Fratel Venzo 1900 – 1989
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Comunicato stampa Fratel Venzo 1900 – 1989 26 febbraio – 29 maggio 2005 Bassano del Grappa – Palazzo Bonaguro Cartigliano - Villa Morosini Cappello Rossano Veneto - Villa Caffo Navarrini A quindici anni dalla scomparsa di Fratel Venzo, i comuni di Bassano del Grappa, Cartigliano e Rossano Veneto, dedicano una ricca mostra monografica a questo singolare artista, cui la critica, sia in vita che dopo, ha tributato tanti riconoscimenti per la forza espressiva dei suoi paesaggi, l’irruenza del suo pennellare, l’intensità vibrante della sua tavolozza. Una mostra che è un omaggio della sua terra all’arte di questo figlio: una pittura, che aperta ai grandi influssi internazionali, ma pur sempre consapevole della grande tradizione locale, attraversa un secolo della nostra storia, ricca di avvenimenti e di eccezionali novità in campo culturale ed artistico. Nelle tre prestigiose sedi di Palazzo Bonaguro a Bassano del Grappa, Villa Morosini Cappello a Cartigliano e Villa Caffo Navarrini a Rossano Veneto, saranno esposte, dal 26 febbraio al 29 maggio, oltre 200 sceltissimi dipinti, suddivisi in tre nuclei: le opere degli esordi (Rossano Veneto), la pittura religiosa (Cartigliano) e la maturità artistica (Bassano del Grappa), con una svariata selezione di lavori, in grado di restituire l’immagine complessiva della sua opera. Sarà così possibile ripercorrere l'evoluzione del linguaggio artistico di Mario Venzo nell'arco della sua intera produzione, evidenziando, per la prima volta, i momenti salienti e fondamentali della sua opera e mettendo finalmente in evidenza l’importanza del periodo parigino, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale; le folgorazioni dell’America Meridionale, il ruolo del paesaggio italiano e veneto nella sedimentazione della sua pittura. Proprio l’importanza dell’operare artistico a stretto contatto con la natura - considerata dal Venzo come una ragione per ritesservi i grovigli della memoria e per individuarvi una nozione spaziale e temporale – sono un dato fondante della pittura di questo artista, di cui la mostra darà ampiamente conto. Una pittura che dalla violenza della composizione cromatica, di derivazione post- impressionista, alla rarefazione della realtà vista in termini di luce - legata alla lezione di Cézanne - emerge dirompente con una voce nuova ed un possesso della materia inusuale nel panorama artistico del tempo, espressione di una personale visione del mondo e della realtà. La mostra, curata da Paolo Bellini dell’Università Cattolica di Milano, uno dei massimi studiosi dell’artista veneto, ha consentito anche di evidenziare la consistenza della produzione di Fratel Venzo: un censimento di oltre 2000 dipinti sarà documentato nell’occasione, nel ricco catalogo dell’esposizione edito dalle GraficheAntiga. _______________________________________________________________________ Comune di Bassano del Grappa con il patrocinio di: 26 febbraio – 29 maggio 2005 Comune di Cartigliano Regione del Veneto –Giunta Regionale Bassano del Grappa – Palazzo Bonaguro Comune di Rossano Veneto Provincia di Vicenza Cartigliano - Villa Morosini Cappello Camera di Commercio-Industria Artigianato e Rossano Veneto - Villa Caffo Navarrini Agricoltura di Vicenza Compagnia del Gesù Associazione Fratel Venzo di Bassano del Grappa **** Rossano Veneto, Villa Caffo Navarrini Se l’attività giovanile di Mario Venzo, quella cioè precedente al suo ingresso nella Compagnia di Gesù, deve considerarsi un momento di passaggio, alla ricerca di una precisa identità artistica, va comunque sottolineata l’importanza delle esperienze, dei contatti, delle riflessioni di questi anni. E proprio ai lavori della sua giovinezza è dedicata la sezione della mostra allestita a Rossano Veneto, paese natale di Venzo. Entrato nel 1920 all’Accademia di Venezia, per perfezionarsi in disegno e nelle tecniche pittoriche, Venzo ebbe modo di vedere esposte alla Biennale, fin da allora, opere di Bonnard, Marquet, Matisse e soprattutto Cezanne e Van Gogh, che avrebbero avuto su di lui, a lungo andare, una notevole influenza. Risulta tuttavia evidente in questi anni la sua vicinanza alla tradizione verista e alla lezione di moderno realismo impressa da veneziani quali Favaretto e Ciardi, mentre in opere come “La madre” del ’23, nella sua “assoluta sobrietà e dignitosa semplicità” sono stati ravvisati certi tratti di Felice Castrati. Fondamentale per Venzo sarà il periodo parigino. La capitale europea della cultura d’avanguardia era una tappa d’obbligo per i giovani artisti e qui Venzo potè dedicarsi allo studio dei capolavori impressionisti conservati nei musei parigini, maturando, poco a poco, una nuova sensibilità nei confronti della struttura, della luce e del colore. Alle prime prove di una certa originalità - come “Fanciulla con un piatto di frutti acerbi” del 1928 – seguirono dopo alcuni anni di precarietà economica, le prime mostre collettive, a fianco dei principali esponenti degli “Italiens de Paris” – De Chirico, Severini, Savinio, Campigli, ecc – ed anche le prime personali. La pittura parigina è una pittura “fresca e ariosa” dalle forme che progressivamente si fanno più solide, ma dalla tonalità tenui, come per esempio in “Fiori in vaso decorato” del ’28, ben lontano dalle accese ed intense macchie di colore che caratterizzeranno gli anni successivi. E’ in questo periodo, comunque, che Venzo sceglie decisamente il suo modello e abbandona a poco a poco il rigido verismo della tradizione per far propria la lezione cezanniana appresa sul campo, orientandosi decisamente verso una pittura in cui “costruire” le strutture e mescolare, in seguito, la forma ottenuta con il colore. Bassano del Grappa – Palazzo Bonaguro E’ sempre nel periodo parigino che probabilmente iniziano anche le prime riflessioni esistenziali di Venzo, che lo convincono, dopo il ritorno in Italia e lo scoppio della II Guerra Mondiale, ad entrare in un ordine religioso. Il suo ingresso nel noviziato dei Gesuiti a Lonigo, in provincia di Vicenza, ha luogo il 22 gennaio del ’41. Seguirono alcuni anni di silenzio artistico, dovuti probabilmente alle limitazioni impostagli dai Gesuiti e alle sue personali meditazioni. Un periodo che servì comunque a Venzo per acquisire una nuova sensibilità e soprattutto per maturare un’attenzione del tutto particolare verso la natura e il paesaggio: attenzione che fu manifesta alla ripresa della sua attività artistica, nel ’45, ottenuto finalmente il via libera dai superiori. “Rivivere la natura, gli alberi, i campi, le colline, sentire la loro forma, avvertire il colore come qualcosa che colpisce e cattura, soprattutto cominciare ad intendere tutte queste cose come segni”. “In altre parole –scrive Bellini – Venzo comincia ad intuire il rapporto uomo-natura come via parallela del rapporto uomo-Dio”. A Bassano del Grappa, nelle sale di Palazzo Bonaguro, sfilano dunque, assieme a pochi dipinti scelti degli esordi (bellissimo e unico per tipologia “Finestra del mio studio a Parigi”) le opere della maturità artistica di Venzo: circa 140 oli ove sono rintracciabili i momenti salienti della sua febbrile attività, dal 1958 al 1989. Fin dalla prima personale del ’48 alla Galleria Grande di Milano - ove espone opere come “Olivi in Sicilia” (1947), che ora possiamo vedere nella sede di Rossano Veneto e in cui viene meno la raffigurazione umana - Venzo aveva concentrato dunque la sua attenzione sul paesaggio, con l’intento di drammatizzarne la visione, sia attraverso il colore che la forma, per farla diventare un simbolo. L’acceso cromatismo che caratterizza la pittura della maturità, l’uso violento del colore e l’esasperazione delle immagini mostrano indubbie consonanze con l’espressionismo, ma si tratta di affinità puramente esteriori, perché nel pittore veneto il colore diviene veicolo per comunicare un messaggio: “messaggio affidato a un sentimento”, spiega il curatore della mostra, “sentimento di serena e ammirata visione della natura”. l paesaggi di Venzo, dunque, evocano un qualcosa di spirituale, portano ad una chiave di lettura interiore, divenendo visioni “atemporali”. Un momento importante nell’evoluzione artistica di Venzo è segnato dal soggiorno di nove mesi in Brasile, nel 1953, che gli sarà fondamentale per ampliare la sua libertà interpretativa e la tavolozza cromatica (“Se non fossi andato in Brasile non avrei capito che avevo una sola piccola qualità: il colore. Parlare con il colore! colore-parola.”); mentre la fine del noviziato dei Gesuiti, nel ’62 e il trasferimento a Gallarate in un ambiente diverso, sia dal punto di vista paesaggistico che umano, gli danno ulteriori stimoli e libertà di movimento. Il colore dunque ed i suoi significati simbolici, le sensazioni che esso è capace di produrre o di trasfondere nello spettatore, ma anche l’importanza dell’incontro dell’artista con le diverse realtà geografiche: sono queste le vere chiavi interpretative dell’arte di Venzo, che la mostra mira a mettere in luce. Un’arte piacevole ed accattivante, che trapela una profonda “religiosità“ anche, e soprattutto, nell’opera non religiosa. Cartigliano – Villa Morosini Cappello Fratel Venzo stesso diceva “di non considerarsi un ‘pittore’ religioso ma un ‘religioso’ che canta Dio come sa, con il colore”. Nella produzione artistica di Venzo i soggetti religiosi meritano di essere esaminati a parte. Ed in effetti la mostra propone un’apposita sezione di arte sacra a Cartigliano. Certamente questi lavori sono spesso commissioni dei superiori e di committenti devoti, ma appare comunque evidente come Venzo affronti in modo assolutamente originale il soggetto