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Anno V N. 38 - Aprile 2016 ISSN 2431 - 6739 Giuliano Montaldo incontra la Sardegna e Nuovo Cinema del riceve il premio alla carriera Reale, una rivoluzione La magnifica leggerezza creativa di un autore dello sguardo “La cultura è speran- carriera, dei suoi sessantacinque anni di cine- za”. E' stata questa la ma, il regista ha parlato diffusamente nei due Riflettere su un feno- frase con cui Giuliano giorni in Sardegna, in un fine settimana di meno come quello del Montaldo ha concluso marzo dal tempo quasi invernale, incongruo ri- nuovo cinema del reale l'incontro con il pub- spetto alle alte temperature dei mesi preceden- italiano significa misu- blico sardo, il 12 Marzo ti. Il primo appuntamento si è svolto in uno dei rarsi con un quadro a Elmas (CA), dopo una saloni della Biblioteca Provinciale di Caglia- aperto e in pieno fer- serata emozionante, in ri, incentrato sulla presentazione del libro mento. Con una rivo- Elisabetta Randaccio cui gli è stato conse- segue a pag. 4 luzione dello sguardo i gnato un premio alla cui esiti non sono an- Chiara Gelato carriera. Quelle parole, dette da un maestro del cora scritti, ma che nel cinema italiano, un uomo intelligente e spirito- suo tracciato lungo quindici anni sembra tro- so, gentile e disponibile, carismatico, ma mai vare oggi un suo diritto di cittadinanza. Se ne arrogante, hanno colpito al cuore chi, tra gli sono accorti (da tempo) i festival di tutto il spettatori, crede ancora possibile la cultura co- mondo, attribuendo a questo cinema premi e me chiave di crescita personale, di arma contro riconoscimenti. Se ne sta accorgendo la stam- l'intolleranza e l'individualismo assoluto. D'al- pa italiana di settore (e non), oltre che le asso- tronde, durante la rassegna dedicata al regista ciazioni di categoria (il Sindacato Giornalisti di Giordano Bruno, organizzata con competenza Cinematografici che ha raddoppiato i Nastri dall'Associazione “L’Alambicco” e dalla “Mac- d’argento), mentre si moltiplicano i rimandi china Cinema” con la collaborazione di partner del cinema di finzione, quello mainstream, che istituzionali e culturali (con il patrocinio della in modo più o meno diretto ci si confronta. La Regione Sardegna) rivedendo i suoi film, è sua voce ha raggiunto i palazzi della politica emerso quello che Montaldo ha sempre affer- (87 ore di Costanza Quatriglio proiettato in Se- mato, ovvero la sua insofferenza per l'intolle- nato, Renzi al vertice Ue con 27 copie di Fuoco- ranza. Di questa scelta ideologica, della sua “Eclissi LULA” di Pierfrancesco UVA ammare di Gianfranco Rosi) e sta formando una nuova generazione di spettatori, più ma- tura e consapevole, che va a cercarsi il film così Marzullo e il suo Cinematografo ovvero il come i suoi autori lo fanno crescere e lo accom- pagnano assicurandogli lunga vita. Mettendo cabaret marzulliano insieme tasselli, film, sguardi, sensibilità, vie- Già da un po’ di anni – versa in uno stato comatoso, è giunta a un ne fuori un luogo aperto e multiforme, che co- da quando cioè dopo punto di non-ritorno (a meno di ridisegnare niuga autonomia di ricerca e di produzione, l’overdose dei dibattiti approcci, metodi e protagonisti, di porsi se- coraggio e libertà nell’affrontare temi poco paludati da cineforum, riamente il problema di una rinascita senza praticati o giudicati tabù, come denuncia Da- qualcuno per non con- formulette esorcistiche in stile renziano). Co- niele Vicari in un intervento su Facebook1 segnarsi alla critica mi- me è risaputo che da tempo se di approfondi- all’indomani della vittoria di Fuocoammare Alberto Castellano litante altrettanto palu- mento sui giornali neanche a parlarne (oltre dell’Orso d’oro a Berlino. Un racconto anticon- data, decise di allargare tutto lo spazio riservato alle recensioni su tut- venzionale dell’Italia, che trova nella costante lo sguardo sul cinema per andare oltre – le rifles- ti i quotidiani è stato ridotto drasticamente), e radicale interrogazione sul presente la sua sioni più interessanti, le analisi più stimolanti, l’informazione (almeno quella) un po’ più se- segue a pag. 6 le ricognizioni più audaci e stravaganti del ci- ria, rigorosa e stimolante che sarebbe prero- 1 “(...) Non credo sia secondario il fatto che Rosi nema commerciale e d’autore, destinato ai gativa culturale televisiva latita, non solo ma è sia un apolide, che si sia formato fuori dai confini dell'Ita- multiplex ma anche al piccolo schermo o addi- stata surrogata soprattutto sulla Rai con cro- lia. Infatti con il suo "gesto" cinematografico ha rotto una rittura alla rete vengono dai filosofi e da intel- nache di passerelle dai festival, servizi dei tg incrostazione culturale e produttiva insopportabile basata lettuali di altre discipline. Insomma chi oggi che sembrano quelli di vent’anni fa e, dulcis in sul pregiudizio tutto politico, che l'immigrazione al cinema vuole ancora trovare un contatto tra il cinema fundo, con il cabaret marzulliano. Meno male "non ha appeal". Ecco, l'immigrazione non ha appeal, il e il contemporaneo deve rivolgersi a filosofi insomma che nella desertificazione cinecultu- lavoro non ha appeal, il disagio sociale non ha appeal, la come Rancière e Žižek o a pensatori di cinema rale della tv generalista di stato (le tre reti protesta non ha appeal… a furia di praticare questa "filoso- come il francese Aumont e il nostro Ghezzi storiche per intenderci perché Rai Movie, Rai fia" asfittica il sistema produttivo-distributivo italiano ci sulla scia di Deleuze e Daney. In Italia poi la 4, Rai 5 non spostano più di tanto la questio- aveva condotto in un cul-de-sac”. D. Vicari, A proposito di questione naturalmente ha assunto contorni ne) c’è Marzullo e il suo “Cinematografo” che Rosi: viva Gianfranco e tutti i documentaristi!, 21 febbraio peggiori ed è risaputo che la critica cinemato- è diventato giocoforza il programma di punta 2016. Per l’intervento integrale si veda www.facebook.com/ grafica della carta stampata e della televisione segue a pag. successiva danielevicariofficial/posts/1152826778083738. [email protected] n. 38

segue da pag. precedente Dandini e i cicli presentati in prima o seconda kitsch e involontariamente postmoderno do- della (dis)informazione e della (anti)critica ci- serata dallo stesso Fava, Rondi, Cosulich, Pin- ve il cerimoniere dandy Marzullo (sempre im- nematografica dell’emittenza di Viale Mazzi- tus, Razzini ecc... del periodo migliore appar- peccabile e elegante con capigliatura lunga e ni. Ma non ci vuole molto vista la mancanza di tengono a un’altra epoca e oggi non sono ripro- curata da figlio di papà ribelle) deve arbitrare “concorrenza” nella stessa azienda. In realtà ponibili. Come sappiamo che “Cinematografo”, opinioni, resoconti, possibili ma soft polemi- Gigi Marzullo da Avellino, diventato in breve forte di consensi e audience crescenti negli an- che, collegamenti esterni spesso enfatizzati tempo con un’escalation politica inarrestabile ni, di un’ attrazione fatale tra conduzione te- come scoop, finti bilanciamenti tra i giudizi uomo di televisione furbo e professionalmen- levisiva e carta stampata, di un’abile perversa dei critici e il pubblico all’uscita dai cinema, te duttile e funzionale, ha cominciato “Sotto- formula trasversale che ha visto crescere gli ma anche dimensioni diverse (reali o evocate, voce” per poi gestire in lungo e in largo il palinse- interventi e le partecipazioni di critici, intel- tangibili o fuori campo) ritagliate abilmente sto notturno della Rete ammiraglia. Facendosi lettuali e direttori di festival insospettabili in uno spazio standard riservato agli incontri conoscere circa 20 anni fa con”Sottovoce”, poi (sapete quelli progressisti o radical chic della in studio e le relative tipologie umane che le si è “allargato” sempre di più inserendosi tem- serie “mai da Marzullo” o che storcevano il na- occupano. E quindi troviamo il talk show più pestivamente in un vuoto di idee, di palinsesti so appena ne sentivano parlare e poi puntual- cazzeggione, la televendita ammiccante, la con- e di programmi specifici e ritagliandosi quello mente ce li siamo ritrovati in studio o in colle- duzione cabarettistica che col mestiere di chi spazio notturno “rischioso”, quella zona fran- gamenti esterni) ma anche l’interesse e la fa spettacolo prevede rituali presenze di attori ca dei nottambuli, degli insonni, di quelli che curiosità di (pseudo)cinefili o spettatori colti e e registi dei film usciti in settimana ma che ri- fanno zapping in cerca di qualcosa di diverso, informati che aderiscono al programma o ne sultano innocue e anodine sovrastate come sbaragliando al tempo stesso senza problemi sono influenzati (della serie “l’ho sentito a “Ci- sono da quelle di critici e opinionisti (in stu- la potenziale “concorrenza” (figuriamoci se nematografo” ”, “lo hanno detto da Marzullo”) dio o in collegamento) maschili e femminili questa Rai che negli anni “d’oro” programma- è diventato un programma cult-trash e come dalle tonalità più diverse e funzionali a un va rubriche di cinema e presentazioni di cicli tale inattaccabile e blindato al punto che le gioco delle parti: c’è quello impettito e stento- nel tardo pomeriggio o in prima serata oggi frequenti bordate irriverenti dai numerosi reo da lezione universitaria, quello drastico ripescherebbe un format per la fascia nottur- blog e siti di cinema gli fanno il solletico, le lu- ma affabile, quello furbamente interlocutorio, na) con la consapevolezza dell’inoffensività cide critiche nei primi anni del programma di quello colloquiale per non rischiare di con- del ghezziano “Fuori Orario” di Rai3 , da anni Aldo Grasso sulle pagine del Corriere hanno traddire troppo certe direttive, quello cinefilo l’unico grande cineclub italiano, anche oltre il finito per il classico circolo vizioso mediatico dubbioso e problematico (tutti a volte per pa- piccolo schermo, con le sue maratone nottur- reri simultanei sono collocati in primo piano ne di cinema (spesso inedito) estremo e sofisti- in riquadri da installazioni sperimentali). E cato per intellettuali e cinefili doc. Il Gigi na- poi dopo l’abbandono di Gian Luigi Rondi e la zionalpopolare (personaggio ineffabile che scomparsa di Gregorio Napoli, due veterani avrebbe meritato una “Fenomenologia di...” di autorevoli, sempre più largo alle giovani leve Umberto Eco) diventato il responsabile della femminili, ragazzine di qualche testata o di struttura Notte di Rai 1 dal 2013, quando viene siti di cinema online che hanno imparato la nominato capostruttura cultura della prima lezioncina e parlano come se stessero al co- rete Rai, ha praticamente occupato il palinse- spetto di una commissione d’esame (ma quasi sto notturno della prima Rete: i primi giorni sempre non sanno neanche di cosa parlano). feriali della settimana con “Sottovoce”, il gio- E, dulcis in fundo, le impareggiabili anziane vedì con “Settenote - Musica e musiche”, il ve- professoresse parruccone truccate e accon- nerdì con “Cinematografo”, il sabato con “Mil- ciate da Desperate Housewives della provin- leeunlibro - Scrittori in TV” e infine la cia italiana. Difronte a questo scenario è inutile domenica con “Applausi” e “L’appuntamento porsi troppe domande o meglio marzulliana- - libri in TV”. Una poliedricità culturale e una mente “fatevi una domanda e datevi una rispo- polivalenza informativa davvero invidiabili. Il sta”. problema è che proprio il programma sul ci- “Marzullo dandy” nella vignetta di Pierfrancesco Uva nema diventato di fatto “il fiore all’occhiello” Alberto Castellano del marzullo-style è il peggiore. Ma parados- salmente proprio il conduttore è il meno col- per fargli ulteriore pubblicità. E il fatto che pevole perché sono i materiali umani che deve circa dieci anni fa di una petizione online che gestire che parlano da soli e purtroppo fanno raccolse un centinaio di firme all’insegna del- dell’appuntamento settimanale un attendibi- lo slogan “Chiudete il Cinematografo di Mar- Chi è Gigi er le termometro/specchio della deriva della cri- zullo“ (alla quale il conduttore infastidito con fenomeno e perchè tica e dell’informazione cinematografica nel l’arroganza della vecchia Democrazia Cristia- nostro paese. Certo non glieli ha ordinati il na neanche replicò) ne parlò con l’adeguato si parla di lui! medico ma sono campioni emblematici e fun- spazio solo un giornale di destra come “il zionali per fare “spettacolo” e audience nono- Giornale”, la dice lunga su come Marzullo e i Luigi Marzullo detto Gigi (Avellino, 25 lu- stante l’orario (ufficialmente tra l’una e le due suoi “arruolati” siano diventati degli “Untou- glio 1953) giornalista e conduttore televi- di notte tra il venerdì e il sabato, ma spesso si chables ”. Né pensiamo a degli approfondi- sivo, Laurea in Medicina e Chirurgia a Pisa. sfora e in qualche caso si arriva anche alle 3 menti con Francesco Casetti, Paolo Bertetto, Entra in Rai su diretta segnalazione del cor- circa). Non siamo dei nostalgici ottusi. Sap- Gianni Canova, Enrico Ghezzi, Giorgio Agam- regionale Ciriaco De Mita (già presidente piamo che anche il mondo della comunicazio- ben, Remo Bodei, Maurizio Ferraris. Però, an- del Consiglio dei Ministri, segretario nazio- ne da anni è profondamente cambiato, che lo diamo, per l’unico settimanale di cinema di nale e presidente della Democrazia Cristia- scenario mediatico è stato stravolto, che oggi si è un servizio pubblico è lecito pretendere qual- na). È responsabile della struttura Notte di iperconnessi e si può sapere tutto di tutti in tem- cosa di più. Comunque resta il fatto che chi fa le Rai 1 dal 14 maggio 2013, quando viene po reale e quindi l’attesa per un programma tele- ore piccole e non gliene frega niente di certi di- nominato dal direttore generale RAI Luigi visivo (qualunque esso sia) non è proprio spa- stinguo, vuole rilassarsi, farsi quattro risate e Gubitosi capostruttura cultura della prima smodica. Come sappiamo che i programmi di scoprire qualcosa di surreale autoreferenzialità rete RAI. divulgazione tipo “Dolly e Set” di Claudio Fava, non trova di meglio di “Cinematografo”. Perché Placido & Chiaretti, Masenza & Bortolini, la viene catapultato in un contenitore/salotto 2 [email protected] L’impegno trasversale, da parte di tutte le forze politiche, per promuovere il ruolo della cultura nel nostro Paese e la sua rilevanza eco­ nomica e sociale. Prosegue lo spazio dedicato ai politici di buona volontà che vorranno impegnarsi su “La priorità dell’azione politica nell’ambito della cultura” La parola ai politici: Riforma del Cinema: un film già visto

Anche se non ho espe- uno di quelli che fa bene alla democrazia, an- della proposta governativa, dunque non mi rienze pregresse, cre- che a prescindere dall’uso che poi se ne fa. dilungo in questo. Tante deleghe, anzi au- do di poter dire che Perché l’ascolto è sempre un bene, poi la poli- to-deleghe (il governo delega se stesso), l’Or- questa legislatura è tica fa le sue scelte e se ne deve assumere le re- gano centrale alle dirette dipendenze del mi- davvero “strana”. Due sponsabilità, rese ancor più evidenti proprio nistero (Consiglio Superiore del Cinema e presidenti della repub- perché si è ascoltato in precedenza. E’ stato dell’Audiovisivo), scarsa attenzione alla parti blica eletti, legge elet- detto: “si andava per le lunghe”, “la lista di au- più “fragili”, quelle più creative, quelle da pro- Fabrizio Bocchino torale incostituziona- diti era troppo vasta”. Il seme dell’insofferen- teggere dalle logiche di mercato. Aggiungo le, larghe intese, ed il za all’ascolto (vogliamo dire dell’intolleranza?) solo che a confronto del Consiglio franceschi- processo di delegittimazione degli organismi cerca sempre di insinuarsi anche laddove non te niano, persino il Centro Nazionale del Cine- intermedi ed assembleari a tutti i livelli, siano l’aspetti. Ma le audizioni proseguivano senza ma della proposta Di Giorgi, seppur criticato istituzionali che sociali, portato alle estreme intoppi. Fino all’arrivo di un fulmine a ciel se- durante le audizioni nella composizione e conseguenze pratiche, e, con la riforma Ren- reno. La sera del 28 Gennaio, dopo alcune set- nelle funzioni, sembra quasi un paradisiaco zi-Boschi, anche teoriche e formali. A mente timane dall’inizio delle audizioni ed a pro- strumento di democrazia diretta. Per il resto fredda dunque, ripensiamo alla vicenda par- gramma già quasi interamente svolto, i il confronto non è semplice. Nel ddl Di Giorgi lamentare della legge di riforma del cinema senatori della commissione apprendono dai non vi sono deleghe mentre nel ddl governati- della senatrice Di Giorgi e di quella, ad essa telegiornali di prima serata, che il Presidente vo, in perfetto stile renziano, ce ne sono addi- correlata, della proposta governativa France- del Consiglio ed il ministro Franceschini, con rittura quattro tra cui una particolarmente ri- schini, e non ci stupiamo più dello stravolgi- un grazioso siparietto a palazzo Chigi insie- levante, il “ Codice dello Spettacolo”, sarebbe mento delle prerogative parlamentari, del sov- me a 4 illustri personalità del mondo dello stato auspicabile che tale materia venisse af- vertimento dei percorsi costituzionalmente spettacolo e del cinema, hanno presentato un frontata nella sana dialettica parlamentare stabiliti, tante volte è successo in questa legi- disegno di legge di riforma del settore. E’ an- invece che nelle segrete stanze governative. E’ slatura. Ci siamo assuefatti, abituati. Insom- data così. Né più né meno. Nessun preavviso. un film già visto. E lo abbiamo visto tante vol- ma, il classico “film già visto”. Però, tenuto con- Niente di niente. “Ma tu ne sapevi niente?” te. Gli annunci in TV, l’intervento governativo to che già da queste stesse pagine dei Diari di “No, io no, tu”, “No !”. E che c’è in questo dise- a gamba tesa sul parlamento, la delegittima- Cineclub è stato denunciato come la proposta gno di legge? Mistero. Per svariati giorni, ci si zione del serio lavoro nelle commissioni, la governativa stia cominciando a riscuotere de- è dovuti rifare al comunicato stampa dell’e- sorpresa persino nei colleghi di maggioranza. gli apprezzamenti provenienti da direzioni vento, che ci rimandava dei contenuti che po- Altri esempi? Fra quelli che più riguardano la inaspettate, è bene dunque non rinunciare al co avevano a che fare con il ddl Di Giorgi. An- mia commissione, la c.d. “buona scuola” i cui proprio ruolo di “dissidenti”, e parafrasando cora oggi, mentre scrivo questo pezzo, il testo sviluppi erano illustrati nei salotti televisivi, ed la più consolidata tradizione cinematografica ufficiale del ddl non è reperibile, e ci dobbia- il caso da manuale della legge sul settore 0-6 an- fantozziana, alzare la mano ed intervenire tra mo avvalere delle copie ufficiose che ormai ni dell’istruzione, provvedimento abbondante- il conformismo generale dopo l’ennesima impazzano sul Web (AGGIORNAMENTO: il mente discusso e con emendamenti già pre- proiezione aziendale imposta, e pronunciare pezzo è stato inviato ai “Diari” il 16 Marzo e sentati ed illustrati in commissione, quando la celebre frase ormai scolpita nella storia del quello stesso giorno il ddl governativo è stato intervenne come una mannaia una bella dele- cinema nostrano, rivolta al famoso capolavo- finalmente annunciato in aula a fine seduta, ga nella medesima “buona scuola” che azzerò ro del maestro Eisenstein. Non so però se in ed il testo ufficiale è apparso infine il 24 marzo tutto il nostro lavoro. Alla legge del cinema, ad questo sonnacchioso paese, potranno seguire sul sito del Senato e non risulta ancora a oggi, manca solo il carattere di urgenza ed il i 90 minuti di applausi generalizzati. Gli ele- tutt’oggi 30 Marzo assegnato alla 7° commis- voto di fiducia. Ma arriveranno anche quelli. menti dello psicodramma della legislatura sione). La prima audizione del dopo-sipariet- Nell’incertezza più totale che ora avvolge la te- renziana ci sono tutti. Anzi, quasi. Perché sta- to arriva pochi giorni dopo, il 2 Febbraio, ed è matica cinema (non è neanche chiaro se il ddl volta ci avevamo creduto sul serio che un stata raccontata, per le nove Associazioni Na- governativo sarà incardinato al Senato, dove grande intervento su uno dei settori cultural- zionali di Cultura Cinematografica che il caso si porrà il problema di elaborare un testo base mente più significativi come quello del cine- ha voluto presenti in questa evenienza, da “unificando” le due proposte, oppure alla Ca- ma partisse e fosse interamente discusso in Candido Coppetelli nel numero 37 dei Diari di mera, cosicché non si avrà neanche questo parlamento. C’era la legge Di Giorgi, ed era Cineclub. La scena è surreale. Gli auditi stava- problema ed il governo non avrà l’impiccio di stata pure calendarizzata in commissione, no intervenendo su una legge del cinema che esaminare la proposta del Senato), sono sicu- quale onore!! Il programma della audizioni non conosceva nessuno al di fuori della com- ro che arriverà puntuale l’annuncio del nostro era ambizioso e dunque complicato da porta- missione, mentre il resto d’Italia sapeva che il ineffabile premier “legge del cinema entro un re avanti nell’affollato calendario della com- governo aveva avviato un’epocale riforma del mese !!!”, e così anche il finale del film già -vi missione. Eppure ce l’avevamo fatta. Associa- cinema, a noi totalmente preclusa. Presi la pa- sto e stravisto sarà completo. zioni di categoria e non, di imprenditori, rola piuttosto irritato e denunciai la cosa: a attori, sceneggiatori, musicisti, tecnici, dop- che serve ora questa audizione? A che sono Fabrizio Bocchino piatori, e così via , sono sfilati pazientemente servite le precedenti? Che fine fa il ddl Di davanti la commissione, una o due volte a set- Giorgi ora? Chi ha sentito il governo nell’ela- timana, costantemente, regolarmente, of- borare la sua proposta? Domande rimaste frendo a noi senatori uno spaccato preciso e inevase. Nel merito, il bellissimo articolo di (Erice, 1968) Laureato in Fisica, senatore della Repubbli- puntuale di questo mondo, di cui, diciamoce- Stefania Brai, anch’esso nel numero 37 dei Dia- ca della XVII legislatura essendo stato eletto nel 2013 nel- lo, in parlamento non si parla quasi mai. Un ri di Cineclub, dà una rappresentazione piut- la circoscrizione Sicilia. Segretario della VII Commissio- grande esercizio di condivisione e di ascolto, tosto accurata di quello che ad oggi sappiamo ne Istruzione Pubblica e Beni Culturali del Senato. 3 n. 38

segue da pag. 1 né a destra. Al Festival di Venezia fui fischiato una collaborazione felice con il fratello Leo Un marziano genovese a Roma (Felici Editore) e pensai di abbandonare il cinema”. Per fortu- Pescarolo), appunto assistente alla regia; ha scritto da Caterina Taricano. Si tratta di un te- na, Giuliano Montaldo incontra Vera Pescaro- lavorato nell'ambiente del cinema in tutti i sto accattivante, che si legge d'un fiato, perché lo, una donna straordinaria, che diventerà settori, una figura che emana ancora libertà e l'autrice con abilità ha riportato le volontà. E' stata lei, quando si è le- memorie, i pensieri, i racconti (a gata sentimentalmente a Giuliano volte pure esilaranti) del regista li- Montaldo, a farlo desistere dalla gure, riuscendo a comporre un viva- scelta di abbandonare la regia dopo ce e interessante ritratto. La Tarica- Tiro al piccione e lo ha portato a no, presente all'incontro cagliaritano, orientarsi nella sua carriera con ha ricordato il percorso della scrittu- scelte adeguate e importanti. Lui ra del libro e come sia stata una scel- sorridendo ci dice “dato che era ta mirata quella di iniziare il “mo- una produttrice severa, ho preferi- nologo” del regista con l'evocazione to portarla dalla mia parte!” Il libro dei film non realizzati, i suoi “so- di Caterina Taricano, peraltro, ini- gni”, nati come tali (“quando li so- zia proprio con la dichiarazione del gno sono perfetti, affascinanti”). regista di L'Agnese va a morire, di Dunque, anche la serata ha preso il “quanto sia stata importante per la via ricordando i progetti cinemato- mia vita Vera Pescarolo, la mia Ve- grafici amati e mai compiuti. Come ra, con cui ho condiviso vita, lavo- quello esemplare che doveva ro- ro, amore”. Insomma, una donna Il Maestro Romeo Scaccia, pianista, nella caricatura di Luigi Zara manzare la vicenda di “Unidad Po- speciale, a cui possiamo attribuire pular”, nel Cile di inizio anni settanta. Era sta- sua compagna di vita e di lavoro, sua assisten- buona parte della riuscita dei capolavori del to lo stesso leader del partito, diventato te e sua moglie. Anche Vera Pescarolo era pre- marito. Eccoli, quindi, rispondere insieme al- presidente dello stato sudamericano, Salvator sente all'incontro alla Biblioteca Provinciale, le domande del pubblico, per esempio, su qua- Allende, a chiedere con una lettera (“la conser- partecipando con i suoi interventi acuti e spi- le tipo di film ancora li incuriosisca. Vera Pe- vo gelosamente”), dopo la visione di Sacco e ritosi. Il pubblico l'ha amata subito. Difficile, scarolo ha esclamato subito “Tutti i film belli”. Vanzetti, a Montaldo la possibilità di realizza- infatti, incontrare una donna così determina- Montaldo ha aggiunto, a questo proposito, co- re un film sul momento storico che il Cile sta- ta e appassionata nel mondo del cinema. Pro- me sia, per lui, un dispiacere vedere un'opera ta vivendo. Questo invito sollecitò il cinematografica riuscita male, per- regista, insieme al giornalista An- ché ne comprende le difficoltà di re- drea Barbato, a scrivere una sce- alizzazione, i problemi sorti all'im- neggiatura la quale, però, finiva provviso, gli ostacoli, a dispetto delle drammaticamente con un attenta- buone intenzioni. Sono situazioni to contro Allende. I due autori non che capitano nel mestiere del regista potevano sapere del dramma, avve- e ha ricordato come, per realizzare il nuto qualche mese dopo, provoca- suo più recente film L'industriale, to dal colpo di stato fascista e della avesse sulla carta otto settimane di morte dello stesso Presidente. La lavorazione, divenute drasticamente terribile notizia, l'11 settembre del sette, per questioni di produzione, 1973, sconvolse Montaldo e, di con- una difficoltà complessa per chi ha seguenza, il progetto non ebbe se- progettato il girato con tempistica guito. D'altronde, come ha detto diversa. Oppure, ha continuato, l'autore genovese “Il mestiere del spesso un film sembra non dover regista è tra i più precari del mon- nascere perché nessuno ci crede. do: si sa quando finirà la lavorazio- “Per Sacco e Vanzetti ho bussato mol- ne di un film, ma certamente non si te porte e solo, dopo tanti tentativi, è mai sicuri quando si riprenderà a ho trovato un produttore, Arrigo girare un nuovo progetto”. I mo- Colombo, che conosceva la vicenda, menti difficili, costellano, dunque, perché, esule negli Stati Uniti duran- la professione di autore cinemato- te il fascismo, aveva imparato l'ingle- grafico e Montaldo, a questo propo- se proprio leggendo le lettere di Van- sito, ha anche ricordato gli esordi zetti al comitato di difesa”. Sacco e della sua carriera autoriale, quan- Vanzetti rimane uno tra i lungome- do, la delusione per l'accoglienza traggi maggiormente popolari di del suo Tiro al piccione (1961), lo por- Giuliano Montaldo, un successo in- tò a pensare di abbandonare il me- ternazionale strettamente legato alla stiere. “Certo, in quegli anni era un colonna sonora di problema narrare per immagini con le ballate cantate da Joan Baez. una storia incentrata sulla scelta Peraltro, è stato fondamentale nel ri- superficiale di un giovane, attirato aprire il caso dei due italo-americani dagli ultimi bagliori del fascismo, condannati a morte ingiustamente. volontario della Repubblica di Salò. Come ha raccontato Montaldo, subi- Avevo, infatti, letto il libro omoni- Il Maestro Giuliano Montaldo, regista, nella caricatura di Luigi Zara to dopo la felice distribuzione del mo di Giose Rimanelli, e mi aveva lungometraggio, un gruppo di giova- colpito il percorso di un ragazzo il quale, solo veniente da una famiglia importante nella ni studenti di giurisprudenza di Boston riuscì, a dopo una serie di drammatici avvenimenti, storia dello spettacolo italiano (la madre era la conclusione di una ricerca ostinata e faticosa, a capisce da che parte combattere per la “vera” famosa attrice, un mito teatrale, Vera Verga- trovare i documenti evidenzianti le pecche del patria. Questa storia non piacque né a sinistra, ni), è stata interprete, produttrice (anche in segue a pag. successiva 4 [email protected]

segue da pag. precedente (“una musica morriconiana” ha sottolineato processo ai due e, da quel momento, iniziò la Scaccia) e alcune altre sue composizioni, Ritorno a Twin Peaks, riabilitazione definitiva di Sacco e Vanzetti. E Scaccia, su un suo personale montaggio di im- 26 anni dopo pensare che un critico cinematografico sul magini da opere di Montaldo, ha suonato so- Boston Globe, quando la pellicola fu distribui- Ad inizio aprile di 26 ta negli Stati Uniti, scrisse:”Non andate a ve- anni fa andava in onda derlo. E' tutto falso perché l'autore è italiano e il primo episodio di anarchico!” Citando il giornalismo cinemato- uno dei capolavori del- grafico, poi, è stata fatta a Montaldo una do- la serialità televisiva: manda su presunti esperti-intrattenitori tele- “Twin Peaks”, la serie visivi. “Vi state riferendo a Marzullo? Vi posso che ha avuto il merito dire che, avendo, durante il Festival di Vene- Laura Frau di importare anche in zia, partecipato a un suo programma, quando Italia il caffè america- mi chiese “Quale è stato il più grande errore no e la torta di ciliegie. Trasmesso tra il 1990 e della sua vita?”, gli risposi quello di aver aderi- il 1991 in due stagioni dal canale ABC, “Twin to al suo invito. Pensavo mi censurasse questa Peaks” ruotava intorno all’uccisione della gio- mia ironica affermazione e, invece, non tagliò Elmas (CA) teatro Comunale. La sera della vane Laura Palmer e alla ricerca del colpevole, niente. Beh, a questo punto, tanto di cappel- premiazione di Giuliano Montaldo: da sx Romeo potenzialmente celato dietro ogni personag- lo!” A questo incontro così partecipato, il gior- Scaccia, Vera Pescarolo, Alessandro Macis, Patrizia gio. Ideata da David Lynch e Mark Frost, la se- no dopo, è seguito il secondo appuntamento Masala, Giuliano Montaldo rie mostrava una chiara impronta lynchiana: sardo del regista ligure, a Elmas. Prima della consegna del premio alla carriera, il composi- pra l'originale colonna sonora con un effetto tore Romeo Scaccia ha dedicato un concerto a potente. Il momento più toccante è stato pro- Giuliano Montaldo per piano solo. E' stata una prio quello dedicato a Sacco e Vanzetti. Impos- esibizione intensa e emozionante, in cui il sibile, infatti, non commuoversi di fronte a Volontè che, prima di morire, grida “Viva l'a- narchia” e alle parole della canzone eseguita da Joan Baez. Il pubblico ha applaudito per molti minuti sia Montaldo sia Scaccia, il quale è sceso dal palco per abbracciare, commosso il “Twin Peaks” è una serie ideata da David Lynch e Mark regista. Il premio alla carriera è, poi, stato Frost e andata in onda tra il 1990 e il 1991 sulla ABC. consegnato da Alessandro Macis e Patrizia Masala (rispettivamente presidenti della As- la cittadina di Twin Peaks, all’apparenza tran- sociazione “L’Alambicco” e della “Macchina quilla, era in realtà imperniata dal Male e Cinema”) a Giuliano Montaldo. La motivazio- dall’ambiguità, rappresentati visivamente at- traverso l’uso sapiente di giochi di luce e la so- Biblioteca Provinciale di Cagliari, presentazione del vrapposizione di immagini che andavano a libro “Un marziano genovese a Roma” (Felici Editore) comporre scenari minacciosi. A Twin Peaks scritto da Caterina Taricano, la prima a sx nella foto, tutti nascondevano qualcosa, a partire da Lau- segue Alessandro Macis, Giuliano Montaldo, Vera ra, che con la sua morte diede avvio alla storia Pescarolo e che si scoprì ben presto non essere la ragazza musicista ha alternato suoni, parole (per com- perfetta dipinta agli inizi. Andando avanti con mentare con vivacità le sue scelte o alcuni epi- gli episodi si scopriva che a Twin Peaks nessu- sodi legati ai brani eseguiti), immagini. Infat- no era del tutto buono o cattivo, non c’erano ti, dopo aver interpretato la colonna sonora, eroi né antagonisti: scavando nelle storie dei da lui scritta, per il restauro e la proiezione del personaggi veniva a galla il torbido, il Male on- film muto La Grazia di Aldo De Benedetti nipresente. “Twin Peaks” faceva ampiamente ricorso alla citazione, diventata un leitmotiv Romeo Scaccia mentre commenta con il piano un film nelle serie tv degli ultimi decenni, con un’at- di Giuliano Montaldo tenzione verso gli aspetti visivi e formali e la combinazione di più generi. “Twin Peaks” era ne del premio recita:” A Giuliano Montaldo una detective story, un po’ horror, un po’ thril- che con levità ha percorso sulle ali della libertà ler, con influenze poliziesche e – soprattutto - i sentieri della poesia per immagini, con coe- cinematografiche (con chiari riferimenti a Hi- renza e passione civile e sociale. Da sempre tchcock e Buñuel) e personaggi ispirati al schierato dalla parte del torto, contro l'arro- mondo del cinema più che alla vita reale. “Twin ganza del potere. Portatore di un pensiero lai- Peaks” era un prodotto ispirato al cinema, che co di tolleranza e di fratellanza”. Bisogna an- ha avuto il merito di mostrare come la televi- che aggiungere come, durante le mattinata di sione già 26 anni fa fosse in grado di raggiun- sabato, il regista, Vera Pescarolo e Caterina gere livelli qualitativi assai vicini a quelli cine- Taricano, accompagnati dagli organizzatori matografici. “Twin Peaks” è capostipite di della rassegna, siano stati ricevuti dal prefetto quelle serie che, come anche “X-Files” e “I So- di Cagliari, la dottoressa Giuliana Perrotta, la prano”, negli anni si sono distinte per qualità quale aveva partecipato ad alcune proiezioni della sceneggiatura e per complessità, indu- inserite nella rassegna. Un incontro piacevole, cendo gli spettatori ad una visione ripetuta de- che, soprattutto, ha messo in evidenza quanto gli episodi, per comprendere appieno ciò che Giuliano Montaldo sia amato in maniera tra- veniva raccontato. “Twin Peaks” ha dato inizio sversale dal pubblico sardo. alla seconda “Golden Age” della serialità televisiva, Elisabetta Randaccio segue a pag. 7 5 n. 38

segue da pag. 1 Frammartino e molti altri. Uno sguardo di- principale ragion d’essere. Costanza Quatri- chiarato che attraversa il cinema diretto come glio l’ha chiamato cinema dell’attenzione, quello che lavora sui repertori”. Complice una “quel cinema fortemente legato al sentimento tecnologia accessibile che ha concesso a que- del nostro tempo, che fa dell’ascolto la sua for- sta generazione di misurarsi più agevolmente za, dell’esperienza il proprio fondamento”2. con il cinema, trovando nel mezzo leggero Per affrancarlo dal puro cinema documenta- una maggiore immediatezza nel cogliere il rea- rio viene definito, di volta in volta, cinema del le e nel mettercisi in relazione, “perchè nel reale o fuoriformato, mettendone a fuoco – momento in cui un filmaker utilizza la mac- insieme alla fonte centrale d’ispirazione – la china leggera – dichiara Costanza Quatriglio tendenza a sfuggire alle codificazioni e l’es- – sta mettendo il suo corpo in relazione a ciò Patrizia Masala presidente dell’associazione “La senza profondamente innovativa sul piano che filma, molto più che attraverso un dispo- macchina cinema” (Ficc), Marco Asunis presidente linguistico, una sorta di azzeramento delle ca- sitivo pesante da gestire con una troupe”. Non nazionale Ficc. Presentazione della tavola rotonda tegorie del cinema classico a favore dell’ibri- un genere, ma una forma complessa di cine- cineaste come la Marazzi e la Quatriglio. Prose- dazione e della contaminazione (del tessuto ma (che semmai presenta al suo interno una guendo, sul piano di una rivisitazione del ruolo visivo quanto di quello sonoro, spesso altret- serie articolata di generi), il cinema del reale dell’attore, nel percorso compiuto da Claudio tanto ricco e ricercato). In questa veste, il film ripensa – nel segno della libertà creativa e lin- Giovannesi nel territorio del documentario e del diventa dichiarato percorso di ricerca esso guistica, come di quella produttiva e distribu- film di finzione nel dittico di Fratelli d’Italia e Alì stesso, nella doppia accezione contenutistica tiva – le categorie abituali e le figure tradizio- ha gli occhi azzurri, con il delicato passaggio di Na- e formale: come racconto in divenire e al con- nali della macchina cinematografica: il ruolo der-Alì da persona a personaggio; nel lavoro svol- tempo ininterrotta riflessione sulle sue infini- dell’autore e quello dell’attore (professionista to da Alina Marazzi nel misurarsi per la prima te possibilità di costruzione, sul senso del far e non); la posizione dello spettatore e quella volta, in Tutto parla di te, con il corpo dell’attore (di cinema e sulle pratiche di regia. A partire della critica; l’eredità dei maestri e la capacità Charlotte Rampling, di Elena Radonicich), conti- dall’abbattimento definitivo dei recinti tra -fi di incidere sui linguaggi e sulle forme del ci- nuamente posto in aperta dialettica con il corpo ction e non, come di quelli tra cinema diretto nema contemporaneo. La selezione di opere più che mai reale e in trasformazione delle (vere) e found footage o film d’archivio, proseguen- presentata nella rassegna itinerante Italia, Ter- donne in gravidanza che orbitano nel film; nelle do sulla linea di un cinema aperto che ridefi- reciproche invasioni del reale nella finzione e del- nisce i profili dello sguardo cinematografico la finzione nel reale presenti ne L’isola di Costan- degli anni zero. Su questo complesso e vitale za Quatriglio, che su quello sconfinamento tor- paesaggio in divenire ha voluto riflettere l’ini- nerà in tutta la sua filmografia, arrivando dieci ziativa targata ‘La macchina cinema (Ficc)’ te- anni dopo a mescolare, in Con il fiato sospeso, una nutasi a Cagliari a febbraio e a marzo 2016 dal gran quantità di livelli di rappresentazione; nella titolo Italia, Terzo Millennio: Nuovo cinema del felice introduzione della macchina cinema (gli at- reale3 attraverso l’opera e le suggestioni di al- tori Luli Bitri, Salvatore Cantalupo) nell’intatta vi- cuni fra i più interessanti autori - Michelan- talità del campo rom (e dei suoi abitanti) nel film gelo Frammartino, Claudio Giovannesi, Peter Da sx Boris Sollazzo critico cinematografico, Peter di Peter Marcias Dimmi che destino avrò. O ancora, Marcias, Alina Marazzi e Costanza Quatriglio Marcias regista, Costanza Quatriglio regista, Alina spostando l’attenzione sulla relazione con lo spet- - di quella che viene da più parti definita una Marazzi regista, Chiara Gelato coordinatrice tavola tatore, chiamato ad assumere un atteggiamento nouvelle vague della non-fiction. Protagoni- rotonda cooperativo inedito, nella proposta di una tempo- sta una generazione di cineasti, nata fra gli ralità altra compiuta da Michelangelo Fram- anni ’60 e ’70 dal nord al sud della penisola, zo Millennio: Nuovo cinema del reale4 ben esempli- martino nei suoi film, in cui le inquadrature si che “in un sistema chiuso, involuto – che ha fica questo processo di interrogazione costan- ripresentano, cicliche, per svelare diversi fram- partorito autocensura, oltre che censura – si è te dell’autore sul proprio rapporto con il menti di realtà, emblematiche di quella co- sobbarcata il racconto di ciò che viviamo, del mezzo, con il cinema e l’immaginario. A parti- stante “oscillazione irrisolvibile”6 tra reale e co- sentimento del nostro tempo”, sintetizza Co- re dal libero utilizzo di materiali preesistenti struito, documentario e finzione che è alla base stanza Quatriglio. Da quest’urgenza, questa smontati e rielaborati dai registi (il cinema segue a pag. successiva volontà comune di racconto, è emerso un pa- che ripensa l’archivio e le immagini dimenti- norama eterogeneo e diversificato, portatore cate), lavorando parallelamente su memoria, nonni: siamo fatti a strati di un immaginario indotto. Un di poetiche e sensibilità assolutamente perso- immaginario e presente5, terreno comune di immaginario che pesava molto, di cui ci siamo liberati, nali. Che trovano nell’esplicitazione dello 4 Quindici i titoli programmati nella retrospet- che abbiamo utilizzato come una trama su cui avere un sguardo dell’autore, secondo Alina Marazzi, il tiva, inaugurata con Comizi d’amore (1964) di Pier Paolo atteggiamento critico, come lo si può avere riutilizzando loro comun denominatore: “Nel dichiarare la Pasolini: Il dono (2003) e Le quattro volte (2010) di Mi- una certa immagine creata per un altro scopo. Non aven- propria presenza, palesando la relazione tra chelangelo Frammartino; Fratelli d’Italia (2009), Alì ha do la pretesa che quell’immagine nata e fruita allo stesso chi filma e chi viene filmato, il cinema del rea- gli occhi azzurri (2012) e Wolf (2013) di Claudio Giovan- modo per tanto tempo, continui ad avere la stessa destina- le compie il suo salto rispetto al passato. È nesi; Per sempre (2005), Vogliamo anche le rose (2007) e zione. Anche perchè nel momento in cui produciamo questa la vera novità, quella che lega registi pro- Tutto parla di te (2012) di Alina Marazzi; I bambini della un’immagine, quest’immagine non ci appartiene più, ap- fondamente diversi come Pietro Marcello, Gian- sua vita (2011), Dimmi che destino avrò (2012) e La nostra partiene a tutti e può essere letta secondo il punto di vista franco Rosi, Alice Rohrwacher, Michelangelo quarantena (2015) di Peter Marcias; L’isola (2003), Con il di chi la guarda. Fino ad arrivare a degli archivi che non 2 C. Quatriglio, Oltre la soglia. La nuova radi- fiato sospeso (2013) e 87 ore (2015) di Costanza Quatri- sono più solo quelli tradizionali, come ad esempio il Luce, ce del cinema italiano, “Cinema e Storia”, Stile Libero, glio. ma anche i nostri archivi quotidiani, quelli contempora- Rubbettino, 2013. 5 Così C. Quatriglio, in occasione della tavola nei di cui siamo circondati. Parlo della Rete, delle imma- 3 Il progetto, a cura di Chiara Gelato, ha visto rotonda Italia, Terzo Millennio: Nuovo cinema del reale, gini che prima o poi dovremo cominciare ad affrontare lo svolgimento di una rassegna cinematografica itineran- sul cinema di archivio: “Il materiale che si mette a nudo come cineasti, perchè ci riguardano”. Cagliari, 5 marzo te nei circoli Ficc del territorio e di una tavola rotonda alla nelle nostre mani ha a che fare con il definitivo affranca- 2016. presenza dei registi Alina Marazzi, Peter Marcias, Co- mento dal timore reverenziale nel porci di fronte all’im- 6 M. Frammartino, L’infinita oscillazione del stanza Quatriglio e del critico Boris Sollazzo. Un evento menso patrimonio iconografico custodito negli archivi uf- reale. Conversazione con Michelangelo Frammartino (a promosso da Regione Autonoma Sardegna in collabora- ficiali. Forse questo è potuto avvenire perchè siamo una cura di Daniele Dottorini), in D. Dottorini, Per un cinema zione con L’Alambicco, FICC-Federazione Italiana Circo- generazione un pò sbagliata, uscita fuori un pò sbilenca. del reale. Forme e pratiche del documentario italiano con- li Cinema, Cineteca Sarda. La nostra memoria è quella dei nostri genitori, dei nostri temporaneo, Forum, Udine 2013. 6 [email protected]

segue da pag. precedente segue da pag. 5 illustrativi, frammenti dei dialoghi, citazioni del suo cinema (da Il dono e Le quattro volte fino iniziata negli anni Ottanta e caratterizzata da scovate di film, romanzi, serie tv) e scambiarsi ad Alberi); negli spiazzanti scarti tra diversi trame sempre più complesse, una psicologiz- le puntate registrate sulle videocassette. At- linguaggi presenti nelle opere di Alina Maraz- zazione dei personaggi sempre più ricercata e traverso la visione ripetuta degli episodi, la ri- zi (Vogliamo anche le rose in primis) che solleci- la creazione di mondi così espansi da perder- cerca dei dettagli più microscopici e la condi- tano costantemente il pubblico a seguire dif- cisi dentro e che portano i fan ad utilizzare le visione di questi contenuti i fan unirono le ferenti piste; nella chiamata dello spettatore più svariate piattaforme a disposizione per forze nel tentativo di trovare una risposta al ad “elaborare le immagini dell’orrore”7 come ha scritto Pietro Montani a proposito di 87 ore di Costanza Quatriglio, che dalla “passione di Mastrogiovanni”8 apre ad una riflessione sul potere delle immagini che produce vittime e su cui dobbiamo innestare dei processi di ela- borazione. In questo cortocircuito che fa sal-

“Vogliamo anche le rose” film documentario del 2007 Il ritrovamento del cadavere della giovane e bella Laura Palmer è l’evento che dà avvio alla serie scritto e diretto da Alina Marazzi cercare di dare un senso a ciò che guardano. grande interrogativo della serie: chi aveva uc- tare linguaggi e schemi codificati, la prima fi- Con “Twin Peaks” è definitivamente cambiato ciso Laura Palmer? Questo lavoro collettivo a gura ad essere messa in discussione è quella il rapporto tra tv e spettatori. Sebbene le pos- lungo andare si perfezionò al punto tale da ri- del regista, come evidenzia Alina Marazzi: sibilità mediatiche dell’epoca ancora limitate uscire ad anticipare le mosse di Lynch e di “Per i mezzi limitati a disposizione, oltre che non permettessero un coinvolgimento tanto quanto accadeva nella serie. Così, mentre i per l’essenza stessa di questo cinema, l’autore diretto e massiccio dei fan come quello odier- critici reputavano “Twin Peaks” sempre più cresce la propria opera e l’accompagna fin contorto, i fan lo trovavano invece sempre più quando è sicuro che può camminare con le scontato e prevedibile, quasi fossero riusciti sue gambe. Oltre che registi, si deve essere ad entrare nella mente degli ideatori, per co-produttori, a volte montatori, e anche dif- comprenderne la logica e il modo di pensare e fusori, se non proprio distributori. E gli spazi prevedere cosa sarebbe successo nella storia. per riflettere a posteriori sui nostri film, -se Alla televisione si richiedeva ormai uno sforzo guendone le sorti in giro per l’Italia e non, ci di intenti e contenuti per stare al passo con gli hanno insegnato ad articolare meglio un di- spettatori più attenti ed esigenti. Non è un ca- scorso teorico, a mettere a fuoco meccanismi so che le serie moderne continuino a distin- talvolta inconsapevoli”. Una libertà che è an- guersi per la loro complessità, l’esperienza che sinonimo di solitudine, spiega Costanza immersiva offerta, la narrazione multistrand, Quatriglio, per cui l’esaltazione della produ- che le rendono dei prodotti estremamente zione low budget ha di fatto rappresentato Kyle MacLachlan è Dale Cooper, agente dell’FBI elaborati, tali da richiedere agli spettatori un uno scarico di responsabilità da parte dell’ap- incaricato del caso di Laura Palmer impegno di concentrazione assai elevato. Il parato industriale, incapace di costruire un no, con questa serie si poté intuire che qualco- network televisivo statunitense Showtime ha mercato vero, fatto di domanda e offerta, di sa stava cambian- deciso di produrre pluralismo. “E un cinema che non è supporta- do. A “Twin Peaks” un revival di “Twin to dall’industria – afferma Peter Marcias – ne va il merito di esse- Peaks” ambientato paga le conseguenze sulla sua pelle. In termini re stata tra le prime nel presente, sem- di sostegno economico e di circuitazione. C’è serie tv a sfruttare pre con Lynch alla ancora troppa distanza, bisogna trovare nuo- diversi espedienti, regia. Le riprese so- ve modalità, lavorando su più canali distribu- soprattutto narra- no iniziate a set- tivi. Non ha senso rivangare il passato, è ne- tivi, per indurre il tembre scorso, ma cessario ripartire da qui, dal grado zero”. pubblico a delle non è ancora chiaro pratiche di visione se la miniserie verrà Chiara Gelato immersive e parte- rilasciata entro il cipative: la trama 2016 o nel prossimo assai complessa anno. Intanto, ad Giornalista cinematografica romana (Paese Sera, - Gior spinse il suo fan- ottobre uscirà “The nale dello Spettacolo, 8 ½) e direttore della rivista di studi dom, poco dopo la Secret History of David Lynch Cinema e Storia (Rubbettino), è autrice di diversi volumi messa in onda del Twin Peaks” di sul cinema e di special di film per Cristaldi, Fox e Colum- primo episodio, a creare una community in Mark Frost, che racconterà la storia tra la fine del- bia. Con “L’alambicco” e “La macchina cinema” ha curato rete, alt.tv.twinpeaks, in cui tutti i fan della se- la seconda stagione e il presente. Non ci resta che rassegne e convegni su autori come Rosi, Monicelli, Scola rie potessero condividere materiali sulla serie attendere. e Avati. (articoli di giornali delle testate locali, grafici Laura Frau 7 n. 38 Biblioteca Umberto Barbaro. Il primo passo è fatto grazie alla SIAE A settembre Diari di Cineclub aprì la campagna per salvare la Biblioteca. Primi risultati Non pioverà sui 360 logistica Giancarlo Mori. L’8 marzo è avvenu- scatoloni che conten- to il trasloco da una delle sedi dell’Archivio di gono metà del patri- Stato che a Pomezia ospita i cellari dell’Archi- monio librario della vio Audiovisivo del Movimento Operaio. Me- Biblioteca Umberto ta: Ciampino magazzino della SIAE. La nuova Barbaro. Non più una casa provvisoria di 2000 mq consiste in uno tettoia protettiva all’a- spazio a noi riservato di tre metri di altezza e ria aperta, non più ri- 30 di lunghezza, un ambiente provvisto di schi, non più esposi- scaffalature, pulito, razionalizzato, ideale per zione alle intemperie. custodire i nostri contenitori. Dopo mesi di Mino Argentieri Il miracolo è avvenuto ambasce e tribolazioni finalmente c’è stato un e ha i suoi nomi: la Società Italiana degli Au- approdo che assicura una stabilità. E’ un esito tori ed Editori, il direttore generale Gaetano ragguardevole, tanto più che si è verificato Blandini e i suoi collaboratori, Danila Confalo- grazie a un’importante istituzione che si è di- nieri responsabile dell’Ufficio di Attività di Pro- stinta da numerose altre, che hanno brillato mozione Culturale e il responsabile dell’ufficio per indifferenza o, peggio ancora, per ostilità.

Gaetano Blandini, Direttore Generale della Siae

Con ciò non si vuole dire che i problemi della Biblioteca Barbaro siano stati risolti: il Comu- ne di Roma intende sfrattare la biblioteca dal- la palazzina Corsini a Villa Doria Pamphilj, il MiBACT Direzione Generale Cinema ha ne- gato la sovvenzione per l’anno 2015, non si hanno ancora notizie su come si intendono modificare le norme per il finanziamento pubblico alle iniziative di promozione della cultura cinematografica. Tuttavia qualche speranza è lecita. La Barbaro è affiancata in questo momento da Diari di Cineclub e dal suo direttore Angelo Tantaro; dalla FICC – Fe- derazione Italiana dei Circoli del Cinema pre- sieduta da Marco Asunis e da associazioni e persone che non accettano la nullificazione o I contenitori ordinati nello spazio riservato alla Biblioteca Sono stati trasportati 26 bancali con due viaggi da la dispersione di un bene comune accumulato Barbaro. Da sx Angelo Tantaro, Direttore di Pomezia a Ciampino Diari di in oltre mezzo secolo. Anche l’autorevolissima Cineclub e Giancarlo Mori, responsabile Logistica SIAE si è mossa e ha compiuto un gesto di ge- della SIAE nerosità esemplare. C’è da augurarsi che que- sta sia la premes- sa a una sinergia che possa garan- tire, nel rispetto delle singole au- tonomie, di acco- stare la Bibliote- ca Barbaro alla preziosa Biblio- teca Teatrale SIAE del Burcar- do così da creare nella capitale un solido centro cul- turale dello spet- tacolo, nell’insie- me delle sue articolazioni.

360 contenitori della Biblioteca Barbaro presi in Siae - Direzione Generale Viale della Letteratura, 30 Roma EUR Mino Argentieri custodia negli archivi della SIAE a Ciampino 8 [email protected] Il caso Spotlight Genere: Drammatico, Regia: Tom McCarthy, Cast: Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Liev Schreiber, Stanley Tucci, Brian d’Arcy James. Anno: 2015, Durata: 128 min Nel 2001 uno delle più importanti testate gior- nalistiche di Boston il Boston Globe, subisce un cambio al vertice con l’arrivo da Miami di Marty Baron (Liev Schreiber). Marty vuole che il Team Spotlight, gruppo di giornalisti del Giulia Zoppi Globe specializzato in delicate inchieste di cro- naca, torni a lavorare su un caso già aperto in pas- sato e misteriosamente insabbiato e dimenticato. Oltre al caso John Geoghan, prete accusato di aver violentato un bambino di dieci anni, il te- am lavora per smascherare un intero sistema di abusi e violenze occultato dall’allora arcive- scovo della città Bernard Francis Law. Spotli- ght affronta con piglio investigativo l’indagine del Globe, operando delle scelte minime di problema che il racconto risulti monco, par- cronisti che vedono nel proprio mestiere non contenuto e di forma che favoriscono l’imme- ziale. Il piccolo gruppo di giornalisti che par- un salario ma una missione. La pellicola dun- desimazione dello spettatore e l’approfondi- teciparono all’inchiesta hanno già ricevuto la que ripercorre tutte le fasi dell’indagine, dai mento sull’inchiesta vista dalla parte dei gior- loro ‘prova di realtà’ con il Pulitzer vinto nel primi indizi fino alla pubblicazione dei fasci- nalisti. In questo senso non stupisce, per 2003 e non hanno certo bisogno che un film coli originariamente secretati sull’edizione di esempio, che gli antagonisti del racconto, i ne metta in discussione i risultati, creando gennaio 2002 del Globe. Sotto la guida di Wal- preti, siano relegati nell’ombra, fuori campo, dubbi nel pubblico. Spotlight è un pugno in ter “Robby” Robinson (Michael Keaton) i vari ad esclusione di un paio di apparizioni al limi- pieno viso che non ha pietà per chi, lungo i de- membri della squadra differenziano i loro te del grottesco: eludendo così una delle prati- cenni, ha meticolosamente insabbiato ogni obiettivi per raccogliere le testimonianze del- che più importanti del giornalismo, ovvero il prova di colpevolezza dopo aver abusato di ra- le vittime degli abusi, carpire informazioni ri- diritto al contraddittorio. Il film si schiera gazzini e ragazzine provenienti dagli strati servate dall’avvocato Mitchell Garabedian senza rimpianti dalla parte della ‘verità’, della più deboli della società ma è soprattutto un’o- (Stanley Tucci) e svelare i misteri di Eric Maclei- perdita di fede, della paura di un pericolo stri- pera rigorosa che utilizza al meglio il potere sh (Billy Crudup). La ricostruzione è puntua- sciante e potentissimo che abita a pochi metri delle immagini nel dipingere un mondo di re- le, i riferimenti precisi e l’indagine, seppur dalle case dei buoni “cristiani americani” e lo lazioni assenti (i giornalisti che hanno fami- molto scrupolosa e dettagliata, non risulta fa scegliendo uno stile registico che nulla re- mai pesante ma è anzi molto dinamica grazie gala alla spettacolarità e neppure ai colpi di ai frequenti cambi di fronte. Si passa rapida- scena, rimanendo invece (e qui sta la vera ed mente dalle indagini di Michael Rezendes importante novità di questa pellicola vincitri- (Mark Ruffalo) a quelle di Sascha Pfeiffer (Ra- ce dell’Oscar come Miglior film) sempre e solo chel McAdams), senza mai soffermarsi esage- dietro alla storia che racconta, sommessa- ratamente su un singolo filone. Le prove degli mente e senza alcun effetto speciale (né vezzi interpreti sono superbe, i profili psicologici interpretativi da parte dell’ottimo cast) crean- debitamente approfonditi, anche se salta im- do un precedente. Molti hanno accostato mediatamente all’occhio come il duo più inte- quest’opera al film dedicato allo scandalo Wa- ressante risulti subito essere quello tra Ruffa- tergate raccontato da Alan J. Pakula in Tutti gli lo e Tucci, capaci di dare continua vitalità uomini del Presidente ma, pur ritrovando se- glie e/o relazioni quasi inesistenti) di storture all’opera con i loro confronti. L’intento del quenze e luoghi che balzano subito alla mente burocratiche e politiche (nessun impiegato, film di sensibilizzare è evidente. Riferimenti per efficacia evocativa (uno su tutti la bibliote- nessun soldatino si smuove dal suo posto per ad inizio e a fine pellicola, oltre al contenuto ca), altri e più importanti sono gli elementi collaborare, opponendo la cieca obbedienza stesso di essa denotano come si voglia esten- che dividono queste due opere, ponendole su alla ricerca della verità) di tragiche fatalità dere al grande pubblico un’inchiesta di enor- due piani di genere molto distinti. Se Pakula e (l’attentato alle Torri Gemelle che blocca per me portata. E’ necessaria dunque una certosina lo sceneggiatore William Goldman, infatti, settimane l’inchiesta, l’inesperienza di un cura dei dettagli che Tom McCarty fa immedia- avevano giocato la carta dello spionaggio e giornalista che si lascia passare sotto il naso tamente sua. Spotlight infatti è il giusto com- controspionaggio con un occhio che indaga informazioni piccanti). E perché tutto questo promesso tra un’analisi strettamente tecnica osservato a sua volta da altri occhi che indaga- traspiri dallo schermo fino a noi è necessaria della vicenda ed un approccio “romanzesco”, no a loro volta, più simile a La conversazione di la prova assolutamente convincente dell’inte- con una forte tendenza verso la prima. A vol- Francis Ford Coppola, McCarthy fa del gior- ro cast, da Stanley Tucci a Micheal Keaton e te, soprattutto nei colloqui con le vittime, nalista il punto focale della storia, vero moto- Rachel McAdams, sul quale svetta però il te- sembra quasi di essere di fronte ad un repor- re attorno cui si muovono vittime, carnefici, stardo Michael Rezendes interpretato da tage, una documentaristica ricostruzione dei avvocati avidi, portavoce conniventi, senza Mark Ruffalo, figura emozionante nella sua fatti, scandita dalle sublimi ed inconfondibili mu- indugiare nemmeno per un attimo sull’altra abnegazione, capace di uscire dai confini del- siche del pluripremiato compositore Howard faccia della medaglia, senza porsi nemmeno il lo schermo per farsi portavoce di generazioni di segue a pag. successiva 9 n. 38

segue da pag. precedente YouTube Party #18 Shore (Il signore degli Anelli, The Aviator, Il silenzio degli innocenti). Spotlight è un film duro, dai to- ni diretti e nitidi. Non usa mezzi termini per Minecraft Redstone Computer descrivere gli orrori consumatisi nelle case e nelle parrocchie dei preti di Boston. “Non si Visualizzazioni - 1’311’334 (link) può essere generali in queste situazioni, utiliz- La trama - Il nostro au- confini filosofici e ci porta a considerarlo par- zare il termine “molestare” non è abbastanza” tore, LPG, ci mostra le te di una diversa categoria intellettuale. Già il puntualizza il personaggio di Sascha Pfeiffer proprietà del compu- celebre Game of Life di John Conway, nel lonta- ad una delle vittime, tuttavia il film si pone so- ter che ha costruito no 1970, spinse molti a chiedersi se quel pro- prattutto dalla parte del giornalismo libero di all’interno del video- gramma non potesse essere considerato, in denuncia, anche perché, è bene sottolinearlo, game Minecraft. Que- qualche modo, una forma di vita elementare. l’attività del gruppo è frutto di una pratica di sta impresa non può Recentemente, svariati pensatori (tra cui Ste- indagine che oggi non sarebbe più possibile. essere compresa in phen Hawking) sono giunti a considerare i vi- Con l’avvento del giornalismo digitale infatti, Massimo Spiga tutta la sua brillante rus informatici come una forma di semi-vita, niente è più come allora. Né i tempi di lavora- follia senza qualche proprio come i loro analoghi biologici: pur es- zione e nemmeno il messaggio veicolato dalle informazione di contesto. Minecraft è un gioco sendo privi di un loro metabolismo, sfruttano notizie, tutte oltremodo consumate nel giro di indie, sviluppato dai programmatori svedesi quello del loro sistema ospite, e sono capaci di 24 ore. Dalla pellicola emerge una visione for- Markus Persson e Jans Bergensten. Fu pubbli- riprodursi. Negli anfratti digitali di milioni di temente pessimistica della Chiesa, così radica- cato del 2011 dalla piccola casa di produzione computer sparsi in mezzo mondo è già pre- ta da risultare quasi inestirpabile, così potente Mojang. Ebbe un certo successo; la Microsoft sente un intero ecosistema di virus ormai sel- da poter insabbiare qualsiasi manovra sia iso- ne acquisì i diritti nel 2015 per due miliardi e vatici, che continuano a moltiplicarsi e muta- lata e non minuziosamente documentata. Il mezzo di dollari (per aiutarci a mettere le cose re in via indipendente, per sempre separati pessimismo straripa addirittura dallo scher- in prospettiva, si tratta di una cifra superiore dalla loro funzione originaria e dai loro crea- mo e rompe gli argini della quarta parete. “So- al PIL della Liberia). Minecraft è, in sintesi, una tori (i quali, in molti casi, sono da tempo finiti no scettico sul fatto che la Chiesa cambi il suo versione digitale del gioco dei Lego. Offre una in carcere per una deliziosa varietà di crimini atteggiamento, guarire da se stessa sarebbe un varietà di diversi “mattoncini” cubici, con cui informatici). Nulla ci impedisce di immagina- piccolo passo verso questa direzione”, senten- costruire qualsiasi cosa (mentre si sopravvive re un worm scritto con un codice di torce e zia Thomas McCarty, il regista. La Chiesa do- agli attacchi di arcieri scheletrici e blob esplo- tracciati di polvere rossa, all’interno di un vrebbe guarire, ma quello che Spotlight ci fa ca- sivi). Due di questi cubi hanno interessanti Redstone Computer. Minecraft ci porta a riflet- pire, è che lei stessa che oppone resistenza, proprietà: le torce e la polvere di pietra rossa. tere su quanto profonda sia la tana del Bian- Mentre la seconda può servire per tracciare coniglio digitale e su quanto i nostri giocattoli veri e propri circuiti, le prime possono “accen- racchiudano in sé la promessa che, fino al se- derli”. In questo modo, gli utili prodotti della colo scorso, apparteneva esclusivamente ai pietra rossa possono essere impiegati per co- primi capitoli del Vecchio Testamento. struire strutture dinamiche. LPG, sicuramen- Il pubblico - Lo stupore generalizzato è inevita- te aiutato da una certa dose di disturbo osses- bile. Tuttavia, superato il momento di sbigot- sivo-compulsivo, le ha usate per costruire un timento, lo spirito nerd trionfa. Pattuglie di computer funzionante. L’esegesi - Minecraft permette di costru- ire macchine virtuali Turing-comple- te. Questo significa che, all’interno di desiste. Per approfondire la tematica però è un videogioco, si può assemblare un bene segnalare Il Club, pellicola presentata a vero e proprio computer, capace di Venezia e girata dall’ottimo Pablo Larrain. Se risolvere qualsiasi elaborazione in Spotlight il nucleo del racconto gira intorno matematica. LPG l’ha dotato di un all’ antico e nobile mestiere del giornalista word processor, di una calcolatri- d’inchiesta, Il Club mostra senza censure e con ce, di un browser per internet e di molto coraggio l’abiezione, la violenza e la cru- tante altre piccole amenità (ed è deltà praticata da un gruppo di preti e da una bene notare come abbia “scritto” suora che seppur allontanati dalle proprie par- queste funzionalità con scie di pol- rocchie per aver perpetuato violenze su mino- vere rossa e torce). Molti altri ingegneri di Mi- giovanissimi ingegneri propongono modifi- ri, continua a considerare i propri abusi al ser- necraft hanno creato stampanti, montagne che e ampliamenti del sistema. Naturalmente, vizio di una particolare e personalissima russe, chitarre e, addirittura, hard disk fun- per loro, un computer Turing-completo non è liturgia delle fede e senza mai mostrare alcun zionanti. Data una quantità sufficiente di pre- sufficiente: pretendono che la CPU sia poten- segno di pentimento, sotto lo sguardo ambi- cisione, un hardware abbastanza sviluppato e ziata, i cubi di vetro tinto siano usati per for- guo di un emissario del Vaticano con intenti dell’infinito tempo libero, sarebbe teoricamente nire uno schermo a colori, il sistema sia forni- epuratori. Un’altra storia crudele su cui riflet- possibile costruire all’interno di Minecraft un to di RAM. La creatività espressa dai giocatori tere, un’altra faccenda scabrosa (se non si è computer capace di far girare una seconda ci offre, in un ambiente estremamente ridot- troppo sensibili) che McCarty accenna e che istanza del videogioco, dotata anch’essa di un to, la spiegazione del processo che ha portato Larrain ci sputa addosso senza remore o pre- Redstone Computer e di una terza iterazione delle scimmie spelacchiate a costruire reattori giudizi. del software; e così via, in un regresso infinito capaci di maneggiare il potere delle stelle. che, senza dubbio, comprometterebbe per sem- Sarà sufficiente qualche milionata di anni pre la sanità mentale di chi lo contempla. Que- perché i discendenti dei nostri virus informa- sta ipotesi è già stata vagliata (e battezzata tici erigano cattedrali di diamante nella Nebu- Minception) dagli utenti del gioco. A questo losa di Andromeda. punto, c’è da chiedersi se Minecraft possa esse- re considerato un gioco. Questa è solo l’ultima Giulia Zoppi occasione in cui un software dissolve i propri Massimo Spiga 10 [email protected] Associazionismo Nazionale di Cultura Cinematografica La FICC, una delle nove Associazioni Nazionali di Cultura Cinematografica, contro il blocco delle istanze, scrive al Ministro Diari di Cineclub ha di Cineclub non ha ricevuto alcuna risposta in e non solo. Di chi la colpa? Amministrativa? Po- preso visione dell’Or- merito. Ciò nonostante abbiamo ragione di rite- litica? E’ nostra intenzione continuare a chiede- dine del Giorno appro- nere che le persone a cui è indirizzata l’istanza, re chiarezza sui tempi, sul metodo e sulla sostan- vato in data 28 febbraio per il ruolo delicato di rappresentanza che esse za di ciò che “Gli Amministratori” vogliono u.s. dalla direzione na- svolgono, sapranno bene valutare la gravità di modificare. Nel riquadro a sinistra riproducia- zionale FICC – Fede- quanto rappresentato, vieppiù per un settore mo il comunicato pubblicato sul sito della razione Italiana dei così importante per la cultura e la sua promozio- DGC, da notare anche il termine “Utenti” …. in Circoli del Cinema, in- ne. Riportiamo di seguito l’esempio evidente di quello a destra la lettera inviata al Ministro dei dirizzata al Ministro confusione e incertezza da parte della Direzio- Beni Culturali Dario Franceschini. Dario Franceschini e ne Generale Cinema nei confronti delle Asso- Angelo Tantaro per conoscenza al Di- ciazioni Nazionali di Cultura Cinematografica Angelo Tantaro rettore Generale Cine- ma Nicola Borrelli. Tale OdG circostanzia e de- Al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo nuncia le preoccupazioni per le criticità causate dall’attuale vuoto normativo e decisionale. Per On. Dario Franceschini pc. al Direttore Generale per il Cinema questo motivo abbiamo deciso di pubblicare il Dott. Nicola Borrelli documento della FICC. Ispirati al rispetto dei Oggetto: O.d.G. della Direzione nazionale della Federazione Italiana dei Circoli del Cinema principi della trasparenza e del giusto confronto democratico, abbiamo chiesto agli uffici del Il Consiglio Direttivo della Federazione Italiana dei Circoli del Cinema (FICC), alla presenza Ministro e del Direttore Generale una dichiara- dei segretari dei Centri Regionali della Federazione, riunito a Roma il 28 febbraio c.a., zione sulla questione sollevata, in modo tale che - esaminata la grave situazione di indeterminatezza derivante dal congelamento delle su un argomento così politicamente controverso istanze 2016, a cui sono soggette le nove Associazioni Nazionali di Cultura Cinematografica che interessa tanti nostri lettori, si possa avere riconosciute dalla normativa vigente sul cinema e quanti dovrebbero presentare domanda l’informazione più corretta e completa. Al mo- di contributo per le attività di promozione culturale cinematografica in Italia e all’estero per mento in cui il giornale esce, la redazione di Diari l’anno in corso; - preso atto del mancato rispetto da parte del MiBACT - Direzione Generale per il Cinema Dal sito del MiBACT - Direzione Generale Cinema del D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 28 tuttora in vigore; - Contributi e Riconoscimenti - Associazioni - considerata la giustificazione della D.G.C. per non avere reso praticabile il rispetto della ci- Nazionali di Cultura Cinematografica tata norma (in particolare quella riferita al D.M. 28 ottobre 2004 - “Modalità tecniche di ge- stione e di monitoraggio dell’impiego delle risorse, destinate alla promozione delle attività AVVISO AGLI UTENTI cinematografiche in Italia e all’estero”, che stabilisce per le Associazioni Nazionali di Cultu- Si comunica a tutti gli interessati che è in corso di appro- ra Cinematografica di presentare istanza di contributo all’inizio di ogni anno alla D.G.C. co- vazione il nuovo decreto recante “Modalità tecniche di municando la programmazione annuale prevista), disponendo la sospensione dei termini gestione e di monitoraggio dell’impiego delle risorse, previsti per la presentazione delle istanze nella modalità on line, in attesa di una non preci- destinate alla promozione delle attività cinematografi- sata emanazione di nuovo decreto che ridefinirebbe nuovi criteri in sostituzione di quelli che in Italia e all’estero”. Con tale decreto saranno ride- del già citato D.M. finiti modalità e tempi di presentazione delle relative - specificato che in questa disposizione si chiarisce che è concessa alle Associazioni la pos- istanze sulla base della modulistica aggiornata, in via sibilità di presentare tali istanze nel formato cartaceo e non on line; di predisposizione da parte dei competenti uffici della - precisato ulteriormente che tali istanze verranno però valutate alla luce di criteri nuovi Direzione generale Cinema, e che sarà orientativamente che saranno adottati dal nuovo decreto per la promozione cinematografica posto in attua- resa disponibile entro le prime settimane del 2016. Per- zione della normativa sulla legge cinema ancora vigente; tanto, fino al completamento delle suddette fasi, non sarà disponibile sul sito internet di questa Direzione per quanto sopra riportato, CHIEDE che venga riadottata urgentemente la possibilità, per generale la modulistica da utilizzare. Fatto salvo quan- la FICC e per tutte le Associazioni che ne hanno diritto, della presentazione delle istanze on to precede, si rende noto che anche le istanze che dovesse- line, indicando una aggiornata scadenza tale da non creare grave nocumento alla program- ro, comunque, pervenire prima della formale entrata in mazione delle attività culturali cinematografiche 2016, sulla base della normativa mai abro- vigore del nuovo decreto, saranno istruite e valutate gata tuttora in vigore e da esaminare in base alle suddette norme. sulla base delle disposizioni e modalità contenute nel medesimo. La direzione FICC, nel riaffermare il diritto di questa Associazione a svolgere le attività cul- turali che istituzionalmente le competono, invita il MiBACT - Direzione Generale per il Ci- nema a ripristinare la situazione di diritto gravemente lesa dai comportamenti denunciati, News al fine di far cessare ogni comportamento volto a violare una legge in vigore, denunciando Il disegno di legge “Disciplina del cinema, dell’audiovi- che ogni altra iniziativa del medesimo contenuto costituirà ulteriore e grave violazione di sivo e dello spettacolo e deleghe al Governo per la rifor- legge, restando inammissibile e impensabile che quanto riportato derivi da fatti e compor- ma normativa in materia di attività culturali” presen- tanti provenienti dal Ministero, organo centrale dello Stato e come tale posto a garante del tato dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del rispetto delle norme di legge approvate dal legislatore e fino alla loro abrogazione. turismo Dario Franceschini di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan al Se- (OdG – Approvato all’unanimità) - Marco Asunis (presidente), Antonino De nato della Repubblica il 16 marzo u.s., iniziando così il Pace (v. presidente), Vincenzo Esposito (v. presidente), Patrizia Masala (v. presidente), proprio iter parlamentare. Tiziana Spadaro (v. presidente), Marino Bergagna, Pasqualino Ariu, Gino Interi, Giorgio Documenti Lo Feudo, Laura Mancuso, Martina Mulas, Valentina Origa. Il disegno di legge Cinema, Audiovisivo e Spetta- colo presentato al Senato Roma, 28 febbraio 2016 11 n. 38 Montare la pellicola a passo ridotto nell’epoca del digitale C’erano una volta i di quelle girate da lui, ma per le altre, da un in cui ripara le vecchie attrezzature del passo film di famiglia a pas- certo punto in poi, ci sono solo alcune note ridotto, mentre sua figlia Sonia si occupa dei so ridotto, alzi la ma- manoscritte sulle bobine o sulle buste: date, telecinema. Arrivo in Prati, trovo l’indirizzo no chi avendo i capelli luoghi e persone, note lacunose e talvolta in- ed entro. Mi sembra di entrare in un film degli bianchi o almeno grigi decifrabili. Che fare? Se porto tutta questa ro- anni Trenta-Quaranta: un minuscolo e stipa- non ne ha girati a suo ba in un laboratorio per farla telecinemare tissimo anfratto seminterrato, a metà strada tempo. Poi, il nastro non può venir fuori che un gran casino. Biso- fra il laboratorio de Il dottor Jekyll e la libreria magnetico e il digitale gna vederle, metterle in ordine, montarle. Hai antiquaria legata alla resistenza polacca nel ne hanno decretato la detto niente. Di tutto ciò che utilizzavo un Vogliamo vivere di Lubitsch. Anche Umberto Corrado Farina morte. Qualcuno, più tempo qualcosa è passato a mio figlio Alberto, Cantoni mi sembra un segaligno personaggio avveduto, ha provve- che quando si è sposato ha lasciato in casa una duto a digitalizzare tutto, bambini, vacanze, quantità di detriti, come fanno le acque del case, giardini, battesimi, nozze, giochi e torte Nilo quando si ritirano dopo una inondazio- di compleanno; altri, in tutt’altre faccende af- ne. Vediamo un po’ che cosa è rimasto in sof- faccendati, li hanno chiusi in scatoloni e rele- fitta. La mia Paillardina, che commozione ma gati in soffitta e in cantina. Qui sono rimasti, adesso non serve; la giuntatrice Ferrania nella in attesa di passare fra le mani di un trasloca- sua scatola di plastica blu, questa sì che sarà tore frettoloso e finire in una discarica o sulle preziosa; ma soprattutto una moviola bipasso bancarelle di un mercatino: ed è difficile dire che lui si è procurato nelle breve fiammata su- quale delle due alternative sia più avvilente bito spenta di interesse per il passo ridotto. per la memoria di chi quei ricordi se li è lascia- Funzionerà ancora? Inserisco la spina e faccio ti indietro prima di andarsene. Io faccio parte scattare l’interruttore. La luce si accende, cin- Moviola Hanimex mod. Dual E 200 manuale per film di quelli “in tutt’altre faccende affaccendati”: que secondi esaltanti. Poi si sente un “pof” e la 8/S8mm anche se di film di famiglia ne ho fatti pochis- luce si spegne. Chi si esalta sarà umiliato, ha simi, impegnato com’ero a impressionare pel- detto Qualcuno. Prendo la lampadina brucia- di Lubitsch, mentre mi squadra sospettoso al licole di taglie più forti. Ma negli scatoloni, ol- ta e vado a cercarne una nuova. Ma i negozi di di sopra degli occhiali. Mi domando se per tre ai miei, ci sono finiti quelli del padre di articoli elettrici a cui mi rivolgo mi guardano parlare con lui ci voglia una parola d’ordine. mia moglie, girati fra il 1940 e il 1944, quando come si guarda un pazzo, manca poco che Ce ne vogliono più di una: Tantaro, Monteca- lui è stato trucidato sulla linea gotica dai sol- chiamino la polizia. La moviola di Alberto è tini, Nando Scanu e altri nomi dimenticati da dati nazisti, e quelli di un suo fratello scapolo, fuori gioco, me ne serve un’altra. Dove la tro- tempo. Ma a questo punto le paratie si aprono che a partire dal dopoguerra ha fatto da padre vo? L’unico filo che ormai mi lega al mondo e lasciano passare cateratte di parole: com- alle nipotine, e con l’8mm ha documentato la del passo ridotto si chiama Angelo Tantaro, presa la promessa di vedere che cosa ci si può loro crescita e la venuta al mondo dei loro fi- artefice princeps di questa rivista on line. Co- fare, con questa moviola. Sempre che non sia- gli. Che poi sono anche figli miei, per lo più. nosce qualcuno che mi possa prestare una no andati gli specchi, perché in questo caso La mia decisione di esumare i vecchi filmini moviola funzionante? Sì, un volontario dispo- puoi metterci una croce sopra. Passa qualche prende le mosse probabilmente dalla digi- giorno e ritorno nella tana di Cantoni, talizzazione a 2,3k dei miei 8mm a sogget- per scoprire che la sua vera natura non è to da parte della Camera Ottica di Gorizia, quella del dottor Jekyll ma quella del ba- un laboratorio dipendente dall’Università rone Frankenstein: ha sventrato la mo- di Udine specializzato nel passoridotto: viola, rimuovendo il portalampadina e una operazione condotta con mezzi così sostituendolo con uno più moderno che potenti che uno di questi film (Il figlio di possa supportare una lampada in com- Dracula, 1960) ha potuto essere proiettato mercio. Per fortuna gli specchi sono un sullo smisurato schermo dell’Auditorium po’ ossidati ma salvi, qualcosa ci vedrai. di Roma nel corso della cosiddetta Festa Sono arrivato in porto? Macché. La lar- del Cinema del 2014 senza nulla perdere ghezza dello scotch, per non farlo finire in definizione. La mia coscienza a questo sui piolini metallici che reggono i due punto ha incominciato a rimordere. E monconi di pellicola da unire, deve esse- tutte quelle bobine che hai nello scatolone re al massimo di 1,3 centimetri, non un in soffitta? Eh? Non ti vergogni? E tutte millimetro di più. E in commercio, qua- quelle altre che sono rimaste in una canti- lunque sia la cartoleria a cui mi rivolgo, na di Torino, sepolte vive che neanche Ed- dal centro storico agli angiporti di Traste- gar Allan Poe? Come la mettiano? Eh? Co- Incollatrice C.I.R Mod. 16mm 2T a nastro adesivo a 2 taglierine per vere, non esistono scotch più bassi di 1,5 sa direbbe lo zio Giovanni? Insomma, una film a lettura ottica (taglio diritto) e magnetica (taglio obliquo) cm. Disperazione. Ritorno dalla famiglia rottura di scatole che dovevo far cessare, in un nibile me lo trova, ma la coscienza torna a Cantoni, e questa volta affido le mie speranze modo o nell’altro. Devo per forza decidere di rompere le scatole: e se poi anche questa fa a Sonia: se lei fa i telecinema avrà ben bisogno far digitalizzare il tutto. Recupero gli scatolo- ”pof” e tu non trovi una lampada in sostituzio- di rifare delle giunte no? E dove lo trova, lo ni, li apro e mi sento morire. Sono più di un ne? Come faccio, a quel punto? Ah, dice Tanta- scotch? Ah, mi risponde gentilmente Sonia, in centinaio di bobinette da 4 minuti, in gran ro, speriamo che non succeda. Sì, ma se poi effetti è un casino: devo usare quelli in com- parte ancora racchiuse nelle scatole e nelle bu- succede? ribatte la coscienza. E non c’è verso mercio, ma ho trovato un tizio che ha la pa- ste originali gialle con le scritte rosse della Ko- di tacitarla, la rompiballe. A questo punto il zienza di metterli sotto una fresa e grattare dak. Quelle degli anni di guerra sono ancora diabolico Tantaro estrae dal suo cappello a ci- via i due millimetri in eccedenza. Splendido, metalliche, qualcuna è arrugginita ma le pelli- lindro un nuovo coniglio: c’è un tizio che forse allora mi puoi dare il suo indirizzo… No, da cole che ci sono dentro sembrano in buone con- ti può aiutare nel tuo recupero dei film di fa- qualche tempo non sta bene e per il momento dizioni; quelle del dopoguerra sono in plastica miglia, si chiama Umberto Cantoni, ha un non può più lavorare. Allora me ne puoi dare nera, grigia o trasparente. Mio suocero, da bra- glorioso passato di cineamatore dietro le spal- un paio di rotolini dei tuoi? Purtroppo no, mi vo ingegnere, ha redatto un elenco dettagliato le e adesso un laboratorio nel quartiere Prati segue a pag. successiva 12 [email protected] segue da pag. precedente Teatro dispiace, ho anch’io lo stesso problema e sto esaurendo le scorte. Avete presente il meccani- smo perverso dei giochi dell’oca? A questo Chi ha paura di Virginia Woolf? punto né Cantoni né Tantaro mi possono più aiutare. Ma mi viene in mente che in mezzo ai Nella rilettura di Arturo Cirillo, ben supportato da una flutti di Facebook ho visto far capolino un incontenibile Milvia Maragliano gruppo chiamato “Mercatino del passo ridot- to”. Per lo più vi si tratta di cedo-vendo-scam- E’ tornato sui palcosce- ordinario. Non fanno che bere, litigare e rin- bio, ma hai visto mai. Scrivo una mail di SOS: nici italiani il capolavo- facciarsi oscure colpe e lontane bassezze, can- dove diavolo posso trovare degli scotch da ro di Edward Albee “Chi ticchiando il ritornello “Chi ha paura di Virgi- 1,3mm? Metto la mail in una bottiglia e l’ab- ha paura di Virginia nia Woolf?”, giocando sull’assonanza in bandono tra le onde del web. Mi rispondono in Woolf?”, che oltre mez- inglese fra il cognome della nota scrittrice e la cinque o sei: chi dice che li si trova a Londra, zo secolo fa scosse nel parola “wolf”, che significa lupo e veniva im- chi dice in Svizzera, chi dice a Milano, ma per profondo la società sta- piegata in una molto più nota canzoncina fortuna c’è anche uno che mi parla di Roma, tunitense e occidentale, americana degli anni Trenta che si ispira alla dandomi un numero di telefono e una sigla: mettendone alla berlina fiaba di Biancaneve.. Ai due che, reduci da una CIR. Mi sembra improbabile che Carlo De be- in maniera impietosa festa organizzata dal padre di Martha, non nedetti si occupi di scotch per film a passo ri- Giuseppe Barbanti uno dei pilastri, l’istitu- hanno voglia di andare a letto ed, anzi , aggra- dotto, comunque telefono: e infatti scopro che zione matrimoniale. E lo vano il loro stato per così dire di scarsa lucidi- CIR non significa Compagnie Industriali Riu- faceva accomunando in un disagio esistenziale tà grazie ad alcolici e bicchieri, allocati nel nite ma Costruzione Incollatrici Rapide, ed è che dipingeva come irreversibile, generazioni di- mobile bar che campeggia al centro della sce- l’azienda che è stata fondata anni fa dal mitico verse. Allora si elogiò il drammaturgo statuniten- na, si unisce una giovane coppia formata da Leo Catozzo. Tombola! E’ un nome poco noto se, che aveva saputo confezionare un testo in un professore di biologia e la consorte. Da lì ai non addetti ai lavori, ma per me è familiare grado di rendere attuale, sul filo di una crude- in poi sarà un crescendo sapientemente con- da più di mezzo secolo, e cioè dai primissimi le e feroce reciproca disse- incontri allo Studio Testa con una moviola a zione dei personaggi, le 35mm: “la Catozzo”, una pressa maneggevole frustrazioni della letteratu- ma in metallo pesante, ne era un imprescindi- ra e del teatro di impianto bile accessorio, poiché tagliava tutti i tempi e naturalista sulla crisi della le complicazioni delle giunte ad acetone con coppia, con lo stupefacente cui fino a dopo la guerra si montavano i film. esito che il pubblico agli ini- L’ha inventata e brevettata un geniale perso- zi degli anni ’60 del ‘900 ap- naggio, musicista, sceneggiatore, aiuto regista plaudiva l’allestimento che e montatore, e per mezzo secolo non c’è più solo mezzo secolo prima stato montatore (di caroselli, documentari, avrebbe ferocemente conte- lungometraggi o servizi televisivi) che potesse stato. Cosa era cambiato? farne a meno. Quello che non sapevo è che Ca- Una generale condivisione tozzo ha costruito presse non solo per il 35 e il da parte dell’opinione pub- 16mm ma anche per l’8. Per l’8? Ma certo - mi blica di una prospettiva che dice la persona che risponde al telefono, e che vedeva senza rimedio la cri- si del matrimonio. E al cen- “Chi ha paura di Virginia Woolf” Artuto Cirillo, Milvia Maragliano (foto Diego poi si rivelerà essere la figlia di Leo - come Steccanella) quella per cui lei sta cercando gli scotch. Ma la tro della odierna ripresa di mia giuntatrice è targata Ferrania, dico. Sì, ma “Chi ha paura di Virginia Woolf?” cosa possia- dotto da Albee alla scoperta di quanto sia ha provato a guardare sotto? Prendo la giunta- mo trovare? Arturo Cirillo che, oltre ad inter- possibile cadere in basso. Martha, nei cui pan- trice e la capovolgo: e che il diavolo mi porti se pretare il ruolo di George, il marito della cop- ni troviamo una straripante Milvia Maraglia- sotto non c’è scritto a rilievo, sul metallo pres- pia più matura, ne ha curato pure la regia no, approfitterà dell’occasione per tradire per sofuso, Costruzione Incollatrici Rapide. Ovve- sposta l’attenzione sui singoli, sul graduale e l’ennesima volta il marito, perennemente esa- ro CIR, che esiste tuttora, ha sede in un piccolo scientifico processo di autodistruzione di cui cerbato per le frustrazioni accumulate nei centro della grande cintura romana e produce sono protagonisti ovvero lo stato d’animo del decenni di convivenza con una moglie e un ancora giuntatrici e nastri per giuntatrice. “non sapere più cosa fare dopo aver fatto fuori suocero così ingombranti: ovviamente l’adul- Problema risolto, dunque? Non del tutto: come tutto “come scrive nelle note di regia. Più che terio si consumerà con il giovane e piacente ciliegina sulla torta, la gentile signora Catoz- una partita di coppie quanto accade sotto gli professore di biologia, la cui smarrita consor- zo, che non ho mai incontrato, mi informa che occhi del pubblico finisce con il diventare una te, al di là del contesto inquietante in cui è pre- per ragioni aziendali i nastri non possono es- danza macabra a quattro individui, ciascuno cipitata, svelerà il suo rapporto malato con la sere venduti a meno di 30 per volta; e dopo dei quali in preda ad un inquietante delirio di maternità. Insomma Albee non ci risparmia aver tentato inutilmente di coinvolgere Sonia egocentrismo. E finiscono con l’essere così nulla, nemmeno un figlio inventato. Cirillo, Cantoni in una sorta di cordata, non mi resta spaventati per quanto hanno osato, che all’al- nella doppia veste di interprete e regista, non che trasformarmi in mendicante, perdendo ba (tutto si consuma nel giro di nemmeno 4 fa che caricare i toni sino alle sorprendenti ogni dignità per riuscire a ottenere in elemosi- ore, mentre la pièce ne dura poco più di una e battute conclusive, in cui si accenna all’aspi- na due o tre rotolini di scotch. Cosa che alla fi- mezza) si comportano come se nulla fosse ac- razione a “potersi prendere cura di sé, e dell’al- ne mi viene concessa per pura bontà d’animo, caduto. Ma veniamo alla vicenda. La scena si tro, con dolcezza e morbidezza”. Così, dopo basta naturalmente che la cosa non si sappia apre con l’ingresso dalla platea della coppia di essersi , come singoli e come coppia, così a in giro.Non lo dirò ad anima viva, tutt’al più ci mezza età formata da Martha e George, già su lungo “ trascurati” se non addirittura combat- scriverò qualche appunto per “Diari di Cine- di giri, per l’ora tarda (sono le due di notte ) e tuti. Accanto a Cirillo e Maragliano, calorosi club”. Grazie, Teresa Catozzo. Adesso posso per le abbondanti libagioni. Lei è la figlia del applausi per i non meno bravi Edoardo Ribat- incominciare a montare i vecchi 8mm… se an- rettore di una università americana, lui pro- to e Valentina Picello. cora mi ricordo come si fa. fessore di storia nello stesso ateneo che dopo Corrado Farina decenni non è ancora riuscito a diventare Giuseppe Barbanti 13 n. 38 Il cinema nelle biblioteche Presidi di socializzazione, formazione e autoformazione del pubblico attraverso il linguaggio degli audiovisivi Ruolo determinante termini previsti dalla nella crescita di un pae- circolare. Anche lo se è quello svolto dalle “scenario” di tutta la fi- biblioteche, gli istituti liera del cinema per il culturali per eccellenza, quale il Ministro aveva che private di quei fon- garantito un entusia- di necessari per garan- stico impegno e un effi- tire la corretta funzio- cace intervento di soste- nalità nell’assicurare il gno non è diverso. servizio pubblico al cit- Ritardi, indifferenza e Patrizia Masala tadino, fanno fatica ne- inerzia della politica “Il cinema nelle biblioteche”. Iniziativa a cura dell’ANAC in collaborazione con 4 poli gli ultimi anni a resiste- ministeriale nell’adot- bibliotecari della Regione Lazio re correndo anche il rischio di chiusura. Del tare le riforme del set- pericolo di chiusura delle biblioteche, Diari di tore (si faranno o nell’attesa si devono applicare degli audiovisi. Il ruolo attribuito alle bibliote- Cineclub ne ha ampiamente parlato e conti- quelle in vigore?) ci preoccupa perché se non che nel progetto sarà quello di colmare il vuo- nuerà a farlo segnalando in particolare il caso si provvede immediatamente potremmo an- to lasciato dalla chiusura di molte sale cine- della biblioteca “Umberto Barbaro” di Roma, dare a visitare “i luoghi della memoria” della matografiche e di rappresentare una rilevante specializzata in materia di cinema, che nel 2015 cultura perché ne è stata decretata prematu- risorsa per la distribuzione delle opere cinema- è stata privata di un esiguo finanziamento da ramente la morte. E’ stato aperto in questi tografiche cosidette “invisibili”. La lodevole ini- parte della Direzione Generale per il Cinema del giorni uno spiraglio di speranza dall’ANAC As- ziativa dell’ANAC non è passata inosservata al- Mibact. Si trattava di un irrisorio finanziamen- sociazione Nazionale Autori Cinematografici, la FICC Federazione Italiana dei Circoli del to utilizzato per il normale funzionamento e che preoccupata delle sorti delle biblioteche e Cinema che nel corso dell’ultimo direttivo na- mantenimento della struttura, l’organizzazione del cinema, sostenuta dalla regione Lazio zionale, tenutosi a Roma nel quartiere Qua- del premio Chaplin e la pubblicazione della sto- (non tutti gli enti sono distratti), ha presenta- draro il 28 febbraio, ha esaminato il progetto rica rivista Cinemasessanta. Ma c’è di più da to alla stampa il progetto Il cinema nelle bi- ritenendolo nei suoi contenuti un efficace raccontare sulla “U. Barbaro”. Come se non ba- blioteche. L’idea: far interagire le biblioteche strumento per la diffusione della cultura cine- stasse l’esclusione dai finanziamenti pubblici con gli autori di opere cinematografiche. Un matografica. Da evidenziare il fatto che sono la biblioteca ha seriamente rischiato negli ul- progetto sperimentale che prevede la diffu- numerosi i Circoli del Cinema aderenti alla timi tempi di cadere definitivamente nell’o- sione in 4 poli bibliotecari laziali di venti ope- Federazione e dislocati in tutto il territorio blìo. Gran parte del suo inestimabile materia- re cinematografiche che non hanno avuto nazionale che non fruiscono di spazi idonei le non ancora catalogato e preservato dentro grandi riscontri al botteghino pur essendo di per lo svolgimento della loro attività, soprat- scatoloni è stato sfrattato dai locali messi a di- qualità, alcune delle quali hanno ottenuto il tutto in piccole realtà, che già collaborano e sposizione dal comune di Roma. Ospitato riconoscimento di opere di interesse culturale organizzano con le biblioteche proponendo successivamente per alcuni mesi dalla fonda- da parte del Mibact – Direzione Generale per il proiezioni rivolte sia ad un pubblico adulto zione AAMOD, recentemente ha subìto un al- Cinema. Tutte opere, o quasi, trascurate dalla di- che a quello più giovane. Pertanto è auspicabi- tro sfratto per l’improvvisa indisponibilità a stribuzione e dai normali circuiti, che hanno avu- le che il dialogo iniziale intrapreso con il di- tenerne ancora la custodia nei locali di Pome- to scarsa visibilità al botteghino perché non com- rettore artistico dell’ANAC Alessandro Ros- zia. Benedetta sia la SIAE che grazie all’inter- petitive con le grandi major americane e poco setti possa a breve concretizzarsi, definendo vento del suo Direttore Generale Dr. Gaetano viste dal grande pubblico. In sintesi solo qual- le modalità del rapporto di collaborazione con Blandini e dei suoi stretti collaboratori Danila che titolo in elenco: Bella e perduta (2015) di gli operatori volontari di cultura cinematogra- Confalonieri e Giancarlo Mori, ai quali vanno Pietro Marcello premiato ai Nastri d’Argento fica e con le biblioteche per la diffusione capil- i ringraziamenti del direttore della “U. Barba- 2016; Non essere cattivo (2015) film postumo di lare dell’iniziativa rendendola di ampio respi- ro” Mino Argentieri e del presidente dell’asso- Claudio Caligari che ha “rischiato” di essere ro nazionale. La FICC, pur nell’incertezza ciazione Anna Calvelli insieme a quelli del pe- tra i nove titoli scelti dall’Academy per la corsa dell’erogazione dei contributi in tempi brevi riodico Diari di Cineclub e della FICC, i agli Oscar come miglior film straniero; La bel- da parte del Mibact - Direzione Generale per il materiali non catalogati hanno trovato in la gente (2009) di Ivano De Matteo vincitore Cinema è pronta ad impegnarsi con i propri questi giorni una accogliente dimora nei suoi del Gran Premio al festival del film italiano di Circoli del Cinema ritenendo che il cinefo- Archivi di Ciampino. E con cautela scriviamo Annecy 2009; Ridendo e scherzando (2015) l’o- rum dislocato nelle biblioteche può veramen- che non è improbabile che a breve potremo maggio a Ettore Scola delle figlie Paola e Sil- te rappresentare un momento di riflessione, comunicare che l’attività di funzionamento via; Patria (2014) di Felice Farina. Tra gli obiet- di elaborazione critica e occasione di confron- della biblioteca “Barbaro” risplende di nuova tivi, diffondere e promuovere la cultura to con le organizzazioni del pubblico affinchè luce perchè trasferita nella sede romana della cinematografica in quegli spazi normalmente venga sempre garantito il diritto all’arte e SIAE all’EUR in viale della Letteratura. Sul deputati per la lettura, luoghi le biblioteche all’arricchimento culturale. Diritto impre- fronte finanziamenti alle attività culturali come dichiarato dall’assessore alla cultura scrittibile che il cinema assolve pienamente. delle biblioteche invece tutto tace dalla Dire- della regione Lazio Lidia Ravera che svolgono La cultura quindi non si arrende e non sventola zione Generale per il Cinema impelagata una «funzione democratica fondamentale» biandiera bianca. Ci auguriamo invece che la com’è nella redazione delle nuove norme che soprattutto nei paesi e nelle periferie che politica possa adottare presto il ritornello di le impediscono di pubblicare i bandi 2016 (si- spesso non usufruiscono di una sala cinemato- una famosa canzone d’autore “com’è difficile ght!). L’unica speranza ora viene riposta sul grafica. Spazi che si propongono ora come presi- restare calmi e indifferenti mentre intorno tut- settore Biblioteche e Istituti Culturali, diretto di di socializzazione in cui la sera ci si incontra ti fanno rumore...”. dalla dott.ssa Rossana Rummo, al quale la libe- per vedere un film sviluppando successivamente ra fondazione senza scopo di lucro “Umberto un dibattito fra pubblico e autore. Formazione e Barbaro” ha presentato istanza di contributo nei autoformazione quindi attraverso il linguaggio Patrizia Masala 14 [email protected] La d’là di Munti d’Sabia Il Polesine degli ultimi anni ha sperimentato un graduale senso di riscoperta per la pas- sione cinematografica. Una passione orienta- ta sopratutto verso le Angelo Girardello produzioni locali e i film indipendenti che non si accontenta di in- dagare la scena contemporanea ma estende il proprio interesse ai lungometraggi del nostro ieri, quelli che, negli anni ottanta, venivano registrati su nastro magnetico e montati con l’ausilio di ingombranti centraline. Frutto del- la casualità o della semina culturale? Fatto sta che, grazie a tali premesse, tra gli spazi fisici del Circolo del Cinema di Adria e dell’Associa- zione Culturale “I Druidi”, (aderenti alla FICC) una nuova realtà locale sta prendendo forma: il Circolo del Cinema di Porto Viro. Real- tà per la cui inaugurazione si sta appunto cer- cando di attingere a quel campionario di pro- duzioni autoctone ed indipendenti che documentano in qualche modo la storia del nostro passato nonché il volto del nostro cine- ma, riportando sul grande schermo proprio Il vecchio ponte di Boccasette (foto di Ottavio Girardello) per l’occasione il film “La d’là di Munti d’Sa- bia” di Ottavio Girardello (Italia, 1988, colore, Il binomio terra-acqua rimane tuttavia forte- realizzandolo con l’aiuto di un cast composto 43’). “La d’là di Munti d’Sabia” è un viaggio mente radicato nella cultura popolare in da colleghi, amici e familiari. Le riprese ven- onirico attraverso un Delta del Po (tutt’ora la quanto riflesso di un fragile equilibrio che vie- gono montate sotto la sua supervisione nello più grande zona umida d’Europa) sospeso tra ne a mancare con l’alluvione del novembre studio dell’amico Pierluigi Fongaro, assieme storia e sogno, filastrocca e leggenda. Un viag- 1951, quando l’acqua si “riappropria” degli alla colonna sonora (che spazia da David Syl- gio di conoscenza e di riscoper- vian ad Erik Satie) mixata su di ta della propria identità, che una traccia mono. Del film (rea- condurrà il protagonista, l’ lizzato con una telecamera “Irokese”, ed il suo mentore, “el Blaunkpunkt VHS Compact) il Guru da Goro”, all’incontro con regista conserva ancora il gira- una serie di figure iconiche ed to non montato, un piccolo ar- illuminanti. Interamente in chivio fotografico, la sceneg- dialetto polesano, i dialoghi del giatura completa, nonché il film si rifanno alla tradizione ricordo di un’esperienza arti- orale senza il timore di chiama- stica intensa che, a distanza di re in causa figure di una realtà 28 anni, non ha smesso di su- più vasta che muove i passi dal scitare interesse. Interesse co- folklore locale fino ad inglobare me quello che ha animato la la mitologia greca e la filosofia stesura di questo stesso artico- dell’800. Le apparizioni, le epi- lo e che speriamo di poter con- fanie e i riti magici abbondano dividere con voi restituendo al in questo labirinto d’acqua dove presente un piccolo ma signifi- la storia si mescola con il mito cativo capitolo della cinemato- mentre antichi ricordi riaffiora- grafia indipendente polesana. no. Ultimo della sua gente, l’I- “La d’là dei Munti d’Sabia” è in rokese, ripercorre le memorie definitiva emblema di quell’a- dei suoi avi, i “vagantivi”, anti- matorialità che Stan Brackhage chi abitanti del Delta che vive- La Sacca di Scardovari, Polesine, negli anni 70 (foto di Ottavio Girardello) difendeva, anzi elogiava come vano di pesca spostandosi libe- punto più alto dell’espressione ramente attraverso valli, lagune e corsi spazi che le erano stati sottratti, mettendo a artistica cinematografica. Un percorso di vita e d’acqua, costruendo i tipici “Casùn” di canna. dura prova un Polesine già straziato dalla fa- di scoperta attraverso la propria “opera”, l’os- Il film porta così sullo schermo un Delta del me e dalla guerra (scenario ritratto nella cele- servazione profonda della bellezza mediata Po selvaggio dove acqua e terra si contendono bre ballata “Tera e aqua”, scritta dal poeta Gigi unicamente da una genuina passione. costantemente lo spazio in campo, uno scena- Fossati e musicata da Sergio Liberovici). Tutti rio destinato a scomparire con l’avvento delle questi elementi trovano eco nella visione di Angelo Girardello bonifiche di fine ‘800, quando le valli vennero Ottavio Girardello, insegnante di Discipline Nato a Rovigo il 7/12/1986. Laureato in DAMS – discipli- privatizzate e grandi specchi d’acqua furono Pittoriche che sul finire degli anni ‘80 decide ne del cinema presso l’Università degli studi di Bologna prosciugati per rendere disponibili nuove su- di condensare la sua grande passione per le collabora attualmente con l’associazione Culturale “I perfici agricole ai latifondisti (si ricordi la leg- arti visive con quella per il Delta del Po, scri- Druidi” per la creazione del Circolo del Cinema di Porto ge Baccarini del 1882 e la confisca dei terreni). vendo la sceneggiatura del lungometraggio e Viro. 15 n. 38

Centro Regionale F.I.C.C. Sardegna CORSO RESIDENZIALE DI AUTOFORMAZIONE 2016 18, 19, 20 marzo Hotel Mistral 2, via XX Settembre, 34 ORISTANO

VENERDÌ 18 MARZO

15.00 > arrivi e check-in camere; 15.30 > partecipazione all’evento dedicato a Abdelaziz Essid Maitre, Premio Nobel per la Pace 2015, organizzato dall’Avvocatura Oristanese; 19.00 > presentazione, proiezione e discussione del cortometraggio dedicato al tema della pace: Due soluzioni per un problema (Iran, 1975) di Abbas Kiarostami; 20.00 > cena;

SABATO 19 MARZO

09.00 > saluti, registrazioni e consegna dei materiali; 09.30 > autopresentazioni delle/i partecipanti e dei Circoli (attività, criticità e aspettative sul corso); 11.15 > pausa caffè; 11.30 > presentazione del tema del corso: Il Circoli del Cinema come presidio di democrazia. Strumenti e pratiche per la partecipazione pubblica, divisione nei gruppi di lavoro e inizio lavori; 13.00 > pranzo; 15.00 > ripresa lavori di gruppo; 17.00 > pausa caffè; 17.15 > esposizione sintetica delle normative riguardanti la proiezione di audiovisivi in pubblico (diritti di distribuzione, S.I.A.E., licenza ombrello, M.P.L.C., accordi con la F.I.C.C.) e discussione sull’attuale situazione del sostegno pubblico locale alle iniziative di promozione e organizzazione culturale, e problematiche inerenti; 18.30 > presentazione, proiezione e discussione de La sequenza del fiore di carta (in Amore e Rabbia, Italia, 1965) di Pier Paolo Pasolini, momento di chiusura del progetto Quell’usignolo cantava. Quarant’anni senza PPP; 20.00 > cena; 21.30 > analisi della discussione del film;

DOMENICA 20 MARZO

09.00 > Democrazia e comunicazione di massa: l’analisi del telegiornale (I); 11.00 > pausa caffè e check-out camere; 11.15 > Democrazia e comunicazione di massa: l’analisi del telegiornale (II); 12.30 > chiusura lavori di gruppo; 13.30 > pranzo; 15.00 > relazioni dei gruppi di lavoro e discussione; 16.30 > valutazione del corso rispetto alle aspettative iniziali, prossimi appuntamenti e saluti.

[email protected] [email protected]

16 [email protected] Corso di autoformazione FICC Sardegna Nessun uomo è un’isola: l’esperienza di un nuovo circolo del cinema subito ospite al corso della Ficc Sardegna L’appena nato Circolo democratiche più con- del Cinema Mark Film sistenti dei circoli: nella (by Senza Frontiere programmazione di Onlus), da subito è in- questi, si cerca di inse- vitato ad Oristano dal rire fin da subito ciò che suo centro regionale a ognuno vorrebbe vede- Luciano Saltarelli partecipare ad un cor- re. Dialogo e partecipa- so di autoformazione zione le parole d’ordine. rivolto agli animatori culturali dei circoli. Pri- Responsabilità e condi- vo di esperienza nel campo dell’associazioni- visione sono imperativi smo, della gestione e della vita quotidiana di categorici. La responsa- un circolo, Mark Film, non poteva lasciarsi bilità di farsi promotori sfuggire quest’importantissima occasione. di una realtà culturale Arrivati in Sardegna, noi tre romani del diret- cinematografica pre- tivo (il sottoscritto, Matteo Lunardi e Andrea sentata sotto una nuova Fabriziani) ci buttiamo nella nuova realtà con luce. Può sembrare un entusiasmo e curiosità. Dopo le prime ore, tra paradosso (anzi lo è), la L’attenzione di alcuni corsisti (foto di Luigi Zara) quelle amicizie che si solidificano e quelle che nostra esposizione alle nascono, tra le risate e gli scorci della penisola immagini, recepite in del Sinis, è come se fossimo un po’ dentro e al una sala cinematografi- contempo fuori dalla nuova situazione: il de- ca, nel salotto di casa, o siderio di conoscere e l’intraprendenza ci attraverso un videopro- spingono all’avventura, nel pieno del nuovo iettore o tablet, è cresciu- circuito dei circoli cinematografici; l’inespe- ta in maniera esponen- rienza ci tiene, solo per poco, distanti. Siamo ziale. Non è cresciuta affascinati, ma allo stesso tempo ancora insi- però la nostra capacità curi, incerti di essere all’altezza o meno. critica di leggere le im- Quest’insicurezza dura poco. Noi rappresen- magini. Le recepiamo tanti di Mark Film siamo catapultati in un’at- continuamente, ma mosfera di cordialità, disponibilità e simpa- spesso non riusciamo a tia, un’atmosfera composta, come un puzzle, comprenderne le rela- da vari rappresentanti dei circoli sardi e dalle zioni e conseguenze, loro esperienze, da Cagliari ad Oristano, fino né a percepire la stra- a Sassari. La discussione in atto è il valore de- ordinaria efficacia for- Un momento dell’Assemblea (foto di Luigi Zara) mocratico del circolo del cinema, il suo inseri- mativa e trasformativa mento in un contesto di socialità e di comuni- che esse hanno sul no- tà. Si parla tanto delle modalità di messa in stro stesso modo di es- pratica della democrazia, quanto del suo si- sere. Ecco allora l’im- gnificato più profondo. La scelta delle- pro portanza di un Circolo grammazioni e l’inserimento dei soci è fonda- del Cinema nel tessuto mentale in questo senso. Chi, come i soci dei sociale di una colletti- circoli oristanesi, coinvolge il pubblico fin dal- vità: un ponte tra il la programmazione, inserisce in rassegna di- sentire soggettivo e la versi film scelti direttamente con il pubblico comunità, uno stru- stesso. Alcuni sono addirittura scelti da singo- mento di democrazia, li soci che si impegnano per introdurli e di- luogo deputato al Dia- scuterli tutti insieme. La scelta, come concetto logo e Partecipazione, e come azione determinante, è una delle forme luogo dove favorire la

Il secondo gruppo di lavoro (foto di Luigi Zara)

crescita attraverso un arrivare a fare sintesi di fronte ad un contenu- processo di comunica- to mediale, allora possiamo vantarci di essere zione attiva rispettando i un mezzo per arrivare alle persone ed aprire tempi di ogni parteci- nuovi orizzonti di riflessione. Per Marino e pante. Nel prendere in per i marinesi, l’esperienza del Circolo Mark prestito la teoria di Mar- Film potrebbe tradursi in un importante mez- shall McLuhan “il mezzo zo di comunicazione, di azione culturale cine- è il messaggio”, è se ana- matografica e di nuova aggregazione - attra lizziamo la metodologia verso le generazioni. Questo ci insegna la dei circoli del cinema democrazia dei circoli: una democrazia che Uno dei tre gruppi di lavoro (foto di Luigi Zara) Ficc come mezzo per segue a pag. successiva 17 n. 38

segue da pag. precedente cineteca cagliaritana già negli anni ’70, con comunitaria dell’audiovisivo e per la condivi- parte proprio dal pubblico inteso come autore, un’analisi attenta e scientifica dei notiziari sione. Per la democrazia. “Nessun uomo è creatore dei contenuti e degli spazi culturali. più seguiti. Tenendo presente la posizione un’isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un Una nuova dimensione comunitaria e sociale delle notizie, la loro durata e il loro corredo di pezzo del continente, una parte della Terra” di intendere il cinema e la sua fruizione, di es- immagini e foto, si poteva interpretare il giu- diceva John Donne. Una realtà di condivisio- sere pubblico e dell’essere spettatori, che pone sto peso della notizia fornita. Il lavoro operato ne e di appartenenza alla comunità finora al centro della sua attività il dibattito, il dialo- da questo gruppo di controllo dei telegiornali, sconosciuta nel comune di Marino. go piuttosto che il film stesso. Persino la lettu- con tutta la mole di materiale custodita gelosa- ra critica dei telegiornali, avvenuta duran