ANIEM

Rassegna Stampa del 30/06/2014

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ANIEM

30/06/2014 Gazzetta di Modena - Nazionale 12 Gorzanelli presidente di Apmi

29/06/2014 Prima Pagina - Modena 13 Apmi, Gorzanelli nuovo presidente

29/06/2014 Prima Pagina - Reggio Emilia 14 Giovanni Gorzanelli nuovo presidente Apmi Confimi Impresa Modena

ANIEM WEB

27/06/2014 www.alternativasostenibile.it 16:00 16 Aniem Salerno a Eire per presentare il suo progetto "verde

27/06/2014 www.salernotoday.it 15:19 17 Sinistra ecologia e libertà, Angelo Orientale contro il progetto dell'Aniem

SCENARIO EDILIZIA

28/06/2014 Il Sole 24 Ore 19 A giugno sale ancora la fiducia delle imprese

29/06/2014 Il Sole 24 Ore 21 Il governo accelera su giustizia, Fisco, Pa e sblocca cantieri

29/06/2014 Il Sole 24 Ore 23 Meno Stato e meno tasse

28/06/2014 La Repubblica - Firenze 27 Ancora vuota la nuova galleria lavori fermi al parcheggio bici S.M.Novella sul binario morto

28/06/2014 La Repubblica - Genova 29 Chiuso il cantiere del Terzo Valico "Non è in regola con l'antimafia"

29/06/2014 La Repubblica - Nazionale 31 Yara, tutte le bugie di Bossetti nel cantiere "Spariva con una scusa"

29/06/2014 La Repubblica - Roma 33 Fontana di Trevi via al restauro-show "Si alza il sipario del ponte sulla vasca" 30/06/2014 La Repubblica - Nazionale 34 Il governo accelera e prova a sbloccare 40 miliardi di fondi per casa, città e scuole

28/06/2014 La Stampa - Alessandria 35 Paesaggi ed edilizia pubblicati i bandi

28/06/2014 La Stampa - Savona 36 Tra Albissola e Savona tutti i cantieri già aperti

29/06/2014 La Stampa - Alessandria 37 Lavori a fogne, acquedotto e rete gas Cantiere per 4 mesi nel centro storico

29/06/2014 La Stampa - Asti 38 In strada Laverdina si lavora nel primo cantiere del "Pisu"

29/06/2014 La Stampa - Imperia 39 Edilizia in difficoltà: chiuse altre imprese e timori per gli appalti

30/06/2014 La Stampa - Nazionale 40 Ma la ripresa nei distretti è cominciata Trainata dall'export, con il Piemonte a più 6,9

30/06/2014 La Stampa - Cuneo 42 Stop al Terzo valico: mafia "Anche qui l'Osservatorio"

28/06/2014 Il Messaggero - Abruzzo 43 Operai sfruttatila Cgil: Ci sarannocasi analoghie'

29/06/2014 Il Messaggero - Nazionale 44 Sblocca cantieri, il governo accelera ecco la mappa

28/06/2014 QN - Il Resto del Carlino - Forli 45 Edilizia, la burocrazia paralizza le aziende

29/06/2014 QN - Il Resto del Carlino - Bologna 46 «Appena si alza un dito aprono un fascicolo»

29/06/2014 Il Gazzettino - Padova 47 « Borgo Rurale , apertura a marzo»

28/06/2014 QN - Il Giorno - Milano 48 Grave un operaio schiacciato da un muro

28/06/2014 Il Mattino - Nazionale 49 «Pompei non è un disastro, ma basta chiusure»

29/06/2014 Il Secolo XIX - Genova 50 PUNTI DI VISTA EDILIZIA, DA RIVEDERE IL SISTEMA DEGLI APPALTI

29/06/2014 Il Secolo XIX - La Spezia 51 «I cantieri edili siano più sicuri» 28/06/2014 L Unita - Nazionale 52 A giugno risale l'indice di fiducia delle imprese

28/06/2014 QN - La Nazione - Livorno 53 Opere edili nel centro storico vietate fino a settembre

29/06/2014 La Padania - Nazionale 54 Mose, no al patteggiamento per l'ex sindaco ORSONI Il gup: troppo pochi 4 mesi

30/06/2014 Corriere Economia 56 Difesa del patrimonio artistico: i risultati del modello «Gran Torino»

30/06/2014 Corriere Economia 58 Una casa su misura con il pannello magico

28/06/2014 Milano Finanza 59 SULLA STRADA DEI DUCATI

28/06/2014 Milano Finanza 60 Il Sud riparte dall'edilizia

28/06/2014 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 61 Professionista capace è chi gestisce clienti non portafogli

28/06/2014 Il Fatto Quotidiano 62 Anche il costruttore romano Cinque tra gli indagati Mose

27/06/2014 Azienda Banca 63 Una neo-impresa su cinque ha già chiuso i battenti

30/06/2014 Edilizia e Territorio 65 Sull'edilizia privata solo il modulo unico

30/06/2014 Edilizia e Territorio 66 Grandi opere, flussi finanziari super-monitorati

28/06/2014 Il Commercio Edile 67 DIVERSIFICAZIONE: IA STRATEGIA VINCENTE PER LE AGGREGAZIONI

28/06/2014 Il Commercio Edile 68 INTONACO PROIETTATO

28/06/2014 Il Commercio Edile 71 AGGREGAZIONI: UN NUOVO INIZIO

28/06/2014 Imprese Edili 74 Mastrosistema: prestazioni ed estetica

28/06/2014 Imprese Edili 76 Edificio leggero e prestazionale realizzazioni 28/06/2014 Imprese Edili 84 Come si trasforma il costruito

28/06/2014 Imprese Edili 89 Edifcio residenziale ristrutturato, ampliato e riconvertito in biblioteca

28/06/2014 Imprese Edili 91 Cromie ispirate ai toni della pietra

28/06/2014 Imprese Edili 93 Consegnato il primo cantiere di restauro

28/06/2014 Imprese Edili 94 Come vincere in Italia e all'estero

SCENARIO ECONOMIA

28/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 97 La bolletta del gas cala del 6,3 per cento Resta invariato il costo della luce

28/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 98 Il muro di 25 sindacati sui tagli agli stipendi alla Camera e al Senato

28/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 100 «Sì alla flessibilità, ma rispettando i patti»

28/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 102 Banche, tornano gli interessi sugli interessi

28/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 104 Sviluppo, il cacciavite non funziona Le 10 norme ancora ferme sulla carta

28/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 105 Indesit: in gara anche i cinesi di Sichuan In vendita la maggioranza, poi l'Opa

28/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 106 Fincantieri in Borsa, ma i fondi non comprano

28/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 108 Montepaschi fa il pieno con l'aumento Al Tesoro mezzo miliardo di interessi

28/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 109 Gnudi chiama Boston Consulting per il rebus Ilva

29/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 111 Invito di Marchionne Il capo del governo domani a Grugliasco

29/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 113 Il debito insostenibile e le (difficili) ricette degli economisti 29/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 115 I nuovi conti del governo per evitare la manovra

29/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 117 Derivati a caro prezzo per lo Stato: 3,2 miliardi in un anno

29/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 119 «Il decreto sulla Cig va fermato»

29/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 120 Le Fondazioni antiusura e i paletti dell'Abi

29/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 121 Jihua trova la Cina in Italia A Como il polo dei tessuti hi-tech

29/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 123 Bnp Paribas, il mea culpa del Direttore che fa paura a tutto il sistema bancario

30/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale 124 «Così possiamo tagliare il debito»

28/06/2014 Il Sole 24 Ore 127 L'ingombrante appeal sul mercato del debito italiano*

28/06/2014 Il Sole 24 Ore 128 Da luglio la bolletta del gas è meno cara

28/06/2014 Il Sole 24 Ore 129 Il «miglior utilizzo» non significa sconti a buon mercato

28/06/2014 Il Sole 24 Ore 130 Mps, il maxi-aumento fa il tutto esaurito

28/06/2014 Il Sole 24 Ore 131 Bankitalia stringe sulle piccole: sono 20 le banche commissariate

28/06/2014 Il Sole 24 Ore 132 BTp decennali sotto la soglia del 3%

29/06/2014 Il Sole 24 Ore 133 IL PILOTA E IL MOTORE

29/06/2014 Il Sole 24 Ore 134 L'intesa sindacale completa il rilancio

29/06/2014 Il Sole 24 Ore 136 Un rally a due facce

29/06/2014 Il Sole 24 Ore 137 A Piazza Affari sei mesi da record 29/06/2014 Il Sole 24 Ore 140 Serve più equità per ridurre i divari tra le aree del Paese

30/06/2014 Il Sole 24 Ore 142 Risparmi, giustizia, pos: ora si cambia

30/06/2014 Il Sole 24 Ore 146 Fisco, è sempre corsa ai bonus: un nuovo sconto ogni 15 giorni

30/06/2014 Il Sole 24 Ore 148 Conti italiani con vista su Bruxelles

30/06/2014 Il Sole 24 Ore 150 Negli anni di crisi 83 miliardi di «tasse» in più

30/06/2014 Il Sole 24 Ore 152 Il portafoglio è sempre più digitale

30/06/2014 Il Sole 24 Ore 154 MENO CONTANTE PER COMBATTERE L'EVASIONE

28/06/2014 La Repubblica - Nazionale 156 Torna la pista Al Jazeera come socio del Biscione

28/06/2014 La Repubblica - Nazionale 157 Gli 80 euro restano nel portafoglio dal bonus impatto zero sui consumi

28/06/2014 La Repubblica - Nazionale 159 Trenitalia e Ntv: "Attività a rischio con i tagli agli incentivi elettrici"

29/06/2014 La Repubblica - Nazionale 160 Guidi: l'articolo 18 è superato

29/06/2014 La Repubblica - Nazionale 162 L'umiliazione di Cameron riaccende il fronte anti-Ue "Ora più vicini all'uscita" La Merkel tenta di ricucire

29/06/2014 La Repubblica - Nazionale 164 "Per la Gran Bretagna un brutto colpo Ora Bruxelles ci ascolti"

29/06/2014 La Stampa - Nazionale 165 MAI FIDARSI TROPPO DI ANGELA

29/06/2014 La Stampa - Nazionale 167 È NECESSARIO PIÙ CORAGGIO

29/06/2014 La Stampa - Nazionale 168 SENZA SANZIONE LA REGOLA NASCE AZZOPPATA 29/06/2014 La Stampa - Nazionale 169 Bancomat, è obbligatorio accettarlo *

30/06/2014 La Stampa - Nazionale 171 Morando: "È dura tagliare i 17 miliardi previsti da Letta"

30/06/2014 La Stampa - Nazionale 172 L'economia "positiva" per pensare a lungo termine

30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza 173 Da Cerved a Anima holding per le Ipo l'incantesimo si è rotto

30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza 175 Senza investimenti il Pil non ripartirà

30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza 177 Dal rimpatrio dei capitali una manciata di milioni

30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza 179 Sale il numero dei poveri cresce la paura del futuro la spesa viene sacrificata

30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza 181 La Yellen congela i tassi per i gestori dei portafogli l'investimento è un rebus

30/06/2014 Corriere Economia 183 Credito Perché in Europa piace la banca di Stato

30/06/2014 Corriere Economia 185 Industria Bravissimi nell'export Ma ora facciamo ripartire l'Italia

30/06/2014 Corriere Economia 187 Italia digitale: usiamo le risorse della spending review

30/06/2014 Corriere Economia 188 Banche Via alla spesa senza contatto Il portafoglio finisce nel telefonino

28/06/2014 Milano Finanza 190 ORSI &TORI

28/06/2014 Milano Finanza 193 Iniezioni ricostituenti

29/06/2014 Il Fatto Quotidiano 195 I pensionati italiani i più tassati della Ue E i negozi chiudono

SCENARIO PMI

28/06/2014 Il Sole 24 Ore 197 Regole su misura per le Pmi quotate 28/06/2014 Il Sole 24 Ore 198 Lezione tedesca sul costo lavoro

29/06/2014 Il Sole 24 Ore 200 Ripartiamo dall'industria

29/06/2014 Il Sole 24 Ore 203 Le vie trasversali della meccatronica

29/06/2014 Il Sole 24 Ore 205 Bpm scommette su Pmi e banca multicanale Il nodo della governance

30/06/2014 Il Sole 24 Ore 208 Produttività, agevolati settemila contratti

30/06/2014 Il Sole 24 Ore 210 Che fatica fare la Pmi: in Sicilia e Umbria le difficoltà maggiori

28/06/2014 Il Messaggero - Marche 212 TecnologiaNelle Marchele impresepiu' attive

28/06/2014 Il Giornale - Nazionale 213 Quanta retorica sulle start up: meglio aprire una pizzeria

29/06/2014 Libero - Nazionale 215 Il governo mette in fuga gli investitori stranieri

30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza 217 Lucisano, Nau!, Clabo La carica delle Ipo all'Aim

30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza 219 "La sostenibilità in chiave sociale ecco la strategia per ridare fiducia"

30/06/2014 Corriere Economia 221 «Il mio business corre sulle rotaie»

30/06/2014 Corriere Economia 222 Brevetti La frenata dell'Italia «Eppure il genio paga ancora»

30/06/2014 Corriere Economia 224 Norme Europa amara per le pmi

27/06/2014 Il Venerdi di Repubblica 226 PAGAMENTO CON IL POS IN TUTTI I NEGOZI. MA L'OBBLIGO È A METÀ

30/06/2014 ItaliaOggi Sette 227 La ripresa europea rasserena il mercato

28/06/2014 Milano Finanza 228 Gli eventi chiave 28/06/2014 Milano Finanza 229 Destinazione Est Europa

27/06/2014 Azienda Banca 230 Una piattaforma per i pagamenti internazionali

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3 articoli 30/06/2014 Gazzetta di Modena - Ed. nazionale Pag. 12 (diffusione:10626, tiratura:14183) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Gorzanelli presidente di Apmi L'imprenditore della Margen Maranello succede a Dino Piacentini Gorzanelli presidente di Apmi

Gorzanelli presidente di Apmi L'imprenditore della Margen Maranello succede a Dino Piacentini Giovanni Gorzanelli è il nuovo presidente dell'associazione Apmi Confimi Impresa Modena. L'assemblea dell'associazione ha eletto sabato scorso Gorzanelli per acclamazione. Il neopresidente è titolare, con il fratello Paolo, di Margen di Maranello, da 50 anni azienda leader nella produzione di sistemi di energia. In assemblea Gorzanelli ha esposto i punti cardine del suo programma: tema basilare della gestione di Gorzanelli sarà la sempre maggiore valorizzazione dei servizi per le imprese. Gorzanelli succede a Dino Piacentini. Sono stati ospiti dell'assemblea modenese anche il d.g. di Confimi, Fabio Ramaioli, e il presidente Paolo Agnelli. Quest'ultimo ha sinteticamente richiamato i molti successi che in quest'ultimo anno hanno caratterizzato l'affermazione di Confimi. All'assemblea era presente anche una delegazione della neo costituita Confimi Reggio Emilia, guidata dal presidente Silvio Scalabrini. Il completamento della squadra che governerà l'associazione, la giunta di presidenza, avverrà nel Consiglio previsto per il prossimo 8 luglio.

ANIEM - Rassegna Stampa 30/06/2014 12 29/06/2014 Prima Pagina - Modena Pag. 8 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'imprenditore di Maranello eletto per acclamazione ASSOCIAZIONE Apmi, Gorzanelli nuovo presidente Tra gli obiettivi la valorizzazione dei servizi

E'Giovanni Gorzanelli il nuovo presidente di Apmi Confimi impresa Modena: lo ha deciso l'a ssemblea dell'a s s o c i a z i o n e, riunitasi ieri mattina, che lo ha eletto per acclamazione. Gorzanelli è titolare, insieme al fratello Paolo, della Margen Spa di Maranello, da 50 anni azienda leader nella produzione di sistemi di energia. L'elezione è avvenuta nell'ambito dell'a s s e mblea, che è iniziata con l'esposizione del bilancio consuntivo a cura del tesoriere Giacomo Ferraresi, e con una relazione del direttore Mario Lucenti sugli aspetti gestionali. Successivamente il presidente dell'assemblea, Dino Piacentini, presidente uscente dell'associazione, ha proceduto all'es pl et am ento degli aspetti formali e alla presentazione della candidatura di Gorzanelli e degli imprenditori componenti la sua squadra. L'assemblea ha dunque votato per acclamazione il candidato, il quale ha esposto i punti cardine del suo programma, che punta a una sempre maggiore affermazione di Confimi sia a livello locale sia regionale; altro 'tema caldo' della gestione di Gorzanelli sarà la sempre maggiore valorizzazione dei servizi, per rispondere con sempre maggiore efficacia alle esigenze delle imprese. Sono stati ospiti dell'a ssemblea modenese anche il direttore generale di Confimi Fabio Ramaioli e il presidente Paolo Agnelli; quest'ultimo, oltre a portare i saluti della confederazione nazionale, ha voluto sinteticamente richiamare i molti successi che in quest'ultimo anno hanno caratterizzato l'a ffermazione di Confimi. Presente anche una delegazione della neo costituita Confimi Reggio Emilia, il cui presidente, Silvio Scalabrini, ha avuto parole di grande apprezzamento per la competenza e l'e fficienza dei servizi di Apmi Confimi Modena che in questo periodo stanno attivamente collaborando con la struttura reggiana. L'assemblea si è conclusa con i diversi interventi degli imprenditori presenti, che hanno focalizzato l'attenzione dei colleghi e della dirigenza associativa sui temi più pressanti del momento. Il completamento della squadra che governerà l'as soci azio ne avverrà il prossimo 8 luglio, data per la quale è stato convocato il consiglio per la nomina dei componenti la giunta di p re s i d e n z a . Foto: APMI CONFIMI A sinistra, Mario Lucenti, Paolo Agnelli, Giovanni Gorzanelli e Dino Piacentini. A destra, ancora il nuovo presidente Gorzanelli

ANIEM - Rassegna Stampa 30/06/2014 13 29/06/2014 Prima Pagina - Reggio emilia Pag. 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Presente anche il presidente nazionale della confederazione nazionale Paolo Agnelli Giovanni Gorzanelli nuovo presidente Apmi Confimi Impresa Modena

MODENA L'Assemblea di Apmi, riunitasi ieri mattina, ha eletto per acclamazione il nuovo Presidente. Si tratta di Giovanni Gorzanelli, titolare, insieme al fratello Paolo, di Margen SpA di Maranello (Modena), da 50 anni azienda leader nella produzione di sistemi di energia. L' e l e z i o n e è av v e n u t a nell'ambito dell'Assemblea che è iniziata con l'esposizione del bilancio consuntivo a cura del Tesoriere Giacomo Ferraresi, e con una relazione del Direttore Mario Lucenti sugli aspetti gestionali. Successivamente il Presidente dell'Assemblea, Dino Piacentini, Presidente uscente dell'Associazione, ha proceduto all'espletamento degli aspetti formali e alla presentazione della candidatura di Gorzanelli e degli imprenditori componenti la sua squadra. L'Assemblea ha dunque votato per acclamazione il candidato, il quale ha esposto i punti-cardine del suo programma, che punta a una sempre maggiore affermazione di Confimi sia a livello locale sia regionale; altro "tema caldo" della gestione di Gorzanelli sarà la sempre maggiore valorizzazione dei servizi, per rispondere con sempre maggiore efficacia alle esigenze delle imprese. Sono stati ospiti dell'As semblea modenese anche il Direttore Generale di Confimi, Fabio Ramaioli e il Presidente Paolo Agnelli; quest'ultimo, oltre a portare i saluti della Confederazione nazionale, ha voluto sinteticamente richiamare i molti successi che in quest'ultimo anno hanno caratterizzato l'affermazione di Confimi. Presente anche una delegazione della neo costituita Confimi Reggio Emilia, il cui Presidente, Silvio Scalabrini, ha avuto parole di grande apprezzamento per la competenza e l'ef ficienza dei Servizi di Apmi Confimi Modena che in questo periodo stanno attivamente collaborando con la struttura reggiana. L'Assemblea si è conclusa con i diversi interventi degli imprenditori presenti, che hanno focalizzato l'attenzione dei colleghi e della dirigenza associativa sui temi più pressanti del m o m e n t o. Il completamento della squadra che governerà l'Associazione avverrà il prossimo 8 luglio, data per la quale è stato convocato il Consiglio per la nomina dei componenti la Giunta di p re s i d e n z a . Nella foto: da sinistra Mario Lucenti, Paolo Agnelli, Giovanni Gorzanelli, Dino Piacentini Ai lavori ha assistito una delegazione della neo costituita Confimi Reggio Emilia con il presidente provinciale Silvio Scalabrini

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2 articoli 27/06/2014 www.alternativasostenibile.it Sito Web 16:00 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Aniem Salerno a Eire per presentare il suo progetto "verde pagerank: 5

Aniem Salerno, l'associazione che rappresenta le imprese edili manifatturiere della Provincia, insieme alla società SVC, Salerno Sviluppo Centro, con la Fondazione Carisal, l' "Invest in salerno", la Camera di Commercio e l'Amministrazione della città , rappresentata dall'Assessore Alfonso Buonaiuto, dall'Assessore Domenico De Maio e dal capo staff del Sindaco il dott. Di Lorenzo, ha presentato ad Eire a Milano il plastico del progetto di sviluppo di un'area ferroviaria su un sito di proprietà del Comune stesso. "L'obiettivo principe del progetto - dichiara Pietro Andreozzi, Presidente di Aniem Salerno - è di eliminare una separazione che la città stessa vive con uno dei suoi elementi principali: il mare. Questo progetto vuole avvicinare la città alle acque, attraverso un grande polmone verde e delle piazze che contengano un sistema di relazioni che faccia interagire tra loro la stazione, la cittadella giudiziaria, la zona Lungo Irno, la piazza della Concordia". "Prendendo parte all'evento, abbiamo raggiunto il primo obiettivo che condividiamo con Invest in Salerno, cioè quello di portare sul palcoscenico internazionale dell'economia e della finanza le iniziative di maggiore respiro e prospettiva per l'economia salernitana" - aggiunge Andreozzi. "Questo progetto nasce da una volontà forte di riqualificazione di un'area fin oggi trascurata della nostra città". Conclude Pietro Andreozzi, "Dante Benini l'architetto internazionale che si è occupato di tutta la progettazione di quest'area ha saputo ben interpretare la nostra idea di riqualificazione e i numeri parlano chiaro: su 51.174 metri quadri di costruzioni ad uso residenziale circa 20.000 sono in social housing, il verde è pari a 83.000 metri quadri con l'aggiunta di altri 30.500 metri quadri di piazze e spazi pedonali; non mancano le attività sportive (4.160 metri) a fronte di soli 33.000 metri quadri di area dedicata alle attività produttive". di Tommaso Tautonico

ANIEM WEB - Rassegna Stampa 30/06/2014 16 27/06/2014 www.salernotoday.it Sito Web 15:19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Sinistra ecologia e libertà, Angelo Orientale contro il progetto dell'Aniem pagerank: 4

"È ora di costruire un argine e un'opposizione politica e sociale a tutto ciò - commenta Orientale - Oggi, che non abbiamo più al nostro interno lacci e lacciuoli, Sel deve dare un giudizio politico di merito sulla giunta De Luca" Presentato il progetto "Salerno Sviluppo Centro": investimento da 350 milioni Angelo Orientale, portavoce del circolo Sel Miriam Makeba, interviene sulla presentazione all''Eire di Milano, del progetto Salerno sviluppo centro. "L'Aniem, la società Salerno Sviluppo Centro, la Fondazione Carisal, la Camera di Commercio e l'amministrazione della città rappresentata da ben due assessori (Bonaiuto e De Maio) e dal capo staff del Sindaco, hanno presentato a Milano all'Eire il plastico del progetto che loro definiscono sviluppo di un'area ferroviaria su un sito di proprietà del Comune. Stiamo parlando di un progetto fatto da privati - esordisce Orientale in una nota - che ad oggi è molto contrastata dalla cittadinanza al punto tale che 27 associazioni di cittadini, tra cui l'associazione Laboratorio20, lo scorso 16 giugno con il convegno Stop al consumo di suolo, diamo respiro alla città hanno espresso con forza la loro contrarietà e hanno presentato le loro priorità su come fare urbanistica in modo diverso. Inoltre già il 4 aprile le stesse associazioni hanno presentato una istanza in cui si chiedeva al Comune di Salerno, in un'ottica di urbanistica partecipata, l'apertura di un dibattito pubblico su tale progetto. Il comune non ha mai risposto. Oggi comprendiamo il perché. Erano tutti impegnati e concentrati a costruire il plastico che poi hanno presentato a Milano". "Al di là della facile ironia - continua il portavoce del circolo Sel - come forza politica abbiamo delle domande pubbliche da porre e che già sappiamo che non avranno mai risposte. Come mai la Camera di Commercio, invece di garantire gli interessi del sistema, è molto interessata agli interessi di una singola impresa? Già durante la formazione del programma elettorale delle ultime comunali Sel mise al centro dell'attenzione, partendo dal dato di fatto che la popolazione è in costante decrescita, la necessità di costruire una nuova idea di urbanizzazione della città basandola sul non consumo di suolo e sulla rigenerazione e riqualificazione del territorio. Or bene quelle necessità, malgrado un accoglimento a parole di fondo, sono state completamente disattese. Quel progetto, come quello di Piazza Mazzini o dell'area dei Picarielli, ed altri ancora, non erano nell'accordo di programma. I salernitani ancora una volta toccheranno con mano cosa significa, grazie a questa giunta, profitti privati costi collettivi". "è ora di costruire un argine e un'opposizione politica e sociale a tutto ciò - conclude Orientale - Oggi, che non abbiamo più al nostro interno lacci e lacciuoli, Sel deve dare un giudizio politico di merito sulla giunta De Luca. Il nostro giudizio di circolo, ed è noto da anni, è del tutto negativo. Crediamo, e auspichiamo, che tale giudizio sarà condiviso dal resto del nostro partito".

ANIEM WEB - Rassegna Stampa 30/06/2014 17

SCENARIO EDILIZIA

46 articoli 28/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 4 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Istat. Indice ai massimi dal 2011 per l'industria A giugno sale ancora la fiducia delle imprese I SETTORI Il recupero più forte è nelle costruzioni. Bene anche i servizi, mentre nel manifatturiero la crescita è più contenuta Rossella Bocciarelli

ROMA. La ripresa economica dovrebbe essere finalmente sul punto di materializzarsi anche in Italia. Secondo i dati diffusi ieri dall'Istat, infatti, il clima di fiducia delle imprese è salito a giugno a 88,4 da 86,9 di maggio. Il miglioramento del sentiment delle aziende sembra diffondersi in tutti i settori: più lieve nella manifattura, che sale a 100 da 99,8 di maggio e si tratta comunque del livello massimo da luglio 2011; più consistente per i servizi di mercato a 88 da 87,4. Ma sono le costruzioni, cioè il settore che sinora ha registrato la maggiore sofferenza nella crisi, a mettere a segno il recupero di fiducia più forte: l'indicatore sale da 73,4 a 81,1; il commercio al dettaglio, infine tocca il livello più elevato da maggio 2011 a 101,4. In dettaglio, nel manifatturiero migliorano sia i giudizi sugli ordini (da -21 a -20) sia le attese di produzione (da 4 a 6); il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino passa da -3 a 0. L'analisi del clima di fiducia per raggruppamenti principali di industrie (Rpi) indica un miglioramento per i beni intermedi (da 101,9 a 103,0) e un peggioramento per i beni di consumo (da 98,3 a 98,1) e per i beni strumentali (da 99,7 a 98,3). Per l'edilizia, migliorano anche i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (da -54 a -44) nonché le attese sull'occupazione (da -23 a -22). «È il quinto rialzo consecutivo, che porta l'indice di fiducia a un nuovo massimo da giugno del 2011» commenta Paolo Mameli, senior economist Servizio Studi di Intesa Sanpaolo. «Il dettaglio dell'indagine è confortante in quanto mostra un miglioramento generalizzato delle valutazioni sia correnti che prospettiche su produzione e ordini; da notare che il minor pessimismo sugli ordini correnti non è dovuto alle commesse dall'estero (anzi in lieve calo) ma a un recupero degli ordinativi dal mercato interno (ai massimi da settembre 2011). A frenare l'indice composito solo i giudizi sulle scorte di magazzino, il cui saldo, dopo nove mesi in territorio negativo, è tornato a zero» aggiunge Mameli. È legittimo, quindi, attendersi ora qualche miglioramento concreto della performance economica, dato il diffuso consolidamento della percezione che l'economia sia fuori dal "baratro". «La fiducia del mondo produttivo conferma, nel complesso, i segnali di una contenuta ripresa. Dopo tre trimestri di stagnazione - afferma Sergio De Nardis, chief economist di Nomisma - questi segnali dovrebbero tradursi in qualcosa di positivo a partire dal secondo trimestre». «Nello specifico - spiega - la manifattura sembra procedere a ritmi moderati, da giudicare inadeguati tenuto conto della caduta che è alle spalle». Del resto, come si evince dalle previsioni congiunturali appena presentate dal Centro studi Confindustria - pur con tutto il rimbalzo produttivo che si sta profilando per il secondo trimestre nonché con le attese, legittime, di una crescita almeno doppia rispetto all'attuale potenziale di sviluppo nella seconda parte dell'anno - è difficile che quest'anno il passo della crescita possa superare lo 0,2-0,3%. Il governo, in ogni caso, è fiducioso di poter raggiungere nel 2014 il target di crescita dichiarato, pari allo 0,8%. E, come ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, ritiene che le riforme avviate provocheranno uno shock positivo, insieme all'impatto favorevole sui consumi che dovrebbe derivare dagli 80 euro restituiti in busta paga. A livello europeo, intanto, l'indicatore Eurocoin, sviluppato dalla Banca d'Italia per fornire in tempo reale una stima sintetica del quadro congiunturale nell'area dell'euro, segnala che a giugno la congiuntura è rimasta stabile: il contributo positivo fornito dal miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari e dal recupero dell'attività industriale è stato compensato dal peggioramento della fiducia delle imprese di Eurolandia.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 19 28/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 4 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

© RIPRODUZIONE RISERVATA La mappa della congiuntura IL CLIMA DI FIDUCIA DELLE IMPRESE Indice destagionalizzato (2005 = 100) IL DETTAGLIO DELLA FIDUCIA NEI SETTORI ECONOMICI Indice destagionalizzato (2005 = 100) - Fonte: Istat LA CRESCITA IN EUROPA Indice Eurocoin (stima del Pil al netto della volatilità di breve periodo) - Fonte: Banca d'Italia e Eurostat

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 20 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Agenda mille giorni: avvio a luglio, poi il Def Il governo accelera su giustizia, Fisco, Pa e sblocca cantieri Dino Pesole

Il percorso per la flessibilità Ue passa attraverso un fitto calendario di impegni programmatici e misure concrete dell'Agenda Renzi. Già a partire da luglio con l'accelerazione sull'iter di approvazione della riforma della Pa, i decreti legislativi attuativi della delega fiscale, la riforma della giustizia e lo sblocca cantieri. Pesole u pagina 4 ROMA Il percorso verso l'auspicata flessibilità europea passa attraverso un fitto calendario di impegni programmatici e misure concrete, già a partire da luglio, con l'accelerazione sull'iter di approvazione del decreto sulla Pa, i nuovi decreti legislativi attuativi della delega fiscale tra luglio e settembre (riforma di Equitalia, le norme sul fisco-amico, la definizione dell'abuso di diritto e la revisione delle sanzioni penali e amministrative in materia fiscale, la fatturazione elettronica), la riforma della giustizia e lo «sblocca cantieri». L'obiettivo è definire l'intero quadro già agli inizi di settembre, così da preparare il terreno alla prossima legge di stabilità di metà ottobre. La partita - fa sapere Matteo Renzi - si sposta «dall'Europa in Italia. Tocca a noi fare le riforme se vogliamo la flessibilità dall'Europa. Abbiamo modulato l'impegno sui mille giorni perché questo è l'orizzonte di cui necessitiamo». L'obiettivo è «spendere bene l'autorevolezza internazionale ed europea conquistata con il 41% e con le prime misure» ha spiegato il premier ai suoi, sottolineando che non intende farsi trascinare nelle polemiche, anche interne. «È una vittoria italiana - ha commentato il sottosegretario Graziano Delrio in riferimento al vertice Ue - aver aperto il dibattito nel merito delle questioni non solo sui nomi». Prima tappa per il governo la Relazione al Parlamento che, in ossequio alla legge "rinforzata" attuativa del nuovo articolo 81 della Costituzione, dovrà aggiornare sugli scostamenti rispetto al quadro macroeconomico di aprile, con annesso il cronoprogramma di riforme strutturali che andranno approvate nei mesi successivi. I contenuti della Relazione che verrà inviata in Parlamento a fine agosto, saranno recepiti dalla Nota di aggiornamento del «Def» di metà settembre. Una volta definito il nuovo scenario macroeconomico, spetterà alla legge di stabilità recepire gli effetti finanziari delle riforme, con annessa la stima dell'impatto di ogni singola riforma sul Pil. Solo a quel punto, non appena si sarà insediata la nuova Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker (presumibilmente a novembre) si potrà avviare la trattativa per valutare - riforme alla mano - tempi e modalità del «miglior utilizzo della flessibilità», concordato dal Consiglio europeo del 26 e 27 giugno. Trattativa che verterà sia su un diverso timing di rientro dal debito, pur mantenendo l'impegno a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2016, sia il possibile utilizzo della «clausola di flessibilità» per la parte dei pagamenti della Pa che impatta sul deficit. Più complessa la partita degli investimenti cofinanziati dall'Unione europea. Di certo, se ci si atterrà, come peraltro previsto dal Programma nazionale di riforma e in linea dunque con le raccomandazioni rivolte lo scorso 2 giugno all'Italia dalla Commissione europea, al percorso di avvicinamento della agenda europea «2020», non dovrebbero insorgere ostacoli. Si tratterà di definire nel dettaglio tempi e modalità di realizzazione dei singoli interventi, con relativo conteggio della parte di cofinanziamento nazionale da scomputare eventualmente dal calcolo del deficit. Per avviare la trattativa sulla nuova flessibilità che potrebbe accompagnare la politica di bilancio, occorre rispettare sia l'obiettivo di un deficit nominale ampiamente in zona di sicurezza (già un saldo a ridosso del tetto massimo del 3% potrebbe costituire un ostacolo), sia il tragitto di avvicinamento all'obiettivo di medio termine. Poiché la disciplina di bilancio è ancora pienamente operativa, sia per quel che riguarda il Patto di stabilità che per quanto concerne il combinato di Fiscal compact, Six Pack e Two Pack, i margini di flessibilità andranno conquistati tutti sul campo. Se continueremo a mantenerci al di fuori della procedura d'infrazione per disavanzo eccessivo, confermando il timing verso il pareggio di bilancio, si potrà applicare quel margine di flessibilità già previsto dai Trattati per i paesi che rientrano nel cosiddetto «braccio preventivo» del Patto di

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 21 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

stabilità. A patto che governo e Parlamento siano effettivamente in grado di approvare e rendere operative le riforme strutturali annunciate, dal fisco al mercato del lavoro, dalla pubblica amministrazione alla giustizia civile. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Premier. Matteo Renzi

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 22 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'AGENDA ITALIANA Meno Stato e meno tasse

L'azione di politica economica dell'Italia, dopo le parziali aperture emerse in sede Ue per una interpretazione più flessibile del Patto di stabilità e crescita, non può non fondarsi su misure forti per l'abbattimento del debito e progetti in grado di mobilitare risorse per lo sviluppo. 1 Riduzione del debito. La premessa è che la via maestra per abbattere il debito è accrescere il potenziale di crescita dell'economia. Agire sul "denominatore" significa ridurre il passivo senza ricorrere a nuove manovre correttive con effetto depressivo. In sede europea e riforme alla mano, sul Fiscal compact va conquistato un timing più flessibile di rientro del debito. Ma l'Italia deve fare la sua parte con misure strutturali e una tantum, queste ultime tutte mirate a rimpolpare il fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato. L'Esecutivo intende abbattere lo stock del debito pubblico (oltre 2.140 miliardi lo scorso aprile) con privatizzazioni e dismissioni di immobili pari allo 0,7% del Pil all'anno dal 2014 al 2017. Bisogna velocizzare e fare di più, estendere la portata delle cessioni degli immobili della Difesa e degli enti locali (il cui censimento è ancora incompleto) mettendo in moto un circolo virtuoso tra Invimit (la Sgr immobiliare del Tesoro), l'Agenzia del Demanio e la Cdp. Va allungata la lista delle società da privatizzare nei settori dove la mano pubblica rallenta la crescita con inefficienze, sprechi, eccessi burocratici, clientelismo. Oltre a Fs e Poste, guardare anche alla Cdp. Oltre a Enav e Fincantieri, colossi come Eni, Enel, le Reti. Vanno drasticamente tagliate le 8.000 partecipate pubbliche che producono perdite per 1,2 miliardi (fonte Cottarelli). Potrà servire un'operazione contabile per ridurre lo stock del debito fino a 50 miliardi: basterà trasferire all'Esm il debito dell'Efsf. Il debito/Pil italiano scenderebbe al 128% dal 135% circa quest'anno scomputando il contributo ai piani di salvataggio europei (50 miliardi) e il pagamento dei debiti pregressi della Pa (60 miliardi). 2 Fisco più semplice, drastica riduzione del cuneo fiscale. Sul fronte fiscale la prima necessità è quella di dare piena e puntuale attuazione entro l'anno alla legge delega che è stata approvata dal Parlamento, rafforzando la politica di semplificazione degli adempimenti. Sul fronte dei controlli occorre una disciplina organica per l'abuso del diritto e rivedere le regole sui controlli per renderli il più possibile mirati. Si deve continuare con maggiore decisione nella riduzione del cuneo fiscale e dell'Irap che grava sulle imprese (per un corrispettivo di 10 miliardi): un segnale forte deve arrivare già dalla legge di stabilità. La copertura andrebbe individuata per 5 miliardi dal potenziamento della spending review nel 2015 (innalzandola da 17 a 22 miliardi) e per altri 5 dai proventi sottratti all'evasione fiscale e dal "dividendo" da spread (da quantificare nel corso del prossimo anno, nella fondata aspettativa che il differenziale con i bund tedeschi prosegua nell'attuale trend discendente). 3 Lavoro più flessibile. Dopo le importanti novità introdotte con i contratti a termine senza causale, il Governo deve continuare nella linea di flessibilizzazione dei contratti a tempo indeterminato. Il Ddl delega di riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali dovrà garantire, entro fine anno, il varo dei primi decreti delegati. Il contratto unico a tutele crescenti non deve essere sostitutivo di tutte le forme contrattuali esistenti e deve contenere una componente di flessibilità che dia certezza al "costo di licenziamento". Bisognerebbe mettere ordine e dare certezza agli incentivi alle assunzioni presenti oggi, soprattutto sul versante contributivo. Quello più "ricco", per gli under 29, ha una dotazione finanziaria di 800 milioni a esaurimento. Finisce al più tardi nel giugno 2015. Andrebbero affiancati, inoltre, con forme di credito di imposta sia per nuove assunzioni che per la stabilizzazione dei rapporti di lavori a carattere temporaneo. 4 Debiti Pa. Entro il 21 settembre, come promesso dal premier, vanno pagati i 60 miliardi di debiti arretrati della Pa: l'operazione ha aumentato finora lo stock del debito pubblico (concorrendo quest'anno fino a 35 miliardi di aste di titoli di Stato nel programma di emissioni lorde da 470 miliardi previsto dal Tesoro) ma migliorerà la crescita (il Mef prevedeva +0,2%, +0,7% e +0,3% di Pil per gli anni 2013, 2014 e 2015). Finora il

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 23 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

percorso verso il saldo del monte debiti pregressi - 47 miliardi stanziati dai Governi Monti e Letta a cui si aggiungono i 13 del Governo Renzi - è andato troppo a rilento visto che secondo l'ultimo censimento di fine marzo scorso sono stati effettivamente pagati alle imprese 23,5 miliardi. Ma l'impegno dell'Esecutivo deve estendersi anche ai nuovi pagamenti su cui la Pa continua ad accumulare ritardi visto che in media impiega 180 giorni per saldare le fatture mentre le nuove regole Ue entrate in vigore nel 2013 prevedono che non si superino 30-60 giorni. Bisogna saldare i conti delle spese in conto capitale (Ance stima 19 miliardi di cui 7 pagati), penalizzate con le ultime destinazioni di fondi: è importante ottenere da Bruxelles lo scomputo di questi pagamenti dal calcolo del deficit. 5 Industrial compact italiano. Si deve mettere a punto una strategia di politica industriale che rilanci l'innovazione e la manifattura. Il credito d'imposta per gli investimenti in ricerca, approvato con il decreto Destinazione Italia, è ancora fermo: manca il decreto attuativo che stanzia i 600 milioni previsti. L'agevolazione andrebbe poi potenziata con più risorse, come era stato anche annunciato dal premier Renzi, eliminando l'attuale vincolo che limita il bonus agli investimenti incrementali su quelli dell'anno precedente. Vanno poi garantite le risorse per far girare a pieno regime gli sconti previsti, nella Sabatini bis e nell'ultimo decreto competitività, per l'acquisto di macchinari e attrezzature produttive. Bisogna attuare le misure di liberalizzazione del credito per favorire canali alternativi a quello bancario (assicurazioni, fondi, cartolarizzazioni, mini-bond), aumentando la potenza di fuoco del Fondo di garanzia. Misure di sostegno all'internazionalizzazione e al made in e di attrazione degli investimenti in Italia. 6 Fondi Ue, sblocca-infrastrutture, riforma appalti per semplificare. Bisogna cambiare marcia sulla spesa dei fondi Ue, che rappresentano la leva per rilanciare gli investimenti pubblici, tagliati del 35% dal 2009 a oggi, soprattutto al Sud. Per spendere 21 miliardi entro il 2015 senza perdere fondi è necessario dare poteri sostitutivi alla nuova Agenzia per la coesione e liberare dal patto di stabilità almeno 7 miliardi di cofinanziamenti Ue e altri 5,5 di risorse nazionali aggiuntive (stima Confindustria). Considerando anche il ciclo 2014-2020, ci sono in palio 170 miliardi. Più in generale, la realizzazione delle infrastrutture deve riprendere a correre, concentrando le risorse sulle reali priorità. Fondamentale la legge delega per la riforma del codice degli appalti con il recepimento delle regole Ue: semplificare le regole per tutti, evitando altre deroghe. 7 Semplificazioni. Bisogna superare la politica delle piccole semplificazioni e affrontare i nodi dei poteri paralizzanti della burocrazia. Recuperare il silenzio-assenso per concerti, pareri e nulla osta tra le amministrazioni centrali presente nelle bozze del Dl riforma Pa e poi eliminata. Per l'edilizia eliminare pareri paesistici sui piccoli interventi, certezza della Scia con limitazione del potere di autotutela a sei mesi, semplificazione per gli interventi minori di sicurezza sismica degli edifici, rilancio degli sportelli unici. 8 Riforma del Titolo V. La riforma costituzionale fondamentale per ridare spinta all'economia è la riforma del titolo V che negli ultimi dieci anni ha creato legislazioni-spezzatino ed enormi conflitti fra Stato e Regioni sulle competenze concorrenti (con l'intasamento della Corte costituzionale). Bene il ritorno allo Stato delle competenze esclusive su grandi opere strategiche nazionali infrastrutturali ed energetiche, ma bisogna impedire che restino a Regioni ed enti locali poteri amministrativi tali da paralizzare quelle opere strategiche. Sarebbe utile riportare allo Stato altre competenze che oggi soffrono dell'effetto-spezzatino: politiche attive del lavoro e competenze sul pubblico impiego. 9 Giustizia civile. L'obiettivo di qualsiasi intervento sulla giustizia civile non può che essere il taglio della durata dei processi e il conseguente recupero di efficienza per affrontare e ridurre lo stock di arretrato. Vanno incentivate le soluzioni stragiudiziali, affidate per esempio ad avvocati e notai; potrebbe essere ripensato il sistema delle impugnazioni e introdotta l'esecutività della sentenza sin dal primo grado. Vanno incentivati i tribunali dedicati a categorie speciali di controversie come quelle societarie oppure quelle di famiglia e verificata sul campo l'efficacia del giudizio telematico. 10 Pubblica amministrazione. La strategia del ricambio generazionale indicata nel decreto di riforma della Pa va nella giusta direzione. Ora si tratta di realizzare rapidamente i provvedimenti attuativi. La mobilità del

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 24 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

personale pubblico deve contribuire al recupero di produttività dell'intero settore. Necessario restringere il perimetro di azione della Pa e chiudere parte delle 8mila partecipate. Sforzo per aumentare gli investimenti per digitalizzare il più possibile va esteso al massimo: bene il credito di imposta per le autostrade digitali. © RIPRODUZIONE RISERVATA I risultati di spesa dei fondi Ue al 31 maggio 2014 rispetto agli obiettivi - In % - Spesa certificata totale: 26.725.046.586 - Dotazione totale programma post Pac: 47.695.165.320 Fondi Ue: il ritardo programmaper programma Programma Programma Programma Target nazionale Target nazionale Target nazionale Risultato Risultato Risultato PorFse Campania 59,6 59,1 PorFse Calabria 64,7 59,6 PorFse Sicilia 60,2 56,4 PorFse Basilicata 73,7 74,3 PorFse Puglia 60,6 62,0 PonFse governance e az. di sistema 63,9 68,6 PonFsecompetenze per lo sviluppo 65,5 69,1 PorFse Abruzzo 66,5 59,0 PorFse EmiliaRomagna 68,4 70,3 PorFse Friuli Venezia Giulia 69,1 69,1 PorFse Lazio 67,4 64,0 PorFse Liguria 67,4 65,6 PorFse Lombardia 65,4 65,9 PorFse Marche 65,5 67,4 PorFse Molise 64,7 66,5 PorFse PaBolzano 64,7 59,3 PorFse PaTrento 78,2 87,7 PorFse Piemonte 64,2 72,2 PorFse Toscana 65,0 72,3 PorFse Umbria 66,1 68,5 PorFse Valle d'Aosta 64,8 63,0 PorFse Veneto 65,2 71,6 PorFse Sardegna 70,3 74,5 PonFse azioni di sistema 34,0 35,9 Poin Fesr attrattori culturali, naturalie turismo 58,1 40,1 Poin Fesr energie rinnovabili e risparmio energetico 65,7 55,3 PonFesr governance e ass. tecnica 66,6 59,8 PonFesr istruzione - ambienti per l'apprendistato 48,9 50,9 PonFesr reti e mobilità 37,1 38,1 PonFesr ricerca e competitività 63,6 61,9 PonFesr sicurezza 66,7 61,8 PorFesr Calabria 36,5 36,5 PorFesr Campania 31,8 33,3 PorFesr Puglia 55,3 59,4 PorFesr Sicilia 48,2 40,5 PorFesr Basilicata 65,4 62,2 PorFesr Abruzzo 62,5 65,0 PorFesr EmiliaRomagna 65,3 72,6 PorFesr Friuli Venezia Giulia 64,8 65,8 PorFesr Lazio 67,5 61,2 PorFesr Liguria 65,6 66,8 PorFesr Lombardia 64,3 68,4 PorFesr Marche 64,2 64,6 PorFesr Molise 66,2 58,7 PorFesr PaBolzano 62,3 72,0 PorFesr PaTrento 66,6 62,6 PorFesr Piemonte 66,1 66,5 PorFesr Toscana 63,1 63,1 PorFesr Umbria 64,8 73,1 PorFesr Valle d'Aosta 64,6 68,2 PorFesr Veneto 63,5 64,4 PorFesr Sardegna 64,9 59,4 Totale 56,6 56,0 Nota: Fse: Fondo sociale europeo - Fesr: Fondo europeo di sviluppo regionale - In rosso i programmi in cui il risultato è inferiore al target IrisultatidispesadeifondiUeal31maggio2014rispettoagliobiettivi-In%-Spesa certificata totale: 26.725.046.586- DotazionetotaleprogrammapostPac:47.695.165.320 RIDUZIONE DEL DEBITO 1 Privatizzazioni e vendita immobili Piano di rientro meno oneroso ITALIA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE 10 Dare operatività alla riforma Investire per la digitalizzazione FISCO PIÙ SEMPLICE 2 Piena attuazione della delega Ridurre il cuneo sulle imprese LAVORO 3 Contratti più flessibili e incentivi alle assunzioni DEBITI DELLA PA 4 Pagare lo stock di arretrato Non accumulare altri ritardi INDUSTRIAL COMPACT ITALIANO 5 Sbloccare il credito d'imposta per gli investimenti in ricerca FONDI UE, INFRASTRUTTURE 6

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 25 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Subito i poteri alla nuova Agenzia Regole più semplici sugli appalti SEMPLIFICAZIONI 7 Non più piccoli interventi Snellire nulla osta nell'edilizia RIFORMA DEL TITOLO V 8 Allo Stato opere ed energia Stop al potere di veto locale GIUSTIZIA CIVILE 9 Taglio della durata dei processi Incentivare la via stragiudiziale Foto: - Nota: Fse: Fondo sociale europeo - Fesr: Fondo europeo di sviluppo regionale - In rosso i programmi in cui il risultato è inferiore al target

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 26 28/06/2014 La Repubblica - Firenze Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato I cantieri perenni IL REPORTAGE Ancora vuota la nuova galleria lavori fermi al parcheggio bici S.M.Novella sul binario morto A marzo Grandi Stazioni aveva assicurato: "Siamo in ritardo ma ci basterà un mese per finire". Invece tutto si complica I RITARDI ERNESTO FERRARA

morto Santa Maria Novella. Ancora vuota la nuova galleria commerciale interrata che doveva accogliere 20 negozi tra cui la nuova Feltrinelli; fermi anzi fermissimi i lavori del parcheggio interrato da 700 posti per le biciclette, in fondo a cui si è ormai formata un lago d'acqua putrida; buche, pietre divelte e transenne accolgono i passeggeri all'ingresso della stazione, dove un tempo c'era la pensilina di Toraldo. E se ancora a marzo scorso Grandi Stazioni poteva dire che, nonostante il fallimento della ditta titolare dei lavori, Satrel, «ci vorrà un mese di lavori», ora l'affare si complica maledettamente. Non tanto per la galleria, dove i primi negozi potrebbero aprire i battenti in autunno. E' la ciclostazione che sprofonda nel caos: «Le ditte fornitrici di Satrel chiedono i loro crediti a noi. Dobbiamo andarci cauti», dice Grandi Stazioni. Tradotto: i lavori non ripartono. CLOSED. Tutto chiuso. Luccica di nuovo eppure non c'è nemmeno l'ombra di un negozio aperto nella nuova galleria commerciale al primo piano interrato di Santa Maria Novella. Sembra tutto finito anche nel parcheggio per le bici da 700 posti, eppure il nastro arancione di cantiere ancora lo avvolge e chissà quando lo vedremo scomparire, quando mai le bici potranno davvero entrare. E mentre galleria e park per le bici rimangono come in un limbo, tutto fermo, si guarda ma non si tocca da più di un anno, fuori, all'ingresso della stazione, le pecche del restyling mai portato in fondo ormai diventano visibili, a tratti irritanti: buche, sanpietrini divelti, transenne su cui campeggiano cartelli che nessuno leva da mesi (ma chi li mette?), della serie "Non attaccate qui le bici, queste inferriate verranno tolte fra qualche giorno". Invece no. E beffa si aggiunge a beffa. Brutta tegola quella che da tempo ormai è piombata sulla stazione di Santa Maria Novella. La mega ristrutturazione dello scalo ferroviario fiorentino, sognata, promessa, annunciata e perfino già in parte inaugurata a settembre scorso in occasione dei Mondiali di ciclismo, si è fermata quando sembrava arrivata a un passo dal traguardo. La ditta titolare dell'appalto da 27 milioni di euro, la Satrel spa di Calenzano, che un anno e mezzo fa, a dicembre del 2012, aveva ereditato i lavori dopo un lungo contenzioso con il gruppo Ics, naviga in acque nere anzi nerissime: a metà dicembre 2013 ha presentato richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Prato. E se ancora a marzo scorso Grandi Stazioni, la società del gruppo Ferrovie che gestisce lo scalo, poteva dire che tutto si sarebbe risolto nel giro di poco, che in fondo sarebbe bastato in tutto un mese di lavori e che con il Tribunale di Prato si stava trovando una soluzione per la "restituzione" delle aree di cantiere assegnate alla Satrel in modo da pensare a nuovi appalti, oggi le cose sono cambiate. In peggio. Non tanto per la galleria commerciale, dove ogni giorno si assiste a scene di viaggiatori e turisti che si infilano nelle scale mobili sedotti dai cartelli "shopping" e poi, una volta giù, non trovano che vetrine vuote e coperte da teli neri, insegne di griffes della moda e della telefonia con il bandone giù. Viene ancora di più l'amaro in bocca a pensare che un anno fa l'allora sindaco Renzi la inaugurò insieme all'ad di Ferrovie Moretti annunciando 400 nuovi posti di lavoro. A quanto pare però qui i tempi per vedere aprire qualche bandone non sono biblici. Alla fine una smossa rispetto a marzo scorso, cento giorni fa circa, c'è stata: l'area è stata "svincolata" e non è più responsabilità della Satrel, grazie all'accordo siglato da Grandi Stazioni col Tribunale di Prato. Se però a marzo scorso mancavano i collaudi degli impianti elettrici, che a quanto pare nel frattempo sono stati fatti, ora quel che manca è il "gruppo anti incendio", l'impianto di continuità in grado di garantire energia elettrica ai sistemi anti fuoco in caso di black out. «Stiamo provvedendo proprio ora all'affidamento ad una ditta», spiegano da Grandi Stazioni, ricordando che se qualche ritardo c'è stato questo è in qualche modo imputabile anche a cause indipendenti dalla volontà del gruppo, ovvero all'improvviso cambio di

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 27 28/06/2014 La Repubblica - Firenze Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

guardia ai vertici, con il nuovo amministratore delegato Gaetano Casertano (che era subentrato nei mesi scorsi a Fabio Battaggia) che ha da poco lasciato per motivi di salute. La conseguenza è che anche la firma di un banale contratto di subentro in cantiere con la nuova impresa ritarda. E però «entro luglio dovrebbero partire i lavori e tutto dovrebbe essere pronto per fine agosto», spiegano. La speranza di Grandi Stazioni è che a quel punto i negozi (sono venti in tutto) possano partire con gli allestimenti e che le prime aperture si vedano verso l'autunno, ottobre o novembre che sia. «E' un business mancato anche per noi ed è bene fare presto anzi prestissimo», dicono dalla società di Santa Maria Novella, un gate con oltre 50 milioni di passeggeri all'anno. Non è così semplice invece per il park bici. Cartacce e bottiglie si accumulano aldilà del nastro di cantiere color arancio che da quasi un anno avvolge il parcheggio da 700 posti: le rastrelliere sono pronte, potrebbero aprirle domattina, chiunque ci passi se lo chiede: «Perché non apre?». Il problema è che non ci si può arrivare: la rampa d'accesso elicoidale che parte dalla superficie è rimasta a metà, è un cantiere aperto da oltre due anni. Manca poco per finirla ma da mesi non si vede un operaio al lavoro. Satrel ha a quanto pare molti debiti con i fornitori: e Grandi Stazioni non ha intenzione di rilevare i lavori dal momento che si troverebbe ad ereditare anche le pendenze: «Ci dobbiamo muovere coi piedi di piombo», spiegano dalla società del gruppo Ferrovie. Nel frattempo, in fondo al "grande occhio", nel mezzo del buco centrale in fondo alla rampa, si è formato un lago, una pozza d'acqua putrida e maleodorante. Perché? Forse è colpa dei lavori dello scavo, a quanto pare fatti non benissimo, tanto da spingere Firenze Parcheggi, che spesso si è trovata col suo parcheggio allagato, a far fare una perizia e a valutare se chiedere i danni, come spiega Carlo Bevilacqua, presidente di Firenze Parcheggi. Foto: TUTTO FERMO Galleria commerciale, vuota e surreale: non c'è l'ombra di un negozio. Transenne sempre precarie. Collegamento col parcheggio uguale a prima. E il deposito bici è una pozza allagata (sotto a destra)

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 28 28/06/2014 La Repubblica - Genova Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL CASO Chiuso il cantiere del Terzo Valico "Non è in regola con l'antimafia" IL REPORTAGE GIULIA DESTEFANIS E STEFANO ORIGONE

STOP ai lavori per il Terzo Valico a Voltaggio. La prefettura di Torino ha posto i sigilli al cantiere dove si sta realizzando la galleria di servizio che va a congiungersi con la Genova-Tortona. Da quanto emerge, sono venuti meno i requisiti del protocollo antimafia, condizione necessaria per consentire alla ditta Lauro di Torino di proseguire i lavori. La questione è piuttosto intricata ed è trapelato che la stessa azienda sarebbe già stata colpita da provvedimenti di sospensione che hanno fermato due opere in fase di realizzazione a Borgo Ticino e Aosta. Una patata bollente, non c'è che dire. Anche perché il cantiere dà lavoro a una cinquantina di operai, quasi tutti con contratto a termine, arrivati anche dalla Sicilia e dalla Sardegna, e vista la situazione sarebbero già in arrivo le lettere di licenziamento. Sono scesi in campo i sindacati, che per la settimana prossima hanno chiesto un incontro con il prefetto di Torino, Paola Basilone, e il Cociv, il consorzio per la progettazione e costruzione della linea dell'Alta Velocità. È stata proprio la società a consegnare ieri alle 14 il provvedimento che blocca i lavori di una delle più grandi opere. COME detto la misura porta la firma della Prefettura di Torino, dove ha sede la società (la direzione generale si trova a Borgosesia). La Stazione Appaltante ha quindi informato il Cociv, che a sua volta si è presentato presso il cantiere informando gli operai che i lavori erano stati bloccati per la "mancanza requisiti". Al momento non è chiaro se la Lauro sia interessata in prima persona (difficile in quanto il cantiere non sarebbe mai stato aperto), voci di corridoio riferiscono che sarebbe dubbia la posizione di un consulente esterno ed è per questo che sono venuti meno i requisiti. Una mazzata per l'azienda, che conta più di 300 dipendenti. Ieri mattina, ci sono stati momenti di alta tensione. Gli operai non volevano credere a quello che stava accadendo e alcuni si sono rifiutati di fermare il lavoro. Per calmare gli animi sono dovuti intervenire i carabinieri del comando provinciale di Alessandria. Ora le ruspe sono ferme. L'azienda, come prevede la legge, dovrà mettere in sicurezza il cantiere, il cui futuro è molto incerto. Prefettura, Cociv e sindacati si dovranno sedere a un tavolo per una trattativa che si preannuncia lunga e dolorosa. Sicuramente, verrà tolto l'appalto alla Lauro, ma l'azienda che subentrerà non è detto che possa farsi carico dei dipendenti lasciati a casa. A tutto questo è legato il futuro del cantiere e dei lavori, che potrebbero rimanere fermi diverse settimane. «Per i comitati di Piemonte e Liguria è stata una giornata felice - commenta l'arquatese Claudio Sanita, uno dei leader del movimento No Terzo valico - Era da 2 anni che denunciavamo che la costruzione dell'opera avrebbe coinvolto ditte con curricula spaventosi». Sanita ieri non è potuto andare a vedere ciò che stava succedendo a Voltaggio, perché una misura cautelare coercitiva, gli impedisce di accedere ai comuni dove sorgono i cantieri. Ma in tanti sono invece andati a presidiare. La parola "soddisfazione" è quella più ricorrente tra gli attivisti: «Anche se sarà completa quando si fermeranno tutti i cantieri - dice il ligure Lorenzio Torrielli, del Gruppo Valverde No Tav - Quello che è successo dà ancora più forza alle nostre battaglie, significa che siamo sulla strada giusta: del restoi nostri dubbi sulla ditta Lauro li avevamo già espressi sul sito del movimento». Ovvero www. notavterzovalico. info , un bollettino puntuale di tutto ciò che avviene sui cantieri della grande opera nelle due regioni, e dove anche ieri gli attivisti si sono espressi con una dura nota sulla chiusura del cantiere di Voltaggio. «Ora la sfida - continua Torrielli - è capire come procedono le cose negli altri cantieri: quali altre ditte lavorano all'opera? Siamo sicuri che la Lauro non lavori in altri siti, magari attraverso ditte satelliti? Sono timori che abbiamo, anche perché la trasparenza è poca e spesso i nomi della aziende costruttrici sono illeggibili sui cartelli informativi». All'indomani dell'intervento a Voltaggio, i movimenti sono dunque pronti a riorganizzarsi: il primo appuntamento in programma è un'assemblea pubblica giovedì 3 luglio ad Arquata. Poi la mobilitazione di Isoverde il 5 e 6 luglio - la più grande mai organizzata in Valverde - che richiamerà in Liguria comitati da

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 29 28/06/2014 La Repubblica - Genova Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

basso Piemonte e Val Susa. Intanto, il Cociv precisa che non ha alcuna responsabilità per quanto riguarda l'abbattimento di alberi in via Tecci a San Quirico perché "il cantiere non confina con la strada". La prefettura piemontese ha deciso la sospensione dell'attività Il governo da tempo sostiene la realizzazione di questa infrastruttura PER SAPERNE DI PIÙ www.poliziadistato.it www.carabinieri.it Foto: I NODI Un cartello di cantiere. Sotto da sinistra il prefetto di Torino Basilone e il ministro Lupi

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 30 29/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 14 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'inchiesta Yara, tutte le bugie di Bossetti nel cantiere "Spariva con una scusa" I colleghi lo avevano soprannominato "caciabale" Si indaga anche sulle sue vacanze estive a Sharm el Sheik Diceva che andava dal medico, ma risulta che non fosse così. La moglie ha sempre negato le strane assenze di lui dal luogo di lavoro DAI NOSTRI INVIATI PAOLO BERIZZI PIERO COLAPRICO

BERGAMO. L'aveva detto lui stesso: «Ho seguito il caso Yara sui siti e leggendo l'Eco di Bergamo, il giornale a cui mia suocera è abbonata». Adesso il riscontro c'è, dalle prime analisi, appare evidente ai detective che Massimo Giuseppe Bossetti, indiziato unico per l'omicidio aggravato di Yara Gambirasio, si collegava ad Internet per cercare notizie - «con continuità» - sulla morte della tredicenne di Brembate di Sopra, il paese dove aveva abitato sino ai 29 anni. Ieri gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni sono tornati in carcere. Vogliono parlare ancora con il loro assistito. Già domani presenteranno l'istanza per far uscire di cella il muratore di Mapello, che continua a proclamarsi innocente nonostante il suo Dna coincida con quello di «Ignoto uno», un indizio ritenuto schiacciante. Così come la calcina nei polmoni di Yara, e cioè "respirata" poco prima di morire, circostanza che da anni faceva dire agli investigatori: «Cerchiamo un muratore,o un cantiere». Proprio nei cantieri frequentati da Bossetti, si viene a sapere, sono andati spesso i funzionari incaricati delle indagini. «Non possiamo dire niente, ci hanno detto di non parlare, comunque- dice un collega di Bossetti- siamo stati interrogati sulle assenze di Massimo dal cantiere... ». Chiede l'anonimato, è un lavoratore nella cantieristica, dice e non dice, ma quello che dice appare molto importante: «Qualche volta Bossetti ci diceva che aveva da fare e se ne andava, spariva dal cantiere e no, non sappiamo dove. Uno di noi l'aveva soprannominato il caciabale, o qualche cosa del genere». Secondo quanto racconta ai giornali un altro collega di Bossetti, più volte in un cantiere a Palazzago è arrivato Fulvio Gambirasio, il papà di Yara: «Io ero a disagio quando arrivava, dopo quello che gli era successo. Bossetti restava muto, impassibile, come se non avesse di fronte nessuno», ricorda il collega. Giustamente, la difesa Bossetti vuole impedire "un deprecabile processo di piazza". Nello stesso tempo, si capisce meglio il senso di alcune domande che gli investigatori avevano rivolto a Marita Comi, la moglie di Bossetti: «È a conoscenza di giornate nelle quali suo marito potrebbe essersi assentato dal lavoro?». Risposta: «Generalmente ogni qual volta si assentava dal lavoro ero informata, non sono in grado di dire se si assentava dal lavoro senza comunicarmelo». Quando si assentava, secondo la moglie, i fattori erano due: «Le condizioni climatiche non gli consentivamo di lavorare oppure per pregressi impegni che io e lui avevamo». Gli investigatori insistono. «Esclude che negli ultimi mesi siamo state più frequenti le assenze del lavoro di suo marito?». Risposta: «Si, lo escludo». Sembra, però, che in una circostanza Bossetti abbia lasciato il cantiere per andare dal medico, ma dal medico - questo sarebbe risultato in un accertamento effettuato nei giorni scorsi - non c'è andato. Dove andava e con chi? Per rispondere a questa domanda nei giorni scorsi gli investigatori sono andati anche a Fuerteventura (Isole Canarie)ea Sharm el Sheik, località frequentate dalla famiglia Bossetti nelle vacanze estive del 2010 e 2011. È in particolare quest'ultima- la vacanza sul Mar Rosso del 2011, l'estate successiva all'omicidio di Yara - che ha "incuriosito" i detective. Bossetti ha avuto e si è fatto notare per qualche comportamento anomalo? Se il presunto killer portava con sé il segreto di Yara anche il particolare di una vacanza potrebbe diventare significativo. MURATORE Massimo Giuseppe Bossetti lavorava come muratore in un cantiere di Palazzago. Si assentava e fu freddo il giorno in cui si presentò là il padre di Yara I PUNTI TRACCE Il responsabile di Medicina legale all'Università di Pavia ha parlato di "reperti piliferi" di Bossetti sul cadavere di Yara. Poi è stato smentito INDIZI Il muratore aveva dieci cellulari, ma ne tenne uno spento per 14 ore il giorno della morte di Yara.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 31 29/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 14 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Portò la moglie sul luogo del delitto Foto: L'arresto di Massimo Giuseppe Bossetti. Sotto, la moglie Marita Comi

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 32 29/06/2014 La Repubblica - Roma Pag. 17 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il cantiere Fontana di Trevi via al restauro-show "Si alza il sipario del ponte sulla vasca" Si parte domani, i turisti cammineranno sulla passerella Attorno al cantiere monitor con le immagini dei lavori Il montaggio dei ponteggi è iniziato 25 giorni fa L'intervento finanziato dalla maison Fendi LAURA MARI

UNA passeggiata sospesi sulla vasca dove Anita Ekberg, di nero vestita, posò sensualmente i suoi piedi. Una camminata qualche metro al di sopra del monumento-gioiello progettato da Nicola Salvi. Una passerella panoramica che sarà inaugurata domani sera, quando il sindaco Ignazio Marino e il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce sfileranno, è proprio il caso di dirlo, sul ponte sospeso del cantiere del restauro della Fontana di Trevi. La passerella panoramica, unica nel suo genere, ogni giorno fino alle 21 permetterà ai turisti, quasi fossero in una realtà virtuale, di seguire dal vivo e come protagonisti i lavori di restauro del monumento-simbolo della capitale.E proprio domani, a 25 giorni di distanza dall'avvio del montaggio dei ponteggi, esperti restauratori inizieranno a ripulire e risistemare il monumento. Un cantiere che sarà in realtà uno spettacolo a cielo aperto, uno show dell'arte dove il pubblico sarà al centro della scena. Durante i lavori, infatti, la fontana continuerà ad essere visibile grazie alla recinzione in plexiglass (sebbene dal 5 giugno, giorno dell'inizio dell'allestimento dei ponteggi, l'acqua non zampilli più dalle magnifiche statue) e, grazie al ponte sospeso sulla vasca, i turisti potranno godere di una visuale insolita. Inoltre, collegandosi al sito internet creato dalla sovrintendenza capitolina per i Beni culturali e dall'assessorato comunale alla Cultura, sarà possibile seguire in diretta, passo dopo passo, l'evolversi dei lavori. Il sito sarà attivo nei prossimi giorni e verrà aggiornato costantemente con foto, news e video. Da domani, dunque, mentre i restauratori armati di pennelli con impegno certosino si adopereranno per ripulire la Fontana di Trevi, i turisti potranno passeggiare sulla passerella sospesa sulla vasca, camminando da un lato all'altro del monumento e fotografando, dall'alto e da vicino, l'opera. Ecco allora che telecamere, smartphone e macchine fotografiche immortaleranno particolari invisibili a occhio nudo. Sulla passerella turisti e romani diventeranno loro stessi dei "droni", occhi tecnologici che dall'alto monitoreranno il restauro. «Volevamo evitare - commenta il Campidoglio - che i lavori diventassero un disagio per i turisti e così abbiamo pensato di dare loro l'opportunità di interessarsi al monumento e visitarlo anche durante il cantiere». La passerella sospesa, inoltre, permetterà di avvicinarsi come mai prima d'ora alle due statue dei cavalli della fontana. L'accesso all'area dei lavori attraverso il ponte sarà possibile ogni giorno fino alle 21 e per motivi di sicurezza il Campidoglio e la sovrintendenza capitolina potrebbero regolare il flusso dei turisti con il numero chiuso. Attorno all'area del cantiere, infine, ci saranno anche alcuni monitor che mostreranno le immagini storiche legate alla Fontana di Trevi, dalle scene dei film di cui è stata location a quelle del progetto di restauro. I lavori sono finanziati dalla maison Fendi con un contributo di 2 milioni e 180 mila euro. I LAVORI IL PONTE Durante il restauro della Fontana di Trevi la passerella sarà aperta ogni giorno fino alle 21 I PONTEGGI I ponteggi sono stati montati 25 giorni fa per iniziare le operazioni di pulizia e ristemazione della fontana LA PASSERELLA I lavori per la costruzione della passerella, sospesa sulla fontana, dove potranno passare i turisti IL PERCORSO La passerella permetterà di attraversare la vasca da parte a parte. Attorno al cantiere recinzioni in plexiglass PER SAPERNE DI PIÙ www.comune.roma.it www.roma.repubblica.it Foto: COME SARÀ IL PONTE Il rendering della passerella sospesa sulla vasca della Fontana di Trevi

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 33 30/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato COMMISSARI NELLE REGIONI CHE NON SPENDONO Il governo accelera e prova a sbloccare 40 miliardi di fondi per casa, città e scuole LA GIORNATA VALENTINA CONTE

ROMA. Tradurre il «miglior utilizzo della flessibilità», lo "sconto" strappato dal governo italiano all'Europa nel vertice di tre giorni fa, in uno scorporo concreto dei fondi Ue dal patto di stabilità interno. O meglio il cofinanziamento italiano che accompagna quei fondi. In pratica, fare in modo che i denari da impiegare in progetti e investimenti sul territorio non siano intrappolati nel tetto del 3% che oggi come oggi lega le mania comunie regioni. Questo l'obiettivo del governo Renzi, ora più che mai, all'indomani del consiglio dei capi di Stato e di governo dell'Unione. D'altronde - è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi - come chiedere a Bruxelles proroghe e allentamenti su deficit e debito se l'Italia non è in grado di spendere neanche le risorse stanziate da Bruxelles, anzi le restituisce? I tempi sono maturi. Un varco si è aperto nell'impostazione rigorista dei falchi europei. E il governo italiano ha bisogno di soldi freschi per dare una scossa all'economia, far ripartire le assunzioni e soprattutto movimentare il Pil, ben più anemico del previsto. Se il Prodotto interno lordo si scaldasse oltre lo zero virgola, anche la partita su deficit (pareggio di bilancio) e debito (fiscal compact) sarebbe molto più agevole, fino a scongiurare la possibile "manovrina" d'autunno per rimettere in sestoi conti. Ecco perché Renzi ora sta provando ad accelerare. A Palazzo Chigi l'Agenzia per la coesione è sulla pista di decollo. Per la figura del direttore sono arrivati oltre cento curricula e la nomina potrebbe giungere a breve. "Mister Fondi" avrà compiti di monitoraggio e programmazione, ma potrà anche commissariare le regioni che non spendono o lo fanno male. E forse anche il potere di gestire direttamente i fondi per garantire la realizzazione delle opere. Le risorse sono ingenti. In totale, quasi 40 miliardi di cofinanziamenti, tra vecchi e nuovi, di cui 5 a rischio. Da impiegare nei progetti già esistenti, ma fermi: piano casa, piano città, scuole, dissesto idrogeologico. Uniti a quelli che partiranno dopo il decreto Sblocca-Italia atteso per la fine di luglio. Un assaggio è previsto per oggi, quando al consiglio dei ministri giungerà il provvedimento dei ministri Guidi e Galletti (Sviluppo economico e Ambiente) per la riqualificazione energetica di edifici pubblici e privati, così da ridurre i consumi del 20% entro il 2020. Risorse stanziate: 800 milioni. Cassa integrazione straordinaria (ORE AUTORIZZATE, MAGGIO 2014) DATI IN % Settore Industria La mappa della cassa Settore Commercio Settore Artigianato Settore Edilizia Settori vari ORE AUTORIZZATE I numeri della cassa integrazione Cassa in deroga 2013 (gennaio) 2014 (maggio) Cassa straordinaria Cassa ordinaria Foto: AL TIMONE Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 34 28/06/2014 La Stampa - Alessandria Pag. 44 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Commissioni Paesaggi ed edilizia pubblicati i bandi

Il Comune ha pubblicato i bandi per la nomina dei componenti della Commissione locale per il paesaggio (rimarrà in carica non più di 5 anni) e per il rinnovo della Commissione edilizia. La Commissione per il paesaggio è formata da 4 persone, che devono essere in possesso di diploma di laurea in storia dell'arte e dell'architettura; restauro, recupero e riuso dei beni architettonici e culturali; progettazione urbanistica ed ambientale; pianificazione territoriale; scienze agrarie o forestali o gestione del patrimonio naturale. Il termine per candidarsi è alle le 12,30 di giovedì 10. Stessa data di scadenza per la Commissione edilizia. Info allo 0131-864427-468 o su www.comune.tortona.al.it. [m. t. m.]

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 35 28/06/2014 La Stampa - Savona Pag. 43 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato MEGA PROGETTO DA 240 MILIONI DI EURO IN FASE AVANZATA Tra Albissola e Savona tutti i cantieri già aperti

Proseguono, fra Albisola e Savona, le grandi manovre dell'Aurelia bis, la mega opera da 240 milioni di euro che l'impresa Letimbro Scarl sta realizzando per conto di Anas per alleggerire il traffico sull'Aurelia e nel centro di Savona. Tutti i cantieri sono ormai aperti e nonostante i mesi di ritardo (circa otto) accumulati da quando sono iniziate le operazioni ad Albisola, i cittadini stanno iniziando a rendersi conto di come sarà e dove passerà la gigantesca infrastruttura (quasi tutta sotterranea) che collegherà Luceto a corso Ricci. Mentre prosegue lo scavo nei Comuni di Albisola Superiore (Luceto) e Albissola Marina (zona industriale di Grana), quasi al confine con Savona, all'altezza del distributore Ip poco lontano dalla Margonara (chiuso da giorni per lavori di messa in sicurezza della collina), procedono i rilievi per la realizzazione di una rotatoria già ferocemente contestata dal Comitato Casello Albamare perchè, stando ai calcoli del presidente Paolo Forzano, il diamentro previsto della rotonda sarebbe insufficiente a far fluire il traffico. A Miramare prosegue lo scavo nel gigantesco cratere del cantiere di via Turati, dove sono stati installati alcuni pannelli fonoassorbenti per ridurre il rumore. Alla Rusca sono state interrotte le demolizioni degli edifici al fondo di via Schiantapetto (devono ancora buttare giù una piccola porzione di una casa) per raccogliere i detriti e rendere più facili le operazioni di preparazione del terreno per l'innesto dei piloni di sostegno della nuova strada, che sbucherà all'inizio di via Schiantapetto e per un tratto correrà parallela all'autostrada, prima di arrivare con le due rampe in corso Ricci. In via Crispi ruspe in piena attività nell'area dove sorgerà il sostegno principale in cemento del viadotto, mentre in corso Ricci due grossi cubi di cemento segnalano i punti dove passeranno le due rampe. [c. ben.]

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 36 29/06/2014 La Stampa - Alessandria Pag. 43 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato da martedì. via gagliuffi prima zona interessata Lavori a fogne, acquedotto e rete gas Cantiere per 4 mesi nel centro storico

Lavori per 4 mesi nel centro storico di Novi. Da martedì sino al 31 luglio, le prime opere interesseranno il primo tratto dei lavori di rifacimento delle reti fognarie e dell'acquedotto, insieme ai sottoservizi del gas. Si interverrà sul tratto di via Gagliuffi (proprietà Renna) che va fino a vicolo Priore. Dopo il 31 luglio i cantieri proseguiranno ininterrottamente, salvo durante la settimana di Ferragosto, in via Antica Libarna, via San Martino della Battaglia e in tutti i vicoli confluenti (Robbiano Priore e del Carmine). La finitura prevede la posa di cubetti in pietra di porfido. Secondo lo stato di avanzamento dei lavori, considerato che si interverrà entro vicoli molto stretti, sarà garantito solo il passaggio pedonale. I lavori, a cura dell'impresa Boggeri, sono stati progettati dall'ufficio tecnico di Gestione Acqua con la direzione lavori di Fulvio De Lucchi. Inoltre, dal 7 all'11 luglio, partirà un cantiere che interesserà via Marconi lungo il tratto compreso tra via Capurro e vicolo Bertamino. In questo caso saranno levati i cubetti di porfido e si procederà a una temporanea asfaltatura. Questa tipologia di opera è funzionale agli imminenti lavori di ristrutturazione del teatro Marenco. Quando sarà pronto il teatro, sarà possibile togliere nuovamente il manto di asfalto per riposizionare l'originale pavimentazione in porfido. Durante gli interventi, saranno attuati accorgimenti viabilistici per garantire, nelle vie interessate attorno via Capurro, il transito ai residenti e agli aventi diritto. In questi giorni sono terminati i lavori di impermeabilizzazione di largo Valentina e pertanto torneranno accessibili i garage sotterranei, da mesi inibiti al rimessaggio. I cassonetti saranno tolti quindi dalla piazza e riposizionati nelle sedi condominiali. [g. fo.]

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 37 29/06/2014 La Stampa - Asti Pag. 40 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

TORRETTA. SONO 300 METRI di asfalto CHE PARTONO DA CORSO IVREA, una rotonda e un nuovo parcheggio In strada Laverdina si lavora nel primo cantiere del "Pisu" valentina fassio

Il nuovo tratto di strada Laverdina è il primo dei grandi cantieri del Pisu, il programma di riqualificazione della zona Sud Ovest della città, che prevede lavori per oltre dieci milioni di euro. Gli interventi sono già iniziati e si concluderanno entro marzo 2015, con un costo complessivo di circa 573 mila euro. Con imbocco dalla rotonda che sorgerà su corso Ivrea (all'altezza dell'ex ristorante Pasta e Pasta), la nuova strada Laverdina sarà un raccordo di circa 300 metri su doppia corsia e marciapiedi: si allaccerà alla «vecchia» strada Laverdina (il completamento dovrebbe essere avviato nelle prossime settimane) per raggiungere via Fregoli e il Massaja (lunghezza complessiva circa 800 metri). Nell'ambito del progetto, anche la riqualificazione del parcheggio di corso Ivrea a fianco di Riello, la realizzazione di un parcheggio naturale in ghiaia a servizio del campo da calcio che avrà anche un secondo ingresso proprio da corso Ivrea. Al lavoro la ditta Moviter che si è aggiudicata l'appalto. Progettista e direttore dei lavori l'architetto Stefano Bianco, Giorgio Calosso direttore tecnico del cantiere e Antonio Scaramozzino responsabile del procedimento. Con loro, presenti al sopralluogo nel cantiere, il sindaco Brignolo, il vice Arri, gli assessori Alberto Bianchino e Maria Bagnadentro, il capogruppo Viarengo. «Il cantiere è stato consegnato un mese fa, primo grande cantiere nell'ambito del Pisu - ha spiegato Bianchino - A giorni partiranno gli altri, e saranno complessivamente una ventina. Sul Pisu è stato fatto un buon lavoro, forse avremmo potuto progettare un po' prima e forse anche un po' meglio, sicuramente con meno discussioni in commissione. Intanto, sul sito del Comune, i cittadini potranno trovare indicazioni sullo stato dell'arte dei cantieri». Bianchino annuncia anche l'apertura di nuove gare d'appalto, ad esempio su palazzo Mazzola, mentre è già aperto il bando per il cavalcavia Giolitti. «L'altro intervento del Pisu che sarà appaltato nelle prossime settimane riguarda il collegamento che, sempre da corso Ivrea, condurrà all'Obi - ha detto Brignolo - Tutto questo consentirà di alleggerire molto la rotonda dell'Esselunga, che oggi genera ritardi e lunghe code nell'ingresso in città per chi arriva da Serravalle». Intanto sono già stati firmati i contratti, con inizio lavori nei prossimi giorni, in altri importanti cantieri: piscina comunale, spogliatoi e pista di atletica, palazzetto di via Gerbi. «Scopo degli interventi non è solo quello di riqualificare una parte della città - ha concluso Brignolo - ma anche quello di stimolare l'economia locale, con l'arrivo di oltre dieci milioni di euro pubblici sul mercato».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 38 29/06/2014 La Stampa - Imperia Pag. 46 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato economia LE PREOCCUPAZIONI DEI COSTRUTTORI Edilizia in difficoltà: chiuse altre imprese e timori per gli appalti STefano delfino

Nei primi tre mesi di quest'anno, dalle statistiche di Unioncamere liguri, in provincia di Imperia hanno chiuso altre 40 imprese edili: è l'ulteriore conferma della pesante crisi nel settore delle costruzioni, dove, secondo i dati della Cassa Edile, negli ultimi sei anni le aziende iscritte sono calate del 30 per cento, gli operai si sono ridotti del 44% e la massa salari è diminuita del 32%, con circa 2.000 posti di lavoro sfumati e la scomparsa di numerose imprese del territorio, anche di quelle «storiche». A quanto riferisce Olimpio Lanteri, presidente dell'Ance, l'associazione di costruttori che aderisce a Confindustria, «la disoccupazione è giunta ai minimi storici dal dopoguerra ad oggi». Le aziende attive restano comunque 4.896 (il 21,7% del complesso di quelle in attività), delle quali 3.774 sono le artigiane. Le cifre, però, sono tutte al negativo: tra il 2012 e il 2013, meno 8,69 per cento di imprese, meno 10,57% di addetti, meno 16,15% di ore lavorate e meno 14,34% di massa salari, scesi da a 32 milioni e mezzo. Ma altre nubi minacciose si profilano all'orizzonte di questo comparto in difficoltà. E sono emerse qualche giorno fa, durante il seminario «sull'ultimo, intenso anno di cambiamenti normativi nel settore dei lavori pubblici», tenuto all'Ance di Imperia dall'avvocato Michela Mancini, esperto in materia. «In questa importante giornata di studio, abbiamo appreso che, nell'agenda del Governo, c'è anche la revisione del sistema di regolamentazione degli appalti, e ciò rappresenta una rivoluzione, perchè comporterebbe una radicale svolta, a seguito della quale, come imprese, già fortemente provate dalla lunga crisi, temiamo ripercussioni negative per il lavoro», dice Lanteri. Le preoccupazioni nascono «dalle numerose novità, introdotte in materia di lavori pubblici negli ultimi mesi, e dalle modifiche imposte dalle nuove direttive europee, che vedranno la riscrittura di buona parte dell'attuale normativa italiana, in materia di appalti pubblici» e a seguito del Decreto legge sulla Pubblica amministrazione. Sottolinea ancora il presidente Lanteri: «Tra i diversi argomenti affrontati, si è discusso dei decreti Destinazione Italia, Emergenza abitativa e Spending review, recentemente emessi dal Governo. Tutti provvedimenti che modificano in m odo sensibile, rispettivamente, i pagamenti ai sub-appaltatori e mandanti, le categorie specialistiche, nonché le quote di esecuzione nelle associazioni temporanee d'impresa, e le centrali di committenza».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 39 30/06/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato I dati nelle regioni delineano un quadro a macchia di leopardo Ma la ripresa nei distretti è cominciata Trainata dall'export, con il Piemonte a più 6,9 I tecnici: «All'inizio era solo un rimbalzo Adesso la situazione si sta consolidando» PAOLO BARONI ROMA

Non è vero che va ancora tutto male, che l'economia arranca per forza. È vero, Confindustria ha da poco rivisto al ribasso (ad un magro +0,2%) le stime di crescita del Pil, ma in giro per l'Italia si moltiplicano i segnali di ripresa. Che investono intere regioni e molti comparti della nostra industria manifatturiera. Certo, la fotografia è ancora a macchia di leopardo, ma la rimonta è iniziata. Effetto export A tirare è soprattutto l'export. Giunti a metà anno i dati consolidati relativi ai primi mesi del 2014 sono confortanti: cresce del 6,9% il Piemonte, del 5,9 l'Emilia Romagna e del 2,1 la Toscana (con un vero e proprio exploit di Prato, +18%), Verona segna +3,3%, il Friuli un ottimo +7,3% (con Udine a + 9,7%). A continuare a correre (o male che vada a tenere) sono soprattutto i «mitici» distretti, gli «alfieri» del made in Italy, che in base all'ultima indagine di Intesa Sanpaolo appena sfornata, nei primi tre mesi del 2014 hanno messo a segno un incremento del 5,4% delle loro esportazioni. In pratica siamo arrivati al 17° trimestre consecutivo di crescita ininterrotta. «All'inizio, subito dopo la grande crisi del 2009 - spiegano i ricercatori del Servizio studi "Isp" guidati da Fabrizio Guelpa - si trattava di un rimbalzo, negli ultimi trimestri però sono stati toccati nuovi massimi storici e si può finalmente parlare di ripresa, almeno sui mercati esteri». A tirare sono stati soprattutto i nuovi mercati (Emirati, Cina e Corea su tutti), dove le vendite sono salite del 7,4%, mentre i mercati tradizionali come Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito e Germania hanno segnato comunque un buon +4,4. Notevole la spinta data alla crescita del tessuto produttivo italiano: due terzi circa dell'aumento del nostro export di manufatti registrato nel primo trimestre (che vale circa 1,7 miliardi di euro) è arrivato dalle aree distrettuali che hanno esportato 1,1 miliardi in più rispetto al 2013. «Si tratta di un risultato straordinario se si considera che i distretti rappresentano direttamente poco meno di un quarto dell'export totale italiano di manufatti». Del resto mentre i distretti crescono del 5,4% le aree non distrettuali (a parità di specializzazione produttiva) si fermano al 2,5, all'1,9 l'insieme della manifattura italiana. E anche i i nostri principali competitor restano di gran lunga staccati: l'export tedesco, infatti, è cresciuto dell'1,5%, mentre la Francia non è andata oltre un magro +0,6%. I settori che corrono A segnalarsi in questa rimonta sono soprattutto alcune tra le più importanti aree distrettuali italiane come la termoelettromeccanica friulana, l'oreficeria di Valenza e Arezzo, la concia di Arzignano e l'occhialeria di Belluno, seguiti dalla rubinetteria di Lumezzane e dalle piastrelle di Sassuolo. Inoltre - segnala sempre il rapporto di Intesa - sono ripartiti i tre più importanti distretti del tessile- abbigliamento (Prato, Como e Biella) e le due principali aree del legno-arredo italiano (Brianza-Livenza e Quartier del Piave). Tra i 30 distretti più brillanti sono presenti tutte le specializzazioni: 11 del sistema moda, 8 nella meccanica, 5 nel sistema casa (2 nei mobili, 2 nei materiali da costruzione, 1 negli elettrodomestici), 3 nell'agroalimentare, 2 in gomma e plastica e 1 nella filiera dei metalli. La ripresa sui mercati esteri, insomma, è diffusa più o meno in tutti i settori ed inizia a interessare anche i comparti legati al mondo immobiliare, coi materiali da costruzione che registrano un aumento dell'export del 7,8%, in linea con quanto osservato nei distretti della meccanica (+7,9%). I distretti specializzati in elettrodomestici hanno chiuso il trimestre con un +5,9%, mentre quelli che producono mobili sono cresciuti del 2,6%. Si sono poi mostrati particolarmente dinamici il sistema moda, con in testa le produzioni intermedie (+9,8%), mentre i distretti agro-alimentari sono cresciuti appena del 2,4%. «L'effetto distretto - spiegano gli esperti - esiste ancora e offre una spinta in più alle imprese nel confronto competitivo sui mercati esteri». E in più «in molti di questi territori le filiere produttive non sono state spezzate e/o compromesse dalla crisi iniziata nel 2009, ma, al contrario, hanno saputo rinnovarsi, facendo leva sull'alta stabilità delle relazioni di partnership tra capofila e subfornitori e terzisti». Ed ora possono ripartire o continuare a crescere con più vigore. Il motore della ripresa Il futuro? Secondo il report di Intesa Sanpaolo «nei prossimi mesi l'export di confermerà il motore della ripresa», non

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 40 30/06/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

solo dei distretti ma dell'intero sistema produttivo italiano. A condizione però che l'euro non si rafforzi troppo e che continui, come pare, la domanda di prodotti di qualità (oltre alla ripresa in tutta l'area euro). Evoluzione dell'export dei distretti I 2 0 1 4 (variazione % tendenziale) Fonte: Intesa SanpaoloServizio Studi e Ricerche su dati Istat I II III IV 2 0 0 9 Centimetri - LA STAMPA I II III IV 2 0 1 0 I II III IV 2 0 1 1 I II III IV 2 0 1 2 I II III IV 2 0 1 3 Evoluzione dell'export nel primo trimestre 2014 % (variazione % tendenziale) % % Manifatturiero francese % Manifatturiero Italiano % 0,6 Fonte: Intesa SanpaoloServizio Studi e Ricerche su dati Istat 1,5 Aree non distrettuali 1,9 Centimetri LA STAMPA 2,5 5,4 rancese Mobili Distretti Alimentare e bevande Prodotti in metallo Moda: consumo Meccanica Moda: intermedi Manifatturiero tedesco Metallurgia Elettrodomestici Prodotti e materiali da costruzione

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 41 30/06/2014 La Stampa - Cuneo Pag. 40 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato GRANDI OPERE. BLOCCATI I LAVORI, LA DITTA HA PERSO IL REQUISITO DI LEGALITA' Stop al Terzo valico: mafia "Anche qui l'Osservatorio" GINO FORTUNATO

Pr imo faccia a faccia questa mattina ad Alessandria, tra il prefetto Romilda Tafuri e le organizzazioni sindacali provinciali di Filca Cisl, Fillea Cgil e e Feneal Uil, sulla sospensione dei lavori di costruzione della galleria di servizio del Terzo valico ferroviario nel cantiere di Voltaggio. Lo stop alle opere è avvenuto venerdì perché è venuto meno il requisito del protocollo di legalità relativo alle infiltrazioni mafiose dell'impresa Lauro di Borgosesia a cui il Cociv (il consorzio che sta costruendo la linea superveloce) aveva appaltato molti lavori. L'incontro verterà principalmente sul futuro dei 52 dipendenti, a 45 dei quali è stato verbalmente preannunciato il licenziamento. Si attende lo sblocco del provvedimento (al momento poco probabile) oppure che il Cociv assegni i cantieri a un'altra azienda e possa riassorbire la forza lavoro. Il cantiere però non è ancora del tutto chiuso, poiché sempre stamattina riprenderanno i lavori di messa in sicurezza della galleria, imposti dall'interdittiva prefettizia. «Siamo fiduciosi che in un modo o nell'altro i lavoratori possano riprendere presto il servizio - ha detto Massimo Cogliandro segretario provinciale Fillea -. Si tratta di persone che prevalentemente provengono da Sicilia, Sardegna e Calabria. Abbiamo chiesto loro di rimanere in zona e non tornare a casa, almeno fino a quando la situazione non sarà chiarita col Prefetto». Intanto i comitati No Tav del Basso Piemonte incalzano: una conferenza stampa è prevista domani a Novi Ligure. Gli stessi No Tav hanno recentemente diffuso un dossier particolareggiato, in cui vengono elencate tutte le aziende appaltatrici che in parte già stanno operando nei cantieri di Voltaggio, Arquata Scrivia, Serravalle Scrivia, Pozzolo Formigaro, Novi Ligure e nella zona del Tortonese. Tra queste compare anche la Lauro. Sull'episodio di Voltaggio interviene il senatore dell'Alessandrino, Daniele Borioli: «Mi farò immediatamente promotore, già nella prima riunione di Commissione in programma martedì, di un'audizione del Governo e di Rfi, affinché vengano chiariti tutti i profili di questo sconcertante episodio. Questa grave vicenda dimostra, una volta di più, l'esigenza di rivisitare in radice la modalità e gli strumenti di gestione del processo di realizzazione dell'opera sin qui adottati, soprattutto nel rapporto con il territorio». Chiede l'istituzione di un «osservatorio» sul modello di quello già istituito per la Torino-Lione, con la presenza costante di Rfi che è il proponente dell'opera. Benché anche il ministro Lupi abbia dato l'assenso, al momento nulla è stato ancora fatto.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 42 28/06/2014 Il Messaggero - Abruzzo Pag. 45 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Operai sfruttatila Cgil: Ci sarannocasi analoghie' I LAVORATORI STANNO COLLABORANDO PER SRADICARE IL SISTEMA MARCIO

GLI APPALTI L'AQUILA «Se ci sarà un processo sulla Gomorra aquilana la Cgil si costituirà parte civile contro coloro che hanno fatto la cresta sui salari già miseri dei lavoratori. Ci consideriamo parte lesa». È infuriato Emanuele Verrocchi, segretario provinciale della Fillea Cgil per ciò che sta succedendo all'Aquila e ritiene che quanto portato alla luce dalla magistratura sia purtroppo solo al punta di un iceberg. «A me i lavoratori avevano detto queste cose - continua -. Mi sono stati denunciati casi di lavoro grigio, ossia di dipendenti costretti a lavorare per più ore rispetto a quanto previsto dal salario, ma anche di dipendenti costretti a restituire una parte del salario come dichiarato nella precedente intervista». «Balza all'occhio che imprese aquilane da tempo subappaltano a ditte tutte provenienti dalla provincia di Caserta - dice Verrocchi -. Si tratta di un metodo utilizzato da moltissime altre imprese e non solo da quelle finite fino a oggi nel mirino della magistratura. C'è altro da scoprire, i magistrati non si fermeranno qui». Ecco perché dunque le piccole imprese artigiane della provincia sono a spasso mentre i subappalti continuano a essere affidati a imprese esterne. Con questa inchiesta per Verrocchi si crea uno «spartiacque con il passato: non si parla più di semplici infiltrazioni, ma di affiliazione che è cosa ben più grave. Noi continueremo a tenere alta, altissima la guardia. Notiamo con piacere che i lavoratori non sono omertosi, stanno collaborando per sradicare questo sistema marcio». «Anche l'ispettorato del lavoro fa quel che può tuttavia ha il problema atavico della carenza di personale». Intanto il 1° luglio ci sarà la prima riunione operativa convocata dal prefetto dell'Aquila per avviare l'operazione trasparenza nei cantieri su impulso del sindaco Massimo Cialente. Ci saranno, fra gli altri, il sottosegretario con delega alla Ricostruzione, Giovanni Legnini, oltre ad Alessandra Guidi, prefetto Grandi Opere. Sarà quello il momento delle proposte operative per evitare che la ricostruzione non diventi un far west. Si parlerà del ripristino del badge per i lavoratori che tuttavia per la Cgil deve essere esteso a tutto il cratere e non solo al centro storico dell'Aquila. Si chiederanno regole per controllare i subappalti e per tracciare i pagamenti dei lavoratori. Le norme anche quelle antimafia vanno rafforzate ed estese dal settore pubblico a quello privato. Sempre sul fronte della Ricostruzione l'assemblea cittadina ha preso in esame la questione dei ritardi nel riconoscimento del buon contributo da parte del Comune che ha provocato la presentazione di una serie di ricorsi al Tar. I giudici amministrativi abruzzesi hanno dato ragione ai cittadini, mentre il Consiglio di Stato sta ribaltando le sentenze in favore del Comune sostenendo che la responsabilità dei ritardi è dell'Ufficio speciale. Ora i ricorrenti dovranno riproporre il ricorso all'Usra. «La sentenza stabilisce che il Comune non ha alcuna possibilità di intervenire sull'autorizzazione e sui tempi previsti per il suo rilascio, ma interviene, con ruolo del tutto residuale, solo per l'erogazione del contributo - si legge in una nota dell'assemblea cittadina -. Sarebbe opportuno che tale principio fosse oggetto di una norma esplicita che non dia adito a fraintendimenti e possa costituire, per i cittadini, un chiaro punto di riferimento». Antonella Calcagni © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 43 29/06/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il decreto Sblocca cantieri, il governo accelera ecco la mappa Umberto Mancini

Sblocca cantieri, il governo accelera ecco la mappa/ Mancini a pag. 9 ` R O M A L'Italia riapre i cantieri. Il governo prova ad anticipare i tempi dopo il vertice europeo che ha messo al centro dell'agenda crescita e occupazione. L'esecutivo Renzi tenta così di giocare la carta del rilancio delle infrastrutture per dare la spallata definitiva alla crisi, creare posti di lavoro e innescare un circolo virtuoso. Ottenendo, è l'auspicio almeno in prospettiva, una maggiore flessibilità nella spesa pubblica con lo sforamento della fatidica soglia del 3%. Per questo a Palazzo Chigi stanno pensando di varare subito lo «Sblocca-Italia», il provvedimento che individua grandi e piccole opere da far partire immediatamente. Del resto, si sa, ogni miliardo investito in edilizia genera circa 18 mila posti e un giro d'affari di circa 3,5 miliardi. Il punto è che la posta sul tavolo, almeno allo stato attuale, è tutto sommato modesta, circa 1,9 miliardi, rispetto alle esigenze infrastrutturali. Sono poi sempre congelati, proprio in virtù del Patto di stabilità interno, i 5 miliardi già a disposizione degli enti locali. Sbloccando anche quelli si otterrebbe stima l'Ance in uno studio recente - una ricaduta di 17 miliardi sull'economia e 85 mila posti di lavoro. Per la verità i tecnici delle Infrastrutture sono già al lavoro insieme a quelli di Palazzo Chigi per mettere a punto il nuovo decreto che conterrà la lista delle opere giudicate prioritarie e «immediatamente cantierabili». Anche perché Matteo Renzi ha fatto scattare nei giorni scorsi l'operazione chiedendo il contributo concreto dei sindaci. Ai Comuni spetta infatti il compito di redigere la lista con le infrastrutture giudicate imprescindibili per il territorio, ma bloccate da veti incrociati e lungaggini burocratiche. Molte amministrazioni hanno già risposto al premier ed altre lo stanno facendo in queste ore. Poi spetterà al governo tirare le somme. Ma ai «desiderata» dei sindaci si aggiungono le infrastrutture già indicate nel 2013 nel decreto del Fare del governo Letta e ferme al palo. In quel testo sono segnalate le priorità con la copertura finanziaria del passante ferroviario di Torino, il potenziamento della ferrovia Novara- Malpensa (ancora in gran parte a binario unico), la rimozione dei passaggi a livello sull'Adriatica nel tratto Foggia-Lecce e la terza corsia autostradale in Friuli. Come noto, a disposizione del ministero delle Infrastrutture guidato da Maurizio Lupi, c'è circa un miliardo di euro del «fondo revoche», ovvero del contenitore predisposto nello stesso dl Fare e dove confluiscono le risorse destinate ad opere già censite ma che non si realizzeranno più. Per il dicastero le opere da finanziare con quelle disponibilità economiche sono la Metro 1 di Napoli, l'autostrada Termoli-San Vittore e la Lecco-Bergamo. Un capitolo a parte riguarda l'alta velocità ferroviaria Napoli-Bari e la Brescia-Padova. In entrambi i casi le risorse ci sono, almeno per l'inizio dei lavori, perché stanziate dalla legge di stabilità. Per la tratta del Sud, il cui costo totale supera i 6 miliardi di euro, sono già stati finanziati circa 4,1 miliardi. Del resto l'opera ha già avuto il via libera del Cipe, ma mancano al momento i permessi di Beni Culturali e ministero dell'Ambiente. Di questo passo la posa della prima pietra, ha spiegato proprio Lupi, non avverrebbe prima del gennaio 2018, ma il governo punta a dimezzare i tempi, sbloccando le procedure ed avviando i primi due lotti, con un costo stimato di circa 1,5 miliardi. Le grandi op ere LAZIO 11 LIGURIA 3 PIEMONTE 6 TOSCANA 1 SICILIA 6 CALABRIA 3 EMILIA R. 5 VENETO 2 PUGLIA 11 SARDEGNA 2 LOMBARDIA 17 CAMPANIA 15 FRIULI V. G. 1 TRENTINO A. A. 4 BASILICATA 2 MARCHE 1 MOLISE 1 in ogni regione interessata Deliberate dal Cipe, regione per regione Le cifre 1,9 In miliardi di euro le risorse a disposizione del governo per le infrastrutture 5,5 I miliardi a disposizione degli enti locali per piccole e grandi opere congelati dal patto di stabilità Foto: Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi vuole anticipare i tempi per lo sblocco delle opere infrastrutturali

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 44 28/06/2014 QN - Il Resto del Carlino - Forli Pag. 11 (diffusione:165207, tiratura:206221) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LETTERE E COMMENTI Edilizia, la burocrazia paralizza le aziende

IN MOLTISSIMI cantieri edili vi è attività di scavo. Prima del 2013 i Comuni avevano predisposto un modello in cui il direttore dei lavori dichiarava che le terre e le rocce di scavo venivano impiegate per il rinterro. A seguito dell'entrata in vigore del 'Decreto del fare' la maggior parte dei Comuni ha predisposto un'apposita modulistica in cui è obbligatorio citare la data di comunicazione all'Arpa regionale, senza la quale la segnalazione certificata di inizio attività (Scia) è irricevibile. L'Arpa dell'Emilia-Romagna, però, ha predisposto un modello in cui chiede sempre l'analisi dei terreni da eseguirsi in laboratori specializzati. Oggi anche solo per posizionare quattro pali di un semplice gazebo, i Comuni chiedono la dichiarazione all'Arpa, la quale pretende che il cittadino alleghi l'analisi chimica. Queste nuove prescrizioni dell'Arpa regionale stanno rendendo complesse e complicate le procedure di autorizzazione, dilatandone i tempi e aumentandone i costi, tanto che molti amministratori, operatori edili e cittadini hanno cominciato a reclamare modifiche. Ho presentato un'interrogazione per chiedere i motivi per i quali l'Arpa dell'Emilia-Romagna ha predisposto un modello che va nella direzione opposta rispetto alla semplificazione delle norme in materia edilizia. Luca Bartolini, consigliere regionale Forza Italia

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 45 29/06/2014 QN - Il Resto del Carlino - Bologna Pag. 11 (diffusione:165207, tiratura:206221) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato COOP COSTRUZIONI COLLINA SPINGE IL PEOPLE MOVER, CALZOLARI CRITICA LA MAGISTRATURA «Appena si alza un dito aprono un fascicolo»

LA CRISI edilizia rallenta e la ripresa, seppure esile, adesso c'è davvero. Alle cooperative tocca soltanto capire come darsi una mano. Il quadro che emerge dall'assemblea dei soci di Coop Costruzioni, chiamata ad approvare il bilancio 2013, è dei meno foschi dal 2009 a questa parte. Dei conti dei padroni di casa, intanto, si era già detto: Coop Costruzioni ha chiuso il suo anno nero con un magro ma salvifico +0,2%. Un risultato cercato a fatica, certo, e in parte dovuto all'essere usciti per la prima volta in modo massiccio fuori dal proprio perimetro geografico. Guardando, ovvero, soprattutto alle grandi opere partite in Meridione. Uno sbilanciamento che in una prima fase aveva fatto vacillare la situazione in casa. Ma «anche grazie a un accordo raggiunto con i sindacati che prevede l'uso di ammortizzatori sociali- ricorda il presidente della cooperativa, Luigi Passuti -, l'opera di ristrutturazione e rilancio può ripartire». È ottimista anche Piero Collina, presidente di Ccc: «In questi primi mesi del 2014 il rallentamento della crisi è più evidente», perché «si è fermata la caduta dei bandi pubblci registrato negli anni scorsi». Per ripartire, in ogni caso, per il presidente Legacoop, Gianpiero Calzolari, occorre «permettere alle imprese migliori di competere in modo corretto». Il riferimento è al clima di malaffare in edilizia: «Siamo stanchi - tuona Calzolari - di stare in un ambiente che va bonificato ed è così compromesso». Ma «la battaglia per la legalità degli appalti dobbiamo farla noi, perché non siamo disposti a essere messi nel braciere insieme agli altri». Il presidente, sull'argomento, ne ha anche per la magistratura, che «dovrebbe indagare tutto l'anno e non soltanto poco prima delle elezioni. Appena uno alza un dito si apre un fascicolo». Un'affermazione che non manca di suscitare una pronta risposta, che arriva a qualche ora dopo per voce del procuratore aggiunto, Valter Giovannini: «La procura - è la risposta secca -, non ha nulla da dire e come sempre lavora in silenzio». TRA I TEMI della giornata, poi ooperazione tra cooperative. La competizione, infatti, avverte il capo di Legacoop, «è positiva in tempi normali ma in questo periodo è un suicidio». La soluzione? «Dovremmo fare in modo che, se c'è un lavoro a Bologna o a Reggio, lo si lasci alle cooperative del territorio di Bologna e Reggio». E Collina rilancia sulla collaborazione tra settori: «In passato le cooperative di produzione e lavoro hanno aiutato quelle di altri settori, ora sono le altre coop che devono aiutare quelle edilizie. Ad esempio ricreando liquidità». Dal presidente di Ccc, infine, arriva anche un passaggio sulla questione People mover, bloccato ancora dalle polemiche sulla fattibilità dell'opera che «non aiutano». Ragion per cui, nonostante gli sforzi, «l'estate, ma forse anche di più, passerà senza che il Marconi express muova un passo, perché le banche tendono a ingigantire il clima di polemica che vediamo tutti i giorni». s. arm.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 46 29/06/2014 Il Gazzettino - Padova Pag. 12 (diffusione:86966, tiratura:114104) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Domenica 29 Giugno 2014, « Borgo Rurale , apertura a marzo»

Borgo Rurale: sopralluogo del sindaco sull'avanzamento dei lavori. Nei giorni scorsi Nunzio Tacchetto ha visitato il cantiere dove è in corso l'intervento per la realizzazione della piazzetta degli Artigiani e la costruzione di 12 alloggi di edilizia residenziale pubblica. Il tour è stato ripreso e pubblicato anche sul sito internet del Comune. Per il momento il cantiere sta operando sul primo blocco delle casette del Borgo di Piazza Zanella, progettato dall'architetto futurista Quirino De Giorgio che ha firmato anche il teatro dell'ex cinema Altino a Padova. «Dopo mesi di stop i lavori sono ripresi - dice Tacchetto - e in questo primo blocco di cinque edifici saranno ricavati quattro negozi per gli artigiani al piano terra e tre alloggi al piano superiore. Al termine dell'intervento, che riguarderà anche il secondo blocco di casette, ci saranno 12 negozi e altrettanti appartamenti in un bellissimo contesto ambientale e nel verde, nel cuore del centro storico di Vigonza. Lo scorso mese di marzo sono stati firmati gli ultimi documenti con Ater, che avrà la proprietà degli alloggi e ne gestirà l'assegnazione». Quello in corso è il piano di riqualificazione del Borgo Rurale di Piazza Zanella. Il cantiere è rimasto fermo per circa un anno, per rispettare quanto chiesto dalla Soprintendenza di Venezia che aveva chiesto maggiori garanzie del rispetto dei vincoli culturali, ambientali e artistici di tutta l'area circostante il Borgo. Per rispondere alle prescrizioni dell'ente, il Comune ha spostato circa trenta appartamenti di edilizia sovvenzionata in via Tintoretto. «Il progetto prevede il rifacimento dei muri e delle sottofondazioni per realizzare nuova pavimentazione - ha spiegato Massimo Benetollo, l'architetto che cura la direzione dei lavori - sono stati tolti gli elementi originali della pavimentazione in laterizio, e dopo la pulitura saranno recuperate le pietre in buono stato e riposizionate». Salvo imprevisti i lavori per la costruzione delle botteghe e degli alloggi saranno completati «a marzo dell'anno prossimo - ha aggiunto il sindaco - e potranno insediarsi gli artigiani che hanno partecipato al bando e che si sono aggiudicati il negozio».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 47 28/06/2014 QN - Il Giorno - Milano Pag. 5 (diffusione:69063, tiratura:107480) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CERNUSCO SUL NAVIGLIO Grave un operaio schiacciato da un muro

- CERNUSCO SUL NAVIGLIO - GIÙ UNA PORZIONE di muro in cantiere, schiacciato operaio di 52 anni. L'uomo, residente in un comune della Bergamasca, è stato trasportato in elisoccorso all'ospedale di Niguarda, dove i sanitari lo hanno sottoposto a cure d'emergenza. Le sue condizioni sono gravi. I vigili del fuoco (nella foto Newpress) lo hanno estratto dalle macerie dopo quasi un'ora di lavoro, ha riportato ferite da schiacciamento su tutto il corpo. L'INCIDENTE è avvenuto ieri pomeriggio in un cantiere edile in via Monza. I dettagli sono naturalmente coperti da riserbo: sul posto c'erano gli agenti di Polizia locale e i funzionari dell'Asl, responsabili dei rilievi, e i carabinieri. Secondo una prima ricostruzione al momento dell'incidente l'uomo stava operando a bordo di un miniescavatore da cantiere. All'improvviso il cedimento del muro, che gli sarebbe rovinato addosso. Immediatamente è scattato l'allarme, sul posto si sono precipitati soccorritori e vigili del fuoco. Estratto dalle macerie l'uomo è stato soccorso e immediatamente trasferito in ospedale. All'interno del cantiere, alla periferia di Cernusco, alcune palazzine in ristrutturazione. Monica Autunno Image: 20140628/foto/2865.jpg

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 48 28/06/2014 Il Mattino - Ed. nazionale Pag. 37 (diffusione:79573, tiratura:108314) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato I beni culturali «Pompei non è un disastro, ma basta chiusure»

Gaty Sepe Crolli ad orologeria? «Credo che si tratti di coincidenze, ma inviterei a parlare anche delle cose positive che stiamo facendo e che sono tante. Ieri, per esempio, è stato pubblicato il bando per i 30 nuovi assunti che la Ales manderà a Pompei per rinforzare il servizio di vigilanza». Il ministro dei beni culturali torna a Pompei, per partecipare al Convegno delle Tv Pubbliche europee, proprio il giorno dopo l'ennesimo crollo e nella settimana in cui due assemblee sindacali hanno lasciato migliaia di turisti fuori dagli Scavi, spingendo Franceschini a proporre la precettazione per i dipendenti del ministero. «Sono rispettoso dei diritti sindacali ed ho apprezzato molto le parole dei leader nazionali in questi giorni - ha detto Franceschini - non posso, però, non dire che c'è qualcosa che non funziona se si tiene chiuso un sito come Pompei facendo restare sotto il sole, di domenica, migliaia di turisti. Questo non è normale». E i ritardi nei pagamenti lamentati dai custodi? «Ho chiesto un report sulla situazione, si tratta di ritardi normali, purtroppo, per il personale della pubblica amministrazione». Il ministro è in missione fiducia e invita anche i media a parteciparvi: «L'immagine che viene trasmessa di Pompei è quella di un sito archeologico disastrato. In realtà non è così. Ho parlato con tanti turisti e mi hanno detto che si aspettavano di trovare un luogo degradato ed hanno trovato invece un sito archeologico meraviglioso con dei cantieri in corso». Ma Pompei, ha detto Franceschini, per sua natura sarà sempre «un grande cantiere in corso» perché anche se «i 105 milioni dell'Unione Europea sono una risorsa molto importante, intervengono su una parte rilevante e non sulla totalità dei 66 ettari del sito archeologico». Pompei, in realtà, avrebbe dovuto essere un grande cantiere già da tempo. Quando il Grande Progetto Pompei sarà a regime, si diceva, nel sito si arriverà ad avere fino a 15-20 cantieri aperti contemporaneamenteed un viva vai di operai che renderà necessario un apposito sistema di segnalazione per i turisti. Ma a poco meno di un anno dalla scadenza del piano straordinario di recupero del sito, questo momento non è ancora arrivato: i cantieri aperti sono sempre cinque. Su 39 previsti. «Ci sono anni di ritardo che stiamo tentando di recuperare con il generale Giovanni Nistri, responsabile del progetto "Grande Pompei"». Una nuova norma del decreto cultura votata ieri, ha spiegato poi Franceschini, servirà proprio ad accelerare l'accertamento di trasparenza delle gare d'appalto e permettere così, all'Italia, di rispettare i tempi imposti da Bruxelles per il risanamento di Pompei. Ieri mattina, intanto, agli Scavi si è tenuto l'incontro tra il soprintendente Osanna e i lavoratori. Oggetto dell'incontro i pagamenti in ritardo, la riorganizzazione del lavoro, i compensi aggiuntivi, i punti principali rivendicati nelle assemblee tenutesi nei giorni scorsi mentre migliaia di turisti aspettavano in fila sotto il sole l'apertura dei cancelli. Per quanto riguarda la riorganizzazione del lavoro è stata presentata la proposta di ridistribuzione dei funzionari per territorio, che prevederà l'affiancamento, ai direttori degli scavi, di funzionari architetti e archeologi. Non è stato ancora risolto, invece, il nodo della vigilanza: in attesa della relazione che il Soprintendente ha chiesto ad una apposita commissione di lavoratori, e che sarà oggetto di un nuovo incontro, solo preliminarmente sono state elencate alcune criticità. È stato invece definito il progetto che, con personale a rotazione e su base volontaria, prolungherà di due ore la chiusura, ogni venerdì da luglio ad ottobre. I programmi per il pubblico non sono però ancora stati definiti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 49 29/06/2014 Il Secolo XIX - Genova Pag. 22 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

PUNTI DI VISTA EDILIZIA, DA RIVEDERE IL SISTEMA DEGLI APPALTI Deroghe sulle grandi opere e massimo ribasso sono le principali criticità da superare FABIO MARANTE

edilizia sta attraversando una vera e propria svolta epocale. Una crisi senza precedenti: oltre mille posti di lavoro persi nell'ultimo anno solo in Liguria, disoccupazione alle stelle, centinaia di imprese che hanno chiuso o stanno per farlo, senza contare il nuovo fenomeno dell'aumento delle aziende individuali che nascondono con la partita iva, veri e propri rapporti di lavoro subordinati. Sono tutti effetti della crisi, del crollo degli investimenti pubblici e delle politiche di austerity. Un settore frammentato - in Liguria e a Genova la media dipendenti per impresa è pari a 3 che dovrà necessariamente essere oggetto di maggiori attenzioni da parte del Legislatore per ripensare a come invertire la rotta anche per mezzo di nuovi modelli di produrre. La cronaca di questi giorni ha riacceso i riflettori nel settore degli appalti: un nodo assai delicato della filiera delle costruzioni ove il rischio delle infiltrazioni mafiose, dato l'importante quantità di investimenti nonché la quasi certezza dell'esigibiltà del credito, è particolarmente significativo. Da tempo la Fillea - la categoria della Cgil che tutela i lavoratori dipendenti del legno e delle costruzioni afferma che il sistema degli appalti è dispersivo ed incoerente: è prioritario superare alcune criticità tra cui l'abuso di deroghe sui grandi appalti, il massimo ribasso, il numero elevato delle stazioni appaltanti. Vanno rivisti i meccanismi di aggiudicazione sia per aumentare la trasparenza, che per evitare che la competizione si scarichi esclusivamente sul costo del lavoro. Occorre superare l'attuale concezione degli appalti dove le condizioni economiche maggiormente vantaggiose debbano soppiantare quelle del massimo ribasso che se da un lato questo sistema consegna alla committenza la semplicità di assegnare i lavori all'impresa che ha fatto il maggiore sconto (spesso a discapito delle norme e delle tutele contrattuali), dall'altro non è stato in grado di evitare i ricorsi giudiziari ed amministrativi, di stabilire in fase di assegnazione il costo complessivo dell'opera (a causa delle successive varianti e riserve), di evitare il dumping e la concorrenza sleale tra imprese. In questo quadro si ritiene necessario ridurre il ricorso eccessivo ai subappalti - vera piaga della filiera - e definire procedure che lascino il controllo nelle mani della stazione appaltante rafforzando - e non superando - la strumentazione di settore come il Durc, documento unico di regolarità contributiva che di fatto attesta la qualità dell'impresa, ed il vincolo sulla responsabilità solidale dell'appaltatore. Non sono più rinviabili norme contro il falso in bilancio al fine di rafforzare il potere deterrente contro la corruzione e contestualmente consolidare il sistema dei controlli senza il quale qualsiasi norma rischia di essere non esigibile. La Fillea Cgil auspica quindi che sugli appalti si torni alla coerenza smentendo l'idea che sia sufficiente semplificare per regolare. L'autore è segretario generale Fillea Cgil Genova e Liguria

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 50 29/06/2014 Il Secolo XIX - La spezia Pag. 14 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL SINDACO FEDERICI «I cantieri edili siano più sicuri»

«LA cultura della sicurezza sul lavoro è una questione di diritti e nessuno oggi può assistere e sopportare lo stillicidio di infortuni e morti sul lavoro». Lo dice il sindaco, Massimo Federici, a proposito dell'incidente sul lavoro che si è verificato l'altro pomeriggio in un cantiere edile nella periferia della Spezia. «Dalle informazioni che ho potuto ottenere si tratta dell'ennesimo incidente sul lavoro causato dal mancato rispetto delle più elementari norme di sicurezza. L'operaio che stava lavorando alla costruzione di un ponteggio di una abitazione privata pare non avesse allacciata la cintura di sicurezza e che non indossasse il casco. I piccoli cantieri sono forse ancor più esposti al rischio e necessitano di una particolare attenzione da parte degli organi di controllo sul rispetto delle norme di sicurezza», dice Federici, augurando all'operaio «una pronta e piena guarigione».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 51 28/06/2014 L Unita - Ed. nazionale Pag. 12 (diffusione:54625, tiratura:359000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

A giugno risale l'indice di fiducia delle imprese I dati dell'Istat indicano un miglioramento in tutti i comparti: manifattura, servizi, costruzioni e commercio «È un segnale di speranza ma servono le riforme»

Le parole "fiducia" e "Istat" hanno rappresentato in questi anni un binomio terribile, con le puntuali rilevazioni dell'Istituto di Statistica che hanno fotografato l'inesorabile deteriorarsi del clima economico nel nostro Paese. Ma adesso, finalmente, sembra che qualcosa stia cambiando, ed è in quest'ottica che vanno letti i dati forniti ieri, relativi all'andamento della fiducia delle imprese italiane. Infatti, i numeri forniti dall'Istat indicano una significativa risalita nel mese di giugno, con l'indice che è a quota 88,4 dall'86,9 registrato a maggio. Un risultato, spiega l'Istituto di Statistica, «che rispecchia il miglioramento della fiducia delle imprese di tutti i principali settori di attività: manifattura, servizi di mercato, costruzioni, commercio al dettaglio». Ed in effetti, andando ad esaminare l'andamento dei vari comparti, si nota come l'indice del clima di fiducia delle i m p r e s e m a n i f a t t u r i e r e è s a l i t o a 100,0 dal 99,8 di maggio, con un miglioramento sia dei giudizi sugli ordini (da -21 a -20) sia delle attese di produzione (da 4 a 6), mentre il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino passa da -3 a 0. Più nel dettaglio, l'analisi del clima di fiducia per raggruppamenti principali di industrie (rpi) indica un miglioramento dell'indicatore per i beni intermedi (da 101,9 a 103,0) e un peggioramento per i beni di consumo (da 98,3 a 98,1) e per i beni strumentali (da 99,7 a 98,3). Per quanto riguarda l'indice del clima di fiducia delle imprese di costruzione, risulta aumentato a 81,1 dal 73,4 di maggio. In questo caso migliorano sia i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (da -54 a -44) sia le attese sull'occupazione (da -23 a -22). Nel comparto delle imprese dei servizi l'indice del clima di fiducia è aumentato nel mese di giugno a quota 88,0 dall'87,4 di maggio. In particolare, tutte le componenti registrano un lieve miglioramento: i giudizi e le attese sugli ordini (da -17 a -16 e da -11 a -10 i rispettivi saldi) e le aspettative sull'andamento dell'economia in generale (da -19 a -18 il saldo). Infine, nel commercio al dettaglio l'indice del clima di fiducia à salito a 101,4 dal 99,0 del mese precedente. l'indicatore aumenta sia nella grande distribuzione (da 95,6 a 101,0) sia in quella tradizionale (da 102,0 a 102,7). L'ANALISI DI NOMISMA «All'interno delle imprese si respira un poco più di fiducia. Un poco di visione in più ce l'abbiamo, un poco di speranza in più ce l'abbiamo»: è stato questo il commento del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ai dati sfornati dall'Istat. «Questa speranza - ha tuttavia sottolineato -, potrà essere confermata soltanto se la politica metterà mano con decisione alle riforme». Per il leader degli industriali «l'obiettivo deve essere quello di dare più competitività alle nostre imprese a livello internazionale». Da Nomisma è invece arrivato il giudizio del capo economista, Sergio De Nardis: «La fiducia del mondo produttivo conferma, nel complesso, i segnali di una contenuta ripresa. Dopo tre trimestri di stagnazione, questi segnali dovrebbero tradursi in qualcosa di positivo a partire dal secondo trimestre. Nello specifico, la manifattura sembra procedere a ritmi moderati, da giudicare inadeguati tenuto conto della caduta che è alle spalle. Si evidenzia invece un accenno di inversione di tendenza nelle costruzioni; sono favorevoli anche le indicazioni della grande distribuzione, un segno che la caduta dei consumi si è fermata». Secondo il capo economista Nomisma, però, «considerato l'andamento dei mesi precedenti, la crescita del 2014 sembra compromessa e quest'anno passerà agli annali come uno di stagnazione».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 52 28/06/2014 QN - La Nazione - Livorno Pag. 17 (diffusione:136993, tiratura:176177) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

PORTO AZZURRO SCATTA L'ORDINANZA PER PREVENIRE RUMORI MOLESTI ED IMMISSIONI DI POLVERI Opere edili nel centro storico vietate fino a settembre

- PORTO AZZURRO - LE IMPRESE edili fino al prossimo 14 settembre non potranno realizzare alcuna opera nel centro abitato ed in particolare ed in prossimità di attività quali bar, ristoranti, attività turistico-ricettive, uffici pubblici, chiese, scuole e strutture sanitarie. Lo prevede un ordinanza a firma del sindaco Luca Simoni - non un novità per il paese elbano, da anni attento alla quiete estiva di ospiti e residenti - che trova fondamento nella "urgente necessità di salvaguardare la salubrità e l'igiene dei luoghi, dove più densa è la presenza di persone, dalle immissioni di polvere e rumore derivanti dai cantieri edili". LE STRADE e piazze dove vige il divieto sono via Castelfidardo, via F. Cavallotti, via Cavour, piazza Matteotti, piazza del Mercato, Via Solferino, Via e piazza S. Anna, via D'Alarcon, via dei Martiri, viale Cerboni, via Nardelli, via del Calvario, via Ricasoli, vicolo San Martino, salita del Forte, via Vitaliani, piazza Palestro, via S. Giovanni, viale Italia, via Kennedy, via XXV Aprile, piazza Eroi della Resistenza, via Kennedy, Via F. Romana, via Dante Alighieri, via Romita, via Neghelli, via D. Archi, Via I Maggio, piazza S. Angelo e località Pianetto. POSSIBILI deroghe sono previste solo per interventi di somma urgenza attestati da un professionista abilitato e lavori di pubblica utilità, solo se preventivamente concordati con il Comune. Image: 20140628/foto/4897.jpg

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 53 29/06/2014 La Padania - Ed. nazionale Pag. 9 (tiratura:70000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Mose, no al patteggiamento per l'ex sindaco ORSONI Il gup: troppo pochi 4 mesi A.A.

Il gup del Tribunale di Venezia Massimo Vicinanza ha respinto la proposta di patteggiamento a4 mesie 15mila euro di multa concordata tra la Procuradi Venezia e Giorgio Orsoni nell'ambito dell'inchiesta sul Mose, perché ritenuta «incongrua rispetto alla gravità del reato». I legali dell'ex sindaco minimizzano. «Era una delle eventualità», dice l'avvocato Daniele Grasso. Il gup, spiega l'avvocato, «ha motivato sostenendo che si imponeva una valutazione di incongruità della pena, ovvero la pena era troppo mite. A questo punto Orsoni si farà il processo con la prospettiva di gestire tutte le possibilità difensive a cui aveva rinunciato - sottolinea il legale -. Credo che Orsoni preferisca gestirsi nel processo». Ne ll 'ambito della stessa inchiesta sugli appalti del sistema anti-maree in costruzione nella Laguna, approderà alla Camera con una settimana di ritardo il caso dell'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan. È quanto emerso dalla riunione dei capigruppo della Camera. La Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio ha infatti chiesto una proroga fino all'11 luglio, prima della pausa estiva, rispetto al termine del 7, per terminare l'esame della richiesta di arresto del deputato di Forza Italia. Ignazio La Russa, deputato di Fdi e presidente de ll 'organismo, spiega che «abbiamo deciso di chiudere i lavoriil 4 luglio, ma in via precauzionale ci siamo dati un'altra settimana di tempo per ulteriori approfondimenti». «Ci siamo dati una proroga di una settimana, ma non andremo oltre l'11 luglio» gli fa eco il relatore Mariano Rabino, parlamentare di Scelta civica. Galan ha esposto la sua versione dei fatti n ell 'ambito dell'in chie sta sul Mose. Rabino assicura: «Faremo tutti gli approfondimenti necessari». Al termine della sua audizione in Giunta per le autorizzazioni della Camera sulla vicenda Mose, Galan ha ribadito: «Io non mi sento un perseguitato dai magistrati, né un perseguitato politico. Mac'è fumus persecutionis, perché la misura cautelare richiesta nei miei confronti è quella massima. Innanzitutto - ha sottolineato l'ex governatore - mi aspetto, cosa che chiedoda un anno, di essere ascoltato dai magistrati. Dalla Giunta per le autorizzazioni della Camera, invece, mi aspetto che i suoi ventidue componenti prendano una decisione da uomini e donne prima ancora che da parlamentari. I componenti della Giunta - ha aggiunto sono tutti preparati e capaci di valutare e giudicare se c'è il fumus persecutionis, e io ritengo che ci sia, perché, come ho detto alla stampa e nelle memorie difensive, non c'è nessun motivo di chiedere l'arresto». Ieri a Palazzo Sandi, nella sede di Ance Venezia, si è tenuto l'incontro di coordinamento tra le principali categorie economichedella città annunciato nei giorni scorsi, a seguito delle preoccupazioni sul rischio di uno stallo, dopo le dimissioni del sindaco Orsoni, dell'attività amministrativa e di un blocco di opere e progetti già avviati. A questo primo incontro organizzativo, che si è svolto a porte chiuse, hanno aderito tredici associazioni di categoria,ma l'iniziativa rimane aperta a tutte le forzeproduttive della provincia che si mostrassero interessate. Il primo orientamento, condiviso all'unanimità, è stato trasformare il coordinamento, ribattezzato "Patto di Venezia", in un tavolo tecnico permanente che vada oltre l'attività amministrativa del commissario straordinario. Una sorta di organismo di consultazione capace di aumentare il peso della rappresentanza del mondo produttivo veneziano nei confronti delle istituzioni pubbliche. Senza sovrapporsi alle linee di indirizzo politico e di rappresentanza di ciascuna associazione, il neonato Patto potrebbe muoversi d'ora in poi come un fronte unito su temi di comune interesse. «È un fatto straordinario commenta Ugo Cavallin, presidente di Ance Venezia - che le principali categorie economiche, nonostante le loro peculiarità, abbiano trovato da subito terreno fertile per una collaborazione. Ho trovato in tutti la volontà di fare squadra per rompere un sistema burocratico-amministrativo che non consente a Venezia di cogliere a pieno le sue opportunità. Si tratta di un percorso lungo che va oltre la contingenza legata agli scandali». Il primo punto sottoscritto da tutte le categorie riguarda la necessità che il neo commissario porti a termine tutte le iniziative e i progetti avviati dalla precedente Amministrazione e non ancora ultimati. Ciascuna categoria, inoltre, nei prossimi giorni

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 54 29/06/2014 La Padania - Ed. nazionale Pag. 9 (tiratura:70000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

presenterà internamente un elenco di priorità che si tradurrà in un documento di sintesi. I presidenti delle associazioni aderenti al Patto chiederanno, quindi, di essere ricevuti unitariamente dal commissario per poter illustrare pubblicamente le proposte. Galan, Giorgio Orsoni

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 55 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La storia della Consulta, creata da un gruppo di imprenditori legati al territorio Difesa del patrimonio artistico: i risultati del modello «Gran Torino» Nasce un polo museale sui luoghi della Corte sabauda MILENA VERCELLINO

L'imprenditoria al servizio del patrimonio artistico locale per ridare lustro a palazzi storici, musei e chiese, instaurando forme di collaborazione durature tra mondo industriale e culturale e puntando sulla valorizzazione, sulla salvaguardia e sulla promozione dei beni artistici come atto di responsabilità sociale verso la propria comunità. Un'esperienza paradigmatica in questa direzione è quella della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino, nata nel 1987 da un gruppo di dodici imprenditori, «tutti amici», racconta il presidente Maurizio Cibrario. Associazione senza scopo di lucro, riunisce oggi 33 importanti aziende ed enti torinesi ed è impegnata nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico della città. Nei suoi 27 anni di vita la Consulta ha effettuato 50 interventi di restauro e tutela sui principali beni culturali del territorio - tra i quali la Reggia di Venaria, Palazzo Carignano, il Teatro Regio, Palazzo Madama, la Palazzina di Caccia di Stupinigi, il Museo Nazionale del Cinema, la Galleria d'Arte Moderna - in collaborazione con le istituzioni, con investimenti per oltre 30 milioni di euro. Il budget negli ultimi anni si è mantenuto costante, intorno al milione di euro l'anno. Pratiche Il progetto di Consulta è sorto su un terreno reso fertile da prassi comuni, facendo leva su un sistema, sottolinea Cibrario, «tipicamente torinese»: «È nato da una pratica di condivisione, da una cultura del lavorare insieme. È caratterizzato dall'impronta imprenditoriale che opera nell'ambito dello spazio pubblico». Gli interventi sono ad ampio raggio: l'associazione finanzia i progetti, mette a disposizione le proprie competenze organizzative, gestionali e tecniche e contribuisce alla definizione delle linee guida delle politiche culturali del territorio, puntando a trasferire un modello di governance efficiente fondato su un approccio manageriale. La parte operativa dei progetti è curata da Consulta, mentre la Sovrintendenza ha una funzione di indirizzo e di controllo. «Operiamo non solo su restauro e valorizzazione, ma anche sulla progettazione. Abbiamo un réseau (una rete) di consulenti che lavora con noi. Ultimamente ci stiamo occupando anche della didattica, l'attività si sta allargando». Lo scarto tra paradigmi culturali diversi, che in Italia per molto tempo ha ostacolato la collaborazione tra privato e pubblico nell'ambito della gestione e valorizzazione del patrimonio artistico, non pesa sui progetti di Consulta. Si respira ora un'aria diversa, spiega Cibrario: «È un momento fertile per questo tipo di progetti. Dopo più di un quarto di secolo di attività sul territorio torinese, l'associazione volge ora lo sguardo oltre i confini della città. Gli orizzonti sono aperti: «Noi rappresentiamo un modello sedimentato, stiamo pensando di allargarci sull'area piemontese». Inoltre, Consulta sta puntando a incoraggiare esperienze analoghe, ad esempio mettendo a disposizione il proprio know-how. Ma cosa ci vuole per replicare un modello peculiare, nato su un territorio con caratteristiche specifiche? «Innanzitutto un gruppo di amici alla base, imprenditori. A Torino è stato possibile, c'è un tessuto industriale sviluppato. Vuol dire molto poter contare sull'esperienza manageriale. Bisogna partire dai distretti industriali, e ci vogliono impren ditori che abbiano il senso del bello. Poi c'è il problema di far capire l'interesse a mettere insieme le risorse. Ci sono diverse aziende che intervengono nella cultura, ma fanno progetti singoli», commenta Cibrario. Progetti Il più recente progetto di Consulta è la creazione di un polo museale che comprende i luoghi della Corte sabauda nel centro di Torino. Al progetto del Polo Reale, Consulta lavora dal 2000; l'apertura è ora alle porte, con una mostra inaugurale in autunno o all'inizio del prossimo anno. Tra le opere di punta conservate nel complesso museale, quelle dei grandi maestri della pittura europea dal '300 al '900, facenti parte delle collezioni della Galleria Sabauda, e i tredici disegni di Leonardo Da Vinci, tra cui l'Autoritratto.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 56 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

© RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Interventi La Reggia di Venaria Foto: Presidente Maurizio Cibrario

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 57 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La storia/Edilizia Una casa su misura con il pannello magico GIUSEPPE ALLEGRO

I mmaginate di andare in un atelier e scegliere un vestito, da oggi si può seguire lo stesso procedimento anche con la casa: farsela costruire esattamente su misura. È questo uno dei concept che ha ispirato Valentina Moretti a riunire attorno a sé un team giovane e multidisciplinare di professionisti: dall'architetto all'ingegnere, dal designer agli esperti di eco-sostenibilità. Nasce così la start-up More, divisione innovation del gruppo Moretti industria delle costruzioni. In tempi in cui il mercato dell'edilizia è pressoché fermo, More rappresenta una vera sfida. Costi e tempi certi sono i due principi guida su cui si basa la filosofia di questo progetto d'impresa, per costruire una casa tecnologica e performante dal punto di vista energetico e di rispetto ambientale. «La casa è come un abito da scegliere e vivere per un tempo molto lungo - racconta Valentina Moretti, presidente e amministratore delegato della divisione Moretti contract e anima di More -. Grazie al nostro pannello perimetrale brevettato Readymade offriamo uno schema base mentre gli spazi interni possono essere modificati a piacimento». L'approccio seguito da More, rappresenta un nuovo metodo di fare impresa, già affermato in diversi paesi del Nord Europa, in Germania e negli Usa. «Facciamo ricerca e sperimentazione su scala industriale - continua Moretti -. Anche per questo la prefabbricazione è sempre più simbolo di qualità. Con l'industrializzazione e il diretto coordinamento di tutti gli aspetti, siamo il primo esempio concreto in Italia dove il cliente si relaziona ad un unico referente, avendo così la certezza dei tempi, circa 8 settimane di cantiere e costi trasparenti e invariabili. Un aspetto non molto comune nel campo dell'edilizia, dove sono molto frequenti gli imprevisti e le varianti». Nei progetti anche la nascita di una divisione retail: More Store. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Costruire Valentina Moretti (More)

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 58 28/06/2014 Milano Finanza - N.126 - 28 giugno 2014 Pag. 60 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

SULLA STRADA DEI DUCATI

Cariparma, 25 milioni alle pmi con Sace Danilo Bruschi, direttore della sede Sace di Modena,e Alessio Foletti che guida la direzione Banca d'Impresa di Cariparma Crédit Agricole hanno firmato una nuova convenzione che mette a disposizione delle piccole e medie imprese un plafond di 25 milioni di euro per finanziamenti a breve termine, destinati allo sviluppo di attività di export e internazionalizzazione. L'offerta a breve termine completa quella già attiva nel medio lungo termine, che prevede per le aziende italiane un plafond di 150 milioni di euro per l'approccio ai mercati esteri. Grazie al nuovo accordo, le Pmi con fatturato fino a 250 milioni di euro, potranno richiedere direttamente agli sportelli del Gruppo Cariparma Crédit Agricole finanziamenti a breve termine garantiti da Sace fino al 70%, con una durata compresa tra i 6 e i 18 mesi, che saranno erogati dal Gruppo bancario attraverso il pacchetto Nuovi Mercati (Breve Termine), anticipi Pre Shipment e anticipi Export. Il consorzio Ciclat a quota 170 milioni Nel giro di pochi anni un gruppo di piccole aziende attive nei servizi di trasporti, vigilanza (ausiliari addetti al traffico), pulizie, logistica, ambiente e facchinaggio unite nel consorzio Ciclat di Bologna hanno raggiunto, sotto la guida del presidente Gianfranco Bessi, una dimensione di tutto rispetto e il bilancio 2013 si chiude con il fatturato a 170 milioni di euro (circa 10 milioni in più rispetto al 2012)con un utile netto di quasi 47.400 euro. Il patrimonio netto si è attestato a 17,9 milioni di euro. Così la Apofruit «matura» gli utili Riuniti a Cesena i soci di Apofruit hanno dato il via libera al bilancio 2013 che evidenzia una produzione conferita di 182.619 tonnellate di frutta (-7% sul 2012) per un valore della produzione di 208 milioni di euro (+2% sul 2012). La liquidazione ai produttori raggiunge gli 87.985.000 euro (+6,34% sul 2012). Il risultato di gestione vede un utile netto di 523 mila euro (era di 450 mila nel 2012). Il bilancio consolidato, invece (Apofruit consolida le società Canova e Vivitoscano, che si occupano di bio, e Mediterraneo Group, che svolge attività di trading per i partner) evidenzia un valore della produzione pari a 255,5 milioni di euro, ossia 9,7 milioni in più rispetto al 2012 (+4%). Il patrimonio netto raggiunge i 103,2 milioni, che fa di Apofruit una struttura tra le più capitalizzate del settore. La Maccaferri si allea con Bekaert Il colosso Bekaert (4,1 miliardi di fatturato), global player nel settore delle reti, dei rivestimenti e della conversione dei cavi in acciaio e Officine Maccaferri di Bologna (gruppo Seci), fornitore globale di soluzioni avanzate per i mercati delle costruzioni civili, geotecniche e ambientali basate sui «gabbioni» di contenimento in rete metallica (500 milioni di fatturato), daranno vita a una joint venture al 50% per la vendita e la distribuzione di soluzioni di rinforzo delle costruzioni sotterranee. La joint venture mira a promuovere su base globale l'uso di soluzioni di rinforzo avanzate per i progetti di costruzione nel sottosuolo. Riunirà la rete di vendita e distribuzione delle fibre di acciaio Bekaert Dramix per il rinforzo del cemento nei progetti di costruzione sotterranei, ad esempio in applicazioni a iniezione o con prefabbricati, e quella delle soluzioni Maccaferri per il sottosuolo ad esse complementari, come gli archi in acciaio, gli additivi chimici per cemento e gli elementi in fibra di vetro per il consolidamento dei suoli. La nuova alleanza servirà i mercati delle costruzioni sotterranee a livello mondiale, con l'eccezione della Cina continentale e di Hong Kong, dell'Argentina, del Brasile, del Paraguay, del Perù e dell'Uruguay, dove Bekaert e Maccaferri continueranno a operare in modo indipendente.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 59 28/06/2014 Milano Finanza - N.126 - 28 giugno 2014 Pag. 2 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CONVEGNO DELL'ANCE GIOVANI SULLE OPPORTUNITÀ PER IL MEZZOGIORNO Il Sud riparte dall'edilizia Oltre 47 mld di euro fermi nel cassetto nella vecchia programmazione. I tanti errori da non ripetere secondo gli imprenditori. Che chiedono regole più semplici Antonio Giordano

Sfruttare al meglio i fondi europei della nuova programmazione 2014-2020 senza ripetere gli errori e i ritardi della programmazione 2007-2013. Instaurare un migliore e più proficuo rapporto tra pubblica amministrazione e privati. Rilanciare l'edilizia come volano dell'economia del paese. Queste alcune delle richieste avanzate dall'Ance Giovani che ha tenuto a Palermo, a Palazzo Forcella De Seta, il suo secondo convegno sul Mezzogiorno dei giovani imprenditori edili. «A maggio 2014 abbiamo a malapena utilizzato il 56% dei Fondi Fse e Fesr assegnati per Convergenza e Competitività 2007-2013 che equivale ad oltre 47 miliardi di euro fermi nel cassetto. Abbiamo oggi l'atteggiamento di un paese che nel prossimo anno e mezzo utilizzerà questi fondi?», ha detto esponendo le tesi dei giovani costruttori edili Luca Petteruti, presidente Ance Giovani Marche. «Necessita l'esclusione dai vincoli del patto di stabilità delle parti co-finanziate da Stato e regioni sui fondi europei», ha detto nelle conclusioni il presidente Ance Giovani Sicilia Angelo Turco. Necessita individuare procedure urbanistiche e ambientali correlate alla rapida cantierizzazione degli interventi finanziabili. Necessita la diretta presa di responsabilità della politica non più solo sui pochi meriti ma anche e soprattutto sui tanti demeriti che hanno portato il settore delle costruzioni, e conseguentemente l'economia tutta del Paese, a uno stato di dissesto generale». «Gli imprenditori», ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari, «devono mettere da parte le dispute interne, e volgere il loro sguardo verso l'estero. È a paesi come la Cina o l'India che bisogna guardare e con cui competere. E questo cambio di orizzonte è possibile anche grazie al ruolo della associazioni di categoria, come l'Ance, incentivando gli amministratori ad investire ed a scommettere sul know-how italiano, che è ancora oggi il migliore al mondo. Come Ministero dello Sviluppo economico abbiamo in questi mesi definito un'articolata offerta di incentivi e di misure a sostegno delle imprese nel Mezzogiorno». Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando parlando della nuova programmazione europea ha messo in evidenza «il dramma di dover migliorare infrastrutture che in buona parte non abbiamo». Grande spazio nel dibattito al rapporto tra pubblico e privato: «Abbiamo la necessità e il dovere di confrontarci con i modelli di collaborazione tra pubblico e privato oramai già ampiamente sperimentati nel resto del mondo per far confluire nuovi capitali nelle operazioni», ha detto il presidente di Ance Giovani Marche Luca Petterutti. Di «pubblica amministrazione non disposta ad accettare i contributi del privato» ha parlato anche Federico De Cesare, presidente Giovani Ance Abruzzo. Un rapporto più virtuoso tra pubblica amministrazione e provati, «che possono arricchire il pubblico per know how e visione», è stato auspicato anche dall'avvocato comunitarista Velia Leone. Il presidente dell'Ance Palermo Fabio Sanfratello si è invece espresso in favore di un maggiore coinvolgimento degli enti intermedi nella gestione dei fondi comunitari. Il dirigente della Programmazione della Regione siciliana Vincenzo Falgares ha parlato dell'avanzamento della spesa dei fondi della programmazione 2007-2013: «Siamo riusciti a portare il programma fa una situazione di coma a un minimo di vitalità. Entro il 22 luglio presenteremo il nuovo programma 2014-2020», ha detto. Ha chiuso i lavori il presidente Giovani Ance Filippo Delle Piane, che ha rimarcato il momento di grande difficoltà vissuto dal comparto edile in Italia. (riproduzione riservata)

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 60 28/06/2014 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 Pag. 6 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato intervista Professionista capace è chi gestisce clienti non portafogli Paolo Legrenzi Docente Univ. Ca' Foscari -Venezia Lucilla Incorvati

Tutti hanno bisogno di un consulente? In generale un pò tutti, perché spesso veniamo educati in modo tale da far nostre alcune asimmetrie rispetto alle vincite e alle perdite. Voglio dire che nel timore di perdere o peccando di overconfidence spesso si investe in modo sbagliato o in un momento poco opportuno (si vende ai minimi, si compre ai massimi). In tema di investimenti, poi, spesso non si ragiona con un orizzonte di lungo periodo e non si ricorre ad una giusta pianificazione. Quindi, come ci si deve muovere? In primo luogo è fondamentale capire che tipo di investitore si è. Se per esempio subiamo in modo più intenso le perdite, dimostrando un'alta avversione al rischio è bene cercare qualcuno che abbia un attegiamento più distaccato con il nostro denaro. Inoltre, più non si ha il senso del tempo, più ci si concentra solo sulle cose che si conoscono. Come riconoscere il bravo consulente? La consulenza che si riceve è solo in parte tecnica (quella strettamente dedicata alla costruzione del portafoglio e all'indicazione degli investimenti), l'altra parte è volta alla costruzione di una relazione di fiducia. Il bravo consulente è innanzitutto colui che cerca di capire nei primi incontri come è fatta la persona che ha di fronte, quali sono le sue esigenze più profonde e quale è l'obiettivo dei suoi investimenti. È un professionista che guarda prima alla persona, al suo profilo di rischio e poi al suo portafoglio e non il contrario. Insomma, il consulente non deve avere una ricetta uguale per tutti? Non solo. Deve avere la capacità di interagire con il cliente in base alle sue caratteristiche personali. Utilizzando la metafora degli animali, se il cliente è di tipo cane, sarà fedele e darà una delega totale. In questo caso non si deve approffittare della sua fiducia: il consulente deve essere abile nel coinvolgere il cliente, spiegando nel dettaglio cosa fa e come lo fa, soprattutto il senso di quello che fa. Se invece ha di fronte un cliente-gatto, quindi un diffidente per natura cui si aggiunge la riservatezza tipica in tema di denaro molto frequente, il consulente deve essere più paziente nella costruzione della relazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 61 28/06/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 7 (tiratura:100000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Anche il costruttore romano Cinque tra gli indagati Mose

IL COSTRUTTORE romano Erasmo Cinque è indagato, per concorso in corruzione, con l ' ex ministro Altero Matteoli, nell ' indagine sul Mose di cui si sta occupando il Tribunale dei ministri. È stato Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, a raccontare ai pm di Venezia d ' aver versato soldi all ' ex ministro per finanziamenti elettorali ufficiali e non. Secondo l ' accusa - e alcune testimonianze - Matteoli avrebbe spinto affinché, nei lavori commissionati dal Cvn, venisse inclusa anche la società Socostramo del costruttore Erasmo Cinque. Dai lavori commissionati alla società di Cinque sarebbero scaturite delle tangenti destinate all ' ex ministro. Interrogato dal tribunale dei ministri, ieri Matteoli - difeso dall ' av vo c a to Francesco Compagna - ha negato qualsiasi coinvolgimento: " Non ho mai indicato imprese né ricevuto denaro dal Cvn " . Poi ha specificato: " Il contributo di 20 mila euro, accreditatomi con bonifico nel 2006, fu immediatamente restituito al mittente " .

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 62 27/06/2014 Azienda Banca - N.193 - giugno 2014 Pag. 22 (diffusione:7800, tiratura:7500) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato NEWS - OSSERVATORIO CREDITO ALLE IMPRESE Una neo-impresa su cinque ha già chiuso i battenti DAL 2009 A OGGI SONO NATE 1,8 MILIONI DI IMPRESE, MA DI QUESTE SOLO 1,4 MILIONI SONO ATTUALMENTE ATTIVE. TRA LE NATE NEL 2009 HA GIÀ CHIUSO UNA SU QUATTRO. RESISTONO MEGLIO ALLA CRISI LE ATTIVITÀ LEGATE ALLA CURA DELLA PERSONA, BED & BREAKFAST E AGRITURISMI, IL FOTOVOLTAICO, LA FILIERA ALIMENTARE; ALTA MORTALITÀ IN EDILIZIA, NEGOZI, RISTORANTI E BAR. A SORPRESA LA MINOR PERCENTUALE DI CHIUSURE NEL SUD E LE ISOLE, LA MAGGIORE NEL NORD OVEST. LO STUDIO CRIBIS D&B SULLA PERFORMANCE DELLE NUOVE IMPRESE

Dal 2009 a oggi in Italia sono nate circa 1.830.000 imprese, ma a oggi poco più di 1.400.000 risultano ancora attive. In cinque anni hanno chiuso circa 359mila attività, circa un'impresa su cinque. All'interno di questo scenario economico, che denota le difficoltà incontrate dagli imprenditori che hanno deciso di aprire una nuova impresa nel corso degli ultimi 5 anni, molte ancora in fase di start up, il 2009 è stato un anno decisamente negativo. Delle imprese aperte in questo anno, ne risulta cessata una su 4, per un totale di circa 221.144 sopravvissute. Un trend simile si riscontra anche per le realtà nate nel 2010 e 2011. È quanto si evince dallo studio sulle performance delle imprese italiane nate dopo il 2008 condotto da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information che ha analizzato i comportamenti di pagamento delle imprese italiane. Dettaglio geografico A livello territoriale, il Nord Ovest è la macroarea che ospita il maggior numero di imprese cessate tra le nuove nate, dove il 21,08% del totale è fallito. Situazione simile per il Nord Est, dove il 20,88% del totale non è più attivo. A sorpresa la minor percentuale di "mortalità" si concentra nel Sud e le Isole con solo il 18,34%. Situazione intermedia al Centro con una percentuale del 18,77%. L'area geografica del Sud e le Isole è anche quella con la maggior concentrazione di imprese nate negli ultimi cinque anni con il 32,88% del totale. Seguono in questa classifica il Nord Ovest con il 26,29%, il Centro con il 22,20%, chiude il Nord Est con il 18,62%. Entrando maggiormente nel dettaglio, la percentuale maggiore di imprese cessate si registra, fra le nuove nate, in Piemonte (7,86% del totale di imprese neo costituite in Italia) e in Emilia Romagna (7,68%) rispettivamente con una percentuale del 23,31% e del 21,73%. Male anche la Toscana con il 21,47% di cessazioni sul totale delle imprese neocostituite, il Friuli con il 21,24% e la Liguria con il 21,54%. Al contrario, nel Lazio e in Basilicata si osservano meno cessazioni fra le realtà nate dopo il 2008 con solo il 16,55% e il 16,17% di chiusure sul totale delle imprese nate negli ultimi 5 anni. Dettaglio per settore Dall'analisi di CRIBIS D&B emerge che le attività avviate in settori più tradizionali come negozi, imprese edili, bar e ristoranti, in molti casi hanno dovuto chiudere dopo poco tempo. Invece chi ha investito in attività più innovative come Bed&Breakfast, agriturismi e agricoltura biologica ha avuto più successo. Nel dettaglio, l'edilizia e il commercio al dettaglio sono i due settori in cui in Italia si registra la maggior percentuale di chiusure tra le imprese nate negli ultimi cinque anni, rispettivamente con il 23,09% e il 22,07% del totale. Al tempo stesso però bisogna sottolineare che in questi comparti sono nate più imprese: il 28,40% del totale per quanto riguarda il commercio al dettaglio, il 16,14% per il settore edile. spesa delle famiglie e le compravendite sono risultate in forte calo. Questi settori non hanno beneficiato del migliore andamento delle economie internazionali. In particolare il settore delle costruzioni potrebbe avere risentito del migliore andamento delle ristrutturazioni e riqualificazioni del patrimonio abitativo che potrebbe aver dato impulso alla nascita di nuove imprese. Tuttavia il mercato immobiliare risulta ancora particolarmente debole. Tra i settori più brillanti in termini di natalità si rileva quello dei servizi. Scenario più confortante anche per il settore dell'agricoltura, foreste, caccia e pesca dove le cessazioni hanno raggiunto l'11,72% del totale a fronte di un 7,68% di imprese neocostituite. Daniela Bastianelli, Senior Analyst CRIF Decision SolutionsI SETTORI CHE VANNO MEGLIO IN ITALIA % Aziende Cessate/Totale aziende Neocostituite % Aziende Neocostituite 40,00% 35,00% 30,00% 25,00% 20,00% 15,00% 10,00% 5,00% Agricoltura, 11,72% 0,00% foreste caccia...

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 63 27/06/2014 Azienda Banca - N.193 - giugno 2014 Pag. 22 (diffusione:7800, tiratura:7500) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Fonte: CRIBIS D&B 7,68% 23,09% Edilizia Industria, 16,14% 18,88% produzione Trasporti, 7,36% 13,35% distribuzione 3,49% Commercio 17,78% ingrosso 5,38% Commercio al 22,07% dettaglio 28,40% Servizi 14,10% finanziari 4,50% 20,67%IMPRESE DI NUOVA COSTITUZIONE CHE HANNO GIÀ CESSATO L'ATTIVITÀ PER REGIONE Regione Fonte: CRIBIS D&B % Aziende Cessate/ Totale aziende Neocostituite % Aziende Neocostituite NORD EST EMILIA ROMAGNA FRIULI TRENTINO VENETO NORD OVEST LIGURIA LOMBARDIA PIEMONTE VALLE D'AOSTA CENTRO LAZIO MARCHE TOSCANA UMBRIA SUD E ISOLE ABRUZZO BASILICATA CALABRIA CAMPANIA MOLISE PUGLIA SARDEGNA SICILIA 20,88% 21,73% 21,24% 17,34% 20,65% 21,08% 21,54% 19,88% 23,31% 20,73% 18,77% 16,55% 20,03% 21,47% 18,68% 18,34% 19,81% 16,17% 17,71% 17,68% 17,73% 20,04% 18,13% 17,76% 18,62% 7,68% 1,62% 1,53% 7,79% 26,29% 2,75% 15,47% 7,86% 0,22% 22,20% 10,51% 2,81% 7,42% 1,47% 32,88% 2,60% 0,84% 2,95% 9,40% 0,53% 6,59% 2,57% 7,40% Pesa la dimensione nazionale del mercato La maggiore difficoltà di questi settori è legata anche al mercato di riferimento, che è prevalentemente nazionale in cui la domanda, la Foto: Daniela Bastianelli, Senior Analyst CRIF Decision Solutions Foto: IMPRESE NATE IN ITALIA 2009 - 2013

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 64 30/06/2014 Edilizia e Territorio - N.27 - 30 giugno 2014 Pag. 2 (tiratura:25000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il Ministro Lupi annuncia per fine luglio un decreto infrastrutture da due miliardi Sull'edilizia privata solo il modulo unico ALESSANDRO ARONA

Nei due decreti legge «Pubblica amministrazione» (90/2014) e «Agricoltura-Ambiente» (91) andati in «Gazzetta Ufficiale» nei giorni scorsi dopo un "travaglio" di 13 giorni (in gran parte interno al Governo, prima di approdare al Colle) sono molte, rispetto ai testi arrivati sul tavolo dei consigli dei ministri del 13 giugno, le norme a essere saltate. A partire dal pacchetto di semplificazioni in materia di edilizia privata . Sopravvive il modulo unico nazionale standardizzato per le richieste di documenti o provvedimenti, che però nel caso dell'edilizia (Scia e permesso di costruire) era già stato definito e concordato in Conferenza unificata (si vedano i testi sul nostro sito, digitando "Scia"). È saltato invece il dimezzamento dei tempi di istruttoria del permesso di costruire (da 120 a 60 giorni) per i Comuni oltre 100mila abitanti; la norma che limitava a due anni il potere di autotutela della Pa sulla Scia; il silenzio-assenso tra amministrazioni statali (ove sia prevista l'acquisizione di assensi, concerti o nulla osta); la semplificazione dei controlli sulle costruzioni in zona sismica (con il semplice deposito e controllo a campione, al posto dell'autorizzazione preventiva obbligatoria all'Ufficio tecnico regionale per gli interventi minori, quali le riparazioni locali, le nuove costruzioni senza particolari complessità strutturali, il tutto da definire in dettaglio con Linee guida Mit-Regioni); e infine è saltata la norma che stabiliva la possibilità di chiedere allo Sportello unico edilizia una «valutazione preventiva di fattibilità» sui permessi di costruire. Il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia conta comunque di inserire questo pacchetto di norme in un prossimo veicolo legislativo. Sono saltate anche, rispetto alle bozze, molte norme sugli appalti pubblici , quali l'abolizione della responsabilità solidale in materia fiscale nei subappalti; la verifica dei requisiti di partecipazione, nelle gare ad offerte più vantaggiosa, solo dopo l'esame delle offerte tecniche ed economiche e solo sull'aggiudicatario provvisorio; l'ammorbidimento dei requisiti di fatturato, curriculum e organico per la partecipazione a gare e concorsi di progettazione; la cancellazione generalizzata dell'incentivo del 2% per la progettazione interna alla Pa (è rimasta solo per i dirigenti); la cancellazione della «norma Damiano» (ex ministro del Lavoro), cioè l'obbligo di calcolare il ribasso di gara al netto del costo della manodopera. Saltato anche lo slittamento a fine anno della data di entrata in vigore della garanzia di esecuzione delle grandi opere (il cosiddetto performance bond) e la scadenza delle verifiche triennali soft sui certificati di accesso al mercato dei lavori pubblici, rilasciati ai costruttori. Norme che dunque, salvo emendamenti last minute, dovrebbero entrare in vigore il 1 luglio. L'altro capitolo che il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi avrebbe voluto inserire nel decreto Pa, ma saltato già nella seduta del Consiglio dei ministri del 13 giugno, è il pacchetto di finanziamenti infrastrutturali . Nel testo proposto dal Mit si proponeva uno schema identico a quello dell'articolo 18 del decreto Fare (Dl 69/2013), cioè un fondo (che nelle bozze oscillava tra uno e 1,9 miliardi di euro), una lista di opere da assegnare con Dm Mit-Mef. Lupi ha ribadito nei giorni scorsi che ci sono circa due miliardi di euro derivanti da revoca dei fondi per opere incagliate (norme della legge di stabilità e del Dl 66/2014 convertito), e che un decreto Sblocca-cantieri vedrà la luce per la fine di luglio. «Ci saranno - spiega Lupi - da una parte le opere segnalate dai Comuni al presidente Renzi, tra le quali sceglieremo in base alla cantierabilità. E dall'altra un certo numero di opere strategiche nazionali» (si veda l'intervista sul nostro sito).

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 65 30/06/2014 Edilizia e Territorio - N.27 - 30 giugno 2014 Pag. 3 (tiratura:25000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato ANTI-CORRUZIONE Grandi opere, flussi finanziari super-monitorati

Esteso a tutte le "grandi opere" il sistema sperimentale di tracciamento dei pagamenti finora utilizzato solo per alcuni interventi strategici e per il Grande progetto Pompei, secondo le modalità e procedure definite dal Cipe, da ultimo con la delibera 45/2011, su proposta del Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere. Si tratta di un sistema di tracciamento basato sul bonifico bancario elettronico e su controllo e verifica incrociata di dati su base informatica. BASSA REALIZZABILITÀ BASSA EFFICACIA MEDIA MEDIA ALTA ALTA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 66 28/06/2014 Il Commercio Edile - N.5 - giugno 2014 Pag. 24 (diffusione:11795, tiratura:12014) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PRIMO PIANO DIVERSIFICAZIONE: IA STRATEGIA VINCENTE PER LE AGGREGAZIONI Martino Paradiso

Le aggregazioni sono al centro del dibattito nel mondo della distribuzione. Il confronto verte soprattutto sul loro ruolo in un settore - quello dell'edilizia - in rapida trasformazione, sulle forme di associazione, sugli obiettivi dei gruppi e, non ultimo, sulle strategie per fronteggiare una fase di transizione verso un nuovo modello di mercato. Ne abbiamo parlato con Alessandro Durini, cu! stomer sinergy manager di Saint-Gobain per i brand Gyproc, Isover e I Weber, che opera nella multinazionale dal 1997 e ha ricoperto diversi incarichi, il più recente dei quali interessa proprio lo sviluppo delle opportunità di business dei marchi di riferimento, in particolare nei confronti delle aggregazioni della distribuzione, del Diy e della Gdo. Attualmente qual è il modello aggregativo a cui le imprese della distribuzione di materiali edile si sono associate più diffusamente? «Il modello più diffuso rimane ancora il consorzio con fatturazione al singolo socio, tuttavia i cosiddetti multipoint sono in aumento». Qual è il ruolo delle aggregazioni nell'attuale mercato italiano t dei materiali da costruzione? «Viste le difficoltà del mercato italiano, le aggregazioni in questa fase si stanno muovendo con strategie a lungo termine, che non guardano solo al prezzo, ma anche al servizio e alla formazione». Quali strategie hanno maggiormente caratterizzato l'azione del- | le aggregazioni italiane negli ultimi anni? «Secondo noi la strategia vincente è la diversificazione e cioè l'apertura verso sistemi costruttivi innovativi, atti a soddisfare le nuove normative vigenti in termini di isolamento termo-acustico, senza dimenticare l'aspetto della sostenibilità ambientale dei prodotti. La specializzazione su progettazione e assistenza tecnica ha contribuito al loro successo, oggi un'impresa di distribuzione Un momento dell'incontro organizzato con Cammi Group presso la sede di Habitat Lab a Corsico (Mi) edile associata a un gruppo può contare su un supporto davvero fondamentale visto l'interesse che le aggregazioni suscitano verso i produttori». Quali sono stati i risultati ottenuti? «I risultati dimostrano che le scelte finora attuate sono state vincenti». Quali sono le strategie che possono rivelarsi più efficaci nel medio e lungo termine per le aggregazioni italiane? «In attesa che il mercato si riprenda, la formazione e la specializzazione sono due asset importanti, assieme all'attenzione al credito che è fondamentale anche per i gruppi. Infine il focus sulla ristrutturazione dove è indirizzata buona parte degli investimenti: la distribuzione può fare la sua parte in modo positivo e redditizio». Quali potenzialità hanno le aggregazioni per fronteggiare l'ingresso sul mercato di attori della grande distribuzione organizzata? «C'è molta attenzione sullo sviluppo della Gdo in Italia. Gli strumenti per fronteggiarlo da parte dei gruppi sono molteplici: partnership con i produttori, servizio al cliente, personale formato e soluzioni tecniche e innovative». • ©RIPRODUZIONE RISERVATA «Diversificando l'offerta commerciale e formando il proprio personale, le aggregazioni e tutto il comparto della distribuzione potranno giocare un ruolo di primo piano nel mercato della ristrutturazione edile che, in questo momento di stallo, sta trainando il settore dell'edilizia». ALESSANDRO DURINI customer sinergy manager Saint-Gobain La sede di Saint-Gobain a Parigi II Gruppo Saint-Gobain: produce e commercializza nuove generazioni di materiali per l'edilizia moderna ed è presente in 64 Paesi nel mondo, con 190mila dipendenti e un fatturato 2012 di oltre 43 miliardi di euro. Fra i numerosi marchi, Gyproc Saint-Gobain primeggia nei sistemi costruttivi a secco, negli intonaci e nelle finiture a base gesso. Isover Saint-Gobain produce e commercializza prodotti per l'isolamento termico e acustico e l'impermeabilizzazione, in ambito edilizio e industriale. Con il marchio Weber Saint Gobain produce malte tecniche e intonaci per facciate, prodotti per la posa di piastrelle e pavimenti e sistemi di rivestimento a cappotto. Ricerca continua, tecnologie innovat ve, una gamma completa di sistemi e soluzioni, l'assistenza tecnica e l'amp a offerta formativa rendono Saint-Gobain un buon partner per chi opera nell'edilizia.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 67 28/06/2014 Il Commercio Edile - N.5 - giugno 2014 Pag. 42 (diffusione:11795, tiratura:12014) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato ATTREZZATURE INTONACO PROIETTATO Le macchine da cantiere per l'applicazione delle malte per intonaci permettono di operare all'interno e all'esterno degli edifici con impasti confezionati sul cantiere o in versione premiscelata. Massimo Guglielmi

Le macchine intonacatrici consentono di eseguire il rivestimento di finitura sui paramenti di facciata e all'interno dell'edificio con la garanzia di una lunga durata della coltre protettiva grazie alla completa miscelazione dei componenti e all'energia con la quale l'impasto viene proiettato sulle superfici. Le apparecchiature nei vari modelli di potenza, sono tutte costruite per essere facilmente utilizzabili e per assicurare un'ottima resa in stesura senza cali di prestazione. La caratteristica specifica è la capacità di trasportare l'impasto già miscelato fino a pie d'opera e ad alta quota attraverso un tubo di adduzione di lunghezza variabile. Per la versatilità e la disponibilità in molteplici modelli di piccole dimensioni o di maggiore ingombro queste attrezzature possono essere impiegate in ogni cantiere sia nelle nuove costruzioni che nel restauro e nella riqualificazione dei vecchi edifici. L'impiego si estende anche a tutte le situazioni dove lungo i paramenti di facciata è obbligatorio stendere gli intonaci in più strati come nella tecnica tradizionale e con superficie finale lavorata a mano, per la lisciatura con frattazzo di legno, con lama oppure a cazzuola per lasciare le tracce dell'applicazione come avveniva un tempo. LE CARATTERISTICHE GENERALI I modelli di macchine intonacatrici disponibili sul mercato si differenziano in base agli ingombri, alla potenza installata e al grado di autonomia rispetto a fonti energetiche esterne. La produzione è articolata in molteplici versioni con peso, dimensioni e prestazioni ben diverse tra loro proprio per soddisfare tutte le esigenze: della piccola impresa, che in genere esegue lavori saltuari di rivestimento su edifici mediopiccoli, oppure di operatori specializzati che sono impegnati in grandi lavori di intonacatura e devono impiegare macchine da utilizzare in continuazione, quindi molto robuste e capaci di una grande mole di lavoro con poche richieste di manutenzione. Tutte le intonacatrici possiedono una prevalenza più o meno elevata e la capacità di trasportare l'impasto a distanza tramite il tubo di convogliamento della malta verso il punto di utilizzazione. Questa tubazione è costruita in gomma antiabrasione resistente alla pressione e termina con una lancia munita di valvola a rubinetto che l'operatore può utilizzare per proiettare l'intonaco contro la parete in muratura e per comandare direttamente la macchina interrompendo il getto. Le lance presenti sul mercato sono studiate per ogni tipo di impiego e per rendere il più agevole possibile il lavoro di intonacatura. Per l'eventuale sollevamento da effettuare con la gru, spesso necessario per eseguire lavori all'interno degli edifici, le macchine sono sempre approntate con ganci e golfari ai quali collegare i terminali delle funi. Molte versioni compatte e modulari sono rapidamente smontabili in componenti di peso ridotto e trasportabili anche a mano, condizione che facilita la pulizia, rende meno brigoso lo scarico dai mezzi di trasferimento e soprattutto facilita gli spostamenti sul cantiere e il trasporto attraverso varchi ridotti e luoghi angusti, come sovente avviene nel recupero edilizio. I DISPOSITIVI PER IL FUNZIONAMENTO I modelli di ingombro limitato sono solitamente montati su un telaio con ruote gommate piene piroettanti, sono equipaggiati con un motore elettrico monofase o trifase e diventano immediatamente operativi in quanto dotati di tutte le apparecchiature necessarie per eseguire ogni lavorazione. Le macchine di medie e grandi dimensioni sono montate su un robusto telaio sostenuto da pneumatici che viene munito di timone per l'aggancio a un autoveicolo e può essere omologato per il trasferimento su strada. Le versioni di maggiore mole funzionano a energia elettrica e sono provviste di un robusto motore, anche dotato di regolatore del numero dei giri, che serve per l'azionamento della pompa utilizzata nel trasporto della malta. Su taluni modelli è prevista l'installazione di un motore diesel, equipaggiato di solito con un sistema di avviamento elettrico, che permette la completa autonomia della macchina da qualsiasi altra fonte di energia esterna. Per l'emissione di gas di scarico, questi modelli possono essere utilizzati solo all'esterno, ma la notevole prevalenza alla pompa consente di eseguire il lavoro a grande distanza e ad altezze rilevanti. Le intonacatrici possono essere

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 68 28/06/2014 Il Commercio Edile - N.5 - giugno 2014 Pag. 42 (diffusione:11795, tiratura:12014) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

integrate o meno con l'apparecchiatura che provvede all'impasto della malta. Il miscelatore, disposto in orizzontale, in verticale o in posizione inclinata, è sempre presente nelle macchine a ingombro ridotto, mentre le attrezzature di grandi dimensioni quando non sono sormontate da un sistema basculante con tramoggia per la preparazione della malta possono essere alimentate direttamente dalla betoniera oppure con un'impastatrice separata che è disponibile in diversi tipi, secondo la qualità del materiale da applicare. La tramoggia di carico dell'apparato miscelatore è ricoperta da una rete di sicurezza a grandi maglie che al centro ha una striscia dentata per rompere il sacco del premiscelato quando si opera con il sistema manuale. Nella camera di miscelazione, collegata direttamente con la tramoggia di carico, il materiale asciutto viene impastato con la quantità d'acqua predeterminata dall'operatore mediante un apposito dosatore. La malta viene mantenuta in movimento per evitare che avvenga la segregazione degli inerti o la separazione degli additivi. La camera è conformata in modo da inviare l'impasto più o meno fluido, ma sempre reso molto omogeneo dal continuo movimento, verso la pompa che rappresenta il cuore del sistema. La tipologia di pompa più diffusa, è composta da un rotore costituito da una vite senza fine a passo lungo, che ruota all'interno dello statore o polmone munito di pareti interne sagomate in gomma antiabrasione e contenuto all'interno di una camicia metallica. Il sistema opera senza pulsazioni e invia la malta al punto di erogazione in maniera continua. Diverse macchine impiegano pompe peristaltiche che funzionano mediante lo schiacciamento, a mezzo rulli, di uno o due tubi in gomma contenenti la malta da pompare che in tal modo viene inviata verso il tubo di trasporto sempre a getto continuo senza pulsazioni. IL SISTEMA POMPANTE La resa in termini di superficie intonacata, la portata, il raggio d'azione e l'altezza massima di trasporto dipendono dalle doti dell'apparato pompante che è costruito con caratteristiche specifiche in base alla potenza del motore utilizzato. Nelle versioni con maggiore affidabilità, la pompa è sempre realizzato con materiali di ottima qualità per limitare gli effetti dell'abrasione della malta contro le superfici di scorrimento e assicurare il perfetto funzionamento in ogni condizione anche con impasti di consistenza non perfettamente pompabile. La pompa può fornire una pressione fino a 30-40 bar, valori che connotano le intonacatrici da maggior mole adatte per lavori molto gravosi. • I modelli d'intonacatrici Bunker Teksped più vendute sono la S8 EV e la S8 Smart, macchine pratiche e polivalenti, caratterizzate dalla regolazione della portata, una maggiore granulometria pompabile e una buona resistenza all'usura. La S8 Smart è dotata sia del motore a scoppio sia di un generatore di corrente, la doppia alimentazione la rende completamente autonoma liberando l'impresa dai problemi di approvvigionamento elettrico. Per l'intonaco premiscelato il discorso cambia, esistono, infatti, intonacatrici come la B30 e la B30 stilo appositamente studiate per la miscelazione, il pompaggio e la spruzzatura a ciclo continuo, su pareti interne ed esterne dove il caricamento può avvenire sia manualmente con i sacchi, sia in modo automatico da silos. Edilmac propone FC 50, una piccola intonacatrice monofase 230 V - 2,2 chilowatt con variazione della portata della pompa fino a 20 I/min tramite inverter, ideale per la piccola e micro impresa, per l'applicazione degli intonaci tradizionali, premiscelati, da finitura e di tipo speciale come cappotti e rasanti preimpastati. CK20 è, invece, una pompa miscelatrice a vite verticale CK 20 monofase per intonaci premiscelati asciutti in sacco che spruzza e trasporta tutti i tipi d'intonaci premiscelati asciutti in sacco con granulometria da 0 - 3 millimetri per interni ed esterni e soffitti, malte autolivellanti per pavimentazione e fibrato di vario genere. P90, infine, è un'intonacatrice a pistone monofase o trifase per l'applicazione d'intonaci tradizionali che è in grado di spruzzare intonaco a base di sabbia, calce e/o cemento con granulometria da 0 a 8 millimetri, per pareti e soffitti interni ed esterni, betoncino su panelli e reti elettro saldate, spruzzatura di malte antiritiro, espansive e di consolidamento. Le macchine di Imer Group che riscuotono un maggior successo sono i modelli legati alla ristrutturazione edilizia e alla riqualificazione energetica degli edifici. Macchine ad alimentazione monofase, dotate di inverter specifici per le applicazioni in edilizia utilizzabili sia con collegamento da rete elettrica che da generatore di corrente. Le macchine maggiormente richieste sono le intonacatrici e le stuccatrici con capacità di

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 69 28/06/2014 Il Commercio Edile - N.5 - giugno 2014 Pag. 42 (diffusione:11795, tiratura:12014) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

regolazione della portata per effettuare sia lavori di fondo con portate di materiale importarti sia interventi di finltura e stuccatura. Small 50, per esempio, è l'intonacatrice per materiali premiscelati asciutti ideale per spruzzare intonaci tradizionali e premiscelati, premiscelati tixotropici, prodotti impermeabilizzanti, rasanti e colorami, rivestimenti con vernici, per riempimento fughe, per iniezioni di consolidamento. Mentre Koinè 3 è l'intonacatrice monofase per premiscelati asciutti ideale per miscelare e spruzzare malte per intonaco ir sacchi come premiscelati, alleggeriti, isolanti e colla da cappotto. Turbosol propone intonacatrici che permettono di ridurre i rischi d'infortuni sul lavoro, sgravano gli operatori da diverse : operazioni faticose, velocizzano i tempi \ di applicazione e ne aumentano costanza e qualità. Pertanto in Paesi come l'Italia sono ritenute strumenti indispensabili in cantiere, ma sono molto apprezzate anche in Paesi, dove la manodopera a basso costo abbonda e dove l'attenzione per la sicurezza in cantiere non è così elevata. Turbosol propone prodotti versatili, semplici e affidabili nel tempo. Giotto è un'intonacatrice progettata per applicare intonaci premiscelati asciutti base cemento, gesso e isolanti, in modo facile e veloce. Poli T, invece è l'intonacatrice per intonaci premiscelati, malte comuni e speciali, una pompa a vite senza fine ad alimentazione elettrica. Mini Avant è la soluzione ideale

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 70 28/06/2014 Il Commercio Edile - N.5 - giugno 2014 Pag. 72 (diffusione:11795, tiratura:12014) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LE PAGINE FEDERCOMATED CERAl AGGREGAZIONI: UN NUOVO INIZIO Con rinnovato impegno e una nuova prospettiva strategica, la Consulta degli Enti Rappresentativi delle Aggregazioni d'Impresa ha discusso problematiche attuali e prospettive future di gruppi e multipoint, Fabrizio Corbe

Ospitato nella sede milanese di Confcommercio Imprese per l'Italia, l'incontro "Criticità e contributi delle forme aggregate delle costruzioni per il rilancio del mercato delle costruzioni edili" promosso da Cerai - consulta degli enti rappresentativi delle aggregazioni - ha visto protagonisti i rappresentanti di alcune delle principali aggregazioni d'impresa attive nella distribuzione dei materiali edili. Mario Verduci, segretario generale Federcomated, ha aperto l'incontro: «Le aggregazioni e i multipoint costituiscono le realtà più avanzate nel settore della distribuzione. Ciò nonostante, l'attuale situazione del mercato non ha favorito il loro rafforzamento anzi, nella maggior parte dei casi ne ha evidenziato i limiti strutturali. Federcomated ha perciò deciso di riprendere il percorso iniziato qualche anno fa dalla Cerai con l'obiettivo di dare nuovo slancio al dibattito, proponendo come temi di discussione l'innovazione tecnologica, la formazione, la dimensione d'impresa, l'innovazione di processo, credito e finanza, i rapporti con l'industria e, in generale, la capacità di risposta da parte delle aggregazioni alla domanda emergente dal mercato». «Le aggregazioni sono l'eccellenza della distribuzione italiana - ha spiegato Giuseppe Freri, presidente Federcomated - di conseguenza hanno il compito di guardare al futuro ponendosi per prime in sintonia con il cambiamento epocale in atto nel mercato dei prodotti per l'edilizia. Si tratta di un approccio che prende atto del riconoscimento, da parte dell'Unione Europea, del ruolo centrale della distribuzione nella filiera delle costruzioni, attraverso il nuovo Regolamento Eu 305/11, ma che deve fare i conti con l'inerzia che la maggior parte delle nostre imprese stanno colpevolmente dimostrando nei confronti dell'innovazione, della redditività, della tecnologia, della comunicazione. Il mercato italiano è un mercato ricco, nel quale la distribuzione è vincente poiché può mettere in campo consulenza, logistica, credito, eccetera, ma il vero problema è che siamo noi stessi a non voler cogliere le opportunità, a non voler credere nelle nostre capacità. Si tratta di temi fondamentali per le aggregazioni e, di conseguenza, per il futuro stesso della nostra categoria»! Continuità e proposte Gian Luca Ferri, presidente Cerai, ha aperto il dibattito: «La Consulta ha svolto un compito molto importante negli anni scorsi, ad esempio mediante la redazione delle "Linee Guida per la redazione di un accordo di collaborazione commerciale tra produzione e distribuzione aggregata" in collaborazione con Sercomated. Purtroppo, anche a causa di eventi di carattere professionale e personale che mi hanno distolto dall'impegno associativo, negli ultimi tempi Cerai non è stata capace di dare continuità alla propria azione. Per queste ragioni, confermando la mia disponibilità Incontro aggregazioni e multipoint a contribuire all'attività associativa, ritengo che si debba valutare la possibilità di un avvicendamento ai vertici. In questi ultimi tempi il volto e la fisionomia dei gruppi è cambiato radicalmente: la crisi delle aggregazioni non è la conseguenza dei problemi economici dei loro soci, ma è piuttosto il risultato dell'aftievolimento del senso di appartenenza. Sono comunque convinto che si possa fare qualcosa di concreto insieme, anche nell'immediato. La prima delle proposte interessa l'"e-procurement" nelle pubbliche amministrazioni: la conferenza dei gruppi potrebbe organizzare un'iniziativa di formazione sul tema delle nuove modalità di comunicazione telematica fra i distributori e gli enti pubblici loro clienti. La cooperazione fra i giovani imprenditori è un altro aspetto che ritengo debba essere promosso con rinnovato impegno, poiché proprio in periodi come questo penso che sia importantissimo il contributo di idee offerto da menti e sensibilità più aperte e attente al futuro, rispetto a quello di chi - come me e come molti di noi - non può più dirsi giovane. Infine, è mia opinione che le esperienze compiute dai coordinatori dei vari gruppi costituiscano un patrimonio da non disperdere e, anzi, da condividere. L'istituzione di una scuola di formazione per coordinatori potrebbe svolgere questo compito di promozione della crescita e di confronto e diffusione delle esperienze». Specialisti della distribuzione Francesco Freri, consigliere Sercomated, ha preso la parola per illustrare brevemente i contenuti di Storemat,

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 71 28/06/2014 Il Commercio Edile - N.5 - giugno 2014 Pag. 72 (diffusione:11795, tiratura:12014) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

la piattaforma web creata per mettere in comunicazione distributori e utenti finali: «Dati attendibili dimostrano che più del 80 per cento dei consumatori utilizza internet per raccogliere informazioni sui prodotti nel corso del processo di scelta. Nel portale sono presentati prodotti per diverse applicazioni, con le relative specifiche tecniche e, in prospettiva, i sistemi costruttivi da essi formati. Esiste poi un'area per le informazioni dinamiche a cura del distributore indicato dalla piattaforma come più vicino all'utente. Nel web, Storemat è il punto di riferimento per la distribuzione dei materiali edili. Il portale attrae infatti ogni anno circa un milione e mezzo di persone interessate soprattutto ai lavori domestici (trend di crescita superiore al 30%), ma un'ampia parte delle sue potenzialità non sono sfruttate. Infatti 3 domande su 10 risultano inevase dai distributori. Se l'innovazione di processo passa anche attraverso l'uso consapevole della tecnologia informatica, credo che il mondo della distribuzione e, in particolare, le aggregazioni dovrebbe riflettere sulla sua ridotta capacità di sfruttare le opportunità a loro disposizione. Un aspetto da sottolineare è il ruolo che le nostre aziende avranno nel mercato del futuro: il modello dominante nei paesi occidentali vede infatti il distributore di materiali edili come appartenente alla cosiddetta "distribuzione specializzata", un settore che si rivolge esplicitamente all'impresa edile e artigiana. Si tratta in gran parte di realtà imprenditoriali di tipologie molto differenti fra loro. Esistono infatti forme di aggregazione più o meno integrata ma anche multipoint classici oppure formule come il franchising, eccetera. Si tratta di trovare la soluzione più adatta ai singoli casi». Dimensione, struttura, avvicendamento Luca Berardo, presidente Sercomated, ha condiviso una riflessione sul rapporto con la produzione: «I dati relativi a Storemat, come anche la scarsissima partecipazione ad altri progetti e iniziative, evidenziano purtroppo una situazione conclamata che vede nei distributori stessi il primo nemico della distribuzione. Da una parte, infatti, abbiamo dei produttori ben attrezzati ed estremamente motivati a fronteggiare il cambiamento in atto del mercato. Dall'altra - generalizzando-troviamo una moltitudine di distributori che non dimostra di aver capito che non esistono né esisteranno più le condizioni per fare impresa così com'è stata fatta fino all'inizio della crisi. Il rapporto fra industria e distribuzione è squilibrato e, fino a quando i distributori non decideranno che è giunto il momento di cambiare, non sarà possibile instaurare un diverso rapporto fra soggetti che lavorano assieme, condividendo obiettivi, strategie e strumenti. Quello dell'inadeguatezza della struttura delle nostre aziende è un tema che, finora, le aggregazioni non sono state in grado di sciogliere. Al contrario, le altre categorie della filiera stanno reagendo alla situazione creatasi secondo modelli ispirati a quell'imprenditorialità evoluta che distinguerà il mercato dei prossimi anni. Il nodo principale è perciò quello della struttura e, di conseguenza, della dimensione delle aziende della distribuzione. Questa tematica può essere legata alla questione del passaggio generazionale, ma non possiamo nasconderci il fatto che il tempo non gioca a favore delle nostre aziende. Rivolgo perciò un accorato appello alle aggregazioni a prendere seriamente in considerazione la prospettiva di lavorare da subito per la creazione di soggetti nuovi, più grandi e coesi, che possano porsi a un livello differente rispetto a quello attuale».GIANLUCA FERRI presidente Cerai «La cooperazione fra i giovani imprenditori è un altro aspetto che ritengo debba essere promosso con rinnovato impegno, poiché proprio in periodi come questo penso che sia importantissimo il contributo di idee offerto da menti e sensibilità più aperte e attente al futuro»GIUSEPPE FRERI presidente Federcomated rappresentai! politico-sindacale è un impegno complesso. Per ottenere risultati ancora più significativi la nostra federazione deve poter contare su una massiccia partecipazione da parte dei distributori. La partecipazione, invece, è ancora troppo scarsa soprattutto nelle Ascomed, che sono il vero motore delle iniziative a livello locale».ERMANNO CHIARI presidente Mondoedile «Personalmente trovo molto difficile pensare, nei prossimi anni, a una qualsiasi forma di fusione di tante piccole aziende, quasi tutte a conduzione familiare e che presentano fatturati contenuti. I soli aspetti tecnici non esauriscono la complessità insita nelle diverse realtà che formano il mondo della distribuzione».BRUNO DE TOMMASI Bigmat «Un progetto di superamento delle aggregazioni nella direzione di un differente assetto societario presuppone una dimensione finanziaria diversa rispetto a quella attuale. Assieme alla massa critica

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 72 28/06/2014 Il Commercio Edile - N.5 - giugno 2014 Pag. 72 (diffusione:11795, tiratura:12014) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

indispensabile per portare avanti una simile iniziativa, l'aspetto finanziario costituisce la problematica da risolvere».MARCO COSSA Bigmat «Personalmente ritengo che la federazione dovrebbe fare di più, soprattutto per mettere i distributori nelle condizioni di fare il proprio lavoro invece di badare alle mille inutili incombenze quotidiane. Quanto all'unione fra imprese, pochi anni fa abbiamo avviato una società di servizi nella quale i nostri giovani stanno imparando a lavorare assieme». lostante la coesione del mio ipo, personalmente ho incontrato randi difficoltà a convincere i nostri ongiunto di un piccolo magazzino. Il ercorso verso la fusione societaria è icuramente quello giusto, ma bisogna trovare strumenti efficaci per realizzarlo»GIANNI GUIDOCCIO responsabile coordinamento Cre «Mi capita spesso di lavorare all'estero e posso assicurare che esistono interessanti realtà di multipoint e di aggregazione evoluta basate su piccole aziende a conduzione familiare. Forse dovremmo iniziare a riflettere sul fatto che le stesse aggregazioni, che sono oggi sessantasei, sono già troppe per un Paese come l'Italia»CLAUDIO TRONI direttore marketing «L'intera filiera - e non solo la distribuzione - sta affrontando la crisi con mezzi inadeguati. Quanti produttori hanno una strategia di canale? Non certo quelli che piazzano gli stessi prodotti ai distributori e anche alla Gdo, senza neppure cambiare la confezione. Siamo tutti sulla stessa barca: sedersi attorno a un tavolo non potrà che farci bene».DAVIDE IOZZELLI titolare lozzelli Magazzini Edili «Nella nostra esperienza di multipoint, la crescita delle aziende non dipende solo dall'incremento del fatturato. Anche per noi l'individuazione dei percorsi di sviluppo alternativi rispetto a quelli conosciuti, che ci possano dare una maggiore sicurezza nel medio lui termine ci crea delle difficoltà» «Sono interessato a | ^ conoscere se qualcuno ha individuato un modello di riferimento o degli esempi significativi di progetti di fusione fra piccole aziende. Un altro aspetto importante riguarda l'effettiva qualificazione delle realtà imprenditoriali che, nel nostro settore, è scarsa a cominciare dagli stessi clienti».presidente Made GIUSEPPE VANTUSSO «Il problema delle dimensioni e dell'assetto societario dei gruppi è centrale e la federazione può svolgere un ruolo fondamentale. Ad esempio, è assurdo che ogni aggregazione faccia formazione proprio interno quando Sercomated è deputata a eroga proprio quel tipo di servizi». i

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 73 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 34 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato applicazioni materiali Mastrosistema: prestazioni ed estetica Sistemi isolanti. Mastrosistema è il nuovo sistema, risultato dell'azione sinergica tra Geopietra e Fassa Bortolo, ideato e realizzato per ottenere una protezione termica integrale dell'edificio. Nei cantieri di manutenzione contribuisce a rinnovare l'aspetto estetico dei manufatti ed è compatibile con tutte le strutture portanti a secco.

Il risultato dell'esperienza e del lavoro di due autorevoli imprenditori italiani, che si sono uniti nella convinzione che un costruire consapevole debba garantire benessere abitativo, risparmio energetico e valore estetico senza essere complesso e dispendioso, si chiama Mastrosistema , sintesi dell'unione dei sistemi Fassatherm e Murogeopietra . Da conoscitori del settore edilizio, forti della costante evoluzione dei propri materiali, hanno ideato questo sistema evoluto per l'isolamento integrale delle pareti esterne. Fassatherm A tematiche attuali come l'isolamento e il risparmio energetico, Fassa ha risposto con un insieme di soluzioni messe a punto dal proprio staff tecnico e il sistema cappotto Fassatherm ne è un esempio eccellente. Il sistema cappotto Fassatherm è realizzabile in tre soluzioni diverse che tengono conto delle differenti esigenze dell'edificio. Tre modalità d'isolamento con lastre di diversa tipologia, nate dalla consapevolezza che gli edifici non sono tutti uguali. Il sistema cappotto Fassatherm ha ottenuto i Benestare tecnici europei (Eta) che rappresentano la valutazione tecnica positiva d'idoneità all'impiego per l'utilizzo negli interventi d'isolamento termico. L'attenzione all'impatto ambientale, che da sempre contraddistingue la filosofia Fassa Bortolo, si manifesta nell'essersi associata a Gbc Italia (Green building council). Inoltre Fassa ha stretto un'importante partnership con CasaClima con l'obiettivo di soddisfare maggiormente i bisogni della filiera edile offrendo soluzioni in linea con i criteri di certificazione. Murogeopietra Geopietra ha messo a punto un sistema collaudato di materiali per la creazione di murature tecnicamente evolute e di alto valore estetico. Si tratta di murogeopietra che rappresenta l'eccellenza della ricerca aziendale in termini di tecnologia e design, per offrire soluzioni per l'edilizia a risparmio energetico, per chi vuole progettare e costruire in maniera efficiente senza vincoli strutturali e tecnici. Murogeopietra è venduto in un unico sistema integrato : la pietra ricostruita geopietra, il collante e rasante base calce geocoll e la malta di finitura bicomponente geobi, materali studiati in totale sinergia tra loro e secondo le necessità costruttive. Peso ridotto, traspirazione, equilibrio tra inerzia e resistenza termica sono le caratteristiche che hanno reso possibile la sua applicazione anche sull'isolamento termico esterno. Murogeopietra è attualmente l'unica finitura garantita in pietra e mattone ricostruiti che soddisfa e migliora al tempo stesso le prestazioni dell'isolamento termico esterno e rispetta i criteri CasaClima. Murogeopietra offre la possibilità di infinite combinazioni tra texture, profili, tonalità e finiture che non pongono limiti alla progettazione estetica delle facciate; permette di ripristinare vecchie murature o inventarne di nuove, dona fascino e valore agli immobili senza alterare l'identità del luogo. I vantaggi di mastrosistema Nuovo comfort climatico : offre l'eccellenza di un sistema d'isolamento efficace per ogni latitudine e clima; concepito per una protezione termica integrale, interviene nel progetto di protezione estiva dell'edificio assicurando bassi costi di gestione anche per il raffrescamento. Riqualificazione energetica : ridefinisce il valore dell'immobile attraverso un'attenta riqualificazione energetica a basso consumo. Negli edifici esistenti che necessitano di manutenzione, mastrosistema aggiorna le prestazioni termico-acustiche con soluzioni isolanti personalizzate e simultaneamente ne rinnova l'aspetto estetico con una varietà pressoché illimitata di finiture di pregio. Ristrutturazione e restauro : interpreta il concetto di restauro in chiave energetica. Nel restauro del patrimonio storico architettonico conservazione ed efficienza convivono e si integrano. Le sensazioni naturali della pietra esaltano le funzioni tecniche del sistema in realizzazioni che risultano di una bellezza senza tempo. Costruzioni a secco : realizza la migliore protezione termica rispettando le esigenze progettuali dei nuovi materiali da costruzione. Perfettamente compatibile con tutte le strutture portanti a secco Mastrosistema permette lavorazioni pratiche e veloci, senza rinunciare alla naturalezza e al fascino della pietra. Mastroclassic Sistema con pannelli isolantI in Eps a. Pannello isolante in

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 74 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 34 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Eps incollato con collante A 96, metodo a cordolo perimetrale e strisce oppure a totale superficie. b. Paraspigolo con rete preincollata. c. Doppia rasatura di collante A 96 armata con rete Fassanet 160 in fibra di vetro (160 g/mq). d. Rete di supporto Georete in fibra di vetro a maglia larga (315 g/mq) annegata in modo continuo nella doppia rasatura di collante Geocoll (3 mm di spessore). e. Fissaggio meccanico della Georete con tasselli Fassa Top Fix 2G. f. Rivestimento in pietra ricostruita Geopietra incollato a cazzuola (100%) con Geocoll. La finitura delle fughe è realizzata con malta alleggerita bicomponente Geobi, disponibile in cinque colori diversi e due tipologie di grana, fine o grossa. Mastroplus Sistema con pannelli isolante in lana di roccia a. Pannello isolante in lana di roccia (per il pannello in lana di roccia lamellare Ml il metodo d'incollaggio è esclusivamente a totale superficie e con apposita spatola) applicato con collante A 96. Per migliorare l'aderenza sul pannello è necessario applicare un primo strato sottile di collante premendolo per farlo aderire meglio. Verrà poi steso il collante con metodo a cordolo perimetrale e strisce oppure a totale superficie. b. Paraspigolo con rete preincollata. c. Doppia rasatura di collante A 96 armata con rete Fassanet 160 in fibra di vetro (160 g/mq). d. Rete di supporto Georete in fibra di vetro a maglia larga (315 g/mq) annegata in modo continuo nella doppia rasatura di collante Geocoll (3 mm di spessore). e. Fissaggio meccanico della Georete con tasselli Fassa Top Fix 2G. f. Rivestimento in pietra ricostruita Geopietra incollato a cazzuola (100%) con Geocoll. La finitura delle fughe è realizzata con malta alleggerita bicomponente Geobi, disponibile in cinque colori diversi e due tipologie di grana, fine o grossa. Mastroeco Sistema con pannelli isolanti in sughero e silicato di calcio a. Pannello isolante in sughero incollato con collante A 96, metodo a cordolo perimetrale e strisce, oppure a totale superficie. b. Paraspigolo con rete preincollata. c. Doppia rasatura di collante A 96 armata con rete Fassanet 160 in fibra di vetro (160 g/mq). d. Rete di supporto Georete in fibra di vetro a maglia larga (315 g/mq) annegata in modo continuo nella doppia rasatura di collante Geocoll (3 mm di spessore). e. Fissaggio meccanico della Georete con tasselli Fassa Top Fix 2G. f. Rivestimento in pietra ricostruita Geopietra incollato a cazzuola (100%) con Geocoll. La finitura delle fughe è realizzata con malta alleggerita bicomponente Geobi, disponibile in cinque colori diversi e due tipologie di grana, fine o grossa. Paolo Fassa Presidente Gruppo Fassa Attento alle tematiche della sostenibilità e del restauro, si occupa dell'integrazione tra i processi costruttivi tradizionali e le nuove tecnologie nel più assoluto rispetto della natura. In cinquant'anni di storia del mio gruppo l'obiettivo è stato quello di creare qualità, innovazione, specializzazione, nel pieno rispetto del territorio, dell'ambiente, caratteristiche indispensabili per operare con successo nel mercato. Valori che continuano ad alimentare l'evoluzione e il progresso. Potenti stimoli per conquistare un nuovo futuro. Come nel caso di Mastrosistema, progetto sviluppato insieme a Geopietra: un'affascinante fusione tra le tecnologie più innovative e l'emozione senza tempo che solo la pietra sa trasmettere. Fulvio Scalfi Ideatore Geopietra Imprenditore e ideatore del brand Geopietra, Scalfi da trent'anni carica d'energia i progetti aziendali. Il continuo confronto di pensiero e la collaborazione con altre realtà del settore, in questo passaggio sono basilari, come l'occasione della partnership con l'azienda Fassa Bortolo: una grande opportunità. Opportunità che si concretizza nel soddisfare i molteplici sistemi costruttivi moderni, unendo tecnicità ed estetica in un connubio altamente qualitativo, una riscoperta di sensazioni del passato rivolta alle esigenze del nostro presente. 1-2-3-4. Esempi applicativi per la creazione di murature di alto valore estetico per un'edilizia efficiente sotto il profilo energetico e per progettare e costruire senza vincoli strutturali e tecnici.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 75 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Edificio leggero e prestazionale realizzazioni

Edilizia scolastica. I lavori di edificazione dell'Istituto alberghiero Carnacina, a Valeggio sul Mincio, hanno avuto inizio dai criteri d'impostazione delle quote di piano con il risultato della minimizzazione dell'impatto planoaltimetrico dell'edificio rispetto al tessuto orografico circostante, caratterizzato da una zona quasi pianeggiante inserito in un paesaggio pedecollinare. I lavori hanno compreso l'adeguamento del progetto strutturale al nuovo decreto sulle norme tecniche per gli edifici, in particolare rispetto alle prestazioni sismiche. na e poi montati in cantiere. a pagina 2 L'intervento che descriviamo presenta l'impostazione architettonico-distributiva, le fasi di cantiere e le scelte tecnologiche adottate nella realizzazione dell'Istituto alberghiero Carnacina a Valeggio sul Mincio (Vr). Criteri d'impostazione delle quote di piano. A partire dal piano quotato è stata stabilita la quota di splateamento generale con il criterio della compensazione dei volumi di scavo e di riporto e, una volta asportato lo strato superficiale vegetale, è stato accumulato all'interno dell'area di cantiere per essere riutilizzato nelle sagomature finali dell'area verde. Il criterio operativo scelto ha portato a impostare la quota del piano finito a 0,60 m sopra il colmo strada della via Trieste misurato all'estremità sud-est del lotto. Con questo dislivello, considerato che la quota del piano stradale si eleva risalendo verso ovest, si è ottenuta un'impostazione del piano terra dell'edificio nel complesso pressoché coincidente con il piano di campagna attuale, conservando un sufficiente vantaggio altimetrico per il deflusso a gravità nelle reti fognarie. Il risultato è stato quello della minimizzazione dell'impatto planoaltimetrico dell'edificio rispetto al tessuto orografico circostante, caratterizzato da una zona quasi pianeggiante inserita in un paesaggio pedecollinare. Le altezze nette di piano sono state individuate con criterio di minimizzazione dell'altezza complessiva dell'edificio. Al piano terra si è mantenuta l'altezza utile di 3,20 m, per consentire ove necessario la realizzazione di un plafone di capacità sufficiente a contenere la distribuzione delle canalizzazioni impiantistiche e conservare sufficienti altezze utili nei disimpegni e corridoi, dove è massima la concentrazione degli impianti. Al primo piano si è adottato lo standard minimo di legge di 3 m con la soluzione distrubutiva degli impianti all'interno del plafone longitudinale dei corridoi, senza riduzioni d'altezza dovute a controsoffitti nelle aule. Con il parziale innalzamento della striscia di solaio piano soprastante i corridoi, unitamente all'assottigliamento della soletta, si è ottenuto lo spazio necessario alla distribuzione degli impianti senza la modifica del profilo superiore della parte piana del coperto. Un lieve incremento della pendenza del tratto inclinato della copertura (lato nord) ha permesso di ottenere lo spazio per l'inserimento della vetratura dello shed con pendenza sufficiente a sgrondare l'acqua piovana sulla copertura piana, senza pericolosi impluvi al di sopra del corridoio. Con questa soluzione è stato possibile concentrare una molteplicità di elementi strutturali, impiantistici e di finitura solitamente in conflitto reciproco. Nel complesso, rispetto a soluzioni con controsoffitto esteso a tutto il piano, è stata conseguita una riduzione del 4-5% del volume utile dell'edificio, senza detrimento dello standard minimo richiesto. L'inclinazione del solaio ha comportato uno sviluppo in falda del solaio, e conseguentemente delle sovrastrutture complementari, maggiore del 15% rispetto alla proiezione in piano. Questo maggior costo strutturale iniziale è stato rapidamente compensato dai rientri energetici per irraggiamento invernale, con un indubbio miglioramento della percezione luce-spazio. La porzione cuspidale dello shed, a protezione del lucernario, è stata realizzata con una sottile soletta in c.a. prefabbricato, preferita al prolungamento del solaio previsto in precedenza per ragioni di leggerezza costruttiva e riduzione del peso complessivo là dove inutile e controproducente. Adeguamento alla normativa sismica I lavori hanno compreso l'adeguamento del progetto strutturale al nuovo decreto (dm 14/01/2008) sulle norme tecniche per gli edifici, in particolare rispetto alle prestazioni sismiche. La scelta adottata nel progetto definitivo dell'adeguamento all'Ordinanza n. 3274, con l'adozione della classe di duttilità «B» certamente più conveniente per zone di bassa sismicità, assieme all'individuazione di «blocchi» strutturali autonomi, dotati quanto più possibile di caratteristiche di «regolarità» costruttiva, si è rivelata sotto questo

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 76 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

aspetto oculata. Infatti l'aggravio dell'azione d'ingresso, legata ai parametri statistici dell'intensità sismica relativi al periodo di ritorno correlato alla classe di esercizio dell'edificio (in sostanza alla «vita» attesa per la struttura), è stato assorbito con modesti incrementi di sezione e di armatura dei pilastri, già in partenza agevolati dai più fattori di struttura vantaggiosi ammessi per le strutture regolari. La modesta variazione quantitativa dei materiali rispetto al precedente computo definitivo si spiega, oltre che per quest'ultima ragione, con l'avere effettuato calcolazioni numeriche molto affinate già in sede di dimensionamento di massima, per cui le carpenterie strutturali adottate nella fase precedente non hanno subito sostanziali variazioni nel passaggio all'esecutivo. È stato infine eseguito uno studio accurato del tracciato del giunto sismico che interfaccia il blocco centrale con gli altri bracci della struttura, in modo da ottimizzarne lo sviluppo, adeguandolo ai tracciati planimetrici degli elementi architettonici complementari. L'originaria simmetria assialsimmetrica, con sviluppo circolare del giunto, nata nella prima edizione del progetto definitivo (quella corrispondente al progetto preliminare posto a base di gara) dove gli spazi connettivi avevano un respiro maggiore e questa congruenza geometrica poteva essere forse meglio apprezzata, ha via via perso in gran parte la propria riconoscibilità geometrico-strutturale a causa della contrazione degli spazi effettuata nelle successive revisioni richieste dall'amministrazione comunale. Considerato il non indifferente costo di un giunto strutturale ben concepito e funzionale a sviluppo curvilineo, a fronte di un risultato formale non più apprezzabile, si è preferita la sua regolarizzazione a tratti rettilinei, semplificandone le interferenze costruttive con i componenti non strutturali dell'opera. Ancoraggio a terra della pavimentazione Ad eccezione della zona centrale in cui si concentrano i servizi igienici e gli spogliatoi della futura palestra che si sviluppa sopra il piano interrato, tutta la pavimentazione del piano terra è ancorata al suolo. Lo spessore strutturale assegnato all'intero sistema rispetto alla quota di rilevato è di 30 cm. Lo spessore, nell'ordine di realizzazione, comprende: • soletta di calcestruzzo di spessore 10 cm armata con rete elettrosaldata; • massetto di calcestruzzo alleggerito di spessore 10 cm per l'alloggiamento degli impianti; • sistema piastra radiante, spessore complessivo 10 cm, di cui 3 cm isolamento controterra di polistirene estruso; • pavimento in battuto di cemento, spessore 10 cm, realizzato come da capitolato speciale. La composizione descritta ha subito variazioni nella zona dei servizi e della cucina, pavimentate in ceramica o grés porcellanato, per dare maggior spazio alle canalizzazioni impiantistiche sotto pavimento, soprattutto reti fognarie interne che necessitano di maggior agio per le pendenze: qui il massetto in calcestruzzo alleggerito occupa lo spessore di 15 cm, mentre i restanti 5 cm di pavimento sono suddivisi fra la caldana rasata per la posa a colla (4 cm) e lo spessore della piastrella (0,8-1 cm); ferma restando la caldana armata di fondazione come nel caso precedente. Ovviamente nella zona soprastante il piano interrato, a quest'ultima struttura si sostituisce il solaio, che viene a questo scopo impostato a filo del massetto circostante. Questa successione di elementi, con gli spessori indicati, è stata ritenuta la più idonea anche in relazione alla successione operativa delle fasi costruttive: la realizzazione del massetto armato subito dopo le fondazioni, la cui quota di estradosso è stata assegnata in perfetta coerenza con queste assunzioni (-20 cm dal pavimento finito), consente di separare distintamente la realizzazione strutturale dalle opere complementari, avendo a disposizione da subito un pavimento strutturale transitabile da tutti i mezzi d'opera successivamente necessari, in grado di sopportare anche danneggiamenti locali senza necessità di riparazione. Lo spessore assegnato alla caldana alleggerita nelle zone dove transiteranno scarichi a pavimento (15 cm) è sufficiente a dare idonee pendenze alle tubazioni del diametro normalmente impiegato. Per esempio una tubazione di scarico wc (Ø 110 mm) può percorrere fino a 4 m con la pendenza dell'1%: questa possibilità copre le esigenze di spazio dei servizi igienici presenti in tutto il blocco est (dispensa). Allo stesso modo una tubazione di scarico per acque usate dei lavelli di cucina (Ø 75 mm) ha a disposizione 6-7 m di tratto orizzontale per uscire dall'ambito del fabbricato senza interferire con le fondazioni. Tubazioni o cavidotti di diametro maggiore attraversano cavedi appositamente predisposti in base alle forometrie desunte dagli esecutivi degli impianti, in modo da non dover ricorrere a rotture successive. Pareti di tamponamento La tecnologia adottata per il sistema di tamponamento ha previsto come elemento costruttivo cardine per le fasi successive il tamponamento in blocchi di

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calcestruzzo alveolare . L'impostazione concettuale data al sistema d'involucro privilegia la prestazione termoacustica associata alla «leggerezza» del peso strutturale, rivelatasi particolarmente benefica nella verifica sismica in quanto ha notevolmente ridotto le masse inerziali «passive», cioè che pesano senza essere utili alla resistenza complessiva all'azione sismica. La scelta è caduta sui blocchi di calcestruzzo alveolare alleggerito di spessore 15 cm, che al contempo possiedono sufficiente robustezza meccanica per sostenere l'ancoraggio dell'involucro esterno e del rivestimento interno (cartongesso), possono accogliere canalizzazioni sottotraccia che non trovano spazio nella controparete, contribuiscono all'inerzia termoacustica e, data la loro leggerezza, non richiedono pesanti architravature nei tratti di maggior luce delle finestrature. Il tamponamento costituisce inoltre una fase molto importante dal punto di vista costruttivo in quanto, una volta realizzato al piano superiore, consente di dividere l'ambito di cantiere in due zone chiaramente distinte (interno/esterno) in cui possono avere corso diverse lavorazioni senza rischio di interferenza. Facendo un esempio: all'esterno possono iniziare gli assemblaggi in opera della struttura di sostegno meccanico della facciata ventilata (quando è ancora disponibile il ponteggio) mentre all'interno si possono iniziare altre lavorazioni. Caratteristica delle pareti di tamponamento esterno è anche quella di essere concepite come assemblaggio di strati diversi di materiali, ciascuno dei quali finalizzato alla soluzione di problemi specifici. Si tratta di materiali leggeri che non incidono con il loro peso sulle strutture e che vengono posati con tecnologie di montaggio a secco. Partendo dalla muratura in calcestruzzo cellulare (che una volta posato risulta con le superfici già lisce e pulite e pertanto pressoché finite) è stata applicata all'esterno una sottostruttura metallica zincata necessaria per fissare i successivi strati di rivestimento. L'orditura varierà a seconda della forma delle pareti, delle aperture da cerchiare, della posa della lamiera con grecature in verticale o orizzontale. Sostanzialmente si compone di una struttura principale a C o Z a ridosso della parete, fissata e messa a livello con appositi distanziatori regolabili, e di una seconda orditura secondaria (perpendicolare alla prima e d'interasse 60 cm) su cui è stato fissato il rivestimento esterno. Contro il muro è stato posato un doppio strato d'isolante termoacustico di spessore 5+5 cm, fissato con specifiche chiodature fischer al centro e agli spigoli di ogni pannello di 60x100 cm. Quello interno in lana di vetro a tenuta acustica e termica, il secondo con caratteristiche termiche e di protezione all'umidità. Dopo questo pacchetto coibente, una camera d'aria di spessore 5 cm concorre (con la circolazione dell'aria) a una migliore risposta termica della facciata. L'ultimo strato esterno in lamiera di alluminio assume la funzione di tenuta all'usura del sistema parete e di finitura esteticamente gradevole. A seconda delle zone è stato previsto in lamiera grecata posata in verticale o orizzontale, in pannelli dogati lisci (parete di testa delle aule e percorso coperto di accesso alla scuola), in pannelli scatolari compositi di alluminio preverniciato nelle parti colorate. Alla base dei muri è stato previsto un raddoppio di lamiera (8/10 zincato e verniciato e 8/10 in alluminio) per conferire maggiore robustezza a urti accidentali ed eventuali atti vandalici. Il sistema parete si compone infine di un'articolata serie di elementi di finitura alla base e all'estremità superiore, oltre agli imbotti attorno alle aperture. Pavimentazioni interne Una delle scelte qualificanti del progetto è l'aver scelto con criterio sistematico una tipologia di pavimentazione almeno all'apparenza «povera» come il battuto di cemento, con la sola deroga delle zone servizi e cucina. Evidenziando i principali vantaggi tecnico-operativi che la scelta ha comportato, occorre subito ricordare che uno dei requisiti richiesti già dall'impostazione preliminare del progetto era quello della «flessibilità» degli spazi interni. Ciò ha richiamato come conseguenza pressoché imprescindibile la realizzazione del pavimento prima delle divisorie interne e l'adozione di tecnologie «leggere» ad ancoraggio meccanico per le pareti. La prima circostanza ha posto da subito il problema dei tempi di realizzazione e maturazione della pavimentazione; per esempio, una pavimentazione di tipo ceramico, cioè posata a colla su caldana frattazzata avrebbe posto in sequenza i seguenti problemi: • realizzazione di una caldana lisciata a frattazzo fine con relativi tempi di maturazione; • posa a colla del pavimento a piastrelle senza riferimenti precisi per i tagli e i giunti di dilatazione, con conseguente disordine della trama di posa rispetto all'ambito dei vani; • realizzazione di opere di finitura, quali sono i pavimenti, in una fase in cui devono ancora succedersi lavorazioni sul «grezzo» quali pareti in laterizio, assistenze murarie, intonaci. L'impiego di tecnologie a secco

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 78 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

(cartongesso) per le pareti divisorie comporta a sua volta l'accettazione di altre conseguenze, quali la necessità di ancoraggi meccanici della struttura anche a pavimento, con conseguenti forature ricorrenti dello stesso: è evidente come ciò costituisca un non indifferente pregiudizio per la flessibilità degli spazi, in termini di difetti affioranti nel pavimento in caso di rimozione o spostamento successivo. La pavimentazione in cemento è stata in grado di ovviare a tutti gli inconvenienti sopracitati in quanto i tempi di realizzazione hanno conglobato in un'unica soluzione tutte le fasi di posa e maturazione di strati diversi. Inoltre questo tipo di pavimentazione sopporta agevolmente lavorazioni successive «al grezzo», quali l'allestimento di ponteggi di servizio, la formazione di tracce, intonaci e i fori messi in evidenza in caso di successivi spostamenti delle pareti possono essere stuccati e la vernice protettiva ripresa con facilità. Di non trascurabile importanza nell'economia e nella pratica delle fasi costruttive, la possibilità di tracciare materialmente e contestualmente sul pavimento appena posato sia la disposizione delle pareti divisorie sia la trama dei giunti di dilatazione, con maggiore certezza del rispetto del disegno di progetto. Il pavimento in cemento si è arricchito in alcune zone di rivestimenti di finitura più idonei alle caratteristiche dell'ambiente specifico. Nei servizi igienici il massetto si completa di una pavimentazione in ceramica monocottura 20x20, pei 4,di colore a scelta, a maggiore garanzia di igienicità e di tenuta all'acqua (tra l'altro evacuabile con pilette di scarico a pavimento). Avere previsto come divisorie dei vari wc non pareti tradizionali in muratura ma pennellature prefabbricate in laminato multistrato staccate da terra di 15 cm e poggianti su piedini metallici telescopici, ha conferito maggiore continuità e linearità ai pavimenti dei servizi igienici. Al pavimento si affianca un rivestimento alle pareti per un'altezza di due metri realizzato con piastrelle di 10x10 cm. Si dovrà pertanto verificare la corrispondenza di calibro tra pavimento e rivestimento per garantire la continuità delle fugature orizzontali e verticali. Nella cucina vale il ragionamento dei servizi igienici con le sole varianti del grès antisdrucciolo al posto della ceramica e il pezzo speciale smussato per l'attacco pavimento-parete che ne ha assicurato la continuità. Le sale pranzo e l'aula magna sono state arricchite da un pavimento in linoleum che presenta queste caratteristiche migliorative: • silenziosità al rumore dei passi; • migliore coibenza acustica generale dell'ambiente; • continuità di posa nelle zone gradonate che garantisce continuità tra superfici orizzontali e verticali, non scivolosità e facilità di pulizia. Oltre il miglioramento estetico è l'attenzione verso l'acustica che è stata tenuta in considerazione, visto che si tratta di ambienti con forte presenza di persone. La scala principale dell'istituto viene anch'essa rivestita in linoleum per avere una superfice di protezione continua tra pedata e alzata e Pareti divisorie interne poter modellare adeguatamente il materiale su superfici curve e asimmetriche. È di tutta evidenza che il problema degli spigoli e dell'irregolarità di alcune geometrie avrebbe creato difficoltà irrisolvibili utilizzando altri materiali. Ci soffermiamo in particolare sulle pareti divisorie in cartongesso che costituiscono un altro degli aspetti approfonditi nel progetto esecutivo, più di tutti gli altri sistemi di partizione appartenenti alle tradizionali tecnologie costruttive. Con i prezzi di elenco adottati nel computo estimativo si è constatato che, a fronte di un costo parametrizzato di una parete in laterizio forato e intonacato su entrambe le facce paria a euro/m 75,82, si ha che a una parete in cartongesso da complessivi 20 cm di spessore, con doppia lastra su entrambe le facce e un'intercapedine isolante da 7+7 cm, corrisponde un costo di euro/ m 66, con un risparmio del 13% circa. Dal punto di vista del comportamento sismico, una parete in laterizio da 15 cm richiede provvedimenti speciali per resistere all'azio ne orizzontale del sisma, che tendono ad aggravarne sia il costo che la praticità di esecuzione, mentre il cartongesso ha già insite nella propria struttura di telaio le prerogative per il miglior comportamento rispetto alla struttura portante. Si aggiunga a ciò che mentre le divisorie in laterizio, qualora ancorate alla struttura principale (come nella mag gior parte dei casi occorre fare per superare le verifiche richieste dalla norma), interagiscono con la struttura alterandone la «risposta», quasi sempre a detrimento dei fattori di struttura «q», per quelle in cartongesso non sussiste tale problema. Per questo la norma richiede che per le prime lo spostamento relativo di piano (in gergo drift) allo stato limite di esercizio non superi il 5% dell'altezza d'interpiano, corrispondente a uno sposta mento relativo di 1,5 cm che è comunque tale da provocare lesioni visibili nei paramenti divisori. Sotto questo profilo è certamente più auspicabile dover riparare lesioni fessu rative su una

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 79 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

placca di cartongesso piuttosto che in una parete di laterizio intonacato. Un breve cenno è sufficiente a illustrare l'assoluta superiorità delle prestazioni acustiche (in termini di isolamento) di questa parete a confronto con le tradizionali tramezzature in laterizio. Protezioni solari L'orientamento dell'edificio concorre a ottimizzare l'apporto solare nei mesi inver18-19-20-21-22-23. Uno studio particolare è stato dedicato al nodo- tipo infisso/facciata ventilata in modo da rendere il più possibile indipendenti le varie fasi costruttive: la parete di tamponamento, la placca interna, il sistema ventilato all'esterno e infine il montaggio dell'infisso. nali limitandone le negatività del periodo estivo. Una serie di schermature fisse sono state predisposte per proteggere le finestre delle aule e il volume vetrato del ristorante. Si tratta di una sequenza regolare di portali metallici, uguali tra loro sia sulla parte frontale sinistra che su quella destra dell'Istituto. Si modificano però le schermature orizzontali in relazione al diverso utilizzo degli spazi esterni. Nella parte sinistra sono stati utilizzati i pannelli solari per creare una zona coperta a ridosso della facciata; in questo modo sono collocati in maniera corretta per l'esposizione e concorrono all'estetica dell'edificio, senza alcuna volontà di volerli nascondere. La schermatura prosegue con dei frangisole a doghe di metallo pressopiegato che schermano ma lasciano passare la luce. A un livello più basso un secondo piano orizzontale in pannelli sandwich protegge nuovamente la facciata e per la sua posizione diventa una copertura per un percorso pedonale degli studenti. Si tratta di una volumetria articolata e ricca di chiaroscuri, con funzione di percorso coperto e di frangisole. Sull'altro lato invece la schermatura è solo al livello più alto (8 m) e si raddoppia per ottenere una profondità maggiore: è composta da una parte fissa (a ridosso del fabbricato) in grigliato metallico con angolazione a 30°, e una parte per così dire mobile costituita da tende a rullo che si possono aprire o chiudere all'occorrenza. In questo modo trovano un'adeguata protezione non solo le finestre delle aule al primo piano ma soprattutto il volume vetrato del ristorante. L'insieme (pur caratterizzando il fronte della scuola) risulta molto economico. Il telaio strutturale è composto da semplici tubolari metallici 150x150x54 zincati a caldo e verniciati, tutti uguali tra loro e posati con scansione regolare. Unica attenzione è stata riposta nel punto di attacco tra i vari elementi realizzato con una giunzione non a vista. I piani orizzontali di copertura sono di due tipi: • opachi e realizzati con lamiera sandwich, spessore 5 cm, lisci nella parte inferiore e grecati sopra per sostenere un interasse di due metri; in 2 2 lamiera zincata e verniciata hanno un costo di acquisto di 15 euro a m e dunque molto economico; • trasparenti ma schermanti il raggio diretto del sole realizzati in grigliato metallico. Inizialmente pensati in acciaio inox o alluminio, sono stati in fase esecutiva convertiti in ferro zincato a caldo per l'eccessivo costo dell'inox (300 euro/m di sola fornitura) e per il costo e la scarsa tenuta statica per l'alluminio, venendo richiesti 150 kg di portata per il carico neve e per una pedonabilità di manutenzione. Per ridurre ulteriormente i costi solo nella parte del ristorante è stato scelto un grigliato con maglia fitta 33x66, piatto 25x2 e inclinazione del corrente di 30 gradi, con barre portanti e traversi in piatto. Al centro (tra le due sequenze di portali) un terzo elemento ca ratterizza il fronte di accesso della scuola, concepito come una grande segnaletica che accompagna l'entrata all'edificio. Si tratta di un traliccio metallico, con un solo pilastro e una lunga trave reticolare che si appoggia sul piano sottotetto dell'edificio. Ai lati ha bracci simmetrici con al centro un piano orizzontale in grigliato che diventa circolare nella parte finale sopra la presa di luce circolare delle sottostanti hall. In questa zona si è optato per un grigliato standard 33x99, con maglia meno fitta e peso inferiore, utile per non grava re staticamente il portale. A questo riguardo anche il rivestimento del telaio reticolare è stato pensato con un tamponamento in pannelli di lamiera forata di alluminio (foro tondo a quinconce, percentuale vuoto 40%), che da un lato oscurano la struttura interna ma nel contempo risultano permeabili alla spinta del vento e danno una trasparenza che conferisce immaterialità all'insieme. Ulteriori schermature solari sono state previste prima della messa in funzione della scuola: il riferimento è alle tende a rullo poste sullo sporto aggettante del coperto a protezione delle vetrate alte delle aule poste sul retro e della lunga vetrata oriz zontale che illumina i corridoi. Se necessario potranno essere installate anche le tende alle finestre delle aule, per meglio calibrare la luce, già schermata dai frangisole esterni. Infissi esterni La tematica degli infissi d'involucro nel quadro della qualificazione architettonica e prestazionale dell'edificio ha assunto notevole importanza: basti solo ricordare

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 80 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

l'approfondito studio comparativo delle prestazioni energetiche (fep) in rapporto al costo iniziale di varie soluzioni di accoppiamento fra sistemi di tamponamento e di serramento, svolto ancora nella fase di presentazione del progetto definitivo. In sede esecutiva si è sviluppato lo studio comparativo delle possibili soluzioni tecnologiche per gli infissi, all'interno delle tipologie costruttive oggi prevalenti: l'alluminio e il pvc. La priorità dominante, a parità di tipologia di vetro (legata prevalentemente all'aspetto energetico già trattato) si è rivelata senz'altro quella della soluzione strutturale per i grandi volumi vetrati del ristorante e in parte della cucina. Le varie problematiche tenute in conto quali la resistenza meccanica al vento e agli urti, la ricerca della più ridotta dimensione in mostra dei profili, la pulizia delle linee geometriche, unitamente all'integrazione con il linguaggio strutturale dell'involucro, hanno fatto convergere la scelta sui profilati in alluminio, naturalmente a taglio termico. Da qui l'estensione della scelta anche per gli altri infissi esterni, contando anche sulla possibilità dell'unificazione della fornitura sotto un unico standard di produzione realizzato secondo norme di buona tecnica e di comprovata affidabilità (per esempio: per l'alluminio Uncsaal). Uno studio particolare è stato dedicato al nodo-tipo infisso/ facciata ventilata in modo da rendere il più possibile indipendenti le varie fasi costruttive: la parete di tamponamento, la placca interna, il sistema ventilato all'esterno e infine il montaggio dell'infisso. In particolare si è fatto in modo che quest'ultima possa avvenire in sicurezza quando già è stato rimosso il ponteggio fisso esterno. Riguardo la tipologia degli infissi si è voluto evitare le scansioni simmetriche delle facciate, fatte di pieni e di vuoti tutti uguali, dove le finestre si ripetono in serie. Si è detto che un orientamento corretto ha portato a creare aperture diverse a seconda delle facciate, ma non solo. Infranto il tabù della ripetitività e della scansione regolare, ogni stanza ha l'apertura verso l'esterno di cui realmente necessita. In particolare: • le aule con esposizione sul fronte (sud) hanno finestre a nastro lunghe come la parete esterna, per una luce uniforme in ogni punto. • L'apertura è a scorrevole per non ingombrare con le ante aperte lo spazio dell'aula. • Una minore tenuta acustica di questo tipo di serramento verrà bilanciato dalla forte • coibenza delle restanti superfici cieche. • le aule del primo piano ri volte a nord hanno una doppia finestratura: in alto per avere anch'esse una esposizione rivolta a sud, e sulla facciata esterna con una seconda apertura ma di dimensioni contenute; • i corridoi centrali (di solito tenuti al buio) prendono luce o dal soffitto con superfici vetrate orizzontali (al primo piano) o con captatori solari che catturano e convogliono la luce in basso (a piano terra); • un lucernario circolare sul tetto fa scendere la luce negli spazi centrali delle hall d'entrata; • il ristorante è una scatola tutta di vetro, pareti e copertura; • la rampa che dal piano terra porta al piano primo ha anch'essa pareti e soffitti in vetro, cercando una leggerezza che vorrebbe abolire anche i telai degli infissi; • zone meno illuminate di una cucina e un pranzo ricevono luce dall'alto attraverso un doppio volume vuoto con coperto e parete in vetro. Scale di sicurezza Come per i pannelli solari (che si è scelto di esibire invece che nascondere o installare sui tetti con casualità progettuale) anche le uscite di sicurezza sono state affrontate come un'opportunità compositiva: assolvono la loro funzione di via di fuga correttamente ma presentano un disegno accattivante e armonizzato con la facciata su cui insistono. Per questo c'è stato un rimbalzo progettuale tra competenze diverse all'interno del gruppo di lavoro: prima l'idea progettuale, poi il calcolo della struttura della scala, di nuovo un ritorno alla fase architettonica con il disegno delle finiture e dei rivestimenti, infine lo studio impiantistico dell'illuminazione. Ognuna delle tre scale è diversa dall'altra, in quanto è collocata su facciate differenti e sono state viste come elementi di arricchimento e non come semplici necessità tecniche. Scala nord (uscita di sicurezza dei laboratori). Due rampe lineari con pianerottolo intermedio e ampio spazio di fronte alle due uscite di sicurezza al primo piano per favorire un deflusso senza ostacoli. Larghezza della scala 1,20 m dovendo servire l'evacuazione di due sole aule/laboratori. Parapetti in lamiera stirata nella parte alta e in pannello rettangolare in grigliato alla base, per proteggere le persone da eventuali urti accidentali contro la prima rampa e pianerottoli. Scala sud (zona uffici). Due rampe lineari con pianerottolo intermedio e ampio spazio di fronte all'uscita del primo piano per favorire un deflusso senza ostacoli. Larghezza della scala 1,80 m come la porta di uscita di sicurezza. Protezione esterna con telaio metallico rettangolare e pareti in

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 81 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

grigliato, con lo scopo di creare uno schermo verde di vegetazione rampicante e proteggere da urti accidentali. La tipologia di questa scala crea anche uno spazio di maggiore riservatezza della zona insegnanti e presidenza. Scala ovest (corridoio studenti). Due rampe lineari con pianerottolo intermedio e ampio spazio di fronte all'uscita di sicurezza al primo piano per favorire un deflusso senza ostacoli. Larghezza della scala 1,80 m. La porta di uscita di sicurezza al primo piano è stata realizzata con un infisso di larghezza totale 2.80 per riprendere la larghezza dello stesso infisso del piano terra, dove necessitava massimo apporto di luce naturale nel corridoio delle aule. La necessità di evacuazione del corridoio del primo piano è invece di tre moduli, pari a una larghezza di 1,80 m. Le scale sud e ovest risultano staccate dalla parete della scuola per permettere al marciapiede esterno di collocarsi lungo il perimetro dell'edificio evitando spazi di risulta. Pareti scorrevoli Si è scelto di creare delle grandi pareti scorrevoli in legno che aprono e dividono i diversi ambienti, con la sola spinta di una mano, senza meccanismi complessi e difficili. A seconda degli utilizzi i pannelli sono scorrevoli in modo lineare, oppure curvi con un percorso a semicerchio, o si impacchettano l'uno con l'altro. L'aula magna è una sala con posti limitati, accanto è collocata una cucina dimostrativa: possono rimanere due entità separate per utilizzi in contemporanea o divenire un tutt'uno raddoppiando il numero dei posti. Ma facendo ruotare la parete di fondo l'intera hall si unisce all'aula magna, trovando il posto sufficiente per le grandi assemblee d'Istituto. Le pareti scorrevoli sono di tre tipi: • per lo sdoppiamento dell'aula magna in due aule distinte è stata prevista una parete mobile standard di spessore 10 cm con isolamento acustico di 50 dba, in grado di garantire una reale tenuta acustica tra i due ambienti; • le pannellature mobili della hall sono state pensate come elementi da realizzare appositamente viste le loro dimensioni non riconducibili a moduli standard e alle diverse forme curve e diritte. Il tipo di movimentazione non garantisce una tenuta acustica elevata ma di contro favorisce la movimentazione. I pannelli in legno prevedono comunque un isolamento interno con lana di vetro; • la divisione tra le sale pranzo è prevista con pannelli scorrevoli che s'impacchettano uno accanto all'altro, riprendendo modelli presenti sul mercato. I pannelli hanno telaio metallico e vetro stratificato opaco, per favorire il passaggio di luce tra le due sale, essendo una favorita rispetto all'altra da questo punto di vista. Scorrimento di apertura e chiusura è di massima facilità, prevedendo che ciò avvenga spesso. Aree esterne e verde La recinzione perimetrale del lotto è di due tipi: di grigliato sul fronte e di rete metallica sugli altri tre lati. Lì infatti verrà fatta crescere una siepe che in breve nasconderà la re te rendendo inutile una eventuale recinzione più costosa. Varie aperture e cancelli si aprono sul fronte, a seconda delle attività che trovano accesso (entrata studenti, entrata carrabile, ristorante, palestra, derrate alimentari e rifiuti). I percorsi interni, carrabili e pedonali, sono stati fatti in semplice battuto di cemento. Sono stati previsti alcuni arre di (sedute in cemento e legno) ritenuti organici con la sistemazione dell'area di accesso all'edificio. La parte del retro, e in particolare la parte destra dove verrà in futuro realizzata la palestra, è stata lasciata libe ra per i relativi lavori edilizi. Placcaggio in cartongesso 3+2 Muratura in Gasbeton cm 15Composizione tipo della parete esterna Rivestimento in lamiera grecata Tubolare per il fissaggio del rivestimento Camera d'aria cm 5 Isolamento cm 10 Intonaco grezzoVuoto Fuga 1 cm Bancale interno Chiusura in cartongesso Infisso scorrevole Lamiera grecata (pendenza 2%) Profilato metallico ad omega con sostegno telescopico distanza un metro massimo Paccaggio in cartongesso 3+2 Muratura in Gasbeton cm 15 Profilato a "U" pressopiegato Particolare sezione tipo parete esterna Isolamento Camera d'aria cm 5 Isolamento cm 10 Imbotte dell'infisso Imbotte in pendenza Bordatura di finitura Profilo a "U" per unire tubolari di sostegno della lamiera Isolamento cm 4 Gronda incassata cm 20 x h 15 Rivestimento in lamiera grecata Tubolare per il fissaggio del rivestimento Raccordo pressopiegato 10/10 Supporto pressopiegato 15/10 Microforato per la ventilazione Raccordo inferiore di facciata Vedi particolare 3 tav. 16 - Prospetti Impianti termouidici Aree Funzionalità Aule, laboratori, sala insegnanti, atrio centrale piano primo, transiti Servizi igienici Espulsioni Riscaldamento e sola predisposizione per ventilazione diretta Atrio centrale piano terra Riscaldamento Passerella esterna Riscaldamento e raffrescamento Aula magna e cucina dimostrativa Riscaldamento e ventilazione diretta Ristorante Riscaldamento e ventilazione diretta Cucine Riscaldamento,

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 82 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

free cooling e ventilazione diretta Uffici Riscaldamento, raffrescamento e ventilazione diretta Spogliatoi cucina Riscaldamento e ventilazione indiretta Impianti Pavimento radiante Estrattori dedicati Elementi radianti a piastra installati a parete in vista, canali per futura aria primaria Impianto a tutt'aria con immissione di aria miscelata trattata in Uta dedicata con ventilconvettori di mantenimento. Ventilconvettori nel Foyer Pavimento radiante, immissione di aria miscelata trattata in Uta dedicata. Immissione di aria miscelata trattata in Uta dedicata. Predisposizione canali di estrazione e immissione per cappe cucina. Ventilconvettori di mantenimento. Estrattori dedicati per mantenimento depressione a cappe spente. Ventilconvettori a due tubi, immissione di aria primaria trattata in Uta dedicata. Umidificazione invernale Elementi radianti a piastra installati a parete in vista, ed estrazioni Ventilconvettori a due tubi caldo/freddo, tipo da incasso a pavimento. Isolamento laterale Ventilatore Batteria Base d'appoggio Piastra di fissaggio Regolazione altezza Rivestimento Massetto Sottofondo Solaio Isolante termico Rivestimento metallico Camera d'aria cm 5 Isolamento esterno cm 10 Rete antinsetto Scossalina inferiore inox 15/10 9 10 12 11 1 2 3 4 5 Controparete in cartongesso cm 5 Muratura in calcestruzzo cellulare Sezioni tipo dei solai del piano terra 1. pavimento in calcestruzzo 2. telo in pvc 3. massetto alleggerito Isolcap (passaggio impianti) 4. massetto in ca armato 5. strato di separazione (geotessile) 6. rilevato inerte arido 7. cordolo di fondazione in ca 8. fondazione 9. marciapiede in cemento 10. muratura in calcestruzzo cellulare 11. polistirene estruso 20/30 mm 12. tagliamuro 13. sistema piastra radiante a pavimento 14. pavimento in ceramica posato a colla 15. caldana in cls per posa a colla 15-16-17. L'orientamento dell'edificio concorre a ottimizzare l'apporto solare nei mesi invernali limitandone le negatività del periodo estivo. Una serie di schermature fisse sono state predisposte per proteggere le finestre delle aule e il volume vetrato del ristorante. 24-25-26. Per gli interni sono state create delle grandi pareti scorrevoli in legno che aprono e dividono i diversi ambienti, con la sola spinta di una mano. A seconda degli utilizzi i pannelli sono scorrevoli in modo lineare, oppure curvi con un percorso a semicerchio, o si impacchettano l'uno con l'altro. Schema di parete a doppia lastra con intercapedine fonoisolante 1. doppia lastra cartongesso sp. 13 mm 2. guide a U acciaio zincato 6/10 lati 40-75-40 mm 3. montanti a C acciaio zincato 6/10 lati 45-75-45 mm 4. nastro adesivo in polietilene espanso a cellule chiuse 5. lana di vetro sp. 75 mm densità >30 da N/m Foto: Chi ha fatto Cosa Assessore all'Edilizia Scolastica Marco Luciani Dirigente coordinatore d'area ing. Riccardo Castegini Resp. del procedimento arch. Massimo Seneci Atp Unigruppo Studio srl Progetto strutturale e CSP Progetto impiantistico Progetto energetico CSE e direzione lavori generale Planex srl Progetto architettonico arch. Rita Rava arch. Claudio Piersanti Resp. dei lavori arch. Massimo Seneci Appaltatore Iti Impresa Generale spa, Modena Collaudatore dei lavori ing. Giuseppe Casagrande Foto: 1-2-3-4-5. Le altezze nette di piano sono state individuate con criterio di minimizzazione dell'altezza complessiva dell'edificio. Al piano terra si è mantenuta l'altezza utile di 3,20 m, per consentire ove necessario la realizzazione di un plafone di capacità sufficiente a contenere la distribuzione delle canalizzazioni impiantistiche e conservare sufficienti altezze utili nei disimpegni e corridoi, dove è massima la concentrazione degli impianti. Foto: 6-7-8-9. Ad eccezione della zona centrale in cui si concentrano i servizi igienici e gli spogliatoi della futura palestra che si sviluppa sopra il piano interrato, tutta la pavimentazione del piano terra è ancorata al suolo. Lo spessore strutturale assegnato all'intero sistema rispetto alla quota di rilevato è di 30 cm. Foto: 10-11-12-13-14. Il sistema d'involucro ha privilegiato la prestazione termoacustica associata alla «leggerezza» del peso strutturale. Per le pareti divisorie si è scelto il cartongesso.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 83 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato r ecupero r istrutturazione Come si trasforma il costruito

EDILIZIA RESIDENZIALE. Intervento di trasformazione di un rustico a Mathi. La soluzione più effi cace è risultata l'utilizzo a leggerezza crescente con le altezze. a pagina 18 L'intervento di trasformazione del rustico ha avuto origine dalla decisione del proprietario di lasciare il suo appartamento nel centro di Torino per trasferire la famiglia al paese di origine, recuperando un grande rustico, poco più di un tetto diroccato, adiacente alla piccola casa ristrutturata anni fa. Siamo nel cuore del centro storico di Mathi, un villaggio di origine proto-industriale, non lontano dall'aeroporto di Torino e dalle montagne. Tornare qui è un sogno coltivato da tempo, per il quale il committente è disposto a investire gran parte delle sue risorse e delle sue energie. Dopo ricerche e confronti tra vari studi, chiede allo studio Marc il progetto di una casa speciale, irrazionale, per tutta la vita. Lo studio di progettazione decide di accettare questa responsabilità con lo stesso candore e la stessa passione mostrati dal committente. I desideri della famiglia vengono affrontati direttamente, senza tentare di razionalizzarli in un disegno unitario: l'apertura verso l'esterno, l'autonomia energetica, la piccola piscina per nuotare da fermi controcorrente, il rispetto verso la casetta originaria, da collegare senza modificarla. Un micro mondo dagli elementi iniziali ben definiti ma sviluppati in continuazione anche nel corso del (non breve) cantiere molto eterogenei e alla fine neutralizzati dalla stesura di una tinta uniforme. Autosufficienza energetica L'obiettivo del progetto è anche la realizzazione di un complesso abitativo in grado di sopperire al proprio fabbisogno energetico producendo autonomamente l'energia necessaria. L'immobile consta di tre volumi con caratteristiche distinte : 1. il primo è un alloggio esistente, già dotato di impianti tecnici 2. il secondo volume riguarda la porzione di abitazione in ampliamento 3. la terza porzione è un locale inserito all'interno dell'edificio prospiciente e ospita la centrale termica. Il contesto locale in cui l'immobile s'inserisce è caratterizzato dalla presenza di una falda freatica, falda che è a pochi metri di profondità, con caratteristiche di portata e qualità dell'acqua, tali da poter essere utilizzata per alimentare una pompa di calore a bassa entalpia. L'immobile è inoltre dotato di una falda di tetto esposta a sud, adatta a ospitare pannelli solari e fotovoltaici. La scelta delle tecnologie impiantistiche è ricaduta su un sistema integrato costituito da un generatore a pompa di calore acqua/acqua, abbinato a un impianto solare termico e a un impianto fotovoltaico. Il sistema edificio/impianto è composto da cinque macro componenti e utilizza il sole come fonte primaria di energia: 1. impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria e per il riscaldamento. Nei periodi in cui non c'è richiesta di riscaldamento, è in grado di riscaldare la piscina prolungandone il periodo di utilizzo durante l'anno 2. impianto di generazione a pompa di calore , deputato alla produzione di calore per il riscaldamento degli ambienti; tale energia è ottenuta tramite un ciclo frigorifero che aumenta notevolmente l'energia elettrica fornita dall'impianto fotovoltaico, estraendo calore dall'acqua della falda freatica presente nel sottosuolo. Per la regolazione dell'impianto servito da pompa di calore, sono stati installati termosta ti ambiente nelle varie zone che comandano le testine termoelettriche installate sui circuiti radianti a pavimento; la porzione di alloggio riscal data con radiatori è dotata di crono-termostato ambiente, la pompa di calore lavora in funzione climatica collegata a una sonda di temperatura esterna 3. impianto pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica 4. serbatoio di accumulo a stratificazione per immagazzinamento del calore 5. impianto radiante a pavimento/parete/soffitto per garantire la distribuzione di calore negli ambienti 6. una serra in cui ospitare la piscina (esposta a sud), che ne allunga i periodi di utilizzo. Diverse soluzioni tecniche si armonizzano in un unico sistema che permette all'immobile di avvicinarsi quanto più possibile al concetto di abitazione «attiva», in grado cioè di produrre in maniera autonoma l'energia necessaria alla migliore prestazione energetica dell'immobile. Aspetti strutturali Anche il ritrovato legame con la terra di origine è affrontato letteralmente: uno scavo di modesta profondità (45 centimetri) attraversa la casa da un lato all'altro e ne definisce il rapporto con il suolo, provocando un'immediata relazione visuale e funzionale tra l'interno e il paesaggio. Questa impronta gialla ribassata

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 84 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

permette, senza modificare la sagoma dell'edificio, di alloggiare un piano in più, oltre alla massa d'acqua della piscina, sospesa al primo piano per una migliore insolazione e per non rubare spazio al piccolo giardino. Dal punto di vista ingegneristico , le principali difficoltà sono dovute all'inserimento di carichi importanti (come per esempio la piscina sul primo solaio, sospesa sulla sala da pranzo) all'interno di una struttura preesistente in muratura portante. Si sono quindi dovute affrontare e risolvere tematiche legate sia agli aspetti statici sia agli aspetti sismici. Se si considera anche lo scarso stato di conservazione delle murature esistenti, si comprende come questo progetto abbia richiesto soluzioni che, pur attingendo al bagaglio tecnico consolidato negli ultimi decenni, presentassero spunti di originalità nel coniugare le strutture esistenti con quelle in progetto. La soluzione più efficace ha visto l'utilizzo di materiali a leggerezza crescente con le altezze. Lavorare su un progetto con la sezione così articolata è stato impegnativo anche dal punto di vista strutturale. L'importante peso della piscina sospesa è stato caricato su una struttura storica in muratura portante. Si sono dovute affrontare e risolvere problemi delicati, riferibili sia agli aspetti statici che a quelli sismici. Se si considera anche lo scarso stato di conservazione delle murature esistenti, si comprende come fossero necessari spunti di originalità nel coniugare le strutture esistenti con quelle in progetto. La soluzione più efficace è risultata l'utilizzo di materiali a leggerezza crescente con le altezze. Il solaio del primo piano, così come la vasca, sono in calcestruzzo armato. Il solaio/soppalco del secondo piano è in carpenteria metallica, mentre la copertura è in legno. Anche le murature esistenti si alleggeriscono con l'altezza. Le strutture sono pensate per essere facilmente modulabili, in caso di futuro ampliamento della casa nei rustici adiacenti. Ne è risultato un progetto equilibrato ed efficace, con un ottimo comportamento statico e sismico. La scelta dei materiali Dal punto di vista dei materiali la strategia è stata chiara, tra i primi aspetti a essere concordati con il committente: il budget disponibile, importante ma non certo illimitato, sarebbe stato investito nel raggiungimento dei massimi obiettivi spaziali e funzionali. Per favorire ciò, il costo dei materiali sarebbe stato ridotto il più possibile. «Ci vanno bene le finiture di un garage» disse il nostro committente al primo incontro. Tutto il progetto e la successiva direzione dei lavori sono stati un continuo muoversi tra la massima ambizione spaziale e la riduzione radicale del pregio di ogni finitura. Pavimenti in cemento e resina, solai in lamiera a vista, carpenterie metalliche grezze, arredi in mdf. I materiali utilizzati sono conseguenza diretta dell'intorno (non solo del budget) poveri, a volte grezzi come gli edifici circostanti rimasti ed evolutisi dal passato della zona: come è accaduto per questi ultimi nel corso degli anni, i materiali sono stati scelti cercando di applicare un pragmatico «buon senso». Si è utilizzato il materiale più economico per ciascuno scopo, senza curarsi dell'armonia finale dell'insieme, delegandola a due mani di vernice ral7032 stese indifferentemente sulla maggior parte delle superfici. Comunque l'intervento non è mai visibile nella sua interezza, a causa degli spazi ristretti tra vicoli e corti. Il progetto si scopre per scorci e viste parziali. Solo percorrendolo si può capire la sua articolazione e il suo rapporto indifferente tra interno ed esterno, che abbiamo voluto sempre ambiguo. Il cantiere L'organizzazione del cantiere, di non facile gestione, è stata condotta con estrema attenzione sia sotto il profilo della sicurezza nell'esecuzione dei lavori, sia sotto il profilo della produttività sia delle interferenze tra le lavorazioni. Il cantiere si è caratterizzato come «cantiere di ristrutturazione» e ne ha assunto tutte le criticità e complessità legate alle difficoltà logistiche del contesto e anche alla imprevedibilità di parte del processo di risanamento e ricostruzione del fabbricato esistente. L'area di cantiere risultava carente di spazi per l'allocazione dei servizi di cantiere delle attrezzature, degli impianti e dei servizi logistici necessari all'esecuzione dell'opera. La via di accesso al cantiere, purtroppo non generosa perché costituita da un unico accesso dalla via Mattea in condivisione con il resto del complesso «a corte», ha obbligato l'impresa fin dalle prime operazioni a ottimizzare al massimo la logistica del cantiere. L'area di cantiere è stata creata sul fronte lato cortile interno e in essa sono stati ubicati tutti i necessari servizi di cantiere (baracca spogliatoio, baracca ufficio/mensa, servizi igienici), una piccola ma efficiente gru di cantiere, gli spazi per lo stoccaggio dei materiali e il parcheggio del mezzo utilizzato quotidianamente per la logistica. Per tutta la durata del cantiere, escluse le fasi finali di finitura, è stato predisposto un apposito ponteggio tubolare («allarmato») sulle facciate esterne e sottoponti e piani di lavori in tutti gli spazi interni. Tutta l'area di cantiere

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 85 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

è stata protetta con apposita recinzione segnaletica e per tutta la durata dei lavori è stata evitata l'interferenza tra le lavorazioni/operazioni di cantiere e lo svolgimento delle normali operazioni quotidiane degli abitanti dell'intorno. Quale spazio di manovra per la movimentazione, carico e scarico dei materiali è stato utilizzato il cortile «comune» di pertinenza del complesso di ubicazione dell'immobile concordandone le modalità di occupazione e impegno con i residenti. Tutte le operazioni di movimentazione dei carichi ingombranti (carpenterie metalliche, vetrate sceniche, attrezzature per le opere in c.a. ...), la movimentazione dei materiali di risulta degli scavi e il trasporto del calcestruzzo (mediante betoncar e autopompa) si sono svolti con la massima efficienza mediante un'azione di coordinamento quotidiana di tutte le operazioni, che se da un lato hanno consentito al cantiere di svolgersi in tempi ristretti, dall'altro lato hanno comunque consentito lo svolgimento della vita all'interno dell'abitato senza sostanziali stravolgimenti e/o interruzioni dei servizi fondamentali. La direzione tecnica dell'impresa, la direzione lavori e i responsabili della gestione e coordinamento della sicurezza hanno operato con presenza costante sul cantiere, con lo svolgimento di riunioni e meeting di cantiere con cadenza settimanale per tutta la durata dei lavori e intensificando le presenze nelle fasi di particolare complessità delle lavorazioni. Tutti gli incontri (che in certe occasioni hanno visto anche il coinvolgimento della committenza) sono stati verbalizzati tramite appositi report che il team di direzione lavori ha provveduto a trasmettere in tempo reale a tutti gli interessati per accelerare il processo di conoscenza e risoluzione di tutte le problematiche del cantiere. L'azione di coordinamento della sicurezza è stata particolarmente efficace in quanto ha provveduto a gestire e verificare la correttezza documentale e la correttezza operativa sia dell'impresa affidataria sia di tutte le imprese che hanno operato in cantiere in qualità di subaffidatarie e subappaltatrici. Sono state subappaltate : l'esecuzione delle opere in cemento armato, l'esecuzione delle opere di carpenteria metallica, la realizzazione degli impianti specialistici e l'esecuzione delle opere di rifinitura particolarmente complesse e/o specializzate. Tutte le imprese hanno operato nell'ambito dell'azione di coordinamento generale che è stata svolta dall'impresa affidataria che ha mantenuta costante, presente e operativa per la durata dei lavori la figura del direttore di cantiere che ha organizzato e gestito l'azione delle maestranze e di tutti i fornitori dell'impresa. Elemento di non secondaria importanza è stato il fatto che per la durata dei lavori di ristrutturazione il committente dell'opera ha potuto vivere negli spazi adiacenti l'area di cantiere (sui quali solo alla fine dei lavori è stata attuata un'azione di manutenzione ordinaria) in sicurezza e conducendo la propria normale vita familiare. Opere strutturali Dal punto di vista della cantieristica la fase di cantiere più complessa è stata sicuramente quella riguardante la realizzazione delle opere strutturali che ha previsto l'esecuzione di lavorazioni complesse e delicate quali : • demolizioni caute • messa in sicurezza e risanamento delle murature lievemente fessurate • demolizione delle murature e delle volte già fessurate • scavi cauti per abbassamento del piano di calpestio del piano terra • sottomurazioni, opere strutturali fondazionali, cerchiaggio e consolidamento delle murature «a terra» • operazioni di cuci/scuci sulle murature e sulle volte esistenti • realizzazione del solaio del piano primo e della «vasca» per la nuova piscina • realizzazione del solaio del sottotetto. Durante le lavorazioni si è attuato un costante collegamento tra la direzione tecnica del cantiere e la direzione lavori e coordinamento della sicurezza al fine di monitorare quotidianamente il processo costruttivo che in alcuni momenti ha manifestato delle criticità legate allo stato di fatto dei rustici esistenti, inizialmente alquanto precario e con problematiche di stabilità e solidità dovute al fatto che si tratta di un complesso che non ha mai subito interventi di ristrutturazione e/o consolidamento e che il tempo ha contribuito a «consumare». La prima fase dei lavori è stata dedicata appunto alle opere strutturali e a seguire sono state eseguite le opere di predisposizione degli impianti tecnologici e le opere murarie propedeutiche e preparatorie all'esecuzione dei lavori di finitura. Complessa si è rivelata l'esecuzione dell'opera di trivellazione del pozzo geotermico che, eseguito sul lato del cortile principale della casa, ha causato l'occupazione prolungata di parte dell'area di cantiere disponibile e ha in parte rallentato il dispiegamento del cantiere. Al termine delle opere strutturali e dei principali lavori di predisposizione degli impianti (geotermia, reti fognarie, cunicoli) si è potuto operare «aggredendo» il cantiere su molteplici fronti lavorando sui diversi piani del

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 86 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

fabbricato, sui cortili esterni, sulle facciate e sulla copertura. Mentre si procedeva all'esecuzione di murature interne, vespai, intonaci, e sottofondi si pianificavano ed eseguivano anche i lavori necessari per la manutenzione del tetto e l'esecuzione dei lavori di cappottatura dell'involucro. Sulla copertura, che è stata rifatta ad accessione dell'orditura portante, sono stati eseguiti interventi importanti per l'isolamento e l'efficienza energetica, principi che hanno condotto anche la filosofia di intervento sulle facciate che sono state risanate e riqualificate dal punto di vista murario ed energetico. La copertura è stata anche utilizzata per il piazzamento degli impianti solare termico e fotovoltaico avvenuti in modo coordinato nella fase di cantiere con a disposizione il ponteggio di facciata e la gru di cantiere. Simultaneamente, sui diversi piani e ambienti interni, sono state eseguite le lavorazioni di completamento degli impianti e di esecuzione delle finiture e posa degli elementi importanti quali la scala scenica interna, le vetrate esterne, il rivestimento della piscina e del solarium. Le maestranze hanno operato senza interferire mai tra di esse con definizione precisa e puntuale delle aree operative di competenza reciproca. Tutte le operazioni di lavoro «in quota» sono state condotte in regime di sicurezza e agevolate dalla possibilità di disporre delle gru di cantiere «a torre» che sin dalle fasi di lavoro strutturali e per le seguenti ha costituito un ottimo e azzeccato strumento per la movimentazione veloce ed efficiente di ogni carico pesante e/o ingombrante. L'impresa ha messo a disposizione della direzione lavori e del coordinatore della sicurezza ogni documento necessario per attestare l'adeguatezza delle macchine e degli apprestamenti utilizzati (libretto della gru, pimus). Ogni documento è stato anche aggiornato all'occorrenza secondo quanto veniva stabilito nel corso delle riunioni di coordinamento settimanale. I programmi esecutivi del cantiere sono stati continuamente aggiornati e modificati in base alle variazioni di programma imposte dal progressivo rivelarsi della necessità di consolidare e/o rinforzare parti delle murature esistenti e/o di modificare le geometrie se non anche le tipologie degli interventi inizialmente previsti in progetto. Questa «flessibilità» operativa del cantiere è stata un elemento prezioso che ha consentito di raggiungere sempre il migliore obiettivo tecnico in condizioni di sicurezza e anche in costante dialogo con la committenza che ha potuto verificare il costante avanzamento dei lavori e il rispetto sostanziale dei preventivi di spesa posti alla base del budget iniziale dell'operazione. Dal punto di vista economico e contabile è stata svolta un'azione di «control cost» per tutta la durata dei lavori che ha consentito di verificare periodicamente gli avanzamenti lavori e l'insorgenza di varianti economiche per l'aggiunta di nuove opere o per il verificarsi di eventi e condizioni non prevedibili in sede progettuale. Dal punto di vista generale e sostanziale nulla è mutato, tutti gli elementi chiave caratterizzanti il progetto sono stati eseguiti e realizzati proprio come è stato concepito fin dalle sue fasi di studio. Il controllo dei costi e dei tempi di esecuzione del cantiere ha conosciuto anche momenti di elevata criticità che, con il supporto dello staff tecnico (direzione lavori e control cost), sono stati gestiti in modo efficace pervenendo alla reciproca soddisfazione dell'impresa e della committenza e risolvendo le controversie e le divergenze tipiche del cantiere di «ristrutturazione» in «tempo reale». 1-2. Il ritrovato legame con la terra di origine è stato affrontato letteralmente: uno scavo di modesta profondità (45 centimetri) attraversa la casa da un lato all'altro e ne definisce il rapporto con il suolo, provocando un'immediata relazione visuale e funzionale tra l'interno e il paesaggio. 3-4. L'area di cantiere è stata creata sul fronte lato cortile interno e in essa sono stati ubicati tutti i servizi di cantiere, una piccola gru, gli spazi per lo stoccaggio dei materiali e il parcheggio del mezzo utilizzato quotidianamente per la logistica. 5-6. La prima fase dei lavori è stata dedicata alle opere strutturali, a seguire le opere di predisposizione degli impianti tecnologici e le opere murarie propedeutiche e preparatorie all'esecuzione dei lavori di finitura. 7-8-9. Lo scarso stato di conservazione delle murature esistenti ha richiesto soluzioni che presentassero spunti di originalità nel coniugare le strutture esistenti con quelle in progetto. la soluzione più efficace è stata l'utilizzo di materiali a leggerezza crescente con le altezze. Chi ha fatto Cosa Progettazione preliminare definitiva, esecutiva direzione lavori Marc Architetti Associati

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 87 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Progettisti Subhash Mukerjee, Michele Bonino Collaboratori Lucia Baima, Mi-Jung Kim, Tommaso Rocca Progetto e direzione lavori delle strutture Fred srl, ing. Riccardo, Control cost e sicurezza Fred srl, geom. Filippo Rizzo Progetto e direzione lavori impianti Luca Raimondo Imprese esecutrici Ienter, Società immobiliare edilizia srl Edilgroup sas di Marino Antonino & C Carpenteria metallica Il Fabbro di Rios Jose' Ricardo 10-11-12-13-14. Il solaio/ soppalco del secondo piano è in carpenteria metallica, la copertura è in legno. Le strutture sono pensate per essere facilmente modulabili, con un ottimo comportamento statico e sismico. 15-16-17-18-19-20-21-22. Solaio del primo piano e la vasca sono in calcestruzzo armato, il solaio soppalco del secondo piano è in carpenteria metallica, la copertura è in legno. La piscina sul primo solaio è sospesa sulla sala da pranzo.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 88 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Edilizia pubblica Edifcio residenziale ristrutturato, ampliato e riconvertito in biblioteca

Lo studio degli architetti Furlan & Pierini si è occupato del progetto di ristrutturazione architettonica e impiantistica del fabbricato da adibire a biblioteca nel comune di San Quirino intervenendo su un fabbricato risalente agli anni '40. Realizzato anche un nuovo ambiente multimediale che non trovando collocazione nell'edi cio esistente è stato collocato in ampliamento nel lato sud, verso il giardino, con gurato come una vera e propria sezione di tubo. Il comune di San Quirino ha voluto adeguare gli ambienti interni a un uso pubblico/biblioteca e dunque alla fruizione di persone con limitate o impedite capacità motorie, oltre all'adeguamento degli impianti elettrico e meccanico esistenti e il rifacimento dei servizi igienici. Esternamente, nell'ambito dell'ingresso esistente (lato ovest), è stato mantenuto il piano inclinato con una pendenza minore/uguale all'8% per l'accessibilità delle persone disabili. Lo spazio esterno è stato rimodellato con una pavimentazione in calcestruzzo colorato lisciato con nitura al quarzo e un andamento inclinato dal pianerottolo di acceso all'edi cio verso i lati esterni; un foro triangolare è realizzato al centro dello spazio d'ingresso per la palma esistente. a pag. 14 L'amministrazione comunale di San Quirino, in provincia di Pordenone, nell'ambito delle iniziative messe in atto per il potenziamento delle infrastrutture e dei servizi offerti ai cittadini, ha incaricato lo studio professionale degli architetti Ado Furlan & Vittorio Pierini di predisporre il progetto relativo ai lavori di ristrutturazione del fabbricato da adibire a biblioteca, ubicato via san Rocco. La costruzione dell'edificio risale ai primi anni '40 e originariamente era adibito ad abitazione unifamiliare. Nei primi anni Ottanta il fabbricato è stato acquistato dall'amministrazione comunale e assegnato in uso all'Ass e ad alcune associazioni locali. Per essere adeguato a uffici e ambulatori dell'Ass il fabbricato è stato oggetto di un intervento generale di ristrutturazione che ha comportato la realizzazione ex novo del solaio del primo piano, di un vano scale nel lato est dell'edificio, del solaio di copertura e del tetto, degli impianti elettrico e termico, della sostituzione dei serramenti. L'edificio si sviluppa per due piani fuori con solaio tipo bausta. I pavimenti interni sono formati da piastrelle antisdrucciolo e le porte interne, in laminato, sono in buono stato di conservazione. Il comune di San Quirino con questo intervento ha voluto adeguare gli ambienti interni a un uso pubblico/biblioteca e dunque alla fruizione di persone con limitate o impedite capacità motorie, oltre all'adeguamento degli impianti elettrico e meccanico esistenti e il rifacimento dei servizi igienici. Le fasi di cantiere terra. Le murature perimetrali interne ed esterne sono intonacate. I serramenti esterni e i balconi sono in legno. La struttura è realizzata con murature perimetrali in mattoni pieni e controparete interna in laterizio; il solaio è realizzato Il progetto ha previsto la demolizione di tutte le pareti divisorie interne sia al piano terra sia al piano primo. Il piano terra è stato destinato prevalentemente a deposito dei libri con alcune postazioni per la consultazione rapida dei volumi. La scelta è risultata obbligata per non caricare eccessivamente di peso il solaio del primo piano. Una postazione operativa con funzione di accettazione del pubblico è stata prevista al piano terra nella parte sud del nuovo ambiente open-space. Esternamente, sul lato sud del fabbricato, è stato costruito un ampliamento con funzione di saletta consultazione libri di dimensioni 3,60x9,75 m realizzato con una struttura portante in calcestruzzo armato di spessore 15 cm con finitura esterna a vista. Internamente la stratigrafia della muratura ha previsto un isolamento di polistirene espanso di spessore 10 cm e una controparete in mattone forato da 8 cm con intonaco e pittura. È stato realizzato il vuoto sanitario e il pavimento interno è in listoni di legno di rovere. La copertura è piana e realizzata con un solaio in laterocemento di 12+4 cm e uno strato isolante di polistirene espanso di 15 cm. Esternamente è impermeabilizzata con una doppia guaina bituminosa di spessore 4+4 mm e protetta dai raggi solari da uno strato di ghiaione lavato di fiume. Internamente è stato realizzato un contro soffitto in cartongesso e pittura. Dal punto di vista statico è indipendente e realizzato in aderenza al fabbricato esistente. Al piano terra dell'edificio esistente sul lato est sono collocati i nuovi servizi igienici, un ripostiglio e

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 89 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 3 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

il vano ascensore. Il pavimento è realizzato con piastrelle in gres porcellanato di dimensioni 60x60 cm. Il piano primo è suddiviso in tre stanze con pareti in laterizio di 8 cm intonacate. I pavimenti dei due ambienti chiusi sono in tavole di legno di rovere; il terzo ambiente, che ha anche funzione di disimpegno per gli altri due, e il vano scale hanno lo stesso pavimento del piano terra.La caldaia è stata collocata in un nuovo vano areato naturalmente, ricavato nel sottoscala del vano scale esistente, con accesso dall'esterno. I nuovi ambienti sono stati destinati alla realizzazione di nuovi servizi igienici suddivisi in maschi e femminine, uno dei quali attrezzato per accogliere le persone con limitata o impedita capacità motoria. Una porzione di questo ambiente è occupato da un elevatore autoportante idraulico che mette in comunicazione il piano terra con il primo con funzione di superamento delle barriere architettoniche tra i due livelli. Il volume esterno del nuovo elevatore è rivestito con pannelli di fibrocemento di spessore 8 mm montati su una struttura in ferro zincato e copertura con tetto piano e manto in alluminio cucito. Le rampe delle scale sono ampliate fino a raggiungere una larghezza di 116 cm ciascuna (massima consentita dal vano scale esistente). Il vano scale è compartimentato mediante la fornitura e posa di porte rei 60 di dimensioni 120X210 cm (piano terra e primo) e, al piano terra, è munito di uscita di sicurezza verso l'esterno. Il parapetto è realizzato con una struttura scatolare in lamiera verniciata che ospita il corrimano. Sono stati modificati alcuni fori finestra al fine di adeguarli ai nuovi ambienti e rifatti ex novo gli impianti elettrico, telefono e tv, di spegnimento fumi, e termico. Nelle murature esterne dell'edificio esistente è stato realizzato un cappotto di 6 cm di spessore con il riposizionamento dei balconi esistenti e delle grondaie. Esternamente, nell'ambito dell'ingresso esistente (lato ovest), è stato mantenuto il piano inclinato con una pendenza minore/uguale all'8% per l'accessibilità delle persone disabili. Lo spazio esterno è stato rimodellato con una pavimentazione in calcestruzzo colorato lisciato con finitura al quarzo e un andamento inclinato dal pianerottolo di acceso all'edificio verso i lati esterni; un foro triangolare è realizzato al centro dello spazio d'ingresso per la palma esistente. Ad est sono stati realizzati un pianerottolo esterno e scalini per accedere al nuovo ingresso secondario e un nuovo marciapiede sempre in calcestruzzo colorato lisciato con finitura al quarzo. Chi ha fatto Cosa Committente Comune di San Quirino (Pn) Rup Cristina Fontanin Progetto e direzione lavori furlan&pierini architetti Ado Furlan Vittorio Pierini Collaboratori Gianluca Zanette Tipologia Biblioteca a uso pubblico Impresa di costruzioni Mior Roberto San Giorgio della Richinvelda (Pn) Strutture e impianti Gianluca Bubbola superficie lotto 530 mq superficie costruita 34 mq volume costruito 125 mc Fotografie Stefano Ciol, Casarsa (Pn) 1. Apertura. L'edificio è stato radicalmente modificato sia nella funzione sia nella tipologia con un ampliamento nel lato est e lo spostamento del vano scale. 2-3. Demolite tutte le pareti divisorie interne ed è stato mantenuto il piano inclinato esterno con una pendenza minore-uguale all'8% per l'accessibilità dei disabili. 4-5. La realizzazione del nuovo ambiente multimediale costruito in ampliamento nel lato sud verso il giardino. 6. Le rampe delle scale ampliate fino a raggiungere una larghezza di cm 16. 7-8. Il nuovo ambiente multimediale si configura come una sezione di tubo, metafora della fibra ottica e funzionale alla trasmissione dei dati informatici. 9. Realizzato in calcestruzzo faccia a vista, l'ampliamento è sollevato dal suolo e trattato esternamente con una velatura di colore bianco a base d'acqua che nel alleggerisce il volume rispetto al fabbricato esistente. Lo spazio esterno prospiciente l'ingresso, realizzato in cemento con finitura lisciata, si dilata con pendenze diverse dall'ingresso al portico senza soluzione di continuità. Nella parte centrale è ritagliato uno spazio triangolare dal quale emerge la palma, unica testimonianza dell'originario giardino della casa.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 90 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 46 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PROGETTO COLORE Interni Cromie ispirate ai toni della pietra Piano colore. Lo studio è strutturato sulla base di una ricerca dei materiali esistenti (rilievo delle pietre e dei mattoni applicati in facciata) nel borgo di Nazzano, su una loro catalogazione e sulla ricerca di nuance cromatiche che potessero integrarsi al meglio con gli edifici storici del centro del paese.

Il progetto di riqualificazione cromatica per il comune di Rivanazzano Terme (Pv) ha come obiettivo la conservazione del centro storico e l'integrazione del nuovo costruito all'interno del paesaggio (urbano e naturale). Il progetto si occupa dello studio della tavolozza cromatica per il borgo di Nazzano, il centro storico di Rivanazzano e per le strade del comune di via San Francesco, via Colombo e corso Repubblica. Lo studio è strutturato sulla base di una ricerca dei materiali esistenti (rilievo delle pietre e dei mattoni applicati in facciata) nel borgo di Nazzano, su una loro catalogazione e sulla ricerca di nuance cromatiche che possano integrarsi al meglio con gli edifici storici del centro del paese. Non possedendo un rilievo architettonico degli edifici su cui è necessario l'intervento si è provveduto a fornire alcuni consigli pratici per poter attuare il piano regolatore, affiancati da alcuni rendering fotografici riguardanti sia gli edifici appartenenti al centro storico (nucleo antico e nucleo moderno) sia gli edifici di nuova costruzione. I colori indicati nel progetto sono campionati secondo notazioni Ncs e riprodotti e riclassificati seguendo la mazzetta colori Selezione Architettura 2 di Gruppo Brignola che si è occupata della pianificazione del progetto colore. Esso prevede lo studio per interventi sulle facciate (paramento murario, basamento, cornici e decori), muretti, muri di contenimento, ferri (ringhiere, cancelli, corrimano), legni, infissi e porte; è 1 prevista perciò la tendenza a uniformare elementi di arredo urbano nel rispetto della storicità del luogo. Cenni storici La più antica località della zona, nota fin dal 1006, era Vico Lardario, luogo della pieve di San Germano. Già dal XII secolo però si ha notizia di un nuovo centro, Ripa, situato presso la Staffora, al centro dell'abitato attuale, dove sorgerà la torre pentagonale. Nel frattempo si andava sviluppando anche Nazzano, situato su un colle sull'opposta riva della Staffora, e il cui castello era il guardiano della valle. Nel XIX secolo il nome del comune divenne Rivanazzano. A seguito del risultato positivo del referendum indetto nel marzo 2009, in cui i cittadini sono stati chiamati a pronunciarsi sulla proposta di modifica del nome, il comune ha assunto la denominazione di Rivanazzano Terme. Linee guida Il progetto di riqualificazione cromatica parte dalla ricerca sui materiali esistenti in facciata nelle costruzioni più antiche del borgo di Nazzano e dalla parte storica di Rivanazzano. Il rilievo cromatico è stato effettuato su una campionatura di pietre e mattoni e tiene in considerazione anche il cambiamento del paesaggio naturale nel variare delle stagioni, in quanto la natura è elemento determinante della percezione dell'insieme del paese visto dalle strade che conducono a esso (soprattutto del borgo di Nazzano) sono state individuate 5 palette cromatiche: 1. tavolozza Nazzano 2. tavolozza centro storico Rivanazzano 3. tavolozza via San Francesco 4. tavolozza via Colombo 5. tavolozza Repubblica. I colori delle tavolozze possono essere utilizzati sia per i paramenti, sia per i decori eventuali (quali cornici a porte e finestre, basamenti). Sono stati individuati dei colori per quanto riguarda gli infissi e le porte, gli elementi in ferro e quelli in legno. Sono state fornite le indicazioni per poter utilizzare i colori in tutti gli accostamenti possibili, sia negli edifici del centro storico, sia negli edifici di recente costruzione, che a oggi non si inseriscono nel contesto urbano, sia per i nuovi interventi architettonici. Regole per l'applicazione del piano colore Due case affiancate o molto ravvicinate non possono avere lo stesso colore per il paramento murario. Il colore di base per eventuali elementi decorativi quali cornici e basamenti devono essere scelti all'interno della palette dedicata, tale colore non può essere uguale al colore del paramento murario. Elementi quali muretti di contenimento, persiane, porte e portoni, legni e ferri non possono avere colori diversi in una singola facciata, ma devono essere uniformati. In caso di costruzioni bifamiliari con volumi architettonici differenti è consigliata la scelta di colori differenti per ogni «volume» nonché per basamento e paramento murario. Le modalità esecutive della decorazione devono essere convenute tra l'ufficio tecnico del Comune, il tecnico direttore dei lavori e il decoratore competente e accreditato. Si prevede la rimozione di rivestimenti quali

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 91 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 46 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

mattoni, travertino, piastrelle, dove presenti e l'intonacatura adeguata per la decorazione prevista, si possono mantenere se i mattoni e le pietre hanno valore storico (in accordo con l'ufficio tecnico del Comune), dove già presenti in facciata. Infine si prescrive il rame per grondaie e pluviali a vista (in certe eccezioni potranno essere anche in lamiera verniciata o legno). 1-2. Il progetto è strutturato sulla base di una ricerca dei materiali esistenti, su una loro catalogazione e sulla ricerca di nuance cromatiche che possano integrarsi al meglio con gli edifici storici del centro del paese. 3-4. Il rilievo cromatico è stato effettuato su una campionatura di pietre e mattoni e tiene in considerazione anche il cambiamento del paesaggio naturale nel variare delle stagioni. 5- 6-7-8. Le foto mostrano lo stato attuale e un'ipotesi di progetto.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 92 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 51 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PROGETTO COLORE restauro Consegnato il primo cantiere di restauro Pompei. Durante i lavori il tepidarium è stato liberato dei detriti che vi erano stati accumulati dall'ultimo abitante pompeiano della domus, portando in luce numerosi e interessanti frammenti d'intonaci dipinti e di stucchi a rilievo, che in gran parte decoravano le pareti dello stesso ambiente. Elvi Ferretto

Èstato terminato il primo dei cinque cantieri del Grande progetto Pompei, la Domus del Criptoportico i cui lavori erano partiti il 6 febbraio 2013. Nei tempi stabiliti, 370 giorni di lavoro, si è concluso l'intervento di consolidamento e restauro strutturale della casa. Questa prima fase di lavoro è stata fondamentale in quanto propedeutica alla seconda tranche d'interventi che riguarderà il restauro degli apparati decorativi (stucchi, pitture parietali e pavimenti a mosaico), di cui a breve partirà il bando di gara. L'intervento appena conclusosi, sotto la direzione dei lavori dell'arch. Maria Previti, per un costo complessivo di 304mila euro si è sviluppato in 3 fasi che hanno riguardato: il consolidamento e restauro delle strutture antiche, con integrazione dei precedenti restauri; la restituzione della volumetria originaria attraverso la ricostruzione spaziale con strutture in legno di ciò che era andato perduto anche a seguito del bombardamento alleato che colpì Pompei nel 1943, soprattutto lungo via dell'Abbondanza. In particolare si è proceduto alla riconfigurazione spaziale con centine (strutture in legno) sia della volta a botte del forno (praefurnium) sia dell'unica volta a crociera documentata nell'antica città di Pompei, presente nell'ambiente caldo delle terme (calidarium). E infine la realizzazione di una passerella in legno che consentirà la visione dall'alto degli ambienti termali ipogei e delle rispettive superfici decorate. Un importante intervento a salvaguardia degli affreschi ha, inoltre, interessato il deflusso delle acque meteoriche attraverso opere di drenaggio nell'area del giardino. Il cantiere ha inoltre offerto l'opportunità di aggiungere nuove e significative informazioni sulle fasi edilizie del complesso, documentate attraverso mirate indagini di scavo, che hanno interessato l'ambiente del tepidarium e uno degli ambienti periferici meridionali. Il tepidarium è stato liberato dei detriti che vi erano stati accumulati dall'ultimo abitante pompeiano della domus, portando così in luce numerosi e interessanti frammenti d'intonaci dipinti e di stucchi a rilievo , che in gran parte decoravano le pareti dello stesso ambiente. L'altra indagine archeologica è stata condotta nell'ambiente periferico subito all'esterno dell'oecus, rivelando l'esistenza di più livelli pavimentali sovrapposti, sia in mosaico che in cocciopesto , e le diverse destinazioni d'uso dell'ambiente negli ultimi decenni di vita di Pompei. La Domus (Reg. I, Ins 6, 2) con ingresso da via dell'Abbondanza prende nome dalla presenza lungo tre lati del giardino quadrangolare di un portico sotterraneo fenestrato (criptoportico) sul quale si aprivano una stanza di soggiorno (oecus) e ambienti termali. Il criptoportico e l'oecus presentavano lungo le pareti un ciclo pittorico ispirato agli episodi dell'Iliade , uno dei più pregevoli esempi di II stile finale. Raffinate e scenografiche pitture ornano anche i quattro ambienti termali . L'edificio risalente al III secolo aC e successivamente ampliato e modificato, fu portato alla luce agli inizi del Novecento. Foto: 1. L'esterno della Domus del Criptoportico. 2. Frammento di una cornice con decorazione in stucco. 3. Frammento d'intonaco dipinto.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 93 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 56 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PROGETTO COLORE noleggio macchine Come vincere in Italia e all'estero L'intervista. Josè Maria Aizpitarte, amministratore delegato di Ulma Construction spa illustra a «Imprese Edili» le strategie del gruppo facendo riferimento ad alcuni aspetti che ritiene punti di forza della proposta aziendale: sicurezza, prontezza e qualità della risposta alle esigenze dei clienti, attenzione ai costi, rete vendita e figure tecniche di elevata professionalità.

«Qualche cosa sta cambiando. Nel primo trimestre di quest'anno abbiamo registrato una tendenza alla crescita del mercato come non si vedeva da cinque anni a questa parte. Il trend positivo è confermato dall'aumento delle gare d'appalto pubbliche e dall'incremento dei valori dei bandi. Tutto questo fa ben sperare. Gli analisti del mercato edile parlano di una significativa espansione del settore che si farà sentire in modo ancora più importante dall'inizio del 2015. Noi di Ulma Construction siamo già pronti ad affrontare una nuova fase di sviluppo e rinnovamento. Abbiamo attraversato a testa alta il periodo di recessione, durante il quale abbiamo fatto enormi sforzi per mantenere le risorse impegnate e generare valore per i nostri clienti, eliminando tutti i costi non essenziali. Non abbiamo impostato un'azione di tagli di spesa con l'accetta, perché agendo così non si va da nessuna parte. Siamo partiti piuttosto dalla valorizzazione delle risorse esistenti e disponibili e ci siamo impegnati per continuare a garantire una squadra di alto livello professionale, che offrisse sempre servizi di alta prestazione». Così Josè Maria Aizpitarte, amministratore delegato di Ulma Construction spa illustrando a Imprese Edili come l'azienda ha agito in un periodo così drammatico per le imprese e le aziende operanti nel comparto delle costruzioni. Periodo di difficoltà che dura da un lustro. Ulma Construction, creata nell'84, con lo storico marchio Alpi (produzione di impalcature e casseforme) si è consolidata con l'appartenenza al Gruppo Ulma Cye. S. Coop, multinazionale con la presenza diretta in 23 paesi. Proprio 1-2-3-4. I centri logistici di Verona, Fiano Romano, il parco attrezzature tipo e il sito produttivo in Spagna. 5-6-7-8. Opere eccellenti in Italia e all'estero realizzate con i sistemi Ulma. questo, l'azione di gruppo e il costante dialogo tra l'azienda madre (che ha sedi in italia a Milano, Roma, Verona e a Monguelfo, in provincia di Verona) e le filiali estere ha fatto si che l'azienda raggiungesse ottimi risultati di mercato. Le sue attrezzature «made Ulma» risultano tra le più utilizzate nelle opere pubbliche, del genio civile, nei cantieri residenziali. Due esempi «attuali» sul territorio nazionale e uno estero: a Ingula (in Malesia) per la costruzione della nuova centrale idroelettrica, in Italia per il nuovo tratto autostradale che collegherà Grosseto a Siena e l'ampliamento dell'aeroporto di Milano per il nuovo terminal di Orio al Serio. Il mercato italiano dunque Partiamo dal mercato italiano che per il gruppo rappresenta un punto di forza. Qui abbiamo fatto leva sull'aumento della qualità e della gamma dei prodotti. La filiale Italiana è stata tra le prime società nel nostro Paese a offrire ai propri clienti la formula del noleggio di attrezzature, indirizzo che a onor del vero perseguiamo dal 1984. Una scelta lungimirante che ha permesso a molti nostri clienti di resistere e uscire dal periodo difficile appena attraversato. In controtendenza rispetto a molte imprese, abbiamo investito in progetti di crescita e sviluppo, talvolta anche molto onerosi, come quello che ci ha visti impegnati nella realizzazione del centro logistico di Fiano Romano (Roma) con 40mila mq dedicati al noleggio. Abbiamo considerato, idea vincente, che la qualità e la velocità di risposta nel nostro settore sono di primaria importanza. La qualità, oggi più che mai, è il perno attorno a cui gira tutto il nostro progetto. Ora abbiamo il più grande parco nolo nel nostro mercato e soprattutto il più ampio portfolio di soluzioni per tutti i settori delle costruzioni. Questo grazie anche a sistemi costruttivi che la casa madre distribuisce il tutto il mondo, portando l'azienda italiana ad avere una molteplicità di soluzioni tecnicoeconomiche che solo un parco nolo realmente attrezzato può dare. Il cliente deve essere seguito con rapidità. Siamo presenti nel Nord Italia con il centro logistico di Verona, a pochi passi da città dal grande potenziale di sviluppo. Ora vogliamo raggiungere con la stessa immediatezza tutto il Centro Sud. Non ragioniamo per compartimenti stagni proponendo soluzioni standardizzate. Ogni cliente è differente dall'altro. Il loro bisogno va sempre analizzato in profondità. Non forniamo ai nostri interlocutori singoli prodotti, ma sistemi studiati appositamente in base alle loro necessità. La nostra filosofia

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 94 28/06/2014 Imprese Edili - 5 giugno 2014 Pag. 56 (diffusione:29753, tiratura:29986) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

si basa sull'ascoltare il cliente, capirne i bisogni e impegnarsi per soddisfarli. Ecco perché ci concentriamo nel movimentare il nostro parco con risultati organizzati ed efficienti. Passiamo alla domanda dei costi. Anche qui il nostro punto di forza è fornire prodotti che permettano ai nostri clienti di raggiungere un'efficienza economica soddisfacente. Il noleggio oggi è una carta vincente in questo senso e il nostro fatturato ci dà ragione. Lei giustamente ha poi citato il fattore sicurezza: per noi di Ulma la sicurezza è al primo posto e tutti i nostri prodotti sono ispirati a una logica di sicurezza integrata. Utilizzandoli si è automaticamente in condizioni di sicurezza e addirittura si aumenta la produttività. Lavorare in sicurezza significa lavorare meglio. Così pure il parco nolo è per noi un punto di forza: siamo tra i principali noleggiatori del mercato e ne diventeremo i leader. Stimo lavorando per ampliare e rafforzare il nostro team, con una rete di vendita fidelizzata. Lei fa riferimento alla rete vendita: giovani con voglia di fare, esperti professionisti, figure tecniche, persone capaci di percepire subito le necessità della clientela. Come vi state muovendo per rafforzare la vostra rete di vendita? Ricerchiamo persone che non siano solo esperte nella vendita ma che siano dei consulenti a 360 gradi, che sappiano interpretare le reali esigenze della clientela proponendo sistemi e servizi e una modalità di acquisto in linea con il mercato e con le aspettative del cliente. Fra l'altro, cosa da non trascurare, la nostra rete di vendita è supportata da un reparto di marketing strategico in continua evoluzione con il mercato e può avvalersi del sostegno di un reparto tecnico di altissimo livello. Attualmente sono impiegati nella nostra azienda venti figure tecniche qualificate tra geometri, ingegneri e strutturisti che condividono know how e capacità. Abbiamo scelto di procedere a ulteriori rafforzamenti e stiamo puntando a rendere ancora più forte il team e il nostro tradizionale orientamento al cliente. Offriamo consulenza, progettazione e assistenza tecnica in collaborazione anche con lo staff tecnico della Spagna, per fornire il miglior servizio/ prodotto in base alle esigenze di ogni diverso cantiere. Josè Maria Aizpitarte, amministratore delegato di Ulma Construction spa Trai i punti di forza che abbiamo vi è la fornitura di prodotti che danno soddisfazione alla nostra clientela. Soddisfazione economica, eccellenza costruttiva, sistemi sicuri ispirati a una logica di sicurezza integrata che aumentano la qualità e la produttività del lavoro ha avuto una significativa rilevanza per il gruppo, soprattutto, come detto, in questi cinque anni di crisi. Con quali strategie: abbassando i costi, facendo leva sulla sicurezza, sviluppando soluzioni tecniche qualitative, facendo più ricca la proposta del parco nolo? Discorso molto ampio che merita un'analisi precisa.

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SCENARIO ECONOMIA

59 articoli 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Tariffe La bolletta del gas cala del 6,3 per cento Resta invariato il costo della luce Lorenzo Salvia

di LORENZO SALVIA A PAGINA 39 ROMA - Una notizia buona e una meno buona. Quella buona è che dal primo luglio la bolletta del gas scenderà ancora una volta; quella meno buona è che invece resta fermo il prezzo dell'energia elettrica, che sul bilancio familiare pesa molto di più. Le due decisioni sono state prese ieri dall'Autorità per l'energia che ha aggiornato le tabelle per il prossimo trimestre. Ma di notizia ce ne è anche una terza, che certo non farà piacere a chi sta andando in vacanza: il rincaro della benzina, arrivata a toccare punte superiori a 1,9 euro al litro per la verde. Prendendo come riferimento il consumatore tipo servito in tutela, di fatto le tariffe migliori, il prezzo del gas scenderà del 6,3% con un risparmio di 73 euro l'anno. Dall'inizio del 2013 la spesa per il gas è diminuita del 10%, anche grazie alla riforma che due anni fa ha agganciato i prezzi alle quotazioni spot sulle principali Borse europee sganciandoli dai contatti di fornitura di lungo periodo. Grazie a questo nuovo meccanismo il calo del prezzo del gas a livello internazionale è stato trasferito direttamente sulle bollette, con una leggera correzione (un più 0,1%) necessarie per coprire gli oneri della morosità. Ma l'Autorità già avverte che «parte di questi benefici» saranno «controbilanciati dagli aumenti attesi» negli ultimi tre mesi dell'anno, quando i consumi sono più forti perché si torna ad usare il riscaldamento e quindi anche un piccolo aumento pesa di più sul bilancio familiare. Per le tariffe elettriche, invece, la stabilità non è il segno di una calma piatta ma il risultato di tendenze opposte. Il costo della materia all'ingrosso è calato parecchio, del 7,1%. Ma alla fine questa voce copre solo la metà della bolletta. E sull'altra metà, invece, i prezzi sono tutte in rialzo. Crescono i costi per il cosiddetto dispacciamento, con i maggiori acquisti di energia di riserva dovuti, sostiene l'autorità, anche per garantire la sicurezza del sistema davanti alla crescente produzione da fonti rinnovabili e non programmabili. Ma cresce anche, e sembra davvero un paradosso, il costo per le «copertura assicurative contro il rischio di rialzo dei prezzi dei contratti di approvvigionamento dell'acquirente unico». Alla fine fra segno meno e segno più il risultato è zero, con la bolletta della luce ferma. Ed è proprio su questo punto che si concentrano le critiche delle associazioni dei consumatori: «La bolletta della luce - dice Federconsumatori - non può continuare ad essere utilizzata come un bancomat, facendo pagare ai clienti spese che non hanno alcuna attinenza con il mercato elettrico». Con l'ultimo decreto «taglia bollette», sostengono i consumatori, qualche «timido passo in avanti è stato fatto» ad esempio con la «cancellazione dal primo luglio delle agevolazioni per i dipendenti del settore elettrico». Ma le nostre bollette della luce restano pur sempre le più care d'Europa , e negli ultimi dieci anni sono rincarate del 42,7%. Esulta per il taglio delle tariffe del gas, invece, la Coldiretti, l'organizzazione degli imprenditori agricoli: «La riduzione è importante anche per il contenimento dei costi delle imprese, soprattutto nell'agroalimentare che rappresenta la seconda voce di spesa degli italiani, dopo la casa». @lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 97 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Gli ostacoli al limite dei 240 mila euro Il muro di 25 sindacati sui tagli agli stipendi alla Camera e al Senato ENRICO MARRO

Ricordate il tetto di 240 mila euro lordi alle retribuzioni, già in vigore da maggio per tutti i dirigenti pubblici in virtù del decreto legge 66 del governo? Alla Camera, come al Senato, non può essere applicato. Perché il tetto sia valido anche per i dirigenti del Parlamento, che nelle posizioni di vertice guadagnano il doppio, c'è infatti bisogno di una autonoma decisione delle Camere, che arriverà però solo dopo una trattativa con i sindacati. I quali, incredibile ma vero, sono 25: 11 alla Camera per circa 1.400 dipendenti (una sigla ogni 127 lavoratori) e 14 al Senato per 820 (una organizzazione ogni 58 addetti). A PAGINA 11 ROMA - L'altro ieri l'ufficio di presidenza della Camera ha approvato il bilancio pluriennale 2014-16 che verrà portato all'esame dell'aula il 21 luglio. Le spese di Montecitorio, assicura un comunicato, diminuiranno di 138 milioni in due anni. Un piccolo segnale rispetto al totale delle spese di funzionamento della Camera che ammonta a circa un miliardo l'anno. Segnale al quale tra l'altro non contribuisce, almeno per ora, il tetto di 240 mila euro lordi alle retribuzioni, già in vigore da maggio per tutti i dirigenti pubblici in virtù del decreto legge 66 del governo, ma che alla Camera, come al Senato, non può essere applicato. Affinché il tetto sia valido anche per i dirigenti del Parlamento, che nelle posizioni di vertice guadagno il doppio, c'è infatti bisogno di una autonoma decisione delle camere, che arriverà però solo dopo una trattativa con i sindacati. I quali, incredibile ma vero, sono 25: 11 alla Camera per circa 1.400 dipendenti (una sigla ogni 127 lavoratori) e 14 al Senato per 820 dipendenti (una organizzazione ogni 58 addetti). Questa mission impossible è affidata alla Camera al «Cap», il Comitato per gli affari del personale guidato dalla vicepresidente Marina Sereni (Pd), e al Senato alla «Rappresentanza permanente» diretta dalla vicepresidente Valeria Fedeli, anche lei del Pd. Entrambe vorrebbero procedere insieme e chiudere la partita prima delle ferie d'agosto, ma al momento non esiste neppure la proposta da presentare ai sindacati. I due uffici, nei quali sono presenti parlamentari della maggioranza e dell'opposizione, si sono riuniti due volte, l'ultima l'altro ieri, ma senza trovare un accordo. Si fronteggiano infatti due posizioni: una, maggioritaria, che vorrebbe sì il tetto di 240mila euro, ma al netto degli oneri previdenziali e di indennità varie; l'altra, del Movimento 5 stelle, per il quale «il tetto deve essere onnicomprensivo, altrimenti si realizza un aggiramento dello stesso», dice Riccardo Fraccaro membro del Cap. Basti pensare che gli oneri previdenziali valgono da soli più di 71 mila euro l'anno per il segretario generale della Camera e più di 40mila euro per la metà dei consiglieri. Ma, al di là della difficoltà di arrivare a una proposta da presentare ai sindacati, il problema è che l'applicazione del tetto comporterebbe un taglio forte, in alcuni casi fortissimo, della retribuzione di almeno il 40% del personale. Non si può infatti applicare semplicemente il limite dei 240mila euro (che pure colpirebbe 88 consiglieri solo alla Camera) senza riparametrare tutte le fasce stipendiali. Altrimenti si avrebbe il paradosso che il vertice, cioè il segretario generale, prenderebbe quanto un documentarista o un tecnico ragioniere. Quindi, per mantenere le giuste proporzioni, se il segretario generale, che oggi prende circa 480 mila euro lordi , dovesse scendere a 240 mila, dovrebbero essere messi dei tetti a scalare per le qualifiche inferiori. Il clima tra i dipendenti rasenta la rivolta. Chi può, nel caso passassero i tagli, avrebbe convenienza ad andare in pensione: prenderebbe di più, visto che sulle pensioni almeno per ora non si parla di tetti e considerando che i lavoratori più anziani godono ancora di età di accesso al pensionamento anticipato e di regole di calcolo dell'assegno estremamente favorevoli. Ma perché quello che il governo ha stabilito con l'articolo 13 del decreto 66, cioè il tetto di 240mila euro lordi non può essere applicato a Camera e Senato? Perché il Parlamento gode della «autodichia», conseguenza dell'articolo 64 della Costituzione. L'autodichia significa che le Camere hanno una giurisdizione riservata sullo status giuridico ed economico dei propri dipendenti, che viene quindi definito attraverso atti interni, non modificabili dalla legge. L'istituto, nato per garantire l'indipendenza del Parlamento, ha tuttavia dato luogo a

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 98 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

un insieme di trattamenti retributivi e pensionistici privilegiati. Di recente sull'autodichia si è pronunciata la Corte costituzionale con la sentenza 120 (pubblicata lo scorso 14 maggio sulla Gazzetta ufficiale) redatta da Giuliano Amato. Il caso riguardava un dipendente del Senato che in una controversia di lavoro voleva essere giudicato dalla magistratura ordinaria anziché dagli organi interni di Palazzo Madama e chiedeva quindi fosse dichiarata l'incostituzionalità dell'autodichia. Amato ha respinto la richiesta, ma solo per un fatto formale, cioè perché la Corte non è competente ad esprimersi sui regolamenti parlamentari in quanto non sono leggi. Il «dottor Sottile», tra le righe, ha però suggerito una via d'uscita al governo. Che se davvero volesse mettere in discussione il raggio d'azione dell'autodichia potrebbe sollevare «un conflitto di attribuzione» contestando che i regolamenti parlamentari possano disciplinare anche i rapporti di lavoro (in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna infatti non è così, osserva Amato). In quel caso, conclude la sentenza, la Corte potrebbe «ristabilire il confine tra i poteri». Chissà che non debba finire così. Enrico Marro © RIPRODUZIONE RISERVATA D'ARCO Foto: 5 8 addetti Il numero medio di dipendenti per le 14 organizzazioni sindacali del Senato; 127 il numero medio dei dipendenti delle 11 sigle della Camera

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 99 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«Sì alla flessibilità, ma rispettando i patti» Juncker alla guida della Commissione europea con il no di Londra e Budapest Rinvio Le altre nomine rinviate a un vertice straordinario previsto per metà luglio Ivo Caizzi

BRUXELLES - Nella seconda giornata del Consiglio dei capi di governo dell'Ue è passata la candidatura dell'ex premier lussemburghese Jean-Claude Juncker come prossimo presidente della Commissione europea. I 28 leader, a Bruxelles, hanno anche concluso un compromesso sui principi di flessibilità nei vincoli di bilancio - limitatamente a quanto è già previsto nel patto di Stabilità e di crescita - per consentire di attuare riforme orientate a favorire sviluppo e occupazione. Il via libera a Juncker, nonostante l'appoggio della cancelliera tedesca Angela Merkel, non è arrivato con il solito consenso all'unanimità. Il premier britannico David Cameron ha mantenuto la sua dura opposizione e ha preteso di votare. Il Regno Unito ha perso 26 a 2. Anche il premier ungherese Viktor Orbán ha votato «no». Juncker si è detto «orgoglioso» di essere stato scelto per guidare la Commissione di Bruxelles. Cameron ha continuato a definirlo «il candidato sbagliato» e ha parlato di «brutta giornata per l'Europa». Il premier Matteo Renzi, da tempo sostenitore della necessità di rinnovare l'Ue, ha preso le distanze dal profilo individuale del lussemburghese, che è un simbolo della vecchia Europa (avendo frequentato le istituzioni Ue per circa 25 anni come ministro delle Finanze e premier). Renzi ha spiegato di aver detto «sì» al piano affidato a Juncker per il prossimo quinquennio e perché i principali eurogruppi politici avevano concordato di far nominare il capolista del partito vincente nelle elezioni europee del maggio scorso (il Ppe del lussemburghese ha ottenuto la maggioranza relativa). Il premier ha chiarito che non avrebbe votato l'unico candidato «in assenza di un documento e di un accordo politico tra le forze della coalizione». Ora Juncker deve sottoporsi alla verifica dell'Europarlamento, che dovrà votarlo a Strasburgo il 16 luglio prossimo. Le altre euronomine slittano - come voleva Merkel - alla sera dello stesso giorno in un summit straordinario a Bruxelles. Renzi ha smentito in modo netto le voci su una candidatura dell'ex premier Enrico Letta alla guida del Consiglio Ue, ricordando che Mario Draghi alla Bce esclude un italiano dagli altri «top jobs» comunitari. La responsabile della Farnesina Federica Mogherini resta in corsa come ministro degli Esteri Ue. «Se ci chiedono un nome siamo pronti», ha detto Renzi, rinviando al Consiglio dei ministri di lunedì la sostituzione del commissario uscente Antonio Tajani, eletto eurodeputato di Forza Italia dall'1 luglio. Potrebbe anche subentrare un tecnico solo per i circa tre mesi residui (l'ex ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, ben visto nel Pd, o l'ex ministro Enzo Moavero, stimato dal presidente Giorgio Napolitano). Renzi si è mostrato soddisfatto delle concessioni di Merkel sulla flessibilità di bilancio, che aveva sollecitato con il presidente francese François Hollande. Rimarcando che il Patto Ue è «di stabilità e di crescita», ha affermato che «chi parla solo di stabilità viola lo spirito del trattato». La cancelliera ha condiviso che il Patto va «applicato pienamente» anche «nelle flessibilità» orientate alla crescita. Ha però precisato che il «principio di flessibilità non è verificato dai singoli Stati, ma è la Commissione europea che decide». Non a caso la Germania appoggia la conferma dell'ex premier finlandese Jyrki Katainen, un «falco» filo Merkel, che da lunedì si insedia temporaneamente come commissario Ue per gli Affari economici e controllore dei bilanci nazionali. © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 I Paesi dell'Unione europea che ieri si sono schierati a favore della nomina dell'ex premier lussemburghese Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione europea. Hanno votato contro soltanto Gran Bretagna e Ungheria Le altre cariche più importanti da decidere: chi succederà a Herman Van Rompuy da dicembre alla presidenza del Consiglio europeo, chi andrà a occupare il posto di Mr Pesc (politica estera) e chi guiderà l'Eurogruppo 3 I Paesi dell'Unione europea che ieri si sono schierati a favore della nomina

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 100 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

dell'ex premier lussemburghese Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione europea. Hanno votato contro soltanto Gran Bretagna e Ungheria Le altre cariche più importanti da decidere: chi succederà a Herman Van Rompuy da dicembre alla presidenza del Consiglio europeo, chi andrà a occupare il posto di Mr Pesc (politica estera) e chi guiderà l'Eurogruppo Foto: Ppe Jean-Claude Juncker, 59 anni, nel Partito popolare dal '74

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 101 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 6 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Banche, tornano gli interessi sugli interessi Nel decreto sulla competitività il calcolo oltre un anno. Boccia: via gli errori Lorenzo Salvia

ROMA - Il caso lo solleva a metà pomeriggio Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia: «La banche ringraziano Renzi per il nuovo regalo: nel decreto legge per il rilancio delle imprese infilano l'anatocismo. Gli italiani pagheranno gli interessi sugli interessi». A sera gli replica Francesco Boccia, del Pd: «Nessuna allarmismo, Matteo Renzi non c'entra. Modificheremo eventuali errori in Parlamento e poi l'anatocismo è stato abolito grazie al Pd e alla mia proposta di legge». Ma cos'è questo anatocismo? Il fatto di pagare gli interessi non solo sulla somma originaria ma anche sugli interessi calcolati nel corso del tempo. Applicato a chi ha il conto in rosso, ha portato ad una montagna di cause ta consumatori e banche. E, almeno nelle intenzioni, era stato vietato con l'ultima legge di Stabilità, quella fatta approvare sotto Natale dal governo Letta. Ma adesso rispunta fuori, regolamentato dal decreto legge sulla competitività, quello appena firmato dal Capo dello Stato. Dice l'articolo 31 di quel testo che il Comitato per il credito e il risparmio «stabilisce modalità e criteri per la produzione, con periodicità non inferiore ad un anno, di interessi sugli interessi». Con questa norma gli interessi sugli interessi andrebbero calcolati di anno in anno e non più di tre mesi in tre mesi come avveniva in passato. Il meccanismo, dunque, avrebbe un impatto meno forte ma ci sarebbe comunque. In realtà il divieto previsto a dicembre dalla Legge di Stabilità, con un emendamento approvato all'unanimità e nato da un disegno di legge firmato oltre che da Boccia anche dai futuri ministri Marianna Madia e Maria Elena Boschi, non era così chiaro. Non aboliva l'anatocismo - dicono al ministero dell'Economia - e per questo serviva una norma che facesse chiarezza. Che la vecchia norma non fosse chiara è vero. Tanto che in sei mesi lo stesso Comitato per il credito e il risparmio non ha emanato i criteri che avrebbe dovuto fissare. «Ma in alcuni casi, come per la sesta sezione del tribunale di Milano, - spiega l'avvocato Marcello Pistilli, esperto in diritto bancario - è prevalso l'orientamento a interpretare quella norma come un divieto assoluto di anatocismo, anche nella forma delle periodicità di un anno che qui viene ripresentata». Il decreto adesso arriva in Parlamento. E ci sarà materia di discussione. @lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA I punti Un doppio ricaricocon cadenza annuale 1 Secondo l'articolo 31 del decreto legge per il rilancio delle imprese, il Comitato per il credito e il risparmio «stabilisce modalità e criteri per la produzione, con periodicità non inferiore ad un anno, di interessi sugli interessi». Con questa norma gli interessi sugli interessi andrebbero calcolati di anno in anno Il peso sui contidi aziende e cittadini 2 Così gli interessi sugli interessi potranno essere calcolati di anno in anno e non più di tre mesi in tre mesi come avveniva in passato. Il meccanismo, dunque, avrebbe un impatto meno forte ma ci sarebbe comunque. Con un prevedibile effetto sui debitori, dalle imprese grandi e piccole fino ai privati cittadini I risvolti della leggedi Stabilità 3 Il divieto previsto a dicembre dalla legge di Stabilità, con un emendamento approvato all'unanimità e nato da un disegno di legge firmato oltre che da Boccia anche dai futuri ministri Madia e Boschi, non era così chiaro. Non aboliva l'anatocismo - dicono al ministero dell'Economia - e per questo serviva una norma che facesse chiarezza.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 102 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 6 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il passaggioin Parlamento 4 Il decreto adesso arriva in Parlamento. E ci sarà materia di discussione. Perché l'argomento è delicato e lo è diventato ancora di più con la crisi e la stretta sul credito, che ha reso più difficile il reperimento di capitali da parte delle imprese per l'attività produttiva, ma anche da parte dei privati cittadini

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 103 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 6 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'indagine Le misure per la crescita? Mancano i provvedimenti attuativi per leggi varate anche da oltre due anni Sviluppo, il cacciavite non funziona Le 10 norme ancora ferme sulla carta Il rafforzamento dei Confidi Ancora in attesa di un decreto del Mise in ottica di un rafforzamento patrimoniale del sistema Confidi Assunzioni con credito d'imposta Manca la piattaforma informatica per agevolare le assunzioni di personale altamente qualificato

In Italia si è ripreso a discutere con gusto di politica industriale. La Confindustria non smette di battere il chiodo, le proposte di Romano Prodi suscitano sempre grande interesse, il libro dell'economista Marianna Mazzuccato sul ruolo dello Stato nell'innovazione divide accademici e addetti ai lavori, il ministro Federica Guidi ha promesso novità. Il guaio però è che la produzione di parole sovrasta i fatti: la stragrande maggioranza dei provvedimenti adottati dagli ultimi governi per l'innovazione, la ricerca, la crescita di dimensione e la nuova imprenditorialità, è rimasta al palo. Il Centro studi della Cna ha steso un'impietosa catalogazione delle misure inattuate ed è arrivato ad elencarne dieci, tutte entrate in vigore tra il 26 giugno 2012 e il 1 gennaio 2014 ma da allora ancora in attesa dei decreti attuativi. I più vecchi tra i provvedimenti-mai-nati riguardano finanziamenti per progetti di ricerca e sviluppo definiti «di rilevanza strategica» e il credito d'imposta per l'assunzione di personale ad alta qualificazione. Sono stati varati dal governo Monti e in teoria avrebbero dovuto festeggiare proprio ieri il secondo compleanno ma al primo manca il solito decreto di attuazione del ministero dello Sviluppo economico (Mise) e il secondo è fermo perché non è stata ancora realizzata la piattaforma informatica necessaria. Realizzata la stessa comunque ci vorrà un altro decreto per definire procedure e modulistica (!). I provvedimenti targati 2013 e ancora nel limbo sono cinque e sono stati emessi del governo Letta al tempo dell'elogio del cacciavite. Il primo risale al giugno e si autodefinisce senza alcuna modestia «interventi straordinari a favore della ricerca per lo sviluppo del Paese». Le risorse per farlo camminare e tener fede al suo nome devono essere ancora individuate e si attende in merito un decreto, stavolta, del ministro dell'Istruzione. In tutti i casi citati i beneficiari avrebbero dovuto essere per lo più le piccole imprese, start up innovative e spin off universitari. Che aspettano e sperano. Datano invece dicembre 2013 altre quattro misure che riguardano credito d'imposta, voucher e mutui agevolati per gli investimenti di nuove attività. In tutti questi casi quello che si aspetta è ancora una volta il decreto del Mise. Chiudono la lista delle doglianze messa nero su bianco dalla Cna altri provvedimenti entrati in vigore il primo giorno dell'anno in corso. A cominciare dal fondo che dovrebbe sostenere le associazioni temporanee e i raggruppamenti di impresa per passare all'istituzione di una sezione speciale di garanzia per i progetti di ricerca e di innovazione rivolti alle Pmi. In entrambi i casi, manco a dirlo, si attende un fantomatico decreto del Mise così come per il provvedimento di rafforzamento del patrimonio dei Confidi. Per onestà bisogna riconoscere che alcune misure come la nascita dei minibond e l'incentivazione degli investimenti in macchinari (la nuova Sabatini) sono entrati in funzione ma ahinoi rappresentano la più classica delle eccezioni. Due autentiche mosche bianche. E comunque più che un programma coerente di politica industriale seppur realizzato a tranche la somma dei provvedimenti ha le sembianze di una lotteria. L'azione governativa appare sminuzzata e a effetto ritardato e, presa nel suo complesso, non è minimamente in grado di indirizzare le scelte di investimento dei singoli nella direzione voluta, tutt'al più accompagna ex post scelte che gli imprenditori hanno già maturato e attuato. Poi nei convegni si trova sempre un dirigente del ministero che si straccia le vesti per il nanismo delle nostre imprese. Ps. C'era una volta il garante delle Pmi. Esiste ancora ? © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: di DARIO DI VICO

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 104 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 39 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Offerte entro lunedì Indesit: in gara anche i cinesi di Sichuan In vendita la maggioranza, poi l'Opa Fabio Savelli

MILANO - I Cavalieri al gran ballo sono ormai tre. La corte alla dama Indesit sta per entrare nel vivo, finalmente a carte scoperte e non ci sarà più spazio per lusinghe o dietrofront. Lunedì capiremo che cosa avranno messo sul piatto per convincere Fineldo, la scatola di controllo della multinazionale del bianco, della bontà dell'offerta per un'integrazione che modificherà ampiamente i rapporti di forza del mercato degli elettrodomestici in Europa. Ieri doveva essere il giorno del «dentro o fuori», il termine ultimo di presentazione delle offerte a Fineldo, prorogato a lunedì, dicono fonti vicine al dossier, perché «non è una gara ad evidenza pubblica» e qualche ora in più può essere utile per consentire a qualche ritardatario di presentarsi al gran ballo proprio al fotofinish. Le certezze in questa telenovela per ora sono due. Primo: i pretendenti. Gli americani di Whirlpool dati in vantaggio, gli svedesi di Electrolux spuntati all'ultimo dopo mesi in cui avevano persino paventato l'idea di lasciare l'Italia e - a sorpresa - i cinesi di Sichuan Changhong Electric, terzo player nel Paese del Dragone, poco avvezzi al mercato delle lavatrici (prediligono gli apparecchi audio e video) eppure con una contabilità di cassa da oltre un miliardo di euro capace teoricamente di sparigliare con un rilancio da capogiro. Secondo: l'inevitabile lancio di un'offerta pubblica di acquisto (Opa) da parte del compratore per acquisire il 44,1%, la quota in mano alla famiglia Merloni. Poi entriamo nel campo delle ipotesi: la prima è la valutazione del prezzo. La sensazione è che Whirlpool ed Electrolux, già presenti nel mercato italiano potrebbero presentare un'offerta in linea (o poco al di sotto) dell'attuale valorizzazione borsistica di Indesit (11 euro per azione). Sichuan potrebbe riconoscere qualcosa in più per entrare in Europa dove sono degli illustri sconosciuti. Forse proprio la soglia dei 12 euro per azione data dagli analisti come prezzo obiettivo per valorizzare al meglio l'ultima multinazionale tricolore del "bianco". Sono giorni frenetici soprattutto per gli avvocati delle parti, al lavoro anche per chiarire le condizioni da subordinare all'offerta. Fineldo, assistita dalla banca d'affari Goldman Sachs, ha in programma la riunione del consiglio di amministrazione nei primi giorni della prossima settimana. Forse proprio lunedì quando cadrà il velo sulle offerte vincolanti. Fonti vicine alla scatola di controllo della famiglia Merloni fanno trapelare che entro il mese di luglio l'operazione sarà portata a termine. Nei prossimi giorni probabilmente verrà indicato anche l'advisor di Indesit, un consulente che in sostanza recapiterà un parere motivato rispetto alla «congruità» delle offerte presentate dai potenziali partner. L'azienda di Fabriano ha uno storico rapporto con la boutique londinese, Ondra, legata al management del gruppo. Ma non è escluso che anche i consiglieri di minoranza possano voler nominare un altro consulente finanziario per rendere maggiormente trasparente la procedura. Nella ridda di indiscrezioni trapela intanto la convocazione di un consiglio di amministrazione straordinario di Indesit per la metà di luglio (oltre quello già previsto per la fine del mese) per valutare il processo di integrazione anche sotto un profilo strettamente industriale. Stella polare è la clausola di «salvaguardia occupazione» contenuta nel piano triennale firmato con i sindacati nei mesi scorsi. Da qui non si scappa, anche se sia Electrolux, sia Whirlpool qualche lo interrogativo lo pongono, per la loro presenza nel nostro Paese e per la parziale sovrapposizione di prodotti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 105 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 41 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Privatizzazioni Prezzo al minimo, più titoli ai piccoli risparmiatori. Confermata la quotazione dal 3 luglio. Nessun incasso per via XX Settembre Fincantieri in Borsa, ma i fondi non comprano L'offerta di azioni ridotta di oltre un terzo. Fintecna rinuncia a vendere il suo pacchetto Fabrizio Massaro

MILANO - Non è piaciuta al mercato la privatizzazione di Fincantieri. Il colosso cantieristico di Stato controllato dalla Cassa depositi e prestiti attraverso la holding Fintecna - che nonostante le dimensioni limitate dell'introito, al massimo 104 milioni, doveva essere il banco di prova delle privatizzazioni del governo Renzi - ha suscitato una reazione fredda da parte degli investitori istituzionali, che hanno presentato proposte di acquisto inferiori alla quota loro riservata (l'80% del totale). Maggiore successo ha riscosso invece l'ipo (initial public offering) presso i risparmiatori, sia per la spinta sulla rete da parte delle banche venditrici sia per il profilo da cassettista dell'offerta, che garantisce 1 azione gratis ogni 20 acquistate e detenute per un anno. Così ieri al termine del periodo di offerta partito il 16 giugno il gruppo guidato da Giuseppe Bono, con l'azionista Fintecna, le banche collocatrici (Banca Imi, Credit Suisse, Jp Morgan, Morgan Stanley, Unicredit) e gli advisor Rothschild e Equita Sim, hanno deciso di modificare ampiamente la struttura dell'operazione. Qualche banchiere sarebbe stato addirittura dell'idea di ritirare la quotazione. L'ipo invece viene confermata ma Fintecna ritira 100 milioni di azioni che aveva offerto in vendita e viene tagliata la quota di titoli offerti in aumento di capitale da 600 a 450 milioni di azioni (più altre 50 come green shoe). Il prezzo è stato fissato a 0,78 euro, al minimo della forchetta di 0,78-1 euro ad azione. Insomma l'operazione viene ridimensionata dopo due settimane di sondaggi sul mercato. Il risultato dovrebbe essere di un aumento di capitale da 351 milioni circa (senza green shoe), sottoscritto dai risparmiatori per una quota del 30% circa, dunque superiore rispetto al 20% loro riservato da prospetto. Secondo le proiezioni iniziali, la spinta sul retail avrebbe portato nel gruppo circa 35 mila piccoli azionisti, compresi i dipendenti. Fintecna dovrebbe restare con il 70% circa del capitale, mentre nelle intenzioni puntava ad avere post-ipo una quota tra il 55% e il 61%. L'esordio in Borsa di giovedì 3 luglio sarà il primo banco di prova. Nonostante un portafoglio ordini di 12,9 miliardi tra navi da guerra, da crociera e mega-yacht, 298 milioni di margine operativo e 85 di utili a fine 2013, secondo fonti al lavoro sul dossier gli investitori istituzionali sarebbero rimasti cauti su Fincantieri per la marginalità non elevata del business e l'assenza di dividendi per i prossimi tre anni. Alla freddezza del mercato avrebbe contribuito anche l'ondata di quotazioni e aumenti di capitale. Il cambio in corsa dell'operazione non crea comunque problemi alle casse dello Stato, tutt'al più un danno di immagine. Fincantieri è la prima delle privatizzazioni 2014 ma non era su di essa che il Tesoro contava, visto che a Fintecna sarebbero entrati fra 80 e 104 milioni e solo indirettamente - e in parte - sarebbero risaliti fino a Via XX Settembre. Da essa si potranno trarre però lezioni in vista delle altre privatizzazioni in cantiere, ben più rilevanti per le casse pubbliche, come Poste, Enav o Grandi Stazioni. Proprio giovedì il Tesoro ha nominato Rothschild e lo studio legale Shearman & Sterling advisor per la vendita di una minoranza del capitale di Ena v. 0fabriziomassar0 © RIPRODUZIONE RISERVATA 12,9 miliardi di euro Il portafoglio ordini attuale di Fincantieri tra navi da guerra, da crociera e mega-yacht

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 106 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 41 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

298 milioni di euro Il margine operativo della società a fine 2013Circa 85 milioni gli utili del gruppo nello stesso anno 104 milioni di azioni messe sul mercato e ritirate da Fintecna La controllata dal Tesoro resterà azionista di Fincantieri al 70% 351 milioni di euro l'ammontare dell'aumento di capitale (senza green shoe) Il prezzo è stato fissato a 0,78 euro per azione Foto: La prua di una nave Fincantieri collocata sulla facciata della Borsa a Milano per il lancio dell'Ipo

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 107 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 41 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Rocca Salimbeni L'operazione da cinque miliardi serve a rimborsarne tre di Monti bond Montepaschi fa il pieno con l'aumento Al Tesoro mezzo miliardo di interessi I soci Confermati al 9% i soci del patto di sindacato Fondazione Mps, Fintech Advisory e Btg Pactual F. Mas.

MILANO - Alessandro Profumo e Fabrizio Viola il loro Palio di Siena l'hanno vinto: sono riusciti a portare a casa praticamente senza inoptato una delle più grandi ricapitalizzazioni mai realizzate di recente su una banca, quella da 5 miliardi su Mps. Le sottoscrizioni delle azioni al prezzo di 1 euro ciascuna sono state pari al 99,85%. Praticamente è il tutto esaurito. Era anche comprensibile la corsa a sottoscrivere: chi non l'avesse fatto avrebbe subito una diluizione pari al 97,7%. Insomma, avrebbe perso tutto. Chi ha sottoscritto invece trova convenienza nel valore del titolo, ieri 1,47 euro dopo una ricapitalizzazione dalle montagne russe. Ieri mattina l'amministratore delegato Viola l'aveva fatto capire: «Stasera spero di festeggiare». E a commento dei dati ha aggiunto: «L'ottima riuscita dell'aumento di capitale ci consente di guardare al futuro con rinnovata energia. Questa operazione, oltre a consolidare i nostri requisiti patrimoniali, ci permetterà di restituire al governo italiano circa 3,5 miliardi, comprensivi di interessi e sovrapprezzo, ovvero la gran parte dei Monti bond a suo tempo ottenuti. Un risultato positivo per Mps e per lo Stato». Il Tesoro in effetti incasserà entro luglio circa 500 milioni, e altri 270 milioni sono attesi a luglio 2015, come interessi sui 3 miliardi maturati fino ad oggi e per il miliardo di euro di Monti bond ancora in pancia a Mps. In sostanza l'investimento da 4,1 miliardi del Tesoro nei Monti bond frutterà quasi 800 milioni in due anni e mezzo, e questo senza considerare gli interessi pagati fin dal 2009 per i vecchi Tremonti bond (circa 1,9 miliardi). Anche l'ampia platea di banche del consorzio di garanzia che con l'operazione hanno incassato 260 milioni di euro di commissioni - Ubs, Citigroup, Goldman Sachs , Mediobanca, Barclays, BofA Merrill Lynch, Commerzbank, Jp Morgan, Morgan Stanley e SocGen - tirano un sospiro di sollievo, in quanto non dovranno accollarsi azioni. Si vedranno nei prossimi giorni le eventuali novità nell'azionariato. È confermato intanto il pacchetto del 9% il blocco composto dalla Fondazione Mps (2,5%), dai brasiliani di Btg Pactual (2%), e dagli americani di Fintech Advisory del finanziere messicano David Martinez Guzman (al 4,5%), legati in un patto parasociale. Anche Axa, Centro Coop Italia e Coofin hanno detto che avrebbero sottoscritto: tra vecchi e nuovi soci, è un blocco pari al 15% circa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: L'amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena, Fabrizio Viola. Il titolo dell'istituto di credito questa settimana è stato sull'ottovolante

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 108 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 43 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Sussurri & Grida Gnudi chiama Boston Consulting per il rebus Ilva

(f. ta. ) La soluzione del problema Ilva passa dalla ricerca di nuovi azionisti. Per questo Piero Gnudi, nominato un paio di settimane fa commissario straordinario del gruppo, sta verificando se esistono candidature concrete e a quali condizioni. La consapevolezza è che occorrono partner industriali dalle spalle forti, sia dal punto di vista industriale che finanziario, e che l'unica possibilità di trovarli è all'estero. Nei giorni scorsi è stato firmato un accordo di riservatezza con la multinazionale ArcelorMittal, che ha già avviato le verifiche sugli impianti ma che non ha alcuna esclusiva, come confermano altri contatti in corso. Contemporaneamente Gnudi ha deciso di affidare ai consulenti del Boston consulting group l'incarico di verificare le analisi di un'altra società di consulenza, la McKinsey, che per conto del predecessore, Enrico Bondi, aveva messo a punto i passaggi cruciali del piano industriale di risanamento e rilancio del gruppo. La firma del contratto con Boston consulting group è prevista nei primi giorni della settimana prossima e segnerà il coinvolgimento nella vicenda Ilva di una terza società di consulenza, dato che il piano McKinsey è stato bocciato da Roland Berger, incaricata da Bondi su richiesta delle banche creditrici (la più esposta è Intesa Sanpaolo). Il problema vero è che trovare un cavaliere bianco per l'Ilva è una missione complicata per almeno tre motivi: l'entità elevata degli investimenti necessari per il risanamento ambientale, l'intreccio con le inchieste giudiziarie in corso a Taranto e Milano, la sovracapacità produttiva degli impianti siderurgici in Europa. Proprio nei giorni scorsi un rapporto della banca svizzera Ubs ha ipotizzato la chiusura totale o parziale dell'Ilva come rimedio all'eccedenza di offerta rispetto alla domanda. La chiusura totale o parziale dell'Ilva, secondo il documento, costerebbe fino a 1 miliardo di euro ma permetterebbe di salvare le altre imprese europee (a beneficiarne più di tutti sarebbero i tedeschi di Salzgitter, i produttori scandinavi, l'austriaca Voestalpine) e le banche creditrici. L'Ilva è il gruppo siderurgico più grande in Europa. Sempre lo stesso rapporto ritiene improbabile l'acquisto dell'Ilva da parte di ArcelorMittal a causa dell'intervento dell'Antitrust europeo (il nuovo polo produttivo controllerebbe il 40 per cento del mercato continentale) e per il costo elevato dell'operazione, che permetterebbe all'acquirente di avere benefici soltanto nel lungo periodo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Capvis dopo Arena mira ai sistemi delle macchine per cialde di Ceme (d. pol. ) I sistemi per capsule di caffè dei marchi Nespresso, De' Longhi e Philips potrebbero presto traslocare da Manama, capitale del Regno di Bahrein, al Cantone di Zug in Svizzera. Dipenderà dall'esito del negoziato che la Investcorp, l'ex proprietaria di Gucci, con il suo presidente Nemir Kirdar, sta conducendo per vendere la sua controllata italiana Ceme. Sede a Brugherio, in Brianza, circa 300 milioni di ricavi, quattro stabilimenti in Italia e uno a Zhong Shan nella Cina del Sud, 400 addetti e un business in crescita. Quello appunto delle elettrovalvole e pompe per le macchine da caffè di casa, la divisione più grande e redditizia che vende ai grandi clienti del settore, oltreché per piccoli elettrodomestici e apparecchiature industriali. L'ultimo pretendente rimasto in campo è proprio il fondo elvetico Capvis, dopo una selezione che ha visto in gara un ventaglio di private equity per un operazione il cui valore è stimato tra 250 e 300 milioni, debito lordo incluso. La vendita promossa attraverso il meccanismo dell'asta, con Unicredit advisor, ha infatti attratto l'interesse dei grandi fondi d'Oltreoceano, quali Carlyle, Advent e Towerbrook. Ma l'alchimia giusta sembra essere nata con i manager svizzeri, fin qui molto attivi nei paesi di lingua tedesca attraverso un fondo che si muove con una dotazione di 600 milioni, indirizzata verso medie aziende. Da un po' di tempo Capvis ha però acceso il radar sull'Italia. Ha rilevato i costumi da bagno Arena e tiene d'occhio aziende alimentari e marchi noti. L'esito del negoziato dipenderà come sempre dal prezzo. Kirdar e i manager della Investcorp non scenderanno sotto una certa soglia perché sanno che il business del caffè ha buone prospettive. Però hanno voglia di vendere, anche perché in Italia hanno fatto il pieno. Il braccio degli investimenti del Bahrein possiede anche la bergamasca N & W, distributore di bevande e snack ma soprattutto di caffè.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 109 28/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 43 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 110 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Invito di Marchionne Il capo del governo domani a Grugliasco Bianca Carretto

di BIANCA CARRETTO A PAGINA 22 Matteo Renzi e Sergio Marchionne hanno programmato per domani un incontro nella fabbrica di Grugliasco, ex Bertone, in cui si costruiscono le Maserati Quattroporte e Ghibli. Una riunione a cui sono stati invitati diversi industriali torinesi, per mostrare lo stato dell'arte di una rinascita, passata dal fallimento al riconoscimento di World Class Manufacturing (Wcm), il più alto grado di efficienza per uno stabilimento. La metamorfosi di uno scenario che ha visto la Fiat al centro di una trasformazione, da produttore di auto piccole ed economiche è passata alla costruzione di modelli ad alto contenuto tecnologico, posizionati nel segmento del lusso. A Grugliasco è stato investito oltre 1 miliardo di euro nella ristrutturazione del sito che attualmente impiega circa 2.500 persone. La conseguenza positiva di questo ribaltamento riguarda anche l'altro impianto torinese, quello di Mirafiori (stanziato un altro miliardo di euro), dove si assembla l'Alfa Mito e da dove uscirà il suv Levante, marchiato con il Tridente. I dipendenti sono 5.500 alla carrozzeria e 780 alle presse, quasi certamente, saranno coinvolti nella produzione delle future Alfa Romeo, posizionate, anche queste, tra le auto premium. Nel contesto della visita di Renzi si è inserita la voce della Fiom che in una lettera aperta chiede di incontrare il presidente del Consiglio per esprimergli «la preoccupazione per il futuro produttivo ed occupazionale» degli impianti piemontesi. Un'iniziativa che sembra stridere con l'atteggiamento assunto dal segretario generale del sindacato dei metalmeccanici, Maurizio Landini dopo la firma, quindici giorni, fa dell'accordo su Pomigliano che, nelle parole del sindacalista, «apre un nuovo capitolo nelle relazioni industriali in tutto il gruppo». Il premier e l'amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles indubbiamente si piacciono, sono entrambi rottamatori di un sistema Italia che deve essere totalmente reinventato, il primo ha dichiarato «io sto dalla parte di Marchionne, dalla parte di chi sta investendo sul futuro delle aziende, quando tutte chiudono, è un momento in cui bisogna cercare di tenerle aperte», il secondo «qualsiasi piano che va a cambiare il sistema di regole del gioco che non sono più competitive, io lo appoggio totalmente e Renzi mi sembra che abbia preso la strada giusta». Marchionne, all'inaugurazione di Grugliasco nel 2013, non aveva nascosto che la sua «non era una scommessa riservata ai deboli di cuore», alludendo alle difficoltà che questo impegno richiedeva, per riposizionare non solo la Fiat, ma anche altre imprese della regione nella realizzazione di prodotti di qualità, per esportarli nel resto del mondo. Questo in un quadro europeo in cui la maggior parte della case automobilistiche sta cercando soluzioni per chiudere siti e ridurre personale. Il gruppo Psa Peugeot Citroen ha firmato un nuovo accordo con i sindacati per incentivare i dipendenti ad uscire dalla società. La fabbrica di Aulnay (la «Mirafiori» di Francia), verrà fermata alla fine dell'anno e altri tagli sono previsti a Rennes che occupa 1.400 lavoratori. Ford ha deciso la chiusura definitiva, entro il 2014 dell'impianto di Genk, in Belgio, che impiega circa 4.300 operai, che salgono a più di diecimila se si considera l'indotto. E altri 1.400 posti andranno in fumo in Gran Bretagna, dove saranno chiusi due stabilimenti. In Germania, Opel, la filiale europea di General Motors, ha deciso lo stop a Bochum a partire dal 2016. La visita di Renzi a Grugliasco è una prima presa di coscienza del valore sociale dello sforzo che Fiat sostiene, mantenendo in vita tutti gli impianti nel nostro Paese, in attesa della visita prevista per settembre della sede di Chrysler ad Auburn Hills, gli uffici americani più grandi dopo il Pentagono su cui oggi sventola anche il tricolore. Un interscambio culturale esteso, che vede coinvolti dirigenti al vertice, come l'italiano Lorenzo Sistino, che dopo aver guidato Iveco ha lasciato due giorni fa la sua posizione al francese Pierre Lahutte. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 111 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La vicenda Lo sciopero Lunedì 16 giugno nello stabilimento Maserati di Grugliasco - in forte attività produttiva - la Fiom indice uno sciopero di un'ora per tenere un'assemblea sul contratto. Per Fiat aderisce solo il 11% dei 2.019 lavoratori. L'effetto è la mancata produzione di 11 auto La lettera Giovedì 19 Sergio Marchionne (foto ) scrive ai dipendenti spiegando che Fiat-Chrysler ha fatto di tutto per tenere gli stabilimenti in Italia ma che ha bisogno di sapere se i lavoratori credono nel piano dell'azienda ed evidenzia le conseguenze dello sciopero di una «minoranza». Fiat annuncia anche il blocco del trasferimento a Grugliasco di 500 cassintegrati di Mirafiori e lo stop ai 12 turni. La visita a sorpresa Lunedì 23 Marchionne vola da Detroit a Grugliasco e incontra responsabili e lavoratori della fabbrica. Viene revocato il blocco dei 500 cassintegrati

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 112 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato All'interno Il debito insostenibile e le (difficili) ricette degli economisti Danilo Taino

di DANILO TAINO A PAGINA 2 C'è una questione di fronte all'economia italiana che - come uno spettro in sonno - tutti vedono e temono ma cercano di ignorare. Si chiama sostenibilità del debito pubblico. E' presto tratteggiata: una montagna di oltre 2.100 miliardi di euro, pari a quasi il 135% del Prodotto interno lordo, è gestibile nel medio-lungo periodo oppure è una bolla destinata a esplodere e quindi, per evitarlo, richiede interventi straordinari? In altre parole, possiamo controllare la situazione attraverso politiche normali oppure dobbiamo considerare il passo fatale e preparare una ristrutturazione del debito, cioè una penalizzazione di chi ci ha prestato denaro? I politici e i funzionari di Stato non ne parlano. Gli economisti hanno invece ben presente il problema, tanto che da qualche tempo alcuni si cimentano in proposte di ristrutturazione e cercano di trovare soluzioni le meno devastanti possibile. In un recente dibattito organizzato dalla Fondazione Corriere e dalla società di gestione AcomeA, il professor Paolo Manasse dell'Università di Bologna ha presentato uno studio approfondito dal quale arriva alla conclusione che il debito pubblico italiano non è, nella dimensione attuale, sostenibile e che qualche forma di ristrutturazione può essere presa in considerazione. Non è solo il fatto che, secondo i dati della Banca d'Italia, nel 2013 lo Stato ha speso per interessi 82 miliardi, circa il 5% del Pil: denaro sottratto, in buona misura, all'economia. E' soprattutto la circostanza che, nelle condizioni date, per rispettare i vincoli introdotti dal Fiscal Compact europeo dovremmo ridurre il debito dal 135 al 121% del Pil entro il 2019. Significherebbe avere ogni anno un avanzo primario (cioè al netto degli interessi pagati sul debito) del 4,6% del Pil, il triplo di quello attuale: ma anche negli anni di maggiore sforzo e quando la crescita era migliore e l'inflazione più alta (1990-99) il surplus primario è stato in media del 2,5%. Secondo Manasse è un'impresa impossibile. A suo avviso, il surplus primario massimo raggiungibile è attorno al 2% del Pil, il che implica che per potere mantenere una traiettoria rispettosa del Fiscal Compact dovremmo partire da uno stock di debito più basso: circa 208 miliardi in meno rispetto ai 2.100 di oggi, cioè dal 122% del Pil invece che dal 135%. Si può fare? A suo parere, con un piano coordinato a livello europeo e con grande attenzione ai particolari qualche forma di ristrutturazione è possibile. Manasse dice che il quadro legale la consentirebbe e che le perdite a cui andrebbero incontro le banche italiane sarebbero gestibili: perderebbero l'11,4% dei loro asset se tutto il debito pubblico fosse cancellato, molto meno se se ne cancella solo il 10- 15%. Ovviamente ristrutturare il debito, come ha fatto due volte la Grecia durante la crisi penalizzando i creditori privati, crea enormi problemi al Paese che lo fa: soprattutto rende difficile tornare poi sui mercati a vendere titoli di Stato. A maggior ragione se ciò avvenisse non sotto i colpi di una crisi finanziaria ma a freddo, come scelta politica. E' vero che la Grecia, ora, è tornata a emettere titoli e a trovare investitori che li comprano ma è anche evidente che, in un mondo dove la reputazione è tutto, un default sul debito ha effetti devastanti e di lunghissimo periodo. Il professor Guido Tabellini, dell'Università Bocconi, dice per esempio che, dovendo scegliere, piuttosto che ristrutturare il debito sarebbe addirittura meglio uscire dall'euro: ipotesi forte. Non che Tabellini pensi che siamo di fronte a questa alternativa: crede anzi che la situazione si possa gestire, se si riesce ad avere una crescita economica superiore a quella anemica prevista per i prossimi anni. Nota per esempio che, tra il 1993 e il 2004, il Belgio ridusse il suo debito dal 134,1% del Pil al 94% con una crescita annua media del 2,4% e 11 anni di surplus primari. L'Irlanda dal 92 al 37% del Pil tra il 1988 e il 2000 grazie a una crescita media annua del 7,3%. Ma un default, per quanto gestito, non lo vuole prendere in considerazione. Nelle settimane scorse, il centro di studi Economia Reale dell'ex viceministro dell'Economia Mario Baldassarri ha presentato un piano nel quale propone un taglio del debito di 40 miliardi nel 2015, di cento nel 2016 e di altrettanti nel 2017, per arrivare al 110% dl Pil quell'anno e al 102,4% nel 2018. Non attraverso una

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 113 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

ristrutturazione, però: attraverso la creazione del Fondo Immobiliare Italia, un fondo che prenda in carico il patrimonio pubblico, si attrezzi a venderlo nel lungo periodo ma nel frattempo lo cartolarizzi e ne venda le quote sui mercati (prevede anche che entro l'anno prossimo l'amministrazione pubblica paghi interamente i debiti verso le imprese). In uno scenario decisamente ottimistico, Baldassarri calcola anche che se il rapporto di cambio tra euro e dollaro evolvesse verso uno a uno, per questo solo fatto il debito pubblico italiano scenderebbe al 113,5% nel 2018: quando abbinato alla sua proposta di alienazione finanziaria del patrimonio, in questo scenario il debito calerebbe all'89,5% tra quattro anni. E' difficile che una congiuntura da sogno del genere prenda forma: il calcolo, però, dimostra che la ristrutturazione del debito non è necessariamente la sola strada che abbiamo davanti. Sta di fatto che in campo ci sono parecchie soluzioni di "taglio" del debito. Di recente, il professor Charles Wyplosz dell'Università di Ginevra ha elaborato una strada per ridurre i debiti pubblici di colpo senza infliggere perdite ai creditori o vendite di patrimonio. Ha chiamato la complessa proposta Padre, Politically Acceptable Debt Restructuring in the Eurozone: si tratta di fare sparire la metà del debito pubblico (di tutti i Paesi dell'area euro) passandolo a un'agenzia che poi lo ripagherebbe usando i diritti di signoraggio che ogni banca centrale nazionale riceve dalla Banca centrale europea. Una proposta che si va a aggiungere a quelle che in questi anni di crisi sono state avanzate da molti centri di studio: prevedono un default, un mezzo default, una manovra coordinata europea per mutualizzare i debiti futuri, l'emissione di Eurobond e via dicendo. Soluzioni più o meno creative, più o meno solide, più o meno accettabili politicamente. La cosa che per ora abbiamo imparato dalla Grande Crisi è che gli alti debiti sono un enorme peso che limita la crescita e crea disoccupati. Per il resto, sappiamo solo che, se non costretti dai mercati, difficilmente i governi vorranno svegliare lo spettro addormentato. danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA 135 Per cento È il livello del debito pubblico accumulato dall'Italia espresso in rapporto con il Prodotto interno lordo. Ad aprile 2014 il debito pubblico è salito ad oltre 2.100 miliardi di euro. Negli ultimi due anni è cresciuto di circa 157 miliardi di euro dai 1.989 miliardi di euro registrati a dicembre del 2012

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 114 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

I nuovi conti del governo per evitare la manovra L'ipotesi di escludere dal deficit i pagamenti della Pa e 5-6 miliardi di cofinanziamento ai fondi europei Enrico Marro

ROMA - Al ministero dell'Economia sanno che il lavoro più duro comincia ora. Il premier Matteo Renzi la sua parte l'ha fatta, strappando nel documento conclusivo del Consiglio europeo dell'altro ieri una formulazione che autorizza il «miglior utilizzo della flessibilità» già prevista dal patto di Stabilità, in pratica limitati e temporanei spazi di allentamento del rigore in cambio di riforme che assicurino una maggior crescita del Prodotto interno lordo (Pil). Adesso la palla passa al ministro Pier Carlo Padoan. Toccherà a lui conquistare questi spazi. Già da ieri il ministro ha cominciato a studiare i dossier in vista della riunione dell'Eurogruppo (ministri economici della zona euro) del 7 luglio e del vertice Ecofin (ministri economici dell'Ue) il giorno successivo, quando Padoan debutterà appunto come presidente di turno dell'Ecofin, nell'ambito del semestre italiano di presidenza Ue che partirà il primo luglio. Quella riunione avrà all'ordine del giorno l'approvazione delle Raccomandazioni per ciascuno dei 28 Paesi dell'Unione, messe a punto nelle scorse settimane dalla Commissione europea e che hanno ricevuto un primo via libera dal Consiglio europeo. Padoan conosce benissimo le Raccomandazioni riservate all'Italia: 17 pagine che, per il momento, non aprono alcuno spazio di flessibilità. Anzi ribadiscono il giudizio negativo dell'Ue sulla decisione del governo italiano di rinviare di un anno, dal 2015 al 2016, il pareggio strutturale di bilancio. Decisione motivata con la necessità di finanziare misure per la crescita. Il fatto è che la principale divergenza tra il governo Renzi e le istituzioni europee rimane proprio sulle stime di aumento del Pil. Renzi e Padoan insistono che nel 2014 sarà dello 0,8%, la Commissione europea non va oltre lo 0,6%. Il rinvio del pareggio di bilancio unito a una previsione di crescita inferiore porta l'Ue a concludere che l'Italia non sarà in grado di invertire l'andamento del debito che, secondo le regole del Fiscal compact, dovrebbe ridursi ogni anno di circa 3 punti e mezzo in rapporto al Pil in modo da passare dal 135% attuale al 60% nel giro di venti anni. Il rischio, secondo la Commissione, è appunto che anche nel 2015 il debito continui ad aumentare. In questo caso l'Italia rischierebbe l'apertura di una procedura per debito eccessivo, che imporrebbe il ricorso a politiche rigoriste. Per evitare questo scenario la prima delle raccomandazioni riservate all'Italia chiede un «rafforzamento delle misure di bilancio per il 2014». In pratica una manovra aggiuntiva. Che il governo ha già detto di non voler fare. Su questo punto c'era è c'è disaccordo, anche dopo il Consiglio europeo di due giorni fa. Le novità sono che questo disaccordo verrà gestito da qui a novembre all'interno di una cornice politica più favorevole all'Italia per tre motivi: la presidenza di turno dell'Ue; il fatto che la Commissione europea è in scadenza; il fatto che la nuova Commissione che entrerà in carica il primo novembre, e che sarà quindi quella che giudicherà la prossima legge di Stabilità che il governo italiano, come gli altri, invierà a Bruxelles entro il 15 ottobre, lo farà appunto alla luce di un documento politico che autorizza il miglior utilizzo delle flessibilità previste. Che spazi possono concretamente aprirsi? Il governo potrebbe ottenere che 5-6 miliardi di cofinanziamenti nazionali ai fondi strutturali europei non vengano conteggiati nel deficit e che anche i pagamenti dei debiti commerciali della Pubblica amministrazione restino fuori. Ma tali prospettive potranno aprirsi solo se arriveranno segnali positivi sul Pil. Il dato del secondo trimestre verrà diffuso dall'Istat il 6 agosto. Se non dovesse essere buono (e purtroppo le previsioni, ultime quelle della Confindustria, non sono incoraggianti), lo stesso governo sarebbe costretto a rivedere i suoi piani con la nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanze) a metà settembre. Anche perché sia la spending review (taglio della spesa publica) sia le privatizzazioni stanno andando a rilento. Padoan potrebbe prenderne atto e preparare una manovra pesante. Senza aspettare Bruxelles.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 115 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

© RIPRODUZIONE RISERVATA I conti dell'Italia 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 115 110 105 100 95 90 feb apr giu ago ott dic 2.150 2.100 2.050 2.000 1.950 1.900 Il Pil italiano e il confronto con l'Area euro L'andamento del debito pubblico Il clima di fiducia delle imprese Germania 110 100 90 80 70 Area euro Italia Francia -1,9% 2.146.389 88,4 punti 2012 2013 2014 milioni di euro 1.989.584 2.069.365 Aprile 2014 Giugno 2014 maggio 86,9 punti CORRIERE DELLA SERA La City Hall di Ypres, dove giovedì 26 si è tenuta la cena dei 28 leader dei Paesi Ue che hanno trovato l'accordo sul nuovo presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e sulla maggiore flessibilità nei conti giu ago ott dic feb apr 1,1 1,2 1,2 1,2 0,9 0,8 0,7 0,7 0,7 0,5 0,4 0,6 0,5 Tendenziale (su maggio 2013) Congiunturale (su aprile 2014) LA CRESCITA ATTESA La stima del Governo La stima di Confindustria Pil Deficit/Pil 2014 2015 2014 2015 Pil Deficit/Pil 2014 2015 2014 2015 fonte: Def, aprile 2014 fonte: Centro studi Confindustria, giugno 2014 +0,8% +1,3% 2,6% 1,8% +0,2% +1% 2,9% 2,5% La frenata dell'inflazione 2013 2014 2013 2014 11,5 12,0 12,5 13,0 Il tasso di disoccupazione Dati in % +0,5% -0,1% apr giu ago ott dic feb apr 12,6 L'accordo Agenda strategicae designazione I leader dell'Unione Europea hanno adottato l'agenda strategica per i prossimi cinque anni, che accompagna la designazione diJean-Claude Junckeralla presidenzadella Commissione Meno rigore a favoredella crescita Il documento conclusivo del Consiglio europeo prevede limitati e temporanei spazi di allentamento del rigore, in cambio di riforme che assicurino una maggiore crescita del Prodotto interno lordo Consolidamentoe riforme I leader hanno concordato di raggiungere un consolidamento favorevole alla crescita che sia differenziato tra i diversi Paesi con particolare attenzione alle riforme strutturali

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 116 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Conti pubblici Sulla cifra pesano anche le perdite dovute agli enti locali (250 milioni). E i contratti dureranno altri vent'anni Derivati a caro prezzo per lo Stato: 3,2 miliardi in un anno La copertur a dei rischi sul debito penalizzata dal crollo dei tassi E rinegoziarla costerebbe troppo Il precedente Quando Monti nel 2012 decise di risolvere il contratto con Morgan Stanleylo Stato pagò 2,5 miliardi SERGIO RIZZO

ROMA - I conti si fanno sempre in fondo. E da qui alla fine manca ancora un sacco di tempo. Vent'anni almeno. Intanto però paghiamo. E caro, come ha ricordato giovedì 26 giugno Salvatore Nottola durante la sua requisitoria sul rendiconto dello Stato. Nel solo 2013 le operazioni di swap sui derivati, parole sue, «hanno inciso sul deficit per 3,2 miliardi di euro»: senza quel salasso, ha spiegato il procuratore generale della Corte dei conti, il rapporto fra deficit e Prodotto interno lordo sarebbe stato del 2,8 per cento. Due decimi di punto inferiore al fatidico 3 per cento che abbiamo centrato con fatica, e scusate se è poco in un contesto nel quale Bruxelles ci chiama al rispetto rigoroso delle regole. Senza contare che quei 3,2 miliardi finiti nelle tasche delle banche rappresentano una cifra pari ai tre quarti del gettito Imu sulla prima casa, che il governo di Enrico Letta si era dannato l'anima per trovare dovendo tener fede a certe avventurose promesse elettorali. La cosa ha origini lontane. A partire dalla prima metà dello scorso decennio il governo italiano decise di stipulare una serie di contratti con banche italiane e internazionali per coprire parte del debito pubblico (circa 160 miliardi) dal rischio di aumento dei tassi. Il Tesoro rammenta che in quegli anni l'euribor, valore che viene preso a riferimento, oscillava fra il 4 e il 5 per cento e fino a quel momento si erano verificati esclusivamente choc al rialzo. Verissimo. Anche se fra il 2000 e il 2002 l'euribor era calato dal 5 al 2 per cento. E sarebbe senza dubbio interessante conoscere le previsioni sull'andamento dei mercati e le valutazioni di carattere generale che spinsero a prendere quell'iniziativa. Il meccanismo di questo genere di derivati è piuttosto semplice. Il Tesoro paga alle banche un tasso fisso, diciamo il 4 per cento. Ricevendo a sua volta in pagamento dalle banche un tasso variabile, calcolato appunto sull'euribor. Se questo è più alto di quel fatidico 4 per cento, lo Stato italiano ci guadagna la differenza; se è più basso ci perde la differenza. E siccome dal 2008, con l'esplosione della crisi finanziaria mondiale i tassi sono letteralmente crollati, ecco spiegato il salasso. Visto che dal 2009 a oggi l'euribor non ha mai raggiunto il 2 per cento e negli ultimi due ha oscillato al di sotto dello 0,50, si può calcolare che l'operazione derivati ci sia costato da allora almeno una decina di miliardi. Con il fattivo contributo dei tanti enti locali contagiati anch'essi dalla micidiale febbre dei derivati: ben 250 milioni di perdite di quei 3,2 miliardi accumulati nel solo 2013 sono attribuibili a loro. Si sarebbe potuto evitare? Gli esperti del Tesoro spiegano che i derivati equivalgono a una polizza assicurativa, anche se il premio è fortemente variabile. In questo caso, ben oltre le aspettative più nere: la tesi è che nessuno poteva prevedere la drammatica crisi finanziaria, né una simile caduta dei tassi. Tecnicamente, però, si tratta pur sempre di una scommessa, basata su previsioni di lungo periodo: è assai difficile che le banche accettino di scommettere se il rischio di perdita è troppo alto. E finora, va detto, hanno avuto ragione loro. La durata di quei contratti di swap, trentennale, è poi al tempo stesso per lo Stato una garanzia e un'arma a doppio taglio. Una garanzia, nel caso (improbabile almeno per i prossimi due ani) in cui i tassi dovessero decollare all'improvviso; un'arma a doppio taglio se l'euribor dovesse continuare a galleggiare su livelli prossimi allo zero. Si potrebbero forse rinegoziare gli accordi con le banche, ma questo avrebbe certamente un prezzo molto alto. All'inizio del 2012 il governo di Mario Monti, in carica da poche settimane, decise di risolvere anticipatamente un contratto di finanza derivata con la Morgan Stanley, versando in unica soluzione nelle casse della banca americana la somma di 2 miliardi 567 milioni di euro. Per ora dunque le banche (tra cui due sole italiane, Unicredit e Intesa San Paolo) festeggiano. Mentre allo Stato italiano non resta che leccarsi le ferite, sperando paradossalmente che i tassi si rialzino quanto prima:

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 117 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

anche se questo farebbe risalire insieme i rendimenti dei titoli pubblici e il costo del servizio del debito. Perché i conti, dicevamo, si fanno sempre in fondo. E fra vent'anni chi vivrà vedrà. © RIPRODUZIONE RISERVATA 2,8 Foto: la percentuale del rapporto deficit-Pil calcolata senza le operazioni sui derivati: 0,2 punti sotto la soglia del 3% indicata dai vincoli europei come limite massimo

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 118 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 22 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Camusso (Cgil) «Il decreto sulla Cig va fermato»

«Le nuove regole per la cassa integrazione in deroga sono un disastro perché per quello che si sa fino ad ora di questo decreto in troppe regioni si andrà a migliaia di licenziamenti dal momento che vengono considerati esauriti gli strumenti». È il monito del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che da Campobasso, partecipando alla Marcia per il lavoro, organizzata da Cgil, Cisl e Uil, ha lanciato l'appello «a non firmare e fermare subito il decreto». Secondo «le notizie che abbiamo si tradurrebbe nel fatto che tanti lavoratori e lavoratrici, che oggi sono in cassa integrazione in deroga o in mobilità, perderebbero immediatamente il diritto», sottolinea Camusso. «Si determinerebbe la messa in discussione degli accordi che ci sono, con il rischio che tutto questo si traduca in migliaia di licenziamenti nel paese». Secondo il leader della Cgil «non si può rendere pressoché inesigibile la cassa integrazione in deroga non avendo ancora costruito i nuovi ammortizzatori e la riforma. Siamo tutti coscienti che si deve andare ad una nuova struttura degli ammortizzatori, ma non si può lasciare nel mezzo un lungo vuoto in cui non c'è nessuna copertura per lavoratori e lavoratrici. Si sono promesse le riforme senza che riforme e ammortizzatori ci siano». L'allarme di Camusso è arrivato il giorno dopo che il ministero del Lavoro ha invitato le Regioni e le Province autonome a non fare accordi per la cig in deroga superiori a otto mesi nel 2014, limite che scenderebbe a sei mesi per il 2015 e il 2016. Inoltre, per quanto riguarda la concessione dei trattamenti di mobilità, si invita a non superare i limiti massimi di fruizione previsti dallo stesso (7 mesi che salgono a 10 mesi al Sud per chi ne ha usufruito per meno di tre anni; 5 mesi e 8 al Sud per chi ne ha invece già beneficiato per più di tre anni). Dopo il 2016, come previsto dalla riforma del lavoro Fornero, la cig in deroga si esaurirà. I numeri in gioco non sono da poco. La cassa in deroga, ha sottolineato il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, tutela ogni anno oltre 350mila lavoratori. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 119 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato 2 Le Fondazioni antiusura e i paletti dell'Abi RITA QUERZÉ

All'inizio furono le aziende e le famiglie. Ora anche il non profit bussa alle porte del banche con qualche rimostranza. La Consulta nazionale antiusura che riunisce le maggiori fondazioni antiusura d'Italia si è di recente lamentata con l'Abi. Associazioni e fondazioni denunciano difficoltà a ottenere credito dalle banche con cui hanno stipulato speciali convenzioni. Il meccanismo è il seguente. In base all'articolo 15 della legge 108 del 1996 le associazioni che cercano di prevenire l'usura ricevono fondi dal ministero dell'Economia. Questi soldi vengono usati come garanzia per ottenere prestiti agevolati (al 3% con restituzione in cinque anni) a vantaggio di persone che altrimenti rischierebbero di rivolgersi a un usuraio. Il tutto avviene attraverso l'intermediazione di attori specializzati del non profit. Sono proprio questi ultimi, oggi, a segnalare tempi lunghissimi per l'istruttoria delle pratiche e richieste di garanzie che in alcuni casi superano il 100% del prestito. La stessa Abi ha segnalato il problema con una lettera agli istituti di credito. Con la missiva il direttore generale, Giovanni Sabatini, sollecita gli associati a prestare più attenzione alle richieste delle organizzazioni antiusura. «E' vero, con la crisi accedere ai prestiti è diventato più difficile, le garanzie non bastano mai - racconta Luciano Gualzetti, presidente di una delle fondazioni che fanno parte della Consulta antiusura, la San Bernardino di Milano - . Nel nostro caso la morosità di chi ottiene il prestito è inferiore al 10%. Certo, la bancabilità delle persone che si rivolgono a noi è ulteriormente peggiorata». La fondazione San Bernardino, sostenuta dalle diocesi della Lombardia, in 10 anni ha mobilitato 3,5 milioni di euro da usare come fondo di garanzia (2 arrivati dal Mef, 1,5 arrivati dalle diocesi). Ma la piazza di Milano resta una delle semplici quando si parla di usura. I veri problemi sono al Sud. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 120 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Manifattura Il leader mondiale dell'abbigliamento tecnico è già proprietario di Tessitura Majocchi e Conceria del Chienti Jihua trova la Cina in Italia A Como il polo dei tessuti hi-tech Il gruppo cinese porta a Tavernerio le lavorazioni di alta qualità Accordo di cooperazione In occasione della visita di Renzi in Cina la capogruppo Xinxing Cathay ha firmato un accordo di cooperazione con l'Italia Sergio Bocconi

L'8 luglio a Tavernerio si terrà una peculiare inaugurazione: Jihua, gruppo cinese pubblico quotato a Shanghai specializzato in abbigliamento professionale ed equipaggiamento tecnico che fattura 4,3 miliardi di dollari, apre il proprio quartier generale internazionale in questo comune di circa 6 mila abitanti vicino a Como. Un passo strategico che ha una spiegazione in apparenza semplice: Jihua ha scelto l'Italia dopo aver fatto acquisti mirati di piccole aziende considerate di eccellenza, la Tessitura Majocchi e la Conceria del Chienti. In ciò che il made in Italy è un brand di profilo mondiale: design, creatività, fashion, materiali hi-tech. Qui dunque, con una decisione inedita per un gruppo cinese, Jihua avrà la sede internazionale e farà la ricerca e lo sviluppo dei prodotti, dal prototipo fino alla manifattura «super» di nicchia, mentre verrà destinata in Cina la produzione di «massa». Con numeri impensabili nel nostro Paese ma in linea con le capacità del gruppo, che ha in catalogo dalle scarpe per gli astronauti all'abbigliamento per i vigili del fuoco e oggi realizza 150 milioni di calzature e 60 milioni di uniformi. All'inaugurazione parteciperanno il numero uno di Jihua, Li Xuecheng, e Liu Mingzhong, presidente del colosso statale cinese Xinxing Cathay che controlla Jihua e che fattura in vari settori 35,5 miliardi di dollari con quasi 80 mila dipendenti, da tre anni nella classifica «Fortune Top 500». Un segno di particolare attenzione? Anche, ma bisogna considerare che con la cerimonia si completa il capitolo di una storia particolare iniziata meno di due anni fa. Affiancato dall'advisor per l'Italia Icd (e dallo studio Pedersoli per gli aspetti legali) Jihua punta gli occhi sulla Tessitura Majocchi, azienda di Albavilla fondata nel 1941 dalla famiglia Romanin specializzata in tessuti hi- tech (ha fra i suoi clienti anche le Forze Armate e la Polizia) e per lo sportswear. La società è in concordato preventivo, viene affittata come ramo d'azienda e poi acquisita dalla newco Nt Majocchi, controllata al 51% da Jihua mentre il resto è in mano a una cordata italiana. Nt Majocchi a sua volta entra nella società di Pechino che, con la prima griffe italo-cinese Jh 1912 (data di costituzione di Jihua), sta sviluppando una catena mondiale di negozi: 600 circa in Cina e una ventina fuori. I centri test sono già stati aperti a Pechino, Shanghai e a Milano, in corso Europa. Così la «vecchia» tessitura, che ora diventa centro di R&D, design e prototipi, e retail, passerà nei piani da un fatturato di 9 milioni a 400 nei prossimi anni. Il secondo passo viene compiuto sempre in Italia ma è una partnership, Jv international, con la francese Michelin per la produzione e commercializzazione di suole hi-tech per scarpe tecniche. Ancora una volta però il gruppo cinese compie una scelta peculiare che premia il nostro Paese: Jv international avrà sede nel quartier generale e di ricerca di Tavernerio con Nt Majocchi e l'ufficio stile di Jh 1912. Anche il terzo passo compiuto in marzo è una «storia a sé». Jihua rileva a Tolentino l'85% della Conceria del Chienti, in liquidazione dal maggio 2013, specializzata nella produzione di pellame per calzature e pelletterie. L'accordo prevede, caso unico, che il 15% resti alla cooperativa degli ex dipendenti della società, che diventa la prima conceria estera del gruppo cinese. Tolentino è vicino a Macerata e questa città è stata scelta simbolicamente per la terza tappa del viaggio in Italia dei top manager cinesi: lì è nato padre Matteo Ricci, gesuita protagonista alla fine del 1500 di lunghe missioni in Cina. A Pechino è considerato uno dei due «stranieri» che più hanno collaborato alla storia del loro Paese: l'altro è Marco Polo. A Macerata verrà dunque celebrato il 90esimo anniversario della fondazione della conceria. Il giorno prima si terrà invece a Milano, in collaborazione con lo studio Ambrosetti, un forum dedicato alle piccole e medie imprese italiane che guardano al Jihua Park Destination Center, network di 35 mega mete turistiche in Cina, mix di shopping, sport e intrattenimento, che Jihua ha affidato per ideazione e

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 121 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

gestione all'italiana Arcoretail. Un progetto, seguito negli aspetti esecutivi sempre dall'italiana Cmr, da 8 miliardi di euro di investimenti guardato con attenzione dal governo cinese per il possibile impatto sociale. E anche dall'esecutivo italiano: Cmr e Xinxing Cathay hanno firmato un accordo di cooperazione strategica in occasione della recente visita del premier Matteo Renzi in Cina. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il gruppo in cifre I NUMERI DI XINXING CATHAY INTERNATIONAL ... COSÌ SUL LISTINO DI SHANGHAI ...E DELLA CONTROLLATA JIHUA GROUP 32,5 miliardi 26 province su 40 attraverso RICAVI 700 milioni UTILE 78 mila DIPENDENTI 4,3 miliardi RICAVI 200 milioni 150 mln 2.053 UTILE 40 mila DIPENDENTI Nel 2013 il gruppo si è classificato al 406° posto nella classifica di «Fortune Top 500» Presenza in Cina 4 società controllate 123 a controllo indiretto 22 province su 30 attraverso Presenza in Cina 70 filiali dirette e indirette calzature prodotte brevetti registrati* *2013 3,20 3,10 3,00 2,90 2,80 2,70 2,60 2,50 2,40 AGO SET OTT 2013 2014 NOV DIC GEN FEB MAR APR MAG GIU 2,46 euro +2,93% Ieri Foto: Al vertice Li Xuecheng, numero uno di Jihua group, gruppo cinese pubblico quotato a Shanghai

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 122 29/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 26 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Bnp Paribas, il mea culpa del Direttore che fa paura a tutto il sistema bancario Giuseppe Guastella

Quelli che ha commesso Bnp Paribas sono «errori» per i quali «riceveremo una pesante ammenda» dalle autorità americane «molto presto», ammette il direttore generale della banca Jean-Laurent Bonnafé in una lettera a tutti i dipendenti. Ma è come se la missiva fosse arrivata anche ai Dipartimenti delle finanze e della giustizia americani con i quali, forse dopodomani, Bnp annuncerà il patteggiamento della sanzione più alta mai applicata negli Usa, si dice intorno ai 9 miliardi di dollari, per aver nascosto tra il 2002 e il 2009 trenta milioni di transazioni effettuate in violazione delle sanzioni imposte a nazioni come Iran, Sudan e Cuba. I termini dell'accordo, trapelati la scorsa settimana prevederebbero anche l'ammissione di colpevolezza da parte di Bnp, l'allontanamento di un gruppo di manager dalla sede di e il divieto di operare in dollari nel 2015. Ma le discussioni sono ancora in corso, fluide, e la situazione internazionale potrebbe giocare a favore dei francesi. Sul blocco nelle operazioni in dollari, che regolano ad esempio i mercati energetici, Bnp starebbe trattando con istituti internazionali concorrenti, come Bank of America, cui affidare i clienti più importanti. Al mea culpa della lettera, un segnale diretto all'opinione pubblica internazionale ma anche agli inquirenti, farà seguito il riconoscimento formale di fronte alle autorità americane. Resta la gigantesca multa. Per pagarla, scriveva nei giorni scorsi il Wall Street Journal , Bnp - la più importante banca francese - avrebbe intenzione di azzerare i dividendi per gli azionisti e vendere titoli che ha in portafoglio. Un sacrificio talmente pesante che, secondo alcuni osservatori francesi, potrebbe addirittura destabilizzare il sistema bancario ed economico del Paese per poi travalicare i confini con effetti disastrosi sull'economia di gran parte dell'Europa che stenta ancora a ripartire. Tanto che il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, ha lanciato l'allarme di un «rischio di impatto macroeconomico» globale. Come dire, attenzione a non tirare troppo la corda. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 123 30/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA Parla il sottosegretario alla presidenza del Consiglio: le riforme? Sull'Italicum c'è un equilibrio «Così possiamo tagliare il debito» Delrio: fondo Ue con gli immobili dello Stato come garanzia LORENZO SALVIA

Il sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Delrio la definisce «una strada nuova». Ma non per questo «improvvisata». Cita Prodi e Quadrio Curzio e propone la «mutualizzazione del debito». ALLE PAGINE 2 E 3 ROMA - L'Italia torna da Bruxelles con la regola del «miglior uso della flessibilità» già prevista. Non è un po' poco, sottosegretario Graziano Delrio, per parlare di un'Europa che abbandona la linea del rigore e di vittoria del governo Renzi? «No, non è poco perché è proprio dal mancato uso della flessibilità già consentita che sono arrivati i nostri problemi più seri». Quindi, nel semestre di presidenza dell'Unione, l'Italia non chiederà di alzare il tetto del deficit, il famoso 3% del Pil, il Prodotto interno lordo? «Non credo sia una legge scolpita per sempre nella pietra ma non vogliamo essere noi a spostarla sulla sabbia. No, non chiederemo di alzare il 3%. Anche per evitare sospetti e risolini in Europa, anche ricordando che ci sono altri Paesi che sforano quel limite in modo palese e per un certo periodo l'ha fatto persino la Germania». Scusi, ma allora questa maggiore flessibilità cosa vuol dire? «Vuol dire che quando si calcola il deficit non viene considerata, o meglio viene considerata flessibile, una parte della spesa. Di fatto si allenta il patto di Stabilità. Può essere fatto per il cofinanziamento, cioè i soldi che l'Italia è obbligata a spendere per utilizzare i fondi europei. Parliamo di una cifra intorno ai 7 miliardi di euro l'anno. Ma c'è anche la clausola degli investimenti, che consentirebbe di lasciare fuori dal calcolo spese ad alto impatto sociale, come la messa in sicurezza delle scuole o del territorio. Parliamo di una somma intorno ai 3 miliardi di euro. In tutto la flessibilità potrebbe valere 10 miliardi l'anno anche se non è scontato che queste due voci possano essere sommate». L'anno scorso Bruxelles ha detto che la clausola per gli investimenti non poteva essere usata dall'Italia. «Vero, e naturalmente sarà la Commissione a definire gli spazi possibili. Ma il no dell'anno scorso era motivato con una curva di discesa del debito pubblico ancora troppo lenta». Se è per questo il nostro debito pubblico, invece di scendere, sta continuando a salire. Omai siamo al 135% del Pil. «Scenderà ma bisogna percorrere una strada nuova. Che non è improvvisata o avventurosa come qualcuno dice. Se ne parla da tempo ma finora nessuno ha avuto coraggio di fare il primo passo». Sta pensando alla ristrutturazione del debito pubblico, come in Argentina o in Grecia? «Quelle sono riflessioni che farà il presidente del Consiglio. Ma l'Italia non cerca scorciatoie e nemmeno salvataggi. Qui se ne viene fuori solo con un orizzonte europeo più ambizioso». Quale sarebbe la proposta allora? «Quella di Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio, gli euro union bond, cioè la mutualizzazione del debito. Si crea un fondo federale europeo al quale ogni Stato conferisce un pezzo del proprio patrimonio immobiliare e non. Sono garanzie reali che possono essere utilizzate in parte per investimenti strutturali in parte per alleggerire il debito pubblico. A quel punto non faticheresti più a trovare 3 miliardi di euro l'anno dalle privatizzazioni ma taglieresti il debito del 25-30%». Sta dicendo che le privatizzazioni e le dismissioni immobiliari, sempre considerate l'arma numero uno per abbattere il debito pubblico, non bastano? «Quel percorso va avanti comunque, uno Stato più leggero resta il nostro obiettivo. Ma con un debito pubblico sopra i 2 mila miliardi di euro c'è bisogno di una soluzione radicale. Oltre che di un ritorno alla crescita, che renderebbe tutto più facile».

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 124 30/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Dopo la ripresina di fine 2013 nei primi tre mesi di quest'anno davanti al Pil è tornato il segno meno. Confindustria ha appena rivisto al ribasso le stime da qui alla fine dell'anno. Il bonus da 80 euro non funziona? «Non è vero. Nel mese passato c'è stata una inversione di tendenza nella fiducia dei consumatori. Sono sicuro che tutte le misure del governo per ridare competitività al Paese, non solo il bonus da 80 euro ma anche la riforma della giustizia e della Pubblica amministrazione, daranno i loro frutti molto presto». Ecco, le riforme. Comincia la settimana clou per quelle istituzionali. I senatori chiedono di tagliare anche il numero dei deputati. Una buona idea o un modo per prendere tempo? «Non sono innamorato delle dietrologie ma non capisco il vantaggio di mettere in campo soluzione alternative dopo tutto il lavoro fatto. La proposta mi sembra consolidata: avere una sola Camera elettiva con un'altra basata sulla rappresentanza di Regioni ed enti locali». Se non passa si va al voto anticipato? «Il Paese ha bisogno di governo non di minacce, nemmeno quelle sul voto anticipato. Ciò detto, se rimane un bicameralismo mascherato ci sarà da ragionare bene. E il Parlamento si dovrebbe assumere le sue responsabilità». Sulla legge elettorale puntate ancora sull'Italicum o si può tornare al Mattarellum? «Una legge elettorale che non consente di capire chi ha vinto non è compatibile con il funzionamento moderno della democrazia. Sull'Italicum abbiamo raggiunto un equilibrio. Se poi arriva un contributo nuovo, come quello del Movimento 5 stelle, e tutti ci mettiamo d'accordo evviva. Ma non mi sembra questo il caso almeno per ora». Delle preferenze si può discutere? «Si può discutere di tutto ma non ne sono particolarmente innamorato. Hanno molte contro indicazioni, come il rischio di prestarsi al voto di scambio». Berlusconi ha detto che bisogna regolamentare le unioni civili. «Bene, un altro segnale che su alcune questioni le riforme si possono fare con un consenso largo. E anche velocemente come abbiamo dimostrato in questi primi 100 giorni». Sulla giustizia mica tanto. Oggi in Consiglio dei ministri porterete non un decreto e nemmeno un disegno di legge ma solo delle linee guida. «Nessuna frenata, è lo stesso percorso che abbiamo scelto per la riforma della Pubblica amministrazione. Prima i principi, poi la consultazione pubblica e solo alla fine i testi veri e propri». Esiste il partito delle toghe? «No, esiste una materia che per anni è stata condizionata dalle situazioni giudiziarie di politici di primissimo livello. Non c'erano le condizioni serene per fare una riforma, adesso sì». Se il ministro degli Esteri Federica Mogherini andrà in Europa ci sarà un rimpasto. Sarà l'occasione per allargare la maggioranza? «Se Mogherini andrà in Europa si tratterà di sostituire lei. Ma nessun rimpasto, per carità». Lorenzo Salvia @lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA L'agenda L'Italia alla guida Ue: meno due giorni al via La visita a Roma dell'uscente Barroso La nuova Commissione e il rebus delle nomine Il 2 luglio il premier italiano Matteo Renzi presenterà al Parlamento europeo di Strasburgo riunito in sessione plenaria il programma del «semestre», durante il quale toccherà all'Italia guidare il consiglio dell'Unione Europea

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 125 30/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il 3 e il 4 luglio, il presidente uscente della Commissione europea, José Barroso, con gli altri commissari, verrà a Roma per incontrare il governo italiano in occasione dell'inizio del semestre La Commissione Ue, guidata da Jean-Claude Juncker, si insedierà a novembre. L'Italia punta a ottenere per il proprio componente la delega agli Esteri. Per l'incarico è in pole position l'attuale ministro Federica Mogherini Al governo Chi è Graziano Delrio, 54 anni, medico, sposato, 9 figli, è il sottosegretario (Pd) alla presidenza del Consiglio Gli esordi in politica Nel 1999, Delrio diventa consigliere comunale (Ppi) a Reggio Emilia, la sua città. Nel 2004 è sindaco e nel 2009 ottiene il mandato bis. Nel 2011, è presidente dell'Anci, l'associazione dei Comuni italiani Il passato recente Renziano della prima ora, Delrio è ministro per gli Affari regionali nel governo Letta. Lo scorso febbraio, Renzi lo porta al governo come braccio destro Foto: Intesa Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, a sinistra, scambia un cenno in Aula con il premier Matteo Renzi (Granati) Foto: 125 i giorni trascorsi da quando il governo di Matteo Renzi ha ottenuto la fiducia. Il premier ha avuto 378 sì alla Camera; 169 al Senato, grazie all'appoggio decisivo di Ncd

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 126 28/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Asta record. I rendimenti dei BTp decennali scendono sotto il 3% L'ingombrante appeal sul mercato del debito italiano* Isabella Bufacchi

Dipende da dove lo si guarda: il debito pubblico dell'Italia è un enorme problema per i partners europei meno indebitati, che non intendono farsi carico dell'indebitamento altrui. È una camicia di forza per la classe politica italiana, un macigno che impone un rigore di bilancio a oltranza a costo di schiacciare la crescita. È oggetto di scappatoie contabili e un tormento per i rating sovrani. Ma è anche un investimento "appetibile" perchè rende più di altri bond. L'asta deiBTpancora una volta ieri ha confermato la tenuta della domanda, italiana e internazionale, per il debito pubblico italiano negoziabile. I rendimenti italiani calanomastanno scendendo ovunque nell'Eurozona e lo spread tra iBTpe i titoli tedeschi ogni tanto ha il fiato corto: sono in molti, all'estero, a ritenere che l'Italianon meriti uno spread molto più stretto, nonostante l'invidiabile avanzo primario e il deficit sotto il3%perchè l'Italia non riesce a invertire la tendenza al rialzo del debito/Pil in maniera sostenibile, e cioè assicurandoun duraturo rafforzamento della crescita potenziale con riforme strutturali epocali. Renzi piace ai mercatimanon li ha ancora convinti del tutto, nonli ha conquistati: restano aperti molti interrogativi, in che tempi? con quali modalità? con quale spessore? verranno realizzate le riforme promesse dal premier Renzi? Nonostante tutto, i traders nonescludono unulteriore restringimento dello spread, grazie al clima diffuso del risk-on, alla liquidità abbondante, alla compressione dei rendimenti e alla stabilità del Governo Renzi. Barclays prevedeun differenziale Italia/Germania a quota 100, Citigroup attorno ai 120 punti entro la fine dell'anno: e questo basta e avanza per mantenere tonici gli acquisti sui titoli del debito italiano, che sovrastano con i loro rendimenti quelli dell'area «core». S&P's, stando ai pronostici diuna schiera crescente di strategist, quest'anno dovrebbe promuovere l'Italia modificando l'outlook da negativo a stabile.Eanche questo è unelemento positivo e di sostegno, che servirà nelle prossime settimane a controbilanciare l'umore che storicamente si incupisce sui mercati durante l'estate.Aquesto si aggiungono le misure straordinarie già annunciate dalla Bce e quelle che restano nel cassetto di Mario Draghi (compresa una inedita formula di qualitative easing ocredit easing). Mail debito è e resta debito.Ese anche da Bruxelles dovesse arrivare il disco verde su alcuni ritocchi contabili,come quello di alleggerire lo stock dei 2.100 miliardi scomputando il pagamento dei debiti commerciali pregressi della pubblica amministrazione, nulla potrebbe cancellare la quantità "extra" diBTp prevista nel programma di emissioni lorde del Tesoro per quest'anno: nei 470 miliardi, che sonoun target (nonun diktat), il ministero dell'Economia ha conteggiato i circa 35 miliardi previsti dai due provvedimenti sul rimborso dei debiti pregressi della pa (il primo tra i 22 e i 24 miliardi, il secondo da 9 miliardi). Tutto dipenderà dai pagamenti effettivi e da eventuali rimodulazioni: il Tesoro si è attrezzato per coprire l'intero importoma subordinato ai versamenti effettivi. Anche la politica ha i suoi target: e trovare nuovi spazi nel bilancio dello Stato per finanziare la crescita resta uno di questi.Unchiodo fisso, in Italia.Mai mercati restano intransigenti, prendonole distanze dalla contabilità: hanno tollerato l'aumento degli importi in asta deiBTpsolo perchè il debito pubblico salito per ripagare i debiti pregressi della pa è servito ad allentare il credit crunch che attanaglia le imprese, soprattutto le medie e le piccole.Èentrato direttamente in circolo, mirato al finanziamento dell'economia. Dopoil deficit sotto il 3%, l'avanzo primario e l'obiettivo del pareggio di bilancio strutturale, i mercati guardano ora all'inversione della tendenza del debito/Pil, che dovrà iniziare a calare:manon basteranno di certo i ritocchi contabili, calcoleranno fino a che punto lo stock del debito pubblico diminuirà con un serioprogramma di privatizzazioni e dismissioni (anche del patrimonio immobiliare pubblico) da un lato e con la risalita del Pil dall'altro lato.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 127 28/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato FOCUS ENERGIA Da luglio la bolletta del gas è meno cara Celestina Dominelli

Via dell'authority al nuovo aggiornamento tariffario per l'energia: dal 1° luglio riduzione del 6,3% per il gas (con un risparmio medio stimato in 73 euro annui) mentre la luce resta invariata. Da gennaio, la spesa per il gas è diminuita del 10% e di oltre il 16% nell'ultimo anno e mezzo. Celestina Dominelli u pagina 8 ROMA Scende ancora la bolletta del gas, mentre l'esborso per l'elettricità resta stabile. Così dal 1° luglio ci sarà una riduzione sul primo versante del 6,3%, con un risparmio di 73 euro su base annua. Lo ha deciso ieri l'Autorità per l'energia elettrica e il gas nell'aggiornamento dei prezzi di riferimento per il trimestre luglio-settembre per i consumatori serviti in tutela. Il ribasso registrato dalla bolletta del gas che, da gennaio, è diminuita del 10% e di oltre il 16% nell'ultimo anno e mezzo, è collegato alla riforma voluta dall'esecutivo e portata avanti con determinazione dall'Authority presieduta da Guido Bortoni, che ha consentito di ancorare i prezzi della materia prima alle quotazioni spot sulle principali borse europee, riducendo l'incidenza dei contratti pluriennali (i "take or pay") indicizzati ai prodotti petroliferi. La discesa collegata alla revisione è stata in parte controbilanciata, si legge nella nota diffusa ieri dall'Aeeg, «da un leggero incremento (+0,1%) a copertura degli oneri della morosità per i servizi di ultima istanza del fondo UG3». Quanto all'invarianza della bolletta elettrica, il calo della materia prima all'ingrosso (-7,1%) - che costituisce il 50% della bolletta - è stato in parte compensato dalle coperture assicurative contro il rischio di rialzo dei prezzi dei contratti di approvvigionamento dell'Acquirente Unico. Sono poi aumentati, chiarisce ancora l'Authority, i costi di dispacciamento (+5,8%) e, in lieve misura, anche gli oneri derivanti dai meccanismi di perequazione della vendita e la necessità di gettito per gli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate (la componente A3 della bolletta). Sulla crescita del dispacciamento sono intervenuti i maggiori acquisti di energia elettrica "di riserva" per garantire la sicurezza del sistema a fronte della crescente produzione da fonti verdi non programmabili e anche gli effetti attesi dopo la sentenza del Consiglio di stato sugli sbilanciamenti. In particolare, da luglio, il prezzo di riferimento dell'elettricità sarà di 18,9 centesimi di euro per kilowattora (tasse incluse) per una spesa media annua della famiglia tipo di 512 euro che saranno ripartiti in questo modo: 252 euro (pari al 49,25% del totale della bolletta) per i costi di approvvigionamento dell'energia e commercializzazione al settaglio; 111 euro (21,61%) per gli oneri generali di sistema; 81 euro (15,80%) per i servizi di rete (trasmissione, distribuzione e misura); 68 euro (13,34%) per le imposte (Iva e accise). Per il gas, invece, il prezzo, da luglio, ammonterà a 77,76 centesimi di euro per metro cubo (tasse incluse). Per il cliente tipo, quindi, la spesa su base annua sarà di 1.088,70 euro: 377,45 euro (il 34,67% della bolletta totale) per l'approvvigionamento del gas naturale; 407,67 euro (37,45%) per le imposte che comprendono le accise, l'addizionale regionale e l'Iva; 168,18 euro (15,45%) per la distribuzione e la misura; 68,47 euro (6,29%) per la vendita al dettaglio; 38,23 euro (3,51%) per il trasporto; 28,70 euro (2,63%) per la gradualità nell'applicazione della riforma che ha ridotto il peso dei contratti a lungo termine. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6,3% RIDUZIONE DEL PREZZO DEL GAS DAL 1° LUGLIO

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 128 28/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'ANALISI Il «miglior utilizzo» non significa sconti a buon mercato Dino Pesole

Il «miglior utilizzo della flessibilità», secondo le intese raggiunte ieri al vertice dei Capi di Stato e di governo, non apre per noi la porta alle verdi praterie degli sconti europei da ottenere a buon mercato. È una partita che va giocata soprattutto in casa nostra, da qui alla prossima legge di stabilità, riforme alla mano. Sarà la nuova Commissione europea, presumibilmente non appena insediata, a valutare quale peso attribuire alle singole riforme strutturali che nel frattempo saranno state realizzate. E a tradurre la possibile, auspicata flessibilità in margini temporali meno stringenti per rientrare nella «regola del debito», e nella possibilità di avviare investimenti produttivi scorporando in tutto o in parte dal calcolo del deficit la quota di finanziamento nazionale. Non viene meno con questo la necessità di assicurare la riduzione del deficit strutturale (il parametro cui guarda Bruxelles) verso l'obiettivo di medio termine, vale a dire il pareggio di bilancio. «Chi fa le riforme, avrà diritto alla flessibilità, e dunque la partita adesso è in Italia», ha sintetizzato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al termine del summit europeo. In poche parole, se è indubbiamente un passo in avanti che si riconosca sulla carta questa sorta di "scambio" tra riforme e flessibilità, è altrettanto indiscutibile che per noi la partita è al fischio d'inizio. Va giocata proprio sul piano delle iniziative concrete che governo e Parlamento saranno state effettivamente in grado di realizzare. Il fisco, in primis. L'accelerazione del percorso di attuazione della delega, attraverso l'approvazione di tutti i decreti legislativi entro fine anno, potrà avere un peso non da poco sull'esito della trattativa. E ancora il mercato del lavoro, con il via alla fase attuativa della delega, al pari degli effettivi risultati attesi dai provvedimenti appena varati dal governo (a partire dalla riforma della Pa), e del pacchetto di misure sulla giustizia. Nessuno sconto «a prescindere», dunque, e il precedente della Germania che nel 2003 ha sforato il tetto del 3% del deficit per varare riforme incisive e strutturali può essere invocato, ma fino a un certo punto. Tocca a noi far fronte a 80 miliardi l'anno di spesa per interessi, e convincere i mercati che possono stabilmente finanziare i nostri titoli a tassi più contenuti, proprio perché il nostro Paese è finalmente proiettato su un percorso di crescita e di riforme. Tocca a noi sbrigliare l'intricata matassa (fatta di potere di interdizione delle burocrazie e di inefficienza della macchina pubblica e amministrativa) che blocca da anni ogni buon proposito riformatore. Sul piano concreto, poter disporre di un eventuale timing di rientro dal debito meno stringente rispetto a quanto previsto dal Fiscal compact può evitare di incorrere in una nuova procedura d'infrazione. Ma il pareggio di bilancio in termini strutturali andrà comunque conseguito nel 2016, poiché da questo punto di vista la flessibilità l'abbiamo già invocata chiedendo lo slittamento di un anno rispetto al precedente obiettivo. Eventuali aperture sul fronte degli investimenti paiono altresì potenzialmente rilevanti, ma non decisive se limitate a pochi decimali di Pil. E poi si dovrà evitare di finire nelle maglie della procedura d'infrazione per i mancati pagamenti della Pa. Credibilità e riforme, con annessi gli effetti attesi in termini di incremento potenziale del Pil e dell'occupazione: ecco la sfida, perché la vera «clausola di salvaguardia» è la crescita, garantita da un disegno riformatore di medio periodo, senza cedimenti sul fronte della tenuta dei conti pubblici. A metà ottobre, il governo dovrà presentare a Bruxelles il piano di tagli alla spesa per 17 miliardi, da inserire in legge di stabilità. Il programma di privatizzazioni (lo 0,7% del Pil) potrà sostenere il rientro dal debito, e la riduzione della pressione fiscale (in primis sul lavoro) dovrà giovarsi anche dei proventi sottratti all'evasione. Ancora una volta, dunque, i compiti a casa dovremo farli per primi noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 129 28/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 19 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Credito. La ricapitalizzazione da 5 miliardi è stata sottoscritta al 99,85% - Attesa per l'identità dei nuovi azionisti sopra al 2% Mps, il maxi-aumento fa il tutto esaurito Viola: risultato positivo per la banca e per lo Stato, restituiremo 3,5 miliardi tra Monti-bond e interessi Cesare Peruzzi

FIRENZE Il maxi-aumento di capitale da 5 miliardi di Banca Mps è andato in porto con successo. L'adesione degli azionisti ha sfiorato l'en plein (99,85% del totale) e ha reso inutile l'intervento del consorzio di garanzia guidato da Ubs. Lo spettro della possibile nazionalizzazione scompare definitivamente e il gruppo presieduto da Alessandro Profumo si prepara a restituire allo Stato 3 miliardi (su quattro) di Monti bond, oltre a circa 500 milioni tra interessi e adeguamento del valore dei titoli previsto dal contratto, operazione che Mps farà entro luglio. Ma, soprattutto, la banca di Rocca Salimbeni torna a pieno titolo a giocare il ruolo di terza forza indipendente sul mercato del credito italiano. «L'ottima riuscita dell'aumento di capitale ci consente di guardare al futuro con rinnovata energia», è il commento di Fabrizio Viola, amministratore delegato di Banca Mps. «Oltre a consolidare i nostri requisiti patrimoniali - aggiunge - questa operazione ci permetterà di restituire al Governo italiano circa 3,5 miliardi, comprensivi di interessi e sovrapprezzo, ovvero la gran parte dei Monti bond a suo tempo ottenuti. Un risultato positivo per Mps e per lo Stato». Nessuna sorpresa sul fronte azionario. Al termine del periodo di offerta, sono stati esercitati 116,636 milioni di diritti per la sottoscrizione di 4,992 miliardi di nuove azioni, pari appunto al 99,85% del totale per un controvalore di 4,992 miliardi. Hanno sottoscritto pro quota, come preannunciato, i cosiddetti "pattisti": la Fondazione Mps (2,5%), Fintech (4,5%) e Btg Pactual (2%), che in tutto hanno sindacato il 9% del capitale e dichiarato di essere aperti a nuovi ingressi, con la prospettiva di determinare la governance della banca quando sarà rinnovata, nel 2015. Hanno aderito anche alcuni grandi soci, come Axa (3,7%), ma la composizione azionaria dovrebbe restare molto frammentata, anche se il quadro definitivo potrà chiarirsi solo nei prossimi giorni. I diritti di opzione non esercitati - informa una nota di Rocca Salimbeni - saranno offerti in Borsa tramite Banca Akros a partire dal primo luglio (conclusione il 7 del mese) e potranno essere utilizzati per sottoscrivere nuove azioni Montepaschi al prezzo di un euro, sulla base di un rapporto di 214 nuove azioni ogni cinque diritti. Il titolo Mps, ieri, ha chiuso in leggera flessione a 1,47 euro (-1,6%). Rocca Salimbeni, complice la favorevole congiuntura borsistica e di mercato, ha vinto una battaglia strategica: quella per garantire indipendenza e autonomia alla banca più antica del mondo. Un successo non scontato, che arriva dopo la messa in sicurezza della Fondazione (un successo personale della presidente uscente Antonella Mansi) e la nascita del patto che si pone come garante della stabilità societaria e del legame con il territorio. Spazzati via i retaggi della vecchia politica, rimesso ordine nei ruoli e nelle competenze, il gruppo è nelle condizioni di svoltare definitivamente. La prossima sfida ha per oggetto il ritorno alla redditività: obiettivo che il piano industriale messo a punto da Viola, con la supervisione di Bruxelles, colloca nel 2015. Indicazioni, in questo senso, arriveranno già con l'approvazione dei conti semestrali in programma il 7 agosto. Il mercato si aspetta segnali positivi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le operazioni

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 130 28/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 19 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Fuori dal radar Bce. Tra malversazioni, localismi e crediti «facili» Bankitalia stringe sulle piccole: sono 20 le banche commissariate I CASI RECENTI Negli ultimi mesi quattro istituti sono finiti sotto tutela (da inizio anno sono 9): dalla Popolare dell'Etna alla Banca Padovana Fabio Pavesi

Non si placa la stretta di Banca d'Italia sui piccoli istituti. Solo negli ultimi mesi sono finite in amministrazione straordinaria altre tre banche e quattro intermediari. Un'escalation che porta a 20 il numero dei soggetti commissariati dall'Autorità e che ha visto finire sotto tutela da inizio anno ben 9 tra istituti e intermediari. Segno inequivocabile della crisi, ma anche della malagestio che ha costretto Bankitalia a estromettere i vertici. Tra le banche l'ultima in ordine di tempo è la Banca Padovana di credito cooperativo. Poco prima era finita sotto tutela la Banca Popolare dell'Etna. E a inizio anno era toccato alla Bcc Irpina di Avellino e alla Cassa di Risparmio di Loreto. Tra gli intermediari è toccato poche settimane fa alla veneta Est Capital Sgr; alla Commercio e Finanza di Napoli (gruppo Carife, già commissariato da tempo); alla Imel.Eu di Bergamo; ad Adenium Sgr e Medioleasing. Tutte realtà che si aggiungono all'abruzzese Tercas, commissariata oltre due anni fa; a Banca Marche; alla Carife alla Popolare di Spoleto. C'è un filo rosso che unisce tutte queste realtà. Sono per lo più banche cooperative e piccole popolari. Ed è questo che dovrebbe sorprendere. Già perchè sono banche locali storicamente poco inclini alla finanza speculativa, che raccolgono e impiegano sul territorio. Eppure molte di loro sono crollate sotto il peso dei crediti andati in sofferenza erogati magari a pochi soggetti e fuori dal territorio. La storia di Banca Marche è simbolica. La banca per anni gestita da Massimo Bianconi raccoglieva sì sul territorio, ma finanziava, concentrando il rischio su pochi soggetti, spesso fuori Regione. L'inchiesta ha rivelato operazioni sospette di leasing e prestiti con almeno 16 clienti condotte da Bianconi. Tra i nomi quelli dell'immobiliarista bolognese Vittorio Casale già finito agli arresti per vari reati; del gruppo pugliese Ciccolella finito in un'inchiesta per truffa sui finanziamenti europei; del costruttore Lanari e dell'imprenditore farmaceutico Canio Mazzaro. Prestiti facili andati in sofferenza e che hanno visto esplodere i crediti malati sopra quota 2 miliardi. Copione analogo per la Cassa di risparmio di Ferrara, andata a gambe all'aria per avere finanziato copiosamente due iniziative immobiliari a Milano finite male Altro che banca del territorio, solida perchè raccoglie e impiega in loco. In molti casi non è andata così. E qui entra in gioco la governance. Spesso i vertici delle piccole banche cooperative e popolari agiscono come veri e propri dominus incontrastati e senza contrappesi adeguati di controllo. E la gestione del credito diventa affare personalistico, favorendo magari chi non ha merito di credito adeguato. C'è da chiedersi ad esempio perchè l'ultima commissariata, la Banca Padovana di credito cooperativo avesse accumulato già nel 2011 sofferenze e incagli lordi pari al 27% del portafoglio, il doppio della media del sistema. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 131 28/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 5 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Mercati globali LA GIORNATA FINANZIARIA BTp decennali sotto la soglia del 3% In asta nuovi minimi storici per i rendimenti: Buoni a 5 anni all'1,35%, 10 anni al 2,81% Andrea Franceschi

Il Tesoro chiude con successo la tornata di aste con cui, da mercoledì a ieri, ha rifinanziato debito per 19 miliardi di euro. Ieri era in calendario l'ultimo test, quello più importante, sulle scadenze a 5 e 10 anni che è stato superato senza problemi: come accaduto nei giorni scorsi in occasione dei collocamenti di CTz e BoT, i tassi sono scesi a nuovi minimi storici. Nel dettaglio il Tesoro ha collocato il nuovo BTp con "maturity" al primo di agosto 2019 per un ammontare di 4 miliardi di euro a fronte di richieste per 5,223 miliardi, spuntando un tasso medio dell'1,35%, inferiore di ben 26 punti base rispetto al precedente minimo storico. Numeri brillanti anche per il decennale. Si è trattato in questo caso di una riapertura del BTp con scadenza al primo settembre 2024. In questo caso il tasso è sceso per la prima volta sotto la soglia del 3%, attestandosi al 2,81 per cento. Ne sono stati collocati per 2,5 miliardi di euro, a fronte di una domanda di 3,512. Assegnati infine 1,44 miliardi del CcTeu a scadenza 15 novembre 2019. Anche in questo caso una riapertura (la settima tranche) dalla quale il Tesoro ha spuntato un rendimento dell'1,24% con richieste per 2,263 miliardi. La domanda è stata buona, nonostante i prezzi non proprio economici. L'emissione è stata favorita dal fatto che nei prossimi giorni andranno in scadenza titoli per 13,9 miliardi di euro. Gli investitori che hanno optato per il cosiddetto "rollover", cioè il reinvesimento di titoli in scadenza in analoghi di nuova emissione, hanno fornito un supporto notevole al collocamento. E con ogni probabilità continueranno a farlo anche nei prossimi mesi dal momento che, da luglio a settembre, il Tesoro dovrà rimborsare al mercato titoli per oltre 90 miliardi di eur o stando alla banca dati S&P Capital IQ. L'esito del collocamento ha segnato la giornata di contrattazioni sul mercato secondario. Se infatti nel corso della mattinata i titoli italiani hanno registrato un rialzo dei rendimenti, in linea con l'andamento generale del mercato obbligazionario, nella seconda parte della seduta sono tornati gli acquisti. In particolare il BTp a 10 anni con scadenza nel marzo del 2024 (si tratta di un titolo diverso rispetto al decennale settembre 2024 collocato in asta) ha visto salire il tasso prima dell'asta fino a un massimo del 2,76%: poi il rendimento è progressivamente sceso, toccando un minimo di giornata a 2,71% e chiudendo alla fine a 2,72%. In linea con la vigilia. Lo spread sull'analogo Bund tedesco è sceso di un centesimo, chiudendo a 146 punti base. Nonostante negli ultimi 30 giorni il tasso del BTp decennale si sia ridotto del 18% e quello del titolo a 5 anni quasi del 30%, le prese di profitto - che normalmente si intensificano in vista della chiusura del trimestre - non hanno penalizzato le loro quotazioni. Secondo diversi addetti ai lavori, peraltro, il rally è destinato a continuare anche nei prossimi mesi. Gli analisti di Rbs mettono in conto una futura riduzione dello spread fino alla soglia dai 100 punti base. Stessa visione rialzista anche da parte degli esperti di Natixis e Kbc. Questi ultimi in particolare fanno notare come l'attuale disallineamento dei tassi tra Italia e Spagna appaia ingiustificato. Meno positiva la giornata Piazza Affari che, al pari dei maggiori listini europei, è partita in rialzo per poi chiudere la seduta in calo. Per la sesta seduta consecutiva. Il saldo a fine seduta è lievemente negativo per Milano (-0,30%) e Madrid (-0,26%). Stabile Parigi (-0,06%) e in marginale rialzo Francoforte (+0,10%). © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 132 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL SEMESTRE ITALIANO IL PILOTA E IL MOTORE Roberto Napoletano

I l campo di gioco è stretto, gli spazi di manovra ottenuti non sono di poco conto e guai a sottovalutarli, ma vanno riempiti di contenuti. Sono tutti scritti nel Patto di stabilità e di crescita: bisogna curare quella zoppìa di cui parlava Carlo Azeglio Ciampi che ha spinto per troppo tempo l'Europa nel grembo di una miope austerità. È merito del governo Renzi avere ancorato a quel patto costitutivo (inattuato) il disegno di un'Europa liberale e solidale che recuperi la via maestra della crescita. Questi spazi conquistati, però, restano oggetto di una valutazione rigorosa della Commissione e la deroga più importante (quella sul debito) resta legata alla capacità di attivare riforme che abbiano impatto positivo su quel debito o riducendolo direttamente o accentuando la crescita al punto da ridimensionarne il peso percentuale rispetto al prodotto interno lordo. Il cammino che l'Italia ha davanti a sé per tornare a crescere davvero richiede un cambio di mentalità in profondità e, soprattutto, una macchina dello Stato che accetti di muoversi su un perimetro più ristretto, capace di spendere (bene) i fondi europei e rimborsare (bene) i suoi debiti, estirpare la mala pianta della corruzione, ridurre drasticamente gli sprechi e garantire la qualità dei servizi. Per agire sia sul numeratore (debito) sia sul denominatore (pil) servono una macchina nuova e uomini motivati, selezionati meritocraticamente. Bisogna fare cose grosse e serie (gli impegni presi vanno onorati) per rimettere in carreggiata l'Italia e obbligare l'Europa a fare quel che è giusto per sé e per noi. Le due agende che pubblichiamo sotto provano a rispondere puntualmente a queste esigenze e hanno come approdo gli Stati Uniti d'Europa e un'Italia che riconquisti dignità, primati e lavoro come seppe fare ai tempi del miracolo economico. L'arco temporale necessario per avere gli effetti sperati è di lungo termine e riguarda, dunque, molti semestri europei, la fiducia, però, si costruisce giorno dopo giorno e il lavoro si imposta ora: negoziatori (italiani) e uomini del fare (italiani) si misureranno molto presto su un terreno che permane stretto e scivoloso. Siamo certi che la forza politica e l'energia che ha saputo dimostrare il premier Renzi, in casa e fuori, assicurano alla macchina italiana una guida capace di affrontare tutte le curve. Ci permettiamo di suggerire massima attenzione al motore della macchina, bisogna assolutamente evitare che perda di giri o, peggio, si ingrippi.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 133 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA Ghizzoni (UniCredit) L'intesa sindacale completa il rilancio Christian Martino

Christian Martino u pagina 13 «È un accordo importante per quello che prevede e per come è stato raggiunto». Dopo il lungo negoziato no-stop l'amministratore delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni, non nasconde la sua soddisfazione. «Questa intesa - spiega - rappresenta un passaggio fondamentale nel programma di crescita e cambiamento della banca che ci siamo dati e che sta andando avanti secondo i ritmi previsti. Mi piace sottolineare che abbiamo condiviso con i sindacati l'obiettivo, ma anche gli strumenti, per assicurare la migliore sostenibilità del nostro business». Come è stato possibile in un quadro che comunque prevede 2.400 esuberi? Intanto credo sia il frutto della nostra costante volontà di mantenere relazioni costruttive di lungo periodo con il sindacato, avendo sempre come obiettivo l'interesse della banca, dei lavoratori e dei clienti. Poi, nel merito, l'accordo prevede sì delle uscite, peraltro tutte incentivate, per chi matura il diritto alla pensione. Ma nello stesso tempo inseriremo oltre 1.500 giovani con contratti a tempo indeterminato. Circa 700 già operano in azienda e verranno stabilizzati. Inoltre, da adesso al 2015, selezioneremo e assumeremo altri 800 fra neolaureati da destinare alle relazioni commerciali (sia sulla rete fisica che da remoto), talenti in materie legate all'information technology, e professionalità specializzate nei ruoli di consulenza finanziaria evoluta o di governo e controllo. Quali sono i punti su cui siete stati costretti a fare le concessioni più significative? Abbiamo accettato di estendere tutte le politiche di welfare aziendale (dalle polizze sanitarie al fondo pensione) anche ai nuovi assunti. Il tutto nell'ambito di un processo complessivo che dovrà definire maggiore efficienza e sostenibilità a questo tema. Non era un fatto scontato, non avviene in tutte le aziende, ma alla fine abbiamo ritenuto che sia positivo. E poi abbiamo convenuto di aumentare i momenti di informazione ai lavoratori sull'andamento dell'azienda e sull'attuazione del piano. Portiamo così anche in Italia il modello di confronto che come gruppo abbiamo già in essere in molti paesi europei. Puntiamo a un più forte coinvolgimento dei lavoratori. Tagli ahimè necessari per raggiungere, già quest'anno, un utile netto nell'ordine dei 2 miliardi di euro? Per ottenere quel risultato, e tutti gli obiettivi previsti dal piano 2014-2018, è fondamentale costruire ogni giorno una banca più moderna, più efficiente, capace di dare risposte veloci e su misura per clienti sempre più sosfisticati ed esigenti. Clienti che possono scegliere di fare operazioni semplici via internet o via telefonino, che vogliono andare in filiale per definire questioni già esaminate da remoto o per consulenze più complesse, che chiedono risposte puntuali e in tempi sempre più rapidi. Ma per questo tipo di obiettivi sono necessari soprattutto investimenti. Abbiamo in programma un piano di investimenti impressionante - 4,5 miliardi di euro entro il 2018 - per costruire la banca del futuro. Per il successo di questo piano è fondamentale che tutti coloro che lavorano in UniCredit siano pienamente coinvolti e possano esprimere al meglio il proprio potenziale e le proprie competenze. Questo è essenziale per tutti, a cominciare da chi opera nella rete. E deve essere irrinunciabile per i giovani e i meno giovani. Questo accordo favorisce una sorta di ricambio generazionale? Diciamo che, in parte, ne realizza i presupposti. E ci consente di investire in nuova occupazione giovanile con competenze importanti, che alimenterà, in maniera direi naturale, i nuovi presidi di distribuzione commerciale integrata che sono il presupposto della banca multicanale. L'assunzione di giovani resterà, come visto in molti altri casi, solo propaganda? Questo accordo offre un importante contributo alla ripresa economica e occupazionale del paese ed è il segno che anche in una fase difficile come questa è possibile lavorare insieme, ognuno nell'ambito delle sue responsabilità.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 134 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Come sarà, in futuro, la figura del bancario? Assistiamo a una domanda crescente di figure a più elevato contenuto professionale, in grado di aiutare il cliente, capirne i bisogni, individuare soluzioni. Per quanto riguarda invece le attività più tradizionali o di back office, tutti dovremo studiare soluzioni nuove e più efficienti. E poi dovremo sfruttare sempre meglio il patrimonio della rete, ampliando le attività collegate ai prodotti bancari. Dalle banche, però, le imprese, le famiglie e tutta l'economia si aspettano soprattutto credito. Come ho già assicurato più volte, nei programmi di UniCredit c'è una crescita significativa nell'erogazione di credito a famiglie e imprese. Noi siamo pronti. Siamo vicini ai progetti di vita delle persone con prodotti sempre più innovativi e personalizzabili. Per le imprese vogliamo finanziare piani credibili di investimento, di sviluppo, di internalizzazione. Il nuovo programma di finanziamenti a lungo termine della Bce aggiungerà ulteriori opportunità e io sono pronto a ribaltare sulle imprese i minori costi di finanziamento. Per una ripresa vera serve l'impegno di tutti: la capacità della politica di fare in tempi stretti poche, vere riforme indispensabili; la volontà di banche, imprese e lavoratori di operare tutti nella stessa direzione, per il bene del paese. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL GRUPPO UNICREDIT 156mila I dipendenti Il gruppo, che è presente in 20 paesi, contra oltre 156mila dipendenti 9.300 Le filiali Le filiali sono 9.300. Il gruppo detiene una forte posizione strategica nell'Europa centro-orientale 45% Il peso dell'Italia Nella suddivisione per aree geografiche, l'Italia è il primo paese, con il 45% dei ricavi 51% Le donne manager Nel livello manageriale «professional» le donne sono il 51%, nel «middle management» il 38%, e nel «senior» il 20% Foto: UniCredit. L'amministratore delegato Federico Ghizzoni

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 135 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'ANALISI Un rally a due facce Maximilian Cellino

È davvero un semestre da guinness dei primati quello che domani ci lasciamo alle spalle: record storico per molte Borse; record per i tassi obbligazionari, mai così in basso; record anche per la volatilità, praticamente scomparsa sui listini. Ma diversi segnali mostrano ormai che i mercati hanno il fiato corto. Il ridimensionamento dell'offerta annunciato ieri da Fincantieri, così come le tre settimane consecutive di ribassi a Piazza Affari dopo i massimi da 3 anni raggiunti dopo la svolta Bce di inizio giugno assomigliano un po' all'accendersi della spia della riserva sul cruscotto: niente di allarmante, ma qualcosa a cui occorre fare attenzione se non si vuole rimanere a piedi. I mercati, si diceva, arrivano da una serie di successi impressionante: restando confinati all'Italia, oltre a parlare del rialzo del 12% del listino milanese in questi primi sei mesi (dopo il +17% del 2013) o dei minimi del BTp e dello spread, occorre infatti ricordare anche come da inizio anno in Italia si siano raccolti quasi 13 miliardi di euro in Borsa tra Ipo e aumenti di capitale e circa 172 miliardi sui mercati del debito, una cifra superiore del 31% rispetto ai primi sei mesi del 2013 secondo Dealogic. Successi propiziati senza mezze misure dalle manovre delle Banche centrali, che con le loro iniezioni di liquidità (effettuate o semplicemente annunciate) hanno narcotizzato i mercati: non è certo un mistero che mentre i bilanci delle quattro big mondiali - Fed, Bce, Banca d'Inghilterra e Banca del Giappone - sono quasi raddoppiati in meno di 5 anni (+81%), i listini sono saliti dello stesso passo e la volatilità si è ridotta ai minimi termini in contemporanea su azioni, bond e valute. Ed è proprio in un contesto simile che gli emittenti hanno trovato le condizioni migliori per tornare in massa sul primario. Ora che la festa della liquidità è in via di esaurimento (almeno negli Stati Uniti, che dettano però legge sui mercati), l'affiorare qua e là di piccoli segnali di stanchezza appare del tutto comprensibile. Agitare lo spettro di una nuova bolla come si fa da più parti è forse eccessivo, se non dannoso, anche perché le stesse Banche centrali sembrano impegnate nel rendere più confortevole possibile l'atterraggio dei mercati. Scalare la marcia e farsi più prudenti potrebbe invece tornare molto utile agli investitori. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 136 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Milano (+12,4%) è la migliore tra le principali Borse mondiali - Quasi dimezzato il rendimento del BTp a dieci anni A Piazza Affari sei mesi da record Effetto Banche centrali sui listini ma gli analisti non escludono rallentamenti Maximilian Cellino

Al termine di un semestre caratterizzato da rialzi, con un incremento del 12,4% Piazza Affari è regina tra le Borse europee. Anche per i titoli di Stato il bilancio di metà anno è positivo, favorito dal boom di acquisti globale sul reddito fisso. Tassi obbligazionari mai così in basso. Dietro le performance ci sono le scelte delle Banche centrali, ma crescono i timori sulla "tenuta" della corsa. Servizi u pagina 5 «Dimenticate le performance di questi primi sei mesi del 2014, i prossimi saranno sicuramente più complicati»: l'incipit del report diffuso al giro di boa di metà anno da una primaria banca d'affari rappresenta la fotografia più fedele di cosa pensano di questi tempi i grandi investitori sul destino dei mercati. E ha anche un vago sapore di deja-vu, perché queste parole (condite dal consueto invito a restare comunque positivi nei confronti dei listini) sono più o meno le stesse uscivano sei mesi fa dalle bocche di gestori. Nel frattempo però gli indici hanno proseguito la corsa, folle per alcuni, di un 2013 che pareva irripetibile: quando manca ormai soltanto la seduta di domani per completare il semestre, il bilancio è ampiamente positivo per le azioni (dal +5,9% della Wall Street dei record al +12% di Piazza Affari, migliore del Vecchio Continente, passando per il +4% medio dell'Eurozona) e anche per le obbligazioni (+4,1% a livello globale, con evidenti sovraperformance per la «periferia» europea e per gli emergenti, tornati di nuovo in auge dopo la battuta d'arresto del 2013). Di tutti i movimenti è proprio quest'ultimo il più inatteso, perché la gran parte dei gestori aveva sì previsto la continuazione della fase rialzista sull'azionario (anche se probabilmente non in questa misura), ma aveva anche profetizzato la fine del rally secolare dei bond. E invece il denaro ha continuato ad affluire copioso sui titoli a reddito fisso: non solo sui BTp e Bonos di turno, che molti pensavano avessero ancora margini di recupero, ma anche sui «core», Bund e Treasury, i cui rendimenti sono di nuovo vicini ai minimi storici e quindi sempre più tirati. Per i pessimisti un fenomeno del genere è ovviamente il segnale più evidente (e preoccupante) dell'esistenza di una bolla che cresce a vista d'occhio e diventa potenzialmente sempre più pericolosa. Chi ha una visione più costruttiva, tende invece a pensare che gli operatori abbiano preso le misure alle banche centrali e alle loro manovre sulla liquidità, che in fondo resta pur sempre la principale (se non l'unica) ragione alla base della marcia dei mercati. Se insomma il 2013 era stato caratterizzato dai timori per il tapering, i primi sei mesi di quest'anno rischiano di passare alle cronache finanziarie come quelli in cui la stretta monetaria scivola in secondo piano, e proprio nel momento in cui la Federal Reserve sta effettivamente riducendo gli stimoli. Le Banche centrali mantengono quindi il loro ruolo di «burattinai» sui mercati: la Fed, come detto con il suo quantitative easing sulla via del tramonto, la Banca del Giappone, quella d'Inghilterra e anche la Bce, che molte misure straordinarie le ha attuate e altre ne ha promesse nell'ultimo incontro. A mutare, per certi versi, è stato l'atteggiamento di molti investitori, che hanno presto derubricato il tema del tapering: «Fra gli operatori è ormai diffusa la sensazione che lo stimolo monetario durerà ancora a lungo, e che quando i tassi torneranno a crescere il rialzo sarà comunque limitato e soprattutto accompagnato da misure in grado di tenere sotto controllo la stabilità finanziaria per evitare il ripetersi di quanto accaduto nel 2008», sostiene Marco Piersimoni, investment advisor di Pictet Am. A Washington (ma anche a Londra e Francoforte) si starebbe insomma tentando di pilotare i mercati verso una sorta di «soft landing», un atterraggio dolce e non la burrascosa disfatta di 5 anni fa. Questo elemento, unito al fatto che la liquidità (cioè il parcheggio del denaro) rende ormai zero ovunque e che la volatilità è

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 137 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

praticamente scomparsa dai mercati è in grado di spiegare il vento in poppa che ha accompagnato gli investimenti in questi primi sei mesi, compresi i rialzi non pronosticati dei titoli di Stato Usa (+3,2%) e tedeschi (+4,8%) e la resurrezione degli emergenti (+7,6% per i bond, +4,3% per le azioni). Bolla speculativa o meno, è evidente che un atteggiamento più prudente da parte dei risparmiatori può essere una scelta saggia. «Spesso in passato segnali come la volatilità ai minimi e l'umore degli investitori alle stelle hanno preannunciato un'inversione di tendenza», ammette Laura Nateri, responsabile per l'Italia di Aberdeen Am, che però non invita necessariamente a chiudersi in difesa: «In un simile contesto - aggiunge - sarà semplicemente necessario essere più selettivi e tornare a considerare i fondamentali, perché le buone opportunità esistono ancora». Pur tenendo bene a mente che le mosse di Yellen, Draghi e soci resteranno il principale volano dei mercati, nel prossimo futuro le insidie potranno sorgere dalla crescita Usa e da quella globale (probabilmente non all'altezza della aspettative) o dalla dinamica dei prezzi in Europa (la deflazione è uno spettro tutt'altro che scacciato), ma anche dal riemergere di fattori esogeni. «La crisi Russia-Ucraina è passata in secondo piano - conferma Nateri - ma è tutt'altro che risolta, ed è in grado di esercitare un impatto importante sul mercato proprio per la presenza della Russia sui mercati e nei portafogli degli investitori». In queste condizioni può del resto essere sufficiente una semplice scintilla (l'Iraq, o altre variabili geopolitiche, per esempio) per appiccare incendi di vaste dimensioni. «Su alcuni segmenti del reddito fisso come high yield, emergenti, ma anche sui Treasury che sono ormai quasi tutti in mano alla Fed - avverte Piersimoni - esiste un potenziale rischio di illiquidità che passa in genere inosservato ma che può diventare molto pericoloso nelle fasi di stress sui mercati». Il meccanismo che ha provocato le reazioni a catena nel 2008-2009 non è dunque stato completamente smantellato dagli organismi di controllo: un altro buon motivo per farsi più accorti. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PERFORMANCE DELLE BORSE Variazione % da inizio anno +12,40% Milano Ftse Mib +10,52% Madrid Ibex 35 +6,07% New York S&P 500 +3,82% Europa Euro Stoxx +2,75% Francoforte Dax -7,34% Tokyo Nikkei Europa e Stati Uniti in rialzo, solo il Giappone arretra La top ten dei (mini) listini Paese Var.% da inizio anno Var.% da inizio anno in Ucraina 47,7 4,5 Argentina 46,6 18,4 Dubai 25,3 26,2 Slovenia 23,5 23,5 Danimarca 20,1 20,2 Egitto 19,3 16,8 India 18,6 23,0 Turchia 17,2 19,4 Portogallo 16,2 18,8 Pakistan 16,2 24,9 LA PERFORMANCE DELLE BORSE Variazione % da inizio anno +12,40% Milano Ftse Mib +10,52% Madrid Ibex 35 +6,07% New York S&P 500 +3,82% Europa Euro Stoxx +2,75% Francoforte Dax -7,34% Tokyo Nikkei I TITOLI DI STATO A 10 ANNI Rendimenti in % Italia Inizio anno 4,08 Venerdì 2,72 Spagna Inizio anno 4,13 Venerdì 2,64 Usa Inizio anno 2,97 Venerdì 2,52 Irlanda Inizio anno 3,45 Venerdì 2,34 Germania Inizio anno 1,94 Venerdì 1,26 Portogallo Inizio anno 5,99 Venerdì 3,56 LO SPREAD Differenziale dei rendimenti dei titoli di Stato decennali rispetto al Bund. In punti base 240 220 200 180 160 140 120 Venerdì nero per i listini europei, lo spread tocca il massimo dell'anno sulla crisi valutaria che colpisce diversi Paesi emergenti 1 24 Gennaio Il mercato crede alle parole di Draghi che promette un intervento della Bce sul taglio dei tassi 3 3 Aprile Rimbalzo della Borsa di Milano e dei titoli bancari (e conseguente calo dello spread) all'indomani dell'esito elettorale 5 26 Maggio Lo spread scende sotto quota 200 punti, la Fed promette: "Tassi bassi a lungo" 2 11 Febbraio L'avvicinarsi del voto preoccupa i mercati, che temono un successo dei partiti euroscettici. In una giornata di volatilità lo spread sale fino a 200 per poi chiudere a 183 4 20 Maggio Dopo l'intervento Bce su tassi e depositi, rendimenti e spread toccano i minimi dell'anno grazie all'afflusso di acquisti sui titoli di Stato dell'Europeriferia 6 9 Giugno 226 212 165 162 157 148 199 191 200 173 132 120 GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO Spagna Italia 5 219 214 2013 30 DIC 2014 26 GIU Italia Spagna 8 146 138 4 Ubi Banca +31,58 5 Telecom Italia +27,74 3 Enel +31,88 2 Bmps +34,12 1 BPM +68,02 1 Yoox -39,42 2 Moncler -24,11 3 Tod's -23,60 I PEGGIORI I MIGLIORI 4 Ferragamo -22,35 5 Gtech -18,77 4 Peugeot +59,80 5 Actelion +49,30 3 Shire +61,09 2 Vestas Wind +66,67 1 BPM +68,02 1 Ophir Energy -33,63 2 Morrison Supmkt -30,26 3 Cairn Energy -27,53 I PEGGIORI I MIGLIORI 4 Serco Group -27,23 5 Lonmin -24,34 4 Forest Labs +66,49 5 Electronic Art + 56,51

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 138 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

3 Keurig Green +67,29 2 Nabors Inds +71,25 1 Newfield +80,61 1 Coach -38,34 2 Whole Foods -32,87 3 Staples -32,12 I PEGGIORI I MIGLIORI 4 Bed Bath Beyon -29,03 5 Best Buy -22,72 TITOLI SOTTO LA LENTE I cinque migliori e i cinque peggiori. Variazione % da inizio anno Italia - Ftse Mib Europa - Stoxx 600 Usa - S&P 500 La fotografia da gennaio a oggi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 139 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 13 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato BENVENUTI AL SUD Serve più equità per ridurre i divari tra le aree del Paese IL NODO DA SCIOGLIERE Solo il 24% dei fondi pubblici è destinato al Mezzogiorno, dove risiede il 35% della popolazione Alfonso Ruffo

Sorpresa, la pubblica amministrazione assorbe al Sud meno personale che al Nord: 530mila addetti contro 800mila, pari a 26 su ogni 1.000 abitanti a fronte di 30. Niente a confronto di quello che accade al Centro, sede d'istituzioni nazionali, dove gli addetti salgono a 145 su 1.000, per un totale di 1,7 milioni. I numeri sono contenuti in una recente analisi della Svimez su dati Istat, rimasta in ombra nonostante l'interesse delle sue annotazioni. Un'altra notizia che sorprende riguarda l'andamento degli occupati nelle Regioni: negli ultimi dieci anni il Sud ne ha persi 4mila (-9,4%) e il Nord ne ha acquistati 10mila (+28%). Le Province crescono al Nord e al Sud, mentre i Comuni dimagriscono del 5,1% al Sud e dell'8,9% al Nord. Le anomalie rispetto al comune sentimento finiscono qui. Il non profit fa il 50% in più di proseliti al Centro- Nord, arrivando a coinvolgere 4,6 milioni di persone contro il 22,1% del Sud, dove l'esercizio di attività sussidiarie in prevalenza nei campi dell'assistenza sociale mobilita oggi 1 milione 138mila cittadini. Disastrosa, nel Mezzogiorno, la gestione degli Sportelli unici per le attività produttive: solo il 3% degli intervistati si dice soddisfatto, contro l'11% del Centro, il 56% del Nord-Est e il 69% del Nord-Ovest. Una vera e propria debacle dei comuni meridionali che si ribalta sul funzionamento delle attività locali. Anche la gestione della giustizia lascia a desiderare più al Sud che al Nord, in un quadro in ogni caso poco edificante per l'intero Paese. Per un processo civile di primo grado ci vogliono quasi quattro anni nel Mezzogiorno (1.352 giorni) e circa due anni e mezzo al Centro-Nord (948 giorni). La regione più lenta è la Basilicata, con cinque anni e tre mesi (1.905 giorni). Distante anche la percezione della qualità nei servizi sanitari. Su 100 ricoverati nel Centro-Nord (anno di rilevamento 2012), il 43% si dichiarava soddisfatto. La percentuale scende al 19,6 nel Meridione, dove comunque si riduce, sia pure di poco, il fenomeno del turismo sanitario, che passa negli ultimi dieci anni dal 10,7 al 9,4%. A favore del Nord anche il confronto sul tasso di rifiuti che finiscono in discarica: il 51% al Sud nel 2012 (era il 71 nel 2009) contro il 33% del Centro-Nord. Anche la raccolta differenziata fa segnare un buon distacco tra le due parti del Paese, con il 46% al Centro-Nord e il 26% al Sud. Elettricità e acqua completano il contenuto del rapporto. Malfunzionamento e interruzioni per il 3,4% della popolazione al Sud a fronte dell'1,4% al Centro-Nord nel primo caso e carenze nell'erogazione per il 18,7% degli utenti meridionali contro il 7% di quelli del Centro-Nord nel secondo. Ancora una volta risulta evidente che ci troviamo di fronte a due espressioni economiche e organizzative molto diverse. Il gap in termini di prodotto interno lordo, e quindi di occupazione, con punte insostenibili tra le donne e i giovani, è frutto di politiche che finora hanno fallito l'obiettivo. Nei giorni, nelle settimane e nei mesi in cui il governo si appresta a rivedere l'assetto istituzionale del Paese e il funzionamento dei suoi gangli vitali che trovano nutrimento nella pubblica amministrazione, tener conto delle differenze e della necessità di appianarle diventa di fondamentale importanza. Il malessere del Sud, che si ribalta sull'intero Paese condizionandone l'andamento generale, è frutto di una cattiva gestione delle classi dominanti - aggravata da una certa rassegnazione di quelle soccombenti - ma anche di un prolungato disinteresse dello Stato centrale, che ne ha per troppo tempo criminalizzato i comportamenti. Appurato che corruzione e malaffare non si annidano solo nelle regioni meridionali, ma sono un cancro nazionale che rischia (ha rischiato?) di consumare l'intera comunità politica ed economica, è tempo di ripensare ad alcune decisioni punitive, come quella di destinare al Sud poco più del 24% delle risorse pubbliche su una popolazione che ne pesa il 35%.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 140 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 13 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Ripartire da condizioni di equità è la prima mossa da fare per restituire fiducia a chi ne chiede e pretenderne poi il rispetto. A giudicare dalle dichiarazioni rilasciate sull'argomento, di questo sembra finalmente convinto anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che si appresta a prendere delicate decisioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 141 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Tra oggi e domani novità e rincari, dal processo online al prelievo sulle rendite Risparmi, giustizia, pos: ora si cambia Scattano l'aliquota al 26% e la stretta sugli acquisti dei Comuni Bianca Lucia Mazzei Morena Pivetti

Passaggio di metà anno con novità normative in serie: tra oggi e domani, infatti, debuttano le modalità telematiche per il processo civile, scatta l'obbligo (non sanzionato) di pos per i pagamenti a professionisti e artigiani, aumenta il prelievo sugli investimenti. Al debutto anche la seconda fase della Garanzia giovani e il taglio delle tariffe per il roaming. Mazzei e Pivetti u pagina 4 Rischio blocco per gli appalti gestiti dai Comuni. Ad eccezione dei capoluoghi di Provincia, da domani, gli enti locali non potranno più acquisire lavori, beni e servizi in modo autonomo ma dovranno farlo in maniera associata, o attraverso le unioni di Comuni (dove esistono) o costituendo un consorzio. In alternativa possono ricorrere a un soggetto aggregatore, alle Province o agli strumenti elettronici gestiti dalla Consip. È una delle novità al debutto tra oggi e domani, destinate a incidere pesantemente nella vita delle imprese e dei cittadini. L'obiettivo della stretta sui Comuni è ridurre le centrali di committenza, in modo da semplificare le procedure e rendere meno costosi gli appalti. Ma il risultato immediato potrebbe essere l'impasse. Anche perché l'articolo 4 del Dl 66/2014 stabilisce che l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici non rilasci il codice identificativo gara (Cig) agli enti locali che non rispettano le nuove norme. E i Comuni interessati sono più di settemila. In allarme, l'Anci, chiede una proroga. In una lettera inviata al ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, il presidente dell'associazione dei Comuni, Piero Fassino, sottolinea che non sempre è possibile rivolgersi alla Consip: «Per alcune categorie di servizi e di lavori non esistono convenzioni Consip a cui i Comuni possano aderire, trattandosi di servizi e lavori non standardizzabili, come ad esempio i servizi sociali o la manutenzione delle strade», scrive Fassino. L'associazione dei Comuni denuncia inoltre che è venuta meno la deroga per gli acquisti in economia fino a 40mila euro e per gli interventi urgenti. Un'altra novità che interessa tutte le pubbliche amministrazioni, non solo i Comuni, e che sarà operativa da domani è l'obbligo di tenere il registro unico delle fatture o delle richieste equivalenti di pagamento per forniture, appalti e prestazioni professionali, e di annotarne gli estremi entro dieci giorni dal ricevimento. La misura rientra tra quelle adottate per accelerare i pagamenti della Pa a favore di imprese e professionisti. Sempre sul fronte di una maggiore efficienza della macchina pubblica, a partire da oggi diventa obbligatorio depositare in via telematica - anziché cartacea - gli atti e i documenti nei procedimenti civili in tribunale: il vincolo riguarda solo le cause in corso. Per quelle già avviate il passaggio sarà obbligatorio dal prossimo 31 dicembre. Due misure interessano il Fisco, direttamente o indirettamente. Da domani l'aliquota di tassazione applicata agli investimenti sale dal 20 al 26%. L'aumento interessa dividenti, cedole, capital gain da azioni e obbligazioni, proventi da fondi comuni, gestioni patrimoniali, polizze vita, interessi dei conti correnti e postali. L'aumento non vale per i titoli di Stato italiani e degli Stati non paradisi fiscali. Da oggi, invece, esercenti, professionisti, artigiani e imprese devono accettare, su richiesta del cliente, il pagamento tramite bancomat. L'obbligo scatta al di sopra dei 30 euro e mira a ridurre l'uso del contante. E quindi, anche a circoscrivere l'evasione fiscale. Buone notizie, per chi viaggia nella Ue. Da domani le tariffe massime per scaricare i dati in roaming scendono di oltre il 50%, passando da 45 a 20 centesimi. In questo modo consultare mappe, guardare video, controllare la posta e aggiornare i contenuti sui social network, sarà meno caro (si veda anche il servizio a pagina 11, nell'inserto Risparmio e famiglia) . Ma anche le chiamate e gli Sms costeranno meno. Per una chiamata si pagheranno 19 centesimi al minuto, anziché 24, mentre il costo di un Sms scende da 8 a 6 centesimi. La diminuzione delle tariffe è prevista da un

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 142 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

regolamento Ue del 2011. Da domani chi va all'estero ha anche la possibilità di scegliere l'operatore cui agganciarsi nel periodo in cui è fuori dal suo Paese. Chi è in viaggio potrà così confrontare le offerte di roaming e scegliere la tariffa più conveniente. Il 1° luglio è anche una data da segnare sul calendario per i ragazzi tra i 15 e i 29 anni di età: parte ufficialmente la fase operativa del Programma Garanzia giovani, che punta ad assicurare ai giovani un'offerta di lavoro, apprendistato, tirocinio o altra misura di formazione. La dotazione finanziaria è di 1,5 miliardi per il biennio 2014-2015. A pagina 23, in Norme e tributi Gli approfondimenti sul processo telematico Tutti i cambiamenti in pillole Sul sito del Sole 24 Ore i Dossier e gli e-book per approfondire le novitàwww.ilsole24ore.com TASSAZIONE DEGLI INVESTIMENTI Che cosa succede da domani Dal 1° luglio 2014 l'aliquota fiscale applicata agli investimenti sale dal 20 al 26%. L'aumento non vale per i titoli di Stato italiani e degli Stati non paradisi fiscali, che restano soggetti a un prelievo del 12,5%. L'aumento colpisce invece gli altri strumenti di investimento, interessando quindi dividendi, cedole, capital gain da azioni e obbligazioni, proventi da fondi comuni, gestioni patrimoniali, polizze vita, interessi dei conti correnti bancari e postali Obblighi degli interessati L'adeguamento al nuovo livello di prelievo viene effettuato in questa fase dagli intermediari e dai gestori. Entro il 30 settembre i risparmiatori potranno però decidere se avvalersi, della procedura di «affrancamento» per assoggettare all'aliquota del 20% le plusvalenze maturate fino a oggi, 30 giugno Fonti normative Articoli 3 e 4 del decreto legge 66/2014, convertito dalla legge 89/2014 PAGAMENTI CON BANCOMAT Che cosa succede da oggi Da oggi, 30 giugno, esercenti, professionisti, artigiani e imprese devono accettare - su richiesta del cliente - il pagamento tramite carta di debito (bancomat). Quest'obbligo scatta al di sopra dei 30 euro e ha la finalità di ridurre l'uso del contante. Per i clienti si tratta di una possibilità: restano infatti liberi di pagare anche in contanti o con carta di credito Obblighi degli interessati Per i «soggetti che effettuano l'attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali» diventa obbligatorio dotarsi dell'apparecchio Pos . Un "obbligo" che però non prevede sanzioni in caso di violazione Fonti normative Articolo 15, comma 4 , Dl 179/2012, convertito dalla legge 221/12 e decreto interministeriale del 24 gennaio 2014, Gazzetta ufficiale 21/2014 PROCESSO CIVILE TELEMATICO Che cosa succede da oggi Da oggi, 30 giugno, diventa obbligatorio depositare in via telematica - anziché cartacea - gli atti e i documenti nei procedimenti civili in tribunale. Il vincolo riguarda solo le cause in corso. Per quelle già iniziate il passaggio alla telematica sarà obbligatorio dal prossimo 31 dicembre, mentre in questi sei mesi usare il canale online è facoltativo. In Corte d'appello il deposito degli

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 143 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

atti via web diventerà obbligatorio dal 31 giugno 2015 Obblighi degli interessati Gli avvocati devono depositare in via telematica tutti gli atti e i documenti successivi a quelli di prima costituzione: si tratta, per esempio, delle memorie e delle comparse conclusionali. Vanno online anche gli atti dei consulenti tecnici e dei curatori e gli atti di parte e i provvedimenti dei magistrati nei procedimenti per decreto ingiuntivo Fonti normative Articolo 16-bis del Dl 179/2012 e articolo 44 del Dl 90/2014 ACQUISTI DEI COMUNI Che cosa succede da domani Dal 1° luglio 2014 tutti i Comuni non capoluogo di provincia (quindi più di 7mila enti locali) non possono più acquisire lavori, beni e servizi da soli, ma devono passare per una centrale unica di committenza e l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici non rilascerà più il Cig (Codice identificativo gara) agli enti che non rispettano le nuove regole. L'obiettivo è diminuire le centrali di committenza e ridurre i costi Obblighi degli interessati I Comuni devono assegnare lavori e acquisire beni e servizi nell'ambito delle unioni comunali, costituendo un apposito accordo consortile, ricorrendo a un soggetto aggregatore o alle Province. L'alternativa è utilizzare gli strumenti elettronici di acquisto gestiti da Consip Fonti normative Articolo 9, comma 4 del Dl 66/2014, convertito dalla legge 89/2014 MISURE PER IL LAVORO Che cosa succede da domani Parte la fase operativa del programma "Garanzia giovani", che con un budget di 1,51 miliardi nel 2014-15 punta ad assicurare a tutti i ragazzi tra i 15 e i 29 anni, disoccupati o Neet, un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato, tirocinio, altra misura di formazione o inserimento nel servizio civile. I giovani iscritti al programma (circa 100mila) dovranno essere contattati a partire da oggi Obblighi degli interessati Le Regioni - attraverso i centri per l'impiego pubblici o gli operatori privati accreditati - devono contattare gli iscritti al programma. L'obbligo scatta a due mesi dalla registrazione che è partita dal primo maggio scorso. Alcune regioni - come Lazio, Lombardia e Toscana - hanno già svolto i primi colloqui Fonti normative Raccomandazione della Commissione Ue del 22 aprile 2013 ROAMING E TARIFFE TELEFONICHE Che cosa succede da domani Diminuiscono di più del 50% le tariffe massime per scaricare i dati in roaming: scendono infatti da 45 a 20 centesimi per MB. Per chi viaggia nella Ue costerà ancora meno consultare mappe, guardare video, controllare la posta e aggiornare i contenuti sul social network. Anche le chiamate e gli sms saranno meno cari. Per le chiamate si scende da 24 a 19 centesimi al minuto, mentre per quanto riguarda gli sms, la riduzione è da 8 a 6 centesimi. Da domani chi va all'estero avrà anche la possibilità di scegliere l'operatore cui agganciarsi Obblighi degli interessati Gli operatori di telefonia mobile devono ridurre le tariffe massime per scaricare i dati in roaming. Possono inoltre offrire condizioni speciali per i servizi di roaming a chi prevede di viaggiare Fonti normative

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 144 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Regulation on Roaming COM(2011)402 del 6 luglio 2011 IL REGISTRO DELLE FATTURE INVIATE ALLA PA Che cosa succede da domani Tutte le amministrazioni pubbliche devono tenere il registro unico delle fatture, nel quale annotare i documenti contabili, anche relativi agli appalti, entro dieci giorni dal loro ricevimento. Questa misura rientra tra quelle adottate per accelerare i pagamenti a favore delle imprese e dei professionisti da parte della Pa, compresa la sanità. Il registro costituisce parte integrante del sistema informativo contabile Obblighi degli interessati Regioni, Province, Comuni, Comunità montane, Università, Iacp, Camere di commercio, enti pubblici non economici, aziende del Servizio sanitario nazionale annotano nel registro fatture o richieste di pagamento per somministrazioni, forniture e appalti e per obbligazioni di prestazioni professionali Fonti normative Articolo 42 del decreto legge 66/2014, convertito dalla legge 89/2014

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 145 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il riordino atteso con la prossima legge di stabilità dovrà fronteggiare il continuo varo di agevolazioni Fisco, è sempre corsa ai bonus: un nuovo sconto ogni 15 giorni Da luglio 2011 istituite o prorogate 72 misure per oltre 16 miliardi

Una nuova agevolazione fiscale (detrazioni, deduzioni, imposte sostitutive) ogni 15 giorni: è quanto accaduto dal luglio 2011 a oggi, cioè da quando si decise di sfoltire le (allora) oltre 700 tax expenditures. In totale, si preannuncia un fabbisogno di oltre 16 miliardi per sostenere con la prossima legge di stabilità 72 sconti. Ma con l'impegno, allo stesso tempo, di ridurle nel numero o nell'ammontare per riordinare tutto il sistema. Dell'Oste e Parente u pagina 3 PAGINA A CURA DI Cristiano Dell'Oste Giovanni Parente In attesa del grande riordino annunciato con la legge di stabilità, ogni quindici giorni viene introdotta una nuova agevolazione fiscale. Dall'inizio dell'anno sono 16 le nuove misure istituite da Governo e Parlamento: dal bonus Irpef di 80 euro per i lavoratori all'aumento dell'Ace per le imprese che si quotano in Borsa, dalla detrazione sui terreni affittati dagli agricoltori con meno di 35 anni fino all'Art-bonus per chi finanzia il recupero del patrimonio artistico. Quella di aumentare le agevolazioni mentre ci si propone di riordinarle, però, non è una tendenza recente. Anzi. A luglio del 2011 il Governo Berlusconi inserì in Gazzetta Ufficiale il lunghissimo elenco delle oltre 700 tax expenditures censite da Vieri Ceriani e dal suo gruppo di lavoro, indicando l'obiettivo di tagliare le agevolazioni inutili per recuperare risorse. Da allora, però, tutti i ministri dell'Economia hanno dovuto registrare l'istituzione di nuove detrazioni, deduzioni o crediti d'imposta. Secondo il monitoraggio del Sole 24 Ore del Lunedì, dall'estate del 2011 a oggi sono state istituite 54 agevolazioni e ne sono state prorogate altre 18 che altrimenti sarebbero scadute. Il totale arriva a 72 bonus fiscali in 36 mesi: per l'appunto, uno ogni quindici giorni. Finora il riordino è sempre stato rinviato o scongiurato in extremis attingendo da altre fonti le risorse necessarie: ad esempio, aumentando l'Iva oppure appoggiandosi alla spending review del commissario Carlo Cottarelli. D'altra parte, la materia dei bonus è politicamente delicatissima da maneggiare, perché a ogni agevolazione corrisponde sì una minore entrata per lo Stato, ma anche una minore imposta versata da qualche contribuente. E quindi tagliare i bonus significa far salire la pressione fiscale, almeno per qualcuno. A conti fatti, il grosso delle risorse è assorbito dagli sconti d'imposta per lavoro dipendente - potenziati dal Governo Letta a fine 2013 - e per i pensionati, oltre che da quelli per i familiari a carico. Secondo la Corte dei conti, se fossero eliminate tutte le detrazioni e le deduzioni, l'aliquota media dell'Irpef passerebbe dal 19 al 27,3 per cento: uno scenario puramente teorico, che però fa capire qual è la posta in gioco. E che aiuta a comprendere le tante esitazioni mostrate dalla politica di fronte al dossier del riordino. Dopo tre anni di rinvii, però, l'ora del riassetto sembra avvicinarsi davvero. Come ha ricordato la scorsa settimana il viceministro all'Economia, Luigi Casero, la prossima legge di stabilità - da varare in autunno - dovrà contenere anche il restyling delle agevolazioni. Un restyling imposto anche dalla delega per la riforma fiscale, oltre che dalle esigenze di bilancio. La domanda chiave, allora, diventa questa: come si fa a riordinare le agevolazioni mentre si continua a crearne di nuove? Per rispondere, bisogna andare oltre il dato generale. Stando ai documenti ufficiali, i bonus introdotti da luglio del 2011 valgono più di 16 miliardi, ma il 95% di questa cifra dipende da una decina di misure su 72. Come dire: ci sono pochi sconti fiscali "pesanti" per le casse dello Stato, e moltissime misure che - prese singolarmente - costano "solo" pochi milioni di euro. Questi mini-sconti di solito si rivolgono a un numero limitato di contribuenti o, in alternativa, si riducono a una mancia di pochi spiccioli di cui beneficia una platea più ampia. A volte sono stati introdotti per compensare almeno in parte un rincaro d'imposta (come la deduzione del 35% sull'affitto degli immobili storico-artistici). Altre volte per evitare una disparità di trattamento (il taglio d'aliquota sui fondi pensione residenti nell'Unione

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 146 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

europea). Altre volte ancora per dare un segnale d'attenzione a un settore. Tra le difficoltà dell'operazione di riordino, quindi, ci sarà anche quella di decidere se puntare sulle agevolazioni pesanti o sui mini-bonus, scegliendo chi scontentare e tenendo conto dei paletti fissati dalla delega. Senza dimenticare, però, le "altre" priorità politiche: il Governo, ad esempio, non ha alcuna intenzione di tagliare i quasi 6 miliardi del bonus Irpef, ma anzi vuole confermarlo e se possibile estenderlo a partite Iva e pensionati per i prossimi anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PAROLA CHIAVE Erosione fiscale L'erosione fiscale è il fenomeno in base al quale le agevolazioni fiscali previste dalla legge "erodono" la base imponibile dei tributi. Ad esempio, grazie alle agevolazioni i contribuenti possono escludere dalla tassazione alcuni redditi (deduzioni), o tassarli con imposte sostitutive o prelievi in somma fissa, oppure ancora determinarli in modo forfettario. Altre forme di erosione fiscale agiscono direttamente sull'imposta, abbattendo l'importo da versare (detrazioni). Misurare l'erosione fiscale significa determinare quanto lo Stato potrebbe incassare dai contribuenti senza applicare le agevolazioni. // 2011 LUG-DIC 2012 2013 2014 GEN-GIU TOTALE 7 21 28 16 72 LE AGEVOLAZIONI NUOVE O PROROGATE IL COSTO PER LO STATO (In milioni di euro) Bonus Irpef da 80 euro Detrazione 50% sul recupero edilizio Aumento delle detrazioni da lavoro dipendente Restituzione e sconto dell'accisa sul gasolio Detrazione 65% per il risparmio energetico Altre agevolazioni TOTALE 5.820 2.700 1.730 1.580 1.050 3.490 16.370 L'impatto Letaxexpenditureseglieffettiperlecassepubbliche Il quadro GLI SCONTI INTRODOTTI DAL 2011 Le agevolazioni fiscali introdotte o prorogate dopo la manovra di luglio del 2011 (Dl 98) 7 21 28 16 72 2011 LUG-DIC 2012 2013 2014 GEN-GIU TOTALE Agevolazioni fiscali 14 7 9 2 19 0 5 16 9 12 15 1 13 10 6 6 54 18 34 38 Nuove Prorogate A regime Con scadenza IL COSTO DEI NUOVI BONUS Le minori entrate su base annua derivanti dalle agevolazioni fiscali introdotte dal 2011. Dati in milioni di euro 5.820 Bonus Irpef da 80 euro per i dipendenti a basso reddito (Dl 66/2014) 2.700 Maggiorazione al 50% della detrazione sul recupero edilizio (Dl 83/2012) 1.730 Aumento detrazioni da lavoro dipendente i redditi fino (legge 147/1.580 Restituzione automatica di parte dell'accisa sul gasolio per autotrasportatori e altri sconti 1.050 (Dl 1/Maggiorazione al 65% della detrazione risparmio (Dl 1.080 Altre 62 agevolazioni nuove o prorogate tica sa r gli rtatori onti sull'accisa /2012) a ne per il rmio energetico l 63/2013) azioni ogate i Irpef dente per a 55mila euro 7/2013) 16.370 TOTALE Esclusione dall'imponibile delle cooperative di una quota degli utili netti destinati a riserva (Dl 138/2011) 220 Deducibilità al 20% dal reddito d'impresa dell'Imu pagata su immobili strumentali, elevata al 30% per il 2013 (legge 147/2013) 700 Detassazione dei premi di produttività versati ai lavoratori (legge 228/2012) 305 Riallineamento dei valori fiscali e civilistici relativi all'avviamento ed alle altre attività immateriali (Dl 98/2011) 810 Aumento della deduzione Ace per le imprese che aumentano il capitale (legge 147/2013) 375 Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore su dati Ragioneria generale dello Stato e relazioni tecniche ai provvedimenti di legge OLTRE L'IRPEF principali regimi di tassazione sostitutiva o catastale che sottraggono base imponibile alla tassazione Irpef ad aliquota progressiva Fonte: Corte dei conti, Cer, statistiche fiscali del dipartimento Finanze Regime sostitutivo Tass. su base catastale 2.120 Tass. su base catastale 35.000 Deduzione 8.510 Regime sostitutivo 5.329 Regime sostitutivo 3.420 Regime speciale 100 Regime sostitutivo 5.934 Contribuenti interessati. In milioni Agevolazione Tassazione dei redditi da attività finanziaria Redditi agrari e dominicali dei terreni Redditi da fabbricati Deduzione abitazione principale Detassazione premi produttività Regime dei minimi Regime agevolato per associazioni e terzo settore Cedolare secca 49.700 25 12,85 21 24,2 4,12 0,44 0,05 0,79 Imponibile non tassato o sottratto a tassazione progressiva. In milioni di euro +8,3 per cento L'Irpef senza bonus È l'aumento dell'aliquota media se fossero aboliti tutti gli sconti Foto: - Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore su dati Ragioneria generale dello Stato e relazioni tecniche ai provvedimenti di legge

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 147 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CERCANDO LA RIPRESA Conti italiani con vista su Bruxelles Dino Pesole

Da un lato i vincoli europei su deficit e debito, da rispettare anche qualora riuscissimo effettivamente a spuntare margini concreti di flessibilità nella trattativa con Bruxelles. Dall'altro, gli impegni politici e programmatici già assunti, in primis la stabilizzazione del bonus Irpef, con annesse le coperture di spese inderogabili cui comunque occorrerà far fronte nel 2015. Per il governo Renzi, da domani alla guida del semestre europeo, l'appuntamento con la legge di stabilità di metà ottobre si annuncia a dir poco impegnativo. Il carnet delle misure che andranno finanziate lascia immaginare fin d'ora che la navigazione parlamentare della prossima sessione di bilancio non sarà proprio una passeggiata. Se le indicazioni programmatiche contenute nel «Def» di aprile troveranno puntuale conferma, occorrerà mettere in campo tagli strutturali alla spesa corrente per non meno di 17 miliardi, contro i 4,5 miliardi del 2014. Esercizio complesso, perché tagliare la spesa impone scelte politiche di primissimo piano, di certo non indolori. Il duplice atout offerto dalla guida italiana del semestre europeo e dalla legittimazione ottenuta dal governo con il risultato delle europee può aprire la strada a importanti passi in avanti, ma il risultato finale è tutt'altro che scontato. La sfida è provare a scardinare il potere di interdizione delle burocrazie, freno potente che finora ha bloccato anche le migliori intenzioni riformatrici. Al pari dei tentativi posti per porre un freno all'enorme flusso di risorse, 130 miliardi, destinato a finanziare gli acquisti di beni e servizi intermedi. Occorre grande determinazione politica per modificare i meccanismi stessi che sovraintendono alla formazione della spesa improduttiva e clientelare. Il tutto provando al tempo stesso a "forzare" per quanto possibile sul versante della crescita, effetto sperato ma non immediato delle riforme in cantiere. L'«uso migliore» della flessibilità presente nel Patto di stabilità, secondo le faticose intese raggiunte venerdì al vertice dei Capi di Stato e di governo, dovrà misurarsi proprio sul terreno di riforme con risultati e tempi certi di realizzazione, dal fisco (con l'approvazione dei decreti attuativi della delega entro l'anno) al lavoro, dalla Pa alla giustizia. È stato invocato a più riprese in questi giorni il precedente della Germania, che nel 2003 infranse il totem della disciplina di bilancio, utilizzando i margini che le vennero concessi per imprimere una svolta alla propria economia con riforme strutturali profonde e incisive. L'Italia non è la Germania. La necessità di finanziare sul mercato un debito pubblico al 135% del Pil (80-90 miliardi l'anno in spesa per interessi) pesa in modo decisivo sulle scelte di politica economica del nostro paese. La flessibilità che a giusto titolo rivendichiamo in sede europea, soprattutto se si tradurrà in maggior tempo a disposizione per rientrare proprio nella «regola del debito» ed evitare una nuova procedura d'infrazione, può contribuire a rendere meno ansiogena la gestione dei conti pubblici. Ma non è da sola la soluzione ai nostri problemi. Ecco perché l'appuntamento con la prossima legge di stabilità acquista quest'anno un'importanza decisiva. A settembre, con la Nota di aggiornamento al Def, il governo rivedrà i propri obiettivi macroeconomici. Poi, nel pieno del semestre di presidenza dell'Unione europea, occorrerà confezionare una manovra di bilancio che di fatto si annuncia come il vero biglietto da visita per saggiare sul campo la credibilità e sostenibilità del piano di riforme già attuate e in via di definizione. Non un mero esercizio contabile, dunque, ma un insieme di scelte e misure di primo piano, da preparare con un orizzonte di legislatura. Non vi è altra strada. Per uscire da una crisi che ha lasciato sul campo diversi punti di Pil, occorre convogliare da qui alla prossima legge di stabilità tutte le energie verso un ampio e condiviso disegno riformatore, in grado di imprimere sul serio una svolta alla nostra economia. Agire sul "denominatore", dunque, non solo per meritarci la flessibilità europea, ma per assicurare la piena sostenibilità al graduale percorso di rientro dal debito pubblico. E la via maestra è conseguire tassi di crescita non più da «zero virgola», ma almeno del 2% l'anno. Solo così potremo giocare la nostra partita in Europa da posizioni di forza e di ritrovata credibilità.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 148 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 149 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato DA STATO E AUTONOMIE Negli anni di crisi 83 miliardi di «tasse» in più

Poco più di 250 miliardi di debito pubblico in più, 83 miliardi aggiuntivi chiesti a imprese e famiglie da Stato, Regioni, enti locali: sono gli effetti di quattro anni di crisi sui conti pubblici. Cimbolini, Pavesi e Trovati u pagina 2 Luciano Cimbolini Gianni Trovati Poco più di 250 miliardi di debito pubblico in più, 83 miliardi aggiuntivi chiesti al sistema economico e alle famiglie, e una flessione che sfora i sei miliardi all'anno quando si guarda invece alle entrate in conto capitale, cioè in pratica al finanziamento degli investimenti. Sono le cifre che misurano gli effetti sul bilancio pubblico, e quindi più concretamente sul sistema Paese, della «cura dell'austerità» imposta dalle manovre di finanza pubblica negli anni 2008-2012, cioè quelli nei quali ha debuttato la crisi economica e poi si è trasformata in crisi del debito sovrano. Una crisi affrontata soprattutto a colpi di tasse e tariffe, con le entrate correnti che hanno accumulato 83 miliardi in più in quattro anni rispetto a quelli che si sarebbero registrati rimanendo ai livelli del 2008. La dinamica si è alimentata anno per anno, e ha portato nel solo 2012, 42,3 miliardi di entrate correnti rispetto a quattro anni prima. Questi numeri, che si fermano al 2012 ma trovano riscontro nelle dinamiche del 2013 che si potranno misurare a consuntivo fra qualche mese (oggi in consiglio dei ministri viene varato il rendiconto generale dello Stato, mentre per quelli degli enti territoriali occorrerà attendere di più), sono speculari a quelli che si riscontrano sul lato delle spese, dove si legge che negli stessi anni le uscite per gli investimenti hanno perso 100 miliardi tondi di euro, mentre quelle «correnti», che servono al normale funzionamento della macchina pubblica, sono continuate a crescere (si veda Il Sole 24 Ore del 10 febbraio scorso). Proprio questa tendenza ha contribuito a neutralizzare nei fatti l'effetto sui saldi prodotto dalle maggiori entrate, costringendo comunque la Pa a far ricorso a nuovo debito in misura sostenuta. Quando si guarda alle entrate, poi, occorre fare un passo aggiuntivo. I flussi di cassa effettivi delle entrate tributarie e (soprattutto) extratributarie viaggiano infatti molto più in basso rispetto ai livelli raggiunti dagli accertamenti, cioè dalle somme iscritte a bilancio "a prescindere" dal loro effettivo incasso. Guardando ai conti complessivi di tutti i livelli di Governo, le entrate correnti 2012, rispetto a quelle del 2008, sono superiori di 40 miliardi sulla carta, ma di "soli" 22 miliardi nella cassa. Questa forbice, che in particolare negli enti locali ha accumulato nei bilanci una mole di «residui attivi», cioè di entrate non riscosse, in crescita fino ai 33,1 miliardi registrati nel 2012 (si veda l'articolo in basso), può spiegare due fenomeni. Il primo è rappresentato dal persistere nei ritardi dei pagamenti nella spesa corrente, che rimane generalizzata e che, come ha notato la Corte dei conti (si veda Il Sole 24 Ore del 26 giugno) ha spinto gli enti locali a utilizzare proprio su questo versante gran parte delle anticipazioni di liquildità permesse dai decreti sblocca-debiti nati in realtà per le spese in conto capitale frenate dal Patto di stabilità. Ma la distranza fra accertamenti e incassi chiarisce anche le storiche discrasie che nei conti pubblici si registrano tra fabbisogno e indebitamento netto: la maggiore dimensione spesso riscontrata del primo rispetto al secondo fa sì che una quota di ricorso al debito, che non troverebbe giustificazione nei soli dati relativi all'indebitamento netto, derivi in realtà dall'esigenza di ottenere provviste di cassa. Con questi dati si spiega ancora meglio il carattere strategico di una spending review che sappia riequilibrare il funzionamento della macchina pubblica, perché il suo compito è quello di tagliare la spirale fra aumento delle entrate correnti e debito che si è creata per abbattere il deficit e finanziare maggiori spese correnti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli incassi della pubblica amministrazione L'andamento delle entrate totali e delle entrate tributarie nei vari livelli di governo TOTALE Accertamenti Var % 715.310 +6,30 760.407 Var % 36.708 -15,55 31.000 Var % 245.020 +2,8 250.360 Incassi Var % 669.664 +3,17 690.905 Var % 33.220 -

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 150 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

10,61 29.695 Var % 243.052 +3,69 252.031 STATO Accertamenti Var % 495.565 +8,53 537.844 Var % 2.182 +264,21 7.947 Var % 222.489 +7,77 239.784 Incassi Var % 453.208 +2,33 463.782 Var % 2.155 +266,40 7.896 Var % 222.489 +7,77 239.784 REGIONI Accertamenti Var % 153.535 +0,95 155.000 Var % 13.225 - 17,73 10.880 Var % 13.190 -62,97 4.884 Incassi Var % 155.521 +4,81 163.000 Var % 11.530 -10,18 10.356 Var % 12.149 -57,55 5.157 PROVINCE E COMUNI Accertamenti Var % 66.210 +2,04 67.563 Var % 21.301 - 42,85 12.173 Var % 9.341 -39,06 5.692 Incassi Var % 60.935 +5,23 64.123 Var % 19.535 -41,42 11.443 Var % 8.414 -15,74 7.090 ENTRATE CORRENTI ENTRATE IN CONTO CAPITALE DEBITO 2008 2012 TOTALE ENTRATE TOTALE Accertamenti Var % 601.162 +6,61 640.920 Var % 67.510 +35,49 91.468 Var % 668.672 +9,53 732.388 Incassi Var % 581.636 +3,80 603.759 Var % 44.712 +19,40 53.387 Var % 626.348 +4,92 657.146 STATO Accertamenti Var % 446.165 +3,95 463.769 Var % 49.340 +50,13 74.076 Var % 495.505 +8,54 537.845 Incassi Var % 422.639 +0,80 426.006 Var % 30.569 +23,58 37.776 Var % 453.208 +2,33 463.782 REGIONI Accertamenti Var % 129.698 +4,86 136.000 Var % 3.356 +14,36 3.838 Var % 133.054 +5,10 139.838 Incassi Var % 134.235 +3,55 139.000 Var % 3.075 +14,31 3.515 Var % 137.310 +3,79 142.515 PROVINCE E COMUNI Accertamenti Var % 25.299 +62,66 41.151 Var % 14.814 -8,51 13.554 Var % 40.113 +36,38 54.705 Incassi Var % 24.762 +56,50 38.753 Var % 11.068 +9,29 12.096 Var % 35.830 +41,92 50.849 TOTALE ENTRATE TRIBUTARIE TOTALE ENTRATE EXTRATRIBUTARIE TOTALE 2008 2012 ENTRATE TRIBUTARIE Fonte: Ragioneria generale dello Stato, banca dati unitaria delle Pa, Copaff e Corte dei conti Foto: - Fonte: Ragioneria generale dello Stato, banca dati unitaria delle Pa, Copaff e Corte dei conti

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 151 30/06/2014 Il Sole 24 Ore - Risparmio & famiglia Pag. 9 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato la «guerra dei wallet» Il portafoglio è sempre più digitale Sul mercato sono già arrivati Vodafone e Banca Mediolanum In rampa di lancio Time e Mastercard Gabriele Petrucciani

a Addio al portafoglio. Quello fisico. Con l'arrivo dei primi wallet in Italia, oggi è possibile dematerializzare le carte di pagamento, sia di credito sia di debito, e inserirle in un unico contenitore virtuale all'interno del cellulare. «Finalmente, nell'utilizzo dello smartphone si aggiunge una funzionalità importante - commenta Vincenzo Scarlato, responsabile consumer services & innovation di Vodafone Italia, che per prima ha lanciato in Italia il wallet -. All'inizio, il cellulare si usava solo per chiamare o inviare messaggi. Poi è sono arrivate le mappe, i servizi di geolocalizzazione, la musica, i film e la comunicazione via social. Oggi lo smartphone è anche uno strumento di pagamento». come funziona È semplice. Prima di tutto bisogna scaricare sul proprio cellulare dotato di tecnologia Nfc (Near fiel communication) l'applicazione specifica e poi virtualizzare le carte di pagamento. A quel punto il telefono è pronto. Per completare un acquisto basterà aprire l'applicazione, selezionare lo strumento di pagamento, cliccare su paga e avvicinare lo smartphone al Pos contactless abilitato. Per i micro pagamenti inferiori a 25 € la transazione si completa immediatamente; sopra i 25 €, invece, sarà necessario inserire un codice Pin. Questa modalità di pagamento è consentita solo negli esercizi commerciali che espongono il simbolo contactless e che quindi sono dotati di un Pos con tecnologia Nfc. «Oggi sono già attivi 150mila Pos Nfc - fa notare Scarlato - e entro fine anno arriveremo a 300mila. Tutti gli esercenti si adegueranno. Per ora le grandi catene sono già partite. Rappresentano solo il 15% di tutti i Pos in circolazione, ma fanno la maggior parte dei volumi». gli operatori attivi... A rompere il ghiaccio, lo scorso aprile, è stata Vodafone, che ha lanciato il suo wallet, per ora abilitato a contenere solo la SmartPass, una carta di pagamento ricaricabile integrata nel cellulare e realizzata dall'operatore telefonico in collaborazione con CartaSi e MasterCard. «La carta - sottolinea Scarlato - può essere ricaricata con un bonifico, con il bancomat o in tabaccheria. Per realizzare questa infrastruttura siamo partiti qualche anno fa con la carta fisica, per poi digitalizzarla e predisporre la piattaforma. E a breve integreremo nel wallet altre due funzionalità: le carte fedeltà e il pagamento dei biglietti per il trasporto pubblico. Quest'ultimo servizio sarà attivato in 11 città, tra cui Firenze, Bari, Genova, Brescia e Padova». Nei giorni scorsi, poi, ha debuttato nel mondo dei wallet anche Banca Mediolanum, che ha contemporaneamente lanciato la Mediolanum Freedom Easy Card, una carta prepagata sviluppata in collaborazione con CartaSi che, inserita nel portafoglio virtuale, consente i pagamenti tramite tecnologia Nfc. Per ora, Mediolanum Freedom Easy Card è l'unica carta che può essere dematerializzata all'interno del wallet. «Entro fine anno, però, lanceremo anche una carta di debito su circuito internazionale che potrà essere caricata sul portafoglio virtuale - spiega Massimo Doris, a.d. di Banca Mediolanum -. Questo ci consentirà di proporre i pagamenti in mobilità tramite Nfc a un pubblico più vasto, ovvero la stragrande maggioranza dei nostri correntisti. In una seconda fase, poi, nel Mediolanum wallet saranno integrati servizi di pagamento già in essere, come il pagamento dei bollettini con foto e altri in corso di elaborazione, come l'innovativo servizio di P2P bancario». Il servizio offerto da Banca Mediolanum è partito solo con la Sim Nfc di Tim, ma nei prossimi mesi sarà esteso anche a Vodafone. «Il nostro obiettivo è proporre questi servizi innovativi di pagamento a tutta la clientela - conclude Doris - a prescindere dall'operatore telefonico. Dopo Time e Vodafone, quindi, integreremo anche Wind, H3G e gli altri, non appena saranno pronti a offrire una Sim Nfc». ... e quelli in rampa di lancio Vodafone e Banca Mediolanum hanno fatto da apripista chi nel mondo delle telco, chi nel mondo delle banche. E ora altri operatori si preparano a sbarcare sul mercato. A luglio arriverà il wallet di Tim, che

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 152 30/06/2014 Il Sole 24 Ore - Risparmio & famiglia Pag. 9 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

inizialmente supporterà solo la Tim SmartPay (circuito Visa), mentre entro l'autunno potrebbe partire il portafoglio virtuale di Mastercard. Ma anche altri player stanno lavorando in questa direzione. Segno che presto partirà una vera e propria guerra sui wallet. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Le parole chiave 1 Circuito di pagamento Sistema di diffusione e gestione di una carta di pagamento. Identifica la società che mette a disposizione dei soci servizi di pagamento con accettazione internazionale e che consente lo scambio di operazioni. I circuiti più diffusi sono Cirrus/Maestro, Visa, MasterCard, Bancomat, PagoBancomat, Amex e Diners. 2 Contactless Metodo che consente di effettuare un'operazione avvicinando la carta prepagata a un Pos abilitato. Le carte prepagate con tecnologia contactless riportano il logo PayPass per le carte Mastercard, PayWave per le Visa e ExpressPay per le carte emesse da American Express. 3 Nfc Near field communication è una tecnologia senza fili e bidirezionale a corto raggio che consente di leggere dati a breve distanza. Quando due apparecchi dotati di tecnologia Nfc sono a un raggio di 4 cm, viene creata una rete di trasmissione tra i due dispositivi, che possono quindi inviare e rivecere dati. 4 Pin Codice segreto che consente all'utente di utilizzare le carte, di credito e di debito, per effettuate prelievi presso gli sportelli Atm della propria banca o di altre banche, sia nell'area euro sia nell'area extra euro, ma anche per effettuare transazioni bancarie e per fare acquisti tramite carta. 5 Pos Acronimo di point of sale, è un'apparecchiatura automatica per l'acquisto di beni e servizi. Tramite la carta consente all'esercente di ottenere l'autorizzazione del pagamento. Con i Pos dotati di tecnologia Nfc è possibile acquistare pagando direttamente con il cellulare Nfc. 6 Wallet Portafoglio virtuale scaricabile su smartphone. Caricando le carte di pagamento, di credito o prepagate si può pagare negli esercizi commerciali avvicinando il telefonino ai Pos con tencologia Nfc. È possibile caricare anche le carte fedeltà e i biglietti elettronici del trasporto pubblico.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 153 30/06/2014 Il Sole 24 Ore - Risparmio & famiglia Pag. 10 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato intervista della settimana MENO CONTANTE PER COMBATTERE L'EVASIONE Stefano Simontacchi Docente di tassazione Università di Leiden Gaia Giorgio Fedi

Le spinte del legislatore e del mercato per promuovere i pagamenti digitali sono un passo nella giusta direzione, ma per ottenere l'effetto virtuoso di un sensibile abbattimento dell'evasione fiscale occorrerebbe una mossa più drastica: l'abolizione del contante. Ne è convinto Stefano Simontacchi, docente di tassazione internazionale all'Università di Leiden in Olanda e managing partner dello studio legale Bonelli Erede Pappalardo. Ci sono state iniziative di natura legislativa per ridurre il contante, per esempio il decreto Sviluppo Bis ha imposto il Pos per professionisti ed esercenti e ha obbligato la Pa ad accettare pagamenti digitali. Sono iniziative efficaci? Le giudico positive, ma non sufficienti. Personalmente sono favorevole all'abolizione del contante. Ma se non si vuole arrivare a questo si può comunque lavorare in quella direzione introducendo una serie di limiti. Per esempio, come accade in altri Paesi, abolendo la circolazione delle banconote di taglio elevato, come i 500 €. Perché l'abolizione delle banconote di grosso taglio? Perché favoriscono il nero. Una ricerca di un'università austriaca ha mostrato una correlazione molto stretta tra l'aumento dei pagamenti tracciabili e il calo dell'economia sommersa: un aumento del 10% della tracciabilità dei pagamenti per 4 anni consecutivi ha diminuito del 5% il peso dell'economia sommersa. Crede che in Italia funzionerebbe? In Italia mi aspetterei anche un effetto superiore, visto che in Austria c'è una minore attitudine a usare il contante, un fenomeno tanto più evidente se si sale verso il Nord Europa. In Olanda in stazione non è più nemmeno possibile comprare il biglietto del treno con banconote e monetine. Ma questi Paesi non hanno avuto bisogno di imposizioni, partivano da un vantaggio culturale. E noi? Noi dobbiamo forzare questo processo. L'iniziativa minima per contrastare l'evasione, oltre ad abolire le banconote da grosso taglio è ridurre la soglia per le transazioni in contanti, da 1.000 a 550 €, provvedendo nel contempo all'aumento delle deduzioni volto a far emergere pagamenti che potrebbero restare sotto traccia: la colf, spese mediche, eccetera. Si potrebbe iniziare così, con un approccio graduale, una sperimentazione di un anno, con l'avvertenza che se la sperimentazione fallisce si passa a misure più drastiche. Dopo un anno si valuta la situazione e se il programma ha funzionato e la maggior parte delle transazioni passano dalle carte o da altri sistemi digitali, ci si può fermare lì. Altrimenti si passa all'abolizione del contante. In che senso parla di abolizione? Metterebbe una soglia molto bassa, come 50 euro? Anche 10 euro. Ovviamente al contempo occorrebbe fare in modo che tutti abbiano agevolazioni per avere bancomat con costi bassi: il sistema bancario potrebbe venire incontro a queste esigenze. Avviando queste iniziative si riuscirebbe a innescare un circolo virtuoso, che consentirebbe l'emersione del sommerso e permetterebbe di ridurre la pressione fiscale. È evidente che queste misure non possono rimanere isolate, ma devono invece essere parte di un pacchetto che preveda anche la contestuale riduzione della pressione fiscale e agevolazioni agli investimenti. Ma crede davvero che questo aiuterebbe la lotta all'evasione? Anche se la maggior parte dei pagamenti non è tracciabile, il fisco avrebbe già degli strumenti per scovare i furbi. Basta pensare che molti proprietari di jet privato nel 2011 dichiaravano meno di 20mila € di reddito.. È vero che ci sono degli strumenti, come Serpico, che consentirebbero di recuperare molte informazioni sui contribuenti. Ma il problema, più che in termini di strumenti a disposizione, è traducibile in termini di costi- benefici. A parte i grandi evasori che comunque hanno mezzi che rende difficile scovarli, la platea di individui

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 154 30/06/2014 Il Sole 24 Ore - Risparmio & famiglia Pag. 10 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

che evadono è enorme. Per l'amministrazione finanziaria è molto costoso stare dietro a questa enorme platea. Il problema è che ora dobbiamo uscire da questa spirale di evasione e pressione fiscale elevata. E non credo che con misure blande e un semplice rafforzamento dei controlli riusciremmo a uscirne nei tempi necessari per riallinearci alle best practice. Bisogna forzare la mano. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 155 28/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL CASO Asta sui diritti tv Eurosport fa ricorso contro la spartizione Sky-Mediaset Torna la pista Al Jazeera come socio del Biscione GIULIANO BALESTRERI ETTORE LIVINI

Torna la pista Al Jazeera come socio del Biscione A PAGINA 20 MILANO. Piazza Affari ha deciso: è Mediaset il vincitore (almeno morale) dell'asta per i diritti tv della Serie A. A inizio settimana, alla luce delle superofferte di Sky per satellite e digitale, gli operatori erano convinti che il Biscione fosse fuori dalla partita. E avevano messo sotto pressionei titoli. Il compromesso raggiunto con le pay-tv di Murdoch ha però cambiato le carte in tavola: le reti di Arcore - che già hanno vinto il bando per la Champions - potranno trasmettere pure tutte le partite degli otto big del Campionato nel triennio 2015-2018. Il prezzo (373 milioni l'anno, cui vanno aggiunti i 230 per la coppa europea) è un po' alto. Ma la Borsa non ci ha fatto caso: l'uno-due sui diritti consente a Cologno di presentarsi alla delicatissima partita delle alleanze sulla pay-tv con una dote decisamente interessante. E il titolo ha festeggiato ieri con un netto rialzo del 4%. Le attese ottimistiche della Borsa potrebbero trovare una verifica in tempi stretti. Entro il 4 luglio Mediaset deve decidere che fare del suo 22% nella spagnola Digital+, un altro degli asset-chiave nel risiko europeo della tv a pagamento. Scegliendo tra l'addio alla Spagna (incassando 355 milioni da Telefonica), la creazione di un asse con il gruppo di tlc spagnolo o un'offerta per prendere il controllo dei canali iberici. Anche questa operazione potrebbe essere assai costosa (circa un miliardo). Maa dividere gli oneri con il Biscione potrebbero arrivare o Al Jazeera o i francesi di Vivendi che in queste settimane stanno studiando l'ingresso nel capitale della società in cui Mediaset dovrebbe conferire tutte le sue attività nelle pay-tv. L'esito dell'asta per i diritti televisivi rischia intanto di lasciare lunghi strascichi giudiziari. A dimostrazione che forse i pareri legali in mano alla Lega Calcio,a Mediasetea Sky non erano così solidi come sostenevano. A sollevare il dubbio è Eurosport che aveva puntato 140 milioni di euro sul pacchetto D per le altre 12 squadre di Serie A. L'emittente di Discovery, controllata da Liberty Media di John Malone, non ha gradito la gestione dell'assegnazione dei diritti avvenuta solo dopo un accordo Mediaset-Sky per la spartizione della posta in palio. «Eurosport - dice un portavoce del gruppo - prende atto della decisione della Lega di Serie A, ma riteniamo che sia contraria alle regole dell'asta e stiamo, per questa ragione, considerando tutte le opzioni, inclusa quella legale». Come a dire che se il criterio di assegnazione fosse stato quello delle migliori offerte o della massimizzazione dei ricavi complessivi, il network internazionale avrebbe accettato la sconfitta. Alla luce, però, del compromesso raggiunto per evitare, da una parte, i ricorsi di Sky e Mediaset e, dall'altra, per non scontentare nessuno dei partner storici del calcio italiano, Eurosport si sente danneggiata. Anche in questo caso, però, alla fine si potrebbe trovare un compromesso mettendo sul piatto una revisione dei contratti garantiti dal duopolio della tv tricolore ai canali di Malone. I termini dell'intesa sul calcio Su Sky (satellite) Su Mediaset (digitale terrestre) l'intera Serie A con 132 partite in esclusiva (dal 2015 al 2018) le immagini dagli spogliatoi (anche in 4K e 3D) le interviste a Þne primo tempo e a Þne gara (anche in 4K e 3D) La pay-tv pagherà alla Lega Calcio milioni le gare interne e in trasferta degli 8 migliori club della Serie A Sarà il gruppo tv a scegliere, i club, ma è certa la presenza di Juventus, Roma, Napoli, e Inter Il broadcaster pagherà alla Lega Calcio milioni Per la Lega l'incasso complessivo sarà di 945 104 in più rispetto all'accordo del precedente triennio, ma i club avrebbero incassato in più se Sky avesse ottenuto l'esclusiva sia per il satellite sia per il digitale terrestre Foto: IL MANAGER Andrea Zappia, ad della pay-tv, ha lavorato in Ferrari e alla Fila. È a Sky dal maggio del 2003 L'AZIONISTA Pier Silvio Berlusconi, figlio di Silvio, azionista di Fininvest e vicepresidente esecutivo di Mediaset

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 156 28/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PESANO SCADENZE FISCALI E DISOCCUPAZIONE Gli 80 euro restano nel portafoglio dal bonus impatto zero sui consumi (f. fub.)

IN QUESTI giorni per la seconda volta dieci milioni di italiani stanno trovando nelle buste paga e nei cedolini della pensione gli 80 euro del bonus Irpef. Per ora, il precedente versamento non ha provocato l'atteso primo risveglio delle vendite al dettaglio in Italia. Né la ristorazione a basso costo, né la grande distribuzione organizzata sembrano aver registrato il benché minimo incremento dell'attività in giugno rispetto a maggio. Né Esselunga né la rete dei punti vendita Coop riferiscono di aver notato un'inversione, soprattutto non in senso positivo. SERVIZIO A PAGINA 7 IN QUESTI giorni per la seconda volta dieci milioni di italiani trovano sui conti bancari, nelle buste paga e nei cedolini della pensione, gli 80 euro (circa) del bonus Irpef. Giugno è stato il primo mese nel quale il loro potere d'acquisto è aumentato con lo sgravio concesso dal governo. Per tirare le sommeè presto. Impossibile capire se davvero si sia innescato il circolo virtuoso sperato: una spinta ai consumi e uno stimolo alla domanda di beni e servizi, tale da far ripartire le vendite e dunque anche la produzione delle imprese rivolte al mercato italiano. Non è presto però per cercare di misurare se i primi 80 euro in busta paga (o nel cedolino previdenziale), quelli versati un mese fa, abbiano provocato un primo risveglio delle vendite al dettaglio. La risposta, per il momento,è no. Non sembra sia successo. Né la ristorazione a basso costo, né la grande distribuzione organizzata sembrano aver registrato il benché minimo incremento dell'attività in giugno rispetto a maggio. Né Esselunga, né la rete dei punti vendita Coop riferiscono di aver notato un'inversione, soprattutto non in senso positivo. Sommate, le due grandi concorrenti italiane pesano per quasi un terzo della rete di supermercati e ipermercati sul territorio nazionale, con un fatturato annuo cumulato di quasi venti miliardi. Ma per nessuna delle due, per il momento, il bonus da 80 euro sembra aver fatto alcuna differenza. Francesco Cecere, direttore del marketing Coop, in giugno non ha notato svolte nella capacità di spesa degli italiani. Però ha trovato la conferma di un nuovo fenomeno: «Le famiglie di età medio-alta stanno incrementando i consumi, mentre quelle giovani continuano nella tendenza alla contrazione». Secondo le analisi svolte a Coop, molti giovani con figli mangiano sempre meno spesso a casa propria e preferiscono andare dai genitori, per risparmiare. Tocca a questi ultimi, spesso pensionati, magari beneficiari del bonus Irpef a differenza dei figli che non guadagnano abbastanza per avervi diritto, a fare più spesa: devono mettere a tavola anche figli e nipoti. Roberto Masi, amministratore delegato di McDonald's Italia, conferma le stesse tendenze. Il fatturato in Italia della catena americana è in calo del 3% rispetto a un anno fa e in lievissima flessione, decisamente meno dell'1%, in giugno rispettoa maggio. Gli italiani non hanno speso i loro 80 euro di bonus andando più spesso a mangiare un hamburger con una bibita. Masi osserva che possono esserci spiegazioni episodiche: «Nel mese dei mondiali, le famiglie preferiscono restare a casa a guardare le partite - dice - Gli italiani escono meno spesso». Soprattutto, il mancato aumento dei consumi nel primo mese del bonus può avere motivazioni più generali. In una parte dei Comuni a metà giugno i proprietari di casa hanno dovuto pagare la Tasi, la nuova tassa sui servizi urbani. Per le imprese, anche quelle a conduzione familiare, sono arrivate poi le scadenze Iva. Serviranno dunque alcuni mesi per valutare se il bonus possa avere un impatto al netto degli impegni fiscali. Un sondaggio dell'Istat pubblicato giovedì segnala però che potrebbero esserci altre forze a frenare. In giugno il clima di fiducia dei consumatori è sceso, così come i giudizi sulla situazione economica della famiglia e sulle prospettive familiari future. Non tutto è negativo. Segnala Cecere, di Coop, che le risposte ai sondaggi dei loro consumatori mostrano «un ritorno di speranza nel futuro, se non proprio di fiducia». Certo in Italia il clima sull'economia rilevato dalla Commissione Ue è ancora in calo, mentre in Spagna è ai massimi dal 2007. E il motivo è facile da capire: secondo l'Istat, in giugno sono aumentate le persone che prevedono o

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 157 28/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

temono la disoccupazione. Un bilancio sull'impatto degli 80 euroè dunque prematuro. Ma non lo è per azzardare una previsione: non aiuterannoa far ripartire i consumi, fino a quando le imprese non saranno in condizioni di riprendere a creare posti di lavoro. Ma per quello, forse, serve qualcosa più di uno sgravio da 80 euro sull'Irpef. PER SAPERNE DI PIÙ www.legacoop.it www.esselunga.it Foto: Il bonus a seconda del reddito individuale Il bonus a seconda del reddito familiare Decile di reddito monetario equivalente Reddito monetario familiare (in euro)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 158 28/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 21 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Trenitalia e Ntv: "Attività a rischio con i tagli agli incentivi elettrici" ANDREA GRECO

MILANO. Trenitalia e Ntv paventano soppressioni di treni e gravi colpi alla stabilità dei gestori, se passa il decreto Competitività che mira a ridurre del 10% il costo dell'elettricità per le Pmi sforbiciando gli incentivi alle fonti rinnovabili e altri sconti. Tra cui le riduzioni tariffarie sulle bollette dei convogli, in vigore dal 1963 e per il Ministero dello Sviluppo, che ha varato le misure, «con forme anacronistiche». Si profila, dopo che il decreto in Parlamento dal 4 luglio sarà convertito in legge, lo stop della tariffa agevolata ai servizi resi a condizioni di mercato, come l'Alta velocità e il trasporto merci. Con risparmio di circa 135 milioni per le bollette, ma 135 milioni di incentivi persi dai ferrovieri dal gennaio 2015. «Triplicando il costo energetico della trazione alcuni servizi diverranno antieconomici, e si assisterà inevitabilmente a una riduzione strutturale dell'offerta - dice Vincenzo Soprano, ad Trenitalia - Questo scenario si concretizzerà sicuramente per gran parte dei servizi merci, dove la concorrenza stradale è forte, e per i servizi passeggeri con alternative al trasporto aereo o gomma, quindi sulle reti fondamentali di trasporto tra cui il sistema Frecce». Anche più forti i toni di Antonello Perricone, ad dell'operatore rivale Ntv: «I termini del provvedimento ci preoccupano molto. I privati hanno investito nel progetto Ntv in base a regole chiare e definite. Ancora una volta si modificano le regole in corsa e il cambiamento che si prospetta potrebbe dare un colpo molto grave alla sostenibilità futura dell'azienda». Dalle prime stime il taglio degli sconti dovrebbe gravare per un centinaio di milioni su Trenitalia (la controllata da Fs per il trasporto), per 20 milioni su una ventina di operatori merci e per altri 20 su Ntv, vettore privato in affanno: nel 2012 ha perso 77 milioni, nel bilancio 2013 in uscita dovrebbe perdere altrettanto, con un fardello di debiti e leasing per i treni Italo che sta inducendo i creditori alla ristrutturazione. La tesi difensiva di Fs è che l'agevolazione non va considerata un favore, poiché è il corrispettivo della cessionea Enel, all'inizio degli anni '60, di alcune centrali elettriche delle Ferrovie: e lo sconto vitalizio compensava gli impianti e il loro sfruttamento. Nei corridoi del ministero si ritiene che quell'o scambio di mezzo secolo fa sia ampiamente ammortizzato. Del resto gli sconti in bolletta restano per il "servizio universale", che riguarda pendolari e tratte sociali (e anzi il Dl vieta di ribaltarvii maggiori oneri). Si stima che sulla tratta Milano-Roma, regina di quelle "di mercato", il minor introito sia recuperabile con aumenti di circa il 7% dei biglietti, che costano circa 100 euro. Ma le conseguenze potrebbero essere meno lineari, perché altri 30 operatori merci temono di finire fuori mercato, e diversi treni interregionali di pendolari potrebbero essere soppressi. Il fulcro del decreto (e dei suoi risparmi) sono però gli incentivi all'energia fotovoltaica, dilazionati su 24 anni dai 20 inizialmente previsti. Per fronteggiare la misura, Assorinnovabili ieri ha voluto scrivere al Commissario europeo per l'energia Guenther Oettinger, «perfettamente in linea con la nostra posizione», sostengono i produttori. I PUNTI NTV Il vettore di Italo, che nel 2012 ha perso 77 milioni e il 2013 ne perderà altrettanti, stima maggiori costi annui per una ventina di milioni TRENITALIA Il gestore del trasporto di Ferrovie dello Stato prevede costi per circa 100 milioni dai tagli agli sconti sull'energia del dl Competitività

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 159 29/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA PARLA IL MINISTRO DELLO SVILUPPO. FLOP DEL BONUS GIOVANI Guidi: l'articolo 18 è superato ROBERTO MANIA

ROMA. «Definire lo Statuto dei lavoratori come un documento datato mi pare un eufemismo. Il mondo cambiae non si commette peccato mortale se si sottopone a una manutenzione una legge del 1970». Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico, ne parla a Repubblica . A PAGINA 9 ROMA. Un piano per sostenere il Made in Italy, per internazionalizzare le piccole imprese e creare un sistema per la distribuzione nel mondo dei nostri prodotti. È questo un pezzo delle riforme per la crescita che ci permetteranno una maggiore flessibilità nell'applicazione dei trattati europei. Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico, ne parla in questa intervista in cui, seppur a titolo personale, dice anche: «Definire lo Statuto dei lavoratori come un documento datato mi pare un eufemismo. Il mondo cambia e non si commette peccato mortale se si sottopone a una manutenzione una legge del 1970». Partiamo dall'Europa, ministro. L'accordo tra i capi di governo è che ci possa essere una maggiore flessibilità nell'applicazione dei vincoli del Patto di stabilità a fronte di riforme a sostegno della crescita economica. Lei è proprio il ministro dello Sviluppo. Dal suo dicastero dovrebbero uscire molte delle misure destinate a sostenere la ripresa. Quali? «Da quando è in carica questo governo, cioè da quattro mesi, tutti gli interventi sono stati adottati in direzione delle riforme. Abbiamo abbassato il livello di tassazione sul lavoro e sulle imprese, abbiamo definito un pacchetto di provvedimenti per dare slancio agli investimenti e rafforzare la patrimonializzazione delle imprese. C'è stato il decreto Poletti sui contratti a termine e ora è in discussione in Parlamento il Jobs Act. C'è stata la riforma della pubblica amministrazione. Ora stiamo lavorando, ioe il viceministro Carlo Calenda, a un piano per il Made in Italy». Un piano con quali contenuti? «Il piano sarà definito nelle prossime settimane. L'obiettivo è quello di supportare l'internazionalizzazione delle nostre imprese facendo leva anche su una diversa organizzazione della distribuzione dei nostri prodotti all'estero e sul sistema fieristico. È una cosa che da noi non è mai stata fatta. E guardi che, anche con il mio stupore, quando vado all'estero continuo a constatare che c'è un grande interesse degli investitori verso l'Italia. Ciò che chiedono innanzitutto è meno burocrazia, più semplificazioni anche nell'avvio delle società. Sono riforme sostanzialmente a costo zero». Lei annuncia un piano per il Made in Italy e vedremo come sarà nel dettaglio. Resta il fatto che spesso, molto spesso, i provvedimenti si annunciano e poi rimangono sulla carta perché ritardano i decreti attuativi. Il suo dicastero deve ancora approvare i decreti per misure adottate dai governi Monti e Letta. Quando preparerete leggi immediatamente applicabili? «Guardi, le leggi autoapplicative sono uno degli obiettivi di questo governo. Certo non si può smantellare in quattro mesi un sistema che è costruito sui provvedimenti scritti, come si dice, "di concerto" tra ministri. Ci vuole tempo. Detto questo il mio ministero ha adottato tutti i decreti necessari per attuare le leggi dei precedenti governi. Non è ancora pienamente applicativa la norma sul credito di imposta sulla ricerca e l'innovazione perché manca la firma del ministro dell'Economia. Ma è questione di poco tempo». Ma perché anziché incentivare sempre qualcosa non prende il "piano Giavazzi" che prevedeva un taglio di 10 miliardi l'anno di incentivi alle imprese in cambio di una riduzione dell'Irap? Non crede che anche le aziende ne sarebbero avvantaggiate? «Non conosco nei dettagli il piano del professor Giavazzi, penso però che l'impatto sui conti pubblici di un'operazione di questo tipo non sia proprio neutro». Con la politica degli incentivi qualche volta sbagliate anche obiettivo. La Cgia di Mestre sostiene che la tanto sbandierata riduzione del 10 per cento del costo dell'energia a favore delle imprese, in realtà lascia fuori l'85 per cento delle imprese, quelle di dimensioni più piccole, perché non raggiungono la soglia minima di 16,5 chilowatt di consumo. Un a u t o gol? «Noi abbiamo numeri diversi, altrimenti non avremmo adottato quel provvedimento.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 160 29/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Non so come e sulla base di quali dati la Cgia di Mestre arrivi a quelle conclusioni. Noi siamo certi che il beneficio andrà a larghissima parte delle piccole e medie imprese e degli esercizi commerciali». Anche Trenitalia e Ntv protestano: dicono che, con il taglio di alcuni incentivi, dovranno ridurre il servizio. «Senta la norma che garantiva un trattamento di favore alle ferrovie risale al 1963, io sono nata nel 1969. Credo che da allora ad oggi molte cose siano cambiate». La contestano anche i produttori di energie rinnovabili. «Veramente protesta il 4 per cento delle imprese del fotovoltaico. Sono ottomila imprese su 200 mila del settore che però riceve il 60 per cento di tutti gli incentivi. Chi protesta difende posizioni di rendita. È un sacrificio modesto quello che abbiamo chiesto loro». Ma perché ha reintrodotto l'anatocismo, cioè il pagamento degli interessi sugli interessi, con il decreto sulla competitività? «La genesi di quella parte del decreto sta al ministero dell'Economia. Comunque il Parlamento può migliorarla o modificarla». Da leader dei Giovani industriali di Confindustria lei prese posizioni sempre molto nette contro l'articolo 18. Una parte della maggioranza, penso ai senatori Ichino e Sacconi, ora vuole cambiarlo. Qual è la sua posizione ora? «Ero molto giovane e facevo anche un mestiere molto diverso. Penso che oggi sia una tragedia la disoccupazione giovanile al 46 per cento. Questa è la coda velenosa di una lunghissima crisi». D'accordo, cosa pensa del superamento dello Statuto dei lavoratori? «Non è la mia materia, dunque parlo a titolo personale. Penso che definire lo Statuto un documento datato sia un eufemismo. Non si commette peccato mortale se si pensa a un intervento di manutenzione. Il mondo evolve. C'è bisogno di maggiore flessibilità in uscita e in entrata nel mondo del lavoro, ovviamente con tutte le necessarie garanzie. In ogni caso non ritengo che oggi l'articolo 18 sia una questione strategica per le imprese come forse lo è stata dieci anni fa».

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 161 29/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 4 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'Europa L'umiliazione di Cameron riaccende il fronte anti-Ue "Ora più vicini all'uscita" La Merkel tenta di ricucire La cancelliera: "Vogliamo tendere una mano a Londra" Il leader dell'Ukip: "La strategia del premier un fallimento" Il primo ministro è riuscito solo a farci isolare come non mai Berlino vede con timore lo scenario di un'uscita inglese: "Risponderemo alle loro preoccupazioni" Accesi i fuochi euroscettici, sarà difficile spegnerli prima del referendum del 2017 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ENRICO FRANCESCHINI

LONDRA. Umiliato e offeso dal 262 subito sulla nomina di Juncker a presidente della Commissione, un punteggio che fa impallidire le sconfitte e l'eliminazione dell'Inghilterra ai Mondiali di calcio, David Cameron parla di stato di "guerra" fra Londra e la Ue, mentre la stampa nazionale al completo giudica ora «più vicina» l'uscita del Regno Unito dall'Europa nel referendum indetto per il 2017. Ma Angela Merkel e altri leader europei non perdono tempo a offrire un ramoscello d'ulivo per fare la pace con il premier conservatoree con il suo euroscettico Paese: il giorno dopo il voto del Consiglio d'Europa la cancelliera tedesca si dice prontaa «venire incontro alle preoccupazioni britanniche» e Fredrik Reinfeldt, il primo ministro svedese, riconosce che una maggiore integrazione dell'Unione «non è la cosa migliore per tutti» i suoi membri. La partita per riformare la Ue ed evitare un divorzio con la Gran Bretagna rimane dunque aperta, nonostante a prima vista sia diventata più complessa e rischi di deflagrazione aumentino. «Un triste giorno per l'Europa», così Cameron ha definito la decisione a stragrande maggioranza su Juncker (soltanto il premier ungherese Orbàn vi si è opposto al fianco del premier britannico), e ieri i media londinesi giravano il coltello nella piaga. «Umiliazione», titola il Daily Mail . «È chiaro che all'Unione Europea non interessa niente di quello che pensiamo noi», afferma un editoriale sul Times . «Un Regno Unito pericolosamente isolato in Europa», riassume il concetto il Financial Times . «Si avvicina l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue», predicono con le stesse parole il filo laburista Guardiane il filo conservatore Telegraph . Reazioni analoghe giungono dal mondo politico. Nigel Farage, il leader dell'Ukip, spara a zero su Cameron: «Se nonè riuscitoa convincere la Ue su Juncker, come può farci credere che riuscirà a ottenere le ben più vaste e importanti riforme che secondo lui sono la condizione necessaria per far restare la Gran Bretagna nella Ue? La sua strategia si è rivelata un completo fallimento». Di opinione simileè Ed Miliband, leader laburista: «Anche noi eravamo contrari a Juncker. Ma le soluzioni alternative si trovano cercando alleati e negoziando, mentre Cameron ha ottenuto soltanto di lasciare la Gran Bretagna isolata in Europa come non mai». La maggioranza dei commentatori inglesi concordano che Cameron cerca disperatamente di recuperare almeno in parte i consensi persi a favore dei populisti dell'Ukip alle recenti elezioni europee, dove il movimento di Farage è diventato il primo partito britannico, e per farlo ha dovuto assumere una linea di totale intransigenza verso Bruxelles. Ma così facendo, osserva Nick Robinson, capo analista di affari politici per la Bbc , il premier rischia di gettare ulteriormente benzina sul fuoco dei sentimenti anti-europei: sarà molto più difficile per lui spegnerlo in seguito, quando si tratterà di votare sull'appartenenza all'Ue nel referendum del 2017, che finora Cameron dice di voler mantenere. E tuttavia non è detto che non ci riesca, se riceverà dal resto d'Europa qualche concessione in grado di dimostrare che la sua linea dura ha pagato. I primi segnali in tal senso sono già arrivati. «Ho tutto l'interesse al fatto che la Gran Bretagna resti nella Ue», ha detto ieri la Merkel. «Naturalmente questa è una decisione che devono prendere i cittadini britannici, ma dal punto di vista europeo e tedesco è importante che Londra rimanga in Europa e io intendo lavorare perché ciò avvenga. Abbiamo dimostrato chiaramente che vogliamo rispondere alle preoccupazioni del Regno Unito». Il premier svedese Reinfeldt, da parte sua, nota che il testo approvato dal Consiglio d'Europa contiene

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 162 29/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 4 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«riferimenti precisi che una maggiore integrazione europea non è l'opzione migliore per tutti»e anche lui promette il «massimo sforzo» per venire incontro alle richieste di Londra. Non tutti i giochi sono fatti, dunque. Pur esponendosi a critiche e rischi Cameron potrebbe alla fine ottenere entrambi i risultati che si prefigge: vincere le elezioni britanniche l'anno prossimo e scongiurare l'uscita del Regno Unito dalla Ue nel 2017. «A mio parere il premier è oggi una posizione più forte di quanto fosse prima del summit europeo», sostiene Bernard Ingham, exportavoce e consigliere di Margaret Thatcher. «Si è battuto per una posizione di principio, per ora è stato sconfitto ma potrebbe essere lui a vincere domani». Lo stesso Cameron, nella conferenza stampa di fine summit, ha voluto sottolineare che «alcuni piccoli passi avanti» sono stati fatti nel documento conclusivo, in cui si accetta l'idea che l'obiettivo di un'Unione «sempre più stretta» non impedisce ai singoli Stati membri di decidere individualmente il ritmoe le dimensioni dell'integrazione. Parafrasando lo sbarco sulla luna, si vedrà nei prossimi tre anni se questo "piccolo passo" per la Gran Bretagna si tradurrà in un grande balzo,o in un disastro, per l'Europa intera. CAMERON ISOLATO Il Financial Times parla di "pericoloso isolamento del Paese e del premier". Anche se poi aggiunge che dopo la votazione i toni di Cameron sono cambiati. Il premier ha dichiarato: "Lavoriamo insieme, al di là della retorica" COME ROONEY Il Daily Mail parla di "umiliazione", definendo il premier David Cameron un "perdente" che i giornali tedeschi hanno subito paragonato a Wayne Rooney, il calciatore simbolo della disfatta britannica ai Mondiali STRADA IN SALITA Duro il giudizio del quotidiano filo laburista Guardian: "La Ue ci ha imposto una schiacciante sconfitta: ora Cameron ha di fronte una strada in salita per mantenere la Gran Bretagna nell'Unione" La cronologia dei rapporti tra Londra e Bruxelles 1963 Il veto di De Gaulle De Gaulle pone il veto all'ingresso della Gran Bretagna nel Mercato europeo 1973 Nella Cee La Gran Bretagna entra a far parte della Comunità economica europea (Cee) 1975 Wilson Il premier laburista Wilson chiede un referendum sulla Cee: vince il "no" all'uscita 1984 Il rimborso La premier Thatcher ottiene un parziale "rimborso" dei fondi versati alla Ue 1991 L'opt-out Durante i negoziati per il Trattato di Maastricht, John Major ottiene l'opt-out dalla moneta unica 1992 Il "Mercoledì nero" La sterlina abbandona gli Accordi europei di cambio (Aec) e il Sistema Monetario Europeo (Sme) 1995 Schengen Entra in vigore la Convenzione di Schengen sulla libera circolazione, ma Londra non aderisce 1999 La "Mucca pazza" Tensioni tra Parigi e Londra a causa dell'embargo sull'importazione delle carni bovine britanniche 2000 La "Guerra del cioccolato" Ok di Strasburgo a esportare il cioccolato britannico nonostante l'opposizione di Belgio e Francia all'uso di grassi vegetali al posto del burro di cacao 2004 La Costituzione Scontri tra Blair e Chirac durante i negoziati sulla Costituzione europea 2007 La Carta dei diritti Londra Þrma il Trattato di Lisbona, ma ottiene l'opt-out per non applicare la Carta dei diritti fondamentali della Ue 2011 Il "no" di Cameron Cameron si oppone alle nuove regole di bilancio della Ue 2014 Il referendum In campagna elettorale, Cameron promette un referendum sulla Ue entro il 2017 PER SAPERNE DI PIÙ http://juncker.epp.eu www.davidcameron.com Foto: Ed Miliband leader dei laburisti Foto: SOTTO ACCUSA Il primo ministro inglese David Cameron, leader dei Tory, mentre parla a Bruxelles

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 163 29/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'INTERVISTA / JOHN PEET DELL'"ECONOMIST" "Per la Gran Bretagna un brutto colpo Ora Bruxelles ci ascolti" (e. f.)

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA. L'umiliazione britannicaè reale, ma per evitare il peggio ora occorre che l'Unione Europea faccia qualcosa per aiutare David Cameron a vincere il referendum del 2017 sull'appartenenza del proprio paese alla Ue. È il parere di John Peet, editor degli affari internazionali dell' Economiste coautore, insieme a un altro giornalista del settimanale britannico, Anton La Guardia, di Unhappy Union: how the euro crisis and Europe can be fixed (Europa infelice: come aggiustare la crisi dell'euro e l'Europa). È stata veramente un'umiliazione per la Gran Bretagna la nomina di Juncker? «Sì, essere sconfitti 26 voti a 2 tra i leader europei è un brutto colpo per il Regno Unito. Ma il resto d'Europa non ha interesse a umiliare Londra, tantomeno a spingerla fuori dalla Ue. I 26 che hanno votato per Juncker vorranno aiutare Cameron a risollevare la sua immagine in altri ambiti. E il premier britannico dice il vero quando afferma che anche altri leader europei avevano dei dubbi su Juncker». Cameron aveva un'alternativa? Cos'altro avrebbe potuto fare? «Cominciare prima la sua campagna. E impegnarsi di più per cercare alleati per la sua battaglia. Probabilmente ha anche sbagliato a personalizzare troppo la sua opposizione a Juncker, piuttosto che impegnarsi sulla sostanza della direzione in cui dovrebbe muoversi la Ue. Infine avrebbe potuto attaccare, più che l'uomo, il metodo scelto per la candidatura». Crede che questo risultato avvicini davvero il rischio di un'uscita del Regno Unito dalla Ue? «È un'eventualità che si può ancora evitare. Ma la nomina di Juncker oggettivamente non aiuta, perché rafforza la tesi secondo cui Londra non riesce a far sentire la propria influenza su Bruxelles». Cosa dovrebbe fare la Ue per evitare il peggio? «È importante che le richieste britanniche di riformare l'Unione siano prese in considerazione. Dare al Regno Unito un portafoglio importante in seno alla Commissione europea sarebbe un altro passo nella direzione giusta». Questa crisi sembra avere origine nella vittoria dell'Ukip alle elezioni europee. Si è trattato di un fenomeno passeggero o il partito di Farage è destinato a rimanere una nuova forza nella politica britannica? «L'Ukip non scomparirà e potrebbe certamente vincere un paio di seggi, non penso di più, al parlamento britannico nelle legislative del prossimo anno. Ma la maggiore pressione per Cameron viene dal suo stesso partito, i conservatori, un'ampia parte dei quali sono ora profondamente euroscettici». Foto: Il giornalista John Peet

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 164 29/06/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

MAI FIDARSI TROPPO DI ANGELA GIAN ENRICO RUSCONI

Fare «il miglior uso possibile degli strumenti di flessibilità previsti dal patto di stabilità». E' soltanto per uno smisurato ottimismo che questa generica, anodina, quasi burocratica dichiarazione di Bruxelles è stata letta come «una vittoria italiana in Europa»? Se fosse così ci accontenteremmo di ben poco. In realtà si tratta semplicemente di una virtuale apertura di credito alla politica italiana - dopo tante delusioni - che attende di essere messa operativamente alla prova. A Bruxelles il risoluto «dilettante italiano» Matteo Renzi ha giocato bene le sue carte, da professionista. Ha fatto pesare nella giusta direzione, cioè a favore di un'Europa da rinnovare, il consenso elettorale da lui personalmente raccolto. Si è messo in sintonia - da pari a pari - con la maggioranza dei capi dell'Unione, riuscendo a dare l'impressione che le sue richieste di flessibilità - pur nella loro «ortodossia» - contengono decisivi elementi di innovazione. Ma è rimasto sempre a livello di dichiarazioni programmatiche e di comunicazione mediatica, in una prospettiva di semplici grandi promesse. Sino a quando può durare questa situazione? Non illudiamoci: nel paese chiave d'Europa, in Germania, la diffidenza verso l'Italia rimane profonda ed esplicita. L'unica voce timidamente possibilista è quella socialdemocratica . Che cosa aspettano il governo Renzi e la classe politica, che lo sostiene, a sondare seriamente i socialdemocratici tedeschi e a stabilire con essi contatti qualificati e propositivi? La cauta ma disponibile intervista rilasciata a Tonia Mastrobuoni dal ministro Frank-Walter Steinmeier, che parla di «coraggioso corso riformatore» dell'Italia, è un segnale che merita di essere positivamente interpretato. «Trovo giusto - dice il ministro socialdemocratico - che proprio noi in Europa continuiamo a discutere come armonizzare ragionevolmente la necessaria disciplina di bilancio e la politica delle riforme affinché le spalle più deboli non portino i pesi più pesanti». Belle parole ma che cosa significano operativamente? In realtà nella stessa socialdemocrazia ci sono voci che condividono la diffidenza dell'opinione pubblica tedesca e della grande stampa nazionale nei confronti l'Italia. E' indispensabile un grande lavoro di reciproca conoscenza e di scambio di idee tra le classi politiche democratiche di sinistra. E' incredibile l'inconsistenza dei livelli di informazione persino tra i gruppi dirigenti. In questo contesto non basta la simpatia personale che può suscitare personalmente Renzi. Tanto meno basta il vero e presunto feeling tra lui e la cancelliera Angela Merkel. La cancelliera tedesca, pur nella sua schietta personalità, è un'abilissima tattica nei gestire le relazioni personali con gli interlocutori politici. Combina affabilità e cortese freddezza. Ma la politica è un'altra cosa. Con gli interlocutori italiani, che sono particolarmente sensibili e vulnerabili nei contatti personali, basti pensare al mutare dei rapporti della Merkel con Silvio Berlusconi o viceversa con Mario Monti. Particolarmente istruttiva è stata proprio la vicenda di quest'ultimo che ha lasciato in Germania profondi antipatici strascichi sotterranei.. Controintuitivamente ritengo che Renzi sia meno ingenuo dei suoi predecessori nel valutare il significato dei contatti personali. Anche con la mitica cancelliera. Ma se qui parliamo di lei, è nella sua qualità di responsabile della Grande Coalizione con i socialdemocratici. L'invito, che ho fatto sopra, al governo italiano ad approfondire conoscenza e contatti qualificati con la socialdemocrazia, non è per far dispetto alla cancelliera democristiana o per intromettersi negli equilibri politici interni tedeschi. Al contrario è per dare concretezza ad un comune orientamento di tutti i governi europei al di là degli equilibri politico-partitici interni di ogni singolo paese. Lo sguardo si allarga anche alla Francia e al suo governo socialista in evidente difficoltà. Come è possibile che le tre grandi azioni europee - che in qualche misura hanno al governo uomini di sinistra - abbiano tanta difficoltà ad intendersi nel promuovere politiche attive per il lavoro e per la crescita? Ho parlato sopra della tenace diffidenza dell'opinione pubblica tedesca (e di alcuni grandi giornali) sulla possibilità che l'Italia sia in grado di prendere misure energiche sulla strada delle riforme, requisito preliminare per la ripresa. Proprio ieri sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung a commento di quanto è accaduto a Bruxelles, è uscito un articolo di Tobias Piller, noto corrispondente del giornale per le questioni economiche, residente a Roma, dal titolo raggelante «il

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 165 29/06/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

tradimento dell'Italia». «L'Italia riceve aiuti immediati contro vaghe promesse, la Germania ha motivo di sentirsi raggirata». L'alibi per una tale affermazione è il libro di Azeglio Ciampi di qualche anno, «Non è il Paese che sognavo», che evidentemente non ha alcun nesso con quanto sta accadendo ora, ma che conteneva e concludeva con un'accorata raccomandazione a fare le necessarie urgenti riforme per non «tradire» l'Europa. Non è questa la sede per contestate l'uso equivoco dell'appello di Ciampi fatto sulla Faz. Ciò che colpisce è la profonda sfiducia pubblica di chi dice di conoscere l'Italia. E' contro questa sfiducia che deve combattere il governo di Renzi, insieme con la classe politica che con lui crede nella necessità urgente di uscire alla situazione attuale. Ma per questo servono i fatti, non le dichiarazioni verbali.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 166 29/06/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

È NECESSARIO PIÙ CORAGGIO WALTER PASSERINI

Pessima notizia quella del flop del bonus assunzioni per gli under 29. Nonostante la ricca dotazione (quasi 800 milioni di euro), non riesce a decollare. Vi sono almeno due ragioni: la prima è la mancata risposta del Mezzogiorno, a cui è dedicata gran parte della provvista (500 milioni), segno del distacco sempre più marcato del Sud rispetto al resto d'Italia, i cui vagoni sono lontani dalla locomotiva, per quanto lenta sia; la seconda è un campanello d'allarme per il decollo dell'altro provvedimento, sempre per under 29, che si chiama Garanzia giovani, che a due mesi dall'avvio registra notevoli ritardi da parte delle Regioni e l'assenza di una cabina di regia nazionale e di una rete di servizi all'impiego, in grado di reggere l'obiettivo di coinvolgere 900 mila giovani, nonostante la dote ricca di 1,5 miliardi. Il flop del bonus, che qualcuno propone di usare a questo punto anche per la Garanzia giovani, rivela la debolezza di una politica del lavoro basata su incentivi temporanei, che non riesce ad affrontare i nodi strutturali dei costi di produzione e del costo del lavoro, insieme all'azzeramento della domanda delle imprese e al clima di sfiducia per un futuro incerto. È necessario più coraggio e una maggior decisione per rimettere al centro dell'agenda del governo e del paese la questione lavoro, in una settimana, la prossima, caratterizzata da tre eventi significativi: la ripresa del dibattito martedì al Senato sul disegno di legge delega di riforma del lavoro che, incassati 465 emendamenti, si sta di nuovo arroventando sull'introduzione del contratto a tutele crescenti e, di nuovo, sull'articolo 18; l'avvio mercoledì della sesta sanatoria per altri 32 mila esodati che, di toppa in toppa, non riesce a porre lo stop a una vicenda socialmente incresciosa, politicamente devastante ed economicamente insostenibile; le reazioni sindacali alla lettera del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha dichiarato che non ci sono più soldi per la cassa in deroga, che copre oggi 350 mila lavoratori. Un inizio davvero bollente per il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 167 29/06/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

SENZA SANZIONE LA REGOLA NASCE AZZOPPATA PAOLO BARONI

Introdurre un obbligo senza poi prevedere una sanzione ha senso? Visto dalla parte dei consumatori, che da domani possono pretendere di pagare col Bancomat ogni spesa superiore ai 30 euro, ovviamente no. E' chiaro che senza una multa per i «renitenti al Pos» questo obbligo, peraltro pure abbastanza blando, viene meno. Il cittadino/cliente potrà insomma pure chiedere, rivendicare, magari battere i pugni sul tavolo, dopodiché se il Pos non è installato ci sta ha poco da fare. Dovrà pagare comunque, in contanti, con un assegno o un bonifico a seconda degli importi. Il «buco» nel Decreto Sviluppo varato nel 2012 dal governo Monti è evidente. E come al solito lascia spazio alle solite ondate di populismo all'italiana: per gli avvocati è solo un «onere» non certo un obbligo giuridico, e poi c'è chi grida al «regalo alle banche» con la speranza di affondare una delle poche misure che se applicata per davvero una mano nel contrasto all'evasione certamente la può dare. «E' chiaro che l'assenza di un profilo sanzionatorio indebolisce la cogenza della norma», ammette il sottosegretario alle Finanze Enrico Zanetti. Che di suo era propenso ad un nuovo rinvio e che nei giorni scorsi in Parlamento ha spiegato la posizione del governo sostenendo che l'intenzione è comunque quella di proseguire sulla strada della riduzione dell'uso del contante. Sarebbe stato meglio introdurre una ennesima proroga? All'interno del governo si è deciso di no per evitare di fare la solita figura all'italiana, posto che la norma risale addirittura al 2012 e nel frattempo si sono succeduti tre governi. Per cui domani si parte. Certo in maniera molto soft. Al ministero dello Sviluppo, a cui compete gestire l'operazione - come ha annunciato il ministro Guidi alle assemblee di Confcommercio e Confesercenti - contano di qui alle prossime settimane di avviare un tavolo con tutti i soggetti interessati all'operazione (commercianti, artigiani e ordini professionali e - ovviamente banche e compagnie telefoniche) per definire meglio come procedere ma soprattutto per cercare di spuntare con condizioni di miglior favore per i servizi Pos. E quindi togliere di mezzo l'alibi dei costi. È chiaro che prima che sia chiuso questo confronto di sanzioni non si potrà parlare. Di fatto anche questa è una forma di rinvio, ma del resto non siamo il paese del Milleproroghe? Twitter @paoloxbaroni

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 168 29/06/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato DOSSIER Bancomat, è obbligatorio accettarlo * Si parte domani: ma per negozianti, professionisti e artigiani niente sanzioni Paolo Baroni

Bancomat, è obbligatorio accettarlo A PAGINA 5 Da domani in tutti i negozi, presso artigiani e professionisti scatta l'obbligo di accettare pagamenti tramite Pos. Di cosa si tratta? Per assicurare la piena tracciabilità dei pagamenti, e quindi disporre di uno strumento in più nella lotta all'evazione, in base al Decreto crescita bis, il numero 179 del 2012, a partire da domani tutte le imprese e i professionisti dovranno dare la possibilità ai loro clienti di effettuare pagamenti tramite bancomat, carte di credito o prepagate attraverso postazioni Pos (acronimo dell'espressione inglese Point of sale). Si tratta del sistema già ampiamente diffuso soprattutto nel settore del commercio, che consente il trasferimento di denaro direttamente dal conto del cliente a quello dell'esercente o del fornitore senza che si verifichi passaggio di contante. C'è una soglia di spesa alla quale si applica la norma? L'obbligo scatta quando la spesa per beni e servizi supera la soglia dei 30 euro. Quali categorie professionali e quali attività interessa? Interessa tutti: commercianti, artigiani, imprese e studi professionali. Dal ristorante all'idraulico, dal falegname al dentista, dal parrucchiere a tutte le attività professionali siano essi notai, avvocati, architetti o commercialisti. L'obbligo riguarda tutte le attività senza distinzioni di dimensione? In un primo tempo la norma, che doveva entrare un vigore a inizio anno, interessava solo i soggetti che fatturavano più di 200mila euro l'anno. Poi la proroga al 30 giugno ha fatto cadere questa prescrizione e da domani tutti devono (o dovrebbero) dotarsi di Pos. Cosa succede se il professionista o l'artigiano di turno non ha installato il Pos? Nulla, perchè il decreto non prevede alcuna sanzione. Non è però escluso che più avanti, una volta che i costi di installazione saranno resi magari più abbordabili, vengano introdotte multe per gli inadempienti. Ma se non mi fanno pagare col Bancomat al quel punto io posso rifiutarmi di saldare in un altro modo il conto? Ovviamente no. Lo spiega bene una circolare dell'Ordine nazionale forense inviata a tutti gli avvocati: «Qualora il cliente dovesse effettivamente richiedere di effettuare il pagamento tramite carta di debito e l'avvocato ne fosse sprovvisto si determinerebbe semplicemente la fattispecie della mora del creditore che, come è noto, non libera il debitore dall'obbligazione». Quindi, prima o dopo il cliente paga, con o senza Pos. A tutela dei professionisti si suggerisce però di indicare in un eventuale contratto di prestazione d'opera le modalità di pagamento alternative al bancomat per le prestazioni rese. A mia volta rischio qualche sanzione? Assolutamente no. L'assenza di sanzioni vale anche per i clienti, che però come detto non sono sollevati dall'obbligo di far fronte al loro debito. La messa in mora del creditore però esclude che gli possano essere chiesti interessi per il ritardato pagamento. Ma come fa ad esempio l'idraulico che viene direttamente a casa mia a permettermi di pagare col Pos? I vari operatori telefonici e molti gruppi bancari, da Telecom alle Poste a Setefi di Intesa Sanpaolo, stanno offrendo sul mercato una serie di soluzioni tecniche molto innovative che consentono ad esempio di sfruttare il proprio smartphone o tablet collegato ad uno speciale lettore di carte. E' vero, come lamentano ad esempio i commercianti, che le nuove attrezzature sono particolarmente costose? Secondo Confesercenti un imprenditore che realizza transazioni per circa 50mila euro l'anno tra costi di installazione, canoni e commissioni pagherà all'incirca 1700 euro l'anno. Per cui nel complesso il mondo delle imprese per questi servizi dovrebbe versare 5 miliardi. Per la Cgia di Mestre con 100mila euro di movimentazione il costo annuo dovrebbe oscillare da 2.478 a 2.608 euro a seconda delle tecnologie utilizzate (semplice Pos, Pos cordless o Gsm) che al netto delle detrazioni fiscali scende poi a 1.183-1.240 euro. Secondo uno studio dei Consulenti del lavoro il canone oscilla dai 10 euro del Pos standard ai 28 del Gsm. Per ogni operazione si pagano poi 20 centesimi per la chiamata ad un numero automatico ed una commissione bancaria che in media si aggira sul 2% dell'importo transato.Operazioni di prelievo agli sportelli Bancomat Numero di sportelli (migliaia) Operazioni su Pos con PagoBancomat Pos attivi PagoBancomat (migliaia) Carte Bancomat/ PagoBancomat (milioni)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 169 29/06/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: TONINO USCIDDA/BANCOMAT Nel 2013 le transazioni elettroniche sono cresciute dal 14% rispetto all'anno precedente

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 170 30/06/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA Morando: "È dura tagliare i 17 miliardi previsti da Letta" Alessandro Barbera

Il viceministro dell'Economia: la manovra? Vedremo L'obiettivo del governo è triennale, avanti con le riforme A PAGINA 3 Morando, dal vertice europeo è emersa la disponibilità di Bruxelles a un «miglior uso» della flessibilità di bilancio. Non è poco? «La cosa notata meno è la più importante: il nuovo capo della Commissione europea era il candidato del partito che ha ottenuto più voti in Europa. Chi auspicava questo esito due anni fa veniva preso per pazzo utopista». Torniamo alla cosa che si è notata di più? «Non penso che l'accordo raggiunto sia poca cosa. È vero che nei Trattati ci sono già elementi di flessibilità. Ed è vero che noi abbiamo già utilizzato i margini di flessibilità concessa. Ma per usarla pienamente il documento Van Rompuy dice che dobbiamo andare avanti con le riforme». La flessibilità ci verrà concessa valutando passo passo il lavoro del governo. È così? «L'obiettivo che si è dato Renzi è triennale, e questo - rispetto agli ultimi due governi di emergenza - ci da maggiore credibilità. Ora sta a noi procedere con le riforme: del fisco, della pubblica amministrazione, della giustizia». Per il momento l'Europa non ci concede margini sul raggiungimento del «pareggio strutturale». Questo significa che in autunno, sommando la conferma del bonus Irpef, le spese indifferibili e ciò che serve a raggiungere quel pareggio ci vogliono 25 miliardi di euro. O no? «Uscirei dalla logica delle manovre. Sappiamo di avere degli impegni per il prossimo triennio. Molti li abbiamo fissati nel Documento di economia e finanza, altri con il decreto Irpef-Irap. Il governo Letta ha fissato un obiettivo molto ambizioso di revisione della spesa: l'anno prossimo sono 17 miliardi. Inoltre dobbiamo quantificare il maggior gettito permanente da lotta all'evasione». Il lavoro sulla revisione della spesa va al rallentatore. «Dell'ambizione di quegli obiettivi si è riflettuto poco. Ma siamo impegnati a fondo. Ricordo che nelle norme c'è la riduzione delle stazioni appaltanti da 32mila a 35». Il vero buco nero però è in periferia. La Corte dei conti dice che le società partecipate dai Comuni costano 26 miliardi di euro l'anno. «Non capisco come si facciano queste stime. Non sappiamo quante sono, figuriamoci se è possibile capire con precisione quanto costano. In ogni caso: è un bosco da disboscare». E come si fa visto che lo Stato non può intervenire direttamente? «Il commissario Cottarelli ha iniziato a discutere con i Comuni un programma di ristrutturazione che parte da una operazione di trasparenza sugli obiettivi di quelle società». Insisto: come convincere i Comuni? «Noi vogliamo superare il Patto di stabilità interno, che è stupido perché fondato su tetti di spesa e penalizza i Comuni virtuosi. Il nostro obiettivo con la nuova tassa sui servizi è dare ai sindaci una base imponibile che gli permetta di gestire in autonomia i bilanci. Ma per superare il Patto ci vuole la collaborazione dei sindaci, ad esempio riducendo i costi. In Emilia molti Comuni si sono fusi, e ora non sono più sottoposti alle regole del Patto». Lei propone uno scambio: ri­ sparmi in cambio di maggiore autonomia di spesa. «Lo chiami come crede». Sulle privatizzazioni siete in ritardo. «Sì, anche se io penso che occorra lavorare sulla qualità oltre che sulla quantità delle cessioni. Poste deve diventare una public company, introducendo un limite alla percentuale di controllo come si è fatto con Telecom». Le public company hanno pregi e difetti. Perché sì? «Aiuterebbe a garantire la vocazione pubblica di Poste. Perché attrarrebbe il risparmio degli italiani a caccia di rendimenti più alti di quelli - per fortuna bassi - di Bot e Cct. Perché Poste dalla privatizzazione deve uscire più forte, non più debole. Il mito del nocciolo duro in passato ha creato le condizioni per operazioni che invece di rafforzare la società l'hanno indebolita e indebitata, come è successo a Telecom». Nel 2015 scenderete sotto il 30 per cento di Eni, Enel, Terna? «Non bisogna avere chiusure in questo senso. In contesti regolati la golden share non è una bestemmia e può essere introdotta con modalità compatibili alla legislazione europea». Twitter @alexbarbera Foto: OLIVIER HOSLET/EPA LAPRESSE Enrico Morando

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 171 30/06/2014 La Stampa - Ed. nazionale - tutto soldi Pag. 18 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato NUOVI MODELLI DI SVILUPPO Lavoro in corso / lavoro / i buoni affari L'economia "positiva" per pensare a lungo termine [W. P.]

Pensare a «lungo termine», alimentando un senso di altruistica protezione per le generazioni future: è il concetto fondamentale che anima il «Movimento per l'economia positiva», che dal 2012 si impegna ad incoraggiare la diffusione di risposte sostenibili alle sfide economiche, sociali e ambientali che il nostro pianeta sta affrontando. Se n'è parlato di recente all'LH Forum di San Patrignano. Una due giorni di dibattiti, approfondimenti e riflessioni, con ospiti nazionali e internazionali di primo piano. La sfida è «mettere le cose a posto» promuovendo un'idea di economia al servizio della società per una crescita responsabile, sostenibile e inclusiva, nel rispetto delle future generazioni e del pianeta. L'idea del fondatore del Movimento, Jacques Attali, economista e consigliere della Presidenza della Repubblica francese, è che la predominanza degli aspetti di breve termine abbia preso il sopravvento sull'economia reale e sulla volontà di costruire valore per il futuro. «La dittatura del breve termine è suicida», dice Attali: «La politica è orientata alle elezioni, i media sono costretti alla brevità, le negoziazioni sono virtuali e veloci, gli investitori investono e disinvestono rapidamente e nessuno ha il tempo di vedere cosa ci sia dietro il valore finanziario delle cose e del tempo». Ma qual è il vero valore delle cose? La necessità di identificare un nuovo paradigma di valore è insita anche nelle ricerche sugli indicatori «oltre il Pil», volti a misurare la vera ricchezza dei Paesi, e negli studi sul «valore condiviso» di Michael Porter, caratterizzato da un alto tasso di capitale relazionale e sociale. Il nuovo paradigma di valore delle organizzazioni non può considerare esclusivamente il valore finanziario, bensì deve esprimere anche gli effetti positivi e negativi creati (sociali, ambientali, economici) e deve includere anche una componente «positiva» di valore, basata su una visione del lungo termine indicativa della direzione futura e non solo dei risultati passati. Per essere concreta, l'economia positiva si propone di essere quantificabile, condivisa, operativa, universale e riconosciuta. Esistono già realtà che incarnano questo modello, dai social business al secondo welfare, da settori quali la microfinanza o il fair trade alle iniziative di economia partecipativa. La stessa comunità di San Patrignano, noto caso di impresa sociale di successo il cui modello è esportato in tutto il mondo, è in se stessa un esempio di applicazione dei principi dell'economia positiva. Accanto a questi, il movimento ha elaborato un indice per valutare il livello di «positività» dei Paesi, attraverso l'elaborazione di 29 fattori tra cui la composizione demografica, le infrastrutture, la stabilità politica, l'impresa, la finanza, la pubblica amministrazione e l'ambiente. L'Italia figura al 32o posto tra i Paesi Ocse, seguita solo da Grecia e Turchia. Uno dei principali temi di attenzione sembra proprio essere la questione demografica: la popolazione italiana invecchia e non sembrano esserci politiche di contenimento di questo problema. È per questo che a conclusione dell'LH Forum sono state proposte 10 azioni programmatiche e concrete, per migliorare l'indice di positività del nostro Paese, partendo proprio dai giovani e dalla famiglia, senza tuttavia dimenticare il mondo delle imprese e della finanza. Seguendo l'avvertimento di Adam Smith, che metteva in guardia sul rischio di portare il libero mercato al suo limite, la riflessione è che oggi, forse, avendo superato quel limite, siamo pronti a ricominciare da capo, guardando avanti con una prospettiva di lungo termine.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 172 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato finanza e borsa Da Cerved a Anima holding per le Ipo l'incantesimo si è rotto Vittoria Puledda

Vittoria Puledda a pagina 15 Milano La liquidità c'è, l'interesse per l'Italia pure e infine l'effetto-Renzi aiuta; ma questo non significa che vada bene tutto e che gli investitori siano disposti a comprare a qualsiasi prezzo. Soprattutto per le matricole, mentre continuano a registrare il tutto esaurito gli aumenti di capitale delle banche (in settimana sono chiusi con successo quelli di Creval e del ben più impegnativo Montepaschi). «Non c'è niente da fare, il momento magico di due mesi fa è ormai alle spalle, adesso il mercato si è fatto più difficile», commenta un operatore che sta seguendo da vicino le Ipo di queste settimane. Il riferimento tra le righe è alla quotazione di Anima, che dopo un momento di sbandamento ora viaggia stabilmente sopra il prezzo di collocamento e guadagna circa il 4,5% rispetto a quel valore. Dunque un bilancio positivo, ma niente a che vedere con quel premio alla quotazione che in genere veniva riconosciuto agli investitori in fase di collocamento. E, soprattutto, gli esempi successivi rischiano di essere più incerti: Fineco ad esempio ha avuto un buon livello di richieste - intorno a 3 volte ma è stata aggiudicata quasi al minimo della forchetta: 3,7 euro per azione contro i 3,5 indicati come base. Forse qualcuno non ha troppo apprezzato i legami viscerali con la casa-madre Unicredit, ad esempio in termini di impieghi della liquidità e di investimenti nei bond della casa, per non parlare del fatto che lo stesso marchio Fineco non è di sua proprietà, ma della controllante di Piazza Cordusio? Comunque la banca ha un buon business e quantomeno dovrebbe dare buone soddisfazioni in futuro. Ben più in salita si prospetta invece la strada per Fincantieri, che ha deluso sotto il profilo della domanda istituzionale, nonostante l'ormai consueta revisione al ribasso della forchetta di prezzo. Né troppo brillanti sono stati gli esordi in Borsa di Cerved. Il gruppo è leader in Italia per la fornitura di Credit information (in pratica di rating e valutazioni di affidabilità sulle società, in particolare Pmi) e ha debuttato pochi giorni. Talmente pochi che parlare di andamento è prematuro, ma se il buongiorno si vede dal mattino non c'è davvero da andar fieri: non è rimasta mezz'ora sopra il prezzo di collocamento e alla fine della scorsa settimana perdeva circa il 3%. «Cerved è un'azienda sana, che cresce e assume con continuità da cinque anni a questa parte - spiega Gianandrea De Bernardis, ad del gruppo - e continueremo a farlo anche con una politica di acquisizioni: in media ne facciamo una-due l'anno, e il nostro target sono aziende con un Ebitda di qualche milione e un percorso di sinergie chiarissime. Siamo un gruppo solido e costante. Diciamo che siamo un diesel, ma di quelli moderni, che sanno anche scattare». Insomma, Cerved continua a puntare sulla crescita (e per gli azionisti dovrebbero arrivare anche i dividendi, per la parte di free cash flow che dovesse avanzare dopo eventuali acquisizioni). Allora, perché un'accoglienza così freddina in Borsa? Di sicuro ha pesato - su Cerved come su Fineco, e continuerà a farlo - l'effetto-ingorgo sul mercato: una quarantina di Ipo in giro per il mondo, 24 in Europa, un calendario iper affollato a Piazza Affari (Rottapharm è in rampa di lancio per l'Ipo questa settimana, mentre altre società stanno facendo una corsa contro il tempo per arrivare entro luglio e non doversi fermare per la pausa agostana). Però potrebbe aver pesato qualche altre considerazione, più legata specificamente a Cerved. Ad esempio il fatto che il fondo di private equity Cvc, che aveva rilevato solo a inizio 2013 la società da altri fondi di private equity (Bain Capital e Clessidra) ha deciso di alleggerire significativamente la sua partecipazione in Ipo. Inoltre i fondi raccolti attraverso l'aumento di capitale (229,5 milioni) sono stati destinati a rimborsare debiti per 250 milioni (così la leva scenderà a tre volte, un rapporto più sostenibile rispetto a quello pre-Ipo); apparentemente un bene, però quei 780 milioni di indebitamento preIpo erano proprio il debito rinveniente dall'operazione di leveraged buy out fatta da Cvc al momento dell'acquisizione. La società infatti fu pagata 1,130 miliardi, ma per soli 350 milioni con l'equity. Dopo un anno e mezzo Cvc porta a casa 198,9 milioni dalla vendita di azioni, che potrebbero salire a 260,1 se verrà esercitata la green shoe , resta con il 56,9% della società (50,8% considerando la green shoe) e conserva la maggioranza assoluta di un gruppo alleggerito dai debiti grazie al mercato, che ha sottoscritto l'aumento. Tutto scritto nel Prospetto e, peraltro, nulla di diverso dalla classica struttura delle operazioni fatte dai private

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 173 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

equity, per carità; inoltre l'Ipo è andata soprattutto agli investitori istituzionali (il retail ha sottoscritto la metà della pur piccola quota - il 10% - che gli era stata riservata); dunque, hanno comprato investitori consapevoli e in grado di valutare il business, buono anche se non con tassi di crescita brillanti. Ma ciò non toglie che la rapidità di smobilizzo di una parte importante della quota del fondo possa non essere stata apprezzata da tutti. Foto: Qui sopra, Gianandrea De Bernardis (1), ad Cerved e Alessandro Foti (2) ad di Fineco LA BORSA A destra, Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa. A sinistra, l'andamento dell'indice della Borsa Italiana, Ftse Mib; l'andamento intraday del titolo Cerved Group venerdì scorso e i numeri del gruppo

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 174 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato [ IL COMMENTO ] Senza investimenti il Pil non ripartirà Rainer Masera

Causa primaria della lunga crisi in Europa è il crollo degli investimenti, superiore a 500 miliardi (la componente principale di riduzione del Pil) fra il 2007 e il 2013. La caduta ha interessato, pur con ampie divaricazioni, investimenti privati e pubblici in tutte le economie. segue a pagina 10 segue dalla prima La contrazione ha colpito in particolare l'Italia, incidendo pesantemente sulla produttività; anche per l'inaridirsi del credito, il rapporto investimenti/Pil è sceso nel 2013 al 17%, il minimo dal dopoguerra come ha sottolineato il Governatore Visco. I tagli alla spesa hanno colpito pesantemente gli investimenti pubblici, con una contrazione di un terzo dal 2010. Rilancio degli investimenti e recupero di produttività e competitività sono necessari per l'Europa, soprattutto per l'Italia. Gli investimenti a sostegno della crescita e dell'occupazione sono il complemento alle riforme di struttura e il modo per trasformare l'austerità delle politiche fiscali da meccanismo perverso di aumento del rapporto debito-prodotto a strumento di risanamento delle finanze pubbliche. L'impegno della Bce a rilanciare il credito con le misure prese il 5 giugno, la ricapitalizzazione delle banche in vista dell'unione bancaria, l'apertura di nuovi canali di finanziamento tramite i mercati (che vede l'Italia all'avanguardia) fanno ritenere che il credit crunch sia in fase di superamento. Il vincolo del credito agli investimenti recede. Si può aprire una nuova fase in cui l'accumulazione privata e quella pubblica possono operare sinergicamente per rilanciare innovazione e crescita. Si pone ora la questione di un nuovo rapporto tra investimenti pubblici e privati in infrastrutture. Il problema ha dimensione europea ma rilevanza fondamentale per l'Italia. È necessario adeguare lo stock di infrastrutture che costituiscono il capitale pubblico e devono sempre più comprendere capitale privato: si tratta di costruire un nuovo intreccio fra pubblico e privato che tenga conto dei vincoli di spesa e di imposizione fiscale, senza disperdere i fondamenti dell'economia sociale di mercato. Investimenti in ricerca di base e applicata, istruzione, università, economia digitale, imprese piccole e dinamiche, tecnologie di energia pulita e rinnovabile si affiancano agli investimenti tradizionali nelle infrastrutture fisiche (trasporti, energia, tlc, trattamento dei rifiuti, cura del territorio). Gli investimenti ad alto valore aggiunto sono necessari per il rilancio. Occorre innovare i sistemi di finanziamento, utilizzando l'effetto leva dei fondi pubblici nazionali ed europei disponibili (non solo come finanziamenti diretti ma attraverso idonee forme di garanzia) con i finanziamenti privati degli investitori istituzionali, ma anche a livello retail . I nessi fra investimenti pubblici in Italia ed accumulazione di capitale produttivo, tangibile e intangibile vanno affrontati in modo radicalmente innovativo. Le istituzioni finanziarie internazionali (Fmi, Banca Mondiale, Ocse) e la Banca d'Italia hanno evidenziato che lo stock accumulato di infrastrutture è inferiore ai flussi di spesa: per molti Paesi emergenti ma anche per l'Italia, in media solo metà degli investimenti sostenuti nel settore pubblico si traduce in accumulazione di asset produttivi a causa di inefficienze, sprechi, corruzione e criminalità organizzata. La rivoluzione del processo di accumulazione è la prima riforma in Italia, in particolare per le infrastrutture fisiche. Investe quattro fasi: 1. Valutazione ex ante dei progetti da parte di un'unità tecnica centrale (di carattere pubblico ovvero agenzia privata/pubblica) sulla base di priorità economiche e sociali tenendo conto degli effetti rete, comunque con tasso di ritorno positivo; 2. Selezione e valutazione creditizia con l'esigenza di regole certe, e attenta analisi di rischi e tempi di realizzazione; 3. Attuazione e realizzazione di procurement efficienti, con responsabilità organizzative definite, stazioni appaltanti efficaci, monitoraggio di budget, tempi ed efficacia di esecuzione, con particolare riferimento al collaudo; 4. Valutazione ex post con esame a consuntivo di costi e tempi di esecuzione rispetto a quelli stabiliti e accertamento delle cause di scostamento e di eventuali responsabilità civili e penali. Tali fasi sono operativamente distinte, ma richiedono indirizzo unitario e regia integrata. Occorre comprendere nella rivoluzione delle procedure gli investimenti delle amministrazioni centrali, di enti territoriali, di società di pubblica utilità. Un processo efficiente di accumulazione del capitale pubblico è condizione per attrarre investimenti privati, evitando il crowding-out ma favorendo il crowding-in e moltiplicando le risorse disponibili

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 175 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

per gli investimenti a lungo termine. L'importanza dell'accumulazione efficace di capitale produttivo pubblico deve essere riconosciuta in sede europea con la revisione delle ottuse regole di bilancio del Fiscal Compact. Il governo ha riconosciuto la validità di queste argomentazioni e le sta proponendo a livello europeo. Occorre tradurre le aperture registrate in flessibilità concreta. In Italia non ci si può sottrarre dall'esigenza di intervenire simultaneamente sulle modalità del processo di accumulazione del settore pubblico per superare la critica che non siamo neanche in grado di utilizzare i Fondi strutturali europei.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 176 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Dal rimpatrio dei capitali una manciata di milioni Roberto Mania

alle pagine 8 e 9 Dal rimpatrio dei capitali una manciata di milioni Roma Nel bilancio dello Stato non c'è nemmeno un euro di entrate attribuito all'eventuale ritorno dei capitali illegalmente conservati esentasse in qualche forziere estero, svizzero soprattutto. Al ministero dell'Economia non ci sono stime su quanto si potrebbe incassare dall'operazione voluntary disclosure , cioè dall'autodenuncia da parte degli evasori. In molti pensano che l'operazione, sempre che vada in porto, non permetterà grandi introiti. Certamente meno - molto meno - di quanto si ottenne con l'ultimo scudo fiscale del 2009 di Giulio Tremonti che fece emergere circa 104 miliardi appartenenti a 180 mila connazionali anonimi e che portò nelle casse delle finanze pubbliche 5,6 miliardi con annessa una clamorosa sospensione della legalità. Questa volta la strada è significativamente diversa, è quella imboccata anche da altri paesi (c'è pure la Germania tra questi) se guendo le indic azioni dell'Ocse. Non è uno scudo, ma una collaborazione volontaria, si pagheranno tutte le imposte evase ma con sanzioni ridotte e una sostanziale depenalizzazione dei reati connessi perché qui sta l'incentivo a "redimersi". Che si allargherà anche agli evasori domestici, quelli che hanno nascosto i soldi in Patria senza portarli all'estero perché altrimenti si configurerebbe una disparità di trattamento tra evasori. Tanto più che chi li ha depositati all'estero i soldi ha commesso un doppio reato. Chi azzarda una stima tra i tecnici ministeriali parla di qualche centinaio di milioni di euro a fronte di 180-200, forse più, miliardi custoditi nei paradisi fiscali dei paesi ancora nella black list mondiale. Poco, pochissimo dalla voluntary per l'Italia, ritengono dall'Agenzia delle Entrate affidata dal premier Renzi per la prima volta ad una donna, Rossella Orlandi, dopo il settenato di Attilio Befera. In tutto un miliardo di gettito fiscale recuperato? Due? «Sarebbe un bel colpo», ci rispondono, per quanto Mediobanca Securities abbia stimato un'emersione tra i 20 e i 40 miliardi e Banca Generali ai tempi del governo Letta parlò di un ritorno in Patria di 70-80 miliardi per un gettito fiscale pari a circa 15 miliardi. Scenari ottimistici, certamente appetibili per i gestori di grandi capitali che hanno tutto l'interesse a veder arrivare in Italia nuove risorse anche a costo di super sconti sulle sanzioni e magari pure sulle tasse stesse da pagare come ai tempi degli scudi. Dunque c'è da domandarsi se, sul piano economico oltre che su quello giuridico, valga la pena facilitare il rientro dei capitali di chi li ha esportati dopo averli realizzati, spesso ma non sempre, in maniera non lecita. O se invece non abbia ragione chi, come l'ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, sostiene, prosaicamente ma efficacemente, che operazioni di questo tipo, al di là delle diversità, conseguano in massima parte l'obiettivo di tutelare l'evasore. Sia chiaro, stiamo parlando non degli Stati Uniti ma dell'Italia dove l'evasione fiscale raggiunge il livello monstre di 120 miliardi di euro l'anno, dove l'economia sommersa rappresenta oltre il 20 per cento del Pil nazionale, dove la pressione fiscale sui contribuenti onesti supera il 44 per cento perché c'è chi non paga. Dove il "partito degli evasori" raccoglie eccome consensi nelle tornate elettorali; dove non si finisce in galera se si viene beccati a evadere, e dove, infine, il reato di falso in bilancio è stato espunto dall'ordinamento. Vista dall'Italia, dunque, la tesi di un prossimo regime change con la fine del segreto bancario svizzero (nel 2017) e lo scambio di dati automatici dei depositanti tra le banche del globo, che giustificherebbe anche il ricorso a qualcosa che comunque assomiglia a una sanatoria per quanto rigorosa, può lasciare freddi, scettici e disincantati. Eppure questa è la vera ragione per cui l'Ocse spinge i Paesi ad adottare misure per far rientrare i capitali collocati all'estero. Da una parte il tramonto di un'epoca segnata dall'anomalia elvetica, dall'altra l'introduzione nel codice penale italiano del reato di autoriciclaggio. Un'operazione a tenaglia. L'ha spiegata bene il procuratore di Milano Francesco Greco che ha guidato una commissione di esperti istituita dal ministro della Giustizia sull'autoriciclaggio: «Il provvedimento sulla voluntary disclosure deve essere collegato strettamente all'introduzione della riforma del riciclaggio, per dimostrare che non si sta facendo né uno scudo, né un condono». Ed è questo l'approccio che ha fatto proprio il Pd anche per sfuggire dall'accusa di condonare gli evasori al pari dei berlusconiani. Nell'ultima versione del maxi emendamento presentato in Commissione

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 177 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Finanze della Camera dal relatore Giovanni Sanga (Pd), tuttavia, non c'è l'autoriciclaggio. Ma c'è in un sub- emendamento Pd già presentato in Commissione (primo firmatario Marco Causi) che tra domani e mercoledì dovrebbe concludere l'esame del disegno di legge figlio legittimo del decreto Letta-Saccomanni (il n° 4 del 2014) che non venne convertito proprio nella parte relativa al rientro dei capitali dall'estero. Il Pd ha scelto di introdurre nel provvedimento sulla voluntary disclosure la riforma del reato di riciclaggio senza aspettare il pacchetto giustizia all'esame del Senato. Si vedrà poi se a Palazzo Madama i senatori decideranno di inserire alcuni miglioramenti e soprattutto se il presidente Piero Grasso accetterà "il sorpasso" della Camera su questo tema. Certo la credibilità della legge sul rientro dei capitali sta proprio qui, nel colpire anche chi "lava" i propri illeciti capitali reinvestendoli. Perché la depenalizzazione dell'omessa o dell'infedele dichiarazione per chi si autodenuncia somiglia ad una sanatoria vecchio stile per quanto in linea della rivisitazione dei reati tributari previsti dalla delega fiscale. E il maxi emendamento Sanga conferma pure il dimezzamento delle pene nei casi di dichiarazione fraudolenta. Insomma si cammina lungo un confine assai labile alla ricerca di un equilibrio possibile tra l'incentivo a far emergere gli evasori e la tutela della legalità. Gli scontri sotterranei ci sono stati e verosimilmente ci saranno ancora lungo l'iter parlamentare. Anche per questo il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, economista più che fiscalista, avrebbe preferito che venisse riproposto un decreto legge per chiudere subito la partita. Perché i tentativi di snaturare il provvedimento ci saranno: da Forza Italia, in particolare, che a palazzo Madama ha più carte da giocarsi. E, va detto, ci ha provato pure il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi. Nel suo decreto sulla competitività ha allargato il più possibile l'ombrello penale con l'estensione della depenalizzazione alle frodi e ai reati di bilancio. Un vero colpo di spugna a favore delle imprese che avessero reinvestito nella propria attività i capitali fatti rientrare dall'estero dove erano stati custoditi illegalmente. È stata bloccata dal Ministero dell'Economia. La Guidi ha accettato, senza proferire verbo e senza alimentare polemiche, di stralciare la materia dal suo decreto lasciando che se ne occupasse esclusivamente il Parlamento. Bisognerà vedere se questa volta l'evasore si sentirà davvero braccato oppure riterrà ancora una volta più conveniente rischiare. E spostare i suoi soldi dalla Svizzera traditrice a Panama o nei paesi del Golfo Persico. Perché le vie dell'evasione fiscale - si sa - sono infinite. Foto: La maggior parte (si stima almeno la metà) dei circa 200 miliardi di capitali italiani in fuga si trova occultato nei forzieri delle banche svizzere Il premier Matteo Renzi (1) e Rossella Orlandi (2), la prima donna a dirigere l' Agenzia delle Entrate

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 178 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 32 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato focus osserva Italia Sale il numero dei poveri cresce la paura del futuro la spesa viene sacrificata SECONDO LE RILEVAZIONI DI NIELSEN, NEI PRIMI 5 MESI E MEZZO DELL'ANNO IL FATTURATO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE NEL PAESE ACCUSA UN CALO DELL'1,15%. IL TIMORE DI PERDERE IL LAVORO E LE DIFFICOLTÀ NELL'ARRIVARE A FINE MESE FRENANO TANTE PERSONE Marco Frojo

Milano Per la grande distribuzione italiana si avvicina il momento del bilancio di metà anno e i dati lasciano poco spazio all'ottimismo. A parte il successo di qualche prodotto di nicchia e la tenuta di alcune regioni, supermercati, ipermercati, discount e negozi di quartiere stanno facendo i conti con l'ennesimo calo del fatturato, senza peraltro intravedere la fatidica luce in fondo al tunnel. A differenza di altri settori, i consumi alimentari e di prodotti per la casa sono ancora in crisi nera e la scontistica è ormai un'arma spuntata che ha smesso di sortire l'effetto sperato. La sua efficacia è vicina allo zero, cioè non riesce a innescare fatturato aggiuntivo, e non sono pochi gli operatori che stanno ripensando le loro strategie su questo fronte. Secondo le rilevazione effettuate da Nielsen, nei primi cinque mesi e mezzo dell'anno, il fatturato della grande distribuzione italiana ha accusato un calo dell'1,15% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (i dati aggiornati settimanalmente e in tempo reale si trovano sul sito www.osservaitalia.it). L'andamento delle vendite non è stato omogeneo in tutto il territorio nazionale ma il segno meno ha accomunato l'Italia da nord a sud e da est a ovest. La macroarea che ha tenuto meglio è stato il Nord-ovest, che dal primo gennaio ha accumulato una perdita di solo lo 0,73%, mentre la situazione più complicata è senza dubbio quella del Sud (2,53%; vedi articolo in basso). Le cose sono comunque andate male anche nel Nord-est (1,52%), mentre ha mostrato una certa resistenza alla crisi il Centro (-0,83%). Un solo mese, quello di aprile, ha mostrato un andamento in netta controtendenza ma la sua buona performance (+7,37% rispetto allo stesso mese del 2013) era dovuta al fatto che quest'anno la Pasqua è caduta a fine aprile, mentre l'anno scorso era stata a fine marzo. Le cause della crisi della grande distribuzione vanno ricercate nel crescente divario fra ricchi e poveri e nella continua crescita del numero di questi ultimi. La grande distribuzione è il mercato di massa per definizione e se la base dei potenziali clienti diminuisce e diventa più povera, le conseguenze non possono che essere quelle che i numeri di Nielsen fotografano. I dati raccolti dallo specialista in analisi di mercato hanno rilevato anche un altro fenomeno molto preoccupante: la paura del futuro attanaglia anche chi economicamente è già uscito dalla crisi. Questo atteggiamento trova giustificazione nel fatto che la prolungata e profonda recessione da cui il Paese cerca con fatica di uscire ha segnato gli italiani e chi, alla fine del mese, si ritrova ancora qualcosa in tasca preferisce metterlo da parte per costruirsi un cuscino contro possibili imprevisti futuri piuttosto che spenderlo. Il sondaggio trimestrale condotto da Nielsen (anche questo disponibile in anteprima sul sito www.osservaitalia.it) mostra tra l'altro che queste paure sono presenti anche in Paesi come Germania e Gran Bretagna, che si sono lasciati alle spalle la recessione da diversi trimestri. La fiducia dei consumatori italiani è la più bassa fra le grandi nazioni e, pur avendo arrestato il calo, non accenna a risalire. Le preoccupazioni che pesano sull'umore degli Italiani sono sempre le stesse: paura di perdere il lavoro e difficoltà nell'arrivare alla fine del mese. Quasi un intervistato su tre (28%) "ha paura di perdere il proprio posto di lavoro", un valore, che sebbene in calo di due punti percentuali rispetto a dodici mesi prima, rimane molto alto. Addirittura l'82% (in leggero calo rispetto all'83% dello stesso periodo del 2013) "ritiene non buono o pessimo lo stato delle proprie finanze personali" e ben il 26% degli italiani (valore in crescita di due punti percentuali) "non ha denaro disponibile dopo aver soddisfatto i bisogni essenziali". Quest'ultimo dato desta particolare preoccupazione perché evidenzia come continui a crescere il numero delle famiglie che sta scivolando verso la soglia della povertà. Resta inoltre molto alto, anche se in calo di quattro punti percentuali, il numero degli intervistati (86%) che "ritiene non adatto il momento per effettuare degli acquisti". Nonostante la situazione generale sia tutt'altro che favorevole ai consumi, il successo di alcuni prodotti dimostra che

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 179 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 32 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

quando l'offerta coglie in pieno le esigenze del consumatore i margini per una buona performance ci sono tutti. È questo il caso dei prodotti dedicati al benessere e alla salute, che negli ultimi mesi hanno fatto registrare un aumento delle vendite a doppia cifra. Soffrono invece gli ingredienti base della cucina italiana, quali farina, pasta e pelati, per il semplice motivo che si sta attenti agli sprechi, un atteggiamento ormai acquisito e che, con ogni probabilità, non cambierà anche nel momento in cui la ripresa sarà solida. Nei primi cinque mesi dell'anno i prodotti che hanno fatto registrare il maggior aumento di fatturato in valore assoluto sono stati il latte Uht, a cui ha fatto da contraltare il netto calo del latte fresco (più caro e da consumarsi in tempi molto più rapidi), le birre alcoliche e gli affettati, che rappresentano una soluzione veloce e poco costosa per la pausa pranzo e i pasti fuori casa. Oltre al latte fresco, hanno sofferto anche gli yogurt funzionali, le arance, il caffè macinato, che sta rapidamente perdendo terreno a favore di quello in capsule, la pasta di semola e il pesce naturale, vittima del suo alto costo. Sono andate male anche le verdure già lavate e in busta che sono probabilmente l'emblema di questa crisi: il consumatore non è infatti più disposto a pagare un sovrapprezzo per una semplice comodità. Foto: Quasi un intervistato su tre (28%) "ha paura di perdere il proprio posto di lavoro", un valore che ovviamente rimane molto alto Foto: Segui Osserva Italia anche su: www.osservaitalia.it Foto: L'82% degli intervistati dalla società Nielsen "ritiene non buono o pessimo lo stato delle proprie finanze personali"

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 180 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 35 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato rapporti assicurazioni La Yellen congela i tassi per i gestori dei portafogli l'investimento è un rebus IL GOVERNATORE DELLA FEDERAL RESERVE MANTIENE IL COSTO DEL DENARO AL MINIMO STORICO. E LE COMPAGNIE NON RIESCONO CON STRUMENTI OBBLIGAZIONARI TRADIZIONALI A GENERARE REDDITI ADEGUATI. ALLORA DIVERSIFICANO E PUNTANO SU FORME DI DEBITO INFRASTRUTTURALE E IMMOBILIARE ASSUMENDOSI MAGGIORI RISCHI Walter Galbiati

Milano Le ultime parole del governatore della Federal Reserve, Janet Yellen, non devono essere piaciute molto ai grandi colossi assicurativi. Per lo meno ai manager che si occupano di come investire i premi che le compagnie raccolgono da chi vuole sottoscrivere una polizza. «Il mercato dovrebbe essere consapevole dell'incertezza del percorso dei tassi di interesse nel breve termine», ha detto la Yellen agli investitori che pendevano dalle sue labbra nel giorno in cui ha comunicato l'intenzione di lasciare il costo del denaro tra lo 0 e lo 0,25%, il minimo storico raggiunto nel dicembre 2008. E il governatore ha ribadito che i tassi rimarranno così «per un considerevole periodo di tempo anche dopo la fine del tapering», riferendosi alla progressiva riduzione degli acquisti mensili di titoli di Stato e di bond immobiliari, pari ora a circa 35 miliardi di dollari. Con l'economia in via di ripresa, dopo le rigidità dell'inverno, la ripartenza del mercato del lavoro e il recupero dell'inflazione, la Banca centrale americana interromperà del tutto l'acquisto di titoli nei prossimi mesi. Eppure manterrà ancora i tassi su questi livelli a lungo, o almeno quanto basta perché la principale economia del mondo torni ai fasti del passato. Del resto solo uno dei 16 membri del Fomc ha ritenuto nel corso dell'ultima riunione che i tassi debbano essere aumentati entro il 2014, mentre ben dodici banchieri centrali hanno ritenuto che il 2015 sia una data più appropriata per muoversi al rialzo. Lo scenario non consola molto i gestori dei portafogli delle compagnie assicurative che, presi dalla necessità di avere flussi di cassa prevedibili a copertura degli obblighi nei confronti dei sottoscrittori, proprio a causa dei tassi bassi non riescono con gli strumenti obbligazionari tradizionali a generare un livello di reddito sufficiente per coprire le passività e offrire alla clientela prodotti competitivi. «Per gli assicuratori è un momento critico, perché la redditività dell'industria risulta penalizzata non solo dagli scarsi rendimenti degli investimenti obbligazionari tradizionali, ma anche dagli ulteriori costi che potrebbero scaturire da nuove regolamentazioni», sostiene David Lomas, Responsabile del Gruppo Financial Institutions di BlackRock. Il rendimento del benchmark decennale statunitense è al 2,6%, i titoli tedeschi hanno un rendimento dell'1,3%, mentre quelli francesi offrono l'1,7%. Nei Paesi periferici dell'Europa, come Italia e Spagna, i decennali rendono rispettivamente il 2,9 e il 2,7%. Sono ritorni sull'investimento che non permettono di avere grandi ambizioni, anzi a stento - dicono gli investitori - garantiscono la loro sopravvivenza, perché i costi di gestione sono sempre alti. Le previsioni per l'anno in corso stanno spingendo le assicurazioni a riesaminare l'esposizione al reddito fisso dei loro portafogli d'investimento, optando per nuovi strumenti finanziari. La diversificazione è la risposta che le compagnie cercano di dare a un contesto di mercato caratterizzato da tassi di interesse ancora bassi, da cambiamenti normativi incombenti e timori sulla redditività. I rischi sui mercati tradizionali spingeranno gli assicuratori ad aumentare l'esposizione dei loro portafogli verso fonti di reddito alternative, quali gli attivi bancari collateralizzati, il debito infrastrutturale, le obbligazioni immobiliari e gli strumenti di debito mezzanino. È un cambiamento epocale perché tradizionalmente le assicurazioni hanno sempre adottato un approccio molto prudenziale: negli ultimi tre anni queste tipologie di prodotto, invece, sono quintuplicate nei portafogli assicurativi. Secondo uno studio di BlackRock, condotto su venti compagnie con un patrimonio di 2mila miliardi di dollari, il 60 percento dei gestori intende aumentare gli acquisti nel settore immobiliare, il 50 percento prevede di investire maggiormente in asset infrastrutturali e un terzo intende aumentare l'esposizione verso il private equity. Il che significa che il settore potrà dare un contributo notevole anche all'economia reale, ma addossandosi un profilo di rischio maggiore. Partecipare a operazioni in project

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 181 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 35 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

finance, per esempio, per costruire un ponte come quello sullo stretto di Messina potrà essere uno sbocco per i capitali raccolti dai gestori assicurativi, ma porterà con sé un rischio maggiore rispetto a quello che potrebbe dare l'investimento in titoli di debito di un costruttore come Vinci, Impregilo o qualsiasi altra società del settore. «Le compagnie assicurative cercano di ottenere rendimenti decorrelati attraverso la diversificazione degli investimenti, e sono molto più propensi ad assumersi maggiori rischi di illiquidità per conseguire i rendimenti che necessitano», aggiunge Lomas. In effetti quando una compagnia vorrà rivendere i titoli di debito sottoscritti per finanziare un'opera ciclopica come il Ponte tra la Calabria e la Sicilia troverà meno facilmente qualcuno disposto a comprarli rispetto a quanti sarebbero invece disposti ad acquistare le obbligazioni di Impregilo e di Vinci. I debiti infrastrutturali sono comunque titoli tipicamente difensivi, perché spesso garantiti dagli Stati, hanno un profilo di rischio relativamente basso e offrono rendimenti superiori al tasso di inflazione nel medio lungo termine. 0,25% IL TASSO «Il mercato dovrebbe essere consapevole dell'incertezza del percorso dei tassi di interesse nel breve termine», ha detto la Yellen agli investitori nel giorno in cui ha comunicato l'intenzione di lasciare il costo del denaro tra lo 0 e lo 0,25% Foto: Qui sopra Janet Yellen governatore della Federal Reserve

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 182 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Falsi miti In Italia il peso del governo è inferiore Credito Perché in Europa piace la banca di Stato stefano righi

In Francia, ma soprattutto in Gran Bretagna e in Germania: lo Stato banchiere è tornato di moda. Un po' per necessità a Londra, un po' per intima convinzione, com'è successo a Berlino. Così l'Italia appare tra le quattro nazioni la più aperta al mercato: una situazione quasi non immaginabile vent'anni fa, dice Claudio Costamagna, ma che oggi ci pone così lontano dalla mano pubblica che neppure la recente crisi ha spostato l'orologio all'indietro. con articoli di fabio cavalera, paolo lepri e stefano montefiori aLLE PAGINE 2 E 3 Torna di moda lo Stato banchiere. Sarà l'effetto della crisi, oppure il trascinarsi di una condizione che ha radici profonde e difficili da recidere, ma la realtà appare chiara. Nelle tre maggiori economie del Vecchio continente (Germania, Gran Bretagna e Francia) lo Stato fa i conti in banca: non solo regola il credito con norme talvolta disallineate rispetto alle direttive della Banca centrale europea, ma sempre più frequentemente è l'azionista di riferimento di importanti istituti. Qui Roma In Italia tutto questo è alle spalle. Le tre Bin sono un capitolo nei libri di storia, la Bnl è stata ceduta e quel che resta della mano pubblica si concretizza attraverso enti di diritto privato, le fondazioni di origine bancaria, che rappresentano al loro interno le istanze del cosiddetto potere locale, dai comuni alle università. Un potere diffuso, una rappresentanza concreta, ma senza la forza di un governo e che risulta molto indebolito rispetto a un tempo. Oggi in Unicredit le tre prime fondazioni (Cariverona, Crt e Carimonte) sommano il 9,037 per cento del capitale, mentre i fondi di BlackRock arrivano al 5,246. Più marcata la presenza in Intesa Sanpaolo dove Cariplo, Compagnia di San Paolo e le fondazioni di Firenze, Bologna e Padova arrivano al 24,854 per cento, con BlackRock che tocca il 5,004. Visioni diverse Come nelle barzellette di un tempo, ci sono un francese, un tedesco e un inglese... Il dirigismo dei governi di Francia e Germania (a qualunque schieramento appartengano) è caratteristica da tempo rilevata. In Francia, peraltro, lo stato oppone al mercato norme chiare e pressanti, regola il traffico a ogni incrocio sensibile, difende le aziende leader dalle incursioni dei raider stranieri. Però Parigi non gioca in banca. La più «pubblica» delle sue banche è il Credit Agricole, la maggioranza del cui capitale è in mano alla holding delle Casse regionali del credito agricolo. Una realtà che in Italia potremmo per alcuni versi avvicinare a Federconsorzi... Bnp Paribas, che rilevò l'italiana Bnl, ha invece nel capitale lo stato del Belgio attraverso la Sfpi, la società pubblica di investimenti e partecipazioni, ma più come retaggio del salvataggio di Fortis che come precisa scelta d'investimento, mentre il Granducato del Lussemburgo controlla l'1 per cento del capitale della banca. Le scelte di David Ben diversa la situazione a Londra e Berlino. Londra è stata l'importatrice in Europa della crisi finanziaria nata negli Stati Uniti. Le file davanti agli sportelli della banca Northern Rock sono l'immagine più forte di uno tsunami che è arrivato a toccare alcune delle principali istituzioni finanziarie del Regno Unito. Il governo di Londra, per evitare il tracollo, mise sul tavolo 83 miliardi di euro e ancora oggi si trova principale azionista di un paio di grandi banche. Il primo ministro David Cameron, pur intenzionato a diluire la posizione del proprio governo, è oggi al 64 per cento in Royal Bank of Scotland e al 24,9 per cento in Lloyds Banking Group (era al 32,7 per cento il 26 marzo scorso). Barclays, altro grande nome del credito britannico, ha oggi come primo azionista l'Autorità per gli investimenti del Qatar, con il 4,96 per cento...

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 183 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

E quelle di Angela A Berlino il credito e la moneta sono da sempre sotto la mano pubblica. Strettamente dal 1929, quando la grande crisi portò all'inflazione galoppante che rappresenta, anche oggi, il principale timore della popolazione in ambito economico, il nemico da combattere. La prima banca tedesca, Deutsche Bank è un colosso multinazionale al 99 per cento in mano a investitori privati con il fondo BlackRock al 5,14 per cento del capitale, unico soggetto a controllare una quota superiore al 3 per cento. Profondamente diversa è la condizione di Commerzbank, il cui capitale è, per il 17 per cento, controllato direttamente dalla Repubblica federale di Germania. Ma se a Londra Cameron sta progressivamente cedendo azioni della banche, Angela Merkel potrebbe aumentare considerevolmente l'esposizione del proprio governo in Commerzank. Comunque sia, è dietro ai due grandi nomi del credito made in Germany che si sostanzia la presenza pubblica, visto che oltre il 70 per cento del mercato interno è in mano alle Landesbank, ovvero le banche regionali, dove l'influenza pubblica è massima. Una realtà del tutto diversa da quella italiana, dove con alcune rilevanti eccezioni domina il mercato e dove molti investitori stranieri hanno preso posizione nel capitale. La situazione però sembra destinata a cambiare dopo l'estate con la quotazione di Poste Italiane che, oltre ad essere una agenzia di recapito, è la più diffusa rete finanziaria nel Paese, con 14 mila punti vendita, il triplo di Intesa, cinque volte Unicredit. Le Poste, che per ora collocano soprattutto prodotti fabbricati da Deutsche bank e che ancora non sono pienamente banca nonostante vendano prodotti di risparmio e previdenza, potrebbero però interpretare la nuova tendenza ad avere una presenza pubblica più marcata anche in Italia. Tendenza che si realizzerebbe pienamente con il nuovo ruolo, per ora solo disegnato, della Cassa Depositi e Prestiti. @Righist © RIPRODUZIONE RISERVATA 67,3 Regno Unito Germania Irlanda Spagna Grecia Francia Belgio Paesi Bassi Danimarca Austria Portogallo ITALIA Lussemburgo Cipro Svezia Slovenia Lettonia Ungheria 62,1 83,0 60,1 38,1 24,4 23,4 18,8 10,9 9,3 6,8 6,3 2,6 1,8 0,8 0,8 0,5 0,2 Il confronto DOVE COMANDA LO STATO Deutsche Bank 1% Mano pubblica 99% Privati (BlackRock ha il 5,14%*) Commerzbank 47% Investitori istituzionali 17% Repubblica Federale di Germania <5% BlackRock Lloyds Banking Group 24,9% UK Financial Investor** Bnp Paribas 10,3% Stato del Belgio*** 1,0% Granducato di Lussemburgo Crédit Agricole 56,2% Sas Rue La Boétie**** Ammontare di aiuti dello Stato a favore della ricapitalizzazione delle banche europee. Dati lordi 2008-2012, in miliardi di euro GERMANIA Bbva 37,6% Investitori privati 4,5% Istituzioni spagnole 2,9% Entità finanziarie spagnole 2,7% Dipendenti SPAGNA FRANCIA GRAN BRETAGNA * Unico socio al di sopra del 3% ** Era al 32,7% fino al 26/3/14 *** Attraverso Sfpi, Société Fedérale de Partecipation ed d'Investiment **** Controllata al 100% dalle Casse regionali del Credito agricolo Royal Bank of Scotland 64% Governo della Gran Bretagna 32% Investitori istituzionali 4% Retail GLI AUMENTI Ammontare degli aumenti di capitale bancario in Italia tra il 2009 e aprile 2014*. Dati in miliardi di euro 40,6 miliardi di euro Fonte: Abi e Corriere Economia * Nel 2014 inclusi gli aumenti di capitale deliberati ma non ancora realizzati ** Di cui 9,1 in corso 10,5 ** 7,5 11,0 S. Avaltroni 2014 2013 2012 2011 2010 2009 5,7 5,8 0,1

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 184 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Intervista La presidente degli industriali di Torino, nella giunta di Confindustria Industria Bravissimi nell'export Ma ora facciamo ripartire l'Italia Licia Mattioli: «Questo è il momento in cui possiamo farcela» Chi non ha capitalizzato le aziende è stato punito dal mercato MARIA SILVIA SACCHI

Malgrado «i dati non positivi - perché lo 0,2% di crescita del Pil non si può certo definire buono - se c'è un momento in cui possiamo pensare di farcela, è questo». È per dimostrare che «si può» che Licia Mattioli, presidente degli industriali di Torino, terrà oggi l'annuale assemblea dell'Associazione per la prima volta fuori dalla sede istituzionale. Ha scelto l'insediamento ex Bertone, passato a Maserati, «come esempio di come si può risorgere - dice Mattioli -. Da un'azienda che è stata famosissima come Bertone, e che da due anni era chiusa, è nato un polo tecnologico che sta crescendo a dismisura». «Siamo nella direzione giusta - prosegue l'imprenditrice -, sento una persona che ci sta mettendo la faccia e dice "se non riesco a fare le riforme me ne vado" (il premier Renzi, che oggi sarà a Torino, ndr ) e anche il ministero per lo Sviluppo economico sta lavorando moltissimo con le aziende. L'accordo bilaterale in discussione con gli Stati Uniti, per esempio, avrà risvolti molto importanti per il manifatturiero italiano. Se si collabora e si parla con chi i problemi li vive, si portano a casa risultati. Troppo spesso invece le riforme sono fatte da chi non conosce i settori». Marchi Licia Mattioli da poche settimane è entrata nella squadra di Giorgio Squinzi, nella giunta di Confindustria, come presidente del comitato tecnico per l'internazionalizzazione e gli investitori esteri. Uno dei temi portanti della ripresa così attesa. Perché è l'export che ha permesso alle aziende di reggere l'urto della crisi. «Ora, però, dobbiamo far ripartire il mercato interno, che è stato ammazzato dall'austerità: pensiamo solo alla nautica o all'oreficeria... Il tutto a favore dei nostri vicini di casa». L'oreficeria Mattioli la conosce bene, avendo un'azienda del settore. Ecco, nell'oreficeria «l'Italia è stata il più importante produttore al mondo, mentre oggi siamo terzi e siamo passati da 400 tonnellate di esportazioni a 80. Eppure i più grossi gruppi mondiali hanno comprato in Italia perché riconoscono che le nostre capacità sono le migliori». Si è molto parlato in questi ultimi anni dei continui acquisti di aziende e fabbriche italiane da parte dei colossi del lusso. E spesso ci si è allarmati per un paese «in svendita». «È una medaglia a due facce - risponde Mattioli -. Se guardiamo la moda, gli investimenti più significativi - in Gucci come in Fendi, Pucci, Bottega Veneta, solo per citare qualche nome - hanno portato un aumento di valore per i marchi e il loro radicamento sul territorio, con beneficio per tutta la filiera. Diverso è se l'acquisizione diventa uno scippo». Non c'è però solo la moda e il lusso, ci sono le banche, le telecom, le infrastrutture. A questo proposito la presidente degli industriali torinesi dice di vedere «con favore l'ingresso di Etihad in Alitalia. Pur con tutti i problemi che comporta stiamo mettendo uno dei vettori più efficienti al mondo al servizio della nostra compagnia di bandiera». La logistica, d'altra parte, è un tema strategico per le imprese, «pensare che l'area metropolitana torinese rappresenta il 5% dell'export italiano e il Piemonte il 10% eppure Torino ha un aereoporto considerato non strategico. Molto spesso non si tiene conto che per un imprenditore è un problema dover prendere 10 aerei diversi per raggiungere i mercati su cui deve competere. Non a caso da noi sono tutti Senator Lufthansa (il programma simile alle Millemiglia di Alitalia, ndr )». Nuovo modello Di interesse per il nostro Paese dall'estero ce n'è tantissimo, conferma Mattioli, «anche noi come Unione industriali di Torino riceviamo contatti di continuo, dall'Africa, dal Qatar, dalla Cina. All'ultimo Salone del libro, per esempio, c'erano editori cinesi che volevano fare investimenti in Italia. Il problema nasce quando si deve concretizzare e i problemi sono gli stessi degli imprenditori italiani, la certezza del diritto, un fisco comprensibile, uno snellimento della burocrazia che non è solo un problema nostro ma europeo, la

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 185 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

competitività del lavoro». Anche gli imprenditori, però, hanno troppo spesso tenuto sottocapitalizzate le loro aziende. «Chi lo ha fatto, ha pagato: è stato il mercato stesso a punirlo, espellendolo. Il modello "azienda povera-imprenditore ricco" è morto». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Mondo Licia Mattioli, presidente degli industriali di Torino e del comitato per l'internazionalizzazione Foto: Presidente Giorgio Squinzi, Confindustria

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 186 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'analisi [email protected] Italia digitale: usiamo le risorse della spending review La proposta di Bassanini per colmare il gap con l'Europa DIEDOARDO SEGANTINI

L'inadeguatezza dell'infrastruttura italiana di telecomunicazioni è stata al centro del summit «Telco per l'Italia», organizzato dal Corriere delle Comunicazioni. E particolarmente centrate sono le tre domande poste (retoricamente) da Franco Bassanin, presidente della Cassa depositi e prestiti. La prima: gli obiettivi dell'Agenda digitale europea sono ancora attuali o sono già superati dall'accelerazione del progresso tecnologico? La seconda: perché le imprese italiane dovrebbero essere meno innovative delle concorrenti estere? «Il ritardo dell'Italia -- è la risposta dell'ex ministro della Funzione pubblica - è certificato dalla recente classifica Ue, ed è aperto il dibattito se l'arretratezza relativa del nostro Paese sia da attribuire alla domanda o all'offerta. Io non credo a un ritardo culturale delle imprese italiane: là dove competono, riescono a difendere le loro quote di mercato nonostante handicap spaventosi come il costo del denaro e dell'energia. Non è nel Dna delle nostre aziende la renitenza all'innovazione, e allora penso che ci sia un problema di infrastrutture». Infine l'ultima domanda: se Netflix offre il suo servizio di streaming video alla Francia, ma non all'Italia, è perché pensa che le famiglie italiane siano meno interessate al servizio o perché, salvo poche eccezioni, manca l'infrastruttura adeguata per poterlo commercializzare? Bassanini ha ragione. Gli investimenti sono nei programmi delle società di telecomunicazioni, ma, se li sovrapponiamo ai dati ufficiali sulla posizione tecnologica del Paese, ci accorgiamo che non v'è certezza che quegli investimenti ci consentano di raggiungere gli obiettivi dell'Agenda digitale. Inutile quindi insistere nella giaculatoria che le comunicazioni digitali sono strategiche per la crescita senza poi mettere in campo interventi coerenti. Per favorire gli investimenti servono forti politiche pubbliche. Tra le cose più importanti da fare il presidente della Cdp indica la destinazione di una parte dei risparmi ottenuti con la spending review alla domanda pubblica di servizi elettronici e all'accelerazione dell'Agenda digitale. A proposito: scegliere il nuovo direttore dell'Agenzia digitale secondo il criterio di «sistemare qualcuno», osserva, sarebbe «un tradimento». Come dargli torto? Quanto alle scelte concrete per attivare nuovi investimenti sulle reti, Bassanini suggerisce di «mettere in moto alcune proposte di incentivazione» - come si comincia a fare per le infrastrutture dei trasporti con i crediti d'imposta per i nuovi investimenti decisi dalle aziende - che porterebbero a un incremento di Pil e a un aumento delle entrate. E propone di «utilizzare le garanzie pubbliche, ad esempio, sulle emissioni di bond delle telecom legate al finanziamento delle infrastrutture». Gli strumenti di legge ci sono già e consentirebbero di intervenire anche alla Cassa depositi e prestiti. @SegantiniE © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 187 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Oltre la carta Nei giorni scorsi sono partite Bnl e Mediolanum, in arrivo Intesa Sanpaolo e Unicredit Banche Via alla spesa senza contatto Il portafoglio finisce nel telefonino Per la tecnologia a sfioro è previsto il boom. Gli accordi con Tim, i passi di Vodafone PATRIZIA PULIAFITO

C affè in tazzina? Quello, lo smartphone, ancora non lo serve. In compenso consente di pagarlo, con un semplice gesto, senza doversi affannare a mettere insieme le monetine. Grazie all'ultima frontiera tecnologica Nfc (contactless, senza contatto), diventata ormai realtà, per saldare il conto basta avvicinare il telefonino al pos (il terminale per il pagamento con la carta di credito o il Bancomat) dell'esercente e il gioco è fatto. Se l'importo è inferiore a 25 euro, non è nemmeno richiesto il codice Pin. La previsione è che, così, pian piano si dirà addio ai contanti anche per le piccole spese. E verrà ridotto l'uso delle carte di pagamento. Queste, infatti, vengono caricate sulla sim del cellulare, trasformando il telefonino in un borsellino virtuale, pronto all'uso per qualsiasi acquisto. La condizione è che il terminale Pos sia abilitato alla nuova tecnologia: ora ne sono attivi circa 200 mila, il mercato si attende una crescita rapida. Conclusa la fase dei progetti pilota, ora i pagamenti via telefonino in modalità contactless cominciano a essere concretamente disponibili per i clienti. La banche che offrono già il servizio sono due, con Tim: Bnl (gruppo Bnp Paribas), che ha lanciato l'applicazione il 18 giugno, e Banca Mediolanum, partita lunedì 23. Altri istituti hanno in programma di lanciare il servizio dopo l'estate, in testa Unicredit e Intesa Sanpaolo. «Youpass» si chiama il servizio di Bnl e «Freedom Easy Card» quello firmato da Mediolanum. Le carte utilizzate dai due pionieri sono sul circuito Mastercard. Banca Mediolanum ha costruito la sua in collaborazione con CartaSi e, oltre al servizio di pagamento in prossimità, attraverso il portafoglio virtuale Mediolanum Wallet, offre anche funzioni come la verifica del saldo della carta e i pagamenti veloci tramite widget. Con il Mobile Payment di Bnl, oltre alla gestione di tutte le carte di credito e prepagate della banca, memorizzate sulla sim, è possibile anche classificare le spese, registrare le carte fedeltà e localizzare i negozi, dove si può pagare in modalità Nfc. Il servizio di mobile payment contactless, però, per ora è disponibile soltanto su smartphone Android: iPhone e iPad sono ancora fuori gioco, perché Apple non ha la tecnologia Nfc. Se ne parlerà nei modelli di prossima uscita. Il gestore telefonico scelto dalle due banche, come detto, è Tim, ma entrambe intendono estendere presto il servizio anche a Vodafone. La compagnia telefonica britannica è già pronta con le sim Nfc e offre il pagamento contactless tramite due applicazioni: SmartPass Nfc, una carta prepagata ricaricabile, nata in collaborazione con Mastercard e CartaSì; e Vodafone Wallet, un borsellino virtuale che consente di ospitare e gestire anche carte di altre banche, purché in tecnologia Nfc. Il costo di attivazione di Smart Pass è di 5 euro e si paga un euro di commissione a ogni ricarica. La piattaforma I pagamenti contactless sono resi possibili dalla piattaforma EasyPay di Sia. È un sistema innovativo made in Italy, primo in Europa, dove possono dialogare banche, gestori telefonici e circuiti internazionali di carte. Oltre i pagamenti in prossimità tramite EasyPay è già possibile dal cellulare e dal computer, utilizzando l'homebanking, pagare le ricariche del telefonino, versare soldi sulle carte prepagate, saldare i bollettini postali, le utenze domestiche, il bollo auto, il canone Rai. In Emilia Romagna e Lombardia si possono pagare anche i ticket sanitari, a Roma e Genova le multe e i tributi. Dice Nicola Cordone, senior vicepresident Sia: «Nel 2013 sulla piattaforma abbiamo effettuato 50 milioni di transazioni in mobilità e 200 milioni via Internet». Il mercato Ma il boom è previsto arrivare con la tecnologia contactless. Secondo l'Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, i pagamenti digitali in tre anni dovrebbero triplicare, passando da un valore di 15 miliardi di euro del 2013 a 37 miliardi nel 2016. Trainati proprio dalle operazioni via cellulare, che

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 188 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

si stima possano schizzare dal centinaio di milioni di euro del 2013 a oltre 5,3 miliardi di euro nel 2016. D'altronde, finora, le possibilità di pagamento sul telefonino erano limitate ad alcuni servizi, come i biglietti di viaggio, il parcheggio, il car & bike sharing, i taxi; e circoscritti a poche città. La tecnologia contactless amplia la gamma degli acquisti e il raggio d'azione, ed è una comodità. Le stime di crescita trovano conforto anche nella tendenza, sempre più frequente, di fare la spesa online. Solo in Italia, dal 2012 al 2013, gli acquisti su Internet sono cresciuti del 289%, passando da 144 a 637 milioni di euro. «Un fenomeno dirompente - dice Valeria Portale, curatrice dell'Osservatorio del Politecnico di Milano - se si pensa che solo tre anni fa lo shopping da supporti mobili valeva 74 milioni di euro». Secondo World Payments Report 2013, il numero delle transazioni di ecommerce nel mondo sta crescendo dal 2010 del 18% annuo. Le operazioni sono salite da 17,9 miliardi a quasi 30 miliardi di fine 2013 e si stima di chiudere l'anno con circa 35 miliardi. A ritmo ancora più sostenuto (+58,5%) sta salendo il numero dei pagamenti in mobilità. Dai 4,6 miliardi di operazioni nel 2010, sono stati sfiorati i 18 miliardi nel 2013. Un'ulteriore accelerazione è prevista per quest'anno, con una chiusura a quota 29 miliardi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagamenti digitali valori del mercato in Italia. Dati in miliardi di euro ... e quella dei pagamenti in mobilità Numero transazioni mobile payments nel mondo, valori in miliardi La corsa del commercio elettronico... Numero transazioni ecommerce nel mondo, valori in miliardi 2010 2011 2012 2013 2014* 2010 2011 2012 2013 2014* Operazioni con smartphone in contactless 2013 2016* 12 2 1 0,1 20 9 3 0,3 5 17,9 21,3 25,4 29,9 34,8 4,3 4,6 6,4 7,0 10 11,1 15,7 17,8 25,2 28,9 No banca Attraverso la banca Ecommerce da pc Pagamenti diversi da pc Pagamenti diversi da smartphone Ecommerce da smartphone Fonte: World Payments Report 2013, Capgemini and Royal Bank of Scotland Previsione Previsione Previsione Senza contanti I telefonini con tecnologia Nfc, dati in milioni In mobilità L'offerta dei servizi nel 2013 *Base 48 milioni nel 2012; **base 1,25 milioni nel 2012 Pagamenti a traffico limitato Viaggi e turismo Noleggio auto e moto Trasporto pubblico locale Parcheggio Taxi Utenti con telefonini Nfc (milioni)* Sim Nfc (migliaia)* Pos Nfc (migliaia)** 2012 2013 2,5 <5 30 8 <5 150 29 10.000 600 2016* 5 % 15 % 50 % <1 % <1 % 21 % 2 % 11 % 40 % 106 SERVIZI 60 51 5 4 3 3 Pparra Fonte: Osservatori digital Innovation - Politecnico di Milano P € *Previsione I numeri 34,8 miliardi Gli acquisti di ecommerce previsti nel 2014 a livello mondiale 120 milioni Il valore delle transazioni effettuate con il «mobile payment» in Italia. L'82% è dato dalle ricariche telefoniche 510 milioni Il valore del «mobile commerce in Italia» nel 2013 (+255% sul 2012) Foto: Abi Il presidente Antonio Patuelli

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 189 28/06/2014 Milano Finanza - N.126 - 28 giugno 2014 Pag. 1 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

ORSI &TORI Paolo Panerai

Dunque il Fiorino era l'euro e il dollaro del Rinascimento, la moneta, come l'ha definita il presidente Matteo Renzi nel suo discorso alla Camera per presentare il semestre europeo a guida italiana. Ma il Fiorino ha reso florida Firenze e non solo. Mentre l'euro appare a molti europei come il principale ostacolo allo sviluppo dei Paesi membri perché mette tutti sullo stesso piano, cioè sul piano della Germania, che è forte e ricca. Forte e ricca perché ha fatto le riforme con il governo di Gerhard Schroeder all'inizio del nuovo secolo, quando, per fare quelle riforme radicali, la Germania da poco unificata chiese di poter violare i parametri che i Paesi dell'Ue si erano autoimposti. In primo luogo il deficit del bilancio dello Stato, ben superiore al 3% del pil. È come se, durante il discorso davanti ai deputati e poi ai senatori, il presidente Renzi caricasse la molla per il confronto con Angela Merkel prima nelle Fiandre (per ricordare il centenario dell'inizio della Prima guerra mondiale) e poi a Bruxelles. Inevitabilmente per un compromesso, ancorché onorevole. Ma le parole che questa volta Renzi ha usato hanno una profondità e un peso nettamente superiori ad altri discorsi del presidente del Consiglio. Per almeno due motivi: 1) perché ha spiegato bene come la moneta e la finanza possano essere fattori di sviluppo se usate correttamente; 2) perché ha legato la moneta e la ricchezza alla cultura, senza la quale tutto diventa puro materialismo. E per essere esplicito, come gli capita regolarmente, non ha fatto altro che proseguire sulla rievocazione di che cosa accadeva a Firenze nell'età più florida e bella della storia. «Se non ci fossero stati i finanzieri fiorentini non ci sarebbe stato Dante Alighieri », ha scandito secco Renzi. «Le borse di studio che hanno consentito a Dante di studiare nel complesso di Santa Maria Novella derivavano da chi? Da persone benestanti che mettevano i loro averi a disposizione della città per educare i giovani in grado di acquisire una cultura ma impossibilitati a farlo per mancanza di risorse. Se non ci fosse stata la finanza, se non ci fossero stati i banchieri fiorentini, a Firenze non ci sarebbe stata l'arte che oggi fa la storia dell'arte del mondo. Le pale degli altari erano finanziate dai benestanti che avevano paura dell'inferno e immaginavano che favorendo l'arte avrebbero scontato i loro peccati. E credo che, con riguardo alla finanza d'oggi, non basterebbe la realizzazione di musei interi per scontare le colpe maturate». Nonostante i peccati anche dei finanzieri fiorentini, la finanza allora non era un ostacolo alla crescita, basata sulla cultura e l'istruzione. Senza buone scuole e buoni insegnanti un Paese non può crescere, specialmente oggi che l'evoluzione in tutti i campi è accelerata, anzi frenetica. Ma l'altra faccia del Fiorino aveva raffigurata l'effigie di S. Giovanni, patrono di Firenze, perché, l'idea di Renzi è giusta, «quando si compie qualsiasi scambio economico si fa riferimento a un atto ideale e sacro». Non a caso a Firenze si diceva e si dice: «S. Giovanni non vuole inganni». La moneta con la figura di S. Giovanni era così una moneta che impediva di violare le regole. Per tutte queste ragioni il Fiorino era un un elemento di garanzia e di correttezza dell'epoca. L'euro lo è, nonostante il rigore imposto dalla Germania? No, non lo è perché, a causa proprio del rigore tedesco, alimenta l'iniquità e la povertà in Europa. Riuscirà Renzi a far cambiare linea all'Europa durante il semestre di presidenza dell'Unione europea? Non è semplice, ma ci sta provando. Certo, il suo cammino è un po' più agevole di quello di altri presidenti del Consiglio e non solo per aver ottenuto il 4 1 % dei voti alle elezioni europee. La vittoria si aggiunge in primo luogo alla presidenza dell'Europa nel semestre prossimo, il che eleva il suo status soprattutto rispetto ai Paesi extra europei, come la Cina, che conta moltissimo sull'azione che Renzi potrà svolgere a favore di relazioni sempre più aperte con il Vecchio continente; da anni la Cina chiede di essere considerata Paese a economia di mercato, ma nonostante tutti vogliano fare affari con l'ex Impero celeste, soltanto l'Italia in Europa è favorevole a sostenere la richiesta del governo cinese. In secondo luogo nel semestre ha l'opportunità di presiedere a Milano in ottobre il vertice EuropaAsia. In terzo luogo la Merkel non è più il padrone assoluto in Europa perché proprio in Germania ha dovuto accettare la coabitazione al governo con la Spd e i socialisti la pensano esattamente come Renzi sulla necessità di dare flessibilità alle regole economiche imposte negli anni dalla Germania: flessibilità per riportare la crescita nel

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 190 28/06/2014 Milano Finanza - N.126 - 28 giugno 2014 Pag. 1 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

continente e in particolare in Italia. In quarto luogo, nonostante il temperamento assolutamente diverso, Renzi potrà contare su un Mario Draghi sempre più autorevole al vertice della Banca centrale europea, dove ha preparato molte munizioni se dovesse proseguire la stagnazione. In quinto luogo, ha ottimi rapporti con Barack Obama grazie al lavoro di tessitura fatto anche all'epoca in cui era solo un candidato rottamatore con l'aiuto dell'imprenditore e amico personale Marco Carrai, che negli Stati Uniti ha avuto sempre molta stima e molte amicizie. Per tutte queste ragioni c'è chi ritiene che Renzi sia nato con la camicia. In effetti fortunato lo è ma dalla sua, come fa emergere in ogni circostanza, ha l'orgoglio di essere fiorentino, facendo costantemente riferimento al periodo d'oro della città, che allora dominava l'Europa con il Fiorino, con i suoi mercati e con le arti che fiorivano in tutti i campi. A qualcuno questa fiorentinità pura e dura può dare fastidio, ma Renzi se ne frega perché sa bene che in tutto il mondo il Rinascimento solleva ammirazione. Del resto il suo primo successo politico, da presidente della provincia di Firenze, è stato il lancio dell'operazione comunicazionale sul Genio Fiorentino. Un'idea condivisa con Carrai, che deliberatamente non è voluto entrare nel governo per poter continuare a fare la sua professione e a non determinare frammistioni di sorta. Ci soffre, quindi, l'amico di Renzi quando qualche giornale o sito sostiene, avendolo visto entrare con un trolley nella sede della presidenza del Consiglio, che vada a dormire a Palazzo Chigi. Talvolta la critica politica diventa becera e non esita a diffondere notizie false. Inevitabilmente, quando parla di Europa, Renzi cita Alcide De Gasperi. A suo giudizio vale oggi l'ammonimento di uno dei fondatori dell'Europa, quando sottolineò al Consiglio europeo del 1951 quanto fosse straordinario quel momento, a pochi anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, che permetteva di aprire gli occhi all'unione dei Paesi europei. Renzi ritiene che, come allora, agli europei si apra davanti una immensa prateria se solo si terrà conto del risultato elettorale, e non tanto del suo in positivo, quanto quello in negativo dei partiti della protesta. Quel voto deve ammonire non solo la Merkel, ma tutti gli europei, che il sottosviluppo, la disoccupazione, la non crescita dovute certo alla crisi finanziaria innescata in Usa dagli abusi dei subprime e dei derivati, ma fatta crescere dalle restrizioni imposte dai tedeschi, potrebbero trasformarsi in una valanga reazionaria. Senza la creazione di ricchezza e di miglioramento non di arretramento del tenore di vita dei popoli non ci può essere democrazia. Renzi, dopo Pechino, si è appuntato sul suo taccuino la frase storica pronunciata da Deng Xiaoping quando ancora la Cina era solo comunista: «La poverà non è socialismo; la ricchezza è bella se viene distribuita». Al di là di quanto potrà fare in Europa, Renzi non deve però assolutamente dimenticarsi di qual è il vero cancro dell'Italia. Non deve dimenticare che a minare l'Italia è l'enorme debito pubblico che va abbattuto, vendendo almeno 400 miliardi di asset da recuperare dagli enti locali, che li hanno ricevuti con la sciagurata devoluzione del federalismo. Deve imporre che questi asset siano conferiti nel Fondo degli Italiani, azzerando così la parte di debito pubblico contabilizzato da Eurostat che è di pertinenza degli enti locali. Deve imporre per legge che siano privatizzate (o chiuse, se inefficienti) le numerosissime società municipalizzate: non poche possono essere valorizzate. Non deve credere a chi sostiene che il debito senza vendite è sostenibile, che basti che l'inflazione riparta per far tornare a crescere il pil. Sì, questo può accadere, ma senza un taglio secco l'Italia sarà sempre in pericolo. Ha ragione a confrontarsi duramente con la Merkel, ma non può considerare che bastino le riforme per risolvere tutti i problemi dell'Italia. Le riforme sono importantissime, la riforma più importante è quella di tagliare il debito. A Firenze, nel Rinascimento che ama tanto, i soldi abbondavano, i debiti non c'erano. Nella tragicomica avventura che l'Italia ha vissuto nei giorni scorsi in Brasile, un raggio di luce è venuto dall'area da cui nessuno se lo aspettava, dal mondo bancario. Evidentemente anche nella speranza di poter celebrare un buon risultato della Nazionale di calcio, il direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo, Gaetano Miccichè, capo del corporate e dell'estero, aveva deciso di rinverdire le glorie della Banca Sudameris posseduta dalla ( Comit confluita in Intesa ), andando a San Paolo a riaprire una banca brasiliana del più importante istituto di credito italiano. Il quotidiano economico brasiliano El Valor ha dedicato la prima pagina alla notizia perché il programma che la banca brasiliana di Intesa ha è bidirezionale: l'Istituto appoggerà naturalmente le aziende italiane che operano già e quelle che vorranno operare in Brasile, ma sarà ugualmente aperto alle aziende brasiliane che guardano

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 191 28/06/2014 Milano Finanza - N.126 - 28 giugno 2014 Pag. 1 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

all'Italia e all'Europa. (riproduzione riservata) Paolo Panerai

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 192 28/06/2014 Milano Finanza - N.126 - 28 giugno 2014 Pag. 16 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato BANCHE Iniezioni ricostituenti Claudia Cervini e Luca Gualtieri

Con l'operazione da 5 miliardi del Monte dei Paschi (sottoscritta venerdì 20 al 99,85%) si avvicina alla conclusione la raffica di aumenti di capitale che ha investito Piazza Affari la scorsa primavera. Si è trattato di una prova impegnativa per il sistema bancario italiano e, alla vigilia, in pochi avrebbero scommesso sul tutto esaurito ottenuto nella gran parte dei casi. Anche perché tra i mesi di maggio e giugno l'effetto ingorgo e il rischio di significative quote di inoptato in carico ai consorzi di garanzia sono risultati assai concreti. Eppure, già prima dell'avvio delle ricapitalizzazioni, si sono registrati alcuni segnali incoraggianti sul mercato. A titolo di esempio, all'indomani dell'annuncio di un aumento da 400 milioni il Credito Valtellinese ha ingranato la quinta mettendo a segno un rialzo del 10,5%. Il rally ha sorpreso investitori e analisti, visto che l'annuncio di una ricapitalizzazione tende a deprimere un titolo per il fisiologico allineamento tra la quotazione e il prezzo di emissione delle nuove azioni, solitamente a sconto. In aggiunta gli investitori hanno sempre ritenuto più conveniente acquistare direttamente le nuove azioni sotto aumento che non comprare sul mercato nelle settimane precedenti. Questo era appunto il timore delle case d'affari che, in vista di una nuova ondata di ricapitalizzazioni, si aspettavano un tracollo dei prezzi. Eppure, a sorpresa, molti titoli si sono apprezzati, segno che una mole ingente di liquidità stava facendo rotta sulle banche italiane. L'ottimismo è andato crescendo con l'esito del primo aumento, quello da 1,5 miliardi lanciato ad aprile dal Banco Popolare. Il gruppo guidato da Pier Francesco Saviotti ha registrato il tutto esaurito con sottoscrizioni pari al 99,12% grazie all'apporto decisivo di investitori esteri. Il gestore statunitense BlackRock, per esempio, ha comprato a mani basse titoli del Banco, balzando al 6,9% proprio nel primo giorno di negoziazione dei diritti. Del resto era stato proprio Saviotti ad auspicare l'arrivo di capitali esteri in sede di aumento di capitale: «Se arriveranno, ben vengano». Qualcosa di molto simile è accaduto anche alla Banca Popolare di Milano. Dopo l'uscita del fondo Investindustrial di Andrea Bonomi e del Credit Mutuel nell'azionariato di Piazza Meda era iniziato un profondo rimescolamento di cui ha approfittato ancora una volta BlackRock. Il gestore americano ha incrementato la propria partecipazione nella popolare al 5,149%. Questo interesse degli investitori esteri per le banche italiane non è un fatto nuovo, anche se negli ultimi mesi il trend ha assunto proporzioni davvero rilevanti. Lo dimostra l'ingresso dei sudamericani Fintech Advisory e Btg Pactual nel capitale del Monte dei Paschi a poche settimane dall'avvio della maggiore ricapitalizzazione giunta a Piazza Affari. L'accordo siglato ad aprile tra i due investitori e la Fondazione Mps nella cornice di un patto di sindacato è stato qualcosa di inedito non solo per il sistema Siena, ma anche per l'intero sistema bancario italiano. Cosa ha attratto questi nuovi soggetti finanziari? Non c'è dubbio che ogni istituto abbia la propria storia, con situazioni finanziarie difficilmente comparabili, anche se è possibile fornire spiegazioni generali degli acquisti scattati negli ultimi mesi. Restando sul piano macroeconomico, la riduzione dello spread Btp-Bund ha favorito le banche italiane, specie quelle che, come Mps, hanno in bilancio una cospicua provvista di titoli di Stato. Bisogna poi considerare che basse valutazioni espresse dalla borsa possono costituire un'opportunità di investimento per investitori a caccia di rendimenti interessanti. Secondo Ubs, per esempio, il prezzo medio del settore bancario (che comprende Intesa, Unicredit, Banco Popolare, Mediobanca e Ubi ed esclude invece Mps e Carige) è oggi pari a 9,1 volte gli utili attesi nel 2015, mentre a livello europeo la media è al 9,4. Ci sarebbe, dunque, ancora un gap da colmare. Ma se il ridimensionamento del rischiosovrano e la sottovalutazione delle azioni può spiegare la ritrovata fiducia nei confronti degli istituti di credito italiani, le cause dei forti acquisti vanno ricercate nei fondamentali delle singole società. Il Creval, per esempio, ha scelto di presentare l'aumento da 400 milioni insieme a un nuovo piano 2014-2016 che ne evidenzia la cornice industriale. La scelta è risultata doppiamente efficace: da un lato la popolare ha d i m o strato come saranno investite le risorse raccolte sul mercato, dall'altro ha prefigurato agli azionisti interessanti prospettive di profitto. La stessa linea è stata seguita dalla Bpm, mentre la Bper ha recentemente presentato al mercato alcune importanti modifiche

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 193 28/06/2014 Milano Finanza - N.126 - 28 giugno 2014 Pag. 16 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

statutarie che vanno nella direzione di una maggiore apertura ai soci di capitale. Anche il Monte dei Paschi ha fatto passi importanti sul fronte della governance, come l'eliminazione del tetto del 4% al diritto di voto che ha reso la banca senese pienamente contendibile. Tutti questi esempi dimostrano insomma che le strategie messe in campo dal top management sono in grado di rendere appetibile un'operazione solitamente indigesta per il mercato come un aumento di capitale. C'è infine un ultimo elemento che nei prossimi mesi potrebbe rendere appetibile l'investimento nelle banche italiane, specie in quelle di medie dimensioni. Il mercato scommette infatti su un'imminente girandola di fusioni e acquisizioni dopo la gelata della crisi. Gli aumenti di capitale dovrebbero fornire agli istituti di credito le munizioni necessarie per sostenere questa nuova campagna acquisti e favorire così la nascita dei futuri poli aggreganti del sistema. (riproduzione riservata) IL PATRIMONIO DELLE BANCHE ITALIANE DOPO GLI AUMENTI DI CAPITALE * Alla luce delle operazioni di incorporazione delle controllate Credito Bergamasco e Banca Italease ** Alla luce dell'utile informazione, della plusvalenza di Anima e della rimozione degli add-on *** Considerando anche il rimborso di 3 miliardi di Monti bond Banco Popolare Cr. Valtellinese Bpm Mps Bper cet 1 con altre condizioni cet 1 post aumento cet 1 31/03/2014 10,1% 7,3% 9,24% 9,20% 10,80% 13,2% 11%** Cet 1 previsto da Basilea 3 entro il 2019 (7%) Cet 1 previsto da Basilea 3 entro il 2019 (8%) 13%* 8,5% 10,93% 11,5% 13,3%*** Foto: Pier Francesco Saviotti Foto: Giuseppe Castagna Alessandro Vandelli

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/06/2014 194 29/06/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 9 (tiratura:100000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

I pensionati italiani i più tassati della Ue E i negozi chiudono I NOSTRI ANZIANI PAGANO PIÙ IMPOSTE RISPETTO A QUANDO LAVORAVANO. PER OGNI ESERCIZIO CHE NASCE NE MUOIONO DUE Giulia Merlo

Pensionati supertassati e negozi che chiudono: questo il quadro a tinte fosche dell ' Italia nei primi mesi del 2014, presentato da Confesercenti e Confcommercio. PENSIONI Italia è il paese più longevo d ' Europa, ma anche quello che tratta peggio i propri pensionati. Gli anziani, dopo una vita di contributi, pagano proporzionalmente più tasse di quando lavoravano. " Un anziano che riceve un assegno mensile di 1500 euro lordi detrae 72 euro in meno rispetto a quanto fa, invece, un lavoratore dipendente con un reddito dello stesso importo " , ha spiegato il presidente Marco Venturi, durante la festa nazionale della Fipc (Federazione Italiana Pensionati del Commercio). L ' anomalia maggiore, però, è che il prelievo fiscale è tanto maggiore quanto più la pensione è bassa. Le pensioni sotto i 1500 euro, infatti, possono detrarre 131 euro in meno dei lavoratori con lo stesso reddito. Le pensioni, però, non vengono erose solo dalle tasse. Nel 2014 i nonni italiani hanno perso 1419 euro di potere d ' acquisto rispetto al 2008. " Sono oltre 118 euro al mese, sottratti a consumi e ai bilanci delle famiglie " ha specificato Venturi, secondo cui è sempre più indispensabile una riforma del sistema fiscale, che estenda anche ai pensionati il bonus fiscale, in modo da ammortizzare, almeno in parte, la perdita su base mensile. EUROPA Opposta la situazione nel resto d ' Europa: sulla stessa pensione da 1500 euro, un nonno romano paga il doppio rispetto a un suo " collega " spa gnolo, il triplo rispetto a un inglese e cento volte di più rispetto a un tedesco. " Un pensionato italiano paga il circa 4000 euro l ' anno di tasse, il 20,7% di quanto riceve dall ' Imps - ha spiegato Venturi - in Germania quello stesso pensionato invece è tassato allo 0,2, pari a 39 euro annui " . E il discorso non cambia nemmeno quando si considerano pensioni più basse: chi riceve circa 750 euro, -1,5 volte il trattamento minimo - è tassato al 9,17%. La stessa pensione in Germania, Francia e Spagna sarebbe, invece, esentasse. CO M M E RC I O Nei primi cinque mesi dell ' anno, per ogni nuovo negozio aperto due hanno chiuso. I più colpiti sono stati bar e ristoranti, aumentano invece le licenze per il commercio ambulante. Unica per quanto magra consolazione è che il dato - fornito dall ' Osservatorio sulla demografia delle imprese della Confcommercio - è comunque migliore rispetto a quello registrato nello stesso periodo nel 2013: 52.716 esercizi chiusi quest ' an no, contro i 55.815 dell ' anno scorso. Il più colpito è il Meridione, con 17mila imprese in meno. Secondo l ' Osservatorio, i dati confermano come non ci siano ancora segnali concreti di una vera ripresa, anche se " le imprese stanno riuscendo a contenere gli effetti della crisi, nonostante una domanda interna stagnante, l ' elevata pressione fiscale e i mancati pagamenti dei debiti della p.a. " . 2 0,7 % TASSE IN ITALIA 0, 2% IMPOSTA IN GERMANIA

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SCENARIO PMI

20 articoli 28/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 13 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

2 | «PICCOLE» IN BORSA Regole su misura per le Pmi quotate A. Bu.

Il Tuf apre le porte alle Pmi: tradizionalmente vocato a normare i mercati e, quindi, le grandi società, emittenti di titoli a larga diffusione, ora invece, con il fine di favorire e semplificare l'accesso al mercato dei capitali di rischio anche da parte delle piccole e medie imprese, il Tuf si apre dunque anche alla piccola e media impresa. Anzitutto, si introduce (articolo 1, comma 1, lettera w-quater.1 del Tuf) una definizione di piccole e medie imprese con azioni quotate (Pmi): sono «piccole e medie imprese le emittenti azioni quotate, che abbiano, in base al bilancio approvato relativo all'ultimo esercizio, anche anteriore all'ammissione alla negoziazione delle proprie azioni, un fatturato fino a 300 milioni di euro, ovvero una capitalizzazione media di mercato nell'ultimo anno solare inferiore ai 500 milioni di euro. Non si considerano Pmi gli emittenti azioni quotate che abbiano superato entrambi i predetti limiti per tre esercizi, ovvero tre anni solari, consecutivi». I parametri presi a base della definizione sono quindi quelli del fatturato e della capitalizzazione, in alternativa tra loro. Per le Pmi che rientrino nella definizione, va sottolineato che, appunto con l'obiettivo di incentivare la quotazione delle Pmi a proprietà familiare, viene introdotta la facoltà di modificare in via statutaria, entro un intervallo prestabilito dalla legge, la soglia rilevante per le offerte pubbliche di acquisto obbligatorie di cui all'articolo 106, comma 1, Tuf. Finora, infatti, l'obbligo di Opa successiva e totalitaria conseguiva, per tutte le società quotate, al superamento della soglia fissa del 30%, indipendentemente dalla loro dimensione: si trattava dunque di un sistema «a soglia unica» (e cioè valevole per tutte le società) il quale, in alcuni casi, può irrigidire gli assetti proprietari, con evidenti ripercussioni sul piano delle politiche di investimento. Invece, per le società che rientrano nella definizione di Pmi, viene ora previsto che queste possono individuare, con apposita clausola statutaria, una soglia di partecipazione in un intervallo prestabilito tra il 20 e il 40% dalla quale scatta l'obbligo di procedere all'offerta pubblica di acquisto: si tratta, pertanto, di una soglia che può esser scelta nell'intervallo fra il 20% (la quale evidentemente consente alle Pmi di tutelarsi maggiormente contro il rischio di perdita del controllo) e il 40% (che invece favorisce l'ingresso nel capitale di altri soggetti). © RIPRODUZIONE RISERVATA I parametri 01 | FATTURATO È richiesto un fatturato entro i 300 milioni di euro, in base al bilancio relativo all'ultimo esercizio, anche anteriore alla negoziazione delle proprie azioni 02 | CAPITALIZZAZIONE Capitalizzazione media di mercato nell'ultimo anno solare inferiore ai 500 milioni di euro

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 197 28/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 17 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Europa ed Euro FRA SPERANZE E INCERTEZZE Lezione tedesca sul costo lavoro La sfida per le economie periferiche dell'Unione resta la competitività Daniel Gros

Negli ultimi dieci anni l'economia europea ha visto svariati rovesciamenti di fronte: la Germania, ad esempio, da malato d'Europa ne è diventato il modello. Ma lo è veramente? Le riforme di Schröder, e ancor più le "controriforme" di oggi, non vanno verso l'aumento della produttività, come invece sembrano fare le riforme intraprese - anche se imposte - da alcuni paesi della periferia. Il modello tedesco: le riforme e le controriforme Nel 2003, la Germania aveva un deficit di bilancio pari a quasi il 4% del pil, una percentuale non elevata per gli standard odierni, ma che allora superava la media Ue. Oggi i conti pubblici tedeschi sono in pareggio, mentre la maggior parte degli altri paesi dell'eurozona registra disavanzi superiori a quello tedesco di dieci anni fa. La Germania ha risanato i propri conti principalmente tagliando le spese: la spesa pubblica - che nel 2003 era pari a quasi il 46% del Pil, e quindi superiore alla media dell'eurozona - è stata ridotta di cinque punti percentuali del pil nei successivi cinque anni. Nel 2008, quindi, mentre il mondo scivolava nella "grande recessione", la Germania aveva un'incidenza della spesa sul Pil fra le più basse d'Europa. Il governo tuttavia non poté fare molto per migliorare la bassa produttività tedesca, il grande problema della Germania dell'epoca. Anche se oggi ci può apparire strano, nei primi anni dopo l'adozione dell'euro la Germania era considerata un paese poco competitivo per effetto dell'elevato livello dei suoi costi salariali. E molti temevano che con la moneta unica il Paese avrebbe perso, insieme alla possibilità di manovrare i cambi, anche quella di risolvere il problema. Invece, come sappiamo, la Germania è tornata a essere competitiva al punto che oggi le si rimprovera di esserlo anche troppo, grazie a un mix tra moderazione salariale e riforme strutturali tese ad aumentare la produttività. Un'analisi più approfondita dei dati, tuttavia, evidenzia come questo risultato sia ascrivibile più alla prima misura (la moderazione salariale) che alla seconda. La moderazione salariale è stata dunque il fattore determinante: ma non è una misura che può essere imposta dal governo ed è stata piuttosto il risultato del buon funzionamento del mercato del lavoro tedesco. L'elevato tasso di disoccupazione tra il 2000 e il 2008 ha costretto i lavoratori ad accettare salari più bassi e orari di lavoro più lunghi, mentre nei paesi alla periferia dell'area i salari crescevano al ritmo del 2-3% annuo. È questo quindi il fattore che fino al 2008 ha spinto al ribasso il costo del lavoro per unità di prodotto tedesco rispetto a quelli del resto dell'eurozona. Per quanto riguarda la produttività, è vero che diverse importanti riforme del mercato del lavoro sono state effettivamente varate dieci anni fa, ma il loro impatto sulla produttività sembra essere stato trascurabile. Tutti i dati disponibili indicano una crescita del tasso di produttività molto bassa per l'economia tedesca negli ultimi dieci anni. Ciò non sorprende se si considera che le riforme non hanno minimamente interessato il settore dei servizi, generalmente considerato troppo regolamentato e protetto. I tassi di produttività sono cresciuti di più nel settore manifatturiero, in ragione della sua esposizione all'intensa concorrenza internazionale. Eppure, anche in Germania il settore dei servizi è pari al doppio di quello manifatturiero. Vediamo ora quali sono le tre proposte economiche su cui si incardina il programma del nuovo governo tedesco, la Grosse Koalition: salario minimo, riduzione dell'età pensionabile e controllo degli affitti. Tutti e tre gli elementi di controriforma tedeschi hanno un impatto economico molto significativo. Salario minimo. È prevista un'ampia copertura (si prevede di escludere solo i giovani e i disoccupati di lunga durata) e livelli elevati (si parla di 8,5 euro all'ora). La ricerca empirica sugli effetti dei salari minimi (basata principalmente sull'esperienza degli Stati Uniti) indica che tale misura non ha in genere un effetto importante sull'occupazione.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 198 28/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 17 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Riduzione dell'età pensionabile. Un'importante riforma del governo socialdemocratico di Schröder aveva collegato l'età pensionabile a variabili demografiche oggettive, producendo un aumento graduale della normale età di pensionamento fino a 67 anni (con generose eccezioni per le occupazioni fisicamente più impegnative). Oggi è in atto una parziale retromarcia che consente ad alcuni lavoratori, entrati nel mercato del lavoro in età molto giovane, di ritirarsi con una pensione piena a 63 anni. Calmieramento degli affitti. Il basso livello dei tassi di interesse ha avuto come risultato una ripresa della crescita dei prezzi delle case, dopo decenni di stagnazione. L'andamento dei prezzi immobiliari ha un impatto sui canoni di locazione, che sono quindi aumentati. In Germania, a differenza di quanto avviene nella maggior parte degli altri paesi Ue, la stragrande maggioranza delle famiglie vive in affitto: quindi, anche se l'aumento degli affitti è stato modesto e concentrato nelle zone più ricercate, il suo effetto è stato di creare una domanda di calmieramento che avrà ovviamente un effetto distorsivo sul mercato nel lungo periodo. Nel breve periodo, i controlli sugli affitti potranno incentivare il settore edilizio, dato che essi non si applicano alle abitazioni di nuova costruzione. Nel lungo periodo, produrranno un aumento della percentuale di proprietari di case, in linea con quanto accade nell'Europa meridionale, dove decenni di politiche di calmieramento degli affitti (fino agli anni Novanta) hanno prodotto tassi molto elevati di case abitate dai proprietari. Uscire dalla crisi più competitivi. La conclusione generale è che alcuni elementi del "modello tedesco" potrebbero essere proficuamente adottati dalle travagliate economie periferiche dell'area dell'euro. Un duraturo risanamento dei conti pubblici impone il contenimento della spesa, e le riforme del mercato del lavoro possono, nel tempo, consentire l'ingresso di nuovi occupati nel mondo del lavoro. Tuttavia, la sfida più importante per paesi come l'Italia o la Spagna resta la competitività. La periferia dell'Europa può tornare a crescere solo se riesce a esportare di più. L'elevato livello dei tassi di disoccupazione sta già imponendo un calo dei salari, ma questa è la via di uscita dalla crisi più dolorosa e genera un'aspra opposizione. Meglio sarebbe riuscire a ridurre il costo del lavoro aumentando la produttività: e da questo punto di vista, purtroppo, la Germania non costituisce un modello. L'autore è direttore del Centre for European Policy Studies, a Bruxelles © RIPRODUZIONE RISERVATA IL VOLUME p L'articolo in pagina è un estratto del contributo di Daniel Gros al numero 65 di Aspenia e fa parte del primo capitolo, Troppe Europe per una Unione. Il secondo capitolo - L'Euro è stato difeso. E l'Ue? - comprende, fra gli altri, articoli di Paolo Savona e Lorenzo Bini Smaghi. Il terzo capitolo - Fra Atlantico ed Eurasia: l'equazione energetica - contiene un articolo di Carlo Stagnaro "Europa 2030: politica ambientale o industriale?".

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 199 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'AGENDA EUROPEA Ripartiamo dall'industria

L'azione dell'Europa deve indirizzarsi verso il potenziamento delle politiche di sviluppo per creare più occupazione e quindi più reddito. Il mercato più grande del mondo (con 500 milioni di cittadini-consumatori) e la seconda ricchezza aggregata più importante del pianeta non può concentrarsi solo su regole e vincoli senza affrontare il tema strategico dell'espansione dell'economia e, per quella strada, della convergenza verso una vera Europa politica. Il sogno degli Stati Uniti d'Europa ora può ripartire dalla moneta comune per approdare all'idea di un intero continente senza barriere interne, con standard di vita e di lavoro simili e con un'idea condivisa sul diritto di cittadinanza. Il semestre di presidenza italiana della Ue può contribuire a creare le condizioni per centrare obiettivi importanti per dare corpo alla nuova Europa della crescita e del lavoro. 1È fondamentale aumentare l'integrazione del mercato interno e implementare l'idea dell'"Industrial compact" che la Commissione uscente lascia in eredità ai nuovi leader europei. Obiettivo di medio periodo dovrebbe diventare la creazione di un vero e proprio bilancio per l'industria dando a questo settore la dignità istituzionale che oggi ha l'agricoltura. Punto di arrivo dovrebbe diventare una Politica industriale comune sul modello della Pac. Ciò costringerebbe i partner europei a stabilire un'agenda di priorità industriale e a favorire la specializzazione dei territori. 2Decisivo è arrivare a escludere dal computo del disavanzo la quota di cofinanziamento nazionale dei fondi Ue. Per l'Italia si tratta di una partita da almeno 7 miliardi entro il 2015 (ma che diventano 12 se si considerano anche il Fondo sviluppo coesione e gli altri fondi nazionali integrati in aggiunta alla programmazione strutturale). L'aumento dei fondi per i progetti legati al trasferimento tecnologico all'industria deve diventare una priorità strategica. L'accesso ai finanziamenti va aperto anche ai soggetti privati e non limitato a soggetti istituzionali. L'Europa dovrebbe indicare alcune direttrici strategiche su cui orientare i driver dello sviluppo del prossimo settennato a partire dalla nuova "manifattura additiva" basata sullo sviluppo tecnologico delle stampanti 3D. 3È ormai indifferibile il cambio di passo nella definizione di una politica energetica comune. Le tensioni tra Russa e Ucraina (e, prima, tra Russia e Georgia) oltre ai focolai mai domati in Medio Oriente e in Nord Africa rendono urgente la definizione di un programma per la sicurezza dell'approvvigionamento energetico per l'Europa. Gran Bretagna e Polonia hanno proposto l'idea di una Agenzia europea dell'energia che negozi per tutti i Paesi i contratti di fornitura energetica con i grandi produttori. È evidente che si tratta di una soluzione ad alto potenziale che aumenterebbe il potere contrattuale dell'Europa. Il Vecchio Continente non può non avviare un piano energetico aperto allo shale gas e alle attività di fracking e basato sull'uso razionale e coordinato delle energie rinnovabili. 4Le reti sono il grande sogno del Libro verde di Jaques Delors e non hanno ancora trovato una vera definizione compiuta in piani operativi di sviluppo del continente. L'Europa deve aumentare le connessioni a tutti i livelli: dalle linee digitali per il trasferimento di dati e informazioni alle pipeline per il transito di gas. Le altre infrastrutture vanno connesse in reti di nuova generazione immaginando nuove forme e modalità di integrazione dai porti agli aeroporti, dalle reti ferroviarie a quelle autostradali. 5Bisogna ripensare la competizione globale partendo dall'assunto che competere divisi tra europei non è più sostenibile. Va rafforzata l'antitrust europea, ma nel contempo si deve cominciare a ragionare secondo specializzazioni non nazionali ma modellabili in base al nuovo concetto di "distretto europeo". Servono programmi comuni per creare una contaminazione tecnologica e una vera digitalizzazione comune della manifattura europea sostenuta da veri programmi europei. Naturalmente le eventuali asimmetrie geografiche e di contesto andranno corrette con politiche di redistribuzione del reddito e di risorse che rendano la specializzazione produttiva compatibile con l'idea originale di una Europa solidale.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 200 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

6Oggi la capacità europea di negoziare temi di economia globale è vicina allo zero. Invece occorre aumentare la capacità di intervento commerciale verso i nostri principali partner globali, a cominciare dagli Stati Uniti e dal Ttip, il patto transatlantico sugli scambi e sugli investimenti. Il trattato commerciale va integrato nel disegno comune di politica industriale europea. Si tratta di una delle poche competenze delegate a Bruxelles, ma, alla fine, il negoziato risulta timido e imbelle perché la definizione degli interessi retrostanti è ancora saldamente in mano ai singoli Stati. Potrebbe essere utile creare una figura di un Alto rappresentante per l'economia globale o rafforzare le competenze dell'attuale Alto rappresentante della politica estera. 7Gli Eurobond sono stati al centro di animate discussioni durante la fase più acuta della crisi dell'Eurozona. Italia, Francia e i Paesi più direttamente colpiti dalla crisi del debito sovrano sono da sempre favorevoli, ma l'opposizione della Germania ha finora bloccato ogni possibilità di discussione. La mutualizzazione del debito è una delle soluzioni migliori per creare strumenti di rilancio degli investimenti per grandi opere e infrastrutture continentali. Aperture in questo senso vengono ora anche dai socialdemocratici tedeschi (partito coinvolto nella grande coalizione); lo stesso Juncker con l'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti aveva lanciato l'idea degli eurobond. Il Sole 24 Ore ha lanciato la proposta formulata dall'ex premier ed ex presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, assieme all'economista Alberto Quadrio Curzio, degli Euro Union Bond: emissioni obbligazionarie comuni ai Paesi dell'Eurozona, garantite dalle riserve aurifere degli stessi. Emissioni comuni legate a precisi progetti di sviluppo infrastrutturale, oltre i project bond della Bei, potrebbero dare un forte impulso alla ripresa europea. 8La creazione di una Borsa europea per le piccole e medie imprese, potrebbe portare le aziende di minori dimensioni in contatto sia con i grandi capitali degli investitori internazionali sia (indirettamente attraverso i fondi o i fondi pensioni) con il risparmio dei cittadini e dei pensionati di tutta Europa. Diventerebbe anche una nuova opportunità di redistribuzione dei redditi tra Paesi. 9L'europeizzazione delle politiche di gestione dell'immigrazione è un altro dei capisaldi per dare consistenza alle politiche di sviluppo. La sfida demografica deve essere gestita con razionalità: l'immigrazione è destinata ad aumentare e diventa realmente una risorsa solo se si mette in comune una gestione efficiente delle frontiere (mare e terra) e se si affiancano a quelle di vigilanza e contenimento politiche di formazione e di integrazione. L'accordo raggiunto sul potenziamento del Frontex (Frontex Plus) secondo le istanze italiane e francesi va nella giusta direzione e va implementato fino allo spostamento della sede da Varsavia a uno dei Paesi della sponda Sud dell'Europa. 10La politica economica e fiscale per dispiegare appieno tutti gli effetti pro-crescita deve essere oggetto anche di un riassetto istituzionale. Tutti gli accordi fatti dal 2010 in poi - a cominciare dall'EFSF del maggio 2010 - sono intergovernativi e risultano o di portata ridotta o troppo in ritardo. E finora non sono stati in grado di correggere le eventuali asimmetrie tra Governi nazionali. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha recentemente proposto di creare un Parlamento dell'euro-area per creare una funzione legislativa comune da cui far discendere una funzione esecutiva anch'essa comune. Un vero governo economico dell'euro-area ha bisogno di una forte cessione di sovranità nazionale. Si tratta di riforme di ampio respiro che richiedono tempo, il semestre italiano potrebbe dare il segno dell'avvio del cambiamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Leader mondiale del commercio:poco debito,mapocacrescita DEBITO (in % del Pil) GIAPPONE 243,2 88,7 UE 104,5 USA 22,4 CINA POPOLAZIONE (in milioni) CINA 1.360,7 USA 316,4 UE 505,7 GIAPPONE 127,3 PIL (a parità di potere d'acquisto, in miliardi di dollari) USA 16.800 CINA 13.395 UE 16.261 GIAPPONE 4.699 COMMERCIO Scambi di beni e servizi, in mld di euro Import Export UE STATI UNITI CINA GIAPPONE 1.956 1.762 1.197 641 1.882 1.319 685 1.358 INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI In % sul totale mondiale In entrata In uscita UE STATI UNITI CINA GIAPPONE 24,4 21,3 3,6 1,3 32,6 28,5 1,7 4,9 Il peso globale dell'Europa Fonte: Fmi, Commissione Ue MERCATO INTERNO

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 201 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

1 "Industrial compact", un bilancio per l'industria EUROPA ASSETTO ISTITUZIONALE 10 Un Parlamento e un governo economico dell'Eurozona CONTI PUBBLICI 2 Cofinanziamento dei fondi Ue fuori dal computo del deficit POLITICA ENERGETICA COMUNE 3 Un'Agenzia europea dell'energia INFRASTRUTTURE 4 Potenziare le connessioni con reti di nuova generazione COMPETITIVITÀ 5 Creazione di distretti industriali sovranazionali NEGOZIATI COMMERCIALI 6 Alto rappresentante per l'economia globale IMPULSO ALLA RIPRESA 7 Euro Union Bond, emissioni obbligazionarie comuni LIQUIDITÀ 8 Una Borsa europea per le piccole e medie imprese INTEGRAZIONE E SVILUPPO 9 Europeizzazione delle politiche migratorie Foto: Leader mondiale del commercio: poco debito, ma poca crescita - Fonte: Fmi, Commissione Ue

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 202 29/06/2014 Il Sole 24 Ore - Nova Pag. 9 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Manifatturiero|Digitale|Produzione | Le vie trasversali della meccatronica Dal biomedicale alla casa le tecnologie avanzate sono presenti ovunque

a La meccatronica è un fatto industriale prime di essere di mercato. È stato, nella seconda metà del Novecento, il paradigma della modernità, la concettualizzazione della fabbrica attraverso due categorie tecno-produttive, quella elettronica e quella meccanica. Con l'industrializzazione del digitale e la trasformazione del web in piattaforma di innovazione si è trasformata in una delle infrastrutture della manifattura globale. Non la più ricca ma di certa la più strategica. L'Italia è tra i primi dieci paesi esportatori al mondo ma è fanalino di coda nella classifica dei paesi manifatturieri in termini di competitività: ottava nella top ten e solo diciannovesima fra i primi 25, che rappresentano il 90% del Pil mondiale. Paghiamo a caro prezzo la bolletta energetica più salata del mondo e la caduta della produttività negli ultimi 10 anni. In media, rileva l'Istat, per la manifattura italiana la quota di export sulla produzione è pari al 32%, tale rapporto sale al 51% per il comparto classificato come "fabbricazioni di macchinari e apparecchiature", con punte del 90% per numerose categorie dei beni strumentali. È proprio nelle pieghe del nostro sistema industriale che si inserisce la meccatronica. Il settore esprime infatti il 15% del fatturato manifatturiero italiano. Risente dei difetti tipici dell'industria italiana con un numero di addetti per azienda inferiore a quello di Francia e Germania. Ma in comune con le manifatture più avanzate i prodotti della meccatronica italiani sono gli ingranaggi che oliano il sistema industriale. Forniscono servizi ma sopratutto idee. «Meccatronica vuol dire molto se non tutto - osserva Giannicola Albarelli, Presidente del club della Meccatronica di Reggio Emilia -. Quest'anno ci ha colpito la pervasività di queste tecnologie che ritroviamo un po' in tutti i settori in maniera trasversale, dal biomedicale alla casa con l'home automation, dalle macchine agricole alle vending machine, dalla robotica all'energia con le centraline smart grid». Non è casuale se Albarelli sceglie di usare il termine "smart", usato e abusato dai giganti dell'It per descrivere l'intelligenza degli oggetti connessi a internet. Ma certamente più che nel web va cercata nella digitalizzazione il driver per modernizzare la definizione ortodossa di meccatronica limitata all'automazione di macchine che producono macchine e gestiscono processi. Non è un caso che nei cinque finalisti del Premio italiano meccatronica, promosso ogni anno da Industriali Reggio Emilia e dal Club Meccatronica, in collaborazione con Nòva24 - Il Sole 24 Ore figuri Avio Aero, società controllata al 100% da General Electric che si è convertita all'additive manufacturing. Questa tecnologia, nota come stampa 3D, consente di realizzare, partendo da un modello digitale, oggetti solidi di qualunque forma attraverso l'aggregazione di polveri di speciali leghe metalliche. Nel nostro caso stiamo parlando di pale turbine per jet in alluminio di titanio con prestazioni termodinamiche equivalenti ai materiali convenzionali, ma con peso ridotto. La personalizzazione e la localizzazione della produzione rappresentano certamente l'anima più innovativa dell'advanced manufaturing. Le altre quattro candidate al premio che verrà consegnato in autunno raccontano bene l'evoluzione del concetto di meccatronica e le linee di sviluppo. Gioca in casa Marposs leader mondiale nei sistemi metrologici, ovvero strumenti di misura e collaudo a supporto del processo di produzione. È bergamasca invece Scaglia Indeva che sviluppa soluzioni per la movimentazione manuale dei carichi, progettando e producendo manipolatori industriali. Texa progetta e costruisce strumenti diagnostici multimarca, analizzatori per gas di scarico, stazioni per la manutenzione dell'aria condizionata e dispositivi per la telediagnosi, destinati ad autovetture, moto, camion, imbarcazioni e mezzi agricoli. Infine, Generale Meccatronica Applicata (Gma) è attiva nel settore avionico e nautico sia per il mercato militare che civile. L'anno scorso ha aperto un nuovo stabilimento ed inserito giovani talenti. Un segnale. Di quelli che fanno bene. (l.tre.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Premio meccatronica

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 203 29/06/2014 Il Sole 24 Ore - Nova Pag. 9 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: Le cinque finaliste

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 204 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 14 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LETTERA AL RISPARMIATORE POPOLARI IN BORSA Bpm scommette su Pmi e banca multicanale Il nodo della governance Patrimonio più solido dopo la rimozione dei vincoli Bankitalia Nel 2016 utile netto a 295 milioni e raccolta a 79,4 miliardi BUSINESS E QUALITÀ ATTIVI Uno dei focus del gruppo è sull'attività di wealth management In rialzo i crediti deteriorati ma per l'istituto rallenta il passaggio da prestiti in «bonis» a problematici Vittorio Carlini

Da una parte, il rinforzo del patrimonio (grazie alla ricapitalizzazione da mezzo miliardo) e il rilancio del business (articolato, peraltro, nel piano d'impresa 2014-2016/18). Dall'altra, i nodi dei prestiti problematici e della governance aziendale. Sono tra i punti cui guardare rispetto alla Banca Popolare di Milano (Bpm). L'istituto di credito, per l'appunto, ha di recente chiuso con successo l'aumento di capitale. Alla fine del marzo scorso, prima dell'operazione straordinaria, il Common equity tier 1 (Cet1), applicando le regole di Basilea 3, era al 7,3%. Cioè, un valore non soddisfacente. Dopo la ricapitalizzazione la situazione è cambiata. Il Cet 1 pro forma, considerando anche la parziale cessione della partecipazione in Anima, la recente rimozione da parte di Bankitalia degli «add on» patrimoniali e l'utile in formazione, è salito a circa l'11%. Cioè, per gli esperti, un buon valore. Il quale, nel target al 2016, è previsto oltre il 12%. Un ulteriore miglioramento che dovrebbe concretizzarsi con la validazione dei modelli interni di rischio attesa nel 2015. Il duplice meccanismo, ricorda Bpm, nelle altre banche in Italia ha infatti significato l'incremento tra 100 e 200 punti base sul patrimonio. Ma non è solamente la maggiore solidità. Altro elemento, per l'appunto, è lo sviluppo del business. Nel primo trimestre del 2014 sia i proventi operativi (+3,3%) che l'utile netto (+12,3%) sono saliti sui 12 mesi. Numeri in rialzo che, però, vanno analizzati più a fondo per comprenderne la reale portata. Ebbene, il margine d'interesse è cresciuto dell'8,1%. Si tratta di un trend conseguenza soprattutto dell'incremento dello spread commerciale della banca. Quest'ultimo è passato all'1,82% del primo trimestre del 2013 al 2,08% di un anno dopo. In particolare, ha inciso la riduzione del costo della raccolta (-28 punti base) da parte della banca. Una dinamica, quest'ultima, che a detta di Bpm proseguirà nel corso dell'anno. In un simile scenario, tuttavia, non si concretizza ancora la spinta degli impieghi. Il che preoccupa. Nel piano industriale, infatti, tra i punti per la crescita c'è proprio il rilancio dei prestiti. Bpm stima, al 2016, uno stock di crediti di 39,2 miliardi con un incremento medio annuo del 5,6%. Tra inizio gennaio e fine marzo, però, i prestiti alla clientela sono calati. Certo, un trimestre non definisce la tendenza. E, tuttavia, sorge il dubbio che le indicazioni sul piano d'impresa siano troppo ottimistiche e i target sugli impieghi eccessivamente aggressivi. La banca rigetta i timori e articola il pensiero. L'obiettivo, è l'indicazione, può considerarsi aggressivo ma c'è fiducia nel raggiungerlo. La dinamica degli impieghi, poi, è legata a quella del Prodotto interno lordo. Ebbene, l'assunzione del piano (nel 2014 il Pil in rialzo dello 0,8% e poi, nei 2 anni successivi, dell'1,4% e dell'1,6%) è considerata prudente e all'interno del consensus. Così, nel secondo trimestre i prestiti saranno ancora piatti rispetto al primo quarter; ma nella seconda metà dell'esercizio dovrebbe concretizzarsi la ripresa. Peraltro uno dei focus del business plan, con l'obiettivo di crescita dei prestiti, è di rilanciare il gruppo quale banca delle Pmi. Su questo fronte le mosse previste sono le più diverse: dalla finanza agevolata (ad esempio, fondi di garanzia) all'utilizzo di sistemi statistici-automatici nella valutazione del merito creditizio delle piccole imprese; dalla disposizione di presidi commerciali dedicati (medie aziende) fino alla crescita selettiva in nuove regioni. Il target, nello small business, al 2016 è di arrivare a 8,7 miliardi di impieghi. Quello, invece, riferito alle società mid-size è di 15,6 miliardi (sempre nel 2016). A fronte di simili numeri, tuttavia, sorge il dubbio: la debolezza della ripresa economica in Italia e l'eccessivo nanismo delle nostre aziende (spesso caratterizzate da basso rating creditizio) rendono difficile centrare gli obiettivi. Bpm, di nuovo, non condivide l'obiezione. In primis, viene sottolineato che la maggiore solidità patrimoniale acquisita permette di erogare più credito. Inoltre, la crisi ha fatto selezione tra le società: chi è sopravvissuto

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 205 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 14 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

ha un profilo di rischio migliore. Poi, si aggiunge che Bpm è presente soprattutto in aree (ad esempio, il Nord- Ovest) dove la concentrazione industriale è elevata. Infine, viene sottolineato che molte Pmi sono attualmente fuori dal radar dei grandi gruppi bancari e rappresentano un target interessante. Quindi, a fronte della prevista ripresa della congiuntura, la domanda di credito c'è e deve essere colta. Fin qui il fronte dei ricavi dove, peraltro, rileva la componente legata al mondo del wealth management (private banking e risparmio gestito) e alle commissioni nette (+6,5%). Quale però l'andamento dei costi operativi? Nel primo trimestre dell'anno c'è stata una riduzione del 3,8%. Un calo che prosegue quello del 2013 (-16,6% sul 2012). Ciò detto, nel piano industriale viene indicato un incremento medio annuo degli oneri operativi dello 0,9%. Il che induce il dubbio che Bpm riduca il pressing sul fronte dei costi. La banca non condivide l'interpretazione. In primis, viene ricordato che il cost/income è previsto comunque in discesa al 56,3% nel 2016. Inoltre, le spese amministrative sono stimate in calo del 3,4% l'anno nell'arco di piano. L'incremento, invece, dei costi del personale è dovuto alle politiche d'incentivo nella remunerazione, conseguenti all'atteso rialzo dei profitti della banca. Ciò detto, il business plan (2014-2016) prevede anche 244 milioni d'investimenti per aumentare l'efficienza e la digitalizzazione del business. Già, la digitalizzazione. La banca multi-canale integrata, a ben vedere, è un altro focus del piano industriale. Di recente il consiglio di gestione del gruppo (cdg) ha dato l'ok alla fusione di Webank.it in Bpm. L'operazione è prevista entro il 2014 con, però, effetto retroattivo dall'inizio dell'anno. L'obiettivo, sul fronte dei clienti, è passare da 533 mila clienti privati multi-canale a circa a 690mila nel 2016. Rispetto ai risparmi, invece, sono stimati circa 16 milioni nell'arco di piano. Più in generale, la volontà dell'istituto è sfruttare al massimo l'integrazione della piattaforma digitale (mobile e fissa) con quella fisica. Ad esempio, i correntisti di Webank (che non può fare consulenza) diventeranno anche clienti di Bpm. Così, potranno ricevere le offerte dei promotori della sua rete. Non solo. Tra le altre cose, il canale digitale consentirà alla banca, sempre grazie alla rete dei promotori, di espandersi in regioni dove non è presente. Insomma, le aspettative non sono poche. Così come non sono da meno quelle sul fronte della governance. A ben vedere, il tema del governo societario è trasversale a tutte le banche popolari. Qui tuttavia, da un lato, l'uscita di scena di Investindustrial; e, dall'altro, l'inattesa bocciatura da parte dell'assemblea della proposta del cdg hanno (piaccia o non piaccia) mantenuto «calda» la questione. Come è noto, nell'ultimo consesso dei soci era stato presentato un piano che, conservando il carattere popolare all'istituto (voto capitario) , prevedeva un consiglio di sorveglianza più snello; quello di gestione più ampio e soprattutto maggiore peso agli investitori di capitale. Il voto contrario, non addebitabile peraltro ai soci dipendenti, ha creato una situazione vissuta negativamente dal risparmiatore, che la considera una spada di Damocle sul titolo e lo sviluppo del business. Bpm rigetta la preoccupazione. In primis, perchè nell'ultima assemblea i soci dipendenti, per l'appunto, non si sono espressi contro la riforma. E, poi, perchè gli sforzi per rafforzare la solidità patrimoniale e rilanciare il business, è l'indicazione, sono stati compresi sia dal mercato che all'interno del gruppo. Così, la governance che mantiene il voto capitario ma dà il giusto peso ai soci di capitale sarà riproposta, confidando sulla sua accettazione. Al di la della governance, c'è però anche il tema della qualità degli attivi. Lo stock dei crediti deteriorati, al 31/3/2014, è salito rispetto a fine 2013. Il che preoccupa. Bpm ribatte che l'attenzione resta massima. Ciò detto, ricordando che la ripresa del Pil permette il miglioramento della qualità degli attivi, dopo marzo c'è stato un rallentamento dei flussi da «in bonis» a problematici. Infine, si rileva che la copertura è del 35,6%, un valore considerato di tranquillità. In un simile contesto sono confermati i target al 2016: circa 1,801 miliardi di proventi operativi e 295 milioni di utile netto. La raccolta totale, invece, è prevista a 79,4 miliardi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: Bloomberg Fonte:Società Forbice tassi Tassi passivi Dati in milioni I trim. 2013 Dati in milioni Dati in milioni I trim. 2014 Tassi attivi I numeri del gruppo bancarioBpm I BILANCI TRIMESTRALI A CONFRONTO ANDAMENTO DEI TASSI COMMERCIALI DI BPM Risultato netto Risultato

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 206 29/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 14 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

della gestione operativa Proventi operativi 442,139 428,075 205,357 118,957 64,321 57,255 I CREDITI DETERIORATI LORDI I GIUDIZI DEGLI ANALISTI 3,25 3,25 3,23 3,18 3,23 I Trimestri 2013 Trim. 2014 II III IV I 1,25 1,20 1,15 1,43 1,34 1,91 1,98 1,98 2,08 1,82 Nota: Crescita della forbice tassi nel I trimestre 2014 (+26pb A7A) per effetto combinato di: minor costo del funding (-28 pb) riduzione dei tassi attivi (-2bp) 53 628 1.665 2.021 130 736 1.714 2.211 188 721 1.735 2.346 166 814 1.761 2.538 194 889 1.798 2.704 Marzo 2013 Scaduti Ristrutturati Incagli Sofferenze Totale 2014 Giugno Settembre Dicembre Marzo 4.368 4.791 4.991 5.279 5.585 ATTIVO FINANZIARIO NETTO A fine marzo la riserva sui titoli di Stato Afs (al lordo dell'effetto fiscale) è positiva per circa 299 mln, nonostante i realizzi effettuati nel corso del trim. che hanno generato plusvalenzeper61,2mlndi euro. Laspreaddurationcomplessiva di portafoglio dei titoli governativi èa circa3anni 43,8% 31,2% 25,0% Buy Hold Sell Governativi (di cui: oltre 99% italiani) Finanziari e altro Titoli di capitale Fondi aperti e private equity Derivati attivi/passivi e di negoziazione Totale Marzo 9.649 2014 104 220 566 8.044 714 Dicembre 9.835 2013 129 253 8.288 655 510 Marzo 10.107 2013 273 289 8.268 760 517 I numeri del gruppo bancario Bpm I BILANCI TRIMESTRALI A CONFRONTO Dati in milioni I trim. 2014 I trim. 2013 ANDAMENTO DEI TASSI COMMERCIALI DI BPM Tassi attivi Forbice tassi Tassi passivi I CREDITI DETERIORATI LORDI Dati in milioni ATTIVO FINANZIARIO NETTO Dati in milioni Fonte:Società I GIUDIZI DEGLI ANALISTI A fine marzo la riserva sui titoli di Stato Afs (al lordo dell'effetto fiscale) è positiva per circa 299 mln, nonostante i realizzi effettuati nel corso del trim. che hanno generato plusvalenze per 61,2 mln di euro. La spread duration complessiva di portafoglio dei titoli governativi è a circa 3 anni

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 207 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Intese siglate soprattutto nella meccanica Produttività, agevolati settemila contratti Francesca Barbieri

Sono poco più di 7mila i contratti di secondo livello per la detassazione dei premi di produttività che sono stati siglati dal 2013 secondo il modello previsto dal «decreto Fornero» (Dpcm del 22 gennaio 2013). Nel 92% dei casi si tratta di intese aziendali, siglate in prevalenza nel settore metalmeccanico. Il beneficio fiscale si traduce nell'applicazione della tassazione agevolata del 10% sul salario di produttività e si somma al bonus Irpef per i lavoratori con un reddito annuo non superiore a 26mila euro. Per quest'anno i fondi a disposizione per la detassazione ammontano a 305 milioni di euro. Barbieri u pagina 17 Sono più di 7mila i contratti che portano in "dote" lo sconto sui premi di produttività siglati secondo il modello previsto dal "decreto Fornero" (Dpcm del 22 gennaio 2013) e depositati presso le direzioni territoriali del lavoro. A certificarlo è il ministero del Welfare, che nel 2013 ne ha censiti 6.464 (su oltre 10mila accordi di secondo livello), a cui se ne sommano 910 relativi ai primi mesi di quest'anno. Si tratta di 6.803 intese aziendali (il 92% del totale) e 571 territoriali che seguono le nuove regole per ottenere la tassazione agevolata del 10% sulle retribuzioni di produttività. Per i lavoratori c'è la chance di ottenere un doppio vantaggio: se il reddito annuo non supera i 26mila euro, infatti, alle tasse light sul premio si "somma" il bonus Irpef previsto dal Governo Renzi a favore dei redditi più bassi. Il numero delle intese è ancora contenuto e conferma come la negoziazione del salario sia la seconda materia più contrattata in azienda (15%), a lunga distanza dalle ristrutturazioni aziendali che, complice la recessione, sono aumentate in modo esponenziale negli ultimi anni. Secondo l'Osservatorio della Cisl, nel 2010 gli accordi per gestire le crisi rappresentavano il 24% dei contratti di secondo livello, passando al 41% nel 2011 e al 67% nel 2014. Non c'è solo la crisi a frenare il decollo delle intese per la detassazione dei premi di produttività: il budget da cui attingere è stato tagliato da 400 a 305 milioni dalla legge di stabilità varata lo scorso anno. «In più - spiega Luigi Sbarra, segretario confederale della Cisl - il ritardo con cui è stata riconfermata la tassazione agevolata (il decreto che doveva essere emanato entro il 15 gennaio è stato pubblicato solo il 29 aprile) non ha certo favorito lo sviluppo di questo tipo di contrattazione, che per decollare dovrebbe essere resa strutturale». Lo stock delle intese per la detassazione dei salari di produttività potrebbe però prendere consistenza nei prossimi mesi, visto che i dati del 2014 «sono parziali, in quanto le direzioni territoriali non hanno ancora concluso l'inserimento nel database informatico» precisano dal ministero del Lavoro. Le regole introdotte nel 2013, poi, prevedono paletti più stringenti, non tanto sul limite del premio detassabile, che quest'anno è stato alzato a 3mila euro lordi rispetto ai 2.500 del 2013 (mentre è stato di 6mila euro dal 2009 al 2011), quanto sul piano dei parametri a cui collegare il salario di produttività. Il decreto dello scorso anno ha previsto che i premi siano collegati a indicatori quantitativi di produttività (anche legati all'orario di lavoro), oppure che i contratti prevedano l'attivazione di almeno una misura in tre aree di intervento su quattro, individuate tra organizzazione dell'orario per migliorare l'uso degli impianti, distribuzione "elastica" delle ferie, maggior utilizzo di tecnologie informatiche, fungibilità delle mansioni. Delle due strade - che possono anche coesistere nello stesso contratto - la più gettonata è stata la prima: dai dati dell'Osservatorio sulla contrattazione di secondo livello della Cisl emerge che le voci maggiormente connesse alla detassazione sono quelle legate a doppio filo a indicatori quantitativi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione (59% nel 2013 e 54% nel 2014). I settori in cui si contratta di più il salario di produttività sono metalmeccanico (26%), chimico (14%) e alimentare-agroindustria (10%), mentre a livello di "taglia" aziendale la maggior parte di questi accordi interessa imprese medio-grandi e con un numero di dipendenti compreso tra 500 e 2mila.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 208 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

[email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA IL BILANCIO DEI CONTRATTI DI SECONDO LIVELLO I LIMITI I CRITERI DEL PREMIO TOTALE (*) Riferiti al periodo 1 gennaio - 24 giugno 2014 (dati provvisori) Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore del Lunedì su dati del ministero del Lavoro e Ocsel-Cisl 2011 2012 2014* 2013 6.490 5.478 10.152 370 432 768 6.120 5.046 9.384 2.826 171 2.997 AZIENDALI TERRITORIALI IN LINEA CON I CRITERI "FORNERO" (Dpcm 22/1/2013) 2012 2013 2014 Percentuali di ricorrenza della regolamentazione delle singole voci sul totale degli accordi sul premio di risultato stipulati nel 2013 e nei primi 5 mesi del 2014 Nota: La somma delle percentuali non fa cento in quanto più voci possono essere contemplate contemporaneamente in uno stesso accordo 5.943 860 50 521 Premio massimo Risorse stanziate Reddito massimo del lavoratore (2011) 2.500 euro 835 milioni 30.000 euro Premio massimo Risorse stanziate Reddito massimo del lavoratore (2012) 2.500 euro 953 milioni <40.000 euro Premio massimo Risorse stanziate Reddito massimo del lavoratore (2013) 3.000 euro 305 milioni <40.000 euro Fungibilità delle mansioni 2013 2014 Distribuzione ferie Voci retributive collegate a indicatori quantitativi di produzione, redditività, qualità, efficienza, innovazione Impiego nuove tecnologie Sistemi orari flessibili 5% 2% 7% 15% 59% 23% 53% 54% La fotografia e le regole ISTRUZIONI PER L'USO LE REGOLE BASE L'applicazione dello sconto fiscale non è automatica: in primo luogo, per godere della detassazione, deve sempre esserci un accordo collettivo aziendale o territoriale, sottoscritto da associazioni dei lavoratori in possesso del grado di rappresentatività richiesto; inoltre, la regolazione dei premi incentivanti non può scaturire dai contratti nazionali Deve poi essere definita la «retribuzione di produttività» secondo le previsioni normative e le indicazioni della prassi In quest'ottica, le Pmi non sindacalizzate - prive quindi delle rappresentanze sindacali presenti in azienda, Rsa o Rsu - possono rifarsi ai contratti territoriali di settore (molti comparti si sono già attivati per dare seguito alla detassazione dell'anno in corso) oppure possono concludere intese con le associazioni dei lavoratori a livello territoriale LE CAUTELE Occorre comunque essere accorti: il recepimento dell'accordo collettivo siglato a livello territoriale non basta, di per sé, a garantire al datore di lavoro un'applicazione corretta della detassazione poiché l'adozione delle misure di efficienza (in virtù delle quali vengono corrisposte le retribuzioni premiali fiscalmente agevolate) deve realizzarsi attraverso l'introduzione di misure del tutto nuove per le aziende che le applicano (l'elemento di novità doveva sussistere almeno nel 2013) Va invece sottolineato come, non essendo mutato il quadro delle regole, gli accordi di produttività in corso di validità e rispondenti alle condizioni del Dpcm dello scorso anno restano tuttora validi Le intese del 2014 siglate prima del 14 maggio andavano depositate entro il 13 giugno, mentre quelle successive vanno depositate entro 30 giorni (a cura di Alessandro Rota Porta)

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 209 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'Indice di disagio imprenditoriale 2014 Che fatica fare la Pmi: in Sicilia e Umbria le difficoltà maggiori Marco Biscella

Fare impresa in Italia è difficile, ma in Sicilia e in Umbria gli imprenditori incontrano disagi «molto alti», mentre è il Trentino-Alto Adige la regione che li fa «soffrire di meno». E se il contesto peggiore è al Sud, rispetto al 2013 segnali positivi arrivano da Abruzzo, Toscana, Campania e Sardegna. A fotografare la mappa delle criticità, è l'Indice di disagio imprenditoriale curato da Fondazione Impresa. Biscella u pagina 15 Fare impresa in Italia - come ci ricordano le classifiche internazionali - è molto difficile, ma in Sicilia e in Umbria gli imprenditori incontrano disagi «molto alti», mentre è il Trentino-Alto Adige la regione italiana che li fa «soffrire di meno». E se è vero che un ambiente sfavorevole all'impresa è un denominatore comune per il Mezzogiorno (cinque delle sei regioni del Meridione-Isole occupano i primi sei posti di questa classifica negativa), è altrettanto vero che le performance di Puglia, Abruzzo, Toscana, Lazio, Campania e Sardegna lasciano intravvedere alcuni segnali positivi che per il Centro-Sud che rappresentano una «vera sorpresa». A fotografare la mappa delle criticità del contesto economico, con particolare attenzione alle piccole imprese, attraverso l'analisi e il trend di 12 indicatori, è l'Indice di disagio imprenditoriale 2014, giunto alla terza edizione e curato da Fondazione Impresa. «A livello generale - afferma Daniele Nicolai di Fondazione Impresa - Sicilia e Umbria presentano il grado di disagio imprenditoriale più alto, collocandosi nettamente al di sopra della media italiana (52,9), con punteggi rispettivamente pari a 64,2 e 63,5. Segue poi un gruppo di sette regioni, cinque del Sud e due del Centro, il cui indice di disagio è "alto", con punteggi superiori di almeno quattro punti rispetto alla media, intorno alla cui soglia ruotano invece Puglia e Lombardia, mentre in un range di punteggi compresi tra 48,8 e 43,3 si ritrovano, con un disagio definito "medio basso", cinque regioni del Nord (Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto, Liguria e Piemonte), l'Abruzzo e la Toscana. Infine, nella parte bassa della classifica, ovvero nelle posizioni in cui il disagio imprenditoriale risulta inferiore, ritroviamo la Valle d'Aosta, che con 38,1 punti presenta un disagio "basso", e il Trentino Alto Adige, che con 26,4 punti è la regione più virtuosa, con un indice di criticità "molto basso"». Al di là della classifica, è interessante analizzare le dinamiche temporali rispetto al 2013, che penalizzano soprattutto l'Umbria (dal quarto "sale" al secondo posto tra le regioni più disagiate, affossata soprattutto dai tassi d'interesse praticati alle imprese fino a 5 addetti e dal credit crunch alle piccole aziende) e la Basilicata (dal 6° al 3° posto, colpa del deficit da banda larga e dalla più bassa quota di imprese innovatrici). Al contrario, le variazioni più sensibili in positivo riguardano la Toscana (che "scende" dal 12° al 17° posto, quindi nella parte "meno cattiva" della graduatoria) e l'Abruzzo, che con il suo 15° posto (era al 19° l'anno scorso) occupa «un ranking migliore rispetto a quanto fanno registrare regioni del Nord come Lombardia (pesano l'elevato numero di fallimenti e condizioni più sfavorevoli nell'accesso ai finanziamenti per le piccole aziende), Emilia-Romagna (stretta creditizia più soffocante) e Veneto (forte riduzione delle piccole imprese attive). Sempre al Nord va segnalato il buon risultato del Piemonte, spinto dal calo delle procedure concorsuali e dalla quota di imprese innovatrici». A far da zavorra alla Sicilia concorrono i risultati negativi in nove indicatori su 12 e le performance peggiori riguardano «il sensibile calo delle imprese attive (-6,48% dall'inizio della crisi), abbinato a una profonda recessione: dal 2008 al 2013 sono andati persi 11,6 punti percentuali di Pil». Alto tasso di sopravvivenza delle imprese, recessione meno pesante e bassi tassi di interesse, invece, sono gli atout del Trentino-Alto Adige (in questi tre indicatori è la migliore), che si conferma di gran lunga come la regione meno critica per gli imprenditori, tanto da raccogliere un Indice di disagio imprenditoriale pari sostanzialmente alla metà della media italiana.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 210 30/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

© RIPRODUZIONE RISERVATA Indice di disagio 1 Sicilia 64,2 2 Umbria 63,5 3 Basilicata 59,9 4 Campania 59,1 5 Calabria 58,8 Media Italia 52,9 Le regioni più «critiche» Fonte: Fondazione Impresa Il termometro delle difficoltà Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino A. A. Veneto Friuli V. Giulia Liguria Emilia R. Toscana Abruzzo Umbria Marche Lazio Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 63,5 57,0 56,9 58,0 59,1 53,3 59,9 58,8 64,2 58,4 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 INDICE 2014 POSIZ. 2013 POSIZ. 2014 POSIZ. 2014 63,5 57,0 56,9 58,0 59,1 53,3 59,9 58,8 64,2 58,4 INDICE 2014 POSIZ. 2013 Posizione 2014 Rispetto all'indice 2013 Migliora Stabile Peggiora LA METODOLOGIA I dodici indicatori L'Indice di disagio imprenditoriale è calcolato sulla base dell'andamento di 12 indicatori che offrono una confrontabilità tra le venti regioni italiane. Gli indicatori fanno riferimento alle criticità del contesto economico e imprenditoriale con un'attenzione particolare alla platea delle piccole imprese. Infatti alcuni indicatori fanno riferimento specificatamente alla platea delle piccolissime imprese (fino a 5 addetti) e delle piccole imprese (fino a 20 addetti). Ecco i 12 indicatori: - Variazione % primo trimestre 2014/primo trimestre 2009 delle piccole imprese attive (fino a 5 addetti) - Tasso di sopravvivenza delle imprese (a 5 anni) - Fallimenti ogni 10mila imprese - Procedure concorsuali ogni mille imprese (fino a 5 addetti) - Variazione percentuale del Pil regionale reale - Credit crunch alle piccole imprese (variazione % prestiti alle imprese con meno di 20 addetti marzo 2014/marzo 2013) - Tassi di interesse per famiglie produttrici (fino a 5 addetti) - Concentrazione del credito (finanziamenti ai maggiori affidati) - Densità autostradale (chilometri di autostrade ogni 10mila autovetture) - Densità ferroviaria (chilometri di rete ferroviaria ogni 100 chilometri quadrati) - Quota di imprese innovatrici - Utilizzo della banda larga

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 211 28/06/2014 Il Messaggero - Marche Pag. 45 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

TecnologiaNelle Marchele impresepiu' attive ANALISI ISTAO E FONDAZIONE MERLONI IL 50% DELLE START UP NELL'AREA DEL CAPOLUOGO

TREND ANCONA A partire dal 2011, e in particolare nel 2013, il tasso di attivazione imprenditoriale in settori ad alto contenuto tecnologico nelle Marche ha superato la media nazionale e anche i valori di una delle regioni più forti come l'Emilia Romagna. Emerge dal rapporto sull'imprenditorialità nelle Marche, curato dalla Fondazione Aristide Merloni e dal Centro per l'innovazione dell'università politecnica delle Marche, presentato ad Ancona all'Istao. Questi settori più innovativi costituiscono tuttavia ancora solo il 20% del totale delle nuove iniziative: in totale le nuove imprese iscritte alla Camera di commercio nel 2013 sono state 10.056 contro le 10.139 dell'anno precedente. Le Marche mantengono un tasso di attivazione imprenditoriale più elevato di quello italiano anche nel settore manifatturiero ma condividono con la media nazionale (3,4% per tasso d'imprenditorialità) valori più bassi di quelli europei e comunque dei Paesi avanzati. ANCONA INNOVATIVA Elementi di vivacità nelle Marche, secondo la ricerca coordinata dal professor Donato Iacobucci, li offrono i trend di start up e degli spin off universitari. Le start up innovative nelle Marche (89) pesano il 4,1% sul totale nazionale, in misura maggiore rispetto a Pil e popolazione, sono concentrate negli agglomerati urbani più grandi, vicino alle università e in particolare ad Ancona (circa 50% del totale): riguardano per il 50% produzione di software, consulenza informatica, servizi di ricerca e sviluppo. Nel settore manifatturiero lo sviluppo è minore e concentrato nella produzione di prodotti di elettronica, apparecchi di precisione e macchine. La Marche, con Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, sono una delle regioni a più elevata presenza di spin- off universitari: sono 55 (37 attinenti all'Università Politecnica delle Marche, 12 all'Ateneo di Camerino, 5 a quello Urbino e una all'università di Macerata).

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 212 28/06/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 20 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato il fenomeno L'ILLUSIONE DEL GUADAGNO FACILE (Solo) uno su mille ce la fa Quanta retorica sulle start up: meglio aprire una pizzeria Sorpresa: la provocazione di Briatore condivisa da molti esperti Siamo circondati da aspiranti Steve Jobs, ma i successi sono pochi IL DOCENTE «Inutile scimmiottare gli Usa, meglio puntare su turismo e Made in Italy» NOI E GLI ALTRI Nessuna città italiana nella mappa mondiale dell'innovazione Giuliana De Vivo

«Futuro». «Innovazione». «Nuova frontiera». Non importa di cosa, va bene anche se si sta descrivendo la centesima app per trovare parcheggio. Concetti da maneggiare con cura che, quando si tratta di startup, sono ridotti a intercalare retorico. Perché ormai se ne parla ovunque, non vi siete accorti che intorno a voi si muove un popolo di innovatori, piccoli ma geniali Steve Jobs, visionari della porta accanto? «L'Economist ci ha dedicato una copertina», dichiarano tronfi ed euforici i sostenitoridel genere. Certo, inquell'articolo si parla di «momento cambriano», cioè di esplosione delle startup, ma nella Silicon Valley, a un oceano di distanza da qui, in un mondo dove il venture capitalism è ben più sviluppato e il bacino di potenziali clienti decisamente più vasto. In quelle stesse pagine c'è una mappa dello stato dell'arte nel mondo e, pensateun po', l'Italia non si vede neanche. Compaiono, tra le città europee, Londra, Berlino, Madrid, Monaco, Barcellona, Parigi. Neanche una italiana. Secondo il registro delle imprese di InfoCamere (aggiornato lo scorso 12 maggio) nello Stivale esistono 2033 startup innovative. Quelle diventate aziende di successo (Mutuionline, Venere, per citare le più note) si contano sulle dita di una mano. Una su dieci sopravvive nel lungo periodo negli Usa, da noi si scende sotto l'unità. Eppure scatta subito l'indignazione per certe facili provocazioni come quella di Flavio Briatore che un mese fa parlando agli studenti della Bocconi ha detto: «più che una startup vi consiglio di aprire una pizzeria». Volete la citazione autorevole? Sul New Yorker James Surowiecki ha smontato alcuni luoghi comuni sulle startup, definendolo un mondo afflitto da un «endemico ottimismo». È sbagliato, scrive Surowiecki, considerare i molti fallimenti alle spalle come un valore aggiunto: «certo è un messaggio che conforta, ma l'evidenza suggerisce che passati fallimenti preconizzano futuri fallimenti». Affidarsi alla legge dei grandi numeri, per cui se tenti cento volte prima o poi una la azzecchi, è altro rispetto al normale rischio d'impresa. Secondo Carmelo Cennamo, docente di imprenditorialità, analisi industriale e innovation management alla Bocconi, che una certa retorica sulle startup in Italia abbia preso il sopravvento «è un fatto conclamato, basta guardare ciò che qui da noi viene facilmente osannato, prendere un omologo in un Paese più serio come Inghilterra, Germania, Israele, e si nota subitoche ci esaltiamo per poche migliaia di euro». Insomma, «non basta una mera attività con un raggio d'azione di qualche migliaio di clienti, ci vuole una vera scalabilità, funziona se da un mese all'altro si raddoppiano gli utenti, i dipendenti, il fatturato: questi sono i ritmi veri». Ma il problema, continua il professore, è che «qui chiamiamo startup qualunque cosa, perché ci innamoriamo dei termini anglosassoni e tendiamo a confondere un po' tutto». Quindi, si chiude bottega? Il problema, come la sua soluzione, secondo Cennamo stanno nell'approccio. «È fallimentare limitarsi a replicare gli Usa, dove il sistema è molto più oleato e la tradizione sul digitale molto più forte»: da noi non c'è ancora ovunque la banda larga, il digital divide è forte. Meglio sarebbe «puntare su settori in cui abbiamo un vantaggio comparativo, come il Made in Italy , il turismo». Ma tra PMI, grandi imprese e startup c'è poca comunicazione, ciascuna coltiva da sola il proprio orticello. «Nessuno - argomenta il professore - immagina di risolvere i problemi concreti dei turisti, una fetta di mercato amplissima. Se si creassero app per le visite nei musei sarebbe interessante, il problema è che ci focalizziamo su social network». Qualcosa in questo senso comincia a muoversi: a Brescia nell'incubatore Superpartes si sceglie su cosa investire (anche hardware, non solo sofware) studiando le esigenze delle imprese del territorio (due di queste, Streparava Spa e OMR Holding, hanno acquisito una quota di capitale). Cennamo cita come modelli due startup del design come Made.com e design42day.com. Insomma, delle strade ci sono. Basta non scimmiottare gli americani, e ricominciare a parlare italiano. Twitter @giulianadevivo

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 213 28/06/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 20 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

2.330 Le startup innovative in Italia secondo il registro di InfoCamere, aggiornato a maggio 2014 Briatore LA LEZIONE Invece di creare una startup, apritevi una pizzeria: così almeno se fallite vi resta la pizza Foto: LUOGHI COMUNI «I fallimenti alle spalle sono valore aggiunto». Sicuri?

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 214 29/06/2014 Libero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il governo mette in fuga gli investitori stranieri MARIA GIOVANNA MAGLIE

Che siano sigarette o acqua calda, che siate fumatori o salutisti, fanatici della green economy o nuclearisti arrabbiati, sappiate che basta squarciare il velo della propaganda, la retorica del pensiero unico, e viene fuori clamoroso e marchiano il pasticcio di un governo confuso, cialtrone, improvvisato. (...) segue a pagina 6 (...) A ore ci ammolleranno, salvo ripensamenti salvifici, una decisione sulle sigarette che amplierà il già profondo buco di 600 milioni di euro sui ricavi dello Stato, insieme a una decisione sulle rinnovabili che ci precluderà, leggere Wall Street Journal e Financial Times per credere, finanziamenti esteri futuri. In gergo familiare si dice cornuti e mazziati. Io ve ne dico due, gentili lettori, sommateli agli altri pasticci, alle decisioni sbagliate, alle menzogne nascoste sulle nuove tasse, e poi diteci se il Renzi è degno della fiducia nazionale, oltre le chiacchiere e il distintivo, oltre al populismo facile facile. Sigarette.Che fa uno Stato incapace? Detassa le sigarette «low-cost», quelle che fanno piu male al fisico, incentivandone il consumo, e perde 600 milioni di gettito nel 2013. Per la prima volta guadagna meno dell'anno precedente dal vizio più diffuso d'Italia; ma mentre lo Stato perde soldi, i consumatori pagano di più. Fatto sta che in settimana il governo dovrebbe decidere il nuovo modello di imposizione fiscale, e non c'è da stare tranquilli. Attualmente le cose stanno così: il 90% delle tasse sui tabacchi in Italia è proporzionale ai prezzi, e solo il restante 10% è fisso o specifico sulle quantità vendute. Il governo deve decidere se continuare con il regime finora utilizzato, aumentando ancora la parte proporzionale di tassazione, oppure cambiare metodo aumentando la quota fissa e specifica di imposizione. Quest'ultimo sistema viene adottato in gran parte dei Paesi europei. La media della tassa specifica applicata nel Vecchio Continente è di 75 euro per 1000 sigarette: in Italia le stesse imposte fisse sono invece al minimo europeo, ovvero a 13 euro. Anche nazioni con ex monopoli, come Francia e Spagna applicano tasse specifiche sulle quantità più alte, pari rispettivamente a 49 e 24 euro. Perché allora anche l'Italia non fa ciò che è più conveniente, decidendo un bilanciamento delle due quote? Secondo l'Oms i governi «dovranno considerare l'applicazione di sistemi ad accisa specifica o mista che prevedano determinate aliquote d'accisa minime, dal momento che tali sistemi risultano più vantaggiosi rispetto a quelli puramente ad valorem». Questo vale per la difesa della salute. Veniamo agli affari e alle ricadute legate al gettito erariale per le casse pubbliche. Su un pacchetto da 20 sigarette venduto al prezzo medio di 4,60 euro che paga accise per 2,70 euro, la raccolta in Europa è certa per 1,50 euro, in Italia invece, a causa della volatilità del sistema proporzionale di tassazione, lo è per soli 0,25 euro. Se la decisione non muterà, e il governo Renzi prediligerà ancora una volta stoltamente la tassazione proporzionale, sarà l'ennesima stangata non per i fumatori, ma per tutti i cittadini, e la prova che non c'è alcuna volontà di riformare il modo in cui finora si sono applicate le tasse in questo Paese, nemmeno a partire dalle famigerate sigarette. Rinnovabili. Palazzo Chigi colpisce attraverso il provvedimento spalma incentivi un mercato italiano delle rinnovabili che vale più di 100 mila posti di lavoro. Ma non c'è solo questo. Come già denunciato da Libero , scatta l'allarme degli investitori esteri. «Questa capricciosa mossa del governo italiano avrebbe effetti negativi su ulteriori investimenti nelle fonti rinnovabili, e anche in altri settori in Italia», scrive in un editoriale il Wall Street Journal . «Mister Renzi crede che il mercato abbia memoria corta, e che la strada da lui intrapresa sia più facile di una riforma della palese inefficienza del settore energetico italiano o di un taglio delle altissime tasse sull'energia. Forse ha ragione, ma auguri per gli investimenti esteri in futuro». Il quotidiano finanziario americano polemizza dunque apertamente con l'orientamento del governo di annullare unilateralmente gli accordi firmati con i produttori dienergia pulita diminuendo il gettito di finanziamenti che aveva spinto banche e istituti finanziari a concedere liquidità. E ricorda che il prezzo all'ingrosso dell'energia in Italia è sceso, in parte grazie alle rinnovabili, da 76 a 48 euro per megawattora tra il 2008 e il 2014 ma che «per qualche ragione questa riduzione non è stata trasferita ai consumatori». Segue articolo del Financial Times in cui si parla di un rischio bancario di 20 miliardi che verrebbe causato dallo spalma incentivi. Renzi e

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 215 29/06/2014 Libero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

compagni rispondono che le agevolazioni alle rinnovabili erano eccessive, il che è possibile ma non cambia lo stato di fatto attuale, e che così potranno ridurre la bolletta a piccole e medie imprese. Ma se si riducesse del 20% l'incentivo le aziende non solo andrebbero in perdita, ma non potrebbero coprire i prestiti chiesti alle banche. Andrebbe in default il sistema: investitori, manutentori, società che effettuano controlli. Si spalancherebbe uno scenario spagnolo, dove una decisione analoga non ha solo ammazzato il solare, ma ha stracciato molti investimenti, compreso quello di Ikea.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 216 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 16 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Lucisano, Nau!, Clabo La carica delle Ipo all'Aim SI PREPARANO NUOVI SBARCHI DOPO I DIECI DEBUTTI GIÀ AVVENUTI DA INIZIO 2014 (CON UNA RACCOLTA MEDIA DI 11 MILIONI DI EURO), CHE HANNO PORTATO A 46 IL NUMERO TOTALE DELLE SOCIETÀ QUOTATE IN QUESTO MERCATO. LA SPINTA MAGGIORE ARRIVA DALLA LUNGA FASE DI TORO Luigi Dell'Olio

La spinta maggiore arriva dalla lunga fase di Toro che sta caratterizzando Piazza Affari e che ha portato a un rialzo di quasi il 66% negli ultimi due anni. Ma un ruolo importante lo gioca anche il persistente credit crunch , con maggio che ha registrato una nuova frenata nei prestiti ai privati (-2,1% nel confronto con lo stesso mese del 2013), nonostante i primi segnali di ripresa del ciclo economico. Sta di fatto che sull'Aim Italia si preparano nuovi sbarchi dopo i dieci debutti già avvenuti da inizio 2014 (con una raccolta media di 11 milioni di euro), che hanno portato a 46 il numero delle società quotate. Dunque sta finalmente decollando il listino creato da Borsa Italiana sull'esempio dell'omonimo londinese, che prevede condizioni di favore per convincere le Pmi ad aprirsi al mercato dei capitali. Tra le altre cose, in fase di ammissione non è richiesta la pubblicazione di un prospetto informativo (sostituito da un documento semplificato di ammissione), e successivamente non occorre la pubblicazione dei resoconti trimestrali di gestione. Per garantire trasparenza sul mercato, viene tramutata da Londra la figura del Nomad, responsabile nei confronti di Borsa Italiana di valutare l'appropriatezza delle società che richiedono l'ammissione, e successivamente di assisterle nel corso della loro permanenza sul mercato. La prossima a sbarcare sull'Aim sarà Lucisano Media Group , società di produzione e distribuzione nel settore cinematografico e televisivo, che fattura 50 milioni di euro con un Ebitda di 20 milioni. Il debutto è atteso per il 16 luglio e la valutazione si dovrebbe aggirare tra i 48 e i 58 milioni di euro, pre-aumento di capitale da 25 milioni deliberato in vista dell'ipo. La società conta di raccogliere attorno a 10-15 milioni (con un flottante intorno al 20%), da destinare alla crescita, tra aumento dei film da produrre, accelerazione del processo di internazionalizzazione e acquisizione di nuovi titoli per la library. Intanto, nei giorni scorsi la controllata Italian International Film ha raggiunto un accordo con Warner Bros Entertainement Italia per la produzione associata al 50% del film "Noi e la Giulia", diretto da Edoardo Leo. Il film sarà distribuito da Warner Bros Pictures nelle sale italiane nel gennaio 2015. Per l'autunno è atteso lo sbarco sull'Aim di Clabo Group , attiva nel settore degli arredi per la ristorazione. L'azienda di Jesi, che nel 2013 ha realizzato ricavi per circa 35 mln euro, un ebitda di 4,2 mln e un risultato netto di 873 mila euro, punta a raccogliere i fondi necessari all'espansione sui mercati esteri. Già oggi la società ha una presenza diffusa in tutti i continenti, compresi il campus di Google, alcune caffetterie della Casa Bianca e i bar dei parchi divertimento della Walt Disney. L'ipo avverrà attraverso aumento di capitale (che prevederà anche bonus share e warrant) con l'obiettivo di raccogliere almeno 10 milioni di euro. Entro fine estate è atteso il debutto anche di Tecnoinvestimenti , holding industriale presente in attività come la business information e i servizi di digitalizzazione. Posseduta al 100% dalla Tecno Holding guidata dall'ex- banchiere Enrico Salza e partecipata dalle principali Camere di Commercio nazionali, ha chiuso il 2013 con un fatturato di 64 milioni di euro e un Ebitda di 10 milioni. Sta lavorando all'ipo anche Essere Benessere , catena di distribuzione parafarmaceutica, che punta a una raccolta tra i 10 e i 15 milioni, da destinare alla crescita. La società, che ha chiuso il 2013 con un giro di affari complessivo di circa 80 milioni di euro, fa parte di Fd Consultants , holding cui fanno capo aziende della filiera farmaceutica. Vi è poi Nau! , azienda con dieci anni di storia che crea e distribuisce nei propri negozi occhiali abbinando design e un'impronta eco. Nel 2007 l'azienda di Castiglione Olona (Varese) ha dato vita alla prima collezione al mondo di occhiali in plastica riciclata, diventando partner di Legambiente. Lo sbarco all'Aim servirà a finanziare ulteriormente la crescita, dopo che il 2013 si è chiuso con un fatturato 14,5 milioni di euro, in progresso del 15% rispetto all'anno precedente. Oltre a quelle citate, vi sono una decina di società che stanno considerando seriamente l'ipotesi quotazione. La decisione finale dipenderà dall'andamento dei mercati nelle prossime settimane: se da una parte c'è la

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 217 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 16 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

convinzione diffusa che le banche centrali continueranno a inondare di liquidità i mercati, dall'altra le ultime Ipo (anche sul listino principale) hanno evidenziato qualche segnale di stanchezza. Quanto basta per tenere alta la guardia e selezionare gli investimenti con la massima attenzione. Foto: Qui sopra, Luca Peyrano (1), responsabile dei mercati primari per Borsa Italiana e Barbara Lunghi (2), Responsabile Piccole e Medie Imprese di Borsa Italiana

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 218 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 33 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato [ L'OPINIONE ] "La sostenibilità in chiave sociale ecco la strategia per ridare fiducia" CONAD IN CONTROTENDENZA RISPETTO QUADRO GENERALE. IL NEO AD FRANCESCO PUGLIESE: "SULLE SCELTE IMPRENDITORIALI PESA L'AIUTO CHE POSSIAMO DARE ALLA CRESCITA ECONOMICA. GENERIAMO UN INDOTTO DI 1,7 MILIARDI DI CUI BENEFICIANO CENTINAIA DI PMI LOCALI" Vito de Ceglia

Milano In soli due anni le famiglie italiane hanno tagliato le spese di 4 miliardi di euro. Un colpo di scure sui consumi che riporta le lancette del tempo indietro di 20 anni. Con il risultato che, per la prima volta, la Gdo ha registrato nel 2013 un saldo negativo sia nelle vendite a valore (-1%) che in quelle a volume (-1,5%). Colpa della crisi, non c'è dubbio. Ma anche di un diffuso clima di sfiducia dei consumatori che è ormai diventato cronico. Come dire che le aspettative per il futuro non sono buone. Anzi, pessime. E queste si traducono, per le famiglie italiane, in una regola ferrea: più rinunce e più razionalizzazione della spesa sui prodotti più cari. Una voce che, secondo Nielsen, ha pesato come un macigno sul conto economico della Gdo: 600 milioni di euro in due anni. Ma esiste una via d'uscita? «Di certo, non lo è l'antidoto del governo, cioè il bonus di 80 euro. Quei soldi rappresentano un beneficio, ma non la leva da cui ripartire: perché l'erosione dei risparmi e l'incertezza sui redditi continueranno a gravare sulle tasche degli italiani», risponde Francesco Pugliese, direttore generale e da un paio di settimane amministratore delegato di Conad. Un trend negativo, quello dei consumi, che ha avuto il momento apicale nel 2013. L'anno peggiore dal dopoguerra. Ma che, nonostante tutto, non ha inciso sul giro di affari di Conad che è cresciuto in tutte le regioni italiane portando il fatturato a 11,6 miliardi di euro - 648 milioni in più del 2012, in crescita del 5,4% (+92% negli ultimi 11 anni) - e rafforzando ulteriormente la leadership nel canale dei supermercati, al 18,5%, e nei negozi di prossimità, al 14,3% (fonte: Guida Nielsen Largo Consumo, II semestre 2013) . Per contro, le vendite nella Gdo (ipermercati, supermercati e libero servizio) hanno conosciuto una pesante contrazione: - 2,1%. E al Sud è andata ancora peggio, -5%. «Si parla tanto di spending review - sottolinea Pugliese - ma gli italiani hanno incominciato a farla direttamente sulla propria pelle, acquistando solo l'indispensabile e rinunciando talora anche alla qualità e alla tradizione». Per la Gdo, questa parabola inflattiva rappresenta un problema grave che giocoforza si ripercuote sulla sua capacità di generare valore. «In questo scenario - aggiunge l'ad - la leva della pressione promozionale non è più efficace. Quindi, la Gdo si trova oggi in mezzo al guado: l'unica soluzione possibile per non finire dentro un burrone è di passare quanto prima da una logica massificata ad una targettizzata». E' questa la strada che Conad ha intrapreso da tempo puntando, ad esempio, su promozioni mirate di prodotti tra i più richiesti dal consumatore e su una forte politica di fidelizzazione del cliente. Con un occhio di riguardo alla salvaguardia del suo potere di acquisto. Un'operazione che ha permesso alla catena di raggiungere una quota di mercato dell'11,4%, registrando negli ultimi 7 anni performance di crescita superiori dell'8,1% rispetto a quelle riportate dalla marca commerciale in Italia; di consolidare ulteriormente la sua seconda posizione nel mercato distributivo e di guadagnare ancora terreno rispetto a Coop. Migliorata anche la solidità patrimoniale, che ammonta a 1,95 miliardi di euro (+15,5%). Conti alla mano: le iniziative nazionali di Conad hanno generato oltre 600 milioni di risparmio per i clienti. In modo particolare "Bassi&Fissi", nella quale Conad ha investito 250 milioni di euro, accrescendo al contempo la fedeltà alla propria marca (+2,2%). Ai risultati positivi del 2013 ha contribuito poi il buon andamento della marca del distributore. Le vendite di prodotti Conad sono aumentate del 15% rispetto al 2012, con un mercato che - a totale Italia iper e supermercati - ha guadagnato solo il 5%, generando un fatturato di 2,5 miliardi di euro. La marca ha raggiunto una quota del 26,2% (1,5 punti percentuali in più rispetto al 2012) distanziando - secondo le rilevazioni Symphony Iri - il totale Italia di 7,2 punti percentuali e garantendo la "qualità da leader" con una convenienza del 25-30%. La crescita è generalizzata in tutte le categorie merceologiche e si rivela fondamentale per accrescere la fedeltà all'insegna, tanto da essere leader nel 43% e occupare la seconda posizione in un altro 30%. «Ma un'azienda non può crescere solo per valori economici

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 219 30/06/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 33 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

- puntualizza Pugliese - A pesare, e non poco, sulle sue strategie imprenditoriali deve essere soprattutto l'aspetto sociale. Quando parlo di sostenibilità non mi riferisco solo al contributo positivo che un'impresa può dare in termini ambientali nei confronti della collettività, bensì al contributo che la stessa riesce ad imprimere sulla crescita economica della società stessa. Per intenderci, oggi l'attività di Conad genera un indotto di 1 miliardo e 700 milioni di euro, e a beneficiarne sono le centinaia di Pmi locali che lavorano ogni giorno con noi». Da qui l'impegno di Conad per i prossimi anni: «Investiremo ancora», assicura Pugliese. Non a caso è stato confermato il piano strategico degli investimenti per il triennio 2012-2014 annunciato nel 2011 - 770 milioni di euro finalizzati a 260 nuove aperture e 5.800 assunzioni - anche se ridimensionato a causa dell'applicazione dell'articolo 62 che ha drenato liquidità dalle casse di Conad per oltre 450 milioni di euro. Foto: Nella foto qui sopra Francesco Pugliese amm. del. di Conad

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 220 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La storia/Manifatturiero «Il mio business corre sulle rotaie» Dot System, un successo costruito con i big dell'industria ferroviaria 8Il fatturato in milioni di Dot System. La società lecchese progetta e realizza soluzioni e prodotti per i grandi gruppi dell'industria ferroviaria: da Fs ad Alstom, agli asiatici di Mosong MICHELE AVITABILE

Produrre strumenti tecnologici destinati ai colossi dell'industria ferroviaria è un'opportunità interessante per un'impresa. Il compito, però, è di quelli particolarmente delicati. Perché operare nel comparto significa non solo saper coniugare competenza professionale ed elevata qualità produttiva, ma anche porre al centro dell'attività il fattore sicurezza. Una strategia imprenditoriale messa in campo dal 1990 da Dot System, azienda lecchese specializzata nella progettazione e realizzazione di soluzioni e prodotti indirizzati all'industria ferroviaria. Come i monitor di guida sui treni ad alta velocità, sistemi per informare i passeggeri e apparecchi per la videosorveglianza. Un impegno che ha permesso alla società lombarda di registrare nel 2013 un giro d'affari pari a 8 milioni di euro. Soprattutto grazie alle commesse dei principali gruppi del settore: Alstom, Bombardier, Faiveley, Ferrovie dello Stato, Ansaldo Breda e player asiatici come Mosong e Cnr Dalian. Ma quali sono gli elementi principali che consentono all'azienda di Lomagna, in provincia di Lecco, di essere competitiva sui mercati di respiro internazionale? «Se le grandi industrie del settore scelgono i nostri prodotti è per tre motivi - racconta Luciano Scaccabarozzi, presidente di Dot System -. Il primo è l'affidabilità della nostra impresa, che vanta un'esperienza professionale nel comparto da 24 anni e offre soluzioni ampiamente sperimentate. Il secondo riguarda l'elevata precisione del lavoro. Il terzo è la tempestività nelle forniture». Requisiti che, affiancati ai costanti investimenti, contribuiscono a sviluppare gli affari dell'azienda brianzola. «Ogni anno impieghiamo il 10% del fatturato in ricerca e sviluppo - spiega Scaccabarozzi -. Un impiego finanziario proiettato a valorizzare sia le risorse del personale specializzato, sia la creazione di nuove tecnologie. Scelte necessarie per poter rispettare contratti di fornitura che arrivano fino a 40 anni». Intanto continua a incrementarsi il volume dell'export, che rappresenta il 40% dei ricavi. «Offriamo prodotti a Cina, Francia, Germania e Canada - continua Scaccabarozzi -. Inoltre abbiamo appena firmato un accordo per lo sviluppo e la realizzazione di monitor da banco sui treni ad alta velocità spagnoli». Intanto il pensiero dei ricercatori di Dot System corre alla prossima fiera mondiale del settore, che si terrà a settembre a Berlino. «In quell'occasione presenteremo nuovi prodotti dedicati all'intrattenimento dei passeggeri in treno - conclude Scaccabarozzi -. Sarà un nuovo business per il futuro". © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Alta velocità Luciano Scaccabarozzi, alla guida di Dot System

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 221 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Classifiche Siamo finiti undicesimi nel mondo: 4.662 registrazioni su 265.690 complessive Brevetti La frenata dell'Italia «Eppure il genio paga ancora» Non servono solo a tutelare le invenzioni, ma sono anche importante leva di marketing Troppo deboli i legami tra l'idea e la produzione. Germania e Francia molto più attive roberto di lellis

Il più lesto del 2014 è stato Nevio Savorani della Dani System, una srl di Forlì. Alle 9,14 del 2 gennaio, smaltiti i festeggiamenti del Capodanno, ha chiesto il brevetto di un dispositivo per condotto d'aerazione. Dopo Dani System hanno bussato alla porta dell'Ufficio italiano brevetti per 47.968 volte (a domenica 22 giugno), con richieste di riconoscimento per invenzioni (4.379), disegni (676), marchi (27.250) e persino nuove varietà vegetali (per la Rossa di Sibari, nuova pesca a polpa gialla e maturazione tardiva): si aggiungono a quelle per trascrizioni, traduzioni e annotazioni. Ma non tutte le istanze di registrazione saranno accolte. E, in ogni caso, anche se sembrano tante, nella classifica delle richieste di copyright industriale l'Italia ricopre un posto di secondo piano. Poca spinta Il nostro Paese registra in media un numero di brevetti che è circa il 15% di quelli della Germania e il 41% di quelli della Francia, segnala l'European Patent Office, secondo cui l'Italia è all'11° posto con 4.662 registrazioni su 265.690, cioè l'1,75 per cento. Secondo un report di Nano Statistics, invece, se si considerano i brevetti registrati negli Usa (all'Uspto) e quelli in Europa (all'Epo), l'Italia risulta al 13° posto, con 2.224 licenze depositate nel 2013 negli Usa e 2.440 in Europa. Insomma, anche nel campionato dei brevetti siamo indietro nella classifica: i 157.972 brevetti degli Stati Uniti sono irraggiungibili, ma fanno impallidire anche i 15.421 della Germania e perfino i 3.942 della Svizzera. Protezione «In realtà le aziende italiane hanno un'ottimo livello di innovazione. Quello che manca è la cultura, rispetto ai Paesi del Nord Europa, di saper valorizzare la propria creatività», nota Paolo Markovina, patent manager in Electrolux e presidente dell'Aicipi (Associazione italiana dei consulenti ed esperti in proprietà industriale). «Spesso gli imprenditori non capiscono che la protezione della proprietà industriale è un fattore strategico. Può essere anche uno strumento di marketing e non solo uno strumento di difesa dalle contraffazioni. Un esempio? Quello di Geox, che ha saputo trasformare il brevetto in una formidabile leva di comunicazione sul prodotto». Il problema è ancora maggiore per start-up e Pmi. Secondo quanto mette in rilievo Salvatore Torrisi, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese all'Università di Bologna, che ha analizzato il problema, il decreto Sviluppo-bis del 2012 non aiuta: «Nel decreto, i brevetti sono un requisito per ottenere i benefici destinati alle start-up innovative. E hanno un valore segnaletico verso investitori e altri stakeholder , che devono valutare un nuovo progetto imprenditoriale in condizioni di elevata incertezza e asimmetria informativa. È poco probabile, però, che il decreto Sviluppo da solo possa spingere le start-up a brevettare. Il valore della protezione legale dell'innovazione è scarsamente riconosciuto dalle imprese italiane». C'è anche chi mette l'accento sui costi e sulla scarsa efficienza dell'Ufficio Brevetti: «Solo da noi non è possibile consultare online la descrizione completa di ciò che è oggetto della domanda di brevetto: un ostacolo per le imprese, che non sanno come regolarsi con i possibili concorrenti», aggiunge Markovina. Incentivi fiscali «Il problema maggiore per il nostro Paese si nasconde all'interno dei numeri», sostiene Guido Del Re, avvocato dell'omonimo studio legale specializzato dei diversi rami della proprietà industriale. «Il numero di domande che alla fine dell'esame sostanziale sono riconosciute come brevetti per invenzione industriale diminuisce drasticamente, per poi ridursi ancora in maniera netta tra il riconoscimento e la realizzazione industriale del cosiddetto trovato, cioè l'oggetto del brevetto. Per questo è necessario diffondere i principi di proprietà industriale a tutti i livelli sociali». Un aiuto potrebbe arrivare dall'idea studiata del governo Renzi di

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 222 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

detassare per i prossimi 12 mesi gli investimenti in beni strumentali, ma anche gli asset intangibili (che comprendono anche brevetti e software ): un provvedimento di incentivo da affiancare alla Sabatini-bis. Ma i brevetti sono solo un aspetto dei problemi connessi al copyright . In Europa l'attività di metà delle industrie è basata sui diritti di proprietà intellettuale, dai brand della moda alla cultura. E il 26 per cento di tutti i posti di lavoro nella Ue (circa 56 milioni) è direttamente riconducibile a industrie che fanno leva su brevetti e marchi. A questi si aggiungono 20 milioni di lavoratori indiretti: uno su tre (cioè il 35 per cento) di tutti i posti nell'Unione dipende dalle industrie basate sui diritti di proprietà intellettuale, che hanno generato quasi il 39% del Pil europeo, circa 4.700 miliardi di euro. Insomma, le idee sono un asset da difendere e valorizzare. Perché, come diceva Sam Walton, il fondatore di Wal-Mart, il capitale non è scarso, l'intuito sì. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA LA CRISI NON SI SENTE Crescita delle domande di brevetto depositate presso l'Epo (l'organizzazione europea dei brevetti) L'ORIGINE Chi ha presentato i brevetti nel 2013 Germania Francia Svizzera Olanda Regno Unito Svezia Italia Finlandia Spagna Danimarca Austria Belgio 32.022 12.417 7.966 7.606 6.469 5.004 4.662 2.818 2.476 2.397 2.379 2.243 2013 12% 5% 3% 3% 2% 2% 2% 1% 1% 1% 1% 1% Quota 33.850 12.285 8.129 6.489 6.666 4.654 4.793 2.801 2.501 2.217 2.374 2.421 2012 -5,4% 1,1% -2,0% 17,2% -3,0% 7,5% -2,7% 0,6% -1,0% 8,1% 0,2% -7,4% Var. % TEDESCHI ÜBER ALLES Domande di brevetto europee ripartite per Stato membro Epo 2009 2010 2011 2012 2013 211.355 235.731 244.991 258.473 265.690 +2,8 % Università, ricerche pubbliche 5% Piccole e medie imprese, inventori indipendenti 29% Grandi aziende 66% LA GEOGRAFIA Da dove arrivano i brevetti SFIDA TRA TITANI Le aziende al mondo che maggiormente tutelano la proprietà intellettuale. Brevetti registrati Epo 2013 LA TOP TEN I brevetti depositati divisi per Paese Germania Stati membri Epo 12% 6% Altri 6% Corea del Sud 8% Cina 20% Giappone 24% Stati Uniti 5% Francia 3% Svizzera 3% Olanda 2% R. Unito 10% Altri Epo 35% 12.417 7.966 7.606 6.469 5.004 Samsung 2.833 Siemens Philips Lg Basf Robert Bosch Mitsubishi General Electric Qualcomm Ericsson 1.839 1.974 1.648 1.577 1.574 1.327 1.204 1.184 1.257 1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° 64.967 52.437 32.022 22.292 16.857 Stati Uniti Giappone Germania Cina Corea del Sud 1° 2° 3° 4° 5° Fonte: elaborazione CorrierEconomia S. Avaltroni Stati Epo Stati Uniti Giappone Corea del Sud Francia Svizzera Olanda Regno Unito Svezia 6° 7° 8° 9° 10° Foto: Consulenti Paolo Markovina (Aicipi) Foto: Sviluppo economico Federica Guidi

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 223 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Innovazioni Le registrazioni saranno più complicate e costose. Multinazionali avvantaggiate Norme Europa amara per le pmi La normativa comunitaria sul brevetto unico penalizza piccole e medie imprese andrea salvadori

Tempi difficili per il sistema brevettuale italiano. Le invenzioni del Bel Paese depositate presso l'Epo, l'European Patent Office , continuano a diminuire, mentre le nostre piccole e medie imprese guardano con una certa apprensione all'avvio dell'operatività della Corte Europea dei Brevetti e del brevetto unitario dell'Unione, due istituzioni che, così come sono disegnate oggi, finirebbero per svantaggiarle a favore delle multinazionali straniere. Frenata Nel 2013 l'Italia è uscita dalla top ten dei paesi depositari di brevetti in Europa: il calo delle domande è stato di circa il 2,7%, mentre aumentano quelle di Francia e Olanda. «La crisi - commenta Daniela Stelé, socio di Studio Stelè Perelli - ha avuto gravi ripercussioni sugli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo. Le ragioni di tale rallentamento sono legate ad una mancanza di incentivi e finanziamenti nel settore, ma anche alla scarsa propensione dell'imprenditore italiano, soprattutto delle pmi, a considerare il brevetto come un asset che incrementa il valore dell'impresa». Esposizione La diminuzione dei depositi italiani presso l'Epo deve dunque far riflettere sul sistema socio-economico del Paese, sottolinea Daniele Petraz, managing partner di Studio Glp: «Siamo penalizzati da una cultura industriale non strutturata che vede nella proprietà intellettuale un costo e non un investimento, come vorrebbe una pianificazione di medio lungo periodo. Il trend negativo rappresenta anche un'avvisaglia in vista dell'avvio del brevetto unitario europeo: le nostre pmi, non riuscendo a valorizzare il loro know-how , si espongono sempre più alla conquista di aziende estere. Risultano dunque necessari provvedimenti, nel breve termine, che sostengano e diffondano la cultura della proprietà intellettuale, uno strumento strategico fondamentale del commercio globale». La preoccupazione legata all'istituzione della Corte Europea dei Brevetti e del brevetto unitario, prevista da un accordo firmato da 22 membri dell'Unione il 19 febbraio 2013, ma non ancora operativo, è condivisa da Secondo Andrea Feltrinelli, senior partner dello studio Feltrinelli Brogi. La data prevista era a luglio 2014 ma i tempi, a causa delle divergenze di vedute sulla funzione della Corte, slitteranno probabilmente al 2015 o addirittura al 2016. Centralismo Ue «Le sede centrale - commenta Feltrinelli - sarà a Parigi con sezioni staccate a Monaco di Baviera e Londra, tagliando così fuori un paese come l'Italia che è pur sempre una potenza industriale e brevettuale. La Corte rischia in questo modo di rappresentare uno strumento a vantaggio delle multinazionali, oltretutto in maggioranza extra-europee, a scapito delle nostre pmi, che molto spesso non avranno gli strumenti e i mezzi finanziari per gestire complessi procedimenti giudiziari all'estero (ma destinati ad avere immediata efficacia su tutta l'Unione). Data la sua importanza industriale e commerciale, molte sono le pressioni che vengono fatte sull'Italia perché aderisca alla Corte Europea e il nostro paese dovrebbe approfittarne per negoziare condizioni di adesione più favorevoli, come l'istituzione di una sezione della Corte anche in Italia». Corte Europea dei Brevetti e brevetto unitario dovrebbero garantire una riduzione dei costi per le imprese. «Tuttavia - ricorda Alessandra Perelli, socio di Studio Stelé Perelli -, pur in presenza di un sistema brevettuale più efficiente rispetto al passato, l'italiano non sarà tra le lingue utilizzate per il brevetto unico, in quanto la Corte di Giustizia Europea ha respinto nel 2013 i ricorsi presentati da Italia e Spagna relativamente alle lingue da utilizzare, che saranno così unicamente inglese, tedesco e francese. La traduzione dei brevetti italiani comporterà dunque un costo aggiuntivo».

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 224 30/06/2014 Corriere Economia - N.24 - 30 giugno 2014 Pag. 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

© RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: elaborazione CorrierEconomia 2009 2010 2011 2012 2013 INVENZIONE MADE IN ITALY Depositi di brevetti al ministero dello Sviluppo economico 9.112 9.196 9.642 9.589 9.671 9.700 9.600 9.500 9.400 9.300 9.200 9.100 S. Avaltroni I numeri 93.905 I brevetti registrati presso l'Ente europeo nel corso del 2013, il 35% del totale a livello globale. Il numero di invenzioni è in pratica invariato, mentre sono cresciute del 4,4% le registrazioni dei Paesi non Epo 64.967 I brevetti registrati dagli Stati Uniti all'Epo nel corso del 2013, il paese leader in assoluto, con una quota di mercato del 24%. Segue il Giappone con il 20% 2,8% Il tasso di crescita nella registrazione dei brevetti a livello globale. Il totale ammonta a 265.690 66% La quota di brevetti registrati dalle grandi imprese 32.202 I brevetti registrati dalla Germania nel corso del 2013. Il genio tedesco è appannato: rispetto al 2012 il calo è stato del 5,4% 12.417 I brevetti registrati dalla Francia, la seconda nazione europea per invenzioni, sia pure a lunga distanza dalla Germania. La quota di mercato dei francesi è del 5%, quella dei tedeschi del 12%. I francesi, però, hanno registrato l'1,1% in più di brevetti rispetto al 2012

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 225 27/06/2014 Il Venerdi di Repubblica - N.1371 - 27 giugno 2014 Pag. 57 (diffusione:687955, tiratura:539384) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CONSUMI LAVORO RISPARMIO INNOVAZIONE ECONOMIE PAGAMENTO CON IL POS IN TUTTI I NEGOZI. MA L'OBBLIGO È A METÀ DAL 3 0 GIUGNO LE IMPRESE DEVONO ACCETTARE LE CARTE. E CHI NON SI ADEGUA? NESSUNA SANZIONE Luciana Grosso

ROMA. «Posso pagare con la carta o con il bancomat?». Presto questa domanda potrebbe cadere nel dimenticatoio \(o quasi). Dal 30 giugno tutte le imprese - di qualunque dimensione, dai negozi ai professionisti - dovranno essere dotate di Pos, il terminale con cui si effettuano i pagamenti elettronici. E tutte le transazioni di importo superiore ai trenta euro dovranno essere saldate con carta di credito o bancomat. Unico problema: si tratta di un obbligo a metà. Il mancato rispetto di questa norma (voluta dal governo Monti) infatti non è sanzionata. Anche se il nuovo esecutivo ha preso atto la necessità di correggere il tiro. In attesa di sapere come andrà, le associazioni dei consumatori esultano. «Pagare con carta, bancomat o persino con il telefonino è eertamente preferibile» dice il presidente di Altroconsumo Paolo Martinelli. «In questo modo si liberano i consumatori dal peso e dal pericolo di maneggiare contanti, diminuiscono i margini di evasione fiscale e si contribuisce a diffondere una nuova cultura del pagamento oltre che a ridurre, con il tempo e per il principio della domanda e dell'offerta, anche il peso delle commissioni bancarie sulle transazioni». Le associazioni di categoria però non sono d'accordo, e vedono nella nuova regola una gabella in più (il noleggio dei Pos costa, così come le commissioni sui pagamenti), a tutto vantaggio delle banche e di nessuna efficacia nella lotta all'evasione. «Non è vero che non vogliamo il Pos» dice Bruno Panieri, direttore politiche economiche di Confartigianato, «ma riteniamo che un obbligo così repentino creerà un problema di impatto e di costi: c'è ancora confusione sul sistema delle commissioni e del canone di affitto dei terminali, che oscilla tra 200 e 500 euro l'anno. Anche la riduzione del "nero" è tutta da dimostrare, e soprattutto, l'obbligo, benché non sia sanzionato, non è aggirabile, perché non avere il Pos costituisce una violazione dei regolamenti sul commercio e dunque è passibile di contravvenzione». Secondo i dati dell'Associazione artigiani piccole imprese Cgia di Mestre il costo netto per i negozi (considerato un fatturato medio di 100 mila euro) varia un po' a seconda della tipologia di Pos: considerati canoni e commissioni, si passa dai 1.183 ai 1.240 euro annui. • Foto: A sinistra, il Pos, il terminale con cui si effettuano i pagamenti elettronici Foto: TANTI AUGURI BANCOMAT II primo bancomat fu installato il 27 giugno 1967aEnfieldTown (a Nord di Londra), per la Barclays Bank. Distribuiva solo banconote da dieci sterline

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 226 30/06/2014 ItaliaOggi Sette - N.153 - 30 giugno 2014 Pag. 24 (diffusione:91794, tiratura:136577) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La ripresa europea rasserena il mercato

Il Vecchio continente continua a essere l'osservato speciale sui mercati fi nanziari. «L'Europa è uscita dalla recessione e il rischio sistemico è svanito», sottolinea Philippe Lecoq, co-head of european equities di Edmond di Rothschild Asset Management. «Questo ha contribuito a riaccendere la fi ducia, una condizione sine qua non di qualsiasi ripresa degli investimenti». A dire il vero il ritmo della ripresa è lento, anche se la situazione è in graduale miglioramento, come dimostra l'indice Pmi sull'attività manifatturiera, che attualmente viaggia sui massimi da tre anni. Altri indicatori di un ritorno della fi ducia sono la ripresa degli investimenti sui titoli rischiosi e il recupero dei titoli azionari più colpiti durante la crisi, a cominciare dall'azionario. «Le stime sugli utili per le società europee nel 2014 sono globalmente incoraggianti dato che le società ricominciano a guadagnare», sottolinea Lecoq. «I bilanci sono generalmente robusti e l'accesso ai fondi è stato reso più semplice dai tassi di interesse persistentemente bassi». E ora che i timori sull'implosione dell'Eurozona sono spariti, la stabilizzazione economica e una ripresa dei prestiti bancari dovrebbero portare a un recupero nel numero di operazioni. «Un nuovo ciclo di m&a in Europa è iniziato a metà del 2013», ricorda l'esperto, secondo il quale il numero delle fusioni e acquisizioni è destinato a salire ulteriormente.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 227 28/06/2014 Milano Finanza - N.126 - 28 giugno 2014 Pag. 7 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Gli eventi chiave

Giorno Ora Paese Evento Periodo Consensus Precedente Rilevanza Fonte consensus: Bloomberg - Rilevanza: bassa; media; buona; alta Lunedì 1:50 GIA Produzione industriale m/m MAG P 0,90% -2,80% 30/06 10:00 EUR Attività liquide M3 a/a MAG 0,70% 0,80% 11:00 EUR Inflazione 11:00 ITA Inflazione armonizzata UE GIU P 0,40% 16:00 USA Vendite in corso case m/m MAG 1,30% 0,40% 16:30 USA Attività manifatt. Fed Dallas GIU 8 Martedì 1:50 GIA Indice Tankan grandi imprese manifatturiere 2T 15 17 01/07 9:45 ITA PMI manifatturiero GIU 53,2 9:50 EUR Francia, Germania, area Euro: dato finale PMI manifatturiero giugno 10:00 ITA Tasso di disoccupazione MAG P 12,60% 11:00 EUR Tasso di disoccupazione MAG 11,70% 11,70% 16:00 USA ISM manifatturiero GIU 55,5 55,4 16:00 USA Spesa edilizia m/m MAG 0,50% 0,20% Mercoledì 14:15 USA Sondaggio ADP occupati GIU 205000 179000 02/07 16:00 USA Ordini di fabbrica m/m MAG -0,20% 0,70% 16:30 USA DOE scorte greggio (000) 27 GIU 1742 17:00 USA Yellen (Fed): discorso al FMI Giovedì 9:45 ITA PMI servizi 03/07 9:50 EUR Francia, Germania, Area Euro: dato finale PMI Servizi giugno 11:00 EUR Vendite al dettaglio m/m MAG 0,20% 0,40% 13:45 EUR BCE: decisione tassi LUG 0,15% 0,15% 14:30 EUR Draghi: conferenza stampa 14:30 USA Bilancia commerciale (Mld$) MAG -45 -47,2 14:30 USA Nuovi occupati non agricoli GIU 210000 217000 14:30 USA Tasso di disoccupazione GIU 6,30% 6,30% 15:00 EUR Merkel, Draghi, Schaeuble, Weidmann: discorsi a Berlino Venerdì USA Mercati chiusi per festività 04/07 8:00 GER Ordini di fabbrica m/m MAG -1,00% 3,10% MPS

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 228 28/06/2014 Milano Finanza - N.126 - 28 giugno 2014 Pag. 62 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato GOPPION Destinazione Est Europa Guido Lorenzon

Dal Veneto alla Polonia, questa la nuova direttrice commerciale di Goppion Caffè, storica azienda familiare di Preganziol in provincia di Treviso che scrive 1859 come anno di inizio dell'attività, avviata dal fondatore Luigi, figlio di N.N. e abbandonato dalla madre. Il profumo del caffè pare averlo ripagato ben presto. Al centro di un paesino alla periferia di Treviso, Luigi aprì un'osteria con tabacchi e vendita di alimentari e cominciò a tostare il caffè nella palla di ferro sul fuoco del camino. Da lì poté nascere l'azienda di torrefazione. Avvenne nel 1948.I Goppion hanno rilevato in città la Torrefazione Trevigiana, aperto il primo laboratorio nel 1960, praticato nel 1962, tra i primi, il confezionamento sottovuoto della polvere e dei grani di caffè, tappezzando allora la città di simpatici manifesti per comunicare la novità. Nel 1964 è stato acquistato il terreno di 40 mila metri quadrati a Preganziol e avviata la costruzione della fabbrica. L'inaugurazione dell'attuale stabilimento, anche sede direzionale e magazzini, avvenne nella primavera del 1968, a vent'anni di distanza dall'arrivo in città e in sintonia di tempi e di spirito con il movimento imprenditoriale che ha diffuso il manifatturiero nella Marca trevigiana. Goppion ha accompagnato la produzione del caffè con l'apertura di caffetterie di proprietà. Oggi sono una ventina, distribuite in Veneto e Friuli. Il capitale sociale è diviso in tre quote e i discendenti del fondatore sono alla quinta generazione. «Sono diverse centinaia i torrefattori oggi in Italia», ha detto Paola Goppion, titolare di quote societarie e amministratore, «e anche noi abbiamo coltivato commercialmente il territorio circostante. Ma oggi è tempo di andare lontano». Il 75% del prodotto è venduto sul canale hotel, ristorante, caffetterie, il 15% sugli scaffali della Gdo e già il 10% all'estero, in particolare in quindici paesi dell'Europa dei 28 Stati. «L'accoglienza nei paesi dell'ex Unione Sovietica è stata incoraggiante», ha detto Paola Goppion, «e intendiamo incrementare la nostra presenza sui mercati internazionali». Il ciclo di lavorazione viene effettuato nella sede originaria che, dopo diversi ampliamenti, occupa oggi 8 mila metri quadrati. Il fatturato complessivo 2013 è stato di 11,4 milioni di euro, alla pari con l'esercizio precedente, e il risultato prima delle tasse di 863 mila euro. Si è tuttavia registrato un incremento dell'1,6% delle quantità lavorate, circa un milione di chilogrammi all'anno. La materia prima viene acquistata nei principali mercati mondiali. Alcuni componenti della famiglia, nei decenni passati, hanno perfezionato esperienze imprenditoriali in Etiopia e in Venezuela, trasferendo know how all'azienda. Con i fornitori si sono quindi stabilite relazioni solide. «Acquistiamo in Centro America la qualità arabica fine, compriamo in Etiopia, in Brasile e in altri mercati», ha detto Paola Goppion, «e comunque le nostre miscele nascono da chicchi di una quindicina di origini diverse». Dopo lo sbarco della merce ai porti di Trieste o di Genova attrezzati con laboratori e magazzini specializzati, il caffè ancora verde in sacchi da 600 chilogrammi arriva nello stabilimento di Preganziol per la tostatura, la costruzione delle miscele, la macinazione e la confezione. La continuità dei sapori viene garantita dal palato dei degustatori, i titolari in primis e gli esperti, i cosiddetti «cup tester», figura analoga al sommelier. (riproduzione riservata)

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 229 27/06/2014 Azienda Banca - N.193 - giugno 2014 Pag. 40 (diffusione:7800, tiratura:7500) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato DOSSIER - WESTERN UNION BUSINESS SOLUTIONS Una piattaforma per i pagamenti internazionali NON SOLO MONEY TRANSFER. CON LE BUSINESS SOLUTIONS, WESTERN UNION FORNISCE SERVIZI DI PAGAMENTO INTERNAZIONALI E DI PROTEZIONE DAL RISCHIO DI CAMBIO ALLE PMI DI 30 PAESI. E IN ITALIA, CON MIGLIAIA DI PICCOLE IMPRESE ALLA RICERCA DI SOLUZIONI DI SUPPORTO ALL'EXPORT E AL SOURCING, VEDE UN FORTISSIMO POTENZIALE. ANCHE IN PARTNERSHIP CON IL MONDO BANCARIO A.G.

L'accesso ai mercati internazionali è solo una parte della sfida dell'export: in Italia le esportazioni valgono 390 miliardi di euro (dati Istat 2012) e il 71,2% viene generato dalle PMI. Un segmento di mercato poco servito per quanto riguarda i pagamenti in valute diverse dall'Euro (la domanda interna europea va meglio di quella italiana, ma non è propriamente "vivace") e la protezione dal rischio di cambio. «Riteniamo che in Italia ci sia un potenziale di business molto significativo - afferma Kerry Agiasotis, Global Managing Director di Western Union Business Solutions - proprio per l'importanza delle PMI nel tessuto economico e per le sfide che si trovano ad affrontare. Per tornare a crescere devono rivolgersi ai mercati internazionali, ma spesso non ricevono i servizi necessari a farlo: mancano tecnologie ma anche consulenza ad hoc. E questo vale sia per l'export sia per il sourcing». Il nodo del cashflow Che si tratti di effettuare pagamenti o di riceverli, di esportare o di importare, la sfida è quella di gestire al meglio il cashflow, sia minimizzando i costi per i pagamenti in valuta straniera sia predisponendo adeguate protezioni dal rischio di cambio. «Il cashflow è uno dei punti deboli delle PMI italiane - prosegue Agiasotis - basti pensare ai tempi di pagamento medi, pari al doppio della media europea: non sorprende che all'interno dell'Unione siano proprio le piccole e medie aziende italiane a ricevere la più alta percentuale di rifiuto nelle richieste di credito. Muovere denaro nel mondo è uno dei core asset di Western Union e noi, come WU Business Solutions, portiamo quella competenza nei pagamenti aziendali internazionali, permettendo alle imprese clienti di effettuare transazioni in oltre 135 valute utilizzando una piattaforma sempre disponibile, a costi competitivi e potendo contare sui nostri servizi per strategie di hedging del rischio di cambio». Turismo, uffici legali e onlus Presente al momento in 30 Paesi con 100mila clienti business, WU Business Solutions in Italia è attiva soprattutto nel settore turistico, delle ONLUS e degli uffici legali, anche grazie all'acquisizione di Travelex Global nel 2011. «Alle PMI offriamo un pannello di controllo della liquidità e una piattaforma di pagamento online - conferma Lucretia Spagnolo, Country Director Italia - con la possibilità di rivolgersi a team operativi sul territorio. Pensiamo agli studi legali internazionali, che utilizzano i nostri servizi per pagare le spese relative a mozioni e istanze negli altri Paesi direttamente in valuta estera, in tempi rapidi e minimizzando i costi. Per il mondo del turismo, invece, la volatilità valutaria ha un impatto significativo sul cashflow e sulla redditività, mentre il mondo del no profit si appoggia ai nostri servizi per la gestione finanziaria delle campagne pro bono, soprattutto per erogare pagamenti in contanti in Paesi con una infrastruttura bancaria poco sviluppata». Quando scenderà l'Euro? L'opportunità di una protezione dal rischio di cambio è poi accresciuta dalla elevata quotazione dell'Euro e dallo stato del confronto, a livello europeo, sulla necessità di puntare a una svalutazione della moneta unica per ridare fiato alle esportazioni dei Paesi periferici. «Un calo dell'Euro potrebbe avere conseguenze anche importanti per la redditività delle imprese italiane - afferma Spagnolo -, così come la fluttuazione di monete di Paesi in via di sviluppo: non dimentichiamoci che l'attenzione delle PMI italiane va soprattutto ai mercati asiatici e alla Cina in particolare». In white label per le banche L'accesso ai servizi WU Business Solutions avviene, in molti casi, anche attraverso partnership con istituti bancari, anche se «in Italia la nostra collaborazione con il settore bancario è più concentrata nel money transfer per i privati - racconta Spagnolo - ma ci rivolgiamo anche alle banche, con la possibilità di appoggiarsi alla nostra piattaforma in modalità white label, sia come piattaforma disponibile online e accessibile anche dagli operatori di sportello in filiale, sia come strumento integrato all'interno dei servizi online della banca, e di erogare loro il servizio al cliente finale». Il cliente ideale: la PMI Un servizio che ha un cliente "naturale" nella fascia che va dalla piccola alla

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 30/06/2014 230 27/06/2014 Azienda Banca - N.193 - giugno 2014 Pag. 40 (diffusione:7800, tiratura:7500) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

media impresa, «fino a 250 dipendenti e 250 milioni di fatturato - prosegue Spagnolo. Il nostro modello di offerta è scalabile su qualunque dimensione, ma certamente sono le PMI ad averne più bisogno: il servizio è disponibile online, in piena autonomia. Una volta disposto un pagamento, il cliente deve trasferire i fondi necessari per effettuarlo, in quanto noi non facciamo credito ma ci limitiamo ad effettuare la transazione». Soluzioni IT integrate per contabilità e cash management E non è escluso, in futuro, che l'offerta possa ampliarsi ad altri aspetti, comprese le soluzioni IT. «Nessuna azienda, oggi, è in grado di fare tutto - conclude Agiasotis - ed è quindi necessario cercare di sviluppare nuove partnership. Il software e le soluzioni applicative a supporto del business delle PMI sono certamente un'area di interesse: c'è una lacuna di soluzioni per la gestione della liquidità all'interno delle imprese di dimensioni minori. Hanno già strumenti di contabilità base ma con le transazioni multivaluta le cose si complicano: nella nostra esperienza, bastano le prime attività di consulenza, basate sull'osservazione dei cicli dei pagamenti e dei flussi di liquidità, per rendere una PMI più consapevole di quanti soldi perde a causa delle fluttuazioni nei cambi. O del vantaggio di offrire sempre il medesimo prezzo ai propri clienti stranieri, proteggendosi dal rischio di valuta grazie a soluzioni di hedging». A.G. Foto: Kerry Agiasotis, Global Managing Director di Western Union Business Solutions Foto: Lucretia Spagnolo, Country Director Italia di Western Union Business Solutions

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