in parte ancora sperimentale, completa le distinzioni fra Il lavoro è stato caratterizzato dall’utilizzazione del le diverse tipologie di suoli per alcune caratteristiche e precedente rilevamento per la DOC Bardolino che in rappresenta un‘ulteriore possibilità di effettuare corre- buona parte si sovrappone al Custoza, con un’ulteriore lazioni. estensione relativamente alle aree non interessate dal Sono state individuate e descritte alcune nuove unità primo rilevamento. tipologiche di suolo, collocate principalmente nella pia- Il lavoro ha previsto una fase d’uffi cio che ha visto la na esterna all’anfi teatro e nei terrazzi del Mincio. scelta della Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000 Degli elementi intesi come unità tipologiche di suolo e come base cartografi ca. La prima fase del lavoro è sta- di unità cartografi che compresi nella legenda che de- ta caratterizzata dall’estensione della fotointerpretazio- scrive la carta pedologica sono state compilate delle ne, con utilizzo delle fotografi e aeree del volo REVEN schede illustrative, consultabili nel cd-rom allegato. del 1987, alla scala di 1:17.000 circa in bianco e nero. Questa ha portato a un allargamento della copertura 3.4 PROPRIETÀ GENERALI DEI SUOLI delle unità di paesaggio defi nite in precedenza, oltre all’individuazione di alcuni nuovi elementi paesaggisti- Formazione ed evoluzione dei suoli ci. A questa è seguita una breve fase di controllo a terra L’area risulta moderatamente complessa in termini di delle delineazioni ipotizzate ed è stato successivamente qualità chimico-fi sica dei materiali di partenza, mentre avviato il rilevamento delle aree prive di dati pedologi- ben diversa è l’articolazione in termini sedimentologici, ci. In base a quanto raccolto durante questa fase è stata morfologici e di uso del suolo. redatta la prima versione della Carta delle Unità di Pae- I depositi glaciali risultano estremamente ricchi in carbo- saggio; derivando in buona parte da una carta pedolo- nati e relativamente simili sono i depositi fl uvioglaciali gica già controllata il risultato si è avvicinato da subito e glaciolacustri a essi collegati. I depositi alluvionali del alla carta defi nitiva per le aree già testate. Mincio presentano tenori in carbonati di poco inferiori. La scelta delle aree campione è avvenuta sulla base La variabilità è ridotta anche nella distribuzione granu- dei dati già a disposizione dal precedente rilevamento lometrica dei materiali di partenza tra i quali è ben poco e quindi le indicazioni sono risultate decisamente più presente l’argilla, che aumenta solamente nei materiali precise rispetto a quelle che si possono normalmen- di alterazione e nei suoli; mancano inoltre materiali di te fornire in questa fase; tuttavia la disposizione poco dimensioni superiori alle ghiaie. uniforme dei vigneti di Custoza ha costretto ad alcune Un parametro fondamentale che ha condizionato la scelte relativamente forzate e ha indotto la sostanziale lettura delle coperture pedologiche di ampie porzioni esclusione di alcune aree a causa dell’assenza al loro dell’area rilevata è l’intervento dell’uomo che ha pesan- 46 3. I SUOLI

temente modifi cato gran parte delle superfi ci. Si tratta consistenti nella disgregazione meccanica delle particel- delle gradonature presenti storicamente nell’area, diffu- le di maggiori dimensioni (ghiaie e sabbie) e nella tra- se ulteriormente in tempi recenti, cui si aggiungono gli sformazione dei minerali originari in minerali secondari scassi per l’impianto dei vigneti e quelli connessi alla attraverso reazioni di idratazione, idrolisi e ossidazio- messa a dimora e all’espianto delle piante dei frutteti. ne. L’alterazione ha come conseguenza una variazione Tutto ciò ha frequentemente generato decapitazioni e ri- più o meno accentuata della tessitura e del colore degli coperture dei suoli originari. orizzonti che ne vengono interessati. A questi caratteri I processi pedogenetici prevalentemente riconosciuti si associa sovente una lisciviazione almeno parziale dei nell’area sono: brunifi cazione, rubefazione, lisciviazione carbonati dall’orizzonte A ed eventualmente anche dal dei carbonati, illuviazione delle argille, gleyzzazione. B, in cui tuttavia i carbonati possono anche concentrarsi. Il processo pedogenetico presente inizialmente ovunque La presenza di un’organizzazione in aggregati struttura- è quello dell’accumulo della sostanza organica; questo li dell’orizzonte porta al riconoscimento dell’orizzonte dà origine agli orizzonti A dei profi li, in cui il materiale diagnostico detto “cambico”, individuato dalla notazio- organico umifi cato risulta incorporato e legato alla fra- ne Bw. Diffusamente documentato sulle colline calcaree, zione minerale. Forti apporti in sostanza organica, la cui come nella piana valliva del Mincio, nelle cui alluvioni decomposizione venga rallentata in presenza di cationi medio-recenti è dominante, lo si ritrova anche nelle val- bivalenti (calcio in particolare) e/o di forte inumidimen- lecole oloceniche del morenico e comunque nelle aree to, possono dar luogo alla formazione di un orizzonte di rideposizione medio-recente di materiali erosi sulle diagnostico di superfi cie detto “mollico”, ricco in humus colline. e in basi, di colore bruno-nerastro. Questa situazione I processi di alterazione risultano più consistenti nelle tende a svilupparsi con frequenza in zone caratterizzate porzioni superfi ciali del suolo; qui ha luogo la genesi di da forte idromorfi a, tipica delle aree chiuse o mal dre- argille di neoformazione che, unitamente a quelle già nate, ancor più se il substrato è costituito, come spesso presenti, possono essere raccolte dall’acqua di perco- accade in queste zone, da limi di decantazione quasi lazione per essere depositate in orizzonti profondi. La esclusivamente carbonatici. deposizione di argilla illuviale porta alla formazione di La percolazione, ossia l’infi ltrazione dell’acqua nel suo- orizzonti diagnostici detti “argillici”, indicati come Bt. lo, ha come conseguenza la dispersione in soluzione di L’argilla illuviata è presente sotto forma di pellicole sulla ioni positivi e negativi a velocità anche molto diverse superfi cie degli aggregati, nei pori, nelle fessure o come fra loro; l’acqua scendendo in profondità nel profi lo ponti fra i granuli sabbiosi. L’orizzonte argillico presen- trascina verso il basso i soluti. Attraversando l’orizzon- ta tipicamente un contenuto in argilla superiore rispetto te A l’acqua tende ad aumentare la concentrazione di agli orizzonti di superfi cie e a quelli sottostanti. Il pro- anidride carbonica (CO ), il che induce un incremento 2 cesso di eluviazione-illuviazione, per poter manifestare dell’aggressività della soluzione sui carbonati. Succes- sivamente negli orizzonti più profondi del profi lo pos- i propri effetti in modo consistente, richiede una note- sono svilupparsi consistenti fenomeni di rideposizione vole continuità temporale e la stabilità delle superfi ci, di carbonato di calcio; i sali rideposti possono formare di conseguenza l’orizzonte argillico, rinvenibile un po’ concrezioni carbonatiche di varia forma e dimensione ovunque nell’area rilevata, è assente negli elementi del o portare invece a un aumento generalizzato del teno- paesaggio di genesi più recente e nelle aree fortemente antropizzate del morenico, così come nelle aree interes- re di carbonato di calcio (CaCO3) dell’orizzonte, in cui si deposita in forma diffusa, pulverulenta, tale da con- sate da depositi recenti e pesante idromorfi a. ferirgli un contenuto superiore a quello degli orizzonti Al di sotto dell’orizzonte argillico, in presenza di ma- posti sopra e sotto. Entrambi questi caratteri consentono teriali contenenti inizialmente dei carbonati, si indivi- l’individuazione dell’orizzonte diagnostico di profondità dua nell’area anche un consistente orizzonte calcico. detto “calcico” individuato come Ck. La sua diffusione Nell’interpretazione canonica la lisciviazione dei carbo- è particolarmente ampia nei suoli della pianura fl uvio- nati precede l’argilluviazione; l’esperienza di rilevamen- glaciale, ma è molto comune anche nel morenico; nelle to suggerisce tuttavia che in alcuni casi i due processi aree interessate da fenomeni erosivi, naturali o antropici, possano in parte sovrapporsi. quest’orizzonte può costituire l’unico orizzonte diagno- Un pedoclima che favorisca la disidratazione degli ossidi stico rimasto. Qualora la concentrazione dei carbonati di ferro che accompagnano le argille illuviali è, con ogni avvenga in uno spessore ridotto, questi possono indurre probabilità, la condizione primaria per giungere alla ru- una cementazione parziale o completa dell’orizzonte, befazione di un suolo. Il processo di rubefazione avvie- indicato in questo caso come Ckm. ne in particolare a carico degli orizzonti argillici e consi- Nei depositi sottoposti all’azione degli agenti atmosfe- ste nell’acquisizione di colorazioni via via più rossastre. rici si sviluppano processi di alterazione fi sico-chimica Le colorazioni più intense si dovrebbero raggiungere nei 3. I SUOLI 47 suoli ben drenati, tuttavia nell’area esse coincidono con Descrizione delle unità cartografi che orizzonti ricchi in argilla. È un processo legato a fasi cli- L’area ricade nei 3 Distretti di seguito defi niti: matiche più aggressive e contrastate di quella attuale. - anfi teatri morenici connessi all’apparato glaciale ate- Nell’area rilevata sono presenti paleosuoli, o quantome- sino; no suoli con orizzonti argillici molto spessi, mancano - pianura alluvionale pre-wurmiana e del Wurm antico tuttavia segnalazioni di orizzonti a fragipan e plinthite e medio; come inventariati invece dal rilevamento del settore bre- - pianura alluvionale risalente al pleni-tardiglaciale sciano dell’anfi teatro. Wurm. Non è stata rilevata in modo netto la presenza di signi- fi cativi processi vertici. Nell’area sono tuttavia relativa- Anfi teatri morenici connessi all’apparato glaciale atesino mente presenti suoli che manifestano caratteri a essi rife- Il distretto comprende le aree ascrivibili ai depositi la- ribili ma di minor consistenza. sciati dalle avanzate glaciali del Pleistocene superiore. Nei suoli mal drenati gli orizzonti in cui si alternano con- A partire dai cordoni morenici costituiti da depositi gla- dizioni ossidanti e riducenti mostrano tracce di gleyfi ca- ciali prevalentemente sovraconsolidati si possono rin- zione (o gleyzzazione) più o meno intense; queste sono venire suoli molto diversi, da non differenziati laddove legate alla presenza in forma ridotta od ossidata di ferro, prevalgono fatti erosivi sia naturali che antropici, a suoli evidenziata da variegature e screziature di colore, in cui moderatamente differenziati legati sia a una evoluzione quelle bruno-rossicce indicano la presenza di ferro allo recente delle coperture sia a una erosione o decapitazio- stato ossidato, mentre quelle grigio-azzurre ne indicano ne o un rimaneggiamento incompleto che lascia almeno lo stato ridotto. Condizioni di idromorfi a possono essere una parte degli orizzonti profondi, e infi ne a suoli ben connesse alla presenza della falda freatica all’interno del differenziati che in aree relativamente stabili rappresen- suolo, o a falde sospese prodotte da forti riduzioni della tano il suolo in climax. Le tessiture del substrato sono permeabilità verticale legate a orizzonti a tessitura fi ne uniformemente franco-sabbiose, queste dominano an- o molto compatti. che nei suoli non o poco evoluti, mentre risultano più La distribuzione dei suoli all’interno del paesaggio assu- fi ni in quelli evoluti. me connotazioni specifi che col variare dello stesso, in Nelle fasce colluviali caratterizzate da depositi con tes- conseguenza del modifi carsi dei rapporti fra i fattori e i siture connesse a quelle dei versanti di provenienza ma processi pedogenetici sopradescritti. comunemente più fi ni con prevalenza di famiglie “fi ne loamy” sono più diffusi i suoli ben differenziati, in qual- 3.5 CARTA DEI SUOLI che caso anche molto profondi. Le superfi ci di collega- mento non sempre hanno origine colluviale, ma sono La legenda della carta dei suoli presenti anche materiali glaciali e fl uvioglaciali derivati La legenda della carta dei suoli costituisce una sintesi da colate, slumps o fenomeni analoghi, su cui si rinven- delle informazioni acquisite. Vi sono descritte le caratte- gono suoli paragonabili alle tipologie più diffuse su cor- ristiche salienti del paesaggio, dell’ambiente e dei suoli doni e piane. delle singole unità cartografi che. I terrazzi collocati in genere nella porzione interna dei È suddivisa in 4 livelli: i primi 3 (Distretto, Sovraunità di cordoni risultano isolati lungo il versante o strutturati, Paesaggio e Unità di Paesaggio) riguardano il paesaggio e laddove le cerchie risultano schiacciate l’una sull’altra, l’ambiente, il quarto è costituito dall’Unità Cartografi ca. in forma di gradinata, se di origine naturale; i terrazzi di I primi 3 livelli della legenda consentono di individuare origine antropica risultano ricavati da spianamenti di aree gli ambienti di formazione dei suoli attraverso gradi di a minor pendenza già presenti sui cordoni, o da veri e approfondimento successivi. Dai grandi ambiti territoria- propri terrazzi di contatto naturali che essendo spesso on- li (i Distretti), nei quali è suddivisibile l’area studiata, si dulati, vengono in questo modo resi disponibili per una passa alle Sovraunità di Paesaggio e alle Unità di Paesag- utilizzazione effi ciente, in particolar modo per quanto ri- gio, suddivisioni progressive nelle quali gli aspetti lito- guarda la distribuzione delle acque. Spesso queste super- logici, geomorfologici e di paesaggio entrano in gioco a fi ci risultano decisamente composite con materiali glaciali livelli di dettaglio sempre più approfonditi. sovraconsolidati nella fascia lungo l’orlo del terrazzo, con Il quarto livello, l’Unità Cartografi ca, è costituito dalla depositi colluviali alla radice dello stesso. Se la sezione siglatura alfanumerica delle Tipologiche di Suolo (UTS) è stata squadrata asportando materiale al piede, possono che compongono l’Unità Cartografi ca stessa connotate ricomparire materiali glaciali; nella porzione interna, se da tre lettere e da un numero che indica la fase di suolo. di forma piana, possono essere presenti materiali cerniti Per ciascuna UTS è riportata una sintetica descrizione deposti da acque più o meno trattive, oppure derivate da e la classifi cazione dei suoli secondo la Soil Taxonomy colmature a opera di colluvi distali, e spesso in questo (USDA). caso possono essere presenti consistenti problemi di dre- 48 3. I SUOLI

naggio. Tra i suoli rappresentativi di queste superfi ci ve ne drenaggio naturale che sono divenute il punto di raccol- sono di naturali ben differenziati, altri in cui l’antropizza- ta delle acque provenienti dai versanti circostanti. Ciò zione ha alterato gli orizzonti di media profondità con- ha generato bacini lacustri e torbiere che con il tempo sentendo di inserirli comunque tra quelli moderatamente si sono interrite o che sono state colmate o drenate ar- differenziati, e suoli poco o moderatamente differenziati tifi cialmente, anche se la coltivazione della torba ha in derivanti da ricoperture antropiche decimetriche o metri- qualche caso ricostruito alcuni di questi piccoli bacini. I che, molto variabili da punto a punto. depositi presenti sono estremamente vari: colluvi distali, Piane e valli fl uvioglaciali e oloceniche rappresentano argille e limi di decantazione, depositi torbosi, colmatu- l’insieme delle strutture allungate e ribassate di sepa- re antropiche. L’evoluzione dei suoli è poco signifi cativa razione tra i cordoni. Comprendono sia vere e proprie perché rallentata dalle condizioni di idromorfi a in gene- piane fl uvioglaciali correlabili con le sandur esterne al re estremamente pesanti. morenico, che vallecole in genere colmate da colluvi di- Nella parte più interna della conca dell’anfi teatro gar- stali e loro rielaborazioni a opera di piccole linee di fl us- desano compaiono depositi glaciali limoso-argillosi or- so. Le piane fl uvioglaciali sono caratterizzate da depositi ganizzati in deboli ondulazioni forse riferibili a cordoni grossolani cerniti ghiaioso-sabbiosi e da suoli che spesso costruiti con materiale glaciolacustre depositatosi nella seguono la micromorfologia connessa alla struttura brai- conca lacustre e rimossi e compattati da nuove avanzate ded dei corsi d’acqua che hanno depositato i materiali, della lingua glaciale. Si tratta di depositi sostanzialmen- con suoli sottili sulle barre quasi ovunque distrutti dalle te impermeabili e i suoli risultano moderatamente erosi lavorazioni e suoli poco più profondi, ben differenziati, sui dossi dal defl usso delle acque e dalle lavorazioni, solitamente rubefatti, in corrispondenza dei paleoalvei. mentre nelle deboli depressioni che raccolgono le acque Nelle vallecole invece dominano suoli interessati da fe- si sono depositati materiali argillosi spesso caratterizzati nomeni più o meno pesanti di idromorfi a connessa sia da epipedon ricchi in sostanza organica, laddove invece alle tessiture fi ni che al drenaggio esterno diffi coltoso, le acque trovavano una via d’uscita i depositi divengono anche se quasi sempre aiutato da canali drenanti posti sabbioso-limosi; in entrambi i casi è presente una consi- lungo il thalweg. Il grado di evoluzione è vario, ma do- stente idromorfi a. minano suoli moderatamente o ben differenziati. Durante il tardo Pleistocene superiore e l’Olocene le Laddove i cordoni morenici giungono ad addossarsi uno acque raccolte dal reticolo drenante, riunendosi, hanno all’altro o dove la fronte morenica risultava frastagliata e dato luogo ad aste torrentizie di dimensioni tali da con- articolata, spesso si sono sviluppate aree chiuse prive di sentire dapprima una forte attività erosiva, e successiva- 3. I SUOLI 49

mente deposizionale, che ha generato ristrette vallecole, da acque provenienti dall’interno dell’anfi teatro (vedi i ribassate tramite scarpate rispetto al paesaggio circostan- depositi simili descritti nell’ampia valle intermorenica te. Sulle superfi ci variamente rilevate rispetto alle piane a sud-ovest di Sona) o al contrario dai consistenti fl ussi delle vallecole compaiono suoli arrossati, ben differen- nord-sud provenienti grosso modo dal canale dell’Adige. ziati, non diversi da quelli presenti sui terrazzi più alti I suoli naturali sono ben differenziati, arrossati, anche se delle valli fl uviali, mentre nella piana alluvionale, si rin- in particolare a nord del Tione non mancano aree in cui vengono suoli fortemente condizionati dalla falda poco l’antropizzazione ne ha sconvolto l’orizzontazione. profonda, alcuni dei quali a epipedon nerastro, testimo- Forti fl ussi fl uvioglaciali provenienti grosso modo dalla ni di pesanti condizioni di idromorfi a, tali da rallentare zona del canale dell’Adige hanno formato gran parte la degradazione della sostanza organica. della pianura a sud di Bussolengo erodendo anche le co- Laddove il morenico è strutturato in edifi ci molto ripidi noidi appoggiate alle colline moreniche. Di questa am- e a forte dislivello si sono sviluppati profondi e stretti pia pianura è compreso in carta solamente un ristretto bacini erosivi a “V” sui cui fi anchi compare il materiale lembo in località Civel (Sona). Il substrato è costituito da morenico esposto dall’erosione o depositi di versante; i depositi ghiaioso-ciottolosi a matrice sabbiosa e i suoli suoli, vista la sensibile instabilità delle superfi ci, sono sono poco diversi da quelli delle parti leggermente più tipicamente sottili e non, o poco, evoluti. Nei depositi alte della pianura; rispetto a queste tuttavia la paleoidro- al piede al contrario i suoli risultano profondi e mode- grafi a braided è molto più diffusa e di facile lettura. ratamente evoluti, anche se caratterizzati da frequenti I terrazzi di origine fl uviale connessi all’azione erosiva ricoperture. di Mincio e Tione sono caratterizzati da suoli in buona parte analoghi rispetto a quelli presenti sulla pianura fl u- Pianura alluvionale pre-wurmiana e del Wurm antico e vioglaciale modale. medio La superfi cie modale dei terrazzi è spesso interessata da Le piccole superfi ci attribuite a questo distretto apparten- paleoalvei di grosse dimensioni anche se non molto ap- gono ad antichi apici di conoidi in continuità con l’alta profonditi ma, a differenza della superfi cie modale del- pianura. I depositi sono tipicamente ghiaioso-ciottolosi, la pianura, in questo caso si tratta di canali singoli, da ma la condizione di prolungata stabilità delle superfi ci curvilinei a rettilinei, e non di forme intrecciate. Media- ha portato allo sviluppo di suoli profondi e molto arros- mente al loro interno i depositi sono dati da una sottile sati, interessati da intensi fenomeni di argilluviazione e copertura limoso-argillosa che ricopre materiali ghiaio- completamente decarbonatati. so-sabbiosi e i suoli sono ben differenziati e arrossati; sulle barre anche in questo caso compaiono suoli sottili Pianura alluvionale risalente al pleni-tardiglaciale Wurm ghiaioso-sabbiosi antropizzati. Questo distretto comprende la parte modale delle conoi- Frequentemente in posizione interna nel terrazzo, cioè di fl uvioglaciali. Esse sono caratterizzate da una grande alla base della scarpata superiore, sono presenti tracce di uniformità nel substrato ghiaioso-sabbioso, con qualche paleoalvei di maggiori dimensioni, parzialmente interriti rara presenza di depositi sabbioso-limosi. Morfologica- in cui i depositi sabbioso-limosi sovrapposti alle ghiaie mente l’aspetto è quello di ampie conoidi depositate sabbiose del substrato hanno dato origine a suoli profondi, allo sbocco degli scaricatori, successivamente reincise ben differenziati, bruno-rossastri e leggermente idromorfi . dagli scaricatori più recenti. Nel tratto che scende da Ascrivibili a questa tipologia ma ben più spettacolari sono Bussolengo sino alla valle del Tione esse risultano sud- i due meravigliosi paleomeandri in destra Mincio di fronte divise in lembi appoggiati alla collina separate dalle in- a Valeggio, veri e propri meandri incastrati; vi si ritrova- cisioni degli scaricatori disposte radicalmente rispetto no, oltre a una copertura metrica di materiali medio-fi ni, alle cerchie moreniche e delimitate in senso nord-sud anche epipedon bruno-scuri ricchi in sostanza organica e dall’erosione delle correnti dell’Adige che hanno deli- una falda oscillante al di sotto del metro. mitato un’ampia piana fl uvioglaciale leggermente ribas- Nella piana alluvionale medio-recente del Mincio i de- sata rispetto al livello di queste conoidi. Tra il Tione e la positi sono costituiti da sabbie limoso-ghiaiose e/o ghiaie valle del Mincio le forme risultano molto più tranquille sabbioso-limose. I suoli presentano un’evoluzione pedo- e sostanzialmente non rielaborate, come dimostrano le genetica moderata, ma hanno complessivamente buone coperture spesso terminanti con epipedon relativamen- caratteristiche di profondità solo parzialmente limitata te fi ni poveri in ghiaia. Il substrato è ghiaioso-sabbioso da un drenaggio rallentato in profondità. Altra caratteri- cui possono sovrapporsi deboli coperture a dominante stica relativamente comune è la presenza di un orizzon- franca o franco-argillosa. Non è chiaro se le rare aree te superfi ciale bruno-scuro ricco in sostanza organica. a substrato sabbioso-limoso collocate tra Bussolengo e La sovraunità comprende anche un ampio paleoalveo Palazzago, probabili colmature di aree debolmente de- del Mincio a depositi limosi nel quale i suoli presentano presse a opera di fl ussi tardivi a minor energia, derivino consistenti problemi di idromorfi a. 50 3. I SUOLI

Carta dei suoli dell’area DOC Custoza (in Appendice la descrizione completa della legenda della Carta dei Suoli)

CARTA DEI SUOLI DELL’AREA DOC “CUSTOZA”

1.1

1.2

1.3

1.4

1.5

1.6

1.7

1.8

2.1

3.1

3.2

3.3

3.4

3.5

1 Anfi teatri morenici connessi all’apparato glaciale atesino. 2 Pianura alluvionale pre-wurmiana e del Wurm antico e medio. Porzione api- 1.1 Depositi costituiti da sedimenti glaciali sabbioso-limosi con ghiaie cale del conoide in corrispondenza dello sbocco vallivo. sovraconsolidati e subordinatamente depositi cerniti. 2.1 Aree dossiformi di forma convessa, allungate secondo la massima pendenza, 1.2 Superfi ci di raccordo fra i rilievi morenici e le piane fl uvioglaciali o fl uvio- scarsamente rilevate rispetto alla pianura. lacustri. 1.3 Terrazzi subpianeggianti rilevati sulle piane fl uvioglaciali interne di origine 3 Pianura alluvionale risalente al pleni-tardiglaciale Wurm. Porzione apicale antropica e naturale. del conoide in corrispondenza dello sbocco vallivo. 1.4 Valli e piane a morfologia subpianeggiante o lievemente ondulata, in cui 3.1 Piccole e medie conoidi fl uvioglaciali connesse all’attività degli scaricatori prevalgono depositi fl uvioglaciali e glaciolacustri e colmature colluviali più antichi dell’anfi teatro. oloceniche. 1.5 Aree in cui l’idromorfi a è dovuta alla falda subaffi orante, riscontrabili sia in 3.2 Ampie conoidi ghiaiose costituite da materiali fl uvioglaciali grossolani non corrispondenza di conche lacustri prive di drenaggio esterno naturale, sia in alterati, tra l’area morenica e il limite superiore della fascia delle risorgive. prossimità dei corsi d’acqua. 3.3 Superfi cie deposizionale originaria del terrazzo. 1.6 Piane retromoreniche ondulate e mal drenate a sedimenti fi ni limoso-argillo- si sovraconsolidati. 3.4 Porzione interna del terrazzo posta al piede della scarpata del terrazzo supe- riore, occupata in genere da paleoalvei. 1.7 Solchi vallivi che generalmente incidono le piane fl uvioglaciali interne. 1.8 Incisioni a “V” e grandi scarpate erosive con versanti estremamente pendenti 3.5 Piane alluvionali inondabili con dinamica prevalentemente deposizionale, prodotte da erosione torrentizia o fl uviale. costituite da sedimenti recenti o attuali (olocene recente). 4. LA SPERIMENTAZIONE

53

4. LA SPERIMENTAZIONE

4.1 MATERIALI E METODI misurati i parametri vegeto-produttivi quali numero dei germogli fertili, numero dei grappoli, produzione d’uva, Lo studio di zonazione della DOC Custoza, effettuato e quelli qualitativi delle uve quali zuccheri, pH, acidità nel triennio 2005-2007, ha interessato un totale di 30 titolabile. Durante le potature invernali si sono raccolti vigneti guida suddivisi equamente tra le varietà Cortese, i pesi del legno di potatura, parametro necessario alla Trebbiano toscano e Garganega. La scelta delle aree in stima dell’equilibrio vegeto-produttivo delle piante. cui selezionare i vigneti guida si è basata su una griglia Infi ne, per ogni vigneto, si è provveduto in vendemmia creata usando come parametri le Unità di Paesaggio e a raccogliere circa 100 kg di uva da avviare alla micro- quindi l’altitudine, le esposizioni e le inclinazioni dei vinifi cazione secondo un protocollo di lavorazione delle versanti. Nella scelta si è cercato di mantenere omoge- uve standardizzato e sui vini ottenuti si sono effettuate nee le caratteristiche di età, forma d’allevamento, inten- le analisi chimiche, rilevando alcol, pH, acidità totale, sità di piantagione e di modalità di gestione in modo che zuccheri riduttori, acidi malico e tartarico, estratto net- i dati raccolti derivassero da una base il più organica to, e quelle sensoriali attraverso l’utilizzo, da parte di un possibile. Quando non disponibili situazioni di analogia, panel addestrato di degustatori, di schede parametriche si è cercato di omogeneizzare il rapporto produzione- astrutturate. superfi cie fogliare esposta (SFE) sul valore di 1 m di SFE per kg di uva prodotta. Nel corso del triennio e durante Analisi sensoriale tutta la stagione vegetativa su ognuno dei vigneti selezio- Il personale di Veneto Agricoltura operante presso il la- nati si sono rilevate le fasi fenologiche di germogliamen- boratorio di analisi sensoriale dell’Istituto per la Qualità to, fi oritura, invaiatura e vendemmia; nel periodo della e le Tecnologie Agroalimentari di Thiene (VI) ha colla- maturazione si sono valutate le dinamiche evolutive dei borato nell’ambito del progetto di zonazione viticola parametri zuccheri, pH, acidità titolabile; alla vendem- dell’area DOC Custoza in merito all’organizzazione e mia, sul numero di piante utili per ottenere il quantita- svolgimento delle valutazioni sensoriali dei prodotti del- tivo d’uva necessario alla microvinifi cazione, sono stati le microvinifi cazioni. 54 4. LA SPERIMENTAZIONE

Presso il Consorzio è stato costituito un panel composto • Formazione del panel prevalentemente da tecnici, enologi, enotecnici, appas- ◻ Fisiologia della vista, del gusto e dell’olfatto sionati e anche dagli stessi produttori coinvolti nel pro- Mediante trattazioni teoriche, i giudici sono stati getto. messi al corrente di quanto sia importante cono- L’obiettivo principale del lavoro è stato quello di descri- scere la fi siologia e i meccanismi che regolano il vere le caratteristiche essenziali dei vini delle microvini- tempo di reazione dei nostri sensi, nel momento in fi cazioni, per poter relazionare tali parametri con le altre cui vengono a contatto con alimenti e bevande. variabili legate al territorio. Sono state fornite nozioni inerenti la vista, il gusto Per questo motivo si è scelta una valutazione descrittiva e l’olfatto, ovvero i sensi direttamente coinvolti di tipo quantitativo (profi lo sensoriale) anziché qualitati- nelle valutazioni sensoriali dei vini. vo, che potesse fornire informazioni misurabili e oggetti- ◻ Riconoscimento e individuazione delle soglie dei ve sulle caratteristiche sensoriali dei prodotti. gusti L’attività svolta ha considerato i seguenti punti e il conse- Per valutare le attitudini e le capacità sensoriali guente loro sviluppo: degli assaggiatori, sono stati condotti dei semplici

Unità di paesaggio Custoza Colline Valeggio Custoza esterno Custoza interno Peschiera Piana Colà-Caste Piana Valle Piana esterna Sommacampagna Sona Terrazzi Sandrà 4. LA SPERIMENTAZIONE 55

test di addestramento in cui si richiedeva di rico- Al contrario delle soluzioni gustative, proposte ai noscere i gusti fondamentali (salato, acido, dolce, giudici in un’unica seduta, gli standard olfattivi amaro) a partire da soluzioni acquose aventi una sono stati ripresi più volte in modo da consentire concentrazione nota delle varie sostanze di rife- una sempre maggiore familiarizzazione, consape- rimento in esse disciolte (cloruro di sodio, acido voli del fatto che la sensibilità dei giudici ai vari citrico, saccarosio, caffeina). In un secondo mo- stimoli sensoriali può essere migliorata e affi nata mento sono state fornite delle soluzioni acquose solo con l’allenamento. con disciolte le sostanze di riferimento a diverse ◻ Valutazione delle capacità discriminanti (prodotti concentrazioni ed è stato chiesto ai giudici di or- commerciali) dinarle secondo un andamento di concentrazione Prima di procedere alla valutazione dei campioni crescente; attraverso questa attività è stato possi- oggetto di studio del programma di zonazione, è bile determinare le soglie di percezione gustativa stata valutata la capacità discriminante dei giudi- delle persone coinvolte nelle valutazioni. ci mediante la valutazione di campioni reperiti ◻ Riconoscimento degli odori in commercio. Questo ha permesso ai giudici di I giudici sono stati coinvolti nella determinazione prendere dimestichezza con l’uso dei propri sen- e riconoscimento degli odori, attraverso l’impiego si, con i metodi e le procedure di analisi senso- di fl aconi contenenti soluzioni di acqua e vino, riale e con l’utilizzo delle scale di registrazione. standardizzate a una predefi nita diluizione, a cui Con i dati ricavati da questi primi test/prova sono sono stati aggiunti aromi sintetici o naturali ripro- state fatte delle elaborazioni allo scopo di verifi - ponenti gli odori/aromi più comunemente presen- care l’attitudine ai test sensoriali dei singoli giu- ti nel vino. dici, in particolare la loro ripetibilità, nel caso di Assieme a questi standard olfattivi, sono stati mes- campioni valutati in doppio, e il loro metodo di si a disposizione gli odori contenuti ne “le naiz du valutazione in rapporto al resto del panel. Di volta vin” che, oltre agli odori classici del vino, fornisce in volta i giudici sono stati informati in merito alle anche i difetti che i vini possono presentare. loro prestazioni all’interno del panel. 56 4. LA SPERIMENTAZIONE

◻ Individuazione dei descrittori e della scala di mi- fase di reperimento dei dati, raccogliendoli tutti in sura un unico fi le dei risultati e rendendoli disponibili Un certo periodo di tempo è stato dedicato alla alle successive elaborazioni. scelta dei descrittori più rappresentativi per cia- ◻ Valutazioni di prova con taratura scuna tipologia di vini; la selezione dei descrittori Prima di procedere alla valutazione dei campioni, è stata fatta in parallelo alla valutazione di pro- è stata adottata la metodologia di testare colletti- dotti commerciali in modo da testare “sul campo” vamente il primo campione in modo da trovare assieme ai giudici la loro effettiva validità per quel una linea comune d’azione consentendo a ognu- che riguarda la caratterizzazione dei prodotti. no di tararsi. Una volta defi niti i descrittori, è stata individuata • Valutazione dei vini la scala continua a 10 punti come la più idonea In ogni incontro venivano valutati circa 15 vini, inse- alla valutazione quantitativa; è stato spiegato ai rendo almeno un campione in doppio allo scopo di giudici che punteggi da 0 a 2 indicano l’assenza verifi care la ripetibilità dei giudici e l’attendibilità dei o comunque una debole intensità del descritto- dati raccolti. re, punteggi nella zona centrale stanno a indicare Anche durante la valutazione vera e propria dei cam- una intensità media relativa a descrittori di norma pioni, così come avveniva per l’addestramento, il pri- presenti in certi tipi di vini, mentre i punteggi della mo campione è stato valutato insieme per permettere parte alta della scala (da 7-8 e oltre) sottolineano la taratura del gruppo. valori di intensità determinanti per la discrimina- I vini testati sono stati resi anonimi utilizzando dei zione e la differenziazione tra i prodotti. Soltanto codici predefi niti che non fornivano nessuna infor- per i parametri relativi al colore dei rifl essi sono mazione sui campioni. state usate delle scale discontinue del tipo presen- • Elaborazione dei dati za/assenza. Una volta raccolti, i dati sono stati elaborati per veri- ◻ Redazione della scheda di valutazione fi care l’omogeneità di valutazione da parte del panel Disponendo dei descrittori e delle relative scale, e l’affi dabilità dei giudici, e quindi è stato fatto un è stato possibile creare delle schede ad hoc per confronto tra i campioni mettendone in relazione i ciascuna tipologia di prodotti. Le schede di valu- descrittori, in particolare quelli maggiormente carat- tazione sono state redatte utilizzando il software terizzanti e discriminanti. FIZZ-Forms, stampate e, una volte compilate, lette mediante un apposito scanner. Questo nuovo ap- 4.2 I RISULTATI DELLA ZONAZIONE parato tecnologico ha permesso di velocizzare la

Nel triennio 2005-2007, durante la fase di indagine agro- nomica dello studio di zonazione, a cominciare dall’in- vaiatura fi no alla maturazione, si sono misurati i valori di zuccheri, acidità e pH delle uve raccolte nei vigneti gui- da selezionati per le tre varietà oggetto d’indagine (Cor- tese, Trebbiano toscano e Garganega). Attraverso questi rilievi si è potuto descrivere la cinetica di maturazione delle uve ed evidenziare, quando presenti, le differenze. Al fi ne di rendere possibile il confronto tra i dati di più anni in modo più preciso e puntuale si è utilizzato il me- todo proposto da Failla (Failla et al., 2004) che permette l’individuazione di indici relativi alle principali grandez- ze che descrivono la maturazione tecnologica quali gli zuccheri (NZT), il pH (NPT), l’acidità titolabile (NAT), che possono essere utilizzati come variabili. Per l’elabo- razione statistica si è utilizzato, come fonte della variabi- lità dei parametri rilevati nel corso della sperimentazio- ne (indici vegeto-produttivi e qualitativi delle uve e dati chimici e sensoriali dei vini), un modello viticolo che comprende descrizioni sia di tipo pedo-paesaggistico (suoli, paesaggi, orografi a) che di tipo climatico (piovo- sità, energia radiante, evapotraspirazione media, ecc). 4. LA SPERIMENTAZIONE 57

CORTESE l’indice di Winkler il 16%. Il grafi co relativo alle medie Nell’esporre i risultati si riportano solo i fattori formanti dell’indice zuccheri per la tessitura (Figura 4.1b) evidenzia il modello viticolo che hanno manifestato signifi catività come i suoli con tessiture franco-sabbiose inducano mag- nel discriminare il comportamento della varietà in esa- giore precocità delle altre due tipologie di granulometria me negli ambienti oggetto di indagine. rilevate nel territorio studiato, e soprattutto che quelli a tessitura franca determinano una minore precocità. Curve di maturazione Per il parametro acidità titolabile (Figura 4.2a) si nota Utilizzando gli indici delle tre grandezze che descrivono una sostanziale uniformità tra i fattori per spiegare la va- la maturazione delle uve (NZT, NAT e NPT), si è effet- riabilità osservata. Le rappresentazioni grafi che in Figu- tuata l’analisi della varianza multivariata per valutare il ra 4.2b evidenziano come le tessiture franco-sabbiose modello viticolo proposto (Tabella 4.1). e franco-limo-argillose inducano, come è evidenziato anche per il parametro indice degli zuccheri, una mag- Tabella 4.1 – Risultato dell’analisi multivariata per gli indici maturativi giore precocità; la stessa grandezza vista in sinergia con in cui gli asterischi indicano il grado di variabilità spiegata il parametro AWC (acqua disponibile nel terreno) (Figura Fattori signifi cativi del modello viticolo 4.2d), evidenzia la maggiore precocità che si manifesta Parametri Tessitura Winkler AWC Esposizione per i terreni franco-sabbiosi al crescere della disponibi- NZT *** n.s. n.s. n.s. NAT *** * * * lità idrica e come a livelli elevati di AWC siano i ter- NPT *** *** ** ** reni franco-limo-argillosi a indurre una maggiore pre- (Signifi catività: p<_0,001=***; 0,0010,05=n.s.) cocità rispetto a quelli franchi. Infi ne in Figura 4.2c le zone meno esposte alla radiazione solare portano, nei Dalla Figura 4.1a si nota come per l’indice zuccheri il tre anni, a una maggiore precocità dei versanti esposti a fattore tessitura spiega da solo il 56% della variabilità e ovest, sud e ai non esposti.

Figura 4.1 – a) Componenti attese della varianza del modello viticolo proposto nei confronti dell’indice zuccheri, b) tessitura e zuccheri

Indice zuccheri (NZT)

0,6 Errore Winkler 11% 16% AWC 10% 0,3

0,0 Indice zuccheri (NZT) Indice zuccheri -0,3 Esposizione Tessitura 7% 56% -0,6 F FS FLA Tessitura a) b) 58 4. LA SPERIMENTAZIONE

Figura 4.2 – a) Componenti attese della varianza del modello viticolo proposto nei confronti dell’indice acidità titolabile; medie triennali dell’in- dice acidità titolabile per le variabili tessitura (b), esposizione (c) e AWC (d)

0,50 Indice acidità titolabile (NAT)

Errore 0,25 5% Winkler Tessitura 21% 26% 0,0

-0,25 Indice acidità titolabile (NAT) -0,50

AWC Esposizione F FS FLA 24% 24% Tessitura a) b)

Tessitura 0,75 F FLA 1,0 FS 0,50

0,5 0,25

0,0

0,0 -0,25 Indice acidità titolabile (NAT) Indice acidità titolabile (NAT)

-0,50 -0,5

Est Nord non esposti Sud Ovest <115 115-135 >135 Esposizione c) AWC d)

Dati vendemmiali L’analisi statistica effettuata sui dati raccolti alla vendem- quanto i dati sono rappresentativi di una media triennale mia non ha rilevato differenze statisticamente signifi ca- derivata a partire da indagini di campo e di laboratorio su tive tra i parametri misurati, tuttavia le tendenze rilevate numeri di piante e quantitativi d’uva consistenti. La Figu- dai dati raccolti in questa fase rispecchiano in maniera ra 4.3 evidenzia la variabilità del parametro zuccheri al fedele il comportamento reale dei vigneti monitorati in variare della tessitura (Figura 4.3a) e AWC (Figura 4.3b).

Figura 4.3 – Variabilità del parametro zuccheri rispettivamente per classi di tessitura (a) e di AWC (b)

16,4 16,6

16,2 16,4

16,0 16,2 15,8 16,0 15,6 15,8 15,4

Zuccheri (°Babo) Zuccheri 15,6

Zuccheri (°Babo) Zuccheri 15,2 15,4 15,0

14,8 15,2

14,6 15,0 F FS FLA <115 115-135 >135 Tessitura AWC a) b) 4. LA SPERIMENTAZIONE 59

Microvinifi cazioni I dati raccolti dalle degustazioni sono anch’essi stati stu- L’elaborazione statistica dei dati chimici dei vini non ha diati attraverso l’analisi multivariata utilizzando come evidenziato delle differenze signifi cative. Si riporta nella fonte di variabilità le grandezze formanti il modello vi- Figura 4.4 il valore medio triennale del parametro alcol ticolo utilizzato; in Tabella 4.2 si riportano le grandezze distinto per le tipologie di tessitura. del modello che hanno indotto differenze statisticamente signifi cative sull’espressione dei sentori gusto-olfattivi. Figura 4.4 – Medie triennali del parametro alcol distinto per le classi di tessitura Tabella 4.2 – Risultato dell’analisi multivariata per i descrittori senso- riali in cui gli asterischi indicano il grado di variabilità spiegata 11,4 Fattori signifi cativi del modello viticolo 11,2 Descrittori Tessitura Winkler AWC Esposizione gusto-olfattivi 11,0 Fiori d'arancio n.s. n.s n.s ** 10,8 Fiori di acacia n.s. n.s n.s ** 10,6 Ananas * * n.s *

Alcol (% vol.) 10,4 Banana *** n.s n.s n.s. Mela n.s. * * n.s. 10,2 Limone n.s. n.s * n.s. 10,0 Frutta secca * n.s n.s n.s. 9,8 Erbe aromatiche ** n.s. n.s. n.s. F FS FLA Acidità ** * * ** Tessitura Amaro n.s. * n.s. * (Signifi catività: p<_0,001=***; 0,0010,05=n.s.) 60 4. LA SPERIMENTAZIONE

In Figura 4.5 si evidenzia l’infl uenza che il modello propo- lare si nota come il fattore tessitura manifesta una forte sto ha nel determinare differenze signifi cative nell’espres- infl uenza nel determinare differenze per i sentori banana sione di sentori come il fi ori d’acacia (Figura 4.5a), la e acidità, mentre sia l’acidità sia il sentore fl oreale sono banana (Figura 4.5c) e l’acidità (Figura 4.5e); in partico- maggiormente determinati dal fattore esposizione.

Figura 4.5 – Componenti attese della varianza del modello viticolo proposto nei confronti di alcuni descrittori sensoriali dei vini le cui differenze sono risultate statisticamente signifi cative all’analisi della varianza multivariata

0,80

Fiori di acacia

0,60 Errore Winkler 8% Esposizione 22% 40% 0,40

0,20 Fiori di acacia Fiori

0

Tessitura 15% AWC -0,20 15% Est non esposti Sud Nord Ovest a) Esposizione b)

Banana 0,20 Esposizione Errore Winkler 4% 8% 1% AWC 1% 0,10

0 Banana

-0,10

-0,20

Tessitura c) -0,30 86% F FLA FS Tessitura d)

Acidità 0,20 Errore Esposizione Winkler 5% 24% 20%

0 Acidità

-0,20

AWC Tessitura 23% 28% -0,40 e) Est non esposti Sud Nord Ovest Esposizione f) 4. LA SPERIMENTAZIONE 61

Le Unità Vocazionali I grafi ci relativi alle curve di maturazione (Figura 4.6) Attraverso le informazioni raccolte dai risultati statistici evidenziano come CO1 rimanga precoce per tutto il pe- dello studio dell’interazione tra le variabili del modello riodo di maturazione sia per il parametro zuccheri che viticolo proposto e il comportamento della varietà Corte- per gli acidi organici (per precocità relativa all’acidità si se, si è ipotizzato di suddividere il territorio in due Unità intende quando questo valore è inferiore ad altre aree o Vocazionali all’interno delle quali il comportamento va- Unità Vocazionali). CO2 si presenta come unità tardiva, rietale è differente. Per questo vitigno le componenti del per quanto riguarda il livello zuccherino, durante tutta la modello più infl uenti (tessitura, indice di Winkler, AWC fase di maturazione accentuando questa peculiarità in ed esposizione) sono state utilizzate per formare le UV. prossimità della raccolta (Figura 4.6a). La cinetica della degradazione acidica ricalca l’andamento di quella zuc- Curve di maturazione cherina con la differenza che in prossimità della raccolta Dall’analisi della varianza esposta in Tabella 4.3 si evi- le due unità diminuiscono la loro diversità di performan- denzia l’elevata signifi catività che le unità vocazionali proposte hanno nel determinare differenze tra i parame- ce (Figura 4.6b). tri che descrivono l’andamento della maturazione. Vendemmia Tabella 4.3 – Risultato dell’analisi univariata per gli indici maturativi Le UV individuate non permettono di evidenziare diffe- utilizzando come unica fonte di variabilità le UV individuate in cui gli renze statisticamente signifi cative per i parametri ana- asterischi indicano il grado di variabilità spiegata litici misurati alla vendemmia; si riportano ugualmente UV Parametri Signifi catività in Figura 4.7 i grafi ci delle medie triennali, comunque NZT *** molto rappresentative della realtà indagata per i motivi NAT *** NPT *** precedentemente citati, di due parametri principali quali (Signifi catività: p<_0,001=***; 0,0010,05=n.s.) zuccheri e acidità totale distinti per UV.

Figura 4.6 – Cinetiche di maturazione rispettivamente per i parametri zuccheri (a) e acidità titolabile (b) distinti per UV

UV 20 CO1 20,0 UV CO2 CO1 CO2

18 17,5

16 15,0

14 12,5

12

Zuccheri teorici (°Babo) 10,0 Acidità titolabile teorica (g/l)

10 7,5

8

-5 0 5 10 15 20 25 -50 5 10 15 20 25

a) Giorno di campionamento teorico Giorno di campionamento teorico b) 62 4. LA SPERIMENTAZIONE

Figura 4.7 – Dati medi triennali dei parametri zuccheri e acidità totale misurati alla vendemmia e raggruppati per UV

17 7,4

16,5 7,2

16 7 15,5 6,8 15 6,6 14,5 Acidità tot. (g/l) Zuccheri (°Babo) Zuccheri 6,4 14

13,5 6,2

13 6 CO1 CO2 CO1 CO2 UV UV

Microvinifi cazioni nana, e punte di pepe ed erbe aromatiche, mentre i vini L’analisi statistica effettuata sui dati chimici dei vini ha ottenuti nell’Unità Vocazionale CO2 hanno presentato evidenziato, tra le Unità Vocazionali individuate, diffe- maggiori sentori fl oreali e di limone in concomitanza renze statisticamente signifi cative per il parametro alcol. con una spiccata nota acida. Dalla Tabella 4.4 si evidenzia come i vini dell’unità CO1 presentano un grado alcolico più elevato di quelli otte- Figura 4.8 – Profi li sensoriali dei vini delle due UV per il Cortese

nuti negli ambienti della CO2. Fiori d’arancio (*)

Acidità (***) Fiori d’acacia (**) Tabella 4.4 – Risultato dell’analisi della varianza univariata per i para- metri chimici dei vini utilizzando le UV individuate come unica fonte di variabilità Erbe aromatiche (*) Parametri Ananas (*) Signifi catività CO1 CO2 alla vendemmia Grado alcolico (% vol.) * 11,27 b 10,46 a Ac. Totale (g/l) n.s. 6,8 6,7 pH n.s. 3,06 3,07 Banana (***) Pepe (*) (Signifi catività: p<0,001=***; 0,0010,05=n.s.)

Le degustazioni hanno permesso di costruire i profi li Limone (*) Mela (*) sensoriali dei vini delle due UV e quindi di metterli a CO1 confronto. In Figura 4.8 vengono riportati i descrittori e Pera (*) CO2 il loro grado di signifi catività. I vini dell’unità CO1 sono caratterizzati da note maggiori di fruttato, soprattutto ba- (SignifiSignifific catività:atiiviti àà: p<0,001=***;p<00 001*1=*****; 0,0010p>0,05=n.0 05=n s.)s) 4. LA SPERIMENTAZIONE 63

Tabella 4.5 – Caratteristiche espressive delle UV individuate UV Curve di maturazione Vendemmia Analisi chimiche e sensoriali dei vini CO1 Questa unità si comporta come precoce Le uve alla vendemmia presentano un I vini sono caratterizzati dall’avere un Tessiture FS e FLA dall’invaiatura alla vendemmia per tut- maggiore grado zuccherino e una mino- buon tenore alcolico. Il profi lo senso- Winkler tra 1900 ti i parametri misurati evidenziando un re acidità titolabile riale che ne scaturisce presenta parti- e 1945; buon tenore glucidico e contenuti livelli colari note fruttate, speziate e di erbe AWC tra 115 e 135 acidici aromatiche Esposizioni E e N CO2 Il Cortese in queste condizioni manifesta Le caratteristiche delle uve alla vendem- I vini risultano dotati di un contenuto Tessiture F caratteristiche generali tardive per i pa- mia fanno registrare una bassa dotazio- grado alcolico con un tenore acidico Winkler <1900 e rametri misurati. Si registra una medio- ne in zuccheri mentre il valore di acidità medio. L’analisi sensoriale evidenzia >1945 bassa dotazione glucidica a fronte di un totale si attesta su valori medi forti note fl oreali e di limone mentre AWC <115 e >135 tenore acidico medio-alto al gusto si avverte più marcatamente la Esposizioni S, O e nota acida non esposti

Figura 4.9 – Unità Vocazionali per il Cortese nella DOC Custoza

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G.

SOMMACAMPAGNA Unità Vocazionali CO1 CO2 Urbanizzato CUSTOZA

VALEGGIO S.M. 64 4. LA SPERIMENTAZIONE

TREBBIANO TOSCANO La Figura 4.10a evidenzia come l’altitudine agisca in Curve di maturazione maniera preponderante sulla variabilità del parametro Per il Trebbiano toscano si è proceduto con la stessa me- zuccheri in fase prevendemmiale (49%). Per questo pa- todologia statistica utilizzata per il Cortese, cioè sottopo- rametro anche la tessitura e la profondità dei suoli ma- nendo ad analisi statistica il modello viticolo completo in nifestano un’infl uenza sensibile (23%). La Figura 4.10b cui hanno evidenziato delle differenze statistiche signifi - indica come livelli altitudinali superiori ai 150 m s.l.m. cative le componenti altitudine, tessitura e profondità dei inducano una maggiore precocità rispetto alla classe suoli (Tabella 4.6). compresa tra 115 e 150 m s.l.m., che appare come me- dia, mentre quella relativa alle quote inferiori ai 115 m Tabella 4.6 – Risultato dell’analisi multivariata per gli indici maturativi s.l.m. evidenzia un ritardo di maturazione, individuando in cui gli asterischi indicano il grado di variabilità spiegata quindi un gradiente di precocità crescente rispetto all’au- Fattori signifi cativi del modello viticolo mento dell’altitudine. Per l’indice di acidità titolabile si Parametri Altitudine Tessitura Profondità sottolinea come sia maggiormente infl uenzato da alti- NZT *** * * tudine (57%) e tessitura dei suoli (27%) (Figura 4.10c); NAT *** *** ** nella Figura 4.10d viene evidenziato il maggior tenore NPT *** n.s. n.s. acidico, o se si vuole un ritardo di maturazione per que- (Signifi catività: p<_0,001=***; 0,0010,05=n.s.) sto valore, che si ottiene sui suoli franchi e franco-limosi rispetto a quelli franco-sabbiosi.

Figura 4.10 – Componenti attese della varianza del modello viticolo proposto nei confronti degli indici zuccheri e acidità in maturazione

Indice zuccheri (NZT) 0,50

Errore Profondità 5% Altitudine 0,25 23% 49%

0

Indice zuccheri (NZT) Indice zuccheri -0,25

-0,50 Tessitura 23% <115115-150 >150 a) Altitudine (m s.l.m.) b)

Indice acidità titolabile (NAT) 0,06

Profondità Errore 2% 14% 0,04

0,02

0

Tessitura Altitudine Indice acidità titolabile (NAT) -0,02 27% 57%

-0,04

FFLFS Tessitura c) d) 4. LA SPERIMENTAZIONE 65

Dati vendemmiali Dalla Tabella 4.7 si nota come gli zuccheri misurati alla La Figura 4.11a evidenzia il peso che le componenti del vendemmia risultino infl uenzati dal modello viticolo pro- modello semplifi cato, cioè quelle che all’analisi della posto per questa varietà. varianza hanno indotto differenze statisticamente signi- fi cative, hanno nel determinare variabilità nel caso del Tabella 4.7 – Risultato dell’analisi della varianza multivariata per i parametro zuccheri; in Figura 4.11b si sottolinea come parametri vendemmiali effettuata utilizzando come fonti di variabilità le grandezze formanti il modello viticolo all’aumentare dell’altitudine aumenta il contenuto in so- Fattori signifi cativi del modello viticolo lidi solubili; in Figura 4.11c si evidenzia come si sia ot- Parametri Altitudine Tessitura Profondità tenuto un maggior contenuto zuccherino soprattutto sui Zuccheri (°Babo) ** * n.s. suoli franco-sabbiosi seguiti da quelli a tessitura franca, pH n.s. n.s. n.s. mentre meno dotate in glucidi appaiono le uve ottenute Acidità tot. (g/l) n.s. n.s. n.s. da vigneti posti su terreni franco-limosi. Ac.malico (g/l) n.s. n.s. n.s. Ac.Tartarico (g/l) n.s. n.s. n.s. (Signifi catività: p<_0,001=***; 0,0010,05=n.s.)

Figura 4.11 – a) Componenti attese della varianza del modello viticolo proposto nei confronti del parametro zuccheri misurato alla vendemmia; b) altitudine e zuccheri, c) tessitura e zuccheri

18

17

16

16 Zuccheri (Babo) Zuccheri

Zuccheri (°Babo) 16 Profondità Errore Altitudine 5% 6% 56% 15 <120 120-150 >150 Altitudine (m s.l.m.) b)

17,0

Tessitura 33% 16,5 a) Zuccheri (Babo) Zuccheri

16,0

15,5 FFLFS Tessitura c) 66 4. LA SPERIMENTAZIONE

Microvinifi cazioni Tabella 4.8 – Risultato dell’analisi della varianza multivariata per i de- Le analisi statistiche effettuate sui dati emersi dalle analisi scrittori gusto-olfattivi effettuata utilizzando come fonti di variabilità le grandezze formanti il modello viticolo semplifi cato chimiche dei vini non hanno evidenziato differenze stati- Fattori signifi cativi del modello viticolo sticamente signifi cative, tuttavia utili indicazioni possono Descrittori Altitudine Tessitura Profondità essere evidenziate in Figura 4.12 in cui si riportano i valo- gusto-olfattivi ri medi triennali del parametro alcol al variare delle classi Fioria d’acacia n.s. ** * di altitudine, tessitura e profondità dei suoli. Fiori d’arancio *** * * Per quanto riguarda i vini, maggiori informazioni sono Pera * * ** state raccolte dall’elaborazione dei dati ottenuti dalle Mela n.s. n.s. n.s. Ananas ** n.s. n.s. analisi sensoriali nei tre anni di studio. Si nota dalla Ta- Melone n.s. n.s. n.s. bella 4.8 come il modello proposto evidenzi variabilità Banana n.s. n.s. n.s. per molti sentori importanti per la varietà in esame. Pompelmo *** n.s. n.s. Limone n.s. * n.s. Frutta secca n.s. n.s. n.s. Pepe * n.s. n.s. Erbaceo n.s. n.s. n.s. Erbe aromatiche n.s. n.s. n.s. Resinoso *** n.s. n.s. Acidità *** *** * Amaro ** n.s. n.s. (Signifi catività: p<_0,001=***; 0,0010,05=n.s.)

Figura 4.12 – Dati chimici medi triennali dei vini raggruppati per altitudine (a), tessitura (b) e profondità (c)

12,0 11,6

11,8 11,4

11,6 11,2 11,4 11,0 11,2 10,8 Alcol (%vol) Alcol (%vol) 11,0 10,6 10,8 10,4 10,6

10,4 10,2 <120 120-150 >150 FFSFL Altitudine (m s.l.m.) Tessitura

12,4

12,2

12,0

11,8

11,6

11,4

Alcol (%vol) 11,2

11,0

10,8

10,6

10,4 <70 70-100 >100 Profondità suolo (cm) 4. LA SPERIMENTAZIONE 67

In Figura 4.13 si evidenzia il peso che il modello sempli- il sentore è stato maggiormente avvertito (Figura 4.13b). fi cato ha nell’indurre differenze statisticamente signifi - Il descrittore gustativo acidità, oltre all’altitudine (49%), cative per due descrittori come fi ori d’arancio e acidità. è infl uenzato anche dalla tessitura per un valore pari al Si nota come per il sentore fl oreale considerato l’alti- 34% (Figura 4.13c); nello specifi co sono stati avvertiti tudine incida per il 38% (Figura 4.13a) e in particolare come maggiormente acidi i vini prodotti con uve matu- come i vini ottenuti da uve provenienti da vigneti posti rate su suoli franchi e franco-limosi (Figura 4.13d). ad altitudini inferiori ai 120 m s.l.m. siano quelli in cui

Figura 4.13 – a), c) Componenti attese della varianza del modello viticolo proposto nei confronti di due descrittori dei vini quali il fi ori d’arancio e l’acidità; b) e d) grafi ci descrittivi della modalità d’infl uenza del modello sui due descrittori

0,20

Fiori d’arancio

0,10 Errore Altitudine Profondità 9% 38% 25% 0 Fiori d’arancio Fiori

-0,10

-0,20 Tessitura 28% <120120-150 >150 a) Altitudine (m s.l.m.) b)

0,20 Acidità

Profondità Errore 0,15 13% 4% Altitudine 49% 0,10

0,05 Acidità

0

-0,05 Tessitura 34% -0,10

FFLFS c) Tessitura d) 68 4. LA SPERIMENTAZIONE

Le Unità Vocazionali precocità manifestati mediamente nei tre anni di studio. Dalle indicazioni raccolte attraverso i risultati si sono Inizialmente, per il parametro zuccheri, si evidenzia come ipotizzate per questa varietà 3 Unità Vocazionali utiliz- le tre unità manifestino delle differenze poco sensibili che zando come parametri di raggruppamento l’altitudine e vanno accentuandosi durante il periodo maturativo. Si la tessitura. nota come, sempre per questo parametro, l’unità TR1 sia la più precoce per tutto il periodo prevendemmiale, la TR2 Curve di maturazione rimane medio-precoce dall’inizio della maturazione fi no Le UV così individuate manifestano un’elevata infl uenza all’imminenza della raccolta, mentre la TR3 manifesta una nel determinare variabilità per i descrittori della matura- certa tardività per tutta la fase della maturazione, anche se zione (Tabella 4.9). in prossimità della raccolta mostra una ripresa d’accumulo glucidico testimoniata dall’aumento della velocità di salita Tabella 4.9 – Risultato dell’analisi univariata per gli indici maturativi della curva (Figura 4.14a). utilizzando come unica fonte di variabilità le UV individuate in cui gli Per quel che riguarda la degradazione degli acidi organi- asterischi indicano il grado di variabilità spiegata ci, si notano cinetiche differenti da quelle degli zuccheri UV che tuttavia danno risultati analoghi. La TR1 si presenta Parametri Signifi catività NZT *** all’invaiatura come l’unità più tardiva che, attraverso una NAT ** cinetica di degradazione repentina, raggiunge già al terzo NPT *** campionamento valori quasi prossimi alla TR2. Quest’ul- (Signifi catività: p<_0,001=***; 0,0010,05=n.s.) tima per il parametro acidità titolabile evidenzia un carat- tere di precocità per tutta la fase prevendemmiale, mentre Dalle rappresentazioni grafi che presenti in Figura 4.14 si l’UV TR3 dimostra anche in questa circostanza di indurre nota come le tre UV si distinguano per i diversi gradi di un ritardo di maturazione (Figura 4.14b).

Figura 4.14 – Cinetiche di maturazione rispettivamente per i parametri zuccheri (a) e acidità titolabile (b) distinti per UV

19 22 21 UV 18 TR1 20 TR2 19 TR3 17 18 16 17 16 15 15 14 14 13

13 12 11 Zuccheri teorici (°Babo) 12

Acidità titolabile teorica (g/l) 10 UV 9 11 TR1 TR2 8 TR3 10 7 6 9 5

-5 0 5 10 15 20 25 -50 5 10 15 20 25

a) Giorno di campionamento teorico Giorno di campionamento teorico b) 4. LA SPERIMENTAZIONE 69

Vendemmia I dati misurati alla vendemmia sono stati sottoposti ad Vocazionale. Si nota come alla vendemmia le unità TR1 analisi della varianza univariata utilizzando le Unità e TR2 presentino un maggiore grado zuccherino rispet- Vocazionali individuate come unica fonte di variabilità to alla TR3 (Figura 4.15a), mentre per l’acidità totale le e non si sono riscontrate differenze statisticamente si- unità TR1 e TR3 manifestano una dotazione in acidi or- gnifi cative; in Figura 4.15 si riportano le medie triennali ganici più alta di quasi mezzo grammo litro rispetto alla dei parametri zuccheri e acidità totale distinte per Unità TR2 (Figura 4.15b).

Figura 4.15 – Medie triennali dei parametri zuccheri e acidità totale per le Unità Vocazionali individuate

17,2 7,10

17,0 7,00 16,8

16,6 6,90

16,4 6,80 16,2 Zuccheri (°Babo) Zuccheri Acidità tot. (g/l) 16,0 6,70

15,8 6,60 15,6

15,4 6,50 TR1 TR2 TR3 TR1 TR2 TR3 Unità Vocazionali Unità Vocazionali

Microvinifi cazioni delinearne le caratteristiche peculiari. In Tabella 4.11 si L’analisi statistica relativa ai dati chimici dei vini ha sot- riporta il risultato dell’analisi statistica che mostra i sen- tolineato come i vini delle diverse UV differiscano in tori per cui le Unità Vocazionali così formate determina- maniera statisticamente signifi cativa per il dato alcol e no differenze statisticamente signifi cative. nel particolare come l’unità TR1 sia quella maggiormen- te dotata; intermedia risulta la TR2, mentre sono meno Figura 4.11 – Risultato dell’analisi della varianza univariata tra i sen- alcolici i vini ottenuti nell’unità TR3. Per gli altri para- tori gusto-olfattivi e le UV proposte metri in Tabella 4.10 si nota come i vini non evidenzino Descrittori gusto-olfattivi UV Fiori d’acacia ** differenze particolari. Fiori d’arancio ** Pera n.s. Tabella 4.10 – Risultato dell’analisi della varianza univariata per i pa- Mela ** rametri chimici dei vini utilizzando come fonte di variabilità le UV Ananas * individuate Melone n.s. Parametri Signifi catività TR1 TR2 TR3 Banana n.s. alla vendemmia Pompelmo n.s. Alcol (%) * 11,8 11,4 10,6 Limone ** Acidità (g/l) n.s. 6,80 6,62 6,85 Frutta secca n.s. pH n.s. 3,12 3,12 3,08 Pepe n.s. (Signifi catività: p<0,001=***; 0,0010,05=n.s.) Erbaceo * Si evidenziano i valori maggiori per parametro Erbe aromatiche n.s. Resinoso n.s. I valori dei sentori utilizzati nell’analisi organolettica dei Acidità *** vini, sottoposti ad analisi statistica, hanno permesso di Amaro * individuare differenze signifi cative tra le unità, oltre a (Signifi catività: p<_0,001=***; 0,0010,05=n.s.) 70 4. LA SPERIMENTAZIONE

La Figura 4.16 evidenzia come i vini dell’unità TR1 sia- Figura 4.16 – Analisi univariata e grafi co dei profi li sensoriali dei vini no signifi cativamente differenti dagli altri per aver fatto distinti per UV avvertire maggiormente note spiccate di mela e ananas, Fiori di acacia (**) oltre a risultare i meno fl oreali e i meno acidi. Le vini- Amaro (*) Fiori d’arancio (**) fi cazioni ottenute in TR3 si distinguono all’olfatto per i Acidità (***) sentori fl oreali e al gusto per la spiccata acidità e una Pera nota amara, mentre i prodotti ottenuti in TR2 si carat- Resinoso terizzano per l’avere sentori di agrumato e di erbaceo Mela (**) superiori agli altri prodotti all’interno di un profi lo gusto- olfattivo equilibrato. Erbe aromatiche Ananas (*)

Erbaceo (*) Melone

Pepe Banana TR1 Frutta secca Pompelmo Limone (**) TR2 TR3

(SignifiSignificatività: catività: p<0,001=***; p<0 001=***; 0,0010p>0,05=n. 05=n s.)s)

Tabella 4.12 – Caratteristiche espressive delle UV individuate UV Curve di maturazione Vendemmia Analisi chimiche e sensoriali dei vini Questa unità induce per la dinamica Alla vendemmia le uve di questa unità I vini di questa unità hanno un mag- degli zuccheri una costante precocità hanno evidenziato un accumulo zuc- gior tenore alcolico e acidità totale dall’invaiatura alla vendemmia. La ci- cherino uguale alla TR2 e maggiore simile alle altre unità. Il profi lo senso- TR1 netica di degradazione acidica appare della TR3, mentre acidità e pH riman- riale dei vini risulta equilibrato e ca- Altitudine >150 m s.l.m. tardiva nel primissimo periodo, media gono simili alle altre due unità ratterizzato da note maggiori di mela fi no al penultimo campionamento e e ananas; al gusto risultano meno precoce in prossimità della raccolta acidi La dinamica d’accumulo zuccherino Le uve di questa unità alla vendemmia I vini manifestano un contenuto in evidenzia un carattere di media preco- presentano un valore di solidi solubi- alcol medio-alto e un tenore acidico cità con una rapidità d’accumulo che li uguale alla TR1; inferiore alle altre inferiore alle altre unità; sono caratte- va diminuendo con l’avvicinarsi del- unità è risultata l’acidità totale rizzati dall’avere un profi lo sensoriale TR2 la completa maturazione. Per quanto con note maggiormente avvertite di Altitudine <150 m s.l.m. riguarda la cinetica di degradazione limone ed erbaceo in concomitanza Tessitura FS degli acidi organici, si osserva un ca- con una media acidità rattere precoce con contenuti acidici inferiori alle altre unità fi no quasi alla vendemmia dove i valori coincidono con quelli della TR1 Questa unità evidenzia un costante La dotazione in zuccheri risulta infe- I vini presentano un grado alcolico e ritardo di maturazione per gli zucche- riore rispetto alle altre unità; come già un livello acidico rispettivamente in- TR3 ri, a eccezione della primissima fase evidenziato per le altre unità, le quan- feriore e superiore alle altre due unità. Altitudine <150 m s.l.m. post-invaiatura con valori inferiori alle tità di acidi organici risultano simili I vini evidenziano un profi lo gusto-ol- Tessitura FL e F altre unità; per l’acidità titolabile si fattivo caratterizzato da spiccati sen- nota una generale tardività per tutta la tori fl oreali e da una acidità maggiore fase di maturazione alle altre unità identifi cate 4. LA SPERIMENTAZIONE 71

Figura 4.17 – Unità Vocazionali per il Trebbiano nella DOC Custoza

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G.

SOMMACAMPAGNA Unità Vocazionali TR1 TR2 TR3 Urbanizzato

CUSTOZA

VALEGGIO S.M. 72 4. LA SPERIMENTAZIONE

GARGANEGA l’AWC sono quelle che partecipano maggiormente alla Curve di maturazione variabilità degli zuccheri. In Figura 4.18b si sottolinea Per la varietà Garganega si sono identifi cate le componen- la misura dell’infl uenza dell’altitudine per questo para- ti del modello viticolo che infl uiscono in maniera statisti- metro per il quale si evince che le altitudini interme- camente signifi cativa sulla variabilità dei parametri misu- die, comprese tra 120 e 150 m s.l.m., permettono una rati in fase prevendemmiale. Dalla Tabella 4.13 si evince maggiore precocità, mentre alle quote inferiori ai 120 come una forte infl uenza venga espressa dall’altitudine e m s.l.m. si ottiene una maggiore rapidità d’accumulo ri- dalla piovosità per tutti e tre i parametri principali della spetto ai vigneti situati al di sopra dei 150 m s.l.m. che si maturazione. L’AWC determina maggiormente la variabili- dimostrano come i meno precoci. tà dei parametri zuccheri e acidità titolabile, l’inclinazione La Figura 4.18c evidenzia come ancora l’altitudine, la e la tessitura quella dei parametri acidità e pH, infi ne la pioggia e l’AWC abbiano il maggior peso nel determi- profondità infl uenza maggiormente l’acidità titolabile. nare variabilità anche per il parametro acidità titolabile; Dalla Figura 4.18 si nota come tra le variabili formanti in Figura 4.18d si sottolinea come alla diminuzione dei il modello che hanno manifestato infl uenza sul compor- valori di piovosità e AWC corrisponda una più rapida tamento varietale, vale a dire l’altitudine, la pioggia e respirazione degli acidi organici.

Tabella 4.13 – Risultato dell’analisi multivariata per gli indici maturativi in cui gli asterischi indicano il grado di variabilità spiegata Fattori signifi cativi del modello viticolo Parametri Altitudine Pioggia AWC Inclinazione Tessitura Profondità NZT *** *** ** n.s. n.s. n.s. NAT *** *** *** * *** ** NPT ** * n.s. *** *** n.s. (Signifi catività: p<_0,001=***; 0,0010,05=n.s.)

Figura 4.18 – Componenti attese della varianza del modello viticolo proposto per gli indici zuccheri (a) e acidità totale (c); b) l’infl uenza delle classi d’altitudine sull’indice di precocità degli zuccheri; d) infl uenza dei livelli di piovosità e acqua disponibile sull’indice acidità titolabile

0,30

Indice zuccheri (NZT) 0,20 Tessitura Profondità Errore Pioggia AWC 0% 4% 2% 31% 0,10 19%

0

-0,10 Indice zuccheri (NZT) Indice zuccheri Inclinazione 6% -0,20 Altitudine 38% -0,30

a) <115 115-150 >150 Altitudine (m s.l.m.) b)

Indice acidità titolabile (NAT) 0,50

Profondità Errore 6% 0,25 Tessitura 1% Pioggia 13% 25%

0

-0,25

Indice acidità titolabile (NAT) AWC <115 AWC -0,50 115-140 18% Altitudine >140 Inclinazione 31% 6% -0,75 <815 >815 Pioggia (mm/anno) c) d) 4. LA SPERIMENTAZIONE 73

Dati vendemmiali contenuto in solidi solubili. Appare importante eviden- L’elaborazione statistica dei dati raccolti alla vendemmia ziare come in generale una maturazione più equilibrata non ha evidenziato differenze statisticamente signifi cative per questa varietà sembri ottenersi in condizioni di alti- indotte dal modello viticolo proposto. Le tendenze rile- tudine intermedia, bassa piovosità e minori quantitativi vate risultano fedeli al comportamento reale della varietà di acqua disponibile, maggiori inclinazioni dei versanti e essendo evidenziate dalla media dei dati raccolti da un suoli meno profondi. numero elevato di piante per ogni vigneto-guida indaga- to. In Figura 4.19 si riportano i grafi ci relativi alle medie Microvinifi cazioni triennali dei parametri acidità totale e zuccheri che evi- L’elaborazione statistica dei dati chimici dei vini non ha denziano le tendenze di infl uenza che l’altitudine (Figura dato risultati statisticamente signifi cativi, tuttavia si ripor- 4.19a) e la pendenza dei suoli (Figura 4.19b) hanno nella tano dei grafi ci che aiutano a rendere evidenti le infl uen- variabilità dei parametri considerati. Nel dettaglio si nota ze del modello indagato su alcuni dei parametri chimici che ad altitudini inferiori ai 120 m s.l.m. si misurano va- dei vini nei tre anni di studio (Figura 4.20). Si noti come lori di acidità superiori ad altre quote altimetriche e che le tendenze rispecchino i dati medi di acidità e zuccheri al crescere dell’inclinazione dei versanti cresce anche il misurati in fase vendemmiale.

Figura 4.19 – Dati medi triennali raccolti alla vendemmia per i parametri acidità totale (a) e zuccheri (b) distinti rispettivamente per altitudine e inclinazione

7,60 17,6

7,40 17,4

7,20 17,2 17,0 7,00 16,8 6,80 16,6 6,60 16,4 Acidità tot. (g/l)

6,40 (°Babo) Zuccheri 16,2 6,20 16,0 6,00 15,8 5,80 15,6 <120 120-150 >150 <5 5-10 >10 Altitudine (m s.l.m.) Inclinazione (%)

Figura 4.20 – Dati medi triennali misurati sui vini dei parametri acidità totale (a) e alcol (b) distinti rispettivamente per altitudine e inclinazione

7,80 11,6

7,60 11,4

11,2 7,40 11,0 7,20 10,8 7,00 10,6 Alcol (%Vol)

Acidità tot. (g/l) 6,80 10,4

6,60 10,2

6,40 10,0 <120 120-150 >150 <5 5-10 >10 Altitudine (m s.l.m.) Inclinazione (%) 74 4. LA SPERIMENTAZIONE

Per meglio valutare e sottolineare l’infl uenza che il mo- anni di studio. Dalla Tabella 4.14 si nota come il modello dello viticolo utilizzato ha nel determinare le differenze utilizzato induca elevata variabilità per molti descrittori tra i vini vengono esposti i risultati delle elaborazioni stati- gusto-olfattivi utilizzati nelle schede di valutazione. stiche dei dati raccolti dalle degustazioni effettuate nei tre

Tabella 4.14 – Risultato dell’analisi multivariata per i descrittori sensoriali in cui gli asterischi indicano il grado di variabilità spiegata Descrittori gusto olfattivi Altitudine Pioggia AWC Inclinazione Profondità Fiori d’acacia *** * *** n.s. * Fiori d’arancio n.s. * n.s. * n.s. Mela * n.s. n.s. * n.s. Melone n.s. n.s. * n.s. n.s. Banana n.s. n.s. ** * n.s. Pompelmo ** * *** n.s. n.s. Limone *** n.s. *** n.s. n.s. Frutta secca n.s. * n.s. * n.s. Pepe n.s. n.s. n.s. n.s. * Erbaceo n.s. n.s. * n.s. n.s. Resinoso n.s. n.s. n.s. n.s. * Acidità * n.s. * n.s. n.s. Amaro n.s. ** n.s. * n.s. (Signifi catività: p<_0,001=***; 0,0010,05=n.s.) 4. LA SPERIMENTAZIONE 75

Prendendo ad esempio un descrittore olfattivo tra gli periore a 140 mm faccia avvertire maggiormente nei vini agrumati, quale il pompelmo, e un descrittore gustati- questa caratteristica (Figura 4.21b). vo come l’acidità, di seguito si descrive in che maniera Passando ad analizzare il descrittore gustativo acidità, il modello determina le differenze signifi cative rilevate. risulta evidente che l’altitudine concorre nello spiegar- Dalla Figura 4.19a emerge come all’interno della va- ne la variabilità per il 40% (Figura 4.21c), l’AWC per riabilità spiegata per il descrittore olfattivo pompelmo il 31% e la pioggia per il 18%. In particolare valori di l’AWC sia la grandezza che esercita la maggiore infl uen- AWC elevati determinano una maggiore acidità (Figura za (45%), seguita dall’altitudine (25%), poi dalla pioggia 4.21d), come si rileva anche ad altitudini inferiori ai 120 (16%) e infi ne dall’inclinazione (10%); in particolare si m s.l.m. (Figura 4.21e). sottolinea come un quantitativo di acqua disponibile su-

Figura 4.21 – Componenti attese della varianza del modello viticolo proposto nei confronti di due descrittori importanti per la tipicità e per la struttura della Garganega

0,40 Pompelmo

Errore Profondità Altitudine 0,30 4% 0% 25% 0,20

0,10 Pompelmo

0

AWC Inclinazione -0,10 45% Pioggia 10% 16% -0,20 <115 115-140 >140 a) AWC b)

0,40

0,20

Acidità 0 Acidità

Profondità Errore Altitudine 1% 8% -0,20 AWC 40% 31%

-0,40 <115 115-140 >140 AWC d)

Inclinazione 0,20 Pioggia 2% 18% c) 0,10 Acidità

0

-0,10

<120 120-150 >150 Altitudine (m s.l.m.) e) 76 4. LA SPERIMENTAZIONE

Le Unità Vocazionali fi no alla vendemmia, in cui raggiunge valori prossimi I risultati ottenuti dall’elaborazione statistica dei dati rac- alla GA3 che per questo parametro appare come me- colti hanno permesso di proporre tre Unità Vocazionali per dio-precoce. La GA3 in relazione alla dinamica degli la varietà Garganega negli ambienti della DOC Custoza. zuccheri presenta un atteggiamento speculare alla GA2 comportandosi come unità medio-precoce fi no a metà Curve di maturazione della maturazione, in cui manifesta un rallentamento co- Le UV riconosciute manifestano un’alta infl uenza sui stante della curva fi no alla vendemmia (Figura 4.22). principali parametri che descrivono la maturazione. Vendemmia Tabella 4.15 – Risultato dell’analisi univariata per gli indici maturativi Dalla Tabella 4.16 si nota come per il livello glucidico utilizzando come unica fonte di variabilità le UV individuate in cui gli raggiunto non ci siano differenze statisticamente signifi - asterischi indicano il grado di variabilità spiegata cative tra le unità, mentre ne vengono rilevate per l’aci- UV dità titolabile, il pH e l’acido tartarico; nel dettaglio per Parametri Signifi catività questi parametri si evidenzia come la GA2 registri una NZT *** maggiore dotazione acidica, mentre per il pH è la GA1 a NAT *** NPT *** segnare il valore maggiore e statisticamente differente. (Signifi catività: p<_0,001=***; 0,0010,05=n.s.) Tabella 4.16 – Risultato dell’analisi univariata e del test di Duncan uti- lizzando come unica fonte di variabilità le UV individuate in cui gli Per i parametri zuccheri e acidità titolabile e per tutto il asterischi indicano il grado di variabilità spiegata periodo che precede la vendemmia l’unità GA1 risulta Parametri Signifi catività GA1 GA2 GA3 più precoce di entrambe le altre UV. Per quanto riguar- Zuccheri (°Babo) n.s. 17,0 16,2 16,4 da l’accumulo zuccherino, GA2 si dimostra come unità Acidità tot. (g/l) * 6,15 7,42 6,81 tardiva fi no alla metà del periodo di maturazione do- pH ** 3,22 3,08 3,13 podiché aumenta in modo repentino fi no a manifestare Ac.malico (g/l) n.s. 1,27 1,84 1,46 in prossimità della raccolta un comportamento medio- Ac.Tartarico (g/l) * 5,69 6,59 6,51 precoce. Per quanto concerne la respirazione degli acidi (Signifi catività: p<0,001=***; 0,0010,05=n.s.) organici, la GA2 manifesta un comportamento tardivo Si evidenziano i valori maggiori per parametro

Figura 4.22 – Cinetiche di maturazione rispettivamente per i parametri zuccheri (a) e acidità titolabile (b) distinti per UV

18 17,5 UV 17 GA1 GA2 GA3 16 15,0

15

14 12,5

13

10,0 12

Zuccheri teorici (°Babo) 11

Acidità titolabile teorica (g/l) 7,5 UV 10 GA1 GA2 GA3 9 5,0

8

0 7 14 21 28 0 7214 21 8

a) Giorno di campionamento teorico Giorno di campionamento teorico b) 4. LA SPERIMENTAZIONE 77

Microvinifi cazioni da GA3 evidenziano un profi lo gusto-olfattivo equili- Tra i parametri chimici dei vini si riscontrano differenze brato con spiccati sentori di fi ori d’arancio ed erbaceo statisticamente signifi cative (Tabella 4.17) per l’acidità (Figura 4.23). totale e il pH: è la GA1 ad avere il minor tenore acidico in corrispondenza al maggior valore di pH. Figura 4.23 – Risultato dell’analisi univariata e grafi co dei profi li sen- soriali dei vini distinti per UV Tabella 4.17 – Risultato dell’analisi univariata per alcuni parametri chimici dei vini utilizzando come unica fonte di variabilità le UV indi- Fiori di acacia (*) viduate in cui gli asterischi indicano il grado di variabilità spiegata Amaro (*) Fiori d’arancio (*) Parametri Signifi catività GA1 GA2 GA3 Acidità (***) Pera (*) Alcol n.s. 11,1 10,8 10,7 Acidità totale (g/l) * 6,76 a 7,59 b 7,36 b Limone (***) pH *** 3,05 b 2,95 a 2,99 ab Mela (*) Estratto (g/l) n.s. 20,4 21,3 20,8 (Signifi catività: p<0,001=***; 0,0010,05=n.s.) Si evidenziano i valori maggiori per parametro Ananas Pompelmo (***) L’analisi sensoriale, i cui dati raccolti sono stati elabo- rati statisticamente con analisi della varianza univariata Resinoso Banana eseguita utilizzando le UV come fonte di variabilità, ha evidenziato differenze statisticamente signifi cative per Erbe aromatiche (*) Melone (*) i descrittori fi ori d’acacia, pompelmo, limone e acidità GA1 per i quali i vini dell’unità GA2 hanno note più spiccate. Erbaceo (*) Frutta secca GA2 Pepe GA3 Pera, mela, melone, erbe aromatiche e amaro sono le note gusto-olfattive che caratterizzano i vini dell’unità GA1, mentre i prodotti ottenuti con le uve provenienti (Signifi catività: p<0,001=***; 0,0010,05=n.s.)

Tabella 4.18 – Caratteristiche espressive delle UV individuate UV Curve di maturazione Vendemmia Analisi chimiche e sensoriali dei vini Le cinetiche di maturazione eviden- Alla vendemmia i valori presentano I vini di questa unità manifestano gra- GA1 ziano una generale precocità sia per differenze contenute tra le unità per dazione alcolica lievemente superiore Altitudine tra 120 e 150 gli zuccheri che per l’acidità titolabile il parametro zuccheri mentre si regi- e pH maggiore alle altre unità, men- m s.l.m. facendo registrare valori zuccherini strano valori di pH superiori e valori tre inferiore risulta l’acidità totale. Il AWC <115 maggiori e dotazioni acidiche infe- acidici inferiori alle altre unità indivi- profi lo sensoriale espresso evidenzia Inclinazione >10% riori duate note spiccate di frutta fresca ed erbe Profondità <90 cm aromatiche, con una nota amara al gusto La dinamica d’accumulo degli zuc- L’acidità maggiore registrata in matu- Per i vini di questa unità si misurano cheri mostra un carattere tardivo razione si ritrova anche in vendem- tenori alcolici in linea tra le tre unità, GA2 dall’invaiatura fi no a circa 20 giorni mia; si evidenzia un defi cit di zucche- pH inferiori e acidità elevata. Il pro- Altitudine <120 m s.l.m. dalla vendemmia, momento in cui ri rispetto a GA1 fi lo sensoriale manifestato dai vini di AWC >140 diventa medio precoce; per l’acidità questa unità risulta ampio e caratteriz- Inclinazione <5% titolabile l’unità induce una certa tar- zato da note spiccate di fi ori d’acacia Profondità >90 cm dività fi no alla vendemmia con valori e dalle note d’agrumi, limone e pom- che raggiungono alla fi ne quelli misu- pelmo; al gusto viene avvertita forte- rati per la GA3 mente l’acidità Unità che si comporta come media A fronte di valori zuccherini prossimi I vini ottenuti dalle uve di questa unità GA3 all’inizio con un lento innalzamento alla GA2 si rilevano valori acididci e evidenziano un tenore alcolico me- Altitudine >150 m s.l.m. della cinetica d’accumulo zuccherino di pH intermedi tra le due precedenti dio-basso, pH medio e livello acidico AWC tra 115 e 140 e dati che all’ultimo campionamento unità medio-elevato. Il profi lo sensoriale di Inclinazione tra 5% e risultano inferiori alla unità GA2 questi vini appare decisamente equili- 10% brato con note spiccate di fi ori d’aran- Profondità >90 cm cio e di erbaceo 78 4. LA SPERIMENTAZIONE

Figura 4.28 – Unità Vocazionali per la Garganega nella DOC Custoza

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G.

SOMMACAMPAGNA Unità Vocazionali GA1 GA2 GA3 Urbanizzato

CUSTOZA

VALEGGIO S.M. 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

81

5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

Clima, morfologia della superfi cie e suolo sono i tre fat- Un ulteriore aspetto che sempre più sta assumendo signi- tori naturali che maggiormente caratterizzano un am- fi cato e rilevanza è la bellezza e l’unicità del paesaggio biente viticolo. Da un lontano passato ci giungono i pri- viticolo: un valore aggiunto della qualità organolettica mi richiami sul ruolo determinante occupato dal luogo dei vini, esclusivo e non riproducibile. Il consumatore di produzione nel generare la qualità complessiva e irri- sta sempre più identifi cando il prodotto con la zona di producibile di un vino. Con il passare dei secoli queste origine ed è quindi gioco forza puntare sull’esclusività prime considerazioni sono diventate convinzione suffra- delle nostre aree viticole, sulla loro storia e tradizione. gata via via da evidenze sempre più precise e documen- Anche per questo motivo l’ambiente va analizzato, tute- tate. Ambiente, quindi, in stretto legame con la tipicità lato e rispettato per un risultato fi nale che, nel caso del dei vini, con i loro caratteri organolettici, con il grado di vigneto, deve portare a una specializzazione colturale apprezzamento dimostrato dal consumatore. Calando- in cui i fattori naturali sono tenuti nella dovuta e giusta ci nel territorio vitato veneto, è immediato rapportarci a considerazione. una elevata molteplicità di situazioni ambientali, basata sulla diversa origine, evoluzione e stato attuale dei suo- 5.1 SCELTE ALL’IMPIANTO li, sui diversi climi locali in stretta dipendenza con la morfologia dei siti (vedi rilievi, esposizioni, pendenze, La preparazione del terreno giacitura, ecc.). Qualora si debba procedere a dei livellamenti o a del- Diventa allora immediato comprendere che le diverse le sistemazioni più consistenti, è importante evitare di situazioni impongono anche scelte tecniche appropriate sconvolgere la naturale successione degli orizzonti, per e in sintonia con gli elementi naturali ora ricordati. Sicu- non ridurre drasticamente la fertilità agronomica, chimi- ramente alcune linee guida sono comuni a tutti i sistemi ca e biologica del suolo. È quindi buona norma ope- di conduzione e devono fondamentalmente portare a un rare prima lo “scortico” e, una volta eseguiti i lavori di rispetto dell’ambiente e a una garanzia alimentare del sistemazione, ridistribuire uniformemente il suolo, per prodotto vino, ma la preparazione e la professionalità del evitare stentati avvii di vegetazione e lenti sviluppi, tali viticoltore devono guidarlo a scelte in grado di ottimiz- a volte da richiedere costosi interventi agronomici di so- zare e massimizzare la risposta del vigneto in relazione stegno e pesanti sacrifi ci produttivi e qualitativi. alla realtà ambientale in cui opera. Scelta del vitigno e Una volta sistemata la superfi cie in modo defi nitivo, de- del portinnesto, della densità di impianto, della forma vono essere evitate lavorazioni profonde, tipo il tradizio- nale scasso a 80-100 cm, che inevitabilmente riportereb- e dimensione della chioma e della lunghezza dei capi be in superfi cie terreno poco evoluto e poco fertile. È in- a frutto, sono alcune delle decisioni che non possono vece da preferire una ripuntatura a 100 cm di profondità, essere prese senza una precisa base tecnica e una sicura eseguita ogni 2-3 m e in modo ortogonale (in pratica, a conoscenza della risposta della vite a questi interventi. croce) seguita, nel caso vi sia da interrare della sostanza Va sottolineato però che in primis è l’ambiente a im- organica, da un’aratura superfi ciale (40 cm) o da una porre queste scelte e che oggigiorno esse devono essere zappettatura; altrimenti può esser suffi ciente, soprattutto addirittura diversifi cate all’interno della propria azienda, nei terreni di medio impasto, far seguire alla ripuntatura in relazione non solo agli obiettivi enologici, ma anche un’erpicatura. Ciò consentirà di conservare il più possi- e soprattutto in stretta sintonia con il variare del micro- bile l’autenticità del suolo con tutti i suoi vantaggi. clima, dei suoli, delle loro proprietà idriche, ecc. Ad esempio, scopo delle microzonazioni aziendali è un’ac- Il drenaggio curata conoscenza del proprio ed esclusivo ambiente La vite soffre in modo evidente dell’eccesso di umidità di produzione, così da gestire correttamente tutte le fasi nel suolo; gli interventi che permettono un rapido smal- e decisioni produttive. Fare ed essere viticoltore richie- timento dell’acqua in esubero consentono di ridurre o de quindi una preparazione completa che ricopra più impedire i fenomeni di erosione e contemporaneamente discipline, questo proprio per comprendere nella loro creano un ambiente ipogeo maggiormente adatto all’at- interezza tutti i rapporti che intercorrono tra il vigneto tività radicale. Per i terreni di collina diventa allora prio- e l’ambiente, con il duplice obiettivo di massimizzare ritaria la semina e/o la conservazione del cotico erboso l’aspetto qualitativo della produzione attraverso l’ottima- che impedisce il ruscellamento superfi ciale dell’acqua le utilizzo della risorse naturali. cui si accompagna il trasporto delle particelle terrose; si 82 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

evita, inoltre, l’eccesso di umidità dei punti di accumulo eventualmente presenti nel terreno destinato al vi- dell’acqua. A questo fi ne, i fi lari devono avere una giusta gneto (es. pH); lunghezza (max 80-100 m) e una giusta pendenza. • una scelta più oculata del portinnesto. Per i terreni di pianura sono indispensabili le sistemazio- ni idrauliche tradizionali (baulature e scoline), oppure i Densità d’impianto più moderni sistemi di drenaggio tubolare sotterraneo, Ogni realtà ambientale e aziendale va attentamente va- preceduti da un livellamento della superfi cie, che per- lutata. A ogni forma di allevamento corrisponde un limite mettono di ridurre le zone improduttive e di intervenire massimo di piante per ettaro oltre il quale non ci si deve con l’irrigazione di soccorso (subirrigazione). spingere; ogni obiettivo qualitativo ha un suo equilibrio tra forma di allevamento e numero di ceppi per ettaro La concimazione di fondo che non va scardinato; ogni area viticola ha delle condi- È una concimazione che si effettua prima della messa a zioni pedologiche e climatiche (pioggia) che impongono dimora delle barbatelle, ed è buona norma far precedere certi limiti; ogni varietà ha un suo portamento vegetativo un’analisi del terreno a tale operazione. L’analisi permet- che deve esser attentamente considerato. terà di ottenere: Non esiste quindi una regola fi ssa, se non quella di una • una descrizione dei differenti tipi di terreno riscontra- tendenza ormai assodata a un miglioramento qualitativo ti sull’appezzamento da destinare a vigneto; all’aumentare del numero di ceppi per ettaro, a patto • i risultati analitici dei parametri del terreno (granulo- però che la produzione per ettaro sia mantenuta costan- metria, proprietà fi siche e chimiche), misurati sui 2 profi li campionati (0-40 cm e 40-80 cm) e il confron- te e che la densità sia corretta. Così operando si avrà una to di detti parametri con quelli dei livelli desiderati; riduzione del carico produttivo per ceppo con un conse- • una valutazione della quantità di fosforo, potassio e guente miglior equilibrio all’interno della pianta. magnesio da apportare al terreno come concimazio- Si è già detto però che esiste un limite oltre il quale il ne di fondo, nel caso di un disequilibrio minerale; numero di viti per ettaro diventa esagerato e la vigoria • una valutazione della quantità di sostanza organica della pianta non più governabile. In linea generale per le (s.o.) da apportare prima dell’impianto in caso di condizioni medie della realtà ambientale del Veneto, le defi cit; densità ottimali in funzione della forma d’allevamento, • un piano di concimazione poliennale e la scelta di del parco macchine e dei vitigni utilizzati, sono sintetiz- ammendanti adatti per la correzione di anomalie zate in Tabella 5.1.

Tabella 5.1 – Densità ottimali in funzione della forma d’allevamento Distanza tra le fi le Distanza sulla fi la Forma di allevamento Densità n° viti/ha Trattore frutteto Trattore standard Varietà vigorose Varietà deboli Cordone speronato 2,30-2,70 2,90-3,00 1,00 0,80 3.333-5.434 Guyot 2,30-2,70 2,90-3,00 0,90 0,70 3.700-6.211 G.D.C 3,50-4,00 4,00-4,50 0,80 0,50 2.777-5.714 Pergola 3,70-3,90 3,90-4,10 1,00 0,70 2.439-3.861 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 83

Forme di allevamento In sintesi, ovviando a una lunga e complessa trattazione, si riportano nella tabella sottostante alcune essenziali infor- mazioni.

Tabella 5.2 – Forme d’allevamento Meccanizzazione Densità Vigoria Propensione Costo Ambiente Forma di allevamento Vendemmia Potatura d’impianto della pianta Produzione Qualità d’impianto Fertilità Dispon. idrica Cordone speronato sì parziale alta bassa bassa alta medio alto bassa medio-bassa Guyot sì no alta bassa bassa alta medio-alto bassa medio-bassa G.D.C sì sì media media alta media alto alta bassa Pergola no no medio-alta media alta media alto media media

Cordone speronato tà, e il discreto ombreggiamento dei grappoli che risulta Denominato anche “controspalliera”, è una forma di al- un aspetto importante per la maturazione in zone molto levamento in rapida diffusione sia perché garantisce una esposte. buona costanza qualitativa sia per la possibilità di una Tra i difetti c’è il rischio di eccessiva stimolazione della meccanizzazione elevata di molte operazioni colturali. nuova vegetazione, particolarmente per le combinazioni Alla raccolta l’uva si presenta uniformemente matura d’innesto vigorose e sui terreni più fertili, la possibilità di permettendo di ottenere vini di grande struttura e carat- esagerare con la carica di gemme in potatura, qualche tere, adatti a un lungo invecchiamento. Da non utiliz- rischio in più di marciumi del grappolo sui vitigni molto zarsi con varietà caratterizzate da scarsa fertilità delle sensibili quando la vegetazione risulta più affastellata, la gemme basali. necessità di disporre di personale preparato per la pota- Tra i pregi di questa forma di allevamento è opportuno tura invernale e per il diradamento primaverile dei ger- citare la semplicità della struttura portante che consente mogli pena l’irregolare distribuzione dei tralci (speroni) quindi costi di impianto relativamente bassi, la buona e dei grappoli lungo il cordone permanente, la non adat- fi ttezza di impianto con produzioni equilibrate sul sin- tabilità a varietà con scarsa fertilità basale dei germogli. golo ceppo, l’eliminazione totale delle legature, dopo l’entrata in produzione del vigneto, la maggior regolarità Guyot vegeto-produttiva che avviene grazie alla potatura corta È un sistema diffuso un po’ ovunque, pur con alcune con una distribuzione della produzione più uniforme, le differenze nella legatura, più o meno inclinata del tral- buone possibilità di meccanizzazione delle operazioni cio di potatura (Guyot semplice e bilaterale, capovolto di potatura e vendemmia, la buona esposizione fogliare semplice e doppio, modifi cato) e della sua lunghezza. al sole, e quindi la garanzia di una buona produttivi- Comunemente denominato anche “sistema a spalliera”,

Figura 5.1 – Rappresentazione schematica del Cordone speronato Figura 5.2 – Rappresentazione schematica del Guyot

180 190

80-90

80-90 84 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

si caratterizza sia per la semplicità della struttura che per corte degli ultimi germogli e comunque a un ricadere la facilità delle potature. della vegetazione. Tra i pregi indiscutibili di questa forma di allevamento Le pergole trentine hanno il tetto inclinato verso l’alto la possibilità di ottenere adeguate fi ttezze d’impianto, (20°-30° dalla normale al palo verticale) e possono es- l’ottima esposizione fogliare, la buona qualità della pro- sere a unica ala (Pergole semplici) o a due ali (Pergole duzione, l’ormai diffusa meccanizzazione delle potature doppie); la prima è diffusa prevalentemente in collina, la verdi e della vendemmia e il facile adattamento per tutte seconda in pianura. La Pergola trentina necessita di una le varietà. palifi cazione complessa e piuttosto onerosa. Oggi, vista Tra i difetti la necessità di rinnovare annualmente il tralcio la necessità di produrre “meno, ma meglio”, con la rare- di potatura con successiva legatura, i rischi d’eccessiva fazione della manodopera e con la tendenza all’aumento esposizione dei grappoli al sole con danni da scottature delle superfi ci medie aziendali, l’adozione delle pergole nelle estati più calde, la forte stimolazione dell’attività va limitandosi solo alle piccole aziende vitivinicole. vegetativa in particolare negli ambienti più freschi e con Tra i pregi la facilità della gestione in quanto la produ- combinazioni d’innesto vigorose con la conseguente ne- zione è seguita molto attentamente ed è fi nalizzata a cessità di potature verdi frequenti, la solo parziale mec- indirizzi di pregio come le uve da collocare in fruttaio canizzazione della potatura invernale, il basso rapporto per la vendemmia in due tempi, la buona qualità della legno vecchio/legno giovane e quindi meno organi di produzione per ettaro che risulta anche elevata garantita riserva importanti per gli zuccheri in particolare. dall’estesa fascia produttiva, il buon investimento di cep- pi per ettaro, l’ottima esposizione fogliare qualora le ope- Pergola razioni di potatura verde siano ben applicate, la discreta Molto diffusa nei vigneti veronesi e vicentini. L’impalca- resistenza alle malattie conseguenza del buon arieggia- tura tradizionale è sostituita nei recenti impianti da una mento dei grappoli e della chioma e della facilità di dife- nuova struttura portante, dove però l’assenza di un ulte- sa antiparassitaria, la maturazione regolare dei grappoli riore fi lo di sostegno esterno obbliga a cimature molto quando sono adottate potature relativamente corte, con un buon rapporto tra legno vecchio e legno giovane. Tra i difetti il costo di impianto piuttosto elevato, la ne- cessità di assistenza tecnica in fase di impianto e di for- mazione, la disponibilità di terreni abbastanza fertili e di combinazioni d’innesto suffi cientemente vigorose e la necessità di adottare strutture molto resistenti per garan- tire una buona tenuta del vigneto nei terreni in pendio.

Figura 5.3 – Rappresentazione schematica della Pergola

170 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 85

GDC resistenza alle malattie del grappolo, in conseguenza del Questo sistema di allevamento prevede la formazione minor compattamento dei grappoli e del buon arieggia- di due cortine vegetative pendenti, parallele all’asse del mento della chioma. A causa della struttura portante ab- fi lare e sostenute da bracci metallici orizzontali, appli- bastanza articolata, che necessita di assistenza tecnica cati sui pali. Lasciando in potatura invernale solo i tralci in fase di impianto e di formazione, i costi di impianto esterni posizionati sul cordone permanente, già in pri- sono piuttosto elevati e molto vicino alle più tradiziona- mavera si formano due cortine vegetative ben distinte, li Pergole. Si adatta bene in terreni abbastanza fertili e le quali vanno mantenute anche in estate con opportune con combinazioni d’innesto suffi cientemente vigorose, “pettinature” e successive cimature dei germogli. Portan- mentre in terreni in pendio è d’obbligo impostare i fi - do verso l’esterno la fascia vegeto-produttiva ed essendo lari a “rittochino” a garanzia della migliore tenuta del questa libera di ricadere, vengono notevolmente conte- vigneto. nuti i tempi di intervento per le varie operazioni, anche manuali, fi no a raggiungere limiti inferiori anche del Figura 5.4 – Rappresentazione schematica del GDC 60-70% rispetto ai sistemi tradizionali con la comple- ta meccanizzazione delle potature e della vendemmia. Questo sistema di allevamento ha trovato ampia appli- cazione soprattutto nei terreni in piano e per le aziende che dispongono di trattrici e di macchine operatrici lar- ghe. Oggi, soprattutto a causa della scarsa evoluzione tecnica che ha caratterizzato le macchine vendemmia- trici a scuotimento verticale tipiche del GDC rispetto a quelle a scuotimento orizzontale adatte alle spalliere, 170 questo sistema si sta consolidando soprattutto nelle aree pianeggianti delle province di Verona, Vicenza, Modena e Bologna, mentre nelle zone viticole collinari è molto netta la tendenza verso l’adozione di sistemi a spalliera in gran parte dei nuovi impianti. Grazie all’estesa fascia produttiva, al buon investimento di ceppi per ettaro e all’ottima esposizione fogliare, qualora le operazioni di potatura verde siano ben applicate il GDC permette di produrre un buon livello qualitativo anche con produzio- ni per ettaro piuttosto elevate. Si evidenzia una discreta 86 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

GARGANEGA

Origine Il De Crescenzi (1495) cita il vino pregiato del bolognese e padovano ricavato dalle sue uve. Successivamente, diversi ampelografi hanno delimitato l’area di coltivazione di questo vitigno alle province di Verona, Vicenza e ai colli Euganei.

Caratteristiche ampelografi che • apice del germoglio: cotonoso, verde-biancastro con sfumature rosa al margine; • foglia: medio-grande, quinquelobata, pentagonale leggermente allungata con seno peziolare a V o U a bordi sovrapposti; lembo bolloso; denti pronunciati a base larga, convessi da un lato e concavi dall’altro; • grappolo: grande, lungo, di forma cilindrico piramidale, alato (ala molto sviluppata) piuttosto spargolo; • acino: medio, sferoidale, leggermente schiacciato; buccia pruinosa, poco spessa, coriacea, giallo-dorata; polpa di sapore neutro, leggermente acidula.

Caratteristiche fenologiche e produttive Vitigno a germogliamento leggermente tardivo, mentre le altre fasi fenologiche sono medie. Con una discreta fertilità delle gemme e una buona vigoria, produce in maniera abbondante e costante; presenta peso medio del grappolo medio-elevato (200-400 g). Al fi ne di favorire una buona lignifi cazione dei tralci è preferibile, comun- que, non eccedere nella carica di gemme. Preferisce potature lunghe a causa della fertilità distale e forme a per- gola. Sensibile al disseccamento del rachide, ha una discreta tolleranza alle principali crittogame, a eccezione del marciume acido. Risulta abbastanza sensibile al freddo invernale.

Selezione clonale I numerosi cloni rappresentano abbastanza bene la variabilità delle popolazioni esistenti.

Cloni omologati

Peso del Sensibilità Clone Fertilità Produttività Zuccheri Attitudine Note grappolo alla botrite In miscela Leggermente aromatico, conferisce profumi Fedit 9 Csg E M-E E M-E profumi delicati e acidità e struttura, adatto sostenuta all’appassimento ISV-CV 69 M M M M Tenui sentori di frutta T Maturazione precoce Ottima base per Tenui sentori aromatici, ISV-CV 84 M-B B B E T miscele; adatto sapido all’appassimento Poco fruttato, leggermente Adatto ISV-CV 24 E M-B M E T amarognolo all’appassimento Adatto ISV-CV 11 M B M E T all’appassimento Fruttato, lievemente Adatto ISV-CV 18 M M M E T aromatico all’appassimento ISV-SN 29 Aroma fruttato e acidità Apporta acidità alle MM M M Angelini sostenuta miscele Leggermente profumato, R4 M-B M M E M-T di pronta beva Spiccato aroma fruttato, Ottima base per le VCR 105 M-B B B E ottima struttura miscele Delicato profumo fl oreale, VCR 13 M-E B M E di pronta beva Ottima base per le VCR 39 BE M E Fruttato, sapido e strutturato miscele e adatto all’appassimento VCR 7 M-E B M M-E Di pronta beva Legenda: M = medio-media; B = basso-bassa; E = elevato-elevata; S = sensibile; MS = mediamente sensibile; T = tollerante 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 87

TREBBIANO TOSCANO

Origine Varietà originaria probabilmente del bacino orientale del Mediterraneo. In Italia la prima citazione risale al 1200 a Siena, giunse poi in Francia ad Avignone nel XIV sec. con i Papi. Oltr’alpe prende il nome di Ugni blanc.

Caratteristiche ampelografi che • apice del germoglio: semi-espanso espanso, lanuginoso, di colore bianco, talvolta con orli leggermente car- minati; • foglia: grande o medio-grande, pentagonale, quinquelobata; seno peziolare a lira chiusa o a bordi sovrap- posti, seni laterali superiori profondi a lira chiusa o a bordi sovrapposti, quelli inferiori meno profondi a U; lembo: piano, talvolta leggermente piegato a gronda, con superfi cie bollosa e appena ondulata, lobi piani; pagina inferiore aracnoidea o lanuginosa; denti laterali molto pronunciati, convessi, a base larga; • grappolo: grande o medio-grande, lungo, cilindrico o conico, alato (1 o 2), talora con punta biforcata, semi- compatto o semi spargolo; • acino: medio, discoide o sferoide, con buccia più o meno pruinosa, di colore giallo verde o giallo dorato, polpa a sapore neutro.

Caratteristiche fenologiche e produttive • germogliamento tardivo, fi oritura media, invaiatura media, maturazione tardiva; • notevolmente vigoroso, peso medio del grappolo medio elevato (300-400g) con fertilità delle gemme di 1-2; si adatta a vari tipi di terreno pur prediligendo una media fertilità e ambienti con limitata siccità estiva e poco ventosi. Presenta produttività elevata e costante, preferisce una potatura lunga, ma si adatta anche alla speronatura ( 3-4 gemme); avendo germogliamento tardivo bene resiste alle gelate primaverili, ma risente dell’azione del vento. Risulta sensibile a peronospora e ai marciumi, è molto sensibile all’oidio.

Selezione clonale Cloni omologati

Peso del Sensibilità Clone Fertilità Produttività Zuccheri Attitudine Note grappolo alla botrite

Acidità moderata, discreta CAB 19 E M-E E M S struttura, di pronta beva CAB 20 E M-E E M Sentori fruttati e fl oreali, CSV-AP PS 2 M M M M lievemente amarognolo, di pronta beva Sentori caratteristici, Bene in ambienti CSV-AP PS 3 E M-E E M di pronta beva collinari Sentori caratteristici, sapidità, CSV-AP PS 7 M M-E M M di pronta beva Ottima base per CSV-AP PS 8 M-B M-B M E Sentori fl oreali miscele Buona acidità, profumo leggero Per miscele di CSV-AP TR 1 M-B M-B M M-E e delicato pronta beva Fresco, sapido, leggermente Buona base per CSV-AP TR 2 B M-B B E acidulo le miscele Indicato per vin santo e Fedit 28 ch M M M M-E Alcol e acidità elevata T distillati, adatto all’appassimento Fedit 29 ch M-B M-E M M-E Sapido e profumato R4 M-E E E M Discreta acidità, lieve fl oreale T S. Lucia 12 B E M M-E Alcolico e fruttato S. Lucia 30 E M M M 88 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

Peso del Sensibilità Clone Fertilità Produttività Zuccheri Attitudine Note grappolo alla botrite Ottimo in mi- T 34 ICA-PG B M-E M E Buona acidità, fruttato scela, conferisce struttura Poco alcolico, buona acidità, TN 8 B M-E M M lievemente amarognolo Ottimo in mi- Ottima acidità, VCR 8 BB B E T scela, conferisce fruttato persistente struttura Vigore elevato, diffi coltà nella ENTAV 12 gestione delle Valori dei parametri nella media della varietà; il 12 è leggermente più produttivo potature Attitudine a una ENTAV 6 leggera cascola INRA-Bx 1 INRA-Bx 490 Produttività INRA-Bx 497 superiore alla media INRA-Bx 514 Produttività da INRA-Bx 568 Caratteristiche molto simili tra loro e vicine alla media della popolazione clonale inferiore a media INRA-Bx 690 INRA-Bx 702 INRA-Bx 764 Produttività ENTAV 26 da media a superiore Legenda: M = medio-media; B = basso-bassa; E = elevato-elevata; S = sensibile; MS = mediamente sensibile; T = tollerante 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 89

TOCAI FRIULANO (localmente detto TREBBIANELLO)

Origine Vitigno coltivato nel Veneto e nel Friuli probabilmente, secondo Dalmasso, fi n dalla fi ne del ’700. Proprio questo studioso lo battezzò Tocai friulano nel 1933. Recenti studi dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura lo hanno identifi cato come Sauvignonasse, vecchio vitigno del Bordolese dove è praticamente scomparso. Nella zona della DOC Custoza questo vitigno è comunemente chiamato Trebbianello.

Caratteristiche ampelografi che • apice del germoglio: a ventaglio, vellutato, verde-dorato; • foglia: medio-grande, trilobata, con seno peziolare a lira chiusa e lobi leggermente sovrapposti; lembo pie- gato a coppa, con pagina inferiore glabra; dentatura abbastanza marcata, convessa a base larga; • grappolo: medio, tronco-piramidale, con una o due ali, mediamente compatto; • acino: medio, sferoidale; buccia poco consistente, pruinosa.

Caratteristiche fenologiche e produttive Germoglia tardi e per le altre fasi fenologiche risulta nella media. Ha un’elevata vigoria, produzione elevata e costante con peso medio del grappolo medio basso (90-200 g). La fertilità delle gemme è buona, ma non quel- la basale, per cui necessita di potature lunghe e forme di allevamento abbastanza espanse. È particolarmente sensibile al marciume del grappolo, botrite, mal dell’esca e disseccamento del rachide, meno a peronospora, oidio, acari e tignole.

Selezione clonale Il miglioramento genetico ha ricercato soprattutto cloni con una migliore fertilità delle gemme basali, un miglio- re equilibrio vegeto-produttivo, una più consistente acidità delle uve, una minore sensibilità alla botrite.

Cloni omologati

Peso del Sensibilità Clone Biotipo Fertilità Produttività Zuccheri Attitudine Note grappolo alla botrite

Fedit 19 CSG M M-E M M Sentori tipici varietali M-T

Quadro aromatico ISV-F 3 Verde MMME complesso, per S medio-lungo affi namento R5 EE EM Vini giovani M In miscela apporta ERSA FVG 200 M B M E Medio lungo affi namento M struttura e complessità Ottimo in miscela, ERSA FVG 201 B B B E Vini tipici e varietali M conferisce tipicità aromatica ISV F 6 E B M E Sentori tipici varietali M-T Ottimo per miscele ISV F 8 M M M E Aromi tipici e persistenti S per vini d’annata Giallo Vini fruttati di buona R14 EMME M-T struttura Ricchi profumi fl oreali e VCR 9 MMME T buona acidità Ottimo in miscela con VCR 100 B B B E Vini sapidi e freschi T VCR 33 Sentori tipici varietali, Ottimo in miscela con VCR 33 MBME ottima struttura per T VCR 100 medio-lungo affi namento Legenda: M = medio-media; B = basso-bassa; E = elevato-elevata; S = sensibile; MS = mediamente sensibile; T = tollerante 90 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

CORTESE

Origine L’origine di questo vitigno non è certa, si ritiene derivi dalle province di Alessandria, Novara e del tortonese ed è conosciuto in Piemonte sin dal XVIII secolo anche con i termini dialettali Corteis, Courteisa e Courteis.

Caratteristiche ampelografi che • apice del germoglio: medio, lanuginoso, di colore verde biancastro; • foglia: media, pentagonale con cinque-sette lobi, spesso asimmetrica; seno peziolare a lira, chiuso con bordi sovrapposti; pagina superiore liscia, glabra, verde cupo, con nervature di colore verde chiaro, pagina inferio- re aracnoidea; denti pronunciati, a base larga con un lato concavo e uno convesso; • grappolo: medio grande, conico piramidale, alato, spargolo; peduncolo visibile, semi-legnoso fi no alla pri- ma biforcazione; • acino: medio-grande, ellissoidale, buccia non molto pruinosa, sottile di colore giallo dorato carico se espo- sto al sole.

Caratteristiche fenologiche e produttive Tutte le fasi fenologiche si collocano in media epoca: germogliamento nella seconda decade di aprile, fi oritura tra la prima e la seconda di giugno, invaiatura nella seconda decade di agosto e vendemmia entro fi ne settem- bre. È un vitigno dall’elevata vigoria, con un rapido accrescimento dei germogli e una vegetazione rigogliosa. Anche la produttività risulta elevata, le gemme basali e le femminelle sono fertili. Si adatta bene alle diverse forme d’allevamento e intensità di potatura a seconda dell’indirizzo enologico che ci si prefi gge. Non manifesta disaffi nità d’innesto, considerando l’elevato vigore si tende a non utilizzare portinnesti che favoriscano questa caratteristica. Per quanto riguarda la sensibilità verso le fi siopatie, il Cortese risulta poco tollerante nei confronti dell’oidio.

Selezione clonale Cloni omologati

Peso del Clone Fertilità Produttività Zuccheri Attitudine Note grappolo

AL-CO-17 M-E M-E E E Profumi tipici varietali

AL-CO-2 M-E E E M

CS-V 18 EM M M

R2 ME M M Bene per la spumantizzazione R3 MM M E Quadro aromatico complesso Migliora gli uvaggi Legenda: M = medio-media; B = basso-bassa; E = elevato-elevata; S = sensibile; MS = mediamente sensibile; T = tollerante 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 91

MALVASIA BIANCA LUNGA (MALVASIA DEL CHIANTI)

Origine Come tutte le Malvasie si può ritenere che questa varietà coltivata nel Chianti da diversi secoli sia giunta in Ita- lia dal Mediterraneo orientale durante il Medioevo. In passato coltivato nei vigneti misti per la produzione del Chianti secondo la ricetta del Barone Ricasoli, recentemente si è diffusa in altre regioni tra le quali il Veneto con un’importanza che si sta riducendo.

Caratteristiche ampelografi che • apice del germoglio: semi-espanso o espanso, vellutato, biancastro; • foglia: medio-grande, pentagonale, quinquelobata (a volte eptalobata), con seno peziolare a lira chiusa e bordi sovrapposti; lembo leggermente a gronda e ondulato, bolloso; lobi molto marcati, anch’essi piegati a gronda; pagina superiore glabra, mediamente brillante, quella inferiore fortemente lanuginosa con nervature rosate alla base; • grappolo: grande, allungato-piramidale, in genere con due ali, compatto, con lungo peduncolo; • acino: medio o piccolo, sferoidale; buccia pruinosa di colore verdognolo paglierino dorato, abbastanza re- sistente; polpa succosa dal sapore neutro o gradevole e caratteristico.

Caratteristiche fenologiche e produttive Germoglia in epoca medio-tardiva e per le altre fasi fenologiche risulta medio. Ha un’elevata vigoria, produzione elevata e costante con peso medio del grappolo medio-elevato (200-450 g). La fertilità delle gemme è di 1 o 2. I terreni più idonei sono quelli collinari, non troppo freschi, forme d’allevamento espanse con potatura lunga e ricca. È particolarmente sensibile alla peronospora, dimostra un’elevata sensibilità all’oidio, botrite e marciume acido. Presenta una buona resistenza ai freddi invernali, particolarmente sensibile agli squilibri nutrizionali.

Selezione clonale Cloni omologati

Peso del Clone Fertilità Produttività Zuccheri Attitudine Note grappolo

Cenaia 2 ME M E

Fedit 26 Ch M-E M-E E M Tipico varietale Adatto all’appassimento Fedit 27 Ch M-E M-E E M

Mbd-F7-A2-11 E M M E In climi particolarmente caldi R2 M M-E M M Ottima struttura e acidità tende a ossidarsi Uba-Ra Mv 9 B M M E Vini freschi e di corpo Adatto all’appassimento Acidità sostenuta e molto Anticipa leggermente la VCR 10 BB B E resistente all’ossidazione maturazione Legenda: M = medio-media; B = basso-bassa; E = elevato-elevata; S = sensibile; MS = mediamente sensibile; T = tollerante 92 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

CHARDONNAY

Origine È originario della Borgogna (Francia). Non si sa con esattezza quando sia giunto in Italia, in quanto fi no al 1978 (data di iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà) veniva confuso con il Pinot bianco, dal quale peraltro veniva distinto dai viticoltori con il nome di Pinot giallo. Recenti analisi molecolari hanno accertato che si tratta di un incrocio di Pinot n. per Gouais.

Caratteristiche ampelografi che • portamento: eretto; • apice del germoglio: giallo bronzato, poco tomentoso; • foglia: media, orbicolare quasi intera, leggermente bollosa, poco tomentosa; seno peziolare a V poco aperto con nervatura che limita il bordo; • grappolo: medio (100-170 g), piramidale, con un accenno di ala, abbastanza compatto; • acino: medio, giallo dorato, con buccia tenera e polpa succosa.

Caratteristiche fenologiche e produttive Il germogliamento è precoce, come pure il momento della maturazione. È un vitigno di grande adattabilità ambientale, di buona vigoria e di produttività regolare e abbondante (ottima fertilità delle gemme). È sensibile alle gelate primaverili, alla fl avescenza dorata, a botrite, marciume acido e oidio; mediamente sensibile alla peronospora.

Selezione clonale Esistono numerosi cloni omologati sia italiani che francesi e qualcuno tedesco. È importante distinguere quelli più adatti a produrre vini tranquilli, più o meno aromatici e più o meno adatti alla barrique, da quelli da utiliz- zare come base spumante. I più interessanti sono qui di seguito riportati.

Cloni omologati Peso del Sensibilità Clone Fertilità Produttività Zuccheri Attitudine enologica Note grappolo alla Botrite Vino con buona acidità e profi lo aromatico medio, sia SMA 130 M-E M-E E M S Clone ubiquitario per base spumante che per vini fermi Ottima struttura e buoquet In miscela conferisce SMA 108 EBM E T ricco adatto a vini tranquilli fi nezza Sentori varietali, buona struttura, In miscela conferisce STWA 95-350 E M-B M E M per vini da affi namento complessità aromatica Elevata struttura, intensi In miscela conferisce STWA 95-355 E M-B M E sentori varietali, per vini fermi M complessità aromatica d’affi namento Ottima struttura e acidità, Bene in miscela sia per R8 BMM E fruttato, per medio-lungo T vini fermi che per basi affi namento spumante Aroma fi ne e delicato, Bene sia per vini fermi VCR 10 BB B E T ottima acidità e struttura che per basi spumante Adatto all’affi namento Fine e elegante, di struttura, VCR 11 M-B B B E T in legno, ottimo in acidità sostenuta, per vini fermi miscela con R8 Sentori fruttati, di buona Ottimo in miscela con VCR 6 M M M M-E acidità per vini fermi e basi M-T Vcr 10 spumante Adatto a un breve 76 MBM E M-T invecchiamento o vini d’annata Adatto a un breve 95 M M M-E invecchiamento o vini d’annata 96 M B M-E E Adatto a basi spumante Legenda: M = medio-media; B = basso-bassa; E = elevato-elevata; S = sensibile; MS = mediamente sensibile; T = tollerante 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 93

PINOT BIANCO

Origine Per molto tempo confuso con lo Chardonnay assieme al quale veniva propagato e distribuito con l’aggettivo di verde. Frutto di una mutazione chimerica del Pinot nero o del Pinot grigio, per la sua precocità è coltivato da tempo in Germania e in Francia.

Caratteristiche ampelografi che • apice del germoglio: espanso, lanuginoso, verde biancastro; • foglia: medio-piccola, pentagonale, tondeggiante, quasi intera a volte anche trilobata, con seno peziolare aperto a U; lembo leggermente a gronda con i lobi quasi mancanti piegati a gronda con bordi rivolti verso il basso; pagina superiore aracnoidea; • grappolo: piccolo, cilindrico, spesso con ala molto sviluppata, compatto; • acino: piccolo, sferoidale; buccia scarsamente pruinosa, sottile, tenera di colore giallo dorato, punteggiata; polpa dal sapore semplice, molto dolce e poco acido.

Caratteristiche fenologiche e produttive Germoglia in epoca medio-precoce, risultano medie l’epoca di fi oritura e di invaiatura mentre precoce è la maturazione. Ha una media vigoria, produzione buona e regolare con peso medio del grappolo basso (50-180 g). La fertilità delle gemme è di 1 o 2. I terreni più idonei sono quelli collinari, non molto fertili e non siccitosi, la forma d’allevamento è di media espansione con potatura corta. È sensibile alla peronospora, all’oidio, alla botrite e al marciume acido, molto sensibile all’escoriosi e si dimostra tollerante al mal dell’esca. Presenta una scarsa resistenza ai freddi invernali, media alle gelate primaverili ed è molto sensibile alla clorosi ferrica.

Selezione clonale Si sono selezionate piante per la resistenza alla botrite e alla clorosi ferrica.

Cloni omologati

Peso del Sensibilità Clone Fertilità Produttività Zuccheri Attitudine Note grappolo alla botrite Sentori fruttati e freschi, Apporta acidità nelle Lb 16 E M-E E M sostenuta l’acidità, adatto a S miscele e risulta poco sen- vini tranquilli e basi spumante sibile alla clorosi ferrica Sentori fruttati e freschi, Alle miscele dona Lb 18 M M M M-E S delicato, per vini tranquilli equilibrio e fi nezza Delicato, intensamente In miscela conferisce strut- profumato, persistente e fi ne VCR 5 M-B B B E M-T tura e profumi; poco sensi- per vini tranquilli; sopporta bile alla clorosi ferrica l’affi namento in barrique Conferisce struttura e Fruttato, intensamente acidità alle miscele ed è VCR 7 M E MM profumato con buona acidità; T poco sensibile alla clorosi adatto alle basi spumante ferrica Alle miscele dona note Aroma tipico varietale, addatto fruttate e buon corpo e VCR 1 M-E M-B M M sia a vini tranquilli che alle M-T risulta poco sensibile alla basi spumante clorosi ferrica Inra CV 161 M M M M Sentori tipici varietali Inra Cv 159 M-B M M-B M 209 D M M-B M M-E Più vigoroso del 212 D M M-B M M-E precedente Legenda: M = medio-media; B = basso-bassa; E = elevato-elevata; S = sensibile; MS = mediamente sensibile; T = tollerante 94 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

RIESLING ITALICO

Origine Non sono disponibili notizie riguardo l’origine e la sua introduzione nelle zone di attuale coltivazione (Veneto, Oltrepò pavese, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), ma probabilmente è giunto in Italia alla fi ne del 1800 dal Centro Europa. Potrebbe essere originario della Champagne dove era coltivato in passato col nome di Meslier.

Caratteristiche ampelografi che • apice del germoglio: espanso, vellutato, verde biancastro con bordi giallo dorati; • foglia: media, orbicolare, trilobata o intera, con seno peziolare a V-U con i bordi che non sempre si avvici- nano; lembo leggermente ondulato; pagina superiore glabra verde chiaro, lucida, quella inferiore aracnoidea verde grigiastra; • grappolo: piccolo, tozzo, cilindrico, spesso con un’ala, compatto; • acino: medio-piccolo, sferoidale; buccia pruinosa sottile, consistente, di colore giallo-dorato, verdognolo, sapore semplice e dolce.

Caratteristiche fenologiche e produttive Per tutte le fasi fenologiche risulta medio. Ha una media vigoria, produzione media, a volte irregolare, con peso medio del grappolo basso (60-140 g). La fertilità delle gemme è di 1 o 2. I terreni più idonei sono quelli di media fertilità, freschi, non particolarmente argillosi o calcarei, posti in collina o in pedecollina; necessita di potatura medio-corta, con forme non espanse. A causa di un modesto controllo dell’acidità tartarica non vanno bene gli ambienti caldi. Risulta mediamente sensibile all’oidio e alla peronospora, in ambienti sfavorevoli appare mag- giormente sensibile ai marciumi acidi e alla botrite. Buona resistenza alle gelate primaverili e ai venti, media alla siccità, molto sensibile alla carenza di magnesio.

Selezione clonale I cloni selezionati sono di origine italiana.

Cloni omologati

Peso del Clone Fertilità Produttività Zuccheri Attitudine Note grappolo

Fedit 10 CSG M M-B M E Vini fi ni, aromi tipici varietali

Vini equilibrati, aromi tipici ISV 1 EM M M-E varietali Questi due cloni vanno bene Ri-12-V-18 M-E B M E Aromi tipici varietali, adatto in miscela tra loro esaltando le anche alla spumantizzazione Ri-12-V-23 M-E M M E caratteristiche aromatiche Legenda: M = medio-media; B = basso-bassa; E = elevato-elevata; S = sensibile; MS = mediamente sensibile; T = tollerante 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 95

MANZONI BIANCO (INCROCIO MANZONI 6.0.13)

Origine Costituito dal Prof. Manzoni agli inizi degli anni ’30 presso l’Istituto di Conegliano Veneto. Ottenuto dall’incro- cio tra il Riesling Renano e il Pinot bianco, si è inizialmente affermato nella provincia di Treviso e in Friuli per poi approdare con ottimi risultati negli anni ’60 in Trentino e in seguito nel resto della penisola dove, soprattutto nel mezzogiorno, è stato molto apprezzato per il controllo dell’acidità e per l’aroma.

Caratteristiche ampelografi che • apice del germoglio: semi-aperto, aracnoideo, leggermente carminato; • foglia: da media a medio-piccola, pentagonale, quinquelobata; seno peziolare a V chiuso, a volte con lobi sovrapposti; seni laterali superiori profondi, a U, chiusi con bordi sovrapposti, seni laterali inferiori chiusi; lembo spesso, bolloso, con profi lo a gronda; nervature rosso violacee alla base su entrambe le pagine; to- mento sublanuginoso, nella pagina inferiore; denti molto corti a lati convessi; • grappolo: piccolo, conico o cilindrico, spesso alato, mediamente compatto; • acino: medio-piccolo, sferico, di colore giallognolo, buccia mediamente pruinosa, spessa, piuttosto consi- stente, sapore leggermente aromatico.

Caratteristiche fenologiche e produttive Presenta germogliamento medio, fi oritura precoce, invaiatura medio-precoce, maturazione medio-precoce; me- diamente vigoroso, peso medio del grappolo basso (80-150 g) con fertilità delle gemme di 1-2. Vitigno dalle produzioni contenute, dalle notevoli capacità d’adattamento a climi e tipologie di suolo differenti, prediligendo comunque terreni collinari, non compatti e fertili. Presenta buona tolleranza alle avversità climatiche, è me- diamente sensibile alla peronospora, alla botrite e scarsamente al mal dell’esca e all’oidio; avendo una buccia consistente, risulta poco sensibile ai marciumi.

Caratteristiche sensoriali del vino Vinifi cato in purezza produce un ottimo vino; negli uvaggi apporta acidità e aromaticità. Il vino è giallo pa- glierino, scarico, con rifl essi verdognoli, profumo fi ne e delicato, caratteristico, leggermente aromatico. Sapore vellutato, gusto pieno, corposo, sapido e fresco di acidità, equilibrato.

Selezione clonale Sono stati omologati due cloni per questa varietà.

Cloni omologati Peso del Clone Fertilità Produttività Zuccheri Attitudine Note grappolo Vino fi nemente aromatico, sapido SMA-ISV 222 M B M E e fresco Cloni che rispondono molto bene Vino tipico nei profumi e dalla in miscela tra loro SMA-ISV 237 M M M E buona struttura

Legenda: M = medio-media; B = basso-bassa; E = elevato-elevata; S = sensibile; MS = mediamente sensibile; T = tollerante

96 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

La scelta del portinnesto deve anche essere messo in relazione con la fertilità del Nella moderna viticoltura il ruolo del portinnesto, oltre suolo che risulta determinante nell’espressione vegeto- a offrire una protezione contro la fi llossera e a consen- produttiva della pianta e con le altre variabili strutturali, tire l’adattamento della V. vinifera alle più diverse con- in particolare la forma di allevamento, e con il tipo di dizioni pedoclimatiche, è ormai assimilabile a quello di gestione agronomica che si intende attuare (gestione del altri mezzi agronomici in grado di modulare il compor- suolo, concimazione ecc.) per il raggiungimento degli tamento vegetativo e produttivo della pianta. Per questo obiettivi enologici prefi ssati. motivo la scelta del portinnesto gioca un ruolo estrema- Resistenza al calcare attivo: i diversi portinnesti oggi mente importante nel consentire il raggiungimento di utilizzati presentano una larga gamma di resistenza alle quell’equilibrio vegeto-produttivo così fondamentale nel condizioni clorosanti dei terreni. La scelta adeguata del determinare la qualità delle uve. portinnesto è sicuramente il modo più razionale per risol- Il portinnesto quindi concorre a determinare lo stato nu- vere questa diffusa carenza nutrizionale. Nella scelta del trizionale della vite e per questo motivo la maggior parte portinnesto, oltre a tenere conto della capacità di resi- delle classifi cazioni riguardano le loro caratteristiche di stere a elevate concentrazioni di calcaree attivo, bisogna adattamento alle condizioni dei differenti pedoclimi. considerare anche altre caratteristiche, in particolare la Resistenza alla siccità: questo parametro è sicuramente sensibilità nei riguardi dei ristagni idrici. Questi, special- se non il principale uno dei più importanti al momen- mente nel periodo primaverile, sono causa di fenomeni to della scelta del portinnesto, inoltre la viticoltura di di clorosi; ad esempio il 420A, pur presentando una buo- qualità nelle zone a clima mediterraneo si realizza in na resistenza al calcare (fi no al 20% di calcare attivo), è terreni che, per cause diverse, risultano essere carenti estremamente sensibile a fenomeni di asfi ssia legati al dal punto di vista idrico o per le scarse precipitazioni o ristagno idrico, comportando così fenomeni di clorosi per le caratteristiche dei suoli. La buona resistenza di un diffusa. portinnesto alla siccità è legata sia allo sviluppo del suo Effi cienza nell’assorbimento dei nutrienti: la conoscen- apparato radicale sia alla maggiore o minore capacità za della dotazione di elementi minerali da parte del ter- di assorbimento dell’acqua in ambienti siccitosi. D’altra reno risulta fondamentale nella scelta del portinnesto, in parte è di notevole importanza al riguardo anche la scel- quanto molti portinnesti risultano avere diffi coltà nell’as- ta di altri fattori come le distanze d’impianto e la forma sorbimento di taluni elementi. A questo si deve aggiunge- di allevamento o delle pratiche colturali adeguate: ge- re anche il fatto che alcune varietà risultano più sensibili stione del suolo, diradamento, gestione del verde, ecc. di altre a determinate carenze nutrizionali. Conseguenza Vigore indotto: come precedentemente accennato il por- di ciò è che innestando queste varietà su portinnesti poco tinnesto nella moderna viticoltura svolge un ruolo deter- effi cienti nell’assorbire un dato elemento lo scompenso minante nel regolare lo sviluppo della pianta, pertanto nutrizionale è sicuramente grave portando così a risultati è sempre buona regola quella di utilizzare portinnesti produttivi e qualitativi negativi. Quanto detto è partico- deboli con varietà vigorose e, viceversa, adottare portin- larmente frequente per due elementi molto importanti nesti vigorosi con varietà di scarso vigore. Quanto detto per la vite e quindi per la qualità delle produzioni: potas- sio e magnesio. Sensibilità alla stanchezza del terreno: sovente la ne- cessità di reimpianto immediato non permette di attuare tutte quelle pratiche agronomiche necessarie a favorire il riposo del terreno innescando in questo modo quei fe- nomeni che vanno sotto il nome di stanchezza del terre- no. La causa di ciò è legata all’accumulo all’interno del suolo di funghi, batteri, nematodi e tossine che causano un ridotto sviluppo del nuovo impianto e, con il tempo, moria di piante e in generale una ridotta durata del nuo- vo vigneto. Un adeguato periodo di riposo del terreno, mediante la coltivazione di piante erbacee come grami- nacee o meglio leguminose dopo l’espianto del vecchio vigneto è una pratica consigliabile, ma anche la scelta del portinnesto in questi casi risulta fondamentale. È op- portuno utilizzare portinnesti vigorosi come il 1103P, il 140Ru o il 110R, che offrono maggiori garanzie nel caso di reimpianto immediato, mentre al contrario il 420A è assolutamente sconsigliabile in questi casi. 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 97

Le caratteristiche di alcuni dei principali portinnesti attualmente reperibili in commercio sono riportate in modo rias- suntivo in Tabella 5.3.

Tabella 5.3 – Caratteristiche dei principali portinnesti Genitori Portinnesto Caratteristiche Kober 5BB Buona resistenza alla siccità, elevata vigoria, molto adattabile S.O.4 Discreta resistenza alla siccità, sensibile alla carenza di Mg, medio alta vigoria Berlandieri x 420A Molto equilibrato, di giusta vigoria, mal sopporta il ristoppio, discreta resistenza alla siccità Riparia Mediamente vigoroso, si adatta ai terreni asciutti, compatti e mediamente clorosanti, resistente 161-49 alla carenza di K 157-11 Mediamente vigoroso, discretamente equilibrato, teme l’acidità Riparia x 3309 Ridotta vigoria, ottimi risultati qualitativi, non tollera terreni diffi cili Rupestris 101-14 Ridotta vigoria, discreta resistenza alla siccità e ai terreni compatti, sensibile alla carenza di K Elevata vigoria, buona resistenza alla siccità, buona resistenza al calcare attivo, bene per terreni 140 Ruggeri magri e compatti Berlandieri x 110 Richter Media vigoria, si adatta ai terreni asciutti, siccitosi e poveri Rupestris Elevata vigoria, ottima resistenza alla siccità e alla compattezza del suolo, sensibile alla carenza 1103 Paulsen di K, medio-alta resistenza al calcare attivo (15-16%) Vinifera x 41B Ottima resistenza al calcare, buona resistenza alla siccità e alla compattezza, media vigoria Berlandieri Fercal Elevata resistenza al calcare attivo, vigoroso, sensibile alla carenza di Mg 161-49 X 3309 Gravesac Portinnesto adatto ai terreni acidi, debole, ottima qualità, poco produttivo

5.2 SCELTE DI GESTIONE Concimazione di restituzione DEL VIGNETO Un corretto piano d’applicazione di questa tecnica non può prescindere dal resto delle tecniche colturali adottate Gli obiettivi cui il viticoltore deve tendere sono: nel vigneto. In particolare, la tecnica dell’inerbimeneto - garantire un giusto raccolto minimizzando l’impatto (totale o solo interfi lare), abbastanza diffusa nella viticol- sull’ambiente circostante; tura veneta, attuata per limitare o contrastare soprattutto - ottenere un vigneto equilibrato nel quale la qualità gli eccessi di vigoria delle piante (pianura) e i fenomeni dell’uva sia al massimo livello ottenibile nel contesto d’erosione (collina), incide in misura signifi cativa sugli ambientale; apporti degli elementi nutritivi, specie di quelli azotati. - creare le condizioni per ridurre al minimo la pressio- Dal punto di vista pratico si possono prevedere, quindi, ne delle malattie e gli interventi di difesa. concimazioni di produzione su terreni inerbiti o ricchi di sostanza organica e su terreni lavorati, poveri di sostanza Nutrizione organica. Nel primo caso, i fertilizzanti chimici distribu- Lo scopo della concimazione annuale è quello di ripristi- iti possono essere considerati una forma complementare nare le asportazioni di macroelementi dovute alla produ- alle dotazioni nutritive naturali dei terreni, mentre nel zione di uva, tralci e foglie del vigneto. Inoltre la concima- secondo caso, i concimi minerali semplici o composti, zione annuale ha la funzione di prevenire fenomeni di de- quelli organici od organo-minerali diventano la forma di pauperazione eccessiva e impoverimento della dotazione concimazione principale. originaria del terreno e di evitare carenze nutrizionali. In sintesi, possiamo avere i casi riportati nella Tabella 5.4. Obiettivo specifi co della concimazione è quindi di con- servare o di stabilire un potenziale nutritivo del suolo Tabella 5.4 – Concimazione di produzione e sua funzione in alcuni capace di assicurare la massima produttività economica, tipi di terreno compatibilmente alle migliori caratteristiche qualitative Funzione della Livello sostanza dell’uva, nel rispetto della conservazione della fertilità Tipo di terreno concimazione di organica del suolo e con il minimo impatto ambientale. produzione secondaria o La variabilità delle condizioni dei singoli vigneti non inerbito buono complementare permette di defi nire dosi di concimazione generalizzate. secondaria o non inerbito buono Occorre invece determinare, vigneto per vigneto, i livel- complementare li di fertilizzazione che rispondano adeguatamente alle non inerbito insuffi ciente principale specifi che esigenze per assicurare il ripristino delle nor- mali dotazioni minerali del terreno coltivato consenten- do così di prevenire, o di risolvere in tempo, eventuali carenze minerali riscontrabili nel vigneto. 98 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

Se non è stata eseguita l’analisi del terreno per la concima- Metodi di lotta preventiva zione di fondo, è consigliabile fare un’analisi per la conci- Suoli argillosi mazione di produzione. Quest’analisi permetterà di: Si consiglia una serie di operazioni per migliorare le ca- - ottenere i valori di azoto, fosforo, potassio e magne- ratteristiche fi siche del terreno, come ad esempio quelle sio presenti nel profi lo del terreno (0-40 cm e 40-80 atte a: cm) e confrontare tali valori con quelli desiderati; - facilitare il drenaggio; - programmare la concimazione di produzione ed - evitare la compattazione del terreno e la suola di la- eventualmente integrare qualche carenza, special- vorazione; mente quella di natura organica; - mantenere un buon tasso di sostanza organica; - ottenere delle indicazioni che permettano di spiegare - praticare l’inerbimento. il comportamento produttivo delle viti riguardo il loro Suoli calcarei vigore, il loro rendimento e giustifi care la presenza di - evitare le lavorazioni profonde; carenze. - usare portinnesti resistenti al calcare (Fercal, 140 Ru, 41 B). Concimazione di emergenza Metodi di lotta curativi annuali Tra le carenze più frequenti si ricordano quella ferrica Il chelante EDDHA è quello che fornisce i migliori risul- (clorosi), quella potassica e quella magnesiaca. I fatto- tati, sia per i trattamenti fogliari che al terreno. ri che le provocano possono essere molteplici e alcuni Nei casi meno gravi, si consigliano trattamenti fogliari, da saranno specifi cati in dettaglio di seguito. Non bisogna 3 a 4 applicazioni, agli stadi della 12a, 15a e 17a foglia. dimenticare, tuttavia, che una pianta forzata (rese d’uva Nei casi più gravi, si consigliano trattamenti al terreno. I elevate) e, quindi, non in equilibrio, è maggiormente dosaggi vanno da 20 a 50 kg/ha di prodotti al 6% di Fe- soggetta a tali fi siopatie. chelante. La distribuzione va fatta durante l’inverno, per Delle carenze si riportano: i prodotti a granuli utilizzabili a secco, oppure dal ger- - i sintomi per il riconoscimento; mogliamento allo stadio delle sesta foglia, per i prodotti - i metodi di lotta. a microgranuli solubili.

Carenza di ferro o clorosi ferrica Carenza di potassio Riconoscimento Riconoscimento - si osserva un ingiallimento delle foglie che inizia In primavera dall’estremità del germoglio; - ingiallimenti (vitigni a uva bianca) o arrossamenti (vi- - le foglie ingialliscono fi no a diventare quasi bianche; tigni a uva nera) dei bordi del lembo fogliare; - le nervature delle foglie rimangono verdi; - inizio di necrosi in queste zone periferiche; - appaiono bruciature fra le nervature; - progressivo ingiallimento o arrossamento nelle zone - i sintomi massimi appaiono all’inizio della fi oritura. internervali;

Sintomi di grave clorosi ferrica Sintomi di grave carenza potassica 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 99

- arrotolamento verso l’alto della zona periferica del Metodi di lotta preventiva lembo, che nel frattempo è diventata completamente - somministrare una concimazione potassica e magne- necrotica; siaca equilibrata, basata sull’analisi del terreno e su - progressiva necrosi nelle zone internervali fi no al dis- quella fogliare o peziolare, i cui valori ottimali sono seccamento completo della foglia. stati defi niti precedentemente; In estate - nei suoli ricchi di potassio, evitare l’impiego di por- - comparsa sulle foglie di macchie gialle (vitigni a uva tinnesti capaci di aumentarne l’assorbimento. bianca) o rosse (vitigni a uva nera), simili a macchie d’olio; Metodi di lotta curativa - inizio di necrosi su dette macchie; - abbassare la concimazione potassica; - necrosi che si estendono anche nel tessuto interner- - per una risposta rapida, effettuare concimazioni fo- vale; gliari: 4 trattamenti, di cui 3 prima della fi oritura; - necrosi alla periferia del lembo con accartocciamen- - effettuare un’analisi del suolo per defi nire gli apporti to verso l’alto. correttivi da somministrare; - durante l’inverno, somministrare al terreno del sol- fato di magnesio, usando una dose di 1 t/ha circa; Metodi di lotta ripetere il trattamento l’anno successivo, in caso di - per carenze gravi, fare trattamenti al terreno con sol- bisogno. fato di potassio; usare dosi piuttosto elevate: 500-700 kg/ha di K O, per 2-3 anni; 2 La gestione del suolo - per carenze non gravi, fare trattamenti fogliari (2-3 applicazioni ogni 7-10 giorni) con nitrato potassico Lavorazioni all’1%. Nell’ambito delle varie tecniche di gestione delle infe- In caso di carenze molto gravi, i trattamenti fogliari pos- stanti in viticoltura, la lavorazione meccanica del suolo sono essere abbinati a quelli del terreno. costituisce ancora uno dei principali strumenti operativi. Gli scopi fondamentali delle lavorazioni meccaniche Carenza di magnesio sono essenzialmente: Riconoscimento - controllo delle infestanti durante il ciclo vegetativo La carenza magnesiaca si riconosce per: della vite (lasciando possibilmente che si sviluppi - una colorazione a forma di dita che appare fra le ner- una copertura vegetale durante il periodo invernale); vature della foglia; - interramento dei concimi e di eventuale sostanza or- - la colorazione è gialla nei vitigni a uva bianca e rossa ganica; nei vitigni a uva nera; - arieggiamento e decompattamento del suolo; - le foglie basali sono le più colpite; - predisposizione del terreno per un migliore utilizzo - i sintomi appaiono generalmente a inizio invaiatura. dell’acqua di precipitazione, ecc. Le modalità di esecuzione e il numero di interventi va- riano in relazione a diversi fattori, quali: - le caratteristiche fi sico-chimiche del terreno; - la giacitura (collina o pianura); - la quantità e distribuzione delle piogge; - la composizione della fl ora infestante. Aspetti positivi: - rendono possibile l’eliminazione della fl ora infestante; - consentono un migliore utilizzo dell’acqua di precipi- tazione; - favoriscono la decomposizione dei residui di potatura; - ostacolano la diffusione di parassiti animali e vegetali. Aspetti negativi: - ostacolano la transitabilità delle macchine per i trat- tamenti antiparassitari e la vendemmia; - favoriscono la compattazione del suolo; - favoriscono la formazione della suola di lavorazione; - provocano danni alla vite; Sintomi di carenza magnesiaca - espongono i vigneti in pendio al pericolo di erosioni. 100 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

La fl ora del vigneto tanea o più frequentemente erba seminata, nel vigneto Premessa indispensabile per qualsiasi modalità d’inter- e di controllarne lo sviluppo mediante più sfalci annui vento al suolo, quale ad esempio il diserbo, è la cono- con apposite macchine. Si può parlare di inerbimento scenza della fl ora infestante del vigneto. totale quando è realizzato su tutta la superfi cie, ma più In base alla durata del ciclo biologico le infestanti si di- frequentemente viene inerbito solo lo spazio interfi lare, stinguono in: lasciando all’intervento meccanico o ai prodotti erbicidi - annuali, malerbe che si riproducono solo per seme il controllo delle infestanti sulla fi la. e il cui ciclo biologico (dalla germinazione alla dis- Nella Tabella 5.5 si riportano i fattori favorevoli e sfavo- seminazione) si compie in 7-9 mesi all’interno di un revoli a tale pratica agronomica. anno solare se nascono a fi ne inverno-inizio prima- L’epoca di semina sarà a fi ne estate o a fi ne inverno- vera, o a cavallo di due anni solari se nascono in au- inizio primavera con semina a spaglio (o a macchina) tunno; su terreno opportunamente preparato; si dovrà poi avere - biennali, malerbe che si riproducono solo per seme cura di sfalciare la vegetazione erbacea ogniqualvolta ma il cui ciclo biologico si sviluppa per oltre 12 mesi raggiunge 25-30 cm di altezza. La scelta della specie, o a cavallo di due anni solari; dei miscugli, per l’inerbimento dovrà essere in funzione - perenni o vivaci, malerbe che si riproducono per semi di numerosi fattori quali: velocità di insediamento e ac- e per gemme e che possono vivere per più anni di se- crescimento, epoca della ripresa vegetativa, resistenza guito, superando il momento sfavorevole dell’annata alla siccità, alle basse temperature e alle malattie, com- oltre che con i semi con gemme, più o meno inter- petitività (carattere molto importante se si vuole negare rate, portate da strutture di riproduzione vegetativa o favorire l’ingresso di fl ora di sostituzione), fabbisogni come rizomi, bulbi, tuberi, ecc. idrico-nutrizionali, attitudine alla bassa manutenzione Questa distinzione è fondamentale per il controllo delle (tagli poco frequenti), resistenza al calpestio. infestanti, in particolare quando si fa ricorso agli erbicidi. La classifi cazione delle specie utilizzate per l’inerbimen- to potrà riguardare l’epoca e la durata della vita delle Inerbimento specie (annuali invernali o estive che nascono e muoiono La pratica dell’inerbimento si riferisce alla coltivazione nel corso di una annata, o perenni che vivono per tre o a scopo non produttivo di essenze erbacee, erba spon- più anni), la loro classifi cazione tassonomica (legumino-

Tabella 5.5 – Fattori favorevoli e sfavorevoli all’inerbimento Inerbimento Fattori favorevoli Fattori non favorevoli • riduzione dell’erosione dei suoli, sia superfi ciale che canalizzata, • competizione tra l’erba e il vigneto per acqua ed elementi nutritivi soprattutto nei vigneti in pendio; con rischio di ottenere un calo di produzione ma anche, con • strumento effi cace per ridurre la vigoria della vite soprattutto su eccessiva competizione, di qualità; si consiglia pertanto di adottare terreni molto fertili; si avrà quindi una migliore allegagione e una l’inerbimento in vigneti di 3-4 anni di età posti su terreni abbastanza migliore qualità dell’uva; fertili, che non siano facilmente soggetti ai danni da siccità e di • miglioramento del passaggio con le macchine, soprattutto con le aumentare la concimazione azotata del 10% oppure di utilizzare graminacee, sia per l’esecuzione dei trattamenti antiparassitari sia per miscele che contemplino anche la presenza di leguminose; il trasporto dell’uva durante la vendemmia; • può ridurre la temperatura dell’aria nelle notti fredde incrementando • miglioramento nelle strategie di difesa soprattutto per la possibilità di il rischio di gelate conseguente alla schermatura dei raggi solari effettuare interventi tempestivi per i trattamenti ma anche in quanto incidenti sul suolo operata dalla vegetazione durante il giorno. In alcune essenze provocano situazioni sfavorevoli al proliferare dei zone soggette a queste condizioni la pratica di alternare la copertura nematodi e inoltre attraggono artropodi favorevoli come gli aracnidi vegetale tra i fi lari può risolvere il problema; predatori di acari e insetti dannosi; • incrementa il rischio di attacchi di insetti e crittogame in quanto • dopo alcuni anni contiene la perdita d’acqua del terreno per l’impossibilità di interrare le foglie e il legno di potatura dell’annata evaporazione, attraverso l’azione pacciamante della massa vegetativa precedente può costituire, in primavera, qualche fonte d’infezione trinciata e lasciata sul posto; di peronospora, oidio, escoriosi e botrite; per contro, la presenza • miglioramento della struttura del suolo grazie al fatto che le radici di determinate specie erbacee consente la migliore sopravvivenza rinnovandosi apportano materia organica al suolo (soprattutto le di alcuni insetti predatori, utili perché si cibano di tignole e di graminacee) e ne migliorano la porosità; ragnetti. • apporto di Azoto se effettuata con leguminose. Inoltre contiene il dilavamento dei nitrati in profondità, limitando l’impatto ambientale delle concimazioni; • favorisce la traslocazione in profondità del Fosforo e del Potassio e il miglior assorbimento dei microelementi; • l’apparato fogliare della copertura erbosa diminuisce l’energia cinetica delle gocce di pioggia che altrimenti destrutturerebbero e disperderebbero gli agglomerati terrosi; • miglioramento estetico dei vigneti ottenuto da inerbimenti ben gestiti, caratteristica positiva soprattutto in aree di collina poste in zone di interesse turistico. 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 101

se o graminacee). Le annuali invernali sono maggiormen- dure di colore intenso. È poco esigente in acqua, te seminate per la loro caratteristica di crescere nel perio- elementi nutritivi e manutenzione e per questo si do più umido e quindi più soggetto all’erosione e meno presta alla realizzazione di prati estensivi, rustici, competitivo per l’acqua e gli elementi nutritivi. Possono soprattutto in regioni aride. venire seminate o lasciate riseminare in autunno, in pri- ◻ Festuca ovina tenuifolia: rispetto alla precedente, mavera vengono sfalciate. Le annuali estive sono molto ha foglie meno coriacee, tollera meno il calpestio, meno utilizzate e generalmente hanno lo scopo di attrar- ma di più l’ombra. re insetti favorevoli o di apportare sostanza organica. Le • Festuca arundinacea: risulta abbastanza lenta nell’in- specie perennanti vengono seminate in autunno, ma al- sediamento ma poi infi ttisce e la sua aggressività li- cune vengono messe a dimora all’inizio della primavera mita effi cacemente lo sviluppo della vegetazione e non necessitano di risemina per alcuni anni; in ogni spontanea. È produttiva e per questo necessita di sfal- caso il loro periodo di forte crescita coincide con quello ci abbondanti; esigente in acqua, si adatta a terreni di massima disponibilità di acqua e clima favorevole. fertili, utile per frenare l’eccessiva vigoria delle pian- Nel dettaglio le specie più utilizzate per l’esecuzione de- te, assicura una buona portanza. gli inerbimenti nei vigneti sono: • Trifolium repens: leguminosa che può migliorare la • Lolium perenne: specie competitiva e proprio per fertilità del suolo. Si adatta a suoli calcarei. Piuttosto questa sua caratteristica viene di solito usata come duratura, 3-5 anni. “starter”, sia per consolidare rapidamente le super- • Trifolium subterraneum: leguminosa con ciclo au- fi ci in pendio che per contenere le infestanti nelle tunno-vernino, adatta quasi esclusivamente a terreni prime fasi di insediamento del cotico; tuttavia non è sabbiosi, per cui consente di proteggere il terreno, ma di lunga durata, infatti dopo alcuni anni regredisce in estate muore e non dà problemi di competizione a vantaggio delle altre componenti del miscuglio. È idrica. L’anno successivo, in autunno, rinasce. Non è da impiegare nelle associazioni in proporzioni del molto persistente e quindi va spesso riseminata (ogni 10-35%. 2-3 anni a seconda dell’ambiente pedo-climatico). • Poa pratensis: specie stolonifera, longeva ma lenta a Negli ultimi anni si sono provate nuove specie di Festu- installarsi; successivamente grazie agli stoloni ipogei ca, quali la longifolia e altre di origine boreale caratte- e alla elevata resistenza al calpestamento può avere rizzate da foglie molto fi ni, da limitate esigenze idriche una funzione importante per l’attitudine a chiudere e nutrizionali e dal contenuto sviluppo primaverile ed i vuoti lasciati dalle altre specie. La percentuale di estivo in quanto piante brevi diurne. La loro diffusione impiego nei miscugli è di solito di circa il 20%. è tuttora limitata, soprattutto per la scarsa resistenza al • Festuca rubra: specie frugale di modesta resistenza al calpestamento e per i costi elevati della semente. calpestamento. Si possono distinguere tre sottospe- Per quanto concerne l’erosione dei suoli la tipologia di cie: tessitura, inclinazione e piovosità sono caratteristiche ◻ Festuca rubra commutata: sottospecie non stolo- che misurano la suscettività a questa situazione. Suoli nifera, ginocchiata e brevemente strisciante alla tendenzialmente sabbiosi sono più esposti all’erosione base. Forma un prato molto fi tto e fi ne. a causa della mancanza d’aggregazione delle particelle ◻ Festuca rubra trychophylla: sottospecie con corti che invece avviene nei suoli a componente argillosa. In stoloni e foglie simili alla precedente, ma più resi- condizioni di rischio sono adatte essenze annuali inver- stente alla siccità. nali riseminanti, bene in queste situazioni si comportano ◻ Festuca rubra rubra: sottospecie stolonifera che il trifoglio subterraneo e quelle a maturazione precoce tende a formare un prato con molti vuoti. Ha fo- quali i Bromus spp. Relativamente al vigore della vigna glie più larghe delle due precedenti. con suoli a bassa fertilità si possono usare al momento Le sottospecie commutata e trychophylla, per le più mo- opportuno le leguminose al fi ne di apportare azoto; se deste esigenze nutritive e manutentive nonché per i ri- la penetrazione dell’acqua è ridotta, la presenza di un dotti accrescimenti, sono utilizzate per la costituzione sistema di radici tipo quello delle graminacee, che incre- di prati rustici. Le percentuali di impiego nelle miscele menta la struttura fi sica del suolo, è di sicura effi cacia. sono del 25-50% da ripartire fra le tre sottospecie. Nel caso di eccessi vegetativi creati da suoli ricchi, pro- • Festuca ovina: tipica di luoghi aridi e magri, è una fondi e ben dotati dal punto di vista idrico, si possono specie molto frugale con bassa produzione di bio- utilizzare graminacee perennanti per competere con la massa e modesto coeffi ciente di evapotraspirazione. vigna riducendone il vigore. Nel caso in cui si voglia Complessivamente la percentuale di impiego di que- modifi care il grado di competizione del cotico erboso sta specie può arrivare, limitatamente ai terreni magri, si può giocare sulla dimensione della striscia diserbata fi no al 40%. Si può suddividere in due sottospecie: sulla fi la aumentandola o diminuendola in funzione ri- ◻ Festuca ovina duriuscula: ha foglie molto fi ni, spettivamente di un eccesso o un difetto competitivo. 102 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

Tabella 5.6 – Caratteristiche di alcune specie utilizzate nell’inerbimento dei vigneti (da AA.VV. 2004 – Guida per il viticoltore) Velocità di insediamento Competizione Frequenza di taglio Persistenza Graminacee Lolium perenne *** ** *** ** Poa pratensis ****** Festuca arundinacea ** *** *** ** Festuca ovina ****** Festuca rubra rubra ****** Festuca rubra commutata ** * * * Leguminose Trifolium repens *** - *** *** Trifolium subterraneum **-**** Nota: Trifolium subterraneum mostra grandi differenze di comportamento ed attitudini tra le varietà. La sua gestione, soprattutto per i tagli, deve necessariamente essere molto attenta, per non compromettere la risemina: evitare il taglio alla comparsa del fi ore (aprile, maggio). Caratteristiche delle specie: * = lenta/poco competitiva/taglio poco frequente/poco persistente; ** = media; *** = veloce/competitiva/taglio frequen- te/persistente

Tabella 5.7 – Epoca di semina e utilizzo di alcune specie per l’inerbimento dei vigneti in funzione della fertilità e della disponibilità idrica dei suoli (da AA.VV. 2004 – Guida per il viticoltore) Acqua Limitazione epoca Limitazione epoca Limitazione epoca Bassa Media Elevata di semina di semina di semina Lolium, Poa, Lolium, Poa, Lolium nessuna nessuna nessuna Bassa F. ovina F. ovina F. arundinacea nessuna F. arundinacea nessuna Tr. subterraneum inizio estate Lolium, nessuna F. ovina, Poa inizio autunno F. ovina Inizio autunno F. rubra, Poa Media F. ovina, F.rubra, autunno e F. arundinacea nessuna Tr. subterraneum inizio estate Fertilità Trifolium repens primavera F. ovina, autunno e F. ovina + inizio autunno F. ovina inizio autunno F.r. commutata primavera Trifolium repens Elevata F. ovina + autunno e Tr. subterraneum o Tr. subterraneum o inizio estate inizio estate Trifolium repens primavera altre leguminose altre leguminose

Il diserbo glifosate richiede una particolare attenzione nella La rimozione delle erbe infestanti nel vigneto è tradi- distribuzione poiché se viene assorbito dalle parti zionalmente svolta attraverso la totale lavorazione del verdi della vite si possono manifestare danni sulla suolo, mentre oggi una gestione più razionale ne limi- vegetazione. È necessario pertanto eliminare preven- ta la pratica sulla fi la dando così spazio all’inerbimento tivamente gli eventuali polloni presenti sul ceppo, dell’interfi la. distribuire il prodotto in assenza di vento e negli im- Per i vigneti biologici, e per chi non vuole usare solo i pianti giovani impiegare le apposite campane pro- prodotti chimici, il diserbo del fi lare viene effettuato da- tettive. È sconsigliato l’uso di attrezzature non speci- gli attrezzi che vengono applicati alla trattrice in diverse fi che per il diserbo quali le lance irroratrici a mano posizioni; per vigneti che invece possono prevedere il poiché non consentono di effettuare con precisione ricorso a prodotti chimici, nella moderna viticoltura ven- la distribuzione dell’erbicida. gono utilizzati i seguenti principi attivi: • Glufosinate ammonio: erbicida da applicare in post- • Glifosate: erbicida sistemico non residuale ad azio- emergenza in quanto agisce per contatto, con una ne fogliare. L’aggiunta di solfato ammonico migliora parziale traslocazione, e assorbimento fogliare sulle l’effetto erbicida e la sua velocità d’azione. La sin- parti verdi delle piante. L’aggiunta di solfato ammo- tomatologia indotta dall’erbicida si manifesta 7-14 nico o urea migliora l’effetto erbicida; se ne consiglia giorni dopo il trattamento; il completo disseccamen- l’utilizzo nei mesi primaverili e può anche essere usa- to delle piante avviene entro un mese. L’epoca di to per il controllo chimico dei polloni quando questi intervento può essere sia autunnale che alla ripresa abbiano raggiunto una lunghezza di 15-20 cm e non vegetativa della vite; è comunque da applicare su in- siano ancora lignifi cati. La sintomatologia indotta festanti in post-emergenza in quanto viene assorbito dall’erbicida si manifesta 2-3 giorni dopo il tratta- principalmente attraverso le parti verdi delle piante mento; il disseccamento delle piante avviene entro e quindi traslocato nei diversi organi. L’impiego di circa 5-10 giorni dal trattamento. 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 103

• Oxifl uorfen: erbicida che esplica la sua azione re- vendemmia (stato sanitario, ma anche evoluzione bio- siduale e antigerminello attraverso il contatto con i chimica dei composti della bacca) che defi nisce lo stile giovani tessuti fogliari e radicali presenti al momento del vino è una diretta conseguenza anche del tenore in del trattamento e con le plantule che emergono suc- acqua che determina l’effi cacia produttiva e il funziona- cessivamente perforando il fi lm formato dall’erbicida mento fi siologico e biochimico del vigneto. sul terreno. L’epoca di trattamento è preferibilmente Si capisce quindi come la gestione della disponibilità quella di riposo vegetativo della vite, sia in autun- idrica per la vite, da effettuarsi tramite l’irrigazione, sia no prima della caduta delle foglie che in primavera sempre più una pratica agronomica con cui confrontarsi; 15-20 giorni prima del germogliamento. È utilizzato un leggero stress idrico, soprattutto in alcune fasi fi siolo- soprattutto per la pulizia dei giovani vigneti. giche, è ricercato in una viticoltura moderna in quanto • Flazasulfuron: principio attivo di nuova introduzione limita la crescita vegetativa e favorisce lo sviluppo qua- che ha sia azione fogliare che residuale nel terreno litativo delle uve, di contro uno stress idrico eccessivo e risulta particolarmente attivo nei confronti di infe- causa una riduzione della fotosintesi e ritarda la matura- stanti resistenti. La sintomatologia si manifesta dopo zione con decremento della qualità. 3-4 giorni dall’utilizzo con morte delle infestanti L’irrigazione a goccia, quindi la strategia irrigua oggi entro 20-25 giorni. È particolarmente effi cace nella più diffusa, consente di somministrare l’acqua con mo- distribuzione autunnale garantendo un prolungato derazione e solo quando serve in modo da controllare il defi cit idrico in funzione della qualità; in quest’otti- controllo delle malerbe anche per la stagione succes- ca l’apporto idrico perde la funzione di aumentare la siva; non viene pertanto consigliato in primavera. Va produzione ma riveste invece un ruolo di soccorso per distribuito in miscela con glifosate per ottimizzarne una corretta e ideale evoluzione degli elaborati. La ge- l’effi cacia; data la lunga persistenza e l’attività resi- stione dell’irrigazione deve ovviamente essere studiata duale di questo erbicida, il suo utilizzo è di solito e adattata in funzione di una molteplicità di fattori quali consigliato solo a cadenza triennale. principalmente la piovosità e le temperature stagionali, • Ciclossidim e Fluazifop-p-butile: prodotti ad azione le caratteristiche del terreno, le produzioni, la varietà, il graminicida che agiscono per contatto sulle foglie; portinnesto, la gestione della parete vegetativa, ecc. vanno quindi utilizzati su infestanti in crescita attiva I sintomi di stress idrico sulle piante possono essere visi- e avendo cura di avere una buona umidità del terre- vamente riconosciuti come riportato nella Tabella 5.7. no e dell’aria per aumentarne l’effi cacia. L’epoca di La tecnica irrigua più razionale è quella detta “di stress utilizzo è nei mesi della tarda primavera o in estate. idrico controllato”, in quanto si suppone di soccorrere la • Isoxaben: prodotto residuale con azione antigermi- pianta nei momenti di siccità fi no alla preinvaiatura per nello; è consigliato sui nuovi impianti avendo cura di non compromettere la crescita dell’acino in questa de- trattare su un terreno ben lavorato, senza infestanti in licata fase fondamentale per la quantità e la qualità del- germinazione e con una pronta irrigazione per favo- le produzioni; successivamente all’invaiatura uno stress rirne l’attività. idrico opportunamente controllato favorirà l’accumulo e la maturazione ottimale dei componenti della bacca. In- L’irrigazione fatti nella fase fi nale della maturazione il rallentamento L’acqua è sicuramente un fattore determinante per la dell’attività vegetativa, che è indotto da una riduzione di qualità delle produzioni vitivinicole; la conoscenza disponibilità idrica, devia il trasporto degli elaborati ver- dell’evoluzione dello stato idrico del vigneto nel cor- so i grappoli determinando un incremento complessivo so di tutto il suo ciclo di sviluppo è un fattore chiave della qualità soprattutto per la produzione di vini rossi per la comprensione dei terroir viticoli. La qualità della più colorati e con tannini meno astringenti.

Tabella 5.8 – Indicatori visuali di stress idrico (da Krstic et al., 2003) Aspetto della pianta Aspetto della vegetazione Grado di stress Apici di colore verde chiaro lucido Foglie verde opaco Robusto e in crescita vigorosa Nessuno Viticci che non appassiscono Apici di colore verde chiaro lucido Foglie verde opaco Crescita più ridotta Leggero Viticci che appassiscono Crescita dei germogli arrestata Crescita interrotta Da moderato ad alto Tutte le foglie, apici compresi, verde opaco Apici morti - Alto Viticci morti e mancanti - Da alto a molto alto Faglie basali esposte gialle - Severo Foglie basali esposte assenti - Estremo 104 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

Per una valutazione degli stati idrici ottimali delle piante concentrazione fi nale in polifenoli e aromi. Tuttavia, se in base ai potenziali fogliari misurati con la camera a la carenza idrica durante questa fase vegetativa è ecces- pressione, il metodo più preciso di valutazione del po- siva, il peso dell’acino e quindi la produzione complessi- tenziale idrico delle piante, si rimanda alla Figura 5.5. va diminuirà in modo signifi cativo, inoltre verrà alterata Nelle fasi vegetative antecedenti la fi oritura è di solito la sintesi dei tannini e anche quella successiva degli an- consigliato non avere stress idrici per non danneggiare tociani. Nel periodo tra l’invaiatura e la vendemmia una una buona crescita vegetativa e un buon tasso di allega- mancanza di carenza idrica può determinare una vigoria gione; nel periodo tra l’allegagione e l’invaiatura il grado eccessiva con rese elevate ma con diminuzioni evidenti di stress idrico ha una forte infl uenza sulla resa del vi- della qualità, soprattutto per quanto riguarda l’accumu- gneto andando a incidere principalmente sulle dimen- lo in zuccheri e polifenoli. È proprio lo stato idrico del sioni dell’acino con un aumento della qualità in consi- vigneto in questo periodo che determina il tipo di uva e derazione del rapporto superfi cie/volume e quindi della quindi di vino che sarà possibile ottenere. In Figura 5.6

Figura 5.5 – Stati idrici ottimali (zone in verde), sfavorevoli (zone in giallo) e dannosi (zone in rosso) in funzione del periodo vegetativo del vigneto (da Ojeda 2007)

Potenziale idrico fogliare (MPa) Livello di carenza germogliame n to fiorit u ra - allegazio n e i n vaiat u ra ve n demmia cad u ta foglie 000 da nulla a lieve

-0,2 -0,5 -0,8 da lieve a media

-0,4 -0,8 -1,1 da media a forte

-0,6 -1,1 -1,4 da forte a severa

-0,8 -1,4 -1,6

severa

I livelli didi carenza idrica sono espressi in Mega Pascal (MPa).

Figura 5.6 – Modelli irrigui in funzione del periodo vegetativo, dello stati idrico del vigneto e della tipologia di prodotto ricercato (modifi cato da Ojeda 2007)

Potenziale idrico fogliare (MPa) Livello di carenza germogliame n to fiorit u ra - allegazio n e i n vaiat u ra ve n demmia cad u ta foglie 000 da nulla a lieve

-0,2 -0,5 -0,8 da lieve a media -0,4 -0,8 -1,1 da media a forte -0,6 -1,1 -1,4 da forte a severa -0,8 -1,4 -1,6

severa

I livelli di carenza idrica sono espressi in Mega Pascal (MPa). 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 105

sono riportati alcuni modelli di gestione della stato idri- fi lo di banchina e la possibilità che si creino concentra- co del vigneto in funzione dell’obiettivo produttivo: zioni saline dannose ai limiti della zona umida utilizzan- a. modello da seguire per un’elevata produzione che do acque non perfettamente idonee all’irrigazione. evita l’insorgenza di carenze idriche per tutto il perio- Per operare un’irrigazione razionale della vigna bisogna do vegetativo; determina un’eccessiva vigoria e una tenere in considerazione lo stato di disponibilità idrica diluizione dei metaboliti dell’acino e la comparsa di offerto dal sistema clima-suolo, quindi si deve valutare il gusti erbacei. Può essere una strategia da adottare per regime pluviometrico della zona e la richiesta evapora- la produzione di mosto concentrato, di succhi d’uva tiva dell’ambiente; sarà quindi necessario o un bilancio o per i giovani vigneti in formazione; idrico del suolo o un metodo diretto di stima dello stato b. strategia irrigua idonea alla produzione di uve per vini idrico delle piante come precedentemente descritto con bianchi aromatici e vini rossi fruttati; si può instaura- i potenziali fogliari. re un leggero e progressivo stress idrico nel periodo prevendemmiale per non diminuire eccessivamente Potatura verde la vigoria vegetativa e favorire l’accumulo di zuccheri e antociani; Spollonatura c. in questo caso la strategia è di anticipare la fase di Operazione che consiste nell’eliminazione dei ricacci carenza idrica per stimolare ulteriormente la con- presenti al piede della vite (polloni) o, più frequente- centrazione dei composti fenolici, principalmente gli mente, lungo il fusto (succhioni). Lo scopo è di ridurre i antociani, a scapito delle rese produttive causate da fattori competitivi nei confronti dei germogli produttivi. un’ulteriore riduzione della dimensione dell’acini. Questa pratica si rende particolarmente necessaria nei L’obiettivo enologico per uve prodotte seguendo tale giovani vigneti ove è assai ricorrente la formazione di modello irriguo è quello di vini di qualità, equilibrati germogli anche dalle numerose gemme latenti sul fusto. che mantengono una buona nota fruttata accompa- Può essere condotta per via meccanica o per via chimica gnati da una buona struttura; attraverso l’uso di specifi ci principi attivi. d. l’ultima opzione assicura un controllo più forte sulla L’epoca di intervento è a germogliamento concluso e nel dimensione dell’acino, grazie a disponibilità idriche caso di spollonatura meccanica si consiglia di interveni- ridotte già a partire dalla fi oritura, determinando un re con polloni/succhioni lunghi circa 20-25 cm, mentre notevole aumento della concentrazione dei polifeno- per la spollonatura chimica la lunghezza dei polloni/ li anche se a scapito delle note aromatiche varietali. È succhioni dovrà essere di circa 10-15 cm. una strategia per la produzione di vini rossi da invec- Se la zona di coltivazione è spesso soggetta a danni da chiamento molto concentrati, con un buon equilibrio gelo, si consiglia di lasciare qualche succhione per il ri- e struttura. Infi ne nel periodo dopo la vendemmia è opportuno che facimento della struttura produttiva in caso il tralcio a la pianta recuperi il suo ottimale stato idrico per avere frutto venga danneggiato. Nei vigneti più giovani e vi- una migliore traslocazione verso gli organi di riserva e gorosi è necessario ripassare anche a fi ne primavera. Per una buona assimilazione di nutrienti. limitare questa operazione sarebbe utile “accecare” alla Per apportare acqua alla vigna esistono diversi sistemi tra fi ne del primo o del secondo anno d’impianto le gemme i quali si riportano quelli per sommersione o allagamen- ibernanti presenti sul tralcio che viene utilizzato per la to e per infi ltrazione laterale, che necessita dell’uso dei formazione del fusto, avvalendosi anche delle comuni solchi, entrambi oramai quasi in disuso; l’irrigazione per forbici di potatura. aspersione o a pioggia, che prevede l’uso di impianti fi s- si o semoventi che distribuiscono l’acqua sia sopra che Scacchiatura (o diradamento dei germogli) sottochioma, utilizzati in alcune zone e per scopi anche Consiste nell’eliminare lungo i tralci di potatura i ger- diversi dall’unico fi ne di apportare acqua alla coltura; mogli doppi, sviluppatisi dalle gemme di controcchio, o l’irrigazione a goccia a microportata operata attraverso sterili e cioè quelli che non portano grappoli. Lo scopo l’utilizzo di gocciolatori (2-7 l all’ora per gocciolatore), di questa operazione è di favorire lo sviluppo e il soleg- che rappresenta il sistema maggiormente usato in viticol- giamento dei restanti germogli e, soprattutto, di miglio- tura. Tra gli aspetti positivi di questo tipo di irrigazione rare l’arieggiamento dei grappoli con ripercussioni per il si ricordano il notevole risparmio d’acqua causato dal- futuro stato sanitario. la riduzione al minimo delle perdite per evaporazione, Nel caso di potature invernali più ricche del necessario e l’annullamento di qualsiasi fenomeno erosivo e di costi- con forte germogliamento, quindi con probabile eccesso pamento e inoltre l’opportunità di effettuare una totale di grappoli, con questa operazione si potrà anche effet- automazione dell’operazione; tra gli aspetti negativi si tuare un diradamento dei germogli fertili, in particolare possono citare la possibilità di occlusione dei gocciola- di quelli distali sul tralcio, creando le basi per una pro- tori, l’ingombro dei tubi posti in superfi cie o poggiati sul duzione più equilibrata. 106 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

È un’operazione colturale che deve essere condotta ma- Ciò premesso, l’intervento di sfogliatura viene consiglia- nualmente durante il germogliamento con germogli te- to nei soli vitigni rossi e per produzioni di vini di alta neri e grappoli visibili (germoglio di 15-20 cm). Dato gamma (è infatti un’operazione molto dispendiosa). In l’elevato ricorso a manodopera specializzata e il conse- questi casi l’operazione va eseguita in prossimità dell’in- guente incremento dei costi di gestione del vigneto, va vaiatura, eliminando solo le foglie che realmente ostaco- eseguita su vigneti fi nalizzati a produzioni di pregio. lano l’insolazione dei grappoli, quelle oramai compro- messe nella loro attività fotosintetica (foglie gialle, non Cimatura dei germogli sane, rotte, ecc.), facendo attenzione a non eccedere nel Consiste nell’asportazione degli apici dei germogli, allo numero (massimo 1 o 2 foglie per germoglio), per non ri- scopo di sopprimere un fattore di competizione con il durre la superfi cie fogliare elaborante. Recenti sperimen- grappolo, di stimolare l’allegagione e di rinnovare la pa- tazioni hanno altresì dimostrato l’assoluto effetto negati- rete fogliare con l’emissione di femminelle che porteran- vo di sfogliature eseguite prima dell’allegagione, mentre no foglie dal giusto sviluppo nel periodo prevendemmia- risultati positivi si sono intravisti con interventi eseguiti le in cui sarà necessario un buon apporto fotosintetico a fi ne giugno e operando prevalentemente sul lato del per una corretta maturazione. fi lare meno esposto (lato Est oppure Nord). Quest’epoca Attualmente è un’operazione colturale condotta esclusi- è infatti compatibile con una buona illuminazione com- vamente per via meccanica da effettuarsi con tralci eretti plessiva e prolungata dei grappoli e con un adattamento sopra l’ultimo fi lo ma non ancora ricadenti; normalmen- te coincide con la fase di allegagione avvenuta (grano di dell’acino a una maggiore temperatura, evitando così lo pepe). Se la cimatura viene localizzata in pre-chiusura shock termico e luminoso che vi potrebbe essere con un grappolo si migliora l’effi cacia dei trattamenti antibotriti- intervento eseguito a luglio o agosto. Resta comunque ci. Si consiglia, tranne in casi di elevato vigore, di evitare il principio fondamentale di togliere solo poche foglie, cimature successive alla chiusura del grappolo per non solitamente quelle opposte al grappolo, per non priva- incorrere in rischi di stress vegetativo nel periodo estivo. re l’acino di una quota eccessiva di elaborati, altrimenti Normalmente la modalità di taglio è di circa 20-30 cm provenienti dalle foglie soppresse. sopra il palo e 30-40 cm lateralmente dal palo. Il numero delle cimature annuali deve rispecchiare il Diradamento dei grappoli vigore del vigneto; solitamente si effettua una cimatura Intervento volto a ridurre la quantità di uva presente nel- o al massimo due. Se vi fosse la necessità di ulteriori la pianta al fi ne di migliorare la qualità della restante cimature, rivedere la gestione del vigneto riducendo le produzione. concimazioni, i volumi di adacquamento e adottando Va subito anticipato che questo dovrebbe essere un in- potature più ricche. tervento per grandi obiettivi enologici e da eseguire in via del tutto straordinaria, o comunque di rifi nitura, per Sfogliatura completare un percorso produttivo già iniziato con la L’operazione consiste nel togliere alcune foglie intorno potatura. Se infatti il diradamento ha lo scopo di portare ai grappoli migliorando così la loro illuminazione e il la produzione sui giusti livelli quantitativi, questo obiet- microclima complessivo. Va subito precisato che è un tivo può essere raggiunto innanzitutto con una potatura intervento delicato, da eseguire con cura e attenzione; invernale ben calibrata sull’esatto numero di gemme da come già visto per la cimatura, anche in questo caso lasciare in funzione della resa voluta. Un secondo mo- tempi e intensità di intervento vanno ben calibrati. mento di rapido intervento va collocato alla fi ne di aprile Non è consigliato operare sulle varietà a bacca bianca, – prima decade di maggio con una veloce soppressione in quanto un’eccessiva esposizione dei grappoli ai raggi dei giovani germogli in soprannumero; vanno eliminati i solari e una conseguente temperatura troppo elevata del- germogli sterili (succhioni e polloni), i secondi germogli le bacche può portare a fenomeni di scottatura e a una (gemme di controcchio) e i germogli che creano affastel- drastica riduzione dei contenuti acidi (acido malico) e lamento. In questo modo si sono poste le basi per ottene- delle potenzialità aromatiche dell’uva. Per i vitigni rossi, al contrario, una buona esposizione al sole migliora la re una parete vegetativa ordinata, non affastellata e con colorazione delle bacche in conseguenza di una sintesi un numero di grappoli idoneo alle attese qualitative e in antocianica portata su più alti livelli. grado di maturare in modo omogeneo, senza gerarchie Prove sperimentali hanno evidenziato un incremento di accumulo. In queste condizioni e in annate favorevoli del 30% nel contenuto in sostanze coloranti nei grap- può non essere necessario ridurre ulteriormente, con il poli meglio esposti al sole rispetto a quelli totalmente diradamento, il numero dei grappoli. Il diradamento si in ombra. Dalle stesse esperienze è altresì emerso che confi gura allora come tappa conclusiva di un percorso temperature dell’acino prossime ai 40 °C rallentano la programmato e non come drastico intervento non sem- sintesi degli antociani. pre risolutore di carichi produttivi eccessivi. 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 107

L’epoca di esecuzione è quella coincidente con i pri- Per l’esecuzione della stima di previsione del volume di missimi stadi dell’invaiatura, a questo proposito è buo- raccolta, sono indispensabili questi termini di calcolo: na norma lasciare nel vigneto 1 o 2 viti per varietà con - numero medio di grappoli per vite o per metro qua- pochissimi grappoli, tanto da indurre la pianta ad an- drato di superfi cie; ticipare di alcuni giorni l’invaiatura e utilizzarla come - peso medio del grappolo. segnale utile per iniziare l’operazione nel vigneto. Van- Per la quantifi cazione del primo termine, devono essere no eliminati i secondi grappoli sul germoglio, quelli di contati tutti i grappoli presenti in 30 ceppi, suddivisi in dimensioni eccessive o eccessivamente addossati gli uni tre serie di 10 ceppi contigui. agli altri, quelli mal conformati e quelli portati da corti Allo scopo di ottenere una stima più veritiera possibile germogli nei quali vi sia un evidente squilibrio tra uva e della realtà aziendale, devono essere conteggiati anche superfi cie fogliare. i grappoli di viti non complete, pena la sovrastima del Si ritiene invece sicuramente utile intervenire sulle gio- calcolo. vani piante (secondo o terzo anno di impianto), dove la Il peso medio del grappolo viene quantifi cato sulla base necessità di avere una gran massa fogliare elaborante e del peso rilevato in un numero piuttosto ampio di annate. una struttura in via di formazione il più completa possi- Un metodo altrettanto valido, ma più laborioso, consi- bile suggerisce, da un lato, di adottare una potatura ricca ste nel calcolare la fertilità reale o di campagna media e, dall’altro, impone un intervento di diradamento con il (sempre partendo da un numero rappresentativo di cep- duplice scopo di garantire un livello qualitativo minimo pi), moltiplicare questo valore per il numero di gemme della produzione e una buona lignifi cazione e ripresa presenti nel vigneto (si otterrà così il numero di grappoli vegetativa della vite. totali presenti nel vigneto), e infi ne, moltiplicare il valore ottenuto per il peso del grappolo. Stima della produzione Molto spesso, nei piani di programmazione aziendale e ai fi ni del raggiungimento degli obiettivi enologici pre- 5.3 SCHEDE DI CONDUZIONE fi ssati, può essere estremamente utile conoscere con un DELLE UNITÀ VOCAZIONALI certo anticipo la futura produzione dei propri impianti. È evidente, data la natura del calcolo, che si tratta di una L’elaborazione dei dati riportata nel capitolo 4 ha evi- stima e di una previsione, in quanto l’andamento stagio- denziato le differenti unità vocazionali per i vitigni og- nale gioca sempre un ruolo determinante e ciò soprat- getto di studio. tutto nell’infl uenzare la dimensione fi nale del grappolo. Grazie a queste indicazioni è stato possibile elaborare Per questi motivi riteniamo che il calcolo vada eseguito dei modelli di conduzione specifi ci per ogni Unità Vo- in fase di allegagione avanzata, momento in cui è già cazionale (UV) con consigli riguardanti le scelte di ge- discretamente prevedibile il futuro peso del grappolo in stione del suolo, di gestione della parete vegetativa e di relazione alla numerosità dei fi ori fecondati. scelte genetiche (varietà, clone, portinnesto). 108 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

Unità Vocazionali Cortese CASTELNUOVO D.G. CO1 CO2 SONA Urbanizzato PESCHIERA D.G.

SOMMACAMPAGNA

CUSTOZA

CASTELNUOVO D.G. VALEGGIO S.M.

SONA PESCHIERA D.G. Unità Vocazionali Trebbiano TR1 SOMMACAMPAGNA TR2 TR3 Urbanizzato

CUSTOZA

VALEGGIO S.M.

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G.

Unità Vocazionali Garganega SOMMACAMPAGNA GA1 GA2 GA3 Urbanizzato

CUSTOZA

VALEGGIO S.M. 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 109

UNITÀ VOCAZIONALE CO1

CARATTERISTICHE AMBIENTALI Questa unità è principalmente defi nita da suoli con tessiture franco-sabbiose e franco-limo-argillose, presenta valori di AWC compresi tra i 115 e i 135 cm, versanti esposti a est e nord e valori medi dell’indice di Winkler compresi tra 1.900 e 1.945 °C.

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G. Unità Vocazionaliali CorteseCortese SOMMACAMPAGNA CO1 UrbaUrbanizzatoizzato

CUSTOZA

VALEGGIO S.M.

CARATTERISTICHE ATTITUDINALI Unità che presenta attitudine alla produzione di vini alcolici, con pH e acidità totale nella media, caratteristiche queste che permettono di ottenere prodotti di buona struttura. Il profi lo gusto-olfattivo di questi vini è caratteriz- zato da note spiccate di frutta quali banana, ananas, mela e pera, di spezia come il pepe e di erbe aromatiche; al gusto presentano una contenuta acidità.

GESTIONE DEL SUOLO Su questi suoli è consigliato l’inerbimento accompagnato da lavorazioni o dal diserbo del sotto fi la. Le con- cimazioni adatte a questa unità prevedono la restituzione delle asportazioni dovute alla produzione con un frazionamento degli apporti azotati.

GESTIONE DELLA PIANTA In questa zona bene si adattano forme d’allevamento a spalliera (Guyot) con densità di piantagione elevate (4.000 piante/ha). Per ottenere vini più freschi si consigliano forme d’allevamento più espanse (Pergola) con una maggiore carica di gemme o fi ttezze d’impianto minori.

SCELTE GENETICHE Sui suoli di questa unità si possono utilizzare portinnesti della famiglia Berlandieri x Riparia con attenzione alle situazioni di calcare attivo limitante: bene si adattano il 1103P e in casi di forti valori in calcare attivo il 41B. 110 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

UNITÀ VOCAZIONALE CO2

CARATTERISTICHE AMBIENTALI Unità caratterizzata da suoli con tessiture franche, i valori di AWC sono in media o inferiori ai 115 cm o supe- riori ai 135 cm, i versanti sono esposti a ovest, a sud o sono zone pianeggianti o terrazzate; in media sono aree che presentano valori dell’indice di Winkler o inferiori ai 1.900 °C o superiori ai 1.945 °C.

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G. Unità Vocazionali Cortese CO2 SOMMACAMPAGNA Urbanizzato

CUSTOZA

VALEGGIO S.M.

CARATTERISTICHE ATTITUDINALI In questa Unità si possono ottenere vini dal medio-basso tenore alcolico e un medio livello di acidità. Il profi lo gusto-olfattivo che caratterizza queste produzioni enologiche evidenzia note spiccate sia dei fl oreali fi ori d’aran- cio e fi ori d’acacia che dell’agrumato limone; al gusto appaiono marcatamente acidi.

GESTIONE DEL SUOLO Si consiglia il mantenimento e lo sfalcio periodico del cotico erboso al fi ne di permettere la transitabilità dei mezzi anche in periodi piovosi, evitando l’eccessivo compattamento dei suoli. Le concimazioni in questi casi si limitano alla sola quota di restituzione.

GESTIONE DELLA PIANTA In quest’area si possono adottare forme d’allevamento espanse con circa 2.500 ceppi/ha allevati a pergola sem- plice oppure adottare forme in parete (Guyot) con maggiore densità d’impianto e una minore carica di gemme per ceppo al fi ne di ottenere uva adatta a una destinazione enologica qualitativamente migliore e a una supe- riore durata d’affi namento.

SCELTE GENETICHE I portinnesti utilizzabili in questa zona caratterizzata da tessiture franche possono essere il 101-14 e il 161-49 che tendono a limitare il vigore e a indurre una certa precocità ponendo attenzione alle carenze idriche o al ristagno. 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 111

UNITÀ VOCAZIONALE TR1

CARATTERISTICHE AMBIENTALI Zone ad altitudine superiore ai 150 m s.l.m.

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G.

Unità Vocazionali Trebbiano SOMMACAMPAGNA TR1 UrbaUrbanizzato

CUSTOZA

VALEGGIO S.M.

CARATTERISTICHE ATTITUDINALI Area con attitudine alla produzione di vini strutturati, dotati di alto tenore alcolico e acidità nella media, carat- terizzati da un buon equilibrio gusto-olfattivo con note spiccate di mela e ananas e da una contenuta acidità.

GESTIONE DEL SUOLO In questi ambienti si può optare per un inerbimento poco competitivo nei casi di suoli particolarmente poveri e a tessiture sciolte. Per favorire un buon livello acidico dei mosti la concimazione azotata potrà venire incrementata. Nelle altre situazioni si può utilizzare una copertura con cotico erboso con miscele anche competitive prestando attenzione al dimensionamento corretto dell’irrigazione, del diserbo e delle lavorazioni; nel caso di zone eviden- temente scarse di vigore si può operare una concimazione azotata di soccorso in periodo primaverile.

GESTIONE DELLA PIANTA Se si vogliono ottenere prodotti per vini freschi bene vanno la pergola veronese singola o doppia, o il Guyot con densità di piantagione fi no a 3.500-4.000 piante/ha. Si consiglia in questa situazione di porre attenzione alle sfogliature da effettuare preferibilmente sulle spalliere sul lato meno esposto per evitare una scottatura dei grappoli, mentre per le pergole viene comunque sempre raccomandata; per quanto concerne il diradamento (sia dei grappoli che dei germogli), questo va valutato a seconda delle condizioni climatiche per regolare l’equilibrio vegeto-produttivo delle piante.

SCELTE GENETICHE I portinnesti da utilizzare in questa area sono quelli che inducono un medio vigore quali Teleki 5C, SO4, 161- 49, 101-14; per aumentare la vigoria possono essere utilizzati portinnesti più vigorosi quale, ad esempio, il 1103P. 112 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

UNITÀ VOCAZIONALE TR2

CARATTERISTICHE AMBIENTALI Zone con altitudini inferiori ai 150 m s.l.m. e con tessiture dei suoli franco-sabbiose.

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G.

Unità VocazioVocazionali TrebbiaTrebbiano SOMMACAMPAGNA TR2

UUrbarbanizzatizzatoo

CUSTOZA

VALEGGIO S.M.

CARATTERISTICHE ATTITUDINALI Le uve prodotte in questa unità presentano attitudine per la produzione di vini con valori medio-alti di alcol e acidità media, caratterizzati da note spiccate di limone ed erbaceo e supportati da una media acidità.

GESTIONE DEL SUOLO In questi ambienti si può optare per un inerbimento competitivo. Per quanto concerne la concimazione si dimensioneranno gli apporti in base alle asportazioni dovute alla produzione cercando di evitare eccessi di azoto; in casi in cui sia necessaria la riduzione del vigore si consiglia l’interruzione della concimazione azotata. In caso si voglia apportare sostanza organica ai terreni con una matrice sabbiosa si consiglia un apporto nel periodo autunnale.

GESTIONE DELLA PIANTA Le più comuni fi ttezze d’impianto utilizzate nella denominazione sono idonee per la realizzazione dei vini tipici di questa unità; per ottenere prodotti più strutturati si suggeriscono fi ttezze d’impianto fi no a 5.000 piante per ettaro. Bene si presta a questa fi nalità l’adozione di forme d’allevamento in parete come il Guyot. Sono da prevedere operazioni di scacchiatura e cimatura, si consiglia di operare sia le sfogliature che i diradamenti di grappoli e germogli anche per preservare la sanità delle uve.

SCELTE GENETICHE I portinnesti da utilizzare in questa area sono quelli che inducono un medio vigore quali Teleki 5C, SO4, 161- 49, 101-14; nei suoli più freschi possono essere utilizzati portinnesti più vigorosi quale, ad esempio, il 1103P. 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 113

UNITÀ VOCAZIONALE TR3

CARATTERISTICHE AMBIENTALI Zone con altitudini inferiori ai 150 m s.l.m., con tessiture dei suoli da franche a franco-limose.

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G.

Unità Vocazionali Trebbiano SOMMACAMPAGNA TR3 Urbanizzato

CUSTOZA

VALEGGIO S.M.

CARATTERISTICHE ATTITUDINALI Le uve prodotte in questa unità presentano attitudine per la produzione di vini freschi e giovani dal contenuto tenore alcolico e sostenuti da una elevata acidità; sono caratterizzati da spiccati sentori fl oreali.

GESTIONE DEL SUOLO In questa unità viene suggerito l’utilizzo dell’inerbimento anche con essenze competitive. Le concimazioni da approntare in quest’area prevedono usualmente apporti calcolati sulle asportazioni; per produzioni più conte- nute e l’induzione di un minor vigore ridurre o eliminare gli apporti azotati e l’irrigazione.

GESTIONE DELLA PIANTA In questa unità si suggerisce di scegliere una densità d’impianto di circa 3.000 piante per ettaro. Il sistema di allevamento da utilizzare sarà la pergola, singola o doppia, o il Guyot. In queste situazioni si consiglia di porre particolare attenzione a tutte le attività atte a favorire l’arieggiamento della zona produttiva quali scacchiature e sfogliature con particolare attenzione alle cimature. Al fi ne di regolare l’equilibrio vegeto-produttivo delle piante si dovranno prevedere diradamenti dei grappoli e dei germogli.

SCELTE GENETICHE I portinnesti da utilizzare in questa area sono quelli con una ridotta vigoria e che inducono una maggiore preco- cità di maturazione, quali 101-14 (attenzione al calcare attivo), 420A (attenzione ai fenomeni di ristagno idrico e ai reimpianti), 161-49 e, in casi di calcare molto elevato, il Fercal sono consigliati per questa unità. 114 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

UNITÀ VOCAZIONALE GA1

CARATTERISTICHE AMBIENTALI Zone con altitudini comprese tra i 120 e i 150 m s.l.m, inclinazione dei versanti superiore al 10%, profondità dei suoli inferiore ai 90 cm e valori di AWC inferiori ai 115 cm; la piovosità media dei tre anni in questa unità risulta inferiore agli 815 mm.

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G.

Unità Vocazionali Garganega SOMMACAMPAGNA GA1 Urbanizzato

CUSTOZA

VALEGGIO S.M.

CARATTERISTICHE ATTITUDINALI Le uve ottenute in questa unità presentano attitudine per la produzione di vini dal buon tenore alcolico, con medio basso valore dell’acidità totale; sono caratterizzati da sentori di frutta fresca, erbe aromatiche e al gusto presentano una nota amara.

GESTIONE DEL SUOLO Con questi suoli, tendenzialmente poco profondi e con minore disponibilità idrica, per ottenere un prodotto più fresco si può scegliere di realizzare un inerbimento, con miscugli a media competizione, utile anche per evitare fenomeni di erosione, di concimare in base alle asportazioni ed eventualmente, in caso di presenza di sintomi di carenza, optare per apporti fogliari di soccorso. Nel caso si presentino situazioni di stress idrico operare in funzione di un apporto ben dimensionato di acqua.

GESTIONE DELLA PIANTA In queste situazioni se si vogliono ottenere prodotti dalle caratteristiche di maggior freschezza si possono adot- tare forme d’allevamento quali la pergola veronese singola o doppia, o il Guyot con densità di piantagione fi no a 3.500-4.000 piante/ha. Porre attenzione alle sfogliature da effettuare preferibilmente per le forme in parete sui versanti meno esposti per evitare eventuali scottature dei grappoli mentre per le pergole viene comunque sempre raccomandata; il diradamento (sia dei grappoli che dei germogli) va valutato a seconda della condizioni climatiche per regolare l’equilibrio vegeto-produttivo delle piante.

SCELTE GENETICHE I portinnesti da utilizzare in questa area sono quelli che inducono un medio vigore quali Teleki 5C, SO4, 161- 49, 101-14; in casi di eccessi di calcare anche Fercal. 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO 115

UNITÀ VOCAZIONALE GA2

CARATTERISTICHE AMBIENTALI Zone caratterizzate da altitudini inferiori ai 120 m s.l.m, inclinazione dei versanti inferiore al 5%, profondità dei suoli superiore ai 90 cm e valori di AWC maggiori di 140 cm; la piovosità media dei tre anni in questa unità risulta superioree ai 815 mm.

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G. Unità Vocazionaliali Garganegae GA2GAG 2 SOMMACAMPAGNA UrbaUrbanizzato

CUSTOZA

VALEGGIO S.M.

CARATTERISTICHE ATTITUDINALI In questa unità si producono vini freschi, dal medio-basso tenore alcolico, con pH basso e acidità sostenuta; sono caratterizzati da un profi lo sensoriale ampio con note spiccate di fi ori d’acacia e di agrumi quali limone e pompelmo, mentre al gusto sono sostenuti da una buona acidità.

GESTIONE DEL SUOLO Essendo in presenza di scarse pendenze dei versanti e di suoli profondi e dalla buona disponibilità idrica, si consi- glia un inerbimento ottenuto con miscele di essenze competitive, con diserbo sulla fi la. Le concimazioni saranno dimensionate in relazione alle asportazioni oppure, nelle situazioni di maggior fertilità, anche interrotte per qual- che anno; si consiglia di porre attenzione all’irrigazione per evitare eccessi idrici e quindi di intervenire in maniera localizzata solo in presenza di situazioni di stress idrico prolungato o sintomi evidenti di tale fenomeno.

GESTIONE DELLA PIANTA In questa unità nel caso si vogliano ottenere delle produzioni di uva atte a vini più strutturati, come in GA1, si consiglia l’adozione di forme d’allevamento in parete (Guyot) o pergola semplice con alte densità d’impianto e minore carica di gemme per pianta. Per ottenere uve per prodotti di maggiore complessità si consiglia di optare per carichi di gemme tali da non indurre produzioni elevate e creare una buona aerazione della zona produttiva operando diradamenti dei grappoli e dei germogli.

SCELTE GENETICHE In queste condizioni si presentano suoli di diverse tessiture ma con profondità buone e elevate disponibilità idriche: bene si adattano i portinnesti che determinano un medio vigore quali Teleki 5C, 161-49 e 101-14 che inducono anche un certo anticipo di maturazione nei suoli più freschi e profondi; avendo attenzione nel con- trollarne il vigore, possono essere utilizzati anche portinnesti quali ad esempio l’SO4, che resiste bene a medi livelli di calcare attivo, e il Kober 5BB. 116 5. MANUALE D’USO DEL TERRITORIO

UNITÀ VOCAZIONALE GA3

CARATTERISTICHE AMBIENTALI Zone caratterizzate da altitudini superiori ai 150 m s.l.m, inclinazione dei versanti comprese tra il 5% e il 10%, profondità dei suoli superiore ai 90 cm e valori di AWC compresi tra i 115 cm e i 140 cm; la piovosità media dei tre anni in questa unità risulta superiore a 815 mm.

CASTELNUOVO D.G.

SONA PESCHIERA D.G. Unità Vocazionaliali Garganegae

SOMMACAMPAGNA GA3GA3 UrbaUrbanizzato

CUSTOZA

VALEGGIO S.M.

CARATTERISTICHE ATTITUDINALI In questa unità si producono vini dal tenore alcolico e pH medio-bassi e buona acidità; le caratteristiche che li contraddistinguono sono le note di fi ori d’arancio ed erbaceo poste all’interno di un profi lo gusto-olfattivo non particolarmente ampio ma dal buon equilibrio; al gusto appaiono mediamente acidi.

GESTIONE DEL SUOLO Nelle aree caratterizzate da superfi ci inclinate e suoli sottili si consiglia un inerbimento ottenuto con miscele di essenze meno competitive, con diserbo sulla fi la. Le concimazioni saranno dimensionate in relazione alle asportazioni e si consiglia di porre attenzione all’irrigazione per evitare eccessi idrici.

GESTIONE DELLA PIANTA Nel caso si vogliano ottenere delle produzioni di uva atte a vini più strutturati, come in GA1, si consiglia l’ado- zione di forme d’allevamento in parete (Guyot) o pergola semplice con alte densità d’impianto e minore carica di gemme per ettaro. Per ottenere uve per prodotti di maggiore complessità si consiglia di optare per carichi di gemme tali da non indurre produzioni elevate e creare una buona aerazione della zona produttiva operando diradamenti dei grappoli e dei germogli.

SCELTE GENETICHE In queste condizioni si presentano suoli di diverse tessiture e profondità ma dalle disponibilità idriche inferiori alle precedenti: in situazioni di suoli meno profondi e di collina si consiglia l’utilizzo dei portinnesti che deter- minano un medio vigore quali Teleki 5C, 161-49 e 101-14 che inducono anche un certo anticipo di maturazio- ne. In casi di eccessi di calcare si può ricorrere al Fercal e nei suoli più freschi e profondi, avendo attenzione nel controllarne il vigore, possono essere utilizzati portinnesti quali ad esempio l’SO4, che resiste bene a medi livelli di calcare attivo, e il Kober 5BB. DISCIPLINARE DI PRODUZIONE

119

BIANCO DI CUSTOZA CUSTOZA D.O.C. 20/Ottobre/2005 modifi ca 25/Luglio/2007

Articolo 1 verso sud – ovest, il canale del consorzio di bonifi ca dell’Alto Agro veronese sino alla località Boscone, inne- La denominazione di origine controllata “Bianco di Cu- standosi per breve tratto sulla strada per Villafranca fi no stoza o Custoza” è riservata ai vini: ad incontrare e seguire la strada comunale che passando Bianco di Custoza o Custoza; per Pozzo Moretto e Colombara sbocca sulla strada co- Bianco di Custoza o Custoza superiore; munale presso Ca’ Delia. Bianco di Custoza o Custoza passito; Segue detta strada, toccando Casa Nuova Pigno e le Bianco di Custoza o Custoza spumante; Grottarole, sino all’incrocio della strada provinciale di che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti Villafranca – Valeggio e seguendo quest’ultima, arriva dal presente disciplinare di produzione. all’abitato di Valeggio sul Mincio. Segue quindi verso sud la strada comunale che porta a Pozzolo sino alla località Casa Buse per immettersi sulla Articolo 2 carreggiabile che incrocia il canale Seriola Prevaldesca. Segue questo canale verso nord, fi no al ponte Lungo, e Il vino a DOC “Bianco di Custoza o Custoza” deve essere attraversato lo stesso si innesta nel canale Seriola Sere- ottenuto da uve provenienti da vigneti aventi, nell’ambito nelli seguendo verso sud, sino ad incontare il confi ne di aziendale, la seguente composizione ampelografi ca: provincia – regione Mantova – Lombardia (quota 63). Trebbiano toscano dal 20 al 45%; Ritornando verso nord, la linea di delimitazione segue il Garganega dal 20 al 40%; confi ne regionale toccando successivamente le località Tocai friulano (localmente detto Trebbianello) da 5 al Pignolada, Staffalonero, Prandina, Stazione di Salionze, Villa, Dolci e Pontara dove l’abbandona per seguire, 30%; per brevissimo tratto verso nord – est, la strada Broglie Bianca Fernanda (clone locale del Cortese), Malvasia, – Madonna del Frassino, sino in prossimità della località Riesling italico, Pinot bianco e Chardonnay e Manzoni Pignolini e lì attraversa l’autostrada Serenissima, per in- bianco, da soli o congiuntamente dal 20 al 30%. serirsi sulla carrareccia che passa ad est di Ca’ Gozzetto toccando successivamente Ca’ Serraglio e passando ad ovest di quota 101 termina a Ca’ Berra Nuova (quota 91) Articolo 3 sulla riva del laghetto del Frassino. Segue la riva del laghetto per brevissimo tratto sino ad La zona di produzione dei vini a DOC “Bianco di Cu- imboccare la carrareccia che passando per località Ber- stoza o Custoza”, comprende in tutto o in parte i territori toletta, arriva al casello ferroviario di quota 84. amministrativi dei seguenti comuni: Segue quindi la ferrovia, verso est, fi no al contiguo ca- Sommacampagna sello di quota 84 dove l’abbandona per seguire la strada Villafranca di Verona che toccando Villa Montresor, prosegue fi no ai Cappuc- Valeggio sul Mincio cini, sulla riva del lago di Garda. Peschiera del Garda Dalla località Cappuccini la linea di delimitazione se- Lazise gue la sponda orientale del lago di Garda sino in pros- Castelnuovo del Garda simità del porto di Pacengo per inoltrarsi nell’entroterra Pastrengo seguendo la carrareccia che toccando quota 93 e quota Bussolengo 107, passa sotto l’abitato di Pacengo e giunge a località Sona Ca’ Allegri, per seguire la strada comunale di Pacengo in provincia di Verona. sino a Casa Fontana Fredda. Tale zona è così delimitata: Per altra carrareccia, sale toccando quota 122 sino alla partendo a sud dell’abitato di Sommacampagna, da con- località Le Tende, e da qui seguendo la strada Pacengo – trada Cesure, (quota 89) la linea di delimitazione segue Colà, sino a Casa alle Croci. 120 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE

Da Casa alle Croci la linea di delimitazione scende verso denti vini designati con la DOC “Garda” alle condizioni sud – est seguendo la carrareccia che, toccando succes- previste dal relativo disciplinare di produzione. sivamente quota 118, 113 e Sarnighe, incrocia il confi ne È vietato ogni pratica di forzatura. comunale di Lazise – Castelnuovo a quota 112. È ammessa l’irrigazione di soccorso. Segue, risalendo verso nord, questo confi ne e successi- La resa massima di uva, in vigneti di coltura specializza- vamente in prossimità della località Mirandola, il confi - ta, ammessa per la produzione dei vini a DOC “Bianco ne comunale Lazise – Pastrengo sino all’incrocio di que- di Custoza o Custoza” non deve superare i: sto con la strada provinciale Verona – Lago ad ovest di Bianco di Custoza 15,00 tonnellate/ettaro località Osteria Vecchia. Bianco di Custoza passito 15,00 tonnellate/ettaro La linea di delimitazione segue detta strada verso Verona Bianco di Custoza spumante 15,00 tonnellate/ettaro (est) sino in prossimità dell’abitato di Bussolengo dove Bianco di Custoza superiore 12,00 tonnellate/ettaro si inserisce, nei pressi di quota 130, sulla comunale del A detti limiti, anche in annate eccezionalmente favorevoli Cristo e prosegue sulla strada comunale di Palazzolo i quantitativi di uva ottenuti da destinare alla produzione sino ad incontrare l’autostrada del Brennero nel punto in dei vini a DOC “Bianco di Custoza o Custoza” devono cui interseca il confi ne comunale Bussolengo – Sona. essere riportati nei limiti di cui sopra purché la produzio- Segue detto confi ne verso sud, sino alla località Civel ne globale non superi del 20% i limiti medesimi. dove si inserisce sulla strada provinciale Bussolengo – Oltre detto limite decade il diritto alla denominazione di Sommacampagna. origine controllata per tutto il prodotto. Segue detta strada sino all’abitato di Sommacampagna Fermi restando i limiti di cui sopra indicati la produzione che attraversa per inserirsi sulla viabile che porta a Cu- massima per ettaro in vigneto in coltura promiscua deve stoza sino alla località Cesure punto di partenza. essere calcolata, rispetto a quella specializzata, in rap- Ad ovest della località Broglie è incluso un piccolo terri- porto alla effettiva superfi cie coperta dalla vite. torio del comune di Peschiera del Garda comprendente La tipologia “passito” è ottenuta dalla cernita delle uve il Monte Zecchino, così delimitato: raccolte nei vigneti iscritti alla DOC “Bianco di Custoza dalla carrareccia a sud di Broglie (adiacente alle ex scuo- o Custoza” ed aventi le caratteristiche per essere desi- le elementari) la linea di delimitazione prosegue verso gnate con detta denominazione. ovest, per Ca’ Boschetti e Ca’ Rondinelli per poi seguire Il quantitativo massimo di uve destinate alla produzione il confi ne di provincia – regione toccando successiva- del vino “passito” non deve superare le: 5,00 tonnella- mente Ca’ Boffei, Soregone, Ca’ Nuova Bazzoli e la stra- te/ettaro. da che porta all’abitato di Broglie, sino ad incrociare la Il rimanente quantitativo di uva fi no alle rese massime carrareccia che ha costituito il punto di partenza. consentite pari a 7,00 tonnellate/ettaro per la tipologia superiore e a 10,00 tonnellate/ettaro per la tipologia Bianco di Custoza, può essere destinato, se ne ha i re- Articolo 4 quisiti, alla produzione dei vini di cui al presente disci- plinare di produzione. Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destina- La regione Veneto, con proprio decreto, su proposta del ti alla produzione dei vini a DOC “Bianco di Custoza o comitato vitivinicolo regionale istituito con legge regio- Custoza” devono essere quelle tradizionale della zona nale n. 55 dell’8 maggio 1985, sentito le organizzazio- e, comunque, atte a conferire alle uve e ai vini derivati ni di categoria interessate, di anno in anno, prima della le specifi che caratteristiche di qualità. vendemmia, può stabilire un limite massimo di utiliz- Sono pertanto da considerarsi idonei unicamente i vi- zazione di uve per ettaro per la produzione dei vini a gneti collinari e pedecollinari esposti prevalentemente DOC “Bianco di Custoza o Custoza” inferiore a quelli a sud, sud – ovest e posti in terreni di origine morenica fi ssati dal presente disciplinare di produzione, dandone di natura prevalentemente calcarea, argillo – calcarea, immediata comunicazione al Ministero delle politiche ghiaioso – calcarea e ghiaioso – sabbiosa con esclusione agricole e forestali – Comitato nazionale per la tutela e dei terreni umidi. la valorizzazione delle denominazioni di origine e delle I sesti di impianto, le forme di allevamento ed i sistemi indicazioni geografi che tipiche dei vini. di potatura devono essere quelli generalmente usati o, Le uve destinate alla vinifi cazione devono assicurare ai comunque, atti a non modifi care le caratteristiche delle vini a DOC “Bianco di Custoza o Custoza” un titolo uve e dei vini derivati. alcolometrico volumico naturale minimo di: Le unità vitate omogenee coltivate con la varietà Garga- Bianco di Custoza 9,50% vol. nega, Trebianello, Pinot bianco, Chardonnay e Cortese, Bianco di Custoza spumante 9,50% vol. iscritte all’albo dei vini a DOC “Bianco di Custoza o Cu- Bianco di Custoza passito 9,50% vol. stoza”, sono utilizzabili anche per produrre i corrispon- Bianco di Custoza superiore 11,00% vol. DISCIPLINARE DI PRODUZIONE 121

Articolo 5 cinque mesi decorrere dal 1° Novembre dell’anno di produzione delle uve Le operazioni di vinifi cazione devono essere effettuate l’affi namento deve avere luogo all’interno della zona di all’interno della zona di produzione delimitata dall’art vinifi cazione di cui al presente articolo. 3. Tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali di Il vino a DOC “Bianco di Custoza o Custoza passito” produzione è consentito che tali operazioni siano effet- deve essere immesso al consumo non prima del: tuate nell’intero territorio amministrativo della provincia 1° Settembre dell’anno successivo a quello di produzio- di Verona nonché nei comuni confi nanti delle province ne delle uve di Brescia e di Mantova. Nella vinifi cazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche locali, leali e costanti, atte a conferire ai vini Articolo 6 le loro peculiari caratteristiche. Le operazioni di conservazione e vinifi cazione delle uve I vini a DOC “Bianco di Custoza” all’atto dell’immissio- destinate alla produzione dei vini a DOC “Bianco di Cu- ne al consumo devono rispondere alle seguenti caratte- stoza o Custoza” nella tipologia “passito” devono aver ristiche: luogo unicamente nell’ambito della delimitazione terri- toriale della zona di produzione di cui all’art 3. Bianco di Custoza o Custoza: La vinifi cazione delle uve destinate alla produzione dei - colore: giallo paglierino; vini a DOC “Bianco di Custoza o Custoza” tipologia - profumo: fruttato, leggermente aromatico; “passito” può avvenire solo dopo che le stesse siano sot- - sapore: secco, sapido, morbido, delicato, di giusto toposte ad appassimento naturale, avvalendosi anche di corpo, piacevolmente amarognolo; sistemi e/o tecnologie che comunque non aumentino la - titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% temperatura dell’appassimento rispetto al processo na- vol.; turale. - zuccheri riduttori residui massimo: 7,00 g/l; Le uve destinate alla produzione della tipologia “passi- - acidità totale minima: 4,50 g/l; to”, al termine dell’appassimento, devono assicurare un - estratto secco netto minimo: 16,50 g/l; titolo alcolometrico volumico naturale minimo di: 13,00% vol. Bianco di Custoza o Custoza superiore: La resa massima delle uve in vino non deve essere su- - colore: giallo paglierino tendente al giallo dorato con periore al: l’età; Bianco di Custoza 65% - profumo: gradevole, caratteristico, lievemente aro- Bianco di Custoza superiore 65% matico; Bianco di Custoza spumante 68% (al lordo della presa - sapore: secco, morbido, armonico, corposo con di spuma) eventuale percezione di legno; Qualora la resa sia compresa tra la percentuale prece- - titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% dente ed il 75%, il prodotto eccedente non ha diritto alla vol.; denominazione di origine controllata. Infi ne se supera - zuccheri riduttori residui massimo: 7,00 g/l; anche quest’ultimo limite, decade il diritto alla denomi- - acidità totale minima: 4,50 g/l; nazione di origine controllata per tutto il prodotto. - estratto secco netto minimo: 20,00 g/l; La resa massima delle uve in vino per la tipologia “Bian- co di Custoza o Custoza passito” non deve essere supe- Bianco di Custoza o Custoza spumante: riore al 40%. - spuma: fi ne e persistente; La DOC “Bianco di Custoza o Custoza” può essere uti- - colore: giallo paglierino più o meno intenso con lizzata per designare il vino “spumante” nel tipo “Brut, eventuali rifl essi dorati; extra Brut, extra dry” ottenuto con mosti o vini che ri- - profumo: fragrante con sentore di fruttato, leggermen- spondono alle condizioni previste dal presente discipli- te aromatico quando spumantizzato con il metodo nare di produzione. Marinotti (autoclave), fi ne e composto, caratteristico La preparazione del vino a DOC “Bianco di Custoza o Custoza spumante” deve avvenire in stabilimenti diti della fermentazione in bottiglia quando è spumantiz- all’interno della zona di vinifi cazione di cui al comma 1 zato con il metodo classico; del presente articolo e nelle province di Brescia, Manto- - sapore: secco, fresco, sapido, fi ne ed armonico; va, Trento, Treviso e Vicenza. - titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% Il vino a DOC “Bianco di Custoza o Custoza superiore” vol.; deve essere sottoposto ad un periodo di maturazione di - acidità totale minima: 5,00 g/l; almeno: - estratto secco netto minimo: 15,00 g/l; 122 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE

- residuo zuccherino: È consentito, altresì, l’uso della indicazione aggiuntiva di - tipo Brut 12,00 g/l; “vigna” seguita dal relativo toponimo purché le uve pro- - tipo extra Brut 6,00 g/l; vengano totalmente da corrispondenti vigneti e siano ri- - tipo extra dry 20,00 g/l. vendicate annualmente ed iscritte nell’apposito albo dei vigneti previsto dalla legge 10/02/1992, n. 164, tenuto Bianco di Custoza o Custoza passito: rispettivamente presso la C.C.I.A.A. di Verona, alle con- - colore: giallo dorato; dizioni previste dal decreto ministeriale 22/04/1992. - profumo: intenso e fruttato; - sapore: amabile o dolce, vellutato, armonico, di cor- po, leggermente aromatico, con eventuale leggera Articolo 8 percezione di legno; - titolo alcolometrico volumico totale minimo: 15,00% I vini a DOC “Bianco di Custoza o Custoza superiore vol.; e Bianco di Custoza o Custoza passito” devono essere - titolo alcolometrico volumico effettivo minimo: immessi al consumo unicamente in bottiglie di vetro di 12,00% vol.; capacità fi no a litri 1,500 e chiuse con tappo raso bocca - acidità totale minima: 4,50 g/l; in sughero o altri materiali consentiti. - estratto secco netto minimo: 22,00 g/l; Tuttavia per tutte le bottiglie fi no a litri 0,375 è consenti- to anche la chiusura con tappo a vite. È in facoltà del Ministero delle politiche agricole e fore- Sulle bottiglie contenenti in vini a DOC “Bianco di Cu- stali – Comitato nazionale per la tutela e valorizzazione stoza o Custoza superiore e Bianco di Custoza o Cu- delle denominazioni di origine e delle indicazioni geo- stoza passito” deve fi gurare l’indicazione dell’annata di grafi che tipiche dei vini modifi care, con proprio decreto, i produzione delle uve. limiti sopra indicati per l’acidità totale e l’estratto secco.

Articolo 7 PROPOSTA DI MODIFICA DEL DISCIPLINARE IN VIA DI APPROVAZIONE Alla denominazione di origine controllata “Bianco di (prevista per primavera 2011) Custoza o Custoza” è vietata l’aggiunta di qualsiasi qualifi cazione diversa da quelle previste dal presente di- Articolo 2 sciplinare, ivi compresi gli aggettivi: extra, fi ne, scelto, riserva, selezionato e similari. Il vino a DOC “Bianco di Custoza o Custoza” deve essere È tuttavia, consentito l’uso di indicazioni che facciano ottenuto da uve provenienti da vigneti aventi, nell’ambito riferimento a nomi, ragioni sociali e marchi privati non aziendale, la seguente composizione ampelografi ca: eventi signifi cato laudativo e non idonei a trarre in in- Trebbiano toscano dal 10 al 45%; ganno l’acquirente. Garganega dal 20 al 40%; È consentito, altresì, l’uso di indicazioni che facciano ri- Tocai friulano (localmente detto Trebbianello) da 5 al 30%; ferimento a comuni, frazioni, aree, zone e località com- Bianca Fernanda (clone locale del Cortese) da 0 a 30%; presi nella zona delimitata nel precedente art. 3, e dalle Malvasia bianca lunga, Riesling italico, Pinot bianco, quali effettivamente provengono le uve da cui il vino Chardonnay e Manzoni bianco, da soli o congiuntamen- così qualifi cato è stato ottenuto. te dallo 0 al 30%. BIBLIOGRAFIA

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BIBLIOGRAFIA

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131

LEGENDA DELLA CARTA DEI SUOLI1

1 – ANFITEATRI MORENICI CONNESSI ALL’APPARATO GLACIALE ATESINO: DE- POSITI MORENICI DI VARIA ETÀ COSTITUITI DA SEDIMENTI GLACIALI E SUBORDINATAMENTE FLUVIOGLACIALI E DI CONTATTO, VARIAMENTE ALTERATI, COSTITUENTI DEBOLI RILIEVI DISPOSTI IN FORMA DI CORDO- NE ARCUATO O ADDOSSATI AI RILIEVI MONTUOSI CALCAREI 1.1 – Depositi costituiti da sedimenti glaciali sabbioso-limosi con ghiaie sovraconsolidati e subor- dinatamente depositi cerniti; le forme dei rilievi sono in gran parte rimodellate dall’uomo

1.1.1 Versanti prevalentemente rettilinei, naturali, scarpate erosive, localmente gradonati, con pendenza media 20-70%; prevalgono le aree naturali boscate e subordinatamente prative, con locali gradonature a vite e olivo Complesso di suoli Serraglio di versante morenico, da sottili a moderatamente profondi, tessitura da Rendollic Eutrudepts coarse loamy, franca in superfi cie a franco-sabbiosa in profondità, scheletro frequente ghiaioso medio e ciottoloso carbonatic mesic in profondità, da scarsamente calcarei e subalcalini in superfi cie a fortemente calcarei e alcalini nel substrato, a drenaggio moderatamente rapido e suoli Conte, moderatamente profondi, tessitura franca in superfi cie, franco-argillosa in profondità e Inceptic Hapludalfs fi ne loamy, franco-sabbiosa nel substrato, scheletro ghiaioso grossolano frequente, abbondante in profondità, mixed, mesic SRG1/COT1 da subacidi e scarsamente calcarei in superfi cie ad alcalini e fortemente calcarei nel substrato, a drenaggio buono

1.1.2 Versanti prevalentemente antropici (gradonature), con pendenza media 20-35%; utilizzati a vite, olivo e subordinatamente prato Consociazione di suoli Tamburino Sardo, profondi, tessitura franco-sabbiosa, frequente scheletro Typic Udorthents coarse loamy, ghiaioso medio e grossolano, localmente abbondante in profondità, fortemente calcarei e alcalini in carbonatic, mesic

TAM1 superfi cie ed estremamente calcarei e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio buono

1.1.3 Versanti ondulati prevalentemente concavo-convessi, con pendenza media 5-20%, ampie gradonature e risistemazioni antropiche; utilizzati a vite, olivo e seminativo Complesso di suoli Marziago, sottili, limitati dal substrato sovraconsolidato, a tessitura franca o Typic Udorthents coarse loamy, franco-limosa, con comune scheletro ghiaioso fi ne, estremamente calcarei, alcalini in superfi cie e carbonatic, mesic fortemente alcalini nel substrato, a drenaggio buono e suoli Sommacampagna, moderatamente profondi, limitati dal substrato sovraconsolidato, tessitura da Aquic Eutrudepts coarse loamy, franca a franco-limosa, da comune a frequente scheletro ghiaioso medio e grossolano, estremamente carbonatic, mesic MZI1/SOM1 calcarei, alcalini in superfi cie e fortemente alcalini nel substrato, drenaggio mediocre Consociazione di suoli Preella, moderatamente profondi, limitati dal substrato sovraconsolidato, Alfi c Udarents coarse loamy, tessitura franco-sabbiosa, scheletro da comune a frequente ghiaioso medio, estremamente calcarei, carbonatic, mesic

PEE1 alcalini in superfi cie e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio da buono a mediocre

1.1.4 Versanti ondulati prevalentemente concavo-convessi, a profi lo naturale interessati solo localmente da blande gradonature, con pendenza media 5-20%; prevalgono prato, vite e seminativo cui si possono alternare aree boscate Consociazione di suoli Campazzi molto inclinati, profondi, tessitura franca o franco-sabbiosa in Typic Hapludalfs fi ne loamy, mixed, superfi cie e franca o franco-limosa in profondità, scheletro ghiaioso medio da scarso a comune, mesic da moderatamente a molto calcareo e alcalino, estremamente calcareo e fortemente alcalino il CZI1 substrato, a drenaggio da buono a mediocre Consociazione di suoli Bianca molto inclinati, moderatamente profondi limitati dal substrato Typic Hapludalfs fi ne loamy, mixed, sovraconsolidato, tessitura franco-sabbiosa in superfi cie e da franco-sabbiosa a franco-argillosa in mesic profondità, scheletro da comune a frequente ghiaioso medio, da moderatamente a molto calcareo e BIN1 alcalino, estremamente calcareo e fortemente alcalino nel substrato, a drenaggio buono

1 Il nome dei suoli, in analogia a quanto avviene in ambito geologico, deriva di norma dalla località dove per primo esso viene descritto; visto che il rilevamento pedologico della DOC Bardolino ha preceduto quello dell’area DOC Custoza e considerata l’analogia pedopaesaggistica dei due ambienti, può succedere che i nomi di alcuni suoli presenti si riferiscano a località esterne all’area DOC Custoza. 132 APPENDICE

1.1.5 Cordoni caratterizzati da depositi glaciali a dominante limosa, poco ghiaiosi, con penden- ze del 5-20%, diffusi nelle aree prossime al lago e in quelle occupate da morena di fondo Consociazione di suoli Arvedii molto inclinati, moderatamente profondi, limitati dal substrato Aquic Eutrudepts fi ne loamy, sovraconsolidato, tessitura da franca a franco-limoso-argillosa, scarso scheletro ghiaioso fi ne e carbonatic, mesic

ARD2 medio, estremamente calcarei e alcalini, fortemente alcalini nel substrato, a drenaggio mediocre.

1.1.6 Superfi ci sommitali di cordoni morenici medio-recenti, subpianeggianti o debolmente on- dulate con pendenza media 0-5% prodotte prevalentemente da intervento antropico; vite e subordinatamente seminativo Complesso di suoli Bulgarella, da sottili a moderatamente profondi se scassati, tessitura da Typic Udorthents coarse loamy, franco- sabbiosa a sabbioso-franca in profondità, scheletro frequente ghiaioso medio in superfi cie carbonatic, mesic e grossolano in profondità, estremamente calcarei, alcalini in superfi cie e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio moderatamente rapido e suoli Casella Poli, molto profondi, tessitura franca, scheletro da comune a frequente ghiaioso fi ne, da Typic Hapludalfs fi ne loamy, mixed, BUL1/CLA1 molto a estremamente calcarei, alcalini, a drenaggio buono mesic

1.1.7 Superfi ci ondulate intramoreniche o di cordoni poco rilevati di grosse dimensioni, o ca- ratterizzate da pendenze molto basse, costituite da un’alternanza di depressioni e blandi rilievi con pendenza media 5-10%; seminativo prevalente e vite Complesso di suoli Bianca inclinati, da moderatamente profondi a profondi, limitati dal substrato Typic Hapludalfs fi ne loamy, mixed, sovraconsolidato, tessitura franco-argillosa nel suolo, franco-sabbioso il substrato, scheletro da mesic comune a frequente ghiaioso medio, da moderatamente a molto calcareo e alcalino, estremamente calcareo e fortemente alcalino nel substrato, a drenaggio buono e suoli La Pra, moderatamente profondi, limitati dal substrato sovraconsolidato, a tessitura franco- Haplic Udarents coarse loamy, BIN2/LAA1 sabbiosa, estremamente calcarei, frequente scheletro ghiaioso grossolano, alcalino in superfi cie e carbonatic, mesic fortemente alcalino in profondità, drenaggio da buono a moderatamente rapido Complesso di suoli Campazzi inclinati, profondi, tessitura franca in superfi cie e franca o franco- Typic Hapludalfs fi ne loamy, mixed, argillosa in profondità, scheletro ghiaioso medio da scarso a comune, da moderatamente a molto mesic calcareo e alcalino, estremamente calcareo e fortemente alcalino il substrato, a drenaggio buono e suoli Casaretti, da moderatamente profondi a profondi, limitati dal substrato sovraconsolidato, a Typic Udorthents coarse loamy, tessitura franca o franco-sabbiosa, scheletro ghiaioso grossolano da comune a frequente in superfi cie carbonatic, mesic CZI2/CSR1 e frequente o abbondante in profondità, estremamente calcarei, da alcalini in superfi cie a fortemente alcalini in profondità, a drenaggio da buono a mediocre

1.1.8 Ondulazioni poste prevalentemente nella porzione più bassa del paesaggio e caratterizza- te da depositi in parte cerniti a granulometria medio fi ne in cui prevalgono sabbie fi ni e limo; pendenza media 5-10%; seminativo prevalente Consociazione di suoli Bianca inclinati, da moderatamente profondi a profondi, limitati dal substrato Typic Hapludalfs fi ne loamy, mixed, sovraconsolidato, tessitura franco-argillosa nel suolo, franco-sabbioso il substrato, scheletro da mesic comune a frequente ghiaioso medio, da moderatamente a molto calcareo e alcalino, estremamente ESS2 calcareo e fortemente alcalino nel substrato, a drenaggio buono Consociazione di suoli Centurara, moderatamente profondi, limitati dal substrato sovraconsolidato, Oxyaquic Eutrudepts coarse loamy, tessitura da franca a franco-sabbiosa, scheletro da scarso a comune ghiaioso fi ne e medio, fortemente carbonatic, mesic

CET1 calcarei in superfi cie ed estremamente calcarei in profondità, a drenaggio mediocre Consociazione di suoli Damilei inclinati, moderatamente profondi limitati dal substrato Aquic Eutrudepts fi ne loamy, mixed, sovraconsolidato o da orizzonti anossici, tessitura da franca a franco-argillosa in superfi cie e da mesic franco-sabbiosa a franca in profondità, scheletro ghiaioso fi ne e medio da scarso a comune, molto DEI3 calcarei in superfi cie ed estremamente calcarei in profondità, alcalini, a drenaggio mediocre APPENDICE 133

1.2 – Superfi ci di raccordo fra i rilievi morenici e le piane fl uvioglaciali o fl uvio-lacustri, a depositi colluviali sovrapposti a depositi morenici e fl uvioglaciali e conoidi alluvionali provenienti da incisioni sui versanti morenici

1.2.1 Aree a depositi colluviali antichi depositati e pedogenizzati in più fasi, a bassa pendenza (2-10%) e granulometria variabile; vite e seminativo Complesso di suoli Galletti, moderatamente profondi o profondi, tessitura franca in superfi cie e Typic Paleudalfs fi ne loamy, mixed, franco-argillosa in profondità, scheletro ghiaioso medio e grossolano da comune ad abbondante, mesic ciottoloso in profondità, scarsamente calcareo e alcalino, estremamente calcareo e fortemente alcalino nel substrato, a drenaggio buono e suoli Fiozza, da sottili a moderatamente profondi (se scassati), tessitura da franco-sabbiosa in Typic Eutrudepts coarse loamy over superfi cie a sabbioso-franca in profondità, scheletro ghiaioso medio frequente in superfi cie e ghiaioso sandy skeletal, mixed, mesic GAL1/FOZ1 grossolano abbondante in profondità, molto calcareo e alcalino in superfi cie, estremamente calcareo e fortemente alcalino in profondità, a drenaggio rapido

1.2.2 Aree a depositi colluviali antichi depositati e pedogenizzati in più fasi, a bassa pendenza (2-10%) e granulometria variabile; vite e seminativo Consociazione di suoli Le Cocche, molto profondi, tessitura franca, scheletro comune ghiaioso Typic Paleudalfs fi ne loamy, mixed, grossolano, scarsamente calcarei, alcalini, a drenaggio buono mesic LEC1

1.2.3 Aree a depositi fl uvioglaciali sabbioso-limosi su ghiaie e sabbie; seminativo prevalente, colture arboree e seminativo sul morenico esterno Consociazione di suoli Galletti, moderatamente profondi o profondi, tessitura franca in superfi cie Typic Paleudalfs fi ne loamy, mixed, e franco-argillosa in profondità, scheletro ghiaioso medio e grossolano da comune ad abbondante, mesic ciottoloso in profondità, scarsamente calcareo e alcalino, estremamente calcareo e fortemente GAL1 alcalino nel substrato, a drenaggio buono Consociazione di suoli Ceriel inclinati, da moderatamente profondi a profondi, tessitura franca, Typic Eutrudepts fi ne loamy, mixed, scheletro ghiaioso medio da comune a frequente, da moderatamente a molto calcareo e alcalino in mesic

CER2 superfi cie, fortemente calcareo e fortemente alcalino in profondità, a drenaggio buono

1.2.4 Aree subpianeggianti a profi lo relativamente naturale, a depositi sabbioso-limosi con ghiaie, pendenza 0-5%; seminativo e vite Complesso di suoli Case Marzia debolmente inclinati, profondi, tessitura franca o franco-limosa Oxyaquic Hapludalfs fi ne loamy, in superfi cie e franco argillosa in profondità, scheletro ghiaioso medio e fi ne da scarso a comune, mixed, mesic fortemente calcarei in superfi cie e scarsamente calcarei in profondità, drenaggio da buono a mediocre e Suoli Damilei debolmente inclinati, da moderatamente profondi a profondi limitati da orizzonti Aquic Eutrudepts fi ne loamy, mixed,

CSM1/DEI2 anossici, tessitura da franco-sabbiosa a franco-limosa, scarso scheletro ghiaioso fi ne e medio, molto mesic calcarei in superfi cie e fortemente calcarei in profondità, alcalini, a drenaggio mediocre

1.2.5 Conoidi con pendenze comprese tra 5-15%, crescenti dall’esterno all’apice della forma, a depositi prevalentemente ghiaioso-sabbiosi; vite e seminativo Consociazione di suoli Montaola, da sottili a moderatamente profondi limitati da orizzonti ghiaioso- Haplic Udarents sandy skeletal, sabbiosi, tessitura da franco-sabbiosa a sabbioso-franca, scheletro ghiaioso medio e grossolano da mixed, mesic comune ad abbondante, fortemente calcarei, alcalini in superfi cie e fortemente alcalini in profondità,

MNO1 a drenaggio da moderatamente rapido a buono 134 APPENDICE

1.3 – Terrazzi subpianeggianti rilevati sulle piane fl uvioglaciali interne (MR4) di origine antropica e naturale, questi ultimi spesso corrispondenti a terrazzi di Kame, sono occupati da depositi di contatto glaciale (MR3)

1.3.1 Aree subpianeggianti a profi lo relativamente naturale, a depositi sabbioso-limosi con ghiaie, pendenza 0-5%; seminativo e vite Consociazione di suoli Bianca subpianeggianti, da moderatamente profondi a profondi limitati Typic Hapludalfs fi ne loamy, mixed, dal substrato sovraconsolidato, tessitura franca a franco-argillosa in superfi cie e franco-argillosa in mesic profondità, scheletro comune ghiaioso fi ne e medio, molto calcarei in superfi cie, moderatamente

BIN3 calcarei in profondità, alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio da buono a mediocre

1.3.2 Aree da subpianeggianti a ondulate, occupate da depositi sabbioso-limosi con ghiaie, a pendenza prevalente 1-5%, caratterizzate da substrati sovraconsolidati o a tessiture a do- minante limosa poco permeabili che possono generare moderati ristagni idrici; seminativo e vite Consociazione di suoli I Santi, profondi, a tessitura franco-sabbiosa (franca o franco-argillosa negli Typic Udorthents coarse loamy, orizzonti sepolti), scheletro ghiaioso medio da comune a frequente, estremamente calcarei in mixed, mesic

ISA1 superfi cie e moderatamente calcarei in profondità, alcalini, a drenaggio buono Consociazione di suoli Campanelle, profondi limitati da orizzonti anossici, tessitura da franco- Oxyaquic Eutrudepts fi ne loamy, sabbiosa a franca in superfi cie, da franco-argillosa a franco-limoso-argillosa in profondità, scheletro mixed, mesic ghiaioso medio da scarso a comune, fortemente calcarei in superfi cie, da scarsamente a estremamente CEL1 calcarei in profondità, alcalini, a drenaggio mediocre Consociazione di suoli La Rocca, da moderatamente profondi a profondi limitati dal substrato Oxyaquic Eutrudepts coarse loamy, anossico, tessitura da franca a franco-sabbiosa, comune scheletro ghiaioso medio, fortemente mixed, mesic

LAR1 calcarei, a drenaggio mediocre

1.3.3 Aree subpianeggianti a profi lo relativamente naturale, a depositi sabbioso-limosi con ghia- ie, pendenza 0-5%; seminativo e vite Consociazione di suoli Ceriel debolmente inclinati, moderatamente profondi, limitati dal substrato Typic Hapludalfs fi ne loamy, mixed, sovraconsolidato, tessitura franca, comune scheletro ghiaioso medio, moderatamente calcareo e mesic

CER1 alcalino in superfi cie, fortemente calcareo e fortemente alcalino in profondità, a drenaggio buono APPENDICE 135

1.4 – Valli e piane a morfologia subpianeggiante o lievemente ondulata, in cui prevalgono depo- siti fl uvioglaciali e glaciolacustri generalmente ben classati, correlabili ai depositi dell’alta pianura ghiaiosa, e colmature colluviali oloceniche

1.4.1 Vallecole intermoreniche prevalentemente parallele ai cordoni, da tempo stabili, confl uen- ti nei principali scaricatori, ma rispetto a questi, con maggiori pendenze lungo il thalweg (1-5%) caratterizzate localmente da falda freatica poco profonda; seminativo prevalente Consociazione di suoli Bresaola, moderatamente profondi, limitati da orizzonti anossici e/o dalla Aquic Hapludalfs fi ne, mixed, falda, tessitura franco-argillosa, scarso scheletro ghiaioso fi ne (da comune a frequente nel substrato mesic scheletro ghiaioso medio e grossolano), scarsamente calcarei e alcalini (estremamente calcareo e BRE1 fortemente alcalino il substrato), drenaggio da mediocre a lento

1.4.2 Aree di espansione dei fl ussi fl uvioglaciali, maldrenate e/o a depositi glaciolacustri con orizzonti superfi ciali nerastri arricchiti in sostanza organica profondità della falda oscil- lante attorno a 100 cm; prevalgono i seminativi Complesso di suoli Tione di piana fl uvioglaciali, moderatamente profondi limitati dal substrato Aquic Hapludolls loamy over anossico, tessitura franca o franco-argillosa in superfi cie, sabbiosa in profondità, scheletro scarso loamy or sandy skeletal, carbonatic, ghiaioso fi ne in superfi cie, da comune ad abbondante ghiaioso medio e fi ne in profondità, molto mesic calcarei e alcalini in superfi cie, estremamente calcarei e fortemente alcalini in profondità, drenaggio lento e suoli Guastalla, sottili o moderatamente profondi limitati dal substrato anossico, tessitura da franca Typic Endoaquolls fi ne loamy,

TIO2/GUS1 a franco-argillosa in superfi cie a sabbioso-franca in profondità, scheletro ghiaioso medio fi ne da mixed, mesic comune a frequente, molto calcarei e alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio lento o molto lento; locale presenza di orizzonti torbosi sepolti

1.4.3 Aree a depositi sabbioso-limosi connessi a fl ussi periglaciali o a rideposizioni successive di materiale eroso dalle colline, localmente costituenti deboli ondulazioni interne alle piane; prevalgono i seminativi Complesso di suoli Augusta, profondi, tessitura franca in superfi cie e da franco-sabbiosa a franco- Fluventic Eutrudepts coarse loamy, argillosa in profondità, comune scheletro ghiaioso medio e fi ne, fortemente calcarei e alcalini, a mixed, mesic drenaggio da buono a mediocre e suoli Campagna Rossa, da moderatamente profondi a profondi, tessitura da franco-limosa a franco- Oxyaquic Eutrudepts coarse loamy, sabbiosa, scheletro ghiaioso fi ne e medio da scarso a comune, fortemente calcarei e alcalini in carbonatic, mesic AGU1/CPA1 superfi cie ed estremamente calcarei e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio mediocre Complesso di suoli Monte Lupo, da sottili a moderatamente profondi limitati da orizzonti anossici, Aquic Eutrudepts coarse silty, tessitura franco-limosa, scheletro ghiaioso fi ne da assente a scarso, molto calcarei e alcalini in carbonatic, mesic superfi cie, estremamente calcarei e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio da mediocre a lento, localmente in profondità presentano abbondanti concrezioni calcaree e suoli Gabbiola, moderatamente profondi limitati da orizzonti anossici, a tessitura da franco-limosa Fluvaquentic Eutrudepts fi ne silty,

LUP1/GAB1 a franco-limoso-argillosa, scheletro ghiaioso fi ne da assente a scarso, molto calcarei e alcalini, a mixed, mesic drenaggio lento

1.4.4 Piane intermoreniche derivanti da colmature alluvionali dei torrenti proglaciali a canali intrecciati caratterizzati da suoli ghiaioso-sabbiosi, generalmente rilevate e terrazzate dal reticolo drenante olocenico, ben drenate, correlabili all’alta pianura ghiaioso-sabbiosa; seminativo prevalente Complesso di suoli Pianure di piana, sottili o moderatamente profondi limitati dal substrato ghiaioso, Inceptic Hapludalfs loamy skeletal, tessitura da franca a franco-argillosa in superfi cie, franco-argillosa in profondità, sabbioso-franca nel mixed, mesic substrato, frequente scheletro ghiaioso medio grossolano in superfi cie, e abbondante scheletro da ghiaioso medio a ciottoloso in profondità, scarsamente calcarei e alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), drenaggio moderatamente rapido e suoli Fasolar, sottili limitati dal substrato ghiaioso, tessitura franco-sabbiosa (sabbioso-franca nel Alfi c Udarents sandy skeletal, PNU1/FAS1 substrato), scheletro ghiaioso medio e grossolano, frequente in superfi cie e abbondante nel substrato, carbonatic, mesic fortemente calcarei e alcalini (estremamente calcarei nel substrato), a drenaggio rapido 136 APPENDICE

1.4.5 Aree interessate da fl ussi di minore energia con depositi ghiaioso-sabbiosi medio fi ni Consociazione di suoli Guarienti, da moderatamente profondi a profondi limitati dal substrato Inceptic Hapludalfs fi ne loamy over ghiaioso-sabbioso, tessitura franca in superfi cie e franco-argillosa in profondità (sabbiosa nel sandyskeletal substrato), comune scheletro ghiaioso da medio a grossolano (abbondante nel substrato), scarsamente GUR1 calcarei e alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio buono

1.4.6 Antiche aree di espansione dei fl ussi e aree occupate da colluvi distali a depositi limoso argillosi Consociazione di suoli La Fredda, profondi, tessitura da franca a franco-argillosa in superfi cie, Typic Hapludalfs fi ne loamy, mixed, franco-argillosa o franco-limoso-argillosa in profondità, scheletro ghiaioso fi ne e medio da scarso a mesic comune, da non a scarsamente calcarei e alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel LFR1 substrato), a drenaggio buono

1.4.7 Piane a depositi sabbiosi cerniti Consociazione di suoli Cavaion, moderatamente profondi limitati da orizzonti sabbiosi, a tessitura Alfi c Udarents sandy, carbonatic, da franco-sabbiosa o sabbioso-franca, scheletro ghiaioso medio e grossolano da comune a frequente, mesic

CVI1 estremamente calcarei e fortemente alcalini, a drenaggio rapido

1.4.8 Porzioni a maggior stabilità delle piane più esterne non interessate da fl ussi fl uvioglaciali successivi, a depositi sabbioso-ghiaiosi profondamente alterati Consociazione di suoli Belcamin, profondi, tessitura da franca in superfi cie a franco-argillosa Typic Hapludalfs fi ne loamy, mixed, in profondità, scheletro ghiaioso medio e grossolano da comune a frequente, da scarsamente a mesic

BEC1 moderatamente calcarei, alcalini, a drenaggio buono

1.4.9 Aree erose e/o ribassate rispetto alle precedenti, delimitate da scarpate metriche Complesso di suoli La Fredda, moderatamente profondi, tessitura da franca a franco-argillosa in Typic Hapludalfs fi ne loamy, mixed, superfi cie, franco-argillosa in profondità, scheletro ghiaioso fi ne e medio da comune a frequente, mesic abbondante in profondità, da non a scarsamente calcarei e alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio buono e suoli Sona subpianeggianti, moderatamente profondi limitati dal substrato ghiaioso-sabbioso, tessitura Alfi c Udarents loamy skeletal,

LFR2/SOA2 franca (sabbiosa nel substrato), abbondante scheletro ghiaioso fi ne e medio, da moderatamente mixed, mesic a estremamente calcarei e alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio da moderatamente rapido a rapido

1.4.10 Superfi ci rilevate, occupate da colmature sabbioso limose, e da depositi più trattivi ghia- ioso-sabbiosi, correlabili con gli scaricatori più esterni delle cerchie moreniche Consociazione di suoli Naiano, moderatamente profondi limitati da orizzonti anossici, tessitura Aquic Hapludalfs fi ne loamy, franca, scarso scheletro ghiaioso fi ne, scarsamente calcarei e alcalini (estremamente calcarei e mixed, mesic

NAI1 fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio mediocre. Complesso di suoli Canale dell’Agro debolmente inclinati, moderatamente profondi limitati da Typic Hapludalfs fi ne over loamy substrati cementati dai carbonati, tessitura franco-argillosa (franca o franco-sabbiosa nel substrato), skeletal, mixed, mesic scheletro ghiaioso da medio a grossolano frequente in superfi cie e abbondante in profondità, scarsamente calcarei e alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio buono e suoli Sona debolmente inclinati, sottili o moderatamente profondi limitati dal substrato ghiaioso- Alfi c Udarents loamy skeletal,

CDA2/SOA1 sabbioso, tessitura franca (sabbiosa nel substrato), abbondante scheletro ghiaioso fi ne e medio, da mixed, mesic moderatamente a estremamente calcarei e alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio rapido APPENDICE 137

1.5 – Aree in cui l’idromorfi a è dovuta alla falda subaffi orante, riscontrabili sia in corrispondenza di conche lacustri prive di drenaggio esterno naturale, sia in prossimità dei corsi d’acqua (MR6)

1.5.1 Aree idromorfe a depositi lacustri o torbosi nelle conche, sabbiosi nelle aree prossime ai corsi d’acqua e limoso-argillosi nelle maggiori aree di raccolta delle acque dei versanti e nelle superfi ci di contorno delle conche; utilizzate a seminativo, con vegetazione sponta- nea igrofi la nelle aree più depresse allagabili Gruppo indifferenziato di suoli S. Rocco, da moderatamente profondi a sottili limitati da orizzonti Typic Endoaquolls coarse silty, anossici e torbosi, tessitura da franco-limosa in superfi cie a sabbioso-franca in profondità, scarso mixed, mesic scheletro ghiaioso fi ne in superfi cie e da assente a comune in profondità, da moderatamente a molto calcarei e subalcalini (estremamente calcarei e alcalini nel substrato), drenaggio molto lento; locale presenza di orizzonti torbosi sepolti e suoli Guastalla, da sottili a moderatamente profondi limitati dal substrato anossico, tessitura da Typic Endoaquolls fi ne loamy, franca a franco-argillosa in superfi cie a sabbioso-franca in profondità, scheletro ghiaioso medio fi ne mixed, mesic da comune a frequente, molto calcarei e alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio molto lento; locale presenza di orizzonti torbosi sepolti e

SRO1/GUS1/CDG2 suoli Camping del Garda, sottili limitati da orizzonti anossici, tessitura franco-argillosa in superfi cie e Fluvaquentic Endoaquepts fi ne silty, franco-limoso-argillosa in profondità, scheletro da scarso a comune ghiaioso fi ne, fortemente calcarei carbonatic, mesic e alcalini in superfi cie ed estremamente calcarei e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio lento

1.6 – Piane retromoreniche ondulate e mal drenate, prossime al lago, a sedimenti fi ni limoso- argillosi sovraconsolidati. Uso del suolo prevalente a vite e seminativo (MR7)

1.6.1 Superfi ci debolmente ondulate costituenti le parti sommitali di basse dorsali, rilevate di alcuni metri rispetto alle depressioni; pendenza 2-6%; a vite e seminativo Consociazione di suoli Essiccatoio debolmente inclinati, moderatamente profondi, limitati dal Typic Eutrudepts fi ne loamy, substrato argilloso-limoso sovraconsolidato, a tessitura franca o franco-limosa, con comune scheletro carbonatic, mesic ghiaioso medio e grossolano, fortemente calcarei e alcalini in superfi cie, estremamente calcarei e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio mediocre e suoli Peschiera del Garda, sottili, limitati dal substrato sovraconsolidato, tessitura franca in superfi cie Typic Udorthents fi ne loamy,

ESS1/PDG1 e franco-argillosa in profondità, comune scheletro ghiaioso grossolano, estremamente calcarei, carbonatic, mesic alcalini in superfi cie e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio mediocre

1.6.2 Superfi ci intermedie, debolmente ondulate o di raccordo con le aree maggiormente de- presse; a vite e seminativo Consociazione di suoli Arvedi debolmente inclinati, moderatamente profondi limitati dal substrato Aquic Eutrudepts fi ne loamy, sovraconsolidato, tessitura franca, scheletro ghiaioso medio da scarso a comune, estremamente carbonatic, mesic calcarei, alcalini in superfi cie e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio mediocre ARD1

1.6.3 Deboli depressioni collegate al reticolo idrografi co diretto verso il lago, maldrenate e con orizzonti superfi ciali e/o sepolti arricchiti in sostanza organica, a vite e seminativo Consociazione di suoli Ca’ Derna, moderatamente profondi, a tessitura franco-argillosa, scarso Fluvaquentic Eutrudepts fi ne, mesic scheletro ghiaioso da fi ne a medio, molto calcarei e alcalini in superfi cie e moderatamente calcarei

CDR1 e fortemente alcalini in profondità (estremamente calcarei nel substrato), a drenaggio lento Suoli Damilei pianeggianti, profondi, tessitura franca o franco-sabbiosa in superfi cie e franco-limosa Aquic Eutrudepts fi ne loamy, mixed, in profondità, scarso scheletro ghiaioso fi ne e medio, molto calcarei in superfi cie e moderatamente mesic

DEI1 calcarei in profondità (estremamente calcarei nel substrato), alcalini, a drenaggio mediocre 138 APPENDICE

1.6.4 Aree subpianeggianti, prossime al lago, caratterizzate da consistente idromorfi a con falda poco profonda Complesso di suoli Camping del Garda, moderatamente profondi limitati da orizzonti anossici, Fluvaquentic Endoaquepts fi ne silty, tessitura franco-argillosa in superfi cie e franco-limoso-argillosa in profondità, scheletro da scarso a carbonatic, mesic comune ghiaioso da medio a fi ne, molto calcarei e alcalini in superfi cie e estremamente calcarei e fortemente alcalini, a drenaggio lento e suoli Forte Fenilazzo, sottili limitati da orizzonti anossici e concrezionati, tessitura franco-argillosa, Aquic Eutrudepts fi ne silty, mixed,

CDG1/FFE1 scheletro ghiaioso medio da scarso a comune, molto calcarei in superfi cie e fortemente calcarei in mesic profondità, fortemente alcalini, a drenaggio mediocre

1.7 – Solchi vallivi che generalmente incidono le piane fl uvioglaciali interne, rappresentative del reticolo idrografi co olocenico, generalmente sovradimensionati rispetto ai corsi d’acqua presenti (MR8)

1.7.1 Porzioni interne all’anfi teatro morenico, delle valli costituenti le principali linee di drenag- gio dell’area morenica orientale, con falda poco profonda (70-120 cm), in cui si alternano aree a depositi trattivi ad aree di espansione dei fl ussi in cui prevalgono orizzonti superfi - ciali nerastri arricchiti in sostanza organica; anticamente soggette a forti ristagni, drenate artifi cialmente Complesso di suoli Calotte di sopra, sottili o moderatamente profondi limitati da orizzonti anossici, Fluvaquentic Eutrudepts fi ne loamy, tessitura da franca a franco-limoso-argillosa, scheletro da scarso a comune (abbondante nel substrato) mixed, mesic ghiaioso medio e fi ne, da fortemente calcarei in superfi cie a scarsamente calcarei in profondità, alcalini, a drenaggio lento e di suoli Tione di valle olocenica, da sottili a moderatamente profondi limitati dal substrato anossico, Aquic Hapludolls loamy over tessitura da franca a franco-argillosa in superfi cie a sabbioso-franca in profondità, scarso o comune loamy or sandy skeletal, carbonatic, CTR1/TIO1 scheletro ghiaioso fi ne in superfi cie, da comune a abbondante ghiaioso medio e fi ne in profondità, mesic molto calcarei e alcalini in superfi cie, estremamente calcarei e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio lento

1.7.2 Aree più stabili e debolmente rilevate, delimitate da piccole scarpate erosive o brevi rac- cordi, a suoli evoluti Consociazione di suoli Pianure di valle olocenica, sottili o moderatamente profondi limitati dal Inceptic Hapludalfs loamy skeletal, substrato ghiaioso, tessitura da franca a franco-sabbioso-argillosa in superfi cie, franco-argillosa in mixed, mesic profondità, sabbioso-franca nel substrato, frequente scheletro ghiaioso medio grossolano in superfi cie,

PNU2 e abbondante scheletro da ghiaioso medio a ciottoloso in profondità, scarsamente calcarei e alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), drenaggio buono

1.8 – Incisioni a “V” e grandi scarpate erosive con versanti estremamente pendenti prodotte da erosione torrentizia o fl uviale, generalmente boscate

1.8.1 Versanti in fortissima pendenza interessati da moderati fenomeni erosivi, a substrato costi- tuito prevalentemente da till glaciale, con locali coperture di depositi fl uvioglaciali Consociazione di suoli Serraglio di scarpata erosiva, sottili, a tessitura franco-sabbiosa in profondità, Rendollic Eutrudepts coarse loamy, scheletro frequente ghiaioso medio e fi ne, da scarsamente calcarei e subalcalini in superfi cie a carbonatic, mesic

SRG2 fortemente calcarei e alcalini nel substrato, a drenaggio rapido APPENDICE 139

2 – PIANURA ALLUVIONALE PRE-WURMIANA E DEL WURM ANTICO E MEDIO. PORZIONE APICALE DEL CONOIDE IN CORRISPONDENZA DELLO SBOC- CO VALLIVO

2.1 – Aree dossiformi di forma convessa, allungate secondo la massima pendenza, scarsamente rilevate rispetto alle superfi cie modale della pianura (EA1)

2.1.1 Superfi cie rilevata (1-2 m) sul livello modale di WA, pianeggiante, a depositi ghiaioso- sabbiosi delimitata da scarpate erosive o raccordi in pendenza Consociazione di suoli Montalto di sotto, molto profondi, tessitura franca in superfi cie e franco- Typic Paleudalfs loamy skeletal, argillosa o argillosa in profondità, scheletro ghiaioso medio scarso in superfi cie e abbondante in mixed, mesic profondità, scarsamente calcarei e alcalini, a drenaggio buono MNT1

3 – PIANURA ALLUVIONALE RISALENTE AL PLENI-TARDIGLACIALE WURM. PORZIONE APICALE DEL CONOIDE IN CORRISPONDENZA DELLO SBOC- CO VALLIVO

3.1 – Piccole e medie conoidi fl uvioglaciali connesse all’attività degli scaricatori più antichi dell’anfi teatro, reincise dagli scaricatori più recenti e dai grandi scaricatori della sandur Bussolengo – Villafranca

3.1.1 Aree medie e prossimali delle conoidi a depositi ghiaioso-sabbiosi Complesso di suoli S. Gerolamo, moderatamente profondi a tessitura franca in superfi cie e franco- Typic Rhodudalfs loamy skeletal, argillosa in profondità, a scheletro ghiaioso grossolano frequente in superfi cie e ghiaioso medio mixed, Mesic abbondante in profondità, alcalini, a drenaggio buono e suoli La Colombara, franco-argillosi, sottili, limitati dal substrato ghiaioso-sabbioso concrezionato, Alfi c Udarents sandy skeletal, a tessitura franco-argillosa (sabbioso-franca nel substrato), a scheletro ghiaioso medio frequente mixed, mesic SGE1/LAC1 in superfi cie e abbondante in profondità, da molto a fortemente calcarei, alcalini, a drenaggio moderatamente rapido Consociazione di suoli Fontana Fredda, moderatamente profondi limitati dal substrato ghiaioso- Typic Hapludalfs fi ne loamy over sabbioso, a tessitura franca o franco-argillosa, a scheletro ghiaioso da piccolo a grossolano frequente, sandy skeletal, mixed, mesic abbondante in profondità e nel substrato, da non calcarei a moderatamente calcarei nel suolo, estremamente calcarei nel substrato, alcalini, fortemente alcalini nel substrato, a drenaggio buono e suoli S. Gerolamo, moderatamente profondi a tessitura franca in superfi cie e franco-argillosa in Typic Rhodudalfs loamy skeletal,

FON1/SGE1 profondità, a scheletro ghiaioso grossolano frequente nell’orizzonte arato e ghiaioso medio mixed, mesic abbondante al di sotto, alcalini, a drenaggio buono

3.1.2 Aree prevalentemente distali delle conoidi, o incisioni di scaricatori raggiunte da fl ussi tar- divi poco intensi o da colluvi distali, interessate da coperture sabbioso-limose sovrapposte al substrato ghiaioso-sabbioso Consociazione di suoli Fontana Fredda a scheletro scarso o comune, moderatamente profondi, Typic Hapludalfs fi ne loamy over tessitura da franca a franco-argillosa in superfi cie, franco-argillosa in profondità, scheletro ghiaioso sandy skeletal, mixed, mesic fi ne e medio da scarso a comune, abbondante in profondità, da non a scarsamente calcarei, alcalini FON2 (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio buono Consociazione di suoli La Fredda di pianura, profondi, tessitura da franca a franco-argillosa in Typic Hapludalfs fi ne loamy , superfi cie, franco-argillosa o franco-limoso-argillosa in profondità, scheletro ghiaioso fi ne e medio mixed, mesic

LFR3 da scarso a comune, da non a scarsamente calcarei e alcalini, a drenaggio buono

3.1.3 Aree interessate da depositi fl uvioglaciali sabbioso-limosi di consistente spessore Consociazione di suoli San Vittore, moderatamente profondi, limitati dal substrato estremamente Oxyaquic Eutrudepts coarse loamy, calcareo, a tessitura franca prevalente nel suolo (anche franco-limosa, franco-limoso-argillosa), e mixed, mesic da franco-limosa a sabbiosa nel substrato, a scheletro scarso, da moderatamente a molto calcarei,

SVT1 estremamente calcarei nel substrato, alcalini, fortemente alcalini nel substrato, a drenaggio mediocre 140 APPENDICE

3.2 – Ampie conoidi ghiaiose costituite da materiali fl uvioglaciali grossolani non alterati, tra l’area morenica e il limite superiore della fascia delle risorgive (WA3)

3.2.1 Superfi cie a morfologia subpianeggiante e con abbondanti tracce di paleoidrografi a a ca- nali intrecciati (braided) corrispondente all’ampia sandur che scende da Bussolengo verso Villafranca; nei paleoalvei il substrato ghiaioso-sabbioso, emergente nelle barre, è coperto da sottili depositi sabbioso-limosi Consociazione di suoli Fontana Fredda di sandur, moderatamente profondi, tessitura da franca a Typic Hapludalfs fi ne loamy over franco-argillosa, scheletro ghiaioso fi ne e medio da comune a frequente, abbondante in profondità, sandy skeletal, mixed, mesic da scarsamente a moderatamente calcarei, alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio buono e suoli La Colombara, sottili, limitati dal substrato ghiaioso-sabbioso concrezionato, a tessitura Alfi c Udarents sandy skeletal, franco-argillosa (sabbioso-franca nel substrato), a scheletro ghiaioso medio frequente in superfi cie mixed, mesic FON3/LAC1 e abbondante in profondità, da molto a fortemente calcarei, alcalini, a drenaggio moderatamente rapido

3.3 – Superfi cie deposizionale originaria del terrazzo (WT1)

3.3.1 Superfi ci debolmente ondulate ribassate anche decine di metri rispetto a WA3, compren- denti deboli dossi allungati, rilevati 0,5-1 m sui paleoalvei e superfi ci subpianeggianti na- striformi allungate, a substrato ghiaioso-ciottoloso Complesso di suoli Segheria Marai, moderatamente profondi limitati dal substrato ghiaioso- Alfi c Udarents loamy skeletal over sabbioso, tessitura franco-sabbiosa (sabbiosa nel substrato), scheletro abbondante ghiaioso medio sandy skeletal, mixed, mesic e grossolano, da molto a fortemente calcarei (estremamente calcarei nel substrato), alcalini in superfi cie e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio moderatamente rapido e suoli Canale dell’Agro subpianeggianti, moderatamente profondi limitati da substrati cementati dai Typic Hapludalfs fi ne over loamy carbonati, tessitura franco-argillosa (franco-sabbiosa nel substrato), scheletro ghiaioso medio e fi ne skeletal, mixed, mesic SEG1/CDA1 da comune a frequente in superfi cie e abbondante in profondità, scarsamente calcarei e alcalini (estremamente calcarei e fortemente alcalini nel substrato), a drenaggio buono

3.4 – Porzione interna del terrazzo posta al piede della scarpata del terrazzo superiore, occupata in genere da paleoalvei (WT3); sono descritte anche aree più stabili dei terrazzi più bassi

3.4.1 Piane a depositi di piena a bassa energia e paleoalvei corrispondenti a percorsi fl uviali ab- bandonati, debolmente depressi, caratterizzati da ricoperture medio fi ni; vite e seminativo Consociazione di suoli Campara, molto profondi, tessitura franca in superfi cie, franco-limosa o Oxyaquic Hapludalfs fi ne loamy, franco-argillosa in profondità, scarso o comune scheletro ghiaioso medio (abbondante e grossolano mixed, mesic

CPR1 oltre il primo metro), molto calcarei e alcalini, a drenaggio mediocre

3.4.2 Paleomeandri profondamente incisi rispetto al livello fondamentale a depositi fi ni con fal- da oscillante poco profonda Consociazione di suoli Borghetto, moderatamente profondi, limitati da orizzonti anossici, a tessitura Aquollic Hapludalfs fi ne, mixed, franco-argillosa nell’orizzonte arato e franco-limoso-argillosa al di sotto, assente o scarso scheletro mesic ghiaioso da piccolo a grossolano, scarsamente calcarei, subalcalini, a drenaggio lento BOG1 APPENDICE 141

3.5 – Piane alluvionali inondabili con dinamica prevalentemente deposizionale, costituite da se- dimenti recenti o attuali (olocene recente) (WA1)

3.5.1 Piane alluvionali costituite da depositi di energia medio-bassa, sabbioso limosi con ghiaia, di vario spessore, posti in genere in posizione marginale hanno falda poco profonda; pre- vale la vite Consociazione di suoli Fraccaroli, da sottili a moderatamente profondi, limitati da orizzonti anossici, Cumulic Humaquepts fi ne loamy, a tessitura da franco-sabbiosa a franco-sabbioso-argillosa, frequente scheletro ghiaioso medio e mixed, mesic grossolano, da scarsamente a moderatamente calcarei, da subalcalini in superfi cie ad alcalini in FRA1 profondità, a drenaggio lento

3.5.2 Porzioni delle piane alluvionali prossime al fi ume costituite da depositi di alta energia ghiaioso-sabbiosi Consociazione di suoli Canale Virgilio, moderatamente profondi limitati da orizzonti anossici, a Fluvaquentic Humaquepts loamy tessitura franco-sabbiosa, da frequente ad abbondante scheletro ghiaioso medio e grossolano, skeletal, mixed, mesic da molto a fortemente calcarei, da subalcalini in superfi cie a fortemente alcalini nel substrato, a CVG1 drenaggio lento

3.5.3 Paleoalvei olocenici del Mincio e tratto iniziale della sua piana alluvionale, a depositi limoso-sabbiosi con falda moderatamente profonda Consociazione di suoli Cavalcaselle, moderatamente profondi limitati da orizzonti anossici, tessitura Fluvaquentic Eutrudepts coarse franca o franco-limosa, scarso scheletro ghiaioso medio, estremamente calcarei, alcalini in superfi cie silty, carbonatic, mesic

CVC1 e fortemente alcalini in profondità, a drenaggio da mediocre a lento

Finito di stampare nel mese di Gennaio 2011 presso Tipolito Moderna - Due Carrare (PD) Via Xxxx, N - 00000 Xxxxx (XX) Tel. 000.000000 - Fax 000.000000 E-mail: xxxxx

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