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Storie I edizione: maggio 2018 © 2018 Lit Edizioni Srl Tutti i diritti riservati Castelvecchi è un marchio di Lit Edizioni Srl Sede operativa: Via Isonzo 34, 00198 Roma Tel. 06.8412007 – fax 06.85358676 [email protected] www.castelvecchieditore.com ristampa anno 8 7 6 5 4 3 2 1 2018 2019 2020 2021 Graziella Falconi IL FATTACCIO DI VIA DELLA MISSIONE L’attentato a Togliatti e la rivoluzione impossibile nelle carte del Governo e del Partito Per il resto ognuno cerca la sua verità, esteticamente parlando... La mia verità, per ora, è scritta sui muri delle città... Forse la capiranno i venusiani. In caso contrario, ricominceremo da capo MIMMO ROTELLA La copertina dell’«Illustrazione del Popolo» del 25 luglio 1948 NOTA: i documenti qui citati sono riportati fedelmente, compresi eventuali errori di grammatica o ortografia. Mercoledì 14 luglio ore 11,40 Nel 1948, dopo settimane di un maltempo quasi autunnale, il 14 lu- glio esplose l’estate. E quattro colpi dalla canna lucente di una pistola in quella mattinata caldissima. Un colpo di rivoltella, il silenzio: … e vidi l’aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vi- di ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e… quelli che masticavano non masticavano... quelli che stavano portando il cibo alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in al- to: ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull’acqua, ma non bevevano (Protovangelo di Giacomo, 18, 2-3). Come un corpo invaso da un tremore interno, freddo che annuncia una gran febbre, così quel silenzio preparò il grido altissimo della giovane donna. E il grido rimise in moto tutte le cose. «Vidi cadere Togliatti a terra», Nilde Iotti ricorda, «mi precipitai, mi inginocchiai accanto a lui. Mi gettai d’istinto sul petto di Togliatti e for- se questo gesto fece deviare all’ultimo istante la mira dell’assassino... due carabinieri che solo al mio grido s’erano mossi, lo portarono via». Alle ore 12 il comunicato «Ansa»: Stamane, verso le ore 11,30, mentre l’onorevole Togliatti usciva dalla por- ta del palazzo di Montecitorio, in compagnia dell’on. Leonilde Jotti, ve- niva affrontato da un giovane, che poi si è appreso essere tale Antonio 10 IL FATTACCIO DI VIA DELLA MISSIONE Pallante, studente universitario venticinquenne, il quale gli sparava con- tro alcuni colpi di rivoltella – sembra quattro – tre dei quali lo raggiun- gevano in varie parti della regione toracica. Il breve testo contiene due verbi fondativi della notizia: il primo “af- frontare”, crea una scena nella quale un giovane punta la propria ar- ma di fronte alla vittima; il secondo “sembrare”, sebbene contempli un principio di relatività, fissa esattamente il numero dei colpi di pi- stola. I due verbi insieme racchiudono il marasma della informazione e della sua frettolosa trasmissione. Altrettanto rapido, ma più circostanziato, l’annuncio della Direzio- ne del Pci: Il 14 luglio alle ore 10,45 il compagno Palmiro Togliatti lasciò la Dire- zione del Partito in via delle Botteghe oscure, in automobile accompa- gnato dall’autista compagno Gemma e dal compagno Armando Rosati incaricato della sua difesa. Si recò a Montecitorio ove giunse alle ore 10,50. Qui rinviò alla sede del Partito la macchina e il compagno Rosati dicendogli di attendere al Partito la solita telefonata di richiamo. Abi- tualmente il compagno Togliatti usciva da Montecitorio dalle 12,30 alle 13, e prima di uscire telefonava al Partito per richiamare la macchina e il suo accompagnatore. Il 14 luglio, entrato a Montecitorio alle 10,50, for- se non avendo trovato la discussione importante, ne uscì quasi subito. E precisamente entrato nell’aula alle 11,10 ne uscì alle 11,20. Quando Togliatti esce dall’aula è in corso l’interrogazione del deputa- to Leone Marchesano sulla crisi delle aziende giornalistiche, cui sta ri- spondendo Giulio Andreotti, sottosegretario alla presidenza del Con- siglio. Riprende il comunicato del Pci: Uscito dall’aula va a ritirare la posta, prende un caffè nel bar di Monte- citorio e infine alle 11,40 assieme alla compagna Nilde Iotti si avvia ver- so l’uscita in via della Missione 4. Generalmente usciva dal Parlamento da via della Missione 4, rare volte dal n. 10 di piazza Montecitorio. Al- l’uscita fatti alcuni passi, gli furono sparati dietro alle spalle quattro col- pi di rivoltella. Uno andato a vuoto, l’altro lo colpì alla nuca, il terzo al polmone e il quarto al fianco gli venne sparato quando era già a terra. MERCOLEDÌ 14 LUGLIO ORE 11,40 11 Il comunicato della Direzione rimodifica il fermo immagine del fat- taccio: l’orologio è sulle 11,40 non sulle 11,30 e l’assassino non è di fron- te, ma alle spalle della sua vittima, sulla quale egli infierisce quando que- sta è già a terra. Dunque l’intenzione era quella di finirlo, nella luce accecante di un giorno di luglio, lo stesso che due secoli prima aveva dato la squilla al mondo occidentale reclamando liberté, egalité, fraternité. Un’offesa alla ricorrenza tanto più grave in quanto forse casuale o almeno non richiamata dall’attentatore, né dai commentatori. Bel colpo, però, es- sere ricordato insieme alla Rivoluzione Francese! Anche il ministero dell’Interno rilascia un comunicato, anch’esso co- me il precedente conservato alla Fondazione Gramsci nelle Carte ri- servate 1944-49. Il documento, datato a mano 14 luglio 1948, è pro- dotto, probabilmente, a pomeriggio inoltrato. Il ministero dell’Interno comunica: «Oggi alle 11,30 circa, mentre l’on. Togliatti usciva dal Palazzo di Montecitorio, dall’ingresso di via della Missione, accompagnato dall’on. Leonilde Jotti, un giovane, do- po averlo seguito per alcuni passi, gli esplodeva contro quattro colpi di rivoltella…». Sulla scena le lancette dell’orologio vengono quindi riportate sulle 11,30 e l’attentatore ricollocato alle spalle di Togliatti, non davanti o di fianco come in alcune cronache e nella copertina de «La tribuna il- lustrata» del 25 luglio, che mostra una donna, generica, sulla soglia di via della Missione, distante da Togliatti e, alla sua sinistra, l’attentatore in atto di sparargli. Inoltre, a differenza del comunicato della Direzio- ne Pci, che al riguardo tace, quello del ministero rappresenta l’attenta- tore in movimento. Prosegue il testo ministeriale: L’on. Togliatti veniva prontamente ricoverato all’istituto di Patologia chi- rurgica della Università e subito operato. Le condizioni generali si man- tengono buone. Il giovane attentatore, arrestato immediatamente dai carabinieri in servizio in via della Missione, veniva identificato per Pal- lante Antonio Domenico di Carmine, nato a Bagnoli Irpino (Avellino), il 3 agosto 1923, domiciliato a Randazzo, studente del quarto anno di Giurisprudenza all’Università di Catania. Accompagnato al commissa- riato di Ps ha dichiarato di essere venuto a Roma appositamente per com- piere l’attentato, nel quale non ha avuto né complici, né ispiratori, né col- 12 IL FATTACCIO DI VIA DELLA MISSIONE laboratori, avendo maturato il proposito attraverso il suo convincimen- to politico. Ha appartenuto alla sezione del Partito Liberale di Randaz- zo, da cui ha dichiarato di essersi dimesso nel 1947, affermando di non far parte al momento di alcun partito. Dalle indagini sinora esperite ri- sulta in modo inequivocabile che si tratta di doloroso e condannabile epi- sodio con responsabilità individuale già accertata e che l’attentatore non ha avuto alcun complice nell’esecuzione del delitto. Sono trascorse poche ore e si parla di responsabilità individuale già accertata, come si avesse fretta di passare oltre, certi che nessuno oserà mettere in dubbio la responsabilità individuale e la mancanza di com- plici nel misfatto. Il documento continua: In conseguenza dell’attentato si son avute sospensioni di lavoro e mani- festazioni di protesta organizzate dal Pci che in alcuni centri hanno de- generato in violenza, provocando vittime tra le forze di Ps e civili. Si deb- bono lamentare a Livorno un agente di Ps ucciso, due carabinieri e altro agente ferito e 4 feriti fra i dimostranti. A Bologna: 20 agenti contusi e feriti tra cui un funzionario di Ps e 4 feriti fra i dimostranti. A Taranto: un morto e 5 feriti tra i dimostranti e due agenti feriti di cui uno grave- mente. A La Spezia: 7 agenti feriti e due dimostranti. A Napoli: due mor- ti fra i dimostranti e 13 agenti feriti. A La spezia, Savona, Torre Annun- ziata, a Barra in provincia di Napoli sono state devastate le sedi Dc. La copia finisce così, con notizie nuove in arrivo. Fra i due comunica- ti c’è una disparità di ben dieci minuti, che diventano anche di più stando alla testimonianza di Leonilde Iotti resa al Pci, o a un articolo di «Rinascita» del 1954, dove il crimine è collocato alle ore 11,50. Il ministero dell’Interno nel suo bollettino, tuttavia, fa molto più che disegnare il teatro del crimine: fornisce una spiegazione compiuta dell’azione e del suo attore. E così facendo ha l’agio di passare oltre, aggiustare la mira in direzione del vero peso dell’attentato, ossia alle sue ripercussioni. Ma tanta fretta di chiudere il fascicolo non può soddi- sfare il più organizzato e grande Partito Comunista dell’Europa occi- dentale, i suoi due milioni di iscritti ai quali hanno cercato di ammaz- zare un segretario carismatico, rientrato in Italia, dopo un ventennio di esilio, da soli quattro anni. MERCOLEDÌ 14 LUGLIO ORE 11,40 13 La macchina del Partito si mette in moto, affida indagini più ap- profondite alla solerzia della propria vigilanza, a Giulio Seniga, che molto più del suo capo Pietro Secchia sognava la lotta armata e che, evi- dentemente deluso da un Pci a vocazione parlamentare e democrati- ca, preferirà, nel luglio 1954, fuggire in Svizzera con la cassa del Parti- to, peraltro – secondo Giorgio Amendola in una intervista a «L’E- spresso» del 25 febbraio 1978 – mezza vuota, «perché le somme prelevate erano depositate in valigie chiuse affidate a compagni che non ne conoscevano il contenuto».