Attualità e n. 143 Costume l’Oculista italiano

“L’occhio motore” e il pensiero cinetico

Visitare una mostra d’arte contemporanea può essere un’esperienza davvero ricca di stimoli interessanti, specialmente quando il visitatore viene immesso in percorsi lungo i quali si trova ad interrogarsi sulla sua stessa idea di “arte” ed a sperimentare sensazioni non comuni, sia di coinvolgimento ed empatia che di reazione o persino avversione nei confronti delle opere esposte. Questo è stato un po’ l’approccio, davvero ben realizzato, di una mostra, intitolata “L’Oe- il moteur, Art optique et cinétique, 1950-1975”, che è stata ospitata dal MAMCS, il Mu- seo di Arte Moderna e Contemporanea di Strasburgo.

Il MAMCS (che in sigla evoca il più famoso colas Schöffer e . MoMA di New York) ha organizzato questa Per lungo tempo le opere di questi artisti esposizione sviluppando un progetto dai sono state alquanto trascurate dalla criti- contenuti molto impegnativi, sia sul piano ca, ma negli ultimi anni è iniziata una loro delle arti visive, che su quello culturale in graduale valorizzazione, che è culminata senso lato. Infatti l’obiettivo immediato è in questa prima grande mostra collettiva, stato dare un contributo alla conoscenza dedicata a questi nostri contemporanei storica e teorica di una corrente artistica che hanno saputo costruire un vocabolario contemporanea, quella dell’Arte ottica e plastico originale, proponendo una nuova cinetica, che si è sviluppata nel corso degli concezione della “percezione”. anni ’50 e che ha tra i suoi principali espo- L’itinerario dell’esposizione è stato struttu- nenti , Jesús-Rafael Soto, Ni- rato secondo i quattro assi di un tracciato ideale: “Occhio-motore” “Occhio-corpo” “Occhio-computer” “Occhio-sonoro”

La sezione “Occhio-motore”, il cui titolo riprende una nozione introdotta da Jesús- Rafael Soto, è stata incentrata su alcuni aspetti immediati della sensazione visiva: la velocità della percezione, la dinamica e cinetica dello sguardo e la “diastole respira- Fig.1: “Cercles polychromes“. toria” della superficie. Ma cosa sarebbe la

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“diastole respiratoria” di un’opera, se non che le sue righe, i suoi cerchi concentrici, i suoi quadrati sono in grado di trasmettere una sorta di sensazione vitale, simile ad un respiro che si propaga? In questo contesto entra in gioco, innan- zitutto, il “dinamismo della retina” (ben noto ai nostri lettori oculisti), sulla cui su- perficie bidimensionale vengono proiettati oggetti a tre dimensioni, differenti per di- stanza, orientamento, taglia, tramatura o trasparenza. L’immagine di questi oggetti viene poi elaborata dalla corteccia visiva. Ed è proprio su questo complesso processo sensorio-cognitivo che “giocano” gli arti- sti ottico-cinetici, evocando nell’occhio la Fig.2: Victor Vasarely “Beta”, 1958-1965. sensazione di un movimento apparente, Acrilico su tela. 120 x 120 cm. che scaturisce dalla modalità di “organiz- zazione” degli elementi che compongono l’opera stessa. Per raggiungere questo scopo è stato spes- so utilizzato il contrasto fra il bianco ed il nero, come in “Beta” di Victor Vasarely (Fig. 2) o in “Dinamica circolare” di Mari- na Apollonio (Fig. 3). L’effetto di “accelerazione ottica” è stato, invece, ottenuto attraverso la sovrapposi- zione di trame, griglie, reti lineari, effetti moiré (intrecci di linee e/o colori), come in “Spirale” di Jesús-Rafael Soto (Fig. 4). Si passa, quindi, alle “ipnosi visive” (un po’ inquietanti!), indotte da intermittenze ed effetti stroboscopici, in cui la percezione di un movimento apparente viene generata Fig.3: Marina Apollonio “Dinamica circolare”, 1966/1982. attraverso la relazione luce-materia, come Ferro, acciaio, vernice, diam. 104x4 cm. nelle istallazioni di Tony Conrad e Grego- rio Vardanega. re dello stesso processo creativo, attraverso Proseguendo nel percorso, la sezione forme di partecipazione attiva alla elabo- “Occhio-corpo” (definizione coniata razione/fruizione dell’opera. L’approccio è dall’artista brasiliana Lygia Clark) è stata in questo caso, innanzitutto, di tipo tattile, dedicata all’interazione del visitatore con attraverso i rilievi “manipolabili” di artisti l’opera d’arte e con lo spazio che lo cir- come Yaacov Agam, Gianni Colombo e Ju- Fig.4: Jesús Rafaël Soto, conda. Gli artisti ottico-cinetici, infatti, lio Le Parc. Sono stati, quindi, sviluppati gli “Spirale”, 1955. hanno cercato di “desacralizzare” l’opera aspetti che si possono definire “cinestetici”, Pittura su legno e metacrilato di d’arte trasformando lo spettatore in un atto- cioè di un’estetica legata al movimento, metile, metallo, 30 x 30 cm.

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come quella che scaturisce dalla deviazio- de in “Anelli” di (Fig. 5). O ne dello sguardo dovuta al moltiplicarsi dei ancora le sensazioni di instabilità fisica e di punti di vista per via di uno spostamento presenza di vincoli costrittivi, che si prova- e/o di un sistema di specchi, come succe- no “entrando” in alcune opere del G.R.A.V. Un percorso di ricerca... Le origini dell’Arte ottica e cine- niato negli anni ’70 il termine teneva queste affermazioni pro- tica possono essere ricondotte al omnicomprensivo “Arte ottico-ci- grammatiche: movimento futurista e ad alcune netica”, che ricomprende correnti opere di Marcel Duchamp, ma è molto diverse: dal “movimento “Nous voulons intéresser le specta- nel 1932 che l’invenzione da parte naturale”, rappresentato da Calder teur, le sortir des inhibitions, le dé- di Alexander Calder dei “mobiles” al movimento ottico di Albers e contracter. (sculture formate da fili e pezzi Vasarely a quello “animato” attra- di metallo, messe in moto dallo verso la sovrapposizione di trame Nous voulons le faire participer. stesso spostamento d’aria) pone le di Soto. Nous voulons le placer dans une basi dell’Arte ottica e cinetica. Il Negli anni ’60 alcuni artisti otti- situation qu’il déclenche et qu’il debutto ufficiale di questo filone co-cinetici (Horacio Garcia Ros- transforme. artistico viene associato all’espo- si, François Morellet, Francisco sizione “Le Mouvement”, tenutasi Sobrino, Joël Steil, Yvaral) si sono Nous voulons qu’il s’oriente vers nel 1955 presso la galleria Denise riuniti nel Groupe de Recherche une interaction avec d’autres René, ed al “Manifesto giallo”, d’Art Visuel (GRAV) con lo scopo spectateurs. pubblicato in quell’occasione da di realizzare il superamento del Nous voulons développer chez le Victor Vasarely. Inizialmente non concetto tradizionale ed elitario spectateur une forte capacité de esisteva una distinzione formale di arte. perception et d’action”. Fig.5: Getulio Alviani, “Anelli”, tra le opere che creavano un’il- Questo movimento ha rappresen- 1967, Specchio e acciaio, lusione di movimento e le opere tato probabilmente uno dei mo- 50 x 50 cm. “Noi vogliamo interessare lo spet- “in movimento” (perché azionate menti di maggiore strutturazione tatore, liberarlo dalle inibizioni, dal vento, dagli spettatori e/o da dell’Arte ottica e cinetica: gli arti- decontrarlo. un meccanismo motorizzato). Nel sti aderenti avevano infatti elabo- 1965, però, si è delineata una se- rato un programma concettuale e Noi vogliamo farlo partecipare. parazione tra Arte ottica ed Arte si erano dati delle regole, tra cui Noi vogliamo collocarlo in un con- cinetica, poiché gli organizzato- c’era anche la “strategia dell’ano- testo che egli aziona e trasforma. ri della mostra “The Responsive nimato”, in base alla quale molte Eye”, al MoMA di New York, sta- opere venivano presentate come Noi vogliamo che sia cosciente bilirono di esporre esclusivamente creazioni collettive, i cosiddetti della sua partecipazione. opere di cinetismo virtuale, che il “Labyrinths”. Noi vogliamo che si orienti verso critico d’arte Laurence Alloway in Il punto essenziale era, comun- un’interazione con altri spettatori. un articolo su “The Times” definì que, l’abbattimento della barriera cioè “Optical Art”. tra artista e spettatore, attraverso Noi vogliamo sviluppare nello La distinzione tra Arte ottica ed il coinvolgimento di quest’ultimo spettatore una forte capacità di Arte cinetica, tuttavia, è in un cer- nel processo creativo, consenten- percezione e di azione” to senso artificiosa, in quanto molti dogli di toccare, modificare, “ma- artisti potrebbero essere indifferen- nipolare” l’opera d’arte. Il GRAV si sciolse nel 1968, ma temente considerati appartenenti Il manifesto del GRAV, intitolato dopo aver dato un contributo mol- all’uno o all’altro movimento. “Assez de mystifications”, venne to avanzato alla ricerca di effetti Il teorico dell’arte Frank Popper distribuito alla 3a Biennale di Pa- ottici e cinetici nella creazione ha, quindi, opportunamente co- rigi nell’ottobre del 1963 e con- artistica.

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(Gruppo di Ricerca sulle Arti Visive). Pierre Schaeffer e Gregorio Vardanega. La sezione “Occhio-computer” ha af- Come ben si comprende lungo tutto il per- frontato, invece, il tema estremamente corso della mostra i visitatori sono portati complesso dell’apporto che l’arte ottico- ad accostarsi ad un concetto di percezione cinetica ha ricevuto dai modelli della ci- che comporta il superamento del confine bernetica e della teoria della informazione. netto tra “movimento reale” e “movimen- Già il “puntilllismo” e il “divisionismo” a to virtuale”. Vengono, infatti, evocate di- fine ’800 avevano posto le basi di un futuro mensioni diverse dal movimento esteriore pensiero “algebrico” della natura: si pensi dell’oggetto fisico e la “visione” diventa alle tele di Signac che da vicino sembra- un atto soggettivo, di volta in volta psichi- no contenere solamente dei punti colorati, co e nervoso, meccanico e muscolare. In che visti da lontano danno forma ad imma- questo contesto l’Arte ottica e cinetica as- gini, attraverso l’elaborazione effettuata dal sume una specifica finalità conoscitiva e si nostro cervello. Questo processo è in realtà sottrae allo stereotipo che la riduce ad un alla base delle nostre attuali modalità di ri- mero gioco di illusioni ottiche. produzione delle immagini (i pixel del vi- Questa corrente artistica, infatti, è partita deo e la trama della quadricromia per la dall‘assunto che il pensiero scaturisce dal carta stampata), ma soprattutto ha segnato raffinamento delle funzioni sensorio-motri- il passaggio dalla visione analogica a quel- ci, e si è proposta, usando le parole di Va- Fig.6: Davide Boriani, la digitale. sarely, di realizzare ”una sintesi della cine- “Pantachrome n° 5”, 1967-1976. tica fisica e dei movimenti dell’intelletto”, Scatola luminosa, alluminio, Artisti, come Victor Vasarely e François Mo- lampada, filtro, legno, motore rellet, hanno ripreso come base del loro in altri termini di identificare il fondamento elettrico, 80 x 96 x 30 cm. lavoro proprio la modalità di trattamento cinetico del pensiero. dell’informazione tipica del computer, il co- La ricerca di questi artisti si è, quindi, av- dice binario, ed hanno creato un linguaggio venturata in un territorio, ancora in gran della programmazione da applicare all’arte parte inesplorato, quello dell’estetica del visiva. È nata così una “estetica del pixel movimento, in cui le sensazioni fisiche ed i e della digitalizzazione”, in cui le opere processi cognitivi non sembrano dover por- vengono concepite e devono essere fruite tare ad una conoscenza oggettiva, assoluta, utilizzando modelli analoghi a quelli della ma piuttosto ad una dimensione complessa logica matematica e cibernetica (Fig. 1: Ju- e problematica. lio Le Parc “Cercles polychromes“ e Fig. 6: In questo senso può essere davvero emble- Davide Boriani, “Pantachrome n° 5”). matico il neologismo introdotto da Jacques L’ultima sezione, “Occhio-sonoro”, è sta- Prévert per definire le opere di Vasarely: ta dedicata al rapporto che gli esponenti “imaginatoires”, un’affascinante espres- dell’Arte cinetica hanno sempre avuto con sione francese che unisce le parole “ima- le forme musicali del loro tempo. L’atten- ge” e “magie”, anagrammi l’una dell’altra, zione qui si concentra sull’estensione si- quasi a sottolineare che ogni cosa che noi nestetica della vista e degli altri sensi, che vediamo potrebbe essere vista anche come scaturisce da un approccio all’opera d’arte il suo inverso. che consente di vedere “colori musicali” ed ascoltare “suoni colorati”, come nelle realizzazioni “pluri-artistiche” di Bernard et François Baschet, Hermann Goepfert, Ada Puglisi

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