Un Saggio Lo Fa a Pezzi IL PROCESSO
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ANNO XVIII NUMERO 128 - PAG III IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 1 GIUGNO 2013 Un saggio lo fa a pezzi IL PROCESSO Ipotesi plausibile in termini tecnico-giu- di Giovanni Fiandaca SULLA ridici? Questo saggio è stato appena pubblica- 2. Una vicenda storico-politica molto com- to sull’Annuario di scienze penalistiche plessa e ambigua, suscettibile di valutazio- Criminalia (anno 2012). Edizioni ETS. ni non univoche (anche alla luce del princi- pio della divisione dei poteri) 1. Premessa Non è questa la sede per ricostruire in La vicenda giudiziaria relativa alla co- dettaglio l’insieme eterogeneo dei fatti su- siddetta trattativa stato-mafia, assai nota scettibili di essere ricondotti sotto l’eti- anche per l’ampia copertura ricevuta dai chetta di una “trattativa”, o di più “tratta- media, offre lo spunto per riflessioni che TRATTATIVA tive” che sarebbero intercorse fra la ma- si collocano su piani diversi e, in parte, fia e lo stato nei primissimi anni Novanta convergenti. Ci sono ragioni per conside- dello scorso secolo: con il duplice obietti- rare tale vicenda come una sorta di me- vo – secondo l’ipotesi ricostruttiva dell’ac- tafora emblematica di una serie di com- cusa – di un “ammorbidimento” della stra- plesse, e per certi versi patologiche, inte- tegia di contrasto della criminalità mafio- razioni tra un certo uso antagonistico del- sa (grazie, ad esempio, a una attenuazione la giustizia penale, il sistema politico-me- del rigore carcerario per i condannati sot- diatico e il tentativo di fare maggiore chia- toposti al regime di cui all’art 41 bis ord. rezza, sotto l’aspetto storico-ricostruttivo, E’ UNA BOIATA penit.) e, più in generale, della stipula di su alcuni nodi assai drammatici della no- un nuovo patto di convivenza, di una nuo- stra storia recente. Da questo punto di vi- va intesa compromissoria tra stato e Cosa sta, non si rinnova soltanto, con toni forse nostra (nel solco, peraltro, di una tradizio- ancora più enfatizzati, quel conflitto fra ne storica di “non belligeranza” risalente politica e giustizia che nell’ultimo venten- al secondo Ottocento). In sintesi, l’ipotesi L’individuazione di possibili L’ipotesi di una nuova intesa figure di reato: un punto non PAZZESCA nel solco di una tradizione storica controvertibile, ma in questo caso di “non belligeranza” che risale probabilmente trascurato Giovanni Fiandaca, tra i più autorevoli studiosi di Diritto al secondo Ottocento nio ha disturbato il funzionamento della storico-ricostruttiva privilegiata dal grup- democrazia italiana. Nello stesso tempo, a po di pubblici ministeri guidati da Antonio tornare in discussione è l’interrogativo di Ingroia – ribadita in scritti o interviste del- fondo circa gli scopi del processo penale, penale, considerato un maestro anche da Ingroia, lo stesso Ingroia e, altresì, recepita nel- come pure il connesso problema relativo l’ambito di una letteratura saggistica “fian- al ruolo della magistratura, considerato cheggiatrice” (1) – è riassumibile nel modo anche nella percezione soggettiva che ne sostiene che manca il movente, mancano le prove e che seguente. hanno in particolare alcuni magistrati Dopo la conferma in Cassazione il 30 d’accusa molto combattivi e pubblicamen- gennaio 1992 delle pesanti condanne in- te esposti. flitte dai giudici del maxiprocesso, la qua- Ci sono sul tappeto, inoltre, impegnati- non è chiara nemmeno la formulazione dei reati le ha avuto l’effetto di mettere in crisi, an- ve questioni tecnico-giuridiche che hanno che simbolicamente, la tradizionale im- a che fare con quella che dovrebbe costi- punità dei boss, Cosa nostra avrebbe rea- tuire la normale premessa di una indagi- gito ideando e in parte realizzando un pro- ne, prima, e di un processo penale, dopo: gramma stragista avente come fine ultimo cioè la previa individuazione di plausibili la ricostruzione di un rapporto di pacifi- figure di reato. Questo è in realtà un pun- ca convivenza tra il sottomondo mafioso e to non controvertibile, ma nel caso della il mondo politico-istituzionale: le stragi trattativa probabilmente trascurato – o costituivano, in questa prospettiva, uno non sufficientemente lumeggiato – specie strumento necessario per piegare psicolo- nell’ambito della comunicazione mediati- gicamente il ceto politico di governo, nel ca. Si è, invero, assistito a un insistente senso di indurlo a desistere da una lotta a bombardamento televisivo accreditante tutto campo contro la mafia, in vista di l’idea della trattativa come un crimine gra- nuove intese basate sulla vecchia logica vissimo. Ma, se questo è il messaggio più o della reciprocità dei favori. Secondo fon- meno confusamente arrivato al grosso pub- ti informative di matrice segreta, questo blico, le cose stanno in verità alquanto di- piano stragista – iniziato con l’omicidio versamente sul piano dell’ipotesi accusa- del parlamentare siciliano Salvo Lima nel toria formulata dai pubblici ministeri. marzo del 1992 – prevedeva l’uccisione di L’organo dell’accusa, muovendo pregiudi- importanti uomini politici come Giulio zialmente da un giudizio di grave disap- Andreotti, Claudio Martelli, Calogero provazione etico-politica della presunta Mannino e altri: tutti colpevoli di aver vol- trattativa, si è infatti imbattuto – come me- tato le spalle a Cosa nostra, di averla tra- glio vedremo in seguito – in una oggettiva dita e di non aver mantenuto le promesse difficoltà tecnica: nella difficoltà cioè di di “aggiustamento” del maxiprocesso trasporre questa “precomprensione” in presso la Corte di cassazione. E’ in questo una cornice criminosa idonea a coinvolge- fosco e angosciante orizzonte, denso di re insieme, avvinti anche simbolicamente mortali minacce incombenti e nello stes- come complici di un medesimo delitto, so tempo imprevedibili, che nascerebbe L’organo dell’accusa muove Un piano stragista che da un pregiudizio di grave prevedeva l’uccisione, dopo Salvo disapprovazione etico-politica Lima, di altri uomini politici: della presunta trattativa Andreotti, Martelli, Mannino boss mafiosi e membri delle istituzioni. Da l’iniziativa dei carabinieri del Ros – solle- qui la ricerca, nella complessa e oscura citata, secondo la prospettazione accusa- trama delle vicende oggetto di giudizio, di toria dei pm, da uno dei politici minac- qualche momento o frammento fattuale ciati (cioè Calogero Mannino) – di contat- che fosse suscettibile di assumere parven- tare l’ex sindaco di Palermo Vito Cianci- ze di illecito penale; una ricerca tutt’altro mino come possibile tramite di comunica- che semplice, come è confermato dal fatto zione con il vertice mafioso corleonese. che altri uffici giudiziari (in particolare di Questa presa di contatto sfociata in più in- Firenze e Caltanissetta) che si sono occu- contri, e ammessa peraltro nel corso del- pati delle medesime vicende nel più am- le indagini dagli stessi ufficiali dei cara- pio contesto delle indagini sulle stragi, non binieri (Mori e De Donno) che ne sono sta- hanno ritenuto di ravvisare ipotesi di rea- ti protagonisti, avrebbe avuto uno scopo to tecnicamente gestibili. esplorativo finalizzato a tentare qualche Nonostante la difficoltà dell’impresa, i strada per far desistere la mafia dal por- pubblici ministeri palermitani – coordina- tare a termine le azioni criminali pro- ti dal procuratore aggiunto Antonio In- grammate. In termini più espliciti: tastare groia – si sono spinti fino a oltrepassare la il terreno per verificare cosa i capimafia soglia dinanzi alla quale i colleghi di altre potessero richiedere e cosa lo stato, dal sedi si sono arrestati: la tesi accusatoria, canto suo, potesse ragionevolmente “con- infine escogitata dalla procura di Palermo, cedere” per bloccare le minacce stragiste. ipotizza che alcuni specifici momenti del- Quanto fin qui succintamente accenna- la cosiddetta trattativa configurino un con- to delinea lo scenario complessivo in cui corso criminoso nel reato di violenza o mi- si colloca la cosiddetta trattativa stato-ma- naccia a un corpo politico (art 338 c.p.). fia, nel cui ambito – co- (segue nell’inserto IV) Palermo, omicidio Mangione (foto di Nicola Scafiti) ANNO XVIII NUMERO 128 - PAG IV IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 1 GIUGNO 2013 Il bluff della Trattativa MA IL CAPO (segue dall’inserto III) que trovati di fronte a scelte politico-di- me si è anticipato – i pubblici ministeri screzionali imputabili a soggetti istituzio- palermitani hanno ritenuto di poter rav- nali in qualche modo e misura competen- visare, a carico dei protagonisti coinvolti ti, ancorché operanti in modo poco traspa- (da un lato boss mafiosi, dall’altro ufficia- rente. Ma, se di opzioni politico-istituzio- li dei carabinieri e uomini politici), un’i- nali pur sempre riconducibili a organi potesi di concorso criminoso nel reato di competenti ad adottarle si è davvero trat- cui all’art. 338 c.p. Ma, prima di entrare D’IMPUTAZIONE tato, ancora una volta non si vede – ap- nel merito di questa specifica contesta- punto – come si possa pretendere di eser- zione, siano consentite alcune considera- citare un sindacato penale con riferimen- zioni a carattere preliminare, che hanno to anche alle sole attività preparatorie che a che fare con la logica della divisione dei hanno precostituito il terreno favorevole poteri istituzionali. ad un esercizio di discrezionalità politico- La prima considerazione da cui pren- governativa pro-negoziato. dere le mosse, e che potrebbe anche ap- Rimane, peraltro, da chiedersi a questo parire superfluo esplicitare, è questa: il punto quali concessioni lo stato abbia in perseguimento dell’obiettivo di far cessare