Filmografia Di Frederick Wiseman
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FILMOGRAFIA DI FREDERICK WISEMAN La filmografia fino a Belfast, Maine, curata e commentata da Alba Bariffi, è tratta da “Paesaggi umani. Il cinema di Frederick Wiseman”, a cura di Giorgia Brianzoli , Carlo Chatrian e Luca Mosso, volume pubblicato in occasione della rassegna dedicata a Frederick Wiseman all’interno del festival Filmmaker/doc 5, Milano 25 novembre - 5 dicembre 2000 (www.filmmakerfest.org). Le sinossi degli ultimi tre film sono tratte dal sito della casa di produzione e distribuzione ufficiale dei film di Frederick Wiseman, Zipporah Films (www.zipporah.com). TITICUT FOLLIES 1967 84’ Il crudo documentario di Wiseman sul manicomio criminale di Bridgewater è il suo primo film e il più noto, anche perché clamorosamente, è stato per anni l’unico film americano sottoposto a restrizioni giudiziarie per motivi diversi dall’oscenità o dalla sicurezza nazionale – non poteva essere proiettato in pubblico senza il permesso del Commonwealth of Massachussets – nonostante nessuno dei pazienti ripresi nel film o delle loro famiglie abbia mai fatto causa al suo autore. Il divieto è stato revocato soltanto nel 1991. Titicut follies è il titolo del musical messo in scena dagli ospiti dell’istituto, le cui scene aprono e chiudono il documentario, a indicare non solo una forte consapevolezza linguistica del film ma anche la paradossale natura di performance attribuita alla malattia mentale all’interno dell’istituzione psichiatrica, che continuamente obbliga i pazienti ad “andare in scena” per osservarli e giudicarli. HIGH SCHOOL 1968 75’ Nel ’68 la scuola superiore americana è ancora un’istituzione perbenista, ossessionata dalle regole, portatrice di una relazione pedagogica fondata sul conformismo e l’obbedienza: questo il grottesco ritratto delineato dal film di Wiseman, che va oltre l’aspetto nozionistico dell’insegnamento per metterne in luce il preciso intento di condizionare moralmente gli allievi. Anche i meglio intenzionati degli insegnanti sembrano avere come scopo non di entrare davvero in contatto con gli studenti o di stimolarne lo spirito critico ma di trasformarli in “corpi che fanno un lavoro”, come afferma la sconcertante lettera della recluta diretta in Vietnam, che prima di partire scrive alla scuola per ringraziare tutti “per quello che hanno fatto per me”. LAW & ORDER 1969 81’ Il terzo film di Wiseman dedicato alle istituzioni americane – definito dai Cahiers du Cinema “il migliore adattamento cinematografico di Ed McBain” – ha per oggetto la natura ambigua delle forze dell’ordine: da un lato servizio pubblico, soggetto alla sovranità popolare tanto cara alla democrazia americana, dall’altro strumento di repressione. Anche questa volta, lungi dal fare un discorso a tesi, Wiseman tiene lo sguardo addosso agli individui, attento sia alle ragioni dei cittadini sia a quelle dei poliziotti, visti non solo nell’esercizio delle loro funzioni ma anche come salariati con preoccupazioni simili a quelle degli altri lavoratori – in ultimo fanno anch’essi parte della miseria umana che, presente in vari modi in tutto il film, viene strumentalizzata politicamente da Nixon, ripreso durante una visita ufficiale a Kansas City. HOSPITAL 1969 84’ Wiseman va a confrontarsi con il melting pot americano in un ospedale pubblico dell’East Side newyorkese, nel cui pronto soccorso confluiscono infiniti casi che è facile leggere come sintomo del degrado sociale dei quartieri circostanti nonché del viziato sistema sanitario americano, notoriamente fondato sulla sperequazione tra chi può pagare per l’assistenza e chi non può. Come in Law and order, la piccola troupe si trova ad adattarsi a eventi imprevedibili ed emergenze che nel loro susseguirsi impietoso e affrettato svelano la meccanicità, la fredda oggettività della “manutenzione del corpo” sulla quale nulla può l’umanità dei medici. Un’altra istituzione vista dall’interno, nel suo inevitabile isolamento dal resto del mondo, con i suoi risvolti di nera assurdità. BASIC TRAINING 1971 89’ Un gruppo di reclute dell’esercito americano – lo stesso all’epoca ancora impegnato in Vietnam – viene seguito durante i primi due mesi di addestramento alla vita militare. Una volta di più il cinema di Wiseman si sdoppia facendosi da una parte reportage, ovvero registrazione di eventi contingenti, unici nella vita dei protagonisti, e dall’altra documento su un’istituzione dai meccanismi per definizione sempre identici e ripetibili. Qui è l’individualità dei soldati a confrontarsi con un’istituzione che, come e peggio che in High School, mira a sospendere ogni senso critico dei suoi componenti per farne dei “veri uomini” capaci di adeguarsi alle regole. Il controllo e l’incanalamento dell’aggressività passa per i ragazzi attraverso il “giocare alla guerra” e l’adesione a una comunità celebrata dalla cerimonia finale, che ricollega l’esercito alla patria e – vi presenziano i parenti – alla famiglia. ESSENE 1972 86’ Il monastero è la più chiusa fra le comunità esplorate da Wiseman, quella in cui sono programmatici la ritualità, l’isolamento, la subordinazione dell’individuo al gruppo e alla legge (qui, la legge di Dio). Allora, in un ambiente così rarefatto, saranno da cogliere come significative le minime devianze rispetto ad abitudini e cerimoniali, gli scontri e le crisi personali di cui la vita del monastero è causa e rimedio (questo circolo vizioso, dice Wiseman, gli ha imposto l’uso del primissimo piano e del pianosequenza, allo scopo di renderne la tensione drammatica). Il mondo esterno è qui una contraddizione, un’assenza imprescindibile: è la memoria di ciò da cui si viene, l’oggetto dell’intercessione nella preghiera, il luogo a cui sarebbe impossibile tornare (ciò che, secondo Wiseman, apparenta strettamente il monastero all’istituzione psichiatrica di Titicut Follies). Il titolo si riferisce agli Esseni, setta ascetica ebraica fondata nel II secolo a.C. JUVENILE COURT 1973 144’ Nell’affrontare un tema così importante per la democrazia americana come quello della giustizia, Wiseman svela anche – più chiaramente del solito – un altro filo conduttore dei suoi film: oltre al discorso sull’America, quello sul cinema americano. Il racconto dei casi che compaiono davanti al giudice del tribunale minorile porta lo spettatore a una fruizione simile a quella di una fiction giudiziaria, senonché la dominante del film è l’incertezza, non la spiegazione di un mistero. Gli unici elementi a disposizione per tentare di comprendere sono quelli in possesso del giudice stesso: non ci sarà mai un flashback che illustri com’è andata veramente, non si saprà più nulla del futuro dei personaggi. Drammaticamente efficacissimo, il film di Wiseman non può però essere consolatorio, nonostante il profilo del personale giudiziario sia sostanzialmente positivo (nel decidere del destino dei ragazzi, giudici e avvocati possono fare solo congetture, per quanto ben intenzionate). PRIMATE 1974 105’ Per le crude immagini di vivisezione e i pressanti interrogativi etici sulla ricerca scientifica e i suoi scopi, Primate rimane uno dei film più duri e contestati di Wiseman. Mai come in questo caso gli è stata rinfacciata come tendenziosa la scelta di non inserire nel film un commento alle immagini, come se questo potesse riscattare dal ridicolo la parte che descrive la minuziosa attività sessuale delle scimmie, o magari spiegare serenamente i cruenti esperimenti di laboratorio che seguono. In realtà, gli scienziati appaiono anche gentili e affettuosi con gli animali, ma il loro mestiere impedisce loro di chiedersi se le bestie hanno dei diritti, fino a che punto i diritti dell’uomo possono avere il sopravvento, e quale uso verrà fatto, in ultima istanza, delle scoperte scientifiche. Come al solito, Wiseman vede nell’impersonalità, nella neutralità delle istituzioni un pericolo, e punta il dito su ciò che troppo spesso passa inosservato. Lungi dal fare del sentimentalismo sugli animali, dunque, osserva gli scienziati da vicino come loro fanno con i primati. WELFARE 1975 167’ Welfare, il più lungo e complesso film di Wiseman nei primi dieci anni della sua carriera, rimane una pietra miliare nel suo impietoso lavoro di osservazione della realtà sociale e istituzionale americana. La stessa umanità diseredata ritratta in Hospital (i poveri di Welfare sembrano tutti sull’orlo della follia, personaggi tragici o tragicomici di un teatro dell’assurdo) torna alla ribalta nelle interminabili code di un ufficio deputato a stabilire i requisiti dei candidati ai vari sussudi per indigenti, invalidi, ecc. Impiegati e utenti appaiono accomunati dalla frustrazione che li schiaccia a causa dell’elefantiaco sistema burocratico, fino a far loro perdere la speranza che possa avere una qualche utilità. Alla fine è un uomo esasperato a riepilogare i principi di democraticità ed uguaglianza della costituzione americana, ma in negativo, con il massimo dello scetticismo, come se anche per Wiseman essi fossero solo un’illusione e la società fosse invece determinata a mantenere l’isolamento dei suoi ghetti. MEAT 1976 113’ La limpida struttura del film (dopo Welfare Wiseman ritorna a un formato più consueto) è funzionale alla descrizione del percorso della carne bovina e ovina dagli allevamenti fino all’hamburger simbolo della cucina nazionale statunitense, attraverso tutte le sue tappe culminanti in un mattatoio altamente automatizzato – uno degli impianti maggiori del paese – nelle cui riprese è dato grande risalto anche all’estrema meccanizzazione e parcellizzazione del lavoro umano (il lavoratore non vi appare molto più libero delle bestie che manda