RIVISTA MENSILE DEL CENTRO ALPINISTICO ITALIANO

N.1-2-3 oma av. - te. ennalo SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE A MILANO - GRUPPO 'A' COPIE 50.0 C) O

Direttore i ANGELO MANARESI Direzione, Amministrazione, Comitato delle pubblicazioni: ROMA Corso Umberto, 4 - Telef. 67-446 Ufficio Pubblicità in Milano, Via Moacova N. 18 Telefono 66-793 Gratis ai soci del C.A.I. La collaborazione viene retribuita - Manoscritti e illustrazioni non vengono restituiti in nessun caso

SOMMARIO

In coperima Sul Lago di Scanno. in Abruz- Cinema in montagna, (con r tavola fuori testo) - zo. neg. C. Landi Vittori. S. Ten. Alfonso Vinci. Soci del C.A.I. caduti in guerra. Il Trofeo della Montagna del C.A.I. nuo- Soci del C.A.I. decorati al Valor Militare. vamente assegnato alla G.I.L. di Aosta . m. 3263, (con i tavola fuori testo) - Pie- Un prezioso esemplare della flora alpina ralberto Sagramora. a servizio dell'autarchia del farmaco Con De Saussure attorno al . in Italia - Prof Piero Mascherpa. (con i djsegno e i tavola fuori testo! - Dr. Silvio Saglio. Monte Rotella. m. 2127. (con i disegno e ta » fuori testo) - Ing. Carlo Landi Vittorr. Prime ascensioni invernali nel Gruppo Gianfranco Campestrini pittore di mon- 2 tavole del , (con i disegno e tagna, (con i tavola fuori testo) - Emilio Bernasconi. fuori testo) - Prof. Leopoldo Saletti - Don Pietro Solero. Cronaca alpina (con i tavola fuori testo) Primati alpinistici - Doti Ettore Castiglioni. NOTI ZI ARIO • Della sonda per valanghe. (con I disegno) - Soci caduti in guerra - Atti e Comunicati della Presidenza Gianni Marini. Generale - Rifugi e strade - Cronaca delle Sezioni - In- Alpinismo e Medicina - Adriano Bugatti. fortuni alpinistici - In Memoriam

Alpinisti !

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MILANO - BUONAPARTE 12 TENDE DA CAMPO

MATERIALE PER ATTENDAMENTO ROMA • Piazza Colonna Particolare della Fontana

Informazioni : ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO DI ROMA 11 14 marzo parteelpò ad una prima azione offen- siva sul M. Gotico; il 18 sostenne con pochi uomi- LE ALPI ni l'urto di forti reparti nemici, e per l'eroico Rivista Mons' le dei C. A. i. l'omport a mento fu proposto per una ricompensa al Voi. t.)01 - Arino 1942- 43-XX I valore. 1-2-3 nov.-dia.-pennato iI 20 marzo in altra azione offensiva. meni re con la mitragliatrice bersagliava una batteria di 'minai greca. fu colpito in pieno da iuta granata cadde fra i suoi fidi alpini nello scenario di quel- li- montagne che erano tutta la più ardente pas- Soci caduti in guerra ,ione della stia eroled giovinezza. RAFFAELE 1)1 31ARINo GIORGIO ZACCARIA sergente "ero Ufficiale Sol tutenente dell'80 Reg degli .4lpini gimento Alpini Divisione dulia s, MINO(' n Il 30 novembre 1941. set ta il In-7-1914. Lau- )ffriva sè stesso alla Pa- reato nel 1937 a pieni vo, tria. Cadeva in prima fi- ti i ti Scienze l'olit iche la. nel dare l'esempio e presso la R. l'iliversitti di l'incitamento agli alpini Bari. Socio Guf aggrega- Iella stia squadra, pres- to e poi ordinario della so Podgoritza. colpito al- Sezione C.A.I. di Ilari dal la fronte cd al cuore. l'(.1tolire 19:14. Nacque a Vicenza nel fece degli alpini la sua 1919 èd ancor giovane, seconda famiglia e dopo seguendo l'esempio dei elle. al termine del ser suol fratelli. SI dedicò al- vizio di prima nomina fu la montagna. particolar- congedato. rimase In at- mente alle Piccole Dolo- tira 11.1.1i,,pondenza con l miti. e superiori. Studente nella incolti Nel I feiti. appena seppe d'ingegneria. fu uno fra che la l livisiune i primi universitari ad » partiva per l'.11hania. arruolarsi volontario. Do- chiese di essere richiama po una breve permanen- t° e nell'aprile partì col . za a Tohninn fu Inviato $110 r "einientO litnaile111101i 11111, al marzo 191o. :11:a tivuola (l'Alpinismo di Aosta : e da qui, desti- Smobilitato inizi° la sua attivitìl professino lie nalo al 1 aiIaglione Val Leogra, parti per il fronte presso il Ministero dei LI,. pp.. come sv.zretat-i". Ah:11'cm.. Sono di questo tempo. quando il nemici, Nel gennaio 1941, in accoglimela() di sue insistenti si era dido all'insidia ed al tradimento. le sue pii) domatole fu di nuovo richiamato e raggiuil ,c s be:le ture nelle quali comunica agli amici la 1,:t.) n sui, ,_,:nw■Ito sul fronte greewa lba s... soa anima pura e la sua fede nella Vittoria certa.

Chiedere listini illustrativi del PROCEDIMENTO •LEICA• ai Sigg. Negozianti di. articoli fotografici Concessionaria per l'Italia e CnIon,e: Ditta Ing. IPPOLITO CATTANEO - GENOVA FRANCESCO CARILLO tenente, dottore In mate- matica e fisica, socio del- la Sez. Cava dei Tirreni. caduto in combattimen- to il 2 giugno u. s. in • Africa Settentrionale. Nelle sabbie infuocate della Marmarica. oggi E- gli, donando la sua gio- • di vane vita per una Italia plit grande e plì1 potente. ha suggellato con il suo aggiungere al sangue, la fede l'amo- vostro corredo e re che gli ardevano nel- di portare sempre l'animo. E mirabilmente. nella gloria del combatti- con voi almeno un mento Egli chiuse la sua FLACONCINO di breve e feconda esistenza. Nel giorno stesso in cui decedeva• scriveva alla -tua compagna di vita la breve cartolina site an- "AMUCHINK nunciava solamente: Oggi alla testa dei miei uomi- IL PREZIOSISSIMO ENERGICO DISINFETTANTE ni sono stato ferito all'occhio destro, al petto ed NON VELENOSO alle gambe. Aspetta che ritornerò. Povero Francesco! CHE SI OSA La Sezione del C.A.I.. che ebbe questo eroe tra kill, nella prima disinfezione di ferite. escorlazioni. i suoi attivi collaboratori, ne custodisce oggi gelo- j tag!,. punture e morsi di insetti ed animali • samente il suo nome, perchè sa che il suo ricordo nella prima cura delle ustioni ~il di sprone a tutti gli altri soci per ben meritare • della Patria. nei; igiene della bocca. del naso e della gola • nella eisinfeZIOne del rito dopo rasata la barba • nen. igiene Sessuale • nella disinfezione dell'acqua potabile Notiziario • nella disinfezione della verdura e della frutta. ATTI E COMUNICATI neehtee:ele N C0/43) IN VENDITA PRESSO LE FARMACIE DELLA PRESIDENZA GENERALE Soc. An. -AMUCHINA" • Via Ugo Foscolo. N. 6 - GENOVA r..1.u.r. di Plilddd N, 15783 ae, 7711-xv

NOMINA DEI. v ICK-sEGRETAK Io GENERALE Il fascista Eugenio Ferreri è stato nominato vi- te-segretario generale del t'.A.I. NUOVI.: SEZIONI Apuania Massa : presidente: fascista geom. Car- lo Alberto Pellerano. Rimini : presidente: fascista Wladintiro Volpones. Nuovi PRESIDENTI DI SEZIONE : fascista dott. Giuseppe Rulli in sostitu- zione del fascista Giuseppe Mosearini. richiamato DEXTRO alle armi. Fiume: fascista Mario Smadelli in sostituzione dell'Avv. Salvatore Bellasich. dimissionario. : fascista Timoteo Primo. in sostituzione del fascista Carlo Ballarini. dimissionario. Potenza : fascista dott. Francesco De Rinaldis in SPORT sostituzione. del fascista dott. Giovanni Messina. richiamato alle armi. prima e dopo Nuovi REGGENTI III SoTTosEZIoNI Rpoleto: alle dipendenze della Sezione di Roma. la fatica sportiva fascista dott. Francesco Luparini, in sostituzione del prof. Gualtiero Biagioni, dimissionario per tra- sferimento. NUOVE SOTTosEZIoN i • Cotonificio Fili dell'Acqua a, alle dipendenze della Sezione dl Gallarate. In sostituzione della Sottosezione di Gerenzano. e Fiera di Primiero r. alle dipendenze della Se- zione di Trento. reggente fascista Michele Gadenz. • Predazzo e. alle dipendenze della Sezione di Trento, reggente fascista Nino Dal Piaz. • Spira e, alle dipendenze della Sezione di Li- vorno. reggente fascista Cozzani Mario. SCIOGLIMENTO SEZIONI C.E.N., per inattivita e utorositil. Foctio DISPOSIZIONI N. 221 del 13-10-1942.XX. oggetto: « Ammissione ai corsi preparatori di ad- destramento per truppe alpine a : N. 222 del 4-11- 1942.XXI. oggetto: • Rappresentanti nei Consigli direttivi sezionali r : N. 223 del 18-11- 1942.XXI. oggetto: • Calendario Alpino del C.A.I. anno 1942.XXI r ; N. 224 del 5-12-1942.XXI, ogget- to: • Spese sezionali r : N. 225 del 22-1-43-XXI, getto : e Imposta entrata sulle quote associative cor- 171 reti dita a 1. 1.50 al pacchetto nelle prin- risposte al C.A.I. » : N. 226 del 1-2-43-XXI, oggetto: Nuove denominazioni rifugi : assicurazione contro cipali farmacie e negozi di articoli sportivi. i furti nei rifugi : norme allIntinist rative carta t• buste infestate a. F,R.A.G.D. - Via Rugabella, 9 - Milan RIFUO1 E STRADE -- Il Rifugio alla Bocchetta di Campo è stato ripristinato dalla Sez. Verbania del C.A.I. CRONACA DELLE SEZIONI CONFERENZE E el N EMATOGRAFIE Baccano dei Grappa : commemorazione di Emilio Comici con proiezioni cinematografiche. Vieenza: proiezione cinematografica del passo ri- dotto : a Le Grigne a. (+ITE ~sano del Grappa : effettuate gite : Massiccio del Grappa (65 partec.) ; C. d'Asta. Conio : effettuata gita : Buco del Piombo. Forte del Marmi: effettuate gite : M. Matanna (32 partec.) : M. Brugiana (21); Pania della Cro- ce (25) ; Nona (37) ; Corchia (12) : Altissimo (8); Cambio (9): Cavallo (5). Lieurno: effettuate gite : M. Rasoi.' : Campo Ce- cina (45 partec.) : M. Gabberi 1161. Palermo: effettuata gita : Pizzo Moarda. Roma : effettuate gite : M. S. Elia : M. Aguzzo: M. Fontecellese e Sante Marie. Trento : effettuate gite :. Gruppo della Maddale- na ; C. Tosa : M. Castello : Lagolo : Panarotta Serot : ('aletta di Lagoral : Marani di Ami. MANIFESTAZIONI VARIE A vezzuno : si è aggiudicato il Trofeo della Mon- tagna a Renato Tedeschi ■. Bologna : l'incasso. di L. 730,50, della serata ci- nematografica indetta dal C.A.I. U.G.E.T. di Tu- rino. è stato totalmente devoluto a favore dei fe- riti di guerra. Livorno : consegna dei doni di Natale (in occa- sione dell*80 Natale alpino) alle famiglie più biso- gnose del paese di Culla. ed alle guide delle Alpi Minane. Milano: mostra di 54 bozzetti alpini del pittore Angelo Abrate. Reggio Emilio : effettuata la premiazione del concorso per diapositive a colori alla » Serata del Colore». - Trento : in seno alla Sezione si è costituito il Gruppo Rocciatori S.A.T. Trieste: mostra di fotografie del Carso e delle grotte. Venne istituito un artistico a Diploma di Chl, per il proprio lavoro deve legger• e scri- benemerenza » per quei soci che hanno contribuito vere molto, si trova abitualmente a dover la- efficacemente, con offerta di fotografie, alla costitu- vorare a lungo con lt1C4 artltielale. 8* allora zione dell'archivio fotografico. gli Occhi al stancano o addirittura dolgono, SCI-C.A.I. E GRUPPI SCIATORI la lenti Zeta* Urod'onktal sono dl grande Roma : a cura dello Sei-C.A.I. ha ava- aiuto. - Lese attenuane la nociva radiazioni tu inizio un corso teorico di tecnica sei-alpinistica. infrarocee della luce artificiale, perché la filtrano rendendola simile alla lui>. diurna. INFORTUNI ALPINISTIOI Questo effetto è molto benefico per gli occhi — Giornnni Zanit. da Lanzana. presso il M. Ma- • n• aumenta la reeletenta aJ lavar% donna (caduta su roccia). — Aldo Malaguti e Franehetti, da Milano, sul- la parete Fasana del Grignone (caduta su roccia). — Albert.) Clan, Preside della Prov. di Belluno. nel Cadore (caduta su roccia). — Isidoro Bruno, da Bolzano, al l'asso Gelato (caduta su ghiacciaio). — Plinio d'Alessandro. da Trieste. nella vallata del But (caduta su roccia). IN ME 31 ORIA 31 INDICATISSIME PER 'LUCE ARTIFICIALE la ~dita prove tutti 1 buoni negozi di ottica. - Oasi/polo rosatrattve „Uro (9 invia gratis • basa» La Meocamortiai GIUSEPPE CATTANE(► - MILANO - Cono Italia. Lo chiamavano a Vaporino » nella grande fami- Rappresentassi Gasando dalla C.a. Cad Zeta. - Jeaa. glia del C.A.I. ; man mano il nomignolo si •era fuso anche fuori, e quello era rimasto il sno nome di battaglia. li 20 luglio 19-42, dopo giorni di lunghe- soffe- renze, la sua fibra forte e irrequieta più nulla ha potuto opporre contro il gran male. e la morte se In portò via, lasciando. fra gli amici del C.A.I. un gran vuoto. Entrò giovanissimo nel C.A.I.. fu per diversi an- ni Vice-Presidente della Sezione di Como, e per molti anni consigliere attivo : fece parte del G.L.A.S.G.. e fu uno dei pionieri dello Sci. Col suo sempre giovanile entusiasmo seppe infondere in moltissimi la passione per questo Sport allora an- cora nuovo, e per le Alpi. Fu anche per moltissimi anni ii Presidente del Gruppo Escursionisti Co- maschi, societA di pochi soci, ma molto attiva. nel periodo d'orco olell'Alpinismo C1 è Ma sei>. •

Ricordiamo tutta la sua attivitA e limita sia sto', a nnoverare : Il Gr: n Pa ra di so. il .Monv iso. il Grup- sito sempre grande e generoso per il G.E.C.. a liti po Adamello-Presa nella . il Gruppo Ortles-Cevedale. dobbiamo fra l'alt ro la Capanna Giuseppe Bruno Palla Bianca, i Vont i 14 rosesi : il 41ruppo Ilei sopra Casa se° I atei v i. elevata al grado di grande e Baldo e del Posta. per citare i principali. ed in comodo rifugio. da un semplice e modesto ha racca particolar modo la 1.csAnia. seno stati da Lui per- mento milita re. corsi in lungo o. in rgt`. fin elbill,hee re e far (ara il rifugio è passato al C.A.I.. tua è giusti, conoscere-, n perfeziono• ogni cima ed ogni che con gli immobili passino in palrinnnaio n i giii- Era SUO vanto essere fra i soci più anziani del vani anche i ricordi. fatti di sacrifici e passioni C.A.I. grandi, dei soci che scompaiono. Oltre a prestare ‘.olon tures:1111441( l'opera Sua 5. V. alla Sezione 41i Verona. fu per parecchi a tini Con - sigliere della SPII(' Centra le del ('.A.I. GorritEpo (.))liti Era stato uno dei fondatoti Ilei Gruppo li, Imita G1'11).1 DEI MONTI D'IT.U.1 A C.A.I.-l'.T.1.1 Sciati ri cintoti un combattivo Presidente ai tempi SERIE N UoV Ila vendita presso la Sezione o alla della Sucai. Fece parte del Consiglio I tiret tivo del Sede 'entrale) la Sezione dell'I" rhe del C.A.I.. dove prestò la sua Nota Soci Suoi valida opera di esperto. Da quando fu chiama t. ■ 1^ .411fi Marittime L. 40,— 1.. alla carica di Podesti1 di Senigallia. si a liontan: 20 Pale di S. Martino L. 40,-- 20. dalla vita attiva della Sezione. ma alla montagna Manina Rregaglia Disgrazia I,. 40,-- l.. 211. aveva affidato il suo tiglio Gabrio. ora combattente 4. Grigne L. 4n. _ _ L. 211. e decora to al valore. E' per noi scomparsa una di 5. 06/c Sella Martnolada L. _ L. 241, quelle figure di persone care della nostra famiglia Venoste Pavsirie tiri finir L. 411, 1.. 21). alpinistica : persone che hanno sempre amato la 74. Gran Paradiso L. 40, 20. montagna d'un amore posato e sereno e elle hanno 5^ ~notatigli) Catini:eviti Latemar L, 50, saputo trasfondere questo amore nei loro figliuoli li Gran Sasso d'Italia che sono poi diventati hen validi ufficiali degli rl i In prepa ra zia. nei pini. Buono. intelligente, arguto : cosi noi lo ri Aggiungere 1.. 1. - per spedizione posta le. cardiamo compagno delle nostre gite, saggio causi filiere. e cos) rimane impresso nel Dosi ro cuore. Su; I E COMPIA1'A A ■ eva 58 anni. Otto magnifici volumimi in carta • fine speciale le- gati in tela. di complessive pagine N. 4724. Carti- G SEPPE T1:.1 ne 65. Schizzi N. 618. Riprod. Fot. N. 325 I Valore attuale di costo della Serie a L. 40 e L. 50 il volu- Con l'avv. Giuseppe Tea, giurista di acuto inge- me L. 320). per sole L. 157 ai Soci (spedita a do- gno e di chiarissima fama, volontario di guerra e micilio per posta L. 170). Utile ed importante re- poi Ufficiale degli Alpini nel 1915-1918, la Sezione galo per giovani• studenti, amatati della montagna. Ili Verona del C.A.I. perde uno dei soci pii' attivi e fattivi. SERIE PRI A La sua esuberanza fisica gli fece amare tutti gli :tipi Cozle Settentrionali Cl're \'olumi) L. 10,- sports e praticarne più d'uno. Ma con particolare Regioni dell'Ortles 14. 10.-- pipdilezione si dedicò all'alpinismo. e fu escursio- Dolomiti di- Brenta esaurito nista Instancabile e valente scalatore. Fra le escur- Dolomiti Orientali L. 30,- sioni più conGscinte e da Lui effettuate sono di' Alpi Oinlk « Il 71'icorno » 1..

4». G ft> Y. SUCCESSORI RES07.Z1 - MILANO 1943-XII — Stampi de la Zineografra - Via radino !7-A - Milano

ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI Continua I' emissione di polizze abbinate alla nuova serie di Buoni Novennali del Tesoro 4 °io La grande sottoscrizione nazionale a Buoni del Tesoro Novennali 4%, è stata immediata- mente fiancheggiata dall'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, come già era avvenuto per le precedenti emissioni, nell'intento: 19) di contribuire nel modo più efficace al pieno successo della IPIOVa operazione patriottica : 29) di rendere possibile ad dna gran massa di cittadini, mcdiani'e speciali facilitazioni, fra cui il pagamento rateale, di partecipare alla sottoscrizione e di compiere, in pari tempo. un saggio atto (li previdenza. Le polizze, che all'uopo l'Istituto Nazionale -delle Assicurazb od emette, sono di tre tipi, due in forma « ordinaria » ed una !n forma a .popolare», RISPARMIATORI ! La Nazione è in armi: le sue migliori energie, la sua ferrea volontà. sono impegnate ad apprestare tutto quanto occorre ai valorosi combattenti, di terra, del mare, dell'aria, per il raggiungimento della vittoria. Non vi può essere nessun cittadino che, nei Limiti delle sue pos- sibilità, neghi il suo contributo. Sottoscrivete al grande Prestito Nazionale valendovi delle suddette polizze. Investirete pro- ficuamente i vostri risparmi, tutelerete nel miglior modo voi stessi e i vostri cari, concorrerete a premi vistosi. • Ricordiamo che con tali polizze abbinate ai Buoni del Tesoro delle precedenti emssioni, tre assicurati dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni hanno guadagnato ciascuno il premio di un milione e che :nettissimi altri altri hanno guadagnato premi (li cento:alla, cinquantamila e diecimila lire. Per informazioni rivolgersi alle Agenzie dell'Istituto Nazionale delle Asslcurazioal

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Sui ripiani dell'Alpe Pedriola.

nsg. S. Soglio Tipo di vecchio montanaro trentino

quadro di Gianfranco Campestrini

v. ort o pog 44

1 — TORRE GRANDE D' AVERAU, m. 2366: , via diretta De Zan-Cirielli alla Cima 0. ; 2 = CIMA GRANDE DI LAVAREDO, m 2999 : spigolo SO. ; 3 = ANTICIMA DELLA TORRE DI PELSA, m. 2230 ; 4 = Pala del Rifugio : parete 0. ; 5 = TORRE NE. DI POPENA : spigolo SE. v. Cronaca alpino a pog. 45 4" -9a . .he • MONTE ANTELAO, m. 3 2 6 3 a sinistra : la via Bettella - Barbiero per il grande camino $O. (11 - 15 agosto 1942 - XX)

a destra : la via Bettella-Scalco per la parete SO. (3 - 7 agosto 1941 -XIX) Soci del C.A.I. caduti ín guerra

ALBERTI VIOLETTI PIERINO (Sez. di Domodossola), Tenente del Genio, caduto in Balcania. BASCAPE' ANGELO (Sez. di Voghera), S. Teneate degli Alpini, caduto in Balcania. IlLASI EGIDIO GINO (Sez. di Verona), Capitano degli Alpini, caduto in Russia. 1:0LANI PIERO (Sez. di Treviso), Capitano degli Alpini, caduto in Russia. (1ARILLO FRANCESCO (Sez. di Cava dei TirrenD, Tentente, caduto in Africa Settentrionale. »ALL'OLIO CARLO (Sez. di Forlì). Capitano Medico, caduto in Balcania. 1)1 MARINO RAFFAELE (Sez. di Bari), S. Tenente degli Alpini, caduto sul Monte Gotico. VRASCOLI VITALIANO (Sez. di Como), S. Tenente degli Alpini, caduto in Russia. - GIARMOLIO ANTONINO (Sez. di Milano). Centurione della Milizia, Tenente R. Esercito, ca- duto sul fronte greco. 1,1

AMBItOSIO VITTORIO (Sez. di Torino), Generale d'Armata, Ordine Militare di Savoia ; Com- mendatore con la seguente motivazione: a Comandante di un'Armata dislocata ai confini del- la Patria, le dava anima e fisionomia spiccatamente guerriere. All'atto delle ostilità, adattati mirabilmente i piani operativi alla mutata situazione politico-militare. imprimeva all'azione della propria G.U. quel ritmo travolgente e senza soste che doveva in breve portare le nostre bandiere nel cuore del territorio avversario », RA'SCAPE' ANGELO (Sez. di Voghera), S. Tenente degli Alpini, caduto in Balcania. Medaglia d'Argento al V.M. con la seguente motivazione. a Comandante di plotone di compagnia iso- lata attaccata da forze preponderanti, difendeva valorosamente la posizione affidatagli. So- praffatto il presidio dalla stragrande superiorità numerica dell'avversario, respingeva ener- gicamente ogni tentativo nemico d'indurlo a venire meno al proprio onore di soldato e di fa- scista, immolandosi generosamente insieme al proprio comandante nel supremo rifiuto. Mi- rabile esempio di ardente amor di Patria, elette virtù militari, assoluto sprezzo della vita. ». BOTTERI MAURO (Sez. di Trieste), Tenente degli Alpini, Medaglia d'Argento con la seguente motivazione: «Subalterno addetto ad un comando di Gruppo Alpini chiedeva insistentemente ed otteneva di prender parte alle azioni di un battaglione che aveva perduto parte del suoi ufficiali. Con azione intelligente ed audace contribuiva col proprio plotone all'occupazione dl una importante sella montana e ne manteneva. saldamente il possesso nonostante intensa reazione avversaria. Gravemente ferito continuava ad incuorare i propri uomini dando ful- gido esempio di elette virtù militari ». Medaglia di Bronzo sul campo al V. M. con la seguente motivazione: a Mutilato della guerra italo-greco chiedeva insistentemente ed otteneva di ritornare al proprio reparto. Sempre primo ove maggiore è il rischio si offriva volontario per assumere il comando di un reparto in una azione contro un forte nucleo di ribelli. Durante l'attacco, ferito gravemente una prima volta al braccio destro ed al fianco rimaneva in posto e continuava a dirigere le ope- razioni. Ferito una seconda volta mentre stava per essere circondato assieme a due soldati. si difendeva strenuamente sottraendo cosi a certa cattura sè stesso ed i due alpini ». .BERTINI FERNANDO (Sottosez. Forte dei Marmi), S. Tenente, decorato. IBRATTELLI ENZO (Sez. di Bari), S. Tenente RR. CC. Medaglia di Bronzo. CASTELLANETA PASQUALE (Sez. di Bari), S. Tenente Pilota A.A.. Medaglia d'Argento. Clt1SALE LORENZO (Sez. di Mondovì), Tenente degli Alpini. Medaglia d'Argento al V.M. con la seguente motivazione: a Comandante di un plotone Alpini, già distintosi in precedenza per coraggio e sprezzo del pericolo, durante un attacco contro munita posizione, guidava con peri- zia e slancio il reparto, giungendo tra i primi nel dispositivo nemico. In successivi violenti 13 contrattacchi avversari, e sotto violenta reazione, manteneva saldi i dipendenti sulla poki.1- zione conquistata. Costretto in mia fase della lotta, a ripiegare con i pochi superstiti, ritor- nato al contrassalto, riusciva, a colpi di bombe a mano, a respingere l'avversarlo. assicu- rando così la posizione in nostro saldo possesso CORBELLINI TULLIO (Sez. di Brescia), Cap. Maggiore. Medaglia di Bronzo. DESLEX CARLO (Sez. di Torino) Tenente pilota. Medaglia d'Argento con la seguente motiva- zione: a Abile ed ardito ufficiale pilota, già precedentemente distintosi sul fronte occiden- tale, partecipava in qualità di capo-equipaggio ad incursioni duramente contrastate dalla violenta reazione controaerea e dalla caccia nemica, Nel corso di un'azione contro una man:. tissitna posizione avversaria, attaccato da namerosi caccia, sosteneva tenacemente l' impari lotta. Con l'apparecchio colpito in più parti, dopo aver visto precipitare tre altri gregari della formazione, quando ormai non poteva più validamente reagire all'attacco nemico. avendo il secondo pilota ferito ed il mitragliere ucciso, riusciva a disimpegnarsi ed a rag- giungere la base con il suo glorioso carico ». DE GIORGIS FEDELE (Sez. di Chivasso), Generale di Divisione, Commendatore dell' Ordine Militare di Savoia con la seguente motivazione: « Comandante di una Divisione di Faute- ria, rinforzata da reparti germanici, in occupazione di importanti posizioni alla frontier:i libico-egiziana, sapeva creare in poche settimane, di tutte le forze ai suoi ordini, un orga- nismo compatto, saldissimo, capace-- delle più alte prove. Iniziatasi la grande offensiva inglese contro la Cirenaica, e rimaste successivamente bloccate da ogni parte le posizioni - affidategli. resisteva e reagiva aggressivamente per molte settimane ed-in difficilissime con- dizioni logistiche ad accaniti reiterati attacchi nemici infondendo nelle proprie truppe la pt-;-, strenua volontà di resistenza e scrivendo can esse pagine degne delle più fulgide tradizio:ii guerriere. Comandante di saldissima tempra, combattente valoroso tra i suoi soldati, ferma- mente deciso ad osteggiare il nemico senza contarne la stragrande superiorità di forze e di mezzi ». Medaglia di Bronzo a Capo della Delegazione mista di armistizio per il controllo della Siria, durante il conflitto franco-inglese svolgeva in ogni momento il suo compito con intelligente appassionata e in- stancabile attività, con mirabile sprezzo del pericolo rimaneva, anche quando altri si erano allontanati, nella sua sede sotto il continuo bombardamento degli aerei inglesi contribuendo con direttive e prezioso intervento al controllo informativo e operativo nel prolungamento della resistenza da parte francese. Col suo valoroso contegno in ambienti stranieri dava costante esempio di ardimento e sprezzo del pericolo ». Croce di Cavaliere dell'Ordine della Croce di Ferro del Reich. «Si deve al personale intervento del Generale de Giorgis e al suo valore se, malgrado la caduta di Bardìa e le grandi difficoltà dei rifornimenti, la posizioni di quel settore (Sonarli Halfaya) resistono tuttora ». FABRIS AGOSTINO (Sez. Thiene), S. Tenente. Medaglia -di Bronzo al V.M. con la seguente motivazione: a Comandante di pattuglia in un osservatorio di prima linea assolveva per più giorni il compito con perizia e valore sotto il fuoco nemico. Guidava volontariamente una pattuglia di fanteria contro un posto avanzato avversario portando a buon esito • l'azione e catturando prigionieri. Pronto sempre e prodigo di sè, all'atto del cambio chie- deva di rimanere all'osservatorio per continuare a rendere la sua utilissima opera nelle giornate più dure del combattimento ». FAVARO PAOLO (Sez. di Firenze), carrista, Medaglia di Bronzo. GALIMBERTI RINALDO (Sez. di Merate), Tenente Pilota, Medaglia di Bronzo al V.M.. con la seguente motivazione: a Volontario in missione di guerra per l'affermazione degli Ideali Fascisti, si prodigava in ogni contingenza con slancio, abnegazione, esemplare entusiasmo. Quale capo equipaggio di apparecchio da bombardamento, partecipava a tutte le azioni sul fronte di Bilbao. Più volte in condizioni atmosferiche diurne e notturne particolarmente avverse, eseguiva bombardamenti e spezzonamenti a bassa quota, assicurando, con intel- ligente iniziativa, spirito combattivo, consapevolezza dell'importanza e responsabilità della missione affidatagli, la piena riuscita dell'azione. Rientrava alla base coll'apparecchio col- pito da mitraglia nemica ». Medaglia d'Argento al V.M., con la seguente motivazione: a Voléntario in missione di guerra per l'affermazione degli Ideali Fascisti, partecipava quale capo equipaggio di apparecchio da bombardamento a numerose azioni. Noncurant,• della vivace reazione controaerea nemica, superava brillantemente ardue prove dando esem- pio di ardimento, calma e sereno sprezzo del pericolo ». Medaglia d'Argento al V.M., sul campo, con la seguente motivazione: a Pilota di apparecchio aerosilurante, abile e sicuro, prendeva parte nel corso della stessa giornata a due rischiose e difficili azioni di guerra condotte in mare aperto contro forma- zioni navali nemiche. Nella notte del 17 settembre, avvistate, dopo lunga ricerca, navi av- versarie, con decisa manovra attaccava e colpiva un incrociatore di grosso tonnellaggio, dando prova di possedere non comuni doti di ardire e sereno sprezzo del pericolo ». Medaglia d'Argento al V.M. « Concessa a seguito della brillantissima azione del 22-12-1940 nella quale colpiva con si- luro nella baia di Sollum un incrociatore ausiliario di 10.000 tonnellate affondandolo, e prr 14 la quale azione veniva citato dal bollettino di guerra del 24-12-1940. Antelao, n). 3263

Pieralberto Sagramora

1.a SALITA PER LA PARETE SUD-OVEST • • • - Antonio Bettella e Gastone Scalco, 3 - 7 Hanno attaccato domenica :: agosto all'alba. Ave- agosto 1941-XIX. vano bivaccato nella caverna del Bus del Dica dove erano giunti la sera del sabato, dopo una giornata Grande è questo monte: il più grande del nostro di cammino sotto la pioggia e carichi di sacchi di rivo Cadorc. e di ferramenta. Il tempo era diventato buono. Contornato da poderosi contrafforti e da speroni Con la doppia corda a forbice, Bettella si innalza giganteschi che si protendono a Nord, a Sud, ad per primo lungo la verticale parete, sorpassando Est, ad Ovest, sorge imponente da due ghiacciai ad una ad una quattro nere e grandi cavità. e da una fiumana di ghiaie: vasta. immane. rovi- Nel tardo pomeriggio del sabato, usciti dai ba- nosa, solcata da frane e da valanghe che hanno ranci, le avevano viste queste quattro nicchie, 're- distrutto interi paesi. golarmente una sopra all'altra ; e nell'ultima c'era Dalla incantevole conca di Cortina, appare come qualche cosa di chiaro che si staccava dall'oscu- una enorme piramide che troneggia : (3 il re delle rità. Forse qualcuno di altra cordata, partita in Doiamiti! precedenza, che già si cimentava nel medesimo ten- E da tutte le cime degli altri monti cadorini, tativo .,. Era stato un tonfo al cuore! per quanto lontane siano, quella caratteristica cu- Per qualche tempo, percossi dal timore di essere spide (che a volte si piega come il rostro di un'a- stati preceduti sulla tremenda parete, avevano sof- quila) è visibile sulla linea dell'orizzonte: ora da- ferto di uno struggimento senza nome. Da un anno vanti, ora di fianco all'altro colosso — fratello preparavano l'impresa. Nella domestica Palestra de- minore — il Pelmo, seconda spalla di quella che gli Euganei — dedicata al nome grande di Emilio fu la ciclopica porta del vecchio confine politico. Comici — si erano allenati con metodo, cot te- Tutte le sue vie di salita sono grandiose: dalla nacia, sacrificando tutte le giornate, tutte le ore Ossi alla Menini. dalla Olivo alla Phillimore-Ray- festive, incuranti delle difficoltà ed in attesa di noi., dalla Fanton alla Artmann-Innerkofler, dalla quei pochi giorni di ferie che il loro modesto la- Stoesser a quella del 70 Alpini per il canalone voro concede annualmente. ghiacciato. Obbligano a itinerari lunghi, parecchi dif- E poi erano partiti... Erano partiti con la fede. ficili e molto difficili, per ghiacciai o caratteristi- l'entusiasmo, la certezza nel cuore, e con il via- che leste, con marcie di avvicinamento a volte este- tico degli amici rimasti trepidanti nella lontana nuanti. città, in attesa di quel benedetto telegramma che Ed il monte. sciolto da' bianchi nuvoli il capo avrebbe dovuto annunciare la bella, la grande vit- grigio, come vecchio gigante chiomato, nasconde toria... Ed ora tutto si perdeva, tutto crollava, per l'insidia terribile in un lungo e vario pennacchio quella immagine umana profilantesi nell'oscurità di nebbia, che raramente lo abbandona anche nelle della più alta nicchia nera?... Ma no! Quel qual- giornate più terse. che cosa era pur sempre immobile: non poteva es- — L'Antelao fuma la pipa — dicono allora i sere un uomo. Il sogno riappariva dunque nel cuore valligiani. e con lui ecco la speranza a ricolorire tutto di — Lassù — disse Menini (il Capitano degli Al- roseo! Il qualche cosa, infatti, era un grande sasso pini che lo sali per primo dal ghiacciaio superiore) • in equilibrio sul labbro del foro, ridotto a propor- lassù si può mirare il diavolo in grande uni- zioni minime dalla distanza, e che illuminato dagli forme... ultimi incerti lucori del giorno dava strani ri- Terzo fra i monti del Cadore (dopo il Peralba flessi... nel 1854 ed il Pelmo nel 1857) questo re ha ce- Verso il tramonto della domenica, dopo una ser- duto all'ardimento dell'uomo nel 1862. Ed è stato rata lotta durata per tutto il giorno, vinta la sot- un modesto ma audace cacciatore italiano, Matteo tostante parete di circa 400 metri, i due raggiun- Ossi, che ha battuto la sua cima per la prima gevano l'ultima nicchia e si preparavano al primo volta. Poi, nel prosieguo degli anni, vennero le bivacco. Era tempo. altre vie, e da ogni versante furono segnati iti- Con la notte era venuto il brutto; mista ad ac- nera ri. qua era la neve, a tratti i tuoni rombavano ed un Ma il gigante, pur solcato a dritta ed a manca. forte vento portava chicchi di tempesta fino nel- serbava ancora vergine la sua più superba parete : l'interno della cavità. La temperatura si era frat- quella sul Botte, che in un sol balzo si lancia verso tanto abbassata notevolmente e la speranza di una il cielo per circa mille metri, dritta e levigata schiarita verso le prime ore dell'alba, andava per- come una lavagna. Chi non l'ha ammirata attonito dendosi nella nebbia fitta che saliva, saliva... passandovi sotto da S. Vito o da Borea? Alle prime luci del lunedì, dopo essersi rifocil- Su di essa, due nomini, due rocciatori della Se- lati, escono dalla nicchia e Bettella attacca a sini- zione di Padova del C.A.I., hanno scritto indele- stra (salendo) una parete nera, liscia e molto bilmente il loro nome: Antonio Bettella e Gastone umida. Gli riesce con molta difficoltà a battere Scalco. E l'hanno scritto in quattro giorni e mezzo qualche chiodo, ma è un lavoro improbo, este- di lotta durissima, senza soste, fra difficoltà con- nuante. Non ha vinto una cinquantina di metri -ed tinue che non han concesso respiro, mentre il ecco che incontra un tetto: il primo della serie monte rintronava di boati paurosi e scaricava ad- che seguirà. LI sotto, raggiunto dal compagno, stu- dosso ai temerari la bufera di neve e di tempesta, dia l'ostacolo: tenta di aggirarlo prima a sinistra e la temperatura scendeva a limiti polari. e poi a destra. E' inutile. Tanto da una parte Quattro bivacchi in piena parete, in quattro notti quanto dall'altra lo strapiombo è immane e nessun tempestose e senza stelle, non hanno schiantato chiodo tiene. Necessita superare il tetto diretta- la loro resistenza. Il loro cuore non ha mai tre- mente. mato ed il fiuto buono li ha guidati, attraverso la La manovra delle corde è un problema : l'acqua nebbia e la tormenta, sulla via ideale, sulla via le ha bagnate e quindi indurite, ma Bettella tenta degli atleti di classe: la via diritta. lo stesso. Si innalza un poco, si piega orizzontai- 15

• mente si da fare una sola linea con la roccia stra- tacco, mentre la notte è scesa. E se la pioggia e piombante. Gli riesce di conficcare un paio di chiodi. l'oscurità non lo avessero impedito, avrebbero po- e giocando di pressione e di forza raggiunge alfine tuto misurare l'immune appicco che finisce diret- un appiglio immediatamente sopra il tetto, e ri- tamente nelle sottostanti ghiaie. prende la posizione verticale. Arriva. in tal modo, --n un'esile cengetta inclinata maledettamente verso • • • valle. Richiama il compagno e ritira i sacchi, men- tre il tempo accenna ad una schiarita. Sono però Secondo bivacco: Bettella e Scalco lo hanno de- brevi minuti: sono, anzi, gli unici minuti in tutta finito bruttissimo. la salita lei quali, innalzando lo sguardo in alto. In quella notte sul martedì 5 agosto, gli ele- riescono a vedere uno squarcio di cielo terso. Ma menti congiuravano decisamente e la bufera imper- t in questi brevi minuti gli occhi del due camerati versava implacabile contro gli ardimentosi che hanno la esatta visione della verticalità della pa- tanto osavano. Attaccati ad alcuni chiodi, per rete gialla che li attende: è una linea sola, dritta. quanto chiusi nei sacchi da bivacco. soffrivano il ininterrotta, che si ferma direttamente lassù, in freddo enorme e gli effetti disastrosi della umidità alto, in quel piccolo fazzoletto di azzurro... penetrata nelle vesti e nelle pedule durante tutta Bettella riprende. Fatti ancora pochi metri, la la precedente giornata. Si trovavano appoggiati tu parete diviene strapiombante. I chiodi sono infissi una picchietta inclinatissima, per cui il movimento molto leggermente eit egli per questo abbonda : anche più lieve poteva costituire un pericolo fatale l'unione fa la forza! Dopo una trentina di metri, data la verticalità della parete sottostante. che gli son costati ore di delicatissimo equilibrio Notte lunga, notte eterna! Notte durante la P di notevole fatica, il forte scalatore è tradito da quale, anche nella mente più pacata e più fredda. un appiglio: cade. Il primo chiodo parte con lui i fantasmi popolano le ore che non hanno mai ed il secondo pure... Terranno gli altri? Gli altri fine ed il pensiero corre via nostalgicamente, lag- e chiodi miracolosamente tengono ed il compagno, in giù dove c'è il mondo con i cari che aspettano, con perfetta posizione di sicurezza, riesce a sostenerlo. gli amici lontani, con la casa che mai ha rappre- Sono stati però attimi eterni; ma non vi è stato sentato il vero, il grande, l'unico conforto come un grido, non vi è stata una parola. Aiutato dalla dopo una e/ intensa giornata di fatica... corda tenuta dal compagno, Bettella si riprende to- Bettella, da buon alpino, deve aver ricordato in sto e riattacca la parete. Riesce a conquistare i quelle ore la grande verità del nostro motto: metri di roccia che l'han visto cadere ed arriva s canta che ti passa! », e non trovò miglior con- là dove l'appiglio lo ha tradito. Sorpassa il punto forto se non cantando le nostre sempre belle can- tragico e si innalza ancora di metri fino a che gli zoni alpine. E così continuò per ore, mentre il riesce di piantare, finalmente, un chiodo di quelli giovane compagno, più taciturno e forse più pro- che ridanno la vita e... la loquacità! vato, fissava gli occhi sbarrati verso un lontano Ma intanto la notte si avvicina e bis;>gna pre- ignoto che a tratti, certamente, si coloriva di imma- pararsi al secondo bivacco: nell'intera giornata non gini più care al suo cuore di ragazzo innamorato... si sono guadagnati che 150 o 180 metri al massimo. E l'alba li trovò così intirizziti e desti. E la parete è li, che si innalza dritta come un Bettella riattacca subito il sovrastante diedro ad muro, con scarsi appigli, e bagnata. onta del freddo e della neve che cade. Va su per Fissati tutti e due a quel medesimo chiodo prov- metri e per metri: trova un tetto e lo vince: e li, videnziale, fra la cortina di pioggia che ancora sopra un'aerea sporgenza, mentre il diedro conti- continua a percuoterli, intravvedono un segno alla nua dritto e terrificante, ha i primi sintomi di con- loro destra, che si innalza un po' obliquamente. E' gelamento alle mani. Da quante ore è partito dal una di quelle incrinature della roccia così dette a secondo bivacco? E chi lo sa? Egli sente che non busta, la cui crestina sporge un poco in fuori la- è possibile continuare e che li, appoggiato a quella sciando la possibilità di affrontarla alla bavarese. infernale parete, è altrettanto impossibile rimanere E Bettella l'affronta ma non può vincerla per a lungo. Fa salire Scalco e pol, quando il compa- pressione, chè la crestina si sfalda non appena vie- gno è giunto, non vede altra soluzione che farlo ne toccata. Eppure è giocoforza passare, perchè un passare materialmente sopra di sè, per mandarlo bivacco in quelle condizioni è assolutamente peri- avanti, avanti, in cerca di una posizione che gli coloso e perchè non molto in alto si intravvede permetta poi di sostare un poco in riposo. E Scalco, la base di un grande diedro che pare offra mag- leggero ed agile, scavalca Bettella ed arrampica giori possibilità di riposo. In ogni caso la posi- per una quarantina di metri che difficilmente gli zione in cui si trovano ora è estremamente diffi- riuscirà dimenticare, perchè ora la bufera ha rag- cile e precaria: per uscirne, il forte padovano mette giunto il suo acme. Trovata una posizione dove gli In azione le sue riserve di forza e di volontà, fino pare possibile sostare un poco, mentre lui pure a che gli riesce ad incastrare la punta di un piede sente mordere nelle mani il sintomo del congela- nella esile incrinatura, e poi procede per una mento, si ferma e chiama: quindicina di metri, così, in equilibrio sul vuoto — Su, Toni; ho trovato! perfetto. ...Ma Bettella nen può muoversi, non può salire: Quanto tempo ha richiesto questo aereo passag- le sue mani non tengono più. gio sulla esile crestina? Certamente molto, ma an- E' questo. forse, il momento supremo di tutta che ora Bettella non saprebbe valutarlo. Ricorda questa grande salita. Bettella è aderente alla roc- solamente che alla fine, quando credeva di essere cia, sostenuto soltanto da due esili appigli ai quali arrivato, la crestina si perdeva in un levigatissimo ha appoggiato le punte delle sue pedule madide: tratto di parete bagnata, distante ancora un paio Settico è lassù in alto a circa 40 metri da lui, ap- di metri dalla base del diedro... IIn paio di metri peso ad un chiodo, fermato non tanto dalla... co- lisci, in cui non era possibile piantar chiodi, men- modità del sito quanto dalla mancanza di corda. tre egli si trovava in posizione terrificante, ed il Necessita fare presto per togliersi dalla situazione compagno era sotto, pendolante nel vuoto, soste- imbarazzante e che potrebbe in un attimo divenire nuto da un chiodo. tragica senz'altro, e Bettella, che ha vinto due tetti Allora, eccolo giocare la sua ultima possibilità: e metri e metri di strapiombante parete, non può si gira con la schiena rivolta alla parete, impunta appigliare le sue mani alla roccia... Ed intanto la di taglio tutti e due i piedi nella incrinatura, fa neve cade e la temperatura è rigida. •. salire Scaleo e quando l'ha presso, sostenendolo — Su, Toni — insiste Scalco — non posso mica con la corda in aereo giro, lo fa passare avanti e rimanere qui più a lungo... lo lancia al di là della parete fino all'inizio del Ed allora, con una voce irata contro ai stesso. diedro dove è possibile assicurarsi. Poi, a sua volta contro gli elementi avversi, contro la stessa mon- sostenuto dal compagno, passa anche lui... tagna così matrigna, Bettella risponde: Tutto questo avviene a circa 600 metri dall'at- — Tirami su al Gelatone, non ne posso più Casi, per una quarantina di metri, giocando • • • tutto, il ragazzo fa anitre il camerata più anziano fino a che non ha raggiunto il sito posto di sosta... Il quarto bivacco in parete è senz'altro migliore Ma la cosa, forse, sarà più chiara, quando si ag- degli altri tre. Migliore nel senso che maggiore giunga che Bettella pesa oltre 80 chilogrammi la riparabilitil; migliore perchè nella notte il tem- 'che Scaleo. per tutta sicurezza, non era riuscito po è stato più clemente. Sono alla base di un non a piantare che un solo chiodo in parete. largo camino che li condurrà poi all'anticima del Anche il martedì volge al suo termine e neces- monte, riparati dal vento che soffia molto forte. sita prepararsi per il terzo bivacco. Un paio di Vento provvidenziale però, che spazza via dal cielo campate di corda più in alto del punto testè rag- nuvole e nebbia, tanto che di tratto in tratto la giunto; i due compagni trovano un nevaio abbastan- luna li illumina. Ma sono costretti a rimanere in za ampio: lo percorrono lavorando di piccozza data piedi, sostenuti dai cordini fissati alle pareti da la inclinazione fortissima; e presso la parete. dove numerosi chiodi, abbracciati uno all'altro. senza il nevaio finisce e quella riprende verticale, avran- potersi infilare nei sacchi da bivacco. no la possibilità di bivaccare nel ristretto spazio Verso l'alba del giovedì 7 agosto, Bettella alza scavato dall'acqua cadente. gli occhi e vede una punta sopra di sè: crede sia Così — fra il ghiaccio e la roccia -- passeranno la vetta. Impaziente riattacca subito, sospinto da la notte sul mercoledì. rinnovato entusiasmo. e vince, in tempo relativa- mente breve, tutto il camino. E' in una piccola forcella antistante la punta; per una cresta abba- • • • stanza esile arriva sn questa e vede.., vede che la vetta, la vera vetta dell'Antelao, si innalza laggiù. Altro bivacco durissimo, che con il freddo mette in fondo ad una enorme sella carica di neve, un a dura prova la loro eccezionale resistenza. Ma centinaio di metri più in alto! per quanto duro (forse più duro del precedente) La delusione amara ha avuto però breve durata. è meno pesante. Quantunque la traversata di quella sella così, in I due padovani sanno che in tre giorni han ti- pedule, senza piccozza, e la discesa verso il Nord rato dritto e. nonostante tutto, dei metri ne ha' da quella punta dopo che il vento di tutta una fatti molti. Partendo avevano giudicato essere ne- notte ha coperto di vetrato la roccia, siano cose cessari tre giorni circa per vincere la immensa pa- da rendere perplessi; tutto ciò, per loro, aveva un rete. Calcolando il rallentamento di salita dovuto valore relativo nei confronti di quanto avevano al maltempo, pensano che questa dovrebbe essere passato in quei quattro giorni e con la vetta II l'ultima notte che faranno all'addiaccio. E poi que- a portata di mano: sta bufera, che da due giorni ininterrottamente Ed infatti, con una attenzione ed una delica- continua a perseguitarli, dovnl pure finire, e forse tezza estreme, hanno disceso la punta, hanno at- il giorno appresso avranno un po' di sole... Oh, il traversato la sella per cresta, e nelle prime ore del sole! Che cosa sarebbe stato per loro avere un po' pomeriggio hanno attaccato l'ultimo camino dopo di sole, di quel buon sole che porta tanta allegria, il quale la cima dell'Antelao sarebbe stata rag- che riconforta, che permetterebbe di vedere dove giunta. Questo ultimo camino ha dimostrato an- esattamente si trovano e di asciugarsi un poco e cora una volta come la buona stella li abbia sem- sentirsi, finalmente, avvolti dal benefico tepore! pre seguiti. Ma il sole non verrà e ne hanno la certezza al- Arrivato in vetta, Bettella fa salire il compagno l'alba del mercoledì quando, ripartendo, sentono il ritirando lentamente la corda : la corda dura, ba- peso di una fitta nebbia che permette una scar- gnata e che, dopo quattro giorni di lotta, è ridotta sissima visibilità. agli estremi, La passa prudenzialmente sopra le Poggiando a sinistra, si illudono di poter riat- spalle e sente, dallo sforzo che gli necessita, come taccare la parete là dove il nevaio finisce, ma lo il compagno salga piano e faticosamente. Ad un strapiombo che trovano è proibitivo. Debbono per- tratto l'occhio si ferma : Bettella vede uscire dal correre a ritroso il nevaio stesso, scendere un poco, camino la corda quasi tutta tranciata : dei tre spostarsi ancora a sinistra, per riprendere verso capi ritorti due eran rotti e l'unico rimasto era l'alto. Nella notte la neve si è maledettamente ridotto ad un filo... Vorrebbe, con uno scatto, chi- ghlyelata : è tutto un vetrato. e Bettella deve narsi per afferrarla sotto la tranciatura, ma giu- mettere in uso la sua piccola piccozza. Mentre sta diziosamente pensa che il suo scatto determine- scalinando l'ultimo tratto, la piccozza gli parte e rebbe di certo uno strappo e che il capo ancora vola giù senza rimedio... A questo primo infortunio teso si spezzerebbe inesorabilmente prima di arri- se ne aggiunge un altro: Scalco, partito qualche vare ad afferrarlo_ momento dopo, scivola paurosamente sul nevaio e — Quel che ho passato in quei momenti — ci Bettella se lo vede volare da presso senza poterlo diceva il buon camerata — è stato così terribile aiutare. Il ragazzo lavora disperatamente di mani che tutto il resto non pareva nemmeno esistito per per potersi arrestare e fortuna vuole che vi riesca me... E quando, finalmente, ho potuto tenere Scal- proprio M, sull'estremo limite, a centimetri dal co con il rimanente capo buono, è stato, sì, un sol- vuoto immane... Bettella é attonito, terrificato; lievo; ma il fiato, quello che mi toglieva l'ango- ma certo il buon Scalco, in quel supremo momento, scia mortale dal cuore, non l'ho potuto tirare se ha inteso che cosa significhi avere una buona non quando ho visto uscire la testa di Gastone da stella! quel benedetto ultimo camino...

le mani di Gastone sono un impasto di sangue • • • e di neve. Raccolto da Bettella, ritorna in alto dove han bivaccato la notte, ed ha dal fraterno compa- L'arrivo in vetta è sempre un grande momento: gno rudimentali ma efficaci medicazioni. e non è affatto necessario possedere una notevole Poi riprendono, scalinando il nevaio con la punta fantasia per immaginare quel che vuoi dire, per di un martello; scendono e riattaccano la paret un arrampicatore, raggiungere la cima di un monte ancora immersa nella nebbia, e veramente senza dopo un'aspra e dura fatica. fine. Il sentinSento che ci pervade allora è di natura Bettella pare non risenta molto del congela- così particolare e specifica, che difficilmente può mento alle mani del giorno innanzi e procede con tradursi. In generale si rimane IL assorti in un buona celerità sulla parete carica di neve, supe- silenzio così pitofondo, quale avviene di rado nelle rando un terzo tetto, Ma verso il tardo pomerig- altre vicende umane. gio, quando già si intravvede la necessità di un Pur con la coscienza della impresa compiuta. at- quarto bivacco. cade per la seconda volta, soste- traverso un'arte riserbata a pochi. la nostra infi- nuto però da Settico, che gli restituisce così l'assi- nita piccolezza incombe così forte nel confronto stenza avuta nella mattinata. con l'immensità che ci circonda, che non pare giu- 17 sto rompere il muto colloquio di entità pur infi- e di grappa, e partono per il ripido nevaio. Dopo nitamente diverse e disparate, ma che si congiun- circa cinque ore di faticoso cammino sono a due- gono e compenetrano in quegli attimi incompa- cento metri dalla vetta, mentre il vento turbina rabili. Perel0 allora — e solo allora la Monta- violento e la nebbia fitta toglie la visibilità. gna, vinta e conquistata, sa darsi in tutta la sua Sentono le grida di Bettella e rispondono con superba e suprema : e la nostra anima vuo- tutto il fiato possibile, ma Bettella e Scalco non le proprio tutto, anche perchè sa essere tali istanti odono nulla perchè il vento, beffardo, porta da rari nella vita. loro lontana la voce dei due che salgono. Final- Non è quindi necessario dire quel che han pro- mente Barbiero riesce a farsi sentire: è 11 presso. vato questi due camerati, raggiungendo la vetta Ilettella ritorna a chiamare, perchè gli pare un dell'Autelao per la loro superba e nuova via sulla sogno, un sogno troppo bello... Ed allora il buon tremenda parete Sud-Ovest. Certo si è che dopo e bravo Barbiero, udendo ancora la voce del ca- tanta fatica e dopo così grande pericolo, lassil non merata, non sa gridare nella sua profonda gioia trovarono il sole che — di solito — indora le cime se non questa domanda, che nella sua suprema in- conquistate ; bensì un vento che soffiava così forte genuità rivela l'agitazione in cui viveva : Chi da rimanere a stento in piedi. E l'abbraccio che siete? si sono dati allora, lo `possiamo senz'altro ritenere Quasi che in quel giorno, con quella bufera ed fra quelli che non si dimenticano tanto presto... a quell'ora, sull'Antelao si potesse trovare una così Ma se l'arrivo aveva risolto il problema dell'an- vasta e varia compagnia da rendere necessaria data, si profilava davanti a loro — in quel tardo la precisazione... pomeriggio del 7 agosto — problema del ritorno : Rifocillati i due arrampicatori. la comitiva può perchè le loro condizioni fisiche erano disastrose riprendere la via del rifugio, e lo raggiungono poco e perdihè lo scendere fino al Rifugio « Galassi », a prima di mezzanotte. Qui la ospitalità fraterna e Forcella Piccola, per la lunga cresta di neve ghiac- commovente lenisce un poco le sofferenze di Bet- ciata, attrezzati com'erano con pedale fradiele, tella e di Scalco che possono, dopo cinque giorni. senza piccozza e con le corde ridotte a brandelli. riassaporare una minestra calda e riposare sopra rappresentava una difficoltà ed una fatica senz'altro un letto. superiori 'd'e loro forze. Bettella va ancora ripetendoci che in quella E poi — diciamolo subito --- era nel loro cuore notte ha dormito ben poco : come una fantastica una certa contrarietà : lassù. in vetta, avevano un girandola, davanti alla sua mente passavano an- appuntamento e non avevan trovato anima viva! cora tetti, camini, diedri, vetrato, tormenta...; e Bettella, dopo l'arrivo, era sceso un po'. e con tutta gli pareva che laggiù in fondo al letto, sotto i suoi la forza del suoi polmoni aveva gridato, senza piedi, il vuoto terrificante lo attirasse ancora... E ottenere risposta. Vedevano la sera avvicinarsi a si agitava in cerca delle Corde clic, oramai. non grandi passi e pensavano con raccapriccio ad un c'erano più ! sesto bivacco : sarebbe stata la tragedia! Agosto 1941-XIX. Il terzo compagno tanto atteso non sarebbe mancato all'impegno, se pure i ritardatari, questa 1.a SALITA PER IL GRANDE CAMINO volta. fossero proprio loro. E' alla tenacia ed alla fede di questo camerata SUD-OVEST - Antonio Bettella e Guerrino — pure del Gruppo rocciatori del C.A.I. di Pa- Barbiero, 11-15 agosto 1942-XX. dova che i due scalatori devono probabilmente la vita e, certamente. l'essersi tolti in quella sera « Rupcs sana rirlulis e. da un fatale bivacco sulla vetta dell'Antelao. Guerriuo Barbiero, modesto ed impareggiabile. Nei primi giorni dell'agosto 1941, Bettella e partito con loro da Padova, li aveva accompagnati Statico, appena scesi dall'Antelao dopo la impresa da Borea all'attacco facendosi portatore: aveva sulla immane parete Sud-ovest, con il cuore gon- bivaccato al Bus del Man il sabato sera, e la do- fio di emozione e di felicit à. mi raccontavano la menica li aveva seguiti da sotto, bivaccando anche loro dura fatica. Al termine. Bettella concluse di- la notte di quella giornata e da solo, sotto la min- cendomi : atane parete. Nella mattinata del lunedì, con la -- Si, con contento... Ma eòssa ròlla : eautiu. pioggia. era sceso a Borea e di M era salito al Ri- quel bcnedcto cautimon, et me sta proprio sul core! fugio « Galassi » nelle prime ore del martedì. Ar- Allora, quando scrissi, non era il caso di farne rivato verso mezzogiorno, da solo era andato fin cenno per comprensibili ragioni di riservatezza... quasi sulla vetta del monte, per la via centune, alpinistica : ora però che il problema è felicemente gridando e chiamando. Inutilmente! risolto, è bene dica che quel tremendo camino ha Il tempo era orrido e nella notte. in rifugio -- veramente pesato per parecchio tempo sul cuore mentre fuori la bufera si scatenava violenta — si del buon Bettella e che — come uno spettro - era convinto che in simili condizioni i due compa- ha turbato molti suoi sonni. gni avrebbero trovato certamente In convenienza La verità è che dal giorno in cui Cr sono ed il modo di ritornare all'attacco. Ed il mercoledì tre anni — gli fu detto essere quell'interminabile mattina scende a Borea e va direttamente all'al- cantino il problema per antonomasia del rè delle bergo. sicuro di ritrovare i due arrampicatori. Non Dolomiti, nell'anima del forte rocciatore si era in- li i vaca... crollabilmente fermato il proposito di vincerlo : di Fuori piove. Pensa che il maltempo avrà forse vincerlo ad ogni costo. Le difficoltà eran tutt'altro rallentata la marcia di ritorno e va loro incontro che lievi : difficoltà di ordine specifico, nel senso riprendendo il cammino verso la parete. Per via che se l'Antelao è per sua natura una montagna ter- non incontra anima viva. Ed all'attaci.0 nessuna ribile e faticosa anche per quei versanti o per quelle risposta alle sue grida. vie che sono oramai note (la normale esclusa), il E 11, dove alcuni giorni prima aveva salutato i grande camino Sud-Ovest rappresentava una fra cari compagni mentre iniziavano l'impresa. fa il se- le massime difficoltà, non fosse altro perché, ad guente ragionamento: ogni sia pur minima precipitazione atmosferica, ---- La parete è liscia, dritta. Se fossero caduti in esso si sviluppa una vera voragine di detriti sarebbero qui. N.. a ci sono. quindi... con lassù! e di massi che in quel colatolo trovano la via più E ritorna al Rifugio « Galassi », che raggiunge diretta per precipitare a valle. verso il mezzogiorno del giovedì, con il tempo un- Difficoltà poi di ordine particolare e personale, cura brutto. Accenna al custode la sua volontà di in quanto il Bettella avrebbe dovuto forzatamente salire sulla .vetta del monte perchè è certo di tro- rimandare il tentativo al suo breve periodo di li- vare gli amici :Neretti sulle prime è un po' scet- cenza annuale che cade improrogabilmente in una tico, ma poi deve cedere alla sicura insistenza del epoca durante la quale pare che il maltempo si dia 18 ragazzo. Si caricano di bevande calde, di cognac appuntamento per infierire quella grande mon-

tagna. Ma se l'impresa non era di quelle da pren7 verso la fine di agosto o. meglio ancora, nei primi de'rs1 « a gabbo », è altrettanto vero che Dette% giorni di settembre, quando la stagione più favore- non è tipo da arretrare davanti alle difficoltà. vole ne diminuisce il rischio. Nel 1940, infatti, nella prima settimana di ago- Io ne sapeva abbastanza. sto, assieme ad un altro forte rocciatore padovano Ma quando. al mio ritorno, assicurai Bettella con — preso egli pure dalla malia del monte ed ap- queste notizie, non riuscii affatto a tranquillizzar- passionato qunnt'nitrl mai alla pratica dell'arrant- lo: anzi. misi nel suo cuore la grande parete che picamento, dico 11 mio caro e bravo Aldo Bianchi- attendeva di essere vinta... 'Certo si è che in que- ui — effettua il primo tentativo. Furono, quella gli ultimi giorni di luglio il buon Toni, portato volta, cinquanta ore di fatiche, durante le quali. dalle preoccupazioni ad esagerare le cose, non fa- mettendo in azione le loro possibilità e capacità ceva altro che spulciare i giornali dalla prima al- tecniche, riuscirono a superarne un buon tratto. l'ultima riga, timoroso di trovare la notizia che gli Ma l'Antelao guatava torvo e due ardimentosi : sarebbe stata ferale... ed imbizzarritosi improvvisamente. li sorprendeva Come Dio volle. arrivò il giorno della partenza. con una bufera terribile in una posizione che non e la sera prima Bettella fu cou Gastone Scalco tfllerava se non una sola alternativa : il ritorno. salutarmi. -- Allora, Toni — gli domandai —; si fa il ca- E ritornarono. mino o la parete? lo, che li attendevo a valle per un appunta- Rimase un attimo pensoso; poi pacatamente sog- mento preso in precedenia onde assieme salire nella giunse: zona delle Tre Cime dove altre arrampicate ci — Forse se fa el eamin e la parete : lati d:;! aspettavano e che poi portammo a termine, me li Sbarrai tanto d'occhi. vidi comparire carichi di corde e di ferraglia : ma- — Toni — continuai asciutto, asciutto non cilenti, percossi, ma non domi. E ricordo che li rin- facciamo scherzi. Non è prudente crearsi illssioni cuorai rammentando loro quello che altri e pur di questo genere: o il camino o la parete: grandi arrampicatori avevan detto o scritto : 11 sa- Le mie parole furono altrettanto pacate ed egli pere. cioè, ritornare. abbandonando l'agognata im- subito comprese lo spir!to che animava il mio di- Oresa quando le difficoltà si ergono così prepoten- scorso. Infatti. nel lasciarmi. mi strinse lungamen- temente contro di noi, è la testimonianza di una te la mano dicendomi: forza molte volte assai più grande di quella ne- — F.1 ga rasón. Ma el stdga sicuro : faremo le ces):aria per proseguire nel tentativo. cose seriamente, no re rero Gaston e! Ma l'incanto del grande camino dell'Autelao era E fu la immensa. ciclopica parete. già rotto : il tentativo, per quanto infruttuoso, Ma questa Circe tremenda, consapevole che il aveva in realtà decisamente ferita la sdegnosa ri- suo bacio verginale avrebbe donata la grandezza, li'ttanza del monte. ed uno solo era il sentimento fu riluttante tino all'estremo. Sfoderò tutte le arti che agitava il cuore di questi miei cari amici: sue più raffinate per piegare i due uomini: li beffò la rivincita! gin dal principio. poi li atterri con 11 suo strapiombo Per un anno intero i nostri discorsi non ebbero immane. indi li percosse con la bufera, la neve, altro argomento. E nelle riunioni... furtive — ché la tormenta, il congelamento: arrivò fino alla soglia necessitava non lasciar trapelar nulla di quanto era della tragedia e quando, alfine, pareva pacata e giù avvenuto e del grande proposito — raccolti doma, li burlò con la falsa cima... acne lunghe serate invernali, quando si abbozza- Però la determinazione di Bettella era ferma, in- vano i programmi per la ventura stagione, era flessibile, quadrata : alle difficoltà rispose con la l'Antelao -- questo maestoso sovrano della nostra forza, alla malizia con l'astuzia. Sulla fatale bilan- ardente passione — che dominava ogni pensiero. cia dell'essere e del non essere gettò tutte le sue E di esso la via sicuramente più illogica, più irra- possibilità ed il suo intrepido cuore, e la parete ziouale, più... pazzak: quella, cioè, che dritta come piegò. Sulla vetta giunse lacero, maciullato. stan- una freccia s'innalza per centinaia e centinaia di co. provatissimo, ma vittorioso: ed ora sul largo metri lungo quel lieve segno nero che, nella foto- generoso petto di onesto mio bravo amico brilla grafia, indicava il camino senza fine. la Medaglia d'oro al valore atletico)! t;innse cosi l'estate; la preparazione atletica Ecco perchè il grande camino dell'Anteleo rimase di Itettella si intensificò e si perfezionò sulle rocce per un altro anno ancora a pesare sul cuore di Bet- della nostra bella Palestra « Emilio Comici » su- tella. gli Enganei: non si attendeva che l'annuale li- • • • cenza. Verso la metà di luglio. Bettella piombò una 17n altro inverno di attesa : un altro inverno di sera a casa mia tutto agitato e: discussioni. — Sdlo — mi disse — che ghe re di altri eh i La conclusione fu che se la parete era stata du- risi portarne ria la nostra salita su l'Ani ciao ! ra. terribilmente dura, il grande camino lo sareb- La sua emozione era notevole ed in brevi parole be stato altrettanto, con l'aggiunta di un pericolo tal informò che un noto arrampicatore di una città maggiore. non molto lontana aveva espressa l'intenzione di Anche durante la salita per la parete, In quei tentare il monte per una nuova via sul versante lunghi giorni di lotta. Bettella aveva cercato tutti Sud-Ovest. E da tale versante non si poteva pen- i snodi per studiarlo ; ma per quanto allungasse il sare ad accedere se non per il grande camino o per collo, il maltempo e la nebbia avevano impedita la Immensa lavagna. ogni visibilità. Ogni tanto, arrestato dagli elementi con tutta la mia buona volontà cercai di calnlar- o fermo nei bivacchi, aveva inteso lo scrosciare lo porttè ero m•ettiet) : non già su tale ipotesi. chè pauroso della voragine che scendeva nel grande co- il nome è di quelli che sarebbero stati capacissimi latolo: era appunto il camino che così si presen- di cimentarsi nel tentativo : ma perchè ritenevo non tava al futuro vincitore... esistesse un altro individuo a proporsi di effettuare Ciò nonostante, il programma fissato per questa quel tentativo in una epoca contemporanea e tanto stagione aveva il grande camino in testa. Ed a pro- peggio anteriore a quella concessa a Bettella. posito di questo programma voglio aggiungere un'ul- Comunque, il giorno seguente andai in quella tale tima cosa. città. ed in un' colloquio con un mio carissimo ami- Bettella e Bianchini avevano abbozzato questa co molto addentro alle « segrete cose ». potei -- salita assieme; assieme l'avevano tentata nel 1940: senza parere — raccogliere interessanti dettagli. logicamente avrebbero dovuto ritentarla assieme Ebbi così la conferma dei miei convinciate:1K anche quesran L'intenzione c'era, ma era vaga. data la mole del- lo però feci osservare che se la loro passione le difficoltà. Poi non era tanto il camino in discus- per l'arrampicamento era grande e se il particolare sione, quanto la parete. In ogni caso, se si fosse problema del camino li attraeva quanto mai, era giunti all'idea di tentare, se ne sarebbe riparlato pure giusto pensare ai nostri giovani allievi ed 19

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approfittare del periodo di ferie per portare alcuni • •• dei migliori sulle Dolomiti, in qualche notevole impresa, per addestrarli maggiormente nell'arte del Lunedì -- 10 agosto -- i due cari amici sono la roccia. Togliere a questi ragazzi i due capicor- partiti da Borea alla prima alba. Come ognuno im- data migliori, quelli stessi che con maggiore lena magina, erano carichi al massimo: i sacchi eran li hanno istruiti nella Palestra degli Euganei, sa- colmi ed i chiodi, i martelli e le corde completa- rebbe stato nocivo al sempre migliore potenziamen- vano il peso. to di quelle nostre promesse. Sarebbe stato quindi La previsione — che assieme avevamo rotte!~ giudizioso tagliare in due la cordata Bettella-Bian- dopo parecchie discussioni — era di alcuni bivac- chini perchè, tagliandola, doppie sarebbero state le chi: da ciò la necessità di un carico che — per ra- nostre possibilità. gioni di... alta finanza che governano la vita di Queste parole sono semplici a dirsi ed anche fa- questi francescani del monte -- non poteva essere cili ad intendersi ; ma chi conosce la morale che alleviato da nessun portatore. anima gli arrampicatori, sa quale delicato proble- Per chi non lo sapesse. è bene precisare che ii ma investano e quanta responsabilità si assuma chi tratto da Borea — o da Cancia -- all'attacco. com- le pronuncia : io stesso le meditai a lungo prima porta una lunga tirata per un percorso il cui sole di dirle: ma — convinto della necessità --- mi de- primissimo tratto ha un sentiero propriamente det- cisi alfine a parlare. to: dopo necessita affrontare l'erta salita fra i lun- Bisogna dire che Bettella e Blauchini portano ai ghi e le gobbe più o meno pronunciate. con un sali- nostri allievi un notevole affetto, perchè tali idee scendi tutt'altro che invidiabile per chi ha sulle ascoltarono con la debita attenzione: anzi le fe- spalle simili pesi. cero proprie. Per cui se ne concluse che il primo Per la verità preciso che due nostri ragazzi - avrebbe ritentato il grande camino con Barbiero Dario Tosi e Pietro Cosi — si erano spontaneamente (quello stesso che fu di cosi grande ausilio lo scor- offerti per aiutare g.i amici che si accingevano so anno nella salita per la parete), e che Blanchini alla dura fatica ; cd infatti li accompagnereno assieme a Bruno Sardi (altro allievo « a punto » avanti per un bel tratto. per essere lanciato) avrebbe tentata la via Sud- Lasciati i due giovani, Bettella e Ilarbiero pro- Ovest dei Bastioni, in faccia all'Autelao (900 metri seguirono da soli. Ma ecco che il tempo. mantenu- di aperta parete). tosi buono fino allora, si oscura ed è una pioggia. Ed il programma, con la soddisfazione di ognuno. torrenziale che li costringe ad un ricovero di for- ha avuto completo esaurimento: anche perchè, ol- tuna : perdettero così alcune ore preziose. tre alle due salite già nominate, altre ne furono Rasserenatosi il cielo, attaccarono tosto mante- compiute seppure di minor momento o per vie giù nendomi sempre sul lato destro del tratto inizIale note. del camino : tratto che obliqua a sinistra. Queste cose ho voluto esporre anzitutto perchè Rettene aveva in programma di portarsi in se- ,rispondono alla verità, poi perchè illuminano le fa- rata sotto la verticale e forzò al massimo il pas- tiche e la dedizione dei nostri modesti ma bravi saggio di due nevai. Quantunque la notte fosse so- arrampicatori, ed infine perchè dimostrano una vol- praggiunta e l'ultimo nevaio si presentasse molto ta ancora come sia non dico utile, bensì necessaria ripido e duro, egli lo superò per poter trovare una la giudiziosa preparazione e predisposizione allor- nicchia in roccia, alla base del sospirato camino. E quando si voglia affrontare cosi notevoli imprese. qui i due rocciatori passarono una buona notte Illu- Ed ora — finalmente — vengo alla descrizione minata da miriadi di stelle.. della salita. • • • • • • All'alba del giorno 11, il cielo è terso e lenta- Il camino in questione è a sinistra di chi — da mente si colora portando ai due uomini la luce. del Borea o da Cancia — guarda il versante Sud-Ovest giorno che sale e l'augurio per da giornata che na- del monte; e pure a sinistra della nuova via se- sce. Hanno riposato, il tempo promette bene e le gnata lo scorso anno da Bettella e da Settico sulla loro forze sono fresche e pronte per la dune biso- grande parete. gna : nel cuore c'è una consapevole speranza... Esso ha le caratteristiche proprie di questi « gran- Preparate le corde. Bettella s'innalza attaccando di budelli • che abbondano nelle Dolomiti: non ec- il camino alla sua sinistra; poi le difficoltà lo co- cessivamente larghi, ma profondi' assai e bizzarri stringono a traversarlo per portarsi alla destra. come andamento. La loro roccia ha caratteristiche Indi nel centro e poi sale obliquando verso deeara assolutamente disparate: ora è friabile al massimo ancora : ma nell'interno adesso. perchè la roccia grado, ora compatta come una lavagna e repulsivi delle due labbra è terribilmente friabile. non tol- alle ferite dei chiodi. lera chiodi ed il pericolo è estremo. Dopo alcune Questo camino dell'Antelao differisce dagli altri campate di corda trova una lubrica caverna nera. per la sua lunghezza e perehè incide una montagna non profonda, ma molto umida. Richiama il cono che — sulle Dolomiti — non ha uguali per gran- pegno e ritira i sacchi: riposa ed osserva. diosità ed inclemenza. Immediatamente sopra si profila un tetto : un Il tentativo effettuato nel 1940, aveva ammae- tetto enorme. Lo misura con l'occhio e calcola els. strato il Bettella delle difficoltà: e per quanto se- quella sporgenza sul vuoto raggiunga gli otto metri guendo la tecnica suggerita dal buon senso calco- circa : è... una presentazione invero drammatica! lasse mantenersi sui lati esterni il più possibile E più drammatica ancora diviene quando egli :si (sulle labbra: di sinistra o di destra), egli sapeva accorge che per uscire da quella caverna( e ripren- benissimo di affrontare un tracciato che, oltre alla dere a salire. necessita battere la testa centro di verticalità, era tutto un susseguirsi di tetti, stra- lui. Questo tetto. infatti, chissà da quanti secoli piombi, placche. diedri. protegge la lubrica caverna e cola si che la roc- La sua preparazione e quella del compagno d: cia è levigata come un cristallo : nell'era mattutina cordata si era effettuata avendo sempre a mente una goccia — lentamente --percorre il suo preiiim tali difficoltà. Ed anche l'imponderabile atmosfe- inferiore ed annuncia la sicura repulsione._ rico era stato considerato : l'esperienza dello scorso In breve : !lettene -- visto che non è possibile Anno ed il consiglio di conoscitori di quel monte. aggirarlo — lo affronta direttamente. Ed è stata avevan tolta ogni speranza di poter effettuare la una lotta senza riposi e raffinata. Prevedendo osta- salita senza dover sottostare al maltempo: per cui coli di tale genere, il forte rocciatore si era a stati a questo si era pensato e provveduto. tempo particolarmente addestrato alla tecnica di Ora però sappiamo che se fu saggio prevedere e Comici per il superamento dei tetti : ed è la sui provvedere. il monte mandò all'aria ogni predispo- fortuna. Ma questo primo ostacolo ha avuto la pre- salone e dimostrò ancora una volta che per vin- mura di dare subito il tono e l'avvertimento delle cere l'Antelao bisogna proprio esser pronti a... mi- difficoltà e del pericoli dell'impresa. 20 rare il diavolo in grande uniforme! A circa metà (lel tetto, il chiodo che sostrneva Bettella, piantato com'è di sotto in sn, ha comin- masso: questi può osservare come tutta la roccia ciate a sfilar via. ll padovano che nel batterlo ave- esterna al camino sia, da quella parte, un susse- va inteso un a canto » non perfettamente tran- guirsi di placche scure ed intrattabili, con rispet- quillante, lo teneva d'occhio e subito se n'è accorto: tabili tetti per giunta. ma che cosa poteva fare se la roccia non ne tolle- Alla luce del giorno che rapidamente si avanza. rava altri ed era talmente liscia da non permettere Bettella ha modo di osservare, sotto di s›, nel- di appigliarsi nè con le mani nè con i piedi per al- l'interno del camino, a lato del tetto sevra ac leggerire lo sforzo sopportato da quei pochi venti- cennato, una fessura nella roccia che, attaccando metri di ferro? circa trenta metri più sotto, prosegue fino alla si- Con la calma propria degli atleti del monte, con nistra di questo benedetto tetto. Molto probabil- la consapevolezza di quanto stava per accadere so- mente quella fessura continuerà aneera: egli decide pra II vuoto, Bettella in quegli attimi senza fine ha di scegliere questa via per risolvere il problema. ordinato al compagno di tener ben tese le due cor- Infatti fa ritornare il compagno e prepara in de, ha fidato nei pochi chiodi — due o tre — che discesa in corda doppia. La cosa però è semplice a aveva battuto prima e, particolarmente, nel chiodo dirsi, ma il problema della corda doppia lo era un base, ed ha atteso l'attimo supremo della caduta... po' meno perchè, raggiunto il termine della fune, La buona stella ha premiato la volontà ed il co- necessitava fare il pendolo per arrivare ad aggrap- raggio, e la caduta non ha avuto conseguenze fa- parsi alla fessura. tali: i chiodi rimasti ed il compagno in perfetta Vista la impossibilità di fare sulla roccia un anello posizione di sicurezza nell'interno della caverna. con il solito cordino, tentano di conficcare un chio- hanno tenuto. Ed allora Bettella — tenace — ha do, rammaricando di dover poi sacrificare un mo- ripresa la lotta : altri chiodi, altri sforzi, altro ri- schettone. La roccia però è molto marcia ed una schio: ma — finalmente — il tetto è stato vinto. incrinatura, dove trova posto il chiodo, è veramen- Fuori dall'ostacolo, ripresa la posizione verti- te poco... simpatica! Per maggiore sicurezza sa- cale, ha trovato molti metri di Una parete stra- rebbero indotti a conficcarne almeno un altro d'i piombante, levigata, che non gli han concesso tre- chiodi per la solita legge che l'unione fa la forza : gua. Senza soluzione di continuità lo sforzo ha do- ma, in questo caso, la faccenda è hen diversa : vuto essere proseguito: riposando attimi su staffe piantando ancora chiodi la Incrinatura tenderebbe ha richiamato il compagno, ritirato i sacchi e poi ad allargarsi e addio sicurezza. E poi, santo Dio, su ancora, fino n che non gli è stato possibile un che chiodi! sito per arrestarsi un poco : ma questa lotta supre- L'affare di questi chiodi merita un chiarimento. ma è durata oltre cinque ore! Nella fase preparatoria della salita — poich7. bi- Adesso i due uomini sono nell'interno del gran- sognava prevedere di usarne parecchi di questi ag- de camino e per Quanto la loro posizione possa ap- geggi — io ne avevo fatti fare diversi. Ed Invece parire tranquillante paragonata alle difficoltà su- di usare il comune ferro tenero, avevo pensato che perate, non è però tale da dar loro riposo. agli effetti del peso, sarebbe stato meglio costruirli Il pomeriggio è avanzato, la giornata è splendi- in acciaio dolce molto più resistente: il che avreb- da ; ma bisogna ripartire tosto: e sono decine e de- be appunto permesso di ridurre gli spessori. Ne cine di metri sempre difficili e nell'interno del ca- eran però sortiti esemplari smilzi, smilzi... mino. Indi appoggiano a destra e guadagnano l'or- Per mia tranquillità avevo fatto eseguire prove lo. A destra ancora c'è Una breve ed esile cengie meccaniche in Laboratorio ed il risultato era stato traversale che finisce in un caminetto. Questo gua- tale da rendermi veramente pacifico: a minor pese dagnano ed in esso arrampicano in verticale per- corrispondeva maggior resistenza. Non contento ave- fetta per alcune campate di corda: tanto la cengia vo voluto che Bettella ed altri li provassero in ope- quanto il caminetto hanno una roccia friabilissima ra: ed anche questa esperienza era riuscita e ripe- che si aggiunge alle già notevoli difficoltà. Perven- tutamente. Nulla quindi da temere. gono casi nei pressi di un altro grande tetto, sotto Ma altro è parlar di morte. altro è morire... E il quale sperano passare il secondo bivacco. quando, al momento opportuno, si trattò di affidare la vita a quei pochi centimetri di acciaio, si aveva • • • un bel pensare alle prove meccaniche e quant'altre temerienze: I'òoio col la so parte, dice il proverbio La loro speranza. però, è di breve durata. veneto; e quello stelo con quell'occhiello cosi leg- Beu presto s'avvedono che sotto il tetto la roc- geri, leggeri, non erano proprio affatto invitanti! cia è verticale e non concede riposo. Mentre la not- Nel capo di Bettella poi, frullava un'altra conside- te scende, debbono cercare un sito meno repulsivo razione di un certo momento: fin che andava giù e Io trovano a destra, verso l'interno del grande ca- Barbiere, niente paura: pesa poco più di cinquanta mino, dove un piccolo masso. squadrato a dovere, chili ed era tenuto dal cordino di sicurezza ; sporge in fuori sul vuoto. Ma il masso è angusto. quando avrebbe dovuto scendere lui che di chili ne appena appena sufficiente per permettere agli amici pesa ottanta... Comunque Barbiere parti: fece il di sedere uno addossato all'altro con le gambe pen- suo bravo pendolo e si ancorò alla fessura. Ora zolanti. Legati alle corde e tenuti ad un solo chio- toccava a Bettella. do, accendono la candela e si ristorano: poi ten- -- W: senti Guerin — gli grida prora a aldr- tano di dormire, ma non vi riescono. E tutta la ghe qualche firòn... Ma forte, forte! Vedernecip,,,a notte la debbono passare cosi, svegli, contando ad scende. una ad una le interminabili ore. Succede che il chiodo si piega un attimo: l'ac- All'alba si presenta un bel problema da risolvere. ciaio, come ho detto, è dolce e gli strappi energici. Verso l'interno del grande camino, vedono il A tal vista Bettella continua: tetto che la sera prima. aveva attratta la loro at- Asròltenic, Guerin. Bisogno che règno a boss,' tenzione: un tetto, dico, largo una quindicina di par forza pare/tè altro no me resta da fare-. Mn se metri e non molto sporgente ma diviso da loro per me ~Messe gualcossa... riròrdalc, &manco, de dir- una parete dritta e liscia sulla quale avrebbero glic a Sagramora che i sò riodi i me ga proprie fato dovuto tentare per attraversata. Provano : ma come fare testamento! possibile vincerla se nemmeno un chiodo è entrato? Naturalmente il chiodo ha resistito ed è ancora Rinunciano tosto. lassù con il suo bel moschettene: però, anche atlete Alla loro destra — proprio nel profilo del lab- so. quando. Bettella e Barbiere ne parlano lo chia- bro — si staglia un secondo masso squadrato. del mano cl riodo del... testamento! tipo di quello su cui hanno passato la notte. Que- Guadagnata cosi la fessura, riprendono a salire. sto pure è separato da loro da una parete repulsiva. E sono due piccoli tetti che bisogna superare: uno ma ha il vantaggio di essere più prossimo. Bettella in partenza ed un secondo più alto ed un po' più allora lancia un cappio di corda una, due volte, grande. Ma quella fessura ha risolto la situazione fino a che gli riesce ad imbrigliarlo. Lungo questa in cui si dibattevano; ed immediatamente .sorpas- corda fa passare Barbiere che raggiunge cosi li sato il grande tetto della sera prima, riescono a 21 spostarsi decisamente a destra per riprendere. mol- denti. avessero, nella migliore delle ipotesi. ancora to aiù in alto, il lato esterno del camino. forza e volontà sufficienti per proseguire l'aspra Tutto questo è avvenuto superando difficoltà salita? estreme e In buona sorte ha fatto trovare. tosto Al mattino di buonora — (l'accordo con un altro no. una cengia sulla quale possono riposare rocciatore che l'Antelaio conosce bene: Ruggero Pe- na po'. tracci — Fassanelli decideva di scendere a valle Riprendono a percorrere questa cenght per &coni per cercare notizie e forse soccorsi, mentre il Pe- metri flnchè finisce : ora necessita riattaccare la tracci avrebbe tentato di raggiungere il grande parete. In questa è una esile fessurina che Battella camino nella sua parte superiore là dove termina, definisce ancora adesso terrificante per strapiombo. subito sotto l'anticima Sud-Ovest. friabilità e sassi che. cadono... Ma egli non molla : A Borea il Fassanelli non trova nessuna notizia... prosegue per metri e metri, e quando le campate di Ed il tempo, intanto, rimane pessimo. Ha sentore corda non arrivano, sosta sulle staffe. fa salire il che li presso sono attendati gli Alpini e si pre- compagno e, questo arrivato, su ancora fino a rag- senta al loro Comandante. Ha ben poche parole da giungere una strana incisione leggera e marcia da dire: gli Alpini, con la pronta generosità che li di- cni però, verso sinistra, ha inizio un'altra lieve stingue. metteranno a disposizione una squadra di cengetta. soccerso per in ricerca degli arrampicatori. L'intesa La notte è ritornata : necessita prepararsi per il definitiva è questa : Fassanelli risalirà tosto al « Ga- terzo bivacco. Sono provati, d'intorno è vuoto. In lassi »; se Petrucci di ritorno dalla sua ricogni- alto la parete incombe dritta e scura. Su questa zione non porterà buona notizie, dall'alto Fassa- lieve cengetta si ancorano con chiodi e corde e pas- nelli stesso accenderà un fuoco e sarà il segnale seranno una notte tre manda. chiusi nei sacchi bi- della partenza. vacco. Nel frattempo. l'atroce' ha compiuto il suo inca- • • • rico. Raggiunta la vetta, si cala per cresta e nel Durante tutto il giorno il tempo è rimasto intono. pomeriggio del 14 raggiunge la fine di un ripido ma sul far della sera grossi nnvoloni vaganti nella nevaio che immette. dall'alto, nel grande camino. valle cominciano ad innalzarsi minacciosi verso la Scal:nando la neve si cala fin che può e poi comin- cima. A notte avanzata, un temporale si rovescia : cia a gridare. In quel pomeriggio il tempo si è ri- la elettricità è tanto forte che necessita nascondere messo al buono. chiodi, martelli e moschettoni. I due compagni sono Durante tutta la giornata Battenti e Barbiero invasi da una strana sensazione, come se una ar- hanno sempre arrampicato : sono stati i soliti tetti cat.a forza magnetica li agitasse e se una orrida superati frontalmente. e poi le immancabili pareti, mano li accarezzasae, da sotto in su. verso i capelli. pci le fessure, e poi i diedri... Bettella sta supe- Cessato il rombare dei tuoni, cessata la tempesta rando una placca durissima, alta una trentina di vialenta, pare subentri la calma : ma è la neve che metri, quando sente, sopra di s'I. una voce che comincia a cadere. Nell'interno del grande camino scariche dei detriti si susseguono violente per In quel momento tutto è ritornato alla mente del tutta la notte ed i sacchi bivacco si sun presto col- caro amico : la bufera, i bivacchi durissimi, le dif- vm.ti d'acqua. ficoltà inaudite. la tragica crisi per cui ad un certo cosi arrivano tino all'alba senza che il cielo ne- Incrinano aveva persino disperato dell'impresa, e la reani ad una schiarita. commozione lo pervase sl che quando nella sua gola li giorno dopo — 13 agosto — la neve continua. ha cercato la voce per rispondere al richia:no, non Nell'interno del grande camino non è pensabile ha trovato che un singhiozzo !... Attaccato ad an andare: bisogna mantenersi assolutamente all'ester- chiodo ha dovuto sostare un poco. mentre le lacri- na oort attenzione alle scariche, lungo pareti. vanti- me rigavano il suo volto. Poi alle grida insistenti netti, fessure e venga esili, sulle quali l'acqua coda ha potuto finalmente rispondere e la risposta deve in tanti rigagnoli. La neve è fradicia. pcelwiasii : essere stata ben chiara se il Pettinaci. ritornato al ma clononostante t dne arrampicatori sono pressati rifugio.. ha potuto riferire che eran vivi; eran vivi a proseguire vincendo, tra l'altro, un grande tetto e forti a sufficienza per sopportare l'ultimo bivacco mentre dintorno è grigiore e la neve cade. e l'ultima fatica. Ma gustata atmosfera di tregenda ha pervaso pu- • • • re la valle. 1.a mattina del 15. dotto una buona notte per Quantunque pochi fossero adotti del tentativo ini- (pialli che erano sul mente a per quelli che atton- ziato il lunedì. la grandiosità dell'impresa e la eu- deVanu al a Galassi », i due arrampicatori sono par- riaaità avevan ben presto fatto dilagare la notizia. titi prestissimo. Avevano freddo -- terribilmente All'inizio tutto era andato per il meglio: il tem- freddo -- e necessitava muoversi per vincere i pri- po si manteneva bacino e le capacità degli arram- mi sintomi del aongeiamento. Bivaccato sotto ali picatori davano a sperare che tutto sitrAdoe finito un tetto, le stella avevano illuminata la notte; ed bene. Ma la bufera della notte sui 13 -- bufera che ora l'alba. con il grandioso spettacolo del sole ehe gli stessi valligiani han riconosciuto avere ritiri pre- sorge ed indora magicamente le cime delle divine cadenti in questi ultimi anni — e la insistenza con Dolomiti. li aveva rincuorati alquanto : era una cui per tutto il ;rimato Il maltempo aveva intimato euforia senza uomo) chi• li pervadeva. sul monte. costituivano ragioni caid che sufficienti In breve tempo. superando un ultimo tetto, han- per mettere in forte dubbio l'esito dell'impresa e no raggiunto il ripido nevaio terminale : immedia- la sorte dei due ardimentosi. tamente hanno visto i segni lasciati la sera prima Al Rifugio « Galassi », intanto. vegliava ed at- dal Petrucci e poi la cresta che si profilava subito.. tendeva un altro amico del C.A.I. padovano — Ma- Erano le nove P IIICZ:ta e la loro fatica era finita. rio Fassanelli — che avrebbe dovuto aspettare sulla Dal « Galassi » si ora mossa una numerosa comi- vetta Bettella e Barbiero. Appuntamento preciso tiva : al Fasanneill si era unita una compagnia del- nAn aveva, ma nella giornata del 13 — nonostante la nostra SeziGne di Bassano del Grappa. E l'in- il maltempo — eran partito con altri tre per la ci- contro con i dna vincitori è stato indimenticabile. ma dell'Antelao. Ivi giunto, verso la dieci antime- Pettella, nel descriverlo. ha gli occhi umidi anche ridiane. aveva chiamato, poi — paziente — era ri- adesso. masto fino al tardo pomeriggio sopportando con i La discesa al « Galassi » è avvenuta in un tri- compagni l'imperversare del n'allarma). Prima di pudio di gioia ella aveva ormai pervaso l'animo di decidersi a scender() aveva percorso anche la cre- tutti. La solidarietà alpina si manifestava in ogni sta verso il termina del grande camino, ed aveva atto. In ogni parola : In vittoria di Bettella e di gridato, gridato... Il silenzio era stata la sola ri- Barbiero pareva una vittoria di tutti. sposta. Ma che dico « pareva »: cra, era veramente una Durante la notte sul 14, mentre Bettella e Bar- vittoria di tutti ! biero sopportavano il quarto bivacco, Eassaneill ave- va vegliato pensoso: come convincersi che i due Agosto l942-XX. 2'2 arrampicatori, dopo la notte e la giornata anteee- fribri tuffo a '.rari. fa)

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Dott. Silvio Saglio

Verso la line di settembre del 1768 il Conte più alta e più fredda, le strade sono ombreg- 1krroineo. rinomato per le sue stravaganze, si giate da pergolati che le coprono interamente, dirigeva verso Macugnaga con l'intenzione di così come coprivano i viali dei giardini dei visitare i ghiacciai del Monte Rosa, che gli nostri vecchi. Altri pergolati, sostenuti da erano stati descritti dagli sgherri mandati in muri, coprono i pendii della montagna, poichè Valle Anzasca per fare esperimenti cosìiver_ in tutto questo paese non si coltiva la vigna tenti da indurre alla fuga tutti gli abitanti. che sotto forma di pergola. Ma negli angoli, i Malgrado il freddo che già facevasi acuta- cui dorsi sono suscettibili di irrigazione, si mente sentire in quella alpestre regione », il trovano praterie ombreggiate da castagni di conte, « messosi in via col suo solito seguito. una grandezza e di una bellezza veramente spedì avanti un messo per prevenire quel par- ammirevoli. Ciò che è ancora più notevole in roco del suo arrivo ed invitarlo ad accordargli questa vallata è che essa non ha fondo; i due alloggio. Ma. tanto il parroco, quanto gli altri pendii opposti confinano alla loro base forman- terrazzani, prevedendo che avrebbero dovuto do un angolo acuto, nel quale scorre l'Anza ; i soffrirne aggravi e spese, spaventati dal nu- numerosi villaggi che popolano la valle sono mero e dalla qualifica degli ospiti. stimarono quasi tutti situati sui ripidi peudii o sui piccoli -tarsi ben rinchiusi e quieti nelle rispettive ripiani di questi » (21. eaSP ; sicchè quando giunse colà. verso notte, Alloggiarono a Vanzone, dove « la suprema il villaggio pareva deserto, nè si vedevano beltà della parte centrale della valle non si lumi alle finestre e fumo ai camini, Invano i trova, è vero, negli accidenti precipitosi del servitori e gli sgherri si sparpagliarono at- paesaggio, nelle rocce ripide e defunte che t orno bussando a tutte le porte: per la qual fanno la felicità del fanciullo e del turista, cos.a il conte si trovò nella dura necessità di ma nell'insieme, formato (la un primo piano • rifugiarsi nella chiesa parrocchiale, per for- tutto italiano, con, nel fondo, una delle più tuna dimenticata aperta, dove, messosi a se- belle sommità delle Alpi. Inquadrato talvolta dere in un confessionale, roso dalla bile, mole- molto al disopra delle acque, dei fianchi colli- stato dal freddo e dalla fame, se ne stette sba- nosi e boscosi, delle radure e pendii ombreg- digliando lino alle due di notte» (1). In quel- giati da giganteschi castagni, delle vigne ter- la, certo Antonio Maria (lel Prato, si presentò razzate aventi nel mezzo bianchi casolari, dei ed offri la sua povera locanda che ospitò la campanili elevati, il Monte Rosa brilla come comitiva solo per poche ore, lino a quando una muraglia (l'argento. Non essendo separato ittesta ritenne far ritorno a valle, maledi- dallo spettatore da una base visibile di rocce cendo la rozza inospitalità di quei montanari. desolate, come nella maggior parte dei casi Alcuni anni dopo. comparve il conte Morozzo (lavanti ad alte montagne, esso appare so- della Rocca, che fu il primo a mettersi in nien- speso come una città celeste nella bruma do- te di scalare il versante orientale del Monte rata del mezzogiorno, o appare luminoso alla Rosa. Egli, ignorando le difficoltà dell'impre- piena luce dell'aurora al disopra delle ombre sa. credette di poter salire alla cima, ma do- profonde della vallata » vette invece accontentarsi di raggiungere il Da Ponte Grande, dove gioì per lo spetta- primo ghiacciaio, dal quale l'Aura trae le sue colo della cima che si presenta cosi maestosa- sorgenti. Di questa sua impresa egli scrisse mente come il Monte Bianco, la comitiva im- ad Orazio Benedetto De Saussure, magnifican- piegò quattro ore per salire la parte superiore do, la valle e la. posizione favorevole di Ma- della valle e raggiungere Staffa di Macugnaga, eugnaga, situata sull'orlo dei ghiacciai e alla situata al bordo della prateria, sotto la vecchia base della parete del Monte Rosa che non chiesa. « Le case, metà di legno. metà di pie- aveva rivali all'infuori del Monte Bianco, ver- tra. ma pulite e solidamente costruite, sono so il quale lo scienziato aveva già intrapreso sparse nella prateria, disseminata di frassini lo studio e l'esplorazione. e di larici. Queste praterie formano una piana La carovana fu organizzata con cura ; De dolcemente inclinata. che si estende fino ai Saussure condusse con sè - suo figlio Teodoro piedi delle rocce del Monte Rosa, il quale for- •e impegnò guide e muli di Chamonix. Rimon- ma la cinta del bel ripiano » (4). tato il Fallose e attraversato il Sempione, sce- Impiegarono ben cinque ore per trovare un se per le gole di (tondo lungo la strettissima alloggio, data la mancanza di un albergo pro_ strada. pavimentata da blocchi, resi scivolosi priamente detto « perchè non vengono quasi dal traffico intenso che vi si faceva con i mai viaggiatori e, ultimamente. un uomo molto grani, i vini e i formaggi. ben messo che vi aveva alloggiato, se ne andò Dopo Domodossola. la comitiva s'infilò nella non solo senza pagare, ma svaligiando addirit- Valle Anzasca. « Questa vallata è rimarchevgle tura 1' oste stesso, dimodoehè questi, vedendo per la bellezza e la magnificenza della sua ve- •arrivare della gente, chiuse la porta a chiave getazione; dappertutto, eccetto che nella parte e cercò di salvarsi per la- montagna » (5). Con

l'aiuto del curato, essi riuscirono a far ritor- dai sotto i pallidi raggi della luna ; aspetti as- nare il dabbenuomo, senza essere contenti dei sumenti, in questo magnifico sito, un'insolita suoi servigi; vi rimasero però undici giorni. grandezza e una profonda poesia. che dà un'a- impiegati in parte per visitare le miniere d'oro nima al grande silenzio della valle ritrovata. di Pestarena che, dopo aver avuto più di mille Passarono, così, lunghe e lente le ore, poi, operai, ne contavano allora ancora cinquecento. d'improvviso, annunciata dallo scroscio di una Tutti gli uomini validi lavoravano nelle mi- prima valanga, venne l'alba ; s'indorarono per niere, mentre alle donne, cosa che succede tut- lochi istanti le creste sommitali, si infiamma- tora, erano, lasciati il lavoro dei campi e il rono le pareti e i ghiacciai, e con un gioco trasporto dei materiali. Buona gente in com- di colori e di riflessi infiniti, violacei, rosati plesso, ma che aveva il grave difetto di essere e giallognoli. si rischiarò tutta la conca annun- inospitale: « ...non solamente non si curava ciando il sorgere della nuova giornata alla di alloggiare gli stranieri, ma, se li incon- valle ancora addormentata, ma già punteggiata trava, per le strade, cercava di evitarli o li dai lumicini accesisi ai rintocchi dell'Ave guardava con un'aria di avversione o di com- Maria. miserazione» (6). Estatici, forse, il De Saussure e i suoi com- Col ritorno del bel tempo, il De Saussure si pagni ripresero la marcia. Intorno a loro il mise in marcia per l'Alpe Pedriola, che occupa fresco verde del pascolo, sopra loro il perdi_ una posizione incantevole alla base stessa della glioue del cielo tinto del più bell'azzurro che grande parete orientale del Monte Rosa. E' una si possa vedere, d'una purezza e trasparenza distesa limitata dai ghiacciai e dalle rocce. veramente cristallina, dietro a loro, nella im- dominata dalle alte cime che si stagliano con- mensa distesa delle sue nevi e dei suoi ghiac- tro la volta azzurra del cielo; il fondo è oc- ciai. la gigantesca corona del Monte Rosa con cupato da praterie deliziose formate da erbe le sue quattro dine più elevate. La comitiva fine e rare, smaltate letteralmente di brillantis- non era attratta da tanta opulenza ; moveva simi fiori, solcate da pigri e tortuosi ruscelli. i passi in direzione opposta, verso la tranquilla ora stretti, ora larghi e ripieni di acqua chia- costiera delle Locce, che fa da povera quinta ra e fresca, interrotte solo da grandi massi all'imponentissimo e armoniosissimo anfiteatro. gneissici ruiniformi di mole veramente straor- L'ascensione si presentò subito per quegli dinaria. Non sono pietre scagliate da Dei pa- alpinisti alquanto difficile; per grossi blocchi gani o da Santi cristiani, non sono state fin di roccia e ripidi campi di neve, e per unii qui portate da fate o da gnomi, da Gargantua cresta rocciosa «... ove nè piedi nè mani tre_ o da Ercoli leggendari, o dal Diavolo in per- vavano sufficiente appoggio » (9), arrivarono sona, ma vennero depositate dal ghiacciaio, sull'anticima del Pizzo Bianco. Questo si ele- 11 quale, dopo averle raccolte e lentamente ada- vava di circa 80 metri al disopra di quella. ed • giate sull'orlo dell'alta morena, contribuì. con era separato da una sella nevosa ; la stan- successivi ingrossamenti, a rovesciarle sui fian- chezza era tale che lo scienziato si oppose chi verso l'orlo della conca. L'imbocco di que- perfino alla volontà del figliolo di condurre sta fu forse un tempo molto verosimilmente termine l'impresa. « Ritorniamo, molto ben por- sbarrata dal ghiacciaio, come si poteva intuire tanti, ma uu poco stanchi da una corsa che ancora pochi anni or sono, e per tale motivo abbiamo compiuto su una delle basse cime del. venne creduta quale leggendaria valle per- Monte Rosa. Io non avevo mai nominata que- duta (7). . sta montagna, nonostante che il desiderio di « Gli abitanti di Macuguaga, non sapendosi osservarla fosse il principale motivo del mio dare ragione del fatto che a breve distanza viaggio, perchè temevo si credesse che io vo- dal grande ghiacciaio scendente fin quasi nel lessi pervenire alla più alta cima, che è ver- mezzo delle loro praterie e donde erompe volu- gine ancora e che lo sarà, io credo, eterna- minosa e torbida l'Anza nell'estate, che poi mente. Io non ne avevo il pensiero, nè ho rimane del tutto presa dal ghiaccio nell'inver- voluto fissarlo a un'altra delle sue cime, ac- no, sgorgasse una abbondante e limpida fon- cessibile e più alta di quella su cui sono an- tana, le cui acque si mantengono in tutte le dato. perchè si diceva di accesso un poco sca- stagioni a circa uguale volume e temperatura, broso, Ne ho scelto perciò una bellissima, non dicevano che quelle acque già correnti in una certo più alta del Buet, e vi sono salito oggi Valle Perduta, chiuso ad esso ogni adito dai stesso. Avevo da un lato l'Italia, il Lago Mag- ghiacci e dalle frane, si erano aperto un va- giore, il Ticino, il Naviglio Grande ( !). tutti i lico sotterraneo, dando origine al Fontanone », reami del mondo e la loro gloria. ma le città a meno che, « in questa leggenda del Fontano- come Milano e Pavia non erano visibili a causa ne non fosse per avventura adombrata l'im- della nebbia. Dall'altro lato si stendeva tutta magine dell'antica patria degli abitanti di Ma- la catena del Monte Rosa e. vedendolo, io ho eugnaga, situata al di là del Monte, dalla qua- intuito la sua etimologia (10); essa è fatta le futono in tempi remoti violentemente strap- esattamente come una rosa semplice, cioè di pati e trapiantati alle sorgenti dell'Anta, a alte cime attorno a nu grande spazio coperto cui essi in memoria del torrente che scorreva da bellissimi pascoli. La sua struttura e la vicino al natio villaggio, danno ancora oggi sua composizione mi hanno infinitamente inte- il nome di Visp n (8). ressato e hanno confermato interamente la teo- Erette le tende nei pressi di un grande masso ria che io ho dato della formazione dei gra- concavo, la comitiva si riscaldò alla crepitante niti. Può essere in questo genere la corsa più e veloce fiamma dei rododendri, il solo arbusto istruttiva che io abbia fatto » (11). che cresce a quell'altezza, poi si addormentò, Ritornato a valle, riprese il suo giro attorno trascurando di ammirare l'imbrunire. Il brii- al Monte Rosa; non aveva certamente pensato 24 lar delle stelle, l'intenso Chiarore dei ghinc- di entrare in Valsesia attraverso il Colle delle

tiocce, se scartò anche il Passo del Turlo perchè troppo difficile alle ca- valcature. Ritornò, per- ciò, verso Bannio e vi giunse alla vigilia della Madonna della Neve, il giorno in cui il paese ri- gurgitava di visitatori, fdì da costringere ancora -una volta la comitiva ad alloggiare forzatamente -flotto la tenda. Da Bannio, che sta sopra un'altura domi- nante la confluenza del- la Olocchia con l'Anza. si inoltrarono per la vecchia mulattiera lun- ,go le boscose falde del vallone e raggiunsero il Colle di Barane* (121. In quel tempo, sull'op- posto versante del vali- co, non esisteva la co- moda strada scendente ,per la Val Mastellone. -motivo per cui dovette- ?O trascurare il lago co- perto dai lanugginosi eriofori, per dirigersi verso l'Alpe Selle, don- de il sentiero, descritta an'ampia curva in un enorme girone dantesco, »tocca al Colle dell'E- gua (13), aperto tra il eimonetto e il Cimone. Culmina cuseta Rosse qui petit Egtta videt l co- Dis. L. Ferrrri si fu descritto questo sito ben a ragione, poi- ORAZIO BENI...DETTO DE SAI:1%13M -chè il Monte Rosa, da questo colle si presenta fin' tutta la sua imponenza e maestà. Si ferma- direzione di Priamo, sopra un dosso morenico rono certamente per lungo tempo su questa tutto verdeggiante di praterie e di pinete, fron- sella ; dovevano far riposare i muli, ritemprare teggiato dalla bella cascata della Dorca, e rag- lo spirito ed il corpo dopo la lunga e faticosa giunsero Rimasco, raggruppata allo sbocco del .salita e. forse, cercare l'a uomo selvaggio » che vallone. dalla sottostante Alpe dell'Egua, la più vasta Non vi erano, allora, da ammirare il grande serbatoio idrico e la formidabile diga di sbar- e la più bella della regione, soleva sentenziare. ramento a valle del paese. perchè ancora non una grande verità: a se piove piove, se pera era stata scoperta la pila, ma s'infilarono per Mora, ma se cattivo tempo n. fa vento fa la Val Sermenza rimirando l'orrido di Manca; Discesero poi a Carcoforo, il più alto co- passarono così dal minuscolo paesello di Fer- .mune della Valse-sia, romanticamente solingo vento, dominato dai pinnacoli del Castello e, in una pittoresca conca, fatta piana dalle al- per la strada tagliata a picco sopra un pro- luvioni e ridente dai pascoli, dal lariceto e fondo abisso in cui precipita il torrente for- dall'abetaia. Da Carcoforo continuarono lungo mando una superba cascata, e per franoso e rea mulattiera che corre sulla sponda ocelden- arido terreno, e per il verde dei prati in un -tale della valle; sorpassarono la Madonna del- paesaggio alpestre e solenne. entrarono, tra -le Ferrate, nido d'idilliaca quiete, cui solo un groviglio di grossi massi, nel paese di Boc- giunge la voce eternamente garrula del tor_ cioleto, graziosamente raggruppato su un rial- Tenie; passarono da una sponda all'altra in zo, tutelato dalla curiosa Torre delle Lavine e custodito da un curato ciarliero, che tanto solcarono le chine dei monti verdeggianti di e, oppresse il De Saussure con le sue domande, fa.,.,1, di chiare betulle e di foschi abeti, da fargli perdere la pazienza e da obbligarlo nella pace serena e tranquilla, raggiunsero iI a cercarsi ospitalità molto più lontano. Colle di Valdobbia, dal quale poterono vedere, La comitiva, scendendo a valle, godette dei senza saperle nominare, le vette del Gran frutti di Rossii, maturati attorno alle frazioni, radiso, della Grivola, dell'Emillus, della. Ree:a , tutte stese sul più verde dei tappeti ad ineb- di Nona. del Rutor e del ('orno Bianco ciìt Urlarsi di sole; sorpassò il « Croso » della val- nasconde dietro la sua mole gran parte dei le al Ponte di Pomarolo e, al disopra del tor- Monte Rosa. • rente che scorre incassato tra rupi precipiti, Non cercarono certamente il raro Byrruz, o sboccò nella Valgrande, la più estesa di tutte la vipera immaculata, non raccolsero i fiori più le Valli Sesiane, all'altezza di Balmuccia, linda ricercati delle Alpi, ma dal ricettacolo costrui- to per diminuire i pericoli di chi si accingeva e pulita. E seguirono a ritroso il corso del fiume. Sono a quella lunga traversata, riscontrarono forse al passaggio dei Dinelli dove la valle si al- la formazione di lembi morenici di antichi larga ; sono a Scopa inquadrato dal bosco e ghiacciai. Il Colle di Valdobbia era molto fre- contornato da praterie, punteggiate da fras- quentato prima della costruzione delle strade sini e. finalmente. eccoli a Scopello ad osser- e delle ferrovie, dai Valsesiani e da non pochi vare le fonderie dei minerali di rame estratti della riviera d'Orta e dell'Ossola, per raggiun_ ad Alagna, e la raffinazione dell'argento che si Bere la Savoia, la Svizzera e la Francia ; que- ricavava da una miniera di cui si è perduta sti emigrandi nel far ritorno per le feste di Perfino la traccia. Natale, sovente venivano sorpresi dalla bufera Lasciate a sinistra 'le fonderie, si portarono e alcuni vi lasciarono la vita. ti al paesello di Pila, al piede del turrito Monte La comitiva discese dal valico per macere Castello, e a quello di Piode, prettamente al- coperti di neve, e per il vallone cosparso di pestre; sorpassarono lo sbocco della Valle della minuto detrito si affacciò all'incantevole baci- Rossa, il Camporosso che vide il sangue dei no di Gressonei, a cui fa da sfondo la cascata seguaci di Fra Dolcino e del Confederati, i del Nescio, il folto bosco di abeti e i canditi: « rocchi grossi » sui quali un di danzavano le ghiacciai della cresta del Lis, che imprimono streghe, e giunsero al pittoresco paese di Cant- alla località un carattere sommamente alpino. pertogno, con le case che fan ressa sulle rive Di qui si portò alla borgata di Orsia, ai caso- del Sesia o si aggruppano attorno al cam- lari di Betta rannicchiati ai piedi di un ripido panile della chiesa. S'inoltrarono poi per un vallone, e per la foresta guadagnò il ciglio di buon tratto nella valle amica ed aperta ; ne un ampio bacino; sorpassò l'Alpe di Bettafor- percorsero la stretta dove il fiume si divin- ca e per i pascoli sboccò al Colle omonimo. Non cola furiosamente per aprirsi il passaggio ; at- si sa di preciso quale dei numerosi Rothormr traversarono Mollia che sfida la collera della sia stato scalato, ma è probabile che la marcia montagna mettendosi sulla via delle valanghe. siasi diretta verso l'attuale Punta della Bet- e s'affacciarono al Ponte d'Isolello, dove, quasi tolina, di facilissimo accesso. Da questa, essa. per incanto, la vista si apre sul pittoresco ba- Potè ammirare tutto il circo « esterno » del cino di Alagna, incorniciato dal verde cupo Monte Rosa e meravigliarsi del contrasto esi- delle pinete e dal chiaro verdeggiare dei pa- stente tra i facili pendii di neve al disopra del scoli ; abbellito dal sorriso dei casolari e domi- Ghiacciaio del Lis e le scarpate del versante nato dal giganteggiare del Monte Rosa, che ap- orientale. pare come una visione e col corteggio di quasi Ascoltata un'altra versione sull'e Valle Per- tutte le sue punte.. duta (14), la comitiva discese ire r l'ampio Vai Per la strada ombreggiata. entrarono in Riva lone della Forca a S.. Giacomo, poi, dalla te- Valdobbia, raggruppata sulla morena terraz_ stata della Valle di .Aias, sperò di traversare zata, coperta di prato e di bosco, protetta dalla il Colle delle Cime Bianche e di arrivare a chiesa che dall'ampia facciata ammonisce le Zermatt in una giornata ; ma, sorpresa dalla genti con l'affresco del Giudizio Universale, di nebbia, dovette seguire il consiglio delle guide concezione michelangiolesca per l'armonia del- del luogo e discendere al Breuil nella dimora l'insieme e l'atteggiamento naturale delle fi- di G. 13. Erin, costituita da « ...una piccola e gure. cattiva camera senza letto nè finestre, una cu- De Saussure non era un romantico, motivo cina senza camino, e con tutte le privazioni. per cui si limitò alquanto nel descrivere la e le piccole sofferenze, l'accumularsi delle parte superiore della Valsesia, e fermò il suo quali non permette che di parlare di molta pensiero solamente sulle miniere di rame, di- noia » (15). menticando persino di ricordare lo splendido Dopo due notti di cattivo tempo, parti per aspetto del Monte Rosa. Il S. Teodulo, che sino alla metà del XVIII Dopo una sosta. gli esploratori entrarono Secolo i muli traversavano frequentemente ; nella Valdobbia ; incontrarono certamente le per questo motivo il De Saussure cercò di per- montanare geniali intente al lavoro del puntet- correre i ghiacciai sul loro dorso. In seguito, to, ricamo a punto saraceno o a punto avorio, per gli eccessivi sprofondamenti nella neve, svariato, pieno di grazia e di vaghezza italia- egli dovette discendere, senza poter migliorare na, più armonioso e più artistico della fili- la situazione, perchè le sue povere bestie (limo_ grana che vorrebbe imitare; costeggiarono il stravano i segni di grande fatica e di soffe- torrente che conosce lo squallore del Forno, renza e cacciavano gridi cosi lamentosi. che gli anfratti del Rissuolo, le solitudini del Mac- egli ritenne dovuti alla... rarefazione dell'aria. cagno ; attraversarono i prati smaltati e vario- Sul colle, quello che lo meravigliò dapprima. 26 pinti ; toccarono le sparse nidiate di casolari; fu, naturalmente, il Cervino che si eleva ad altezza enorme, a forma di obelisco triango- coprono le alture e che sono visibili da lontano ... lare di roccia viva. Con l'intenzione di ritor- (11) H. 11. DE Ssessrca. Lettera del 30 luglio 1789 alla moglie. nare un altro anno per osservarlo più davvi- (12) « Baranca da bhar, difesa ; oppure dalla ra- cino e per misurarlo, discese senza incidenti dicale bar = prato, luogo di pascolo, donde barati- su Zermatt, dove il curato che alloggiava di ci n L. RAVELI.I, opera citata. (13) Egua forse da acqua. solito i viaggiatori, si rifiutò di riceverlo o di (14) « Secondo una tradizione assai in voga a avere a che fare con lui; incidente forse pro-, Gressonel, come pure ad Alagna e Macugnaga, au t vocato da uu caso di intolleranza nei riguardi versante settentrionale del Rosa doveva trovarsi la Valle Perduta : là fra prati e foreste scorreva di un protestante. Ricorrendo ai buoni uffici un'onda cristallina dalle sponde ombreggiate da delle guide del Breuil, trovò da dormire pres- filari di meli, da viali di susine, là si rifugiavano so un fabbro e, senza attardarsi in questo luo- tutti i camosci e caprioli delle vallate vicine. Un solo cacciatore temerario riuscì a portarsi al con- go, destinato a divenire un grande centro di fine della' valle perduta, custodita dai Genti, ma morì escursioni, ripartì l'indomani per S. Nicolas l'anno dopo e si recò nella tomba il segreto della e per la Valle del Rodano. via seguita. L'anno 1778 sette giovani gressonardi. sotto la guida del giovane ed intrepido eacciatoro Jean-Joseph Beck e del signor Nicola Francesco (1) E. BIANCHETTI. L'Ossola inferiore. 1878. Vincent (padre del primo scalatore della Piramide). 12-3-4-5-6) II. B. DE SAUSSURE, Voyages, si diressero verso il Rosa. Il primo giorno bivac- (7) v. N. 14. carono sulle più alte rocce presso il ghiacciaio, e (8) TEOL. FARINETTI, Boll. C.A.I. 1867. il giorno seguente 115 agosto), dopo sci ore di (9) H. B. Da SAUSSURE, Voyages. cammino. approdarono presso il Lysjoch sovra (10) Questa versione è troppo semplicista ; senza scoglio sporgente in mezzo alla neve, chiamato poi entrare per altro nell'argomento, dato che ci vorreb- lo « Scoglio della Scoperta ». Da quella roccia i be troppo spazio, ricordiamo quanto dice L. RAVELLI sette coraggiosi videro sotto i loro piedi, al Nord. nella sua guida Vaisesia e Monte Rosa. Uno dei pri- una valle circomiata da ghierel e da alti precipizi. mi a parlare del Monte Rosa è stato Flavio Biondo coperta più in basse da detriti morenici e traversata da Forgi (1388-1463) il quale dichiara « che il Monte nel piano da un torrente serpeggiante tra boschi Boso è un promontorio de l'alpe Coccio, ed è il più e praterie superbe (la Valle di Zermatt) ; nessuna alto monte d'Italia». Un secolo dopo il Simier traccia però nè di abitazioni nè d'animali domestici' (1563) scrisse che « presso i rallesani ri è un monte Convinti d'aver trovata la Valle Perduta, tornarono che alcuni chiamano Silvio: i Salassi gli imposero trionfanti a Gressonei, narrando grandi cose della il nome di Rosa », poi venne l'Ortelio (1570) che scoperta e interessandosene perfino la Corte di To- mette il Monte Rosio fra Lagno (Alagna) e Bruzon rino. Due anni depo, gli stessi scopritori ritornavano (Briga). indi G. A. Magini (1600 e 1617) che l'indica al colle armati di grate. di corde e di scale per ten- come Monte della Roiza, infire Van der Aa (1700) tare una discesa nella Valle Perduta e non mai che usa M. Roso Rosa e il Delisle con Man Boso trovata : ma nessuna corda o scala, al loro dire, valse itit Rosa. L'Egli sostiene invece che il nome non a vincere gli spaventosi precipizi per cui dovettero è un derivato dal colore roseo che assume la cima battere in ritirata. Sarebbe stata questa la prima all'alba, ma dal celtico ros con significato di picco ascensione alle alte regioni del Rosa ». L. RAVELLI. o corno, mentre l'abate Henry osserva che rouissc, opera citata. reusse, rocsa, roisa, ruisa, rosa e rose sono termini (15) H. Il. DE S.trssrnn. Voyages. del vecchio dialetto valdostano per indicare « il ghiacciaio e più specialmente i pianori ghiacciati che cedi ia. muori lego a pag. 9

Prime ascensioni invernali nel Gruppo del Gran Paradiso

sonno in compariti (li un allegro e crepitante foche- Monveso di Forzo, m. 3322 rello di rododendri. Il mattino del 28 il sole ci incontra verso le 9 ai Una rigida mattina di febbraio lasciamo Torino, Piani della Valletta ; da circa un'ora stiamo arran- e, sul fido motociclo, con gli sci legati ai tubi di cando con gli sci nei piedi, alla volta del Colle scappamento, ci dirigiamo verso la Val Soana. A Monveso. Con ampio giro ci portiamo fin all'imbocco Forzo giungiamo per l'ora del pranzo. dopo un mo- del canalone scendente dal nostro Colle, poi saliamo finché la ripidezza del pendio lo permette, cioè sino vimentato cammino. Forature che le mani intirizzite mal si prestano a rappezzare, parte delle provviste, alla quota 3013, quindi agli sci sostituiamo i ram- tra cui lo zucchero, smarrite per la strada, inse- poni e saliamo il rimanente del canale che, nel- guimenti ad oltranza lungo la salita di Ingria con l'estate, si presenta come una lingua di ghiaccio una mucca inferocita dal fracasso delle nostre mar- nero, ed eccoci sul Colle Monveso, m. 3156; ad assa- mitte di scappamento non proprio regolamentari, e, porare la brezza che giunge dalla sottostante Va- leille. alle porte di Forzo ove il fondo stradale è ancora ricoperto di neve, un artistico capitombolo Il quale CI separano dalla vetta poco meno di duecento fortunatamente, non ha altra conseguenza che di- metri che superiamo scalando le rocce della cresta minuire la capacità del serbatoio di carburante di Sud-occidentale, relativamente poco innevata : uni- un palo di litri. In paese, poi, sorpresa finale: sle- ca difficoltà, qualche pò di vetrato nella parte in- gando le nostre mercanzie dal telaio troviamo feriore. Alle 11 ci raduniamo al vertice della pita- uno sci semicarbonizzato dallo scappamento arro- mide presso l'ometto. Tempo limpidissimo, tempera- ventato. tura mite ed orizzonte sconfinato. Riparati alla meglio i guasti e reintegrate, eccetto Si mangia qualcosa, si sonnecchia, si fanne foto- lo zucchero, le provviste smarrite, con le risorse lo- grafie. Dopo interessanti rilievi sul terreno sotto- cali; sci a tracolla iniziamo la salita. stante, dal nostro belvedere si discute sulla poss:- Nei pressi di Vasinetto, ove calziamo gli sci. in- bilità di attuare un nostro vecchio sogno che rea- contriamo la comitiva Girando, reduce dalla prima lizzeremo la prossima primavera : un' « ana via » invernale della Piccola Uja di Ciardonej. sciistica attraverso il massiccio del Gran Paradiso. All'imbrunire, mentre il vento del Nord spazza le Poi si parte: sono le 14. ultime nubi, giungiamo alla Muanda. Rintracciati Al Colle Monveso decidiamo un'attacco alla R(K.- quattro palmi di terreno asciutti in una delle baite, cia Azzurra per la cresta Nord-Est. Neppure 15 scarichiamo il voluminoso bagaglio e, dopo aver ce- metri intercorrono dal colle alla cima ; ma l'abbon- nato, c'infiliamo nei cachi da bivacco e prendiamo dante vetrato ricoprente le rocce ci fa battere 2 I' ritirata, perciò rimandiamo l' impresa a domani e Alle 22, finalmente, eccoci alla nostra Stimatiti per per altra via. trascorrere accanto al fuoco ristoratore l'ultima, la lta,ggiunti gli sci e calzatili, divalliamo lentamente più fredda delle tre notti. nella neve balorda ed alle 17 siamo alla nostra Belle notti trascorse accanto al fuoco a rievocare. tra uno sbadiglio ed uno starnuto, la grama eppur baita. gioiosa vita dell'alpinista sciatore! Nostalgiche notti Dopo una cena abbondante ed un interminabile conciliabolo sulla méta che domani ci attende, ci nelle quali, sorbita l'ultima goccia di vino, indu- giando alquanto col capo rovesciato, la borraccia :Accingiamo a trascorrere alla meno peggio la se- conda notte, non senza prima aver fissato il turno ormai secca sulle labbra riarse, si rievocano imprese e, frugando nel passato, si ricostruiscono vagabon- di guardia al fuoco. MONVESO in Feazo. m. 3322 (Sottogruppo dl On- daggi. dessana - Sengie - Lavinal - T* ascensione invernale La rievocazione è lenta, poche parole, gesti pa- Leopoldo Saletti. Pietro Piscio, Bruno Marti- cati a lunghi intervalli tra una pipata e l'altra. La nazzi (tutti scz. Torino), 28 febbraio 1940-XVIII. fantasia lavora, 11 ricordo s'avviva, l'impresa rivive. Quante vette si profilano alla mente! Ognuna ci Roccia Azzurra, rn. 3303 narra un poema vissuto, ogni roccione una storia che non fu mai scritta. All'amico si dice che 11 funto Il mattino seguente. Il ...Vestale di turno al sacro fa piangere gli occhi infiammati dai raggi solari. fuoco si addormenta ed il sonno si protrae fino alle mentre invece si inumidiscono al ricordo di compa- Si, ora in cui intirizziti ci svegliamo. Alle 9, salu- gni scomparsi, travolti dal monte. Il cuore che evo- tato l'amico che parte scendendo al piano, iniziamo ca trema ed è mesto; ma, poi, si riprende e dice la salita seguendo per buon tratto le piste di ieri. a sè stesso che sul monte non si muore. Giunti alla quota 2734, poggiamo ad Ovest per Lentamente, Il crepino del fuoco si acqueta nella raggiungere la cresta Sud-Est della Roccia Azzurra. brace, nella bocca semichiusa il respiro, approfon- Poco più in alto della quota 2807 lasciamo gli sci dendosi, si allenta, mentre il capo si reclina sulla ed i sacchi; alle 11, dopo uno spuntino, calziamo i spalla ospitale dell'amico che, a tratti, bisbiglia..., ramponi e prendiamo a salire. Sulla crestina nevosa forse una preghiera. che percorriamo integralmente, troviamo ancora per La pipa, ormai spenta, cade dalle labbra sulle breve tratto le tracce di una comitiva che giorni ginocchia, e I' alpinista si addormenta e, tornando fanciullo, sogna la fata dei monti. ,or sono ha tentato la nostra cima. La cresta si fa via via più affilata e noi siamo costretti seguirne li mattino successivo, il risveglio è penoso; ma. fedelmente il filo. Il versante meridionale precipita ormai, l'impresa è finita. Con gli sci scendiamo fin sul sottostante Piano della Valletta, quello setten- sotto il Vasinetto, quindi a piedi ragggiunglamo il villaggio di Forzo, mentre soffia un scirocco foriero trionale è un ripido piovente di neve farinosa che non regge ed al minimo squilibrio parte in slavina. di neve. Lo scavalcare i due torrioni della quota 3088 ci fa ROCCIA AZZURRA. tn. 3308 (Sottogruppo Onde- attua-Sengie-Lavina) - ascensione invernale - verdure oltre un'ora in continue manovre di assicu- Leopoldo Saletti, Pietro Piscio (Se:. Torino), 29 razione. Il percorso estivo evita completamente li febbraio 1940-XVIII. primo tratto, il più difficile, di questa cresta percor- rendo un canale che porta direttamente ad una inci- sione dopo il secondo torrione della quota 3088; noi Becca di Noaschetta, m. 3525; Becca in evitammo perché troppo esposto al pericolo delle slavine. della Losa, m. 3225 Superato l'ultimo tratto di vera cresta su di una esile cornice, le difficoltà vere e proprie cominciano a scemare: a circa 3200 m., la cresta diventa mal Vi sono osterie alle quali ci si dirige quando si definita e si perde nel versante orientale della vetta. vuole libare del vino sincero ed a queste si condu- Ci arrampichiamo ora per facili rocce, però molto cono gli unici che dicono essere astemi. Coni vi innevate, incontrando difficoltà in qualche placca di sono valloni al quali si torna sovente, quasi clienti neve che non tiene e sfugge di sotto i piedi. Alle 15, :affezionati. Per noi, uno di questi è 11 Vallone di raggiungiamo la cresta Nord. in prossimità della Piantonetto (almeno fin quando i lavori della pro- vetta, e di 11 a pochi minuti eccoci appollaiati sulla gettata Centrale di Pian Teleccio non romperanno caratteristica lama di roccia costituente la vetta l'incanto dell'ignorato recesso). estrema, salutati da un branco di bellissime pernici Fu cosi che la sera del 9 marco 1940-XVIII. sol bianche che, spaventate, si trasferiscono con breve mio allievo sedicenne arrivavo al Bivacco Gino Car- volo sul Monveso. pauo; data la neve scarsa, avevamo lasciato gli sci Quassù ci soffermiamo alquanto, perdendo un'ora alle baite sottostanti. Alle 4,30 del giorno appresta°. preziosa a fare pronostici sul tempo: poi, ricosti- sveglia e di li ad un'ora partenza, rimpiangendo i tuita la cordata, iniziamo la discesa, impiegando legni lasciati al Teleccio. Alle 8 arriviamo al Colle assai più del previsto. Percorriamo senza assicara- della Losa, m. :1129: al affonda penosamente, difatti aloni la crestina nevosa della salita ; la neve ormai abbiamo impiegato ore 2,30 a compiere neppure tre- indurita ci dà un senso di maggior stabilità: l'ul- cento metri di dislivello! Con gli sci o le racchette timo tratto, anzi. lo facciamo quasi di corsa perché sarebbe stato sufficiente un terzo di tempo. si fa buio ed alle 18,30 eccoci ai nostri sci. Sul versante opposto, la neve è più dura perciò si Perdiamo un'altra ora a slegarci ed a far su la va più rapidamente: disceso un breve canale ed at- corda resa uno stoccafisso dal gelo: siamo costretti traversata la superficie gelata del Lago della Lotta tagliare le cinghie del ramponi. Occorre divallarc (non segnato sulla Carta dell'I.G.M. e sito al cen- al più presto. Il sole da un pezzo è scomparso ; già tro del Circo sommitale del Vallone del Glas della Venere è apparsa sul livido mare di nubi e la coorte botta), risalito il versante orientale, alle 9 siamo celeste si affaccia alla volta ormai buia del cielo. alla Bocchetta di Gay, rn. 3150 c., e di qui, per la Avevo più volte sciato alla luce lunare: ma al breve e relativamente facile cresta settentrionale, c: buio completo mai. Se l'orizzonte si schiarisse im- rechiamo a fare colazione sulla Becca della Las t. provvisamente. si assisterebbe a scene debilitanti... ai primi raggi del sole. Infatti approfittando dell'oscurità, ognuno si affida Alle 10 ripartiamo e, scesi sul Ghiacciaio dl Gay, alla c raspa • (scagli la prima pietra 1' alpinista lo attraversiamo in direzione della Bocchetta q. sciatore che non ha mai ...raspato). Nella conca 3387, dalla quale in pochi minuti raggiungiamo la della Valletta si susseguono richiami, tonfi di capi- vetta nevosa della Testa Gran Crou, tn. 3437, ove tomboli, imprecazioni e c jodel-», tra il gracchiare troviamo in un barattolo il biglietto di Don Soloro sinistro delle lamine su qualche sasso affiorante. che l'ha salita tre giorni or sono. Ai Plani della Valletta, dopo lungo vagare so- Come ci si trova male quando si crede di faie hna 8 stiamo un bel pezzo fumando la pipa in attesa che, e prima » e poi questa è già stata fatta! Sono i abbassandosi, si dilegui il mare dl nebbia stagnante. crucci del nostri tempi in cui poche sono le prime-e vedu•a iniernale dalla Testa della

ITINERARI SC IISTI CI NELL' APPENNINO CENTRALE

neg C Londi Vittorj Monte Rotella, m. 2127, della Volle del Gizio

Monte Rotella. m. 2127, visto del Monte Genzona

TESTA DELLA TRI3OLUIONE vo•duta Invernoks dello Testo di V..Inontey - neg L Solido

molti gli assalitori ; questa sorpresa dovremo in Frattanto, guastafeste. si avanza minaccioso 11 questi giorni provarla ben tre volte. maltempo dalla Valle di Aosta. Procediamo egual- Ormai affaticati dal lungo andare sulla neve ce- mente ed in capo ad un'ora e mezzo, salito su neve devole, rinunciamo per oggi alla Testa di Valuontey ottima il facile versante orientale del Colletto S. che domani ci darà una seconda delusione, e salia- Pietro e poi la breve cresta rocciosa che intercorre mo lentamente al Colle di Noaschetta. Raggiun- di qui alla cima. perveniamo. alle 10,30, sulla punta tolo dal versante orientale, proseguiamo per la Sud-Ovest della Torre di S. Andrea. m. 3644. cresta Sud del tutto elementare della Becca omoni- Approfittiamo di una breve schiarita per fare tua, cd a :nezzogiorno in punto ne calchiamo la vet- qualche fotografia poi lasciate nella lattina della ta. in. 3525. vetta le tracce della nostra salita, scendiamo con La temperatura particolarmente mite ci permette una lunga scivolata al Colle di Teleccio e di qui, una lunga sesta di due ore, dopo di che ritorniamo senza più passare al Bivacco, direttamente dival- sui nostri passi. l'amo, dopo aver raccolto per 'strada i sacchi la- Attraversato il Ghiacciaio di Gay, ci portiamo sciati. Alle Muande giurgiamo alle 14 con quattro alla Bocchetta omonima ore snidiamo un branco di dita di neve fresca. numerosi stambecchi che, precedendoci, in pochi Pranzato e ripresi gil sci abbandonati qui tre minuti di veloce fuga raggiungono il Colle della ziorni or sono, mentre la neve cade copiosa filiamo Losa mentre noi, poveretti, impieghiamo più di giù alla volta di Rosone. un'ora e, scavalcatolo all'imbrunire, rientriamo fra- La sorpresa questa volta l'avremo leggendo un dici al nostro Bivacco, commentando amaramente giornaletto di provincia la settimana successiva, che se avessimo portato con noi gli sci avremmo dal quale apprendiamo che la Tcrre di 8. Andrea dimezzato forse il tempo e, certamente, la fatica. venne salita pochi giorni prima di nel da tre col- BECCA 1)1 NOASCHETTA. m. 3525 (Sottogruppo del leghi di Aosta. Paradiso) e BECCA DELLA IOSA, m. 3225 (Sotto- TgsTA DELLA TatamAzIoNE, m. 3642 (Sottogrup- gruppo Roccia Viva - Apostoli) - l" ascensioni in- po del Gran Paradiso) - 1 ascensione invernale - vernali — Leopoldo Caletti e Bruno Martinazzi Leopoldo Saletti e Bruno Martinazzi (Se:. Torino), (Sez. Torino), 10 marzo 1940-XVIII. 11 marzo 194C-XVIII. Testa della Tribolazione, m. 3642 Prof. Leopoldo Salotti Il mattino appresso decidiamo di sfruttare le pi- Punta Gialín, m. 3270 e Moncímour, ste del giorno precedente per portarci sino all'at- tacco della Testa di Valnontey e della Testa della m. 3167. Tribolazione. Difatti, sulle tracce di ieri, scavalcati i Colli della Verso la mezzanotte, nell'ora in cui le sere scorse Losa e dl Gay, perveniamo alle 10, dopo ore 3,30 di eravamo soliti recitare Completa e Mattutino, la- marcia, al Colle di Valnontey, m. 3535. Per le rocce sciamo Rosoue al lume tremolante di una lanterna. iztuevate della cresta meridionale che superiamo La mancanza di basi acconce per l'ascensione che con pochi minuti di arrampicata, arriviamo alla vegliamo compiere ci h:t indotti a questa soluzione. Testa di Valnontey, m. 3562. Il latrato di un cane randagio ci accompagna sino Qui ci attende la seconda sorpresa : anche questa a quando abbandoniamo nella foschia l'ultima fra- vetta è stata raggiunta da D. Soler:; la settimana zione abitata di S. Lorenzo di Piantonetto, per In- scorsa. Torniamo con ...la corda tra le gambe al filare il Vallone di Praghetta. ('olle di Valnontey e di qui attacchiamo la crestina Poco prima dell'alba, arriviamo sulla cima della nevosa che lo raccorda alla Testa della Tribola- Punta Praghetta ,m. 2:184. Qui giunti, prima di zione. inoltrarci per l'opposto versante, calziamo le rac- Impieghiamo oltre un'ora a risalire l'afillatissimo chette (questa zona non è la più adatta per I' uso tagliente ghiacciato che in più punti precipita a dello sci) e ci inoltriamo nel Vallone dell'Alpuggio. cornice sul Ghiacciaio della Tribolazione. Pochi mi- Senza abbassarci fino al Lago Nero di cui scorgiamo, nuti prima dei mezzogiorno siamo sulla vetta ue- qualche centinaio di metri sotto di noi, la superficie vcsa e, poco dopo, su quella rocciosa, m. 3642. gelata, costeggiando la base della Punta Rossa, m. Il Gran Paradiso si presenta dalla nostra cima 2656, arriviamo a salutare il sole al Passo dell'Al- in tutta la sua imponente maestosità, corazzato di puggio, m. 2560. poderosi ghiacciai. Dopo mezz'ora di sosta beata de- Sono le 8. Con brace discesa ci portiamo nello cidiamo di evitare le coreici della cresta di salita stretto e selvaggio Vallone di Eugio e dopo tre ore perché il sole deve averle conciate male; qualcuna. di marcia nella neve ormai copiosa, raggiungiamo il staccandosi, ha fatto partire qualche slaviva frago- Lago Gelato, m. 2846. Con molta circospezione attra- rosa sotto di noi, 'l'elle ci ha indotto a mutare cam- versiamo i lastroni vetrati piombanti sul lago omo- mino. nimo: è questo un passaggio delicato perché non Scendiamo per la rocciosa cresta Sud, il percorso troviamo alcun modo per assicurarci. della quale è breve come dislivello e lungo come Alle 13, arriviamo al Colle Gialin ed un'ora più difficoltà. Più di una volta la corda ci soccorre sulle tardi, percorrendo la cresta Sud-orientale pervenia- placche rese infide dall'innevantento. Però ci caliamo mo alla nostra vetta. Sono le 14 e ci resta ancora con calma ché il tempo è con noi. da esaurire buona parte del nostro programma. Do- Alle 13,-10 siamo al Colle di Noaschetta dal quale, po mezz'ora di sosta scendiamo per la cresta di sa- riprese le piste di ieri, che per la loro profondità lita ; a metà strada tra la vetta ed il Colletto, ormai paiono una cr-epaccia terminale, e scavalcati scendiamo direttamente al Lago e dopo 3 ore di fa- per la quarta volta nel breve giro di due giorni ticosa traversata in salita, raggiungiamo per il Colli di Gay e della Losa, che, prima d'ora, non versante Est-Nord-Est la vetta del lifoncimour m. erano stati traversati d'inverno, arriviamo al Bi- :3167. vacco Carpano alle 17. Sono le 17,30: ci rimangono a mala pezza due Qui troviamo l'etnico Don Solero che è salito fin orette di luce; frattanto si è levato un vento pun- qoassil per tentare l'ascensione invernale della Tor- gente. re di S. Andrea. Approfittando delle sue provviste, Il ritorno, specialmente dopo il tratto superiore rimandiamo la discesa e restiamo al Bivacco per che percorriamo alla luce del crepuscolo, è reso dif- salire con lui domani questa vetta della costiera ficile dalla sopravvenuta oscurità. degli Apostoli. Alle 22, dopo aver errato per una mezz'ora su Infatti, il giorno seguente partiamo alle 8 dal di un promontorio roccioso senza trovare una via Bivacco e, dopo una traversata a mezza costa ed di uscita nel buio pesto, decidiamo di affidarci al- una rapida salita, arriviamo al Colle di Teleccio, l'Intuito e, finalmente, riusciamo a scorgere, poco tu. 3304, impiegando, liberi dal peso del sacchi, so- prima della mezzanotte, la superficie occhieggiante lamente un'ora. del Lago d'Eugio. 33 111.2aciolt - ,da at,,t; L Solerti , TESTA GRAN CROU E ROCCIA VIVA, dalla cresta orientale della Testa di Valllontey

Non credevamo di essere Opti' costi, anche per- rimanere per lungo tempo: però questa volta, me- cliè non era nostra intenzione di scendere pel Val- mori del congelamento dell'ultima ascensione. non lone d'Eugio. Ad ogni modo, facciamo buon viso a ci attardianto che pochi minuti. Poi ricalcando fe- cattiva sorte e proseguiamo nella neve che, fortnnu- delmente le piste della salita arriviamo all'imbru- tatnente, ormai si è diradata e alle prime ore del 9 nire alla Sassa. febbraio, dopo 25 ore di marcia pressocché conse- Unica noia del ritorno. lo sprofondare contlaao cutive, arriviamo a Rosone. nella neve fradicia ed abbondante. Di questa strapazzata riporteremo i segai, frut- TRAREN Rosso, m. 3060 (Sottogruppo Roccia Viva- to di uu incipiente congelamento, per un paio d: Apostoli) - ascensione invernale — Don Pietro settimane. Solero con Battista Guglielmetti (Sez. Torino), 26 GIALIN. m. 3270 e Mosemoutt, m. 3167 (Sotto- febbraio 1940-XVIII. gruppo Clardcnel - Gialin - Colombo) - asceti- tingi invernali — Don Pietro Solero (Sez. Torino), Testa di Vainontey, m. 3562 e Testa con Bartolomeo Duc-Bugni, 9 febbraio 1940-XVIII. Gran Crou, m. 3437. Trasen Rosso, m. 3060 Durante una delle peregrinazioni solitarie nel Poco più di 15 giorni . dopo la prima avventura Vallone di Noaseheo a mi occorsi della possibilità di invernale, visto che il tempo si è stabilito perma- arrivare alle alte cime del circo terminale della Tri- nentemente al bello, decidiamo, per non perdere l'al- bolazione, partendo nelle primissime ore del mattino lettamento, ùi salire la vetta del Trasen Rosso : la da Noasca. caratteristica cima rocciosa dominante con aspetto Difatti, il 6 marzo 1940-XVIII, lasciato detto edvaggio a Nord-Ovest della Bocchetta della Irosa. paese appena scoccata la mezzanotte, raggiungo Partiamo dalla Sassa — frazione di Noasca, senza difficoltà l'Alpe la Bruna ove m'incontro, cosa 1353 — il mattino del 26 febbraio verso le 4. Dopo stranissima tanto più data la stagione, con un paiò poco pili di un'ora, tocchiamo I' Alpe Brengi, m. di tipi altrettanto strani, i quali mi dicono essere 1788, cd attraversato 11 torrente, oltrepassiamo l'Al- venuti quassil per fotografare da vicino qualche pe Slarda, m. 198.1. Di qui attacchiamo per i ripi- branco di camosci. di pendii, erbosi nell'eatnte: ma ora ricoperti di un Con essi ml accompagno sino all'Alpe la Matta. alto strato di neve fortunatamente ghiacciata. Verso nt. 2647. ove avvistiamo i primi camosci che dopo le 8, siamo all'altezza della Bocchetta della Droga, averci timidamente osservato ed anche, qualcnno m. 2075, però non la tocchiamo e raggiunglamo 1:a accostato con circospezione, fuggono verso Il Deir vece la cresta della nostra vetta a circa 200 metri Vcrt. Qui giunto, abbandono pei fatti loro i compa- dalla bocchetta medesima. Di qui seguiamo la cre- gni occasionali, e, non volendo azzardare giudizi te- sta, evitando ora sul versante di Piantonetto ed ora merari, auguro loro buone foto. Alle 8,30, quando sul VCrF41 lì te di Nonschetta, le accidentalità che, al- raggiunto il Ghiacciaio di Gay, sento riutronare trimenti, impegnandoci ci ruberebbero troppo tempo. alcuni spari: certamente (ma non potrei giurarlo...) Alle 10 siamo sulla vetta dei Trasen Rosso. sono i compari che fanno scattare le loro istanta- 34 La temperatura è abbastnnza mite e c'invoglia nee— peccato che rotturatóre sia troppo rumoroso. Ma veniamo alla nostra ascensione. Alle 10.40. porto sulla sponda del Lago omonimo, in. 2715, don- dopo aver costeggiato alla base la Bocchetta di Gay. de per il Vallone del Gias della Losa scendo all'Alpe raggiungo il Colle Gran Crou, m. 3315. Scartata la Motta. I miei compagni occasionali si sono già l'idea di salire la Testa Gran Crou per questo ver- dileguati, chissà quante ...lastre avranno impr s- sante, ridiscendo sul ghiacciaio e mi porto alla de- ezionate. pressione 3387 (tra la Testa Gran Crou e la Tpsta Senza sostare, oltrepassata l'Alpe la Bruna e di Valnontey). Da questo Colle in pochi minuti, per per l'accorciatoia estiva scendo con lunghe scivo- la nevosa cresta occidentale raggiungo la mia vetta. late alla Force. Questa insolita irruzione in una Ncn sono ancora le 12, perciò decido di sfruttare nona particolarmente tranquilla mi permette di sco- il tempò rimanente per tentare la vicina Testa di vare un branco di almeno una trentina di stilla- Valmontey. becchi (questi non si sono lasciati fotografare..... Dopo breve discesa sul Ghiaccialo di Gay, risalga Arrivo alla Sassa giusto in tempo per prendere. al Colle di Valnontey facilitato dalla neve dura e a causa dell'esecrità, un ruzzolone che mi delizierà ghiacciata (il vento che soffia pressochè ininterrot- colle relative lividure per tutta la rimanente qua- tamente, mantiene la coltre nevosa in ottime con- resima. dizioni) ed in una ventina di minuti, scalando le TESTA DI VALNONTEY, m. 3562, e TESTA GRAN rocce della cresta Ovest-Sud-Ovest. pervengo Ceor, in. 3437 (Sottogruppo del Gran Paradiso) - Testa di Valnontey alle 13.40. Dopo breve sosta per la ascensione ipeternole — Duo Pietro Sòlero, 6 rifocillarmi e per cogliere qualche istantanea del marzo 1910-XVIII. paesaggio, riprendo la via del ritorno. Attraversato in tutta la sua lunghezza II Ghiacciaio di Gay, mi Don Pietro Sol ero

Primati alpinistici

Dott. Ettore Castiglioni

Quali sono le vette più alte della terra? quante attualmente quotate pochi metri al di sopra o al e quali sono state raggiunte finora dall'uomo? Può di sotto di tale limite. essere interessante, ora che le spedizioni geografi- Molti poi considerano il Lotse semplicemente un che e alpinistiche extraeuropee subiscono necessa- contrafforte dell'Everest (quantunque ne sia di- riamente un periodo di stasi. di fare — come si stanziato da una lunga cresta e da una profonda suoi dire — il punto e di raccogliere pochi dati insellatura), e in tal caso il consesso degli ottomila statistici, che, attraverso l'aridità delle loro cifre, si riduce a soli 13 membri. sono spesso più eloquenti di qualsiasi commento. Il numero del:e vette tra i 7000 e. gli 8000 in. Tutti sanno che la vetta più elevata è l'Everest non è finora accertato e non lo sarà per molto tem- (così chiamato dal nome di un Direttore dei Servi- po ancora ; si parla di 200 e forse più. La maggior zio Topografico dell'India) o Ciomo Lungnia (in tibe- parte di esse si trova nell'Imbinia e nel Caracorilm: tano « dea madre dei monti n); la sua altitudine ma anche l'Inducusc, i Pamiri, il Cuen Lun e il esatta tuttavia non è accertata : la quota ufficiale Tien Scian concorrono con uu buon numero. Note- di 29.002 piedi, ci(0. 8840 in., è il risultato della vole li fatto che anche i settemila si trovano tutti media di varie misurazioni, ma è ritenuta per lo raggruppati nel gran fascio di catene dell'Asia Cen- più inferiore alla realtà; si leggono spesso infatti trale. Tutti ad eccezione di uno: l'Aconeagua, nel- quote di 8882 e 8888 in. Ma potrebbe anche trat- l'America Meridionale. Anche per questa cima però tarsi di una particolare simpatia per quei fatidici la quota non è accertata : scartata, come poco at- quattro 8 in fila !... Qualcuno poi contesta che l'E- tendibile, la valutazione dei primi salitasi di 7130 verest e il Ciomo Lungma siano la stessa cosa e, m., la quota più comunemente accettata è quella di mentre resta indubio che l'Everest è il più alto, li 7035 m.; altri danno però 7010, altri 7000 in cifra secondo nome verrebbe attribuito ad altra cima tonda e altri ancora 0958, detronizzando quindi la vicina, come già avvenne tempo fa per il Guari- massima vetta andina dal rango dei settemila. sancar, che si voleva identificare con l'Everest e che La massima altitudine dell'America Settentriona- poi si accertò essere un'altra montagna, alquanto le è quella del M. McKinley, siell'Alasca, di 6187 in. distante, alta appena 7143 in.! Ogni tanto poi si Anche la quota del Chillinanginro, la massima vetta legge che qualche esploratore avrebbe scoperto un Africana. è stata abbassata di un gradino, dal rango monte più alto dell'Everest e si danno quote di dei seimila agli attuali 5930 m. La massima vetta 9000 m. e più; ma tale monte non è stato finora australiana, il M. Townsend, tocca app6na i 2241 trovato ed è poco probabile che venga scoperto anche m., ma nelle isole dell'Oceania si raggiungono i 3768 in futuro. m. nella N lova Zelanda (M. Cook), i 4209 m. nelle Le cime superiori agli 8000 m. conosciute finora Hawaii (Manna Kea) e i 5040 m. nella Nuova Gui- sono 14, e precisamente: Everest (Imàlaia), 8840 nea col M. CarsteRsz, che k anche il monte più alto m.; K 2 o (logori (Caracoràm), 831 i m.: Canneet- che si elevi su un'isila. zonga (Imiliala), 8579 in.; Lotse (Imàlaia), 8501 Neppure sulla più alta vetta d'Europa i gengrafl m.; Mncalu (Imàlaia), 8470 in.; Dhaulagiri (Ima- si trovano d'accordo, poichè. se si considera il Can- lata), 8167 m.; Clo Oyu (Imalnia), 8153 m.; Ma- caso come limite del continente europeo, il primato naslu (Imàlaia), 8125 m.; Nanga Farina (Imàlaia), allora non spetti) pia n1 M. Bianco coi suoi 4810 m- 8115 in.; Morsciadi (Imàlaia), 8075 m.; Hidden ma all'Eibruz nel Caucaso, che misura 5629 in. La Peak o Picco Nascosto (Caracoràm), 8068 m.; Broad mass:ina altitudine dell'Antartide avvistata finora Peak o Picco Largo (Caracoràm), 8047 m.; Ga- è una vetta dei Monti Markham di 4572 m., ma tale scerbrum (Caracoràm), 8035 m.; Gosainthan (Imà- quota è tutt'altro che definitiva e non è improbabile laia), 8013 m. che nell'interno inesplorato del continente vengano 10 nell'Imàlnin dunque e 4 nel Caracoràm; nes- la futuro accertate altitudini anche maggiori. La suna in altre catene dell'Asia o di altri continenti. vetta più alta dell'Artide è probabilmente il (luna- Non è però improbabile che ulteriori accertamenti e bjoernsfleald, nella Groenlandia, di 3733 m. più esatte misurazioni facciano diminuire o, più fa- Il maggior dislivello relativo che si conosca è quello cilmente, aumentare la lista degli ottomila, degra- del Nanga Parbat, che sovrasta la Valle dell'Indo dando o elevando a tale rango eccelso alcune cime di ben 7000 m, (Davvero una bella parete per le 35 direttissime dei futuri «sestogradisti a!). Se però E. Schneider. 24 maggio 1930; 2' asc. A. Gattner si tien conto anche delle profondità marine, allora e K. Wien, 10 settembre 1936; 3a asc. L, Schma- si hanno, tra le vette della Cordigliera Andina e derer, E. Grob. E. Paidar, maggio 1939. il fendo oceanico presso le coste occidentali del Jongsong Peak, 7459 m. Umiliala del Sikkim): la Sudamerica, dislivelli anche superiori ai 14.000 in. ase. H. Yloerlin e E. Schneider, 3 giugno 1930; in uno spazio relativamente breve. 2a Ra,.. G. Dyhrenfurth, F. Smythe, M. Kurz, U. A titolo di curiosità aggiungeremo che nell'Atlan- Wieland con due portatori indigeni, 8 giugno tico si trova una bella montagna, che si erge iso- 1930. lata coi fianchi ripidissimi, per (irca 4000 m. (lana Dodang Nima Peak, 7150 m. (In'alata del Sikklin); sua base: la vetta tocca i... 50 m. sotto la super- la asc. H. Hoerlln, E, Schneider, 10 giugno 1930. ficie del mare. Nessun palombaro alpinista ha fi- Kamet, 7756 m. (Imaiala del Garhwai); la ase. F. nora tentato la conquista della vergine vetta! Smythe, E. Shipton, R. L. Holdsworth col por- Nessuna delle 14 cime superiori agli 8000 m. è tatore Lewa, 21 giugno 1931; 2a asc. E. Birnie stata finora raggiunta dall'uomo; l'Everest peri. e C. R. Green col portatore Kesar Singh, 23 giu- fu sorvolato da un'apposita spedizione 'agi( se nel gno 1931. 1933. Cinque di questi colossi furono meta di spe- Rakiot Peak, 7062 in. (Imalala Occid.); la asc. P. dizioni alp!nistiche: l'Everest fu tentato sette volte, Aschenbrenner e H. Kunig, 16 luglio 1932; 2' asc. nel 1921. 1922, 1924, 1933, 1935, 1936 e 1938 da P. Aschenbrenner e E. Schneider, 8 luglio 1911. spedizioni inglesi, oltre a un temerario tentativo Minya Gongkar, 7590 :n. (massima vetta della Ci- solitario dell'americano Wilson nel 1934. Il K.2 fu na); la asc. T. Moore e R. L. Burdsall, 28 ot- tentato quattro volte: nel 1902 da una spedizione tobre 1932. internazionale, nel 1909 dalla spedizione italiana Picco Stalin, 7495 in. (ex Picco Garmo, nei Pamiri; del Duca degli Abruz-i, nel 1938 e 1939 da spedi- massima vetta dell'U.R.S.S.): la asc. N. P. Gor zioni americane. Il Cangcenzonga fu tentato cinque bunof e E. M. Abolakof, 3 settembre 1933. volte: nel 1905 e 1930 da spedizioni internazionali, Baltoro Kangri, Cima Est, 7260 m. (ex Golden Thro- nel 1929 da un americano solitario, nel 1929 e 1931 ne, nel Caracoram); la asc. P. Ghiglione, A. Roch da spedizioni tedesche. Il Nanga Parbat fu tentato e J. Belajeff, 3 agosto 1934. anch'esso cinque volte: nel 1895 da una spedizione Sia Kangri, 7600 m. (ex Queen Mary Peak, nel Ca- inglese, nel 1932 (la una spedizione internazionale, rncoram); I' asc. della vetta Ovest, 7355 m., G. nel 1934, 1937 e 1938 da spedizioni tedesche, oltre Dyhrenfurth, Sig.ra Hettie Dyhrenfurth, H. Erti a una ricognizione tedesca nel 1939. Il Hidden Peak e A. HScht, 3 agosto 1934 ; la asc. della vetta infine fu tentato due volte, nel 1934 da una spedi- di mezzo, 7300 in.. P. Ghiglione, A. Roch, J. zione internazionale e nel 1936 da una spedizione Belajeff, 10 agosto 1934 ; la asc. della vetta mas- francese. sima e della vetta Est, 7350 m., H. Erti e A. Solo sull'Everest e sul K.2 venne superato il li- H6cht, 12 agosto 1934. (N.B. - Le quote sono mite degli 8000 m.: la massima altitudine venne approssimative in mancanza di sicure misura- raggiunta sull'Everest con quasi 8600 m.; venne zioni trigonometriche). anche portata una tenda fino a 8350 m. e l'alpi- Kellas' Rock Peak, 7065 in. Umiliala Centrale): nista inglese Smythe vi pota trascorrere due notti lr asc. E. Shipton, H. W. Tilman, e Wigram, consecutive senza soffrirne. Sul K.2 vennero toc- luglio 1935. cati gli 8370 m.. sul Cangcenzonga i 7700, poco Kartaphu, 7220 m. (Imalala Centrale); la asc. E. meno sul Nanga Parbat e i 7000 sul Hidden Peak. Shipton, E. Kempson, C. Warrem, luglio 1935. La più alta vetta finora conquistata dall'uomo Kharta Kangri, 7030 m. (Imàlaia Centrale); la ase. è la Nanda Devi, nell'imitiala. che misura 7820 m.: E. Kempson e C. Warren, 29 agosto 1935. è questa pure la più alta vetta inclusa nei territori Kabru, 7316 m. Umiliala del Sikkim); la asc. C. dell'attuale impero britannico. Le cime superiori al R. Cook, 18 novembre 1925. (N.B. - Già nel 1883 7000 m. scalate finora sono 27, di cui una però, il W. Graham aveva annunciato la la asc. di que- Mustag, è un po' dubbia. Eccone l'elenco: sta vetta, ma sembra che per errore di orienta- Scilla. 702-5 m. Umiliala Occid.); salito nel 1851 mento egli abbia invece salito un'altra cima vi- da portatori indigeni per il Servizio Topografico cina, alquanto più bassa). Inglese. Nanda Devi, 7820 m. (Imalala del Garhwal): la ase. Mustag, 7282 m. (Cuen Lun); sarebbe stato salito N.E. Odell e H. W. Tilman, 29 agosto 1936. Mas- da W. H. Johnson nel 1865. Qualcuno dubita però amma vetta finora raggiunta dall'uomo. che il Johnson possa aver scambiato il Mustag Khan Teagri, 7193 m. (Tien Scian); la asc. E. e V. con qualche altra cima vicina, come il Zocputaran, Abolakof, M. Diamodof, L. Gutma-n e L. Snia,:i 0900 m. o il Ciolpanglic, 7105 m. 5 settembre 1936. (N.B. - E' stato posto in dubbio Acon.cagua, 7035 in. (Ande); salito dalla guida Mat- che la precedente spedizione di Progrebezki, Sau- tia Zurbriggen di MScugnaga il 14 gennaio 1897: berer e Tjurin avesse effettivamente raggiunto l'ascensione venne ripetuta un mese più tardi da la vetta). S. Vines col portatore Nicola Lanti, appartenenti Ciomolari, 7315 m. (In:Alata del Bhutan); la asc. anch'essi alla spedizione inglese Fitz Gerald. Le P. S. Chapman col portatore Pasang, 21 maggio ripetizioni ormai sorpassano la dozzina, tra cui 1937. figurano altre due italiane (7' e 9a ascensione). Mana Peak, 7275 in. (Imalain del Garhwal); la asc. E' infatti la vetta di 7000 m. dl più facile e ra- P. Smythe, 12 agosto 1937. pido accesso, trovandosi in tutta prossimità della Tent Peak, 7363 in. (Imalaia del Sikkim); la asc. ferrovia transandina. • L. Schmaderer, E. Grob, E. Paidar, 29 maggio Trisul, 7135 m. Umiliala del Garhwal); la asc. T. 1939. G. Longstaff con le guide Alessio ed Enrico Bro- Dunagiri, 7071 m. (Imalaia del Garhwal); la asc. cherel di Cormaiore e l'indigeno Kabir, 12 giugno A. Roch, D. Zogg e F. Steurt, 4 luglio 19:19. 1907. 2a asc. P. R. Oliver con l'indigeno Kesar Nanda Devi, Cima Est, 7430 m. (Imiliala del Singh, 21 giugno 1932. Garhwal); la ase. .1. BuJak e J. Klarner, 2 lu- Pauhunri, 7065 m. (Imàlala del Sikkim): la asc. glio 1939. A. 11t. Kellas con due portatori indigeni, 16 giu- Se il Mustag 7282 m.. fu veramente salito nel gno 1911. 1865, esso rimase per molto tempo la più alta vetta Kun, 7077 in. Occid.): 1° asc. Mario Pia- raggiunta ; primato passò poi al Jongsong Peak, eenza e Lorenzo Bordii con la guida G. Gaspard, 7459 m., nel 1930. al Kamet, 7756 m., nel 1931 e 3 agosto 1913. alla Nanda Devi, 7820 m., nel 1936. Il primato as Picco Lenin, 7127 m. (ex Picco Kauffmann, nel soluto d'altezza fu, invece, superato assai prima e Transalai): la asc. E. Allwein, E. Schneider, K. precisamente nel 1909 dal Duca degli Abruzzi sulla Wien, 25 settembre 1928. 2a asc. V. Abolakof, cresta del Bride Peak, 7500 m., e dalle spedizioni Lukin e Cernuka, 8 settembre 1934. inglesi all'Everest nel 1922 (8300 m.) e nel 1924, 36 Nepal Peak, 7153 in. (Imàlala del Sikklm): la asc. 1933 e 1938 (oirca 8600 m.). Dall'elenco precedente si rileva che gli uomini che Il solo Schneider riuscì a scalare tre vette di possono vantarsi di aver conquistato vette superiori 7000 in. in una sola campagna (1930); anche le tre ai 7000 m. sono, tra europei e indigeni, circa un cen- vette raggiunte da Ghiglione furono conquistate tinaio; una sola donna ha superato il limite dei tutte nello stesso anno (1934), in due campagne di- 7000 m., la Sig.ra Dyhrenfurth con la salita del Sia verse e consecutive. Pochi altri poterono toccare Kangri (Queen Mary Peak). Va ricordato però che due vette di 7000 m. in una sola spedizione: Hoer- anche la Sig.ra Fanuy Buliock Workman con la sca- lin (1930), Rodi e Belajeff (1934), Shipton, Kemp- lata del Pinnakie Peak nell'Imalala del Casc'mlr, son e Warren (1925), Schmaderer, Grob e Paidar aveva creduto di aver raggiunto i 7102 m.; la quota (1930). Per lo più i « settemila » furono la meta di questa cima venne però in seguito accertata in unica o almeno la principale delle singole spedi- 6952 m. zioni. L'uomo che ha toccato il maggior numero di vette Se si tien conto della nazionalità degli alpinisti, superiori ai 7000 in. è Erwin Schneider, che ne ha il primato spetta attualmente agli inglesi, sia come scalate sei (Picco Lenin, Nepal Peak, Jougsong numero di vette raggiunte (13 di cui 11 prime Peak, Dodang Nima Peak, Aconcagua - 6a asc. - ascensioni), sia come numero di alpinisti (28) che e Rakiot Peak). Seguono nella graduatoria con tre parteciparono a tali spedizioni, sia come altezza as- cime ciascuno Piero Ghiglione (Aconcagua - soluta delle cime conquistate (Nanda Devi, 7820 m.. asc. - Baltoro Kangri, Sia Kangri), F. Smythe Kamet, 7756 m., ecc.). Seguono nell'ordine gli alpi- (Jongsong Peak, Kamet, Mana Peak), E. Shipton nisti tedeschi, italiani, svizzeri, russi, ecc. (Kamet, Kellas' Rock Peak. Kartaphu) e A. Roch Anche in questa nobile gara per la conquista (Baltoro Kangri, Sia Kangri, Dunagir!). Due vette delle massime vette della terra, l'alpinismo italiano ciascuno hanno raggiunto Wien, Hoerlin, Dyhren- ha dunque un posto ragguardevolissimo. E speriamo furth, Schmaderer, Grob, Paidar, Tilman, Kempson, che al termine del presente conflitto possa ripren- Warren, i fratelli Abolakof. Belajeff e gli indigeni dere quel posto di assoluta preminenza, a cui già Lewa e Kesar Singh. Ascenbrenner, inoltre, ha rag- l'avevano portato negli anni addietro le grandi spe- giunto due volte la medesima vetta, il Rakiot Peak, dizioni del Duca degli Abruzzi. di De Filippl, di Pia- nel 1932 e 1934. Tra gli altri numerosi alpinisti cenza, di Sella e di tanti altri. che hanno toccato almeno una vetta di 7000 in., fi- gurano gli italiani Ararlo Piacenza, Lorenzo Vorelli, N. d. R. — Questo articolo venne dall'A. inviato Renato Chabod, Paolo e Stefano Ceresa, Federico alla Redazione del C.A.I. il 15-1-1942, pr:ino, cioè, Strasser e le guide Mattia Zurbriggen, Nicola Lenti, che un altro studio sall'orgontento venisse pubbli- Alessio ed Enrico Brocherel, e Giuseppe Gaspard. cato da u n nato alpinista su una rivista straniera.

Della sonda per valanghe Gianni Marini

Lo sviluppo preso negli ultimi anni dall'attività anche frugando e rovistando valanghe, mi offre sciatoria invernale e primaverile degli alpinisti, oggi lo spunto per accostare ad una pia vasta massa e la sempre maggiore estensione a cui si sta av- di interessati la questione dell'attrezzatura più adat- viando questo ramo, va includendo terreni nel ta per ottenere in :Iene soggette al pericoloro dl va- suo raggio di azione, soggetti al pericolo delle va- langhe e che, come già d!tss!, va man mano estenden- langhe. Escludere tale pericolo dall'apinismo scii- dosi a quasi tutti i settori del:e nostre Alpi. per la stico è impossibile, apparendo esso con minore o sempre più incalzante penetraz:one dello sci anche in maggiore intensità in moltissime gite ed amen- luoghi e zone in cui sembrava imprudente avvici- !Acni, variabile secondo le condizioni del tempo e narsi. della neve, e limitato spesse volte ai soli passaggi L'intensissimo movimento di alta montagna da obbligatori per accostarsi a zone sellstleamente e parte di sciatori in Germania e nella Svizzera, ha alpinisticamente interessanti e remunerative. Non forzatamente portato quelle organizzazioni alpinisti- vi è, perciò, prospettiva che tale pericolo possa es- che a curare per prime anche i necessari soccorsi sere interamente eliminato e conviene, accanto ad invernali, adottando su larga scala le sonde metal- un sempre più intenso insegnamento dei vari modi liche accanto a speciali badili larghi e di poco peso, per scansarlo o ridurlo, attrezzare adeguatamente applicabili alla piccozza, allo sci o a qualsiasi pezzo ai nuovi compiti che indubbiamente si affacceranno, di legno (tipo Iselin e Bernina). Qualche stazione di i rifugi alpini, molti alberghi di alta e media mon- soccorso svizzera ha anche integrato la propria at- tagna, tutte le, scuole di sci e le funivie dislocate trezzatura con trombe acustiche tipo Campell, le in zone sciistiche. e diversi paesi di fondovalle, quali non hanno trovato ancora in pratica larga ap- divenuti i punti di partenza di regioni . sciistica- plicazione, se non in collegamento con altre sonde, mente interessanti. Scopo essenziale è quello di ed hanno mantenuto un carattere molto sussidiario estendere la rete di attrezzatura speciale per azioni connesso anche al fatto che non sono molto frequenti di soccorso in casi di infortuni provocati da va- i casi di sommersi capaci ancora di manifestare se- langhe, non solo alle stazioni di soccorso ottima- gni di vita sufficientemente acustici. Inoltre, si è mente istituite e mantenute magnificamente dal potuto constatare, attraverso opportuni esperimenti, C.A.I., ma ovunque si denoti uno sviluppo sciato- che la propagazione del suono nei casi in cui fra rio in genere, in maniera che possano imprimere sommerso e tromba acustica esistano impedimenti all'opera di soccorso a cui potrebbero essere chia- del terreno, come fossati, collinette, ecc., diventa mate, la maggiore possibilità di rapida organizza- molto problematica e non possa quindi questa tromba zione e conseguentemente di massimo rendimento. assurgere a principale 'strumento base per l'attrez- E' ovvio dirsi che ognuna di queste azioni di soc- zatura di una stazione di soccorso a carattere inver- corso ha proporzionato le possibilità di successo nale. alla rapidità con cui entra in scena e particolar- I numerosi scritti e manuali che trattano l'argo- mente all'attrezzatura di cui dispone ed infine al mento, limitano la maggioranza dei loro insegna- sistenia organizzativo che sviluppa nel suo lavoro. menti e consigli tecnici al caso dell'alpinista som- L'esperienza personale raccolta in un ventennio merso durante un'escursione compiuta con altri com- di collaborazione ad azioni di soccorso alpino, di pagni e, quindi, insegnano a costoro il miglior modo cui in buona parte di carattere invernale e, quindi, per le primarie ricerche ed il più remunerativo me- todo per utilizzare l'equipaggiamento di cui normal- preventivato della valanga nel punto In cui si ini- mente dispone un alpinista sciatore. Relativamente ziano le ricerche) si applica ad un'estremità, sempre breve è, invece, l'argomentazione del caso più dif- con il solito sistema di avvitamento, I'mpuguatura fuso e più frequente: quello dell'alpinista solitario che è formata da un'asta trasversale a « T per sommerso, e quello della ricerca dopo le prime in- rendere più maneggevole il sondaggio per chi la im- fruttuose indagini da parte dei compagni dello scom- pugna, mentre all'estremità inferiore della sonda si parso. Ed è forse per questo anche logico che la avvita il puntale di ricerca. Tale puntale, formato da struttura tecnica e l'uso pratico della.sonda non fa- un pezzo d'asta della lunghezza di 20 cm., porta cente parte dell'equipaggiamento solito, non siano una specie di coroncina, costituita da una punta ancora noti in maniera adeguata per far parte nor- ottusa a forma di goccia portante alla sua base una male dell'armamentario elementare delle stazioni di 'serie di piccoli gratti leggermente rientranti nel vano soccorso invernali. lasciato disponibile dalla sagomatura della punta a L'attrezzo che più di tutti si presta per arrivare forma di goccia. sollecitamente allo scopo, cioè al rinvenimento del Questa coroni:lila ha Il compito di fendere per sommerso nel corpo della valanga, è indubbiamente prima la neve e di stabilire il primo contatto,con la sonda metallica comune, di poco costo, di facile gd oggetti che incontra. Ed è appunto per togliere costruzione e, se perfezionata, anche di facile e n questa estremità della sonda molte possibilità di comodo trasporto. Queste solide, di cui ogni sta- offesa che è ottusa, ed a forma di goccia per cón- zione ne dovrebbe disporre una mezza dozzina, sono sentire di lasciare spazio, senza emergere In ma- l'attrezzo primario e indispensabile per svolgere l'a- niera pericolosa per il sommerso, ai piccoli graffi zione di soccorso con integrale e accurata inda- appuutiti. Questi graffi hanno a loro volta dei com- gine del terreno e con quella quasi sempre decisiva piti speciali e precisamente di strappare agli ogget- sollecitndine che le sole vanghe o badili, anche se ti che incontrano e dopoche la sonda sia stata con- usate in grande numero, non possono materialmen- venientemente girata dall'operatore, piccoli fram- te rendere. menti che, riportati a galla, possibliitano di iden- La Sottosezione .11 Merano del C.A.I., utilizzando tificare la natura dell'oggetto rintracciato sotto la diverse esperienze fatte sulle sonde in uso presso neve. Frammenti di terra o di pietra, erba secca o l'Alpenverein ed il Club Alpino Svizzero, ambedue corteccia, segmenti di cuoio o di stoffa, possono vicini con qualche loro stazione di soccorso al ter- cosa dire che la sonda ha incontrato una pietra ritorio di lavoro della Sottosezione Alto Atesina, erratica trasportata dalla valautia ovvero il terreno provvide sin dal 1929 alla prima costruzione di sottostante di natura terrosa o prativa, oppure tron- sonde, su disegno e susseguente controllo tecnico chi e ramaglie di alberi sommersi o, infine, il corpo di chi scrive e che nell'esplicare tale lavoro teneva stesso dello scomparso. 11 sistema del puntale a già calcolo delle esperienze personali raccolte. I ri- graffi, in uso più o meno variato in tutte le sonde, sultati conseguiti in diverse azioni di soccorso e mi è sempre parso — malgrado le sensibili miglio- che permisero di salvare qualche sciatore e, in altri rie apportate nelle sonde del sottoscritto — abba- casi, di rintracciare con sollecitudine la salma, con- stanza pericoloso fintanto che ai tratta di ricercare sigliarono diversi rifugi, scuole di sci, alberghi di persone eventualmente ancora in vita lier cui nei montagna e stazioni a monte di funivie della regione casi di immediata ricerca ho preferito applicare alle atesina, di adottare una serie di sonde del genere. sonde un puntale a forma di goccia più voluminosa Tale attrezzo, messo . in commercio con il nome e priva di graffi. I numerosi esperimenti fatti in di « Sonda Marini », è costituito da aste tubolari casi pratici hanno infine consigliato di tenere a di- di acciaio della lunghezza di un metro e dello spes- sposizione di ogni serie di sonde diversi differenti sore di mm. 8, portante ad una estremità, incastrato puntali, ognuno destinato a particolari compiti. nel vano del tubo, un pinolo a vite, e nell'altra il La sonda tubolare abitua ben presto e, spesse vol- passo a vite interno per accogliere il pinolo di un'al- te, già al primo suo impiego, ad identificare gli og- tra asta identica. In maniera di poter avvitare tante getti toccati senza neppure ricorrere al consulto aste quanto lo esige lo spessore della valanga per della coronclua, ia quale, d'altronde, dovrebbe essere frugarla interamente o, nel caso di valanghe di ecce- sempre ripulita. Questo fenomeno attribuibile alle zionale altezza, approfondire almeno le indagini fino buone qualità conduttrici delle vibrazioni del tubo alle estreme possibilità consentite dall'attrezzo. L'ac- d'acciaio nonchè alla facilità di propagazione acu- ciaio si è dimostrato particolarmente adatto a que- stica sotto la neve (elemento base della tromba sto genere d'impiego in quanto garantisce un'asso- Campell), permettono di percepire nitidamente se luta rigidità pur mantenendo sufficiente movimento la Sonda abbia toccato delle pietre o del legno o il elastico, mentre la sagomatura tubolare rende l'at- sottosuolo, mentre incontrando un corpo umano som- trezzo assai leggero nonchè più sensibile alle vibra- merso si ha la subitanea inconfondibile impressione zioni, le quali hanno, per chi è pratico di queste di toccare del cuoio elastico, completamente afono. ricerche, un particolare valore. Materiale normal- Questa speciale caratteristica del corpo umano al mente di poco costo, di comodo acquisto ovunque e contatto della sonda è talmente chiara che non la- di facile lavorazione anche per la modesta attrezza- scia alcun dubbio anche in persone che usano per la tura dell'trtiginnato montanaro, non rende difficile prima volta la sonda. Come norma per uu ulteriore la sua divulgazione anche nei piccoli centri. miglioramento dell'attrezzo può dirsi che le sue capa- Per formare con queste aste una sonda completa, cità tattive aumentano In proporzione della sotti- dopo averne avvitate due o tre (secondo lo spessore lità che si riuscirà ad ottenere, pur lasciandole la sagomatura tubolare. Per cimentarsi ad affrontare con buone probabi- lità di successo anche valanghe di considerevole mo- le, sarebbe opportuno che le stazioni di soccorso pos- 12 puntali, il tutto ripartito In due speciali sacchi sedessero 24 aste da 1 metro più 12 impugnature e con cinghie regglaste e schienale imbottito, da tra- sportarsi comodamente a modo di sacco da monta- gna. Con questa dotazione si avrebbe la possibilità di formare 12 sonde da 2 m., 8 da 3 m., C da 4 m., o 4 da 6 metri. potendo con ciò e sempre usando si- stemi di sondaggio accuratamente organizzati, af- frontare tutte le evenienze di una normale grossa valanga. Il costo di una simile attrezzatura, fatta da piccole : industrie artigiane della periferia mofitana, era nel 1934, compreso i due Sacchi trasporto, meno di 400 lire. 11 puntale della sonda coi feadineve a goccia ed i Accanto a queste Ronde fornii° aperim«ntset "i- piccoli g-ceffi collocati alla sua base versi tIp! di ritIe a:cunl con ott:mi risul- tati e di facile fabbricazione, ricavandoli da leghe lo spavento del danno, ed il nostro pronto ac- metalliche leggere, come il duralluminio. Sempre nel correre ad acciuffare la poveretta e rimetterla campo di questo genere di soccorsi vanno inoltre sulla strada del ritorno, la salvò da male peg- It equist :nido particolare importanza i più adatti mez- zi di illuminazione per non dover sospendere le ri- giore, ma fu giocoforza riaccompagnarla al cerche nelle ore notturne, considerando che la stra- Quivi un ko' il bisogno di ricorrere al- urande nmggioranza di tali infortuni avvengono nel- la ricerca di qualche medicazione, un po' la le ore del pomeriggio. azioni di soccorso che solo se curiosità, mi spinsero ad indagare sulla. ahi- continuate con la massima sollecitudine e con mè!. veramente troppo scarsa dotazione di mezzi più acconci, possono dare effettivamente un quell'armadio che pur sotto il bel emblema rendimento positivo. della Croce Rossa e la scritta di « Pronto Soc- Di tutti questi nuovi e vecchi mezzi e del loro ilettug:Ial o uso pratico riparlerò prossimamente. corso ». non offriva che soltanto quanto sto 1,cr elencare: 1 bottiglietta quasi vuota di acqua vegeto- minerale, una a metà di tintura di »dio, qual- che compressa (li Aspirina. 2 bende di garza. Alpinismo e Medicina 3 spilli di sicurezza arrugginiti. vicino a mazzi di carte da giuoco e tappi usati!! A driano Bugatti E se questi pochi medicamenti potevano ser- vire per qualche lieve contusione od indispo- Ha piovuto tutto ieri e tutta la notte an- sizione, non certo sarebbero bastati in caso cora; la tenda dopo aver lasciato passare qual- di infortunio di certa gravità, e mi sentii in che spruzzo, si è fatta del tutto impermeabile, dovere di farlo notare alla direzione del ed alla monotona, invariata musica dell'acqua C.A.I. Ebbi però gentilmente risposta che gia cadente, ci siamo addormentati. dopo aver dif- dal 1933 il suo Comitato Scientifico ha propo- ferito ad altra data la magnifica gita in pro. sto il materiale per uso del C.A.I.. costituito gramma per il mattino successivo. Ma all'alba da speciali cassette e buste fornite di tutto il lo «zio », che ha la tenda un po' più verso il necessario per i casi di indisposizione o di in- levar del sole, destato di colpo da un magnifico fortunio, invitando tutte le sezioni a provve- raggio non ancora d'oro. ma rossastro, quasi derne i loro rifugi: e sebbene molte sezioni debole e tremulo, ci dà la sveglia e in quattro abbiano accolto l'invito del C.A.I., purtroppo e quatte otto siamo pronti : una rapida revisio- ancora molte altre sono restie a fornire i loro ne del sacco, un po' di ottimo carbone in corpo rifugi del materiale tipo. ed in questi capita di e via ! Ancora qualche nuvola sulla nostra testa trovare ancor oggi il materiale sopra descritto. si atteggia a fantastici disegni, ma di sopra il l'erdippiù la Presidenza Generale del C.A.I.. su cielo è di un tale azzurro e l'aria così pura, proposta della Commissione Medico Fisiologica. che, inebriati da tanta bellezza della natura, è venuta alla giusta ed opportuna determina- neppure ricordiamo di aver dormito soltanto zione di creare un corpo di medici, scelti fra quattro ore.e. splendidamente in forze, guar- i soci dello stesso C.A.I., e residenti in località diamo in su quei canaloni pieni 'di neve e quei montane, affinchè con la loro sagace e pratica picchi aguzzi, dietro i quali un'altra punta. attività cd anche appassionata intelligenza. si che non vediamo, deve essere la mèta della no- prestino ad evitare le insidie ed i pericoli del- stra escursione. Frattanto si sale, si sale: una la montagna. e curare. ove ne sia il caso, qual- piccola teleferica trasporta InStaliCabillnellie. che malessere o disturbo sfuggito alle trincee fasci di legna, ogni tanto il « boria », la a ma- di difesa o sopravvenuto malgrado le preven- tricola » della montagna, che è in testa al zioni. Tale gruppo di medici volontari dovreb- gruppo per imparare a guidare mantenendo be prestarsi alle seguenti condizioni: sempre lo stesso passo, si ferma per prendere un boccata d'aria e per lanciare una rapida I - Essere iscritti al P.N.F. e alla Federa- occhiata al magnifico mare di colori e di luci, zione Medici degli Sportivi (questa gratuita) e in cui navighiamo. Un pasturellt) ci chiede risiedere in località montane. qualche cosa e gli promettiamo una buona Il. - Prestare i primi soccorsi di urgenza ai mancia se al ritorno. verso la talora. si farà soci del C.A.I. in caso di disgrazia accidentale trovare sullo stesso cammino con la faccia e e provvedere, d'accordo col comandante la sta- le estremità ben lavate; ciò che fece vera- zione base e le guide del luogo, ove occorra mente, come potemmo constatare al rituri:u. alle necessità del caso (trasporto, ricovero in Il sole ormai è molto alto e caldo e prose. luogo di cura, informazione ai famigliari). In gniamo di buona lena con la visione del rifu- questo caso saranno rimborsati delle spese vive. gio dove potremo imbandire una buona mensa III._ Fornire consigli di carattere igienico e riposarci per qualche ora, quando un grido agli escursionisti. improvviso e disperato ci ferma per un atti- IV. - Ispezionare i rifugi della zona loro mo muti col respiro sospeso, Un attimo in cui assegnata. In riguardo a dotazione di mate- gli occhi non vedono nè sanno dove gun:Aare. riale sanitario, e condizioni igieniche dei ri- un attimo in cui passano nella nostri nanne le fugi stessi, comunicandone le deficienze alla più brutte visioni di disgrazie che abbiamo let- Comm. Med.-Fis. con una relazione annuale to, come veramente accadute o fantasticate. da iuviarsi al 28 ottobre di ogni anno. Poco più avanti di noi. una donna sulla V.- Studiare eventualmente le questioni sa- quarantina, che ogni due giorni scende dal nitarie connesse con l'attività del C.A.I. rifugio al paese per le provviste, sostenendo In compenso essi medici saranno forniti di circa undici ore di cammino, messo un piede in speciale distintiv" potranno acquistare presso fallo, era scivolata giù per circa tre metri. la stessa Commissione una larga e bella targa fermandosi miracolosamente aggrappata a una da apporre all'ingresso della loro abitazione, roccia sporgente. Fortunatamente fu maggiore avranno - libero ingresso ai rifugi della loro •

zona, e diritto all'alloggio in essi durante il Intanto al campo è stato dato l'allarme e Al- servizio — dureranno in carica sino •el 28 ot- berta col suo amico Giulio (la guida che lo coa- tobre dell'anno successivo a quello della nomi- diuva nell'istruzione di roccia) hanno organizzate na, ma potranno essere riconfermati per un le ricerche. Le squadre, munite di torce a vento, vagano tutta la notte per le cime ed i valimii del triennio, e via di seguito, a loro domanda ed gruppo, senza risultato. Solo al mattino Alberto il nulla osta da parte della Comm. Medico Fi- scopre le tracce dei due audaci e, ripetuta la loro siologica. ascensione, 11 raggiunge sulla vetta. Il salvataggio Pertanto dovranno fare domanda alla Com- si svolge rapidamente, aiutato da una improvvisa missione Medico Fisiologica del C.A.I. in via teleferica di corda. Il film termina con i vari grup- Silvio Pellico, 6 — Milano. pi delle squadre di salvataggio che si chiamano da picco a picco, annunciando il rinvenimento dei due giovani e il felice esito dell'impresa. Le località scelte per le varie riprese sono le più note della classica zona della Valle del Vaio- let : Rifugio Vaiolet, versante Est del Catinaccio, cinema in montagna Rifugio Ciampedie, Rifugio Gardeccia, Passo Prin- cipe, Gruppo delle Pale Rabbiose, e soprattutto S. Ten. Alfonso Vinci le Torri del Vaiolet e la zona del Passo di Re Laurino. Un campo base venne istituito nelle im- E' stato eseguito, nell'estate 1941-XIX, nel Gruppo mediate vicinanze del Rifugio Gardeccia, mentre del Catinaccio, un film di carattere alpinistico. Il uno più avanzato nella conca delle Torri del Vaio- film; girato dall'Istituto Nazionale LUCE, vuole let a quota circa 2650. essere ad un tempo l'esaltazione della medaglia Oltre il personale tecnico dell'Istituto LUCE, d'oro Giorgio Graffer, eccezionale alpinista tren- vennero ingaggiati operatori specialisti per ripre- tino, capitano pilota, caduto in combattimento nel se di montagna, Zardini di Cortina d'Ampezzo e cieli d'Albania, e la dimostrazione dello spirito Giuseppe Ghedina, pure di Cortina, noto ormai che anima le nuove generazioni dei giovani che si nel mondo alpinistico e cinematografico. esercitano nella grandiosa palestra dei monti. Durante le riprese del film, che ha appunto il Protagonisti sono appunto i Giovani Fascisti titolo « Rocciatori e Aquile », sono state effettuate Prealpini di vari Comandi Federali dell'Italia Set- parecchie importanti ascensioni nel Gruppo : Torri tentrionale, e alcuni alpieri della Scuola Militare del Vaiolet (traversata, tutte le normali, via Fehr- d'Alpinismo di Aosta, il soggetto, del Maggiore de- mann, via Prenss ecc.), Catinaccio, Punta Emmn gli Alpini Ottavio Berard, consta di una tenue (via normale, via Piaz, via Bernard), oltre quasi trama che serve a tener desto maggiormente l'in- tutte le cime, anche secondarie della zona. Parti- teresse, poichè non va dimenticato che il carat- colarmente notevole risulta l'ascensione contempo- tere della pellicola si svolge su un tono di docu- ranea di nove cordate sulle Torri del Vaiolet, ri- mentario. presa interamente in campo lungo ed in dettagli ; Il tenente degli Alpini, Alberto, valoroso redu- ascensione ripetuta due volte, (la seconda il 9 otto- ce del fronte greco-albanese, si trova in convale- bre), per esigenze cinematografiche. 'scenza per una ferita, in un caratteristico villag- Tutto questo complesso di ascensioni, non meno gio di una vallata alpina (Val di Fessa). La G.I.L. di sessanta, poterono essere felicemente compiuto, che ha istituito in tutte le Dolomiti (Catinaccio, senza il minimo incidente, grazie alla maturità tec- Sella, Pale di San Martino, Civetta, Tre Cime di nica degli istruttori alpini e all'abilità e all'entusia- Lavaredo ecc.) vari campi-scuola di roccia, dove "amo dei giovani fascisti rocciatori che dimostrarono elementi scelti delle Truppe Alpine istruiscono i sempre un grande coraggio e un severo spirito di di- Giovani Fascisti, lo chiama al Comando Centrale sciplina. di questi campi, situato al Passo Pedala. sulla Quanto al loro grado tecnico di addestramento , affidandogli il comando e la direzione .nulla vi è da aggiungere se si pensa che tutti indi- di una di queste scuole, nel Gruppo del Catinaccio. stintamente, come del resto anche gli istrtittori, pro- Egli, infatti, è valoroso alpinista, accademico del venivano dal l Campo Nazionale Alpino della C.A.I. e decorato di medaglia d'oro al valore atle- G.I.L. di Madonna di Campiglio, e avevano potuto tico per una prima ascensione da lui effettuata due ottenere, nel grandioso Gruppo del Brenta, ano anni addietro. perfetta preparazione aipinistica. Assunto il comando, i corsi di addestramento Tutto questo non contribuirà che ad aumentare si susseguono regolarmente, in palestra e con fre- il pregio della pellicola, poichè invece dei piccoli quenti ascensioni sulle Torri del Vaiolet. Mario e trucchi, dei soliti cartoni che purtroppo hanno ab- Puccio, due inseparabili amici, pieni di entusiasmo bassato il tono di molti film anche di produzione, e di audacia, affinati durante le lezioni tecnicne le vere ascensioni, inequivocabilmente dceornentrt.. e le ascensioni frequenti della scuola, in un mo- formeranno come la sostanza fresca e palpitante mento di riposo ammirano il largo volo di due di questa dimostrazione di audacia e di spirito dì aquile e riescono anzi ad individuarne il nido, si- avventura. propri della nostra gioventù. tuato a metà della liscia parete di un picco ancor E' stata particolarmente curata la fotografia in vergine. Matura in loro un meraviglioso progetto : modo da rendere con il miglior tono e la maggior salire sulla parete, raggiungere il nido, legare alla plasticità possibile, l'infinita gamma di colori e di zampa di un aquilotto una piastrina che reca il forme del fantastico scenario dolomitico del « Giar- nome di Giorgio Graffer, in modo che, diventato dino delle Rose ». esso una grande aquila, il nome del purissimo eroe Un nuovo apporto è stato compiuto quindi alla sia portato a lungo negli spazi azzurri della mon- cinematografia alpina, che in questi ultimi tempi tagna. Conquistare infine la montagna, recando ha fatto grandi progressi e che molto deve miglio- sulla cima ancora intatta il segno dei ragazzi di rare ancora ed aumentare ancora, per soddisfare Mussolini. Partono, l'ascensione si svolge regolar- la nostra volontà di realizzazione e di compendio mente, pur tra grandi difficoltà, fino al nido dove artistico di questa grande montagna e di coloro applicano la piastrina a un aquilotto ancora im- che ne fanno (la-getto del loro entusiasmo e Cella plume. Ma sopraggiunta la madre e impegnata con loro audacia. Mario una lotta furibonda, un colpo d'artiglio alla mano fa precipitare il capocordata che, pur trat- vedi ili. ficeri testo a Pag. 32 tenuto dal compagno per mezzo di un chiodo, si ferisce piuttosto seriamente. La volontà di vincere è in loro talmente ostinata, che riescono a rag- giungere ugualmente la vetta. Costruito l'ometto, SOCI sopraggiunge ormai la notte. Sono costretti a bi- 40 vaccare sulla cima, con Mario in gravi condizioni. Fate propaganda mando G.I.L. di Locana, per la sua proficua attività Il Trofeo della Montagna del C.A.I. estiva ed invernale. Il Comando Federale G.I.L. di Aosta ebbe una nuovamente assegnato alla G. I. attività continua, pulsante e fattiva in tutti i campi dell'alpinismo. Dalle grandi manifestazioni di massa alle ascensioni di cordate isolate, dai di Aosta. corsi di addestramento di tecnica alpinistica e scia- Urla alle conferenze culturali ed alla proiezione dl pellicole cinematografiche. Un'attività irradiata dal Anche nell'anno XX il trofeo della Montagna centro — Comando Federale — alla periferia, fin del C.A.I. è stato vinto dalla G.I.L. di Aosta. che nei più lontani Comandi G.I.L. di Fascia. per rav- dopo un serio e proficuo susseguirsi di manifesta- vivare in tutti i montanari la più fervida passio- zioni, ebbe nella consegna dell'Alpino in bronzo il ne alpinistica ed il culto della montagna. più ambito premio. L'attività di questo Comando Federale ebbe ini- zio nel gennaio del 1941 con la a Giornata dello Un prezioso esemplare della flora Sciatore » : mille organizzati, in cento pattuglie, raggiunsero cime classiche per itinerari sciistici, e, questa, fu la migliore selezione per la grande alpina a servizio dell' autarchia staffetta sciistica invernale: la a Maratona Bian- ca » ; che, iniziatasi ad Aosta il 28 febbraio, con un percorso di 510 chilometri, impegnò cento fra i del farmaco in Italia. migliori giovani fascisti alpini sciatori della Valle di Aosta, attraverso 15 valichi alpini e quattro Prof. Piero Mascherpa ghiacciai; i giovani che dovettero lottare contro il maltempo dettero una pratica dimostrazione di La flora alpina non contribuisce soltanto a for- addestramento, meritandosi il plauso del Presi- mare quel meraviglioso giardino i cui smaglianti co- dente Generale del C.A.I. lori appagano lo sguardo di chi percorre la monta- Duemila giovani fasciste furono mobilitate il gna con spirito d'artista e di contemplatore, ma co- 19 Luglio per la « Giornata della Montagna » per stituisce anche un patrimonio di notevole impor- Reparti Femminili, che su cime di non gravi dif- tanza per la medicina. ficoltà, e non molto elevate, dettero segno della Sono a tutti note le proprietà curative dell'as- perfetta messa a punto anche in attività alpini- senzio (Artemisia absithium L.). dell'aconito (Aco- Mica. nitum napellus L.), dell'adonide (Adonis vernalis I Giovani Alpieri, Il 30 agosto si impegnarono in L.), dell'agarico bianco (Poliporus officinalia, Fries). una grande manifestazione di massa : l'Olimpiade dell'arnica (Amica montana L.), della belladonna Alpina; le mete raggiunte furono degne della at- (Atropa belladonna L.), della digitale (Digitalis trezzatura fisica e morale dèl battaglione impegnato. purpurea L.). del ginepro (Juniperus communis, L.), Una settimana dopo, a Ceresole, l'8 Settembre, del lichene islandico (Cetraria islandica, Acharius), i giovani fascisti della Provincia di Aosta ',ri- della genziana (Gentillna lutea L.), del felce ma- sero in consegna la fiamma ed il messaggio della schio (Dryopteris filiz. mas, Scott), delle diverse sp2- « Staffetta Alpina del Vallo Littorio ». Questa ga- cle di Pinus (Pinus silvestris L. ; Pinaster, Solan- ra indetta dal- Comando Generale della G.I.L., che der ; P. pinea L., ece.), dell'uva orsina ( Arctosta- uni Mentone a Sussak, in un tracciato di 2430 phylos uva urgi, Sprengel), per citare soltanto le chilometri, fu senza dubbio la più entusiasmante droghe medicinali contenute nella Farmacopea Uf- sagra della gioventù montanara : attraverso i pae- ficiale. saggi del Monte Bianco, del Castore, dei ghiacciai 31.t numerosissime sono le altre specie alpine che del Rosa, i giovani fascisti della G.I.L. valdostana servono alla medicina popolare, medicina che. pur •-s- dettero prova della loro perizia e del loro senso sendo empirica, rappresenta assai spesso il frutto di agonistico. una esperienza tetypeutica secolare cui non si deve Una manifestazione particolare del Comando Fe- togliere ogni importanza, se di volta in volta ac- derale G.I.L. di Aosta, fu la e Leva della Montagna cade che lo studio severo degli scienziati vi svela per Boiata » ; presero parte tutti i Comandi G.I.L. interessanti e talora preziosi fondamenti di verità. della Provincia, che educano i ragaz71 alla mon- Sono di questi ultimi anni alcuni studi (Garello) tagna per poterli riaffermare, poi, nelle varie sele- sull'Erlophorum alpinum L. ed altri dello stesso zioni che man mano saranno a loro sottoposte. A. che hanno stabilito non trascurabili azioni sul- Oltre queste sei grandi manifestazioni, che sono l'organismo di alcune tra le piante più caratteris; ,- il fulcro dell'attività alninistica del Comando di che della montagna e perciò più care agli alpinisti, Aosta, si possono considerare ancora il Campo Fe- come il ceruleo miosotis (Myosotis palustria. Lam l derale Maschile di addestramento sciistico a Porta e la stella alpina (Leontopodium alpinum, Cassini) Littoria, la Settimana sciatoria femminile a Co- nata al cospetto delle nevi eterne. E se qualcuno gne, il Campo Femminile di addestramento selisti- forse vorrà osservare che almeno tali piante do- co a Cervinia, Il Campo Estivo Federale Maschile vrebbero essere lasciate nel puro dominio della Poe- a 011emonte, il Campo Estivo Federale a Cogne ed sia, io, come medico e come alpinista, rispondo che. infine la partecipazione al Campo Invernale Na- come spesso la montagna cura le infermità dello zionale per organizzati della G.I.L. a Dobbiaco e spirita, è bello che curi nuche le infermità del corpo al Campo Estivo Nazionale per Prealpieri a Selva con quei farmaci che. formatisi in piaghe eccelse di Val Gardena. e quasi più vicine a Dio. ritraggono forse di tale In primissimo piano si devono ancora conside- vicinanza particolari virtù. rare gli undici corsi di addestramento su roccia o E' stato anche dimostrato che il clima di monta- ghiaccio: e in particolar modo quello Federale gna con i suoi molteplici fattori collegati, per esem- presso il rocciodromo della Scuola Militare di Al- pio, alla costituzione dell'aria e alle speciali radia- pinismo di Aosta. zioni, può incidere notevolmente sul contenuto di A complemento di cosi grande attività alpinisti- quelle sostanze o principi attivi che nelle plant,, ca, il Comando Federale G.I.L. di Aosta organizzò medicinali sono responsabili delle azioni curative ia n servizio tecnico-logistico del Campo Nazionale esse esplicate. Alpino di Cervinia per gli Alpieri della G.I.L. E' venuta ora la volta di una pianta alpina che Furono, In complesso, 272 le ascensioni effet- è destinata ad acquistare un notevole interesse in tuate in inverno ed estate; da ricordare le ascen- questo momento di grande- impegno per il nostro sioni della Compagnia Avanguardisti Alpini della Paese teso verso la Vittoria, momento in cui sul Scuola di Fabbrica della S.A.N. di Cogne conside- fronte interno si stanno combattendo lotte non meno rata fuori gara e la assoluta nel a Trofeo Provin- aspre che sui fronti di guerra, come sono quelle &l- ciale del C.A.I. e, assegnato, quest'anno, al Co- l'autarchia. 41 Un delicatissima settore dell'autarchia è quello dei farmaci: dico delicatissimo inquantochè nel Itinerari sciistici nell'Appennino Centrale campo dei farmaci, a differenza di altri, non sono possibili adattamenti che con tengano conto delle supreme e più fini esigenze della Terapia. Molte dro- Monte Rotella, m. 2127 ghe medicinali provengono da paesi extraeuropei e specialmente dall'Asia e dall'America : nelle attuali Ing. Carlo landi Vittorj contingenze, Il loro rifornimento è impossibile, sic- eh?', esaurite le scorte, esse scompariranno dal mer- la cima più elevata di una lunga ed isolata cato, privando la medicina di preziosi ausili tera- catena montuosa, che svolgendosi in direzione Nord- peutici. Ovest ha inizio a Rivisondoli con il Monte Calvario, Ncn sempre è possibile coltivare nel nostro Paese si abbassa poi per rialzarsi coli lieve pendenza a tali piante, nonostante che l'Italia con la grande Cima della Fossa ed infine culmina con il Monte varietà delle sue condizioni climatiche, sia in una Rotella ; di qui, degrada con la Cresta di Pietramag- situazione particolarmente privilegiata. In questo glore sulla pianura di Sulmona. caso sorge il problema se sia possibile sostituire con Durante la traversata si gode di un magnifico droghe nostre quelle di importazione. panorama sulla vicina Maiella e sul Parco Nazionale Studi sistematici in questo senso si stanno facen- di . La traversata è consigliabile dopo ab- do nell'Istituto di Farmacologia della R. U. di l'avia bondanti nevicate che permettono una magnifica di- e:a me diretto. Tra i risultati più interessanti ottenuti mi piace scesa sino a Pettorano sul Gizio, a m. 625. CARATTERE DELLA GITA : Sia la salita, che la tra- rilevare qui soltanto quelli riguardanti l'impiego te- versata sono adatte anche per sciatori poco pratici rapeutico del Ithaninus alpina L. che possiede tutti di alta montagna; la discesa, pur essendo facile, i requisiti per sostituire la Cascara sagrada. abbisogna di individui bene allenati, trattandosi di La Cascara sagrada è la corteccia del Rhamnus purshiana D C), rhamnacen che cresce spontanea- circa 1350 metri di dislivello, parte su pendio li- mente nell'America settentrionale e che è molto co- bero e parte in bosco. nosciuta per le sue virtù purgative che la rendono CARTA TOPOGRAFICA : Foglio Palena N. 153 IV del- soprattutto utile per la terapia delle forme croniche l'I.G.M. 1:50,000, • di stitichezza. Come tale. oltrechè essere compresa LocaerrA E MODO DI APPROCCIO: Con le FF. SS. al- nella F. U., entra nella preparazione dl numerose la stazione di Rivisondoli-Pescocostanzo, sulla linea specialità medicinali di largo impiego. Sulmona-Calanello. Per trovare il modo di sostituire la Cascara sa- PERNOTTAMENTO a RiviaQnd0li O a Pescocostanzo, grada, noi abbiamo intrapreso lo studio sistematico In numerosi alberghi. delle specie appartenenti alla stessa famiglia della EQUIPAGGIAMENTO di media montagna, consiglia- Cascara, le quali crescono spontaneamente in Ita- bili le pelli di foca. VETTOVAGLIAMENTO al sacco; viveri a Rivisundoti lia. Esse sono in numero di 10: tra tutte la nostra attenzione si è subito rivolta al Rhamnus Alpina L. o a Pescocostanzo. ehe ha il sun habitat localizzato nelle zone di mon- ITINERARIO: L'intero percorso sino a Pettorano sul tagna, per i motivi cui ho più sopra accennato. Le Gizio è di icrca Kin. 18, dei quali 10 in leggera ricerche eseguite sii questa specie sono state for- Km. 6-7 in discesa, e circa 1,5 in piana. tunate. Si esce da Rivisondoli seguendo la carrozzaldie Il Rh. alpina è un alberetto che raggiunge anche per Pescocostanzo; subito dopo la croce, si volge a l'altezza di 3 metri, frequente in tutta la zona al- sinistra (Nord-Est) e ci si dirige verso la creata l•!na ed appenninica sepre i 1000 metri. Sulla Alpi che degrada da Monte Calvario, m. 174:1, verso Il è particolarmente frequente sulle Marittime, Coste paese. Per raggiungere tale cresta, si traversa dap- e Graie. La fotografia riprodotta fuori testo riguar- prima un valloncello per poi salire l'orto versante da alcuni esemplari rigogliosi in località di S. Desi- Sud di Monte Calvario, generalmente con neve dura derio Terme (AoSta). sulle pendici del M. Crammont. e gelata a causa dell'esposizione. In circa i ora si Nelle Alpi Orientali esiste il Rh. alpina nella varietà raggiunge la vetta sulla quale trovasi una grande a Iiiirica .. Sull'Appennino si trova abbondantissi- croce. Da qui, bella vista su Pescocostanzo e Roc- ma in alcune zone esule ad es. sull'Appennino pa- caraso e sul vicino Piano dell'Aremogna. vese. sempre sopra i 1000 m.. ad individui isolati Dalla vetta del Monte Calvario si divalla di una nelle praterie soleggiate. Nell'Appennino toscano cinquantina di metri ad una sottostante sella che si esiste il Rh. alpina nella varietà a glaucophylia ». può, volendo, raggiungere direttamente da Pescoco- La specie è frequente anche in Abruzzo. stanzo. salendo per il pendio orientale del monte. Per i caratteri botanici oltrechè per le sue ca- Da questa sella, sempre lungo la cresta larga e fa- ratteristiche di habitat, si distingue nettamente cile, con lievi sali e scendi, ma sempre in lieve sa- dalle altre rhamnacee che crescono in Italia, alcune lita, si raggiunge Cima ►iella Fossa e, poi, la vetta delle quali sono relativamente rare ed altre con del Monte Rotella, m. 2127 (ore 3-4)). scarso contenuto di principi attivi. Durante la salita, magnifica vista sul Piano delle Da opportuni studi farmacognostici e farmacolo- Cinque Miglia a sinistra e Piano Quarto Grande a glei è risultato invece che il Rhamnus alpina ha destra, come pure sulla parallela catena di Serra un contenuto di sostanze attive ed esplica un'a- Ciammaruchella e M. Pizzaito, allettante per i suoi zione farmacologica pari se non superiore alla Ca- magnifici pendii nevosi. mara sagrada, e ciò probabilmente grazie alla par- Dalla vetta del M. Rotella (meglio ancora dalla ticolare influenza esercitata dal clima di montagna sua nntieima settentrionale, che consiglio .11 rag- che, incidendo sul metabolismo della pianta. incre- giungere). bella vista sulla Valle del Gizio. sulla pia- menta la formazione di sostanze ad azione curativa. nura di Sulmona e sulla sottostante cresta di Pie- I controlli clinici depongono anch'essi per ua'azione tra maggie re. uza dubbio interesyante e del tutto uguale a qnella Per la discesa, a seconda delle ~dizioni della della Cascara angrada. neve in basso, si possono scegliere due diverse dire- SI tratta duneete cui un Szleliro ed utile apporto zioni e alata; la lila corta, a Rocca Pia, sita a me- ree:1r° all'autarchia dei farmaci nel campo delle dre- tri 1040; la più lunga, a Pettorano sul Gizio: que- ghe medicinali purgative. Il nostro paese non !►a sta, naturalmente, di gran lunga più divertente e più bisogno di importare una droga americana utile di maggiore soddisfazione. alla salute del suo popolo, perchè esso stesso ne Nel due casi, dalla vetta si discende dapprima per produce in abbondanza l'equivalente entro la cer- il ripido fianco Ovest del monte, sino ad una sot- chia delle sue Alpi maestose, Fui .lassi deirAppeo- tostante conca compresa fra la vetta ed il cocuz- nino, spina dorsale che regge l'Italia protesa vigo- zolo tondeggiante di uno sperone del monte, che si rosamente a vigilare il Mediterraneo che non può dirige verso Est e che è quotato m. 1990. Da q••i -i casere che nostro. segue un valloncello che degrada dolcemente in di- 49 rezione Nord, sino a quando la sua pendenza si ac- W3

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Ot==6,331 i2,15 .&\ hetta."93443-w '‘ ceziltla cd esso si trasformi in un canalone (q. 1950) Ci si dirige all'ultimo di tali canaloni, che si sor- (ore 0,10). Qui occorre decidere dove si intettoe passa in alto, sopra ad alcune rocce, per poi divai- discendere .p..r,11\ ora le due vie diverg.no. hire per rado e basso bosco. Sempre discendendo, si Per Rocca Pia è conveniente attraversare in quo- punta verso il Colle del Fondo, il quale crea con le ta il ripido pendio, in direzione nettamente Ovest, e pendici di Pletraniagiore un valloncello ben visibile poi discendere sino al bosco. dirigendosi sul pae- dall'alto e terminante alla fine, con un caratteristico sello. sempre visibile durante la discesa. Porre atten- scoscendimento del suo lato sinistro orografico. Si zione alle placche gelate che è facile incontrare. In discende sempre con divertenti scivolate sino alla pieno inverno, su tale versante del monte. Con buo- testata di detto vallone che si imbocca, - percorren- ne condizioni di neve, si raggiunge l'abitato di Rocca done il lato sinistro poco distante dal fondo. Tale Pia, pittoresco paese posto su di un poggetto roc- fosso è tagliato dalla rotabile ad uu poutieello. cioso, a m. 1040. e la carrozzabile (ore 0.40-0.50i. SI discende sulla strada, la si attraversa vicino Da qui per la rotabile di km. 11,8 al paese di Pe:- ai pali della forza elettrica, e si seguita la discesa turano sul Gizio. sul versante Nord di un poggetto che, sul lato sini- Discesa su Pettorano sul (Ozio. Volendo, invece, stro, precipita dirupato sul sottostante .fosso. Sia- discendere direttamente su tale localitA, giunti al- mo ora a quota 780 circa (ore 1,10-1,2”) r convie- l'imbocco del canalone, scendere per il anedesimo ne togliersi gli sci per scendere a piedi nel sotto- una cinquantina di metri, per poi seguire il fianco stante fosso, dirigendosi preferibilmente verso de- Nord dello sperone sopracitato, quotato m. 1990. Si stra. Si segue il letto del torrente per circa 3-100 scende lungo tale pendio, sino a quando si Incontra metri, si passa sotto un ponte, per risalire la car- il bosco. Lo si attraversa sulla propria destra. senza rozzabile che in eir..a Km. 1.5 conduce a Pettorano però trcppo discendere e ciò allo scopo di passare (ore 0,15-1.55). Da qui alla stazione delle FI". h :4. sopra ad alcuni canaloni dirupati che occurrerebbr. (ore 0.15-1.50). aar:uie:iii. prima discendere e poi risa:ire. rodi ili. fuori ltelo e rag. 31 4) Ieri che danno immediata la sensazione della con- quista faticosa della montagna e del sereno domi- Gianfranco Campestrini nio del cielo. Lo scorcio felice del ragazzo che porta la me- renda al padre arrampicato su un albero contorto, e « L'ora del' sale a con la mucca che lambisce le pittore di montagna meni del montanaro, sono visioni arcadiche che ci faranno guardare con maggior simpatia i mon- Emilio Bernasconi tan.:ri da noi incentrati nelle nostre ascensioni: il Campestrini, uomo di cuore, ci Presta i suoi ce- di' per vedere meglio. La maturità tecnica del E' un figlio dell'arte: il padre, Alcidc Cam- pittore e la stretta relazione fra le sue opere e la pestrini, fine e valoroso pittore scomparso da due natura, si manifestano in ogni suo quadro, con anni, fu il primo maestro dei suoi due figlioli, Al- la ricerca continua dei mezzi di espressione sempre eide Ernesto e Gianfranco, che crebbero in un am- più perfetti, più aderenti al tema, che si sviluppa biente di arte e di bellezza. Raggiunta la piena e si snoda e si concretizza sorretto e chiarito dal maturità di intuizione di espressione, i due artisti sentimento di fraternità umana e dalla soda cul- rivelano nelle loro tele con diversa impostazione tura che lo spinge a indagare, ad approfondire, a e con ritmi diversi, la loro personalità: Gianfranco perfezionare concetti e tecnica. è ora certamente uno dei più conosciuti e convinti Infatti, nel Campestrini la sensazione e le im- pittori di montagna. Quadri suoi sono riprodotti pressioni non si esprimono con l'immediatezza de- su tutte le riviste nelle quali si parla di scalate gli istintivi, ma sono rielaborate, rivissute. ripen- e di ascensioni, e alla mostra di via Brera abbia- sate. Dal bozzetto originale scaturiscono idee che mo visto passare i più noti scalatori lombardi che, si plasmano, si moltiplicano, si perfezionano, si commossi, riconoscevano le cime conquistate, si completano. Da un piccolo bozzetto con una croce indicavano le vie tentate e trovate, su quei quadri che stende le sue braccia in primo piano sullo presi dal vero, studiati con amore di artista e sfondo di una cupa roccia, si passa al grande qua- scienza di scalatore, resi con sensibilità di toni e dro « Pensiero alla Croce - L'Angelus » nel quale con un senso dell'aria e della luce che fa restare l'ora vespertina, il movimento delle figure intorno perplessi quanti ignorano come i colori e i profili alla Croce, le tonalità degradanti verso l'alto, l'e- si presentano in alta montagna netti, decisi, cru- quilibrio delle masse, danno una immediata e pro- di, taglienti come non lo sono in pianura. fonda sensazione del pathos che pervade l'artista Visitando la mostra e più ancora lo studio del nella sua febbrile creazione e nella accurata rie- nostro pittore, si resta commossi per la mole di laborazione delle sire impressioni. In questo. ernie lavoro compiuto. Se l'opera d'arte deve rivelare in molti altri quadri, ciò che più ci colpisce è il il paese dell'artista, la sua personalità morale e senso dell'ora che determina luci, ambienti, sensa- la relazione fra la sua anima e la natura studiata. zioni : in quelle tele è colorito l'attimo fuggente. Il Campestrini ha pienamente raggiunto lo sco- In molti lavori Campestrini predilige l'ora che po : queste tre espressioni balzano evidenti, sincere, segue il tramonto e ammirando il quadro s!•ruhri e chiara dalle sue opere. di veder mancare la luce a liceo a poco e smor- Figlio di Trentini. egli sente cantare nel cuore zarsi, svanire, e scomparire tutto, nella notte in- la poesia della montagna. Davanti alle cime ne- (allibente. vose, alle guglie che si alzano verso il cielo, egli In altri. nei quali la vita trionfa nell'orgoglio ritrova stesso. Le sue tele ci parlano di questa degli scalatori e delle guide, una tavolozza calda, sua predilezione e ci rivelano anche la personalità mi vigore di costruzione sembra risveglino le mon- dell'artista pieno di umanità e di amore per i tagne che si emano in un'atmosfera inenntlest.ente forti e per gli umili. Egli sente la poesia della e acquistano vita in un'aureola di colori. La luce e montagna, abitazione e conquista dell'uomo, e po- il volere, infatti, dominano nelle sue tele: nel chi pittori dedicarono, come lui, tanto amore allo grande quadro « Ritorno dall'ascensione » le figure studio dei montanari e degli alpinisti : suoi mo- ricevono valore P volume dal contrasto fra la In'" delli preferiti sono, infatti, coloro che della mon- livida dell'alba che entra da una fineatra, e la tagna hanno fatto un culto, una passione. vampa del fuoco, che in un gioco di bagliori e di Quando nei anoi quadri vi è l'uomo, questi è il controluce costruisce. scolpisce potentemente mu- protagonista. Ricordiamo « Via nuova »: due guid.• scoli e lineamenti. Belle figure vive, parlanti, at- studiano la roccia che sta davanti a loro; col tive quelle del Campestrini: sono i caratteri, sono movimento. misurato e lo sguardo intento, campeg- le anime che si svelano, si rivelano nell'opera Cel- giano in primo piano, mentre dietro si disegna i' l'artista. Per parlarti solo dei più noti suoi ritratti. fianco della montagna ben studiato nei toni e nei ecco Emilio Comici che sorride scanzonnto: ecco rapporti perchè acquistino valore le due robuste Oreste Viganò, il popolare Zio, maestro e capo figure. Ricordiamo i « Boscaioli » e i « Montanari cordata dei rocciatori, serio, aggrondato. esprimente dell'Ossola a. vivi. parlanti, con i loro visi arsicci. una ferrea volontà da tutti i pori; ecco il Lon- con gli occhi usi a contemplare dall'alto, col loro goni arguto e allegro compagno di scalate, e i incedere cauto e sicuro. visi adusti, intenti del Roveda e di Amato Colombo. Belli e forti anche i ragazzi dipinti dal Catn- I loro tratti, espressi con pennellate rapide, inci- pestrini: sembrano le vive documentazioni •delle sive. In audaci studi di piani, in sapienti centra- correnti di simpatia che si stabiliscono fra i mon- sti di ombre e di luci, rivelano la delicata sens!W tanari e coloro che della montagna sentono la litA cromatica, l'impostazione larga e vigorosa, lo poesia. Ricordiamo due quadri: « I figli della gui- studio accurato del soggetto nel fisico e nell'ani- da » ed « Eccoli in vetta ». Nel primo, è commo- ma : si ha dai volnmi e dai toni l'immediata im- vente lo sguardo col quale i ragazzi seguono in- pressione del vigore dei loro corpi, dell'aria che li tenti, fieri, e nello stesso tempo timorosi, l'ascen- circonda, dello spirito che li agita. E il rampe- sione del padre; nel secondo commuove ed esalta girini si compiace di rievocare i compagni di ascen- lo scatto entusiasta dei ragazzi che salutano alla sione e di bivacchi e i ricordi affiorano, gli aned- voce ed agitando i cappelli, i vincitori della mon- doti fanno rivivere le persone. Quei quadri rimar- tagna. Figure vive, guizzanti nell'aria limpida, in ranno nel tuo studio, caro Gianfranco: i privati netto contrasto con la montagna fredda, dura. ar- non amano quelle figure e preferiscono i tuoi cigna. paesaggi : gli Enti, che forse deciderebbero fermar- Piace al Campestrini questa ricerca di contrasti ne una galleria, forse non lo possono fare. Ma tu, che nel • Saluto di aquile » raggiunge un'alta certo. continuerai a dipingere le tue guide. i tuoi espressione: le figure, potentemente costruite, montanari e continuerai a parlarne con gli occhi strette in un solido blocco che si erge sulla vetta. lucidi di commozione. salutano gli aeroplani che lievi si perdono nelle 44 nubi. Contrasto di atteggiamenti, di linee, di co- e, j1/. fuori testo a pag. 10 alle ossa e nure le funi non possono venir protette da questa doccia. Si attraversa all'altezza del lo Cronaca alpina tetto con delicatissima manovra (5 chiodi) poi, ca- ■■ ■ landosi 5 in., si compie un pendulo laterale sin. di AIMM 1 0111 11MM 2 m. sino ad afferrarsi a piccoli appigli, vinti i quali si raggiunge un comodo punto di fermata a PUNTA SCHILTEN. tu. 2%10 - l'UNTA TRIESTE, m. 150 m. circa dalla base. Seguendo un diagonale tra- 2729 (Alpi Peni:dite Spartiacque Lis-Sesia) - 1° per- verso si giunge ad uno spigolo verticale, totalm. eseiro delta cresta fra le due rette. — Enrico Pons privo di appigli nel 1° tratto di 10 m. da superarsi (8ez. Torino e Chirasso). Vittorio Satta (8ez. To- con l'aiuto del chiodi, poi si può arrampicare e rino), Aldo Tuta.' (Se:. Milano), 25 agosto 11)41-XIX. guadagnare d( po 70 m. una serie di piccole cenge alla base di 3 lisce verticali fessure, uettam. visi- Questa cresta, ben visibile da Gressouei S. Gio- bili anche dal nevaio alla base della pan-te. Si at- vanni, dove è denominata « cresta del diavolo », tacca la parete pesta tra le fessure centrale e oca:- congiunge le due punta :zehliten e Trieste con an- dentate, con appigli rovesciati e, con spostamento damento SO. per una lunghezza di in. 1300 e. Dal %arso d. si sale diagonalm. sin sotto un tetto, poi. lato di Gressonei precipita quasi verticale con gran- con traversata a sin. si supera il tetto (chiodi) spo- di balze rocciose rossastre mentre verso la canea (li standosi ancora diagonali:i. verso d. sino allo spi- Valdobbia le balze sono di minore aitezza, pur con- gelo sin., formato dalla fessura occidentale. (Bi- servando il loro aspetto di imponente ripidezza. vacco su piccoli appoggi che non permettono neppure Partiamo la mattina del 25 agosto da Grassoni di sedersi). Si continua per lo spigolo sino n supe- S. G. (Frazione Valdobbia) ed impleghiamc due (re rare uno strapiombo (chiedi) di massi incastrati ohe per giungere al colletto sotto la I'. Schilten, dove formano un terrazzino. La fessura ora si chiude inizia la cresta. L'attacco è costituito da uno spa- con un liscio straplembo, spperato il quale sulla pa- rane di roccia incita:dissi:11a alto c. 10 m, cui se- rete a sin. (chiodi) e rientrati nella fesaura. tenen- gue uno spigolo ((nasi verticale alto e. 80 m. con dosi sempre sulla parete sin., si continua sino ad appig,1 maialcuri (tratto più diff. can passaggi m.:1- incontrare in un punto una serie di enormi mobilis- tu esposti se pur non eccessiva'''. diff. Chiodi im- simi blocchi sovrapposti e di placche, dopo di che piegati N. 1). Superato lo spigolo, inizia la cresta per una faticosa fessura si sale sino ad una piccola di roccia salda il cui percorso attraentissimo è ces- (-engin che continua fra 2 massi, troppo stretti per stituito da una serie di spanto:il e gendarmi che passarvi (chiodo di sicurezza). Si aggira a sin. uno offrono una interessante e divertente arrampicata. spigolo, per proseguire fra massi mobili, si arriva A due terzi del percorso travasi una paretina stra- casi ad uno stretto passaggio Ira uno spuntone piombate alta in. 6, che si supera con piramide la parete. Si è ormai a 100 m. dalla vetta. Le diffi- umana (1 chiodo) ed in fine si raggiunge la quota cena vere qui hanno termine. Si può ormai salire alto 5 m. Dalla quota 2C49 secrule al colletto come si vuole per serie di cenge e rocce rotte. Noi 2649 per m-zzo di un interessante canalini verticale. scegliamo la via più diretta alla vetta, prima -per sotto alla P. Trieste ove termina la cresta rocciosa. cenge, indi con delicata traversata si aggira uno Dall'attacco, al colletto sotto la P. Trieste, ore 5,30 spigolo verso sin. entrando in un canale in parte di effettivo percorso. La traversata costituisce una friabile, poi per una fessura a sin, molto friabile ottima palestra d'arrampicamento. Discesa per ri- sino nd una canta quasi sotto la vetta, Per rocce pido canalone di rocce e zolle erbose alle Alpi Cial- abbastanza facili si arriva a (1. 2 m. dall'ometto frezza e quindi per sentiero alla frazione Valdobbla vetta. Tempo impiegato: ore 30; arrampicata effet- di Gressonei S. Giovanni. tiva : ere 20; chiodi adoperati: n. 41 (di cui 9 la- s lati in parete) : difficoltà : 60 ; altezza della parete PUNTA DELLA SFINGE. M. 2800 (Monti del Misi- m. 500.c. no - Nodo del Ligoncio) - la ascensione per parete N. — Nino Oppio (C.A.A.I. Milano), Stefano Duca (Srz. Milano), agosto 1941-XIX. CASTI:LI-ETTO Isruaioas DI VALLESINEI.I.A, 121. 2595 Dal Rif. Brasca si segue una traccia di sentiero (Dolomiti di Brenta) - Nafsea aia - Umberto Pacifi- lungo la Val Spassato, sino all'Alpe Arnasca, poi co (Re:, Trieste), Antonio Vellat (Se:. Trieste), per gande e neve si raggiunge la base della parete: li settembre 1941-XIX. ci si sposta e. 80 m. a d. dal centro, sino ad un N.d.R. - E' semplieem, una variante di altre due grande tetto che sormonta una placca delimitata vie parallele, distanti l'una dall'altra di pochi ni.: da una fessura-colatolo. %ed! Riv. mens. 1938, p. 275-76 e 1931)-40 p. 167-151. Si attacca la placca al centro, spostandosi verso Elevatisi all'altezza della la cengia per li cami- d. sin sotto il tetto, poi, con una traversata deli- no della via Heinemann, si segue tale cengia verso cata a sin., aiutandosi con 2 chiodi, si raggiunge (I. fino a e. lo m. oltre la perpendicolare dello spi- la fessura a colatolo (cola abbondantem. acqua), golo caratterizzato da un tetto giallo ben visibile si supera uno strapiombo a sin., poi, salito uno dal basso. SI sale obliquam. verso sin. per un cana- sdrucciolo a d., si arriva ad una serie di cenge so- lino detritico molto friabile fino sotto una parete vrapposte che portano all'inizio di un camino, chiu- rossastra ,:he si supera arrampicatati(' diagonalm. so in alto da un tondeggiante tetto. Salendo la verso sin. per e. una lunghezza di corda (straordi- parete di d., si guadagna un buon posto di fer- naria'''. diff. 7 chiodi), portandosi sopra il tetto tino mata, innalzandosi e. 10 m., per una difficilissima a raggiungere un terrazzino (un chiodo per assicu- fessura e -mirate in un pulito leggerm. strapiom- razione). Si continua per una fessura diff. (un chio- bante, si raggiunge un altro piaccio p- sto di fer- do). indi ci si porta sul filo dello spigolo che si segue mata (chiodo). Raggiunti dal 20, si vince un diffi- esattam. malgrado qualche m. n d. rocce meno diff. cilissimo tratto di 5 m. al cui termine si mette un invitino a spostarsi. (A questo punto la coniata chiodo che serve a calarsi con l'aiuto della fune Avanzo-Vellat in un precedente tentativo aveva de- e spostandosi a sin. sotto una fessura che viene viato completam. a d. raggiungendo diagonalm. lo raggiunta dopo aver superato un piccolo strapiombo parte sup. dello spigolo Mizzi). Si procede cosi per tondeggiante, ccn difficoltà sempre maggiore si sale e. 30 m. in arrampicata molto diff. e delicata, giun- lungo questa fessura che oltre ad essere liscia e gendo ad una nicchia giallastra (un chiodo per coperta di muschio, per la sua conformazione rende assicurazione). Da qui ci si innalza per 3 m. diret- l'infissione del chiodi così difficile che, per prose- t im. sopra 11 chiodo, portandosi poi verso sin, !am- guire, sono necessarie vere a( robazie. Dopo e. 20 m. mali,, sul filo dello spigolo, in questo tratto sottilis- si nota una piccola sporgenza a d., che si raggiunge simo. Con un'aerea arrampicata di una lunghezza con un passaggio molto diff. (ora facilitato da un di corda si arriva ad una ceugla detritica (omet- chiodo) ; agganciati, per evitare un maggior attrito, to). Si sale senza deviazione alcuna anche il se- alle corde sui moschettoni, si fa salire 11 2° (le guente tratto dello spigolo sdento in questo punto punte dei peduli stanno appena sulla piccola spor- da una fessura strapiombante che si supera diret- genza). Si supera poi un tratto di 2 m. alla Dfilfer tam. (straordinarinm. diff. 2 chiodi e staffa). Su- e, con estrema difficoltà, dopo essersi messi in spac- perata la fessura, si continua su roccia ancora cata sulla parete, si riesce. con un enorme sforzo, molto diff. per e. 15 m in freno spigolo e si a mettere un chiedo nella fessura che ora piega a raggiunge una terrazza abbastanza ampia, ma (le- sin. tendendo a rovesciare ii corpo ; si vincono altri ttitici (un chiodo per assicurazione). Ci si innalza a 15 m. con un lavoro estenuante di carrucola. sin sin. del chiodo per una paretina nera e strapiom- -sotto ad un tetto che, iniziando (la una fessura, si balite, indi sempre arrampicando sullo spigolo per spiata orizzontai'''. per 10 in. a sin., sovrastato a una ulteriore lunghezza di corda si tocca la cima sua volta da un 2° tetto più grande, dal quale cela (ometto all'uscita). Arrampicata aerea. espostiseli- acqua in abbondanza ed ininterrottam. Prima an- ma; difficoltà di 50 ; chiodi usati, lasciati tutti in cora di iniziare la traversata si è inzuppati sino parete ; altezza dello spigolo, e. 170 m. ore 3,30. 45 PALA DEL RIFUGIO (Pale di S. Martino - Sotto- to diedro, ben visibile anche dalla Val Civetta. SI gruppo della Vai Canali) - ascensione parete O. inizia l'arrampicata sales do, per e. 40 ma di rocce — Ercole aaspos i to ( Sotto& di Caloiziocortc), Felice (30) a tl. della via Soldù, pervenendo ad uno stra- Mauri (Sez. Milano), Emilio Galli (Stz. Lecco), 14- piombo di noi poca difficoltà. Superatolo. dopo un 15 agosto 1941-XIX. piccolo posto di sosta- la fessura si innalza vertical- La parete O. della Pala del Rifugio è l'ultima mente per e. ::5 m. e presenta difficoltà di 6° che elevazione della cresta O. del Sasso d'Ortiga, che richiedono malta tecnica e resistenza. Si presagae fiancheggia a N. Il Vallone delle Maghe, nelle Dolo- quindi per '1 diedro lungo la fessura, su rocce malto miti di Primiero. diff. (c. GO in.). Si obliqua leggerai. a sin. lungo Si lascia 11 Rif. Treviso e si segue per e. 10 min. r n brave canalone detritico, al termine del quale il sentiero che porta al l'asso Canali; si devia poi la fessura si erge di nuovo ripidiasana. Una spor- a d. per il a* canalone ghiaioso, che in altri 10 min. genza straaionalanute 0;9 pare a prima vista pre- porta direttam. acc..) Cella parete. SI inizia cluderei al passaggio. ma viene anch'essa superata. la scalata in un rip Ustalsno canale con rocce levi- lat fessura qui s'interrompe lasciando posto ad 1:11 gate (molto diff.) a 25 in. e, proseguendo nel ampio (ragione oltre il quale, per rocce facili, ci si canale — che diven a atip,e più duro — si su- porta alla base della parete teriMale. Si perviene pera, con l'aiuto di (biada, diedro di e. 20 m.. al grande strapiombo giallo che si evita salendo arrisando così sotto hd g :ansie masso alto c. 10 sin. e compiendo una traversata verso d. (50). Si m., a forma di pan la taaloinbante (G° grado): sale quindi ner altri 30 m. su rocce diffidi. raggiun- gendo il camino terminale, cita p:•i'm tte di cal- io si vince con uso 41: r..1..1■)121. Si lascia li canale e si sale decisatu. a a. nel c altro delat parete, per care la vergine vetta. Salita divertentissima su roc- e. 50 m. leggeri. st: uti e scarsi di appigli, cia solida. Tempo, ore 4: altezza della parete e. 350 portandl si con un difficilissimo traverso — a d. m. ; difficoltà, 5° ; chiodi adoperati 6; discesa lunga per e. 10 m. — sotto ad uu tetto. Con l'aiuto di un canalone in posizione oppoSta alla salita me- chiodi, lo si supera, salendo a sin., nella sua lun- diante l'aiuto di corde dai pie. ghezza di e. 6 m.: su di esso trovasi una piccola r. ill. fuori tcslo a pesa il cengia che consente la fermata. Continuando poi per e. 100 m., sempre verticali. ed in aperta parete Tonna rit RABELF: (Dolomiti Orientali - Gruppo strapiombante — per alcune piccole fessure, ci si della Civetta) - l, ascensione par la parrtc NE. - porta a fianco di una grande lingua sporgente, ta m- Armando Da Roit. Carlo Zanvettor. Mario Roteaci- pletam. liscia, che viene a formare con la parete to, Affilio Penasa (tutti Sez. Agordo), 12 luglio stessa un difficilissimo diedro. Can ttu traverso di. alcuni m. verso d. e lavorando di aderenza, si viene ad afferrare con le mani l'obliqua cresta della lin- All'attacco si perviene salendo il canalone r. N. gua ; facendo !tad pressione sui piedi. ci si butta della Torre di riaitele. Si inizia l'arrampicata supa- completata. fuori nel vuoto. Can un arditissimo pas- nitido direttati. un largo camino, lungo e. 40 m. fin saggio alla Dillfer ci si alza per e. 10 m. dopo di e. sto il grande tetto giallo. Si traversa a sin. por- chè il diedro si restringe ; si può, cosi, superare con tandosi ad una grande cengia friabile. al termine un' ardua ascensione diretta a spaccata, l'ultima della quale (1a0 m.) s'intravvede una fessura stra- parte di esso. Superato 11 diedro, appare l'attraili. piombante. Su direftam. per tale fessura (50). Se- l'aperta parete, estrai:un. esposta, sulla quale si guono rocce facili oltre le quali a sin. si attacca li sale verticalm. su roccia buona e, con alcuni tratti camino terininaae. Stipar:Ali i primi 40 m. (4o), si di corda, si raggiunge una bella cengia. Attraversa- perviene ad una forcelletta. Salendo a d. per pa- ta, ohliquando a d., la adagia per tutta la sua lun- rete gialla strapiombante di estrema difficoltà. si ghezza (e. 35 in.) e superando, servendosi di chiodi, arriva alla vetta. Tempo, ore 3; difficoltà, 40 ; chio- un passaggio molto strapiombante (di 6° sup.) sito di adoperati 4. nel mezzo di essa. ci si porta ad un bel posto di fermata. Si presenta qui un'imponentissima e pau- TORRE GRANDE D'AVER.% U. M. 2366 (Dolomiti rosa parete verticale di oltre 200 m. di altezza. Orientali - Gruppo del Nuvolau) - Via diretta albi Interrotta da enormi salti strapiombanti di estrema r ria O. — Enrico De Zan (Sez. Tr('nto), Mario difficoltà. A questo punto, data l'ora ormai avan- Cirielli (Sez. Roma), 2U luglio 1941-XIX. zata, si bivacca. malam. seduti sulla cengia e legati Ci si porta alla base della spaccatura S., a d. di ai cordini fissati eou chiodi alla parete. una baracca militare. Ci si interna nella spaccatura All'alba si affronta il tratto pia duro della pa- e lasciando a d. 11 liscio camino rossastro della via rete, chiave dell'ascensione. Lo si attacca decisam. Nuvolau, si attacca la fessura di sin. (e. 20 m.), al centro in senso verticale, lasciando alla sin. un all'inizio strapiombante e con scarsi e piccoli appi- enorme diedro di rocce gialle .strapiombanti, che gli. Superatala, si prosegue fra blocchi accatastati fiancheggia la parete per tutta la sua lunghezza. passando sotto ad un grossissimo masso per rocce Con ardite manovre di corda tripla e con l'aiuto di bagnate (vedi in Guida Berit. irng. 180, prima va- chiodi, dopo ore di massimo sforzo e tenacia inau- riante via Nuvolau). Si giunge cosi nel canale di dita si vince la dura parete, raggiungendo uno rocce e ghiaia, dove passa pure la via Nuvolan. Fi- stretto passaggio posto tra 2 tetti, che porta ad nito il canale, lasciando a ti. la a tasta » si attacca una comoda cengia. La vetta nen è molto lontana ; la fessura sin. formata da due pareti, una nera a si prosegue sempre verticali. con altri 2 o 3 cor- sin. e una ressa a d. (parte frontale del terarzzu), date su roccia salda con appigli, sino ad un diff. ambedue strapiombanti: La fessura è lunga l2 m. camino che sale verso sin. Vinto anche questo si All'inizio è strapiombante, ma con buoni appigli. raggiunge un canalino che porta ad una piccola cen- SI arriva, cosi, sotto ad un sasso sormontato da gia dalla quale proseguendo diritti per alcuni m. si gendarme, che si supera abbracciandolo. Dalla cima arriva sotto ad un altro difficilissimo strapiombo; del gendarme ci si innalza di alcuni m. nella parete superatolo e proseguendo con alcune cordate su roc- di sin. (molto diff., 2 chiodi) e si traversa quindi ce ricche di appigli, si attinge la vetta. Altezza della a d. su appigli piccolissimi, fin sotto al tetto giallo parete, m. 700; diff. 00 ; ore 32 (compreso il bi- dove la fessura termina. Nella traversata. 3° chiodo. vacco); chiodi 50, lasciati in parete 10; bivacco' a Rocce instabili. Dal tetto, che presenta una fessura circa metà della parete. in alto a sin. si esce a sin. alla Dalfer; ci si Innalza il più possibile. Trovato un appiglio per la mano v. fil. fuori testo a pag. 11 sin_ si abbandona la fesst:ra e si passa decisiti. In parete a sin. Alcuni m. dt roccia più facile e si ANTICHI-4 DELLA TORRE DI PEI SA. m. 2230 (Dolo- arriva allo spigolo. Lo si segue per qualche in., Indi miti Orientali - Gruppo della Civetta) - P ascen- Io si abbandona piegando a d. e par la paretina sione — Armando Da Roit, Carlo Zanvettor, Mario volta verso la Cima S. con qualche difficoltà, direi- Facciotto, Attilio Penasa (tutti Sez. Agordo), 20 tam. In cima. Difficoltà di 4° con passaggi di 5°: luglio 1941-X1X. chiodi adoperati : 3, lasciati in parete: nessuno; N. d. R. - Nome proposto dai primi salitori: Punta ere: 2,30. Agordo; è un rilievo poco individuato del terrazzo III. fuori testo a pag. Il su cui posa la Torre di Falsa. Trattasi di quel gros- r. so pilastro all'estremo angolo SO. di tale terrazzo. staccato da un profondo canalone e da un minuscolo TORRE CANTORE (Dolomiti Orientali - Gruppo • del- intaglio di cresta. (Nota di E. Castiglioni). La via le Tefane) - la ascensione per lo spigolo SE. - è nettam. Individuata e hen visibile, poichè essa Guide Mariano e Ermanno De Toni (di Alleghe), segue la fessura solcante la parete NO. vertleahn. agosto 1941-XIX. dalla base alla vetta. L'attacco a tale fessura si Dal Rif. Cantore per strada fino al Ceppo Can- raggiunge innalzandosi per e. 50 m. su rocce facili. tore, poi si scende per ghiaioni attraversandoli lino 46 La fessura si presenta al vertice del grande ed aper- sotto le rocce di una torre antistante alla Torre Cantore. Si p7o,›egue in salita pure per ghlalonl, raluo Mosca (circa 00 m.); l'altro, dopo qualche obliquando n d. fino ad arrivcre sotto lo spigolo. m. verso J. salendo direttam. sulla sovrastante pa- Lo si raggiunge per rocce facili. Zoccolo (attacco). rete. Altezza dello spigolo, e. m. 300; difficoltà to- L'attacco si trova 4 m. a sin. della verticale dello tali 5^ sup. spigolo. Si sale leggerm. a sin.; si trova un pas- saggio difficilissimo (roccia gialla) fino ad una pic- Cisa oi Mrzco Duetti 07-1 ntali - Cadin eri cola fessura di m. 15 ; segue una traversata a sin. Misurina) - Nuora ria per la fessura della parete per 10 m. Da qui si sale diritti per 20 m. raggiun- — Guida Pietro Mazzorana (di Misurina). Maria gendo una fessura che sale obliqua:n. a d. fino allo Pin neretti (Se:. Roma), 18 settembre 1941-XIX. spigolo (m. 60 e.). Spuntone. Fessura molto diver- L'attacco si trova salendo dal Cadin Conca della tente, perchè roccia ottima, ricca di appigli, facile, Neve verso la Forcella di Pogoffn e precisano alla ma esposta. Dallo spuntone. obliquando a sin. poi a 2° fessura delle 2 che solcano tutta la parete E. d. si ritorna sullo spigolo. Si continua per Io stesso del Cadin di Misuri:m. Questa fessura, vista Bali fino In cima. Ascensione molto bella e intoressante Conca della Neve, si presenta in forma di due gran- per la sua esposizione aerea. per il variare delle di « S U sovrapposte. -S'inizia con 13 ut. alquantt sue difficoltà tecniche e per i buoni punti di assi- diff. ; seguono 40 m. diff. ad un canalone gbale.so. curazione. Altezza, m. 200 e. ; dall'attacco, nette ore Da questo, nuovata. per fessura altri 20 no diff. drt 2,15: difficoltà, 50 ; chiodi adoperati 6, lasciati in dove una paretina alta 20 m. molto diff. porta ad spigolo, neasuno. un terrazzino. Sempre per tessuta si arrampica per et) m ff., sin dove la f:ssura TOREE NE. DI POPENA (Dolomiti Orientali. - Grup- . diff. e moderatala. ti po del l'optata) - la salila per io spigolo SE. - si biforca; a (1. arriva ad una fercelletta, ed a sia. Guida Pietro Mazzorana (di Misurino), Guido proseone !ano alla vetta per 30 m. ancora. La cor- data Mazzorana-Berettib ha seguito In V:11 di sin.. Milaní (Sez. Trieste), L. N. Rossi (sez. Piwenza), in principio diff. con passaggio attraverso un foro. IL Scaramuzza (Scz. Venez;a), 22 agosto 1941-XIX. e poi per lifficoltil in anniento si arriva ad un pas- L'attacco si trova a e. 20 min. dal Rif. Portenti saggio di 5° Int. (roccia friabile) e di qui alla vetta. e precisane ai piedi della 2 2 gola che si incontra sul Altezza della fessurn. in, 200; difficoltà complessive vers. S. andando verso il Corno d'Angolo; si pre- di 40 grado. senta con e. 4 n1. di rocce facili per poi continuare su parete gialla e roccia friabile, presentando iin- Coi. Roto: ; m. 211;:t (Dolomiti Crientali - Gruppo ntediatam. difficoltà straord. (e. 25 no, 3 chiodi). Tofane) - l'ur;unte per la parete SE. - la asecnsiu- Arrivati ad un terrazzino (ometto), spostarsi leg- ne, guida Celso Degasper (di Cortina d'Ampezzo) e germ. a sin., indi su per qualche m. e poi, spostatisi Rinaldo Menardi. 13 giugno 1922: 2a ascensione, a d. si incontra un forte strapiombo. che si supera guida Celso Degasper (di Cortina d'Ampezzo) e direttam. per una fessurina alla Diilfer (chiodo). Luigi Rossi, 14 settembre 1931. Centinuare•per diff. rocce verso d. ad una cengia, Molto diff. Come per Fitta. Il della guida di A. dominata da un tetto strtiplombante, perfettam. sul- Berti pag. 213 della parete SE. del Col Rosà, fino lo spigolo (ometto). SI supera dlrettam. il tetto, con alla larga cengia che si segno sorpassando l'attacco staffa e chiodo (straord. diff.). Si procede diritti della via R. Corry, g. Z. P‘tnponin e A. Minai per per lo spigolo, superando altri 2 piccoli strapiombi e. 80 m. fino alla base del grande spuntone che s'In- (molto diff.) fino al grande terrazzone che segna onlza fino a metà parete: a d. esso, attacco. Si tutta la parete S. della Torre. Sopra, visibilissimo, sale nu caminetto di e. 5 o 6 m.. poi piegando a sia. si mostra lo spigolo giallo strapiombante a forma sempre sulla parete a d. del pilostro, su per altri di dietro, con al suo inizio una paretina (20 m.) 11) in. Da qui si sale su dritti itor e. 50 m. fino ad di difficoltà di 5° (chiodo). Si arriva ad uno spun- una cengia di piccoli mughi, poi alcun: m. verso tone, da dove si inizia il dietro sunnominato. Si d. ad una parete verticale che si supera facendo vince lo stesso da principio con 10 no (molto diff.) 2-3 passi a d. per salire su dritti per brevi tratti poi si supera a sin. uno strapiombo arrivando sotto molto diff. fino ad una cengia erbosa. SI conti- un tetto (straord. diff., chiodo). Vinto il tetto, si nua per una fessura obliqua a d. e poi per parete incontra una fessura che porta alla chiusura del ad una 2' terrazza erbosa un po' inclinata, l'inizio diedro (somm. (DM, chiodo) ; per uscire si traversa della fessura visibile dal ghiaione sottostante. Il ca- a 'sin. con un passaggio (estr. diff., staffa, 3 chiodi) ntino continua obliquantio a d. formando dltdro arrivando ad un terrazzino. Dal terrazzino su diritti su per c. 12 m., poi termina per 3 o 4 m. a fessura incontrando un forte strapiombo (molto diff.). Su- molto esposta e scarsissima d'appigli; viene supe- peratolo, si attraversa verso d. (alq. diff.) fino ad rata entrando prima col braccio d. poi più su a spac- una spaccatura sul vers. E. Continuare dlrettam. cata. (Nella 2' salita è stato messo nn chiodo al- Per rocce non diff. ad un altro strapiombo (molto l'inizio di letta fessura). Sopra si continua piegan- diff., 10 m. dalla spaccatura). Poi verso d. ad un do a d. fino sotto ad una parete strapiombante gial- altro terrazzino da cui parte la fessura che conduce lastra. Da lui per piccola cengia verso d. ad una in vetta. Altezza dello spigolo, m. 180; difficoltà to- fessura formata da una roccia addossata alla pa- tale 5a; ore 5. rete; questa viene superata entrando col braccio sin. perchè all'esterno gli appigli sono alquanto friabili. CIMA GRANDE DI LAVAREDO - M. 2999 (Dolomiti Sopra di :mesta, si perviene ad una magnifica ter- Orientali - Gruppo delle Tre Cime) - ./a satira per razza (ometto). Da qui, traversando per e. 10 m. a lo spigolo SO. — Guida Pietro Mazzorana (di Mi- d. dietro uno spigolo, si entra nell'alta gola alla via surina). Guido Mliani (Se:. Trieste), 28 agosto Corry-Pompanin-Dinuti e per questa alla cima (ore 3 1941-XIX. dall'attacco). Dalla forcella tra Cima Grande e Cima Ovest, si inizia sulla verticale che scende dallo spigolo, a d. CAMPANILE RosA, m. 2050 (Dolomiti Orientali - di uno sperone staccato dalla parete. SI sale per Gruppo delle Tofane) - Nuora cariante diretta sul- rocce .fluo a raggiungere un terrazzino su cui in- la parte terminale - Giancarlo e Gherardo Mellopi combe lo spigolo (e. 80 no, molto diff.). Continuare (Se:. Milano), con le Guide Celso Degasper e a d. dello spigolo, superando una paretina strapiom- Giuseppe Dimal (di Cortina d'Ampezzo), 10 ago- bante (straord. diff., un chiodo). Da qui, cbliquando sto 1941-XLX. leggerm. verso sin. si Menta sullo spigolo, Indi su Il vero attacco del Campanile può essere raggiun- diritti finchò uno strapiombo costringe a traversare to più contodaru. deviando a• 2/3 della grava del verso sin.; si raggiunge qualche m. sopra un ter- vecchio itin. volgendo a d. su d'una cengia che tro- razzino che alla sua d. ha una nicehietta gialla vasi quasi alla base dello spigolo S. del medesimo (chiodi 4, somm diff.). Dalla nicchia su prima in (qui consigliabile cambio delle scarpe). Da qui, sa- parete poi sullo spigolo fino a raggiungere un ca- lendo subito a d. dello spigolo per un canalone di ratteristico sperone, sotto l'incombente strapiombo media difficoltà. servendosi in un punto più in alto giallo (4° e 5° gr.). Saliti sopra la parte pii) alta dI ferri di go.erra, si raggiunge in 20 minuti l'attac- dello sperone, si supera direttam. un piccolo tetto, co. Da qui, salendo la. solita via del camino, si rag'- ]col si tra: arsa verso sin. raggiungendo un terraz- giunge la piccola piattaforma inclinata, dove ha ini- zino sullo spigolo (chiodi 5. estr. diff.). Dal terraz- zio la nuova variante diretta precisam. sulla parte zino si prosegue sempre in spigolo fino a raggiun- terminale del Campanile Rosa. Circa I nt. a sin. gere il terrazzone ove termina la fessura Diilfer (1 dello spuntone che trovasi sulla terrazza e abban- chiodo, 50 gr.). Da gni, mantenendosi sempre sul filo donando l'altra via che volge molto a sin., si sale dello spigolo e superando alcuni tratti di roccia (estremam. diff.), su dritti per e. 6 m. fino ad un friabile, si arriva sulla terrazza che solca tutta la piccolo spuntone per passare la corda, per poi pie- parete S. della C. Grande (chiodi 2. 5° gr.). gare obliquam. verso sin. sempre per parete moli.) Il tratto estr. diff. si può evitare in due modi: esposta e scarsa d'appigli per altri 5 o 6 m. La uno, traversando verso d. e continuando , per il ca- parete che segue è giù meno ripida, tante che si 4 ? può salire direttam. sulla prosa!~ grande terraz- sante del Canale dei Plastriccioni verso le Cave za (in tutto circa 24 m.). Con an»ora alcuni p Issi Cruzze, ri raggiurge facilm. la base delia torre. Con si raggiunge la vetta (ore 2 dall'attacco). media difficoltà si sale un ripido canalino lungo il suo versante a valle: a metà della torre si incontra ALPI APUANE un forte strapiombo che si evita spostandosi per PUNTA QUESTA, 111. 152a. - Diretti/mimo sella una fessura diagonale verso d.. fino a raggiungere, parete O. - Dino Ceecatelli (Se:. Carrara e Osi) in grande esposizione, il versante a monte. Dalla e Giuseppe Licata (Se:. Carrara e Gli), 18 giugno fine della fessura, arrampicando direttam., in breve 1941-XIX. alla cima. La discesa a corda doppia si compie inte- Risalito un poco il canale adducente all'intaglio ram. sul versante a valle. (Complessivam. ore 1,40. tra la P. Questa e il Torrione Figari, e lasciatolo Chiodi impiegati 3). Arrampicata elegante e diver- quasi subito, ci si porta sotto la parete per un cana- tente. lino erboso che ha:e diagonalm. verso d. in dire- ria zione di essa. Si attacca quest'ultima per una placca M. CORCHIA, m. 1676 - Nuore per il ronnipnr N. liscia che porta sotto una gobba rocciosa che si - Giorgio Fiorentini e Luciano Punii (Se:. Viareggio sale direttam. mediante l'aiuto di un chiodo. Per c G.U.F.), 5 giugno 1938-XVI. piccole placala provviste di appigli, si giunge poi SI svolge parallelam. alla via normale che sale sotto un salto di roccia strapiombante che si evita dal Passo di Croce. L'attacco si raggiunge salendo traversando a sin. (chiodo) fino a raggiungere un per ciuffi d'erba e rocce direttam. dal sentiero di canalino di erba che conduce ad un'enorme placca Fociomboli. Superato in principio un tratto assai levigata. Si traversa questa diagonalm. a sin. (3 ripido e levigato, il canalone, interrotto ogni tanto chiodi) fino al suo margine estrema sul quale si pro- da massi incastrati, prosegue con pendenza uniforme cede facilm. malgrado la roccia friabile. Si riesce fino alla setta minore del Cerchia. Lungo le Preti poi su rocce Taciti. miete a tratti erbosi, che in laterali si innalzano numerosi e interessanti « gen- breve conducono alla setta. Ore 1,30 dall'attacco. darmi a.

M. &sok°, m. 1748. - la ascensione per la parete N. TORRIONI DEL CORCHIA. m. 1500 - /1 cscrnsione - Dino Ceccatelli, Renato Faggioni (Sez. Carrara e per lo spigolo NNE. - Giorgio Fiorentini (Sez. Via- (i•uf) e Giuseppe Licata (Sez. Carrara c Gil), reggio e G.U.F.) e Enrico Gallione, 12 maggio 1940- XVIII. 8 luglio 1041-aIX. • Questa parete che aveva frustrato già diversi ten- L'attacco si raggiunge abbandonando 11 sentiero tativi di salita, deve le sue difficoltà essenzialm. a Passo di Croce-Foclombell prima della 2* maestà lunghissimi tratti di erba di una verticalità assoluta e salendo per rocce e lastroni. L'arrampicata inizia che ininterrotam. si succedono per tutta la parete e con• un breve salto verticale che, dal basso, asso- sui quali lo scalatcre, privo di sicurezza, deve ar- miglia a un piccolo torrione staccato dallo spigolo. rampicare in una esposizione completa su un vuoto mentre invece vi è imito da un colletto erboso. pauroso, fidandosi solo dei lunghi ciuffi d'erba. Que- La l* metà si svolge a grandi scalini e parallelam. sti tratti erbosi poterono essere superati mediante a zia canalone sulla sin. dello spigolo; lungo una l'impiego di chiodi da noi appositam. Ideati, consi- cengia erbosa che volge verso d. si raggiunge la 24 stenti in tubi di ferro di circa 30 cm., chiusi a punta metà che è quasi verticale e con roccia poco solida. e muniti di un robusto anello e che, malgrado risul- Si inizia con una parete di 15 m. (diff.). Segue tassero di dubbia efficacia in caso di caduta, tuttavia un canalino di e. 40 m. che, terminando collo spi- ci furono di valido aiuto per la salita. Altra diffi- golo tagliente di un lastrone liscio e ripidissimo coltà è offerta dalla roccia che, nell'ultima parte, (molto diff.), raggiunge un terrazzino erboso. Di è friabile, con fessure poco adatte per i chiodi. qui lo spigolo prosegue fino alla vetta per e. 50 zn. Partiti dal Rifugio « Carrara » alle ore 7,30 arri- con pendenza forte e regolare; a metà bisogna evi- viamo sotto la parete alle 8,30. L'attacchiamo al tare a d. un tetto (diff.). Ore 5 di arrampicata ; centro, salendo sul lato d. di una specie di sperone chiodi impiegati 9. roccioso ripidissimo, formato di rocce a strati spio- venti, ma che riusciamo a superare con qualche I» ascensione per lo spigolo NNO. - Franz Furrer difficoltà spostandoci gradatarn. sulla sin. Raggiun- e Luciano Funck (Sez. di Viareggio), 7 luglio 1941- giamo, «si, una piccola cengia molto inclinata, sbar- XIX. rata da un muraglione di roccia levigata, alto e. 10 Sorge immediatam. sopra la 3* maestà sul sen- m. che sembra negarci ogni possibilità di passaggio. tiero Passo di Croce-Fociomboli. L'attacco è costi- Da questo muro però si distacca un grosso masso tuito da grandi massi ammucchiati. Si procede di- che forma come una specie di « gendarme » ; lo rettam. e facilm. fino a 3/4 di salita, punto in cui scaliamo fino alla cima e da questa con passaggio lo spigolo si interrompe per riprendere più a d., assai delicato, si passa sulla opposta parete che in sopra uno strapiombo che si supera costeggiandolo quel punto presenta un ripido tratto erboso. Subito sulla sin. Subito dopo si attraversa a d., riaffer- dor), si perviene ad una vasta cengia sotto una pa- rando così 11 filo dello spigolo, e in breve si giung' rete di roccia strapiombante, disseminata di piccoli In vetta. Dall'attacco, 43 minuti ; salita elegante e ma innumerevoli soffitti e di tratti erbosi ripidissimi, divertente. che costituisce la parte più difficile della salita. M. 'tocca, m. 1711 - ascensione sciistica - Gior- Dopo un rapido esame, decidiamo di attaccare gio Fiorentini, Franco Stiva e Renato Figueroa sulla d., dove la parete ci sembra più mite; ci spo- (Se:. Viareggio e G.P.F.), 10 febbraio 1941-XIX. • stiamo perciò al margine estremo della cengia, fino Ila Arai, m. 916, si sale obliquem. verso d. fino ad incontrare un e:inalino di viva roccia che si a raggiungere un caratteristico colletto, m. 1400 c., sale per alcuni m. Indi ci si sposta in diagonale lungo la cresta S. Togliere sci e salire il ripido sulla sin., superando rocce mosse frammiste a fasce gli canalino soprastante fino alla l* delle 3 gobbe pre- erbose, sino a che un soffitto di roccia ed erba cedenti la cima; si percorrono facilm. (con sci) fino sbarra completam. la parete. Siccome non ci pare alla sella fra l'ultima di esse e la cima. Di qui, possibile aggirare l'ostacolo, occorre portarsi sotto per evitare il filo roccioso della cresta, si attraversa Io strapiombo, incastrarsi fra la parete e una robu- diagonalm. il versante S. fino al pendio che sale sta pianta selvatica e fissare, dopo sforzi, un chiodo dal Passo di Fiocca, dal quale in breve si raggiunge In una fessura al sommo del tetto. Al di sopra, le la cima. La discesa inizia sullo stesso pendio'verso difficoltà non diminuiscono glacchè la parete presenta il Passo di Fiocca fino alla sua l* insenatura dalla un tratto erboso di una ripidezza sconcertante che quale, invece di proseguire fino al Passo, si prende obbliga a far uso di uno del nostri chiodi per erba a d., scendendo a grandi curve una lunga lingua sino a guadagnare una vasta cengia, delimitata da nevosa a pendenza uniforme che raggiunge una conca un nuovo e strapiombante salto roccioso. Questo sottostante alla faggeta del Fattonero. Da questa viene però aggirato sulla sin. dove si va a sfociare conca (alcune baite diroccate) con una traversata su un pendio erboso che in breve ci e,pnduce sulla orizzontale lungo un pendio molto ripido si rag- cresta, pochi m. sotto la vetta. Ore 5 dall'attacco. giunge la cresta S. e, oltrepassatala, si scende l'am- Chiodi impiegati 25, di cui 3 rimasti. pio e lungo canalone fino alla l* cava delle Gobble (la più alta), dalla quale, tolti gli sci, per una breve °yes"' ori• M. POCOLETTA. TORRE DELLA CRESTA ripida lizza, si raggiunge la rotabile di Campa- - la ascensione - Umberto Redditi, An- e m. 1400 c. grina. Salita e discesa sciisticam. belle ; 6 ore com- gelo Zoppi e Luigi Te/fanelli (Sez. Viareggio), 13 plessive. agosto 1936-XIV. Salendo la strada Vandelli da Resceto, e oltre- passate le miniere di ferro della Tambura e la suc- Cntro Alpiaiatieo Italiano - Roma : Cono Umberto, 4 cessiva curva della strada, si incontra un piccolo Direttore ; Angelo Manaresi. Presidente del C A.1. resile erboso aprentesi sulla cresta SO. della Foeo- Redattore capo responsab le: Valori(' Frisingholh 48 letta ; oltrepassandolo e scendendo di poco sul ver- Segretario di redazione : Ekernio Ferrert BANCA COMMERCIALE

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