Leone Sinigaglia Kurt Sonnenfeld Aldo Finzi Vito Levi

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Leone Sinigaglia Kurt Sonnenfeld Aldo Finzi Vito Levi Leone Sinigaglia Kurt Sonnenfeld Aldo Finzi Vito Levi Opere della «Musica Degenerata» Roberto Fabbriciani Giacobbe Stevanato Davide Casali Orchestra Abimà Civica Orchestra di fiati «G. Verdi» 900005_Booklet.indd 1 02/02/2020 23:00 Tactus Termine latino con il quale, in epoca rinascimentale, si indicava quella che oggi è detta «battuta». The Renaissance Latin term for what is now called a measure. ℗ 2020 Tactus s. a. s. di Gian Enzo Rossi & C. www.tactus.it In copertina / Cover: Paul Klee (1879-1940) Fire at full Moon, 1933 k Sound engineer: Fulvio Vascotto English Translation: Marta Innocenti L’editore è a disposizione degli aventi diritto 900005_Booklet.indd 2 02/02/2020 23:00 Roberto Fabbriciani, flauto solista Davide Casali, clarinetto solista Giacobbe Stevanato, violino solista Orchestra Abimà (Tracks 1-5) Violini I: Andrea Schibuola · Ernest Cosenza · Stefano Iob · Leopoldo Pesce · Marco Favento Violini II: Aura D’Orlando · Marco Zanettovich · Raffaele Sena · Paola Veronese Viole: Lara Di Marino · Silvia Taverna Violoncelli: Elisa Frausin e Mariano Bulligan Contrabbasso: Andrea Zullian (Tracks 6-11) Violini I: Elia Vigolo · Andrea Schibuola · Ernest Cosenza · Leopoldo Pesce Marco Favento · Dragan BjeliĆ · Giuliamaria Menara Violini II: Lucia Premerl · Lara Di Marino · Paola Veronese · Marco Zanettovich · Raffaele Sena Viole: Benjamin Bernstein · Laura Alessandro · Giovanni Boscarato · Cristina Verità Violoncelli: Cristina Nadal · Carla Scandura · Mara Grion · Antonella Macchion Contrabbassi: Andrea Zullian · Mitsugu Harada · Andrea Resce Civica Orchestra di fiati «G.Verdi» Flauti: Tommaso Dionis · Noemi Falconer Clarinetti: Andrea Grison · Alessio Bergamasco Oboi: Francesco Poropat · Alberto Faroni Fagotti: Serena Candolini · Olivia Scarpa Trombe: Isabella Tonini · Lorenzo Bergamasco Tromboni: Riccardo Benetti · Marco Kappel · Sergio Bernetti Corni: Diego Goldin · Giancarlo Castigione · Luka Grego · Davide Maniglia Percussioni: Gabriele Petracco · Giulio Trani Davide Casali, direttore 1 900005_Booklet.indd 1 02/02/2020 23:00 Il Concerto per violino ed orchestra di Vito Levi, in prima registrazione mondiale, ci offre una visione della creatività straordinaria di questo compositore ebreo triestino. La sua musica ci riporta al mondo musicale della metà degli anni ’50. Il concerto scritto nel 1937 e dedicato alla moglie, doveva essere eseguito dal Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, ma a causa delle leggi razziali del 1938 venne eseguito con molta probabilità nel primo dopo guerra. Questa nuova edizione si inserisce all’interno del Festival Viktor Ullmann, unico festival in Europa dedicato alla musica concentrazionaria, degenerata e dell’esilio. Il violino “Antonio Stra- divari Marlborough 1718”, gentilmente concesso da una collezione privata, suonato da Giacob- be Stevanato, fa risuonare all’interno della Sinagoga di Trieste la musica di Levi che era stata cancellata, proibita e nascosta per anni. Una rivincita offerta al compositore triestino, grazie al contributo dato da tutti coloro che hanno conservato, custodito, studiato ed infine voluto far ri- vivere la sua musica. Nell’Adagio per archi si percepisce tutta la maestria compositiva e la ricerca musicale che avviene fra i vari strumenti. Così scrive Massimo Favento, curatore del brano, a questo proposito: «È forse degli anni ’60 la versione per orchestra d’archi dell’Adagio composto per quartetto da Vito Levi nell’aprile del 1942. È infatti visibile nella partitura l’aggiunta dei con- trabbassi e nel titolo la sostituzione della dicitura quartetto con orchestra. È possibile che si arrivò all’adattamento orchestrale in occasione di qualche commissione, quasi sicuramente quella di Aldo Belli e della sua orchestra da camera “Ferruccio Busoni”. L’opera appartiene a quel ciclo di composizioni, quasi tutte cameristiche, che Levi compose a Trieste nei difficili anni della guerra e del ritiro nell’intimo degli affetti familiari gravati dalle crudezze della segregazione razziale». Felicissima è l’intuizione di Gianni Gori che definisce Levi dotato della «saggezza di chi ama riflettere sulle cose senza mai pronunciare sentenze, di chi ama anche ascoltare gli altri», come anche quella di Claudio Gherbitz che riconosce a Levi «una straordinaria capacità di sintesi, in grado di considerare la musica non una disciplina isolata ma una faccia del complesso prima cul- turale ed artistico dell’intera umanità». Nato a Trieste nel 1899, Vito Levi si dedicò dapprima allo studio del violino sotto la guida di Lionello Morpurgo e successivamente, invogliato dal padre, anch’esso buon musicista, si dedicò allo studio della composizione sotto la guida di Ermanno Leban (già allievo di Marco Enrico Bossi 2 900005_Booklet.indd 2 02/02/2020 23:00 a Venezia). Al termine della Prima guerra mondiale venne a vivere a Trieste l’operista Antonio Smareglia e Vito Levi ne divenne allievo. Come saggio finale, a prova del livello raggiunto negli studi, nel 1921 presentò in prima esecuzione la partitura del poema sinfonico Il Carso, che ne rivelò l’indirizzo compositivo, da identificarsi nel linguaggio di un tardo romanticismo. Levi fu docente del Conservatorio «G. Tartini» e nei vari istituti che ne precedettero l’istituzione: dal 1923 al 1974 insegnò Armonia, Composizione, Storia ed estetica musicale e fu curatore della Biblioteca. Vi fu una pausa forzata, in tale fervido impegno didattico e nella sua attività di pubbli- cista: nel 1938, a causa della promulgazione delle leggi razziali, egli perdette il posto all’Ateneo musicale triestino dove insegnava composizione dal 1923 e di critico musicale presso il quoti- diano triestino «Il Piccolo» dov’era entrato nel 1926. Per sopravvivere, impartì lezioni private e redasse traduzioni di libretti d’opera per la Breitkopf di Lipsia e per la Casa Giuliana di Trieste, usando lo pseudonimo Bruno Bruni. Dopo l’8 settembre 1943, si salvò per un soffio dall’arresto e dalla deportazione in Germania riparando a Venezia con la moglie, che gli fu accanto con forza e generosità. A guerra finita rientrò a Trieste, dove riebbe l’insegnamento al Conservatorio e il ruolo di critico musicale del nuovo giornale «La voce libera». I suoi interventi critici, per la vastità dei suoi orizzonti culturali che li caratterizzava, erano seguiti ed ascoltati con la massima considerazione. Nella loro brevità, le sue critiche sono state esemplari per l’equilibrio di giudizio su compositori ed esecutori. Dopo la guerra lavorò ancora molto e scrisse ancora molta musica. Vito Levi morì a Trieste nel 2002. La registrazione è stata possibile anche grazie al Civico Museo Teatrale «Carlo Schmidl» Trieste, Fondo Vito Levi. Il concerto per flauto ed orchestra di Leone Sinigaglia, in prima registrazione mondiale, ci fa scoprire questo compositore così importante e ancora poco conosciuto. Le sue composizioni sono note soprattutto grazie ad Arturo Toscanini, grande amico del compositore, che eseguì le sue musiche un po’ ovunque nel mondo. Leone Sinigaglia si era appassionato alla musica popolare soprattutto piemontese. La studiò, la registrò e la riprese nelle sue composizioni. La sua influenza si sente sia in questo concerto che nelle altre sue composizioni come per esempio le Danze popo- lari Piemontesi per orchestra. La sua fine fu tragica: nel 1944 vennero ad arrestarlo due miliziani fascisti in una casa di riposo dove si era nascosto e per la paura morì d’infarto (Cfr. tc.861901). 3 900005_Booklet.indd 3 02/02/2020 23:00 I Due pezzi caratteristici op. 35 sono piccoli gioielli che Sinigaglia scrive mettendo in luce la sua tecnica compositiva e la sua dimestichezza nel trattare gli archi. Il primo brano descrive la pioggia del mattino che cade mentre lentamente si diffonde la luce di un nuovo giorno; il secon- do invece è un vivace studio di grande virtuosismo strumentale che mette a dura prova l’abilità degli esecutori. Kurt Sonnenfeld, compositore austrico nato nel 1921, nel 1939 venne ad abitare a Milano, in Italia, per fuggire dalla persecuzione nazista. Nel 1941 venne arrestato dai fascisti e mandato nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia in Calabria, unico campo in Italia dove si ese- guiva anche musica. Alla fine della guerra e dell’internamento a Ferramonti Sonnenfeld dovette superare la delusione causata dal rifiuto del Conservatorio di Milano di riammetterlo per limiti d’età; ma Sonnenfeld non si arrese. Nel 1951 scrisse il Notturno per orchestra d’archi. Questo dolcissimo breve brano per piccola orchestra d’archi è stato ripreso in anni recenti dall’orche- stra ueco nel 2004, e dagli studenti del Liceo G. Verdi del Conservatorio di Milano nel 2014, nell’ambito dell’attività dello Spazio della Memoria Musicale della Biblioteca del Conservatorio curato dalla professoressa Simonetta Heger. Visse a Milano fino alla sua morte, avvenuta nel 1997. La Pavana di Aldo Finzi, dallo spiccato movimento ritmico e melodico, venne originariamente scritta per pianoforte. Questo pezzo venne successivamente orchestrato dal Maestro Giovanni Mazza che, con il suo lavoro, riuscì a dare un tocco ancora più piacevole affidando al clarinetto la parte da solista. Aldo Finzi nacque a Milano il 4 febbraio 1897 da un’antica famiglia ebrea originaria di Manto- va in cui l’amore per la musica era parte della tradizione famigliare (una zia di Aldo Finzi, sorella del padre, fu celebre soprano: Giuseppina Finzi Magrini). Compiuti gli studi classici al liceo Pari- ni di Milano, si laureò in giurisprudenza all’Università di Pavia mentre, contemporaneamente, si diplomava in composizione come privatista
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