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Ella Milch-Sheriff (n. 1954) Der ewige Fremde (L’eterno straniero) (nuova commissione del con la Gewandhaus Orchester di Lipsia e la BBC Philharmonic di Manchester) Monodramma per attore e orchestra (Edizioni Peters) Testo Joshua Sobol Voce recitante Eli Danker

Ludwig van Beethoven (1770-1827) Messa in Do maggiore op. 86 per soli, coro e orchestra Kyrie Gloria Credo Sanctus Agnus Dei Soprano Laura Giordano Mezzosoprano Marianna Pizzolato Tenore Luis Gomes Basso Evan Hughes

Disegno dello spazio scenico e regia Roberto Andò Scene e luci Gianni Carluccio Video Luca Scarzella Video-mapping Michele Innocente Musica ambient installazione Antonello Raggi

Direttore Omer Meir Wellber Orchestra e Coro del Teatro Massimo Maestro del Coro Ciro Visco Assistente del direttore musicale Keren Kagarlitsky Ella Milch-Sheriff Ludwig van Beethoven

Ella Milch-Sheriff Der ewige Fremde (L’eterno straniero)

Quando il direttore israeliano Omer Meir Wellber, al quale è dedicato questo lavoro, mi ha contattato con l’idea di comporre qualcosa in occasione dei 250 anni di Beethoven, una composizione che fosse collegata in qualche modo alla sua vita, rimasi quasi paralizzata. Come si poteva fare? In che modo avrei mai potuto “toccare” la storia della vita di Beethoven. Il punto di partenza è stato un sogno di Beethoven sor- prendente e relativamente poco conosciuto, del quale scrisse al suo amico ed editore Tobias Haslinger il 10 settembre 1821 da Baden. Beethoven odiava i viaggi. Spesso accettava l’invito a recarsi in paesi stranieri ma poi cancellava all’ultimo minuto. E l’argomento del suo sogno è un lunghissimo viaggio che fa “addirittura fno in Siria, addirittura fno in India, addirittura fno in Arabia” per arrivare infne a Gerusalemme, dove fa una qualche esperienza religio- sa e appare il suo amico Tobias. Beethoven descrive il canone musicale che ha ascoltato in questo sogno e lo include nella lettera a Tobias, usando il nome dell’ami- co come testo per la musica. “Ieri mentre mi trovavo in carrozza sulla strada di Vi- enna, il sonno mi sopraffece, anche perché non riesco quasi mai a dormire abbastanza. Mentre sonnecchia- vo, ho sognato di viaggiare molto lontano, addirittura in Siria, addirittura in India, poi indietro, addirittura in Arabia, e alla fne giunsi a Gerusalemme. La città santa condusse il pensiero ai libri sacri…” Davvero strano… chi l’avrebbe immaginato? Beetho- ven in Siria e in Arabia? E a Gerusalemme? Ma questo strano e insolito sogno ha ispirato al drammaturgo e autore israeliano Joshua Sobol il testo che mi ha spinta

18 a comporre The Eternal Stranger. La lunga poesia di Sobol su questo tema si intitola: Die Wanderschaft des ewigen Flüchtlings und der Kampf gegen die Verzweifung (Il vagare dell’eterno rifugiato e la lotta contro la disperazione). Ho scelto quelle parti del testo che mi permettevano di presentare una situazione in cui una persona, non nec- essariamente un rifugiato, anche se potrebbe esserlo, si trova in un ambiente sconosciuto e ostile. Chi è lo “straniero” di questa composizione? È Beethoven, che era considerato dalla società della Vienna del suo tempo un genio ma lunatico, mezzo pazzo, sporco e disgustoso? Era respinto da molti tranne alcuni fedeli amici. Il fatto di essere sordo rafforzava il senso di “estraneità” e solitudine di Beethoven. È un rifugiato, un qualsiasi rifugiato, che aveva una vita intensa da qualche altra parte ma che è dovuto fuggire e si trova in una cultura totalmente differente, incapace di comunicare con la gente? Lascio aperta questa domanda. Lo straniero è chiunque si trovi in un ambiente ostile che lo respinge senza ra- gione alcuna se non perché lui o lei è diverso, sembra di- verso, si muove in modo diverso, parla una lingua diversa. Ma lo straniero è un essere umano che ha gli stessi de- sideri di ogni altro essere umano. È una composizione sulla solitudine e l’estraneità ma anche sul desiderio per la vita. Lo straordinario sogno di Beethoven mi ha permesso di usare molte connotazioni musicali dalla mia patria, Israele, Gerusalemme, e i suoni della mia infanzia: un misto di musica araba, musica ebraica di ogni tipo (ori- entale e occidentale), ma anche viennese, della vecchia Europa, e anche Mahler e Schönberg mi sono venuti in mente qui e la mentre componevo. (Mahler, che era rispettato ma al quale si rinfacciava sempre di essere un

19 Ella Milch-Sheriff Ludwig van Beethoven

piccolo ebreo, e Schönberg che dovette lasciare la sua patria perché era ebreo). Il canone di Beethoven viene citato, specialmente nel- la prima parte, modifcato in vari modi. È mescolato a suoni medio-orientali in due mondi completamente di- versi che si incontrano ma che forse non riescono per nulla a collegarsi. Il testo di Sobol alterna prima, seconda e terza persona. Il suo “straniero” ha un’ombra e quest’ombra è la ter- za persona della quale parla. La sua identità diviene confusa mentre il suo mondo si dissolve e il suo “Io” svanisce. La “terza persona” è una parte della sua iden- tità che non può essere defnita. A volte ha sperimenta- to l’incapacità di comunicare con chiunque, una terrib- ile solitudine. La vita diviene silenziosa. Non è in grado di capire il senso delle parole, tutto gli suona come un mescolarsi di rumori. Questo potrebbe essere associa- to anche alla sordità di Beethoven. Il linguaggio, il principale mezzo di comunicazione tra gli esseri umani, gli sfugge. Ma il linguaggio del corpo è più forte e gli dona vita e speranza. Sono profondamente grata al mio defunto marito, il compositore e direttore Noam Sheriff che, due setti- mane prima della sua morte improvvisa, mi fece conos- cere lo straordinario sogno di Beethoven che è poi diven- tato l’infrastruttura e l’ispirazione di questa composizione.

Ella Milch-Sheriff Ottobre 2019

20 Messa in Do maggiore

Ella Milch-Sheriff ha concepito Der ewige Fremde per- ché venga seguito senza soluzione di continuità da una composizione di Beethoven: è per questo che il fnale scritto per e che collega il monodramma alla Messa in Do maggiore di Beethoven è diverso rispetto a quello sentito alla Gewandhaus di Lipsia per la prima esecuzione assoluta, sempre sotto la direzione di Omer Meir Wellber ma con la Quarta Sinfonia di Beethoven. La Messa in Do maggiore, meno nota rispetto alla più tarda Missa solemnis, fu scritta su commissione del principe Esterházy, patrono anche del vecchio Haydn, ed ebbe un clamoroso insuccesso alla sua prima ese- cuzione, anche perché era stata provata poco e male: ne seguirono le recriminazioni del principe e lo sdegno di Beethoven, e un sostanziale oblio durante la vita del compositore: questa Messa, ancora oggi poco esegui- ta, può essere considerata quasi un’emarginata. Fin dal Kyrie iniziale vediamo come Beethoven non strutturi la Messa sull’alternanza di arie, duetti e bra- ni corali, ma in modo più libero, facendo intervenire i quattro solisti quando lo ritiene necessario. Il com- positore rispetta comunque alcune convenzioni della Messa: nel Gloria mantiene la secolare tradizione dello stacco netto tra la prima frase, Gloria in excelsis Deo, con solenni squilli di tromba, e la seconda, Et in terra pax hominibus bonae voluntatis, un sommesso piano con un drastico cambiamento di colore orchestrale, ri- dotto ai corni e agli archi. Anche nel Credo Beethoven porta la nostra attenzione sul contrasto tra la dimensio- ne intima e quella pubblica, con echi della tradizione delle Passioni nel drammatico Crucifxus. Dopo la sere- nità del Sanctus, l’Agnus Dei si conclude con un esplici- to richiamo al Kyrie iniziale.

21 Ella Milch-Sheriff Ludwig van Beethoven

A Tobias Haslinger a Vienna Baden, 10 settembre 1821

Eccellentissimo!

Ieri mentre mi trovavo in carrozza sulla strada di Vien- na, il sonno mi sopraffece, anche perché non riesco quasi mai (dato che qui mi alzo presto) a dormire ab- bastanza. Mentre sonnecchiavo, ho sognato di viag- giare molto lontano, addirittura in Siria, addirittura in India, poi indietro, addirittura in Arabia, e alla fne giunsi a Gerusalemme. La città santa condusse il pen- siero ai libri sacri; e non c’è da stupirsi che mi venne in mente l’uomo Tobias, e naturalmente poi il pensie- ro è andato al nostro piccolo Tobias e al pertobias; e poi durante il mio viaggio onirico ho concepito il seguente canone:

Ma non appena mi sono destato il canone è svanito, e non voleva più tornarmi in mente. Pure quando io l’altro giorno sono tornato sulla stessa vettura (pove- ro musicista austriaco) il viaggio del sogno mi si è ripresentato da sveglio, pensate, secondo la legge dell’associazione di idee, lo stesso canone mi è venu- to in mente; e stavolta l’ho trattenuto con forza, come fece Menelao con Proteo, e non l’ho lasciato andare,

24 gli ho solo concesso di svilupparsi a tre voci:

Arrivederci! Presto manderò anche qualcosa su Stei- ner, per dimostrare che non ha un cuore di pietra. Arrivederci, eccellentissimo, ci auguriamo sempre, che non rispondiate mai al nome di editore, e che non siate mai in imbarazzo, ma gli editori non sono mai imbarazzati, né nel prendere né nel distribuire.1 – Cantate ogni giorno l’Epistola di san Paolo, anda- te ogni giorno da Padre Werner, che vi mostrerà il libretto, grazie al quale giungerete subito in cielo; vedete la mia preoccupazione per la salvezza della vostra anima, e io rimango sempre con grande godi- mento nei secoli dei secoli

Il vostro fedelissimo debitore Beethoven

1 Beethoven fa un gioco di parole tra Verleger, editore, e Verle- genheit, imbarazzo [NdR].

25 Ella Milch-Sheriff Ludwig van Beethoven

Der ewige Fremde Monodram für einen Schauspieler und Orchester Text von Joshua Sobol Deutsche Fassung von Barbara Linner

Ein Mann beobachtet Menschen an einem fremden Ort. An die Kuesten hat das Meer ihn geworfen. Versucht die Verhaltensart der Menschen dort Der Herren des Landes, zu begreifen. Ihre Gesten und das Spiel ihrer Mienen, Den Blick in ihren Augen schneidend und kalt. Ein messerscharfer Katzenblick.

Halten sie ihn für einen Menschenhasser. Er sieht es an den Blicken der menschen.

Ich bin kein Menschenhasser! Im Gegenteil! Ich liebe Menschen Ich liebe auch Tiere Pfanzen und Wald Pfanzen und Wald alle Natur Ich liebe das Licht, der Sonne und ihre Wärme, Ich liebe den Schatten des dichten Laubs, Ich liebe die Brise die in den Blättern spielt Ich liebe das Wasser ich liebe den Wind ich liebe und liebe, ich liebe und liebe, ich liebe, ich liebe, ich liebe und liebe…

Doch so stark meine Liebe auch ist Von eurem Hass erlöst sie mich nicht.

Du lebtest ein stilles Leben Hattest keinen Menschen auf der Welt Um mit ihm zu reden – nicht über Freude Noch Schmerz oder Klagen Nicht über Schaffensglück Noch Angst vor Versagen Kein banales Alltagsgespräch: Wie hast du heut’ Nacht geschlafen Was hast du geträumt und was Machst du heut’ Abend Einfach nur so zu reden Gedanken auszutauschen Mit einem menschlichen Wesen.

26 Ella Milch-Sheriff Ludwig van Beethoven

Die Sprache der Menschen rings um dich Ist Gewisper von Insekten im Gras Das Seufzen der Bäume im Wind Die Brandung der Wellen im Meer Das Blöken von Vieh von weit her.

Meiner Mutter Sprache ist begraben in mir Ihre Stimme ruft in der Stille nach mir Mein Sohn, wo bist du, wo bist du mein Sohn Mein geliebter Sohn Ruft sie aus meinem Innern heraus nach mir Wie aus bracher Erde.

Blumen der Schönheit erklingen im Wind Stimmen verlorener Menschen In einer schriftlosen Sprache

In einer Sprache ohne Worte Erzahelt er von der Sehnsucht des Herzens. Und seine Hand ausgestreckt etwas zu fassen das Lebendig und warm atmend Seine Hand kehrte leer zurück zu ihm.

Wo die Sprache der Worte ihr Ende fndet Bricht der Körper sein Schweigen Bricht die sprechende Stimme Spricht der Körper seine Sprache Taucht die Augen in Tränen Setzt die Knochen in Brand. Tost das Blut in den Adern Lässt die Glieder tanzen Zum Rhythmus des pochenden Puls’ Schlägt den Takt in den Schläfen Schließt die sehnenden Augen lässt die Toten wiederauferstehen Im Traum. Gibt ihnen ihre Stimmen wieder Die Stimme explodierender Freude!

Du allein In dunkelster Nacht, Warst du mir ein Stern, du allein

Du warst mein einziges Licht im Leben in einer gottlosen Welt.

28 L’eterno straniero Monodramma per un attore e orchestra Testo di Joshua Sobol Versione tedesca di Barbara Linner

Un uomo osserva la gente in un luogo straniero. Il mare lo ha gettato sulla costa. Cerca di capire il modo di comportarsi degli uomini là, dei signori del paese. I loro gesti e il gioco delle loro espressioni, lo sguardo dei loro occhi, tagliente e freddo. Uno sguardo da gatti, come un coltello.

Lo prendono per un misantropo. Lo capisce dallo sguardo della gente.

Non sono un misantropo! Al contrario! Amo gli uomini Amo anche gli animali le piante e gli alberi piante e alberi tutta la Natura Amo la luce, il sole e il suo calore, amo l’ombra dei rami frondosi, amo la brezza che gioca tra le foglie. Amo l’acqua amo il vento amo, sì amo, amo, sì amo amo, amo, amo, sì amo…

Ma anche se il mio amore è così forte non mi libera dal vostro odio.

Hai vissuto una vita silenziosa non c’era nessuno al mondo con cui parlare – né della gioia né del dolore o della sofferenza non della felicità della creazione né dell’angoscia della perdita nessuna banale conversazione: come hai dormito stanotte cosa hai sognato e cosa farai stasera. Parlare semplicemente così scambiare pensieri con un essere umano.

27 La lingua degli uomini risuona intorno a te è il sussurro di insetti nell’erba il sospiro degli alberi nel vento lo sciabordio delle onde del mare il muggito delle mucche in lontananza.

La mia madre lingua è sepolta in me la sua voce mi chiama nel silenzio Figlio mio, dove sei, dove sei fglio mio mio amato fglio Mi chiama dalle mie viscere come da una terra abbandonata.

I fori della bellezza suonano nel vento voci di esseri umani perduti in una lingua non scritta

In una lingua senza parole racconta la nostalgia del cuore. E la sua mano si stende per afferrare qualcosa di vivo e dal caldo respiro La sua mano è tornata indietro vuota.

Quando la lingua delle parole trova la sua fne il corpo spezza il suo silenzio si spezza la voce parlante il corpo parla la sua lingua bagna gli occhi di lacrime mette il fuoco nelle ossa. Ruggisce il sangue nelle vene fa danzare le membra al ritmo del polso che palpita batte il tempo nelle tempie chiude gli occhi nostalgici fa risorgere i morti nel sogno. Date loro di nuovo voce le voci della gioia che erompe!

Solo tu nella notte più buia eri per me una stella, solo tu

Tu eri l’unica luce della mia vita in un mondo senza dio.

29 Ella Milch-Sheriff Ludwig van Beethoven

Nella serata con cui il Teatro Massimo riapre al pub- blico dopo la pausa imposta dalla pandemia, si ese- guono Der ewige Fremde, una nuova composizione della musicista israeliana Ella Milch-Sheriff e la Messa in Do maggiore, opera 86, di Ludwig van Beethoven, due opere che, messe in sequenza, sembrano rispec- chiarsi l’una nell’altra, come accade in quei sogni che stravolgendo lo spazio e il tempo, ci fanno procedere di stanza in stanza senza soluzione di continuità, men- tre si fa acuta la nostra percezione del dolore derivante dall’essere soli e stranieri nei luoghi della vita. La soli- tudine lucida e disperatamente rifessiva del narratore nel primo pezzo si trasforma nel capolavoro di Beetho- ven nel dialogo intimo e commosso tra l’uomo solo e la collettività, tra il singolo e il coro, e nel fnale assume il tono implorante e commosso di una preghiera di re- surrezione. Tutta la serata è ispirata a una lettera in cui Beethoven racconta un suo bellissimo sogno di viaggio a un amico editore. Sono molto grato a Francesco Giambrone, visionario sovrintendente, nuovamente affancato dalla grande sapienza di Marco Betta, dell’invito a ridisegnare la sala del Teatro e a mettere in scena questo programma da concerto come fosse un “dramma”. Questa inaugurazio- ne, o riapertura, avviene infatti in un frangente storico in cui tutti i teatri dovrebbero ripensare, attraverso una nuova drammaturgia dello spazio, la propria funzione pubblica. Un ripensare che non può che partire dalla sala, la cui vocazione assembleare e teleologicamente prospettica oggi risulta inevitabilmente minacciata. Un invito a immaginare uno spazio circolare, duttile, inti- mo, e non desolato, come fatalmente sarebbe risulta- ta la platea sottoposta al distanziamento fsico. Salva- guardare il rapporto tra la scena e il pubblico è infatti

30 oggi l’obiettivo primario di chi programma l’imminente riapertura dei teatri dopo il covid. Nel farlo, si può ri- trovare il senso di quella domanda cruciale che nel No- vecento i grandi maestri hanno ossessivamente rivolto a sé stessi e al pubblico: “Che cos’è il Teatro?” Oggi la certezza che il Teatro sia quello che si è fatto per secoli nello spazio prospettico della scena all’italiana sembra essersi infranta. E ci si pone l’occasione di una ulterio- re elaborazione, o di una messa in questione critica, e poetica, di quello spazio. Come ha ricordato Piero Vio- lante sulle pagine della Repubblica, l’utopia di Jacques Copeau era quella di congiungere il palcoscenico, il proscenio e la platea. Nel corrispondere al mandato che mi è stato offerto ho immaginato con l’aiuto dello scenografo Gianni Carluccio uno spazio che si offrisse in modo nuovo all’occhio e all’ascolto del pubblico e che consentisse, nello svolgersi incerto della prossima stagione, soluzioni innovative e sperimentali di messa in scena e di fruizione. Gli spettatori saranno disposti nei palchi e la visione circolare della platea occupata dall’orchestra, con le azioni delegate, oltre che alla stes- sa platea, al proscenio e ai gradoni che lo collegano con la sala, disegneranno una relazione inedita tra in- terprete e pubblico. Questa serata inaugurale, con un programma che ha una sottile, ellittica, vocazione tea- trale – lo scarto tra ciò che si vede e quanto si sente; la verve drammatica, quasi operistica, tra i solisti e il coro – affdata a pochi, essenziali, segni di regia, e a un flm proiettato su tulle, sarà preceduta da un avvio cerimo- niale con l’installazione prevista sulla scalinata, un vero e proprio rito di passaggio attraverso cui il pubblico potrà accedere a un teatro “nuovo”.

Roberto Andò

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Ella Milch-Sheriff Nata ad Haifa in Israele, ha studiato composizione con Tzvi Avni alla Rubin Academy of Music dell’Università di Tel Aviv. Ha iniziato a comporre dalla giovanissima età di 12 anni, e la sua esperienza come cantante, unita alle conoscenze linguistiche, alla sensibilità e all’inna- ta comprensione della voce umana l’hanno portata a specializzarsi nella composizione di opera, musica da camera, lavori orchestrali e musica vocale. La sua musi- ca è eseguita frequentemente in Israele, Europa e negli USA. Il suo stile musicale unisce la musica contempo- ranea occidentale alla musica ebraica, israeliana e del medio oriente, e molte sue composizioni si basano su motivi e testi ebraici. La sua opera Baruchs Schweigen (Il silenzio di Baruch) si basa sulla storia della composi- trice e della sua famiglia ed è stata commissionata dallo Staatstheater Braunschweig, dove è andata in scena nel 2010. Nel 2016 a Vienna ha conosciuto la sua quarta produzione. La storia della sua famiglia è inoltre doc- umentata nel flm di Avi Neser Past Life, per il quale ha composto la colonna sonora. La sua opera più recen- te, Die Banalität der Liebe (La banalità dell’amore), è sulla complessa e controversa relazione tra il filosofo tedesco Martin Heidegger e la filosofa politica tedesco- ebrea-americana Hannah Arendt, e ha avuto la prima esecuzione nel 2018 a Regensburg in Germania, con una risposta assolutamente positiva da pubblico e criti- ca. Nel 2005 ha ricevuto il prestigioso Israeli Prime Min- ister Prize per le sue composizioni e nello stesso anno il Rosenblum Prize. Ha ricevuto una commissione dal- la Gewandhaus Orchestra di Lipsia, dalla Fondazione Teatro Massimo e dalla BBC Philharmonic per scrivere una composizione in occasione dell’anniversario bee- thoveniano del 2020.

33 Ella Milch-Sheriff Ludwig van Beethoven

Omer Meir Wellber

Si è affermato come uno dei principali direttori di oggi, sia del repertorio operistico che orchestrale. Nel 2018, è stato nominato Direttore ospite principale presso la Semperoper di Dresda. Da luglio 2019 è direttore prin- cipale della BBC Philharmonic e da gennaio 2020 rico- pre il ruolo di Direttore musicale del Teatro Massimo di Palermo. Ha diretto alcuni dei più prestigiosi ensemble del mondo, come la London Philharmonic Orchestra, la Gewandhausorchester Leipzig, la Pittsburgh Sym- phony Orchestra, l’Orchestra National de Lyon, la City of Birmingham Symphony Orchestra, la Staatskapelle Dresden, l’Orchestra RAI Torino e la Tonhalle Orche- stra di Zurigo. La combinazione di energia e chiarezza e la sua capacità di evocare dettagli ricchi di colore, lo hanno portato ad essere regolarmente direttore ospite presso la Bayerischen Staatsoper di Monaco, la Fenice di Venezia e l’Israeli Opera. Richiesto in tutto il mondo, si divide costantemente tra le apparizioni internazio- nali come direttore d’orchestra e l’attività di promozio- ne di progetti di integrazione musicale nel suo paese natale, l’Israele. Nel 2017 ha pubblicato il suo libro La paura, il rischio e l’amore – Momenti con Mozart, scritto in cooperazione con la giornalista tedesca Inge Kloe- pfer, mentre del 2019 è il suo primo romanzo, Die vier Ohnmachten des Chaim Birkner. Nato a Be’er Sheva nel 1981, comincia a studiare la fsarmonica e il pianoforte all’età di cinque anni. A nove prende lezioni di compo- sizione con Tania Taler e continua, in seguito, sotto la guida di Michael Volpe fno al 2004.

Ella Milch-Sheriff Ludwig van Beethoven

Roberto Andò Giovanissimo collabora come assistente alla regia con Francesco Rosi e Federico Fellini, poi con Michael Ci- mino e Francis Ford Coppola. Nella sua formazione è decisivo l’incontro e l’amicizia con Leonardo Sciascia. Dal 1980 ha alternato regie teatrali e cinematografche. Ricordiamo La Foresta-radice-labirinto da un inedito di Italo Calvino con musiche di Francesco Pennisi e scene di Renato Guttuso (Teatro Olimpico di Roma); La sab- bia del sonno, azione per musica e flm su musiche di Luciano Berio e Marco Betta (Opéra di Parigi); Le ese- quie della Luna, ispirata a un testo di Lucio Piccolo con musiche di Pennisi (Orestiadi di Gibellina); La madre invita a comer (Biennale di Venezia); Mittersill 101 con musiche di Giovanni Sollima e libretto di Dario Oliveri, dedicato alla tragica vicenda di Anton Webern (Teatro Biondo di Palermo). Nel 1994 frma insieme a Daniele Abbado e Nicola Sani l’opera multimediale Frammenti sull’Apocalisse, interpretata da Moni Ovadia per il Fe- stival RomaEuropa. Con Ovadia stringe un intenso so- dalizio artistico che condurrà a Diario ironico dall’esilio e Il caso Kafka (Piccolo Teatro di Milano) e Le storie del signor Keuner di Brecht (Mittelfest). Nel 2012 pubblica il suo primo romanzo Il trono vuoto, che vince il Premio Campiello Opera Prima e il Premio Vittorini, e dal quale trae nel 2013 il flm Viva la libertà, che riceve tre Ciak d’Oro, due David di Donatello, due Nastri d’Argento del Sindacato dei critici, il premio Sergio Leone alla car- riera dal festival di Annecy, l’Efebo d’oro di Agrigento, e il Premio della Satira Politica di Forte dei Marmi per il cinema. Del 2015 è Le confessioni, con Toni Servilllo e Daniel Auteuil. Per la regia di Una storia senza nome (2018) ha ricevuto il Premio Flaiano 2019. Nel 2019 ha curato la regia di Winter Journey di Ludovico Einaudi al Teatro Massimo di Palermo.

36 Gianni Carluccio Nato a Milano, si è diplomato nel 1981 in Scenografa presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha iniziato a la- vorare come scenografo e costumista nel 1983, e in diver- se occasioni ha curato anche la regia (Suor Angelica, Les Pêcheurs de perles, In Limine di Jean Tardieu, Il Duello di Cechov). Come scenografo ha lavorato con registi quali Roberto Andò, Daniele Abbado, Walter Pagliaro e Moni Ovadia nei più importanti teatri italiani, tra i quali il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro Massimo di Palermo, l’Accade- mia di Santa Cecilia di Roma, il Teatro del Maggio Musica- le Fiorentino. Fra i suoi impegni più importanti: Wozzeck con la regia di D. Abbado, che ha inaugurato l’Auditorium Parco della Musica a Roma; Il Prigioniero e Volo di notte di Dallapiccola, produzione che vince il prestigioso Pre- mio Abbiati nel 2004. Nel 2005 ha debuttato nel cinema frmando la scenografa del flm Viaggio segreto, con la regia di Roberto Andò, e nel 2006 ha frmato le scene, i costumi e le luci della trilogia mozartiana con la regia di D. Abbado. Nel 2007 ha collaborato con il regista Walter Pagliaro per Le Trachinie di Sofocle al Teatro Greco di Sira- cusa, nel 2008 frma insieme a R. Andò l’istallazione/spet- tacolo Proprio come se nulla fosse avvenuto, per la prima edizione del Napoli Teatro Festival. Nel 2012 realizza le scene per The Coast of Utopia di Tom Stoppard, regia di Marco Tullio Giordana, e nel 2013 collabora con Roberto Andò al flm Viva la libertà. Nel 2013-14 ha iniziato una collaborazione con Marco Bellocchio frmando scene e luci per Zio Vanja e Pagliacci. Le esperienze all’estero in- cludono la prima esecuzione assoluta di Jr. Butterfy di Saegusa al Bunka Kaykan di Tokyo, e Così fan tutte all’O- pera di St. Paul (Minnesota), entrambe con D. Abbado. Ha collaborato ad installazioni di Peter Greenaway e Robert Wilson a Milano e a Lille.

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Luca Scarzella Nel 1986 si laurea in Filosofa al Dipartimento di Este- tica dell’Università Statale di Milano. Dal 1987 al 1997 opera all’interno di Studio Azzurro, factory milanese riconosciuta a livello internazionale nel campo della vi- deoarte. Nel 1998 con alcuni soci fonda StalkerVideo, laboratorio indipentente di produzione visiva in cui al- terna all’attività di regista una sperimentazione rivolta alla progettazione e alla realizzazione di drammaturgie video per il teatro musicale. Nel 2009 fonda Vertov-vi- deo and new media, una nuova realtà produttiva in cui continua la sperimentazione di questi anni. L’esplora- zione delle relazioni possibili fra il video e lo spazio, la ricerca di una nuova drammaturgia del mezzo video as- sieme all’approfondimento degli intimi legami esistenti fra suono e immagine sono i punti focali della ricerca di questi anni. Nel 1993 ha inizio la collaborazione con il regista Daniele Abbado, con cui da un lato approfondi- sce l’utilizzo delle nuove tecnologie video in spettacoli multimediali di musica contemporanea, dall’altro cura progetti visivi per l’opera lirica da Tosca (Torino 1995) e Così fan tutte (Palermo 1997), fno a Oberon (Toulouse 2011), Tosca (Osaka 2012), Nabucco (Milano 2013, Lon- dra e Barcelona 2015), e ancora una nuova produzione di Tosca (Seoul 2016). Altra frequente collaborazione è con il regista Roberto Andò per il quale, nel campo del teatro musicale, realizza video in La memoria dell’offe- sa (Palermo 2002), L’olandese volante (Palermo 2003), Sette storie per lasciare il mondo con musiche di Marco Betta (Catania 2006, Roma 2012, Palermo 2013), Ca- valleria rusticana/Edipo re (Torino 2007), Il castello di Barbablù (Napoli 2008), Winterreise (Firenze 2009), Il quadro nero (Palermo 2015), Turandot (Shanghai 2018), Winter Journey (Palermo 2019).

38 Eli Danker Israeliano, attore teatrale, nella sua carriera combina il lavoro in teatro in Israele con quello a Hollywood. Dopo gli studi alla Beit Zvi School of Performing Arts Drama Institute in Israele and all’HB Studio di New York, è entrato a far parte della Khan Theatre Company di Gerusalemme, dove è stato subito riconosciuto come artista promettente. Ha interpretato una vasta gamma di ruoli, tra i quali Rogozin ne L’idiota di Dostoevskij, Baboon in Nella giungla delle città di Brecht, Il cavallo in Il trentacinque di maggio di Erich Kästner, Dumbo in Comma 22 di Joseph Heller, tra gli altri. Al Nation- al Theatre of Israel Habimah, del quale è presto entra- to a far parte, è stato Giasone in Medea, Orsino ne La dodicesima notte, Menelao ne Le troiane e Mortimer in Maria Stuarda. In quanto artista professionista, ha ricevuto una borsa di studio dal governo francese per lo studio della pantomima all’École Jacques Lecoq. Ed è stato poi scritturato dall’Israeli Opera per Master of The House in Les Miserables. Dopo essere stato scelto per The Little Drummer Girl con Klaus Kinski e Diane Keaton, ha avuto inizio la sua carriera televisiva e cin- ematografca; dal 1985 si divide tra il teatro in Israele e le pellicole in tutto il mondo. Tra i suoi flm più re- centi: Viktor con Gérard Depardieu, la serie televisiva americana 24: Legacy, My Mom’s New Boyfriend con Antonio Banderas e Meg Ryan e Undisputed II: Last Man Standing. Fa parte del Cameri Theatre di Tel-Aviv, dove il suo più recente impegno è stato come Cuoco in Madre Coraggio e poi in La febbre del sabato sera. Ha già lavorato con Omer Meir Wellber per L’histoire du soldat di Stravinsky.

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Laura Giordano Nata a Palermo, debutta molto giovane protagonista ne I Pazzi per progetto di Donizetti e in Adina di Rossi- ni al Teatro Massimo. Da questo momento in poi inizia una brillante carriera che la porterà ad essere regolare ospite in teatri prestigiosi in Italia e all’estero, fra i quali il Teatro alla Scala di Milano, il Festival di Salisburgo, l’Opéra National de Paris, il Théâtre des Champs- Elysées e il Théâtre du Châtelet a Parigi, l’Opernhaus di Zurigo, la Semperoper di Dresda, l’Accademia di Santa Cecilia a Roma, il Festival Mozart de La Coruña, il di Madrid, il Barbican Center di Londra, l’Opéra de Montecarlo, il Théâtre Royal de la Monnaie de Bruxel- les, il Teatro Nacional de Sao Carlos de Lisboa, l’Opera Royal de Wallonie, il Santa Fe Opera Festival, il di Parma, il di Pesaro, il Te- atro Carlo Felice di Genova, il Teatro Verdi di Trieste, il Comunale di Bologna, il Ravenna Festival, il Regio di Torino, il Teatro dell’Opera di Roma, il Comunale di Fer- rara, il Teatro Massimo di Palermo e il Bellini di Catania, il Bolshoi di Mosca, il Marinski di San Pietroburgo, il San Carlo di Napoli e il Festival del Maggio Musicale Fioren- tino, La Fenice di Venezia. Ha collaborato con maestri quali , Zubin Metha, , Riccardo Chailly, Valery Gergiev, Myun Whun Chung, Gianandrea Noseda, Jesus Lopez Cobos, Gabriele Fer- ro, Rinaldo Alessandrini, Yuri Bashmet, Kazushi Ono, Christophe Rousset, Ottavio Dantone, Maurizio Benini, Fabrizio Maria Carminati, Jean-Christophe Spinosi, Nel- lo Santi, Alberto Zedda, Paolo Arrivabeni, Michel Plas- son, Daniel Harding e registi come Franco Zeffrelli, Pier Luigi Pizzi, Robert Carsen, Hugo De Ana, Roberto Andò, Filippo Crivelli, Emilio Sagi, Peter Stein, Giorgio Barbe- rio Corsetti, Michael Hampe, Willy Decker.

40 Marianna Pizzolato Si è diplomata con il massimo dei voti in Canto al Con- servatorio di Palermo. Ha parallelamente seguito corsi di liederistica a Norimberga con Rosemarie Cabaud e Werner Dormano, specializzandosi con Claudia Carbi. Ha avuto occasione di approfondire con Raul Gimenez molte delle sue interpretazioni rossiniane. Il suo debut- to operistico risale alla stagione 2002/2003 nel Tancre- di (ruolo titolo) a Piacenza sotto la direzione di Marco Zambelli. È ad oggi una delle interpreti di riferimento per il repertorio rossiniano. Ha debuttato al Rossini Opera Festival nel 2003 ne (Marchesa Melibea); la sua presenza al festival pesarese compren- de Tancredi, L’italiana in Algeri, Ermione, Zelmira, La Ce- nerentola e Il barbiere di Siviglia. Ha inoltre preso parte a numerose produzioni rossiniane presso i maggiori teatri e festival del mondo: Il viaggio a Reims a Firenze, Mosca (diretta da Sokhiev) e Bad Wildbad; Il barbiere di Siviglia a Bologna, Zurigo, Napoli, Liegi, Bari, Santiago del Cile; Tancredi al Teatro dell’Opera di Roma, a Tokyo, Santiago del Cile e Brema (diretta da Dantone); L’italia- na in Algeri a Bologna, Zurigo, Napoli, Parigi, Palermo, Toulouse, al Metropolitan Opera di New York, Parigi (Théâtre des Champs Elysées) e Madrid; La Ceneren- tola a La Coruña, Pamplona, Valladolid, Cardiff e Parigi; Zelmira a Lione; Semiramide a Bad Wildbad; Ermione a La Coruña (diretta da Alberto Zedda); La donna del lago a Santa Fe e a Liegi (direttore Michele Mariotti, re- gista Damiano Michieletto). Attiva anche nel repertorio belcantistico, ha cantato Lucrezia Borgia a Las Palmas, Santiago del Cile e Liegi, dove ha interpretato anche Maria Stuarda (Elisabetta). Si dedica regolarmente al re- pertorio barocco e settecentesco. Molto intensa ed ap- prezzata anche la sua attività sul versante concertistico.

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Luis Gomes Nato in Portogallo, è entrato a far parte del Jette Parker Young Artists’ Programme alla Royal Opera House Covent Garden di Londra è ed stato proclamato vincitore tanto del Don Plácido Domingo Ferrer Prize of Zarzuela che del Prize of the Audience al Concorso Operalia 2018. Tra i ruoli da lui interpretati ricordiamo Rodolfo ne La bohème, Azaël in L’enfant prodigue alla Scottish Opera, Beppe in Pagliacci, Fenton in e Chevalier de la Force in Les dialogues des Carmélites alla Royal Opera House Covent Garden di Londra, Osburgo ne La straniera al Concertgebouw di Amsterdam, Don Ottavio in e Nemorino ne L’elisir d’amore al Teatro Verdi di Trieste, Tebaldo ne I Capuleti e I Montecchi al Buxton Fes- tival. A Lisbona ha cantato Rinuccio in al Centro Calouste Gulbenkian e Alfredo ne La traviata al Te- atro Nacional de São Carlos, ruolo che ha poi interpretato anche per Glyndebourne Tour. Ha cantato inoltre il ruolo del titolo in Faust a Valladolid, come Nemorino ne L’eli- sir d’amore alla Den Norske Opera, come Edoardo in Un giorno di regno di Verdi al Chelsea Opera Group e come Rodolfo ne La bohème alla Deutsche Oper am Rhein. Di recente ha eseguito la parte del tenore solista nella Messa in Do maggiore di Beethoven alla BBC Philhar- monic Orchestra, sotto la direzione di Omer Meir Wellber.

42 Evan Hughes Il basso-baritono americano è apprezzato per la sua “accattivante chiarezza e il peso emotivo” (New York Times) e per il “colore brunito” (Opera News). Da questa stagione entra a far parte dell’Ensemble della Komische Oper di Berlino, dove è previsto come Borée nella regia di Barrie Kosky di Les Boréades di Rameau, come Papageno in Die Zauberföte, come Somnus in Semele e come Schaunard in La bohème. Per il repertorio concertistico sono previsti impegni con la Hamburg State Philharmonic Orchestra e Kent Nagano alla Elbphilharmonie e con la BBC Philhar- monic e Omer Meir Wellber e i debutti al Théâtre du Châtelet di Parigi e al Teatro Massimo di Palermo. Nel corso della stagione passata ha fatto apprezza- tissimi debutti alla Hamburgische Staatsoper nel ruo- lo del Re in Lessons in Love and Violence di George Benjamin e alla San Diego opera come Figaro ne Le nozze di Figaro, ruolo che ha ripreso alla Sächsische Staatsoper. Tra gli altri debutti Theseus in A Midsum- mer Night’s Dream di Britten all’Opera Philadelphia e Astolfo ne L’Orlando furioso di Vivaldi con la State Chamber Orchestra di Russia. Il suo debutto come Papageno ha avuto luogo al Lincoln Center di New York con la Komische Oper di Berlino per Die Zau- berföte nella regia di Barrie Kosky. In concerto ricor- diamo Written on Skin di Benjamin alla Elbphilharmo- nie a alla Philharmonie di Berlino con la direzione del compositore e recital a Toulouse e Beirut.

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AREA ARTISTICA Direttore musicale Omer Meir Wellber Direttore onorario a vita Gabriele Ferro Maestro del Coro Ciro Visco Direttore del Corpo di ballo Davide Bombana Consulente artistico per la riprogrammazione delle attività Marco Betta Responsabile della programmazione opere, concerti e casting Alessandro Di Gloria Direttore di produzione Paola Lazzari Segretario artistico Marcello Iozzia Direttore musicale di palcoscenico Danilo Lombardini Direttore di scena Ludovico Rajata Maestri collaboratori di sala e di palcoscenico Giuseppe Cinà, Giacomo Gati, Giorgio Mirandola, Steven Rizzo

ORCHESTRA Violini primi Salvatore Greco*, Luciano Isola, Marco Spadi, Giuseppe Dorato, James Hutchings, Laura Minella, Alessandro Bavetta, Fabio Ferrara, Rossana Rocca, Vincenzo Cecere, Francesco Palmisano, Daniele Cappello Violini secondi Chiara Morandi**, Cristina Pantaleone, Roberto Lo Coco, Alessandro Purpura, Giuseppe Polizzotto, Maurizio Giordano, Nicoletta Conigliaro, Lorenzo Marcuccio, Alessandro Zambito, Andrea Cirrito Viole Rosario D’Amato**, Matteo Giacosa, Francesco Mineo, Leoluca Vella, Rosalia Ballo, Andrea Bertucci, Placido Carini, Francesco Chinnici Violoncelli Giuseppe Nastro**, Vincenzo Giuliani, Massimo Frangipane, Emanuela Zanghi, Antonino Saladino, Emanuele Ridulfo Contrabbassi Daniele Pisanelli**, Gaetano Di Peri, Penelope Mitsikopoulos, Filippo Calascibetta Organo Pasquale Lo Cascio** Flauti (ottavino) Rosolino Bisconti**, Cinzia Zucchi, Cristina Delogu Oboi (corno inglese) Carmelo Ruggeri**, Gerardo Bellarosa, Andrea Finocchiaro Clarinetti Edoardo Punzi**, Vincenzo Davì Fagotti Aldo Terzo**, Maurizio Barigione Corni Andrea Mastini**, Antonino Alba Trombe Salvatore Piazza**, Davide Pezzino Timpani Fausto Alimeni** Percussioni Santo Campanella, Elio Anselmo

* spalla ** prime parti

Assistente musicale Domenico Pirrone

44 CORO Maestro del Coro Ciro Visco Altro Maestro del Coro Salvatore Punturo

Soprani primi Maria Luisa Amodeo, Gabriella Barresi, Alfonsa Fantaci, Cecilia Galbo, Donatella Gugliuzza, Daniela Marabete, Rosalba Mongiovì, Daniela Montelione, Claudia Munda, Giovanna Orobello, Maria Randazzo, Valentina Vitti Soprani secondi Maria Luisa Aleccia, Domenica Alotta, Maria Fiordaliso, Simona Guaiana, Mariella Maisano, Francesca Martorana, Daniela Pedi, Simona Scrima Mezzosoprani Ambra Abbisogni, Annarita Alaimo, Rita Bua, Manuela Ciotto, Carmen Ghegghi, Damiana Li Vecchi, Loredana Megna, Giuseppina Notararigo, Sonia Tomasino Contralti Silvia Bacioccola, Anna Campanella, Maria Rosalia Gottuso, Monica Iraci, Ambra Mancuso, Patrizia Martorana, Daniela My, Daniela Nicoletti, Cinzia Sciortino Tenori primi Vincenzo Bonomo, Biagio Di Gesù, Giovanni Di Pasquale, Nunzio Gallì, Alfo Marletta, Marco Antonio Pastorelli, Francesco Polizzi, Fabrizio Pollicino, Salvo Randazzo, Mariano Sanflippo, Emanuele Urso Tenori secondi Antonio Alotta, Giuseppe Di Adamo, Domenico Ghegghi, Vincenzo Leone, Antonio Lo Presti, Pietro Luppina, Salvatore Minopoli, Carlo Morgante, Marco Palmeri Baritoni Antonio Barbagallo, Gianfranco Barcia, Antonio Corbisiero, Paolo Cutolo, Simone Di Trapani, Cosimo Diano, Alessio Gatto Goldstein, Riccardo Schirò, Giuseppe Tagliarino Bassi Daniele Bonomolo, Giuseppe Caruso, Federico Cucinotta, Filippo Di Giorgio, Gianfranco Giordano, Antonio Gottuso, Vincenzo Raso, Tommaso Smeraldi

Addetto coro Nicola Pedone

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