POLITECNICO DI MILANO Facoltà di Architettura Dottorato di Conservazione dei Beni Architettonici XII Ciclo

Tesi di dottorato

IL PROGETTO DI CONSERVAZIONE COME STRUMENTO DI RIQUALIFICAZIONE ECONOMICA E SVILUPPO SOSTENIBILE. IL PARCO ARCHEOLOGICO DI ()

Relatore: Chiar.mo Prof. Maurizio Boriani

Tutor: Chiar.ma Prof.ssa Tiziana Kirova Dottorando: Redha Attoui

A. A. 2000/2001

Indice

PARTE I APPROCCIO CONCETTUALE 7

Premessa 7

1.1. Dal museo al parco 8 1.1.1. Considerazioni epistemologiche 8 1.1.2. Definizione di parco 9 1.1.3. Origini e sviluppo della concezione ideale del parco archeologico 10 1.1.4. Conclusione 19

1.2. Il parco archeologico tra utopia e realtà 20 1.2.1. Estetica della rovina ed estetica del paesaggio 20 1.2.2. Il paesaggio agrario 22 1.2.3. Il parco come critica del paesaggio 23

1.3. Il conflitto tra parco archeologico e strumenti di pianificazione territoriale 25

1.4. Il nuovo orientamento e la definizione del parco archeologico: 25 1.4.1. Livello disciplinare: 25 1.4.2. Livello istituzionale 29 1.4.3. Livello legislativo 30

1.5. Conclusione parte prima 33 1.5.1. Per un rovesciamento delle prassi 33 1.5.2. Verso un nuovo rapporto tra parco e territorio 34 1.5.3. Innovatività 34

PARTE II BENI CULTURALI E SVILUPPO 37

Premessa 37

2.1. Beni culturali come risorsa per lo sviluppo 38 2.1.1. La forma distrettuale e la sua applicazione ai beni culturali 39 2.1.2. Innovazioni strategiche: la metodologia Delphi 41

2.2. Teoria dello sviluppo sostenibile 43

2.3. Conseguenze istituzionali 43

2.4. Verso un dinamismo culturale 44

2.5. Il parco archeologico tra profitto e sostenibilità 44 2.5.1. Attualità 45 2.7 Conclusione 54

PARTE III IL PROGETTO DI VALORIZZAZIONE INTEGRATA: IL CASO DOUGGA (TUNISIA) 57

3.1. Il quadro di riferimento 57 3.1.1. Cenni sulle principali caratteristiche demografiche ed economiche del comprensorio 58 3.1.2. Uso reale del suolo 59 3.1.3. Aspetto istituzionale e politico-culturale 62 3.1.4. Il parco progetti 68

3.2. Ricerca scientifica e archeologica 71 3.2.1. La carta archeologica 71 3.2.1.3. I risultati della ricognizione 77

3.3. Dalla carta del rischio alla carta delle potenzialità 86 3.3.1. La carta del rischio 86 3.3.2. La carta delle potenzialità 94

3.3.3. Strumenti di valutazione 95

3.4. Il caso studio 101 3.4.1. presentazione dei siti 102 3.4.2. Applicazione al sito 66: 128

3.5. Il progetto 133 3.5.1. Considerazioni generali 133 3.5.2. Il progetto culturale 134 3.5.3. Il progetto operativo 137 3.5.4. Il progetto gestionale 157

CONCLUSIONI 175

Appendice 1 177

Appendice 2 181

Appendice 3 353

Appendice 4 381

2

Figure

FIGURA 1 STRUTTURA DELLA CONSULTAZIONE DELPHI ...... 42 FIGURA 2. LA RETE P.I.S.A...... 50 FIGURA 3. STRUTTURA DEL PROGETTO P.I.S.A...... 50 FIGURA 4. CARTA DELLA TUNISIA, DA MICHAEL MACKENSEN. ZONA DELLA RICERCA EVIDENZIATA IN VERDE...... 57 FIGURA 5 LA PROPOSTA DI PARCO ...... 70 FIGURA 6 CARTA ARCHEOLOGICA, DA LOUIS CARTON 1895 ...... 73 FIGURA 7 AFRICA PROCONSULARIS...... 75 FIGURA 9 CARTA DELL'ACQUEDOTTO, DA LOUIS CARTON 1897...... 78 FIGURA 11 SCHEDA DEL SITO 205...... 84 FIGURA 12 SITO AIN GHARSSALAH...... 88 FIGURA 14 SITO 214 NEL 1999...... 89 FIGURA 15 SITO 214 NEL 2000...... 89 FIGURA 16 SITO 156...... 90 FIGURA 17 SITO 543 AIN FAWAR ...... 91 FIGURA 18 SITO 210 HENCHIR AIN BOUIA ...... 91 FIGURA 19 SITO 177 KSAR ET TIR...... 92 FIGURA 20 SITO 282...... 92 FIGURA 21 RISCHIO FRANE ZONA GORAA ...... 94 FIGURA 12 CAPITOLIUM DI DOUGGA ...... 102 FIGURA 23 SITO 066...... 111 FIGURA 22 SITO 169...... 119 FIGURA 24 SITO 002...... 119 FIGURA 25 SITO 107 MARABOUT SIDI CHEIDI ...... 120 FIGURA 26 SITO 25 DOPO LA PRIMA CAMPAGNA DI SCAVO ...... 124 FIGURA 27 SITO 369 VEDUTA FATTORIA AIN HAMMAM...... 126 FIGURA 28 CITO 231 CORTILE CON BLOCCHI ANTICHI...... 127 FIGURA 29 GRIGLIA DI ANALISI DEL SITO 66 ...... 128 FIGURA 31 VALUTAZIONE GENERALE DEL POTENZIALE DEI SITI PER UNA AZIONE DI VALORIZZAZIONE...... 132 FIGURA 32 GRIGLIA DI VALUTAZIONE DEL POTENZIALE DEI SITI (LIVELLO A)...... 132 FIGURA 31 SITO107, MARABOUT SIDI CHEIDI: FESTA DEL SANTO...... 142 FIGURA 32 MINIERA DI DJEBBA ...... 143 FIGURA 33 VEDUTA DEL GORRA ...... 144 FIGURA 34 PANORMICA DELLA VALLE D'ARKOU...... 144 FIGURA 35 PANORAMICA SULLA VALLE KHALLED...... 145 FIGURA 33 POTENZIAMENTO AGRICOLO ...... 148 FIGURA 38 ATTIVITA AUTUNNALE NEL COMPRENSORIO (VALLE GUETOUSSIA)...... 160 FIGURA 39 LA FRUIZIONE DEL PARCO IN AUTUNNO...... 160 FIGURA 40 LA FRUIZIONE DEL PARCO IN INVERNO...... 161 FIGURA 41 DOUGGA D'INVERNO...... 161 FIGURA 42 LA FRUIZIONE DEL PARCO IN PRIMAVERA ...... 162 FIGURA 43 PAESAGGI DI PRIMAVERA...... 162 FIGURA 44 LA FRUIZIONE DEL PARCO IN ESTATE...... 163 FIGURA 45 ATTIVITA DI RICERCA SUL CAMPO...... 163 FIGURA 46 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE IN RICERCA SCIENTIFICA NEL TEMPO...... 164 FIGURA 46 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE DIDATTICA NEL TEMPO...... 164 FIGURA 47 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE SPORTIVA NEL TEMPO ...... 164 FIGURA 48 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE DI TIPO LUDICO NEL TEMPO165 FIGURA 49 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE AMBIENTALISTICA NEL TEMPO ...... 165 FIGURA 50 SVILUPPO DEL TURISMO RELIGIOSO NEL TEMPO...... 165 FIGURA 41 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE NEL TEMPO...... 166 FIGURA 52 VARIAZIONE DI UTILIZZO DEI CIRCUITI ARCHEO- AGRITURISTICI ...... 168 FIGURA 53 VARIAZIONE DI UTILIZZO DEI POLI DI RICERCA SCIENTIFICA ...... 168 FIGURA 54 VARIAZIONE DI UTILIZZO DELLE STAZIONI DIDATTICHE..168 FIGURA 55 VARIAZIONE DI UTILIZZO DEGLI IMPIANTI SPORTIVI ALL'ESTERO...... 169 FIGURA 56 VARIAZIONE DI UTILIZZO DELLE NUOVE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA...... 169 FIGURA 57 FREQUENZA DEI LAVORI DI MANUTENZIONE E DI RIPOTENZIAMENTO AGRICOLO...... 169 FIGURA 58 VARIAZIONE DI UTILIZZO DEI SERVIZI ...... 170

4

Allegati

ALLEGATO 1 CARTA DELL'USO DEL SUOLO ...... 59 ALLEGATO 2 DTM CON INDICAZIONE DELL'USO DEL SUOLO...... 59 ALLEGATO 3 CARTA DELLA VIABILITA E DEGLI ACCESSI ...... 61 ALLEGATO 4 DTM DELLA VIABILITA E DEGLI ACCESSI...... 61 ALLEGATO 5 TIPI DI PAESAGGI AGRARI ...... 61 ALLEGATO 6 CARTA DELL'USO OTTIMALE DEL SUOLO ...... 61 ALLEGATO 7 CARTA ARCHEOLOGICA...... 77 ALLEGATO 9 CARTA DELLA DISTRIBUZIONE DEI FATTORI DEL RISCHIO ...... 86 ALLEGATO 10 DISTRIBUZIONE DEI SITI SCOMPARSI IN FUNZIONE DELLE ATTIVITA ANTROPICHE...... 88 ALLEGATO 11 DTM DELLA DISPOSIZIONE DEI SITI IN PROSSIMITA DI TORRENTI...... 92 ALLEGATO 12 AREA DI SCAVO ...... 123 ALLEGATO 13 AREE DEL PARCO...... 134 ALLEGATO 14 DELIMITAZIONE DEL PARCO...... 139 ALLEGATO 15 CARTA DELLE ATTRAZIONI CULTUALI...... 141 ALLEGATO 16 DTM GORAA...... 144 ALLEGATO 17 DTM GETTOUSSIA...... 144 ALLEGATO 18 MASTER PLAN ...... 147 ALLEGATO 19 DTM MASTER PLAN...... 147 ALLEGATO 20 PERCORSI DI VISITA...... 148 ALLEGATO 22 PROGETTO DOUGGA...... 152 ALLEGATO 23 PROGETTO AGBIA...... 153 ALLEGATO 24 PROPOSTA SITO 169...... 155 ALLEGATO 25 CARTA DEL.PERCORSO I...... 156 ALLEGATO 26 DTM PERCORSO I ...... 156 ALLEGATO 27 CARTA DEL PERCORSO II ...... 156 ALLEGATO 28 DTM PERCORSO II...... 156 ALLEGATO 29 CARTA DEL PERCORSO III ...... 156 ALLEGATO 30 DTM PERCORSO III...... 156 ALLEGATO 31 CARTA DEL PERCORSO IV...... 156 ALLEGATO 32 DTM PERCORSO IV ...... 156 ALLEGATO 33 CARTA DEL PERCORSO V ...... 156 ALLEGATO 34 DTM PERCORSO V...... 156 ALLEGATO 35 CARTA DEL PERCORSO VI...... 157 ALLEGATO 36 DTM PERCORSO VI ...... 157 ALLEGATO 37 CARTA DEL PERCORSO VII...... 157 ALLEGATO 38 DTM PERCORSO VII...... 157 ALLEGATO 39 CARTA DEL PERCORSO DELL’ACQUA ...... 157

5

PARTE I APPROCCIO CONCETTUALE

Premessa

La toile de fond di questo lavoro è il dibattito sulla fruizione del bene archeologico. La proposta di un parco archeologico, mediante un’analisi critica delle problematiche emergenti dalle scelte progettuali finora espresse sul campo, mira ad identificare i presupposti che guidano la decisione di valorizzare un’area archeologica, gli obiettivi che tale intervento si propone di realizzare e le modalità di attuazione. L’intento è molteplice: innanzitutto si tratta di presentare i componenti definitori di un parco archeologico per scongiurare qualsiasi controversia di confine tra parco archeologico e non parco archeologico. Il secondo intento è di definire una struttura operativa di tale parco in una realtà agricola in crisi, ricca di risorse ambientali ed archeologiche, nella quale la società non ha sensibilità per il valore storico ed economico del proprio patrimonio. La situazione è aggravata da un'incertezza istituzionale sull’argomento dei beni archeologici e da un diffuso approccio consumistico e speculativo della fruizione dei beni. 1.1. Dal museo al parco

1.1.1. Considerazioni epistemologiche

Il sito

Nella sua accezione archeologica è inteso come traccia archeologica di un’attività antropica che costituisce l’unità territoriale minima di un paesaggio archeologico.1 L’allargamento dell’idea di sito intesa in tale definizione porta a definirlo come: sconosciuto per l’impossibilità di vederlo dato che giace sotto la crosta, nella fattispecie del bene archeologico; conosciuto ma con l’impossibilità di vederlo: reperti, opere d’arte, catalogate e non, depositate nei magazzini dei musei o in collezioni di proprietà privata; possono essere considerati tali anche libri non consultabili; conosciuto, raggiungibile, ma non fruibile sia per mancato interesse dei fruitori, sia per ragioni burocratiche ed economiche, sia per condizioni espositive non adatte; non visibile a causa della scomparsa, rappresentato da beni che non esistono più (l’abbazia di Port Royal in Francia) ma che sono attrezzati per visite guidate con documentazione e istituzione di musei; conosciuto, fruibile ma atto a scomparire. Sono soprattutto beni con alto grado di vulnerabilità (libri di carta tratta da legno), esposti al degrado biologico. immateriale (fenomeni folclorici, riti, usanze, canti, tecniche culinarie, testimonianza di una civiltà); naturali come il paesaggio in quanto testimonianza di una cultura che l’ha prodotto:

Museologia

La museificazione dei beni culturali è nata come raccolta selezionata di opere d’arte e di testimonianze storiche, promossa dal collezionismo privato sviluppatosi fin dal XVIII secolo. Questo periodo è caratterizzato da un processo di analisi stilistica delle opere d’arte che ha visto il suo apice con gli studi di Winckelmann e con l’avvento del neoclassicismo. Un ulteriore passo, merito dell’archeologia moderna, sta nell’apertura alla fruizione pubblica del patrimonio archeologico attraverso la

1 Andrea Zifferero, in Dizionario di archeologia. Temi, concetti e metodi, a cura di Riccardo Francovich e Daniele Manacorda, Laterza, Roma–Bari 2000, pp. 276-278.

8 costruzione di musei con immense collezioni di reperti archeologici, provenienti dagli scavi avviati nell’area del Mediterraneo e nel Vicino Oriente. Con questa nuova tendenza divulgativa, si accende dal secondo dopoguerra un dibattito sulla funzione e sul contenuto del museo, e nondimeno sugli aspetti progettuali e sulla sua integrazione nel tessuto urbano. Tale discussione si è focalizzata sulla distinzione tra museologia e museografia, come termini inerenti all’arte di musealizzazione del patrimonio culturale. La museografia2 tratta i temi correlati alla materia museale nei modi, nelle forme e nelle tecniche dell’allestimento, con particolare attenzione alle tecnologie degli impianti. La museografia è una competenza assimilata alle discipline architettoniche. La museologia è intesa come «l’approccio complessivo ai temi del museo, dalla presentazione degli oggetti alla trasmissione del loro contenuto, del rapporto con il contesto di origine alla percezione del loro valore culturale».3 valorizzazione

Il termine valorizzazione è inteso come creazione di valore aggiunto sia nell'ambito culturale, dando al fruitore la possibilità di acquisire conoscenza, sia in quello economico, creando un movimento di denaro in seguito alla fruizione, impiegato in parte nella stessa operazione di messa in valore con un'incidenza sul contesto contiguo. “Ogni attività diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e conservazione dei beni culturali e ambientali e ad incrementarne la fruizione4 “

1.1.2. Definizione di parco

Il parco è inteso come strumento di diffusione culturale, di tutela della storia, superando l’idea che lo riduce ad un giardino di rovine; luogo di ricreazione fisica e

2 Termine utilizzato nel 1727 da C.F. Nickel con l’accezione che comprende gli argomenti relativi alla selezione degli oggetti e alla composizione delle raccolte, dalla compilazione dei cataloghi agli aspetti espositivi: Andrea Zifferero, Introduzione al corso, in Musei e parchi archeologici, IX Ciclo di lezioni sulla ricerca applicata in campo archeologico, Pontignano (Siena), 15-21 dicembre 1997, a cura di Andrea Zifferero e Riccardo Francovich, All’insegna del Giglio, Firenze 1999, pp. 17-18. 3Andrea Zifferero, in Dizionario di archeologia. Temi, concetti e metodi, a cura di Riccardo Francovich e Daniele Manacorda, Laterza, Roma–Bari 2000, pp. 196-199. 4 D.L. 112/1998, art. 148.

9 mentale che marca il distacco e, nello stesso tempo, la continuità tra il passato e il presente.

“…è la possibilità di identificare l’area parco con quello che possiamo definire un “bacino integrato di offerta turistica”, in cui, partendo da un tema o da una risorsa più o meno caratterizzante, si costruisce un sistema integrato di prodotti e di servizi turistici in grado di soddisfare una domanda sempre più qualificata e segmentata”

1.1.3. Origini e sviluppo della concezione ideale del parco archeologico

1.1.3.1 Dall’area archeologica al parco archeologico:

Le presenti note non intendono fare riferimento alle vicende delle singole fasi storiche che hanno portato alla nascita del parco archeologico, analizzando l’iter culturale, tecnico e amministrativo, ma vogliono dare una recensione che permetta una chiara identificazione storica dell’input del parco archeologico portando alla luce:

A). gli aspetti dell’evoluzione dell’area archeologica

Le vicende che hanno contribuito all’apparizione del parco archeologico come strumento di conservazione risalgono al periodo nel quale il sito archeologico era una fonte di reperti da asportare in base sia a un giudizio estetico sia a esigenze utilitarie (nella fattispecie materiale da recupero per la costruzione). La fase successiva registra da un lato un maggiore interesse scientifico per le tecniche costruttive e per la formulazione dei modelli attraverso l’assunzione di valori estetici ed architettonici, dall’altro lato una continua spoliazione dei siti e la prevalenza del giudizio estetico su quello storico. Un ulteriore sviluppo nel modello culturale permette di collegare il valore del sito ad una lettura complessiva delle presenze archeologiche nell'area, con tutte le alterazioni lesive a causa del deturpamento dell’area, scavando a tappeto e concentrandosi su una singola fase storica.

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B). le problematiche connesse alla conservazione e alla delimitazione di tale area, alle modalità di fruizione.

L’affermazione del concetto della conservazione integrata verrà a seguito di un riconoscimento graduale nel tempo e nella società del valore culturale delle testimonianze. Tale affermazione ha posto la questione della delimitazione dell’area come esigenza di garantire la conservazione integrata di un'area ritenuta di valore culturale da tutelare. Da segnalare che tale delimitazione fu concepita come difesa dall’espansione edilizia più che come protezione dalle minacce dei furti.

C). loro conseguenze sull'organizzazione e sulla gestione dell’area e infine

Contemporaneamente al processo di maturazione del concetto di area archeologica, si sono sviluppati strumenti legislativi, influenzati dall'impostazione culturale dell’epoca, che hanno visto nascere un regolamento d’uso dei siti archeologici. Questo regolamento ha contribuito all'identificazione dell’area archeologica senza definire una specifica normativa inerente ad essa. Una constatazione preliminare riguarda la mancata istituzione di uno strumento legislativo per il parco archeologico, che trova una sua prima spiegazione nel rapporto storico dell’area archeologica e gli strumenti legislativi.

D). il rapporto tra beni archeologici e territorio.

“Un parco culturale non consisterà in un'area recintata e vincolata, ma in un insieme di risorse ambientali, testimonianze e manufatti storici, beni culturali mobili e immobili, tradizioni artigianali, ecc.; il tutto correlato spesso ad un tema, che rappresenta l’aspetto più tipico o il momento storico culminante o il fattore paesistico predominante.”5 Il superamento della tradizionale concezione della museografia indotta dalla specializzazione dei campi di ricerca scientifica è frutto del nuovo approccio interdisciplinare. Tale approccio presenta il bene archeologico al fruitore come oggetto di conoscenza globale e integrata riproponendo ai non addetti ai lavori una collocazione dei manufatti e delle emergenze archeologiche in un contesto più ampio che non può essere altro che il territorio di appartenenza. Un salto concettuale,

5 Nicolò Saverese (a cura di), Misure territoriali per uno sviluppo sostenibile, in Storia al futuro. Beni culturali, specializzazione del territorio e nuova occupazione, Giunti, Firenze, 1999, p. 299.

11 affermato dal nuovo orientamento della disciplina archeologica che contribuisce all’introduzione di una percezione globale del processo evolutivo del territorio. Un mutamento disciplinare e concettuale che ha avuto le sue conseguenza sui modi di fruizione, ponendo temi di attualità come il tema del paesaggio con tutte le sue complessità, tramite varie iniziative condizionate dalle situazioni del territorio: nei casi più favorevoli6 una fruizione in ambiti territoriali molto estesi, in altri casi meno adatti, il ricorso a ricostruzioni virtuali, grafiche o computerizzate.

1.1.3.2. Verso una definizione del parco

L’intento è di tracciare una linea di demarcazione tra il parco archeologico e il non parco archeologico. Consapevoli delle controversie intrinseche in tale operazione, si cercherà di definire il confine nel suo aspetto fisico e le entità che compongono i due sistemi. Una formulazione teorica, basata sul riconoscimento delle componenti necessarie a un’effettiva operatività del parco, è possibile per una definizione che fa assumere al parco un significato lontano da ogni equivoco. Per affrontare la problematica dei parchi archeologici, bisogna tenere in considerazione da un lato, il fronte operativo, dove si registrano proposte e realizzazioni che si riconoscono nella formula del “parco archeologico” e che presentano diversità negli aspetti concettuali, morfologici, tecnico-operativi, legislativi e gestionali, e dall'altro lato, il fronte istituzionale, dove si manifesta una maggiore attenzione rivolta dal settore amministrativo al parco archeologico.

Un punto di partenza per l’analisi sarebbe una distinzione tra le aree urbane ed extraurbane, legata all’aspetto territoriale dell'area archeologica che si conferma sempre includendo, nelle proposte dei parchi archeologici, aree sempre più estese da tutelare. Sotto tale aspetto un'identità di parco comincia ad apparire come insieme di testimonianze archeologiche localizzate in un ambiente dove la componente naturale, sebbene antropizzata, prevale sulla componente antropica.

6 Grandi musei all’aperto nord-europei.

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1.1.3.3. Proposte progettuali: presupposti concettuali, componenti strutturali

Si cercherà di selezionare una serie di proposte e di realizzazioni che si distinguano sia nella definizione del parco archeologico, sia nelle componenti strutturali. Tali proposte saranno esaminate sotto gli aspetti seguenti: a)- Il concetto di parco archeologico b)- Presupposti e finalità c)- Struttura del progetto d)- Modalità di attuazione e)- Modi di fruizione f)- Aspetti legislativi, gestionali, istituzionali Per questo scopo saranno presentati progetti realizzati e proposti tra gli anni ’60-'70 e gli anni '90 in diverse realtà europee ed extraeuropee.

L’esperienza Italiana:7

Il parco archeologico di Camarina (1970) a) Il concetto di parco archeologico “È stato iniziato da parte della Soprintendenza un interessante discorso di approfondimento e verifica degli attuali strumenti di tutela. Questi strumenti, pur essendosi dimostrati efficaci e, almeno per il momento, insostituibili, hanno però quasi sempre avuto un carattere spiccatamente difensivo e, quando basati su valutazioni esclusivamente specialistiche, hanno avuto per conseguenza l’isolamento del bene sottoposto a tutela dal suo contesto e la limitazione del suo uso sociale. Si è venuto così sempre più precisando l'esigenza di partecipare e sollecitare la messa a punto di tutti quegli strumenti atti a garantire in modo rigoroso e definitivo la tutela della zona archeologica collegandola strettamente con il territorio ed inserendola in un assetto economicamente e socialmente produttivo.”8 Il progetto consiste in una delimitazione con recinzione dell’area archeologica, uno speciale interesse per una viabilità incentrata sui percorsi pedonali che ricalcano gli antichi assi. In certi casi tramite una ricostruzione con rilevati o con passaggi aerei

7 M.C. Pierdominico, M.Tiballi, "Il parco archeologico: analisi di un problema," in Bollettino d’Arte 71, 1986, pp. 35-36. 8 P. Pelagatti, F. Ceschi, E. Tonca, “Sul parco archeologico di Camerina,” in Bollettino d’Arte, serie V, 1976, 1-2, pp. 122-141.

13 per proteggere i tratti di pavimentazione originale. Un ricorso alle basse piantumazioni per sottolineare gli allineamenti principali delle case. Restauro delle presenze archeologiche con una ricostruzione parziale a scopo didattico. Riuso dei locali della masseria per un piccolo antiquarium con un progetto di allestimento museale, un magazzino nella cantina della stessa masseria. Il progetto prevede l’uso dell’esproprio.

Il parco archeologico di Selinunte9 (1977)

“Un parco archeologico altro non è che un immenso museo archeologico, anzi un museo che, a differenza di quelli tradizionali, i cui contenuti sono stati sistematicamente asportati dal loro contesto ambientale originario, conserva i suoi contenuti in questo stesso contesto.”10 “:.. come luogo sottratto all’uso privatistico, quale luogo per il quale diventa irrilevante lo sfruttamento agricolo, prevalente la fruizione pubblica e qualificante il porsi come ambiente spaziale rigenerante: nel quale la natura, il reperto archeologico e la stessa indagine specialistica e scientifica vengono proposti in un organica contestuale”11. L’idea del parco nasce dietro una seria di motivazioni. La prima è impedire la diffusa pratica degli scavi clandestini nelle necropoli, la seconda sta nel contrastare l’invasione edilizia da Est e Ovest che minaccia di invadere l’area archeologica. L’ultima sta nella condizione patrimoniale favorevole dell’area con il successo del processo di acquisizione dei terreni intorno all’area archeologica. Per contenere la spesa, l’intervento è stato suddiviso in due fasi sulla base di priorità di intervento: la prima comprende: -I servizi di ingresso (recinzione, hall per la biglietteria, l’esposizione di materiale didattico, vendite di guide e pubblicazioni e servizi bar e ristoro).

9 Vicenzo Tusa, Il Parco archeologico di Selinunte e la “politica” di conservazione dell’ambiente delle zone archeologiche da parte della Soprintendenza archeologica della Sicilia occidentale in BCASic 1980, pp. 155-164. 10 F. Minissi, Parco archeologico di Selinunte, in BCASic, II, 1-2, 1981, p. 203. 11 Vincenzo Tusa il parco archeologico di selinute e la politica di conservazione dell’ambiente delle zone archeologihe da parte della soprintendenza archeologica della sicilia occidentale in BCA Sic, 1980, pp. 155-164

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-Viabilità interna (punti di sosta temporanea, parcheggi defilati alla vista, transitabilità pedonale integrale del parco, ponte per l’attraversamento dell'area del Modione) -Progetto di trasformazione della fattoria Floria (ristrutturazione e integrazione del complesso edilizio con opera murarie e opere di adattamento ed allestimento museografico con attenzione alla dislocazione dei servizi e degli accessori). -Delimitazione del parco (recinzioni differenziate secondo le caratteristiche del paesaggio). -Impianti per l’illuminazione dei principali complessi archeologici per l’agibilità serale, e un sistema di irrigazione per il verde. -acquisizione al demanio regionale delle aree che circondano le emergenze di Selinunte, compreso un complesso edilizio costituito da un’antica fattoria agricola, estesa per 3030 mq. -finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno per le opere del parco, Assessorato regionale al Turismo per il progetto di trasformazione della fattoria in un Antiquarium. -fruizione didattica con la costruzione di un filtro culturale dove sono fornite le informazioni necessarie per la visita riguardanti gli aspetti marginali all’area urbana antica . Ancora più didattico l’Antiquarium ubicato nel restaurato complesso edilizio Fattoria Florio, dove è possibile una lettura del sito archeologico e un sussidio didattico per la visita tramite modelli di templi, ricostruzioni grafiche, fotografie, testi. Interessante il sistema di viabilità dove si è proceduto all'istituzione di percorsi pedonali integrali per una visione concentrata sui monumenti rilevanti.

Il parco archeologico di Sibari (1974-1982)

“Momento di sintesi tra l’esigenza della riscoperta di luoghi, usi e costumi antichi e la rivitalizzazione economica delle risorse del patrimonio culturale del passato”.12 creazione di una struttura che attui un progetto integrato tra il settore turistico e le altre attività della zona capace di realizzare una unità territoriale e culturale di tutto il comprensorio Il progetto prevedeva

12 Relazione alla proposta di parco archeologico a Sibari, presentata dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria (progetto dell’arch. P.L. Carci, 1974-1982).

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- Una delimitazione netta dell’area archeologica tramite una recinzione. - Un'attenzione del sistema degli accessi, la viabilità interna di collegamento tra area di scavo e museo. Integrazione del sistema di verde con aree di rimboschimento. - Un altro aspetto si presenta nella bonifica geoidrologica dell’area del parco. - La costruzione di un museo della Sibaritide. - Il proseguimento degli scavi - Acquisizione effettuata dell’area archeologica. Una fruizione dominata dalla ricerca scientifica creando delle condizioni ottimali di studio e di servizio inerenti all’attività di ricerca, un riguardo alle attività ludiche escursionistiche che richiedono viabilità pedonale appoggiata da semplici attrezzature di servizio e percorsi sportivi attrezzati in modo più accentuato; lo stesso discorso è valido per le attività sociali e culturali che richiedono strutture adeguate.

Il parco archeologico di Crotone (1983)13

“Un complesso di evidenze storiche-ambientali che, esito di progettazioni specifiche, armonicamente si fondano nell’urbanesimo recente, conservando in forma più che equilibrata le linee morfologiche originali di un certo territorio, linee che sono a loro volta l’esito di trasformazioni diacroniche operate dalla natura o dall’uomo. Come tale perciò il parco è una creazione che coesiste e diremo meglio che è generata nell’habitat moderno e che quindi diventa un fatto culturale e politico nello stesso tempo, appartenendo esso all’organizzazione che il cittadino dà al territorio.”14 Il parco viene configurato come luogo di sosta e di riposo, di svolgimento di attività di tempo libero - delimitazione tramite recinzione differenziata a seconda del confine - creazione di viabilità sopraelevata e liberamente spostabile - potenziamento della strada statale 106 - il riuso dei casali rustici per risolvere il problema di spazio del museo. - completamento dell’acquisizione dell’area

13 Relazione alla proposta di parco archeologico a Crotone località Vigna Galluccio, presentata dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria (progetto degli arch.tti F. Missini, C. Suri, M. Governale, 1983). 14 R. Spadea, I parchi archeologici di Borgia e Crotone: realtà e prospettive di sviluppo, in L’itinerario di Magna Grecia in Calabria, Atti del convegno Reggio Calabria, Aprile 1982, Reggio Calabria 1982, pp. 209-218

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- acquisizione di 5000 mq coperti di vari casali rustici della prima metà e della fine del secolo scorso.

Il parco archeominerario di Rocca San Silvestro 1989 a)- Il concetto di parco archeologico “Strumento di tutela e di valorizzazione sostanzialmente nuovo, almeno per l’ordinamento italiano, di “un giacimento culturale “ integrato, la cui molteplice rilevanza è allo stesso tempo, la caratteristica più originale, ma anche un fattore di difficoltà per integrare le normative di conservazione, di gestione urbanistica e di salvaguardia degli aspetti economici.15” Il progetto punta a : - la conservazione dei manufatti e dell’ambiente con la costruzione di una dimensione culturale della sua gestione per evitare un consumo distruttivo tramite: - un uso del territorio compatibile con l’attività originaria creando una fonte alternativa all’attività estrattiva; - incrementare la consapevolezza del pubblico sul valore storico di Rocca San Silvestro; - creazione di un turismo culturale ricco di esperienze piacevoli ed istruttive; - realizzazione di un piano di gestione comprendente la parte finanziaria, organizzativa dei flussi turistici e dei servizi. Il parco dovrebbe definirsi per gradi successivi: definire le aree di pertinenza del parco integrando i risultati acquisiti con le indagini archeologiche di epoca medievale, condotte tra il 1970 - 1990 con quelle condotte negli anni compresi fra le due guerre; realizzazione di un primo lotto del parco nel comprensorio Valli dei Manienti, dei Lanzi e del Temperino, vista la concentrazione dei resti di escavazioni e miniere di epoca preromana con uno stato di conservazione che consente di usufruire di percorsi in galleria sviluppati per 30 km, dove si potrebbero conoscere tutte le fasi di sfruttamento;

15 Riccardo Francovich, “Il progetto del parco archeomininerario di Rocca San Silvestro (Campiglia Marittima)," in I siti archeologici. Un problema di musealizzazione all’aperto, Secondo seminario di studi, Roma, gennaio 1994, a cura di Bruna Amendolea, Gruppo Editoriale Internazionale, Roma 1995, p. 185.

17 la prospettiva di integrare il progetto del parco con il sistema di parchi naturali e attrezzati nella bassa Valle della Cornia; il progetto di valorizzazione delle strutture di trasformazione metallurgica dall’epoca preromana a quella contemporanea, fino ai forni di fosso Capattoli e le strutture di XVI-XX secolo della Madonna di Fucinaia; la prospettiva di esaurimento della risorsa mineraria nell’area e le previsioni degli enti locali riguardo l’attività di cava destinate a concludersi negli anni futuri. La fruizione all’interno del parco è articolata a vari gradi di approfondimento. - La ricerca scientifica . - Centri di servizi per archeologi e geologi, ecologisti e studenti ricercatori (ostello e centro operativo all’interno del palazzo Govett). - Ripotenziamento agricolo e sistemazione idrogeologica, ricreando i tipici terrazzi misti di ulivi, vigne e cereali. - Aree didattiche sperimentali finalizzate alla comprensione della lavorazione del ferro, del piombo e del rame (zona adiacente alla Rocca San Silvestro). - Le cave come aree di addestramento per la scalata delle montagne con tracciati prestabiliti e vie ferrate ( la cava del Monte Calvi), oppure come spazio espositivo all’aperto (la cava della Valle Lanzi), come laboratorio per artigiani e scultori, sfruttamento del materiale per le opere di costruzione necessarie all’interno del parco. Riduzione dell’impatto sul paesaggio delle macchine dei visitatori con la proposta della grande Cava come parcheggio. A livello gestionale e amministrativo è rilevante l’occasione data dalla costituzione della società Parchi Val di Cornia avvenuta nel 1993 che si occupa degli appalti relativi ai primi interventi senza dare grande spazio ai problemi di gestione che potrebbero generarsi nel futuro.

L’esperienza statunitense16

L’uso pubblico dell’area: presentare il luogo storico come area vivente che non ha subito interruzione cosicché le vicende storiche rilette nelle emergenze archeologiche sembrano un prodotto recente che entra in conflitto con la fruizione pubblica dell’area.

16 Luca Mariani, Il “parco archeologico” negli Stati Uniti d’America, in Bollettino d’Arte 71, 1986, pp. 171-178.

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Il pre-parco: il vantaggio di avere enormi estensioni di terre consente una delimitazione geografica del parco molto vasta e evidenzia la natura del territorio non contaminato dai manufatti umani che altrove giungono a ridosso dell’area archeologica. Un modo che permette di avere un graduale accesso al parco, di legare in modo indissolubile la conservazione dell’aspetto naturale con quello di matrice archeologica (p.e. Parco nazionale di Mesa verde, parte sud-ovest del Colorado: 21.000 ettari) Archeologia sperimentale e didattica: arricchire i musei con riproduzioni in miniatura dei monumenti che ricostruiscono il paesaggio sociale e il modello di frequentazione del sito, corredato di illustrazioni e guide, e rafforzato dal commercio di prodotti dell’artigianato locale. Questo per confermare la trasmissione dell’eredità culturale puntando sul concetto della “cultura delle meraviglie” che suscita impressione nei fruitori esaltando l’aspetto grandioso legato al sito (p.e. Parco di Pipestone nel Minnesota).

1.1.4. Conclusione

Dall’analisi delle varie proposte si delinea una serie di considerazioni che investono sia l’aspetto tecnico operativo sia quello concettuale. La prima constatazione è che fino agli anni ’80 si è sviluppato un grande interesse per gli elaborati grafici esplicativi dove si è cercato di definire in modo accurato tutte le componenti del parco (delimitazione, area di estensione, viabilità esterna e interna, aree scavate, una segnalazione precisa delle aree di potenziale archeologico e storico, l’individuazione delle strutture in grado di ospitare i servizi del parco). Oltre alla definizione grafica si è maturato un interesse per la previsione dei costi di attuazione di ogni singolo intervento con tanto di relazione esplicativa degli obiettivi e delle modalità tecniche di attuazione. Tale impostazione è dovuta al bisogno di definire le soluzioni tecniche e operative per il concetto nascente di parco e assume la funzione di stimolo nei confronti della collettività (cittadini, forze politiche). Gli ultimi decenni hanno registrato una tendenza ad affidarsi ai contenuti e agli intendimenti progettuali delle esperienze passate, in modo da avere un quadro generale della spesa ai fini di richiesta di finanziamenti necessari. La tendenza di far leva su un bagaglio di esperienze limitato e la sottovalutazione dell’aspetto

19 progettuale nella fattispecie delle proposte particolareggiate impediscono un miglioramento delle soluzioni attraverso l’interscambio di esperienze. Questo calo d’interesse per il progetto operativo è accompagnato da una carenza concettuale dove manca il progetto culturale portatore di valore aggiunto e che contraddistingue una proposta basata sull’identità culturale ed una proposta basata su un criterio funzionale.

1.2. Il parco archeologico tra utopia e realtà

1.2.1. Estetica della rovina ed estetica del paesaggio

Le riflessioni estetiche sul paesaggio si traducono all’interno delle interrogazioni sulla diversa qualificazione estetica della natura e dell’arte e sui diversi modi di percezione indotti da entrambe le fonti. Per non inoltrarsi nel lungo e intricato argomento filosofico si cercherà di riportare concetti relativi alla fruizione in quanto tema fondamentale per l’allargamento del tema del parco archeologico al territorio. Da un lato, nel campo dell’arte il godimento assume una funzione contemplativa di una bellezza astratta indotta dall’attrazione materiale della natura. Da un altro lato la natura si presenta come oggetto di autocontemplazione, un piacere nella contemplazione, “piacere del piacevole, piacere vissuto, un godimento della vita in quanto vive”. Per il caso dei beni culturali diffusi su un territorio si tratta di chiarire la duplicità del piacere che natura, emergenze archeologiche e azione degli uomini procurano insieme, in forme di godimento complementari e non sovrapponibili. La campagna romana come caso emblematico della critica del paesaggio, grazie a due guide dello stampo di Chateaubriand e Bachofen, permetterà di fare qualche accenno all’esteticità del paesaggio con la sua duplice valenza naturale e antropica. Infatti nelle descrizione di Bachofen e nella lettera di Chateaubriand sulla campagna romana, come verrà riportato più avanti, si nota una analogia di giudizio che confermando l’idea romantica del sublime, confluisce verso una dissonanza tra storia e natura. Per quanto questi due modelli di critica abbiano formulazione in stile letterario e chiave di lettura diversi considerando la diversità degli autori come

20 mentalità, cultura, e campo di interessi, essi presentano il paesaggio e lo giudicano come una espressione estetica della storia civile e economica.

Infatti Bachofen nella sua severa descrizione della campagna romana in una veste di storico moralista, e nello stesso tempo di studioso degli aspetti economici e sociali costruisce un modello critico, giudicando esteticamente il paesaggio in termini di “spiacevole piacere o dispiacere piacevole.17 La spiacevolezza come manifestazione morale di fronte alla storia che ha inflitto alla natura un degrado e la retrocessione del territorio ad una condizione pastorale. Il piacere nella sua ingenuità di vedovanza e sterilità, espressione di un torto subito dalla storia che ha provocato turbamenti e inquietudine. « Nell’ampio silenzioso camposanto della Campagna ogni età ha lasciato le proprie testimonianze: la più remota antichità, le sue mura di cinta nascoste dietro cespugli in fiore, i tracciati e gli avanzi delle strade, l’antichità più tarda, gli imponenti sepolcri, e quelle grandiose meraviglie della romana potenza, gli acquedotti, le cui arcate, che si susseguono a perdita d’occhio, così bellamente si combinano con i profili del paesaggio. Risalgono all’età di Mezzo le fosche torri e i castelli in rovina, alcuni dei quali conservano tuttora i nomi dei loro fondatori: i Colonna, i Savelli, e quei Frangipane che tradirono Corradino di Svezia. Ma persino le costruzioni di epoca più recente sprofondano in una stessa decadenza, insieme con l’età cui vanno debitrici del loro nascimento. Di quei palazzi in cui credé di eternarsi il fasto e l’elevato gusto della gerarchia, residenze campestri dei borghesi, dei Barbarici, dei falconieri, e Doria Pamphili e Corsini, solo alcuni la miseria dei giorni presenti consente di mantenerli per quanto è strettamente necessario. Le loro finestre sgangherate, le loro colonne mezzo distrutte, gli affreschi che sbiadiscono e i vuoti saloni fanno pensare al destino di quelle innumerevoli ville della Roma imperiale, di cui, a sentir Plinio, le sole rive del Tevere ne annoverano più che tutte le riviere dell’impero messe assieme…”18

17 La qualifica della natura dove l’essenza del sublime è stata individuata dai teorici del settecento da Berkeley fino a Kant: Rosario Assunto, Il paesaggio e l’estetica, Ed. Novecento, Palermo, 1994. 18 Giovanni Giacomo Bachofen, Die Landschaften Mittelitaliens, a cura di Walter Muschi, Verlag Benno Schwabe & Co., Klosterberg, Basel, 1945, p. 100.

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Da un altro lato Chateaubriand19 nella sua lettera sulla campagna romana trasmette un'attenzione al paesaggio come immagine della campagna sterile e vedova-«dont la culture moderne n’a pas rajeuni le sol, et qui est demeurée antique comme les ruines qui la couvrent…»- che porta in sè la contraddizione: da un lato un fascino ineguagliabile se la guardiamo con occhio di poeta, fascino oramai perduto a causa dell’azione antropica, dall’altro lato uno spettacolo di desolazione se la guardiamo come economisti. “…Si vous les contemplez en artiste, en poète, et même en philosophe, vous ne voudriez peut-être pas qu’elles fussent autrement…”

1.2.2. Il paesaggio agrario20

Lo studio dei paesaggi agrari riguarda le testimonianze interpretativo-valutative delle modificazioni estetiche inflitte al paesaggio naturale per effetto delle tecniche agricole e dei sistemi giuridici, che disciplinano l’agricoltura e le attività ad essa collegate. “Quella stessa attività creatrice…quello stesso genio individuale, che nel paesaggio agrario dell’età comunale, induce la meraviglia dei campi squadrati, dei filari bene allineati, delle sapienti sistemazioni di pianura e di collina, si esprime in un rinnovamento rivoluzionario del paesaggio pittorico, di cui il Buon Governo del Lorenzetti-[…] –può considerarsi un documento insigne…21” Il Sereni con la sua analitica ricostruzione dei paesaggi pittorici proponendoli come conseguenze estetiche dell'economia agraria, va oltre lo scopo della documentazione iconografica, manifestando negli artisti un partecipe giudizio intorno al paesaggio riferito ad una propria idea estetica.“…Un geniale studio Leonardesco di paesaggio […] ci rivela, col reticolo lontano ma preciso che si allarga sulla pianura, un ideale paesaggistico che non è solo quello immaginoso, e quasi romantico, del primo piano, ma si concreta in opere razionali di campi regolarmente sistemati e ordinati per la cultura…22” Il paesaggio agrario è un luogo di incontro della valutazione estetica e di quella economica dove appare possibile una rispondenza, anche sul piano estetico, tra le

19 François-René de Chateaubriand, Lettere à M. de Fontanes sur la campagne romaine, nel Mercure de France del 3 marzo 1804, Texte critique Etabli par J. M Gautier, Genève, Droz 1961, pp. 3-4 nel Mercure de France del 3 marzo 1804 20 E. Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, Laterza, Bari, 1961. 21 Sereni, op. cit., p. 97. 22 Sereni, op. cit., p. 136.

22 forme del paesaggio agrario e le forme dei rapporti sociali. Eliminando qualsiasi opposizione tra il giudizio estetico dell’artista filosofo e quello realistico dell'economista. “..la dove, con le sue attività agricole […] l’uomo comincia ad imprimere al paesaggio agrario forme più coscientemente elaborate, la via è aperta ad una valutazione di queste forme che non è più solo tecnica ed economica, ma estetica. Dopo i paesaggi pastorali ed agricoli informi dell’alto medioevo e dell’età feudale, non v’è dubbio, anche nell’età comunale e poi nel rinascimento, il gusto per il “bel paesaggio” rinasce e si afferma in uno stretto nesso con quello storico- tecnico, economico, sociale, culturale- che rende agli uomini associati la loro capacità di indurre nel paesaggio forme nuove e precise, organicamente adeguate al nuovo grado di sviluppo che le forze produttive sociali hanno raggiunto nell’agricoltura […] La villa italiana del rinascimento è dapprima, sia pure in …privilegiato esclusivismo delle classi dominanti, quello stesso bel paesaggio agrario, del quale abbiamo seguito l’elaborazione a partire dell’età dei Comuni…”23

1.2.3. Il parco come critica del paesaggio24

“Critica in azione, dunque, come apprezzamento che si realizzi mediante un'attività pratica, come una modificazione della realtà data.” Benedetto Croce Essendo la critica del paesaggio ricca e variata nelle sue proposte e nei suoi modi il parco archeologico si colloca in quella cosiddetta critica in azione, dal momento che interviene nel paesaggio, lo interpreta e lo giudica esteticamente: in questa relazione l’opera umana è intenzionalmente inserita e alla ricerca di un'unità formale. Il paesaggio è un valore estetico come le opere architettoniche con le quali si trova in rapporto di condizionamento reciproco. Dal momento che il degrado morfologico del paesaggio può creare alterazioni formali nell’unità del bene architettonico e nel suo ambiente, si rende indispensabile un intervento di recupero e di restauro del paesaggio per dare senso ed ottimizzare qualsiasi opera di conservazione dei fabbricati.

23 Sereni, op. cit., p. 144. 24 Rosario Assunto, Il paesaggio e l’estetica, Ed. Novecento, Palermo, 1994.

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Il parco come forma vivente25:

Il “giuoco”26, come concetto che include la memoria e la meditazione, la scoperta di mille effetti frizzanti e vari27 questo invito alla pensosa e raccolta solitudine troverebbe riscontro nel parco28 che soddisfa quella esigenza di contemplazione attiva e fattiva: una contemplazione che vede il soggetto fruitore partecipe e messo in gioco per intero anche fisicamente nell’identificazione con il contemplato Il paesaggio come spazio del giuoco29 dove la ludicità è solidale alla sacralità. Il parco archeologico è un tentativo di levare la contraddizione30 intrinseca al paesaggio dove al fascino ineguagliabile delle emergenze archeologiche, in maggiore parte perduto a causa dell’azione antropica, si aggiunge uno spettacolo di desolazione visto con l’occhio dell’ economista. Il parco come tentativo di recupero del paesaggio rappresenta quella tensione verso la sua fruibilità nel quale la vita e la contemplazione costituiscono un'unità.

Controversie

Non bisogna dimenticare la minaccia che pesa sul paesaggio, dovuta al regredire della fruizione che passa dal livello di contemplazione estetica - non solo conservativa ma anche sacrale31 - a quello di consumo di massa in una banalizzazione che suscita sazietà e insofferenze. Di fronte a questo rischio si schiera il parco come momento di critica intraprendendo una rimessa in pristino degli accorgimenti materiali che garantiscono l’integrità materiale, un recupero delle armonie e ritmi della natura. Trattandosi della collocazione di un'opera umana all’interno della cornice ambientale del paesaggio, il parco richiede gli stessi strumenti adoperati nel restauro di un complesso architettonico. Lo scopo finale è la sopravvivenza del

25 J. A. Jellicoe, L’architettura del paesaggio (Studies in Landscape editori, 1968, University press, 1960 e 1966), tr. Di Enrica Labò, Milano, Edizioni di “comunità”, 1969 26 J. A. Jellicoe, op. cit. p. 150 27 E. Silva, Dell’arte dé Giardini inglesi 1799, II volume i due capitoli De’ cammini e sentieri, dei viali e Siti di riposo . 28 Marulli, Il primo libro (De’viali ne’ grandi giardini) articolo IX apprezzando l’esistenza in un parco pubblico di Vienna del viale Solitario, luogo del pensoso divagarsi 29 J. A. Jellicoe, Rievocazione di Olimpia in op. cit. (sopra nota 25) 30 François-René de Chateaubriand, op. cit., p. 6. 31 J. Ruskin, Sesamo e gigli, 1968, prefazione alla seconda edizione.

24 paesaggio, contraddistinta da concetti che usurpano il nome di economia (alla cui radice si lega il sostantivo di organizzazione).

1.3. Il conflitto tra parco archeologico e strumenti di pianificazione territoriale

La formulazione dei piani regolatori comunali, dei piani di coordinamento intercomunali, e dei piani regionali e interregionali attraverso la legislazione che regola l’assetto del territorio, costituisce lo strumento teorico, dove si definiscono sia l’uso del territorio sia la rete delle infrastrutture, tenendo conto dei caratteri territoriali di valenza ambientale, naturale, architettonica storica ed archeologica rilevati singolarmente o in modo collettivo secondo la loro diffusione sul territorio. Tale individuazione dovrebbe garantire, almeno teoricamente, un utilizzo e un'integrazione di tali valori per incrementare la ricchezza culturale di una società. L’alternativa offerta dal parco archeologico come strumento con valori storico- naturali porta ad un uso equilibrato e attento alle risorse del territorio.

1.4. Il nuovo orientamento e la definizione del parco archeologico:

1.4.1. Livello disciplinare:

1.4.1.1 Orientamento dell’archeologia

L’archeologia ambientale “..Lo studio di tutti gli aspetti fisici e biologici dell’ambiente e delle interazioni dell’uomo con esso nel tempo, attraverso metodologie e tecniche derivate dalle scienze naturali.”32 L’archeologia ambientale ingloba molti studi specializzati dalla Bioarcheologia (archeobotanica, archeozoologia, paleoantropologia) alla Geoarcheologia che si avvale delle ricerche che comprendono indagini generali sull'ambiente e sull’evoluzione morfologica del paesaggio in un dato territorio sottoposto all’azione antropica, ed indagini specifiche e limitate come quelle pedologiche e altri studi come quelli geomorfologici finalizzati alla ricostruzione del paesaggio nell’antichità

32 Laura Motta, in Dizionario di archeologia. Temi, concetti e metodi, a cura di Riccardo Francovich e Daniele Manacorda, Laterza, Roma–Bari, 2000, pp. 3-4.

25 e alla comprensione dei sistemi ecologici e del potenziale produttivo, che sono alla base delle scelte abitative e insediative delle antiche popolazioni. Il fatto di portare l’oggetto della ricerca nei dintorni del sito consente la ricostruzione delle relazioni tra comunità antiche e ambiente e la messa in luce della formazione, dell’evoluzione e della trasformazione del paesaggio ed esige una conservazione del territorio che sta intorno alle emergenze, comprese quelle minori, per permettere una fruizione efficace. L’archeologia della produzione riguarda “…quegli studi che indagano l’insieme delle operazioni necessarie a trasformare un bene in un altro differente. Operazioni delle quali non si interessano solo i meccanismi tecnici con cui furono svolte, ma le connessioni di tali attività e, più in generale, i modi di produzione hanno avuto nelle differenti situazioni con il processo storico.”33 Il tenere conto della contestualizzazione dei vari indicatori (testimonianze archeologiche), del sapere tecnico e del suo modo caratteristico di trasmissione da un lato evidenzia i limiti di molte fonti antiche e dall’altro grazie alla possibilità di lettura a ritroso del processo che vede coinvolti i singoli reperti e l’intero complesso degli indicatori, permette la ricostruzione di saperi e tecniche perduti o modificati dall’azione naturale e antropica. Per raggiungere gli obiettivi della ricerca di archeologia della produzione (il riconoscimento delle cause e delle conseguenze sociali e economiche, comprese quelle di impatto ambientale delle antiche civiltà) occorreva che l’indagine del patrimonio culturale interessasse oltre il reperto archeologico anche l’ambiente circostante e che considerasse il territorio come componente archeologica e come fonte di informazione. A tale impostazione di ricerca si associano: l’archeologia del commercio, l’archeologia del consumo e l’archeologia ambientale che contribuiscono all’affermazione del concetto della fruibilità “diffusa”. Questa è vincolata alla contestualizzazione delle testimonianze archeologiche e all’estensione dei limiti del parco al di fuori dell’area archeologica, così come comunemente è stata intesa.

33 Enrico Giannichedda, in Dizionario di archeologia. Temi, concetti e metodi, a cura di Riccardo Francovich e Daniele Manacorda, Laterza, Roma–Bari 2000, pp. 231-236.

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L’archeologia sperimentale riguarda “studi finalizzati alla verifica di ipotesi archeologiche mediante il ricorso a esperimenti replicativi.”34 La disciplina ha registrato dalla metà del XX secolo una grande diffusione presso gli istituti di ricerca e le università. Il caso più celebre in Europa, l’Historical-Archaeological Research Centre, è nato in Danimarca (Lejre), come stazione di archeologia. Esperienze simili sono state avviate in altri paesi nord-europei. Le attività in questi centri non si sono limitate solo alle sperimentazioni con materiali e tecniche preistoriche, ma hanno permesso di simulare dal vivo la vita degli artigiani e dei coltivatori del passato. Tale pratica tramite le ricadute didattiche e divulgative da essa derivanti, hanno fornito un buon esempio di integrazione tra il territorio, i centri di ricerca e la fruizione turistica. L’etnoarcheologia è un'altra disciplina che condivide con l’archeologia sperimentale lo stesso criterio della diretta osservazione della realtà dinamica, con il vantaggio di praticarlo all’interno di un sistema culturale vivente.

1.4.1.2. Cultura materiale e la nuova definizione di parco

“Affidandosi ad una assai relativa nozione di artisticità e di qualità ambientali, la cultura ufficiale ha lasciato che tutta una serie di valori legati al paesaggio agrario, a certe tipologie rurali e industriali, a certe infrastrutture, a certi luoghi usati dalla collettività e legati alle sue esperienze di lotta, di conquista, di sfruttamento, fossero dispersi dall’avanzata delle periferie speculative e dall’abbandono delle campagne”35 Nella logica della cultura ambientalista dell’era industriale la campagna o il territorio rurale è stato emarginato, è ritenuto residuale senza una capacità di attrazione per attività ludiche e di tempo libero. Il nuovo orientamento della disciplina impone il concetto di equilibrio ecologico globale, di organicità sistemica e di non rinnovabilità delle risorse. Tale impostazione del problema porta a tener conto oltre dei sistemi ambientali e ecosistemi naturali, di quelli antropizzati (agricoli, insediativi) e a non limitarsi allo

34 Massimo Vidale, in Dizionario di archeologi. Temi, concetti e metodi, a cura di Riccardo Francovich e Daniele Manacorda, Laterza, Roma–Bari 2000, pp. 280-282. 35 R. Pavia, Cultura materiale, territorio, patrimonio culturale, in “Quaderni Storici” n. 31, 1976, p. 341.

27 strumento del vincolo che oltre ad essere inutilmente coercitivo contribuisce all'emarginazione delle campagne.

1.4.1.3 L’economia politica e l’economia dei beni culturali

L’interesse del mondo dell’economia maturato a partire dagli anni Sessanta per la questione dell’allocazione delle risorse, insufficienti per l’incremento dell’utilità sociale, ha trovato nel campo culturale l’occasione per innescare un processo di verifica, da parti degli economisti, sulla possibilità dell’applicazione dei parametri e dei concetti chiave dell’analisi economica (domanda –offerta- prezzi di mercato- costo- beneficio). Tale processo è iniziato con l’affidare alle imprese operanti nel settore dell’industria culturale la caratteristica del no profit.36 Il passo successivo è stato la nascita del pensiero favorevole al finanziamento pubblico nel campo della cultura37 che risulta più giustificabile nel caso delle imprese no profit.38 Partendo dal presupposto che i beni culturali sono beni collettivi, distinti dai beni privati per il fatto che contengono i due principi della non rivalità e della non escludibilità nel consumo39, si registra la difficoltà di inserirli nel mercato come risorse da salvaguardare, per redistribuirli nel corso del tempo all’intera collettività. Infatti, la posizione dei beni culturali tra beni pubblici e beni di mercato non semplifica, da un lato il lavoro dell'economista che deve ricorrere al mercato per identificare il sistema di preferenze collettivo, da un altro lato la valutazione del potere decisionale che, con la sua macchina burocratica, non riesce ad individuare la politica culturale che possa rispondere agli aspettativi dei singoli cittadini. È nello stabilire un legame tra il livello di consumo attuale e quello futuro che sta la peculiarità del modo di consumo del bene culturale: il bene culturale è un bene a consumo incrementale. Un incremento indipendente dalle considerazioni relative al gusto e alle sue variazioni nel tempo. Fermo restando che il gusto abbia il suo posto nell'interpretazione del mercato in un lungo periodo.

36 W. J. Baumol, W. G. Bowen, Performing arts: The Economic Dilemma, Twentieth Century Fund, New York, 1966; cit. Pietro A. Valentino, Economia e cultura, in “L’Ippogrifo” I, 1, 1988, p. 28. 37 D. Fullerton, On justifications for public Support of the arts, in “Journal of Cultural Economics” 15, 2, 1991, pp. 67-82. 38 C. D. Throsby, G. A. Withers, The Economics of the Performing Arts, E. Arnold, London, 1979. 39 G. Brusio, Economia e finanza pubblica, Carocci, Roma, 1998.

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Un'altra caratteristica intrinseca ai beni culturali è la sua eterogeneità dal momento che le unità di output sono differenziate, vista l’impossibilità di standardizzazione del servizio, che è condizionato dall’atteggiamento e dalle preferenze dei fruitori. Considerando che l’output di un dato sistema è frutto di una combinazione di capitale e forza lavoro, il contributo dell’economia politica per la definizione di un bene o di un servizio culturale sta nel presentare il bene culturale come bene misto, risultato della produzione di attori pubblici e privati.40 L’altro settore che l’economia della cultura ha analizzato è la struttura dell’offerta, che cerca di fornire risposte alla questione del sistema tariffario riferendosi alla massimizzazione della somma dei redditi e all’incremento delle donazioni volontarie.41

1.4.2. Livello istituzionale

La questione legata all'istituzione di un ministero che riguarda il mondo culturale nella sua ampia accezione (beni culturali e cultura) è stata da sempre oggetto di controversie che possiamo riassumere come segue: la scelta di affidare ad un unico ministero le funzioni pubbliche statali riguardanti beni e attività culturali l'assegnazione di competenze tra lo stato, le regione e gli enti locali. L’accostamento tra cultura e beni culturali sia a livello formale42 sia a livello funzionale43 non è una ragione sufficiente, in termini giuridici, per accorpare in un unico ministero44 le due materie, tra l’altro con esigenze e modalità di protezione diverse.

40 C. D.Throsby, The Production and Consumption of the arts: a View of cultural economics, in “Journal of Economic Literature” 32, 1994, pp. 9 ss. 41 Tra gli autori che hanno trattato l’argomento troviamo; H. B. Hansmann, Non profit enterprise in the Performing Arts, in „Bell J. Econ.” 12, 2, 1981, pp. 341-361 e B. A. Weisbrod, Collective- consumption Services of individual consumption Goods, in “Quarterly Journal of Economics” 78, 1964, pp. 471-477. 42 A livello costituzionale la cultura e i beni culturali rappresentano le due facce della stessa medaglia. 43 La valorizzazione dei beni culturali concorre alla diffusione culturale, e egualmente la produzione di attività culturali potrebbe generare beni culturali (architettura, musica, libri, pittura,…). 44 Sandro Amorosino, Per un modello di Riparto di funzioni tra stato, regioni ed enti locali, in “Economia della cultura” a. VII, n. 2, 1997, p. 116.

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A questo punto la decisione e la natura della scelta di istituire uno o più ministeri spettano al mondo politico, con tutte le sue polemiche nominalistiche e di bandiera, che, tuttavia sono tenute ad avere una compatibile realtà amministrativa. Nel caso di una scelta di raggruppare in un unico ministero tutte le funzioni pubbliche relative ai due temi, si pone il problema della eccessiva eterogeneità che dovrebbe affrontare l’amministrazione centrale. L’alternativa è di scorporare uno o più argomenti dalla macrocategoria ed accorparla in un apposito ministero.45 Per una costruzione di un modello da adottare s'impone un ragionamento sulle funzioni attribuite ai beni culturali e alle attività culturali.

1.4.3. Livello legislativo46

Il mancato intervento legislativo per la definizione di un modello di tutela costituito dal parco è dovuto alla sua configurazione che contrasta l’ottica atomistica del bene storico-artistico e l’endemica idiosincrasia del mondo della conservazione per la fruizione. Per circoscrivere questo argomento, c’è sembrato opportuno prendere in considerazione il caso italiano come modello di percorso emblematico47 finalizzato alla definizione di una legge riguardante il tema dei parchi. A livello internazionale si registrano l’invito ad una conservazione integrale dei siti archeologici,48 l'istituzione di zone di riserva per la conservazione delle testimonianze materiali e la delimitazione e la protezione dei “siti e luoghi” di interesse archeologico,49 infine l’estensione del concetto di sito archeologico alle zone archeologiche.50 In Italia il quadro normativo definito dalla legge n.1089 del 1939 e dalle leggi successive, continua ad ignorare la categoria dei parchi archeologici anche se a

45 Riferimento al caso italiano secondo le linee proposte dalla “commissione De Vergottini”ne “ La riforma dei ministeri e la riorganizzazione delle funzioni pubbliche in materia di territorio, paesaggio e ambiente” a cura di Sandro Amorosino in “Rivista Giur. Ambiente” n. 5, 1994 ed ora in Sandro Amorosino, Beni ambientali, culturali e territoriali, Padova, 1995. 46 Stefano Benini, Suprema corte di cassazione “Tutela dei beni culturali e istituzione dei parchi archeologici”, in Archeologia e ambiente, Atti del convegno internazionale, Ferrara Fiera 3-4 aprile 1998. 47 Il paese infatti è per eccellenza ricco di beni culturali diffusi sul territorio … 48 Raccomandazione dell’U.N.E.S.CO. di Nuova Delhi del 5 dicembre 1956 art.9. 49 Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico di Londra del 6 maggio 1969. 50 convenzione per la tutela del patrimonio culturale mondiale di Parigi del 16 novembre 1972.

30 livello legislativo regionale si sono registrate delle iniziative per delineare un modello di parco che si trova contrastato per la mancanza di unitarietà nei tentativi regionali e per il conflitto che coinvolge le competenze in materia di tutela e valorizzazione. L’esigenza di una contestualizazzione del bene, per superare il limite della legge del 1939, trova un riscontro nella costituzione delle “zone archeologiche”51 sollecitate dalla commissione Franceschini 1964, che ridefinisce il bene culturale come“Tutto ciò che costituisce testimonianza materiale avente valore di civiltà”. Finalizzato alla fruizione pubblica, gli attribuisce un carattere autonomo di tutela in quanto “bene di fruizione più che di appartenenza” L’effetto del salto concettuale affermato più tardi da più voci autorevoli, oltre all’ampliamento della tipologia dei beni, sta nell'affermazione della dimensione storico - territoriale propria del bene che implica nuove metodologie di approccio alle problematiche legate al territorio come contenitore di varie testimonianze culturali. Un altro aspetto del limiti della legge del 1939 sta nella concessione meramente conservativa come la giustificazione dell'intervento pubblico52 che impone un sistema normativo basato su vincoli e limitazione al diritto di proprietà che solo una rilettura dei comm. dell’art. 9 Cost. ha permesso di passare dalla conservazione passiva a quella attiva promuovendo lo sviluppo della cultura. L’unico allargamento ambientale nella legge del 1939 si manifesta nel vincolo indiretto di cui all’art. 21 della legge 1089 che attua una tutela di tipo paesaggistico offrendo ”uno strumento per tutelare il monumento non in sé, ma per il suo modo di essere in relazione alle esigenze di integrità, prospettiva, luce, ambiente, decoro.” L’azione combinata del vincolo diretto e quello indiretto attua una tutela sempre più estesa nel territorio. Nel caso archeologico sfruttando le caratteristiche del vincolo indiretto, si possono vincolare zone con potenziale archeologico assai accertato. Visti i limiti del sistema vincolistico fino a qui esposto e il suo metodo di approccio “caso per caso”, un tentativo di programmazione e di identificazione preventiva e generale di categorie di tipologie di territorio viene sempre più confermato. Tale

51 Dichiarazioni XXII, XXIII, e XXIV. 52 L. 29 giugno 1939 n. 1497 settore relativo alle bellezze naturali.

31 metodo pianificatorio53 cerca di individuare ambiti territoriali da conservare tralasciando interventi conseguenti da emergenze di speciale pregio. L’affermazione del processo che considera il paesaggio non solo nella sua concezione passivamente conservativa, ma in quella dinamica valorizzata la troviamo nella legge Galasso L 431 del 1985 “Una riconsiderazione assidua dell’intero territorio nazionale alla luce e in attuazione del valore estetico-culturale”. Con il mutato sistema di valutazione dei beni di tutela la percezione del territorio non viene più in funzione emotiva, ma considera le forme del paese in funzione storico- conoscitiva54 e viene confermata in seguito all’individuazione all’interno delle zone soggetto all’art.1 L.431/85 secondo tipologie paesaggistiche ubicazionali o morfologiche di immobili aventi i requisiti della tutela storico-artistica. Con il piano nazionale per l’archeologia si registra il primo tentativo di definire il parco archeologico presentandolo come”Museo all’aperto” che risulta concepito nel D.M. 13 aprile 1993, anche se in modo assai statico. Un'interessante estensione delle esigenze di tutela alle attività che qualificano la memoria storica del territorio trova la sua attuazione nel provvedimento legislativo in materia di locazione (d.l. n. 832 del 1986, art. 4 bis). Pur essendo un passo verso una tutela integrale, il sistema integrato 1497/39 e 431/85 rimane carente come unità dinamica promozionale che verrà sviluppata nell’ambito della legge quadro sulle aree protette (L. 6 dicembre 1991 n. 394) che oltre a confermare e allargare l’aspetto conservativo alle specie animali e vegetali, alle caratteristiche geologiche e biologiche introduce il tema della gestione e del restauro ambientale,55 in modo generico senza precisare l’ambito e l’ampiezza dei poteri connessi alla gestione con tutte le conseguenze conflittuali legate ai livelli di competenza. Il primo riguarda la separazione tra azione di tutela e di valorizzazione che vede giustificata l’intromissione regionale in materia dei beni culturali. Il secondo riguarda la compenetrazione delle esigenze di tutela storico - artistica nella pianificazione territoriale che si vede condizionata dai piani paesaggistici

53 D.l 27 giugno 1985 n. 312, conv. In l. 8 agosto 1985 n. 431. 54 La corte costituzionale prima della legge 431/85 l’ha definita come funzione “estetico-culturale.” 55 Art. 1 ”anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali.”

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(legge Galasso56) e prima ancora dai vincoli imposte nell’interesse “storico, ambientale, paesistico”57, e deve assicurare “la tutela del paesaggio e di complessi storici, monumentali, ambientali e archeologici.”58 La legge 394/91 sulle aree protette nel prevedere il piano di parco come sostituto ad ogni livello dei piani paesistici e dei piani territoriali o urbanistici 59 prosegue nell’ottica di fare prevalere gli interessi culturali e ambientali. Considerando i limiti del quadro normativo relativo ai beni culturali, il parco come modello di tutela trova una sua espressione nel campo del paesaggio e delle bellezze naturali. Infatti, le leggi sulle aree protette60 considerano i valori culturali di un territorio parte integrante dell’ambiente naturale e antropizzato. E affidando la gestione ad un'autorità di parco dotata di autonomia, rappresentano il modello per superare i potenziali conflitti di competenza tra i pubblici poteri e di conseguenza tra strumenti di pianificazione urbanistica e piano del parco.

1.5. Conclusione parte prima

1.5.1. Per un rovesciamento delle prassi61

Dall’esposizione e dall’analisi delle diverse proposte emerge un calo d’interesse progettuale e gestionale che spiega l’incompleta risposta del parco alla domanda di gran respiro posta e maturata ai vari livelli culturale, sociale, economico e politico. Per affrontare la problematica dei parchi archeologici occorre assicurare tre condizioni: 1-La carta archeologica come strumento di conoscenza62 della consistenza quantitativa e qualitativa, della tipologia e della distribuzione dei beni sul territorio

56 Ai sensi dell’art. 1 bis L. 431/85 l’esigenza della valutazione della compatibilità dell’uso del territorio con il valore del paesaggio che non può trovarsi in una situazione di subordinazione. 57 ll 17 agosto 1942, n. 1150 art. 7, 2º comma, n. 5. 58 Art. 10, 2º comma lett. C, per i piani generali; art.16, 6º comma, per i piani particolareggiati; art. 36, 3º comma, per i regolamenti edilizi. 59 Art. 121, 7ºcomma l. 394/91 sulle aree protette. 60 L. 6 dicembre 1991 n. 394 art. 1 “anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali.” 61 Michele Cordaro, Una proposta per la conservazione dei beni culturali, in Atti del convegno Università e tutela dei beni culturali: il contributo degli studi medievali e umanistici, Arezzo - Siena, 21 - 23 gennaio 1977, La nuova Italia, Firenze 1981, p. 531. 62 Carta archeologica e pianificazione territoriale: un problema politico e metodologico. Primo incontro di studi: Roma marzo 1997, a cura di Bruna Amendolea, Palombi, Roma, 1999, p. 272.

33 rappresenta la condizione preliminare per una conservazione programmata di tale bene archeologico; 2-L'esistenza di un'identità culturale e ambientale del territorio; 3-La prevalenza della finalità di valorizzazione della risorsa archeologica.

1.5.2. Verso un nuovo rapporto tra parco e territorio

L’estensione del parco archeologico al territorio risulta un atto dovuto in seguito al riconoscimento del ruolo socio-economico del parco come motore di sviluppo e alla registrazione di una maggiore sensibilità per le problematiche inerenti alla regione circostante al parco. Ne consegue che la struttura del parco si delinea come area mista, tra pubblico e privato, senza delimitazione fisica per non limitare l’influenza culturale e non impedire l'integrazione con l’intorno. Queste considerazioni esigono un perfezionamento dello strumento nascente quale il parco archeologico, integrando il valore culturale, ambientale ed economico di un dato territorio per un'equilibrata coesistenza.

1.5.3. Innovatività

Le esigenze della tutela e della conservazione pongono inevitabili vincoli alla proprietà privata ed all’uso del territorio sinonimo di sacrifici per le popolazioni locali (agricoltori, abitanti) che manifestano resistenza e incomprensioni, perché il processo di valorizzazione richiede tempi lunghi. La questione da affrontare per una corretta impostazione di una legislazione sui parchi riguarda il rapporto tra aree protette e territorio circostante, tra finalità specifiche del parco e interessi delle popolazioni residenti. Un dato dell’esperienza dimostra che non è possibile realizzare un intervento di conservazione del paesaggio archeologico e ambientale, nella fattispecie del parco, senza il consenso delle popolazioni locali, anche se è vero che l’interesse delle popolazioni locali possa essere deviato da interessi particolari e speculativi sia da loro in prima persona sia da estranei al territorio nella figura di operatori turistici e gruppi finanziari esterni. Perciò per una nuova concezione attiva dello strumento di tutela bisogna attuare un salto di qualità, affiancando la tutela con un'apertura dei beni al territorio, attivando

34 un processo di socializzazione della cultura, mettendo in campo strategie compensative che consentono di allargare il consenso e la partecipazione delle varie componenti sociali presenti sul territorio nelle varie sedi di decisione, di ricerca, di valorizzazione, e di gestione.

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PARTE II BENI CULTURALI E SVILUPPO

Premessa

Il problema di fondo che stanno affrontando le cosiddette ”aree depresse”, è quello della scelta dei modi efficaci per uscire dalla crisi economica che stanno attraversando. Esistono due vie percorribili attraverso le quali un rilancio economico possa essere fattibile. La prima prospettiva è di adottare lo schema anticongiunturale classico che favorisce gli strumenti di ricerca economica senza tenere conto delle cause strutturali che stanno a capo della crisi. Tale ragionamento implica, nel caso delle politiche culturali, un ulteriore rinvio della problematica attinente alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale che vede il suo programma operativo degli interventi rimandato a tempi migliori e addirittura un congelo delle iniziative in corso per il mancato finanziamento dovuto alla recessione nel campo economico. È evidente il ruolo marginale e soprattutto strumentale che il patrimonio culturale occupa nell’attuale modello di sviluppo adottato, in quanto una politica culturale per la valorizzazione di tale patrimonio è stata sempre vista come scelta che punta sugli obiettivi sociali e collettivi piuttosto che su quelli economici ed individuali, obiettivi prioritari dell’attuale modello di sviluppo63. La rinuncia a tale modello, che si prefigge equilibrato e statico, si annuncia come il primo passo necessario per uscire dalla crisi e diverrà imprescindibile la promozione di una politica nuova distaccata dalla logica che rende alienazione, urbanizzazione e massificazione come prezzi inevitabili dello sviluppo.Tale politica si prefigge di promuovere meccanismi capaci di produrre un assetto sociale ed economico più equilibrato, nel quale i beni culturali acquisteranno un significato strutturale nella pianificazione economica.

2.1. Beni culturali come risorsa per lo sviluppo

“Il mondo dell’arte non è qualcosa che vada separato dal mondo pratico, ma che va considerato immerso in esso in un reciproco scambio di impulsi.”64 L’idea diffusa e confermata che il patrimonio culturale sia una potenziale risorsa per lo sviluppo, soprattutto per le zone depresse è maturata nell'ambito di un modello teorico semplice articolato nelle equazioni seguenti: risorsa culturale in una data area = attrazione di fruitori (più grandi sono la qualità e la quantità della risorsa, più numerosa e caratterizzata è la fruizione); presenza di fruitori = generazione di spesa; la qualità e la quantità della domanda (condizione socio-economica e la dimensione del flusso dei fruitori) definiscono le diversi categorie di domanda di servizi che condizionano l’ammontare della spesa di fruizione; incremento della spesa = garanzia di reddito e la disposizione di un capitale per lo sviluppo locale: una logica che associa la risorsa culturale alla produzione e alla vendita di servizi per soddisfare la domanda interna dei residenti e esterna formata da escursionisti e turisti

63 Fabrizio Barca, La valorizzazione della cultura, risorsa per lo sviluppo del mezzogiorno, in “Economia della cultura”, rivista quadrimestrale dell’associazione per l’economia della cultura, a. X, n. 2, 2000, p. 195. 64 Ranuccio Bianchi Bandinelli citato da Giorgio Mangani, Valerio Paci, Introduzione, in La tutela difficile. Rapporto sui beni culturali delle Marche, Gilberto Bagaloni editore, Ancona 1977, p. 22.

38 sia in forma di spesa in loco sia in forma di esportazione corrispondente all'ammontare dei prodotti venduti.65 Il limite di questo modello sta nel considerare che la sola presenza di una risorsa culturale possa essere la condizione indispensabile e sufficiente a generare una rendita e una crescita economica dell’area dove è collocato il bene. Infatti, la dotazione di risorse culturali di un’area, senza assicurare la sua capacità d'esportazione, la mette a rischio di fronte ai fenomeni concorrenziali di altre aree in possesso di un patrimonio culturale. Simili fenomeni possono essere supporti, solo se si provvede a: • La creazione di un’identità forte del territorio (Donzelli); • Stimolare la concertazione e la collaborazione tra i vari attori; enti di tutela, enti territoriali, settore privato; • Sviluppare politiche culturali finalizzate ad una presa di coscienza da parte del pubblico.

2.1.1. La forma distrettuale e la sua applicazione ai beni culturali

“La complessità dei problemi legati alla conservazione del patrimonio culturale non è solo dovuta all'eterogeneità e alla varietà del patrimonio ma soprattutto provocata dall’incapacità a instaurare un nesso tra concetto di cultura e concetto di vita, di economia, di organizzazione del territorio”.66 Il filo rosso di questo ragionamento è la constatazione ed il riconoscimento che la forza motrice di un modello di sviluppo non si basa sulle grandi imprese, ma sulla vitalità dei sistemi locali nella fattispecie dei distretti agricoli, turistici e artigianali. Un riferimento, per quanto sia controverso, è fornito dal campo industriale dove l’assunzione di una forma di governo nell’ambito di una logica di distretto industriale è definita da un sistema di piccole e medie imprese, basato su: - Un’unità culturale e un patrimonio di conoscenza tecnica e sociale - L’iniziativa familiare in grado di passare dalla scala artigianale alla scala industriale - La continuità nel tempo e una performance nel settore imprenditoriale - Garanzia di risorse pubbliche di sostegno

65 Infatti lo sviluppo tecnologico, soprattutto nel campo della “riproducibilità” tecnica della risorsa culturale permette la fruizione remota nelle aree esterne all’area del bene. 66 Giorgio Mangani, Valerio Paci, Introduzione, in La tutela difficile. Rapporto sui beni culturali delle Marche, Gilberto Bagaloni editore, Ancona 1977.

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- Creare una sinergia tra i vari settori di produzione presenti nell’area. La contrarietà di tale struttura è quell’esigenza di un contesto socio-economico ideale con tempi di attuazione a lungo termine (dovuti alla necessaria fase d’incubazione storica carica di sacrifici e di momenti difficili). Un'altra formula proveniente dal campo istituzionale dove la scelta politica assume una valenza decisionale assegnando diritti sulla proprietà intellettuale e sui marchi (diritti di proprietà sulla produzione locale, diritti alla denominazione d’origine) creando un privilegio monopolistico con conseguenze sul prezzo del prodotto, il reddito, la crescita del capitale, assicurando una tutela giuridica) tale forma trova la sua espressione nel settore del patrimonio culturale nella valorizzazione di fiere e festival legati alle peculiarità dell’area, nell’istituzione di centri di ricerca e di università per la promozione della risorsa caratterizzante l’area. Un’applicazione diretta la troviamo nel distretto culturale e artistico costruito attorno ad una realtà artistica o a una rete museale spesso presente nei centri storici con una tendenza d’estensione al territorio.67 La loro istituzione aumenta la domanda dei servizi alberghieri con un incremento di consumo nei settori artigianali grazie alla logica dei percorsi integrati creando da un lato un contesto di attenzione diffuso per la produzione di cultura dall’altro lato la costruzione di un'immagine e di un marchio sui mercati esterni. La combinazione delle tre forme distrettuali - culturali sembra una risposta adeguata, dove un’interazione dei beni culturali con altri sistemi locali mira a produrre esternalità economica nel campo dell’organizzazione degli interventi, dell’innovazione nel settore di offerta (flessibilità, nuove prodotti) e infine delle modalità di diffusione. Queste esternalità si presentano sotto tre forme.68 Esternalità positiva di rete. La compresenza di più nodi di una rete, nel nostro caso di più aree archeologiche e di più siti di interesse naturalistico e paesaggistico sul territorio, consente ai potenziali utenti una possibilità maggiore di fruizione e di contatto con contesti e ambienti tra l’altro compatibili e connessi.

67 Sistemi museali in Italia. Analisi di alcune esperienze: Le prime tappe di un lungo cammino, dossier a cura del Centro Studi TCI, Torino, Ottobre 2000. 68 Walter Santagata, Sarà a distretti la cultura del duemila, in “Il giornale dell’arte,” N. 185, Febbraio 2000, p. 34.

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Le esternalità positive di consumo si definiscono come indicatore della crescita dell’utilità acquisita da un consumatore ad alto potenziale di connessione grazie all’aumento dei nodi e di utenti della stessa rete. Il bandwagon effect indica l’incremento della domanda di un bene come risultato del suo consumo da parte di altri utenti. Il distretto archeologico, attraverso il patto territoriale, ha il compito di riuscire a fare massa critica creando delle condizioni positive per incrementare il flusso dei fruitori. Esternalità di tempo. Alcuni nodi del distretto, si pensi a siti di alto interesse archeologico o naturale, o a manifestazioni culturali di successo come i Festival, sono grandi attrattori di pubblico che recandosi sul territorio per quei motivi ottimizza l’uso del tempo libero visitando gli altri siti. L’economia di scala Lo sviluppo dell’attività culturale, contemporaneamente allo sviluppo delle attività affini localizzate all’interno dell’area, è in grado di determinare economie di scala ed economie esterne.69

2.1.2. Innovazioni strategiche: la metodologia Delphi70

Un altro metodo di valutazione dell’impatto è costituito dal metodo Delphi che si presenta come rimedio alle lacune degli approcci valutativi di tipo quantitativo fornendo una sintesi di dati di tipo qualitativo e quantitativo. Il metodo Delphi consiste nella consultazione71 di un gruppo di addetti ai lavori ed esperti, provenienti da varie competenze e riguarda gli obiettivi individuati72 all’interno del progetto integrato. Un panel di tecnici dell'organismo di tutela, economisti, operatori del turismo, esperti manageriali, sociologi… (figura 1)

69 Il caso di New York con lo sviluppo del settore multimediale (120 mila gli addetti) fondato su un tessuto di piccole imprese con tendenza ad un concentramento in certe zone della città richiamando i due concetti della Silicon Valley e quello dell’«economia di vicolo alley» è stata battezzata Silicon Alley. 70 G. Marbach, C. Mazziotta, A. Rizzi, Le previsioni, fondamenti logici e basi statistiche, Etaslibri, Milano 1991. 71 “la consultazione è stata strutturata in quattro tornate. Ad ogni tornata è stata fornita ai partecipanti una sintesi dei risultati di quella precedente, indicando le tesi maggioritarie (indicatore di sintesi) e quelle divergenti. Gli esperti sono stati interrogati in modo indipendente e contattati via fax per la procedura della consultazione. 72 Si rimanda al rapporto Civita 1997/1998 in Storia al futuro dove sono menzionate le indicazione di massima e il rendiconto della consultazione Delphi.

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Presentazione del tema centrale Primo round Opinione: incidenza di una maggiore integrazione tra il sistema di fruizione e gli altri sistemi economici per uno sviluppo locale e un incremento di occupazione

Sintesi dei risultati del primo round Indicazione di forme possibili di integrazione

secondo round Individuazione delle forme e dei contenuti dell’integrazione Individuazione dei vantaggi competitivi apportati ai sistemi economici e locali Sintesi dei risultati del secondo round elenco dei vantaggi competitivi possibili

terzo round

Richiesta di una valutazione quantitativa ex ante del peso del settore dei beni culturali nella specializzazione produttiva dei sistemi economici locali. Sintesi dei risultati del terzo round giudizio positivo sul ruolo trainante del settore dei beni culturali Quarto round Individuazione di nuove politiche e strumenti attuativi.

FIGURA 1 STRUTTURA DELLA CONSULTAZIONE DELPHI

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2.2. Teoria dello sviluppo sostenibile73

Malgrado le controversie che circondano la nozione di sviluppo sostenibile,74 rimane fondamentale attuare una strategia che permetta di regolare degli interventi sul territorio basandosi su scelte programmate nel tempo e variate nello spazio pur rispettando i vincoli imposti, usando strumenti flessibili. Un'applicazione di questa strategia trova la sua massima espressione nel campo della valorizzazione del patrimonio culturale diffuso in un territorio, dal momento che l’obbiettivo principale di tale azione è la conservazione e la preservazione delle risorse comprese quelle culturali e ambientali per soddisfare i bisogni delle future generazioni.

2.3. Conseguenze istituzionali75

Il perseguimento di una politica di sviluppo sostenibile porta in primo luogo a definire la sede finale della procedura di concertazione interministeriale e a darle un peso maggiore, conferendo questo compito alla massima autorità esecutiva del paese. Questa politica di sviluppo sostenibile rappresenta un messaggio forte per esprimere la volontà dei decisori ad indurre l’intero sistema amministrativo dello stato ad interiorizzare il processo di valorizzazione culturale e ambientale nella formulazione degli obiettivi di medio e lungo termine, procedendo sotto forma di cooperazione e di massimo coinvolgimento degli altri attori. Sembra ovvio che, in una strategia di sviluppo sostenibile, non mancano i momenti d'interazione tra azione di sviluppo e azione di tutela culturale e ambientale. Finora per risolvere i conflitti, tra l’altro frequenti, nati tra ministeri di tutela e ministeri di spesa, si sono prospettate diverse formule, la prima si basa su un'intesa tra i due ministeri, la seconda invece affida al ministero di tutela la funzione di quello di

73 Gilberto Coreana, Corso di economia dell’ambiente, anno accademico 1993-94, Università di Genova. 74 Serge Latouche, Il paradosso dell’economia ecologica e lo sviluppo sostenibile come ossimoro, intervento del 30 sett. 1998 al Seminario internazionale di studio all’Università di Padova; id., Sviluppo sostenibile? Un inganno, intervista di Vincenzo R. Spagnolo in “Avvenire” 12 febbraio 2000. 75 Paolo Costa, Dal conflitto alla sostenibilità ambientale, in “Economia della cultura,” a. VII, n. 2, 1997, pp. 111-115.

43 spesa, la terza che sembra la più plausibile e applicabile su tutte le scale d'intervento conferma la logica di interiorizzazione dei valori di tutela da parte dei vari organismi amministrativi. Una quarta formula si manifesta nella creazione di un ente esterno indipendente.76 Un altro aspetto, per l’attuazione di una strategia di sviluppo sostenibile, sta nella ridefinizione delle forme di tutela, nella fattispecie del VIA77 e del VIPA,78 e il necessario confronto con le esigenze di sviluppo.79

2.4. Verso un dinamismo culturale80

“la cultura non è un servizio, è la condizione dell’esistenza di una città” Giulio Argan La capacità di esprimere servizi nuovi e innovativi, di creare fabbriche di cultura, di gestire il proprio patrimonio culturale è la condizione necessaria per una continua e stabile fruizione dei beni; rappresenta il salto di qualità nel campo della valorizzazione di un patrimonio culturale che non sarà semplicemente erogato, ma verrà elaborato e rigenerato in una logica dove le funzioni prevalgano sulle produzioni.81 Il parco come area strategica della ricerca, della formazione, della produzione e della gestione di un settore attuale ed infinito rappresentato dalla riabilitazione del bene ambientale e culturale.

2.5. Il parco archeologico tra profitto e sostenibilità

“Alla fine degli anni ottanta si è verificato un vero e proprio conflitto di fondo tra l’ipotesi dei beni culturali come risorse per lo sviluppo, piegate troppo rapidamente alle ragioni di specifiche imprese, e l’ipotesi dei beni culturali come valori,

76 Il caso degli Stati Uniti dove il ruolo di direzione della strategia dello sviluppo sostenibile è affidato ad una agenzia. 77 VIA: valutazione dell’impatto ambientale. 78 VIPA: valutazione dell’impatto sul patrimonio culturale. 79 Legge Bassanini sulla semplificazione dell’azione della pubblica amministrazione. 80 Raffaello De Ruggieri, La sfida di Matera: un’identità che diventa sviluppo, in “Economia della cultura,” rivista quadrimestrale dell’associazione per l’economia della cultura, a. X, 2000, n. 1, pp. 73- 81. 81 Un parco non dell’effimero o della cultura mummificata, ma del nuovo dinamismo culturale legato alle moderne metodologie e tecnologie del recupero e alla corretta interpretazione del rapporto con le risorse culturali territoriali.

44 sostenuta dalla tradizione culturale (secolare) dei tecnici della tutela. L’iniziale fase di dialogo ha ceduto il passo a un irrigidimento da entrambe le parti”.82

2.5.1. Attualità

2.5.1.1. Politica euro-mediterranea per i beni culturali83

Il lancio della prima fase operativa dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali comunitari per il periodo 2000 – 2006 è stato favorito dal giudizio positivo espresso dalla commissione europea sulla strategia di sviluppo proposta dal Programma di Sviluppo del Mezzogiorno (PSM). Alla base di questa strategia si presentano scelte di carattere innovativo con la finalità di impedire la fuga delle risorse mobili (finanziamenti, attività specializzate e iniziative imprenditoriali) attraverso la valorizzazione permanente delle risorse immobili presenti sul territorio (capitale umano, il patrimonio naturale e culturale, la terra). La valorizzazione delle risorse culturali rappresenta il secondo punto nella gerarchia degli interventi prioritari all’interno del PSM84 e ha fornito l’occasione alle politiche culturali volte alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale, ad inserirsi nel processo di sviluppo delle aree depresse, a misurare l’efficace capacità dei diversi attori coinvolti. L’obiettivo principale del PSM è di “Stabilire condizioni per nuove opportunità imprenditoriali nel settore della cultura e delle attività culturali; accrescere la qualità della vita dei cittadini, la fiducia e il benessere sociale; valorizzare, tutelare e rendere maggiormente fruibili le risorse culturali del Mezzogiorno”. Più specificamente il PSM mira a consolidare, ampliare e qualificare le azioni di salvaguardia e di valorizzazione in corso del patrimonio culturale nella sua accezione più ampia, a offrire una qualità migliore dei servizi culturali, incrementando in qualità e in quantità le strutture per la fruizione puntando su quella didattica, a dotare il territorio di strutture e di sistemi opportuni per il compimento delle attività tecniche relative al patrimonio culturale con più decentramento della

82 Luigi Bobbio, La politica dei “beni culturali”: gli anni ottanta, in “Economia della cultura,” V, n. 2, 1995. 83 Giampiero Marchesi, Risorse culturali e sviluppo delle aree in ritardo: i fondi strutturali 2000 – 2006, in “Economia della cultura,” X, n. 1, 2000, p. 21. 84 Sono stati destinate investimenti agli interventi e alle attività da realizzare 2544 milioni di Euro.

45 specializzazione favorendo la nascita del settore privato ed infine incoraggiare le iniziative imprenditoriali legate al settore del patrimonio culturale comprese quelle di stampo terziario. Tale strategia esige una programmazione il cui successo sta nel rafforzamento del metodo partenariale che ha visto il Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica85 attribuire al Ministero per i Beni e le Attività Culturali il coordinamento86 del “tavolo interinale” sui beni culturali conclusosi con la stesura del “rapporto interinale” che comprende la definizione delle linee strategiche per i beni culturali nel mezzogiorno. Il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali interessa anche la fase attuazione del programma, manifestandosi in una funzione trasversale di orientamento e controllo sull’attuazione della strategia inerente alla risorsa culturale, operando all’interno di ognuno dei Programmi Operativi Regionali (POR) come titolare di singole misure.87 Per una concreta attuazione della strategia si è rivelato necessario da un lato un adeguamento, sia a livello centrale sia a livello territoriale, delle strutture tecniche cui competono gestione e amministrazione. Tale consapevolezza si colloca più a livello tecnico88 che politico-decisionale. Si è rivelata necessaria, dall’altro lato, l’applicazione dei criteri89 stabiliti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e comunicati agli enti territoriali per la redazione dei POR.

B) Il programma LEADER (Liaison Entre Actions de Développement de l’Economie Rurale)

Le caratteristiche del programma sono l’innovazione e la competitività introdotte nel settore terziario, che influenzano tutta la sfera dell’economia rurale, introducendo iniziative innovative come assistenza tecnica e formazione, turismo rurale, piccole e

85 Autorità di coordinamento per la programmazione dei fondi strutturali comunitari. 86 Delibera Cipe n. 140 del 22 dicembre 1998, “programmazione fondi strutturali 2000-2006”. 87 Delibera Cipe n.71 del 14 maggio 1999, “Orientamenti per la programmazione degli investimenti nel periodo 2000- 2006 per lo sviluppo del mezzogiorno” 88 Proposte operative sia di programmi di “assistenza tecnica“ sia quelli atti per una rapida attivazione dei Nuclei di valutazione e verifica previsti dalla legge 144 del 1999. 89 Criteri definiti all’interno delle “Linee Guida” per la programmazione elaborate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali: livello di impatto sullo sviluppo regionale; effetti positivi sul capitale umano locale; livello di partecipazione dei soggetti locali e quota di cofinanziamento assicurato; definizione del piano di gestione; priorità conservativa e ambientale.

46 medie imprese, servizi al cittadino, produzione agro-alimentare, patrimonio culturale e ambientale. Le aree beneficiarie del programma emanato nel 1990 hanno la caratteristica di essere marginali e di avere un’economia depressa, come previsto dagli obiettivi 1 e 5b. Il programma si basa su quattro principi fondamentali: -gestione che fa capo ad un gestore unico la cui struttura deve essere composta da attori privati e pubblici; -piano d’azione integrato sia a livello territoriale sia a livello settoriale; -studio accurato degli interventi nei loro caratteri di innovatività, fattibilità; -cooperazione internazionale e lo scambio di idee e esperienze. La peculiarità del programma sta nella modalità di gestione e di autovalutazione dei gruppi partecipanti, nella capacità di questi ad attivare azioni economiche e sociali per gestire il piano e per un'efficace informazione dei potenziali beneficiari, nella tecnica di selezione dei progetti con le idee imprenditoriali e organizzative migliori e infine nella dimostrazione sul campo attuando un vero progetto integrato.

C). Il Consorzio Civita

La sua peculiarità sta nel suo impegno ad occuparsi del patrimonio culturale e ambientale “minore”,90 disperso su un territorio e nell'adottare politiche ad hoc, basate sulla costruzione di una rete di questi beni: realmente attraverso sistemi di mobilità e fruizione e virtualmente attraverso l’interconnessione telematica e la ricostruzione virtuale della loro unità. Operando all’interno del programma LEADER, il consorzio ha elaborato modelli di intervento in una realtà caratterizzata da un patrimonio diffuso che si basa sul concetto di sistema territoriale culturalmente ed ambientalmente integrato e che adotta il termine di “parco culturale”. È da notare che tra i progetti del consorzio Civita c’è il progetto hypermuseum che ha fatto le sue prove nei casi del Lago di Bolsena e dell’Alta Murgia.

90 Esperienze e proposte locali, a cura di Aldo Musacchio, in La storia al futuro. Beni culturali, specializzazione del territorio e nuova occupazione, a cura di Pietro A. Valentino, Aldo Musacchio, Francesco Perego, Giunti, Firenze, 1999, pp. 154-170.

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Altro successo l’ha registrato sempre nell'ambito di LEADER I, la formula dell'albergo diffuso come rete ricettiva in franchising con la proposta di casali ristrutturati nel comprensorio di Teverina. In campo formativo è da segnalare l’esperienza in corso nell'Agro Ericino in provincia di Trapani, che ha mirato alla formazione degli attori (operatori e collettività locali) per lo scopo di integrare l’offerta turistica locale. Infine è da segnalare l’esperimento in corso nel Montefeltro e nel Viterbese di una nuova forma di gestione del processo di valorizzazione economica delle risorse, basata sulla costituzione di una authority locale preposta al controllo della qualità integrale del territorio

D) Presentazione del progetto PISA “Programmazione integrata nei siti archeologici”

Operante nel quadro del programma Euromed heritage, la rete euromediterranea P.I.S.A coordinata dall’IMED, Istituto per il Mediterraneo è costituita da istituzioni competenti per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio archeologico relative a nove paesi di cui quattro in Europa (Francia, Grecia, Germania e Italia) e cinque a Sud ed Est del Mediterraneo (Algeria, Autorità Palestinese, Israele, Marocco, Tunisia) –figura 2- con finanziamento della comunità europea (“commissione europea regolamento MEDA”) di durata triennale 1998-2001. L’obiettivo è attuare strategie di intervento integrato comune ai paesi partner, puntando sulla nozione di programmazione integrata nei siti archeologici, nelle politiche culturali, negli interventi, nelle pratiche delle istituzioni pubbliche e degli attori economici e sociali. Struttura. -figura 3- L’impostazione del progetto P.I.S.A. nel suo insieme rappresenta una riproduzione a scala territoriale, anche in ambiti rurali delle esperienze dei distretti culturali urbani gia sperimentati dagli anni ’80. La strategia riguardante l’allargamento del concetto di risorsa archeologica prevede l’introduzione dei prodotti della cultura materiale e della cultura immateriale caratterizzanti il territorio, la presa in considerazione dell’assetto territoriale quali infrastrutture, accessibilità, ricettività e servizi e infine l’inclusione del sistema imprenditoriale nei dintorni della risorsa archeologica. Senza dimenticare che l’apporto del sistema socio-economico locale non si limita alla sua

48 dotazione di infrastrutture, ma dà un contributo in forma di risorse umane che condiziona con il suo livello di qualificazione la qualità dell’offerta. Questa integrazione del processo di valorizzazione delle risorse archeologiche con le altre dotazioni e con l’assetto socio-economico territoriale richiede: - Un approccio metodologico multidisciplinare - una qualità distinguibile (offerta integrata), che riduca il rischio della concorrenza di altre offerte a livello nazionale e internazionale. - un’ innovazione nella politica gestionale dei siti - un’ attenzione alla fruizione con l’accrescimento dei livelli di comunicazione tra gli attori interessati e con uno studio accurato per la presentazione del sito al pubblico.

Oltre all’intenzione di incoraggiare e promuovere le interconnessioni per garantire maggiori impatti economici di una data area archeologica, il progetto P.I.S.A. cerca di confrontare le analisi condotte contemporaneamente in diversi siti rispettando le stesse modalità come tentativo di delineare un profilo di programmazione integrata estendibile su tutta l’area Euro-mediterranea. La metodologia proposta dal progetto P.I.S.A nella sua fase ricerca-azione è articolata in tre ambiti in un sistema matriciale che analizza la situazione attuale, la dinamica storica, le potenzialità e strategie e infine i soggetti coinvolti in modo diretto e indiretto.

Il primo ambito riguarda il sito come entità analizzato nel suo stato attuale attraverso le sue funzioni e le attività specifiche svolte all’interno, le potenzialità del sito e la tendenza al suo sviluppo, formulando infine un giudizio critico sulla gestione del sito e sull’attuazione delle sue funzioni quali: la ricerca, la protezione e la conservazione, le politiche di sviluppo del sito e l’implementazione della risorsa archeologica, le politiche di promozione, le politiche di offerta di servizi per la fruizione, le politiche tariffarie, la gestione e l’organizzazione delle risorse umane infine le politiche di budget. Il secondo riguarda il rapporto tra sito e territorio, analizzando l’aspetto fisico e sociale (qualità dell’ambiente, servizi di accoglienza, infrastrutture di accessibilità, risorse umane, usi attuali del territorio, il quadro legislativo e decisionale).

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FIGURA 2. LA RETE P.I.S.A.

FIGURA 3. STRUTTURA DEL PROGETTO P.I.S.A

Il terzo punta sull'integrazione tra gestione del sito e gli elementi dell’assetto economico locale, quali

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• le attività produttive in quanto input e/o output del processo di messa in valore del sito nella fattispecie della ricerca, progettazione, restauro, settore multimediale, servizi terziari; • le manifestazioni culturali e le attività per il tempo libero; • la situazione del mercato del lavoro; • la natura delle politiche economiche attraverso l’identificazione dei vari attori e strumenti di pianificazione. Per l’attuazione di questa strategia è stato scelto un modello di una griglia di lettura generale, proponendo più percorsi di ricerca che possono rispondere alle realtà presenti all’interno dei casi studio. Lo scopo era di scongiurare da un lato il rischio di imporre schemi rigidi non in grado di tenere in considerazione le specificità geografiche, storiche, cronologiche, dimensionale) dei casi studio , da un altro lato il rischio di non garantire una convergenza delle ricerche –azione verso l’obiettivo quale la costruzione di un modello generale attraverso un’analisi particolare.

Una valutazione di impatti si rende necessaria per una lettura completa dei dati emergenti dell’analisi matriciale in quanto utile per la definizione di una gerarchia delle funzioni in rapporto ai tre ambiti.

L’identificazione dei punti di forza, di debolezza e di potenzialità delle funzione esistenti relativamente ad un sito(lettura orizzontale della matrice), l’identificazione del grado di influenza di ciascun ambito (gestione interna del sito, rapporto sito/territorio e rapporto sito/sistema economico) sulle funzioni del sito. I risultati della ricerca-azione. Di fronte alla tale domanda di grande respiro formulata qui sopra, l’analisi comparata relativa all’integrazione tra le funzioni nei vari contesti rileva una forte presenza di integrazione nell’ambito della gestione del sito, una scarsa attuazione per quel che riguarda il rapporto del sito con il suo esterno, un'assenza totale del rapporto tra sito e sistema economico locale91

91 Pietro A. Valentino, in Rapporto regionale di analisi comparata, l’approccio integrato ai siti archeologici, Rete Euro-Mediterranea P.I.S.A., Versione preliminare Giugno 2001, pp. 20-23.

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Questa non rispondenza è diffusa in tutti i casi studio in modo differenziato soprattutto ai livelli esterni al sito e si presenta nell’assenza di integrazione delle funzioni del sito con i vari contesti e nel grado di debolezza di queste funzioni.

Tra i principali limiti della programmazione integrata tra i siti e il loro esterno si distingue una forte carenza in materia di gestione riscontrata nei vari casi studio pur essendo diversi. Infatti, sono stati identificati tre modelli, il primo Centralizzato (Lixus in Marocco, Dougga in Tunisia, Cherchell in Algeria, Pella in Palestina), il secondo Partecipato (Tharros in Italia, Cesarea in Israele) il terzo Autonomo (Bibracte Francia, Pompei Italia). L’analisi di ogni tipo di gestione attraverso i casi rappresentativi ha permesso di rilevare le loro caratteristiche che possiamo riassumere nei seguenti punti: nel modello centralizzato si registra l’influenza dei vincoli di proprietà, dei vincoli dell'uso del suolo, dei vincoli legislativi e dell’interferenza di più organi statali. Nel modello partecipato si registra un'assegnazione ambigua dei ruoli, con una scarsa concertazione tra i vari attori che provoca un incremento e una sovrapposizione delle funzioni e delle competenze. Nel modello autonomo teoricamente si gode di un'agilità e semplificazione a livello decisionale e di responsabilità, ma realmente l’autorità centrale ha la facoltà di esercitare funzioni che valgono come controllo indiretto e coordinamento generale.92 Per venire incontro a queste carenze intrinseche si è cercato di sviluppare un modello-tipo di funzionamento sia per il modello non autonomo che per quello autonomo, cercando di costruire insiemi di legami prioritari tra le varie funzioni93 che si presentano come segue: - funzione gestione e organizzazione delle risorse umane e politiche di budget - funzione di ricerca, protezione e conservazione, promozione e divulgazione e politiche di offerta dei servizi - attività di promozione e divulgazione e politiche di offerta dei servizi. In definitiva il progetto P.I.S.A. mira a valorizzare il patrimonio culturale nella fattispecie quello archeologico, attraverso la necessaria identificazione degli attori

92 Il caso di Pompei in Italia e di Bibracte in Francia. 93 Sono identificati gli insiemi di funzione raggruppati per una migliore gestione: Valentino, op. cit., pp. 46-68.

52 del processo e il suggello di un accordo diretto ed esplicito tra i vari attori del processo per fissare gli obiettivi comuni e gli strumenti adeguati per una qualità culturale e sociale competitiva dei suoi output. Il progetto P.I.S.A è giunto al suo ultimo anno e vedrà la sua conclusione a Roma nel dicembre 2001 con il seminario internazionale finale. Allo stato attuale, i risultati registrati sono stati esposti nell’occasione della presentazione del Rapporto Regionale Comparato a Napoli nel giugno 2001. In questa sede sono stati divulgati i contenuti delle ricerche-azioni svolti all’interno dei singoli progetti dei novi paesi aderenti al programma. Il dato saliente che si può riportare è quello del carattere tradizionale dell’approccio che non è riuscito a contenere i tre contesti (gestione interna del sito, rapporto sito/territorio e rapporto sito/sistema economico).94 Tutto ciò rende la missione del progetto P.I.S.A a rischio, nel momento che i paesi partner hanno già dato il via all’elaborazione dei progetti pilota allo scopo di presentarli nel dicembre 2001.

94 Si rimanda alle schede tecniche sugli studi di caso di P.A Valentino, op. cit. pp. 76-152.

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2.7 Conclusione

Livello concettuale

Il parco archeologico come processo di sviluppo a bassa entropia modelli di sviluppo fondati sullo sfruttamento di ogni risorsa territoriale (naturale, ambientale o storica) che porta alla distruzione delle culture locali. La proposta di un parco come congiunzione del rigore della ricerca scientifica, della razionalità dell’intervento e dell’intransigenza della conservazione con la convenienza socio-economica dello stesso. Un passaggio dalla disciplina di conservazione del patrimonio a quella della sua fruizione nello spirito delle raccomandazioni internazionali con un passo antropico, che ha come obiettivo di conoscere il passato, di vivere il presente, di preparare il futuro. La valorizzazione nel suo sistema di servizi come forma di critica del territorio e di proposta al fruitore che, una volta presa conoscenza, opera per la sua protezione e la sua valorizzazione sotto l’occhio vigilante degli organi di tutela preposti.

Livello legislativo

La formulazione di un modello giuridico in grado di regolare il tema della conservazione e della tutela dei beni archeologici diffusi in un territorio attraverso lo strumento del parco va posta sotto gli aspetti seguenti: Il parco archeologico come piano d’intervento si avvalla di una serie di vincoli, da un lato di natura storico-archeologica con un carattere confermativo, portato ad essere definitivo, dall’altro lato di natura urbanistica con un carattere espropriativo temporaneo con decadenza allo scadere del periodo del piano, salvo un’approvazione di un piano d’attuazione. Perciò, per non vanificare la programmazione degli interventi, il piano del parco deve avere la garanzia della permanenza del potere di vincolare le aree archeologiche. L’esclusività della ricerca archeologica e scientifica rimane allo stato che gode della funzione di indirizzo e coordinamento, oltre a mantenere il diritto di proprietà per i reperti rinvenuti.

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Livello di programmazione

Per un’efficace valorizzazione economica delle attrattive archeologiche e ambientali del territorio, e anche per quel che riguarda il mercato obiettivo, occorre individuare gli attori di realizzazione. 1)- Individuazione di un nuovo mercato obiettivo: si tratta di raggiungere un nuovo destinatario delle offerte, che non sia unicamente lo studioso, seguendo un approccio che esiga una sensibilità al bene assai diversa nei suoi intenti, nelle sue priorità, e nei livelli di fruizione. In pratica bisogna cambiare il modello di riferimento per una diffusa e proficua offerta. Perciò una segmentazione della tipologia di domanda sembra raccomandabile. 2)- Individuazione degli attori di realizzazione. Sono i soggetti con capacità di coordinare tutte le attività, di stabilire scelte, priorità e meccanismi di intervento compatibili con l’identità storico-territoriale e efficaci nell’azione di marketing per l’offerta di fruizione territoriale. Essi hanno il compito di costruire un’immagine accattivante del distretto e diffonderla in modo corretto in un’operazione di marketing.

Livello gestionale

Sullo sfondo dei parchi archeologici vi è l’idea della ricerca della performance nel campo della produttività, della qualità dei servizi e del marchio come grado di reputazione. Escluse le forme di sovvenzione che accompagnano i processi di decentramento e di integrazione, sono indispensabili le esternalità positive e le economie di scala per il raggiungimento di una dimensione ottimale nella gestione economica delle attività del parco. Il progetto gestionale fornisce i mezzi tecnici e le risorse umane necessarie alla riuscita del progetto di messa in valore e deve assicurare i punti seguenti: - l’organizzazione delle risorse umane, identificando i vari componenti in numero e qualifiche, precisando le modalità delle prestazioni di lavoro, la struttura di funzionamento, l’organigramma e la gerarchia; - la condivisione da parte dei vari componenti degli obiettivi del progetto culturale; - un sistema di monitoraggio, nella fattispecie un calendario, per fissare le scadenze per una maggiore operatività e concretezza.

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Livello istituzionale

1) Un regolamento riguardante le fondazioni culturali95 consente allo stato di partecipare ad entità di natura privata conferendo nel loro patrimonio beni di sua proprietà. 2) Riforme regionali che consentano agli enti locali la costituzione di società per azioni, società a responsabilità limitata.96 3)- La creazione di un'istituzione97 come figura giuridica con un direttore e un consiglio di amministrazione aperto ai privati, che faccia riferimento alle regole del diritto privato. 4) La redazione di progetti regionali integrati, a scapito del processo di decentramento stato-regione–enti locali.

95 Legge italiana L. 368/98, art. 10. 96 Legge italiana L.142/90 relativa alla riforma di ente locale. 97 Id legge 142/90.

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PARTE III IL PROGETTO DI VALORIZZAZIONE INTEGRATA: IL CASO DOUGGA (Tunisia)

3.1. Il quadro di riferimento

FIGURA 4. CARTA DELLA TUNISIA, DA MICHAEL MACKENSEN. ZONA DELLA RICERCA EVIDENZIATA IN VERDE 3.1.1. Cenni sulle principali caratteristiche demografiche ed economiche del comprensorio

La popolazione dell’area è di 20.000 unità e la densità media di 51 ab/Km², inferiore a quella nazionale (56 ab/Km²) a causa delle grandi pianure intensamente coltivate. Analizzando i valori relativi alla composizione della popolazione attiva per rami di attività, risulta evidente come il settore primario ne concentri il numero più alto con un valore pari al 60%. Di questa percentuale circa l'80% è composta dal settore privato. Il resto della popolazione attiva è distribuito nella misura del 20% nel terziario, in prevalenza nel comparto del commercio, con una piccola percentuale nei servizi pubblici. La popolazione attiva registrata nel settore industriale rappresenta il 20% di cui circa il 15% nel manifatturiero e il 5% nell’edilizia.98

Agricoltura

Nell’ambito della lettura dei dati dell’ultimo censimento SAU dell’agricoltura (Superficie Agricola Utilizzata, pari al 84 % della superficie agricola totale) emerge un'estensione di terreno non coltivato pari a 38.000 ettari. Il territorio forestale costituisce l’11% con un'estensione di 2.300 ettari. Dei 23.800 ettari di superficie agricola totale, quasi 20.000 ettari sono utilizzati; l'80% per la coltivazione a seminativi, l'1% per frutteti e colture ortive e il 19 % per impianti di olivi (5.000 ha).

Industria

Secondo i dati, l’industria dell’area conta circa 30 unità locali presenti sul territorio, delle quali circa l'80% artigiani, di cui il 40% impegnate nella produzione agro- alimentari e nel comparto tessile.

Turismo

A fronte delle potenzialità dell’area, le strutture ricettive e i servizi turistici sono derisori per avere un ruolo trainante ai fini di un rilancio turistico.

98 Monografie du governorat de Beja 1997. Ministère de Developpement e Economie.Office du developpement du Nord ouest. Unité de developpement régionale de Beja.

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Le presenze annuali registrate sono circa 50.000 con un rapporto medio di due presenze per abitante, anche se si tratta di un fenomeno che va considerato più di tipo escursionistico che non propriamente turistico. Grado di utilizzazione del patrimonio culturale e ambientale Una carenza ricorrente nell’area sta nella scarsa presenza di infrastrutture, nell’assenza di collegamento ferroviario, autostradale e nella difficile percorribilità del sistema stradale soprattutto d’inverno. Questi fattori hanno contribuito a limitare l’interesse per la creazione di un’offerta di servizi diffusa. Infatti, quel poco di recettività e ristorazione è concentrato nel capoluogo del comprensorio ed inoltre l’offerta non è differenziata attraverso strutture alternative come l’agriturismo, i campeggi, le country houses. Il target di riferimento è sempre stato quello del turismo di riflesso rappresentato dal turismo stanziale nelle località balneari o a forte strutturazione in materia di servizi. Tale passività ha impedito la costruzione di un'identità e una qualità dell’offerta, che attualmente non corrisponde all’impegno di spesa richiesto dal turista. Si aggiunge a queste lacune l’assenza di iniziative imprenditoriali diversificate e la mancata integrazione con altri settori ha fatto perdere una seria di tradizioni e di conoscenze soprattutto nel settore dell’artigianato, una volta ricco di ceramisti e di tessitori.

3.1.2. Uso reale del suolo

Allegato 1 Carta dell'uso del suolo

Allegato 2 DTM con indicazione dell'uso del suolo Nel 1986 l’ente nazionale per la cartografia ha aggiornato i dati dell’uso del suolo nelle regioni nord della Tunisia tramite telerilevamento da satellite, contemplando per la zona nord-ovest anche il bacino di Dougga. Per la ricostruzione di una radiografia esaustiva di tutto il territorio, al momento di tipo qualitativo, si è ricorso ad una classificazione per tipo di area (aree agricole, grandi culture, oliveto, aree agricole abbandonate, foreste, aree urbane, infrastrutturali e industriale, cave, superficie naturale non vegetale).

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3.1.2.1. Il sistema dei vincoli

L’attuale stato istituzionale regionale deriva dall’insieme di vincoli99 e di limiti imposti dai suoli. Il territorio di Dougga presenta un sistema di vincoli: forestale, idrogeologico, archeologico, paesaggistico, proprietà private, servitù tecnologiche, ripetitori, zone militari, habous (proprietà religiosa vincolata) aree protette. -Il vincolo forestale riguarda gran parte del territorio di natura montana (Djebel Cheidi, Rihane, Aïn Djemala) -paesaggistico -il vincolo storico archeologico ha trovato applicazione nelle città di Dougga, Uchi Maius, Teboursouk (parte della fortezza), Bordj Brahim, ai sensi dell'art. 26 legge 35 del 1994 - proprietà privata: più del 60% dei terreni è di proprietà privata ad uso agricolo -il vincolo idrogeologico riguarda la parte del territorio relativa alle zone di carattere vallivo. L’attuale stato istituzionale regionale deriva dall’insieme di vincoli100 e di limiti imposti dei suoli. Il territorio di Dougga presenta un sistema di vincoli: proprietà private, forestale, idrogeologico, archeologico, paesaggistico, servitù tecnologiche, ripetitori, zone militari, habous (proprietà religiosa vincolata) aree protette. -Il vincolo forestale riguarda gran parte del territorio di natura montana (Djebel Cheidi, Rihane, Aïn Djemala) -paesaggistico -il vincolo storico archeologico ha trovato applicazione nelle città di Dougga, Uchi Maius, Teboursouk (parte della fortezza), Bordj Brahim, ai sensi dell'art. 26 legge 35 del 1994 - proprietà privata: più del 60% dei terreni è di proprietà privata ad uso agricolo -il vincolo idrogeologico riguarda la parte del territorio relativa alle zone di carattere vallivo.

99 Con riferimento a: PUD Plan d’Urbanisme Directeur di Teboursouk. 100 Con riferimento a: PUD Plan d’Urbanisme Directeur di Teboursouk.

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3.1.2.2. La rete delle infrastrutture

Allegato 3 Carta della viabilità e degli accessi

Allegato 4 DTM della viabilità e degli accessi La viabilità regionale è costituita da una seria di strade a scorrimento assai veloce di fondovalle e collinare provenienti da Tunisi e da Beja (Capoluogo del governoratorato-Provincia) collegamento intercomprensoriale è costituito da molti direttrici, tra cui la strada Teboursouk Fadan el-Souk, che partendo da Teboursouk attraversa la valle Khalled diramandosi con collegamenti in sterrato. Di gran rilievo è anche la strada per Rihane verso la valle dell’Arkou che da Hammam Biada prosegue lungo Wad Tessa. Sono in corso di bonifica molti collegamenti longitudinali: Krib - Garn el-Kabch - Rihane) Dougga –Garn el-Kabch - Teboursouk - Maatria. Reti elettriche: il territorio è servito nelle località a media densità.

3.1.2.3. Il settore dell’agricoltura

Allegato 5 Tipi di paesaggi agrari

Allegato 6 Carta dell'uso ottimale del suolo La distribuzione per area delle colture è legata alla morfologia, alla natura dei suoli e all'irrigazione; spostandosi dalle pianure verso le colline diminuiscono le grandi colture a vantaggio dell’oliveto. Nell’area valliva (valle Khalled settentrionale), il suolo è utilizzato in modo estensivo per coltivazioni cerealicole. Nella parte pedecollinare e un po’ meno in quella pianeggiante prevale l’oliveto di grande estensione. Nell’altopiano del Gorra tutto il territorio è utilizzato per produzione cerealicola e di foraggio o silvo-pastorale. Nell’area del fiume Arkou la coltura più estesa è la cerealicoltura sia di collina che di pianura, le colture di olive sono frequenti nei dintorni delle fattorie. I pascoli collinari più importanti sono localizzati a quote alte. Da sottolineare la presenza diffusa anche se in dimensioni modeste delle colture ortive (pomodori, fagioli, fave, ceci) presso il Khalled e l’Arkou e in vicinanza degli invasi Bordj Boubaker.

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3.1.2.4. Il settore delle attività estrattive

Nonostante i danni causati dalle cave attive (Bordj Brahim, Teboursouk), la prosecuzione di tale attività è ancora ammessa per l’estrazione del materiale di costruzione costituito da conglomerati di ghiaia. Sono in genere cave coltivate in roccia (Teboursouk) e in collina (Bordj Brahim). Le miniere di Djebba, Fagg el Hedoum e Djebel Cheidi sono in disuso, alcune per l'estinzione dei minerali e altre per la loro antieconomicità.

3.1.3. Aspetto istituzionale e politico-culturale

3.1.3.1. Livello istituzionale

Appendice 5 struttura dell’I.N.P. In Tunisia prevale il modello centralizzato nella figura del Ministero della Cultura, al quale, in quanto autorità e istituzione nazionale, compete il potere decisionale in materia di gestione e di tutela. Tuttavia una ripartizione ulteriore affida ognuna delle competenze elencate qui sopra a due organi che possiamo definire come segue: L’Institut National du Patrimoine (INP), operando sotto la tutela del Ministero della Cultura, si avvalla delle attività tecnico-scientifiche con una mansione che gli consente la redazione di un catalogo del patrimonio archeologico, storico e artistico e lo studio di tale patrimonio, della sua tutela e della sua valorizzazione. Tra le prerogative dell’INP, la conservazione dei monumenti storici, la tutela e la valorizzazione dei siti culturali e dei centri urbani storici e tradizionali, l’organizzazione e le iniziative di ricerche con collaborazione internazionale101, scavi e cataloghi nel campo del patrimonio archeologico, storico, culturale e artistico, delle diverse epoche e infine la valorizzazione del patrimonio delle tradizioni e delle arti popolari, sottolineandone il valore culturale, tramite opere di inventario, studio ed esposizione dei documenti di valore storico, culturale e artistico, tra cui manoscritti,

101 A livello bilaterale, l’Istituto ha intrapreso e sviluppato la realizzazione di numerosi progetti di ricerca, di conservazione, di valorizzazione e di pubblicazione con diverse istituzioni universitarie e culturali arabe del Maghreb, mediterranee, europee e americane.

62 stampe, documenti audiovisivi, opere d’arte di qualsiasi materiale e tecnica d’esecuzione.102 Oltre al suo statuto giuridico autonomo l’ INP gode di una autonomia finanziaria103 che le permette di prendere iniziative come la creazione di musei, la tutela delle collezioni, la promozione dei metodi di esposizione, la pubblicazione delle ricerche scientifiche e culturali, il contributo al processo di valorizzazione attraverso l’organizzazione di mostre, la partecipazione a congressi su scala nazionale ed internazionale. L’INP ha a suo carico una serie di realizzazioni che vanno dalle pubblicazioni104 agli interventi di tutela e di restauro105 senza dimenticare il settore della formazione.106 Un altro aspetto importante sta nell'attenzione che l’INP dimostra nei confronti delle raccomandazioni emanate sulla scena internazionale nella prospettiva di allinearsi con il movimento internazionale per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale.107 L’INP si presenta sotto una struttura (allegato 40) con vari componenti che possiamo riassumere come segue: • Consiglio d’Istituto • Direzione generale • Segretariato generale • Divisione della Programmazione, della Cooperazione, delle Pubblicazioni e della Formazione • Divisione del Catalogo Generale e della Ricerca • Divisione della Tutela dei Monumenti e dei Siti

102 Il catalogo delle iscrizioni, la conservazione delle collezioni museografiche tradizionali, il catalogo dei mosaici, il progetto di normalizzazione delle collezioni museografiche dei musei africani. 103 Le risorse finanziarie dell’INP provengono essenzialmente da contributi statali. Altri finanziamenti provengono dall’Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de la Promotion Culturelle. L’INP gestisce, tra gli altri, i finanziamenti destinati dai Governatorati, dalle amministrazioni comunali e dall’Office National du Tourisme ai progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico ed architettonico. 104 Tra i suoi periodici figurano: la rivista di archeologia “Africa”, la rivista di studi fenicio-punici e di antichità libiche “Reppal”, la “Rivista di Arti e Tradizioni Popolari”, il “Bollettino dei lavori” ed il “Bollettino del Centro di Studi e Documentazione archeologica di Cartagine” (CEDAC). 105 Quali la campagna internazionale per la tutela di Cartagine, il restauro della Grande Moschea di Kairouan. 106 Il corso di Tunisi per la formazione di architetti specializzati nel campo del patrimonio. 107 L’INP intrattiene relazioni di cooperazione con le istituzioni e gli organismi internazionali legati al patrimonio, come l’UNESCO, l’ALECSO, l’ICOM, l’ICOMOS, l’ICCROM; fa parte, oltre a P.I.S.A., di altre reti euro-mediterranee.

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• Divisione dello Sviluppo Museografico • Centro di Scienze e Tecniche del Patrimonio • Laboratorio Nazionale della Conservazione e del Restauro dei Manoscritti a Raqqada • Centro Nazionale di Calligrafia • Ispettorati Regionali (6) Il secondo organo è rappresentato dall’Agence de mise en valeur du patrimoine et de la promotion culturelle (APPC con il compito della valorizzazione e della gestione finanziaria delle entrate sugli ingressi. Teoricamente l'APPC dovrebbe godere dell’esclusività del tema della valorizzazione, ma l’evidente sovrapposizione delle competenze con l’INP è diventata conflitto di competenze che hanno trovato nell'attribuzione del diritto di veto al responsabile del sito una via di uscita ma hanno messo in secondo piano l’APPC, che ha visto il suo ruolo ridursi alla gestione finanziaria delle entrate provenienti dalla biglietteria. Nel caso specifico di Dougga non mancano altre interferenze, come quella del ministero competente in materia di demanio statale (Ministère des domaines de l’etat et des affaires foncières) per la problematica legata al diffuso regime della proprietà privata sui terreni dove emerge il sito archeologico. Il modello istituzionale e le politiche culturali promuovono la logica centralizzata per la gestione dei siti con una tendenza ad affidare allo stesso organo INP le prerogative tecnico-scientifiche, come tutela, conservazione, e un importante peso per la valorizzazione e la gestione del sito. La dualità di governo ravvisata nel modello centralizzato implica una difficoltà di coordinamento tra i diversi soggetti coinvolti, la sovrapposizione dei compiti, una mancanza di integrazione delle funzioni del sito con il contesto esterno fisico ed economico, con un ridimensionamento del management del sito. Un ultimo aspetto, e non per questo meno importante, riguarda la mancata autonomia finanziaria e di esercizio di bilancio- che permette tra l’altro il reinvestimento diretto degli introiti – e il fatto di non avere la prerogativa di stabilire una politica tariffaria appropriata e di adeguare le risorse umane in qualità e in quantità. Una proposta di ordine generale sarebbe di postulare una separazione delle competenze in materia di beni culturali tra tutela e valorizzazione con un maggiore

64 grado di libertà per i gestori dei siti in materia di politica di gestione e politiche tariffarie.

3.1.3.2. Livello legislativo

La legge 35 del 1994 raccoglie i testi legislativi che riguardano la protezione del patrimonio storico-archeologico e le arti popolari. Appendice 1 E’composta di 10 indirizzi Primo indirizzo: considerazioni generali Secondo indirizzo: siti culturali Terzo indirizzo: complessi storici e tradizionali Quarto indirizzo: monumenti storici Quinto indirizzo: protezione dei beni immobili Sesto indirizzo: scavi e ritrovamenti archeologici Settimo indirizzo: sconti finanziari fiscali Ottavo indirizzo: sanzioni e procedure Nono indirizzo: indicazioni varie Decimo indirizzo: indicazioni complementari

Osservazioni

Il fatto che L’INP in quanto competenza sui siti archeologici tunisini intrattenga relazioni di cooperazione con le istituzioni e gli organismi internazionali legati al patrimonio, come l’UNESCO, l’ALECSO, l’ICOM, l’ICOMOS, l’ICCROM fa parte, oltre a P.I.S.A., di altre reti euro-mediterranee, si è manifestato in larga misura nella stesura del testo legislativo che regola la protezione del patrimonio archeologico, storico e delle arte tradizionali

Infatti, si nota nel primo indirizzo art. 1,2,3,4,5 l’allargamento del concetto di bene culturale alle diverse espressioni antropiche e naturali legate all’arte, alla scienza, alle credenze….in particolare dalla lettura dell'art. 3: “si intende con insieme storico e tradizionale l’insieme di immobili costruiti e non isolati o concentrati in città o in villaggi o in quartieri. Che attraverso la sua architettura, la sua unità, la sua armonia e

65 la sua integrazione nell'ambiente rappresenta un valore nazionale ed internazionale per il suo carattere storico, estetico, artistico o tradizionale”. Si potrebbero attingere spunti per la creazione di un modello specifico di parco archeologico. Il tema dei parchi archeologici, anche se non ha beneficiato in modo diretto di una formulazione di un intervento legislativo statale, s’impone all’attenzione del settore giuridico sotto il profilo della formulazione di un modello di tutela degli insiemi storici e tradizionali Art 16, 17 in quanto: Art. 16 gli insiemi storici e tradizionali, come definiti nell'art. 3 di questa legge, sono identificati e stabiliti nel loro confine come “zone tutelate”, con la comune decisione tra il ministero incaricato dall’urbanistica e il ministro incaricato per il patrimonio dietro il suggerimento di quest’ultimo. La decisione è presa dopo la consultazione delle autorità locali interessate e l’opinione della commissione nazionale del patrimonio. La decisione dell'istituzione e delimitazione della zona tutelata saranno pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Tunisina. Art. 17. i servizi specializzati all’interno del ministero incaricato del patrimonio hanno l’incarico di preparare “il modello di tutela” entro cinque anni dalla data in cui è stata pubblicata la decisione di istituire una zona tutelata. La preparazione del modello di tutela è sottoposta alle stesse procedure seguite per la preparazione del modello di pianificazione urbanistica. L’approvazione del modello di tutela avviene dietro la proposta del ministro incaricato del patrimonio e del ministro incaricato dell'urbanistica e consultando la commissione nazionale del patrimonio. L’articolo sottolinea la compenetrazione delle esigenze di tutela culturale nell'organizzazione del territorio e dota il piano di tutela degli stessi strumenti usati nella stesura del piano regolatore generale. L’articolo sottolinea i problemi di sovrapposizione di competenza tra i vari attori (ente di tutela, ministero della pianificazione ed enti locali). si rischia infatti di allungare i tempi di decisione e della consultazione secondo le tradizioni burocratiche, a causa della farraginosa ripartizione delle competenze e della mancanza di sensibilità delle autorità preposte.

66

La previsione delle zone di rispetto artt. 45,46,47,48 per i monumenti storici tutelati riguarda le aree adiacenti. Tale vincolo indiretto presuppone che la zona da tutelare costituisca il “completamento di un monumento già esistente". Cap. IV le zone limitrofe dei monumenti storici. Art. 45 le zone adiacenti i monumenti storici tutelati o classificati con un margine di 200 metri e comprendenti immobili o terreni privati o pubblici sono sottoposti a regolamenti speciali, come è stato definito negli artt. 26-44 di questa legge. Art. 46 non è autorizzata all’interno di queste zone qualsiasi opera, salvo l’autorizzazione anticipata da parte del ministro incaricato dal patrimonio secondo le procedure specificate negli artt. 28 e 32. Art. 47 è possibile allargare le zone confinanti con il monumento storico – se necessario - attraverso una decisione di tutela o di classificazione relativa al monumento dopo la consultazione della commissione nazionale del patrimonio. Art. 48 i servizi specializzati nei ministeri addetti alla pianificazione urbanistica e turistica sono chiamati a consultare il ministero incaricato per il patrimonio nel caso che i piani regolatori urbanistici e i piani particolareggiati e gli interventi di pianificazione turistica comprendano monumenti tutelati o classificati e nel caso di aggiornamento di questi piani. Il ministero incaricato del patrimonio ha la facoltà di aggiungere disposizioni e regolamenti di riserva per le zone confinanti con i monumenti storici. In definitiva, la prospettiva che si adottino modelli di parchi archeologici è legata all'eliminazione del conflitto di competenze nel settore di tutela del territorio e del patrimonio sia a livello decisionale che strumentale. Il parco chiaramente viene posto come strumento di pianificazione che possa sostituire il piano regolatore generale e i successivi piani e costituisce un'affermazione del vincolo confermativo della proprietà (artt. 35, 36, 37) combinato con quello espropriativi creato dallo strumento urbanistico di natura temporanea con una decadenza allo scadere del quinquennio (art. 17).

67

3.1.4. Il parco progetti

Il sito urbano di Dougga ha beneficiato di un programma di valorizzazione e di riassetto del parco archeologico nazionale attraverso due progetti. Il primo (Figura 5)in seguito ad una decisione presidenziale deliberata dal consiglio dei ministri prevede un intervento a breve e medio termine (1998-2001), con un finanziamento che equivale a 2.500.000.000 di lire. L’attuazione del progetto ha riscontrato la questione fondiaria. Il fallimento del processo del risanamento fondiario è dovuto alla contestazione dei privati per le modalità di compensazione offerte dagli esperti. Infatti, molti proprietari vorrebbero un compenso in natura (parcelle contro parcelle), altri invece contestano il valore monetario proposto. L’intenzione di ricorrere allo strumento dell’esproprio prevede una lunga battaglia giuridica che rischia di vedere penalizzati sia il sito archeologico, che non potrà beneficiare dei progetti e dei finanziamenti riservati, sia le attività economiche della popolazione. Il secondo progetto rientra nella sfera del progetto P.I.S.A. dove si è cercato di rimediare a questo spinoso problema prospettando un'azione integrata col territorio e con l’economia locale. La strategia adottata dalla rete P.I.S.A. come è stata descritta nel punto C del CAP. 2.5.1.1, ha permesso di rilevare108: 1-i punti deboli e i punti forti del rapporto di integrazione della gestione attuale del sito con le funzioni del territorio e del sistema economico locale.109 (Appendice 4 Tab.1) 2- le azioni di intervento a breve termine (Appendice 4 Tab . 2) In definitiva la ricerca-azione nel caso di Dougga ha sottolineato carenze nei settori seguenti: la situazione fondiaria della zona, che vede la maggior parte dei terreni interessati dai giacimenti archeologici di proprietà privata; il settore dei servizi recettivi, inadeguato al flusso turistico attuale e che non permette una stanzialità nella zona;

108 Vedi appendice 4. 109 Sintesi del rapporto finale del gruppo di ricerca tunisino nell’ambito del progetto P.I.S.A.

68 lo scarso stato delle infrastrutture di accessibilità (accessi, strade che portano al sito, illuminazione, segnaletica,…ecc.) Le azioni avanzate finora sono a livello embrionale e si traducono in proposte che riguardano il breve periodo, formulate come segue: promozione della ricerca scientifica divulgazione dei risultati Sensibilizzazione della popolazione locale Incentivi alla formazione nel campo dei beni culturali Politica tariffaria differenziata Promozione delle manifestazioni culturali e commerciali, festival, fiere,…ecc Fare leva sul PPMV approvato e finanziato dal consiglio dei ministri Accelerare il processo di espropriazione adeguamento delle infrastrutture di accessibilità (segnaletica, sicurezza, miglioramento degli accessi al sito) promozione delle attività artigianali Concessione dei servizi ai privati (imprese e produttori locali) Aspettando il seminario internazionale finale a Roma nel dicembre 2001, quale conclusione del progetto P.I.S.A, il gruppo di ricerca sta elaborando il progetto pilota per il sito di Dougga. Per concludere bisogna rilevare che la risposta alla problematica posta all’interno del progetto P.I.S.A si è limitata all’analisi delle funzioni di gestione del sito con un breve accenno al rapporto con il territorio.

69

Denominazione parco archeologico di Soprintendenza archeologica Beja Dougga Regione Nord Est Governorato Beja Comune Teboursouk Frazione Dougga Località: Dougga Ruine Area urbana 73 ha Area extraurbana Catastali Proprietà pubblica 15%

Proprietà privata 85%

Caratteristiche geomorfologiche: ambiente collinare e falesia circondante il sito 500- 600 m slm Caratteristiche ambientali: aree agricole, impianti di uliveti, bosco

Caratteristiche territoriali: la rete stradale comunale, la RVE 702, proveniente da Beja, e la MC75 collega il sito al territorio circostante; il collegamento interregionale con la route grand parcours n. 5 GP5 che collega Tunisi alla città di Kef. Il collegamento con il capoluogo della provincia Beja è difficoltoso a causa dell'orografia della regione. Il parco è situato in zona agricola caratteristica diffusa su tutto il territorio. Presenze archeologiche: la frequentazione del sito risale all’epoca protostorica, la nascita della città è opera della civiltà numida Arco cronologico presenze archeologiche: II a. C.- V secolo d. C.

Presenze non archeologiche case coloniche, fattorie di epoca coloniale

18° secolo-19° secolo

Superficie parco: 73 ettari Superficie presenze archeologiche: 25 ettari FIGURA 5 LA PROPOSTA DI PARCO

70

3.2. Ricerca scientifica e archeologica

3.2.1. La carta archeologica

Si è ricorso, per la redazione della carta, alla letteratura esistente110 sui beni archeologici nella valle della Medjerda, con lo scopo di ricavarne una serie di informazioni per l’identificazione dei singoli beni, la cui consistenza numerica è risultata sottostimata dopo il controllo sul campo, attraverso una campagna di rilevamento durata sei anni di ricognizione sistematica e dove si sono impiegati strumenti ottici per il rilevamento dei monumenti.

3.2.1.1. Storia degli studi

La zona rurale dalle parti di Dougga e Teboursouk è una delle poche a essere stata studiata e documentata nell'ambito dell'archeologia romana già alla fine dell'Ottocento. Il movente principale non era scientifico ma di carattere politico: l'autore di numerose notizie riguardanti le emergenze antiche è un medico militare, il maggiore Louis Carton. La sua attività può essere paragonata mutatis mutandis a quelle di un Tomasetti per la campagna romana, Lanciani per la città di Roma, Fiorelli per Pompei, Gsell per le città e campagne algerine: figure che nonostante i pochi mezzi a disposizione e gli innumerevoli ostacoli nel campo della ricerca territoriale, hanno documentato quel che potevano salvando almeno sulla carta molte realtà attualmente scomparse. Le documentazioni della fine dell'Ottocento risultano preziose perché antecedenti alle distruzioni dell'archivio storico, costituito dai resti materiali emergenti in superficie e dalla stratificazione deposizionale, perché fanno capire le dinamiche dell'impatto umano sul territorio e permettono il monitoraggio del degrado: questo soprattutto in funzione della programmazione della tutela e della gestione delle risorse territoriali e culturali nel futuro. Si farà spesso riferimento a Carton, che eccelleva non solo per la puntualità ma anche perché la formazione di medico gli aveva aperto gli occhi e la mente a problemi che l'archeologo classico non si poneva e ancora oggi spesso non si pone. Il paesaggio è centrale in tutti gli scritti

110 Claude Poinssot, Louis Carton, George Balut, J.B.Chabot, Atlas archéologique de la Tunisie, 1ère série au 1/50 000e, Paris 1892-1913.

71 di Carton, che si pone domande come: gli effetti dell'antropizzazione sul paesaggio, lo sfruttamento delle risorse idriche, il disboscamento e le conseguenti trasformazioni climatologiche. Egli era una pedina della colonizzazione francese, la quale intendeva sfruttare il modello romano non solo per giustificare la presenza francese ma anche per fare propri metodi e sistemi di sfruttamento agricolo coronati da successo in passato. La molla a far scattare l'interesse dei francesi per la Tunisia fu la malattia vigente nei vigneti di Francia. Gli schizzi, le piante (Figura 6) e le descrizioni di Carton forniscono più informazioni tuttora valide che non gli interventi della prima metà del Novecento, quando la ricerca nella zona si limitava alla lettura delle iscrizioni spesso neanche ben localizzate, asportate e nel migliore dei casi sistemate nel Museo del Bardo. Le iscrizioni importanti per le delimitazioni territoriali risalgono all'inizio del Novecento: nel 1906 Jerôme Carcopino scoprì l'importante epigrafe di Aïn Djemala, che riporta la lex Hadriana de rudibus agris in una copia di quell'epoca. Carcopino non rilevò né il luogo del ritrovamento, né l'insediamento antico di appartenenza. L'insediamento è stato distrutto dal rimboscamento con eucalipti nella zona delle pépinières forestales. Louis Poinssot che ha ritrovato nel 1907 15 cippi della fossa regia, ha fatto registrare almeno l'andamento della fossa nell'Atlas Archéologique de la Tunisie, ma i punti esatti del ritrovamento dei cippi non sono noti. Verso la fine del 1999 abbiamo individuato un'iscrizione gemella a quella di Aïn Djemala presso il marabut di Lella Drebblia (sito 539), a 13 km da Aïn Djemala e a 7 km da Aïn Wassel (luogo di ritrovamento di un'altra copia della lex Hadriana de rudibus agris, questa di epoca severiana: scoperta da Carton nel 1891).

72

FIGURA 6 CARTA ARCHEOLOGICA, DA LOUIS CARTON 1895

3.2.1.2. La morfologia generale del territorio e la distribuzione dei siti

Lo sforzo maggiore, sopportato nella prima fase della ricerca, è consistito nell'informatizzazione ed omogeneizzazione dei documenti cartografici necessari per il riporto dei dati raccolti. Purtroppo tale base presenta lacune ed imprecisioni cui si è dovuto di volta in volta ovviare per la realizzazione del modello digitale del terreno, in un formato di agile consultazione Tale supporto ha richiesto un pesante lavoro di correzione e di integrazione e i dati sono stati prelevati dagli aggiornamenti delle campagne di ricognizione e di rilevamento 1994-1999. L’operazione di vettorializzazione era comunque indispensabile per l’integrazione del modello digitale del terreno con il database contenente i dati raccolti. Ciò ha permesso di costruire la base per un GIS conferendo a ciascun punto georeferenziato un attributo.

Ciò ha richiesto, fra l’altro la realizzazione di programmi di conversione dei vari sistemi di coordinate allo scopo di poter sovrapporre i vari tematismi con un sistema univoco di georeferenziazione.

73

La seconda fase della ricerca ha consentito l’affinamento e il completamento del database con i nuovi dati acquisiti a tavolino e in situ, realizzando vari modelli di territorio sotto tutti gli aspetti studiati, confrontando e sovrapponendo i vari tematismi. Le operazioni di terreno, sopralluoghi, rilievi, posizionamento di punti di misura, campionature, ecc., sono iniziate nel luglio 1994 e sono state praticamente sospese durante il periodo invernale, periodo in cui è possibile svolgere attività sul terreno in modo estremamente ridotto. Durante tale periodo è stata privilegiata l’attività in laboratorio con l’elaborazione e l’informatizzazione dei dati.

L’altra difficoltà riscontrata nel corso della schedatura deriva dall’incerta lettura della planimetria degli edifici ed è aggravata della pluristratificazione storica dei siti e dall’azione antropica (collocazione arbitraria degli elementi lapidei). L’indagine ha coperto, quindi, una superficie sufficientemente estesa (figura 7-figura 8) per dare delle risposte. Gli insediamenti antichi riscontrati nelle colline e valli di Dougga sono molto vari: piccole e grandi fattorie isolate delle quali sono rimaste spesso le sole cisterne, oleifici piccoli e di impianto monumentale, agglomerati (o borghi) dei quali 2 con chiesa, ponti di acquedotto e pozzi d'ispezione nei tratti sotterranei dell'acquedotto, ponti, briglie e dighe nei torrenti, necropoli. Gli insediamenti sono distribuiti piuttosto regolarmente, la dispersione della popolazione in campagna doveva avere valori simili a quella recente.111 Dalla cronologia della ceramica raccolta in superficie (65 kmq) dalle squadre di ricognizione intensiva, si desume che i siti individuati risultano frequentati con una certa intensità dal II secolo a.C. al VII-VIII secolo d. C. La visualizzazione che si è ottenuta, oltre che dare un’indicazione reale della quantità e della qualità dei beni, consente di tracciare un quadro preciso della reale distribuzione geografica dei siti censiti, distinti per tipologie, materiale costruttivi e stato di conservazione…

111 Secondo Ahmed Kassab, Hafedh Sethom, Les régions géographiques de la Tunisie, Université de , Tunis 1981, p. 99 il 64,5% della popolazione nell'Alto Tell vive disperso nelle campagne, nel governorato di Siliana si arriva(va) al 71,6%.

74

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75

Figura 8Zonadiricerca

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Thimida Bure

Glia

Djebba

Praedia Volusiani

Teboursouk

76 Suttua

Assali Praedia Pullaienorum Mizigi Dougga

Uchi Maius

Res P.... ricognizione ricognizione intensiva estensiva Geumi... Agbia

Aunobari 3.2.1.3. I risultati della ricognizione

Allegato 7 carta archeologica L’indagine ha ricoperto una superficie sufficientemente estesa per dare delle risposte rappresentative: 540 siti (Appendice 2- schede dei siti) sono stati scoperti su 150 kmq, da caratterizzare nel modo seguente: 186 fattorie, 121 delle quali con torchio/i (siti 1, 2, 3, 4, 7, 9, 10, 12, 18, 21, 22, 24, 31, 34, 35, 36, 40, 41, 42, 47, 48, 49, 52, 54, 56, 59, 63, 64, 67, 68, 70, 72, 74, 77, 78, 82, 85, 86, 93, 95, 98-99, 100, 108, 109, 110, 112, 114, 115, 116, 117, 121, 122, 123, 126, 127, 129, 131, 135, 142, 144, 148, 151, 152, 154, 156, 160, 161, 162, 163, 164, 165, 166, 167, 168, 169, 172, 173, 175, 177, 178, 179, 185, 186, 188, 189, 190, 192, 203, 204, 205, 206, 207, 208, 209, 210, 212, 214, 219, 222, 223, 224, 226, 227, 228, 229, 231, 239, 240, 242=248, 243, 246, 249, 253, 256, 261, 263, 264, 268, 280, 281, 285, 300, 307, 308, 329, 346?, 348, 349, 350, 355, 360, 361, 363, 366, 368, 369, 377, 379, 383, 387, 391, 393, 394, 396, 397, 474, 475, 476, 477, 478, 479, 482, 484, 500, 501, 503, 504, 505, 506, 507, 507, 508, 509, 510, 511, 512, 519, 520, 522, 523, 524, 525, 527, 528, 531, 533, 536, 537, 539, 540, 541, 542, 543, 544) 12 agglomerati rurali, 2 dei quali con chiesa (5, 25, 66, 187, 282, 309, 378, 380, 388, 390, 487, 521) e quasi tutti con più torchi (salvo 378, 380, 487) 7 fortezze (6, 11, 137, 141, 171, 184, 395) 36 aree con concentrazione di frammenti fittili (14, 15, 16, 17, 19, 20, 28, 43, 53, 75, 79, 80, 81, 83, 90, 92, 94, 96, 97, 101, 104, 105, 201, 202, 216, 225, 236, 237, 251, 266, 289, 290, 293, 294, 362, 365) 42 aree con concentrazione di pietre squadrate (26, 27, 44, 45, 51, 53, 62, 69, 71, 88, 200, 230, 238, 244, 245, 247, 252, 254, 257, 258, 259, 284, 286, 287, 288, 292, 356, 384, 398, 485, 486, 488, 514, 516, 517, 518, 529, 530, 532, 534, 535, 538) 9 strade (145, 146, 155, 180, 276, 347, 373. 458/ miliario 87, 107, 260, 375) 3 ponti (153, 181, 291, 370) 29 tombe (8, 30, 32, 33, 34, 38, 58, 60, 61, 70, 111, 113, 118, 119, 120, 133, 134, 147,149, 150, 241, 333, 371, 372, 386, 491, 515, 545) 3 templi (29, 210, 390) 6 cave (23, 37, 39, 493, 494)

77

5 ? non identificato (13, 84, 278, 279, 483) 5 marabut (65, 138, 139, 159, 276) 5 torri (46, 130, 140, 389, 513) 160 elementi dell’acquedotto pubblico, dei quali 7 ponti, 6 cisterne isolate, 128 pozzi d'ispezione. (Fig. 9-Fig. 10, Allegato 8) (50, 57, 73, 91, 103, 106, 143, 174, 176, 183, 213, 215, 218, 220, 232, 233, 234, 235, 250, 255, 262, 265, 296, 301, 310-328, 331, 332, 334, 351, 357, 358, 359, 364, 367, 376, 381, 382, 400-457, 490); pozzo (124, 125, 157, 170, 191, 193, 194, 195, 196, 197, 198, 199, 211, 217, 221, 267, 269-275, 283, 297-299, 302-306, 335-345, 352-354, 460-473, 492)

FIGURA 9 CARTA DELL'ACQUEDOTTO, DA LOUIS CARTON 1897

sorgente acquedotto privato cava città agglomerato oued strada antica Carton 1895 oliveto 0 2km cisterna strada antica rilevata fattoria 598

638

674

699

739

665

649

Figura 10 Carta dell'acquedotto realizzata nel 1999

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1 casa colonica (89) 5 recinto (128, 132, 399, 480, 481) 2 villa (182, 295) 4 terminus (117, 330, 385, 489) 1 canale (392) 1 circo (459) 1 granaio (502) Tipologia di siti con possibilità di lettura e di conoscenza, insediamenti con muri in alzato (escluse le opere idrauliche dell'acquedotto pubblico), lo scavo dell'insediamento rurale di Aïn Wassel (sito 25), centri urbani (549, 547), siti 1, 4, 5, 10, 11, 12, 13, 21, 25, 31, 38, 41, 49, 56, 57, 58, 61, 63, 64, 66, 72, 74, 77, 78, 82, 95, 99, 112, 114, 121, 122, 127, 132, 142, 143, 150, 166, 171, 172, 178, 179, 182, 186, 187, 188, 192, 205, 207, 210, 212, 214, 215, 227, 250, 255, 280, 282, 295, 309, 329, 355, 368, 462, 478, 495, 497, 508, 520, 543. Uno degli aspetti rilevanti riscontrato nel corso di questa survey, è la peculiarità della modalità catalografica mediante la quale bisogna organizzare i dati per assicurare un sistema di conoscenza dei beni culturali, nella fattispecie le varie emergenze archeologiche minori le cui caratteristiche sono ben diverse da quelle dei resti monumentali.

Come esempio del risultato della campagna di catalogazione, si propone una scheda tipo compilata per il sito 205 (figura 11), dato che questo sito permette una lettura assai dettagliata che ha permesso una ricostruzione storica del manufatto. Nello specifico caso il sito 205 registrato come AAT 174 (mal posizionato sulla carta dell'Atlas Archéologique de la Tunisie) si presenta come segue:112 materiale: pietra calcarea bianco-grigia tecnica: petit appareil misure dell'oleificio: m 17.20 x 7.50; piedi romani 55 x 25; muro ovest emergente per m 6.30; altezza della parte ovest dell'oleificio (interno doveva essere alto m 5.78: vedi saggio della soglia sud)

112 Mariette de Vos, Rus Africum. Terra acqua olio nell'Africa settentrionale. Scavo e ricognizione nei dintorni di Dougga (Alto Tell tunisino), Labirinti 50, Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche, Università degli Studi di Trento, Trento, 2000, pp. 26-29, figg. 36, 76-80.

79

L'unico elemento del sito è costituito da un oleificio costruito in petit appareil legato da malta, con spigoli di blocchi parallelepipedi, quasi ovunque asportati. I parallelepipedi degli spigoli avevano evidentemente la giusta misura per essere trasportati in epoca recente senza troppe difficoltà, gli incastri della leva, le basi del torchio e gli stipiti, le soglie e gli architravi erano troppo pesanti per i mezzi a disposizione dei ricercatori di materiale edilizio da reimpiegare. L'oleificio si trova in mezzo a campi arabili, usati nel 1996 per la coltivazione di girasole, lontano da qualsiasi pista. La pista più vicina, situata a una quota di 60 m sopra sito 205, passa a 600 m di distanza. Inserito nel petit appareil dei muri laterali e sporgente di m 0.4 verso l'interno, in corrispondenza delle basi dei torchi e delle vasche, si trova un ricorso orizzontale di parallelepipedi che non occupa l'intero spessore del muro, ma che si addossa al lato interno del paramento esterno del muro laterale. Questi blocchi sono conservati parzialmente nel muro nord, ma nei due punti dove sono stati tolti, hanno causato grandi lacune. Il crollo dell'intero muro laterale sud è dovuto alla presenza del corrispondente ricorso del quale rimane un solo blocco, tra ara e vasca. Nonostante l'asportazione di quasi tutti i parallelepipedi degli spigoli, i muri est e nord in petit appareil sono conservati fino ad un'altezza di m 6.30 (facciata esterna ovest). I blocchetti regolari che costituiscono il molto paramento in petit appareil della facciata ovest sono tagliati accuratamente e messi in opera in modo da formare filari inclinati così che la parte superiore del blocchetto sporge sopra la parte inferiore. Il profilo verticale della facciata ovest è da definire come una serie di Z sovrapposte. Il paramento del muro esterno nord e dei muri interni è meno regolare in quanto mostra filari di blocchetti di altezza diversa tra loro. Come di solito, l'oleificio è costruito su un pendio per usufruire del dislivello necessario al deflusso dell'olio dal piano di spremitura alle vasche. Le due vasche dagli angoli interni smussati, tuttora rivestite di cocciopesto hanno una capienza di m 2.40 x 1.62 x 1.47 (1.62 x 2.40 x 1,45 = 5637,6 litri, 5.6376 metri cubi; per due vasche: 11.275,2 litri = 11,275 mc). L'oleificio offre spazio a due torchi e a nient'altro. Può darsi che la base dell'edificio sia costituita da cisterne voltate, ma manca qualsiasi indizio: ci vorrebbe uno scavo per accertare la natura delle fondamenta. Nel muro breve est si trovano due finestre, situate nell'asse degli incastri e delle basi del torchio. Le due mensole sporgenti dall'interno del muro ovest sono

80 inserite in coincidenza di questo asse. Potevano servire al funzionamento della leva (alloggiamento dell'estremità della leva). Se si è sfruttata al massimo la lunghezza disponibile dello spazio interno, la leva misurava tra m 11.5 - 12. I contrappesi non riscontrati, probabilmente perché interrati nel tratto ovest (e più basso) dell'edificio, dovevano essere posizionati vicino al muro ovest e non vicino alle vasche dove avrebbero ingombrato il vano della porta (conservata solo nel solo muro sud, con stipite ovest alto m. 2.15, e soglia a - m 0.95 dal piano di campagna attuale). Lo stato di conservazione del muro nord nel tratto corrispondente non permette di accertare la presenza di una porta. Le due finestre nel muro est servivano all'immissione delle olive dalla campagna nello spazio retrostante gli incastri, profondo m 3.4.113 La luce delle finestre a due battenti è di m 0.80, l'altezza era di m 1.2. La soglia, tuttora in situ, della finestra sud presenta il solito scolo per l'acqua al centro del bordo rialzato e due incavi lunghi e stretti per i battenti. La soglia nord, divelta dalla sua posizione originaria, si vede in sezione, con le tacche adoperate per tagliare il blocco dalla roccia vergine. Lo spazio per il deposito delle olive misura m 3.4 (3.3 = 11 p.r.) x 7.10. Qui poteva stare anche una mola per sciogliere i noccioli dalla polpa. L'incavo dell'incastro per la leva non si trova nell'asse del parallelepipedo perché il suo lato esterno era incassato nel muro laterale. Purtroppo non è dato sapere se si ergeva un muro sopra i due incastri, come farebbe pensare il dente di petit appareil che copre il tratto nord dell'incastro nord. Sotto l'incastro nord è visibile un muro in petit appareil. Le basi del torchio (arae) misurano m 2.00, il diametro del cerchio inciso nella superficie di raccolto dell'olio spremuto è di m 1.58/1.59 e corrispondeva al diametro dei cestini. Tra i muri laterali e le arae si trova un rivestimento di cocciopesto, che continua anche ad est dell'incastro est. La quota di questo brano indica il livello del pavimento antico della parte est rispetto alla soglia sud della parte ovest. Le vasche sono ora parzialmente coperte da grandi lastre di calcare crollate, la funzione delle quali non è chiara. Anche la porta era murata: forse resti della frequentazione tarda, quando l'oleificio non funzionava più o solo in parte. La fronte delle vasche in petit appareil, che doveva essere piuttosto alta, costituiva il muro laterale dell'ambiente dei contrappesi (m 4.3 x 6), provvisto di almeno una porta, larga m 0.85 e alta m 2.15. L'architrave è provvisto non solo di due incavi circolari

113 Uno spazio simile è accertato nell'oleificio centrale del sito 5, nell'oleificio dei siti 207, 308 e 350.

81 per l'inserimento dei cardini dei battenti, ma anche di quattro piccoli incavi rettangolari per una grata metallica, forse a protezione della porta di legno nei lunghi periodi di disuso dell'edificio. I ricercatori di materiale edilizio da reimpiegare hanno tentato di spaccare i blocchi inserendo cunei di legno in incavi cuneiformi appositamente scolpiti nel calcare, p.e. nei due blocchi ex situ tra gli incastri e le arae. La copertura del tetto era costituita da tegole, come si evince dai frammenti trovati intorno.

82

MURATURA, TECNICA EDILIZIA

Sito numero Sito Coordinate Tipo di Tipo di Tipo di muro Tipo di 205 nome 453.952 E edificio ambiente perimetrale copertura Hadjra 346.315 N oleificio laboratorio Tetto di Safra tegole

Tecnica di Fondazione nucleo Paramento testata, Cima costruzione Non visibile cementizio Filari di varia angolo Non petit appareil, blocchi altezza di blocchi consolidata cantonali bugnati a piccoli squadrati a forma di blochetti forma di parallelepipedo parallelepipedo Documentazione Foto Fotogrammetria Restituzione Immagine: muro Rilievo realizzato B&n Muro ovest, con teodolite 6x6 interno e esterno; Dia 6x6 muro nord, interno

MURO: COMPONENTI materiale forma dimensione lavorazione uso funzione composizione mass. primario colore min. uso media secondario pietra

singolo laterizio elemento

altezza filari malta giunti/stilatura calce- struzzo

MALTA COMPOSIZIONE: % di ogni GRANULOMETRIA COLORE CONSISTENZA componente ∅ minimo ∅ massimo ∅ medio

CALCE % SABBIA % ALTRI INCLUSI %

TERRA

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impronte sul retro

sinopie, linee di guida, graffiti

colore superfici e colore pietre

superficie

a granulometri

colore

e E spessor AL

RIET A E P E composizione MENTAL I PAV TO stratigrafia N IME T S E RIV materiale & ecnica Intonaco affresco stucco mosaico opus sectile battuto terra calcare lava coccio marmo FIGURA 11 SCHEDA DEL SITO 205

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STATO DI CONSERVAZIONE DELLE PARTI DEL MURO

NUCLEO PARAMENTO RIVESTIMENTO

DISSESTO In atto a causa dell'asportazione dei DEGRADO cantonali e dell'assenza del tetto DIFETTI DI COESIONE Numerosi Numerosi: il muro si sta disgregando ai DIFETTI DI ADESIONE margini a causa dell'asportazione degli spigoli DEPOSITI DI Strato di carbone SUPERFICIE causato da fuoco INCROSTAZIONI RESISTENTI LACUNE Numerose Asportazione

USURA

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3.3. Dalla carta del rischio alla carta delle potenzialità

3.3.1. La carta del rischio

Allegato 9 carta della distribuzione dei fattori del rischio

3.3.1.1. Considerazioni generali

Uno degli obiettivi della carta archeologica è quello di consentire un preciso confronto con un’altra serie di mappe dove si registrano la distribuzione, in quantità e in intensità, dei vari fattori e fenomeni naturali e antropici, che possono avere un'incidenza sullo stato di conservazione. I fenomeni presi in considerazione sono essenzialmente quelli di matrice antropica e idrologica, viste la loro frequenza e distribuzione sul territorio.114 L’analisi di tali fenomeni consente in un primo momento l’indicazione delle zone ad elevato rischio di deterioramento.

Definizione del rischio:

Per la definizione del rischio, s'intende il costo economico imputabile ad un fenomeno naturale. Rischio = pericolosità “per” vulnerabilità (o sicurezza) “per” valore Dove la pericolosità è la probabilità che si verifichi un determinato evento con una certa intensità per un periodo di ritorno determinato. La vulnerabilità (o il suo reciproco, la sicurezza) è l’attitudine di un certo elemento di supportare gli effetti di un fenomeno naturale, in funzione della sua intensità. Il valore riguarda l’elemento che supporta l’evento: la vita, la salute o l’integrità fisica umana, le proprietà, le attività economiche, i servizi, ecc.115

Finalità della carta del rischio

La carta del rischio vista in una logica che consideri il patrimonio culturale come risorsa economica permette di individuare quell'azione capace di trasformare la

114 Annalisa Cicerchia, Beni culturali, territorio e rischio: Questioni aperte, in ”Economia della cultura”, rivista quadrimestrale dell’associazione per l’economia della cultura, X, n. 2, 2000, p. 247. 115 UNDRO: Ufficio dell’Unesco per il coordinamento delle attività di ricerca sulle catastrofi.

86 manutenzione ordinaria in azione preventiva. Si tratta comunque di un tema non affrontabile in modo molto approfondito in questa ricerca, perciò implica un approfondimento ulteriore delle indagini che riportano con maggiore precisione il nesso tra la presenza dei beni e i fenomeni del degrado mediante il proseguimento dello studio e la lettura dei dati e delle carte tematiche (aspetti geomorfologici e climatici,…) per la valutazione e l’individuazione delle zone archeologiche a maggiore rischio di degrado.

Progetto “Carta del rischio"

La definizione di un modello per la valutazione del rischio individuale per gli edifici e i siti archeologici consiste nell’individuare gli aspetti relativi alla loro vulnerabilità e quelli relativi alla pericolosità dell’ambiente circostante. Oltre a disporre in sede locale della carta archeologica, con la localizzazione dei siti tramite le coordinate geografiche, consente di confrontare le informazioni territoriali che rappresentano i fenomeni in termini di presenza e assenza e la loro incidenza sull’intorno del bene. Il problema sorge dal fatto che il calcolo degli indicatori di pericolosità non riflette l'estensione del rischio al-di-là dei limiti rappresentati sulla carta. Perciò si adotta una altro approccio che parte dal bene come riferimento e si cerca di stimare l’incidenza dei fenomeni sul bene e sul suo intorno. La forma e la grandezza di tale contorno saranno proporzionali alla vulnerabilità del sito confrontata ai relativi fattori di rischio. Un altro obiettivo sarà di realizzare un software specifico che operi in ambiente GIS, percorrendo la stessa metodologia che sarà presentata nelle sue linee generali e sviluppata attraverso due approcci metodologici complementari:

A) Approccio cartografico e bibliografico:

–valutazione separata dell’estensione e distribuzione di ogni fattore di rischio statico- strutturale (idrogeologico,…) e quello dovuto alla pressione antropica legato all'attività agricola (aratura, bonifica), scavi clandestini, esportazione del materiale per la costruzione, turismo di massa. -Definizione del grado di rischio a livello puntiforme da associare alle aree comprendenti il bene o al bene stesso.

87

-la costruzione di overlay topologiche dei fattori di rischio associati ai beni per una visione globale del pericolo statico-strutturale e antropico. -individuazione dei siti scomparsi tramite a) la ricerca bibliografica, (Carton, Atlas Archéologique de la Tunisie, foglio XXXIII, la toponomastica); b) il rilevamento delle concentrazioni di materiale fittile e materiale lapideo;

B) Approccio matriciale

-definizione di matrici di incrocio tra descrizione dei siti e fattori di rischio per la caratterizzazione del rapporto pericolo-vulnerabilità sia a livello di territorio per una valutazione complessiva sia a livello di singolo sito per una valutazione puntiforme.

3.3.1.2. Vari aspetti del rischio

Il rischio antropico

Allegato 10 distribuzione dei siti scomparsi in funzione delle attività antropiche. (campi agricoli, strade, insediamenti, lavori forestali, invasi, scavi clandestini…)

FIGURA 12 SITO AIN GHARSSALAH

88

FIGURA 14 SITO 214 NEL 1999

FIGURA 15 SITO 214 NEL 2000

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Il patrimonio storico-archeologico presente sul territorio ha subito e subisce attualmente radicali e in gran parte irreversibili degradi dovuti alle moderne pratiche di agricoltura. Perciò, molti siti sono già stati cancellati dall’aratro che ha portato via definitivamente informazioni utili alla comprensione dei sistemi insediativi rurali in questa parte dell’Africa Proconsularis. I dati acquisiti, permettono di inquadrare il problema in certe aree del territorio e di redigere una cartografia della pericolosità che evidenzi la perimetrazione delle aree a rischio. Siti descritti da Carton 1895, ora scomparsi: p. 243 Henchir Dzebbas (gesso). Qualche blocco squadrato ex situ e una sorgente con arbusto. Foto a colori aprile 2001; p. 246 Henchir Sidi Chrik: sito 534; p. 246 Henchir el Ioudi: sito 535.

Distruzione dall'aratura: siti 22, 62, 156, 349, 350, 348, 377, 386, 398, 515, 542.

FIGURA 16 SITO 156 Distruzione dall'impianto di oliveto: siti 253, 261, 346, 543

90

FIGURA 17 SITO 543 AIN FAWAR Distruzione dal rimboscamento: siti 186, 390, 529, 554.

Distruzione dalla costruzione di gourbis: siti 7, 391, 394, 396, 504 (in parte), 522, 210.

. FIGURA 18 SITO 210 HENCHIR AIN BOUIA Distruzione da fattorie francesi o costruzioni più recenti: siti 87, 94, 127 (strada), 369, 384, 475, 484 (Chabane), 494 (motel), 497 (Fortezza Teboursouk), 514.

91

FIGURA 19 SITO 177 KSAR ET TIR

Rischio idrologico

Allegato 11 DTM della disposizione dei siti in prossimità di torrenti

FIGURA 20 SITO 282

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Lo studio sulla dinamicità dei versanti e dei corsi d’acqua (Allegato11. modello 3d della disposizione dei siti in prossimità di torrenti) consentirà di definire i vari elementi di pericolosità, fattori essenziali per una realistica individuazione dei gradi di rischio. Tale studio nell'ambito di un progetto d’indagine archeologica sulla campagna di Dougga consentirà la redazione di una carta storica del dissesto idrogeologico, basandosi sull’analisi dei sistemi di insediamento numida, romano, bizantino e arabo. Nel corso delle campagne di rilievo si è documentato l’impatto antropico prodottosi nel corso del tempo su aree di formazione sedimentaria (valle Khalled, valle Arkou). Si è rilevata una densità di insediamento strettamente collegabile all’intensità delle pratiche agricole (rapporto torchi-impianti di oliveti) e una pratica diffusa della sostruzione sui pendii, mediante ambienti voltati usati come cisterne per contrastare fenomeni di erosione che la natura argillosa del suolo accentua. Oltre al dato archeologico il survey ha permesso di rilevare la tendenza al dissesto presente nella geomorfologia della zona. Uno studio della sovrapposizione della cartografia geomorfologia e quella archeologica porta a definire il collegamento tra i siti terrazzati e l’attuale dissesto idrogeologico innescato dalla deforestazione e dall’attuale abbandono delle campagne. Per questo settore si è, per ora, unicamente ricostruita la rete di drenaggio superficiale, elaborando per via informatica il modello digitale del terreno.

93

FIGURA 21 RISCHIO FRANE ZONA GORAA

3.3.2. La carta delle potenzialità

“Rapporto inversamente proporzionale tra la ricchezza del patrimonio culturale di una nazione e la possibilità di valorizzarlo integralmente.”116

In primo luogo occorre riflettere su qualche constatazione relativa alla quantità e alla qualità dei siti rinvenuti nel corso della redazione della carta archeologica che possiamo riassumere come segue: fatta salva la necessità civile, scientifica e culturale di conoscenza, documentazione e azione di tutela, è improponibile un'azione di messa in valore e di fruizione, almeno in un primo momento o contemporaneamente, di tutto il patrimonio rilevato e schedato. Per i costi di decollo e di gestione del progetto ma anche per l’abbondanza, sarà difficile potenziare l’offerta di fruizione territoriale.

116 M. Hutter, convegni di castagna del C.N.R. sulla salvaguardia del patrimonio culturale nel bacino mediterraneo

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3.3.3. Strumenti di valutazione

“sarebbe giusto, prima d’intraprendere degli scavi di questa entità, interrogarsi a fondo, e quindi decidere a ragion veduta, innanzitutto se lo scavo debba essere eseguito oppure no, e in caso positivo, con quali obiettivi e con quali criteri, e come si debba procedere, a scavi ultimati, per la conservazione dei resti riportati alla luce. Non esiste un’autorizzazione morale a danneggiare, per indagarli, i monumenti del passato, se non siamo in possesso dei mezzi tecnici atti a garantire un’indagine veramente scientifica, a pubblicare in tempi adeguati i risultati con la necessaria documentazione visiva o di depositarli in un archivio accessibile a tutti, e se non ci curiamo che il monumento stesso rimanga conservato per i posteri” KARL AUGUST VON COHAUSEN (1812-1894) Saalburg 1884

Di fronte alla quantità e alla qualità dei siti archeologici scoperti sul territorio di Dougga e nell’ottica di un'azione di tutela e di valorizzazione, si pone la difficoltà di valutare la fattibilità, l’efficacia e l’impatto di tale operazione che impegna energie umane e risorse finanziarie. Il complesso di problemi prima esaminati si lega al problema delle decisioni di investimento e si accentua nel momento dell’intervento la cui scelta scaturisce da un calcolo di convenienza applicato ai siti candidati ad un'azione di valorizzazione.

3.3.3.1. Il metodo multicriteriale

“Un parco è una selezione di particolari aspetti all’interno di un territorio, quali elementi di attenzione per il visitatore”117 La metodologia di valutazione per avere sotto mano un quadro di più situazioni in un determinato tempo, è basata sull’analisi multicriteriale,118 come metodo collaudato,119 visto che presenta una flessibilità d’uso per un'ampia gamma di casi.120 Lo strumento si presenta con una logica trasversale, dove si cerca di individuare le relazioni tra i vari settori che contribuiscono alla valorizzazione dei beni, valutando

117 Barman, Santiago de Compostella, 1995. 118 Francesco Rizzo, Economia del patrimonio architettonico ambientale, ed. Franco Angeli, Milano, 1989, p. 319. 119 Rapporto di missione presentato in Francia all’Agence Technique Franche-Comté, 1991. 120 Emilio Cabasino, La valorizzazione dei beni culturali: proposta per una metodologia di intervento, in “Bollettino di archeologia” 1992 p. 129.

95 in un primo momento le potenzialità di un sito in rapporto ad un progetto di valorizzazione attraverso la raccolta dei dati necessari a tale operazione e procedendo in un secondo momento alla stesura del progetto in seguito ad un'interazione tra i dati raccolti e infine valutando la fattibilità tramite lo studio della corrispondenza tra il potenziale del sito e il progetto di valorizzazione. Tale metodo permette inoltre la stesura dei bandi di concorsi per proposte progettuali, la possibilità di valutare delle proposte che riguardano il sito e infine, nel doloroso momento di stabilire la priorità degli interventi in più siti valutando le possibilità e le potenzialità di successo per ciascun sito. (Appendice 3: prospetto della griglia delle analisi).

3.3.3.2. La griglia d’analisi per la valorizzazione dei beni archeologici

Fattori decisionali

A)- Ubicazione e impatto ambientale:

Riguarda l'aspetto fisico del sito, scheda tecnica, rapporto con l’ambiente: 1. la costituzione del sito 2. possibilità di ricezione dei fruitori (accoglienza temporanea, pernottamento, percorsi di visita) 3. localizzazione geografica. 4. rapporto con l’ambiente

B)- Emergenza

Riguarda lo stato di conservazione del sito, costi di manutenzione, necessità di interventi di restauro: 1. stato di conservazione 2. natura dei lavori di manutenzione, programma e costi 3. natura dei lavori straordinari eseguiti e da eseguire

C)- Statuto giuridico

Riguarda la proprietà del sito, le azioni di tutela e le sovvenzioni previste: 1. proprietà 2. esistenza di azione di tutela

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3. contributi statali previsti dalla legge 4. posizione dei proprietari in rapporto ad un'azione di tutela

D)- Politica culturale

Riguarda l’orientamento della politica culturale e le istituzioni coinvolte nell’azione di valorizzazione: 1. istituzioni o organizzazioni che hanno l’obbligo o interesse alla valorizzazione del sito (a livello locale, regionale, nazionale, internazionale, associazioni) 2. caratteristiche di questi istituzioni (competenze, organigramma, interesse e disponibilità a partecipare con finanziamenti) 3. interesse dell’ ambiente politico alla valorizzazione del sito (disponibilità al sostegno dell’iniziativa e al finanziamento)

E)- Rilevanza culturale

Riguarda i vari aspetti culturali del sito: 1. rilevanza culturale del sito (archeologica, architettonica, artistica, ambientale, popolare, religiosa) 2. importanza dell'identità culturale del sito in rapporto a quella regionale e nazionale 3. importanza scientifica e popolare 4. aspetti della rilevanza culturale (archeologica, popolare, religiosa, economica)

F)- Contesto socio-economico

Riguarda gli aspetti finanziari legati al sito: costi di manutenzione, introiti, sovvenzione, il contesto micro-economico: 1. costi di manutenzione e gestione del sito 2. fonte del finanziamento (in percentuale nel caso di più persone) 3. esistenza di risorse non sfruttate 4. presenza di attività economiche sul sito 5. possibilità di sovvenzione 6. la percentuale di autofinanziamento possibile dopo la valorizzazione del sito 7. la possibilità di valutare gli effetti indiretti sul contesto socio-economico contiguo

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G)- Potenzialità e marketing

Riguarda la valutazione delle esigenze del pubblico di fronte alla qualità dei servizi offerti 1. natura dell’offerta culturale (diversi tipi di fruitori) 2. possibilità di inserimento in un circuito di turismo culturale 3. frequentazione del sito (caso di un marabut, ricorrenze religiose) 4. esistenza di una dimensione immaginaria del sito (marabut, leggende, cure) 5. accessibilità a persone con handicap (anziani, handicappati) 6. l’impatto dell’introduzione di un'attività commerciale sull'identità culturale del sito 7. reazione della comunità locale nei confronti di un intervento di valorizzazione

H)- Proposte ed iniziative svolte

Riguarda le eventuali ipotesi di valorizzazione del sito da parte dei proprietari (progetti, realizzazione, sogni): 1. altre forme di valorizzazione del sito 2. esistenza di progetti di valorizzazione ai vari livelli 3. il grado di rilevanza per un inserimento in progetti di vari livelli 4. proposte degli abitanti del luogo 5. la possibilità di partecipazione esperti per uno studio di fattibilità

Approcci per la valutazione

La molteplicità degli attori che operano nell'ambito della valorizzazione dei beni archeologici e che hanno in mano le decisioni relative a tale azione, esige una maggiore considerazione e attenzione ai vari approcci ai beni archeologici presentati da queste aree di interesse diverso, per tendere a fornire una risposta completa alle esigenze di un progetto integrato. a1) l’approccio scientifico che si esercita in due ambienti diversi: il primo è l’ambiente umanistico che vede storici, archeologi, architetti, e ricercatori in generale impegnati nello studio del sito. Lo spirito di tale interesse non coincide spesso con le esigenze della gestione. Il secondo ambiente è quello economico che incontra difficoltà nella stima dei beni che hanno valori immateriali;

98 a2) l’approccio gestionale che si manifesta presso gli organi pubblici e gli attori privati, essendo a contatto diretto con il bene, sono a conoscenza dei vari aspetti di funzionamento e di tutela legati al sito; a3) l’approccio amministrativo è assimilabile a quello gestionale dal quale si distingue nell’operare per la collettività; a4) l’approccio politico, condizionato dalle ideologie politiche e dalle tendenze popolari, presenta un peso operativo notevole e un potere di amministrazione dei fondi; a5) l’approccio commerciale presenta un atteggiamento innovatore spesso in contrasto con l’identità culturale del sito, nel contempo accentua l’attenzione sull’aspetto gestionale con una ricerca di profitto; a6) l’approccio volontaristico motivato da esigenze di partecipazione che spesso sono prive di scientificità di intervento, offre però un quadro assai fedele della richiesta pubblica in relazione alla fruizione del sito; a7) l’approccio creativo si riferisce ad iniziative del tutto artistiche suggestive che possono offrire altre chiavi di lettura del sito; a8)- l’approccio sociale è legato all’uso attuale o potenziale del sito per attività di rilevanza sociale come abitazione, luogo di preghiera e riunione (marabut), cimiteri.

Determinazione della potenzialità di un sito in rapporto ad un progetto di messa in valore:

Procedura

Ogni risposta alle domande sopra elencate, è tradotta in termini numerici per comodità di valutazione cosi abbiamo: 0= No/pessimo/Nulla 1=Si/passabile/poco 2=Si/abbastanza bene/sufficientemente 3=Si/molto bene/molto. È stata stabilita una doppia gerarchia per tutti i livelli del questionario, attribuendo un peso P ad ogni domanda e un peso P ad ogni fattore. Tale differenziazione rientra nelle esigenze della valutazione multicriterio che deve garantire l’importanza gerarchica dei parametri decisionali.

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In questo modo avremmo una serie di voti ripartiti come segue: vas ⁿ è il voto attribuito alla singola domanda n 0≤ vas ⁿ≤3 v rel ⁿ è il valore reale relativo alla domanda 0≤ v rel ⁿ v rel ⁿ = vas ⁿ * p ⁿ V as ª è la somma dei valori reali relativi alle domande all’interno dello stesso fattore a 0≤ V as ª ≤3 V as ª =Σ v rel ⁿ V rel ª è il valore reale relativo al fattore 0≤ V rel ª V rel ª = V as ª * P VTot rappresenta il voto definitivo attribuito al sito e è la somma dei valori reali dei fattori 0≤ VTot ≤3 VTot = Σ V rel ª

I risultati sono stati organizzati in tabelle dove sono evidenziati: • le potenzialità dei diversi siti confrontate ai fattori decisionali • la natura dell’approccio ai diversi siti per fattore • Il valore totale dei siti Per una lettura rapida e automatica sono stati ricavati dei grafici che permettono: • L’identificazione dei punti deboli e dei punti forti di un sito • Il paragone tra i siti sia come valore totale sia sotto un aspetto specifico Un’ulteriore applicazione del metodo multicriterio per la valutazione dei progetti di valorizzazione sia ideati che realizzati, permette di avere per ogni sito un rapporto R potenzialità/progetto; si presentono tre casi: 1. nel caso che R nettamente superiore all’unità il progetto di valorizzazione non abbia tenuto conto di tutte le potenzialità del sito e la proposta ha bisogno di essere migliorata. 2. nel caso che R sia nettamente inferiore all’unità il progetto di valorizzazione risulta sproporzionato alle rispondenze del sito, perciò un ridimensionamento della proposta si rende obbligatorio.

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3. Nel caso che R sia intorno all’unità la proposta è ritenuta teoricamente valida. Nei primi due casi, miglioramento o ridimensionamento della proposta, è possibile intervenire su un aspetto singolo del progetto, legato al fattore decisionale dove si registra il divario tra potenzialità e progetto di valorizzazione. In questa sede è stata redatta la scheda delle potenzialità per tutti i siti cantierabili, per tre soltanto è stato valutato il progetto di valorizzazione con il caso particolare di Dougga Ruine, un sito già aperto al pubblico.

3.4. Il caso studio

Dalla redazione della carta archeologica risulta che i resti archeologici, comprese tutte le categorie (emergenti, sepolti, sconosciuti, identificati), testimoniano un forte legame con l’ambiente antropico antico. Nel contempo presentano una maggiore vulnerabilità all’azione dell’ambiente antropico attuale, fortemente condizionato dalla componente socio-economica. Infatti dalla carta archeologica risulta che le aree sulle quali è stata registrata la presenza dei siti archeologici, sono oggetto di fruizione e di frequentazione umana (fattorie, case coloniche, marabut, cimiteri, campi agricoli) che rischiano di essere modificate dall'eventuale azione di tutela e di valorizzazione. Vista la vastità del territorio, una valutazione adeguata del rapporto con l’ambiente antropico è necessaria e imprescindibile, prima della stesura del progetto di valorizzazione. Con il tentativo di prospettare la portata dell’impatto -tramite la presentazione dei casi seguenti- si cerca di esporre la complessità dell’operazione, viste la quantità e varietà dei dati necessari e soprattutto visto l’inevitabile conflitto dovuto al coinvolgimento degli enti locali, delle istituzioni, dei residenti.

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3.4.1. presentazione dei siti

1)- il sito di Dougga (città) 548 Thugga, oggi Douga

FIGURA 12 CAPITOLIUM DI DOUGGA Descrizione121 Caratteristiche generali La città, che occupa ca. 25 ettari, a m 570 slm., è costruita su un'emergenza rocciosa (kef Dougga), protetta a Est e a Nord-Est da burroni e a Sud da pendii scoscesi. La

121 Carton 1895, p. 152; C. Diehl, L'Afrique byzantine: Histoire de la domination byzantine en Afrique (533-709), Paris 1896, p. 274; AAT foglio 33, sito 183; P. Romanelli, Storia delle Province romane d'Africa, Roma 1959, pp. 376-390; S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, pp. 251-256; C. Poinssot, Les ruines de Dougga, Tunis 1958, 1983 (2a ed.); P. Romanelli, Archeologia e Topografia dell'Africa Romana, Torino 1970; A. Golfetto, Dougga. Die Geschichte einer Stadt in Schatten Karthagos, Basel 1961; C. Poinssot-J.W. Salomonson, Le mausolée libyco-punique et les papiers de Comte Borgia, in C.R.A.I. 1959; C. Poinssot, Immunitas perticae Carthaginensium, in C.R.A.I. 1962, pp. 55-76; C. Poinssot, Aqua Commodiana civitatis Aureliae Thuggae, Mélanges d'archéologie, d'épigraphie et d'histoire offerts à J. Carcopino, Paris 1966, pp. 771-786; C. Poinssot, M.Licinius Rufus, Patronus pagi et civitatis Thuggensis, in B. C. T. H. 1969, pp. 215-258; H. Pfeiffer, The Ancient Roman Theatre at Dougga, in M.A.A.R. 9, 1931, pp. 145-156; D. Pringle, The defence of Byzantine Africa from Justinian to the Arab conquest: an account of the military history and archaeology of the African provinces in the sixth and seventh centuries, Oxford, BAR Int. ser. 99, 1981, pp. 244-246, fig. 13, tavv. LI, LIII, LIVb; Dougga, fragments d'histoire. Choix d'inscriptions latines éditées, traduites et commentées (Ier-IVe siècles), a cura di Mustapha Khanoussi e Louis Maurin, Ausonius Mémoires, Bordeaux-Tunis 2000.

102 scelta dell'insediamento è stata condizionata dalla presenza di abbondanti sorgenti, dalla prossimità di cave di calcare, dalla fertilità dei dintorni. La preferenza per questa posizione strategica penalizza Dougga con una distanza di 3 km dalla strada Carthago-Theveste, situata nella sottostante valle del Khalled. La città satellite Agbia (sito 549) ovviava probabilmente a questo handicap, facendo da scalo. L'origine numida e la posizione della città su terreno in forte pendio, hanno determinato il suo impianto urbanistico irregolare, non a scacchiera, secondo i criteri di Ippodamo di Mileto applicati nelle antiche città greche, romane e anche puniche (p.e. Soluto). Dougga necessita di uno studio dell'interazione avvenuta tra la popolazione locale e i romani secondo i criteri stabiliti dal trend post-coloniale, soprattutto perché la storiografia e l'archeologia della Tunisia romana sono in mano a studiosi francesi dal 1881, dal momento in cui il paese è stato ridotto a Protettorato.122 Thugga presentava un aspetto molto simile a quello di altre città numide come Mactar. C. Poinssot la paragona all'attuale centro storico di Teboursouk, con strade per soli pedoni pavimentate a lastre disposte in senso diagonale, con case senza finestre sulla strada.123 Porta, piccola finestra e feritoie per le cantine, sono le uniche aperture sulla strada. La Casa del Trifoglio, la più ricca della città, si distingue per un portichetto davanti alla porta d'ingresso. Le case delle élites sono provviste da un cortile centrale con portici. Spesso l'ingresso è disposto ‘a baionette’ e provvisto di un mosaico pavimentale con apotropaion o simbolo di buon augurio. Quasi tutte le case, come le fattorie in campagna, sono costruite sopra ambienti voltati che creavano un terrazzamento artificiale sul ripido pendio, necessario per la costruzione di una casa regolare. Questi ambienti stretti e lunghi venivano usati come cisterna per accumulare le acque piovane per il fabbisogno domestico. I tetti erano coperti da coppi. Edifici privati e pubblici sono costruiti con la locale pietra calcarea grigia. Una qualità di pietra scadente, tra calcare e arenaria di colore giallo, veniva usata nelle fondazioni e nelle parti che rimanevano invisibili. I laterizi sono sconosciuti a Thugga, il marmo è usato per i rivestimenti degli edifici pubblici. La tecnica edilizia, che si definisce con un neologismo opus africanum, consiste in

122 Colonial discourse and post-colonial theory: a reader, a cura di Patrick Williams e Laura Chrisman, Harvester-Wheatsheaf, New York, N.Y., 1993; David J.Mattingly (a cura di), Dialogues in Roman imperialism: power, discourse and discrepant experience in the Roman Empire, Portsmouth RI, JRA, suppl. 23, 1997. 123 C. Poinssot, Les ruines de Dougga, Tunis 1958, 1983 (2a ed.).

103 un'intelaiatura di blocchi calcarei a forma di parallelepipedo disposti in senso verticale (ortostati) e orizzontale, le specchiature sono di piccoli blocchi (petit appareil). Gli ortostati rimangono spesso in piedi, le specchiature si rovinano. Intonaci dipinti con colori vivaci davano agli edifici un aspetto molto diverso da quanto ci si può immaginare ora, a prima vista. L'ordine corinzio fu usato per edifici pubblici, tuscanico nelle case. Per mancanza di legno, materiale raro e caro in Africa a causa del disboscamento in atto dai tempi preistorici, le centine per costruire le numerose volte erano formate da tubuli a bottiglia incastrati. L'esempio più antico si trova nel sotterraneo della scena del teatro di Thugga. Questa tecnica permette una messa in opera veloce e semplice. Quando la volta si è asciugata i tubuli non servono più, dunque, dopo l'abbandono dell'edificio, i tubuli possono essere tolti senza compromettere la statica dell'edificio, ma spesso venivano lasciati in opera.

Demografia Le stime sul numero degli abitanti della città oscillano tra 5.000 a 10.000, i più dovevano stare nei vicinia. Il teatro offre spazio a 3500 spettatori. Secondo C. Poinssot, il centro non poteva ospitare più di 5.000, quanto l'attuale popolazione de Teboursouk.

Fonti epigrafiche Iscrizioni e monumenti ci permettono di farci un'idea sulla vita quotidiana e sulla vita pubblica di Thugga. Più di 700 iscrizioni funerarie trovate negli scavi di Thugga permettono studi statistici eccezionali, confrontabili a quelli che oggi permettono le anagrafi. Il numero relativamente più esiguo di tombe femminili e di bambini, mostra che non ci si preoccupava tanto di conservare la loro memoria, quanto quella degli uomini adulti. Il numero estremamente elevato tra questi ultimi di persone anziane, permette di sostenere la longevità dei Thuggenses. Quasi il 10% degli adulti ha 90 anni o di più, il 5% è centenario. L'età dei defunti era stabilita con relativa precisione secondo le liste di recensione redatte ogni 5 anni dai duumviri quinqennales. Esistono bei cippi funerari ma la maggior parte delle iscrizioni è incisa su stele di dimensioni medie. Gli epitaffi si articolano in una dedica agli dei degli Inferi DMS, seguita dai nomi del defunto in nominativo, e dagli anni vissuti preceduti da PVA (pius vixit annis) e seguito da HSE (hic sepultus est). Alcune iscrizioni contengono

104 laudationes; indicazioni sul mestiere sono rare: sappiamo solo di un veteranus, un magister che esercitava a Hippo Diarrhytus (Bizerta) e il cui epitaffio è redatto in versi e di una paedagoga. Il corredo funerario è modesto: qualche ceramica comune e lucerne. Le iscrizioni più importanti sono state trasportate nel Museo del Bardo a Tunisi; altre, rimaste in situ o depositate nel magazzino locale allestite nelle cisterne antiche della sorgente Aïn Mzab, sono state inventariate recentemente e in parte pubblicate.124

Religione Anche la religione si presta bene all'analisi (tutta da fare) dell'interazione culturale tra numidi, cartaginesi e romani, anche perché la conservazione delle iscrizioni e dei monumenti a Dougga è maggiore che non in altre parti dell'Africa romana. Molte divinità sono venerate in più di un santuario: Saturno, Caelestis, Minerva, Concordia, Mercurio, Jupiter, Neptunus. Il Capitolium è dedicato alla triade protettrice di Roma: la sua costruzione è sicuramente un atto di lealtà all'Impero, l'onore massimo per i Thuggenses era essere flamen del culto imperiale. La popolazione continuava ad adorare gli antichi dei Ba°al e la paredra Tanit, la divinità poliade di Cartagine. Per i romani la credenza negli antichi dei italici non escludeva il riconoscimento dell'esistenza di dei stranieri. Molto spesso i romani adottarono gli dei delle nazioni conquistate. Ma in generale assimilarono gli dei indigeni agli dei romani sotto il pretesto di analogie che a noi sembrano arbitrarie. Ba°al è assimilato a Saturnus: le attribuzioni a Baal Saturnus diventarono di un dio supremo, cosicché la religione africana diventa monoteistica. Un vescovo di Thugga, Saturninus, dichiara nel 256 in un concilio "benché i pagani abbiano idoli, essi riconoscono e confessano il dio sovrano e il padre creatore". Intende sicuramente Saturno. Tanit assume il nome di Caelestis e si confonde con Iuno. Nonostante i nuovi vocaboli e gli apporti italici e greci nel campo della mitologia e dell'iconografia, persistevano le caratteristiche essenziali degli antichi culti africani, nei quali si fondevano non solo il vecchio fondo libico e la religione punica, ma anche gli apporti

124 Dougga, fragments d'histoire. Choix d'inscriptions latines éditées, traduites et commentées (Ier-IVe siècles), a cura di Mustapha Khanoussi e Louis Maurin, Ausonius Mémoires, Bordeaux-Tunis 2000.

105 ellenici. Solo i sacrifici umani furono vietati dalla legge romana e sostituiti da sacrifici di animali. Liber Pater e la compagna Libera conoscono venerazione particolare. Un tempio è dedicato a loro e molti mosaici nelle case, episodi della leggenda e simboli apotropaici. Dioniso sembra introdotto nel pantheon cartaginese dal IV sec. a.C. Sono attestati culti frigi e della Mater deum e culti egizi, come quelli di Isis, di Anubis e di Harpokrates. I templi della tradizione indigena, pur appartenendo per stile e ornamenti all'arte romana, conservano nelle loro piante -simili a quelle di certi templi orientali- il ricordo degli antichi riti. La corte (area), in fondo alla quale sono disposte le cellae, è la parte essenziale di questi templi e ricorda l'area sacra del tophet punico. I portici che si trovano intorno permettono processioni; gli annessi servono all'iniziazione e alla purificazione. Invece di metterlo in mezzo alla piazza, il tempio orientale è chiuso da un muro che lo separa dai terreni vicini: le cerimonie religiose sono riservate ai fedeli. I templi romano-africani presentano una particolarità curiosa: mentre la dedica ci informa che un santuario è dedicato a una divinità, siamo in presenza non di una cella ma di più cellae (spesso tre) e di un certo numero di nicchie, destinate a ricevere statue divine. A volte la divinità era raffigurata sotto forme diverse (cfr. base dedicata a Mercurius Silvius trovata in una cella laterale del tempio di Mercurio). A volte la divinità principale dà ospitalità ad altri dei che la vengono ad assistere.

Cenni storici Appena citata dagli autori antichi Thugga sembra aver vissuto una vita tranquilla, prospera e oscura per lungo tempo. La sua esistenza normale e banale somigliava a quella di tante altre città africane. Grazie all'epigrafia eccezionalmente ricca di Thugga, la conoscenza di questa piccola città provinciale è molto completa. La distanza dalle grandi strade di comunicazione, l'abbandono progressivo delle abitazioni da parte della popolazione, hanno salvato i monumenti dalla distruzione totale: Thugga non è servita da cava di pietre per una città moderna. Nei secoli la città fu sistematicamente spogliata, pochi oggetti d'arte furono ritrovati negli scavi: i marmi che alimentarono le calcare, i metalli preziosi, i bronzi e i condotti di piombo che furono sistematicamente strappati sono scomparsi. Gli edifici stessi resistevano

106 quasi vittoriosamente agli attacchi del tempo che magnificava la bella pietra del paese.

La città Teatro Il teatro è stata costruito nel 168 o 169 d.C. Restauri moderni: colonnato della scena e alcuni gradini della cavea. Dimensioni medie: diam. 63.50 m (cfr. il teatro di Marcello a Roma diam. 131, di Vienne 130, di Arles e di Orange 103, Carthago 100 ca., Djemila e Timgad 63). Ben conservato, presenta disposizioni classiche del teatro romano: gradini a semicerchio che formano la cavea dove stavano gli spettatori, una grande scena. La cavea è sopraelevata di 15 m. rispetto all'orchestra, addossata al pendio della roccia, che assicurò solidità all'edificio diminuendo anche i costi di costruzione. Formata di 19 gradini divisi in 3 piani (maeniana) da gallerie di circolazione (praecinctiones) che erano protetti da plutei (balteus) incastrati in solchi, maeniana divisi in cunei. L'orchestra è relativamente piccola. La cavea poteva contenere 3.500 spettatori. In cima arcata con una delle tre dediche; muro perimetrale con 5 porte corrispondenti con le 5 scale della cavea. Si poteva salire sulla terrazza del portico per scale che affiancano la porta centrale. Alcune cisterne sono ricavate sotto il pavimento del portico, usufruendo di irregolarità del terreno. L'acqua serviva alle aspersiones per rinfrescare gli spettatori nei giorni caldi, come testimoniano le fonti letterarie. Forse si poteva allestire un velum. Il muro della scaena bloccava quasi interamente la vista del paesaggio; il colonnato della scaenae frons era a 2 piani; sull'epistilio di quello inferiore era incisa la seconda delle dediche del teatro. Alcuni di questi blocchi sono rimessi in situ. Le altre due dediche, del portico della summa cavea e della facciata anteriore del teatro sono redatte in modo analogo, ma contengono in più l'invocazione pro salute seguita dai nomi e dai titoli degli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero (CIL 8. 26528, 26606). La scaenae frons presenta tre porte corrispondenti alle valvae. Il proscaenium doveva essere coperto da tetto in legno per motivi acustici, siparia chiudevano le aperture della scaenae frons, altri formavano una specie di cortina della scena.

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Quali potevano essere gli spettacoli nel teatro? Raramente veniva rappresentato il repertorio classico: lingua e idee lontane dal pubblico del II sec. d.C. Le conferenze, lezioni pubbliche, dibattiti oratori erano invece cari agli africani, come pure lo erano pantomime, commedie burlesche, acrobati, saltimbanchi. Un portico coperto dietro la scena precedeva la facciata sud del teatro. Sopra le colonne si leggeva la seconda parte di un'iscrizione che era incastrata nel grande muro di facciata. Il portico serviva da quinta durante gli spettacoli e, in caso di pioggia, da copertura agli spettatori dell'orchestra e del primo maenianum. Alcuni metri più in alto delle strade antistanti, c’è una nicchia per una statua monumentale, della quale rimane la sola base; scale seguono la pianta semicircolare degli 'xysta'. L'architetto ha utilizzato ingegnosamente la differenza di livello di quasi m 20 tra la base della nicchia e la cima dell'edificio su vari terrazzamenti.

Tempio di Juno Caelestis Tempio costruito sotto Severus Alexander (222-235). Il podio è preceduto da 11 gradini; si tratta di un tempio periptero, con portico a 6 colonne nella facciata e 8 all'interno del pronao; ordine corinzio, fusti lisci, capitelli e basi sono in calcare di Dougga; i muri della cella e la statua di culto sono scomparsi. Il cortile semicircolare non è pavimentato, era adibito a giardino. Il portico semicircolare a 24 colonne è coperto di una serie di volticini; il pavimento è in mosaico bianco a squame. Sul fregio era incisa una delle dediche di Q. GABINIUS RUFUS FELIX BEATINIANUS per l'occasione della sua promozione a flamen perpetuus; egli offriva il terreno e adempiva al le generosità testamentarie dei suoi familiari. L'iscrizione menziona le statue di argento o argentate della dea Caelestis che ornavano il tempio e che costarono 30.000 sesterzi. busti o statue indicano nomi di province e città (Dalmatia, Judaea, Mesopotamia, Syria, Carthago, Laodicea, Thugga). Le province così rappresentate dovevano avere un rapporto speciale nel culto a Caelestis o alle divinità assimilate a Caelestis, o dovevano aver ricevuto dai Severi dei privilegi particolari. Una vasca costruita vicino all'entrata serviva per abluzioni rituali.

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Fortezza bizantina Procopio attribuisce la costruzione al regno di Giustiniano. La fortezza è rettangolare e include il Capitolium e il Foro della città romana, per una superficie di 0.28 ha. Il foro era già abbandonato e coperto da uno strato di detriti, quando fu incluso nella fortezza. I muri bizantini comprendono molti spolia, di monumenti numidi (capitello eolico) e romani (iscrizioni). Il recinto esterno bizantino riprende il tracciato e la fondazione delle mura urbane preromane, che includono anche l'acropoli, nel tratto vicino ai dolmen.

2)- il sito 66 Henchir Chet: sito 66 pagus Suttuensis, Henchir Chett Descrizione Posizione geografica, microecologia L'insediamento sorge al piede dell'altopiano (cuesta) del djebel Gorra, in coincidenza del punto più profondo della depressione della cuesta. La sorgente Aïn Zeroug ('acqua blu') situata a quota 750 slm, vicino a questo punto, procura tutto l'anno l'acqua del flusso che scende dall'orlo del rilievo verso l'insediamento, situato a 635 slm in mezzo ad un'oasi sempreverde, anche quando la zona circostante soffre di siccità. L'acqua della sorgente è stata canalizzata nel 1998, per cui la striscia verde tra Aïn Zeroug e Henchir Chett non esiste più. Anche nel mese d'agosto l'altopiano offre pascolo verde, tuttora usato nel ciclo della transumanza. Alcune parti vengono utilizzate per la coltivazione di ceci e di cereali. La pietra calcarea triassica del Djebel Gorra (tra cui il tipo nummulitico) è usata come materiale di costruzione. Vegetazione attuale: olivi, fichi, pioppi, carrubi,125 melograni, cereali e, lungo il Oued, arbusti spinosi. Sepolture preromane Le risorse del luogo e la protezione naturale contro venti e piogge del nord-ovest che offre la vetta del Gorra alla località oggi indicata col toponimo Henchir Chett hanno attirato l'interesse delle popolazioni ben prima dell'arrivo dei romani, come testimonia la tipologia di due tombe (siti 134 e 149). L'iscrizione libica, riportata da

125 Peregrine Horden, Nicholas Purcell, The corrupting sea: a study of Mediterranean history, 1° repr., Blackwell, Oxford, Malden, Mass. 2001, p. 210 sull'importanza dei fichi e carrubi nell'antichità.

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Chabot, è da inquadrare in questo contesto cronologico e tipologico.126 Non si esclude che il riparo sotto roccia, sopra Aïn Trab, a 700 m a nord est di Henchir Chett, fosse utilizzato in epoche preistoriche più antiche. Il nome dell'insediamento, attestato in due iscrizioni pagus Suttuensis che si rifà sicuramente ad un toponimo locale preromano, sembra continuare, secondo l'opinione di Dessau -editore del CIL 8.26417-26429 (Leipzig 1914)-, nel toponimo attuale.127 La toponimia attesta la continuità della vita postantica e medievale, in pieno contrasto con i resti archeologici emergenti, finora assenti o muti per il medievo. ' 'Hanut' sito 134 La cella sepolcrale scavata nella roccia a nord-ovest dell’insediamento romano, con apertura quadrata e dromos scavati nella parete rocciosa, a rientranze per alloggiare la lastra che faceva da porta, deve risalire al periodo in cui la zona fu frequentata dalla popolazione numida e/o punica.128 All'interno, davanti alla parete ovest, un sarcofago con le due estremità arrotondate, è tagliato nella roccia, secondo la tipologia delle tombe ellenistiche, diffuse nei territori di Cartagine, della Cirenaica, dell'Etruria e dell'Asia minore. La tomba si trova isolata; normalmente queste tombe si trovano in clusters ('hawanat'), com'è il caso del sito 309, circondato da una tomba a nord (sito 147) e da una ventina di tombe a sud (sito 491). 'Dolmen' sito 149 La sepoltura megalitica situata a mezza costa sul pendio sassoso tra l'hanut (sito 134) e l'insediamento romano (sito 66-150-476) è molto distrutta; le lastre sono in parte spostate.129 Anche i dolmen di solito sono clustered, com'è il caso dei 75 esemplari sull'estremità est del Gorra (sito 545). Un altro dolmen isolato (sito 133), si trova a 2 km a nord-est, sempre al piede della parete rocciosa del djebel.

Monumenti romani Il monumento meglio conservato del sito, il tempio di epoca romana, a pianta quadrata, è situata a quota 635 slm. Il dislivello dalla sorgente al tempio è di m 115, la distanza è di m 130: la pendenza è di 88%.

126 Chabot p. 8 n. 15. 127 Nomen antiquum dedit n. 26418; ex eo nomen ortus esse apparet. 128 Carton 1895, pp. 253, 369-371. 129 Carton 1895, pp. 331, 370 accenna a un certo nombre de dolmens, ma oltre all'esemplare del sito 149 non si sono scoperti altri.

110

FIGURA 23 SITO 066 Edificio a pianta quadrata coperta da volta a crociera con quattro contrafforti quadrati agli angoli ('Eckrisaliten'). Interpretazione (ispirata al nome locale el Khemissia 'chiesa',130 a una dedica a Esculapio incisa sullo stipite della porta d'ingresso al cortile131): tempio. Datazione (basata su considerazioni stilistiche): II secolo d.C. Stato di conservazione: relativamente buono, nonostante uso abitazione, torchio e magazzino. Secondo Carton 1904, p. 55, anche la copertura a volta a crociera è antica, rivestimento con tegole compreso.

Parte antica Nel muro ovest dell'edificio si trova l'unica porta d'ingresso antica con stipiti e architrave monolitici profilati ancora in situ. Gli stipiti mal conservati sono rafforzati da sostegni in blocchi antichi, che restringono la luce dell'entrata ad ambo i lati. Nel muro est, di fronte all'ingresso, si trova una nicchia sovrastata da un architrave monolitico visibile dall'esterno, sporgente tra i contrafforti agli angoli dell'edificio. I contrafforti che sporgono all'esterno e all'interno della sala quadrata erano necessarie per sostenere la volta a crociera.

130 Roy, «Bulletin trim. des antiquités africaines» 1, 1882, p. 263. 131 Così Poissot 1885, p. 30.

111

La tecnica muraria dell'edificio antico è in petit appareil con piccoli blocchi a forma di parallelepipedi agli angoli e monoliti per marcapiani, architravi e stipiti. L'imposta della volta a crociera è assicurata tramite marcapiani di lastre a cornice sporgente, inserite nei quattro contrafforti angolari.

Parte moderna costruita con pietre antiche Prima del 1882 l'edificio è stato ristrutturato. All'interno della sala quadrata si è ricavato un primo piano, uso magazzino della Zaouia di Sidi Abd el Melek,132 al pianterreno si sono installati una macina per cereali e un torchio oleario.133 L'interno della nicchia e gli spazi tra la sporgenza esterna e i contrafforti angolari sono stati riempiti di muratura in petit appareil, probabilmente quando si è dovuto assicurare la statica dell'edificio in previsione della costruzione del piano rialzato. Il pavimento del primo piano era sostenuto da due volte a botte impostate su tre archi trasversali nella sala al pianterreno. Edifici moderni con piano rialzato costruiti con pietre antiche sono addossati ai lati sud e ovest del tempio, il cui ingresso è ora preceduto da uno spazio aperto, che fa da cortile agli edifici. Queste aggiunte, nate in periodi diversi, in parte rafforzate da tiranti di ferro, in parte rimaneggiate e in parte crollate, vengono attualmente usate come abitazione del proprietario residente a Tunisi e della famiglia degli affittuari che cambiano ogni due o tre anni. La tecnica degli edifici moderni è in petit appareil, ma di aspetto meno regolare di quello antico. Un lato del cortile è provvisto di un portico elegante a tre archi sostenuti da due altari funerari con iscrizioni inedite. Due splendidi capitelli corinzi sono depositati davanti agli altari funerari. Sopra l'arcata del portico si notano i buchi di alloggiamento delle travi che dovevano sorreggere il ballatoio di disimpegno tra tre porte del primo piano (ora murate). Nell'angolo nord-est del cortile entra il flusso dell'acqua di Aïn Zeroug, che a monte del tempio viene immagazzinata in una vasca moderna costruita con blocchi antichi. Nel cortile l'acqua è raccolta in un bacino circolare. Il sovrappiù è raccolto su livello del pavimento da una vaschetta antica ricavata di pietra calcarea e

132 Georges Balut (contrôleur civil en Tunisie), Le pays de Dougga et de Teboursouk à travers les ruines de vingt cités antiques, Tunis 1903. In allegato: N. Minangoin (inspecteur de l'agriculture), Étude agricole sur la région de Teboursouk: p. 64 foto di Henchir Chett: rez de chaussée: moulin à blé et pressoir à huile, carré de 12 m; 1 étage: magasin de la Zaouia de Sidi Abd el Melek. Nel 1882 Jules Poinssot fu ospitato in questo piano. 133 Il rullo compressore con incavi circolari nelle estremità laterali, ora depositato nel giardino, forse ricavato da una colonna antica, apparteneva probabilmente alla macina per snocciolare le olive.

112 defluisce in una canaletta, che attraversa in senso diagonale il pavimento del cortile realizzato con lastre calcaree antiche. La soglia della porta, che dà sul portico, è costituita da una lastra di arenaria rossa che faceva da base di un torchio oleario antico. La lastra conserva il canale circolare che raccoglieva l'olio spremuto. Nel pavimento della stalla si trovava fino al 1994 una lastra di arenaria rossa con iscrizione funeraria.134 La lastra è stata depositata nel magazzino dell'INP a Dougga.

Il marabut e annesso costruito con blocchi antichi nelle vicinanze del tempio. Il marabut di Sidi Ahmed ben Abdelmalek è rivestito di intonaco bianco; un contrappeso antico è murato in senso orizzontale alla base dell'angolo sud-est dell'annesso. Accanto al marabut, dalla parte del cimitero moderno è depositata una colonna di scisto verde (cipollino ?). Il marabut è costruito al margine dell'oliveto che comprende l'oleificio antico (sito 476), una zona con iscrizioni, incastri e contrappesi sparsi e, all'angolo nord ovest, un colombario monumentale.

Oleificio sito 476 L'oleificio è costruito sul pendio, con il muro di fondo della cella olearia disposto in alto. Questo muro in blocchi a forma di parallelepipedo e in petit appareil ingloba due incastri per la leva del torchio oleario ancora in situ. Lo spazio delle basi per la spremitura è coperto di terra (forse era collocata qui la base in arenaria rossa riutilizzata come soglia di una delle porte dell'abitazione moderna). Il muro che sorge dal pendio a m 2.70 dal muro di fondo e parallelo rispetto ad esso, è rivestito di intonaco di cocciopesto sul lato rivolto a sud e limitava le due vasche collocate in corrispondenza degli incastri destinate a contenere l'olio spremuto. Due contrappesi frammentari che si trovano più in basso, ma non negli assi degli incavi cuneiformi degli incastri, potrebbero appartenere a questo oleificio. Il terzo incastro divelto dalla

134 Alt. cm 34,5, larg. cm 27; caratteri alti cm 4: MAXI MA VIX T AN L·SIR CINIA V NN S XXXI L'iscrizione si riferisce a due schiave: Maxima vix(i)t ann(is) L Sircinia v(ixit) (a)nn(i)s XXX. La prima, Maxima è vissuta 50 anni, la seconda, Sircinia 31 anni, morte probabilmente nello stesso momento. L'iscrizione sembra redatta in un singolo momento.

113 posizione originale, doveva stare ad est dell'incastro est. Purtroppo il muro non è conservato in superficie: ci vorrebbe un'indagine geofisica per stabilire il suo andamento.

Elementi di torchio sparsi Nel pagus dovevano trovarsi ancora altri oleifici, scomparsi dalla superficie, forse in coincidenza dell'impianto dell'oliveto attuale. Oltre ai tre torchi del sito 476 ci sono elementi per almeno altri otto torchi. È la concentrazione più alta di torchi della zona, che non deve meravigliare, perché siamo in un villaggio (pagus) e c'è la possibilità di irrigare. Irrigando gli olivi, si ottiene ogni anno una raccolta (contro il ciclo biennale dell'aridocoltura) e forse anche una raccolta più copiosa,135 e infine suolo e clima particolarmente adatti all'olivicoltura.

Iscrizioni sparse Sparse tra i fichi d'India a sud della pista, non lontano dal marabut, si trovano una (1) delle quattro iscrizioni dedicatorie e una (2) delle 19 iscrizioni funerarie già pubblicate nel CIL, una dedica inedita (3) del Pagus Suttuensis a Settimio Severo e un'iscrizione funeraria inedita (4). (1) CIL 8.26418 prOCOS DIVI M Antoni ni GeRM A NICI SArmatici filIO DIVI COMModi fratrI DIVi antONini HA POTI

SVTT EN S Alcuni caratteri dell'iscrizione non si leggono più; lo stato conservazione è molto deteriorato rispetto all'inizio del secolo, quando l'iscrizione è stata letta dal Capitano

135 Horden. Purcell 2000, p. 209.

114

Gondouin, prima del 1908: A. Merlin, L. Poinssot, Les inscriptions d'Uchi Maius d'après les recherches du Capitaine Gondouin, Paris 1908; CIL8.26418 (1914). Settimio Severo frequentemente menzionato nella vicina Uchi Maius, ha ottenuto una statua equestre sul Foro, costruito sotto la sue egida.136

(2) CIL 8.15484 (altare fotografato nel 1996) DMS Q NVMISI VS L F ARN FELIX P VIXIT ANN (L)XXXV HSE (W6A232.11-12; W6A233.02, 04)

(3) [pro salute?] [Imp(eratoris) Caes(aris) L(uci) Septimi [Severi Pii] PER[tin] [ac]IS AVG ARABIC[i] [adia]ABENICI PAR[thici] [ma]XIMI P P CO[?] PAGVS S[uttu] [e]NSIS D D P P P d(ecreto) d(ecurionum) p(ecunia) p(ublica) p(osuit) Settimio Severo assume il titolo Parthicus Maximus dopo la conquista di Ctesifonte nel gennaio del 198 e continua a portarlo fino al 222.

136 Paola Ruggeri, La casa imperiale, in Uchi Maius I, a cura di Mustapha Khanoussi, Attilio Mastino, Sassari 1997, p. 142, a proposito dell'iscrizione 8.26418 'cronologia generica'.

115

P. Kneissl, Die Siegestitulatur der roemischen Kaiser. Untersuchungen zu den Siegerbeinahmen des ersten und zweiten Jahrhunderts, Hypomnemata 23, Goettingen 1969, pp. 215-221.

Gabriele Wesch-Klein, Liberalitas in rem publicam: private Aufwendungen zugunsten von Gemeinden im römischen Afrika bis 284 n. Chr., Antiquitas. Reihe 1, Abhandlungen zur alten Geschichte 40, Habelt, Bonn 1990, pp. 248-249, n.1, 398.

(4) iscrizione funeraria su stele ad estremità superiore triangolare: D.M.S OPPIVS.P.F.SA TVRNINVS.PI VS.VIXIT.AN NIS.XVI.H.S.E

Colombario Al margine ovest dell'oliveto sorge un edificio composto di un podio rettangolare sovrastato da due pilastri che conservano l'imposta dell'abside. Carton che ha visto l'interno del podio, interpreta il monumento come colombario per la presenza di una cella sepolcrale sotterranea coperta da tre volte a crociera e con sei nicchie ricavate nello spessore del muro nord, ognuna con incavo per l'urna cineraria.137 La planimetria, le sezioni della cella sepolcrale sotterranea e l'assonometria del podio con balaustra pubblicate da Carton sono molto utili per capire soprattutto la cella funeraria che ora è crollata e coperta da detriti edilizi. La planimetria (Carton fig. 81) risulta normalizzata rispetto alla situazione reale, come risulta dal rilievo realizzato nel 1999. Il tratto nord del podio era sormontato da un alto e grazioso padiglione coperto da una volta a crociera che al centro del podio era sostenuta da due pilastri, tuttora in piedi. Un frammento di volta a crociera si trova vicino al muro massiccio del lato ovest della cella sepolcrale. La parte bassa dei pilastri presentano una curvatura approssimativamente in corrispondenza con il semicerchio dell'impianto a cavea

137 Carton 1895, pp.249-253, figg. 81-83.

116 teatrale nel tratto sud del podio, che non compare nella planimetria né nella descrizione di Carton. Lo spazio di m 4 poteva servire alla disposizione di letti a sigma per i banchetti in memoria dei defunti, a mo' di stibadio. Sepolcri con simili esedre semicircolari si trovano a Pompei. La balaustra che delimitava il tratto sud del podio è stata smontata: un singolo blocco si trova tuttora più a sud, lungo il margine del campo arabile. La tecnica edilizia è in petit appareil, con lastre.

Nel terreno antistante sono depositate una colonna di scisto verde, una base modanata di calcare bianco, una lesena scanalata con capitello figurato. Il lato del capitello ora in posizione verticale (largo 37 cm) raffigura da sinistra a destra un tiaso dionisiaco: dall'estremità sinistra avanza Dioniso con scettro in piedi su un carro con ruota a sei raggi, tirato da un elefante, gli precede in posizione frontale un Satiro con pedum nella destra; al centro della scena è una figura di fronte, massiccia poco elaborata e perciò non interpretabile, seguono un Satiro con pedum nella destra e una figura interpretabile come Ercole con la clava alzata e la leontè nella destra. Il lato del capitello ora in posizione orizzontale (largo cm 42) raffigura un altro tema dionisiaco: due tralci di vite popolati di piccoli quadrupedi, che spuntano da un calice posto al centro. L'estremità superiore delle scanalature è riempita da motivi tutti diversi sul lato lungo: foglia, ovolo, rosetta; sul lato breve si tratta di conchiglie il cui orlo è disegnato con una serie di buchi circolari creati col trapano corrente. Lo stile d'esecuzione è sommario ma efficace: con pochi mezzi si è creata una scena vivace. Il tema dionisiaco figura spesso in contesti funerari, perché allude al ciclo stagionale e all'immortalità.

3)- il sito 169 Henchir bou Baker

Descrizione La fattoria, Bordj bou Baker, sorge su un insediamento antico, del quale emergono alcune strutture intorno all'edificio moderno. Il bordj è una tradizionale casa araba, con ingresso a baionette, corte quadrata centrale intorno al quale sono disposte le stanze. La stanza principale, sul lato opposto all'ingresso (iwan), occupa l'intera larghezza del bordj. Il cortile è pavimentato con blocchi antichi di calcare e anche i muri dell'elevato contengono molti blocchi antichi riutilizzati. Stranamente, il bordj

117 non è stato descritto da Carton, che lo cita soltanto come toponimo per indicare la presenza del ponte dell'acquedotto di Dougga. L'importante iscrizione pubblica disposta davanti alla facciata del bordj (CIL 8.27413) è registrata da Merlin intorno al 1902. Essa menziona un atto di magnificentia privata: la costruzione di un tempio da parte di Iulia Crescentia nella civitas Geumitanorum, non nota da altre fonti. Il luogo di ritrovamento dell'iscrizione non è dato sapere, potrebbe provenire dal sito 309, che presenta alcune strutture monumentali (ma che si autodefinisce Res P), ma anche dal sito 169 stesso, del quale oggi vediamo le sole strutture emergenti dalla cima della collina, intorno alla fattoria moderna. La struttura antica 1. davanti alla facciata attuale: muri in petit appareil con accurata stilatura, l'angolo è costruito con blocchi a forma di parallelepipedo ammorsati nel petit appareil. I muri delimitano un grande ambiente rettangolare e un ambiente minore, che sembra essere una cisterna, in base agli angoli interni smussati e il rivestimento interno a intonaco di cocciopesto. I numerosi ortostati emergenti dal pendio che sono disposti secondo lo stesso orientamento dei muri in petit appareil, possono appartenere allo stesso impianto antico, come i muri emergenti dietro il retro del bordj. Il retro del bordj si basa su muri antichi in petit appareil. Gli stipiti del bordj e della stalla a ovest sono costituiti da soglie monumentali e da un parallelepipedo con ornamento a cerchio con sei raggi. Questi elementi architettonici e la cornice modanata monumentale disposta accanto all'iscrizione potrebbero provenire dall'aedes Valentina costruita da Iulia Crescentia. Non è da escludere che il bordj sia fondato sulla parte centrale del tempio, e che il resto della civitas si nasconda sotto i campi arabili della zona. Mancano infatti elementi di torchio che sono onnipresenti nei siti rurali della zona indagata.

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FIGURA 22 SITO 169

4)- il sito 2 Henchir ben Hadid

FIGURA 24 SITO 002

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5)- il sito 107 Marabout Sidi Cheidi138

FIGURA 25 SITO 107 MARABOUT SIDI CHEIDI Descrizione Il marabut di Sidi esh-Cheïdi che sorge a quota 410 slm su un sito antico, lungo una gola nel djebel, ha dato il nome al dorso montagnoso, che nell'Antichità separava il territorio cartaginese dal regno numida (fossa regia). La moschea sorge su cisterne romane che immagazzinavano l'acqua raccolta nel catino naturale nel djebel scavato nella roccia viva dall'oued Lahmar139 e trasportata dalla cima da oued Aïn ad-Damous140 (cisterna), che costituisce il corso superiore di oued Lahmar. Oued Aïn ad Damous nasce vicino al marabut di Sidi Kassem, 650 slm, a 2,2 km di distanza; il Oued deve il suo nome alla sorgente che scaturisce a monte del catino e non lontano da esso. Il dislivello di 240 m è superato in 2,2 km. Attualmente il Oued porta acqua solo d'inverno. Sulla vetta della collina lungo la riva sud di oued Lahmar sorge il marabut di Sidi Asker141 (464 slm), anch'esso costruito su una cisterna romana (sito 367). Il oued è stato 'imbrigliato' da piccoli centri di culto collocati su punti critici del paesaggio.

138 Carton 1897, pp. 43-44, fig. 9 ; Carton 1895, pp. 28-31, tav. 1 ; Charles Monchicourt, La région du Haut Tell en Tunisie (Le Kef, Téboursouk, Mactar, Thala), Essai de monographie Géographique, Armand Colin, Paris 1913, p. 325: Bey s'est dépouillé du habous de Sidi-Abdallah-Ech-Cheid (Henchir-Khalled) mentionné dans un titre de 1768. CIL8.22047. 139 Lahmar = rosso. 140 Damous = cisterna. 141 Asker = soldato

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Citiamo ancora i marabut di Sidi Hjila142 (518 slm), sulla vetta della collina vicino a Sidi Cheïdi e di Sidi Massoud, al centro del grande cimitero subito a nord di Sidi Cheïdi. In occasione della festa annuale di Sidi Cheïdi (“martire”), il 30 agosto, la famiglia marabutica, ora dispersa per tutta la Tunisia, si riunisce per commemorare gli atti eroici dell'antenato, morto in una battaglia condotta all'inizio dell'Ottocento. La microregio della moschea di Sidi Cheïdi è un esempio di geografia religiosa e di coincidenza di siti antichi sovrastati da marabut.143 La coincidenza è sicuramente determinata dalla presenza dell'acqua, dalla posizione elevata (salutare soprattutto d'estate) e dalle potenzialità agricole.

Accanto alla moschea si trova tuttora il muro di una cisterna. Una delle quattro colonne sulle quali la cupola della moschea posa è in realtà un miliario capovolto, asportato dal luogo di collocazione originaria, cioè lungo la grande strada romana che collegava Cartagine a Tebessa. Questa strada passa nella valle del Khalled, ad una distanza di 2,5 km dalla moschea, a quota 340 slm. Il miliario (alto m 1,60) è uno dei pochi esempi di riutilizzo di un blocco di pietra di grosso peso portato in alto (in questo caso il dislivello è di 80 m). Il miliario, posto al LXXIIX (78°) miglio da Cartagine, e ricorda un restauro effettuato dall'imperatore Gordiano III (238-244 d.C.). IMP CAES MANTONIVS GORDIANVS

N NEPOS DIV ANTON GORDI N SORORIS PIVS FELIX FORTISSIMVS

142 Hjila = diminutivo di Hadja = pernice. 143 Per i marabut costruiti su siti antichi, vedi E. Dermenghem, Le culte des saints dans l'Islam maghrébien, Paris, Gallimard 1954 (2ème éd.); L. Valensi, Fellahs tunisiens. L'économie rurale et la vie des campagnes aux 18e et 19e siècles, Paris, La Haye, Mouton 1977, p. 253; Horden, Purcell, pp. 404-406, 408-411.

121

Carton pubblica una foto dell'edificio che documenta lo stato di conservazione poco prima del 1895. Lungo la pista di accesso alla moschea erano disposti i blocchi il canale che componevano l'acquedotto romano, ripristinati per i servizi della moschea. Nel 1994 si è documentato un simile blocco nella pianura della valle del Khalled (sito 103), a un km della moschea di Sidi Cheïdi, ma non si è potuto accertare se il blocco facesse parte di un acquedotto nella valle o se il blocco provenisse dal sito 107. Non sappiamo se l'acquedotto che nasceva dal catino servisse solo l'insediamento rurale disposto intorno all'attuale moschea, o anche altri utenti in pianura. Nel 1995 il blocco era già scomparso. Nella foto del 1895 il minareto e il portico a due arcate sono ancora intatti. La moschea è stata ristrutturata e ora rimane la sola colonnina di calcare bianco che reggeva i due archi. A metà strada tra la moschea e il catino si trova un pavimento di cocciopesto parzialmente crollato nel canyon.

Oleificio Tre contrappesi romani, solidamente inficiati nella terra intorno alla moschea testimoniano della presenza di olivicoltura nel periodo romano. Le misure dei contrappesi sono tra quelle medie alle quali appartiene più della metà del totale. Il terzo contrappeso è frammentario ed era in origine sicuramente più grande. Gli esemplari completi che hanno misure poco divergenti e che ambedue sono ricavati da pietra calcarea nera, con qualche venatura finissima, tipica del djebel Cheïdi, possono provenire da un oleificio a due torchi abbinati del quale emerge ancora un blocco, orientato come il vicino contrappeso. 127 x 72 x 62 calcare nero 124 x 84 x 57+ calcare nero 81+ x 78 x 33+ calcare bianco Il calcare nero è anche usata nelle costruzioni di epoca romana. Gli stipiti della porta d'ingresso alla casa del custode della moschea sono costruiti di blocchi antichi, tra le quali due iscrizioni funerarie murate alla base.144 Le due iscrizioni sono scolpite in

144 DMS CECIL- DATIV V A IX

122 una lastra di calcare su uno specchio abbassato che in alto è delimitato da un segmento di cerchio. Le due lastre sono simili in conformazione e stile, potrebbero appartenere allo stesso contesto. Un capitello corinzio depositato nella stessa casa testimonia del decoro dell'insediamento antico. Carton ha visto altre cinque iscrizioni (ora scomparse), una delle quali relativa a Cornelia, f(ilia) Tabuli, diffuso nome indigeno.

La tenuta sacra e inalienabile (habous) della moschea è piantata a splendidi uliveti, che si stendono sul pendio nord-ovest del djebel fino al ponte (sito 378) sulla strada romana Carthago-Theveste. Indagini d'archivio devono stabilire i limiti dell'habous, ceduto dal Bey nel 1768.

Le potenzialità del luogo sono ovvie dall'estensione e dalla qualità degli uliveti attuali, nonché dai robusti contrappesi antichi.

6)- il sito 25 Aïn Wassel (parzialmente scavato)

Allegato 12 Area di scavo Descrizione145 I frammenti di ceramica emergenti dopo l'aratura dei campi e raccolti dai ricognitori, danno indicazioni sul periodo di frequentazione dei siti, ma non sulle varie fasi, i.e. i vari strati del periodo di vita dei relativi insediamenti. Per colmare la lacuna è stato deciso di scavare parte di un insediamento rurale situato sul versante sud della collina sovrastante la sorgente ‘Aïn Wassel’ (sito 25), collina che si presta(va) particolarmente a un intervento di scavo per tre motivi: 1. l’abbondanza dei frammenti ceramici sparsi in superficie, databili dal II secolo a.C. al VII secolo della nostra era;

DMS IVSI IITVS 145 M. de Vos, in Rus Africum. Terra acqua olio nell'Africa settentrionale. Scavo e ricognizione nei dintorni di Dougga (Alto Tell tunisino), Labirinti 50, Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche, Università degli Studi di Trento, Trento, pp. 36-38, figg. 58.1-19, 59.2-4, 94-100; Allegati 5-7.

123

FIGURA 26 SITO 25 DOPO LA PRIMA CAMPAGNA DI SCAVO 2. l’abbondanza dei resti monumentali dell’insediamento rurale emergenti per quasi un ettaro dal pendio, fra cui 8 torchi oleari; 3. la scoperta dell’ara legis divi Hadriani de rudibus agris ivi condotta da Carton nel 1891. L’ara riporta una delle cinque grandi iscrizioni della media valle della Medjerda (CIL 8.26416) con riferimento alla legge adrianea che autorizza i coloni della proprietà imperiale a bonificare terreni incolti o abbandonati da dieci anni consecutivi (e non solo i terreni subseciva,146 di cui nell'iscrizione di henchir Mettich), col beneficio di venire in possesso dell'usufrutto ereditario. Nei primi 5-10 anni dopo l'opera di bonifica il colono non era tenuto a passare un terzo del raccolto al padrone, semmai all'imperatore. Una simile transazione (mgharsa) è esistita in Tunisia fino a non molto tempo fa: in base a questa, il coltivatore entrava in possesso della metà di un uliveto dal momento in cui gli olivi da lui piantati e curati cominciavano a dare frutti, cioè dopo 8/10/15 anni.147 Quando si è scelto il sito di Aïn Wassel (25) per un'indagine di scavo, si sperava di poter individuare le condizioni di vita e di lavoro dei coloni ai quali il procurator Patroclus, liberto dell'imperatore Settimio Severo, assicurava l'applicazione della legge adrianea. Durante lo scavo è diventato chiaro invece, che la parte scavata

146 Particelle rimaste escluse dall'assegnazione originaria o considerate inadatte. 147 Mouldi Lahmar, Du mouton è l’olivier. Essai sur les mutations de la vie maghrébine, Cérès, Tunis 1994, p. 96.

124 appartenesse a un ampliamento vandalo-bizantino dell’insediamento e che l'unico muro emerso più antico non era databile. La fattoria di Aïn Wassel faceva parte di una delle tenute imperiali già note grazie alle iscrizioni. Finora nessuna di queste tenute era stata sottoposta a indagine archeologica. Per poter stabilire i limiti delle proprietà terriere e i territori delle varie città (per stabilire la gerarchia dei siti), bisogna conoscere l'intera rete dei siti di una determinata zona, per quel che si può. Per cui tutti i resti emergenti nei campi ricogniti sono stati documentati con foto e rilievi. Lo scavo di parte dell'insediamento di Aïn Wassel ha messo in luce una serie di ambienti di lavoro, separati dai muri costruiti con l'impiego di parallelepipedi di calcare disposti a telaio e con gli specchi intermedi a filari di blocchi più piccoli (il cosiddetto opus africanum). Il torchio oleario risulta talmente usurato, che il contrappeso era stato girato di 90° per poterlo usare nuovamente, mentre la base rotta del torchio venne trovata in posizione rovesciata. Al momento dell'abbandono (inizi VII secolo d.C.) l'impianto non era in grado di funzionare nel modo regolare: la vasca circolare della mola, che separa i noccioli dalla polpa delle olive, era inutilizzabile, poiché spaccata; le due parti furono trovate appoggiate alle pareti di due ambienti diversi. Che vi si lavorassero olive fino all'ultimo, lo attesta l'anfora con olive carbonizzate trovata accanto alla base del torchio. Il silo adiacente che conteneva quattro anfore, offre spazio a sette anfore con una capienza complessiva di 7x 150 litri= 1.050 litri. I molti recipienti di ceramica (anche forme quasi intere) e gli strumenti metallici raccolti, tra i quali una pala e un piccone, indicano che la struttura non è stata gran che disturbata dopo l'abbandono, a prescindere da due modeste sepolture non databili, in mancanza di corredo, e una parziale rioccupazione (postbizantina?) da 'squatters'.

7)- il sito 205

Già descritto nel cap. 3.2.1.3 pp. 62-66

125

8)- il sito 369

FIGURA 27 SITO 369 VEDUTA FATTORIA AIN HAMMAM Descrizione La fattoria francese è stata costruita sopra le cisterne di una fattoria romana. Le cisterne antiche sono accessibili tramite il pozzo attuale, al centro del cortile. I muri rasati al livello del piano di calpestio attuale inglobano una soglia antica, ma non è dato sapere il periodo al quale risalgono questi muri. Gli ortostati emergenti e un pavimento di piccole lastre appartengono alla fattoria romana, come la vasca cilindrica di calcare bianco (impastatrice di un panificio?), e il contrappeso e la base del torchio antico, che è stato smontato.148

La struttura antica situata nel vicino campo arabile, verso la strada Carthago- Theveste, è completamente distrutta. La fattoria era in posizione avvantaggiata.

148 Misure: 110+ x 88 x 68: contrappeso ex situ; 140+ x 37, canale prof. 9: base in posizione verticale.

126

9)- il sito 231 Henchir Herrich

FIGURA 28 CITO 231 CORTILE CON BLOCCHI ANTICHI La fattoria moderna è costruita sopra o vicino ad una fattoria romana. I muri includono pietre antiche, tra cui un'iscrizione funeraria. Nel pavimento dell'ingresso e nella corte sono state riutilizzate tre basi antiche di torchio con canale circolare, ricavate dalla pietra arenaria rosa, tipica della valle dell'Arkou. Il tetto della stalla era sostenuto da pilastri costituiti da soglie e ortostati antichi.

L'insediamento antico è stato smantellato così a fondo, che oggi non si può più rintracciare la sua ubicazione.

127

3.4.2. Applicazione al sito 66:

FIGURA 29 GRIGLIA DI ANALISI DEL SITO 66

Fattori peso/fattore Quesiti Peso Natura Potenzialità del vas v rel V as Vrel decisionali P P dell’approccio sito ⁿ ⁿ ª ª U

b 0.05 D1 0.4 a1 & a5 il sito è monumentale 2 0.8 2,2 0.11 i

c a z i

o

n D2 0.2 a2 & a5 può accogliere 50 2 0.4

e

visitatori nello A stesso momento D3 0.1 a5 è collegato da 1 0.1 piste sterrate, difficilmente accessibili d’inverno; dista 12 km dal capoluogo D4 0.3 a7 il sito è coerente 3 0.9 con l’ambiente naturale E

m 0.15 D1 0.5 a1 il sito è in un 1 0.5 2 0.3 e

r pessimo stato di g e conservazione; n B z non è pronto ad a

essere aperto al pubblico D2 0.25 a1 il sito necessita di 3 0.75 lavori di manutenzione onerose: pulizia, diserbo D3 0.25 a1 & a7 il sito necessita 3 0.75 lavori di scavo e di restauro S t

a 0.1 D1 0.5 a4 & a8 il sito è di 3 1.5 2.5 0.25 t

u proprietà privata

t o con un

g

i proprietario unico u

r i D2 0.1 a3 il sito non è 0 0 d i

c tutelato o C D3 0.1 a4 possibilità di 1 0.1 sovvenzione mediante l’arma fiscale D4 0.3 a2, a4, & a8 il proprietario è 3 0.9 convinto della necessità di un'azione di tutela

128

0.1 D1 0.5 a3 a4 & a6 può contare 2 1 1.8 0.18 sull'appoggio del comune, dell’Institut D National du Patrimoine, università anche straniere, istituti culturali D2 0.3 a2 competenza 2 0.6 scientifica, ale amministrativa, disponibili in parte al finanziamento D3 0.2 a3 coinvolgimento 1 0.2 politico al livello

Politica cultur locale R i

l 0.2 D1 0.6 a1, a7 & a8 il sito ha 3 1.8 2.6 0.52 e v

a un'identità n culturale legata z a

alla storia antica e c

u E recente della l t

u campagna di r a Dougga, come l e

centro di produzione olearia, sede di un tempio antico e di un Marabut, il sito è di rilevanza archeologica, architettonica, storica, religiosa, popolare, economica D2 0.4 a4 l’identità del sito è 2 0.8 di rinomanza internazionale in ambito scientifico, di rinomanza locale per il pubblico (marabut) C

o 0.15 D1 0.4 a1 & a2 il sito può 2 0.8 2.7 0.33 n t

e usufruire di

s

t finanziamenti o

s internazionali, o

c F ricerche i o scientifiche e di - e

c sgravi fiscali da o

n enti locali e statali o

m D2 0.2 a3 la possibilità di 2 0.4 i

c agriturismo, o

attività artigianale D3 0.2 a5 & a7 il sito è attivo 2 0.4 come fattoria abitata D4 0.1 a2 & a4 la valorizzazione 3 0.3 permette un autofinanziamento elevato

129

3 8 5 0 3 . .

0 0 2.

5 6 6

1. 2.

5 5

5 9 3 4 1 3 1 4 9 2 1 7 ...... 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

3 3 2 3 0 3 3 2 3 0 2 1 3

,

e e

l

e n n e l

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ri t o on ali gruppi t tà di a , r i i e ta oneo ad p cerca i i u i i o ia

i di seri lig à di c d to di n ili tono c tà n r

i i t d di di n e n c sul le à ngen r i s b a a tu i tà, lorizza a t ap a ti ti u vi erato un io a t r i e accesso ccol t l i no con zzaz zzaz c soc lt t e z to nato è d u i i r rcu il i i v r o n bili i r c it c smo cu a zona: to è to è to r to è to è di vo e t vanza da c tà di r vers materi si e c i i i i i ffe ir mme s c e ogo sacro ogo di ogo di s ardi ffi sponi costruzi stemazi assi s s s s s s vi id o o p a u u u a uni Wageni di uni per uno studi fatti il Pv avrà un il Pv avrà effetto i sull strade, frequentazi consumo il frequentato per mo il consi l il di per portatori handi del un'atti c compromette l’ il favorevole ad un'operazi valor l pernottamen per pi l s l’ è ri cl non esi proget valor il ril essere i proget e di va si gi r in dei l il e un ci turi 130 a2, a5 & a8 a3 & a8 a5 & a8 a7 & a8 a6 & a8 a2 & a4 a4, a5 & a8 a1, a5, a6 & a7 a8 a3 a1 a4, a5, a6, a7 & a8 a5 & a8

5

5 5

1 0 3 2 0 0 1 2 3 3 1 1 25 ...... 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0. 0. 0. 0.

6 7 5 2 3 4 2 3 4 5 5 1 1 D D D D D D D D D D D D D

o t i l s e 05 2 d 0. 0.

e r

lo H G

Va t o

Potenzialità e marketing Proposte ed iniziative T V

SITO 66 V as ª 2,2 2 2,5 1,8 2,6 2,2 2,65 1,6

3

Valore 2 V as ª 1

0 A B C D E F G H

Figura 30 Valutazione del potenziale del sito 66 per fattore Si può notare che il sito 66 (Henchir Chett) (Figura 30) ha una buona posizione (A), lo stato giuridico è favorevole (C), valore di identità culturale elevato (E), buona rispondenza alle aspettativi del pubblico (G), che il costo di manutenzione è contenuto (B) in rapporto ai finanziamenti e agli autofinanziamenti prospettati (F), malgrado il poco coinvolgimento delle istituzioni (D) con una scarsa iniziativa da parte dei proprietari (H). Per quel che riguarda la griglia di analisi delle potenzialità degli altri siti presi in considerazione, si rimanda alla Appendice 3. riportiamo i valori risultanti sotto forma di istogrammi.

131

2,5

2

1,5 Valore 1 Totale 0,5

0

6 1 5 6 69 31 06 ga 69 2 05 1 ito 2 1 g 3 2 ito S ito S ito ito ito ito S ito S S S Dou S S Sito

FIGURA 31 VALUTAZIONE GENERALE DEL POTENZIALE DEI SITI PER UNA AZIONE DI VALORIZZAZIONE

Fattore A Fattore B Fattore C Fattore D Fattore E Fattore F Fattore G Fattore H TOTALE liv. Aliv. Bliv. Aliv. Bliv. Aliv. Bliv. Aliv. Bliv. Aliv. Bliv. Aliv. Bliv. Aliv. Bliv. Aliv. B Sito 66 2,2 2 2,5 1,8 2,6 2,7 2,65 1,6 2,375 Sito 1692 2 1,2 1,8 2 1,6 2,25 1,5 1,865 Sito 2 2,1 2 2,3 1,8 2 2,1 2,35 1,4 2,07 Sito 2312,1 2 2,5 1,3 1,6 2,4 2,1 1,9 1,98 Sito 1062,2 2,5 2,2 2,8 2,6 2,2 2,85 2,1 2,51 Dougga 2,8 2,5 1,4 3 3 1,6 2,3 2,5 2,38 Sito 3692,2 2 0,8 0,8 1,6 1,8 2,2 2,4 1,72 Sito 25 0,9 1 1,2 2,6 3 1,6 1,40 1 1,745 Sito 2051,8 1,5 1,9 1,8 2,6 1,7 1,8 1,4 1,89 FIGURA 32 GRIGLIA DI VALUTAZIONE DEL POTENZIALE DEI SITI (LIVELLO A) Dalle figure 31 e 32 si può subito notare che: 1. i siti già aperti al pubblico appaiono favoriti per finanziamenti soprattutto dal settore pubblico; 2. i siti con una offerta culturale differenziata sono più sollecitate dai progetti di valorizzazione; 3. la carenza della fruizione didattica fa che i siti con alto potenziale divulgativo e didattico (sito 25, sito 305, sito 169) sono favoriti per un intervento di valorizzazione

132

4. la presenza di servizi (bar, pernottamento, agriturismo) ha un peso notevole per giustificare un progetto di valorizzazione.

3.5. Il progetto

3.5.1. Considerazioni generali

Per assicurare un intervento che possa rispondere alla domanda di grande respiro formulata precedentemente, bisogna dare risposte che tengano conto del passato come identificazione della storia e dell’identità del bene; del presente come confronto con la realtà attuale nella sua rappresentazione fisica, giuridica, istituzionale, sociale, economica; e infine del futuro onde sviluppare delle prospettive di sopravvivenza del bene e di prosperità del territorio.

Denominazione

Il distretto archeo-agri-turistico è la denominazione dell’azione proposta per la messa in valore del territorio di Dougga. Il piano generale degli interventi rientra nella sfera di apprezzamento del Ministero della Cultura e quello dello Sviluppo per il piano dello sviluppo del nord est. Il parco si distingue per la sua concezione di distretto, per l'estensione e il numero di settori dell’economia locali coinvolti nella formazione del distretto.

Obiettivi

Creare usi del territorio compatibili con le attività agricole, vocazione principale del comprensorio, creando una fonte supplementare di guadagno e di rendita in modo da poter offrire un'alternativa all’avanzata dell’attività agricola ai danni delle emergenze archeologiche diffuse sul territorio. Una riqualificazione che permette di creare posti di lavoro a livello locale e dare una spinta all’economia del comprensorio sviluppando il settore del turismo.

Descrizione

Nella campagna di Dougga sopravvivono 555 siti: 92 dei quali come concentrazione di frammenti fittili, e altri come emergenze di ortostati, con scarsa informazione, e

133 sono più memoria del passato che proiezione nel presente di opere e conoscenza acquisita. Il progetto coinvolge l’intera zona indagata (compresa quella già tutelata “città di Dougga”) con una superficie di 150 kmq. Questa estensione, fuori dei confini soggetti a vincolo, si è resa necessaria per almeno quattro ragioni: la quantità rilevante dei resti rinvenuti nel territorio; l’interesse per uno studio più approfondito dell'economia agraria antica dell’Africa Proconsularis; la rilettura del Bellum africum; ma soprattutto per la convinzione che un salto qualitativo culturale, attraverso tale estensione, diventerà strumento di riqualificazione culturale ed economica del territorio. Quest’ultimo potrà inoltre costituire un aiuto alla coscienza civica, per rendersi conto di quelle presunte azioni di valorizzazione che non smettono di screditare le leggi di tutela e di rendere inattuali le politiche culturali.

3.5.2. Il progetto culturale

Finalità

1- L’accertamento del grado di incidenza di un cambiamento organizzativo nel trattamento dei beni culturali non sfruttati (nella fattispecie dei siti archeologici e ambientali nella maggior parte sconosciuti), capace di produrre in campo economico e occupazionale una riqualificazione del sistema produttivo 2- Visibilità, attrazione e un processo di crescita generale, come prodotti innescati da una valorizzazione economica indotta da una gestione innovativa del patrimonio culturale 3- Evitare un'eccessiva pressione antropica sull'ambiente (beni archeologici, territorio) 4- Canalizzazione del reddito verso i residenti (contadini, operatori locali) 5-Esaltare l’identità culturale del comprensorio Il parco ha il compito di fungere da propulsore attivo promuovendo una serie di iniziative a favore della realtà economica e sociale, coinvolgendo in modo positivo l’agricoltura, la didattica, l’occupazione.

Il contesto

Allegato 13 Aree del parco

134

Il parco archeologico nella campagna di Dougga, dovrebbe sorgere su aree di proprietà agricola privata destinate alle grandi colture e all'oleicoltura. Questa nell'ultimo secolo ha registrato un calo notevole per la sua antieconomicità a favore delle grandi colture, favorendo il dissesto idrogeologico e un impatto antropico pesante (mediante l’aratura e le opere di bonifica) provocando la distruzione continua di aree a potenziale archeologico assai elevato. L’esigenza di tenere presente il potenziale rappresentato da queste aree per la rinascita della tradizione olearia della zona, consentirà un decollo economico compatibile che non sconvolge l’ambiente sociale ed economico della zona già in crisi. D’altronde valorizzare e conservare impianti e fattorie agricole149 in situazione di perfetta efficienza e manutenzione, è una condizione assolutamente necessaria per le attività stesse del parco, come risulterà nelle proposte del progetto. Il parco si estende su 250 kmq, nell'unico comune di Teboursouk. Le aree costituenti il parco sono indicate graficamente in dettaglio nella (Allegato 13 Aree del parco) dove risulta che il parco è formato da zone non contigue, dalle caratteristiche diverse. L’ideazione del progetto del parco archeologico nella campagna di Dougga, è sorretta da motivazioni di ordine culturale, scientifico, ed economico. L'insieme di svariate attività e potenzialità contribuisce alla nascita di un modello di parco come luogo in cui ricerca scientifica archeologica, cultura di conservazione, tempo libero e economia possono raggiungere la loro sintesi. La Campagna di Dougga, e specialmente le sue aree archeologiche, qui presentate, sono da tempo note negli ambienti scientifici e anche dagli amanti di esplorazione, come aree di grande interesse archeologico e geologico tanto che le notizie sulla campagna di Dougga sono presenti in molte opere di viaggiatori dall'epoca romana fino al secolo scorso, e sono stati oggetto di numerosi lavori scientifici. Queste sono fra le più antiche aree interessate dall'olivicoltura, la cui lavorazione fu introdotta dai Fenici nell'Africa Settentrionale nella seconda metà del I millennio a.C. Da allora ad oggi è continuata ininterrottamente nei secoli, anche se altre colture hanno avuto la meglio nell’ultimo secolo. Ciò spiega lo spiccato interesse archeologico per: le

149 Come verrà di seguito ipotizzato nella stesura del patto territoriale, i costi di gestione generale delle aree archeologiche giacenti in proprietà private (fattorie agricole, marabut, campi agricoli…), gravarono già sui fondi del parco stesso, alleggerendo di fatto l’impegno dello stato e del privato.

135 tipologie storiche delle tecniche di spremitura -ricostruite dopo lo studio dei singoli oleifici presenti sul territorio-; il contributo nella ricostruzione l’economia dell’Africa Proconsularis in questa zona, e anche nella rilettura del Bellum africum.150 Per queste ragioni, già dagli ultimi decenni molti istituti ed università sono presenti sul territorio per svolgere attività di ricognizione e di scavo, gli attori pubblici sono in allerta per promuovere le proposte di salvaguardia.

È in questo delicatissimo equilibrio fra le esigenze della tutela e della conservazione da un lato, e quelle della riqualificazione e dello sviluppo delle attività economiche dall’altro, che risiede la chiave del processo di integrazione concettuale, funzionale e operativa del mondo dei beni culturali con quello quotidiano del comprensorio. Né la sponda della tutela debba comportarsi come inflessibile categoria avendo come linea di principio l’intransigenza e l’intoccabilità; perché oltre a sottrarre il patrimonio (siti, reperti) alla comunità contadina privandola di una risorsa di sviluppo, contribuisce alla distruzione del bene, privandolo del suo territorio. Tale bene, per quanto ”gelosamente custodito”, verserà in uno stato di tristezza e di abbandono dovuto per di più alla carenza delle risorse necessarie per la sua conservazione. In questa direzione va il progetto culturale, concernente un accordo di programma di valorizzazione dei beni archeologici e ambientali, ai fini della riqualificazione economica e dell’incremento della fruizione interna ed esterna del territorio. L’adozione di tale politica culturale è vincolata dalla presenza di una serie di fattori che bisogna preventivamente assicurare:

1- La costruzione di una base culturale comune che consenta un dialogo tra il mondo del patrimonio culturale (archeologico, ambientale) e il mondo socio-economico. Tale azione, oltre ad essere di lunga durata, presenta difficoltà dovute alla divergenza nelle problematiche e alla tendenza di racchiudersi nelle proprie deformazioni professionali. Per la sua attuazione occorre muoversi sul fronte della formazione e della ricerca, attraverso una serie di attività organiche di analisi, di produzione di materiale didattico di aggiornamento dei formatori e infine di ricerca e di sperimentazione rivolte sia al settore turistico sia a quello tecnico-scientifico, articolati nei due settori tecnico-economico e quello giuridico-amministrativo. Il

150 Cesare, Bellum africum, ed. A. Bouvet, “Les Belles Lettres”, Paris, 1949.

136 primo con uno specifico riguardo al marketing turistico, management delle imprese turistiche, management delle risorse naturali, organizzazione e gestione turistica del territorio. Il secondo include le normative specifiche, le procedure di attuazione, e le procedure di finanziamento. 2- La definizione di un nuovo modello di offerta supera quello tradizionale dell’offerta di fruizione, con la sua logica consumistica che si limita al godimento estetico concentrato su una fruizione di un patrimonio prescelto, decontestualizzato e lo sostituisce con una nuova tipologia. Questa nuova configurazione che vede il bene integrato nel suo sistema culturale e sociale, nel contesto della sua espressione, carico di vicende e esperienze legate all’azione antropica nel corso dei secoli che l’hanno prodotto e usato, di stratificazione che gli hanno assicurato la conservazione. Quindi, il primo passo è sicuramente tralasciare la tradizionale logica della rendita, in favore di quella di impresa territoriale basata su strumenti di pianificazione, programmazione, coordinamento degli interventi di valorizzazione; per la costruzione di un'immagine fruibile del territorio attraverso metodologie di marketing, sfruttando la specifica identità storico culturale del comprensorio.

3.5.3. Il progetto operativo

3.5.3.1. La fase di programmazione a).Le Attività specifiche del parco:

Salvo ampia discussione di verifica nell'ambito del patto territoriale, tra l’Institut National du Patrimoine, l’Agence Nationale de la Gestion du Patrimoine, il Ministero dell’Agricoltura, il Corpo Forestale, la Società di Sviluppo del Nord Ovest, la comunità locale, gli enti locali, i proprietari dei terreni, si prevedono lo sviluppo e la creazione delle attività seguenti: 1. Attività agricole o funzione assimilabile 2. Attività agricole per istituti scientifici 3. Attività specificamente di studio e didattiche 4. Visite guidate su itinerari segnalati e commentati 5. Attività ludiche e ricreative (d'impiego di tempo libero)

137 b). Tipologie dei servizi151

Accoglienza e assistenza Didattica Biblioteche, archivi, mediatiche Manifestazione a caratteri non espositivo Mostre Servizi editoriali e fotografici Servizi catalografici Promozione Custodia e sicurezza Manutenzione e pulizia Servizi commerciali specializzati Ristorazione Pernottamento c). Tipologie di gestione:

• gestione completa di un'attività all’interno del distretto ( punti di informazione di ristoro, museo) • gestione completa di un area archeologica già attrezzata per la fruizione da parte del pubblico (Dougga, ..) • gestione di alcuni servizi all’interno di un sito gestito da un altro soggetto (inserimento di un ristorante, alberghi, punto vendita all'interno di un contenitore di beni culturali, di fattorie e case rurali)

3.5.3.2. Aspetti normativi per l’istituzione del parco :

I seguenti criteri normativi per l’istituzione del parco di Dougga rappresentano una sintesi delle istanze ipotizzate in sede del patto territoriale proposto e tengono conto realisticamente della legislazione nazionale in vigore sui i beni culturali.

151 Legge 236/1993 art. 1-bis, servizi attivabili.

138

1) istituzione del parco:

Il parco di Dougga dovrà essere istituito in base alla legge nazionale sulle aree archeologiche e culturali art.7 e art. 8152, al relativo “programme d’intervention à court e à moyen terme (1998-2002)”, al PPMV (plan de protection et de mise en valeur), e infine in base al Piano Nazionale per lo Sviluppo del Nord-Ovest. L’istituzione del parco di Dougga è considerata come un progetto pilota che rappresenta solo una fase di una strategia più ampia, che dovrà attuarsi tramite un consorzio tra i vari comuni e le province del nord ovest: l’aggregazione di territori appartenenti ai comuni limitrofi è una necessità culturale ed economica. Lo scopo del parco è la tutela attiva delle emergenze archeologiche e ambientali e intende dare vita ad un circuito di offerta sul territorio, ancorato alle risorse rinnovabili in grado di sviluppare nuove professionalità legate all’ambiente e rafforzare il radicamento in loco delle attività economiche esistenti, qualificandone il ruolo.

2) delimitazione del parco

Allegato 14 delimitazione del parco Il parco interesserà tutte le frazioni del comune di Teboursouk, secondo il seguente elenco: Teboursouk come capoluogo; a sud Dougga; a est Faddan el-Souk; a nord Ain Djemala e Maatria; a ovest Rihane. Dovranno essere aggregati parte dei territori dei governatorato di Béja (Thibar, Testour) a nord e nord est, Siliana (el-Krib, Gaafour) a sud. La proposta di delimitazione del parco è riportata nella (Allegato 14 delimitazione del parco.)

3) la programmazione del parco

Stando alla situazione attuale della programmazione che vede lo stato come attore principale, la programmazione ai livelli inferiori sarà affidata all’ente parco come authority territoriale. Questa sarà costituita da enti locali e comunità rurali, che nel

152 Rivista della protezione del patrimonio archeologico, storico e le arti popolare repubblica tunisina, Ministero della Cultura, Istituto Nazionale del Patrimonio, appendice 1.

139 rispetto dei vincoli stabiliti nel patto territoriale, si attiveranno ciascuno all’interno delle proprie competenze. Le suddette competenze saranno stabilite in sede del patto territoriale e potrebbero essere formulate come segue: 1. un ente di tutela archeologica e ambientale provvederà alle funzioni di ricerca scientifica; di redazione delle indicazioni inerenti alla conservazione del patrimonio culturale; di preparazione degli interventi di restauro e di valorizzazione. 2. gli enti locali (comune) provvederanno ad adeguare le infrastrutture di accessibilità e a potenziare i servizi terziari (servizi di ricettività, ecc.) a promuovere le iniziative di imprese giovanili.

4) attuazione e gestione del parco:

La soluzione prospettata è la formazione di un Ente Parco composto, con idonee proporzioni rappresentative, dai vari attori presenti sul territorio, affinché siano garantiti gli interessi degli agricoltori locali, conservando e valorizzando il paesaggio archeologico e ambientale. L’Ente Parco, avvallandosi delle opportune competenze, dovrà avere un'effettiva autorità attuativa e gestionale nelle aree dei piani particolareggiati nell'ambito dei piani territoriali di coordinamento, come primo passo verso l’adozione del predetto parco come strumento legislativo, giuridico territoriale. In quanto alle aree insediative urbani (di Teboursouk e di Dougga nouvelle, ecc.) si riserva la loro programmazione e la gestione alle amministrazioni comunali locali, basandosi sulle forme di consulenza, coordinamento e controllo dell’ente parco.

5) Categorie delle aree e la loro normativa: (Allegato 13)

A1. La prima area è definita area archeologica di primo livello dove la visita e l’ingresso sono consentiti solo per motivi di studio e devono essere concordati; queste aree sono attrezzate per la ricerca archeologica a fini altamente scientifici, per non disperdere in modo incontrollato il patrimonio archeologico esistente. Queste aree sono considerate le più ricche di varietà e qualità archeologiche e richiedono maggiore controllo e solo visite guidate.

140

A2. La seconda area è definita area archeologica di secondo livello e rappresenta lo stato dello scavo in corso o lo stato del post scavo. È’ sempre attrezzata per visite guidate di gruppi anche ai fini di volontariato per lo scavo, sempre sotto la direzione scientifica del responsabile dello scavo.

A3. La terza area è definita riserva archeologica e raggruppa l’insieme delle emergenze archeologiche, ruderi documentati in superficie, in attesa di scavo nel momento opportuno. Sarà individuato il perimetro come area di rispetto per la tutela e per una valutazione del costo economico e sociale. Si trovano generalmente in terreni agricoli o presso fattorie. Queste aree pur non essere fruibili al 100% nel loro contesto, saranno oggetto di divulgazione tramite presentazione del sito con panelli espositivi, con descrizione destinate ad un pubblico diversificato.

A4. La quarta area è definita area archeologica con progetto pilota in corso. È’ costituita principalmente dai centri urbani di epoca romana “Dougga, Teboursouk. Uchi Maius”, dove sono stati lanciati progetti pilota per la valorizzazione.

A5. La quinta è definita area agricola attiva o assimilabile a funzione agricola. Queste aree sono da considerare attive dal punto di vista agricolo oppure vincolate a funzioni che impediscono la fruibilità. Tali aree pertanto, pur non fruibili dal visitatore, appartengono alle aree del parco sia per collocazione sia come contributo alla formazione dell’immagine generale dello stesso.

A6. La sesta è definita area per il turismo religioso e cultuale (Allegato15. carta delle attrazione cultuale). Si estende su piccole superfici diffuse su tutto il territorio, marcate da marabut di varie tipologie, dipendenti dalla popolarità del santo, coincidono spesso con siti archeologici più o meno conservati.

Allegato 15 Carta delle attrazioni cultuali.

141

FIGURA 31 SITO107, MARABOUT SIDI CHEIDI: FESTA DEL SANTO A7. La settima area è definita strutture ed edifici inerenti la produzione olearia e estrattive in disuso comprendendo le loro aree di pertinenza. L’attrezzatura per le visite guidate differisce da sito a sito a seconda della sua natura, della sua conservazione, della sua ubicazione. La società di gestione del parco attraverso la programmazione di recupero di questi siti potrà attivare aree visitabili.

A8. L'ottava area è definita servizi diffusi e strutture ricettive con lo scopo di dotare il parco di strutture che possono consentire la conservazione dei reperti archeologici, l’informazione, il ristoro, la permanenza di gruppi sia per scopo ludico sia per finalità didattica (giovani studenti in prevalenza e scolaresche) e infine prevedere lo svolgimento di attività congressuale. Tale area si compone di strutture ed edifici all'interno del parco con possibilità di recupero. Pur essendo, nella maggiore parte dei casi, aree non pertinenti a qualsiasi utilizzo agricolo o sociale, risultano sempre di proprietà privata; pertanto la logica di gestione privatistica si rivela molto vantaggiosa, anche in forma manageriale in totalità o in larga misura, previe le normative del parco. Turismo e agriturismo La recettività turistica sul territorio è quasi inesistente. L'attuale attrezzatura insufficiente contribuisce a generare flussi modesti e per la maggior parte dei casi si

142 tratta di visite occasionali, di transito. La mancanza di strutture può trovare una spiegazione nella marginalizazzione della zona da parte dei tour operator.

FIGURA 32 MINIERA DI DJEBBA Il progetto del parco delinea possibili comprensori dell’offerta agrituristica che corrispondono ai siti archeologici: 1. Altopiano del Gorra (Fig. 33), situato a 900 slm. Interessante conformazione geologica e morfologica, emergenze idriche e storico-archeologiche (siti 67, 160-166, 129, 130-132, 135, 139, 140, 141, 487, 545) presenze di marabut, vicinanza al parco di Djebba (Allegato 16: DTM Goraa). 2. Area di Guettousia sud: per la sua orografia e le presenze idriche è ampiamente coltivata grazie alla presenza di invasi (Henchir bou Baker, Mattouia, Henchir Bouia); ricca di insediamenti antichi, poli religiosi e cultuali con disponibilità di strutture recuperabili per la ricettività (Allegato 17: DTM Gettoussia). 3. Valle Khalled (Fig. 35) per la presenza di strutture recuperabili per la recettività (sito 369, 98). Significativa presenza di allevamento, di uliveti e di paesaggi agrari estesi; la vicinanza al Djebel Cheidi per escursioni e caccia. 4. Valle Arkou (Fig. 34) presenza idrica e storico-archeologica, turismo religioso, centralità nel territorio, paesaggi agrari, presenza di strutture di accoglienza, viabilità praticabile.

143

Allegato 16 DTM Goraa

Allegato 17 DTM Gettoussia

FIGURA 33 VEDUTA DEL GORRA

FIGURA 34 PANORMICA DELLA VALLE D'ARKOU

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FIGURA 35 PANORAMICA SULLA VALLE KHALLED A10. La decima area è definita da edifici e centri abitati di epoca ottomana e coloniale: Teboursouk.

A11. L'undicesima area è di rilevanza paesaggistica, naturale, morfologica e con viste panoramiche sul comprensorio. Il sistema del paesaggio naturale e antropico Nonostante gli interventi dell'uomo nel corso dei secoli abbiano modificato la fisionomia del paesaggio del bacino, persistono molte emergenze puntuali, lineari e di superficie (sia naturali che antropiche), e permettono di individuare due tipi di aree: • Paesaggi dove l’azione antropica ha assecondato la vocazione naturale del territorio: altopiano del Gorra, sistema collinare Gettousia. • Paesaggi organizzati secondo un disegno politico-culturale Wad Khalled

Il territorio presenta una grande varietà di tipi e di forme e permette di evidenziare cinque tipi di paesaggio dominanti (Allegato 4): • Pianeggiante: localizzato lungo il corso di Wad Khalled caratterizzato da presenze di stabilimenti produttivi zootecnici e da terreni agricoli gravitanti su vie di collegamento -Teboursouk-Fadan el Souk, con varie strade sterrate

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• Vallivo: nella parte settentrionale di wad Khalled, sul corso di wad Arkou e dei torrenti wad an Namcha, wad Fawar e wad Nimra. Si presenta aperto e largo (wad Khalled torrenti Fawar); e chiuso e stretto con morfologia accidentata e contorta: wad Arkou, torrenti an Nimra torrenti an Namcha.

• Collinare: variando da sistema aperto di colline basse ad un raccordo disorganico: wad Arkou…

• Altopiano del Gorra, 900 slm della più antica formazione geologica (Trias). Si presenta come una tavola che domina il territorio e divide il sistema collinare di Dougga da quello vallivo della vicina Thibar.

• Alti rilievi localizzati nel Djebel Cheidi e Aïn Djemala che dividono il territorio di Dougga rispettivamente dalla pianura di Gaffour e dal bacino del Medjerda settentrionale.

6) Vigilanza del parco e sanzione

Le sanzioni fanno riferimento agli art. 80-86 del codice della protezione del patrimonio153. Possono essere stabilite opportune sanzione al momento della redazione definitiva della legge istitutiva del parco, dietro gli accordi e concertazione del patto territoriale. Comunque la vigilanza è affidata in linea principale -in seguito alla convenzione con l’Ente Parco e l’Ente di Tutela- ai residenti, referenti del patrimonio culturale situato sulle loro proprietà; per le aree di proprietà statale la vigilanza è affidata al personale dell’Ente Parco. Sarà sollecitata la collaborazione del personale del corpo forestale, la guardia di caccia, gli agenti di polizia locale, urbana e rurale.

7) Finanziamenti

Poiché il parco viene istituito in una logica di distretto culturale, la questione dei finanziamenti si pone su due livelli, pubblico e privato.

153 Rivista della protezione del patrimonio archeologico, storico e le arti popolare repubblica tunisina, Ministero della cultura, Istituto Nazionale del Patrimonio.

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Il patrimonio culturale si avvale: del finanziamento statale dell’organo di tutela INP (Institut National du Patrimoine) con un budget annuale; del riuso dell’introito derivato dalla biglietteria, autofinanziando così una parte delle funzioni del parco; di crediti a tasso agevolato per gli agricoltori, per opere di ripotenziamento agricolo, da investire soprattutto nella creazione di terrazzamenti, di impianti di uliveti e frutteti, destinati a limitare il rischio idrogeologico; del budget riservato alla zona nord ovest del paese, per la riqualificazione delle "zone d’ombra”; dei contributi privati (produttori di olio di oliva, tour operator, settore alberghiero, ecc.); contributi euro-mediterranei concessi per la conservazione del patrimonio culturale e per lo sviluppo dell’agricoltura e il miglioramento delle condizioni socio-economiche.

3.5.3.3. Master plan: Redazione delle linee guida

Allegato 18 Master plan

Allegato 19 DTM master plan

A). Progetto primario

Per la conservazione di un’area archeologica di grande ampiezza, come quella della campagna di Dougga, interessata dai problemi citati, è necessario in un primo tempo ipotizzare degli interventi di carattere generale validi per l’intera estensione del territorio e propedeutici a qualsiasi attività di restauro puntuale.(Allegato 18: Master plan) 1- Smaltimento delle acque: pianta delle acque; percorsi preferenziali di scorrimento delle acque meteoriche, in rapporto all’orografia della zona e alla presenza dei resti archeologici. Per valutare l’incidenza dei fenomeni meteorici sulle manifestazioni di degrado presenti: analisi dei sistemi antichi per il convogliamento delle acque. Acquedotto, dighe, sorgenti, acquedotti privati, cisterne: eventuale ripristino, eventuali coperture provvisorie per gli scavi in corso e definitive per una musealizzazione dei siti all’aperto. Sono leggibili una serie di solchi, creatisi

147 naturalmente a seconda dell’andamento e della morfologia del territorio, che porta ad un intervento negativo sulle evidenze archeologiche (Allegato 19: DTM Master plan). 2- Regolarizzazione delle terre di scavo: l’erosione dei materiali costitutivi degli elementi strutturali (tipo di roccia: calcare friabile) e lo smottamento del terreno circostante; pericolosità ambientale della zona: la collocazione dei siti su un territorio agricolo li espone infatti alla continua azione dell’aratro; spoliazione dei materiali lapidei costitutivi degli elementi strutturali e produttivi.

FIGURA 33 POTENZIAMENTO AGRICOLO 3- Pianificazione e gestione del verde, ricreando terrazzi di ulivi, frutteti e proponendo colture misti ulivi, cereali (Figura 34).

4- Individuazione e definizione sul terreno dei percorsi di visita

Allegato 20 percorsi di visita Nella logica della segmentazione delle categorie dei fruitori, l’individuazione degli itinerari di visita per un'utenza differenziata in un sistema culturale e ambientale complesso ed articolato come quello della campagna di Dougga, deve essere riconducibile a siti emblematici e rappresentativi dei valori presenti sul territorio. La progettazione dei percorsi è condizionata, oltreché dal criterio sopraccitato, dagli interessi registrati nello studio della domanda di fruizione, basandosi su:

148 interessi culturali e/o naturalistici delle varie categorie d’utenti periodi di stanzialità esigenze di carattere ludico e ricreativo una prospettiva didattica e divulgativa un’offerta di servizi complementare a un rapporto qualità/prezzo un riguardo all’impatto ambientale e paesistico la partecipazione dei residenti (contadini) la rete dei percorsi La proposta di una rete d’itinerari ‘alternativa’, dove l’utenza possa stabilire e scegliere un percorso di visita, avvalendosi di una serie d’informazioni sulle caratteristiche di ciascun percorso grazie a una descrizione dettagliata. Questa preciserà le peculiarità storiche, culturali e ambientali del luogo, la natura dell’offerta logistica (mezzi di trasporto, impegni in materia di tempo e di spesa). Oltre agli itinerari integrati, dei circuiti a tema saranno necessari per affermare l’identità storica specifica del comprensorio, basata sulla centralità della ruralità.

Perciò va considerata in primo luogo una valorizzazione delle produzioni di qualità tipiche (olio, olive, miele, selvaggina per turisti occidentali, spezie, ecc.) con l’istituzione di circuiti dei sapori (“strada dell’olio”, escursione legata alle specie erbori e aromi con percorsi botanici, birdwatching ecc.). L’attuazione di tale azione è imprescindibile da un lavoro di marketing ad alto impatto promozionale e pubblicitario, previa l’individuazione dei prodotti locali tipici e delle fattorie e delle cooperative produttrici. Potrà anche essere realizzato un “atlante dei sapori”, assicurando la conoscenza, il confezionamento, la commercializzazione e la distribuzione del prodotto. Si potranno prevedere visite con degustazione presso le fattorie, e la pubblicazione di menù inerenti alla tradizione culinaria dell’area.

In secondo luogo si intende esaltare il tema della risorsa acquifera (sorgenti, acquedotti antichi), istituendo la “strada dell’acqua”, con tappe alle sorgenti con caratteristiche storiche, leggendarie, scientifiche.154

154 La proposta di un GIS (sistema informativo geografico) per un controllo ambientale assume una valenza educativa per l’utenza non esperta.

149

Si potrà istituire un circuito lungo il percorso dell’acquedotto, con aree di sosta attrezzate per una fruizione didattica che spieghino la storia della costruzione dell’acquedotto, le tecniche costruttive, la sua valenza per la città di Dougga, le sue vicissitudini e le leggende ad esso attribuite.

E infine, assecondando la secolare consuetudine delle visite cultuali e religiose (data la ricca presenza dei marabut e santuari nel territorio), si potrà programmare un calendario annuale e di una carta guida che fornisca informazioni sull’origine del culto.

Prima di esporre un esempio di percorso riconducibile a questa impostazione, è utile segnalare un interessante filone da sviluppare. La fruizione personalizzata potrebbe essere studiata nell’ambito di un sistema informativo territoriale (SIT) sulle risorse dell’area. Tale sistema, oltre alle usuali funzioni di catalogazione, di ricerca, di programmazione e di tutela, offre la possibilità al fruitore di appagare le sue esigenze educative e ricreative, attraverso strumentazioni multimediali.

Il progetto ha lo scopo di identificare i principali poli del parco, con le loro distinte funzioni. I dieci centri proposti saranno raccordati da un sistema i percorsi pedonali, mezzi di trasporto collettivi (autobus, carrozze, cavalli, muli, ecc.), in un’ottica compatibile con l’assetto infrastrutturale e con le attività produttive attuali. Una rassegna delle aree del progetto pilota intende proporre le funzioni individuate con lo studio della domanda. La definizione completa del parco comunque non può sottrarsi ad una programmazione per fasi di avanzamento, distribuite all’interno di un calendario prestabilito.

PERCORSO I (Allegato 25 percorso I) Allegato 21 progetto teboursouk Comprende 4 centri di fruizione differenziata: Teboursouk, Dougga Ruines, Bordj Brahim (AGBIA), Bordj bou Baker (sito 169) Centro 1 Teboursouk (Allegato 22: centro I) Allegato 22 centro I Centro di accoglienza e di informazione turistiche

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Biglietteria Servizi di pernottamento Centri di ricerca Museo Servizi di natura terziaria (trasporto, banche, assicurazione, agenzie di viaggio, ecc.)

Teboursouk rappresenta uno degli ingressi virtuali al parco e costituisce un punto di richiamo, non solo per la sua ubicazione topografica, ma anche perché capoluogo del comprensorio. Assolve quindi alla funzione di introdurre i visitatori al parco (informazione di ordine generale, garanzia dei servizi complementari, ecc.). Il progetto di massima si avvale delle proposte fatte nell’ambito del plan d’urbanisme directeur, con il progetto di riqualificazione della struttura alberghiera, e mira al riutilizzo degli edifici abbandonati, ubicati per la maggior parte nel centro storico.

Centro di accoglienza e di informazione turistiche: offre una panoramica generale sull'offerta del parco, puntando sulla peculiarità del comprensorio (produzione dell’olio, agricoltura, la qualità dell’acqua sorgiva, ecc.) in modo di stimolare i potenziali fruitori ad accedere al parco.

Biglietteria. Salvo altre indicazioni e regolamenti emanati dalla società di gestione, si prevede che tutti i servizi aderiscano ad un sistema di biglietti cumulativi (elettronico o tradizionale). Tale sistema permetterà, oltre al monitoraggio dell’andamento delle attività del parco (entrate, preferenze, stagionalità, interesse per fasce di età), un'elasticità di fruizione (cambiamento di programma, contatti ulteriori, sicurezza).

Trasporto. Una preferenza per il trasporto collettivo con i vantaggi di: -monitorare gli interessi dei visitatori; -canalizzare i flussi all’interno dei circuiti; -ridurre l’uso dei trasporti privati; -creare un centro di accoglienza, aumentando l’aspetto dell’esternalità di consumo (Band Wagon effect).

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Dal centro I al centro II Vedi Allegato 25: Percorso I Oltre al trasporto collettivo, l’utenza turistica può procedere a piedi attraverso il sentiero 1-2 del percorso I, lungo 4300 m., che si snoda sulla strada comunale verso Dougga Ruines. Salendo dolcemente in quota fino a 410 slm, si imbocca un sentiero che prosegue nell’uliveto ubicato nella località al Zoghbiya; poi scende fino ad una quota 390 slm. fino al torrente di (wad Nsira) dove si incontrano strutture edilizie antiche (siti 31, 38, 36, 34, ecc.). Un progetto di restauro è auspicabile per il mausoleo Bordj el Ain (sito 38) con un allestimento di una copertura in legno staccata dalla muratura e all’interno una esposizione di panelli divulgativi relativi all’area circondante il sentiero (henchir Dougga). Superando l’ultimo dislivello si entra nel terrazzo superiore (560 slm) con vista panoramica sulla pianura del Khalled e le montagne del Cheïdi. In questo punto, dove è ubicato il parcheggio attuale per la visita di Dougga Ruines, si propone l’integrazione delle attività della fattoria (ubicata ai piedi di Kef Dougga) con il recupero degli spazi non utilizzati. Qui si potrebbero collocare servizi complementari come bar e ristorante. Il parcheggio sarà spostato a ridosso di Kef Dougga per sfruttare la sua posizione attuale e ridurre l’impatto visivo.

Centro 2 Dougga Ruines (Allegato 22: progetto Dougga)

Allegato 22 progetto Dougga Museo sculture ed epigrafi Centro audiovisivo Servizi di ristorante- bar Centro di pernottamento Agriturismo Centri di ricerca scientifica Centri didattici

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L’intervento si affida al parco -progetto presente- con delle raccomandazioni a livello della gestione e un serio riguardo alle attività di restauro. Dougga (come Teboursouk) si presenta come area di raccolta del pubblico, vista la sua ubicazione topografica (550 slm), con facile accessibilità dalla GP5. Dougga Ruines oltre ad essere un museo all’aperto -con tutte le strutture conservate-, ad avere una delimitazione assai definita, a possedere un'esperienza di fruizione acquisita nell’ultimo secolo e oltre al fatto di essere inserita nel circuito dei tour della Tunisia (per quanto questi siano fugaci), può diventare un polo di fruizione di prima categoria, incrementando le attività di ricerca, le opere di restauro e puntando sull'aspetto divulgativo attraverso l’istituzione di centri didattici e l’allestimento di musei, con un recupero delle strutture confinanti al sito

Dal centro II al centro III (sentiero 2-3, 1700m). Vedi Allegato 20: Percorso I Il percorso discendente passa attraverso le case del quartiere sud di Dougga Ruines e sbocca dove si trova la sorgente di Ain Doura per seguire il sentiero in una pianura con panoramica degli impianti di oliveto verso sud e ovest. Questo percorso costeggia i campi agricoli: a sinistra del sentiero si notano i resti dei siti 64 (cisterna romana), e 151, con fattorie come punto di sosta facoltativo. Visto che l’area è di carattere cultuale con la presenza del marabut di Sidi bou Mous, si prevederanno dei panelli esplicativi relativi al culto e ai siti presenti nell’area (henchir el Zawyà) (siti 61, 62, 63, 64).

Prima di arrivare al centro III Bordj Brahim (Agbia), si propone una sosta nell'oleificio moderno attrezzato con spazi di degustazione e vendita dell’olio e delle olive, con spiegazione del processo produttivo dell'olio.

Centro III Bordj Brahim (Agbia) (sito 549) (Allegato 23: progetto Agbia)

Allegato 23 progetto Agbia Museo Strutture extra alberghiere (bed and breakfast) Campeggi Agriturismo

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Stazione didattica

Descrizione Situata lungo la strada Carthago-Theveste, Agbia aveva forse la mansione complementare di scalo di Dougga (dalla quale dista 4 km). Dougga ha preferito l'opzione difensiva per il suo insediamento in collina, a 3 km di distanza dall'arteria. Il Capitolium della città romana di Agbia (definita civitas et pagus nell'epoca di Antonio Pio e successivamente municipium, ai tempi di Diocleziano) è stato inglobato in una fortezza bizantina. La fortezza, costruita con il reimpiego di blocchi a forma di parallelepipedo di epoca romana -molti dei quali recanti iscrizioni, altri provenienti da oleifici-, include anche una sorgente (Aïn Hedja), importante per motivi strategici. La fortezza è di forma quasi quadrata, ha quattro torri quadrate agli angoli. Essa è ben conservata, il Capitolium deve la sua conservazione alla costruzione della fortezza. Attualmente funziona da abitazione, il cortile come stalla per le pecore. Agbia era anche la sede di un vescovo, come si evince da iscrizioni del 256, 411 e 616 d.C.

Bordj Brahim (Agbia) costituisce, assieme alle zone limitrofe, il terzo cardine del parco. Con la sua ubicazione topografica e geografica, favorevole ad un'accessibilità diretta dalla GP5, è una località invitante, vista l’imponenza dell’edificio e il fatto di essere distaccato dagli insediamenti moderni. La prossimità della cava di Djbel as-Sabaà molto visibile, genera un impatto negativo sull’area; con lo scoppio delle mine, la zona risente anche del traffico pesante legato al trasporto del materiale della cava. Urgerebbe fermare l’attività estrattiva e recuperare la cava come parcheggio per camper. Proposte di valorizzazione: - riservare il sito di Agbia alla ricerca archeologica - trasformare la fattoria di Ahmed el Tidjani in museo dell’agricoltura - utilizzare le fattorie vicine per servizi di recettività

Dal centro III al centro IV: 11 km

154

Il percorso obbliga ad un giro all’altezza della cava, per riprendere lo spartiacque di Djebel el Nittisha, percorrendo Henchir Gern el Kebch, dove si prende visione dei siti ubicati a nord del sentiero (177, 178, 179, 171, 172, 173 122) con interessanti vedute delle arcate e dei pozzi d'ispezione dell’acquedotto di Dougga. Proseguendo verso nord ovest, aggirando il promontorio di Gern el Kebch (tappa 6), si raggiunge l’area A1: riservata alla ricerca scientifica anche se le varietà botaniche possono riscuotere l’interesse di un tipo di utenza turistica. Il percorso gira un'altra volta verso sud per arrivare alla località di Sidi Bou Nawwara dove è ubicato il sito 550 Aunobari (tappa 7): interessante la serie di fattorie presenti nell’area che, valorizzate come centri di agriturismo e come strutture di ricettività, costituiscono un supporto logistico alle attività di ricerca programmate sul sito 122 e per il turismo escursionistico. Per quello si è individuato un complesso di fattorie lungo il torrente denominato Wad bin Khlif (Tappa 8). È da notare la presenza, lungo questo tratto, di diversi marabut e santuari di rilevanza locale (Sidi Bou Nawwara, Sidi Ad-D’ayyif, Sidi Ali, Cimetrio Di Ain Al Matwiyya).

Centro IV, Bordj bou Baker sito 169.(Allegato 24: proposta sito 169)

Allegato 24 proposta sito 169 Museo Strutture extra alberghiere (bed and breakfast) Campeggi Agriturismo Stazione didattica

B) Progetto pilota

Alla luce della valutazione multicriterio (Cap.3.4.2) e del proposto patto territoriale, nove dei cinquecentocinquantacinque siti sono stati considerati adatti ad un'azione di valorizzazione e di messa a disposizione da parte dei privati, proprietari e altri privati esterni che vogliano gestire i servizi ai sensi del citato patto. I percorsi proposti sono: 1. percorso I, 1-Tebporsouk (A2, A4, A6, A7, A8, A9), siti 127, 31, 34, 38, 36, 3 Dougga, Agbia, Henchir Boubeker (Allegato 25 carta del.percorso I - Allegato 26 DTM percorso I

155

Allegato 25 Carta del.percorso I

Allegato 26 DTM percorso I 2. Percorso II, Dougga, Agbia, sito 182, sito 088, sito 261. (Allegato 27 . carta del percorso II Allegato 28 DTM percorso II

Allegato 27 Carta del percorso II

Allegato 28 DTM percorso II 3. Percorso III, 1-Teboursouk (A2, A4, A6, A7, A8, A9), 2- sito 513 Zona di Matria, 3- Bosco Ain Djemela, sito 397, 4- Goleaa 395, henchir Kerdam sito 390, 5- Bir tessas sito 388. (Allegato 29: carta del percorso III Allegato 30: DTM percorso III).

Allegato 29 Carta del percorso III

Allegato 30 DTM percorso III

4. Percorso IV, 1- Henchir Chett sito 066 (A6-A8-A5), 2- Altopiano del Gorra; Ain Zeroug siti 067, 134, 135,149, 138, 139, 141 (A6, A10), 3- siti 131, 132 (A6, A10), 4 siti 545, 5. Kouch Batia sito 498 (A1, A2, A8, A10), 6. Djebba, (A2, A6, A7, A8, A10) 7- sito 492 (A8, A7, A10), 8- Altopiano del Gorra siti 160, 161, 162, 163, 164 , 165 (A2, A6, A10) Allegato 31: carta del percorso IV Allegato 32: DTM percorso IV.

Allegato 31 Carta del percorso IV

Allegato 32 DTM percorso IV 5. Percorso V, 1-Teboursouk (A2, A4, A6, A7, A8, A9) 2- Matria (A2, A3, A5, A10) siti 500-515, 3- Matria città (A6, A8), 4- Zona Thibar (A5, A10) 5- siti 530, 535, 536 (A10, A2), 6- Zona Ain Fawar Siti 527-528, 529, 530, 531, 532, 533, 534, 538, 539, 549, 541, 542, 152, 519) (A1, A5, A7, A10). Allegato 33: carta del percorso V; Allegato 34: DTM percorso V.

Allegato 33 Carta del percorso V

Allegato 34 DTM percorso V 6. Percorso VI, 1- Henchir Chett siti 025, 066, 149, 150) (A1, A2, A3, A4, A5, A6, A7, A8), 2- Rihana (A8), 3- Fedj el Hadoum (A5, A10), 4- Uchi Maius (A1, A2, A10), 5- zona Arkou siti 23-249 (A2, A3, A5, A6, A8, A10), 7-

156

SITO 231 (A8-A10), 8- Sito 002 Ben Hadid (A2, A5, A8, A10 ), 9- (A10) Allegato 35 . carta del percorsoVI Allegato 36: DTM percorso VI.

Allegato 35 Carta del percorso VI

Allegato 36 DTM percorso VI 7. Percorso VII, Area archeologica della città di Dougga (A1, A2, A3, A6, A8, A10), 2- valle Khalled sito 090-93 (A3, A5, A8, A10), 3- Zona Cheidi siti 359, 360, 361, 362, 4- valle Khalled siti 077, 078, 079, 094 (A3, A5, A8, A10). Allegato 37: carta del percorso VII; Allegato 38: DTM percorso VII

Allegato 37 Carta del percorso VII

Allegato 38 DTM percorso VII 8. Strada dell’acqua, elementi dell’acquedotto pubblico, dei quali 7 ponti, 6 cisterne isolate, 128 pozzi d'ispezione (50, 57, 73, 91, 103, 106, 143, 174, 176, 183, 213, 215, 218, 220, 232, 233, 234, 235, 250, 255, 262, 265, 296, 301, 310-328, 331, 332, 334, 351, 357, 358, 359, 364, 367, 376, 381, 382, 400-457, 490); pozzo (124, 125, 157, 170, 191, 193, 194, 195, 196, 197, 198, 199, 211, 217, 221, 267, 269-275, 283, 297-299, 302-306, 335-345, 352-354, 460-473, 492) (A2, A2, A8, A10); Allegato 39: carta del percorso dell’acqua.

Allegato 39 Carta del percorso dell’acqua

9. Strada dell’olio percorso integrato nelle precedenti proposti. Permette la fruizione didattica degli oleifici antichi e l’occasione di assaggio e di acquisto negli oleifici moderni.

3.5.4. Il progetto gestionale155

La tutela è inscindibile da un processo di socializzazione della cultura e di partecipazione democratica, sia durante la ricerca (istituti locali, studiosi locali, formazione), sia al momento della gestione del patrimonio. La constatazione che in questa realtà territoriale la società – i residenti (contadini) – vive a contatto e si occupa, di fatto, dei beni archeologici, esige una profonda analisi

155 Franco Ferrari, Aziende speciali per la gestione dei servizi culturali dei comuni, in “Economia della cultura” a. VI, n. 3, 1996, pp. 246-250.

157 e riflessione sulle modalità di traduzione in forma più organica del potenziale contributo dato finora con imperfezioni dovute alla scarsa valorizzazione e il più delle volte lesive. Il progetto integrato nella sua combinazione tra conservazione e valorizzazione dei beni culturali con le proposte turistiche, agricole e agrituristiche con alto potenziale di attivazione, si traduce con la costruzione di una matrice che mette in evidenza un intreccio costante tra i vari elementi del distretto: attori ipotizzati per la messa in valore, la stagionalità (periodi di fruizione) e infine il lancio sul mercato di nuovi segmenti di tipologia di domanda. Per un'efficace fruizione del distretto sono necessarie:

A) strutture di servizio e di ricreazione (centri visitatori, punti informazione di carattere generale e specializzato, visione di filmati, ascolto di registrazioni, tematiche monografiche (agricoltura, olivicoltura, attraverso musei, centri agricoli, botanici e faunistici, escursioni con guide del posto preparate, ecc.);

B) interazione tra mondo scolastico e quello del distretto per conoscere le risorse ambientali e archeologiche presenti sul territorio attraverso la redazione di un calendario articolato in sezioni differenziate quantitativamente e qualitativamente, attivabili in periodi e aree diversi: 1) formazione archeologica e ambientale per le scuole dell’obbligo; 2) centri di ricerca archeologica e scientifica; 3) biblioteche; 4) stage per le scuole professionali (agricoltura, restauro, operatori archeologici, scuole di turismo); 5) corsi post–universitari indirizzati a discipline archeologiche, storiche, ambientali, agricole;

C) predisposizione per le attività ludiche (sportive, ippica, trekking, caccia, birdwatching), con forme d'accesso gestite e controllate per evitare il consumo della risorsa e il degrado della stessa fruizione;

158

D) contemporaneamente, di fronte alla secolare domanda di turismo religioso e cultuale nel comprensorio, predisporre forme di fruizione della componente cultuale (marabut), in modo da evitare il consumo della risorsa archeologica, presente sul luogo. D’altra parte si presenta la necessità di costruire un comportamento nuovo della popolazione verso la risorsa storica, che nel turismo cultuale potrebbe trovare la sua massima espressione;

E) assicurare la duplice valenza di una riqualificazione agricola del comprensorio, da un lato mantenendo l’aspetto rurale del parco (istituendo un marchio per la certificazione dei prodotti del comprensorio), dall’altro lato introducendo un mix di proposte (nella fattispecie circuiti rurali e archeo-agrituristici), quale forte risposta persuasiva alla domanda non facilmente soddisfatta sul mercato.

3.5.4.1. segmenti di mercato- tipologia di fruizione

Bisogna dire che la proiezione seguente dei segmenti di mercato secondo le vari tipologie di mercato è stata determinata secondo due criteri . 1. dati estratti della Monografie du governorat de Beja 1997. Ministère de Developpement et Economie. Office du developpement du Nord ouest. Unité de developpement régionale de Beja. 2. le osservazioni rilevati durante la permanenza nel comprensorio (1996- 2000), Un ulteriore approfondimento con un studio di mercato mirato dovrebbe rendere questi previsione più precisi e più credibili. I valori di fruizione sono compresi tra 0 e 5 e sono riportati nei grafici seguenti. Fruizione 1 Ricerca scientifica: università, istituti di ricerca Fruizione 2 didattica: turismo scolastico e didattico Fruizione 3 Fruizione sportiva; attività sportive, trekking, ippica, caccia, bike Fruizione 4 di tipo ludico, turismo familiare, escursionistico Fruizione 5 ambientalistica, interesse naturalistico Fruizione 6 Turismo religioso, stanziale ed escursionistico

159

FIGURA 38 ATTIVITÀ AUTUNNALE NEL COMPRENSORIO (VALLE GUETOUSSIA)

6

5

4

3

2 tipologie di fruizione

1

0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 livello di fruizione

FIGURA 39 LA FRUIZIONE DEL PARCO IN AUTUNNO

160

6

5

4

3

2 tipologie di fruizione

1

0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 livello di fruizione

FIGURA 40 LA FRUIZIONE DEL PARCO IN INVERNO

FIGURA 41 DOUGGA D'INVERNO

161

6

5

4

3

2 tipologie di fruizione

1

0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 livello di fruizione

FIGURA 42 LA FRUIZIONE DEL PARCO IN PRIMAVERA

FIGURA 43 PAESAGGI DI PRIMAVERA

162

6

5

4

3

2 tipologie di fruizione

1

0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 livello di fruizione

FIGURA 44 LA FRUIZIONE DEL PARCO IN ESTATE

FIGURA 45 ATTIVITÀ DI RICERCA SUL CAMPO

163

5,00

4,00 umo

ons 3,00

2,00 llo di c e 1,00 Liv 0,00 Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 46 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE IN RICERCA SCIENTIFICA NEL TEMPO

5,00 o 4,00 um

ons 3,00

2,00 llo di c e 1,00 Liv 0,00 Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 46 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE DIDATTICA NEL TEMPO

Sviluppo della fruizione sportiva (attività sportive,trekking,ippica,caccia,bike) nel tempo

3,50 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 Livello di consumo 0,00 Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 47 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE SPORTIVA NEL TEMPO

164

3,20

3,00

2,80

2,60

2,40 Livello di consumo 2,20 Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 48 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE DI TIPO LUDICO NEL TEMPO

4,00 3,50 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00

Livello di consumo 0,50 0,00 Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 49 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE AMBIENTALISTICA NEL TEMPO

Sviluppo del turismo religioso (stanziale ed escursionistico) nel tempo

2,50

2,00

1,50

1,00

0,50 Livello di consumo 0,00 Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 50 SVILUPPO DEL TURISMO RELIGIOSO NEL TEMPO

165

5,00

4,00

3,00

2,00 fr

1,00 Livello di consumo

0,00 Autunno Inverno Primavera Estate

fruizione A fruizione B fruizione C fruizione D fruizione E fruizione F

FIGURA 41 SVILUPPO DELLA FRUIZIONE NEL TEMPO Fruizione A Ricerca scientifica: università, istituti di ricerca Fruizione B didattica: turismo scolastico e didattico Fruizione C Fruizione sportiva; attività sportive, trekking, ippica, caccia, bike Fruizione D di tipo ludico, turismo familiare, escursionistico Fruizione E ambientalistica, interesse naturalistico Fruizione F Turismo religioso, stanziale ed escursionistico A quanto è esposto nei grafici, è rilevante la stagione estiva che si distingue per la crescita della frequentazione garantendo la massa critica necessaria per la riuscita del distretto proposto.

L’estate di Dougga.

La peculiarità del luogo scenico ha permesso per tanti anni il festival estivo di Dougga un appuntamento di rilevanza internazionale con spettacoli che hanno contribuito ad esprimere l’originalità del arte tunisina sia a scala regionale che nazionale. l’ultimo decennio ha visto l’immagine dell’estate di Dougga deteriorare seguito a vicende ormai note dovute al campanilismo e alla carenza nel campo di promozione.Tutto ciò ha portato il festival ad una situazione di scadimento qualitativo e quantitativi in termine di offerta e di domanda, sostenendo tuttavia spese onerose per l’organizzazione.

166

La concomitanza del festival con la permanenza della comunità tunisina immigrata all’estero che vede la popolazione del comprensorio aumentare di circa il 20% offre una maggiore numero di fruitori generando il cosiddetto bandwagon effect La consistenza degli emergenze archeologico costituisce una riserva scientifica per la ricerca archeologica, che da decenni ha interessato il territorio di Dougga nei mesi estivi; periodo preferito dai gruppi di ricerca per il fatto della disponibilità dei campi agricoli dove sono ubicati i siti archeologici e per un sfruttamento delle giornate lungi e luminosi. Infatti trovandosi in campi agricoli i siti sono accessibile solo d’estate sempre dietro autorizzazione dell’Institut du patrimoine

3.5.4.2. Azione e Strutture per i servizi

Questa parte ha lo scopo di dimostrare la sostenibilità del progetto e la costanza nella fruizione del progetto. La programmazione dei servizi e il loro utilizzo durante l’anno è sempre risultato della radiografia data della citata monografia e delle osservazione registrati sul campo. Il valore del utilizzo varia da 0 a 6 secondo una valutazione riportata nei grafici seguenti. Servizio 1: Creazione di circuiti archeo-agrituristici Servizio 2: Poli di ricerca scientifica Servizio 3: Stazioni didattiche; cultura archeologica e naturalistica Servizio 4: Impianti sportivi all’aperto Servizio 5: Nuove strutture accoglienza e riqualificazione dell’esistente Servizio 6 Ripotenziamento agricolo: argini anti-erosione, sistemazione dei corsi d’acqua di superficie, culture ad oliveto e miste.

167

6,00 5,00 4,00 3,00 2,00 1,00 Livello di fruizione 0,00 Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 52 VARIAZIONE DI UTILIZZO DEI CIRCUITI ARCHEO- AGRITURISTICI

1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 0,40

Livello di fruizione 0,20 0,00 Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 53 VARIAZIONE DI UTILIZZO DEI POLI DI RICERCA SCIENTIFICA

4,00

3,00

2,00

1,00 Livello di fruizione 0,00 Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 54 VARIAZIONE DI UTILIZZO DELLE STAZIONI DIDATTICHE

168

2,50

2,00

1,50

1,00

0,50 Livello di fruizione

0,00 Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 55 VARIAZIONE DI UTILIZZO DEGLI IMPIANTI SPORTIVI ALL'ESTERO

5,60 5,40 5,20 5,00 4,80 Livello di fruizione Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 56 VARIAZIONE DI UTILIZZO DELLE NUOVE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA

3,00

2,00

1,00

0,00 Livello di fruizione Autunno Inverno Primavera Estate

FIGURA 57 FREQUENZA DEI LAVORI DI MANUTENZIONE E DI RIPOTENZIAMENTO AGRICOLO

169

6,00 e 5,00 4,00 3,00 2,00 llo di fruizion e 1,00 Liv 0,00 Autunno Inverno Primavera Estate servizio 1 servizio 2 servizio 3 servizio 4 servizio 5 servizio 6

FIGURA 58 VARIAZIONE DI UTILIZZO DEI SERVIZI Servizio 1: Creazione di circuiti archeo-agrituristici Servizio 2: Poli di ricerca scientifica Servizio 3: Stazioni didattiche; cultura archeologica e naturalistica Servizio 4: Impianti sportivi all’aperto Servizio 5: Nuove strutture accoglienza e riqualificazione dell’esistente Servizio 6: Ripotenziamento agricolo: argini anti-erosione, sistemazione dei corsi d’acqua di superficie, culture ad oliveto e miste

3.5.4.3. Il patto territoriale: operatore pubblico – operatore privato- tipi di investimento

Nella fase anteriore al decollo pare fondamentale chiarire i rapporti tra l’ente di tutela del patrimonio e i privati, che volendo possono impedire la realizzazione del parco. Poiché il rapporto dell'Istituto del Patrimonio con i privati è conflittuale, è urgente ancora prima di organizzare la società di gestione provvedere a definire con i proprietari dei terreni i problemi esistenti (vedi il paragrafo seguente); l’iniziativa per la discussione spetta all’operatore pubblico (nella fattispecie il comune) per decidere in merito alla costituzione di un patto territoriale.

170

3.5.4.4. I rapporti con i proprietari privati e la formazione e la struttura della società di gestione del parco

Le aree, sulle quali il parco archeologico si colloca, sono nella maggiore parte di proprietà privata. L’interesse prevalente dei privati è salvaguardare la possibilità di sfruttare il più possibile le loro tenute agricole (terreni, fattorie) e inoltre di ottenere (nel caso si tratti di attori terzi, privati o pubblici) che si mantengano in perfette condizioni di efficienza le aree circostanti, i siti a potenziale archeologico e le strutture ricavate nei locali annessi per un normale svolgimento delle attività quotidiane e agricole. Queste condizioni156 trovano consenzienti da un lato le amministrazioni pubbliche, per la convenienza economica e l’interesse collettivo, dall’altro la popolazione, per motivi economici e sociali che la portano a vigilare perché ciò si realizzi. Una concreta coincidenza fra gli obiettivi della popolazione locale e quelli del parco sta nella formazione e nel funzionamento della società destinata a gestire il parco. Fermo restando che le decisioni in merito spettano agli operatori pubblici, una corretta impostazione progettuale potrebbe configurarsi come segue: 1. devono fare parte della società del parco imprese che garantiscono tecnicamente la gestione e la manutenzione dei siti; 2. la complessità delle attività del parco esige una varietà dei componenti nella società: una componente pubblica che garantisca sia la conservazione dei siti e dei beni archeologici rivenuti sia la serietà non speculativa della gestione; una componente scientifica e tecnica costituita da università e istituti di ricerca; una componente attiva nel campo turistico che garantisca la gestione turistica, congressuale e ricreativa (operatori turistici); una componente volontaristica costituita da associazioni senza fini di lucro, che garantiscano una presenza strutturata dei cittadini dove possono esprimere le loro opinioni;

156 Queste condizioni di efficienza sono d’altronde primordiali per il funzionamento del parco, come esposto nel capitolo 3.5.3.2.

171

una componente sociale che rappresenti i proprietari terreni, agricoltori, produttori d’olio, con il compito di curare gli interessi degli stessi; 3. la nomina di un direttore tecnico direttamente responsabile, nei confronti del ministero della cultura, dotato dei poteri necessari. Infine si suggerisce che: -i costituendi Musei archeologico e agricolo, pur restando proprietà pubblica, siano ceduti in gestione a titolo non oneroso ai proprietari del luogo proposto, per essere utilizzati secondo il programma di azione e sviluppo; -il centro congressi e la struttura per la stanzialità didattica di proprietà del parco siano gestiti da istituti di ricerca (università). La struttura e il funzionamento della società del parco saranno meglio definiti dai suoi organi dirigenti, che si doteranno di un comitato scientifico consultivo per una collaborazione scientifica, di una capacità di monitoraggio dell'andamento dei mercati, di una struttura minima di addetti (soprattutto nella fase di decollo), affiancati da consulenti e personale stagionale al fine di ridurre i costi fissi, con l’obiettivo di conseguire profitto come strumento autonomo di sviluppo e investimento.

3.5.4.3. Marketing

“un museo può aiutare la gente solo se viene usato; la gente lo userà solo se lo conosce” John Cotton Dane Nella fase del decollo è necessaria una politica della riduzione al minimo dei costi fissi, che saranno condizionati dal volume delle entrate, il cui livello determinato della presenza turistica nella regione è raggiungibile rapidamente, al contrario per quel che riguarda l’afflusso esterno alla zona (Vedi analisi fonte di entrata cap. 3.5.4.1); pertanto conviene, per lo sviluppo dell’immagine del parco, iniziare preventivamente un lancio delle campagne di marketing.157

157 Silvia Bagdadli, Il museo come azienda: Management e organizzazione al servizio della cultura, Etaslibri, Milano, 1997, p. 107.

172

“Si potrebbe sostenere, con buone ragioni, che la “fruizione” delle ricerche archeologiche da parte del grande pubblico non ha bisogno degli specialisti, bensì di buoni giornalisti, in grado di scrivere testi con un linguaggio accessibile, di abili registri o di architetti esperti dell’allestimento museale. In realtà capiterà spesso all’archeologo di vedersi commissionati articoli per quotidiani e settimanali o di essere chiamato come consulente articolati per quotidiani e settimanali o di essere chiamato come consulente di documentazione i e per la realizzazione di musei. Chiunque si sia cimentato con una di queste attività sa quanto sia difficile trovare il modo di superare la barriera del linguaggio specialistico per rivolgersi alla “gente”, tentando di evitare, allo stesso tempo, sia la banalizzazione che quella sottile forma di snobismo intellettuale che produce una divulgazione che è stata felicemente definita come ”sottoprodotto dell’erudizione” (Guidi 1994, p. 102) Il concetto di parco nell'accezione di distretto, che si è cercato di evidenziare lungo questa ricerca, deve anche realizzare l’obiettivo dello sviluppo delle aree rurali. Una prima considerazione di tipo economico sta nel fatto che l’affermazione di una realtà produttiva sul mercato di concorrenza e di costante mutazione esige la considerazione dell’intero distretto come sistema coerente di prodotti e di valori e come immagine globale e identificabile, cioè una marca territoriale unitaria e caratterizzante alla quale si riferiscono e si uniformano i singoli marchi dei prodotti presenti nell’ area. Se si promuove infatti l'identità del luogo attraverso la specializzazione e l’istituzione di un marchio per i prodotti agricoli e per la natura collinare del comprensorio, il parco può assumere una funzione guida e formativa che sappia unire ad un diverso rapporto con il territorio l’insegnamento della storia e della cultura locale. Perciò il marchio deve assicurare: - l’identificazione dell’origine geografica dei prodotti; - la comunicazione dell’identità storico-culturale dell’area; - la specificità dei prodotti di consumo, compreso quello culturale e ambientale; - la garanzia di qualità. Per un perdurare della garanzia di qualità e la preservazione dell’immagine espressa dal marchio occorre l’istituzione di una authority in quanto organismo di indirizzo e di monitoraggio costituita dagli attori firmatari del patto territoriale (enti pubblici,

173 rappresentanze politiche, sindacati, associazione di categoria, associazione di consumatori, enti di ricerca associazione ambientaliste e culturali).

174

Conclusioni

“s’ils savent définir des critères de limitation de l’outillage, les pays pauvres entameront plus facilement leur reconstructions sociales et, surtout, accéderont directement à un mode de production post-industriel et convivial. Les limites qu’ils devront adopter sont du même ordre que celles que les nations industrialisées devront bien accepter pour survivre; la convivialité accessible dès maintenant aux

«sous développés» coûtera un prix inouï aux «développés».158 “.

Nelle aree dove la cultura della conservazione è ancora allo stato embrionale, nei paesi in via di sviluppo e soprattutto nelle aree rurali, il principale nemico è l’arretratezza culturale ed economica, perché favorisce i processi distruttivi e degradanti, cancellando documenti e valori storici presenti sul territorio.159 Il primo passo nello stabilire un rapporto tra la conservazione e la comunità locale consiste nell'attuazione di una nuova concezione, che vede il parco come chiave di riorganizzazione delle risorse e nuova offerta di servizi collegati alla conservazione dell’ambiente, dove protagonista è la comunità rurale. Per l’impiego delle risorse culturali e l’instaurazione di un'industria culturale allo scopo di riqualificare un comprensorio, bisogna intervenire sia sulla struttura economica che sulla sua organizzazione spaziale, raggiungendo una massa critica in termini di domanda e d'offerta.

158 Ivan Illich, La convivialité, Seuil, Paris, 1973, p. 157. 159 Ludovico Solima, L’impatto economico dei musei: L’esperienza del Guggenheim Museum di Bilbao, in “Economia della cultura,” a. IX, n. 2, 1999, pp. 201-210. Il concetto di massa critica adeguata alla realizzazione di un'efficace politica di marketing territoriale, implica la determinazione delle dimensioni ottimali - dal punto di vista economico politico, amministrativo, gestionale, culturale - di un parco, bacino o distretto culturale. Con queste ricerche si è tentato di delineare una via di sviluppo consapevole della ricchezza storica, archeologica e ambientale, puntando al vincolo obiettivo della sua salvaguardia. La sostenibilità del progetto sta nel rispetto della peculiarità agricola del territorio, nella modalità di fruizione stagionale e nella segmentazione della domanda di mercato. Il parco di Dougga consentirebbe la combinazione delle proposte di conservazione dei beni culturali, di riqualificazione agricola e di promozione turistica.

176

Appendice 1

La legge 35 del 1994 raccoglie i testi legislativi che riguardano la protezione del patrimonio storico-archeologico e le arti popolari. Composta di 10 indirizzi Primo indirizzo: considerazioni generale Art. 1 È considerato patrimonio archeologico, storico, tradizionale tutto le tracce tramandate dalle civiltà o ciò che hanno lasciato le generazioni passate, rinvenuto o scoperto nel mare o sulla terra ferma, sia immobili, o reperti mobili, documenti o manoscritti che tratta le arte, le scienze, le culture, la tradizione, la vita quotidiana, gli eventi in genere e tutto ciò che risale ai periodi preistorici, e storici avendo dimostrato il suo valore nazionale e internazionale. Il patrimonio archeologico e storico è proprietà pubblica dello stato eccetto le proprietà private documentate. Art. 2 si intendono con siti culturali i siti che testimoniano le attività del uomo e quelli in combinazione con la natura compreso i siti archeologiche avente un valore nazionale o internazionale con caratteristiche storiche o estetiche o artistiche o tradizionale. Art. 3 si intende con insiemi storiche e tradizionale l’insieme di immobili costruiti e non isolata o concentrata in città o villaggi quartieri. Che attraverso la sua architettura, la sua unità, la sua armonia e la sua integrazione nell'ambiente rappresenta un valore nazionale ed internazionale per il suo carattere storico, estetico, artistico o tradizionale. Art. 4. sono considerati monumenti storici immobili costruiti e non costruiti situati in proprietà private o in proprietà pubblica, che chiede la protezione e la salvaguardia per il suo carattere storico o scientifico o estetico o artistico o tradizionale. Art5. È possibile la protezione dei reperti mobili compresi i documenti e i manoscritti che rappresentano un valore nazionale o internazionale per il loro carattere storico, scientifico, estetico, artistico o tradizionale. Questi reperti sono pezzi singoli o sotto forma di collezione. L’insieme è definito un'unità non scomponibile per la sua appartenenza ad un luogo comune di origine o per il suo rapporto con scelte o una ideologia o un comportamento o un gusto o una conoscenza o un'arte o un evento. Art 6. una commissione è istituita presso il ministro incaricato del patrimonio “Commissione nazionale per il patrimonio” per esprimere il suo parere e presentare proposte riguardo agli argomenti seguenti: protezione e classificazione dei monumenti storici. protezione dei reperti mobili valorizzazione delle aree tutelate protezione dei siti culturali. Tale commissione ha il compito di esprimere il suo parere riguardo ai programmi ed i piani riguardanti la protezione dei beni culturali, presentati dal ministro. la composizione della commissione e l’organizzazione delle sue attività viene decisa in sede del ministero. Secondo indirizzo: siti culturali Cap. 1 identificazione Art. 7- I siti culturali sono identificati come sono definiti nell'art.2 della medesima legge, suoi confini sono stabiliti seguito ad una decisione comune tra il ministero

177 incaricato del patrimonio e il ministero incaricato dell'urbanistica con la consultazione della commissione nazionale del patrimonio, inoltre la decisione dell’istituzione del sito culturale sarà pubblicata nella gazzetta ufficiale della repubblica tunisina. Art. 8.- Una volta pubblicata la decisione dell’istituzione di un sito culturale, è compito dei servizi specializzati del ministero incaricato del patrimonio, nella durata massima di cinque anni, la preparazione dell’intervento di conservazione e di valorizzazione del sito culturale indicato. La preparazione dell’intervento segue le stesse procedure dell'intervento per i piani urbanistici la sua approvazione viene proposta dal ministero incaricato del patrimonio e il ministero incaricato dell’urbanistica dopo la consultazione della commissione nazionale per il patrimonio. Cap. II la protezione Art. 9- Occorre l’autorizzazione dal ministero incaricato del patrimonio per le opere all’interno dei limiti del sito culturale: opere di demolizione totale e parziale per qualsiasi edificio situato all’interno del sito culturale lavori delle rete elettriche, telefono, acqua, gas, strade, comunicazione e tutto che rappresenta un fattore di degrado per il paesaggio della zona . l’istallazione di pannelli pubblicitari di carattere commerciale. Una risposta alla domanda di autorizzazione sarà inoltrata nell'arco di due mesi per i lavori sopraccitati. Art. 10- I progetti di parcellazione e di lottizzazione all’interno dei siti culturali sono sottoposti all'autorizzazione preliminare da parte del ministero incaricato del patrimonio. La risposta alle domande di autorizzazione sarà data non oltre due mesi dalla data di richiesta. Art. 11- Le opere di costruzione e di restauro all’interno dei siti culturali sono regolati dalle procedure in vigore, una volta consultato il ministero incaricato del patrimonio. Art. 12- Le opere sopraccitate sono soggette al controllo scientifico e tecnico dei servizi specializzati del ministero incaricato del patrimonio Cap III progetto di conservazione e valorizzazione Art. 13- il progetto di conservazione e di valorizzazione è composto di progetto di zonizzazione e procedure organizzative. Le procedure organizzative regolano in modo specifico: le attività autorizzate all’interno della zona; le condizioni per lo svolgimento di tale attività; i servizi collegati per ciascun a zona. Tutti i tipi di opere all’interno del sito culturale sono sottoposti alle procedure organizzative specifiche menzionate nella decisione della delibera, dalla data di delibera sul progetto di conservazione e di valorizzazione. Restano in vigore le procedure menzionate nelle art. 9, 10, 11, 12. Art. 14.- Non è più valida la decisione dell’istituzione del sito culturale dopo cinque anni dalla data di pubblicazione ove manca l’approvazione del progetto di protezione di valorizzazione. Art. 15.- Il progetto di protezione di valorizzazione sostituisce automaticamente nel caso che viene approvato, l’eventuale progetto urbanistico all’interno dei confini del sito culturale.

178

Terzo indirizzo: complessi storici e tradizionali Cap. 1 istituzione Art. 16 gli insiemi storici e tradizionali, come definiti nell'art. 3 di questa legge, sono identificati e stabiliti nel loro confine come “zone tutelate”, con la comune decisione tra il ministero incaricato dall’urbanistica e il ministro incaricato per il patrimonio dietro il suggerimento di quest’ultimo. La decisione è presa dopo la consultazione delle autorità locali interessate e l’opinione della commissione nazionale del patrimonio. La decisione dell'istituzione e la delimitazione della zona tutelata saranno pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Tunisina. Art. 17 i servizi specializzati all’interno del ministero incaricato del patrimonio hanno l’incarico di preparare “il modello di tutela” entro cinque anni dalla data della pubblicazione della decisione dell’istituzione della zona tutelata. La preparazione del modello di tutela è sottoposta alle stesse procedure seguite per la preparazione del modello della pianificazione urbanistica. L’approvazione del modello di tutela dietro la proposta del ministro incaricato del patrimonio e il ministro incaricato dell'urbanistica con la consultazione della commissione nazionale del patrimonio. Cap. 2 le zone protette Quarto indirizzo: monumenti storici Cap. IV le zone limitrofe dei monumenti storici Art. 45 le zone confinanti i monumenti storici tutelate o classificate con un margine di 200 metri e comprendenti immobili o terreni privati o pubblici sono sottoposti a regolamenti speciali, come è stato definito negli artt. 26-44 di questa legge. Art. 46 non sono autorizzati all’interno di queste zone qualsiasi opere, salvo l’autorizzazione anticipata da parte del ministro incaricato dal patrimonio secondo le procedure specificate negli artt. 28 e 32. Art. 47 è possibile allargare le zone confinanti il monumento storico nel caso necessario attraverso una decisione di tutela o di classificazione relativa al monumento dopo la consultazione della commissione nazionale del patrimonio. Art. 48 i servizi specializzati nei ministeri incaricati della pianificazione urbanistica e turistica sono chiamati a consultare il ministero incaricato per il patrimonio nel caso che i piani regolatori urbanistici, i piani particolareggiati e gli interventi di pianificazione turistica comprendono monumenti tutelati o classificati e nel caso di aggiornamento di questi piani. Il ministero incaricato del patrimonio ha la facoltà di aggiungere disposizione e regolamenti di riserva per le zone confinanti i monumenti storici. Quinto indirizzo: Sesto indirizzo: scavi e ritrovamenti archeologici Cap. 1 scavi e scoperte terrestri Art. 60 è vietato ai proprietari terrieri di compiere attività di scavo, non hanno il diritto di chiedere di ottenere la proprietà delle scoperte archeologiche in superficie o sotterranee e non hanno il diritto di godimento di queste scoperte. In eccetto le leggi dell'art 25 della rivista dei diritti privati, coloro che scoprono accidentalmente e i proprietari del terreno dove si è verificato la scoperta beneficiano, nel caso della dichiarazione dei rinvenimenti presso i servizi competenti del ministero incaricato del patrimonio, di un premio stabilito da una commissione specializzata istituita organizzata con una decisione ministeriale. Art. 61

179

Settimo indirizzo: agevolazioni finanziarie fiscali Art. 77- I proprietari impegnati in lavori di ristrutturazione su monumenti storici tutelati o classificati con l’autorizzazione o la decisione del ministero caricato del patrimonio beneficiano di contributi della cassa nazionale per il miglioramento dell'abitato, creata il 23 agosto 1956. Non beneficiano di queste agevolazioni opere di nuova costruzione e quelle a carattere lussuoso; le condizioni e le modalità dell'intervento della cassa nazionale per il miglioramento dell'abitato sono regolate con decisione comune tra il Ministero della Finanza, il Ministero incaricato dell’Urbanistica, e il Ministero caricato del Patrimonio. Art. 78- sono scontate dalla base del contributo per le tasse sul reddito le spese dei lavori svolti dai proprietari per i lavori di miglioramento su monumenti storici tutelati o classificati con l’autorizzazione o la decisione del Ministero incaricato del Patrimonio per un limite di sconto in ogni caso del 50% sul reddito soggetto alle tasse. Beneficiano di queste agevolazioni proprietari impegnati in lavori di miglioramento e di riparazione, di riabilitazione dei loro abitati situati all’interno di siti culturali, zone tutelate secondo programmi e descrizione stabiliti appositamente con l’autorizzazione dei servizi specializzati del ministero incaricato del patrimonio. Inoltre beneficiano di queste agevolazioni coloro che operano su monumenti e immobili situati su proprietà dello stato, o enti locali pubblici, società pubbliche con carattere amministrativo. Non beneficiano di queste agevolazioni le opere di nuova costruzione e quelle a carattere lussuoso. Tale agevolazione è concessa da una decisione del ministro della finanza, dietro la richiesta del proprietario accompagnata dai documenti che attestano le spese convalidate dai servizi competenti del ministero incaricato per il patrimonio. Art. 79. Non sono applicabili le legge che gestiscono il rapporto tra proprietari e i locatari degli stabilimenti riservati all’abitazione, all'artigianato, all'amministrazione, sui proprietari che intraprendono a loro proprie spese, opere di restauro, riabilitazione dell’interno dei loro immobili per migliorare le condizioni abitative dei beneficiari dei monumenti storici, e possibile autorizzare loro un aumento dell'affitto con proporzioni che sono stabilite caso per caso secondo le procedure regolate dai due ministeri incaricati per l’urbanistica e il patrimonio. È’ possibile per le stesse autorità con le medesime condizioni autorizzare i proprietari all’interno dei siti culturali e le zone tutelate l’aumento degli affitti quando svolgono a loro proprie spese, lavori di restauro e di riabilitazione all’interno dei loro immobili per migliorare le condizioni abitative dei fruitori. Ottavo indirizzo: sanzioni e procedure Nono indirizzo: indicazioni varie Decimo indirizzo: indicazioni complementari

180

Appendice 2

Sito 001 AAT 147 Mechta-ben-Jaoud Superficie del sito: 20.000mq; superficie edificata: 25 mq.

Parte di una cisterna situata sulla cima di una collina, a m 25 sopra il livello della vicina sorgente Ain an-Nwar. Cisterna e sorgente si trovano in mezzo ad un campo arato (girasole). Larghezza esterna del lato breve: m 4.50-4.60; lunghezza del tratto visibile: m 6.20; larghezza del lato breve interno: m 2.99; spessore della cima del muro ovest con imposta della volta: m 1.07; idem del muro est: m 1.00.

Sono visibili sul piano di campagna attuale i due lunghi muri laterali di una cisterna divisa in almeno due camerae da un muro spesso m 0.59. Una parte dell'interno della cisterna è svuotata. La parte centrale della volta è crollata, la sua imposta è conservata soprattutto sopra il muro ovest (per uno spessore complessivo di m 1.06) dove si vedono le impronte delle cannucce, disposte in senso parallelo al muro lungo (conservato per m 6.90). Le impronte sono riempite del cocciopesto del rivestimento idraulico dell'interno della cisterna. I muri che sostengono la volta sono in petit appareil, con buchi di alloggiamento per la centina risparmiati nella tessitura muraria e sovrastati da piccoli 'architravi' costituiti da lastre di calcare lunghi m 0.66 e alti m 0.13. Le camere hanno gli angoli smussati e sono rivestite da cocciopesto. Non è dato sapere quanto la cisterna continua nelle due estremità.

Il frammento di soglia buttato nella cisterna, fotografato nell'agosto 1994, scomparso nel gennaio 1997 (forse coperto da altri sassi buttati nel frattempo nella cisterna) e la base di un altare funerario presente nel mucchio di pietre a O della fattoria nel 1999, sono un indizio che la cisterna fosse associata, probabilmente come basis villae, ad un edificio (produttivo e/o residenziale) con porta e necropoli.

Oltre il capannone francese è un cumulo di blocchi squadrati di calcare bianco di notevoli dimensioni, tra i quali una soglia completa

Iscrizioni Saufeia Victoria CIL 8.26440b Granius Faustus CIL 8.26440a L. Servilius Martialis CIL 8.26440c

Reperti in superficie 1999 Abbondante ceramica e tegole, molto sottili, ricoperte di ingubbiatura gialla. Alcuni fondi di sigillate, uno decorato con immagine. La cisterna del sito 64 presenta i buchi di alloggiamento della centina sovrastati da 'architravi' simili alla cisterna del sito 1. Il punto geodetico realizzato da un tubo di ferro affogato in un blocco di cemento vicino all'angolo nord-est non risulta nella cartografia ufficiale dell'Institut de Cartographie.

Cronologia

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I frammenti di ceramica raccolti in superficie sono databili dall'epoca preromana all'epoca bizantina; mancano frammenti del primo periodo imperiale e del periodo vandalo.

Bibliografia Carton 1895 p. 241.

Sito 002 AAT 145 Aïn ben Abid Descrizione Sito descritto da Carton (1895) e riportato nell’AAT, ma oggi scomparso, probabilmente perché soppresso dalle abitazioni rurali costruite nel periodo del Protettorato francese. Il nucleo di queste abitazioni a tetti spioventi coperti da tegole di Marsiglia (sito 2.1) è affiancato da altra da gourbi e da una casa in cemento (sito 2.2). Una fattoria abbandonata (sito 2.3) a ovest della pista che conduce dalla strada n 67 alla fattoria moderna principale, sembra costruito su volte antiche. Questa fattoria è stata rimossa nel 1999. Molti manufatti antichi in pietra calcarea bianca sparsi nei vari nuclei dell’insediamento moderno testimoniano l’esistenza di un insediamento antico. Nel 1999 alcuni elementi di torchio si sono aggiunti a quelli già esistenti nel terreno del complesso. Bibliografia Carton 1895, p. 241: A 1500 mètres plus loin et au nord de la route, auprès d’une source, sont des pressoirs, une auge (p. 242) circulaire, un fortin. Sur la plinthe d’une console présentant à sa partie inférieure un ornement en forme de losange, on lit, en caractères élégants de 0m,06 de hauteur: 428 CAELESTI . AUG . SAC Caelesti Aug(ustae) sac(rum) Sur un autre cippe, à fastigium et acrotères: 429 Hauteur des lettres : 0m,05. DMS IVLIA FO RTVNATA CALEDIANA PVA XXXIII HSE L’iscrizione 428 non è stata ritrovata, la 429 corrisponde forse con quella ora nascosta sotto la calce che ricopre l’altare funerario con fastigio tra due pulvini inglobato nella stalla; il lato dell'altare nel quale è incisa l’iscrizione è rivolta in basso e perciò attualmente non è leggibile. Calediana può derivare da Callendio o Kalendo, nome africano attestato nelle iscrizioni thuggensi 26759, 27210, 27094.160 2.1 La fattoria principale è costruita nel periodo del Protettorato. Davanti alla facciata è una banchina costruita con blocchi antichi imbiancati. La stalla ingloba due altari funerari a fastigio tra pulvini, ricoperti da vari strati di calce, le relative iscrizioni sono rivolte in bass, una è forse da identificare con quella riportata da Carton 1895, p. 241, n. 429.

160 Maurin 2000, p. 219.

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Ad Est della fattoria si trova un muro di terrazzamento costruito di blocchi antichi riutilizzati, tra cui una soglia larga cm 197 + (rotta da un lato) e un enorme scolo di pietra calcarea bianca e un capitello di pilastro corinzieggiante a due foglie lisce sui due lati lunghi e una foglia sui due lati brevi; la qualità di esecuzione è piuttosto modesta. Il capitello simile di Uchi Maius, con maggiore spazio però tra la cima delle foglie e il kalathos, è di qualità decisamente superiore.161 Le volute ai quattro spigoli del capitello e il fiore al centro del lato lungo del capitello di sito 2 sono ridotte a elementi geometrici, come negli esemplari di Cherchell.162 Nei capitelli di Tiddis il kalathos poggia direttamente sulle foglie, come nell'esemplare qui pubblicato e in un esemplare a Aïn Tounga Nel quale la nervatura le foglie è elaborata.163 Non esiste una cronologia più precisa che 'tardoantica' per questo tipo di capitello. La zona è usata attualmente come immondezzaio e deposito delle attrezzature agricole, tra cui un erpice di metallo. La lastra di calcare imbiancata depositata sotto un albero davanti alla fattoria non presenta nessun canale, ma potrebbe essere servita da base del torchio oleario (ara). Simili arae senza canale circolare per drenare l’olio spremuto si sono riscontrate in situ negli oleifici 187 e 205. Cippo con cima a forma di piramide e con iscrizione coperta da calce, tolta la calce nel 2000: DMS IVLIA C FIL SILANA VXOR PVA XXVII HSE Lastra con foro circolare al centro (1999) altare funerario con base sagomata, imbiancato: TIVS HO NORATV S P V AN LXXXXVII HSE

3 contrappesi ritrovati recentemente. vasca monolitica 114 x 62

2.2 Gourbi e casa di cemento Manufatti litici disposti intorno al gourbi:

161 A. Teatini, La decorazione architettonica di Uchi Maius; studio preliminare sui capitelli, in Uchi Maius I, Sassari 1997, p. 385; P. Pensabene, La decorazione architettonica, l'impiego del marmo e l'importazione di manufatti orientali a Roma, in Italia e in Africa (II-VI secolo d.C.), in Società romana e impero tardoantico III, Le merci, gli insediamenti, a cura di A. Giardina, Bari 1986, p. 393 162 P. Pensabene, Les chapiteaux de Cherchell. Étude de la décoration architectonique, BAA, III Suppl., Alger 1982, p. 66, nn. 193-194. 163 A. Berthier, Tiddis, antique Castellum Tidditanorum, Alger 1972, p. 71, fig. 38; Pensabene l.c. p. 393

183 catillus. Contrariamente alla conformazione abituale del catillus, questo esemplare è provvisto da due incavi cuneiformi disposti l’uno nell’asse dell’altro sul lato esterno del cilindro cf. sito 477. base sagomata 2.3 Muri in petit appareil moderno di blocchetti legati con malta grigia. Costruiti sopra i resti di volte antiche. Un blocco squadrato presenta in un lato uno stretto incavo rettangolare destinato alla sollevazione con tenaglia. Le strutture in petit appareil fotografate nel 1994 risultano scomparse nel 2000. 2.4 Sulla cima della collina tra la fattoria e la strada si trova un sito: la cima presenta molti sassi bianchi, frammenti di cocciopesto e di ceramica. Raccolti: 160 fr di parete di anfora; altri frammenti di ceramica comune. Manca completamente la ceramica sigillata.

Sito 003 Descrizione il sito doveva sorgere su un piccolo dosso a Sud della pista, ma è scomparso causa aratura. Unico superstite fino al 1997 era un contrappeso, posizionato col teodolite e rilevato anche a mano.

Sito 004

Incastro

0 10 m

503mq

Bastore chio di

Contrappeso

Cementizio

45.99mq

Superficie edificata: 138,5 mq,Perimetro sito: 178 m Descrizione Dal piccolo tell a sud della pista tra Aïn Wassel e la valle di Aïn Fawar emergono attualmente due strutture, una più grande dell'altra. Il complesso maggiore (29x 17,4m) con incastro in cima al tell sembra continuare verso sud con muri più irregolari e meno solidi, forse risalenti ad una fase di allargamento o ristrutturazione tardoantica. L'angolo sud-ovest di questo annesso è disturbato dalla pista.

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Nel muro perimetrale est rimane tuttora l'incastro largo 1.92 m, che sembra in situ (pulizia 12 luglio 96) perché allineato con il muro occidentale, di notevole spessore, costruito con grossi blocchi accuratamente squadrati e bugnati. Il contrappeso frammentario di calcare grigia e la base del torchio di arenaria rosa sono stati tolti (in un periodo non definibile) e disposti in verticale nel terreno tra il corpo centrale e la cisterna. Un altro contrappeso è stato rimosso dalla sua collocazione originaria. La presenza di due contrappesi significa che l'insediamento rurale disponeva di due torchi oleari. Un quinto del totale degli incastri della zona indagata intorno a Dougga presenta dimensioni simili a quelle dell'incastro di sito 4, che appartiene al gruppo medio-alto. La cisterna absidata (9,1x 5m; sup. interna 41mq) nell'angolo sud-est del sito è costruita in opera cementizio di blocchetti irregolari di calcare gessoso. L'abside poteva servire alla vera del pozzo soprastante.

Sito 005 AAT 115 hr. Oued Soussa

8.7m

588mq

34m

227mq 25.7m

Incastro

17m

Definizione Villaggio, conglomerato rurale (due oleifici con almeno cinque torchi in totale, una chiesa con ‘piazza’, due edifici senza caratteristiche specifiche) situato su un tell la cui cima è costituita dal crollo e interramento di resti monumentali antichi. Gli edifici sono allineati in fila lungo il oued, ciascuno con un orientamento leggermente diverso dall’altro. Coprono una superficie di m 210 m (asse N-S) per m 50 (E-O). Posizione Il tell confina a O e N con un campo arato di terra nera, a E e S con oued Soussa.

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Il terreno sul quale le strutture sono disposte scende leggermente da N (lato djebel Gorra) verso S (valle dell’Arkou) confina ad un esteso campo arato sui lati N, O e S, mentre ad E scende con una pendenza al 10% nell’oued Soussa (o Zouza). I siti (ora distrutti) 26 e 27 sulla cima della collina ad E dell’oued Soussa, definiti 'borgo' da Carton (1895 p. 246)e il sito 29 sulla cima della collina a S dell’oued Soussa facevano probabilmente parte dell’insediamento rurale sito 5. Sito 5 si trova tra due sorgenti: Aïn Aziza (0.3/0.4 km) e Aïn Zaroura (ora Bint al-Aryan164) (0.3/0.4 km). Sito 5 viene interrotto da due strisce di terreno arato, l’uno a S dell’oleificio nella parte centrale del sito e l’altro, più largo, a S della chiesa. Il pendio del sito 26 risulta pieno di acqua stagnante sotto la terra (dic. 98). L’erosione di detto pendio, che viene arato, è notevole. La terra che circonda il sito è nera, verso il lato O del sito non è drenata. Il oued, secco d'estate, si trasforma d’inverno in un fiume a cascatelle: il deflusso diretto nell’oued Arkou è ostacolato dalla collina del sito 29. Nella palude che si forma nella confluenza dell’oued Soussa e le acque che scendono dall’Aïn Aziza crescono molti alberi (tra cui alcuni pioppi e un cipresso). Nel tratto N del sito si trova un pozzo creato intorno al 1993. A E del pozzo emerge tanta acqua che anche qui sembra essere questione di una sorgente. Next neighbours: la distanza dall'oleificio sito 4 è 700 m, dal sito 28 è 900 m., dal sito 13 è 500m.

Stato di conservazione Buona, a parte le fosse scavate da clandestini alla ricerca di elementi interessanti per il commercio antiquario. Le loro attività sono continuate anche dopo il rilevamento effettuato nel 1994 e 1995. Nonostante gli interventi clandestini, sul posto si trovano ancora (1998) due capitelli corinzi, una base di lesena nonché pilastri scanalati. Al momento del primo rilevamento si sono trovati i due blocchi figurati con i busti di Iuno Augusta e di Mercurio, appena scavati, ma ancora in situ. I blocchi sono asportati e messi in salvo nel magazzino di Dougga. Molti blocchi sono tolti dalla loro posizione originaria e depositati nelle vicinanze anche per essere utilizzati a scopo ‘strategico’, p.e. per attraversare il oued o anti- erosione, per rafforzare i margini del tell (ad E della chiesa) o per contenere gli acquitrini. Una fattoria con piccolo oliveto costituisce l'abitato moderno vicino alla sorgente.

Descrizione Si procede da N a S. Sito 5 consiste in (da nord a sud) un piccolo oleificio lungo e stretto (11x 4.2 m), costruito con blocchi squadrati reimpiegati, in un secondo oleificio di dimensioni notevoli (34x 17 m), in un edificio non definibile (25,7x 8,7 m) in una chiesa (14x 9 m)(costruita con blocchi provenienti dal presupposto tempio sito 29) e da un edificio non meglio identificabile. L'area tra la chiesa e questo edificio viene regolarmente arata. Ogni edificio presenta un orientamento diverso e un 'alone' di blocchi disposti intorno senza evidente ordine. Non è dato sapere il periodo in cui questi blocchi sono collocati: quelli ad est della chiesa potrebbero far pensare ad un recinto per raduni religiosi e/o commerciali.165

164 Bint al-Aryan significa ragazza nuda. 165 T.W. Potter, Towns in Late Antiquity: Iol Caesarea and its context, 1995

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Oleificio Nord L’edificio di forma allungata (11.00 x 4.20 o 4.40?) nel lato N del sito contiene molti blocchi squadrati riutilizzati, come lo stipite ad incavo a L (per l'alloggiamento del repagulum, che sbarrava la porta all'interno dell'abitazione) riusato in orizzontale come parte laterale della base del torchio: così si spiega il canale obliquo scavato nella pietra calcarea vicino all’incavo ad L. L’enorme incastro, già scheggiato prima di essere stato inserito nel muro perimetrale in petit appareil sembra anch'esso reimpiegato. Le petit appareil del piccolo tratto (m 1.4) conservato sul lato breve N dell’incastro è di tessitura relativamente grossolana (misure!). Il resto del muro è formato da ortostati. Una disposizione simile dell’incastro inserito nel muro perimetrale si trova negli oleifici dei siti 25, 222, 285, 355 La lastra di arenaria rosa (tipica della valle dell’Arkou), normalmente usata per la base del torchio (ara) divelta/ divulsa davanti all’incastro e altri frammenti della stessa pietra sparsi nelle vicinanze dovevano far parte dell’ara, nonostante l’assenza di un canale. È comunque presente un piccolo frammento di base con canale circolare. Il contrappeso che apparteneva all’oleificio è probabilmente l’elemento (C) (132 x 83 x 32+) asportato e depositato a piccola distanza a N dell’oleificio, anche se le misure del contrappeso (A), ex situ, a O della chiesa (158 x 70 x 10+) coinciderebbero meglio con quelle dell’incastro (E) in situ (154 x 80 x 60). Può darsi che originariamente A, D, E, F e H (tutti con una lunghezza leggermente superiore a m 1½) facessero parte di un singolo complesso, smembrato in seguito, p .e. al momento della costruzione della chiesa. A S dell’oleificio N si nota una meta con striature nella parte conica. La meta è uno dei pochissimi elementi conservati nei siti da noi identificati che testimoniano la presenza cospicua di cereali. Nel sito 130 si è scoperto un catillus.166 Frequenti sono invece i frammenti di mola manualis di pietra lavica, indizio di consumo spicciolo /personale / famigliare. La cella olearia non stava isolata, ma era affiancata nel tratto O da un’altra struttura, della quale non è dato sapere né cronologia né funzione.

Oleificio nella parte centrale del sito A m 250 ca. di distanza dall’oleificio N sorge un secondo edificio dedicato alla produzione olearia, più monumentale e articolato. Anch’esso comprendeva blocchi squadrati riutilizzati, come quello recante il rilievo con raffigurazione di Iuno Augusta che faceva da blocco angolare SE dell’ambiente con incastro.Vicino a questo blocco si trovò un secondo con il busto di Mercurio in altorilievo. L’incastro è affiancato sul lato breve S da impronte nella malta di cocciopesto di blocchi squadrati asportati. Esso è in situ inserito in un muro trasversale, parallelo al muro perimetrale e distante di m 2.77 da esso. Una disposizione simile si trova nei siti 205 (3.4 m), 207 (3.46 m), 210 (2.79 m), 308 (3.23 m). Il piano superiore dell'incastro presenta due rettangoli ribassati e scalpellati in modo diverso dal resto della superficie. Il motivo di questa lavorazione diversa sfugge.

Tra l'oleificio e il versante del oued si trova un altro edificio non meglio identificabile con un grande blocco che presenta uno scolo ricavato in senso

166 Due mete nel campo vicino alla scuola a d della strada da Hammam Biada a Nebeur.

187 diagonale. Tra l'oleificio e questo sono due grossi frammenti di volte a crociera di cementizio, che presentano la costola tra due volte.

Chiesa La piccola chiesa, costruita con elementi architettonici riutilizzati: tre incastri, pilastri scannellati e capitelli corinzi, consiste in un sala rettangolare (9x 11,5 m) con un ingresso in ciascuno dei lati lunghi, un'abside (semicircolare all'interno e quadrata all'esterno dove sporge per m 2,40) e due celle negli angoli nord. La configurazione dell'abside è simile a quella della chiesa del sito 282, che è comunque di dimensioni maggiori, e di quella nel vicino insediamento sito 21. Secondo Carton gli elementi architettonici provengono dal tempio della collina situata a Sud (sito 29). Una colonna e un capitello corinzio si trovano all'angolo esterno nord-ovest dell'oleificio grande. La costruzione di una chiesa vicino a torchi e con elementi appartenuti a torchi, che si nota anche nel sito 282 e ad Aïn Melliti, si spiega con lo spiccato interesse ecclesiastico nella produzione (e nello smercio?) dell’olio, elemento importante nella liturgia. La chiesa è subentrata nel ruolo dello stato al quale spettava la supervisione della produzione agricola e arboricola (vedi le iscrizioni dei siti 25 e 539).

La struttura sud presenta un filare di ortostati allineati perpendicolare rispetto al tratto piccolo di muro conservato. Ad ovest di esso si trova un solido blocco di cementizio, forse di una cisterna. Nell'angolo nord-ovest una soglia

Elementi di torchio 5 158 70 10+ 530/540 contrappeso A 5 32+ 59 68 530/540 contrappeso B 5 132 83 32+ contrappeso C a nord dell'oleificio N 5 152 77da aggiornare 30+ 530/540 incastro D, in situ, oleificio centrale 5 154 80 60 530/540 incastro E in situ in muro oleificio N 5 ara I, frammento 5 115 meta K diam 50 5 150+ 50 44 incastro F, riusato in chiesa 5 175+ 73 34 incastro G, riusato in chiesa 5 157 69 70 incastro H, riusato in chiesa

188

Figura 5 sito 005: chiesa Bibliografia Carton 1895 pp. 242-243 chiesa, tempio della Fortuna

Sito 006 AAT 176 Kef Ahras o Harrath

Canale scavato nella roccia viva

Risega di fondazione sulla roccia

0 10 m

Muro a secco

Strapiombo Muro a secco

Posizione Il sito sorge sulla cima dello spuntone roccioso Kef Arrhas o Harrath, che prende il suo nome dal marabut di Sidi Arrhas situato al margine dell'altopiano, poco lontano

189 dal dolmen.. A sud si trova lo strapiombo del kef e a nord il terreno scende con forte dislivello. Il Kef è di importanza strategica, perché domina il passo tra le valli del Khalled e dell'Arkou e controlla tutta la vale di Bir Saïfine.

Descrizione La tecnica muraria e la planimetria dei lunghi muri non sembrano risalire all'epoca romana. Solo un muro di un filare di blocchetti legati con malta della risega di fondazione costruita sulla roccia e una canaletta scavata nella roccia viva sembrano di fattura antica. Gli altri sono muri a secco, forse costruiti in epoca recente. Il ritrovamento di una moneta punica sul sito non dev'essere significativo per una frequentazione preromana, visto che le monete puniche circolavano ancora in epoca tardoantica. Sicuramente il sito sarà stato frequentato in tutti i tempi per la sua posizione strategica.

L'iscrizione funeraria conservata nel marabut di Sidi Arrhas menziona Cn Morasius, il figlio di M. Morasius, forse da identificare con il M. Morasius Donatus, che sovrintendeva la costruzione del tempio della Pietas Aug a Thugga all'inizio del II secolo d.C., finanziata dai Pompeii. Non è chiaro se sia la stessa persona dell'iscrizione inedita di un M. Morasius, curatore di opere dell'ultimo terzo del II secolo d.C. 167 La famiglia dei Morasii che apparteneva al rango medio basso delle élites del pagus di Thugga.168 L'iscrizione indica probabilmente che la famiglia avesse possedimenti in questa zona, per esempio l'insediamento sito 520.

Bibliografia Carton 1895 p. 238 Au sommet du Kef Dougga, sur une tombe musulmane, sont deux colonnes lisses et une colonne à cannelures en spirales. p. 239 Sur un cippe plat à la partie supérieure: DMS Cn Morasius M. f. Rogatianus CIL 8.26446

Sito 007 470 slm Posizione Collina sul versante destro di un affluente di oued Bin Nsira. Descrizione La cima della collina è occupata da una serie di cisterne antiche con le volte ancora intatte, in parte scavate, in parte coperte da campi arati e da gourbis ora abbandonati, ma indicati nella carta al 25.000.

167 Maurin 2000, p. 84 menziona altre iscrizioni funerarie dei Morasii: 27065-27067. 168 vedi François Jacques, Le privilège de liberté: politique impériale et autonomie municipale dans les cités de l'Occident romain (161-244), Roma, École française de Rome, 1984, p. 540: M. Morasius Donatus contrôla la construction du temple de la Piété Auguste offert par les Pompeii au début du IIe siècle, alors que Q. Morasius Osi[---] fut curateur d'une statue au divin Commode entre 198 et 205 (CIL 8.26493; AE 1951, 75). Ces Morasii comptaient parmi les notables du pagus; leur fortune était suffisante pour garantir les risques d'une construction, mais trop mince pour qu'ils apparaissent sur le devant de la scène.

190

Sito 008 dolmen Il monumento funerario sorge sulla parete ripida e rocciosa del Kef Arrhas o Harrath Il dolmen è simile ai due esemplari (siti 147 e 149) sul pendio roccioso del djebel Gorraa: un lato è costituito dalla roccia vergine del fianco del Kef Arrhas e gli altri lati sono formati da grandi lastre di calcare bianco-grigio. Il rovinoso stato di conservazione ha impedito la realizzazione di documentazione grafica e fotografica.

Sito 009 Posizione Promontorio est del massiccio Fedj al Hjar con la cima non coltivata a causa della presenza di molti blocchi squadrati di pietra calcarea. Descrizione La cima del promontorio, coperto di macchia e disposto a sud dell'insediamento sito 49, è occupata da un marabut, un recinto costruito di pietre squadrate e di sassi irregolari. Una strada pietrificata sembra condurre dal sito 276 al marabut, ma non è dato sapere a quale periodo risale la costruzione della strada.

Sito 010 AAT 149 Posizione La struttura emerge su un tell costituito dall'ingombro e dal materiale di crollo dell'antico edificio. Il tell si trova in mezzo ai campi arati, vicino alla strada asfaltata Teboursouk-Rihane. Descrizione Il monumento consiste in parte di una cisterna con vera di pozzo, lunghezza del muro lungo laterale ovest: spessore del muro ovest: m 0.89 (= 3 piedi romani).

Il muro meglio conservato dalla parte ovest consiste in un nucleo di cementizio che è rivestito dalla parte esterna ovest da una cortina molto regolare di petit appareil a Z (a filari dalla superficie obliqua, cfr. 205). L'interno del muro reca un rivestimento idraulico costituito da uno strato di cocciopesto spesso cm 5. Verso l'estremità sud del muro è visibile il foro circolare della vera, a m 1.25 dal filo esterno del muro e a m 0.98 dal filo del rivestimento in cocciopesto del lato breve interno della cisterna. La larghezza interna della camera misura m 2.50.

Parte di una soglia e di una finestra ad inferriata sono indizi che la cisterna fosse associata, probabilmente come basis villae, ad un edificio (produttivo e/o residenziale) con porta e finestra.

Sito 011 AAT 176 Superficie edificata 1195 mq.

191

Nella partepiùbassadella cim Superficie edificata:1888m Sito 012.AAT175AïnKessaroKsarbenTralah cocciopesto econl' interna 33mq),aparetidoppie,adangoli appartengono am geom Le strutturesonoespos estrattiva risalentealperiododopoabbandono? nella rocciavivainclin della p costola cheaffiorainsensoparalleloal Il sitositro Posiz La configurazionesingolare Descriz erosione antropicaperla a èdiventatovisibile appar croll in pe mu i or one r i o fologia s a i etra calcareau ti

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0 10 m

incastro frammentario

altare funerario

cilindro incastro rovesciato

Posizione Il sito sorge al piede ovest di kef Arrhas, ad ovest dell'incrocio della strada asfaltata Teboursouk-Rihane e della pista che scende dal passo tra la valle dell'Arkou e la valle di Bir Saïfine.

Descrizione Il sito è composto 1. da un grande recinto di blocchi antichi che racchiudono strutture antiche emergenti non meglio identificabili composte di molti blocchi riutilizzati (tra cui altari funerari) e 2. dalla base quadrata (m 8.10 x 8.10) di un podio o di una torre costruita con blocchi riutilizzati: due soglie intere accostate sul lato Est e una soglia dimezzata sul lato Nord. Le soglie sono adoperate come materiale edilizio e non per continuare la loro funzione di entrata. I muri della base includono un nucleo in cementizio. Nella torre dovevano essere incluse le due grandi dediche a Severo Alessandro trasportate da Dougga e la grande iscrizione funeraria. Forse si trovavano sul quarto lato (quello Sud), oggi scomparso. La torre si trova all'angolo Sud-Ovest del grande recinto e era rafforzata da una piattaforma a nord, della quale emergono alcuni ponderosi blocchi bugnati. Ad 1. Nell'angolo Sud-Est recinto è un incastro rovesciato, poco distante dai due ortostati del muro perimetrale nel quale originariamente era inserito fino a non molto tempo fa. Spesso grandi blocchi o lastre di pietra sono stati rovesciati per cercare il mitico tesoro nascosto. Un monolite con due nicchie accostate del tipo incontrato frequentemente nei paraggi di torchi (25, 63, 474) si trova lì vicino, ex situ, al di fuori del recinto. Un piccolo cilindro di pietra calcarea è riutilizzato nella muratura. Metà di un secondo incastro si trova ex situ al centro del lato sud del recinto. Fuori l'angolo nord-Ovest del recinto è una base di torchio con canale circolare. Il diametro interno del canale misura m 1.60, uno dei 12 esemplari della categoria grande (1,47-1,90 m), contro 14 basi della categoria bassa (1,04-1,40 m) riscontrata nella zona indagata intorno a Dougga; i valori delle basi nella zona tripolitana e intorno a Kasserine vanno da 1,10 a 1,45 m.

193

Un tratto di muro incluso tra due ortostati bugnati è visibile nel lato Est del recinto, un frammento di muro che delimitava una cisterna è crollato fuori del lato nord. Alcune soglie sono state reimpiegate in posizione verticale, come ortostati.

Elementi di torchio 12 192 205 27/30 ara, diametro interno 160 12 spigolo S 154 77 38 incastro 12 lato S centro 130 (65x2) 72 37 incastro frammentario

Iscrizioni altare doppio vicino alla base di torchio: DMS Q. Memm (a sin) DMS D Memm (a dx): inedita 15363 = 26095 L Pomponius L filius Papiria Felix Servilianus (D3A00537-9) 15361 a coppia con 26094 (+) Optatus e Optatianus 15364 L Pomponius L f 15365 =26096 Sallustius Q fil Iulianus 15366 Servilia M filia Victoria 15367 Vettia M filia Optata 26093 Modia Victoria 26097 L Valerius Felix

Bibliografia J. Poinssot, Voyage touristique en Tunisie exécuté en 1882-1883, Les routes de a Sicca Veneria et de Carthage à Theveste, in Bulletin trimestriel des Antiquités Africaines III, 1885, pp. 16-44; Carton 1895 p. 239

Sito 013 muri

Sito 014 area fittili

Sito 015 area fittili

Sito 016 area fittili

Sito 017 area fittili

Sito 018 concentrazione pietre

Sito 019 area fittili

Sito 020 area fittili

Sito 021 Superficie edificata: 980 mq

194

25.7m

zona piena di grumi di cocciopesto

vera di pozzo

980mq

39.7m

blocco con crepa al centro incastro 0 10 m

Posizione Ai piedi del djebel Ech Chouchat (coperta di macchia dove non affiora il sottofondo gessoso) sorge un tell ( 570 slm) non lontano dalla pista che scende dalla valle di Aïn Fawar nella valle dell'Arkou, e che ricalca un'antica strada. Il pendio è arato; un oliveto nuovo è impiantato recentemente nella parte pedemontana. Descrizione Fattoria emergente da un tell costituito dall'accumulo di materiale edilizio crollato. L'impianto della fattoria è un rettangolo di 39,7 m x 25,7 m. Al centro del lato ovest sporge un'abside, quadrata all'esterno e semicircolare all'interno. Il lato esterno ovest dell'abside, costruito in petit appareil non è parallelo al filo dell'edificio. La sua funzione non è chiara. Si trova in asse con la vera di pozzo sul lato opposto dell'edificio, emersa dopo uno scavo clandestino nel 1996. La vera si trova probabilmente nel cervello della volta di una cisterna, che fa da basis villae. La zona tra la vera e lo spigolo nord-est dell'edificio è cosparso di grumi di cocciopesto. Se i due ortostati emergenti sono da mettere in relazione con la cisterna, questa aveva una larghezza di neanche 2m. L'angolo sud dell'edificio è costituito da un incastro il cui incavo cuneiforme è talmente vicino al muro perpendicolare, che manca lo spazio di manovrare la leva e il contrappeso. Vicino al mucchio di sassi raccolti dagli agricoltori per pulire i campi e depositati nel sito antico si trova anche un incastro rovesciato. Una soglia si trova ex sito a sud dell'edificio. Il sito è circondato da un alone di sassi bianchi distribuiti nel campo durante le arature.

21 208 100 60 incastro (n.c. 100/80) 21 175 80 40+ incastro (n.c. 90/75)

Sito 022.Bir Lafou Superficie edificata 908 mq.

195

15.9m

20.5m

15m

0 10 m

15.8m

Descrizione A 250 m a sud della fattoria sito 21 sorgeva la fattoria sito 22. Nella proposta ricostruttiva l'edificio è composto da un corpo centrale, affiancato da due corpi sporgenti. Due spigoli, costruiti in modo molto solido, erano conservati. Il contrappeso frammentario era ex situ. Nel 1998 tutti i blocchi dell'insediamento risultavano scomparsi; non apparivano neanche frammenti di ceramica in superficie. Elemento di torchio 22 50+ 48 48 contrappeso

Miliario (oggi scomparso) Hanchir Bir La'fou (carta al 25.000)

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CIL 21990a, Poinssot BAC 1885, p. 29; Carton 1895, pp. 238-239 Près de l'une d'elles nommée Henchir dir el Afou, une borne milliaire brisée gîta côté de sa base. Malheureusement l'inscription qui y est gravée est tellement usée et fruste que je n'ai pu la déchiffrer sur place. N° 705 FCO I A - - MAX IMVS FELIX II ------La forme des caractères est analogue à celle de diverses inscriptions de l'époque de Constantin.

L'insediamento antico è stato eliminato nel 1998.

Sito 023 Posizione Cima non coltivata del tratto est di Djebel Gidhan (600 slm). Descrizione Non è dato sapere il periodo di sfruttamento della cava di calcare bianco e gessoso, ora abbandonata, ma sembra moderno. La cava non è segnalata nella cartografia francese. Il tratto est della collina è coperto di macchia (rosmarino e origano). Secondo i primi viaggiatori francesi la strada antica doveva passare nella depressione tra le due cime del Djebel Ghidane. La pista attuale ha cancellato le tracce della strada antica.

Sito 024 Posizione L'insediamento è situato in cima alla collina con pendii ripidi ad Ovest della collina di Aïn Wassel. Il punto geodetico è inciso su uno dei blocchi antichi. Il pendio est è coperto da un oliveto. Il gourbi in cima, poco distante dall'insediamento antico è riparato da una fitta siepe di fichi d'India. Nel 1997 è stato impiantato un oliveto nuovo nel campo a nord della collina. Descrizione La struttura che comprende dei blocchi molto robusti e una soglia, ora ex situ poco lontana dalla sua collocazione originaria nel muro ovest, è molto disturbata. Emergono due muri paralleli che racchiudono un lungo e stretto ambiente. Questa conformazione andrebbe bene per un torchio. La posizione sarebbe anche adatta ad una torre di avvistamento.

Sito 025 AAT112 520-530 slm

197

c

c i= incastro c= contrappeso c i 0 5 m c

i

i

c i i c i i

i

i

i

Posizione L'insediamento sorge sul pendio sud della collina che sovrasta la sorgente di Aïn Wassel. La cima della collina, coperta di macchia, è occupata della hawitha di Sidi Bou Afia, circondata da tombe moderne. Gran parte del pendio nord della collina è talmente erosa che affiora il sottofondo gessoso. Il resto della collina è coltivata a rotazione con cereali e ceci. Descrizione Gli ortostati emergenti sull'intero sito fanno pensare a quattro o cinque nuclei di fattorie con uno o due torchi. Il riutilizzo notevole di cippi, altari funerari, soglie e stipiti ha indotto Carton a datare l'insediamento in epoca bizantina.169

Lo scavo di parte dell'insediamento ha messo in luce una serie di ambienti di lavoro, i muri dei quali sono alzati in opera a telaio (il cosiddetto opus africanum) con l'impiego di parallelepipedi di calcare disposti a telaio e con gli specchi intermedi a filari di blocchi più piccoli. Il torchio oleario risulta talmente usurato, che il contrappeso era stato girato di 90° per poterlo usare nuovamente mentre la base rotta del torchio venne trovata in posizione rovesciata. Al momento dell'abbandono (inizi VII secolo d.C.) l'impianto non era in grado di funzionare nel modo canonico: la vasca circolare della mola che scioglie i noccioli dalla polpa delle olive (spaccata, le due parti furono trovate appoggiate alle pareti di due ambienti diversi) era inutilizzabile. Che vi si lavorassero olive fino all'ultimo, lo attesta l'anfora con olive carbonizzate trovata accanto alla base del torchio. Il silo adiacente che conteneva quattro anfore, offre spazio a sette anfore con una capienza complessiva di 7x 150 litri= 1.050 litri.

169 Carton, Revue Archéologique 19, 1892.1, p. 214-222, spec. p. 214: Aïn Ouassel. On y remarque les murs écroulés d'un castellum en grand appareil, quelques pressoirs antiques et quelques cippes funéraires utilisés postérieurement dans une construction byzantine. Carton 1895 p. 247: Les ruines d'Aïn Wassel sont peu étendues, on n'y trouve guère que quelques pressoirs.

198

Elementi di torchio 25 in situ 190 (180 dis) 80 43 incastro (angolo SO) 25 136 70 38 incastro 25 in situ 255 78 29+ incastro (n.c. 150/79) 25 in situ 160/170 70 44 incastro 25 160 72 43 incastro, tratto E, rotto in tre 25 177 76 35 incastro, tratto E, rotto in 2(n.c. 162/72) 25 scavo 145 (250) 45/49 32 (cuneo) a) incast rotto in 3, riuso nel muro perim 25 129+ 78 32 (  a 107 dal marg) parallelepipedo con  25 parallelepipedo fr con  25 34+ 54 54 contrappeso (riuso vert) 25 154 76 68 contrappeso 1750 25 84 40? 58 contrappeso ex situ nell'oued, '98 scomp 25 85 54 75 contrappeso bugnato 757 25 122 81 65 contrappeso 25 110 62 67 contrappeso scoperto '98 25 scavo, in situ 100+ 168 sp. 16 a) ara 25 scavo ara frammentaria 25 scavo, in situ135/122 60 76a) cp. (2 cunei) con bugna sul lato breve 25 riuso 30+(interrato) 49 64 contrappeso, tratto est, lato breve in sup 25 macina rotta in 2 Iscrizioni Aedilius Felix CIL 8.15470 Sex Manlius Fortunatus CIL 8.15471 Q Numisius C. f. Arn Colo Helvacianus CIL 8.15472 M. Oppius Felix inedita [---] Arn Fortunatus pius vix an V sit tibi terra levis O T B Q H S E (US 54) (W6A157.4-5) (altare) Crossius Crescens inedita -FELIX inedita

Siti 026 - 027.hr. Soussa Posizione Collina ad est di oued Soussa e di sito 5. Il versante della collina che scende verso il oued è d'inverno pieno di acqua. Tutta la collina è coltivata. Descrizione Nei campi arati, due mucchi di pietre alcune squadrate, accumulate nei siti 26 e 27 testimoniano dell'insediamento visto da Carton 1895 p. 246: bourg de 300 mètres d'étendue, avec oppidum; 3 cippi funerari, oggi scomparsi: [.]DIANVS e SATVRNINA P V / A XLI M / III D XIII / H S E CIL 8. 26434 Luria Ianuaria e C. Hordionius Honoratus CIL 8.26432 (=15495)170 Caecilia Q. f. Accepta (cippe à acrotères e fastigium, Carton p. 246) CIL 8.26431

170 Jacques AA 29, 1993, p.67 sui Lurii.

199

Sito 028 area fittili

Sito 029.AAT 216 Bint al Aryan Tempio della Fortuna

Posizione La struttura si trova in cima ad una collina arata. Il pendio ovest della collina è abitata: il gourbi e frutteto sono circondati in parte da una siepe di fichi d'India. I fichi del frutteto testimoniano della presenza d'acqua. Il toponimo (ragazza nuda) si riferisce forse ad un'immagine antica di Venere altrimenti non nota, simile a quella di Iuno Augusta ritrovata nel sottostante sito 5. Descrizione Del tempio dedicato alla Fortuna Augusta, del quale Poinssot e Carton hanno visto ancora le colonne, i capitelli corinzi, i pilastri a sezione quadrata e l'iscrizione dedicatoria, restano ormai soltanto i blocchi che facevano da base all'edificio rettangolare (34 x 14,2 m). Pilastri e capitelli simili sono stati asportati per costruire la chiesa del sottostante sito 5. I blocchi sono tutti di taglio diverso, il blocco più grande è lungo 2,50 m, il blocco dello spigolo nord-est è bugnato sui due lati esterni. La soglia in situ nel tratto ovest del lato sud non si trova in posizione assiale. Non si esclude che il tempio sia stato rimaneggiato in epoca vandalo-bizantina per una funzione diversa. La sua posizione strategica, su un'altura e lungo la strada (l'attuale strada n. 67 ricalca quella romana, secondo i primi visitatori francesi che hanno osservato tracce antiche tra cui un miliario, vedo sito 22). Bibliografia Poinssot BAC 1885, p. 29: Parmi les débris de colonnes, les chapiteaux corinthiens et les fragments de pilastres carrés qui jonchent le sol, j'ai lu sur un fragment d'architrave l'inscription ci-dessous qui nous apprend que ce temple était consacré à la Fortune N° 706 Calcaire, Hauteur 0m50, longueur 0m80, lettres de 0m05. FORTVNAE AVG SACRVM

200

Sito 030

Descrizione Per sgombrare i vicini campi arati, i contadini hanno depositato in oued Guelat el Bel altari funerari e un blocco a forma di trapezio. Questi elementi facevano probabilmente parte della fattoria sito 54, situato più in alto, a sud ovest. Solo un altare funerario è rivolto con il lato iscritto in alto. L'altare presenta volute. L'iscrizione, incorniciata da tre solchi che descrivono in alto un arco, si riferisce ad una persona indigena: D M S [S]ATVRNINVS [C]ABDOLIONIS PVA·LXXXV H S E Dedica agli Dei Mani. Saturninus figlio di Cabdolion, che è vissuto 85 anni, è sepolto qui. Saturnino sarebbe la forma latina del nome punico BDB'L, servitore di Baal.171 Cabdolion è un nome libico (se non berbero, mauro o numidico) e sarebbe la trascrizione di KBD'LN, onore o gloria del dio.172 Altri due altari frammentari hanno il lato iscritto rivolto in basso. Potrebbe trattarsi delle iscrizioni segnalate dal CIL: AAT 144 (vicino ai siti 30 e 54) Fortunata Napotis 26441 Rogata Candida Cestronis 26442 Vicino alla fontana-abbeveratoio è depositato un blocco trapezoidale del tipo usato come architrave nella muratura.

Sito 031Bordj el Aïn 460 slm Superficie edificata: 2680 mq

171 Saturninus est une forme latine du nom punique BDB'L, serviteur de Baal, cf. J.-M. Lassère, Ubique populus, p. 454; L'Africa romana X 3 p. 1090, nota 91. 172 Maurin 2000 p. 220: Cabdolion nom libyque ou berbère ou maure ou numide selon L. Vattioni, qui serait la;transcription de kbd'ln (honneur ou gloire du dieu): F. Vattioni 1994, Appunti africani, in Mélanges Le Glay, Paris 1994, 31-45

201

Contrappeso

Soglia riutilizzata come incaLasstrtroa con canaletta 0 10 m

Contrappeso

11.1m Incastro riutilizzato Area di crollo cocciopesto Area di crollo Soglia

Stipite 17.2m Architrave

Capitello numidico 118.5mq 13.5m

Lastra riutilizzata

370mq Pietra con profilo Contrappeso

GOURBI Miliario 21.8m

95mq Area di crollo Stele Stipite in situ ?

Stele funeraria 20.3m Vaschetta Torchio a vite

Pietra trapezoidale Base di pilastro Lastra con canaletta

Posizione L'insediamento emerge da un cospicuo tell costituito da materiale edilizio crollato e disposto nel lungo pendio nord di Kef Dougga che scende nella valle di oued ben Nsira, tributario di oued Khalled. La valle è coltivata (orzo e ceci) e nelle parte alta è coperta di oliveti (vicino ai siti 109, 256, 34, 35, 36, 114 e 127). Il tell e i versanti rocciosi del oued non sono coltivati. L'insediamento 31 è situato sotto la sorgente del sito 114 e del sito 38 e era provvisto di un canale che conduceva le acque della sorgente alla fattoria. Verso sera il sito viene attraversato due volte dal gregge della fattoria di sito 114, che va ad abbeverarsi nel fondovalle. Descrizione Si distinguono almeno due fasi costruttive: la prima riguarda la struttura rettangolare (21,8 x 17,2 m) al centro con un corpo allungato (95 mq) ad est, la cui estremità è sostenuta da una cisterna a doppia fodera e con spigoli a blocchi bugnati e a blocchi

202 ad L. Tre spigoli del rettangolo centrale a robusti blocchi bugnati sono ben conservati, quello nord-ovest fino ad un altezza di 3 m. Il quarto spigolo del corpo centrale non c'è più, forse perché inglobato nell'annesso nord-est (13,5 x 11,1 m) che è stato aggiunto in un secondo tempo, con il riutilizzo di un incastro nello spigolo nord-ovest e di un contrappeso messo in verticale nello spigolo sud-est. L'ingresso all'annesso era nel muro perimetrale nord-ovest, a fianco dell'incastro riutilizzato testé descritto. La soglia dell'ingresso è ancora in situ, lo stipite e l'architrave frammentario sono crollati lì vicino, in una situazione simile a quella dell'oleificio sito 205. Il lato breve sud della soglia mostra le tracce delle tacche cuneiformi, con le quali il blocco parallelepipedo è stato ritagliato dalla roccia viva della cava. Non è chiaro il rapporto tra l'annesso II e l'oleificio con i tre elementi ancora in situ, a nord del corpo centrale, anch'esso di una fase successiva a quella del corpo centrale. L'incastro della leva è ricavata da una soglia rimodellata con incavo cuneiforme. Il contrappeso non presenta il solito canale trasversale sul lato superiore del blocco parallelepipedo. La presenza dei tre elementi in situ permette di calcolare la lunghezza della leva: 7.50 m. Le 15 leve con lunghezza ricostruibile nella zona indagata sono da dividere in due gruppi: 7 leve rientrano nel gruppo minore che ha una lunghezza tra 4-8m e 8 leve nel gruppo maggiore di lunghezza tra 8-12m. I valori della leva del torchio della seconda fase sono tra più i alti del gruppo minore. Il lato est del corpo centrale è preceduto da un avancorpo aggiunto in una fase successiva. Aggiunte di epoca tarda di questo tipo sono frequenti: siti 34, 47, 49, 131, 500. Il terzo corpo, costruito in epoca posteriore a sud del corpo centrale è molto disturbato, probabilmente a causa del gourbi (21,8mq) impiantatosi nella zona tra i due corpi. Due stelai funerarie a doppia iscrizione sono state reimpiegate nel muro est del terzo corpo (vedi sotto). La fattoria centrale comprende i resti di un torchio in situ: si sono riscontrati i muretti trasversali della vasca e della base del torchio con frammenti del pavimento di cocciopesto crollato. Gli incavi cuneiformi del contrappeso sono a scala, come quello visibile del contrappeso riusato in funzione di ortostati nello spigolo sud-est dell'annesso II. Le dimensioni e la forma degli incavi cuneiformi dei due contrappesi sono così simili da far supporre che essi facevano coppia nell'impianto originario. Il contrappeso dell'impianto originario ha tre piccoli incavi nel lato superiore; la loro funzione ci sfugge. La cella del torchio era molto stretta (come nell'oleificio sito 63): 2,40 m. Nel filare di ortostati allineati in senso parallelo al muro nord e vicino alla vasca del torchio si trova un blocco con capitello eolico tipico dell'architettura numidica. Potrebbe appartenere ad un mausoleo preromano spogliato in occasione dell'impianto della fattoria nel periodo medioimperiale. Il frammento di base del torchio della solita pietra arenaria rosa dell'Arkou, riutilizzato in verticale in funzione di ortostato può aver appartenuto al torchio del corpo centrale. La base presenta due canali circolari concentrici, come negli esemplari molto consumati, per esempio nell'oleificio sito 210. Nel pendio nord dell'insediamento si trova un quarto contrappeso frammentario, rotto in due pezzi, con un incavo cuneiforme normale. Può aver fatto coppia con il vicino contrappeso dell'incastro ricavato della soglia. Due bacini circolari di pietra calcarea grigia, uno a nord dell'insediamento e uno a sud della cisterna possono aver servito da macina per il primo trattamento delle olive. Normalmente queste macine hanno un diametro maggiore. Non è escluso che

203 l'elemento sud che presenta al centro del fondo un incavo quadrato appartenesse a un torchio a vite o a un'impastatrice (vedi sito 369). La soglia ex situ, a sud della cisterna, che è stata rimodellata con un incavo semicircolare, avrà sicuramente a che fare con l'azione rotatoria presupposta dai due elementi circolari che al momento non si lasciano spiegare. Nella zona a sud dell'insediamento è depositato una vasca frammentaria del tipo usato per raccogliere l'olio spremuto e anche come sarcofago. Vasche simili si trovano in situ negli oleifici siti 25, 214 e 276 e ex situ nell'oleificio 47. La simile vasca nell'insediamento179 non è collegabile con un torchio. La sorgente del sito 114 è captata in una vasca di tipo sarcofago.

I blocchi usati nella costruzione del corpo allungato con cisterna presentano uno stretto incavo rettangolare in cima finalizzato al sollevamento con forcipe in fase di costruzione. La cisterna è costruita in petit appareil continuo ad angoli smussati all'interno della 'scatola' in opus africanum ad ortostati che delimita l'intero corpo. La doppia parete testimonia la preoccupazione dei costruttori che volevano conferire solidità alla struttura, che doveva resistere alla pressione dell'acqua all'interno della cisterna, alla struttura sovrastante (nel sito 512 il torchio oleario si trova proprio sopra la volta della cisterna) e al sottofondo degradante sul quale il tutto è costruito. Frequentemente si è potuta registrare questa preoccupazione (sito 172). Per la maggiore solidità alcuni blocchi usati negli spigoli sono tagliati ad L (come nel sito 78). Una soglia a forma di U con una sporgenza destinata al cardine della porta si trova ex situ a nord della cisterna. Soglie simili si trovano non solo in altre fattorie (p.e. sito 175), ma anche nella città di Dougga, per esempio all'ingresso al sotterraneo delle Terme Liciniane.

Una base di pilastro o di podio, riusata in posizione verticale mostra un elegante profilo a kyma. Potrebbe provenire da una tomba smantellata, dalla quale provengono anche le due iscrizioni funerarie. Iscrizioni 2 iscrizioni funerarie doppie inedite: -1 frammentaria in cui si legge solo LVII/ M III/ H S E e PVA/ LXIII M V/ H S E alt. cons. 37, larg. 51, spessore 27 -2. D M S C GRANI/ VS BONI/ CVS P V A /LVI/ H S E [-] C. GRANI/ VS FELIX/ ULPIA/ NVS P V/ A VIIII/ H S E caratteri alti cm 5; cippo largo 49, alt. conservata 43 (tratto con iscrizione) + 30 della parte non lavorata, da inficiare nella terra, spessore 22 nella parte lavorata e 28 nella parte non lavorata. Elementi di torchio 31 in situ 104 75 25+ contrappeso con cuneo a scala 31 69+37+ 38x2=76 82 contrappeso rotto in 2, sotto spigolo NO 31 95+ 82 72 contrappeso con cuneo a scala 31 in situ 128 71 33+ contrappeso senza canale 31 7,5 ricostruzione lunghezza leva 31 132+ 58+ 22 ara con 2 solchi riuso come ortostato 31 in situ 92 59 2 lastre di ara 31 in situ 149 71 incastro ricavato da soglia 31 173 92 43 ncastro riusato nell'angolo E 31 82 50 24+ parallelepipedo con incavo (-5) rettang. Bibliografia

204

L. Carton, Découvertes épigraphiques et archéologiques faites en Tunisie, Paris 1895, p. 154: Bordj el Aïn…La source située un peu au-dessus coule dans un aqueduc antique, dont les caniveaux en pierre sont encore en place. L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 51: borj El-Aïn, une source d'extrême fraîcheur dont l'eau coule dans les caniveaux en pierre d'un aqueduc antique.

Sito 032 Altare pubblicato da Carton 1895 p. 178, fig. 53. L'iscrizione già un secolo fa era appena leggibile.

Sito 033 tomba, altare funerario, lastre

Sito 034 AAT 177 henchir Afria Superficie edificata 528 mq.

205

Pavimento in 0 10 m cocciopesto Cisterna crollata 21.4m

13.6m 152mq Soglia

14.4m circa 50piedi

Posizione L'insediamento è situato su un piccolo tell sul pendio est del Djebel Kabria ('piccolo') nell'alta valle di oued Ben Nsira, vicino all'inizio di uno dei confluenti del detto oued. Djebel Kabria è una roccia emergente completamente erosa, con tracce di estrazione di pietra calcarea (sito 39). La roccia emerge anche lungo il versante sinistro dell'oued e mostra due filari di tacche scolpite (sito 37) che documentano tentativi falliti e non databili di staccare blocchi di calcare. Fornitore più consistente di pietra calcarea è il Djebel Kabria. I terreni intorno al tell non arato sono adibiti a cerealicoltura e olivicoltura. Descrizione La fattoria della prima fase, di impianto rettangolare, copre una superficie di 528 mq. Il muro est del nucleo originario comprende un ortostato monumentale (personalizzato da due buchi quadrati), due stipiti ancora in piedi e una soglia nel tratto sud, vicino alla quale giace uno dei due stipiti relativi (cfr. siti 31 e 205 per simili crolli). Questo ingresso è più largo di quello tra gli stipiti. La fattoria è costruita su cisterne, orientate est-ovest, individuabili da allineamenti di ortostati in

206 superficie che corrispondono con i muri di divisione tra le varie camerae e da buchi che segnalano i crolli delle volte che coprivano le cisterne e che sostenevano i pavimenti del piano terra. Alcuni frammenti di questo pavimento in cocciopesto emerge tuttora nell'estremità ovest della cella olearia (larga 2,20 m) con contrappeso in situ. Non è chiaro se l'incastro era inserito nel muro est o ovest. Una vaschetta frammentaria di pietra calcarea che può aver servita alla decantazione dell'olio (cf. sito 25) si trova nella stessa cella olearia. Il contrappeso è ricavata da una stele funeraria a doppia iscrizione (vedi sotto). Nella seconda fase la fattoria è allargata con un avancorpo a due vani nel quale si è reimpiegato un contrappeso messo in verticale in funzione di ortostato. L'incavo cuneiforme nel lato breve del contrappeso non poteva più funzionare, perché era rotto a metà: per questo motivo si è dovuto sostituirlo con un contrappeso nuovo, ricavato dall'altare funerario di P. Perellius e MMA Faustina della seconda metà del II secolo d.C. In questa zona sono sparsi elementi frammentari come una vaschetta, un torchio a vite o impastatrice, una piccola soglia con scolo (la cui larghezza, 1 m, quadra con la luce della porta tra i due stipiti ancora in piedi), un contrappeso rovesciato di 90°, una soglia e un incastro relativamente piccolo.

A nord est della fattoria sono quattro altari funerari sparsi su una piccola area. Tre ortostati emergenti fanno pensare ad un monumento che doveva raccogliere gli altari. L'andamento del terreno e la posizione degli altari mostrano tracce di scavi clandestini. Da nord a sud: DMS / Q. ABVRNIVS / AVILIVS IAN / VARIVS PIVS V A LXIX / HSE CIL 8.26447c DMS / Q.ABVR / NIVS AVIL / LIVS FELIX / P.V.A. LXXXVI / HSE CIL 8.26447b173 L'iscrizione del terzo altare è illeggibile DMS / AVILLIA VENVSTA / P.V.A LXXXII / HSE CIL 8.26447e Un frammento di altare funerario doppio si trova lì vicino: DMS Q TALVONIVS Siccome lo stesso nome si ripete almeno su tre altari, si può supporre che gli altari appartengono alla famiglia che una volta abitava la fattoria. Q. Aburnius Avillius Felix o un altro membro della stessa famiglia con lo stesso nome e Avillia Venusta sono menzionati come cofinanziatori della costruzione nell'iscrizione del tempio di Caelestis a Dougga all'epoca di Severo Alessandro (CIL8.26457/62), a cura del loro parente e esecutore testamentario Q. Gabinius Rufus Felix Beatianus et parentes. A 100 m di distanza del colombario sito 38 si è registrata un'iscrizione con il nome di un'altra Avilia.

173 CIL p. 2618: aut idem aut alius Q. Aburnius Avillius Felix: dedica tempio di Caelestis CIL 8.26458; Jacques 1984, p. 543, nota 118: le testament d'Aburnius Avillius et d'Avillia (CIL 8.26458 = ILAfr 514) fut exécuté par Q. Gabinius Rufus Felix Beatianus, leur parent; p. 759: générosités testamentaires des Aburnii Avilii, complétées par un Gabinius, leur exécuteur testamentaire, pour construire le temple de Caelestis (au moins aussi coûteux que le Capitole, avec des statues d'argent de 30.000HS) achevé sous Alexandre (CIL 8.26458-62; ILTun 1385).

207

L'insediamento è un esempio interessante di una fattoria con la propria necropoli. Secondo Hitchner AA 1990, p. 244 i monumenti funerari possono indicare i limiti della proprietà.

34 in situ 111 44 54 contrappeso ricavato da iscr Perellius 34 riuso vert 45 +interrato 76 88 contrappeso in filare di ortostati 34 110 45+ contrappeso rovesciato a E 34 ex situ 127 70 49 incastro (n.c. 51/61) 34 60+ 23+ diam. 42 sp. 14 piccola ara 34 120 79 29 parallelepipedo con incavo rettangolare Iscrizioni 1. DMS Q TALVONIVS (inedita). Maurin 2000 p. 223: Talvon è un nome libico noto solo a Dougga, sempre nel genitivo su stele della necropoli meridionale. trasformato in gentilicium in più iscrizioni: CIL 8.27221 Talvonius Fortunius CIL 8.27222 Talvonius Rogatianus Iscrizione inedita: Talvonius Novellus

2. contrappeso ricavato da altare funerario con doppia iscrizione (inedita): MMA FA/VSTINA P PERELLIVS / SATVRNIVS PVA CI Il nome Perellius174 è attestato in un'iscrizione graffita nella roccia nella necropoli nord di Dougga (Carton 1895 pp. 152-153): Q. Perellius ..ABAIS…

3. Le iscrizioni degli Aburnii sono note dal 1890: BAC 1890, p. 487 Hr. Afria vicino a Dougga (Abria près du ravin situé entre Dougga et le Kef-Dougga): 185) DMS / Q.ABVR / NIVS AVLI / LIVS FELIX / P.V.A. LXXV / HSE 186) au même lieu DMS / Q. ABVRNIVS / AVILIVS IAN / VARIVS PIVS V.A. LXX / HSE 187) DMS / AVILLIA VENVSTA / P.V.A LXXXII / HSE

174 W. Schulze, Zur Geschichte lateinischen Eigennamen, Göttingen 1904, il gentilicium Perellius 443, è scritto normalmente con l singola. Perellius CIL 5.1658 (accanto a Perelius 811587) CIL 14.256 e soprattutto in CIL 8, che già di per sé indica che ll è lo spelling più recente. P. Pensabene, Gli spazi del culto imperiale nell'Africa romana, in L'Africa romana X 1 p. 159: Perellius Hedulus, sacerdos perpetuus del culto imperiale che fece costruire un tempio della Gens Augusta a Cartagine (ILAfr. 353).

208

Sito 035

19.2m

422mq

0 10 m 4.5m 22m

Posizione Il sito sorge in mezzo ai capi coltivati a cereali, non lontano da un oliveto, vicino al versante sinistro di Oued ben Nsira e a sud di Djebel Kabria che avrà fornito la pietra calcarea per la costruzione dell'insediamento.

Descrizione Una delle cisterne (luce interna 1,50 m) sulle quali la fattoria è stata costruita emerge dal livello di campagna, secondo uno scenario ben noto in tutto il paesaggio tunisino. La volta e il rivestimento di intonaco di cocciopesto della cisterna sono intatti. Gli ortostati emergenti diminuiscono ogni anno di numero, perché stravolti dall'aratura. Il sito è inoltre vicino alla strada asfaltata per Dougga Ruines, per cui l'asportazione di blocchi è molto facile. La ricostruzione è perciò molto ipotetica. La base del torchio è circolare e senza canale. L'olio spremuto era raccolto probabilmente da un canale ricavato nel pavimento di cocciopesto della cella olearia. Un blocco bugnati a due lati perpendicolari è tuttora in situ nello spigolo nord-ovest. La soglia a due battenti (larga 1m) è orientata nord-sud, verso il tracciato odierno della strada, che forse coincide con quello antico. Durante la pulitura della base del torchio si è trovata un follis. Elemento di torchio 35 diam. 180 ca spessore 27 ara circolare

209

Sito 036 Posizione Sul pendio di Kef Dougga, sotto un oliveto nel quale si coltivano anche ceci (D3A96.11.17-20). Next neighbours: oleificio 34, colombario 38, fattorie 114, 115, 116, oleificio 35.

0 10 m 7.6m 11.8m

38.4m

Descrizione La struttura attualmente visibile sembra costruita interamente con blocchi riutilizzati, tra cui 4 soglie. Due alti stipiti sono tuttora in piedi vicino al monumentale blocco bugnato. Un frammento di base di torchio con canale circolare si trova nel margine sud-ovest del sito.

Cronologia La ceramica documenta frequentazione durante l'età tardoimperiale, vandale e bizantina. Questa evidenza è in completa sintonia con l'osservazione dello stile architettonico. Elementi di torchio 36 80 125 27.5 ara frammentaria

Sito 037.cava Posizione Versante roccioso sinistre di oued ben Nsira.

210

Descrizione La roccia che emerge anche lungo il versante sinistro dell'oued e mostra due filari di tacche scolpite che documentano tentativi falliti e non databili di staccare blocchi di calcare. La zona è cosparsa di grandi e piccoli blocchi irregolari.

Sito 038 AAT 178 Bordj el-Aïn, Bordj Bellamine, Posizione Pendio in discesa da ovest ad est, nella valle di oued ben Nsira, tributario del Khalled. Il monumento funerario si trova su terrazzo naturale davanti ad una sorgente.

0 15 m

Next neighbours (in senso orario): oleificio 256, fattoria 31, tomba 33, fattorie 117, 114, 36, 34.

211

Descrizione Il monumento funerario collettivo, conservato fino ad un'altezza di 5 m, manca della copertura, è composto di un ambiente semicircolare coperto da volta a crociera, con porta trilitica ad est, e con nicchie ricavate nello spessore dei muri per la deposizione delle urne cinerarie ('colombario'). L'ambiente costituisce la base per un recinto semicircolare aperto verso ovest, è costruito in petit appareil con lunghi blocchi a forma di parallelepipedo negli spigoli e del lato esterno ovest e nei pilastri interno che fanno da imposta alla crociera. La mancanza di frammenti di volta crollata rende improbabile l'esistenza di una calotta absidale eserna, che dovrebbe coprire la sala semicircolare superiore, il cui pavimento era rivestito di cocciopesto. La forma semicircolare ricorda il colombario del sito 66. Il colombario è stato ripristinato dai residenti in epoca moderna, per usarlo come stalla. Nella parte antistante la facciata ovest è costruito un recinto di blocchi disposti a secco. Bibliografia L. Carton, Découvertes épigraphiques et archéologiques faites en Tunisie, Paris 1895, p. 151 e fig. 47 (pianta); p. 154: Bordj el Aïn situé un peu plus loin, possède un columbarium de forme demi-cylindrique en pierre de taille, dont l'intérieur a été remanié par les Musulmans. À l'intérieur sont douze niches, disposées sur deux rangées, sept d'entre elles sont arrondies en haut, les cinq autres ont une ouverture rectangulaire. Ces dernières paraissent avoir été arrangées par les indigènes. La porte existe encore, ainsi que la voûte. Il avait un étage dont le sol était revêtu de ciment de

212 tuileaux, peint en rouge. La hauteur actuelle du monument est d'environ cinq mètres. La porte a 1m,70 de hauteur. Sur l'une des pierres qui l'entourent, on lit: 277 DMS MUNDICIA FORTUNAT/ SACERDO D(is) M(anibus) s(acrum). Mundicia Fortunat[a] sacerdo(s)... La source située un peu au-dessus coule dans un aqueduc antique, dont les caniveaux en pierre sont encore en place.

Poinssot Revue Tunisienne 18, 1911 p. 71 n. 851 (ad 291) columbarium Bordj-el- Aïn: AVILLIA ME P Bordj el Aïn, mausolée démi-circulaire 26447 DMS / MVNDICIA / FORTVNAT / SACERDO vicino al colombario 26447d AVILLIA ME: a 100m ca a nord-ovest del colombario

Sito 039 Posizione Cima e lato nord di Kef o Djebel al Kabria (590-600 slm), la cui roccia affiora in superficie quasi ovunque. Descrizione Tracce di estrazione di pietre si notano intorno alla cima calcarea del Kef al Kabria.

Sito 040 fattoria distrutta

Sito 041.AAT 173 Aïn el Ksar Posizione Il sito sorge nell'alta valle di oued Nsira, in mezzo ai campi occupati da cerealicoltura, intorno alla sorgente Aïn el Ksar, sul pendio nord di Kef al Grab. Descrizione L'insediamento è quasi del tutto distrutto, rimangono un muro con alcuni ortostati, un muro di una cisterna rivestito all'interno di intonaco di cocciopesto, una lastra di arenaria (flysh numidico) (1.84 x 1.67 m) con una scacchiera di piccoli incavi circolari per il gioco e la captazione della sorgente con blocchi antichi. La lastra serviva probabilmente come base di un torchio, anche se non ha un canale circolare inciso. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 46: À l'enchir Kef-R'aba, auprès des murs ruinés d'un vaste établissement, se trouve un grand bassin en blocage, revêtu à l'intérieur de ciment de tuileaux, et d'un diamètre d'environ trente mètres. Il est à remarquer que la petite source qui jaillit près de là est actuellement en contre-bas du réservoir, disposition qui n'existait certainement pas autrefois. Iscrizioni

213

M. Aufidius Solutor CIL 8.27344 considera l'iscrizione proveniente da Thugga L. Iulius Aprilis CIL 8.27345 considera l'iscrizione proveniente da Thugga Q. Modius Felix CIL 8.27346 considera l'iscrizione proveniente da Thugga

Sito 042.AAT 150

Posizione Piccolo tell in mezzo ai fertili e pianeggianti campi arati. Descrizione Fattoria con lastra di calcare bianco (167 x 136) in un campo arato. Nonostante il gobbo del tell anche il sito è sottoposto ad aratura meccanica. I pochi blocchi che resistono fanno intuire un impianto quadrato con spigoli a blocchi bugnati su due lati perpendicolari ancora in situ. Gli ortostati ad est suggeriscono la presenza di una cirternaIl sito doveva essere una volta più monumentale, visto che è stato inserito nell'AAT, ma senza descrizione. Cronologia La ceramica comprende frammenti di epoca tardoantica, vandala e bizantina.

Sito 043 Posizione Cima di una collina (658 slm) non coltivata in mezzo ai campi arati. Descrizione La cima della collina è occupata da un edificio antico del quale alcuni blocchi di dimensioni notevoli. La situazione è troppo confusa perché permetta il rilevamento dei resti.

214

Sito 044 concentrazione pietre

Sito 045 concentrazione pietre

Sito 046 Hajdra es Safra

0 5 m

Posizione La struttura si trova sulla roccia viva della collina Hajra es-Safra (pietra gialla), in coincidenza di un punto geodetico. Descrizione La piccola struttura (7.40 x 3,70), che posa direttamente sulla roccia viva della collina, consiste in ortostati e specchi di muratura in petit appareil. La pietra usata è l'arenaria gialla e marrone che ha dato il nome alla località. La pietra gialla veniva usata negli insediamenti della zona per le parti interne della muratura (p.e. sito 47). L'edificio era adibito a torre di avvistamento.

Sito 047.AAT Posizione L'insediamento si eleva su un piccolo tell in mezzo ad un pianeggiante campo arabile di terra nera, di ottima qualità agricola.

215

15.4m circa 50 piedi

18.3m

15.4m circa 50 piedi

7.7m circa 25 piedi

231mq

187mq 15.4m circa 25 piedi

Cornice Pietra con Muro in iscrizione pietra gialla Muro in pietra bianca

0 10 m

Soglia

Sarcofago

Descrizione L'insediamento consiste in due nuclei quadrati delle stesse dimensioni, disposti a ventaglio. Questa disposizione è sicuramente condizionata dalla geomorfologia del terreno. Tra i due nuclei si trova una struttura più piccola, probabilmente da identificare con la tomba di famiglia. In epoca successiva le tre strutture sono state parzialmente smantellate e con i blocchi asportati si è occupati anche il pendio sud. Questo tipo di allargamento in epoche successive a quella dell'impianto originario si è verificato in molti insediamenti (elenco nella descrizione del sito 31). Il nucleo ovest è diviso in due parti uguali, nella parte nord si è installata la cella olearia a due torchi (18,3 x 7,7 m), con uno spazio retrostante gli incastri a robusti spigoli di blocchi bugnati, che sporge 2,90 m dal filo esterno del nucleo quadrato. Lo spigolo nord-est, crollato dentro la cella olearia, è conservato per un'altezza di 4,54 m (somma dell'altezza dei 2 blocchi in piedi e dei 7 blocchi crollati). La porta d'ingresso sta nell'asse del lato breve della cella olearia, di fronte agli incastri della leva. Nella cella olearia è conservato un solo incastro ancora in situ sugli ortostati di sostegno. L'incastro è rotto in due in coincidenza dell'incavo cuneiforme. Esso presenta linee incise al centro del blocco, dove in origine era previsto di tagliare l'incavo. Ma il cuneo è tagliato a destra delle linee di guida, perché si trova una crepa nelle roccia nel punto previsto prima. Questo particolare insegna che i blocchi arrivarono sul luogo di destinazione in stato grezzo e che venivano rifiniti sul luogo a seconda delle esigenze particolari delle strutture. Un accorgimento simile si è fatto nell'oleificio sito 49. La lastra frammentaria pentagonale in posizione obliqua davanti all'incastro faceva da base del torchio. La lastra è stata rimossa da scavatori clandestini. A nord dell'incastro c'è spazio per un secondo esemplare, che però non è stato riscontrato. La base del torchio nord (senza canale) è ancora in situ. Resti del pavimento di cocciopesto si trovano tutt'intorno. L'incastro s'è rotto probabilmente a causa del crollo del blocco parallelepipedo con incavo rettangolare poco profondo, che doveva trovarsi nella parte alta del muro in cui l'incastro era inserito e che ha le stesse misure di quelle dell'incastro. Questo tipo di blocco si trova frequentemente vicino ai torchi. Nella zona indagata si sono

216 registrati in totale 14 esemplari: siti 25, 31, 34, 66, 78, 113, 163, 177, 309 (2 ess.), 329, 506, 507, 520. Nell'incavo poco profondo doveva inserirsi la lingua superiore del blocco di legno. Il muro parallelo al lato lungo della cella olearia costruito a sud di essa, presenta blocchi bugnati di pietra calcarea bianca all'esterno e pietre irregolari di arenaria gialla tipica della zona di Hajdra es Safra all'interno. Ricostruendo il nucleo in base a questo muro risulta un impianto di quadrato di 15,4 x 15,4 m (= 52 piedi romani) non considerando lo spazio retrostante l'incastro. La vasca monolitica (lunghezza interna 1,95 m, largh. 40, prof. 0,30 m; capienza 2,34 m cubi) che doveva raccogliere l'olio spremuto è stato tolto e depositato sul ripido pendio sud. Vasche simili si trovano in situ negli oleifici siti 25, 214 e 276 e ex situ vicino all'oleificio sito 31. Lo stipite sud della porta è provvisto di un gancio scolpito nella pietra calcarea per legare gli animali. Il gancio seminterrato dello stipite del sito 47 evidenzia il livello dell'interro, che dev'essere in questa parte di almeno 60-70 cm. Per questo motivo i contrappesi e le vasche non sono visibili; possono trovarsi ancora sotto la superficie. Un'indagine geofisica lo potrebbe verificare.

Il nucleo est, a impianto quadrato (15,4 x 15,4 m) è della stessa dimensione del nucleo ovest. Gli ortostati sono meno robusti, meno regolari e non presentano bugne. Le bugne dei pochi ortostati che le presentano stanno rivolte all'interno del muro per favorire la coesione del petit appareil. Un architrave nel muro sud e uno stipite ex situ a poca distanza indicano la presenza di una porta nel tratto ovest del muro. Lo stipite presenta sia l'incavo ad L destinato a alloggiare il repagulum da inserire all'interno dell'edificio sia sei piccoli buchi circolari nei quali andavano inserite le estremità di una grata. L'ambiente nord del nucleo est occupa un terzo dello spazio totale. Ipotesi della funzione: abitazione, magazzino o tutti e due.

Il complesso è uno dei pochi le cui articolazioni si lasciano identificare con una certa precisione. È interessante notare che la cella olearia è costruita con blocchi bugnati di modulo maggiore di quello adibito negli elementi costruttivi della tomba e del nucleo est. La maggiore robustezza evidenzia la premura di creare un edificio che resiste alle pressioni esercitate dal torchio.

217

Elementi di torchio 47 in situ 223 72 50 incastro (n.c. 137/66 ma era previsto al centro) 47 in situ 223 73 39 parallelepipedo con incavo  47 210 180+ lastra di ara? 47 195 29,5-33 pr 30 vasca-sarcofago Iscrizioni e proprietà Ad ovest dell'edificio è l'iscrizione con dedica funeraria di Quintus Gabinius Felix e Gabinia Beata al fratello benemerito Marcus Gabinius Aequus morto all'età di 22 anni: DMS M. Gabini Aequi Q Gabinius Felix et Gabinia Beata fratri benemerenti V A XXII H S E: CIL 8.27348).175 Non si esclude che la struttura tra i due nuclei costituiva il monumento funerario di Marcus e del ramo dei Gabinii al quale apparteneva Gabinia Beata. Nel lato est si trova una cornice e una base profilata a due tori sta vicino alla porta del nucleo est. L'iscrizione è incisa su una semplice lastra che doveva essere inserita in una cornice architettonica. Normalmente le iscrizioni sono riportate su cippi o altari funerari che sono piccoli monumenti a sé stanti. Carton, Poinssot e Maurin hanno indicato questa zona come proprietà di tre famiglie imparentate, i Remmi, i Magnii e i Gabinii, che da questa parte avevano i loro terreni sui quali costruivano case, templi, tombe e fattorie. Bibliografia Carton 1895, p. 233: Plusieurs fragments de sculptures indiquent que cette exploitation agricole, renfermant deux groupes de constructions, était importante. Dans le premier groupe, sur une pierre en forme de prisme rectangulaire: 414 Longueur de la pierre: =m. 45, épaisseur: 0m, 45. Hauteur des lettres: 0m,06. Q. Magnius Q. f. [..]s Gallus CIl 8.27349 L. Magnius Primus CIL 8.27350 (Si trova nel sito 48) Pompeius Victorinus Zenaratianus Candidi f. cil 8.27353 François Jacques, Le privilège de liberté: politique impériale et autonomie municipale dans les cités de l'Occident romain (161-244), Roma, École française de Rome, 1984, p. 541.

175 Khanoussi in Maurin 2000 p. 195.

218

Sito 048.AAT 171

Base di torchio

404mq 23.6m

0 10 m

18.8m

Posizione L'insediamento si eleva su un piccolo tell in mezzo ad un pianeggiante campo arabile di terra nera, di ottima qualità agricola. Il campo ha la forma di un ovale che nella metà est è delimitato da uno strapiombo. Il campo è delimitato a nord da una pista e a ovest dal confine con il vicino prossimo. Sotto il strapiombo si stende attualmente un fiorente oliveto.

Descrizione La struttura occupa una superficie di m 23.6 x 18.8. La fattoria sembra costruita in parte di blocchi riutilizzati di calcare bianco-bluastro. I blocchi sono perfettamente squadrati e finemente scolpiti a lesene poco distanziate. Lo stretto spazio tra le lesene è decorato da piccole bugne che presentano un incavo circolare. La lavorazione preziosa delle pietre e la breve distanza tra le lesene fanno pensare ad un monumento funerario smontato per fornire materiale di (ri?)costruzione alla fattoria. Il cippo lunato con l'iscrizione funeraria Q. Magnius Q f …..s Gallus V an LXX H S E (CIL 8.27349) in uno specchio rientrante è stato riutilizzato come ortostato nell'opus africanum. Una base frammentaria con l'iscrizione funeraria di L. Magnius Primus (CIL 8.27350) si trova ex situ in mezzo al sito.

La base di un torchio composta da piccole lastre adagiate alla meglio nell'ambiente NE (4 x 8,40 m) della fattoria indica il luogo dove furono spremute le olive. Altri esempi in zona di basi composte di più lastre e non da un monolito si trovano negli oleifici 187 e 210. Una delle lastre (alta cm 25) mostra un solco inciso a forma di segmento di cerchio, che serviva per convogliare l'olio spremuto verso la vasca. La

219 larghezza dell'ambiente, 4m, l'accostamento al muro perimetrale del torchio conservato permetterebbe la disposizione di un secondo torchio nell'ambiente. Un ulteriore indizio per il secondo torchio sono le pietre allineate che suddividono l'ambiente sull'asse longitudinale. Il secondo torchio non è conteggiato nella statistica generale degli oleifici dei dintorni di Dougga, perché mancano elementi 'positivi'. Se gli incastri erano inseriti nel muro perimetrale est, la lunghezza della leva doveva essere di almeno m 10; se invece erano disposti come negli oleifici dei siti 205 e 207, la lunghezza sarebbe due metri di meno. La quota del livello pavimentale è rispetto al tetto della cisterna che emerge dal piano di campagna a poca distanza.

La volta della cisterna emerge dal piano di campagna. La sezione lungo l'asse breve della volta creatasi dopo il crollo della parte centrale di essa mostra la messa in opera delle scaglie disposte a raggio, a coltello. La sezione lungo l'asse lungo mostra la giustapposizione degli scapoli e il rivestimento del tetto della cisterna, se non si tratta del pavimento dell'ambiente soprastante la cisterna. Il rivestimento (spesso 40 cm lungo la sezione) consiste in un battuto di cocciopesto composto da rudus, nucleus e statumen e lo strato superficiale di frammenti di laterizi e anfore finemente triturati. L'interno della volta è rivestito di intonaco. Labrum di calcare bianco 1994: in situ, spezzato in due parti; il labrum è molto esposto all'aratura. 1995: le due parti spostate sul mucchio dei piccoli sassi, per guadagnare terreno arabile. Iscrizioni e proprietà 1. attualmente una sola iscrizione funeraria si trova ancora inserita nella struttura. Cippo centinato con riquadro a specchio rientrante: La parte sinistra non si legge più; nella parte destra: IVS Q F LLVS V AN LXX H S E

2. ex situ: base frammentaria (manca la parte inferiore) con epitaffio: cornice superiore profilata larga 59 cm; altezza totale 59; base dell'iscrizione alta 44, larga 38.5 (W6A209.07-08): DMS L MAGNIVS PRIMVS P V A LXI L'asta orizzontale della L manca perché è sulla linea di rottura della base. L. Magnius Primus è il padre di Magnius Primis Pri[mi filius], il cui epitaffio è stato registrato da Carton (1895 p. 187) nella necropoli nord di Dougga. La famiglia dei Magnii è una delle più importanti a Dougga sotto la dinastia antonina fino a Comodo. Magnius Felix Remmianus aveva dedicata una statua a Juno nella sua casa vicino al tempio di Caelestis. 176 Delle altre tre iscrizioni funerarie trovate qui da Carton (CIL

176 Maurin 2000, p. 254 chapelle de Junon: Magnius Felix Remmianus, Poinssot suppose que le donateur, inconnu par ailleurs, était un parent du constructeur du temple de Caelestis, Q. Gabinius Rufus Felix Beatianus. On a en effet mis au jour près de Dougga dans les vestiges d'une exploitation

220

8. 27351 e 27352, non più presenti) due si riferiscono ugualmente a membri della famiglia dei Magnii, per cui l'attribuzione della proprietà del terreno ai Magnii non è azzardata. Naturalmente non si può essere certi che la prima struttura fosse sola la tomba della famiglia o già una fattoria con tomba. La presenza e la qualità della cisterna fanno pensare ad una fattoria già nella seconda metà del II secolo d.C. L'iscrizione 27352 che si riferisce a Magnia Prima Remmiana evidenzia rapporti di parentela tra i Remmii e i Magnii. Il colombario dei Remmii (sito 58) è situato a 700 m di distanza.

Le due iscrizioni qui segnalate non figurano tra quelle documentate da Carton 1895 p. 234, risp. CIL 8.27353a (DMS…VS FELIX P V A X XXX S E), 27352 (DMS MAGNIA PRIMA REMMIANA QVAE ET COMITIA P V A XII HSE), 27351 (DMS MAGNIA EVTYCETIS P V A XII HSE). Carton non specifica neanche se fossero reimpiegate. Il monumento funerario nel quale erano esposti gli epitaffi è stata smembrato in epoca tarda per il ripristino della fattoria. I blocchi tagliati e lavorati con cura sono da attribuire a questo monumento. Bibliografia L. Carton 1895 p. 233: Une autre voie partait de Thugga, laissant au sud le columbarium décrit page 191 et un peu plus loin une ruine assez étendue où sont de nombreux pressoirs. Il y a aussi là une assez vaste citerne et auprès d'elle une vasque demi-sphérique qui, à en juger par sa forme, a dû servir de labrum.

rurale, à l'ouest de la nécropole occidentale qui cerne le temple de Caelestis, plusieurs tombes voisines dont les titulaires sont des Gabinii et des Magnii.11 Le surnom Remmianus indique quelque parenté avec les Remmii, titulaires du grand mausolée qui domine Dougga à l'ouest et de deux tombes dans les parages (CIL 8.27163). Les Magnii sont une des grandes familles de Dougga sous la dynastie antonine, jusqu'à Commode 12. 11 Carton 1895, 233-234. 12 Jacques 1984, 544.546.

221

Sito 049 AAT 169 Aïn en Naia

Miliario Contrafforte

Contrafforte

Contrafforte

13.4m Cisterna

16.7m

138mq Canale Contrappeso Ipotesi di volta Serbatoi d'acqua Struttura a volta Volta in opus caementicium 10.4m Cisterna

Area di crollo di volta Area con tessere Incastro frammentario parte destra non rilevata

Possibile smottamento del terreno

0 10 m

Soglia Ortostato smussato Iscrizione libica Trapezio

Posizione L'insediamento sorge su un tell costituito dai resti crollati della fattoria antica. Il tell si trova ai piedi della collina sovrastata dal sito 276, nell'alta valle di oued ez-Zaouïa. Il oued nasce proprio ai piedi del sito 49 e viene alimentato anche della sorgente Aïn en Naia. I campi intorno al tell sono occupati da cerealicoltura. Nell'autunno, dopo l'aratura la terra viene trascinata dalle prime piogge e depositata sull'insediamento. Sopra il sito si trova una fattoria moderna vicino alla pista che sovrasta la valle. Le colline dei siti 47-48 e del sito 276 proteggono il sito 49 relativamente bene dai venti che arrivano da nord-ovest Descrizione L'insediamento sembra composto da quattro corpi Il primo corpo è un serbatoio d'acqua rettangolare (16,7 x 10,4 m), costruito su terreno degradante da ovest verso est. L'interno è rivestito di cocciopesto e suddiviso in almeno tre vasche ad angoli arrotondati. Barbacani sono stati costruiti in diagonale contro ogni angolo esterno. Il serbatoio è pieno del fango che con l'erosione scende dall'alto.

Il secondo corpo consiste in una serie di cisterne che, costruite per formare una basis villae sul ripido pendio nord, avevano verso valle bisogno di tre contrafforti per contrastare la pressione dell'acqua contro. I contrafforti, che si rastremano i n lato, sono costruiti in petit appareil di blocchetti di calcare grigio e di arenaria gialla, con blocchi squadrati agli angoli. Alcuni blocchi squadrati sono bugnati, alcuni blocchi

222 sembrano di reimpiego. Nella planimetria sono rilevati i contorni della base dei contrafforti e la superficie della torre conservata in cima.

Non è chiaro se e come il secondo corpo fosse collegato con il terzo. Il terzo corpo è sostenuto da cisterne. Di una cisterna si vede una lunetta, la volta era costruita su una centina di canne (della vicina sorgente Naia?) e il canale che attraversa l'imposta della volta vicino all'angolo smussato per scaricare l'acqua piovana. I muri laterali della cisterna presentano fessure verticali e sono molto dissestati, forse a causa dello smottamento del terreno. La cisterna ad angoli interni smussati, che sporge fuori del filo del perimetro nord, presenta all'esterno costruito in petit appareil un finestrino per l'areazione. Nell'area a nord emerge la cima di un muro (del recinto verso valle?). Non è dato sapere lo sviluppo delle volte disposte in senso perpendicolare rispetto alle volte finora descritte. Del terzo corpo faceva parte anche il bel torchio, del quale la base di spremitura e l'incastro (largo 2,05 m) sostenuto da due ortostati sono ancora in situ. Il diametro interno del canale circolare di spremitura, 1,60 m, corrisponde in modo approssimativo con il diametro dei cestini con olive. Manca il contrappeso, forse è quello spostato nel oued sottostante, anche se è relativamente piccolo. La lastra, che è molto consumata, è rotta in due, il cerchio del canale non è neanche conservato per intero, è stato rattoppato nel tratto vicino all'incastro con una piccola lastra di calcare. Lo spazio a ovest dell'incastro è sufficiente per un secondo esemplare. In origine qui poteva essere disposto l'incastro che in poca tarda fu spostato nell'annesso sud. L'ambiente ad ovest del torchio ha il pavimento rivestito di mosaico bianco: può essere (1) un ambiente di servizio, come il torchio dell'oleificio sito 329, che sta su un pavimento di mosaico bianco o (2) una vasca, il cui interno era rivestito di mosaico bianco (cfr. sito 175), oppure un ambiente residenziale. L'ipotesi (1) troverebbe una conferma nella presenza di un incastro (frammentario) nel tratto nord dell'ambiente. Una depressione nelle vicinanze è causata dal crollo di una volta. La soglia e due stipiti ex situ depositati in questa zona fanno ipotizzare la presenza di una porta/finestra in questo tratto dell'edificio. L'insediamento è uno dei pochi nella zona indagata che ha lasciato tracce sicure di un certo lusso abitativo: nel campo ad est dell'annesso sud si trovano frammenti di spesse lastre di cipollino e tessere nere.

Il quarto corpo è un annesso di epoca tarda, consiste in soli ortostati accuratamente allineati. Nel muro sud è stata reimpiegata un iscrizione libica incisa su un parallelepipedo molto regolare con listelli agli spigoli.177 Il complesso è pieno del fango che con l'erosione scende dall'alto e non mostra tutte le articolazioni interne. All'estremità sud del muro est si trova un incastro in situ sui suoi supporti. L'incastro è rotto in due in coincidenza dell'incavo cuneiforme, come l'incastro descritto prima, con il quale faceva coppia. L'alto ortostato (W6A110.11) in piedi nell'annesso vicino al torchio con base è in realtà un blocco parallelepipedo con l'abbozzo di un incavo cuneiforme per la leva, non scalpellato. Per un caso simile, che dimostra la rifinitura degli elementi calcarei sul luogo di destinazione vedi l'incastro del sito 47.

177 J.-B. Chabot, Recueil des inscriptions libyques, Paris 1940, p. 7, n° 11; de Vos 1997, p. 204, tav. 20.1

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Vicino all'iscrizione libica si trova una lastra con un canale a segmento di cerchio di calcare bianco. Una lastra simile è depositata sotto il ponte dell'acquedotto. Facevano parte della base di un torchio. Nel mucchio di sassi accumulati vicino al contrafforte nord-ovest dai contadini per sgombrare i campi arabili si trova l'estremità di un miliario inedito, poco leggibile. Frammenti di mola manualis di calcare molto poroso bianco, tipo travertino. Bibliografia Carton 1895, p. 219.

0 1 m Contrafforte sito049

Elementi di torchio 49 in situ 165 69 38 incastro sud 49 102+ 75 20+ 540 incastro 49 205 75 60 540 a) incastro (n.c. 88/101) 49 rimane il dubbio di un 4° incastro frammentario 49 in situ 186+ 200 (3 lastre) 36 540 a) ara (diam. 1,60) 49 145 60 18 lastra di ara 49 ara murata nella vasca sotto acquedotto 49 80 contrappeso fr 49 90 52 52 contrappeso nell'oued

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Sito 050.AAT 169 Posizione Alta valle di oued ez-Zaouïa caratterizzata dalla sorgente Aïn en Naia, captata proprio sotto il ponte. Descrizione Il ponte, l'ultimo di sette, attraversa l'alta valle di oued ez-Zaouïa per collegare i due tratti del canale sotterraneo (specus) che arriva da sud per proseguire in direzione Dougga, verso nord-est. Nonostante è il più vicino alla città il ponte non presenta i blocchi bugnati che nobilitano gli altri sei ponti dispersi nella campagna: esso potrebbe essere il frutto di un ripensamento in corso d'opera, o di un'aggiunta posteriore resa necessaria quando si decise di scavare lo specus in un percorso a trifoglio lungo la collina Fedj al Hjar, allungando l'acquedotto di 1,24 km con la necessità di costruire un ultimo ponte.178 La fessura creatasi nello specus sullo stesso versante della collina a 776 m a ovest dell’inizio della deviazione a trifoglio, sconsigliò i costruttori forse dal continuare su quel pendio. I pozzi d'ispezione costruiti nel precorso a trifoglio lungo la collina del Fedj al Hjar non si distinguono dagli altri in tecnica, materiali e struttura architettonica. Tutto il percorso dei 128 pozzi sembra costruito nello stesso periodo. La muratura della vasca di captazione sito 310 è simile a quella del ponte, per cui si può supporre che la prima e l'ultima struttura dell'acquedotto risalgono allo stesso progetto e alla stessa fase esecutiva. Il canale è sostenuto da dieci archi gettati su centine di legno. La base dei piloni che Le ghiere degli archi sono formate da blocchetti cuneiformi di calcare grigio, la superficie del muro è in blocchetti di arenaria gialla visibili sul lato ovest esposto alle tempeste e ai venti del nord-ovest. La muratura del lato est è rivestita di uno strato di malta che presenta un'accurata stilatura (o impronte orizzontali delle canne dell'incasso?) simile a quella della vasca di captazione all'origine dell'acquedotto (sito 310). I blocchetti cuneiformi del secondo arco da nord sul lato est sono stati asportati. Il fianco del canale sopra il ponte non presenta lo strato di malta. Il canale sopra il ponte è rivestito di cocciopesto fino a 40 cm. Per impermeabilizzare la giuntura tra il fondo e le pareti si sono creati cordoni idraulici di cocciopesto. L'intonaco è coperto dal deposito di calcio dell'acqua (Sinter). La volta del tratto a cielo scoperto è crollato; essa è visibile

Bibliografia

178 CIL 8.26568 fa riferimento a un restauro avvenuto nel 376.

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L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 62.

Sito 051 Posizione Pendio sud del Djebel ech Chouichat 570/580 slm non coltivato perché troppo eroso. Le cime delle colline del djebel sono coperte di macchia dove non affiora il sottofondo gessoso. La parte bassa del pendio, che è più pianeggiante della parte alta, è arata. Descrizione Nel oued che scende dal Djebel ech Chouichat sono accumulati sassi e pietre squadrate grandi, in corrispondenza dei campi arati. Tra queste ci sono una soglia e due incastri buttati nell'oued. Elementi di torchio 190 62 42 incastro 200 88 56 incastro

Sito 052 Posizione Pendio sud-ovest (570 slm) coperto di macchia di una collina senza nome. Descrizione Incastro in mezzo ai campi arati a sud del cimitero di Sidi Messaoud. Il recinto rettangolare (hawitha) della tomba di Sidi Massaoud formato da un muro a secco è relativamente grande; gli stipiti dell'ingresso al recinto sono costituiti da due pietre squadrate antiche; la nicchia con le offerte votive è affiancata da frammenti di colonna. Altre pietre squadrate si trovano sparse tra le tombe. Elementi di torchio 120 69 14+ contrappeso

Sito 053 area fittili

Sito 054 Posizione Parte bassa e pianeggiante del pendio nord della collina di henchir Hrich (565 slm). Campi arati. Descrizione Il sito viene ogni anno arato. Il pavimento di cocciopesto che si trova vicino all'incastro si sgretola ogni anno di più. Le pietre ingombranti sono tolti dai campi e depositati nel oued e lungo la strada asfaltata n°67 tra Teboursouk - Rihane. Intorno al sito sono stati trovati numerose tessere di mosaico nero, anche di modulo piccolo. Probabilmente la fattoria conteneva una pars urbana di un discreto lusso. Se le iscrizioni funerarie depositate in sito 30 appartengono alla fattoria sito 54, com'è probabile, possiamo supporre anche qui una tomba di famiglia eretta vicino alla fattoria. Elementi di torchio 140 62 64 contrappeso 114+ 60 80 contrappeso 150 32+ 50 incastro, sulla collina

226

Sito 055 concentrazione pietre

Sito 056.AAT 172

roccia emergente mensola

soglia cuneo frammentaria

tubuli taglio nella roccia viva

incastro rovesciato pavimento in cocciopesto

incastro frammentario

base di torchio

0 10 m

Posizione L'alto sperone roccioso dell'estremità ovest del Kef el Ghrab (Roccia del Corvo) offre un riparo naturale alla zona sottostante a sud-ovest contro i venti e le tempeste nord-ovest che flagellano frequentemente tutta l'Africa settentrionale. I campi intorno sono arati; il terreno del sito è troppo sassoso per essere sottoposto ad aratura. L'insediamento è piuttosto smantellato, forse a causa del gourbi, che doveva trovarsi nel campo a sud.

Descrizione Lo sperone è stato tagliato per normalizzarlo e per creare due pareti verticali e parte del pavimento da inglobare nella struttura. Parallelo alla parete rocciosa est è un

227 muro con due stipiti in situ. A poca distanza è la soglia ex situ. L'ambiente (15,20 x 5,55 m) era accessibile da est. La parete rocciosa sud-ovest, ad angolo acuto rispetto a quella est è tagliata in modo da lasciare un'anta o lesena ed è preceduta da un muro costruito sulla roccia in senso perpendicolare alla parete est. Il muro fa da parete di fondo dell'ala sud delimitata da un muro a 3,85 m di distanza con gli spigoli di due blocchi bugnati (quello ovest tagliato ad L per rendere più solido l'angolo: cfr. cisterna sito 31) sovrapposti ancora in situ. Il pavimento in cocciopesto dell'ambiente è conservato vicino alla lesena della parete rocciosa. I due ambienti finora descritti formano una pianta ad L appoggiata alla roccia. Frammenti del muro nord in petit appareil sono crollati sul pendio; il muro si accostava ad ovest allo sperone e ad est è delimitato da un blocco bugnato su due lati perpendicolari. Un incastro si trova rovesciato ex situ a sud della struttura ad L. Non è chiaro dove era collocato in origine; doveva stare nell'ala sud, insieme al secondo esemplare, che è dimezzato in coincidenza dell'incavo cuneiforme e che si trova buttato più in basso. La lastra stretta e lunga con canale scavato apparteneva alla base del torchio. Un blocco con incavo rettangolare poco profondo apparteneva anch'esso al torchio. Le strutture ad ovest sono anch'esse appoggiate alla roccia; frammenti tubuli ammucchiati contro la roccia fanno supporre la presenza di una volta. Non è dato sapere quando i blocchi smontati dall'insediamento originale siano stati disposti con una certa regolarità nel tratto est: tarda antichità o recente periodo coloniale. I blocchi disposti a sud intorno alla lastra con canale sembrano appartenere ad un gourbi (abbandonato). Elementi di torchio 185 95 45+ incastro rovesciato (n.c. 78/87) 166 (80x2+6.5) 79 41 incastro dimezzato

Sito 057

0 5 m

Posizione Pendio sud del Kef el Ghrab, 140 m a nord del canale sotterraneo dell'acquedotto, a ca. 12 m sopra la quota del canale. Il terreno corrispondente alla struttura non è arato, i campi intorno sì. La pista, che corre parallela al Kef el Ghrab scendendo verso Dougga, passa a sud del sito.

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Descrizione La cisterna è costruita su un pianterreno a quattro muri in elevato con blocchi bugnati disposti a distanze regolari. Al centro emerge il fondo e i muri ad angoli arrotondati di una vasca rivestita di cocciopesto. Se la cisterna è suddivisa in più camerae delle stesse dimensioni, ci sarebbe spazio per cinque. La cisterne pone tre problemi: 1. come raccoglieva l'acqua? Non è dato sapere come la cisterna era coperta. Mancano frammenti di tubuli, coppi e tegole tra il materiale raccolto in superficie, che frequentemente si trovano sparsi sui siti; 2. a chi apparteneva? Poteva far parte della proprietà della fattoria sito 59 o sito 48, visto che nella prossimità mancano tracce di un insediamento rurale o residenziale. La cisterna è una struttura a sé stante, isolata, non sotterranea; i reperti in superficie riguardano, ceramica a parte, tessere di mosaico e alcune lastre di marmo, forse appartenute al rivestimento di una fontana. Poteva anche esserci un rapporto tra la cisterna e l'acquedotto. Argomenti in favore di tale ipotesi sono: la struttura monumentale della cisterna, che si addice bene all'ipotesi di un rapporto con l'acquedotto; il pilastro a sud dello spigolo sud-est composto da blocchi accuratamente bugnati di sezione maggiore di quella dei blocchi della cisterna poteva servire come collegamento tra i due elementi. Argomenti contrari: sul pilastro manca il deposito di calcio, che normalmente si nota sui castella aquae; il livello del fondo della cisterna è ca. 12 m sopra il livello del canale sotterraneo dell'acquedotto 3. a cosa era destinata l'acqua? La risposta dipende naturalmente dalla risposta al quesito 2. La posizione isolata direbbe all'irrigazione, le tessere di mosaico e le lastre di marmo all'uso fontana; all'uso di piscina limaria dell'acquedotto che spesso in vicinanza della città era provvista di una vasca di decantazione delle impurità, o di una vasca di riserva per deviare l'acqua in caso di riparazioni.

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Sito 058 AAT 182

0 5 m

Posizione Pendio sud-est del Kef el Ghrab585 slm, sotto uno strapiombo. Descrizione Il monumento funerario composto di una sala centrale ad abside con tre nicchie per le ciste funerarie, affiancata da due cisterne a ciascun lato. L'edificio è costruito in petit appareil sul ripido pendio sottostante il sito 57, ha il muro di fondo appoggiato al terrapieno, evidentemente sbancato per creare un terrazzamento artificiale. Il muro di fondo sorge ancora per m. dal terrapieno. L'ingresso è dal lato Nord a filo della facciata delle cisterne, come indica la soglia tuttora in situ. L'edificio, situato in posizione teatrale, è orientato verso Dougga. L. Carton che ha pubblicato una planimetria e un prospetto del monumento nel 1895 (pp. 191-194) non ha visto la soglia, il suo prospetto mostra infatti un livello dell'interro più alto di quello attuale. L'edificio è stato sterrato nel frattempo, attualmente sono visibili la decorazione di stucco e il pavimento a mosaico della sala centrale absidata. La decorazione di stucco bianco è composta da lesene scanalate su base profilata disposte in coincidenza dello spazio tra le nicchie. La zona tra le lesene è articolata da rombi disposti in senso orizzontale. Il mosaico pavimentale sotto la parete è composto di una treccia a calice in bianco e nero, con un filare di tessere rosse in un capo della treccia e un filare di tessere gialle nell'altro capo. La cornice è a merli in tessere bianche e nere. Il tetto delle sale coperte a volta, rivestito di cocciopesto, serviva per la raccolta dell'acqua piovana. Le volte crollate, ancora in parte visibili, dei due ambienti a fianco della sala centrale sono provviste di un lucernaio quadrato per lo scolo dell'acqua. L'iscrizione funeraria era incisa sulla parte frontale delle ciste. Le ciste erano già svuotate con l'asportazione della parte centrale dell'iscrizione. L'unica cista ancora in situ, quella nella nicchia centrale, permette l'identificazione del proprietario (CIL 8.1512). Carton pubblica una seconda cista con iscrizione frammentaria, che si riferisce ad una donna (CIL ?). È da presumere che il proprietario del colombario sia lo stesso dell'edificio del sito soprastante 57.

La combinazione di monumento funerario e cisterna è piuttosto originale. La tipologia di monumenti funerari romani è variatissima per rivalità sociale: ogni famiglia voleva profilarsi in modo diverso per attirare l'attenzione di virtuali clienti.

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Il monumento dista m dallo specus sotterraneo dell'acquedotto, accessibile tramite i pozzi d'ispezione tuttora emergenti dal terreno. Cronologia: Iscrizione di Remmius: seconda metà del II secolo d.C.

Bibliografia Carton 1895 (pp. 191-194) 2 iscr. in situ: DIS[manibus] / C Rem[...] Sal / lusti[..] A LVIII/ HSE; D[..] C O [..]S / PIA V[..] I / H[..]E Maurin 2000 pp. 299-300 C. Remmius Sallustianus (CIL 8.1512). Datazione del testo: 150-250.

Sito 059

0 5 m

Posizione Pendio sud-est del Kef el Ghrab (590 slm), sopra uno strapiombo. Include una costola orientata est-ovest.

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Descrizione Dell'insediamento originale emerge il lato sud della cisterna costruita in petit appareil con blocchi squadrati nell'unico spigolo visibile. I blocchi squadrati sono stati asportati in passato. La cisterna sosteneva la parte est dell'insediamento, quella prospiciente la conca del tempio di Caelestis a ovest di Dougga. Due ortostati del pianterreno dell'insediamento sono tuttora in piedi.

Sito 060 Posizione Parete rocciosa sud del Kef al Ghrab (650 slm). Descrizione Riparo tagliato in modo piuttosto irregolare nella roccia viva del Kef al Ghrab. Sembra troppo irregolare per essere un'opera antica.

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Sito 061

canale scavato nella roccia

0 10 m

Posizione Orlo del pendio roccioso a sud della città di Dougga. L'insediamento si trova sopra una delle cave antiche di pietra calcarea. Descrizione L'insediamento è costruito intorno ad un nucleo antico costituito da un edificio numidico rettangolare in opus quadratum di blocchi tagliati in modo molto preciso, con strani incastri (sottofilare) che sembrano ellenistici. La fodera intorno in opus africanum e la parete verso Dougga di blocchi riutilizzati sono costruite in epoca tarda, forse per trasformare la costruzione in fortino. Cisterna coperta da grandi monoliti che poggiano su monoliti più piccoli.

233

0 1 m Lato nord sito 061

Bibliografia Carton 1895, p. 194, fig. 58 (pianta: 9.00 x 8.00): mausolée

Sito 062 Posizione Pendio est della collina del sito 61. Descrizione La tomba o la fattoria antica è stata smantellata durante i lavori di bonifica e aratura dell'autunno del 1995. Grandi blocchi accuratamente squadrati sono stati disposti senza ordine nel campo arato.

234

Sito 063 AAT 163 henchir ez- Zaouïa

Contrappeso

10.8m

Vasca rivestita di cocciopesto

Colonna sporadica

Nicchia absidale Base di torchio

Estradosso di volta Colonna

Vaschetta

0 10 m

Contrafforte Lato interno

Criptoportico

Abside

C

o

n

t

r

a

f

f

o

r t e

Contrafforte quote?

Contrafforte

Canaletta

Contrafforte

Lacuna

42.8m Contrafforte

Contrafforte

Contrafforte

Posizione Pendio ovest del promontorio sud del massiccio di Kef Dougga (450/500 slm) - Kef el Ghrab - Hajra es-Safra. Versante sinistro di oued ez- Zaouïa, caratterizzata da una sorgente Aïn Zaouïa. Una seconda sorgente captata in un abbeveratoio costruito con soglie antiche, nasce sul versante destro del oued nel punto dove la pista attraverso il torrente. Una fattoria di epoca coloniale si trova sullo stesso versante, di fronte al sito antico. La cerealicoltura del terreno intorno all'oliveto è praticata a maggese. Il sito 63 è uno dei pochi oleifici antichi che si trova in un oliveto attuale. L'oliveto è diviso in due parti: quella in basso contiene olivi antichissimi, quella in alto invece contiene olivi giovani alternati a mandorli. Nell'area del sito sono due marabut. Uno sotto il carrubo di uno dei contrafforti del tratto sud-est e uno, di Sidi bou Attila, vicino al supposto tempio di Esculapio. Descrizione A monte l'insediamento ingloba una sorgente, Aïn Zaouïa, l’acqua della quale veniva captata e immagazzinata in un grande serbatoio e nelle cisterne costruite lungo il pendio ripido di oued ez-Zaouïa occupato dal terrazzamento panoramico della fattoria. L'impianto originario era a L, con un'abside all'angolo interno tra le due aste. La sola calotta dell'abside emerge sul livello di campagna; è conservato anche il tetto piano sopra la calotta, rivestito di cocciopesto. Questo tetto che costituisce il

235 pavimento del piano rialzato si trova alla stessa quota del fondo di una piccola cisterna rivestita di cocciopesto. L'interno della cisterna è rivestito di cocciopesto; la giuntura tra il fondo e le pareti è impermeabilizzato da un cordone di cocciopesto, attraversato nel tratto nord-ovest da uno scolo. Il grande serbatoio, descritto e in parte rilevato da Carton, è rafforzato verso valle da quattro pesanti lesene che devono contrastare la spinta dell'acqua. Carton ha rilevato un muro trasversale interno a 1,50 m di distanza dal lato con lesene. Oggi non rimangono tracce di questo muro (a causa el fico?), che creava una stretta e lunga vasca all'interno del serbatoio. La canaletta che conduceva l'acqua dalla sorgente al pozzo inglobato nell'angolo esterno sud del serbatoio è rivestita di cocciopesto, come l'interno del pozzo stesso. Il fico sta causando l'apertura di fessure nel muro con lesene. Gli 8 contrafforti addossati al lato lungo della cisterna conferiscono un’aria fortificata al complesso. L’oleificio che ha spazio per quattro torchi è situato in una zona appartata vicino al serbatoio. La struttura quasi quadrata (12,48 x 12,12) contiene attualmente elementi di tre torchi, quasi tutti più o meno in situ: tre incastri in serie, due in asse con base di torchio e uno con il corrispondente contrappeso. La lunghezza delle leve si aggirava intorno ai 6-8 metri. Una quinta cella olearia con l'incastro (conservato per intero) in situ è a poca distanza a sud-est, orientata in modo leggermente diverso dell'oleificio a quattro torchi. Altri elementi di torchio si trovano spostati per tutto il sito: un incastro ricavato da un'iscrizione in tabula ansata (Iunoni Lucinae Aug: CIL 8.27357), al di fuori del complesso principale nell'area ad ovest deve risalire ad una sistemazione tardoantica. Meta di macina per il grano o per il primo trattamento delle olive è rovesciata, si vede solo il cilindro. Un blocco a forma di parallelepipedo con incavo rettangolare poco profondo (che stava sopra l'incastro) è ex situ, vicino all'incrocio dei due criptoportici. Colonne (o cilindri che servivano nella macina). Altro contrappeso meno completo all'altezza del contrafforte imbiancato, incastro frammentario e frammento di ara nel mucchio di sassi vicino alla barulla. Nell'oliveto superiore è depositato una piccola base di torchio, di uso domestico. I muri interni sono in petit appareil, i contrafforti sono di cementizio massiccio, gli spigoli esterni sono formati da grandi parallelepipedi di calcare; a distanze regolari ci sono ricorsi di blocchi squadrati che attraversano l'intero spessore del cementizio. Il sistema di criptoportici è molto esteso. Nella cisterna con contrafforti sono tre feritoie nel muro interno e una nel muro esterno, proprio in corrispondenza del contrafforte imbiancato, che deve essere stata aggiunto in un secondo momento. La muratura dei contrafforti e quella del muro perimetrale della cisterna non sono ammorsate e perciò i contrafforti sembrano un ripensamento. Il podio quadrato sovrastato da un cilindro dal diametro di m ad ovest dell'insediamento è da interpretare come il mausoleo di famiglia. Le undici iscrizioni funerarie viste da Carton e da Poinssot riportano dieci nomi diversi, quasi tutti di famiglie delle élites di Dougga: Vibia Fortunata, su un unico supporto Atedia (m)usina e Q. Clodius Privatus, L. Aemilius Cresces, Vitellia Prima Primi filia, Atzicius Ianuarius, M. Iulius Honoratus Rogatianus Catapala Severianus.

L'edificio isolato ad est del complesso principale che contiene un ambiente antico coperto a volta (tipo sostruzione) è stato ripristinato con blocchi antichi in epoca moderna, anche con un piano soprelevato con un tetto a un singolo spiovente di

236 tegole di Marsiglia. Può trattarsi della Zaouïa che ha dato il nome alla sorgente e al oued. Intorno sono accumulati sassi e blocchi squadrati, tra cui anche una soglia, un capitello corinzio, una base ionica (a tre tori) di colonna, una cornice a dentelli, ovoli e mensole sostenute da una foglia di acanto alternata da una foglia di un altro tipo. Carton ha visto in questa area le iscrizioni funerarie sopra menzionate e altre due iscrizioni pubbliche. L'una CIL 8.26559g menziona ludos scaenicos proviene sicuramente da Dougga perché fa parte di una dedica del 264-265, altri frammenti della quale sono stati trovati nella fortezza bizantina di Dougga (CIL 8.26559a-f, h- l),179 l'altra la ricostruzione di un tempio di Aesculapio Augusto. Carton ha identificato l'edificio con il tempio di Esculapio.

Di un altro edificio isolato, ubicato in alto ad est del corpo principale, in margine all'oliveto superiore, emergono i soli ortostati. L'edificio è di impianto quadrato e potrebbe essere una torre di avvistamento.

L'edificio ha subito una trasformazione in epoca tarda, non meglio precisabile, quando alcuni elementi dei torchi sono stati spostati e quando almeno una iscrizione è stata asportata da Dougga per essere riutilizzata nel complesso.

Elementi di torchio 63(102 ?) 120+ 56 34 incastro nel mucchio 63 154 55 40+ incastro con iscr (63/72) 63 in situ 130 80 42+ disFinotti incastro (leva lunga m 6 e 8,15) 63 in situ 190 68 42+ disMellere incastro 63 in situ 82+ 68 51+ cons. a metà a) incastro 63 101 50 50 450/500 contrappeso 63 in situ 163 74 45 a) contrappeso spaccato 63 128 55 ?? contrappeso 63 in situ 222x110 sp. 30 diam solco 170 cons. a metà a) ara 63 160+ 65 19/23 ara rotta in 3 fr. 63 ara, frammento nel mucchio 63 72 x 72 diam int solco 60 ara di calcare bianco 63 parallelepipedo con incavo  Iscrizioni incastro ricavato da iscrizione in tabula ansata (Iunoni Lucinae Aug: CIL 8.27357) Poinssot à Merlin Bull. arch. 1912, p. CCXLVII: Je signalerai, parmi ces textes, une dédicace d'Henchir-ez-Zaoîa2 IVNONI.LVCINAE AVG SACRVM PAGVS ET CIVITAS THVGGENSIS fecervnt et DEDIC L. Carton, Onzième chronique archéologique nord-africaine (année 1912-1913), in Revue Tunisienne 21, 1914, pp. 286-300: p. 286 note 2 : Autres inscriptions: Henchir-es-Zaouia: Iunoni Lucinae. Cette inscription était couverte de lichens quand je l'ai vue, je n'ai pas eu le temps de revenir la nettoyer au cours d'une campagne d'explorations qui m'avait rencontrer 563 textes.

L. Aemilius Cresces CIL 8.27358 (temple d'Esculape)

179 De Vos 1997, p. 204 nota 14.2. 2 Il n'y rien à retenir de la lecture proposée pour le texte par M. Carton (Déc. ép. p. 202 n° 376). L'inscription est la première dédicace à Iuno Lucina que l'on rencontre en Afrique.

237

Atzicius Ianuarius CIL 8.27359 C. Aurelius CIL 8.27360 Atedia (m)usina, Q. Clodius Privatus, CIL 8.27361 (temple d'Esculape) iscr. fr. Felix CIL 8. 27362 (temple d'Esculape) M. Iulius Honoratus Rogatianus Catapala Severianus CIL 8.27363180 Natalis CIL 8.27364 Satria CIL 8.27365 Vibia Fortunata CIL 8.27366 (aux alentours du temple d'Esculape) Vitellia Prima Primi filia CIL 8.27367 (aux alentours du temple d'Esculape) [Aes]culapio Aug sac /elius templum vetus/ [tate conlapsu]m sua pecvnia restituit CIL 8.27356

180 Maurin 2000, p. 201 monumento funerario di C. Iulius Honoratus Catapalianus Aelianus CIL 8. 26600; p. 202, nota 65: figlio di Aelianus

238

Bibliografia Carton 1895 pp. 200-204; L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 45 e fig. 11.

Sito 064 Henchir el Touibia

0 5 m

Posizione a SO della strada tra Dougga nuova e Dougga antica:

Descrizione Dai campi arati emerge la volta di una cisterna costruita in modo simile alla cisterna del sito 1. Iscrizione funeraria riusata come incastro: D·M·S

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IVLIA Q[·FIL QVIRI]NA·P·V· ANN[lacuna ]VO·SIT· Iulia, figlia di Quintus Iulius. Iscrtitta nella tribu Quirina (cfr. sito 66: Q. Iulius Victor 26425). Il blocco sul quale l'iscrizione è incisa è largo 1.00 m; la parte inferiore è stata tagliata per adattarlo all'uso incastro. Non si tratta del solito cippo o altare funerario, ma di un blocco che deve provenire da un monumento funerario di notevoli dimensioni. I Iulii appartengono alle élites di Dougga.181 Elementi di torchio 64 144 76 82 dis Anita contrappeso vicino all'altare 64 175 68 70 rotto in due contrappeso 1886 64 100 52 43 incastro ex mon funerario 64 165 (80x2+5) 82 33 ( a 73 dal marg) parallelepipedo con , nummulitico 64 162 100 20 metà di ara? lastrone senza canale

Sito 065 marabut (hawitha)

Sito 066 .pagus Suttuensis, henchir Chett

0 25 m

Posizione L'insediamento sorge al piede dell'altopiano (cuesta) del djebel Gorra, in coincidenza del punto più profondo della depressione della cuesta. La sorgente Aïn Zeroug ('acqua blu') situata a quota 750 slm vicino a questo punto procura tutto l'anno l'acqua del flusso che scende dall'orlo del rilievo verso l'insediamento che è situato a 635 slm, in mezzo ad una oasi sempreverde, anche d'estate quando la zona circostante soffre di siccità. L'acqua della sorgente è stata canalizzata nel 1998, per

181 François Jacques, Le privilège de liberté: politique impériale et autonomie municipale dans les cités de l'Occident romain (161-244), Roma: École française de Rome, 1984, p. 539: Deux gentilices dominent. Les Gabinii sont 19, appartenant très certainement à la même gens. Il n'en va de même des Iulii: seulement une partie descend éventuellement d'une famille indigène ayant dominé la civitas sous Auguste et au début du 1er siècle (108). La présence fréquente de femmes, mentionnées avec leur père, leur mari, ou agissant à titre personnel, permet d'associer des familles contemporaines. 108 Au 1er s. des Iulii se rattachent à une famille pérégrine de la cité (CIL 8.26517) alors que L. Iulius, Cornelia, Crassus est un Carthaginois chevalier (CIL 8.26475); il n'est pas possible savoir s'il y a continuité entre les Iulii locaux du Ier s. et ceux au IIe s., qui pourraient d'ailleurs appartenir à des familles différentes.

240 cui la striscia verde tra Aïn Zeroug e henchir Chett non esiste più. Anche nel mese d'agosto l'altopiano offre pascolo verde, tuttora usato nel ciclo della transumanza. Alcune parti vengono usate per la coltivazione di ceci e di cereali. La pietra calcarea triassica del djebel Gorra (tra cui il tipo nummulitico) è usata come materiale di costruzione. Vegetazione attuale: olivi, fichi, pioppi, carrubi,182 melograni, cereali e, lungo il oued, arbusti spinosi.

Descrizione Vedi Cap.3.4.1.

Sito 149 Dolmen' Vedi cap.3.4.1

182 Peregrine Horden, Nicholas Purcell, The corrupting sea: a study of Mediterranean history. Repr., Oxford, Malden, Mass.: Blackwell, 2001, p. 210 sull'importanza dei fichi e carrubi nell'antichità.

241

0 2.5 m

0 2.5 m

242

0 2.5 m

0 2.5 m

243

Sito 476 Oleificio

0 10 m

L'oleificio è costruito sul pendio, con il muro di fondo della cella olearia disposto in alto. Questo muro in blocchi a forma di parallelepipedo e in petit appareil ingloba due incastri per la leva del torchio oleario ancora in situ. Lo spazio delle basi per la spremitura è coperto di terra (forse era collocata qui la base in arenaria rossa riutilizzata come soglia di una delle porte dell'abitazione moderna). Il muro che sorge dal pendio a m 2.70 dal muro di fondo e parallelo rispetto ad esso, è rivestito di intonaco di cocciopesto sul lato rivolto a sud e limitava le due vasche collocate in corrispondenza degli incastri destinate a contenere l'olio spremuto. Due contrappesi frammentari che si trovano più in basso, ma non negli assi degli incavi cuneiformi degli incastri, potrebbero appartenere a questo oleificio. Il terzo incastro divelto dalla posizione originale, doveva stare ad est dell'incastro est. Purtroppo il muro non è conservato in superficie: ci vorrebbe un'indagine geofisica per stabilire il suo andamento.

244

Sito 067

0 5 m

Posizione Orlo dello strapiombo sud del tratto ovest del djebel Gorra (750 slm). L'edificio è situato a m dalla sorgente Aïn Zeroug; il terreno è molto sassoso, in alcuni unti la roccia emerge. Nonostante il sottofondo accidentato e sassoso il terreno è coltivato a ceci. La distanza tra le singole piante è relativamente grande. Tra l'abbeveratoio (sito 136) e la sorgente si trova una casa moderna, con alberi, abitata solo d'estate e usata per la transumanza. La vetta del djebel Gorra (960 m) ripara il sito dai venti nord- ovest. Descrizione Tre dei quattro cantoni dell'edificio quasi quadrato (11,90 x 10,58 m) sono conservati, come si verifica non di rado nelle strutture antiche in opus africanum riscontrate nella zona indagata. Agli angoli sud e est e al centro del muro nord-est si notano due blocchi sovrapposti, accuratamente bugnati. Si notano ancora gli ortostati del muro nord-ovest e un piccolo brano di petit appareil conservato anche nel tratto sud del muro est. Al centro dello spazio interno è un ortostato in situ che forse faceva parte di una suddivisione nel tratto ovest, intuibile dai tre ortostati crollati. Interpretazione Nella carta reale l'insediamento è indicato come fattoria, perché si doveva fare una scelta. Questa interpretazione trova conferma nella presenza di una casa moderna nelle vicinanze (vedi Posizione). Non si esclude, però, che si trattasse di una torre di avvistamento.

245

Sito 068

Posizione Promontorio con pendii ripidi sui lati ovest, nord ed est. L'accesso è tramite la stretta dorsale orientato nord-ovest/sud-est. La cima sud della collina è stata sfruttata (sembra in epoca recente) come cava di calcare bianco. Il tratto sud è coperto di macchia (origano), ai piedi della collina passa oued Aïn Wassel. Un oliveto moderno si stende nella collina a nord, sui due versanti del oued. Una fattoria moderna è costruita ad est del sito, in sostituzione della casa araba che insiste sull'antica fattoria. La casa araba è usata ora come stalla. Descrizione La fattoria si presenta come un edificio robusto, quasi quadrato (22,10 x 20 m) con grandi blocchi accuratamente bugnati ancora in piedi agli angoli. L'ingresso al centro del lato est è marcato da una soglia monumentale (larga ca. 195 m), che sta più o meno nell'asse della soglia (larga 159 m) del muro che dimezza lo spazio interno. Le due soglie prevedono porte a due battenti. Un contrappeso è riutilizzato come pietra d'angolo di una casa a muri a secco. Elemento di torchio 153 85 55 contrappeso riuso in gourbi

Sito 069 Posizione Pendio sud-est della collina di Dougga. Zona coperta da oliveti. Descirizione Lungo la pista che scende da Dougga a Dougga Nouvelle si trova una casa colonica moderna costruita di pietre e blocchi squadrati antichi. Gli stipiti consistono in parallelepipedi con incavo rettangolare provenienti dal muro in cui era inserito l'incastro della leva. Lo stipite destro è protetto dal segno apotropaico di un fallo. Elementi di torchio 69.2 89 50 30.5+ contrappeso

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Sito 070 AAT 202 Henchir ben Ismail

Posizione Pendio sud-est della collina di Dougga. Fattoria francese e serbatoio d'acqua circolare ad est della strada che conduce da Dougga Nouvelle a Dougga Ruines. I campi nei dintorni della fattoria sono arati, ma si trovano circondati da tutti i lati da oliveti di ottima fama. Descrizione Rimane poco dell'insediamento antico: un muro composto da blocchi di pietra molto eterogenei. Uno dei blocchi che fornisce un indizio sulla funzione dell'insediamento che doveva trovarsi in questo luogo è un incastro messo in verticale. La fattoria era fornita di almeno un torchio oleario. La necropoli di famiglia conteneva un altare sovrastato da un piramidion con l'iscrizione: Labennius Felico Adiutoris f p v annos mens III hse, e un altro altare (ora nei magazzini di Dougga) relativo a Numisia Marcellina. Bibliografia L. Ladjimi-Sebaï, L'amour en Afrique romain; à propos d'une inscription métrique des environs de Dougga. Tunisie, in Ant.Afric. 26, 1990, pp. 212-216. N. Ferchiou, Le monument funéraire de Numisia Marcellina: problèmes de typologie, in AntAfr 26, 1990, pp. 217-221. Elementi di torchio 144 68 80 contrappeso riusato in verticale

Sito 071 Posizione Pendio sud del Djebel Gorra. Campi arati. Descrizione Due piccoli campi in mezzo ai terreni arati, sui quali sono stati depositati pesanti blocchi squadrati di calcare bianco. Nel campo superiore si trova un blocco nel quale è stato scavato un canale. Non è chiara la funzione di questo elemento. Mancano elementi di torchio.

Sito 072 AAT 203; Henchir bel Kassem Posizione

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Pendio sud di Kef Dougga. L'insediamento antico è in parte occupato da un capannone moderno. L'insediamento si trova in mezzo agli oliveti a nord-est di Dougga Nouvelle. Descrizione Cisterna suddivisa in due camerae, emergente dal piano di campagna.

Sito 073 Posizione Pendio est di Kef Dougga. Campi arati. Descrizione Un buco nella terra sotto il cavo della corrente elettrica fa intravedere una cisterna presente nel sottofondo dei campi arati.

Sito 074 Posizione Pendio est di kef Dougga, versante destro (sud) di oued Djafer. Descrizione L'insediamento si trova vicino al oued che scende dalla collina di Dougga. Una cisterna a due camerae rimane della fattoria con torchio, del quale rimane un contrappeso inglobato nel muro a secco costruito recentemente per delimitare il campo arato intorno alla cisterna. Elementi di torchio 80 48 41 contrappeso riusato in recinto moderno

Sito 075 fattoria, cisterna, contrappeso

Sito 076 selce preistorica

Sito 077. AAT 208 Cooperativa Khalled, ex Ferme Henchir Zellal Posizione Fondovalle, 500 m ad est di oued Khalled. Descrizione La fattoria costruita in epoca francese ingloba un muro in petit appareil e grandi blocchi squadrati in un ambiente ora utilizzato come pollaio. Due altari funerari sono usati come pietre angolari della fattoria moderna. Nella corte verso oued Khalled sono depositate una grande vasca o sarcofago, una colonna, un capitello corinzio.

Sito 078. AAT 211 Sidi Bou Dhirwaya Posizione Fondovalle di oued Khalled. Alto tell non coltivato ai cui piedi passano oued an Nimra a nord e, più lontano ad est, oued Khalled. Il tell, che comprende il marabut di Sidi Bou Dhirwaya e un cimitero musulmano è recintato con una siepe di fichi d'India sui lati est, sud e ovest. Descrizione Il solido muro perimetrale di contenimento del terrazzamento costruito in petit appareil contro il ripido versante verso oued an Nimra è ben conservato, anche se è ceduto per 20 cm in avanti.. Forse nasconde vani coperti da volta usati come cisterne. Sulla piattaforma si regge ancora uno spigolo (alto 3 m ca.) di sei filari di blocchi

248 bugnati. Lo spigolo fa parte di un edificio quasi quadrato ( 16,6 x 17,5 m), del quale ancora altri spigoli sono conservati. La bugna del blocco isolato nell'angolo sud-est della piattaforma sporge per 65 cm. Sembra formare il limite sud dell'impianto. La depressione in questa zona è probabilmente causata dal crollo di una volta. Gli elementi di torchi sono sufficienti per almeno due unità. Le tegole intere raccolte sotto la siepe di fichi d'India ai piedi della tratto nord-est del tell appartenevano probabilmente al tipo di tombe descritte da Carton 1895, pp. 44- 45 e datate all'età vandala e bizantina.

1 incastro, 2 contrappesi, parallelepipedo con stretto incavo rettangolare. Il tutto sembra costruito sulle volte di cisterne, in parte crollate e perciò individuabili a almeno tre lati. Raccolto tegole intere sotto la siepe di fichi d'India, Elementi di torchio 78 100 60 55 contrappeso 78interrato 57 38 contrappeso riusato in verticale 78 137 56 25 incastro 78 83+ (rotto) 59 40 parallelepipedo con incavo  Bibliografia Carton 1895, pp. 42-45.

Sito 079 area fittili

Sito 080 area fittili

Sito 081 area fittili

Sito 082 Posizione (vedi sito 107) Descrizione Oleificio: Tre contrappesi romani, solidamente inficiati nella terra intorno alla moschea testimoniano della presenza di olivicoltura nel periodo romano. Le misure dei contrappesi sono tra quelle medie alle quali appartiene più della metà del totale. Il terzo contrappeso è frammentario ed era in origine sicuramente più grande. Gli esemplari completi che hanno misure poco divergenti e cha ambedue sono ricavati da pietra calcarea nera, con qualche venatura finissima, tipica del djebel Cheïdi, possono provenire da un oleificio a due torchi abbinati del quale emerge ancora un blocco, orientato come il vicino contrappeso. 127 x 72 x 62 calcare nero 124 x 84 x 57+ calcare nero 81+ x 78 x 33+ calcare bianco Il calcare nero è anche usata nelle costruzioni di epoca romana. Gli stipiti della porta d'ingresso alla casa del custode della moschea sono costruiti di blocchi antichi, tra le quali due iscrizioni funerarie murate alla base.183 Le due iscrizioni sono scolpite in una lastra di calcare su uno specchio abbassato che in alto è delimitato da un segmento di cerchio. Le due lastre sono simili in conformazione e stile, potrebbero

183 DMS CECIL- DATIV V A IX e DMS IVSI IITVS

249 appartenere allo stesso contesto. Un capitello corinzio depositato nella stessa casa testimonia del decoro dell'insediamento antico. Carton ha visto altre cinque iscrizioni (ora scomparse), una delle quali relativa a Cornelia, f(ilia) Tabuli, diffuso nome indigeno.

Sito 083 area fittili

Sito 084 strutture rasate

Sito 085 Posizione Versante sud di oued Bou Zitouna (anticamente Mimoun). Descrizione Muro a segmento di cerchio costruito contro la riva del oued. Forse fa parte dell'insediamento sito 86.

Sito 086 Posizione Fondovalle (340 slm), versante destro del oued Khalled: collina delimitata a nord da oued Bou Zitouna (anticamente Mimoun) e ad est da oued Khalled. L'insediamento sito 86 comprende uno dei pochi edifici antichi che si trova in un oliveto attuale (cfr. i siti 63, 476 e 478). Un marabut si trova in mezzo al sito. Descrizione Il grande insediamento (124,11 x 79,74 m) comprende più cisterne, delimitate da ortostati che formavano la struttura dei muri in opus africanum. Gli ortostati nord sono scomparsi causa aratura. In una cisterna nel tratto sud-ovest si trova la seguente iscrizione di un membro femminile di una famiglia che era importante a Dougga nel I secolo d.C.184 DMS LICINIA M FIL ATTICA PVA LII HSE QVOD TIBI NON OLIM MATER VENERANDA SEPVLCRVM VS ARTIFICIS CAUSA FUERE MORA (I?)

Sito 087 Cooperativa Sidi Cheïdi Posizione Valle Khalled, versante destro (est) pianeggiante di oued Khalled, Descrizione La fattoria francese, trasformata in Cooperativa agricola costruita sul tracciato dell'antica strada Carthago-Theveste, non contiene resti visibili incorporati nella

184 I Licinii e i loro liberti sono attivi come mecenati di opere pubbliche a Thugga sotto Claudio, M. Licinius Rufus finanzia il macellum (AE 1922, 109 = ILAfr., 559), due liberti M. Licinius Tyrannus e Licinia Prisca costruiscono la cella di Cerere (CIL VIII 26464), un tempio di Fortuna, Venere e Concordia (CIL VIII 26603 + BCTH n.s. V, 1969, p. 218), il primo restaura anche il tempio di Tiberio alla costruzione della quale aveva partecipato Viria Rustica, la nonna del suo patrono CIL VIII 26518 + ILAfr., 519

250 struttura. Lungo il viale d'accesso, affiancato da cipressi, sono depositati un blocco cuneiforme e due blocchi di un miliario dell'imperatore Filippo con l'indicazione della distanza da Carthago: 80 miglia. iscrizione del cippo miliario: NOBILISSIMVS NOBILIS TSAR AVC PRINCE CAES PRINCEPS IVVENTUTIS ET M IVVENTVTIS ET OCTACILIA [MARC]IA OTACILIA SE[VE]RA AVC MA RA AVG M TT AESARIS ATER CAESARIS A CASTRORV ET CASTRORVM M ATVS ET SENATVS PAT IA PATRIAE LXXX LXX

Sito 088 concentrazione pietre

Sito 089 casa colonica

Sito 090 area fittili

Sito 091 cisterna

Sito 092 area fittili

Sito 093 Ferme Kef Lahmar Posizione Valle Khalled, versante destro (ovest) pianeggiante. Descrizione Fattoria francese circondata da eucalipti, senza resti visibili inglobati nella struttura moderna. Nella corte antistante la fattoria sono depositati alcuni elementi di torchio e uno stipite. 344.5 e 443.2 base di torchio piuttosto alto con cunei scolpiti negli spigoli e contrappeso. 93 142 65 71 contrappeso 93 90 86 33 ara con cunei a 2 spigoli, diam.int. 70

Sito 094 area fittili

Sito 095 Posizione Versante sinistro (ovest) di oued Khalled (350 slm). Descrizione Due volte emergenti di cisterna, muro in opus africanum. Le cisterne sono separate da un muro che si eleva fino all'altezza del cervello della volta.

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Sito 096 area fittili

Sito 097 area fittili

Sito 098 AAT 210; Henchir Kradem Posizione Versante sinistro pianeggiante di oued Khalled. Descrizione Fattoria di cemento armato costruita negli anni Ottanta sui resti di un insediamento antico (49,20 x 42,50 m), provvisto di un oleificio e di un acquedotto privato che captava l'acqua dalla sorgente di Agbia. Non è chiaro il rapporto tra l'acquedotto e la cisterna a tre camerae che si trova a 19 m a sud del percorso. Una vasca più piccola si trova a 15,52 m a nord del percorso. La vasca ingloba anfore orizzontali fissate nello spessore dei muri. Tra le varie costruzioni della fattoria che è in continua espansione emergono elementi di torchio, un altare funerario con l'iscrizione rivolta verso il basso e muri antichi, uno dei quali conserva le impronte di lunette di volte a crociera. Elementi di torchio 98 ? 93 72 contrappeso 98 base

Sito 099 Descrizione Tracce del muro dell'acquedotto dell'insediamento sito 98.

Sito 100 Elemento di torchio 86 49 34 incastro

Sito 101 area fittili

Sito 102 canale di un acquedotto ex situ, in margine al campo aratao.

Sito 103 acquedotto

Sito 104-107 Sidi ech-Cheïdi Posizione Il marabut di Sidi ech-Cheïdi185 che sorge a 410 slm su un sito antico, lungo una gola (a nord di un canyon) nel djebel, ha dato il nome al dorso montagnoso, che nell'Antichità separava il territorio cartaginese dal regno numida (fossa regia). Descrizione La moschea sorge su cisterne romane che immagazzinavano l'acqua raccolta nel catino naturale nel djebel scavato nella roccia viva dall'oued Lahmar186 e trasportata l'acqua dalla cima da oued Aïn ad-Damous187 (cisterna), che costituisce il corso superiore di oued Lahmar. Oued Aïn ad Damous nasce vicino al marabut di Sidi

185 Cheïdi = martire per la fede. 186 Lahmar = rosso. 187 Damous = cisterna.

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Kassem, 650slm, a 2,2 km di distanza; deve il suo nome alla sorgente che scaturisce a monte del catino e non lontano da esso. Il dislivello di 240 m è superato in 2,2 km. Attualmente il oued porta acqua solo d'inverno. Sulla vetta della collina lungo la riva sud di oued Lahmar sorge il marabut di Sidi Asker188 (464 slm), anch'esso costruito su una cisterna romana (sito 367). Il oued è stato 'imbrigliato' da piccoli centri di culto collocati su punti critici del paesaggio. Citiamo ancora i marabut di Sidi Hjila189 (518 slm), sulla vetta della collina vicino a Sidi Cheïdi e di Sidi Massoud, al centro del grande cimitero subito a nord di Sidi Cheïdi. In occasione della festa annuale di Sidi Cheïdi, il 30 agosto, la famiglia marabutica, ora dispera per tutta la Tunisia, si riunisce per commemorare gli atti eroici dell'antenato, morto in una battaglia condotta all'inizio dell'Ottocento. La microregio della moschea di Sidi Cheïdi è un esempio di geografia religiosa e di coincidenza di siti antichi sovrastati da marabut.190 La coincidenza è sicuramente determinata dalla presenza dell'acqua, dalla posizione elevata (salutare soprattutto d'estate) e dalle potenzialità agricole.

Accanto alla moschea si trova tuttora il muro di una cisterna. Una delle quattro colonne sulle quali la cupola della moschea posa è in realtà un miliario capovolto, asportato dal luogo di collocazione originaria, cioè lungo la grande strada romana che collegava Cartagine a Tebessa. Questa strada passa nella valle del Khalled, ad una distanza di 2,5 km dalla moschea, a quota 340 slm. Il miliario (alto m 1,60) è uno dei pochi esempi di riutilizzo di un blocco di pietra di grosso peso portato in alto (in questo caso il dislivello è di 80 m). Il miliario, posto al LXXIIX (78°) miglio da Cartagine, e ricorda un restauro effettuato dall'imperatore Gordiano III (238-244 d.C.). IMP CAES MANTONIVS GORDIANVS

N NEPOS DIV ANTON GORDI N SORORIS PIVS FELIX FORTISSIMVS

Carton pubblica una foto dell'edificio che documenta lo stato di conservazione poco prima del 1895. Lungo la pista di accesso alla moschea erano disposti i blocchi il canale che componevano l'acquedotto romano, ripristinati per i servizi della moschea. Nel 1994 si è documentato un simile blocco nella pianura della valle del Khalled (sito 103), a un km della moschea di Sidi Cheïdi, ma non si è potuto accertare se il blocco facesse parte di un acquedotto nella valle o se il blocco provenisse dal sito 107. Non sappiamo se l'acquedotto che nasceva dal catino

188 Asker = soldato. 189 Hjila = diminutivo di Hadja = pernice. 190 Per i marabut costruiti su siti antichi, vedi E. Dermenghem, Le culte des saints dans l'Islam maghrébien, Paris, Gallimard 1954 (2ème éd.); L. Valensi, Fellahs tunisiens. L'économie rurale et la vie des campagnes aux 18e et 19e siècles, Paris, La Haye, Mouton 1977, p. 253; Horden, Purcell, pp. 404-406, 408-411.

253 servisse solo l'insediamento rurale disposto intorno all'attuale moschea, o anche altri utenti in pianura. Nel 1995 il blocco era già scomparso. Nella foto del 1895 il minareto e il portico a due arcate sono ancora intatti. La moschea è stata ristrutturata e ora rimane la sola colonnina di calcare bianco che reggeva i due archi. A metà strada tra la moschea e il catino si trova un pavimento di cocciopesto parzialmente crollato nel canyon.

La tenuta sacra e inalienabile (habous) della moschea è piantata con splendidi oliveti, che si stendono sul pendio nord-ovest del djebel fino al ponte (sito 378) sulla strada romana Carthago-Theveste. Indagini d'archivio devono stabilire i limiti dell'habous, ceduto dal bey nel 1768. Le potenzialità del luogo sono ovvie dall'estensione e dalla qualità degli oliveti attuali, nonché dai robusti contrappesi antichi. Bibliografia Carton 1897, pp. 43-44, fig. 9 Carton 1895, pp. 28-31, tav. 1. Charles Monchicourt, La région du Haut Tell en Tunisie (Le Kef, Téboursouk, Mactar, Thala), Essai de monographie Géographique, Armand Colin, Paris 1913, p. 325: Bey s'est dépouillé du habous de Sidi-Abdallah-Ech-Cheid (Henchir-Khalled) mentionné dans un titre de 1768. Sito 108 fattoria Sito 109 fattoria costruita su roccia emergente, con incastro in situ Posizione Uno scoglio di kef Kabria offre un riparo naturale alla fattoria contro il maestrale. Descrizione Oleificio con incastro e roccia tagliata per l'inserimento della base del torchio e il contrappeso. Le numerose tessere di mosaico bianco e tubuli raccolti in superficie forniscono informazione sulla copertura a volta dello stabilimento e sul pavimento mosaicato della cella olearia o della sola vasca di decantazione dell'olio.

Sito 110 Posizione Pendio nord-Kef el Ghrab (630 slm). Descrizione Cisterna orientata perfettamente e costruita in petit appareil addossata con il lato lungo contro la parete rocciosa raddrizzata. L'estradosso della volta costruita con blocchetti cuneiformi, che copriva la camera della cisterna, emerge in superficie ed è intatta, a parte un piccolo crollo nel tratto est.

Sito 111 Posizione Centro del pendio nord di Kef el Ghrab (630 slm). Descrizione Altare funerario di pietra calcarea coperto da piramidion, depositato in margine al campo arato.

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Sito 112 Posizione Pendio nord-est di Kef el Ghrab (610 slm) Descrizione La struttura si sviluppa su due piani: l'edificio al pianterreno quasi quadrato (10,30 x 9,26 m) suddiviso in quattro ambienti doveva svilupparsi per ancora 3,23 m verso il ripido pendio nord, sopra le cisterne costruite al piano inferiore sulla roccia viva come terrazzamento artificiale. Gli ortostati della struttura al pianterreno sono regolari, la cima dei muri intermedi in petit appareil emergono in più tratti tra gli ortostati.

Sito 113 Posizione Pendio nord-est di Kef el Ghrab (610 slm). Descrizione Recinto (20,72 x 12,37 m) orientato perfettamente: il muro nord, a valle, in petit appareil è il più robusto e meglio conservato. Gli altri muri sono ridotti a filari di qualche ortostato. Nel tratto nord del muro ovest è depositato un blocco a forma di parallelepipedo con incavo rettangolare, poco profondo, normalmente abbinato ad un incastro per la leva del torchio oleario. Due altari funerari si trovano rovesciati nel recinto.

Sito 114 Posizione Pendio nord-est di Kef Dougga, con tratti di rocce affioranti alternati a tratti di terreno agricolo (460/470 slm). Descrizione Fattoria con ambienti costruiti 'a pettine' su terrazzamenti tagliati nella roccia per una lunghezza di 124,70 m. Le strutture addossate alla roccia (cisterne?) sul livello inferiore nell'oliveto sono ben conservate. Le strutture innestate nella roccia su livello superiore sono disturbate dalla frequentazione attuale. La sottostante sorgente è captata in un'antica vasca tipo sarcofago e in lastre antiche.

Sito 115 Posizione Pendio nord-est di Dougga, terrazzamento parzialmente occupato da una stalla moderna. Descrizione Muro fondato e costruito direttamente sulla roccia in opera incerta. Il muro diametrale ovest è doppio. Dai resti non è possibile evincere la funzione della struttura. Il tetto di travi di legno della stalla moderna, collocata tra siti 115 e 114 (distanti 113 m), è sostenuto da colonne e basi antiche.

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Sito 116 cisterna

Sito 117 fattoria con cisterna

Sito 118 tomba ex situ

Sito 119 Descrizione altare funerario a piramide DMS MAENIA PF MARCELLINA PVA LI HSE Bibliografia CIL 8.27013 rep. Circ. 200 metr. a templo Saturni Mania P f Marcellina Pva Li hse Descripsit L. Poinssot

Sito 120 tomba preromana (tumulo)

Sito 121 fattoria

Sito 122 fattoria con incastro e 2 vasche murate Posizione Piede del pendio nord di Djebel Kern al Kebsh (530 slm). Descrizione Oleificio (28,24 x 21,63 m) con due torchi: sono conservate le due vasche dagli angoli interni arrotondati e rivestite di intonaco di cocciopesto. Un solo incastro è in situ. Gli altri elementi sono scomparsi. 122 172 72 27+ incastro (n.c. 70/85)

Sito 123 fattoria distrutta, contrappeso

Sito 124 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 125 Posizione Pendio coperto di campi arati. I pozzi sono esposti all'erosione antropica: l'aratura meccanica danneggia i monumenti in continuazione. Descrizione Pozzi d'ispezione dello specus dell'acquedotto sotterraneo di Dougga. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 62: L'aqueduc devient de nouveau souterrain, affleure le sol en un point de son parcours et arrive auprès du temple d'El-Bouïa, où il décrit une courbe tellement prononcée qu'il semple revenir sur lui-même. D'autre part, deux ou trois regards placés en

256 dehors de son trajet semblent indiquer l'existence d'un embranchement dont l'axe serait dans le prolongement de la conduite avant son changement de direction. Je signale ici seulement de fait, sur lequel je reviendrai plus loin.

Sito 126 fattoria con cisterne, inglobata in fattoria moderna Henchir al Gattoussia Posizione Pendio est di Djebel Gattoussia interamente arato (601 slm). Descrizione Cisterne antiche scavate nella corte di una fattoria moderna di cemento armato circondata da eucalipti. Elementi edilizi sporadici: una soglia e un pilastrino di vasca da fontana.

Sito 127, AAT 177; Aïn Hadj Hamed Aïn el Bahia (510 slm) Posizione Pendio sud del Koudiat Djebhat es Sid Descrizione L'insediamento è tagliato in due dalla strada moderna asfaltata di collegamento tra Teboursouk e Dougga antica. Nella parte alta dell'insediamento si trovano i resti di un torchio, dei muri e ortostati piuttosto disturbati dalla presenza di un gourbi (ora abbandonato). Alcuni muri sono stati tagliati anche dalla strada. In concomitanza con la geomorfologia ci sono le cisterne, disposte sul dislivello sud, a valle della strada asfaltata, sostenute da possenti barbacani in cementizio con risega di fondazione. In superficie si sono raccolti molti tubuli, che probabilmente appartenevano alle volte che coprivano le cisterne. Un elemento di canale ricavato da un blocco di pietra calcarea bianca presente fino al 1994 vicino alla sorgente Aïn el Bahia situata a 126 m a nord-ovest conferma l'affermazione di Carton della canalizzazione dell'acqua di questa sorgente in funzione dell'insediamento sito 127. Tra i barbacani del lato sud- est si è installato un gourbi (ora abbandonato). Nell'oliveto sottostante le cisterne si trova un contrappeso frammentario tra alcuni ortostati allineati. Elementi di torchio 127 102 67 58 contrapp. nummulitico, riuso stipite o viceversa 127 141 Ø est. 122, Ø int. 109 ara riusata in verticale 127 76+ 48 59 contrappeso riuso gourbi, oliveto sotto Bibliografia L. Carton, Découvertes épigraphiques et archéologiques faites en Tunisie, Paris 1895, p. 154: Aïn Hadj Hamed, est le nom de l'une entre elles [plusieurs ruines de castella avec citernes]. Il y avait un aqueduc formé de conduites en pierres, aboutissant à un système de citernes en blocage, que dominent des restes d'habitations. (= Carton 1897, p. 51)

Sito 128 muro (recinto) Aïn Hadj Hamed o (sulla carta al 50.000) Aïn el Bahia Posizione Pendio sud del Koudiat Djebhat es Sid (450 slm) Descrizione Muro di contenimento o di terrazzamento? Dista 146 m dalla cisterna del sito 27, probabilmente faceva parte dello stesso insediamento.

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Sito 129 incastro (fattoria) Posizione Ciglio dell'altopiano del Djebel Gorra (840 slm) Descrizione Dietro uno scoglio di roccia affiorante del djebel si trova un incastro isolato, davanti ad un campo arato che si stende tra lo scoglio del ciglio e una costola rocciosa verso la cima del djebel. L'incastro sembra cavato dallo scoglio, che presenta tracce di un taglio verticale. Ci vorrà uno scavo per stabilire se il torchio si trovava qui, o se l'incastro dopo il taglio non è stato trasportato al luogo di destinazione. Elementi di torchio 129 188 76 40 incastro (n.c. 80/97)

Sito 130 torre

Sito 131 AAT 5, fattoria con sorgente, 3 torchi Posizione A poca distanza a nord-est della sorgente (Aïn el Fedj) lungo il sentiero che sale sul Gorra, seguendo una depressione nell'altopiano, e che conduce al passo tra la valle dell'Arkou e la valle del Medjerda. Descrizione Fattoria quasi quadrata (31 x 29,96 m), suddivisa in quattro quadrati minori. La lettura dell'ulteriore suddivisione interna in ambienti stretti e lunghi è ostacolata dallo spostamento di ortostati dai costruttori del gourbi, che troneggia nel bel mezzo del monumento. La concentrazione di elementi di torchio nel tratto nord dell'edificio fa supporre l'ubicazione della cella olearia in quest'area. Gli elementi sono sufficienti per tre unità. A sud della sorgente Aïn el Fedj e oltre oued az Zouza, che nasce dalla sorgente è un altro edificio, sicuramente un annesso della fattoria grande. A poca distanza si trova una meta di una macina di grano. Elementi di torchio 131 130 68 77 contrappeso pendio S 131 140 70 80 contrappeso angolo N gourbi 131 272 65 55 contrappeso speciale 131 170 65 35 incastro angolo N (n.c. 99/58) 131 175 82 39 incastro lato N 131 140 80 40 incastro

Sito 132 recinto Posizione Depressione al centro del lato sud della cuesta dell'altopiano del Gorra. Descrizione Muro in petit appareil che attraversa la valle nell'asse lungo dell'altopiano. La funzione del muro non è chiaro: esso indica sicuramente una divisione territoriale, ma non è dato sapere se sia una maceria dell'insediamento sito 131, o se divide i territori di Djebba e Teboursouk in funzione della transumanza o dei pascoli pubblici, o se indica il limite della tenuta imperiale di Aïn Wassel.

258

Sito 133 tomba megalitica (dolmen)

Sito 134 tomba rupestre (hanut)

Sito 135 fattoria

Sito 136 Posizione Orlo della parete rocciosa (raddrizzata artificialmente?) dello strapiombo sud del tratto ovest del djebel Gorra. Descrizione Scolo tagliato nella roccia, che conduce l'acqua della sorgente Aïn Zeroug situata a quota leggermente più alta. Bibliografia Cfr. R. Thomas, A. Wilson, Water supply for roman farms in Latium and South Etruria, PBSR 49, 1994, pp. 139-196

Sito 137 fortezza Posizione Tratto roccioso ovest dell'altopiano di Djebel Gorra (840 slm), ad est di un oued che scende dalle vicine vette situate a nord ovest (q 880 slm) e a nord-est (q 864 slm). Descrizione Recinto quadrato (29,77 x 30,00/30,87) costituito da spessi muri, con grandi blocchi eterogenei a forma di parallelepipedo agli spigoli. Di un'altra struttura rasata al suolo, con muri a cortina di conci regolari che si trova a nord del recinto, rimane ormai solo un angolo. Una soglia è stata riutilizzata in posizione verticale nel tratto interno nord- ovest. Interpretazione Potrebbe trattarsi di una fortezza bizantina, ma anche di un recinto per animali in transumanza. Il medico militare Carton sembra optare per l'interpretazione établissement fortifié. Bibliografia Carton 1895 p. 419: Sur le plateau du Gorra, on rencontre plusieurs établissements fortifiés qui, à cause de la situation et de la hauteur de cette montagne, devaient évidemment comprendre des postes d'observation.

Sito 138

259

Posizione Altopiano roccioso (cuesta) del Gorra. Descrizione hawitha di Sidi Bou Nour Il recinto di pietre a secco ha la forma di un rettangolo allungato. L'ingresso è al centro del lato lungo lato valle. L'asse lungo dello spazio rettangolare è marcato da un filare di tre colonnine. All'ultima colonna ovest è appoggiata una lastra di flysh numidico rosa sostenuta da un capitello corinzio, sulla quale numerose offerte votive: candele, frammenti ceramici moderni e antichi e palle di pietra che possono essere state usate da eserciti antichi per azionare i catapulti. Nel muro sono inficiati strumenti agricoli sacralizzati da bende colorati: una forca e un elemento di aratro meccanico. In assenza di un albero, il piccolo arbusto che cresce in uno degli angoli del recinto è ornato con una benda rossa.

Sito 139

Posizione Altopiano roccioso (cuesta) del Gorra. Descrizione hawitha di Lella Rebha Recinto circolare costruito con pietre a secco. La nicchia risparmiata nello spessore del muro contiene offerte. La hawitha è dedicata a Lella Rebha.

Sito 140 torre di avvistamento

Sito 141 fortezza

Sito 142.AAT 64 Posizione Pendio sud-ovest di djebel Ghidane. Descrizione Fattoria moderna che insiste su un edificio antico. Sono conservati alcuni vani con angoli arrotondati all'interno, che sembrano appartenere ad una cisterna. I vani sono attualmente adibiti ad uso stalla. Nel cortile antistante i vani si trovano due blocchi squadrati con iscrizione:

PRAEDIA PVLLAIENORVM I DECIMI CC II FILIORVM CELSINI PVPI

260

FLORENTIORVM

TITINI PVPIANI ET PETRONIAN

1. due delle tre parti dell'iscrizione monumentale che segnava la porta d'ingresso dei praedia Pullaienorum dispersa dopo la scoperta nel 1907: CIL VIII 26415, PRAEDIA PULLAIENORUM TITINI PVPIANI ET PETRONIANI DECIMI C C I I FILIORVM CELSINI PVPIANI ET ROIAE TITINIAE FLORENTIORVM

Bibliografia Carton 1895, pp. 253-254; L. Leschi, Une famille thévestine au Ie siècle de notre ère 117-123 in Études d'épigraphie, d'archéologie, et d'histoire africaines, Paris 1957 Merlin Poinssot, Inscriptions d'Uchi Maius, Notes et Documents publiés par la Direction des Antiquités et Arts de Tunisie II pp. 109-110

Sito 143 Posizione Torrente affluente del oued Arkou. Descrizione Ponte dell'acquedotto privato della tenuta dei Pullaieni, costruito in petit appareil con un arco al centro costituito da blocchi squadrati e tagliati a cunei.

Sito 144 fattoria

Sito 145 strada antica

Sito 146 strada antica

Sito 147 tomba rupestre (hanut)

Sito 148 fattoria distrutta

Sito 149 tomba megalitica (dolmen)

Sito 150 tomba (colombario)

Sito 151.Kef Bou Mous Posizione Piccolo altopiano rocciosa (kef) con marabut di Sidi Bou Mous, ora distrutto. Descrizione L'insediamento è molto distrutto. Il contrappeso ex situ è ricavato da un blocco bugnato reimpiegato. Nel tratto nord emerge il fondo di una cisterna ad angoli interni arrotondati. Del 'mausolée prismatique' non rimane traccia. Elemento di torchio 153 90 66 contrappeso bugnato Iscrizioni CIL 8.27369 Calpurnius Faustinus Bibliografia

261

Aounallah, Ben Abdallah in Maurin 1997, p.78

Sito 152 Superficie edificata: 596,19 mq; perimetro 99 m Posizione Valle ben irrigata dalla sorgente Aïn Fawar (onomatopea che imita il suono sgorgante dell'acqua che scorre velocemente, che sembra bollire) e dal oued dello stesso nome. La valle fa parte dei sraouate, campi verdi dei dintorni di Teboursouk. La fattoria è costruita in un'ansa di un affluente del oued Fawar. L'affluente scende dal Djebel Zalia. Descrizione Edificio rettangolare (28,85 x 20,43 m) costruito di grandi blocchi bugnati, con oleificio a due torchi nel tratto sud. I due contrappesi sono ancora in situ. mensola dietro contrappeso: lunghezza leva 8.60, se è in situ; 10,89 se la mensola fosse inserita nel muro retrostante Elementi di torchio contrappeso: 1,20 x 0,82 contrappeso: 1,17 x 0,74

Sito 153 ponte crollato

Sito 154 fattoria

Sito 155 strada, muro di contenimento

Sito 156 Posizione Fertile valle di oued Guétoussia piede del pendio sud-est di Djebel Guettoussia (530 slm). Descrizione Un ortostati in piedi, alcuni altri sconvolti e tubuli sporadici della centina della volta sono gli unici resti dell'insediamento rimasti dopo gli interventi dell'aratura meccanica.

Sito 157 Posizione Pendio sud-ovest di Kef Dougga. Descrizione Ultimo pozzo d'ispezione dello specus di Aïn Hammam. Il pozzo è inglobato nell'angolo nord-ovest. L'ingresso e il pozzo sono imbiancati perché usati come marabut. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 63: Après un assez long parcours souterrain, la conduite arrive aux grandes citernes de Dougga, situées en dehors de la ville, près de la porte de Bab-Roumia. Celles-ci, complètement enfouies à leur partie postérieure, s'élèvent en avant à environ 3m au- dessus du sol. Elles comprennent cinq compartiments ayant dans leur ensemble une largeur de 33m et une longueur de 39m60. Un trou de sondage que j'ai pratiqué pour en trouver le

262 fond, et qu'il a fallu abandonner à cause des infiltrations, est descendu à 4m50 au- dessous de la naissance des voûtes. En admettant que la profondeur réelle ait été de 5m50, ce qui est certainement un minimum, leur capacité était d'environ 5.880 mètres cubes.

Sito 158 Posizione Centro del pendio nord di Kef el Ghrab (640 slm). Descrizione Cava nella roccia calcarea vicino alla cima del Kef. Una soglia è stata tagliata nella roccia, ma non estratta.

Sito 159 marabut

Sito 160 Posizione Tratto ovest dell'altopiano (cuesta) di Djebel Gorra. Campi arati (800 slm). Descrizione Oleificio con spazio per due torchi (13,31 x 8,03 m). I due contrappesi sono tuttora in situ. I due incastri sono buttati giù dalla loro base. L'edificio era dedicato esclusivamente alla produzione olearia; mancano spazi abitativi. Elementi di torchio 160 153 72 68 contrappeso 160 155 74 22+ contrappeso 160 176 75 37 incastro 160 155 76 42 incastro (n.c. 63/78)

Sito 161 161 110+ 82 85 contrappeso 161 110+ 110 38 ara, diam. interno 104

Sito 162 Posizione Tratto ovest dell'altopiano (cuesta) di Djebel Gorra. Campi arati (800 slm). Descrizione Alcuni ortostati e muri poco conservati in margine ad una collina, in cima ad un pendio.

Sito 163 Posizione Tratto ovest dell'altopiano (cuesta) di Djebel Gorra. Campi arati (800 slm). Descrizione La fattoria (corpo centrale 30 x 22,50 m) con almeno un torchio era suddiviso in ambienti lunghi e stretti. Il contrappeso, che sembra in situ, è relativamente piccolo. Il blocco a forma di parallelepipedo con incavo rettangolare che sovrastava l'incastro della leva, è spostato fuori il perimetro della fattoria. Sito 163 dista soli 181,5 m dal sito 162. Elementi di torchio 163 76 53 33+ contrappeso

263

163 161 60 35 parallelepipedo con incavo rettangolare

Sito 164 Posizione Tratto ovest dell'altopiano (cuesta) di Djebel Gorra, vicino ad una sorgente che attualmente irriga un orto. Campi arati (795 slm). Descrizione Struttura rettangolare (20,36 x 10,26 m), orientato nord-sud, riparato dai venti ovest da un massiccio scoglio situato a sud-ovest (cfr. siti 56 e 109). Il muro nord è formato da ortostati poco distanziati. Gli ortostati degli altri muri sono meno ben conservati. Sito 164 dista 614 m dal sito 162.

Sito 165 Posizione Tratto ovest dell'altopiano (cuesta) di Djebel Gorra, a nord del oued che scende verso la cascata dei Sab'a Ragoud. Campi arati (780 slm). Descrizione La fattoria (11,55 x 8,42 m) con almeno un torchio conserva gli ortostati del muro perimetrale; alcuni sono crollati. L'incastro e due stipiti della porta o finestra sono in situ nel muro est. Il contrappeso è riutilizzato in verticale come ortostato. Sito 165 è separato dai siti 160-164 dallo spartiacque e dal oued de Seb'a Ragoud, dista 408 m dal sito 162. Elementi di torchio 165 90+ 78 60 contrappeso 165 129 76 34 incastro

Sito 166 fattoria con cisterna

Sito 167 fattoria con cisterna

Sito 168 fattoria distrutta

Sito 169 fattoria sotto fattoria moderna, con cisterna e iscrizione

Sito 170 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 171 AAT 165, Henchir el Bordj Posizione Sul margine del pendio sud dei Kef as-Syouf, sul versante nord di oued az-Zag (450 slm). Descrizione Un caravanserraglio o granaio postantico191 (38,46 x 34,83) è costruito con blocchi antichi sopra strutture antiche che emergono sul lato sud. Sotto l'angolo sud-ovest dell'edificio moderno è visibile una cisterna dall'angolo interno arrotondato, rivestito di intonaco di cocciopesto. Un incastro è inglobato nel muro sud, che potrebbe

191 Yassir Benhima, L'habitat fortifié au Maroc médiéval. Éléments d'un bilan et perspectives de recherche, in Archéologie islamique 10, 2000, pp. 79-102, Fig. 7 da J. Despois, Les greniers fortifiés de l'Afrique du Nord, Les cahiers de Tunisie, 1, 1953, pp. 38-58, p. 42. La pianta II del grenier de Tamjajemcht (Anti Atlas Central)

264 risalire all'epoca bizantina. Al centro del lato est dell'edificio moderno è l'ingresso al cortile centrale che è circondato da ambienti lunghi e stretti. Le volte che coprivano gli ambienti più piccoli del lato sud sono in parte crollate. Alcuni muri est sono costruiti con pietre messe a spina di pesce (opus spicatum). L'insediamento è (ri)costruito in tre fasi in epoca imperiale, in epoca vandalo-bizantina e in epoca postantica. Gli elementi di torchio superstiti nonostante la lunga vita dell'insediamento sono sufficienti per due unità. Elementi di torchio 171 141 54 30 incastro 171 41+ 85 34+ contrappeso fr. con cuneo a scala 171 17+ (interrato) 61 61 contrappeso 171 63 incastro frammentario Bibliografia Carton 1895, p. 204

Sito 172 Henchir el Hammadi Posizione Sul margine del pendio nord-est del Djebel Kern el Kebsh, sul versante sud di oued az-Zag in cima di un ripido pendio con palma spontanea (510 slm). Descrizione Una fattoria moderna e alcuni gourbis sono costruiti sopra le cisterne antiche. Muri antichi di una cisterna sono emersi a quota piuttosto bassa nell'estate del 1997 durante lo scavo eseguito di un pozzo per l'acqua nell'area a sud-est dell'insediamento. Un pilastrino con solco verticale riportato a luce nella stessa zona a quota superiore, doveva servire da cantone per inserire le lastre di una vasca di fontana (simile a quella del tempio di Caelestis a Dougga) .La fattoria con almeno due torchi ha un impianto regolare (30,14 x 55,30 m) di muri in opus africanum. La cisterna nel tratto est ha muri doppi (perimetro esterno 7,31 x 5,03 m; perimetro interno di 4,76 x 2,24 m): una scatola esterna a cantoni robusti, ortostati e specchi in petit appareil (rasati) e una fodera interna in petit appareil, la lunetta del muro breve sud e la corrispondente volta sono ancora intatte. Una cisterna ad abside sporge nella robusta facciata nord costruita sul ripido pendio. La grande lastra di pietra calcarea bianca (2,19 x 2,76 m) depositata a sud della cisterna a doppio muro può essere servita a base per il torchio, ma non presenta il solito canale circolare che doveva raccogliere l'olio spremuto. Anche altre basi non erano provviste di canale (v. sito 205). Un pozzo antico costruito in petit appareil, ben conservato, si trova ad una distanza di 154 m a sud-ovest dell'insediamento. Elementi di torchio 172 15+ 61 61 contrappeso ex situ 172 146 84 63 contrappeso Iscrizione Nel muro di uno dei gourbis è inserito la seguente dedica a Mercurio Augusto, il nome del dedicante (Rogatus) visto in passato non è conservato: CIL 27392 MERCVRIO AVG SACRVM [ROGATVS] Bibliografia Carton 1895, pp. 205-207.

265

Sito 173 Posizione Sul margine del pendio nord-est del Djebel Kern el Kebsh, sul versante sud di oued az-Zag (515 slm), sopra sito 172. Descrizione Ad una distanza di 122 m a sud dell'insediamento sito 172 si trovano i resti mal conservati di una struttura ad ortostati e muri in petit appareil (13,22 x 9,68 m). I resti sparsi tra i due siti sono un indizio per l'ipotesi che le strutture dei siti 172 e 173 appartenessero allo stesso insediamento.

Sito 174 Posizione Pendio ovest di Kef Bou Mous (450 slm), sul versante sinistro (est) di oued ez Zaouïa. Descrizione Tre piccole cisterne situate quasi nel letto del oued. Il fondo e le pareti sono rivestiti di cocciopesto. Il cocciopesto del fondo è usato per l'allettamento di tessere bianche. Non è dato sapere se e come le cisterne sono collegate con strutture che si trovano sotterra nel pendio ripido del oued. Probabilmente si captava l'acqua del oued per immagazzinarla nelle tre cisterne. Grazie alla sorgente Aïn Zaouïa (sito 63) anche nel mese di agosto il oued contiene acqua. Alcune misure delle due cisterne meglio conservate: Cisterna mediana: perimetro esterno 3,62 x 3,26 m; perimetro interno 2,02 x 1,84 m. Cisterna sud: perimetro esterno 3,90 x 3,79 m. Le cisterne dipendono probabilmente dal soprastante oleificio sito 175.

Sito 175 Posizione Propaggine ovest est di Kef Bou Mous (480 slm) Descrizione La fattoria che si articola in un corpo centrale rettangolare (23,70 x 13,40 m) in cima alla collina, raggiunge una planimetria quasi quadrata (25,25 x 23,70 m), se si aggiungono gli ambienti a valle addossati al terrapieno della collina. Il contrappeso del torchio che si trovava probabilmente nel corpo centrale sembra buttato giù in uno degli ambienti a valle. Oltre gli ortostati la struttura centrale conserva anche qualche brano dei muri e una soglia centinata. Elementi di torchio 175 140 74 65 contrappeso con cuneo a scala ex situ

Sito 176 Posizione Propaggine ovest est di Kef Bou Mous (480 slm). Descrizione Cisterna ricavata dalla roccia viva, tagliata e normalizzata. Dipendeva sicuramente dalla fattoria sito 175.

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Sito 177 Ksar et-Tir

0 10 m

Posizione Sorgente Aïn Ksar et-Tir situata sul pendio nord della collina Tallet en Netticha. Un carrube e un marabut si trovano in mezzo all'edificio antico.

Descrizione Il canale scavato per la fontana della sorgente in località Ksar et-Tir (sito 177) nell'estate del 1997 tagliò una costruzione con due statue, quella maschile più grande del naturale, la statua femminile con torcia, quattro monete e quattro lucerne: tra le quali due a decorazione di due filari di perline,192 una a melone193 e un'altra a chrismon sinistrorso taumato nel disco con cerchietto inciso nel punto di intersezione dei caratteri.194 Le statue erano state frantumate in 54 pezzi poco prima dell'arrivo della squadra addetta alla documentazione topografica. Per lo sfascio del monumento relativamente ben conservato non si è potuto accertare se si trattasse di un sepolcro con la raffigurazione della defunta assimilata a Diana Luna o Lucifera,195 o di un sacello in funzione della vicina sorgente, con due statue di una coppia divina. Potrebbe appartenervi anche il rilievo paesistico con montagna e sorgente, serpente e

192 10x 8,5 cm, argilla color camoscio, senza ingubbiatura, tipo Deneauve XIA, databile tra metà IV- inizi V secolo d.C.: v. Mackenzen 1993, pp. 146-147 e fig. 38.3. 193 13x 9 cm, argilla color camoscio, senza ingubbiatura, tipo Deneauve XIB, databile tra metà IV- inizi V secolo d.C.: v. Mackenzen 1993, pp. 146-147 e fig. 38.1. 194 12,2x 7,5 cm, argilla rossa, tipo Atlante VIII A1b, databile tra metà IV-VI secolo d.C.; Mackenzen 1993, pp. 113, 147-148, 161 discute altri contesti in cui i tre tipi di lucerna sono stati trovati insieme. M. Mackenzen mi segnala il contesto di lucerne votive trovato nel santuario degli Dii Mauri sul pendio orientale della collina di Chemtou, contesto comprensivo ugualmente di lucerne a perline (in quantità predominante) e lucerne a melone: v. Rakob 1994, p. 44, tavv. 50-51 e nota 134. Questo contesto offre un confronto interessante per la cronologia, il dato quantitativo e la funzione cultuale- votiva delle lucerne rinvenute nella tomba di Ksar et-Tir. 195 L'assimilazione a Diana-Luna da parte di persone private nell'epoca antonina era un vezzo introdotto dalle dame imperiali: Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, s.v. Artemis/Diana n. 338 a p. 838; s.v. Selene, Luna, n. 80 a p. 713 [Françoise Gury]; cfr. Wrede 1981, p. 99.

267 scena di caccia con cane e volpe o sciacallo sotto un olivo pubblicato da Carton, che segnalò l'iscrizione VRA/ NI letta su una delle estremità del blocco del rilievo.196 Comunque sia, è interessante osservare la compresenza del culto 'pagano' e una lucerna cristiana. Il toponimo moderno deriva dalla solida struttura antica, costruita in petit appareil con blocchi squadrati bugnati agli spigoli. Uno degli spigoli è conservato ancora per un'altezza di 3/4 metri. 2 contrappesi frammentari conservati sul sito ci informano sulla funzione produttiva dell'edificio.

Sito 178 Posizione Pendio sud del Djebel an Nittisha (443 m). Piccolo tell in mezzo ai campi arati. Descrizione La cisterna (10,35 x 5,25 m), orientata a perfezione, è costruita interamente in petit appareil, senza ortostati. Blocchetti tagliati a forma di parallelepipedi sono usati negli spigoli. Barbacani appoggiati all'esterno della cisterna (due al lato est e almeno due, forse tre sul lato ovest) devono contrastare la pressione dell'acqua contenuta nel serbatoio. L'impianto produttivo con parte della lastra di calcare (base del torchio senza canale? cfr. siti 172, 205) (1,00 x 1,32 m) e il contrappeso in una struttura a filari di ortostati allineati con spazio per due unità. Elementi di torchio 178 96 52 altezza? contrappeso 178 100 132 ara frammentaria

Sito 179 Posizione Pendio sud del Djebel an Nittisha. Piccolo tell in mezzo ai campi arati (430 m), occupato da una casa in cemento armato, due gourbis e una stalla circondati da eucalipti e una siepe di fichi d'India. Descrizione Il corpo centrale dell'insediamento (25,67 x 29,66) si legge male nel tratto nord-est per la presenza di una casa moderna. Gli ortostati del muro perimetrale nord, che si affaccia alla valle, sono ben visibili; sono preceduti da una vasca monolitica di calcare bianco. A valle della casa moderna si trova un ambiente coperto a volta, era la basis villae usata come cisterna, ora come stalla.

Sito 180

Sito 181 Posizione Oued Lahmar Descrizione Sul versante ovest del oued è conservata la testata del ponte, costituita da cementizio e blocchi squadrati. La forza del oued ha distrutto la pontata del versante est: è visibile solo la sezione della strada. Bibliografia

196 Carton 1895, pp. 204-205, tav. IV.

268

L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 42: Sur les bords d'un affluent de l'oued Khalled, venu de la koubba de Sidi-ech Cheïdi, l'oued El-Ahmar, on voit, au point où le voie de Carthage à Theveste le franchit, la culée d'un pont dont la partie inférieur se trouve à plusieurs mètres au-dessus du lit du ravin. En outre, la culée de la rive droite a été complètement emportée, montrant que les eaux ont érodé le sol non seulement dans le sens de la profondeur, mais encore dans celui de la largeur.

Sito 182- Sito 183 Aïn Tmalla

0 25 m

Descrizione 183 Parte bassa Il muro parallelo alla pista apparteneva forse all'acquedotto che conduceva l'acqua dalla sorgente agli insediamenti vicini. Non è dato sapere se funzionasse anche per l'irrigazione dei campi.

182 Parte alta Sopra la sorgente emerge una grande cisterna, i cui muri sono stati ripresi da muri moderni. Accanto alla cisterna si trovane le cime di muri che appartengono ad un impianto di grande respiro con sala trichora. Le lastrine di marmo colorato provenienti da rivestimenti marmorei pavimentale e parietali testimoniano che l'impianto doveva essere di lusso. La sua vicinanza alla strada ha contribuito sicuramente a questo standard piuttosto alto, assente negli insediamenti rurali dell'entroterra. Potrebbe trattarsi di una villa, di una mansio o di una chiesa. La muratura è in petit appareil simile a quello del vicino Hr Kradem (sito 97).

269

Sito 183

Sito 184.AAT 219 Hr. Kessar Posizione Faraglione ai piedi del djebel Cheidi coperto da fichi d'India e piante (infestanti). Descrizione Fortino su scoglio, con l'angolo nord-ovest emergente, un muro in opus africum vicino allo strapiombo sud-ovest. Reperti: una base profilata a kyma di calcare bianco (cm 48 x 30 x 50) e elemento cubico di acquedotto (40 cm di lato) con apertura cilindrica al centro, diam. 17. Iscrizione CIL 25971: DMS OCTAVIVS ZABVL Zabul è un nome indigeno attestato anche nella moschea di Sidi Cheidi (sito 107).

Sito 185 Posizione Di fronte al sito precedente, dall'altra parte della pista che sale sul djebel Cheïdi. Descrizione Un impianto rettangolare con soglia emerge in superficie.

Sito 186. AAT 225 henchir Marja

Posizione Collina rocciosa nel djebel Cheïdi, esposta a erosione eolica. La stratigrafia è danneggiata dalle fosse scavate per il rimboscamento con pini di Aleppo, avvenuto dopo l'Indipendenza nel 1956. Descrizione Cisterna completamente scavata dall'erosione. La volta è parzialmente intatta e parzialmente crollata di recente. Il rivestimento di cocciopesto dell'interno della cisterna è applicato su una preparazione (ariccio) lavorato con solchi a spina di pesce per l'adesione. Iscrizioni Octavia Sabulla: AAT 226 (o 225?)

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Sito 187.AAT 226 Henchir Zaïeta

0 25 m

Posizione Tell enorme con più cime, ognuna delle quali comprende cisterne. Il sito si trova sulla cima del djebel esh Cheïdi; la fossa regia doveva passare nelle vicinanze. Descrizione Sulla cima più alta del tell(660) sono due incastri e un contrappeso. Più in basso, ad est delle case moderne e vicino ad un gourbi abbandonato si trovano un'altra cisterna e un incastro di calcare tipo travertino piuttosto poroso. Emergono muri laterali davanti all'incastro. Il contrappeso sembra buttato in un campo arato vicino, su livello leggermente inferiore. Incastro rotto a metà di calcare azzurro scuro. Elementi di torchio 187 in situ 110 77 10+ (interrato) a) contrappeso torchio inf. 187 in situ 117 72 9+ (interrato) b) contrappeso torchio sup. 187 114 78 31+ (interrato) contrappeso in pendio stazione teod 187 138 (io 142) 72 (io 74) 30+ contrappeso isolato app. all'inc fr 187 in situ 120 57 33+ a) incastro in torchio inf. lun leva m 5,5 187 in situ 146 85 46 b)incastro torchio sup. lun leva m 4,5 187 86+ (of 105+) 48+ 66 (of 73?) incastro frammentario (idem) 187 113+ (interrato) 88 39 incastro riuso verticale gourbi Iscrizioni

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Da qui CIL 25973 cAES SEPTIMI SEVERI PER AV / LVANO197 AVG / CRV ♥ POS s ES ♥ FECER Altre iscrizioni sono tutte funerarie: 25974, [..] ius U / ccitinus e [..] Ian (ua) ria 25975, [..]ius/ felix/ 25976, Mari(a) For(tu)na(ta) e P. Patinius Felix 25977, P. Pati(nius) Ianua(rius) filius Optati 25978, P. Patinius Optatus 25979, Trovati due frammenti di iscrizioni funerarie 25974 NIS NI 25979 IRI IOVI

Sito 188 Posizione Basso pendio sud di Ragoubit as Sraya, tell non coltivato, in mezzo ai campi arati (520 slm) Descrizione Fattoria d'impianto originario regolare, quasi quadrato (25,82 x 24, 52), con una cisterna a due camerae contenute in muri doppi, dagli angoli interni arrotondati e rivestite di intonaco di cocciopesto (superficie interna: 6,25 x 5,75). Il muro interno è in petit appareil continuo; la scatola esterna in opus africanum. La sagoma delle lunette delle volte costituiscono il profilo superiore dei muri brevi. Il muro sud, più solido perché costruito sulla cima del pendio, è ben conservato. In epoca tardoantica la fattoria è allargata con strutture appoggiate ai lati est e sud.

Sito 189 Posizione Alto pendio sud di Ragoubit as Sraya, tell non coltivato, in mezzo ai campi arati (570 slm)e a ovest di un orto circondato da una siepe di fichi d'India. Descrizione Fattoria di forma allungata (33,83 x 19,15 m), del quale emergono alcuni dei muri (probabilmente perimetrali), ortostati della suddivisione interna, due stipiti di una porta o finestra, un contrappeso e nell'ambiente nord-est un brano del pavimento di cocciopesto. L'ambiente nord-est, largo 6,10 e lungo 15,11 potrebbe essere la cella olearia con spazio per due torchi. L'eccezionale larghezza del contrappeso (1,79 m: tra i valori massimi raggiunti solo da un solo altro contrappeso del vicino oleificio sito 329; 2 contrappesi su 124 esemplari integri individuati nella zona indagata) è in sintonia con l'eccezionale lunghezza della leva (12-15 m). Nell'area a ord della fattoria è depositato un elemento della condotta forzata, forse proveniente dall'acquedotto del ponte sito 232. Elemento di torchio

197 (Mercurio africano e Silvano sono gli dei protettori della vegetazione, delle pianure e delle selve: M. Benabou, La résistance africaine à la romanisation, Paris 1976, p. 341 sqq., in Mihai Barbulescu, L'Africa romana X 3, p. 1335, dedica a Dougga a Mercurio Silvio: Bénabou p. 345, n. 72.)

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189 179 87 48+ contrappeso

Sito 190 Superficie edificata: 29,91 x 51,87 m Posizione Campi arati sul versante ovest di oued Khalled, a 321 m a ovest dal Khalled e a 131 m a nord da oued al Marsline (300 slm). L'aratura si avvicina sempre di più al cuore del sito. Una casa araba (abbandonata) insiste sul tratto sud-ovest del sito. Descrizione Oleificio con incastro inglobato nel muro perimetrale. Il pavimento di cocciopesto dell'ampia cella olearia (11,18 x 16,63?) è conservato relativamente bene nel tratto antistante l'incastro. Il tratto sud dell'insediamento è stato distrutto da una siepe di fichi d'India. Elemento di torchio 190 109 70 33.5 incastro (n.c. 40/57) Conservazione Nel dicembre 1998 si è costatato che dopo l’aratura del sito gli ortostati dell'area nord e la stazione del teodolite sono stati eliminati, e che tubuli quasi interi sono sparsi sul pavimento di cocciopesto della cella olearia.

Sito 191 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 192 Aïn Krogia (Khoujiyya) (610 slm) Superficie edificata: 89,27 x 71,90 m Posizione Pendio nord-est di Djebel Bou Khoubza, a m 180 a sud dalla sorgente Aïn Krogia (Khoujiyya) e a 200 m ad est di oued Kef Lasfar. Yell non coltivato in mezzo ai campi arati. Descrizione Il corpo centrale di forma allungata (81,90 x 17,93 m) situato sulla cima della propaggine è delimitato da robusti muri in cementizio. Gli ambienti che si delineano al di fuori del corpo centrale sembrano essere stati aggiunti in fasi posteriori. Tra i numerosi ortostati in piedi si trovano alcuni spolia come un elemento della condotta forzata (con incastro femmina) proveniente dal vicino acquedotto sito 232, una colonna con base o capitello in un unico blocco di calcare, un frammento di colonna in posizione orizzontale e un altro frammento in posizione verticale, un incastro in posizione verticale. Da un altro incastro rovesciato ex situ vicino all'estremità est del corpo centrale si evince, che la fattoria in origine fosse dotata di almeno due torchi. La struttura (2,30 x 0,76 m) emergente a nord del corpo centrale potrebbe essere interpretata come cista litica destinata ad una sepoltura antica o moderna (cfr. siti 25, 65 e 329). Elementi di torchio 192 157 67 51 incastro (n.c. 56/86) 192 incastro frammentario verticale

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Sito 193 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 194 acquedotto, pozzo d'ispezione crollato

Sito 195 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 196 acquedotto, vasca di carico

Sito 197 Posizione Oued Aïn Hammam Descrizione Il secondo ponte, a un solo arco, era stato protetto da una briglia che doveva rompere la forza del torrente davanti ai piloni del ponte. La briglia consiste in un pavimento di basoli nel tratto laterale del oued in cui l'acqua veniva deviata per non esercitare troppa pressione sul ponte situato 100 m a valle. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 58.

Sito 198 bled Zehna Posizione Valle di un affluente di oued Morra (onomatopea che imita il suono dell'acqua cascante). L'affluente scende con notevole dislivello su breve distanza dal djebel Bou Khoubza. Descrizione Lo specus sotterraneo dell'acquedotto dove deve attraversare la valle dell'affluente del oued Morra è sostenuto da un pesante arco. Un fico che si è impiantato nel bel mezzo del ponte danneggia gravemente la statica della struttura. Il ponte è costruito con blocchetti di calcare grigio tagliati a forma di parallelepipedo e messi in filari orizzontali piuttosto regolari. L'interno dell'arco e la sua ghiera (ormai crollata) sono di grossi blocchi squadrati. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 58: C'est un pont d'une seule arche. La violence des eaux étant fort grande dans ces montagnes, on avait pris de grandes précautions pour l'empêcher d'être emporté. Un canal, long d'environ 60m, large de 3m20 et compris entre deux murs d'une épaisseur de 0m80, prenait les eaux du torrent en amont et les conduisait jusqu'au pont-aqueduc dont elles ne pouvaient ainsi heurter les pieds-droits. Les effets de cette disposition se font encore sentir: ni l'un ni l'autre de ces piliers n'a bougé, et la différence de niveau entre le lit du ravin étant en amont et en aval de plusieurs mètres, les eaux s'y précipitent en formant une chute assez élevée. Pour assurer davantage la sécurité, un mur, placé à l'extrémité supérieure du canal et perpendiculaire à lui, forçait les eaux à s'y engager. Ce pont mesurait 3m25 de largeur, et environ 3m70 de hauteur.

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Sito 199 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 200 concentrazione pietre

Sito 201 area fittili

Sito 202 area fittili

Sito 203 AAT 151; Henchir Hrich Posizione Tell non coltivato sul pendio nord (604 slm) della collina senza nome con la cima a quota 659, coperto ininterrottamente da campi arati. Descrizione Fattoria quasi quadrata (36,40 x 38,72 m), suddivisa in ambienti rettangolari, uno dei quali contiene la base circolare in pietra calcarea grigia del torchio. L'incastro dimezzato è buttato giù fuori del muro perimetrale sud-ovest. Il contrappeso è spostato vicino al muro perimetrale nord-est. Il fianco sud-est è rafforzato da un doppio muro, e da un terzo muro parallelo a distanza di 1,86 m. Dei cantoni sud e sud-ovest rimangono due filari sovrapposti di robusti blocchi bugnati. Elementi di torchio 203 85x2=170 67 43 incastro conservato a metà 203 99 50 58 contrappeso 203 Ø 188/193 sp. ? ara

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Sito 204 fattoria con cisterna, contrappeso

Sito 204 fattoria con cisterna, contrappeso

Sito 205

spazio dei contrappesi

vasche per raccogliere l'olio spremuto

basi dei torchi

incastri della leva

0 5 m finestre per l'immissione delle olive

Posizione Pendio pianeggiante ovest della collina Hajr as-Safra, campi interamente e ininterottamente arati per la coltivazione di girasole. Descrizione Gli oleifici occupano di solito una parte della fattoria. Solo l'oleificio di sito 205 lo era in senso stretto: non vi sono spazi abitativi a quanto sembra, tutto lo spazio a disposizione risulta occupato dall'impianto destinato esclusivamente alla produzione olearia. L'edificio accoglie due torchi con leva (prelum) lunga 12 m (= la distanza tra gli incastri cuneiformi e le relative mensole nel muro ovest). Come spesso, lo si costruì in pendio per ottenere il dislivello necessario per il deflusso dell'olio dal piano della spremitura al piano delle vasche di decantazione e dell'azionamento dei contrappesi per tirare giù l'estremità delle leve. Le basi (areae) per le ceste (fiscinae) con le olive o la sansa (sampsa) delle olive già schiacciate sono distinte da un cerchio inciso, dal diametro di 1,58 m. I torchi sono disposti lungo i due muri laterali: ciascuno dei due parallelepipedi di pietra calcarea è inserito in uno dei muri laterali per 0,38 m. L'incavo cuneiforme per incastrare la leva sta al centro dei parallelepipedi. L'estremità mobile della leva veniva tirata giù da uno o due operatori (factores o vectiarii) che azionavano i manipoli (vectes) di un argano (sucula) montato sopra il contrappeso posto nella parte bassa dell'oleificio. Ogni volta che una pila di ceste andava sostituita, la leva fu sollevata tramite una carrucola fissata al soffitto e l'estremità mobile posata sulla trave verticale (asserculum) sostenuta dalla

276 mensola lapidea murata nel muro ovest. L'oleificio di sito 205, l'unico ad aver conservato le mensole in situ, permette di spiegare la funzione di simili mensole trovate fuori posto in altri siti.198 In uno degli oleifici di Madauro le mensole sono disposte invece sul pavimento.199 Catone include le travi per la posa delle leve (assercula ubi prela sita sient)200 tra gli accessori indispensabili del torcularium.

L'estremità fissa della leva (lingula) negli oleifici della zona veniva fissata con l'aiuto di un blocco di legno nell'incavo cuneiforme di un monolite lungo mediamente 1,50- 2,25 m, posato per terra e murato orizzontalmente nel muro perimetrale.201 I torchi a incastro orizzontale tipici del Maghreb nord-orientale sono ritenuti meno potenti dei torchi ad arbores, diffusi nelle steppe e zone predesertiche dell'attuale Maghreb e della Libia. Il diametro del cerchio inciso sulla base del torchio è di 1,58-1,59 m: il dato rileva la misura massima del cestino (fiscina). Altre basi hanno un canale circolare (canalis rotunda) largo 10-15 cm e profondo 4-8 cm, con diametri che variano da 1,04 m a 1,40 (14 esemplari) e da 1,47 a 1,90 m (12 esemplari). I torchi tripolitani e dell'area di Kasserine sono muniti di basi con canali circolari dal diametro interno di 1,10-1,45 m,202 inferiore ai valori riscontrati dalle parti di Dougga. Nonostante la struttura a incastro orizzontale usata a Dougga sia ritenuta meno robusta, il diametro dei cestini risulta lo stesso o addirittura maggiore di quello dei cestini del torchio ad arbores. Le imposte delle due finestre che servivano per l'immissione delle olive sono state smantellate recentemente, ma non il davanzale della finestra sud. Nello spazio tra le finestre e gli incastri doveva stare la macina circolare (mola olearia), che separava i noccioli dalla polpa. Solo in tre casi (siti 25, 355, 494) (fig. 56.7-8) su 121 oleifici individuati nella zona indagata, sono state ritrovate le macine. In altre regioni con oleifici ben conservati e documentati,203 la media di macine conservate è più alta: 7- 14% rispetto al numero di torchi. Il sistema di spremitura a leva orizzontale azionata da un argano montato su un contrappeso a forma di parallelepipedo, è rimasto vigente nell'intera zona indagata per tutto l'arco del periodo antico. Solo ad Aïn Wassel (sito 25) è stato trovato un piccolo peso di pietra calcarea (32x 20x 11cm), simile a un'ancora, da appendere all'estremità della leva secondo un antico sistema orientale di spremitura, attestato in epoca imperiale nell'Egeo, a Cipro e nell'Oriente.204 La ricostruzione dell'armatura lignea che reggeva l'estremità fissa della leva tra due 'arbores' di legno proposta per l'oleificio di sito 205, implica l'avvicinamento delle potenzialità dell'incastro orizzontale a quelle del tipo ad arbores litiche delle zone steppiche e predesertiche. L'altezza dei muri dell'oleificio, conservata fino a m 6,30 è un altro indizio delle dimensioni dei torchi: se lo spazio in alto non fosse servito per

198 Siti 25, 152 (qui la mensola è forse in situ), 540. 199 Christofle 1930, pp. 56-60. 200 Cato agr. 12. 201 Mattingly 1996, p. 580 fig. 2, cartina di distribuzione: il tipo D corrisponde all'incastro con incavo cuneiforme in questione. 202 Mattingly, Hitchner 1993, pp. 451-452. 203 Brun 1993, p. 518 con una serie di interpretazioni possibili. Maurin 1992 documenta una mola su 30 contrappesi, 10 incastri normali e 2 incastri superiori, una meta e un catillus. Per la terminologia v. Frankel 1993, pp. 477-481; Mattingly, Hitchner 1993, p. 443 fig. 3: tipo 2; Brun 1986 p. 76, tipo B1, fig.23. 204 Amouretti 1986, p. 168 per esempi nell'Egeo e a Cipro; Eitam 1993, pp. 91, 97 fig. 7 per un esempio dell'età del ferro in Israele; Brun 1993, pp. 310-311: tipo A1.

277 manovrare il prelum, non avrebbero costruito la sala così alta, soprattutto per non disperdere il calore nelle giornate invernali della stagione della spremitura (attualmente tra inizio novembre-fine gennaio). I contrappesi dell'oleificio di sito 205 si trovano ancora interrati nella parte bassa dell'edificio, ma disponiamo di altri 162 esemplari documentati nel survey; i 119 contrappesi conservati interi permettono un confronto con quelli di Kasserine. Qui si prende la lunghezza del lato lungo del parallelepipedo come base per il confronto: 3 esemplari di Kasserine misurano 1, 1,24 e 1,55 m, mentre nella zona di Dougga si hanno 2 esemplari di 0,67 m, 25 di 0,76- 1 m, 38 di 1,01-1,25 m, 32 di 1,26-1,50 m, 22 di 1,51-1,75 m, e 2 di 1,76- 2 m; 97 degli esemplari di Dougga rientrano nelle misure di Kasserine, 25 sono più grandi. La campionatura di Kasserine è naturalmente troppo carente per una conclusione definitiva. L'olio spremuto fu raccolto in due vasche (lacus; structile gemellar205) murate e rivestite d'intonaco di cocciopesto, con una capienza complessiva di 2x 5,637 mc= 11,275 mc= 11.275 litri. Durante la spremitura finiva nelle vasche anche l'acqua, per cui i metri cubi della vasca non indicano la quantità di olio spremuto: la percentuale di acqua vegetale contenuta in un'oliva varia di molto secondo il tipo di oliva (75% per l'oliva verde, 5% per la nera, 0% per l'oliva appassita), e secondo l'annata e la specie.206 Catone consiglia di disporre un calderone di piombo nella vasca per raccogliere il flusso dell'olio: Cortinam plumbeam in lacum ponito, quo oleum fluat;207 recipiente di forma quadrata per Columella: plumbeum quadratum.208 Mentre i factores azionano l'argano, un capulator (travasatore) doveva togliere continuamente l'olio con una conca, attento a non togliere anche l'amurca: Ubi factores vectibus prement, continuo capulator conca oleum quam diligentissime poterit tollat, ne cesset; amurcam caveat ne tollat (fig. 38).209 La morchia che fermenta facilmente, avrebbe influito negativamente sulla qualità dell'olio. Al capulator si chiedeva velocità e precisione. Dopo la prima decantazione ne seguirono altre per togliere fraces et amurca.210 Si lavorava giorno e notte;211 Catone prevede addirittura la disposizione di 5 o più letti o giacigli nel torcularium,212 come se si lavorasse a turni per non interrompere le pesanti attività. Mattingly stima la produzione annuale di un torchio globalmente a 2.500-10.000 kg di olio, e a 5.000-10.000 kg per torchio se si tratta della zona di Kasserine.213

205 Colum. 12.52.10; cfr. Agostino nel comm. a Psalm. 80.1: gemellum. 206 Amouretti 1993, p. 464. 207 Cato agr. 66; cfr. White 1975, pp. 134-136, Brun 1993, p. 528. 208 Col. 12.52.11. 209 Cato agr. 66; cfr. il ritratto funerario di un oliarius nel Museo di Cherchell (fig. 38): per una riproduzione fotografica v. Camps-Fabrer 1953, p. 68, tav. XVII. I numerosi frammenti di recipienti di ceramica comune dal diametro di 30-45 cm trovati nella ricognizione e anche nello scavo, potrebbero essere di catini usati per il raffinamento dell'olio come quello raffigurato nel rilievo di Cherchell, definiti labra fictilia: Col 12.52.10. 210 Plinio nat. 15.21-22: hae sunt carnes et inde faeces: "costituiscono la polpa e producono la feccia", nociva perché impedisce la conservazione dell'olio: nam esr inimicissima oleo amurca (Col. 12.52.4). Fraces sono i residui della carne dell'oliva. Sull'uso del sottoprodotto liquido amurca (qui est umor aquatilis: Varrone de r.r. 1.64), v. Amouretti 1993, p. 467. 211 Plinio nat. 6.23: Factus tres gemino foro a quaternis hominibus nocte et die premi iustum est: "tre spremiture sono fatte da quattro uomini che lavorano su due basi (torchi) per un giorno e una notte." Nel torchio della Villa della Pisanella è stato trovato un letto: Pasqui 1897, p. 476. 212 Cato agr. 15 (13): lectum stratum ubi duo custodes liberi cubent - tertius servus una cum factoribus uti cubet. 213 Mattingly 1993, pp. 490-493.

278

Se calcoliamo la distanza tra l'oleificio di sito 205 e le fattorie più vicine (203, 206, 207, 210, 47, 48, 56, 41, 10 e 1: tutte con 1, 2 o 3 torchi a eccezione di 10 e 1) all'incirca a 1 km, l'area dipendente dall'oleificio 205 doveva avere una superficie di 1 kmq, al massimo 1,5 kmq. Se su 1 kmq possano stare 10.000-11.000 olivi, e ogni pianta renda 11-25 kg di olive, l'oleifico doveva lavorare 110.000-275.000 kg a 165.000-412.500 kg di olive all'anno, ossia 55.000-206.250 kg (= 13.750-50.160 litri di olio) per torchio. La stima bassa è di ben 5,5 volte superiore a quella di Mattingly, il cui calcolo è tra l'altro basato su un diametro di fiscinae mediamente inferiore ai diametri accertati intorno a Dougga. La stima alta (55.000 litri) per torchio nell'oleificio di sito 205, è uguale a 10 volte la capienza della vasca (5,637 mc). Catone raccomanda di orientare il torchio verso sud: più alta la temperatura durante la spremitura, più fluido l'olio e minore la fatica dei factores. Per non disperdere il calore bisogna tener chiuse porte e finestre, dice Plinio:214 l'oleificio del sito 205 non ha che due finestre (larghe m 0,85 e alte m 1) per l'immissione delle olive e una porta (larga m 0.96) nella facciata sud, probabilmente sovrastata da una finestra protetta da un'inferriata (clatrus):215 l'architrave smontata della quale giace non lontano dalla porta (fig. 36.7). La leva della lunghezza di 12 m (si tratta della misura minima consigliata da Vitruvio 6.6.3: 40 piedi)216 sarà stata ricavata da un pino.217 I pini di Aleppo sono assai diffusi nel Tell tunisino al giorno d'oggi: preferiscono i terreni calcarei, e raggiungono il loro pieno sviluppo nei settori tra 400-600 mm di pioggia annuale.218 Secondo Catone (agr. 18.2) la leva del torchio ad arbores doveva avere la larghezza di un piede. Le ceste potevano essere di alfa, pianta che cresce spontanea lungo i numerosi torrenti. L'impianto dell'oleificio di sito 205, da classificare come grosso produttore, non ha spazi per l'immagazzinamento quale una cella olearia - non emersa neanche in altri survey di insediamenti rurali dell'Africa romana. Nel nostro survey sono stati reperiti soltanto due frammenti di dolio (siti 31 e 66). Hitchner spiega la lacuna, notata in quel di Kasserine, con il disturbo della superficie compromessa fino a una profondità di più di un metro, per cui eventuali dolia sarebbero scomparsi.219 Mi sembra però che, se vi fossero stati, frammenti di questi resistenti e molto riconoscibili contenitori dovrebbero trovarsi dispersi nei campi insieme all'altro materiale ceramico e laterizio massicciamente presente nelle campagne dell'entroterra tunisino, e se ne sarebbero raccolti più di uno durante i vari surveys. L'olio era immagazzinato in anfore (vedi il silo della fattoria scavata ad Aïn Wassel, p. ), o in otri. Le otri (che non lasciano tracce) vengono citate sugli ostraca220 che riguardano lo smistamento dell'olio di stato nel porto di Cartagine; ma il loro uso su vasta scala è più che probabile, viste

214 Plinio nat. 15.22: Ferventibus omnia ea fieri clausisque torcularibus et quam minime ventilatis. 215 Cato agr. 14.2. 216 L'oleificio di Oued Athmenia era provvisto di un prelum di 12 m: Berthier 1965, p. 14; anche quello della villa del Nador: Anselmino 1989, pp. 79-88. Hero di Alessandria (Mechanica 3.13) indica 25 πηχυς (cubiti) per la lunghezza della leva, ossia 11,56 m secondo Drachmann 1932, p. 63. 217 Per la leva Cato agr. 31.2 raccomanda di usare càrpine nero, per gli alberi e stipiti che guidano la leva, invece rovere o pino (agr.18.8). 218 Kassab, Sethom 1980, p. 69. La grotta nella quale Enea e Didone si ritirano durante la battuta di caccia si trova sotto un Atlantis…piniferum caput: Verg. Aen. 4.248-249. 219 In Brun 1993, pp. 532-533. 220 Con l'abbreviazione as, probabilmente per ascopa, latinizzazione del greco ασκος: Peña 1998, pp. 171, 212.

279 l'importanza che le attività silvo-pastorali avevano e la convenienza del peso minore delle pelli rispetto a quello di contenitori ceramici. Comunque sia, l'oleificio di sito 205 non prevede spazi per immagazzinamento. Dopo la spremitura l'olio sarà stato portato a Dougga (2 km in linea d'aria) per consumo locale o per essere depositato in attesa del trasporto su carri tirati da muli o buoi a Cartagine, seguendo per più di 100 km l'ultimo tratto della strada che collegava Theveste con il porto. Dall'archivio di ostraca studiato recentemente, risulta che la metà o tre quarti dell'olio portato a Cartagine era imballato in otri. Nel porto esso fu riversato in anfore, più adatte al trasporto per mare. Le fornaci anforarie (figlinae) si trovavano, perciò, localizzate in vicinanza dei porti maggiori (Cartagine, Leptis Minus, Sullecthum) sulla costa, e non nell'entroterra.221 Bibliografia M. de Vos, in Rus Africum. Terra acqua olio nell'Africa settentrionale. Scavo e ricognizione nei dintorni di Dougga (Alto Tell tunisino), Labirinti 50, Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche, Università degli Studi di Trento, Trento, pp. 26-29, figg.36.1-36.7, 76-80.4. Sito 206 fattoria con contrappeso

Sito 207.AAT 152

Posizione (346.7 - 436.1) quota 650 slm Geologicamente la zona appartiene all'eocene superiore. Descrizione Edificio quasi quadrato relativamente ben conservato, con i cantoni a blocchi bugnati ancora in piedi. I due incastri non sono inseriti in un muro ma si trovano isolati, circondati da un pavimento di cocciopesto che presenta due strati, quello inferiore è di qualità migliore, superficie piana e solida, mentre il secondo superficiale, più fine è molto friabile (forse anche perché rimasto esposto più a lungo alle intemperie). Tra i due incastri è una lastra di calcare scuro inserita nel pavimento, che sembra separare i due spazi intorno ad essi. La lastra è in parte asportata, per cui dal lato dell'incastro est il pavimento di cocciopesto presenta una fossa di asportazione. Durante la pulizia

221 Peña 1998, p. 213.

280 dell'incastro ovest e del pavimento di cocciopesto tra i due incastri sono stati trovati alcuni frammenti di ceramica comune. Sul lato ovest, a metà della lunghezza, risulta un ingresso con uno stipite del quale il blocco squadrato superiore presenta due lati bugnati, come i due spigoli del lato nord. L'ingresso nel lato nord è largo 2 m. L'impianto di 30 x 33 m risulta suddiviso in parti di 10 x 16, il lato di 10 m è a sua volta suddiviso in 3 parti per i torchi (ognuno di 3.33) il diametro della rotonda è 7 m (2 x 3.5).

strato superficiale fossa cocciopesto

incastro incastro

strato superficiale strato di preparazione cocciopesto cocciopesto

ortostato riutilizzato come contrappeso

0 10 m

Elementi di torchio 207 AAT 152.3 37+(interrato) 73 68 650 contrappeso 207 in situ 153 65 37+ 650 incastro (n.c. 74/65) 207 in situ 152.3 205 [88x2+30] 89 35 650 incastro

281

Sito 208 fattoria

Sito 209 sito distrutto

Sito 210 henchir el-Bouïa

Posizione L'insediamento si trova in terreno fertile, vicino a due sorgenti.

0 25 m

Descrizione L'insediamento antico consiste in un edificio su podio (piuttosto tempio che mausoleo) conservato dal lato ovest fino a un'altezza di m 8 e in una fattoria con oleificio della quale gli ortostati allineati dei muri e la base del torchio emergono dalla superficie; molti ortostati di una struttura tarda costruita con il reimpiego di spolia emergono nello spazio tra il tempio e la fattoria e dall'altra parte del tempio.

282

In epoca recente si sono costruiti alcuni gourbi nella base del tempio, destinati a uso abitazione e stalla dell'affittuario dei campi arabili che si stendono intorno al sito. Il gourbi costruito tra la fattoria antica e la costruzione tarda, è ora abbandonato. Il podio e i muri della cella sono costruiti in petit appareil con ammorsature di blocchi a forma di parallelepipedo nei cantoni degli angoli. Il pilastro scanalato all'angolo nord-ovest della cella è composto da quattro monoliti; è ancora inserito nell'opera muraria, ma non regge più il capitello (che si vede in situ nella tav. VII pubblicata nel 1895 da Carton). Mancano ugualmente l'architrave composto da due blocchi sopra il capitello e il muro laterale, visibile sulla stessa tavola. Uno di questi blocchi si trova ora crollato ad ovest del podio dell'edificio. Marcapiani di lastre calcaree attraversano a due livelli lo spessore del petit appareil della muratura dell'edificio, in coincidenza dell'articolazione interna della cella, che era provvista di due nicchie ricavate nello spessore di ogni delle tre pareti interne. Il podio è sorretto da vani coperti da volta. La cella era coperta da una volta a crociera. Una cornice a mensole, una base ionica e una colonna scolpite in pietra calcarea che ora si trovano a nord-ovest del podio, dovevano far parte del pronao. Il capitello corinzio di pilastro pubblicato da Carton 1895, fig. 69 non è più visibile sul sito (potrebbe essere nascosto sotto le tantissime pietre crollate davanti alla facciata del tempio).

Tre angoli del corpo centrale quasi quadrato della fattoria antica con oleificio conservano ancora i cantoni composti da blocchi bugnati; il quarto angolo è stato soppresso dal gourbi. L'oleificio, concentrato proprio in questo angolo, comprendeva due torchi. La base di uno dei torchi è conservata per intero; il canale di questa base ha un diametro di m 1.30, che è il valore massimo riscontrato negli oleifici della zona indagata. L'orlo del canale è consumato dalla pressione esercitata dai noccioli delle olive. Gli incastri sono inseriti in un muro che si trova a m 3 di distanza e in posizione parallela al muro esterno. Lo spazio tra i due muri doveva servire al deposito e, eventualmente, alla prima lavorazione o snocciolatura delle olive.222 Al lato ovest del corpo centrale sembra aggiunta in un secondo momento una struttura meno rilevante o meno visibile a noi; all'angolo nord-ovest essa comprende una cisterna con pareti rivestite di intonaco di cocciopesto.

Le opere idrauliche descritte da Carton (1895, fig. 71) non si trovano più sul terreno. La sorgente ad ovest del tempio è captata in una bella costruzione circolare, che potrebbe essere antica; ma non è chiaro se facesse parte del sistema descritto da Carton. Elementi di torchio 210 in situ 141 75 43 incastro (n. c. 61/70) 210 in situ 187 56 37 incastro 210 128 77 47 cp ex situ senza parte sup. con canale 210 in situ 228 (248 con scolo) 200/198 ∅ int 130, est. 149 ara (spessore ?) Bibliografia Carton 1895, pp. 219-225, figg. 65-71, tavv. VI-VII.

222 La stessa organizzazione spaziale si è riscontrata negli oleifici dei vicini siti 205 e 207.

283

Sito 211 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 212 567 slm Superficie edificata: 24 x 20 m. Posizione Pendio nord di una collina (cima 571 slm) arata a nord-est di oued Guétoussia, in mezzo ad estesi campi arati. Il tell dell'insediamento non è sottoposto ad aratura; è situato lungo una pista che conduce ad una fattoria moderna. Descrizione La fattoria antica è costruita su un terrazzamento artificiale costituito da cisterne. Una cisterna sembra ancora intatta sul lato est: emerge la muratura accurata in petit appareil rafforzato da ortostati, due dei quali sono crollati. Il muro stesso è fuori piombo, un frammento del muro è crollato. L'incastro che si trova sul pavimento di cocciopesto sopra la volta, è stato spostato dall'ubicazione originaria in epoca recente. Sopra di esso è stato depositato un blocco con piccolo incavo rettangolare che doveva fermare la leva nella parte alta del muro. Una depressione nel tell fa sospettare la presenza di una volta crollata di un'altra cisterna. Elementi di torchio 212 192 (96x2) 56 40 incastro

0 5 m

blocco d'angolo spostato

linea di frattura

canaletta muro fuori piombo

ortostato crollato di 90°

muro crollato di 180°

284

Sito 213

Posizione Valle di oued Dahar, campi arati. Il passaggio del trattore sotto gli archi durante l'aratura mette a rischio la conservazione del monumento.

0 1m

Figura 6 Sito 213 Sezione dello specus dell’acquedotto Descrizione Questo tratto dell'acquedotto permette di studiare il passaggio dallo specus sotterraneo allo specus sostenuto dall'arcata necessaria per attraversare la depressione nel terreno. I fianchi dello specus sono rafforzati da lesene in concomitanza dei piloni degli archi. Lo specus è costruito in petit appareil di arenaria gialla per gli specchi e in blocchetti di calcare grigio per gli spigoli delle lesene. Gli archi sono in opus quadratum bugnato, con blocchi cuneiformi nella ghiera. All'imposta dell'arco i blocchi bugnati emergono per costituire una cornice sulla quale appoggiare la centina. La volta che copre lo specus è conservata a tratti; dove manca, i muri laterali stanno per crollare. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 62: Aussitôt après sa sortie de la montagne, l'aqueduc franchit l'oued Dahar sur un pont et chemine à flanc de coteau pour arriver au chabet El-Amri où il passe sur une belle

285 série de trente arches, dont les matériaux sont disposés comme ceux de l'oued Melah (Fig. 26 1). Sa plus grande hauteur est de 8m. Le canal a ici 1m62 de hauteur sur 0m62 de largeur. Ses parois mesurent d'un côté 0m48 et de l'autre 0m58. Entre le point où il émerge du sol et celui où il passe sur le point, l'aqueduc, quoique reposant sur le sol, a extérieurement l'aspect d'un mur flanqué de piliers de renfort, comme lorsqu'il surmonte les arches.

Sito 214

2.4000 1.4207

1.5000

2.0000

2.2500 0.6000

2.2500

2.2500 Ø1.0400

Ø1.0400 0.5000 16.6500

2.2500

Ø1.0400

2.2500

Ø1.0400

2.2500

30.9625

0.5000

0.6000

0.6000 3.7500

0.6000 1.7865 0.1500

Descrizione Numerosi ortostati emergono sul sito, molti dei quali allineati. La presenza di un incastro per la leva del torchio indica la natura rurale dell'impianto. Nel tratto nord della zona centrale con ambienti rettangolari si trova una vasca tipo sarcofago con le due estremità arrotondate. La sua vicinanza all'incastro della leva fa supporre che la sua funzione (secondaria?) fosse quella di raccogliere l'olio spremuto come nei siti 9 (dove è tuttora in situ), 47, 166 (ex situ) e 179 (non scavata). Nel tratto sud del sito sono resti di un pavimento mosaicato e due o tre cippi anepigrafi (di confine ?) con l'estremità superiore arrotondata, ma senza iscrizione. Nel tratto nord sorge una cisterna monumentale a cinque navate, coperte da lastre monolitiche lunghe m 2,60 di sito 214 (fig. ), potrebbe essere un castellum aquae del tipo che Vitruvio (8.6.7) consiglia di costruire a intervalli di 200 actus (= 7,1 km) lungo il percorso degli acquedotti per permettere la deviazione dell'acqua ni caso di guasto. Sito 214 dista 6,3 km dalla sorgente: il consiglio è stato seguito, ma non alla lettera. Secondo il senatusconsulto dell'11 a.C. citato da Frontino223 i privati non

223 Frontin. aq 2.106.

286 potevano captare direttamente dall'acquedotto pubblico - solo tramite un castellum aquae, eventualmente da costruire dagli utenti a spese collettive dentro o fuori città su indicazione dei curatores aquarum. Il senatusconsulto non permette l'allacciamento diretto alle condotte pubbliche per limitare l'usura dei tubi. La seconda cisterna situata a m 100 a valle della cisterna di sito 214 era probabilmente un serbatoio costruito da privati per uso comune:224 è l'unica evidenza di captazione rurale a uso privato dall'acquedotto della Civitas Aurelia Thuggensis.

0 1 m

Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 46: Sur les bords de l'oued Gattoussi, un réservoir d'une forme curieuse, à bords irréguliers, est flanqué de deux citernes. Il offre vers le milieu d'une de ses faces un renfoncement où devait exister jadis une bouche d'émission. Dans son voisinage, au milieu de ruines (p. 47 e figg. 13 e 14) assez confuses, un aqueduc prend naissance à une source située à quelques mètres au-dessous du grand aqueduc de Dougga; son parcours n'est que d'une centaine de mètres. Il est en blocage à sa partie supérieure, et l'extrémité opposée est formée de tronçons de pierres creusés en canal. Il aboutissait à des citernes très vastes et dont l'aspect intérieur est des plus curieux. C'est une grande salle, aux murs en blocage, mesurant, en dedans, 22m60 de longueur sur 10m90 de largeur, et renfermant trente-six piliers en pierre, très gros- (p. 48 e figg, 15 e 16) sièrement équarries, d'environ 0m60 de côté, disposées sur quatre rangées. Au- dessus, de grands monolithes vont d'un pilier à l'autre, parallèlement aux allées que forment les quatre rangées, et ces sommiers supportent à leur tour un lit de dalles énormes, longues de 2m60, sur lesquelles on a posé une couche de blocage de 0m30 d'épaisseur, revêtue extérieurement de 0m03 de ciment. Quatre puisards, pratiqués dans le toit, ont la forme d'un cylindre dont chaque moitié forme une encoche dans deux dalles contiguës. Des contreforts renforcent l'un des angles de cette citerne. Lorsqu'on pénètre dans la vaste pièce, on est frappé de l'aspect imposant qu'offrent

224 Hodge 1995, pp. 294-295.

287 ces alignements de piliers et il semble que l'on se trouve à l'intérieur de quelque temple primitif. p. 49 fig. 17 (sezioni). ibid. p. 62: Il s'enfonce ensuite sous terre et franchit l'oued Gattoussi sur treize arches d'une hauteur de dix mètres (Fig. 263). C'est près de là que se trouvent les vastes citernes au toit formé de longs monolithes, que j'ai décrites plus haut, et il est possible que les habitants de Thugga aient placé auprès d'elles un poste destiné à l'entretien et à la défense de la conduite.

Carton interpreta probabilmente il grande recinto nel tratto ovest dell'insediamento rurale come poste destiné à l'entretien et à la défense de la conduite.

Sito 215 fattoria con cisterna, torchio Sito 216

Sito 216 area fittili e cocciopesto

Sito 217 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 218 acquedotto, ponte

0 1 m

Posizione Valle di un affluente di oued Guétoussia, interamente arata. La terra della valle Guetoussia è del tipo vertisol, molto adatto all'agricoltura. Descrizione Ponte dell'acquedotto costituito da un'arcata in opus quadratum con nucleo in cementizio. Lo specus prima di passare sopra il ponte fa un angolo a gomito. I blocchi squadrati presentano un incavo rettangolare al centro del lato superiore, che doveva servire al sollevamento degli stessi.

288

Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 62: Il s'enfonce ensuite sous terre et franchit l'oued Gattoussi sur treize arches d'une hauteur de dix mètres (Fig. 263). C'est près de là que se trouvent les vastes citernes au toit formé de longs monolithes, que j'ai décrites plus haut, et il est possible que les habitants de Thugga aient placé auprès d'elles un poste destiné à l'entretien et à la défense de la conduite. Carton interpreta probabilmente il grande recinto nel tratto ovest del sito 115 come 'poste destiné à l'entretien et à la défense de la conduite'.

Sito 219 Superficie edificata: 12,85 x 16,73 m. Posizione Piccola collina a 80 m ad ovest di oued Guétoussia; terreno agricolo. Descrizione I muri perimetrali dell'edificio antico costruito in cima alla collina affiorano in superficie, rendendo visibile un impianto rettangolare con robusti blocchi bugnati nei cantoni. Si intravede una cisterna coperta da volta nell'angolo nord-ovest. Nel 1996 la cima è gravemente compromesso dallo scavo di buchi a distanze regolari per l'impianto di un nuovo oliveto.

Sito 220 cisterna

Sito 221 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 222 AAT 154 Posizione Tell sul versante destro (ovest) di oued Guétoussia (520-530 slm). Descrizione Il nucleo originario che costituiva un oleificio di impianto rettangolare (24,20 x 15,40 m) è stato allargato nel periodo tardoantico sul lato sud. Questo si desume dall'aspetto non molto regolare degli ortostati disposti in filari non fitti. Un labrum di pietra calcarea si trova a sud di questo annesso. Tre dei quattro cantoni a solidi blocchi bugnati sono conservati. L'unico incastro in situ si trova inserito nel muro perimetrale est vicino al cantone sud. L'incastro presenta una bugna sul lato esterno. L'angolo della cella olearia conservato a nord dell'incastro permette di calcolare la larghezza: 2.00 m. Non si esclude la presenza di altri torchi, con altri incastri disposti in modo simmetrico nei muri perimetrali est e ovest. La presenza di un secondo incastro tolto e leggermente spostato dal tratto nord del muro ovest fa sospettare una tale disposizione. Elementi di torchio 222 168 63 45 incastro, in situ, con bugnato 222 in situ 172 57 38+ incastro con bugnato

289

Sito 223 fattoria con torchio

Sito 224 fattoria distrutta, contrappeso

Sito 225 area fittili e cocciopesto

Sito 226 fattoria con 2 torchi

Sito 227 cisterna di fattoria, cippo di confine Descrizione Fattoria moderna costruita sopra un insediamento antico. Il pozzo antico è tuttora in uso. Vasche o cisterne con angoli interni arrotondati e rivestite di intonaco di cocciopesto. Iscrizione L'interessante cippo MTFC LRSF (inedito) segnava il confine (terminus) tra due proprietà indicate con le iniziali dei proprietari.

Sito 228 fattoria con incastro

Sito 229 fattoria distrutta

Sito 230 concentrazione pietre Descrizione Cisterna con volta emerge dal piede della collina a nord della fattoria franco-algerina che ingloba blocchi squadrati antichi di calcare bianco. Reperti sporadici: 1. la parte superiore di un altare funerario di calcare bianco, a timpano con decorazione vegetale affiancato da due pulvini con rosetta. 2. cippo lunato di arenaria rosa (flysh numidico) con iscrizione funeraria: MVCIA I F ME VIA REDEMIA PIA VIXIT ANNIS XIII HSF Il nome Mucius compare in un'iscrizione del sito 282.

290

Sito 231 fattoria con 3 basi di torchio, iscrizione

Sito 232 Descrizione Il terzo ponte, che era a tre ordini e a sifone rovesciato (U), sosteneva la condotta forzata che scendeva e saliva i versanti del oued Melah con una colonna d'acqua di 27 m. I tre ordini raggiungevano l'altezza di 28,90 m, e di 29,50 m se si calcola anche la condotta composta di blocchi cubici (tra 59-62 cm di lato, 2 piedi romani all'incirca) e parallelepipedi (98-102 cm di lato) di calcare bianco forati all'interno (ø 25-27 cm), provvisti di incastri maschio-femmina. Alcuni di questi blocchi presentano uno o due sfiatatoi. Essi si trovano ora dispersi sulla riva est del torrente, ma un disegno di Carton documenta come i blocchi fossero disposti alternatamente con e senza sfiatatoio,225 come è il caso in alcune condotte nell'Asia Minore e in Israele;226 il sifone di Patara in Licia (Asia Minore) ha conservato i blocchi cubici sul ponte.227 Le aperture degli sfiatatoi erano otturate con piccoli chiusini di pietra fissati con malta. Gli sfiatatoi servivano per l'aerazione, per evacuare eventuali bolle d'aria che potessero ridurre il flusso dell'acqua;228 oppure, secondo una recente ipotesi, per l'introduzione di aceto bollente per rimuovere le concrezioni di carbonato di calcio.229 La condotta forzata partiva da una vasca di scarico circolare, mal conservata (sito 196), e sboccava in una vasca di carico uguale (sito 234), conservata molto meglio dell'altra vasca. I piloni del ponte hanno una solida fondazione in conglomerato con archi sotterranei (barulle) facenti corpo con il secondo ordine, rivestito di blocchi bugnati (lapide quadrato)230 dove la struttura è a vista. I piloni dell'ordine superiore sono composti in alzato di un piccolo nucleo interno in cementizio e un paramento consistente di blocchi bugnati a forma di parallelepipedo. Gli archi sopra i piloni sono in conglomerato gettato su centine che poggiavano sulle cornici sporgenti solo all'interno della luce degli archi, e non sono di conci a forma di cuneo che si reggono da sé, senza legante, come invece nei tre ponti successivi. Il motivo per optare per la variante era che il conglomerato degli archi permette un allettamento addentellato o incastrato, e cioè più solido, per alloggiare o ancorare bene la fila dei blocchi della condotta forzata. Evidentemente il posizionamento della condotta sugli estradossi di archi di conci a cuneo non fu considerato una costruzione in grado di resistere alla spinta dell'acqua che scendeva da un pendio di 21 %. La condotta forzata perdeva non poca acqua,231 come si evince dal deposito di calcio su uno dei piloni. Il nucleo degli archi è in conglomerato di pietrame allungato, disposto radialmente a formare un vero e proprio arco. Le ghiere degli archi sono di blocchetti di calcare color marrone della stessa qualità del calcare usato per il conglomerato di pietrame. Il rinfianco tra le volte contigue degli archi è di blocchetti di calcare disposti in filari orizzontali.

225 Non è del tutto sicuro che il disegno di Carton 1897, fig. 18 e p. 50 riproduca la condotta di questo ponte: non ha individuato i tratti forzati. V. Hodge 1995, pp. 33-41 per condotte simili, soprattutto nell'Asia Minore che sembra essere la 'patria' del sifone. 226 Hodge 1995, pp. 38-40, fig. 15-17. 227 Hodge 1995, p. 34, fig. 12; Grewe 1992, pp. 76-77, 82. 228 Vitr. 8.6.9; Tölle-Kastenbein 1993, pp. 109-110. 229 Attraente ma troppo bella, la tesi di Fahlbusch 1991. 230 Frontin. aq. 124.1. 231 Frontin. aq. 122.1 mette in guardia contro le manationes dannose per le pareti del canale, le sostruzioni e persino per i piloni: pilae quoque ipsae tofo exstructae sub tam magno opere labuntur.

291

Qui viene proposta per la prima volta una ricostruzione del ponte a tre ordini, la parte centrale del quale è andata distrutta, probabilmente per effetto del vento, anche se l'ordine mediano fosse ancorato bene: esso inizia sotterra già là dove sorge il primo pilone bugnato dell'ordine superiore. Le tempeste del nordovest (mistral) possono essere particolarmente violente; la maggior parte degli insediamenti antichi e moderni, sia rurali che urbani della zona, risulta infatti costruita in modo da essere riparata dagli insistenti venti nordovest.232 Frontino è molto conscio del rischio tempesta (vi tempestatium) degli acquedotti costruiti su arcate, in particolare quando in pendio e/o sopra il letto di un fiume:233 tre condizioni presenti nel ponte sito 232. Bibliografia Carton L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, pp. 58-62, figg. 25 e 262.

Sito 233 Posizione Pendio ovest di Ragoubit as-Sraya, sul ripido versante sinistro (est) di oued Melah (541 slm) Descrizione Vasca di carico della condotta del ponte sito 232. La condotta forzata partiva da una vasca di scarico circolare (sito 196), mal conservata, e sboccava in una vasca di carico uguale (sito 233), conservata molto meglio dell'altra vasca. Il perimetro esterno della vasca è quadrato. L'interno della vasca è rivestito con intonaco di cocciopesto. Si ignora la profondità.

L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 60: Au point où l'aqueduc aboutissait sur la rive gauche se trouve un large puits de 3m30 de diamètre, qui ne peut être confondu avec un des regards de la conduite. Son rôle était de pare, en cas d'obstruction du canal en aval, aux dégâts qu'une élévation de niveau aurait produits dans sa partie aérienne, en offrant une issue aux eaux qui auraient reflué de la partie du canal située au-dessous. Il était naturel de prendre une telle précaution à l'égard d'un travail aussi considérable que le pont-aqueduc de l'oued Melah.

232 Cfr. Hodge 1995, pp. 144-145 a proposito del ponte di Cherchell (con bibliografia). 233 Fronti. aq. 121: aut vetustate aut vi tempestatium eae partes ductuum laborant quae arcuationibus sustinentur aut montium lateribus applicatae sunt, et ex arcuationibus eae quae per flumen traiciuntur.

292

Sito 234 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 235 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 236 area fittili

Sito 237 area fittili

Sito 238 concentrazione pietre

Sito 239 Henchir Aïn as Snab Superficie edificata 180 x 77 m. Posizione Piede del pendio nord (570 slm) di Djebel Bou Khoubza (vetta 851) Descrizione Vasto insediamento disturbato dalla presenza di un gourbi (abbandonato). I filari di ortostati che si profilano sul sito non permettono una ricostruzione di singole strutture. Un contrappeso è stato riusato in posizione verticale come ortostati. La base del torchio interamente conservata presenta un diametro interno di m 1,21. Elementi di torchio 239 204 194 25 ara Ø int. 121 239 85+ 73 63 contrappeso (riuso in verticale)

Sito 240 Henchir Aïn as Snab Superficie edificata 46,90 x 44,51 m. Posizione Piede del pendio nord (570 slm) di Djebel Bou Khoubza (vetta 851 slm) Descrizione L'insediamento, che dista 107 m dalla sorgente Aïn as Snab presenta un corpo centrale del quale si intravedono tre lati dritti e che occupa una superficie minima di 35,75 x 27,04 m. La conservazione del sito ha sofferto dell'asportazione dei materiali per i due marabut di Sidi Ghrib e per le tombe del cimitero moderno che è stato costruito intorno ai marabut. Bibliografia Carton 1895 p. 254-255.

293

Sito 241 tomba(?)

Sito 242 fattoria con torchio

0 10 m

Sito 243 Descrizione Insediamento piuttosto distrutto. Iscrizione cippo con iscrizione IF oppure IR? Terminus. Potrebbe trattarsi di un cippo moderno IF: Immatriculation Fondiarie.

294

Sito 244 pietra squadrata

Sito 245 area fittili, concentrazione pietre

Sito 246 fattoria

Sito 247 concentrazione pietre

Sito 248 base di torchio, proveniente da 242

Sito 249 fattoria con 2 incastri

Sito 250 briglia del sito 282

Sito 251 area fittili e cocciopesto

Sito 252 concentrazione pietre

Sito 253 fattoria smantellata, 3 torchi

Sito 254 concentrazione pietre sito distrutto totalmente, rimangono solo alcuni blocchi squadrati, dei quali uno bugnato (DU034), un frammento di colonna.

Sito 255 cisterna

Sito 256 fattoria con incastro in situ

Sito 257 concentrazione pietre

Sito 258 concentrazione pietre

Sito 259 concentrazione pietre

Sito 260 miliario Posizione Versante nord di oued Djafer, che scende dal pendio est di Dougga verso il tracciato della strada antica e moderna tra Cartagine-Tunis e Theveste-Tebbessa. Descrizione Frammento di miliario poco leggibile.

295

Sito 261 fattoria smantellata, torchio

Sito 262 cisterna

Sito 263 fattoria distrutta

Sito 264 fattoria

Sito 265 cisterna

Sito 266 area fittili

Sito 267 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 268 fattoria con cisterna

Sito 269 acquedotto, pozzi d'ispezione

Sito 270 acquedotto, pozzi d'ispezione

Sito 271 acquedotto, pozzi d'ispezione

Sito 272 acquedotto, pozzi d'ispezione

Sito 273 acquedotto, pozzi d'ispezione

Sito 274 acquedotto, pozzi d'ispezione

Sito 275 acquedotto, pozzi d'ispezione

Sito 276 fattoria con torchio

Sito 277 area fittili e pietre

Sito 278 muro

Sito 279 rocchio di colonna

Sito 280 fattoria con 2 torchi Posizione Pendio sud della collina Fidj al Hjar. Campi arati. Grande oliveto regolare a poco distanza a nord. Descrizione Fattoria con grossa base circolare di torchio quasi completa. La costruzione è molto regolare con cisterna nella parte nord. Frammento di muro in petit appareil regolare, crollato. Due incastri non in situ, un contrappeso verticalmente inficiato nella terra. Un blocco con incavo rettangolare (che doveva sovrastare l'incastro delle leva) è rotto in due. Capitelli a trapezio.

296

Sito 281 cisterna di fattoria

Sito 282.AAT 155

blocchi sull'argine dell'oued

14 contrappeso area 10 mq perimetro 19 m

muro 1 incastro

2 incastro frammentario area 1313 mq perimetro 167 m

incastro riutilizzato vaschetta

area 82 mq perimetro 38 m

3 incastro

4

blocco bugnato

10 incastro estradosso di volta

canaletta incisa

base di colonna non in situ

5 contrappeso rovesciato 9 incastro rovesciato 0 5O m area 729 mq perimetro 110 m

7 contrappeso rovesciato 8

tripode

12 contrappeso

incastro tripode

area 1152 mq perimetro 155 m

probabile base di colonna volta sporadica

13

blocco bugnato

Posizione Nei fertili campi arati sul versante sud di oued Guétoussia. Descrizione L'insediamento si compone di tre elementi: uno stabilimento produttivo con almeno 8 torchi, una chiesa e una briglia o muro di contenimento sul versante sud di oued Guétoussia, alla confluenza di un altro torrente. Edificio rettangolare con abside nel terzo del lato est (corrisponde con un ingresso chi si trova di fronte, nel lato ovest; cfr. la pianta dell'edificio sito 507). Il lato est è ben conservato, l'opus africanum emerge dal terreno, con parallelepipedi verticali e orizzontali. Nella zona nord è una struttura lunga e stretta che nel tratto ovest diventa illeggibile per i mucchi di pietre. La zona nord-est sembra occupata da un oleificio con tre incastri conservati (uno dei quali dimezzato e malridotto).

297

0 2.5 m

Sul versante del oued si trova una chiesa con abside quadrata all'esterno e semicircolare all'interno, del tipo presente anche nel sito 5. Anche questa chiesa include un incastro nella muratura. Nella navata si trova l'architrave(?) di una porta. Alla confluenza dei due oued è un muro di contenimento e un contrappeso. Altare funerario con il lato dell'epigrafe rivolto in alto porta l'iscr. già vista da Carton (p. 232): DMS Caius Arsacius Privatus figlio di Quadratus Arsacenus

282.3 130/131 51/52 43/42 520-530 incastro 282.13 113 60 56 520-530 incastro e contrappeso 282.10 130 34 45 520-530 incastro 282.1 116 50 49? incastro in situ 282.15 151 74 50 500 incastro, riuso chiesa;n.c. 56/78 282.11 60 [x2 +12] 49 30+ incastro fr. 282.2 60+ 53 26+ incastro fr. 282.9 100 70 75 520 contrappeso 282.13 113 55 60 520 contrappeso 282.8 124 67 32 dimezzato contrappeso 282.12 151 75 68 520 contrappeso 282.7 153 76 55 520 contrappeso 282.5 115 60 32+(interrato) pianta 5 contrappeso 282.4 32+(interrato) 56 35 pianta n. 4 contr.riuso verticale lato n, tratto e 282.14wed 100 61 40+(interrato) contrappeso 282 160 77+ interrato 27 int 122 ara

298

Sito 283 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 284 concentrazione pietre

Sito 285.AAT 156 Henchir Aïn Trab

base di torchio

blocco bugnato

stipite con bassorilievo

0 5 m

Posizione Fertile valle di oued Guétoussia. Descrizione L'insediamento si compone di due strutture: una quadrata con i cantoni bugnati intatti e un architrave con iscrizione pubblica ansata, l'altra rettangolare ad ambienti stretti e lunghi, uno dei quali contiene ancora l'incastro e la base del torchio composta da 4 lastre. Il diametro interno di 132 indica la dimensione dei cestini che contenevano le olive. È conservato lo stipite (ex situ, ma non lontano dalla porta) decorato con una figura itifallica, gia pubblicata da Carton 1895, p. 233 fig. 79 Elementi di torchio 110+84+ (rotto) 77 manca spess. ara composta di almeno 4 lastre diametro int. 132 est 152; int.106, est 128 in situ 175 78 35 incastro (n.c. 70/90) Iscrizioni Iscrizione ansata: CIL 8.27414: SACRVM PIISIA IV M

Bibliografia Carton 1895, pp. 232-233.

Sito 285 AAT 156 Henchir Aïn Trab Posizione Fertile valle di oued Guétoussia. Descrizione

299

L'insediamento si compone di due strutture: una quadrata con i cantoni bugnati intatti e un architrave con iscrizione pubblica ansata, l'altra rettangolare ad ambienti stretti e lunghi, uno dei quali contiene ancora l'incastro e la base del torchio composta da 4 lastre. Il diametro interno di 132 indica la dimensione dei cestini che contenevano le olive. È conservato lo stipite (ex situ, ma non lontano dalla porta) decorato con una figura itifallica, gia pubblicata da Carton 1895, p. 233 fig. 79 Elementi di torchio 110+84+ (rotto) 77 manca spess. ara composta di almeno 4 lastre diametro int. 132 est 152; int.106, est 128 in situ 175 78 35 incastro (n.c. 70/90) Iscrizioni Iscrizione ansata: CIL 8.27414: SACRVM PIISIA IV M Bibliografia Carton 1895, pp. 232-233.

Sito 286 concentrazione pietre

Sito 287 concentrazione pietre

Sito 288 concentrazione pietre

Sito 289 area fittili

Sito 290 area fittili

Sito 291

Sito 292

Sito 293 area fittili

Sito 294 area fittili

Sito 295 cisterna di fattoria, contrappeso Posizione Campi pianeggianti a ovest di oued el Derbala.

300

Descrizione Emerge in mezzo al campo arato una cisterna bipartita dagli angoli interni smussati e rivestita di intonaco di cocciopesto. In direzione nord-sud rimane il muro di sostegno dell'acquedotto, un altro tratto del quale è presente nel sito 143. Si suppone che l'acquedotto e la cisterna facessero parte della proprietà dei Pullaieni. Bibliografia Carton 1895, p.253: Henchire el Cadi. - D'un coté de la voie, sont des citernes étendues, alimentées par un aqueduc venu de l'oued Ouassel.

Sito 296 Posizione Oliveto della fattoria moderna che insiste sull'insediamento antico sito 142 nel pendio ovest del djebel Ghidane. Descrizione Muri appartenenti a cisterne sono visibili in elevato e rasati sul livello di campagna. Si suppone che facessero parte della proprietà dei Pullaieni.

Sito 297 secondo pozzo d'ispezione sopra Ain Krogia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 62 Il pozzo, situato lungo la pista che collega la valle di Aïn Krogia con la prossima valle (senza nome, ma secondo Carton l.c. l'oued si chiama Dahar) è stato dimezzato dai lavori agricoli del campo soprastante.

301

Sito 298 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito299 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 300 fattoria distrutta

Sito 301 cisterna Posizione Ai piedi di Fedj Adhoum, sul versante nord di oued Aïn al Hammam. Descrizione La struttura lunga e stretta è suddiviso da uno o forse due muri trasversali. Dalla parte esterna del muro è visibile la risega di fondazione. Non è chiaro se si tratta di una cisterna o di un bacino di sedimentazione (piscina limaria).234 La quota del fondo della cisterna è comunque più alta di quella dello specus che passa in senso parallelo a poca distanza sotto sito 301.

234 A. Trevor Hodges, Roman Aqueducts and Water Supply, London 1995 (rist. del 1991), p. 123: Settling tanks were also found along the main stretches of the acqueduct, though, like junctions, they occurred more often near the beginning, to clear the water on leaving the springs, or near the terminal castellum and the urban network. (cfr. le due cisterne 127 e 128 ad O di Dougga). On the short (8.5 km) aqueduct at Siga (Algeria) there was a series of at least twenty small basins (some oval, some round, and of about 1 m3 capacity). Each was located not on the aqueduct line but close beside it. Water was brought into the basin by a sort connecting channel, and left it by a second one, at right angles, back into the aqueduct, so that the basin was situated on a sort of loopline or by-pass. 64 (Grewe, Planung und Trassierung) Was this a settling basin or an access point from which local farmers could draw water? Tölle Kastenbein, Archeologia dell’acqua, p. 114

302

Sito 302 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 303 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 304 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 305 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 306 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 307 fattoria

Sito 308 fattoria con 4 torchi

Sito 309.AAT120 Aïn el Fallous

B

0 50 m

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CUMULO

Posizione Alto tell (cima 688 slm) con pendii ripidi. La sorgente Aïn el Fallous eroga acqua della sorgente è fresca e ferruginosa (flous significa denaro). Descrizione

303

Il ripidi fianchi del tell sono abbelliti in modo scenografico da nicchie; tre sul lato est, vicino alla volta emergente, una sulla punta nord-ovest verso Sidi Hamida e una ad ovest, di fronte alle supposte terme. I lati erano occupati anche da impianti produttivi. Gli elementi di torchi, sparsi un po' ovunque sono sufficienti per almeno sette torchi. Due impianti di oleificio si possono osservare in superficie: uno vicino alla sorgente Aïn el Fallous, sul fianco sud-est del tell e uno a nord-ovest, in direzione del marabut di Sidi Hamida. L'oleificio suddiviso in tre ambienti lunghi e stretti sotto il carrubo (vecchio 700/800 anni) conserva ancora l'incastro per la leva inserito nel muro perimetrale. Il doppio muro in cui è inserito l'incastro è costruito contro il terrapieno della collina. Il blocco con piccolo incavo rettangolare che doveva sovrastare l'incastro è ora inglobato dal carrubo. La frammentaria base del torchio sembra ancora in situ. Un secondo blocco con incavo rettangolare si trova ex situ, sul pendio dietro l'oleificio del carrubo. Alle spalle dell'oleificio emerge in superficie una struttura circolare con molte tracce di cenere. Potrebbe trattarsi di una fornace. Un edificio suddiviso in più ambienti, due dei quali presentano una vasca ovale. Le pietre calcaree del petit appareil dei muri del ambiente est sono bruciate, presentano un color viola. Non è chiaro se si tratta di una fornace o di un praefurnium. La stanza a fianco era coperta da cupola (caldario?). Il dosso di terra davanti alla supposta fornace potrebbe nascondere un'altra cupola. La muratura delle supposte terme è in petit appareil, con blocchi squadrati negli spigoli e blocchetti più piccoli nella ghiera dell'arco dell'unica volta ben conservata. cisterna sotto il sentiero dietro l'oleificio del carrubo Elementi di torchio 309 80+ 65 40 contrappes riuso verticale (fattoria mod) 309 diam. 147 147 628? ara circolare, solco 10 (fattoria mod) 309 70 diam 44 contrappeso cilindrico 309 in situ 147 52 25+ 640?(n.c. 75/45) incastro, in situ (carrubo) 309 156 63 50 (n.c. 63/50) parallelepipedo con incavo  (carrubo) 309 140 46 27 parallelepipedo con incavo  (sentiero) 309 157 88 60+(interrato) contrappeso con cuneo a scala (carrubo) 309 152 72 35+ 640? incastro sotto fichi d'India (v. pianta) 309 152 68 60+ contrappeso a pulvini (sopra precedente) 309 36+ 72 75 contrappeso, riuso in verticale (pianta) 309 152 72 40 incastro sotto volta emergente (cima) 309 148 (io 137) 60 (io 64) 40 (io 54) contrappeso sotto volta emergente

304

309 incastro fr. piede pendio 309 57+ (rotto) 55 ? contrappeso fr. sotto olivo 309 129 206 diam est.124, int. 117 ara, pietra rosa, zona SiHmida

Di fronte alla casa araba in basso ci sono una base circolare con orlo consumato dalla pressione dei noccioli delle olive (1995), un capitello e un cilindro con incavi cuneiformi sui lati circolari (contrappeso ?) (2000). Iscrizione ORNAVIT RES PVB Bibliografia AAT120 Aïn-el-Flouss. Vestiges de citernes. Construction circulaire enfouie, peut- être un bassin (Lieutenant Brunet dans Gauckler, Installations hydrauliques II p. 28)

Sito 310.Ain Hammam Posizione Impluvio sinclinale di flysh numidico rosso tra Fedj Hadoum e Djebel Bou Khroubaza che convoglia l'acqua piovana in una gola che passa davanti alla sorgente di acqua tiepida (15° C) d'Aïn Hammam. Descrizione L'acquedotto nasce qui, a 8,27 km da Dougga dalla sorgente tiepida Aïn Hammam sotto l'impluvio del djebel Bou Koubzha. La vasca di captazione o castellum aquae costruito vicino alla sorgente235 e alla confluenza di due oued che scendono dal monte, convogliava l'acqua in un canale sotterraneo (specus, rivus). Della vasca di captazione rimane un muro costruito sul versante sinistro del oued Ain Hammam. Il muro è in petit appareil rivestito di malta con accurata stilatura. Il dislivello tra la vasca di captazione e lo specus del primo ponte è di soli 23 cm per una distanza di 961,14 m. Nonostante la distanza di 10,86 km il dislivello tra la vasca di captazione (sito 310) e il fondo della cisterna (sito 157) a nordest del tempio di Caelestis nella città di Dougga è di soli 10 m, meno di 1 m per km: capolavoro dei libratores (geometri)236 e ingegneri idraulici romani, che si sono preoccupati di proteggere l'acquedotto dall'usura causata dalla pressione idrica - meno grave su un declivio graduale - e dalla formazione di concrezioni calcaree (sinter) sulla superficie interna dello specus. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 56: Dans un ravin sauvage et rocheuz, couvert de chènes-liège, au milieu des masses arrondies de grès rouges, coulent les eaux tièdes d'Aïn-el-Hammam. Un grand bassin quadrilatère, en blocage, de dix mètres de côté, dont la disposition est assez difficile à reconnaître au milieu d'une épaisse végétation, barrait le ravin et rejetait les eaux sur la rive gauche, vers l'aqueduc, qui devient immédiatement souterrain et s'enfonce à une grande profondeur.

235 Secondo il consiglio di Vitruvo 8.6.4. 236 Nome usato nell'epigrafe CIL 8.2728 relativa al geometra Nonio Dato, noto per aver risolto i problemi di dislivello nel tunnel scavato per lo specus dell'acquedotto di Saldae in Numidia: Tölle- Kastenbein 1993, pp. 75-77, e nota 27 a p. 125.

305

Sito 311.Ain Hammam, Descrizione Il primo pozzo d'ispezione doveva essere profondo (almeno) 13,75 m. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 56 e fig. 21: Le premier regard que l'on trouve sur son parcours a, en effet, dix mètres de longueur au minimum, et la conduite a dû être établie là, non pas à l'aide d'une tranchée, mais dans une galerie à même le rocher. Les regards de ce genre sont fort nombreux et disposés régulièrement, tous les quatre-vingts mètres, aux points où l'aqueduc est souterrain. Ce sont des puits à lumière circulaire, d'un mètre de largeur. Extérieurement, ils sont prismatiques dans leur partie souterraine et cylindrique au- dessus du sol. Ils étaient fermés par de grandes dalles simplement équarries. Comme ils servaient à descendre dans la conduite, on avait ménagé dans leurs parois de petites cavités où l'on posait le pied. On est tenté de s'étonner de voir les regards aussi rapprochés, quand les dimensions du canal sont assez grandes pour que l'on ait pu y cheminer sans grande gêne. La construction de (p. 58) tous ces puits en maçonnerie a augmenté de beaucoup le prix qu'a coûté l'aqueduc. J'ai, en effet, compté cent cinquante-trois regards sur tout son trajet. Or, si on leur donne une moyenne de six mètres, ce qui est sans doute au-dessous de la réalité, on trouve que, mis bout à bout, ils constitueraient un tube de près d'un kilomètre de longueur. Si l'on ajoute au coût de la maçonnerie les difficultés que l'on a dû rencontrer pour les établir à travers un sol rocheux, on pensera que le prix de la main-d'œuvre ne devait pas être élevé à Dougga, ou qu'il était bien nécessaire de rapprocher ainsi ces puits. Peut- être, d'ailleurs, avaient-ils un autre rôle, sur lequel je reviendrai plus loin, celui de servir d'ouvertures de sûreté, dans lesquelles l'eau pouvait s'élever au cas où, un obstacle se formant en aval et l'empêchant de couler dans le canal, l'augmentation de la pression eût pu devenir un danger pour la solidité des murs. Au-delà de ce premier regard, et après un assez long parcours dans le sol, l'aqueduc émergeait un instant pour franchir un ravin sur quelques arches, pénétrer de nouveau sous une colline et reparaître à environ deux kilomètres de son origine, pour traverser un autre ravin à l'aide d'un intéressant ouvrage.

Carton non ha visto il secondo pozzo d'ispezione (sito 312).

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Sito 312 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 313 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 314 Posizione Profonda e stretta valle di un affluente di oued Aïn Hammam.

Descrizione Ci sono voluti 7 ponti per portare l'acqua oltre le vallate che il condotto doveva attraversare: per vallis opere arcuato.237 Il primo, a due archi, è quello più rovinato, è crollato. Il frammento maggiore è girato per 180°, il fondo dello specus si trova a contatto con il letto dell'oued. Il ponte sembra distrutto appositamente e non crollato per cause naturali (tracimazione del oued, terremoti). Durante le incursioni barbariche della tarda antichità era pratica comune costringere città alla resa col taglio delle condotte idriche: così gli Eruli in Grecia, i Goti in Italia, i Vandali in Africa.238 Tecnica di costruzione: conglomerato con paramento in petit appareil, e grandi blocchi squadrati all'imposta dell'arco.

Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 58: Au delà de ce premier regard, et après un assez long parcours dans le sol, l'aqueduc émergeait un instant pour franchir un ravin sur quelques arches, pénétrer de nouveau sous une colline et reparaître à environ deux kilomètres de son origine.

237 Così Frontin. aq. 7.8, a proposito dell'Aqua Marcia. 238 Tölle-Kastenbein 1993, p. 228.

307

Sito 315 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito316 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 317 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 318 acquedotto, specus

Sito 319 canaletta

Sito 320 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 321 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 322

Posizione Parte bassa del versante sud di una collina del djebel Guéttoussia. Descrizione La fessura creatasi nello specus sulla parte bassa del versante della collina Il contrafforte appoggiato alla parte a valle dello specus ha risolto il problema statico: lo specus fa in pratica da diga sotterranea, contro la quale si accumulava l’acqua piovana riversata con una pendenza di 17 % dall'alto pendio soprastante (m 70).239 La pressione esercitata dalla terra bagnata del pendio e la soliflussione dell'argilla in particolare d'autunno dopo la siccità estiva, hanno causato la crepa nello specus. Il contrafforte che ha una superficie concava tra due 'costole' piane in cementizio, presenta una pendenza di 21 %; una costruzione simile fu realizzata a suo tempo lungo la linea ferroviaria della metropolitana Roma-Ostia. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 62: L'aqueduc devient de nouveau souterrain, affleure le sol en un point de son parcours et arrive auprès du temple d'El-Bouïa.

239 Situazione descritta da Hodge 1995, pp. 105 e 417, nota 28 con l'illustrazione di soluzioni diverse, praticate negli acquedotti di Colonia, Cherchell e Metz: canali di drenaggio paralleli allo specus, o spessore maggiore dello specus dal lato esposto alla spinta della terra.

308

Sito 323 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 324 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 325 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 326 acquedotto, specus

Sito 327 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 328 specus: acquedotto privato

Sito 329 Aïn al Mattouia

0 10 m

Posizione Tell non coltivato, racchiuso tra due ouadi: oued Aïn Hammam e oued Morra. Descrizione L’insediamento antico sparso in modo regolare sui terreni coltivabili, era reso possibile dalla presenza quasi ovunque di cisterne, facenti da base al corpo della fattoria. Le fattorie nelle colline di Dougga erano costruite spesso in pendio, per cui necessitavano di un terrazzamento artificiale ottenuto parte mediante lo sbancamento del terreno, parte mediante la costruzione di una base (basis villae) di forma rettangolare, sfruttata per l’istallazione di serbatoi per immagazzinare l’acqua piovana. Si tratta di camere sotterranee lunghe e strette, coperte di volta a botte sostenuta da muri robusti o duplici e rafforzati da contrafforti. La fattoria del sito 329 è costruita su cisterne; l'acqua veniva attinta da vere di pozzo.

309

Le tombe del cimitero musulmano che si è sviluppato intorno al marabut sono state violate recentemente. Gli scheletri sono buttati nelle cisterne. Una delle tombe era coperta da una lastra antica con la raffigurazione di un sacrificio a Saturno. Elementi di torchio 329 143 65 52 incastro 329 pendio N 115 73 36 incastro ex situ 329 in situ 180 90 57 contrappeso con cuneo rientrante in basso 329 128+ 100 sp. 25, solco largo 5, pr. 1 ara fr. 329 spigolo NW 190 66 41 parallelepipedo con due incavi   329 215 65 parallelepipedo con incavo rettangolare Sito 330 Posizione Pendio est di Kern el Kebsh, sulla striscia non coltivata tra due campi arati. Descrizione Il cippo opistografo CRR RPA indica il confine tra due proprietà, indicate con i tria nomina dei padroni. Dimensioni: a. 114; l. 65; sp. 27 sotto, 20 sopra. Caratteri 12-14 cm Confronti: CIL 8.27354 Burnoussa Baba vicino a Aat 171, 172 (Gabinius, Magnius): QS RC 27355 Dar el Hammam, 1 km a SO di Thugga: GC ED (=Maurin 2000 p. 162 n. 3?) 27393 Hr el Hammadi Carton p. 205, n. 385 /6 IC / IR IR 25944 in alveo rivi Wed Khalled, Carcopino Mél 1906 p.394 CAES N PBCF N

Sito 331 Posizione Dougga, annexe al Tempio di Caelestis Descrizione Grande recinto rettangolare con abside al centro del lato nord. Tecnica muraria in petit appareil di qualità piuttosto scadente. Il canale dell'acquedotto tra la cisterna sito 157 e la cisterna delle Terme di Aïn Durra passa al lato est del recinto. Il dispositivo che descrive Carton (1897, p. 64) non è più visibile. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 64: La conduite ayant ainsi traversé ces premières citernes descendait le long de la colline, en suivant la limite de la ville, pour se terminer à un autre groupe de réservoirs. On devait s'attendre à ce que, dans ce trajet, elle ait émis des embranchements vers la cité. C'est ce que mes recherches m'ont permis de constater. À une cinquantaine de mètres au-dessous des citernes de Bab-Roumia, en un point où il offre un changement de direction assez prononcé, le canal est interrompu par un espace quadrilatère un peu plus large que la conduite, limité sur la rive droite par un mur, en aval et sur la rive gauche par des dalles verticales en pierre, dont le bord supérieur, arrondi, a une élévation de 0m85 et une épaisseur de 0m12. La largeur de la première est de 2m, son extrémité droite est enchâssée dans un mur en pierre de taille, l'autre est encastrée dans un pilier en forme de borne prismatique placé à l'angle du

310 bassin. Sur une autre de ses faces, ce pilier loge également, dans une rainure, l'extrémité de la seconde dalle, large de 2m50, dont le bord opposé est aussi encastré dans un pilier en pierre.

Enfin, sur le radier du bassin, revêtu de grossières dalles plates, repose une pierre cylindrique dont la position, oblique par rapport à l'axe de l'aqueduc, semble indiquer qu'elle avait pour destination de subir le choc de l'eau et de la détourner dans le sens du coude que forme la conduite. Le but visé par cet ensemble était de ralentir la vitesse des eaux de l'aqueduc, dont l'inclinaison est fort grande, de transformer la colonne élevée et étroite de liquide qui arrivait en amont en une masse d'eau plate s'étalent pour franchir les dalles, et de diviser cette masse en deux parties, dont l'une continuait à descendre vers les citernes situées plus bas, tandis que l'autre se dirigeait vers la ville. La dalle latérale est percée vers son centre par un orifice large de 0m12, haut de 0m15, qui devait être l'origine d'une prise d'eau. Au-dessus de ce bassin, l'aqueduc indiqué par une p. 65 série de regards très rapprochés cesse de pouvoir être suivi à quelques mètres du second groupe de citernes. En forme de parallélogramme, celles-ci sont formées par trois voûtes en berceau accolées, mais qui, au lieu de reposer à l'intérieur sur des cloisons pleines, sont supportées par des larges arcades.

Sito 332 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 333 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 334 Posizione Djebel Guétoussia, pendio sud-est, valle di un affluente di oued Aïn Zellig. Descrizione Il quarto ponte a un solo arco costruito di conci a cuneo, è poco conservato per la presenza di una palma. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 62: Aussitôt après sa sortie de la montagne, l'aqueduc franchit l'oued Dahar sur un pont…

311

Sito 335 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 336 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 337 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 338 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 339 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 340 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 341 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 342 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 343 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 344 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 345 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 346 sito distrutto

Sito 347 strada antica

Sito 348 fattoria distrutta con base di torchio

Sito 349 fattoria distrutta, contrappeso

Sito 350 cisterna di fattoria

Sito 351 cisterna

Sito 352 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 353 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 354 acquedotto, pozzo d'ispezione

Sito 355 fattoria con cisterna, 2 torchi

312

cimitero musulmano

30mq 0 10 m

cisterna

pavimento in cocciopesto

frammento di ortostato crollato base di torchio calce e sassi buchi scavati recentemente

colonna 2666mq contrappeso

Sito 356 concentrazione pietre

Sito 357 cisterna, contrappeso riutilizzato nella muratura

Sito 358 cisterna

Sito 359 cisterna distrutta

Sito 360 fattoria

Sito 361 muro distrutto

Sito 362 area fittili

Sito 363 fattoria con incastro

Sito 364 cisterna

Sito 365 area fittili

Sito 366 fattoria

Sito 367 due cisterne

Sito 368 Sidi Ali al-Agab Posizione 438.5 e 339, a est di Dukania, lungo oued Mansoura.. Descrizione

313

Tell interamente distrutto da larghe fosse. La sola tomba di Sidi Ali al-Agab non è stata toccata. Vicino alla tomba si trovano una base di torchio rotta in tre e un contrappeso. Un quarto frammento della base è in situ e contiene la canaletta comunicante con la vasca semidistrutta e una canaletta nell'asse del quadrato della lastra. La base è una lastra di calcare nummulitico.

Reperti in superficie: cilindro della mola di marmo bianco con grossa venatura azzurra (forse ricavata da una colonna riutilizzata. Molti frammenti di ceramica. Mensola e architrave monolitico enorme verso sud-ovest, lungo il oued Mansoura. Tra i blocchi disposti nel oued si trovano un incastro frammentario e un contrappeso completo.

Sito 369

Posizione Valle di oued Khalled a nord del tracciato dell'antica strada Carthago- Theveste. Descrizione La fattoria francese è stata costruita sopra le cisterne di una fattoria romana. Le cisterne antiche sono accessibili tramite il pozzo attuale al centro del cortile. I muri rasati al livello del piano di calpestio attuale inglobano una soglia antica, ma non è dato sapere il periodo al quale risalgono questi muri. Gli ortostati emergenti e un pavimento di piccole lastre appartengono alla fattoria romana, come la vasca cilindrica di calcare bianco (impastatrice di un panificio?), una colonna, il contrappeso e la base del torchio antico, che è stato smontato.240

La struttura antica situata nel vicino campo arabile, verso la strada Carthago- Theveste, è completamente distrutta. La fattoria era in posizione avantaggiata. L'iscrizione dedicatoria a Iupiter Augustus da parte del pagus Assallitanus trovata nel 1920 nella fattoria francese situata 1,5 km a nord del sito 369, permette di capire lo status e il nome della zona. Elementi di torchio

240 Misure: 110+ x 88 x 68: contrappeso ex situ; 140+ x 37, canale prof. 9: base in posizione verticale.

314

369 110+ 88 68 contrappeso ex situ 369 140+ 37 canale prof. 9 base in posizione verticale Bibliografia L. Poinssot, Deux inscriptions de Tunisie, CRAI 1920, pp. 286-287; Année Épigraphique 1921, p. 12 n.43 3.5 km à l'Ouest d'Aïn-Babouch (Mizigi), existe une petite ruine assez effacée.241 À l'extrémité sud-est de cette ruine,242 on a découvert récemment une épaisse dalle encore en place sur son lit de mortier. L'inscription suivante qu'avaient bien voulu nous signaler M. R. Bréjean et M. Saint-Jean y est gravée: IOVI۵AVG SACRVM PAGVS۵AS SALLITAN VS۵V۵S۵ C'est la première fois qu'est mentionné le pagus Assalitanus. Ce pagus dépendait-il de la civitas Mizigitanorum? On serait assez porté à l'admettre; car, dans l'hypothèse contraire, le territoire de la cité comprendrait bien peu de terres cultivables, Aïn- Babouch étant entouré au Nord, à l'Est et au Sud par des escarpements en bonne partie inutilisables. En tous cas, il y a lieu désormais d'admettre que dans la région immédiatement à l'Est de Thubursicu Bure et de Thugga, les territoires de ces cités ne dépassaient pas l'Oued-Khalled; c'est seulement beaucoup plus au Sud que le pagus Thuggensis s'étendait sur la rive gauche de la rivière et y avait les "communaux" dont les bornes243 ont été retrouvées en 1907.

Sito 370 Posizione Affluente di oued Guéttar

241 A une vingtaine de mètres d'une ferme appartenant à M. Schultz et dans le verger de celui-ci. 242 Complète. Haut. 1,03; larg. 0.54; épaiss. 0,24. La face opposée à l'inscription n'est que dégrossie; les petites faces latérales sont au contraire polies. La partie supérieure de la dalle, non polie, ne présente pas de trou d'insertion. Lettres de 0,10-0,09, soigneusement gravées, mais un peu maniérés. Le texte est encadré d'un cartouche. 243 AAT n°215.

315

Descrizione Il ponte si trova sul tracciato della grande strada di comunicazione tra Carthago- Theveste. Il ponte, conservato a perfezione, è costruito in opus quadratum bugnato, la volta consiste in blocchi cuneiformi. Bibliografia Carton 1895, pp. 23-24.

Sito 371 tomba ad anfora

Sito 372 tomba ad anfora

Sito 373 strada Descrizione Antica strada che scende lungo l'affluente del oued Guéttar in senso perpendicolare rispetto al ponte (sito 370). Alcuni blocchi sono visibili in sezione sul versante destro dell'affluente.

Sito 374 contrappeso (proveniente da 378?)

Sito 375 Posizione Fadden Souk, giardino di una casa. Descrizione Miliario di Gordiano III (238-244), con indicazione della distanza da Carthago: 86 miglia.

ANO DI NTONI C DIANI NEPOTI I I VI AN ON COR DIANI SORORIS FIL

316

FORTISSIMO FELIC IMO PONTIFICI MAX TRIB.POT COS PP.PRO.COS LXXVI

[Gordi]ano di [vi A]ntoni G [or]diani nipoti di vi Anton Gor diani sororis fil fortissimo felic [iss]imo pontifici max trib pot cos pp.pro.cos LXXVI

Sito 376 Posizione Djebel Guétoussia, pendio sud-est, valle di un affluente di oued Aïn Zellig. Descrizione Dal versante destro dell'affluente spunta fuori lo specus il cui fondo rivestito di cocciopesto è interrotto dall'affluente. Siamo in presenza di uno dei pochi siti in cui si è potuto misurare la quota del fondo dello specus. Sul versante sinistro sono alcuni blocchi cuneiformi dell'arco del ponte (sito 334), seriamente danneggiati dalla presenza di una palma. Mancano pozzi d'ispezione per 750 m, tra i siti 297 e 37 Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 62: Mais on avait encore une autre raison pour adopter ce dispositif. Le canal, à sa sortie de la vallée, devient souterrain et traverse la montagne à une si grande profondeur qu'on n'a pas ménagé de regards à sa partie supérieure durant ce trajet. L'absence de ces regards, qui jouaient, comme on l'a vu, le rôle de soupapes de sûreté par où le trop-plein des eaux, en cas d'obstruction du canal, pouvait s'échapper, et par où aussi il était facile d'aller obvier à l'accident, avait encore accru la nécessité de ce large échappatoire. Enfin, on avait dans le même but, donné une grande inclinaison à cette partie souterraine de l'aqueduc, ce qui devait diminuer les chances d'obstruction. Au point où il émerge de nouveau, le canal mesure intérieurement 1m de hauteur, 0m35 de largeur, et les murs ont 0m70 d'épaisseur. Ces dimensions sont inférieures à celles qui ont été prises sur d'autres parties de l'aqueduc. Il faut peut-être expliquer cette différence par la grande inclinaison qui vient d'être signalée, et qui avait pour résultat de compenser le rétrécissement du specus par la vitesse d'écoulement de l'eau. Aussitôt après sa sortie de la montagne, l'aqueduc franchit l'oued Dahar sur un pont et chemine à flanc de coteau pour arriver au chabet El-Amri où il passe sur une belle série de trente arches, dont les matériaux sont disposés comme ceux de l'oued Melah (Fig. 26 1).

317

Sito 377 fattoria distrutta dall'aratura

Sito 378 agglomerato

Sito 379 Posizione Il tell, situato sul pendio sud-est della collina Argoub al Arbia (cima 659 slm), è circondato da un esteso campo arato. Si trova tra due sorgenti: Aïn Hlima244 (1.5 km) e Aïn Debaa245 (cimitero di Lella Drabliyya) (0.8 km).

0 10 m

Descrizione Oleificio emergente su un piccolo tell (620 slm) artificiale costituito dalla basis villae (dalle sostruzioni cave) e dal crollo dell’edificio stesso. Molti grandi blocchi squadrati e bugnati (tolti dai campi arati) sono disposti lungo la pista che collega la valle dell’Arkou con la valle del Fawar. L’edificio domina il passo tra le due valli, fa già parte del versante bacino Fawar. Il versante sud dell’Argoub al Arbia è rivestito di terra argillosa chiara, il versante N è in gran parte denudato e coperto di macchia.

Stato di conservazione Buona. Molti blocchi sono stati spostati e/o buttati al di fuori dell’edificio in epoca non troppo lontana. Il vuoto creato dalla cisterna ovest viene utilizzato per ammucchiare i sassi raccolti dal campo arato intorno.

Descrizione L'insediamento ha un impianto quadrato (17.60) o rettangolare (17.60 x 20.10, oppure [con il muro sud compreso] 23.80 x 20.10). Sono presenti tre contrappesi (A leggermente spostato dalla sua posizione all’interno dell’oleificio, B e C buttati fuori dal muro perimetrale est) e un incastro dimezzato (D) che sembra buttato giù dal muro nord. La basis villae era probabilmente costituita da cisterne (la depressione nel tratto nord-est può corrispondere con il crollo di una parte della volta di una delle cisterne). Tre blocchi con bugne (rettangolo 20.10 x 17.60) da spigolo sono in situ.

244 Hlima è un nome femminile. 245 Debaa significa iena. La denominazione della sorgente, riportata soltanto dalla carta geografica al 50.000 dell’inizio del Novecento, testimonia oltre alla presenza di questi animali nella zona, l’isolamento del sito e lo stato brado del paesaggio di una volta. Questa circostanza ha contribuito sicuramente alla sopravvivenza e allo stato di conservazione relativamente buono del sito.

318

L’interno sembra suddiviso in ambienti lunghi e stretti (16.30 x 2.85 e 16.30 x 3.00: orientati nord-sud e 11.70 x 2.60: orientato est-ovest). Si ipotizza la presenza di una torre nell’angolo SE per l’incavo interno del penultimo blocco bugnato del muro E, che dà una forma ad L al blocco, tipico di blocchi disposti agli angoli di ambienti. Così si spiegherebbe anche la disposizione del contrappeso, forse spostato in senso leggermente obliquo rispetto ai muri perimetrali dell’oleificio, oppure crollato nella cisterna sottostante. Il parallelepipedo è infatti circondato da sassi che lo incastrano bene. Se il contrappeso è in situ o quasi, la lunghezza massima della leva è di m 13 (supponendo la collocazione dell’incastro nel muro perimetrale nord). Lo stipite nel muro interno della ‘torre’ non ha uno stipite corrispondente, per cui potrebbe essere un elemento riutilizzato. Il blocco angolare nord-ovest corrisponde con un rialzo del terreno, che sembra coprire i resti del muro perimetrale del quale non rimane nessun altro elemento. L’incavo stretto e lungo immediatamente a ridosso di questo muro (e parallelo ad esso) è da spiegare con la presenza di una cisterna, orientata nord-sud, la volta della quale è crollata. Un muro spesso m 0.50 emerge su un livello inferiore (di m ) e a m 5.20 di distanza dal muro perimetrale sud, al quale è parallelo: potrebbe essere un recinto (maceria). L’oleificio sfrutta il dislivello della collina per la disposizione dei torchi, con gli incastri delle leve disposte in alto (a monte) e le vasche disposte a valle. Anche se i contrappesi non sono esattamente nella loro collocazione originaria, la concentrazione verso l’angolo sud-est è significativa. I due contrappesi (B e C) buttati al di fuori dell’oleificio erano probabilmente disposti in linea con il contrappeso vicino alla ‘torre’. Le dimensioni ‘fuori misura’ dei due contrappesi in questione sono un indizio per la loro creazione in un momento secondario rispetto a quello dell’impianto dell’oleificio. Il contrappeso (B) più grande dei due è largo 1.20, come il contrappeso (A) dentro l’oleificio, ma ha un’altezza insolita (0.82), quasi troppo elevata per essere maneggevole per gli addetti alla spremitura: esercitare pressione al di sopra della vite è poco produttivo. Può darsi che il contrappeso fosse affondato nel piano di calpestio (indizio a sfavore della teoria che esso doveva alzarsi durante la spremitura: Mattingly). Il contrappeso C è insolitamente piccolo: esso è ricavato da un blocco bugnato (0.95 x 0.47 x 0.40).

Elementi di torchio 379 122 68 48+(interrato) contrappeso in situ 379 122 58 82 contrappeso 379 95 47 40 contrappeso ricavato da blocco bugnato 379 168 (84x2) 80 72 incastro dimezzato

Sito 380.Henchir Nasser Posizione collina a sud della strada Carthago-Theveste e ad est del ponte sito 370.

Descrizione Insediamento sulla collina sopra il ponte di Fadden Souk, muri sui due versanti della collina. Muri con ortostati, si confondano anche con la roccia viva. Alcuni muri nella proprietà recintata non sono stati rilevati.

319

Sito 381

0 10 m

Descrizione Cisterna a 3 camere parallele e una camera trasversale delle Terme di Aïn Doura. La capienza di questa seconda cisterna dell'acquedotto di Aïn Hammam è stimata a m3 3.000.246

Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, p. 63: Elles comprennent cinq compartiments.

Sito 382 Posizione Pendio sud di Kef Dougga. Descrizione Cisterna a cinque camere parallele e una camera trasversale sul lato sud. Le cinque camere raccolgono le acque dell'acquedotto della sorgente di Aïn Hammam: Il tetto della stessa cisterna a cinque estradossi delle volte che coprono le camere è rivestito di cocciopesto e provvisto di scoli per scaricare le acque piovane nella camera trasversale. Bibliografia L. Carton, Étude sur les travaux hydrauliques des romains en Tunisie, Tunis 1897, pp. 63-64; p. 63: Après un assez long parcours souterrain, la conduite arrive aux grandes citernes de Dougga, situées en dehors de la ville, près de la porte de Bab-Roumia. Celles-ci, complètement enfouies à leur partie postérieure, s'élèvent en avant à environ 3m au- dessus du sol. Elles comprennent cinq compartiments ayant dans leur ensemble une largeur de 33m et une longueur de 39m60. Un trou de sondage que j'ai pratiqué pour en trouver le fond, et qu'il a fallu abandonner à cause des infiltrations, est descendu à 4m50 au- dessous de la naissance des voûtes. En admettant que la profondeur réelle ait été de 5m50, ce qui est certainement un minimum, leur capacité était d'environ 5.880 mètres cubes.

246 Ibid. p. 72.

320

Par une disposition analogue à celle que j'ai indiqué pour l'aqueduc des petites citernes, un long bassin s'appuyait contre la face antérieure des compartiments. En outre, un mur entourait la terrasse située au-dessus des voûtes et avait sans doute pour destination, de défendre au premier venu l'accès des regards de ces réservoirs. L'aqueduc pénétrait dans les citernes par un de leurs angles postérieurs, en longeant le fond jusqu'à ce que, changeant brusquement (p. 64) de direction et formant un angle droit, il s'engageait dans le tympan qui sépare la voûte en berceau de deux compartiments, pour arriver ainsi à leur partie antérieure. En ce point, le specus a 1m47 de hauteur et 0m45 de largeur. En dehors de l'utilité qu'avaient ces citernes en constituant à la ville une précieuse réserve en eau d'alimentation, elles jouaient, dans ce cas particulier, un autre rôle. Les eaux d'Aïn-el-Hammam sont sensiblement tièdes, et la profondeur de l'aqueduc, dans son parcours souterrain, n'est pas suffisante pour en empêcher l'échauffement par les rayons solaires. Séjournant dans le grand réservoir, aux parois épaisses, à demi enfoui dans le sol, le liquide devait y acquérir, après quelque temps, une fraîcheur qu'il était loin de posséder à son arrivée.

Sito 383 Aïn Tella Posizione Il sito 383 sorge a 713 slm sopra una delle vette del djebel ech-Cheïdi, il sito 384 si trova lì vicino a 673 slm, accanto alla sorgente Aïn Tella in una radura della macchia che copre la dorsale del djebel e all'angolo di un esteso oliveto. Nell'area sud-est della zona nasce oued Aïn Tella, che, scendendo il versante nord-ovest del djebel, affluisce nel oued Aïn ad-Damous nello stesso punto in cui c'è la confluenza di un terzo torrente, oued Kef at-Tayi. La forza dei tre torrenti congiunti ha scavato la costola rocciosa tra i marabut di Sidi Cheïdi e di Sidi Asker, creando una grotta e una cascata nei mesi invernali. La vetta del sito 383 è occupato dal hawitha (marabut aperto, un recinto a forma di ferro di cavallo) di Sidi Gharsallah, circondato da un cimitero tuttora in uso. Anche qui si nota la coincidenza della nascita di un torrente, la presenza di una sorgente, di un hawitha e un insediamento antico. Descrizione Sito 383 La struttura antica in cima consiste in ortostati della scura pietra calcarea di djebel ech-Cheïdi, disposti a formare un rettangolo. Si tratta forse di una torre di avvistamento.

Sito 384 Il sito è attualmente occupata da una fattoria francese henchir Barza (nome del ex- proprietario francese), nella quale si trovano raccolti due altari (1, 2) e una stele con iscrizione funeraria (3): 1. sotto ghirlanda di uva: DMS IVLIA ROGA TA.ROGATI F PVA LXXXI HSE patera sul lato destro, brocca sul lato sinistro.

321

2. DMS PARAINS o Paralius ? SIMPLI CIVS VIX ANN XLV (o II?) HSE 3. DMS PRIMA AR ESTIMAT IONIS VIX IT ANNOS XXXV HSE

Nella corte della fattoria si trovano inoltre una meta di macina per il grano di pietra vulcanica viola e un recipiente di calcare bianco per torchiare olive. Le cime dei muri antichi emergono intorno alla fattoria. Nel recinto di fichi d'India, sulla riva di oued Aïn Tella, si trova un contrappeso di pietra calcarea nera, inficiata nella terra. Abbiamo testimonianze di cerealicoltura e olivicoltura, condotte probabilmente sullo stesso terreno in un sistema promiscuo.

Bibliografia Carton 1895, pp. 31-32: descrive la meta della macina, un'iscrizione funeraria, ora dispersa, relativa a Felix, Annobalis, Felix, figlio di Hannibal e cisterne e torchi.

Sito 385. Henchir-Aïn-Babouch Posizione Fattoria a nord-ovest dell'agglomerato moderno Fadden Souk. Descrizione In un annesso abbandonato della fattoria, sopra l'architrave di una porta è stata inserita una lapide con l'iscrizione che menziona il nome antico e lo statuto del luogo: Civitas Mizigitanorum:

CIVITAS MIZIGI TANORVM CUMAIACEN TES SVOS· PAS MCC 26 (sopra) x 53.5 x 33 (sotto) 1 passus = 5 piedi = 148 cm 1200 = 1776 m

L'Année Épigraphique 1921, p. 12 n. 42; L. Poinssot, La civitas Mizigitanorum et le Pagus Assalitanus, CRAI 1920, pp. 286-287: p. 286 texte trouvé le long de la voie de la ruine connue sous le nome d'Henchir-Aïn- Babouch, (AAT 220) dans le voisinage immédiat du beau pont romain sur lequelle

322 passe la voie. Receuillie par M. Dellerm qui a bien voulu nous la signaler, la pierre est actuellement encastrée dans les murs d'une petite ferme située un peu à l'Ouest d' Aïn-Babouch. Elle porte en lettres soignées de 0m07-0m05 les mots suivants:

Civitas Mizigitanorum cum adjacentibus suis, passus MCC. Le principal intérêt du texte est dans la mention de la civitas Mizigitanorum dont désormais on peut identifier le chef-lieu Mizigi avec la bourgade qui, au débouché d'une sorte défilé, entoure la source Aïn Babouche et domine le plateau légèrement p. 287 incliné de l'Henchir-Khalled. Mizigi est à 9 km de Thibursicu Bure, à 11 de Thugga et, à l'Ouest, la fossa regia passe à deux km seulement de la ville; au Nord- Est de la bourgade dont, on le voit, le territoire ne pouvait être que fort réduit, s'étendaient les praedia Rufi Volusiani. Il est possible que se soit au Mizigi dont l'inscription d' Aïn Babouch vient de nous révéler l'emplacement qu'il faille attribuer le Placidus episcopus plebis Mizigitanae qui figurait en 525 au concile de Carthage (Hardouin Coll. Concil, II, p. 1082) et le Cresconius presbyter Mizigitanae civitatis (Victor de Vite III, 52). La plupart des manuscrits portent Mizeitanae qu'on a parfois proposé de corriger en Mizigitanae (cf. Tissot, Géogr. Comparée de la province d'Afrique, II, p. 141) qui, pendant la persécution vandale fut trouvé mort de faim et de misère dans une grotte du Zaghouan.

Comprendre: cum adjacentibus suis, passus mille ducentis

Sito 386 4 tombe sotto il Gorraa, all'altezza della grotta. Iscrizioni degli Aedilii

Bibl. Namphamina as a north African name: M'Charek, Aspects de l'évolution démographique et sociale à Mactaris aux Iie et IIIe siècles ap. J. C., Tunis 1982, 186 I. Kajanto, The Latin Cognomina, Roma 1982, repr. del 1965, p. 291 first-born Primasius VIII 11251 (prov. Byz.) 15628 (prov. Proc.) ILAlg. 2, 404; CHRIST. Vict. Tonn. Chron. II p. 202 ( a.d. 551, bishop) Nome attestato solo nel Nord Africa.

Un ritrovamento fortuito fatto dai contadini una zona situata a 1,5 km a nord della collina di Aïn Wassel, ai piedi dello strapiombo del djebel Gorraa, restituì i resti di una costruzione e tre cippi funerari relativi ad Aedilii, due dei quali padre e figlio primogenito. Un altro membro della famiglia è attestato su un altare reimpiegato nella muratura dell’insediamento rurale di Aïn Wassel. La serie delle iscrizioni permette di seguire il processo di trasformazione culturale tra II-III secolo d.C., di una famiglia numida beneficiaria della lex Hadriana.

D(IIS) M(ANIBVS) S(ACRVM) AEDIL IVS NA MPHA MO P(IVS) V(IXIT) A(NNIS) LIII H(IC) S(ITUS) E(ST)

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NAMPHAMO è un nome tipicamente servile o dei ceti inferiori, attestato in territorio mauretano e numida. AEDILIVS è un nome di origine latina o semietrusca, poco diffuso e non attestato nella zona. D(IIS) M(ANIBVS) S(ACRVM) AEDILIVS PRIMVS NAMPHA MONIS FIL(IVS) P(IVS) V(IXIT) A(NNIS) XXX H(IC) S(ITVS) E(ST) Si notino le tracce dello scalpello sulla superficie della pietra calcarea del cippo. Questo tipo di cippo con la cima arrotondata è databile nel I-inizi II secolo d.C. D(IIS) M(ANIBVS) S(ACRVM) AEDILIVS P RIMASIVS VIX(IT) ANNIS XXVII H(IC) S(ITVS) E(ST) Nell’epitaffio del terzo membro della famiglia, Aedilius Primasius (forse il primogenito di Aedilius Primus), è scomparsa ogni traccia dell’origine numida. Altare emergente dal pendio di Aïn Wassel, reimpiegato nella muratura. L’iscrizione fu scavata e letta nel 1882: AEDILIVS FELIX PIVS VIX AN NIS SEX H S E Corpus Inscriptionum Latinarum 8, 15470 L’altare con ornamenti architettonici, tipico del II-III secolo d.C., è da alcuni considerato ‘un indizio del trionfo della romanità’.

Sito 387 Posizione Versante sinistro (ovest) di oued Khalled, al piede di un piccolo altopiano roccioso con punto geodetico. Descrizione (ex 461) Fattoria:emergono ortostati, in parte coperti da fichi d'India, scavo clandestino, gourbi e casa moderna di cemento

324

Sito 388. AAT 68, Bir Tersas

0 25 m

Posizione Pendio sud-ovest di Fedj Kradem. Il sito è dominato dal marabut bianco di Sidi Abdallah el Rhoul e dal cimitero musulmano circondato da eucalipti. Il simbolo in cima alla cupola del marabut faceva da punto geodetico. Descrizione (ex 462) Fortezza inclinata verso il pozzo (Bir Tersas) e aggiustata con due filari di parallelepipedi; piccoli ortostati in filari, ma molti compromessi dai gourbi presenti nel 1994, trovati demoliti nel 1999. L'esterno del muro ovest dell'edificio rettangolare a sud della fortezza è costruito in opus africanum. I cinque contrappesi sparsi sul sito erano sufficienti per cinque torchi. La ricostruzione dell'aspetto originario dell'insediamento è ostacolata dalla presenza della fortezza bizantina, nella quale molti blocchi con e senza iscrizione sono stati riutilizzati. In superficie si vedono il fondo di due cisterne rasate e, vicino la fortezza, una cisterna con vera conserva ancora la volta. La struttura isolata nei campi arati a sud è da identificare con due mausolei, secondo Carton 1895, p. 11. I mausolei erano circondati da tombe a cappuccina costituite da tegole. Iscrizioni L'importante iscrizione che sovrastava la porta d'ingresso della proprietà della famiglia senatoriale di Rufus Volusianus e che era stata riutilizzata 'in una costruzione bizantina' non è più sul luogo. In his praed[iis] Rufi(i) Volusiani c(larissimi) v(iri) et Caeciniae Lollianae c(larissimae) f(eminae) et filiorum c(larissimorum) v(irorum) quatuor Thiasus proc(urator) fecit.

325

Da un'iscrizione trovata a Roma si evince che Ceionius Rufius Volusianus era praefectus urbi nel 365, cum uxore Caecinia Lolliana, sacerdotessa di Iside (CIL 6.512).

L'iscrizione funeraria murata nel lato nord della fortezza riporta il nome di: C PASSIENUS SEPTIMVS CONIVGI Un L. Passienus è noto a Teboursouk (Lassère p. 442 senza riferimento al CIL) La più antica iscrizione romana (CIL 8.26580) menziona che "Thuggenses 'amicitiam' fecerunt cum Passieno Rufo" proconsole dell'Africa. Elementi di torchio 388 67 52 47 contrappeso / angolo fortezza 388 115 75 61+ contrappeso lungo pista 388 45+ (interrato) 80 41 contrappeso verticale tra cimit e campo 388 (interrato) contrappeso verticale nel cimitero 388 79+ 49 60 scomparso 99 contrappeso, riusato fortezza (dia) Bibliografia Carton 1895, pp. 110-113; Claude Lepelley, Les cités de l'Afrique romaine au bas-empire, Paris, Études Augustiniennes, 1979 I, p. 320: importantes possessions foncières de sénateurs romains: Rufius Volusianus, près de Thubursicu Bure, ceux des Valerii (Mélanie ou Pinien) près de Thagaste, ceux de Symmaque en Maurétanie Césarienne.

Sito 389 torre di avvistamento

Sito 390. AAT 67 hr Battoum Posizione Cima di una collina (510 slm) dai pendii ripidi, ad ovest della pista che segue lo spartiacque tra la valle di oued Khalled e la valle di oued Siliana. L'insediamento, che copre una superficie notevole, è gravemente disturbato dai lavori di rimboscamento: dalle fosse scavate nel terreno per creare bacini per i giovani alberi (pini di Aleppo) e dalla costruzione di gourbis (attualmente abbandonati). Descrizione Rimangono pochi ortostati allineati di un edificio rettangolare sul pendio sud della cima e una volta lungo la pista. La dedica a Iovi Optimo Maximo si trova ex situ, come gli elementi di torchio. Giove, come divinità più potente, era spesso venerato sulle cime delle montagne e era identificato con le divinità più importanti delle altre religioni.247 Il tempio può marcare il confine tra due territori.

247 A.B. Cook, Zeus: Z was frequently worshipped on mountain peaks. As the most powerful of gods, who determined the fortune of the world and the fate of men, Zeus was easily identified with the most important gods of other religions.

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Elementi di torchio 390 115 45+ (interrato) 32 incastro n.c. (67/30) 390 33+ (interrato) 50 59 contrappeso verticale 390 72 55 52 contrappeso 390 45+(interrato) 80 41 contrappeso verticale Iscrizione Iovi Optimo Maximo Sacrum pro salute P enti Patru Libero P Sito 391 sito gourbizzato Sito 392.Ras Gasa Posizione Ras (promontorio, capo) Gasa: altopiano roccioso, senza vegetazione. Descrizione Una canaletta murata attraversa l'altopiano Ras Gasa in senso sud-ovest/nord-est. La canaletta raccoglieva l'acqua dall'impluvio delle rocce in pendenza per condurla alla zona chiamata vaschìa (Andaluso per vasca), all'estremità nord-est dell'altopiano. Nella canaletta è conservato l'intonaco di cocciopesto sul bordo smussato. Nell'unico tratto conservato si vede un deposito con ispessimento, potrebbe essere l'impronta di un rivestimento di bronzo? Non è chiaro se l'acqua fosse destinata all'irrigazione o al consumo domestica; manca qualsiasi insediamento nelle vicinanze.

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Sito 393 Posizione Valle Khalled, versante destra del oued. Descrizione Su una emergenza rocciosa sorgono i muri di una cisterna rivestita di cocciopesto, l'imposta della volta e un muro ad abside. Il sito è gravemente danneggiato dai lavori di aratura.

Sito 394.AAT 66: Henchr Kardam Posizione Valle Khalled, ai piedi del Kef al Houd. Descrizione Nell piccola valle a forma di teatro di Hkef al Houd si stende un insediamento antico piuttosto grande, che dalla costruzione di gourbis è distrutto completamente. Nessuno dei molti ortostati è in situ. Il sito è segnalato nell'AAT 66, ma senza descrizione: non è dato sapere il momento della sua desintegrazione.

Sito 395.AAT 61: Glia Descrizione Città di epoca ellenistica, romana, bizantina e araba. Una cisterna usa in parte roccia viva come fondazione, cf. Ras Gasa Bibliografia Carton 1895, pp. 100-103.

Sito 396 AAT 60 Henchir Moussa Descrizione Insediamento distrutto da un gourbi (ora abbandonato); rimangono ancora due filari di ortostati, altri sono inglobati in gourbi. Bibliografia Carton 1895, pp. 103-108: le sette iscrizioni pubblicate non sono presenti.

Sito 397 AAT 59: Henchir el Bakri Posizione Versante destro (est) di oued Khalled. Descrizione Oleificio antico inglobato in abitazione moderna; base di torchio in parte coperto da un muro. Dietro questo muro stanno facendo grandi e confusi lavori di construzione, che compromettono i resti antichi. Un capitello disposto sul muro di recinto presenta una decorazione tipica araba. Nella collina a N si è trovato un frammento di decorazione architettonica con bastoncino tortile. Il sito doveva essere considerevole, visto che figura (purtroppo senza descrizione) nell'AAT.

Sito 398 Posizione Collina delimitata da oued Saha e da oued Khalled. Descrizione

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Blocchi disposti lungo il margine del campo arato. Nel 1995 si è fotografata una soglia, che nel 1999 non si è più trovata.

Sito 399 Posizione Ras Gasa, pendio ovest Descrizione Largo muro simile a quello sulla collina di Glia. Il muro è orientato nord-sud. 450-451 Cfr. 128, 129 Bacini di sedimentazione o di compensazione della pressione della condotta? Bibliografia A. Trevor Hodges, Roman Aqueducts and Water Supply, London 1995 (rist. del 1991), p. 123 Settling tanks were also found along the main stretches of the acqueduct, though, like junctions, they occurred more often near the beginning, to clear the water on leaving the springs, or near the terminal castellum and the urban network. (cfr. le due cisterne 127 e 128 ad O di Dougga). Tölle Kastenbein, Archeologia dell’acqua, Milano 1993, p. 122

Siti 400-475

Sito 459 Posizione Pendio sud di Kef Dougga (600 slm). Descrizione La spina del circo. Lo spazio creato dalla cava di pietra calcarea per la costruzione della città di Dougga, nel pendio sud di Kef Dougga, è stata adattata all'uso circo. All'inizio del III secolo d.C. Gabinia Hermosia ha destinato per testamento il terreno che viene chiamato circo alla comunità per il divertimento del popolo (agrum qui appellatur circus ad voluptatem populi reipublicae: CIL 8.26639): probabilmente si tratta di questa zona. Il circo è stato costruito nel 224, come risulta da una iscrizione dedicatoria a Severo Alessandro e alla sua famiglia, collocata sull'estremità (meta) ovest della spina: CIL 26550.

329

Sito 477

0 10 m

Posizione Djebel Slagwa (550slm), pendio est della alta collina occupata da campi arati delimitati da tre lati dal rimboscamento con pini d'Aleppo. Descrizione L'insediamento antico è stato distrutto dal corpo forestale e da gourbis costruiti sui fianchi L'impianto che emerge in superficie sembra appartenere a un terrazzamento artificiale a piccoli ambienti quadrati disposti a scacchiera. Sul pendio sotto l'angolo sud-est giace un altare funerario con spazi previsti per due iscrizioni, dei quali uno solo è utilizzato: Kaninus v a LXX (Kaninus è vissuto 70 anni). Più in basso un altro altare funerario non conserva l'iscrizione. Un contrappeso è dislocato vicino ad un arbusto a N del sito.

Sito 478. Ain Lella Meska Posizione Pendio nord della collina con marabut di Sidi Ahmed Bou Zaïda, vicino alla sorgente di Ain Lella Meska. Il sito 478 è uno dei pochi oleifici antichi che si trova in un oliveto attuale, cfr. sito 63. Descrizione Un oleificio a tre torchi sorge in mezzo ad un oliveto su un pendio ripido. Le sostruzioni coperte a volta sulle quali i torchi sono basati, non sono perpendicolari alla collina, ma parallele al suo fianco alle curve altimetriche/isoipse. Di conseguenza, i torchi non sono disposti, come di solito, con l'incastro sul punto alto e la vasca in basso, ma paralleli al declivio. Le sostruzioni si vedono bene perché i muri dallo spessore di m 0.90 emergono per un metro e anche le tre vasche sono ben conservate, le due più vicine alla collina conservano anche le pareti rivestite di cocciopesto, la vasca più esposta ha ormai solo una parte del pavimento di cocciopesto, anche perché un carrubo si è innestato nel vano attiguo che faceva da sostruzione alla base del torchio. Il blocco dell'angolo provvisto di bugna ad ogni lato esposto, è affiancato da muri in petit appareil. Il primo vano largo m 2.2 doveva servire all'immissione da fuori e allo smistamento delle olive; esso è troppo stretto

330 per la disposizione di una mola. Il secondo vano, anch'esso largo m 2.2 era destinato alla disposizione delle basi; il muro lungo tra vano 1 e 2, largo m 0.90 (3 piedi romani ca.), serve da sostegno agli incastri, dei quali solo quello est è conservato in situ. Il pavimento di cocciopesto ingloba l'incastro per cm 22. Il terzo vano era interamente occupato dalle tre vasche (capienza: 1.30x 2.00x 1.50m). I muri perimetrali del vano dei contrappesi sono meno ben conservati, perché situati in un campo arato, ora occupato da una coltivazione di foraggio. La lunghezza della leva si aggira intorno a 8,50 m. Un tubo nel muro al livello del pavimento funzionava da scolo tra vasca e vano dei contrappesi, probabilmente dell'acqua prodotta durante la torchiatura delle olive (l'olio galleggia in superficie). L'inclinazione del pavimento verso il centro della vasca mediana fa pensare che anche qui si trovasse uno scolo. Il terzo pavimento è poco conservato. Un frammento di lastra di marmo è trovato nella vasca. Sulla cima della collina si trovano muri di grandi blocchi parallelepipedi, ma essi sono inglobati in gourbis abbandonati e in una casa di cemento. Un blocco presenta un rilievo a rettangolo dai lati brevi concavi. Sembra essere la parte residenziale del complesso.

Elementi di torchio 478 154 57 46 incastro

Sito 479 Posizione Pendio sud del Djebel el Krarroub, zona tra Sidi Bou Zayda e Ain Meska. Descrizione Abside con muro trasversale; muratura piuttosto brutta con larghe stilature, ingloba ogni tanto la roccia vergine. Muro dritto oltre il muro trasversale. Il terreno soprastante è molto roccioso, forse si tratta di una vasca che raccoglieva l'acqua da queste rocce. Manca però il rivestimento di cocciopesto, non si trova neanche in frammenti nel campo arato sottostante.

Sito 480 Posizione Pendio sud di Djebel el Kraroub, occupato da un oliveto, sorgente di Lella Meska. Descrizione Sotto un melograno si trova un muro di blocchi squadrati.

Sito 481 Posizione Pendio sud di djebel el Krarroub, oliveto di Ain Lella Meska, a sinistra del sentiero, venendo da Ain el Karma. Descrizione Bel muro antico in petit appareil, rialzato recentemente.

Sito 482.AAT 119: Bir el Rhib. Posizione

331

Pendio sud-est della alta collina coronato dal marabut di Sidi Ghrib, con punto geodetico (739 slm). Fattoria francese a quota 665 a SE. Descrizione Sito indicato nell'AAT. Ora i resti antichi sono coperti da una fattoria di epoca francese con tetto crollato e da annessi più recenti in mattoni forati. L'unica struttura rimasta in situ è parte del fondo di una cisterna rivestita di cocciopesto. Due grandi frammenti del pavimento di cocciopesto sono riutilizzati in verticale nel basso recinto di un albero (morto e tagliato). La cisterna è allineata ad un grosso muro rasato è visibile nel lato a valle dietro la fattoria francese con tetto crollato. Esso contiene tre grossi ortostati. Due contrappesi sporadici sono ancora presenti, uno vicino al muro rasato, l'altro in una depressione ad est della fattoria francese. Resti di una colonna di calcare bianco davanti e dentro la fattoria francese. Alcuni annessi più recenti in cemento.

Elementi di torchio 482 147 65 70 contrappeso sporadico sul piano della cisterna 482 114 68 58 contrappeso buttato giù nel campo

Sito 483 muri sporadici

Sito 484.Ksar ben Chabane Posizione Pendio sud della collina Hadjra es Safra. Campi arati. Descrizione La facciata della fattoria moderna ingloba nella parte a destra dell'ingresso principale un muro antico costruito nella tecnica del petit appareil. I blocchetti sono disposti a con il lato superiore leggermente sporgente, da formare una superficie a zigzag. Alcuni blocchi squadrati a forma di parallelepipedo sono disposti davanti alla facciata e altri sono murati nel cortile.

Sito 485-499

Sito 500 AAT 24 Henchir Rebaa Posizione Piccolo altopiano roccioso non coltivato.(535 slm) Descrizione L'edificio è stato ristrutturato e allargato varie volte. Il nucleo originario di 11.80 / 12.20 x 15.50 / 17.00 è suddiviso in quattro scomparti: uno quasi quadrato (9 x 10) e tre marginali (4 x 10), probabilmente corrispondenti a cisterne, si intravede l'estradosso di una volta sul lato nord. L'edificio centrale ha una risega sui due lati brevi, è costruito in blocchi accuratamente squadrati senza bugna con addentellamenti nelle giunture (tipo ellenistico) nel lato lungo sud. Parte aggiunta lato breve ovest in blocchi riutilizzati bugnati disposti in opus quadratum, ma in modo poco ortodosso, per esempio 4 blocchi stretti in serie. Allargamento lato sud- ovest in opus africanum con curva che segue andamento geomorfologico. Più in basso lato sud: gourbi (abbandonato) con stipite di porta usata come soglia. Anche la struttura con altro stipite e contrappeso risale alla fase gourbi? Il lato sud presenta cisterne in basso e una zona con estradosso di volta.

332

Due stipiti emergenti e ben fissati non corrispondono con nessun allineamento di muri vicini. Muro nord piuttosto irregolare. Muro in petit appareil ben fatto quasi perpendicolare alla struttura centrale. Questo muro sembra doppio. Un'iscrizione funeraria riusata come ortostato, un'altare DMS spezzato in due e poi in pezzi più piccoli, disposto orizzontalmente a poca distanza dall'ortostato.

Elementi di torchio 500 120 68 47 contrappeso 500 180 61 31+ incastro 500 72 (rotto) 40 14+ incastro framm riusato nel podio

Iscrizioni Carton 1895 p. 290 ha visto due iscrizioni: DMS Q CAECILIVS VICTOR QV ADRATIANVS P V A X IV O T B Q

DMS ERV A ROGATA PVA LIII MIIII HSE

Sito 501 AAT 23 Posizione Piccolo altopiano roccioso non coltivato con tell a pendii ripidi, parzialmente occupato da una fattoria francese. Descrizione Dal pendio est emergono cisterne. Un filare di alti ortostati appartenenti a muro in opus africanum lungo m 23, si stende su tutta la larghezza del margine nord del tell, che delimita un edificio profondo m 29.60. L'edificio si allarga in corrispondenza della geomorfologia del tell: m 41.60 verso sud. Il lato sud è occupato da una casa moderna con tetto coperto da tegole di Marsiglia (St. Henry). La casa riutilizza probabilmente il possente muro Sud che emerge dal pendio est.

Sito 502 Posizione Margine del pendio nord-est della collina di Henchir Rebaa (500 slm). Il sito è occupato da un gourbi e più recentemente da case di cemento e mattoni forati. Descrizione Grande edificio in petit appareil con tre soglie (per finestre? perché situate non alla base del muro e in coincidenza di un muro perpendicolare) a due battenti, disposte a distanze regolari. Nel bordo rialzato della soglia tre piccoli buchi per inserire una

333 grata? La cima di tre blocchi cuneiformi della ghiera di un arco nel muro sud-est emergeva nel 1994: non era più visibile nel 1999. L'impianto è di tipo monumentale. Forse si tratta di un granaio. Alcuni blocchi trapezoidali in giro e uno in situ per un soffitto a piattabande.

Sito 503. Bir et-Touta Posizione Tell (490 slm) non coltivato, costituito dai materiali edilizi crollati. Il sito si trova dietro la scuola di Bir et-Touta. Descrizione I numerosi ortostati alti che emergono non sono sempre allineati. L'insediamento antico è compromesso da un gourbi (abbandonato) e da un marabut. Gli elementi di torchio sparsi sul sito sono sufficienti per almeno tre unità di spremitura. Elementi di torchio 503 69 69 50+ contrappeso riuso verticale in gourbi 503 78+ 60 54 contrappeso riuso verticale angolo SO 503 contrappeso riuso verticale marabut 503 152 54 40 incastro 503 45 33 40 incastro framm 503 50 45 14+ base di torchio

Sito 504 Posizione Pendio ovest della collina Koudiat ed Djenedia, occupato da estesi campi arati. Il sito antico è stato interessato da un insediamento di gourbis che ha compromesso gravemente la conservazione delle strutture antiche. Descrizione L' edificio centrale è di forma quasi quadrato m 11 x 14 m. Ad esso sembrano appoggiate altre strutture rettangolari, probabilmente cisterne. Un incastro è stato riusato in un gourbi. Un contrappeso buttato in un altro gourbi. Elementi di torchio 504 128 69 65/72 contrappeso buttato in gourbi 504 incastro riuso in gourbi

Sito 505.AAT 26

334

Posizione Collina (460 slm) a nord dell'oued Zitouna (olivo). Descrizione Insediamento con due contrappesi e un incastro, ancora in situ nel tratto ovest. Si sono scoperti due pavimenti di lastre appartenenti ad una base di torchio. Quella sotto il contrappeso ha uno scolo che scende nel piano sottostante le lastre. La cisterna sotto il campo arato est era divisa in due camerae da un muro che è stato demolito. Si vede l'impronta della lunetta, l'intonaco si interrompe in corrispondenza della rottura del muro. La cisterna continua ad est e ad ovest; non si conoscono i suoi limiti. Elementi di torchio 505 186 58 44 460 incastro 505 135 (+ 130?) 40 incastro verticale 505 11+(interrato) 46 47 460 contrappeso verticale 505 diam int. 151 est. 158 ara

Sito 506.AAT 25 Posizione Pendio (480 slm) est della collina rocciosa di Henchir Rebaa (sito 500). Il pendio è occupato da campi aratai (ceci). L'insediamento antico è occupato da una fattoria moderna con gourbi (per gli animali) e tenda (per la famiglia) con antenna (1994). La tenda è stata sostituita da gourbis (1999).. Descrizione A nord della fattoria moderna esiste un piccolo edificio di enormi blocchi parallelepipedi di calcare bianco. I blocchi sono provvisti di un incavo rettangolare per il sollevamento con forcipe. Ad ovest e sud della fattoria sono disposti ex situ elementi di torchio sufficienti per almeno due unità di spremitura. incastro di prelum (154 x 75,5 x 31+) forse in situ, più o meno allineato con un blocco bugnato (86 x 120), disposto a 4,30 di distanza 2 frammenti di ara (110+ x 118 x 40, scolo largo 7/10) di calcare bianco contrappeso di calcare calcitico: 123 x 80 x 49, profondità dell'incastro: 8 frammento di contrappeso di calcare tipo travertino: lato breve: 50 x 50 x 38+, profondità dell'incastro: 17 Elementi di torchio 506 154 (99:148) 77 42 incastro, incavo 10 x 36 506 123 (120) 80 49 (50) 480 contrappeso 506 110+ 118 40 ara, scolo 7/10, pr. 3, calcare bianco 506 50 50 38+ contrappeso frammentario 506 170 65 31 incavo rettangolare 10 x 36

335

Sito 507.AAT 25

Posizione Pendio sud (510/520) slm vicino all'orlo dell'altopiano roccioso di Henchir Rebaa. Nel margine nord sorge una palma. Descrizione Edificio quadrato con un'abside ben costruita nel tratto nord-ovest (cfr. l'abside nell'oleificio sito 282). Il recinto è molto rimaneggiato nel tratto nord-est. Numerosi gourbis (ora abbandonati) sono appoggiati al lato sud, riusando il muro sud. Elementi di torchio 507 163 85 58 contrappeso 507 135 52 26+ incastro riusato nell'abside 9 x 21 507 52 56 23,5 incavo rettangolare 9 x 32 507 contrappeso

Sito 508.AAT 34 Ain Moungass Posizione Collina con sorgente attualmente captata per l'approvvigionamento pubblico. Descrizione Grande edificio rettangolare con muro N in opus africanum con specchi in reticolato, muro sud compromesso dai gourbis (abbandonati) appoggiati. Nel campo arato ad est emerge la cima di un antico pozzo circolare ben costruito. Elementi di torchio 508 contrappeso frammentario sporadico 508 contrappeso buttato in buco nel campo Bibliografia Carton 1895, p. 315: oppidum.

336

Sito 509 fattoria con cisterna e tre torchi

Sito 510.AAT 21 Henchir Friah Descrizione Cisterne sulle quali una bella casa francese a tetto con uno spiovente (ora abbandonata). Numerosi muri antichi, anche in sezione sulla pista di accesso alla casa. Dentro la casa due muri paralleli bellissimi con filari inclinati di petit appareil Nel tratto nord architrave con disegno del soffitto messo in verticale. Lì vicino un enorme contrappeso.

Bibliografia Carton 1895 pp. 311-312: hr. Friah.

Sito 511 Descrizione L'insediamento è molto compromesso. Sono presenti molte tegole e un contrappeso riusato come ortostato.

Sito 512.AAT 20 Borj Wirghi Posizione Collina sopra confluenza oued Ermoucha e oued el-Haneche. Descrizione Oleificio antico in opus africanum ripreso da muratura francese antichizzante con ortostati appoggiati nel retro, spigolo rifatto con blocchi parallelepipedi. Due (o piuttosto uno e mezzo) incastri sono in situ sull'estradosso di una volta di cisterna e una lastra circolare davanti all'incastro dimezzato. Altri incastri e contrappesi sono stati spostati e si trovano sparsi ovunque. Un contrappeso è stato riusato in verticale nella parte a nord della fattoria francese. Reperti sporadici: un'iscrizione monumentale …MIDIA e un incastro poco largo Elementi di torchio 278 77 42 incastro in situ sull'estradosso volta 278 77 42 incast (metà) in situ sull'estradosso volta 56+ (rotto) 65 22 incastro frammentario 70+ (rotto) 53 23+ incastro frammentario 123 68 66 incastro ricavato da blocco bugnato 125 53 48 incastro 79 76 33 incastro 35+ (interrato) 53 50 contrappeso riusato verticale 104 63 18+ (interrato) contrappeso 95 65 35+ (interrato) contrappeso ricavato da blocco bugnato contrappeso nel mucchio sassi della casa

Sito 513 AAT 33 Sidi Touir Posizione Tell emergente con marabut di Sidi Touir. Descrizione Il marabut è costruito in muri a secco sopra le strutture antiche, sotto un albero. La pista che passa ad est del tell ha tagliato parte dei muri antichi che emergono dall'altra parte della pista.

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Sito 513 fattoria (sotto marabut)

Sito 514 concentrazione pietre

Sito 515 concentrazione pietre

Sito 516 concentrazione pietre

Sito 517 concentrazione pietre

Sito 518 concentrazione pietre e ceramica

Sito 519 Sidi Mubarak Posizione Riva sinistra di oued Fawar. Descrizione Zona occupata da una fattoria francese. Rimane un singolo ortostato in situ sotto il cavo dell'elettricità. Molti ortostati sparsi intorno alla fattoria con tetto francese crollato e nella fattoria a nord del sito 544. Secondo comunicazione orale i blocchi disposti sotto la facciata sud di questa fattoria provengono dalle vicinanze della fattoria di Sidi Mubarak. Tra questi blocchi si trova una base di torchio con due cerchi, una base profilata e un architrave.

519 81 69 18 lastra di ara con 2 cerchi

Sito 520 635 slm Posizione Pendio roccioso di Djebel ad Dalya, zona sopra Bir Saifine e sotto il gourbi abbandonato. Descrizione Cisterna rivestita di cocciopesto, blocco con incavo rettangolare  (ex situ): unico indizio sicuro per funzione oleificio. Lastra quasi quadrata con incavo rettangolare per sollevamento (base di torchio o copertura di cisterna?) Scavo clandestino in depressione con blocchi bugnati e altro blocco con incavo rettangolare per sollevamento.

520 137 79 interrato parallelepipedo con incavo  520 163 158 23+ ara e/o soffitto di cisterna?

Sito 521 Posizione Pendio roccioso est del Djebel ad-Dalya. Descrizione Grande sito molto disturbato, muro di cisterna antica in petit appareil, molti ortostati in situ per esempio nella struttura quadrata con porta nell'angolo nord-ovest, e molti ortostati dispersi. Un singolo contrappeso riusato in verticale. Sembra un

338 agglomerato di gourbis costruiti con ortostati antichi. Ma già nell'ultimo decennio del '800 si presentò così, vedi Carton in bibliografia. Bibliografia Carton 1895, p. 238: les restes très anciens d'habitations en pierres sèches et qui me paraissent être les vestiges de villages numides analogues à ceux que le colonel Mercier a signalés en Algérie (Bull. arch. 1887, N°3, p. 451.)

Sito 522 Posizione Margine nord-est a strapiombo dell'altopiano calcareo del Koudiat Djebhat es Sid. Descrizione Oleificio con un contrappeso, lastrone e cisterna. Un'altra cisterna piccola è rivestita di cocciopesto. Il contrappeso è rovesciato. Elementi di torchio 522 125+ rotto 93 59 contrappeso con cuneo a scala 522 208 204 ara e/o soffitto di cisterna?

Sito 523 Posizione Sul margine di un burrone su uno dei pendii nord-est del Djebel ad-Dalya. Descrizione Fattoria relativamente ben conservata con un torchio in situ: rimangono un lastrone in pietra calcarea che faceva da base del torchio, il contrappeso, e il pavimento di cocciopesto della cella olearia. Due cisterne con angoli smussate e con rivestimento interno di intonaco di cocciopesto emergono nel tratto est, dove il terreno è in discesa. Elementi di torchio 523 115 88 45 contrappeso 523 208 205 ara e/o soffitto di cisterna?

Sito 524 Posizione Versante calcareo est del Koudiat Djebhat es Sid. L'insediamento antico è tagliato dalla pista che dal Bir Saïfine sale alla cima del Koudiat. Descrizione Emergono i muri laterali di cisterne accostate, costruite contro il pendio a guisa di terrazzamento artificiale.

Sito 525 584 slm Posizione Spartiacque sull'altopiano calcareo del Koudiat Djebhat es Sid, tra la valle di oued Fawar e la valle di oued Khalled. L'insediamento si trova nel versante del Khalled. Descrizione La cisterna costruita con robusti blocchi bugnati e con un pavimento di cocciopesto ben conservato nel tratto nord-est, è attraversata da una pista. Non è dato sapere se le strutture che si trovano sotto e sopra la cisterna appartengono a un gourbi o a un edificio tardoantico.

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Sito 526 Kef Teboursouk Posizione La necropoli megalitica è situata sul pendio nord-ovest di Kef Teboursouk, non lontana dalla cima e non lontana dal cimitero attuale. Dal gran numero di sepolture descritte da Carton (1895) ne rimangono appena tre, a causa del recente rimboscamento con pini d'Aleppo e della costruzione di un serbatoio circolare per l'acqua. Descrizione Necropoli numidica di Thubursicu Bure. Ciste litiche entro recinti circolari.

Bibliografia Carton 1895, pp. 344-355. Camps, Gabriel, Aux origines de la Berbérie. Monuments et rites funéraires protohistoriques, Arts et métiers graphiques, Paris 1961.

Sito 527

Superficie edificata: 81 x 128 m. Posizione Tell non coltivato sul pendio sud arato della collina Kodiat An-Namsha. La cima del Koudiat è stata rimboscata con eucalipti. Nel sottobosco sono presenti molti arbusti di rosmarino. Descrizione L'insediamento piuttosto esteso si trova su un tell, sopra un campo arato (ceci). In cima al tell si delineano due edifici quasi quadrati. Sul pendio piuttosto ripido sud- est si notano filari di ortostati allineati, tra questi molti blocchi a forma di parallelepipedo riutilizzati, una colonna scanalata, un capitello con foglie non scolpite, una base di pilastro. In margine ai campi arati sottostanti a sud-est sono due lapidi con iscrizioni funerarie. Elementi di torchio 527 184 40 40 incastro ribaltato di 90°, infilato in muro di blocchi parallelepiped 527 124 52 33+ (interr) incastro con cuneo non terminato 527 120 50 53 incastro riusato in vert. (larg. ricostr)

340

527 122 48 45 incastro riusato in vert. (larg. ricostr) 527 150+ (rotto) 93 30+ (interr) incastro fr buttato giù vicino al campo

Sito 528 fattoria con cisterne

Sito 529 658 slm Posizione Pendio sud della collina di Kodist an-Namsha, recentemente rimboscata con pini di Aleppo. Descrizione Dei numerosi ortostati dell'insediamento distrutto dall'impianto della foresta di pini di Kodyat an Namcha, un solo ortostato si regge ancora in piedi; altri sono stati usati per rafforzare le fosse e le dighe degli alberi. Il sito si trova vicino alla cima quota 658.

Sito 530 670 slm Posizione Tratto ovest del massiccio di Kodiat an-Namcha. Descrizione Insediamento distrutto dai lavori di aratura in cima alla collina quota 670. Al margine della pista che passa ad ovest, ai piedi della collina, sono blocchi parallelepipedi (e una soglia?), che sembrano essere buttati giù dal sito 530. Tra questa collina e la prossima ad ovest (cima quota 707), è depositata una colonna lungo la pista.

Sito 531 Posizione A nord dell'inizio di un affluente di oued Fawar. Descrizione La fattoria moderna (con blocco a cornice modanata nel cortile) insiste probabilmente su parte dell'insediamento antico. Nel terreno a nord della fattoria si notano filari di ortostati e due contrappesi. Il contrappeso piccolo sembra in situ tra gli ortostati della cisterna della quale è visibile uno dei muri brevi. Il contrappeso grande che ha un incavo a forma di cuneo a scala, è ex situ. Elementi di torchio 531 102 57 12+ (interrato) contrappeso in situ 531 148 74 77 contrappeso a scala

Sito 532 Posizione Cima della collina a nord di oued al Ouarda e a sud dell'affluente e della pista che scendono dal Kodiat an-Namcha. Descrizione Nessuno della decina di ortostati sparsi sul terreno è più in situ causa lavori di aratura.

341

Sito 533 Posizione Collina a nord dei oued Ouarda e della pista che scende dal Kodiat an Namsha. Descrizione Casa araba costruita con volte di mattoni forati e rivestita di piastrelle bianche, modanate nel plinto. La casa, ora abbandonata, occupa probabilmente l'insediamento dal quale provengono un altare funerario, un contrappeso e una soglia. Reperti sporadici: altare funerario con l'iscrizione rivolta verso terra, contrappeso con cuneo a scala, soglia monumentale ex situ. Sotto il filare di alberi di mimosa è un blocco squadrato.

Posizione Pendio sud della collina Kodiat an Namsha. Descrizione La casa colonica è costruita con grandi blocchi antichi tagliati a forma di parallelepipedo. Non è chiaro se provengano dal luogo stesso o dal sito del quale anche la casa abbandonata del sito 533 (distanza 373 m) ha asportato dei blocchi.

Sito 534 Henchir Sidi Chrik Posizione Pendio sud della collina Kodiat an Namsha. Descrizione La casa colonica è costruita con grandi blocchi antichi tagliati a forma di parallelepipedo. Non è chiaro se provengano dal luogo stesso o dal sito del quale anche la casa abbandonata del sito 533 (distanza 373 m) ha asportato dei blocchi. Bibliografia Carton 1895 p. 246: Ruines d'un fortin, pressoirs.

Sito 535 concentrazione pietre

Sito 536

Superficie edificata: 32,80 x 28 m. Posizione Pendio nord della collina Kodiat an Namsha (620 slm), tra due affluenti destri di oued an Namsha. Descrizione

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L'insediamento costruito con robusti blocchi squadrati bugnati, presenta alcuni muri affioranti e una cisterna, il fondo della quale è pavimentato di cocciopesto con cuscino idraulico per impermeabilizzare la giuntura tra pavimento e parete. Gli elementi antichi di pietra calcarea presenti nella fattoria francese (di proprietà algerina) soprastante vicino alla sorgente, provengono probabilmente dal sito 536.

Sito 537

Superficie edificate 36,10 x 46,5 m Posizione Pendio pianeggiante su-est della collina Kodiat an Namsha, sulla sinistra oued Fawar. Descrizione Il gourbi (ora abbandonato) costruito con muri a secco nel tratto nord-ovest dell'insediamento antico, ha seriamente compromesso la lettura dell'impianto della fattoria con oleificio antica. Quasi tutti gli ortostati sono stati rimossi e riutilizzati. Emerge anche un stipite con gancio scolpito a rilievo per legare animali in sosta (cfr. sito 47). Elementi di torchio 537 diam. int. 134 est.149 ara 537 68+ 78 70 contrappeso a scala, in verticale 537 210 85 48 incastro 537 180 73 40 incastro

Sito 538 Tre pietre in situ su piccolo tell, in mazzo ai campi arati, vicino all'insediamento del sito 537, di cui potrebbe essere un annesso.

Sito 539 592 slm Posizione

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Pendio nord di Argoub al Arbia (cima 659 slm), nei campi arati, immediatamente sotto la parte non coltivata dell'Argoub, sul versante sinistro dell'inizio di un affluente di oued Fawar. Descrizione I due spigoli dell'insediamento che emergono sono distanti 33,00 m. Lo spigolo nord è costituito di una lapide nella quale è scritta una copia della lex hadriana de rudibus agris. L'insediamento è stato recentemente smantellato per adattare il terreno alla coltivazione agricola. I blocchi rimossi sono stati depositati sul vicino cimitero del marabut di Lella Drebblia. Elementi di torchio 539 33 23 20 mensola per leva Iscrizione lato 1 us silve

us/Lamiani et Domitiani Thusdritano iunctae sunt

um Arinu Doryph]orus Prim[ig] enio suo salutem [exem] [pl]um epistulae scri[ptae] [n]obis a Tutilio Pudent[e eg] regio viro ut notum ha[b] eres et it quod subiectum et celeperrimi(s) locis lato 2 viam

primis pro lisse ripam iubeas procuratorum raiani Hadriani Aug quia Caesar n infaticabili cura sua per qu am adsidue pro humanis ut tatibus excubat omnes part [e]s agrorum quae tam olei[s] [aut vineis quam] frumentis aptae [sunt] excoli iubet id circo permiss um providentiae eius potestas omnibus etiam eas٠partes٠occup andi quae in٠centuris elocatis lato 3

344

lege Hadr [iana comprehe]nsum [de] ru [dibus agris et iis] qui per dec [em an]nos continuos incvl [ti sunt] nec ex Blandiano et [Uden]si saltu maiores parte [fr]uctum exigentur a posse soribus quam quartas ide(o?) qua cetera omnia iussa Caesaris.n. e[ augeri quam ullo m[ div minui sinis si qui[ ]en ea٠loca neglecta a d ductoribus occupaverit

Traduzione 1 le consegnerà nel prossimo cinquennio a colui dal quale ha preso in affitto un campo, e dopo quel tempo al fisco del nostro Cesare...se vengono riaffittati secondo la legge.’ 2 ‘..che niente che nei prossimi primi sette anni [è dovuto al proprietario], devi ordinare. [Risposta] dei procuratori dell’imperatore Cesare Traiano Adriano Augusto: siccome il nostro Cesare in sintonia con la sua infaticabile cura con la quale sorveglia il benessere dell’umanità, ordina di coltivare tutte le parti dei campi adatte così per olivi come per cereali, con la sua provvidenza è quindi a tutti concesso di occupare anche le parti situate nelle centurie affittate.’ 3

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(...’[diritto di possesso e di ereditarietà] contenuto nella legge adrianea sui campi incolti e sui campi non coltivati per dieci anni consecutivi. E dal fondo Blandiano e dal fondo Udense non può essere richiesta una parte maggiore del raccolto dai proprietari, di un quarto. Quindi, tutti gli altri ordini del nostro Cesare…chi ha occupato quei luoghi trascurati dai conductores (‘grandi affittuari’) che di solito erano irrigati, dovrà dare un terzo del raccolto anche in queste regioni.’ 4 ‘Degli olivi che sono stati piantati nei buchi o innestati negli oleastri, nei primi dieci anni non viene richiesto niente, neanche degli altri frutti nei primi sette anni. Né altri frutti dovranno essere consegnati, di quelli venduti dai proprietari. Le parte aride che ognuno deve consegnare, le consegnerà nel prossimo cinquennio a colui dal quale ha preso in affitto un campo, e dopo quel tempo al fisco del nostro Cesare...se vengono riaffittati secondo la legge.’

Sito 540.Aïn Babouch 580 slm posizione Pendio nord di Argoub al Arbia (cima 659 slm), nei campi arati, immediatamente sotto la parte non coltivata dell'Argoub. Descrizione L'insediamento sorge intorno alla sorgente Aïn Babouch sottostante sito 539, con filari di ortostati e blocchi smontati buttati in una depressione. Tra le pietre accumulate nella depressione per sgombrare i campi arati, è un contrappeso e un blocco con bugna enorme. Nel terrazzamento della fattoria vicino alla sorgente è inglobato un contrappeso completo. In occasione di uno sbancamento nella zona antistante le fattorie moderne vicino alla sorgente Aïn Fawar sono spuntati fuori i tre dei quattro altari funerari, già visti da Carton prima del 1895. Elementi di torchio 540 contrappeso frammentario Iscrizioni Carton 1895, pp. 244-45, source, koubba ruinée quatre pierres funéraires: DMS VALERIVS SVAVIS PVA XXXII HSE

DMS SALLVSTIVS VICTOR P V A V LX HSE

DMS M IVNIVS CA… P V A C L

346

DMS

…….DIA PVA X H S E

Sito 541 fattoria

Sito 542 fattoria distrutta, contrappeso

Sito 543 fattoria(?)

Sito 544 Posizione Pendio pianeggiante sud-est della collina Kodiat an Namsha (525 slm), versante sinistro (nord-ovest) di oued Fawar. Descrizione Fattoria di impianto quadrato 15 x 15 m (50 x 50 piedi romani), situata su un alto e piccolo tell in mezzo a campo arato, il fianco sud-ovest è infatti spazzato via dall'aratro. La struttura sembra continuare verso est, dove sorge ancora un ortostato isolato in un minitell. L'incastro nord sembra in situ, l'altro, frammentario è spostato. Elementi di torchio 544 192 62 46 incastro in situ 544 76 x 2 = 158 61 42 incastro frammentario

Sito 545 Posizione Il margine nord-est dell'altopiano del djebel Gorra (791 slm), costituito da un'estesa piattaforma di roccia affiorante. Descrizione La piattaforma è stata occupata nel periodo preromano per la costruzione di 75 tombe megalitiche, cosiddetti 'dolmen'. I dolmen sono formati di lastre di calcare locale, poste in verticale per costituire le pareti delle tombe e in orizzontale per coprirle. In nessuna tomba è conservata la lastra che fungeva da porta; ovunque mancano i resti antropici e il corredo. Alcuni dolmen sono collettivi. Bibliografia Carton 1895, pp. 326-344, figg. 143-145. Gabriel Camps, Aux origines de la Berbérie: monuments et rites funéraires protohistoriques, Centre national de la recherche scientifique, Paris, Arts et métiers graphiques, 1961, p. 127, fig. 25 (da Carton), pp. 136-137, fig. 39 (da Carton).

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0 50 m

Sito 546 Numluli (Maatria)

Sito 547 Thubursicum Bure (Teboursouk) Posizione geografica La città antica era costruita sul pendio sud-ovest di una collina sul versante sinistro della valle del Khalled; la necropoli preromana (sito 526) si estendeva sull'affioramento roccioso a monte, a ovest della città. Descrizione La città sembra rimasta abitata ininterottamente dal periodo preromano fino ad oggi. Le strutture antiche sono perciò meno visibili di quelle di Dougga e Agbia. L'unico edificio antico al centro dell'attuale Teboursouk è la fortezza pentagonale, che include una superficie di 1.76 ha. Un'iscrizione sopra la porta nord della fortezza data la costruzione al regno di Giustiniano II e Sofia e alla prefettura di Tomaso (565-568/9). La porta nord era sistemata in un arco romano del III secolo d.C., che fu inglobato nel recinto della fortezza giustinianea. Anche la porta sud è ricavata da un arco trionfale romano: la strada che collegava Thebursicum Bure alla strada Carthago-Theveste, passava sotto questo arco. Successivamente, ma sembra sempre in epoca bizantina, ambedue le porte sono state murate con blocchi squadrati. Un'iscrizione menziona terme. Bibliografia Carton 1895, pp. 115,147, 238, 281, 289, 314, 344-355, con pianta della necropoli preromana a p. 345, figg. 147-162; C. Diehl, L'Afrique byzantine: Histoire de la domination byzantine en Afrique (533- 709), Paris 1896, p. 275, figg. 9, 20, 22, 60; L. Carton, Thvgga, ruines de Dougga, Tunis, Niérat et Fortin, s.d., ma dopo il 1907, pp. 7, 27-30; AAT foglio 33, sito 27; Denys Pringle, The defence of Byzantine Africa from Justinian to the Arab conquest: an account of the military history and archaeology of the African provinces in the sixth and seventh centuries, Oxford, BAR Int. ser. 99, 1981, pp. 243-244, figg. 3, 32, tavv. XLIX, L.

348

Claude Lepelley, Les cités de l'Afrique romaine au bas-empire, Paris, Études Augustiniennes, 1979-1981, II pp. 206-209. W3A012.25-37: fabbro

Sito 548 Thugga, oggi Dougga Descrizione Vedi cap. 3.4.1 Bibliografia Carton 1895, p. 152; C. Diehl, L'Afrique byzantine: Histoire de la domination byzantine en Afrique (533- 709), Paris 1896, p. 274; AAT foglio 33, sito 183; P. Romanelli, Storia delle Province romane d'Africa, Roma 1959, pp. 376-390; S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, pp. 251-256; C. Poinssot, Les ruines de Dougga, Tunis 1958, 1983 (2a ed.); P. Romanelli, Archeologia e Topografia dell'Africa Romana, Torino 1970; A. Golfetto, Dougga. Die Geschichte einer Stadt in Schatten Karthagos, Basel 1961; C. Poinssot-J.W. Salomonson, Le mausolée libyco-punique et les papiers de Comte Borgia, in C.R.A.I. 1959; C. Poinssot, Immunitas perticae Carthaginensium, in C.R.A.I. 1962, pp. 55-76; C. Poinssot, Aqua Commodiana civitatis Aureliae Thuggae, Mélanges d'archéologie, d'épigraphie et d'histoire offerts à J. Carcopino, Paris 1966, pp. 771-786; C. Poinssot, M.Licinius Rufus, Patronus pagi et civitatis Thuggensis, in B. C. T. H. 1969, pp. 215-258; H. Pfeiffer, The Ancient Roman Theatre at Dougga, in M.A.A.R. 9, 1931, pp. 145- 156; D. Pringle, The defence of Byzantine Africa from Justinian to the Arab conquest: an account of the military history and archaeology of the African provinces in the sixth and seventh centuries, Oxford, BAR Int. ser. 99, 1981, pp. 244-246, fig. 13, tavv. LI, LIII, LIVb; Dougga, fragments d'histoire. Choix d'inscriptions latines éditées, traduites et commentées (Ier-IVe siècles), a cura di Mustapha Khanoussi e Louis Maurin, Ausonius Mémoires, Bordeaux-Tunis 2000.

Sito 549 Agbia Posizione Pendio nord-est del Djebel as-Sab'a (cima 468), presso la sorgente Aïn Bordj Brahim. Il fianco nord-est del Djebel viene demolito dai lavori della cava di calcare attiva dalla metà degli anni Novanta. Descrizione Situata lungo la strada Carthago-Theveste, Agbia aveva forse la mansione complementare di scalo di Dougga (dalla quale dista 4 km). Dougga ha preferito l'opzione difensiva per il suo insediamento in collina, 3 km distante dall'arteria. Il Capitolium della città romana di Agbia (definita civitas et pagus nell'epoca di Antonio Pio e successivamente municipium, ai tempi di Diocleziano) è stato inglobato in una fortezza bizantina dal perimetro di m 600. La fortezza, costruita con il reimpiego di blocchi a forma di parallelepipedo di epoca romana, molti dei quali recanti iscrizioni, altri provenienti da oleifici, è di forma rettangolare, ha quattro torri rettangolari agli angoli. La torre sud-est include una sorgente (Aïn Hedja),

349 importante per motivi strategici. La fortezza è ben conservata, il Capitolium deve la sua conservazione alla costruzione della fortezza. Attualmente funziona da abitazione, il cortile come stalla di pecore. Agbia era anche sede di un vescovo, menzionato nel 256, 411 e 616. Pringle data la costruzione della fortezza nel regno dell'imperatore Maurizio. In epoca medievale o moderna la struttura è trasformata in caravanserraglio. Molti materiali sono stati riutilizzati nell'edificio ottomano (di Ahmed Tedjana?) situato in un recinto di cipressi tra la fortezza e la strada nazionale. Fonti epigrafiche Il nome della città è noto da alcune iscrizioni tra le quali: CIL 8.27381, GENIO AGBIAE AUGUST/

SALVIS ET P(ROPITIIS) DOMINIS NOSTRIS DUOBUS CONSTANTINO MAXIMO ET LICINIO AUGUSTO RES P(UBLICA) MUNICIPI(I) AG(BIAE)- SALVE Bibliografia Carton 1895, pp. 38, 45-51; C. Diehl, L'Afrique byzantine: Histoire de la domination byzantine en Afrique (533- 709), Paris 1896, pp. 275, 277, figg. 3, 59; AAT foglio 33, sito 190; Denys Pringle, The defence of Byzantine Africa from Justinian to the Arab conquest: an account of the military history and archaeology of the African provinces in the sixth and seventh centuries, Oxford, BAR Int. ser. 99, 1981, pp. 253-255, figg. 5, 16, tavv. LVIIIa-b, LIXa-b, LXa-b. Claude Lepelley, Les cités de l'Afrique romaine au bas-empire, Paris, Etudes Augustiniennes, 1979-1981, II, pp. 62-63.

Sito 550. Aunobaris Bibliografia Claude Lepelley, Les cités de l'Afrique romaine au bas-empire, Paris, Études Augustiniennes, 1979-1981, II p. 76: Aunobaris à 5 km d'Agbia et de Thugga. Histoire municipale de cette bourgade est inconnue. Dédicace à Constance Chlore César (293-305) par la res publica municipii Aunobaritani nous apprend le nom de la ville et son statut du moment. Aucun évêque d'Aunobaris est connu.

CIL 8.15562 [---] sacr(um) / [templum (?) quod---] Hilarus sua pecunia a solo / [fecerat et exornaverat (?) per te]rrae motum dilapsum / [et Ser]vatus fili eiusdem sua / [pecunia restituerunt it]emq(ue) dedicaverunt. Gabriele Wesch-Klein, Liberalitas in rem publicam: private Aufwendungen zugunsten von Gemeinden im römischen Afrika bis 284 n. Chr., Antiquitas. Reihe 1, Abhandlungen zur alten Geschichte 40, Habelt, Bonn 1990p. 65: datazione 2-3 secolo d.C. Iscrizione DMS LOSSVNIA LARNINA SVNIS FI

350

P V AN LXI H S E

Sito 551 Uchi Maius (henchir Damous)

Sito 552 Thigibba Bure (Djebba) Bibliografia Claude Lepelley, Les cités de l'Afrique romaine au bas-empire, Paris, Études Augustiniennes, 1979-1981 II p. 194 Civitas pérégrine au départ, on ignore son évolution municipale. Le seul document du Bas-Empire est une inscription fragmentaire mentionnant les noms de Constantin et de Constantin II César, le nom d'un autre César, évidemment Crispus, ayant été martelé: la date se place donc entre 317et 324.

351

Appendice 3

Tabella griglia di analisi del sito 205 Fattori Peso Quesiti peso Natura Potenzialità Valore Val Valore Val decisionali /fattore dell’approccio del sito assoluto Relativo assoluto relativo u b

i 0.05 D1 0.4 a1 & a5 il sito è 1 0.4 1.8 0.09 c a monumentale z i o n D2 0.2 a2 & a5 può accogliere 40 2 0.4 e

A visitatori nello stesso momento D3 0.1 a5 è collegato da 1 0.1 piste sterrate difficilmente accessibili d’inverno; dista 7 km dal capoluogo D4 0.3 a7 il sito è coerente 3 0.9 con l’ambiente naturale E

m 0.15 D1 0.5 a1 il sito è in 1 0.5 1.5 0.225 e

r B pessimo stato di g e

n conservazione; z

a non è pronto ad essere aperto al pubblico D2 0.25 a1 il sito necessita 1 0.25 lavori di manutenzioni onerose: pulizia, diserbo. D3 0.25 a1 & a7 il sito necessita 3 0.75 lavori di scavo e di restauro. S t

a 0.1 D1 0.5 a4 & a8 il sito è di 3 1.5 1.9 0.19 t u

t proprietà privata o

g C con un i u proprietario unico r i d D2 0.1 a3 il sito non è 0 0 i c

o tutelato

D3 0.1 a4 possibilità di 1 0.1 sovvenzione mediante l’arma fiscale D4 0.3 a2, a4, & a8 il proprietario non 1 0.3 è convinto della necessità di un'azione di tutela P o

l 0.1 D1 0.5 a3 a4 & a6 il sito può contare 2 1 1.8 0.18 i t

i sull'appoggio c D a

dell’Institut c u

l National du t u

r Patrimoine, a l

e università anche straniere, istituti culturali

353

D2 0.3 a2 queste istituzioni 2 0.6 sono di competenza scientifica, amministrativa, disponibili in parte al finanziamento D3 0.2 a3 poco 1 0.2 coinvolgimento politico al livello locale R i l 0.2 D1 0.6 a1, a7 & a8 un'identità 3 1.8 2.6 0.52 e v

a E culturale legata n

z alla storia antica e a

c recente della u l campagna di t u r Dougga, come a l e centro di produzione olearia, il sito è di rilevanza archeologica, architettonica, economica D2 0.4 a4 l’identità del sito 2 0.8 è di rinomanza internazionale in ambito scientifico, di rinomanza locale per il pubblico (Marabut) C o 0.15 D1 0.4 a1 & a2 il sito può 2 0.8 1.7 0.255 n t e F usufruire di s t o finanziamenti s o internazionali, c i o ricerche - e scientifiche e di c o n sgravi fiscali da o m enti locale e i c statale o D2 0.2 a3 impossibilità di 0 0 attività commerciale D3 0.2 a5 & a7 il sito non è attivo 2 0.4

D4 0.1 a2 & a4 la valorizzazione 2 0.4 permette un autofinanziamento elevato D5 0.1 a2 & a4 il Pv avrà un 1 0.1 effetto indiretto sulla zona, strade, frequentazione, consumo

354

P o

t 0.2 D1 0.3 a8 l’offerta culturale 2 0.6 1.8 0.36 e

n è rivolta alla z i

a didattica, turismo l i t

à culturale

e G D2 0.25 a5 & a8 il sito è idoneo ad 3 0.75 m

a essere un polo in r

k un circuito di e t

i turismo culturale n

g D3 0.2 a5 & a8 il sito è 1 0.2

frequentato per ricerca D4 0.05 a7 & a8 presenze di 2 0.1 racconti leggendari D5 0.05 a6 & a8 il sito risulta di 0 0 difficile accesso per portatori di handicap D6 0.1 a3 & a8 un'attività 0 0 commerciale compromette l’identità culturale del sito D7 0.05 a4, a5 & a8 il vicinato è 3 0.15 favorevole ad un'operazione di messa in valore P r

o 0.05 D1 0.2 a1, a5, a6 & luogo di 1 0.2 1.4 0.07 p

o a7 pernottamento per s t

e H piccoli gruppi,

e

d luogo di ritiro

i

n spirituale i z

i D2 0.3 a3 non esistono 0 0 a t

i progetti di v e

valorizzazione D3 0.1 a1 il sito è di tale 3 0.3 rilevanza da essere inserito in progetti di ricerca e di valorizzazione D4 0.1 a4, a5, a6, a7 0 0 & a8 D5 0.3 a2, a5 & a8 disponibilità di 3 0.9 unità di ricerca per uno studio di fattibilità, università di Wageningen Valore del sito 1.89

Sito 205 Valori 1,8 1,5 1,9 1,8 2,6 1,7 1,8 1,4

355

3 2,5 2 Valore 1,5 1 0,5 0 Fattore

356

Tabella griglia di analisi del sito 2 Fattori peso/fattore Quesiti peso Natura Potenzialità del Valore Val Valore Val decisionali dell’approccio sito assoluto relativo assoluto relativo u b

i 0.05 D1 0.4 a1 & a5 ricostruito, 1 0.4 2.1 0.105 c a blocchi e epigrafi z i o sparsi n e

A D2 0.2 a2 & a5 può accogliere 40 3 0.6 visitatori nello stesso momento D3 0.1 a5 è collegato da 2 0.2 piste sterrate difficilmente accessibili d’inverno; dista 7 km dal capoluogo D4 0.3 a7 inserito nel 3 0.9 paesaggio agricolo E

m 0.15 D1 0.5 a1 buono stato di 2 1 2 0.3 e

r B conservazione g e n

z D2 0.25 a1 il sito necessita 2 0.5 a

lavori di manutenzioni e di adeguamento D3 0.25 a1 & a7 necessita lavori di 2 0.5 scavo e di restauro. S t

a 0.1 D1 0.5 a4 & a8 proprietà privata 3 1.5 2.3 0.23 t u

t 100% o

g C

i D2 0.1 a3 non è tutelato 0 0 u r i d i c

o D3 0.1 a4 possibilità di 2 0.2 sovvenzione mediante l’arma fiscale D4 0.3 a2, a4, & a8 il proprietario è 2 0.6 favorevole ad una azione di tutela P o

l 0.1 D1 0.5 a3 a4 & a6 il sito può contare 2 1 1.8 0.18 i t

i sull'appoggio del c D a

comune, c u

l università anche t u

r straniere a l

e D2 0.3 a2 queste istituzioni 2 0.6 sono di competenza scientifica, amministrativa D3 0.2 a3 poco 1 0.2 coinvolgimento politico al livello locale c R u i l l 0.2 D1 0.6 a1, a7 & a8 di rilevanza 2 1.2 2 0.4 e t u v r a E archeologica, a n l z e architettonica, a

storica

357

5 7 7 31 4 0 . . . 0 0

0

5

1 3 4 2. 2.

1.

5 5

5 1 2 2 0 0 3 6 3 8 2 4 6 9 7 ......

. . . . . 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

2 2 1 1 1 3 3 3 2 0 1 1 3 3 3

i i i i i i e è o n o o ia di a n ità on r

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a i n m lta lturale lturale o ianale

e pi attiv t , ori t a o nt nt es t ltu

a one o e di o o po e e at d up in un

ri le ad un r r ilità d at azi m nzi rt o m o me e o cu e l ità sm cin

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t g risu i ib avrà u ind ilità d t o nt v nt o è leg la i lta a tu tità cu ri na r erazi nda fatt tifica in tifica et ito d o o u um etti d o d re ità artig ot fi ito e p p ati t nzi s ferta cu sib en vanza n o o b attiv o f v que que ' s po n esi mp l sito riturism itata m mmerciale n lo e i og rism spon og ccol gge na l n e r n i r o m o e il v fav un' valorizzazione il Pv effetto sulla zona, strade, fre con fre so agric il sito racconti l il sito difficile accesso per po handicap u co c l’id d il sito co ab La valorizzazi perm aut elevato ri scien a intenazionale p valorizzazione no u circu agri tu lu per pi d fi p p ag attiv l’o è riv classi sociali idoneo a

358 & a8

a6 & ,

a4 a8 a8 a8 a8 a7 a4 a8 a2 5

& & & & & & & & & , a5 , a a4 a2 a7 a6 a3 a5 a5 a2 a4 a3 a1 a7 a8 a5 a3 a1

5

5 5

0 1 0 0 1 2 2 1 4 3 2 3 25 2 4 ...... 0 0 0 0 0 0 0 0 0. 0. 0 0 0. 0. 0

7 5 4 5 6 3 3 4 2 D2 D D D D1 D D D D1 D2 D D2 D D D1 05 2 15 0. 0. 0.

H G

F

Contesto socio-economico Potenzialità e marketing Proposte ed iniziative D3 0.1 a1 il sito è di tale 2 0.2 rilevanza da essere inserito in progetti di ricerca e di valorizzazione D4 0.1 a4, a5, a6, a7 allestimento delle 1 0.1 & a8 epigrafi nel giardino D5 0.3 a2, a5 & a8 disponibilità di 3 0.9 unità di ricerca per uno studio di fattibilità, università di Wageningen Valore del sito 2.07

Sito 2 Valori 2,1 2 2,3 1,8 2 2,1 2,35 1,4

2,5

2

1,5 Valore 1

0,5

0 Fattore

359

Tabella griglia di analisi del sito 107 Fattori peso/fattore Quesiti peso Natura Potenzialità del Valore Val Valore Val decisionali dell’approccio sito assoluto relativo assoluto relativo U

b 0.05 D1 0.4 a1 & a5 ricostruito, con 2 0.8 2.2 0.11 i c

a cisterne sotterrane z i

o conservate di n

e A epoca romana,

riuso di un miliario per la struttura della cupola D2 0.2 a2 & a5 può accogliere 10 2 0.4 visitatori nello stesso momento D3 0.1 a5 collegamento con 1 0.1 piste sterrate; accessibilità difficile in inverno D4 0.3 a7 Inserito nel 3 0.9 paesaggio agricolo, al piede della montagna Cheïdi E

m 0.15 D1 0.5 a1 buono stato di 1 0.5 2 0.3 e

r B conservazione g e n

z D2 0.25 a1 necessita lavori di 3 0.75 a

manutenzioni e di adeguamento D3 0.25 a1 & a7 necessita lavori di 3 0.75 scavo. S t

a 0.1 D1 0.5 a4 & a8 proprietà habous 1 0.5 1.5 0.15 t u

t o

g C

i D2 0.1 a3 tutelato 3 0.3 u r i d i c

o D3 0.1 a4 possibilità di 1 0.1 sovvenzione D4 0.3 a2, a4, & a8 la confraternita 2 0.6 intende migliorare le condizioni di accoglienza P o

l 0.1 D1 0.5 a3 a4 & a6 il sito può contare 3 1.5 2.7 0.27 i t i

c D sull'appoggio del a

comune e di c u

l private t u

r D2 0.3 a2 queste istituzioni 2 0.6 a l

e sono di competenza amministrativa e finanziaria D3 0.2 a3 coinvolgimento 3 0.6 politico al livello locale

360 c R u i l l 0.2 D1 0.6 a1, a7 & a8 di rilevanza 3 1.8 2.6 0.52 e t u v r a E archeologica, a n l z e economica e a

storica D2 0.4 a4 rilevanza 2 0.8 regionale e nazionale C

o 0.15 D1 0.4 a1 & a2 disponibilità di 2 0.8 2.2 0.33 n t

e F finanziamenti s t

o statali e privati

s

o D2 0.2 a3 possibilità di 2 0.4 c i

o agriturismo - e c

o D3 0.2 a5 & a7 uso cultuale 2 0.4 n o m i

c D4 0.1 a2 & a4 la valorizzazione 3 0.3 o

permette un autofinanziamento D5 0.1 a2 & a4 il Pv avrà un 3 0.3 effetto indiretto sulla zona, sulle strade, sulla frequentazione e sul consumo P o

t 0.2 D1 0.3 a8 fruizione cultuale, 3 0.9 2.7 0.54 e

n turistica, didattica, z i a ricerca l i t

à D2 0.25 a5 & a8 idoneo ad essere 3 0.75

e G un polo in un m

a circuito di r

k agriturismo e di e t

i turismo culturale n

g D3 0.2 a5 & a8 frequentato da 2 0.4

pellegrini due volte all’anno durante le feste del santo e occasionalmente per offerte votive D4 0.05 a7 & a8 legato alla santo 3 0.15 sidi Cheïdi D5 0.05 a6 & a8 situata in collina 3 0.15

D6 0.1 a3 & a8 un'attività 2 0.2 commerciale può compromettere l’identità culturale del sito D7 0.05 a4, a5 & a8 il vicinato è 3 0.15 favorevole ad un'operazione di messa in valore e P d r

o 0.05 D1 0.2 a1, a5, a6 & luogo di 2 0.4 2.3 0.115 p

o a7 pernottamento per s t

e H gruppi di 10 persone

361

D2 0.3 a3 adeguamento 2 0.6 della tomba del santo e lavori nel cortile D3 0.1 a1 di rilevanza 3 0.3 religiosa e archeologica D4 0.1 a4, a5, a6, a7 Sistemazione del 1 0.1 & a8 cortile D5 0.3 a2, a5 & a8 disponibilità di 3 0.9 unità di ricerca per uno studio di fattibilità, università di Wageningen Valore del sito 2.335

Sito 107 Valori 2,2 2 1,5 2,7 2,6 2,2 2,7 2,3

3 2,5 2 Valore 1,5 1 0,5 0 Fattore

362

Tabella griglia di analisi del sito 169 Fattori peso/fattore Quesiti peso Natura Potenzialità del Valore Val Valore Val fattori dell’approccio sito assoluto relativo assoluto relativo decisionali u b

i 0.05 D1 0.4 a1 & a5 il sito è 2 0.8 2 0.3 c a monumentale z i o n D2 0.2 a2 & a5 può accogliere 40 1 0.2 e

A visitatori nello stesso momento D3 0.1 a5 è collegato da 1 0.1 piste sterrate difficilmente accessibili d’inverno; dista 13 km dal capoluogo D4 0.3 a7 il sito è coerente 3 0.9 con l’ambiente naturale E

m 0.15 D1 0.5 a1 il sito è in 1 0.5 2 0.3 e

r B pessimo stato di g e

n conservazione; z

a non è pronto ad essere aperto al pubblico D2 0.25 a1 necessita lavori di 3 0.75 manutenzioni onerose: pulizia, diserbo. D3 0.25 a1 & a7 necessita lavori di 3 0.75 scavo e di restauro. S t

a 0.1 D1 0.5 a4 & a8 il sito è di 1 0.5 1.2 0.12 t u

t proprietà privata o

g C con un i u proprietario unico r i d D2 0.1 a3 non è tutelato 0 0 i c o

D3 0.1 a4 possibilità di 1 0.1 sovvenzione mediante l’arma fiscale D4 0.3 a2, a4, & a8 il proprietario è 2 0.6 convinto della necessità di un'azione di tutela P o

l 0.1 D1 0.5 a3 a4 & a6 il sito può contare 2 1 1.8 0.18 i t i

c D sull'appoggio del a

comune, c u

l dell’Institut t u

r National du a l

e Patrimoine, università anche straniere, istituti culturali

363

D2 0.3 a2 queste istituzioni 2 0.6 sono di competenza scientifica, amministrativa, disponibili in parte al finanziamento D3 0.2 a3 poco 1 0.2 coinvolgimento politico al livello locale R i l 0.2 D1 0.6 a1, a7 & a8 Ipotetica 2 1.2 2 0.4 e v

a E ubicazione di un n

z centro abitativo a

c antico di nome u l Civitas t u r Geumitanorum… a l e il sito è di rilevanza archeologica, architettonica, D2 0.4 a4 l’identità del sito 2 0.8 è di rinomanza internazionale in ambito scientifico C o 0.15 D1 0.4 a1 & a2 il sito può 1 0.4 1.6 0.24 n t e F usufruire di pochi s t o finanziamenti s o D2 0.2 a3 possibilità di 1 0.2 c i o agriturismo, - e

c attività artigianale o n D3 0.2 a5 & a7 il sito è attivo 3 0.6 o m come fattoria i c abitata o D4 0.1 a2 & a4 la valorizzazione 2 0.2 permette un autofinanziamento elevato D5 0.1 a2 & a4 il Pv avrà un 2 0.2 effetto indiretto su zona, strade, frequentazione, consumo P o

t 0.2 D1 0.3 a8 l’offerta culturale 3 0.9 2.25 0.45 e n è rivolta a tutte le z i a classi sociali l i t

à D2 0.25 a5 & a8 idoneo come polo 3 0.75 e G in un circuito di m

a turismo culturale r k D3 0.2 a5 & a8 frequentato poco e 1 0.2 e t i solo per attività n g agricola

D4 0.05 a7 & a8 il sito è legato a 1 0.05 racconti leggendari

364

D5 0.05 a6 & a8 di difficile 0 0 accesso per portatori di handicap D6 0.1 a3 & a8 un'attività 3 0.3 commerciale non compromette l’identità culturale del sito D7 0.05 a4, a5 & a8 il vicinato è 1 0.05 favorevole ad un'operazione di valorizzazione P r

o 0.05 D1 0.2 a1, a5, a6 & luogo di 2 0.4 1.5 0.075 p

o a7 pernottamento per s t

e H piccoli gruppi,

e

d luogo di ritiro

i

n spirituale i z

i D2 0.3 a3 non esistono 0 0 a t

i progetti di v e

valorizzazione D3 0.1 a1 il sito è di tale 2 0.2 rilevanza da essere inserito in progetti di ricerca e di valorizzazione D4 0.1 a4, a5, a6, a7 0 0 & a8 D5 0.3 a2, a5 & a8 disponibilità di 3 0.9 unità di ricerca per uno studio di fattibilità, università di Wageningen Valore del sito 1.865

Sito 169 Valori 2 2 1,2 1,8 2 1,6 2,25 1,5

365

2,5

2

1,5 Valore 1

0,5

0 Fattore

366

Tabella griglia di analisi del sito 231 Fattori peso/fattore Quesiti peso Natura Potenzialità del Valore Val Valore Val decisionali dell’approccio sito assoluto relativo assoluto relativo u b

i 0.05 D1 0.4 a1 & a5 Emergenze 2 0.4 2.1 0.105 c a archeologiche, z i o con blocchi n e

A sparsi, strutture e ornamenti di epoca pre- coloniale, strutture di inizio secolo D2 0.2 a2 & a5 può accogliere 20 2 0.6 visitatori nello stesso momento D3 0.1 a5 è collegato da 1 0.2 piste sterrate per un breve tratto accessibili d’inverno; dista 6 km dal capoluogo D4 0.3 a7 inserito nel 3 0.9 paesaggio agricolo collinare con oliveto E

m 0.15 D1 0.5 a1 buono stato 2 1 2 0.3 e

r B statico, g e

n conservazione z

a materica media D2 0.25 a1 necessita lavori di 2 0.5 manutenzioni e di adeguamento D3 0.25 a1 & a7 restauro degli 2 0.5 ornamenti interni e allestimento dei reperti S t

a 0.1 D1 0.5 a4 & a8 proprietà privata 3 1.5 2.5 0.25 t u

t 100% o

g C

i D2 0.1 a3 non è tutelato 0 0 u r i d i c

o D3 0.1 a4 possibilità di 2 0.4 sovvenzione D4 0.3 a2, a4, & a8 il proprietario è 2 0.6 intenzionato ad una ristrutturazione della fattoria per usi abitativi e produttivi. P o

l 0.1 D1 0.5 a3 a4 & a6 appoggio della 2 1 1.3 0.13 i t

i banca c D a

dell’agricoltura, c u

l tour operator t u

r D2 0.3 a2 competenza di 1 0.3 a l

e finanziaria di gestione

367

D3 0.2 a3 coinvolgimento 0 0 politico a livello locale c R u i l l 0.2 D1 0.6 a1, a7 & a8 di rilevanza 2 1.2 1.6 0.32 e t u v r a E archeologica, a n l z e economica e a

storica D2 0.4 a4 rilevanza 1 0.4 regionale C

o 0.15 D1 0.4 a1 & a2 disponibilità di 2 0.8 2.4 0.27 n t

e F finanziamenti s t

o statale

s

o D2 0.2 a3 possibilità di 3 0.6 c i

o agriturismo, - e

c attività artigianale o

n D3 0.2 a5 & a7 uso abitativo 2 0.4 o

m parziale i c o D4 0.1 a2 & a4 la valorizzazione 3 0.3

permette un autofinanziamento D5 0.1 a2 & a4 il Pv avrà un 3 0.3 effetto indiretto su zona, strade, frequentazione, consumo P o

t 0.2 D1 0.3 a8 offerta di tipo 2 0.6 2.1 0.42 e

n agrituristico e z i

a culturale l i t

à D2 0.25 a5 & a8 il sito è idoneo ad 3 0.75

e G essere un polo in m

a un circuito di r

k agriturismo e di e t

i turismo culturale n

g D3 0.2 a5 & a8 il sito è 1 0.2

frequentato poco e solo per attività agricola D4 0.05 a7 & a8 il sito è legato alla 1 0.05 storia del colonialismo D5 0.05 a6 & a8 situata in collina 1 0.05

D6 0.1 a3 & a8 un'attività 3 0.3 commerciale non compromette l’identità culturale del sito D7 0.05 a4, a5 & a8 il vicinato è 3 0.15 favorevole ad un'operazione di messa in valore i P n r i o z 0.05 D1 0.2 a1, a5, a6 & luogo di 2 0.4 1.9 0.095 i p a

o a7 pernottamento per t s i v t

e H piccoli gruppi e D2 0.3 a3 recupero degli 1 0.3 e

d spazi produttivi

368

D3 0.1 a1 la fattoria è di 2 0.2 rilevanza storica e archeologica legata alla storia del colonialismo D4 0.1 a4, a5, a6, a7 uso abitativo e 1 0.1 & a8 uso produttivo D5 0.3 a2, a5 & a8 disponibilità di 3 0.9 unità di ricerca per uno studio di fattibilità, università di Wageningen Valore del sito 1.98

Sito 231 Valori 2,1 2 2,3 1,8 1,6 2,1 2,35 1,4

2,5

2

1,5 Serie1

Valore 1

0,5

0 12345678 Fattore

369

Tabella griglia di analisi del sito 369 Fattori peso/fattore Quesiti peso Natura Potenzialità del Valore Val Valore Val decisionali dell’approccio sito assoluto relativo assoluto relativo U

b 0.05 D1 0.4 a1 & a5 il sito è 2 0.8 2.2 0.105 i c

a ricostruito, z i

o blocchi e epigrafi n

e A sparsi con

affioramento delle strutture archeologiche nel cortile D2 0.2 a2 & a5 può accogliere 2 0.6 100 visitatori nello stesso momento D3 0.1 a5 è collegato da 1 0.2 piste sterrata per un breve tratto accessibili d’inverno; dista 6 km dal capoluogo D4 0.3 a7 inserito nel 3 0.9 paesaggio agricolo E

m 0.15 D1 0.5 a1 buono stato di 1 0.5 2 0.3 e

r B conservazione g e n

z D2 0.25 a1 necessita lavori di 3 0.75 a

manutenzioni e di adeguamento D3 0.25 a1 & a7 necessita lavori di 3 0.75 scavo. S t

a 0.1 D1 0.5 a4 & a8 proprietà 1 0.5 0.8 0.08 t u

t demaniale o

g C

i D2 0.1 a3 il sito non è 0 0 u

r tutelato i d i c

o D3 0.1 a4 possibilità di 0 0 sovvenzione D4 0.3 a2, a4, & a8 il demanio 1 0.3 interessato ad un riuso delle strutture P o

l 0.1 D1 0.5 a3 a4 & a6 il sito può contare 1 0.5 2.2 0.22 i t

i sull'appoggio del c D a

comune, c u

l università anche t u

r straniere, a l

e D2 0.3 a2 queste istituzioni 1 0.3 sono di competenza scientifica, amministrativa D3 0.2 a3 coinvolgimento 0 0 politico a livello locale

370 c R u i l l 0.2 D1 0.6 a1, a7 & a8 di rilevanza 2 1.2 1.6 0.32 e t u v r a E archeologica, a n l z e economica e a

storica D2 0.4 a4 Rilevanza 1 0.4 regionale C

o 0.15 D1 0.4 a1 & a2 disponibilità di 1 0.4 1.8 0.27 n t

e F finanziamenti s t

o statale

s

o D2 0.2 a3 possibilità di 3 0.6 c i

o agriturismo, - e

c attività artigianale o

n D3 0.2 a5 & a7 parziale uso 2 0.4 o

m abitativo i c o D4 0.1 a2 & a4 la valorizzazione 2 0.2

permette un autofinanziamento D5 0.1 a2 & a4 il Pv avrà un 2 0.2 effetto indiretto su zona, strade, frequentazione, consumo P o

t 0.2 D1 0.3 a8 l’offerta culturale 2 0.6 2.2 0.44 e

n è rivolta a tutti le z i

a classi sociali l i t

à D2 0.25 a5 & a8 il sito è idoneo ad 3 0.75

e G essere un polo in m

a un circuito di r

k agriturismo e di e t

i turismo culturale n

g D3 0.2 a5 & a8 il sito è 1 0.2

frequentato poco e solo per attività agricola D4 0.05 a7 & a8 il sito è legato alla 1 0.05 storia del colonialismo D5 0.05 a6 & a8 situata in pianura 3 0.15

D6 0.1 a3 & a8 un'attività 3 0.3 commerciale non compromette l’identità culturale del sito D7 0.05 a4, a5 & a8 il vicinato è 3 0.15 favorevole ad un'operazione di messa in valore i P n r i o z 0.05 D1 0.2 a1, a5, a6 & luogo di 3 0.6 2.4 0.12 i p a

o a7 pernottamento per t s i v t

e H gruppi di 100 e persone D2 0.3 a3 il recupero degli 2 0.6 e

d spazi produttivi

371

D3 0.1 a1 la fattoria è di 2 0.2 rilevanza storica e archeologica legata alla storia del colonialismo D4 0.1 a4, a5, a6, a7 uso abitativo e 1 0.1 & a8 uso produttivo D5 0.3 a2, a5 & a8 disponibilità di 3 0.9 unità di ricerca per uno studio di fattibilità, università di Wageningen Valore del sito 1.72

Sito 369 Valori 2,2 2 0,8 0,8 1,6 1,8 2,2 2,4

3

2,5

2

1,5 Valore 1

0,5

0 12345678 Fattore

372

Tabella griglia di analisi del sito 25 Fattori peso/fattore Quesiti peso Natura Potenzialità del Valore Val Valore Val decisionali dell’approccio sito assoluto relativo assoluto Relativo u b

i 0.05 D1 0.4 a1 & a5 scavato in parte, 0 0 0.9 0.045 c a con emergenze di z i o ortostati. n e

A D2 0.2 a2 & a5 può accogliere 20 1 0.2 visitatori nello stesso momento D3 0.1 a5 è collegato da 1 0.1 piste sterrate difficilmente accessibili d’inverno; dista 10 km dal capoluogo D4 0.3 a7 paesaggio 2 0.6 agricolo E

m 0.15 D1 0.5 a1 lo scavo è da 1 0.5 1 0.15 e

r B completare, g e

n necessità di z

a allestimento; non è pronto ad essere aperto al pubblico D2 0.25 a1 necessita lavori di 0 0 scavo e di manutenzione onerosi D3 0.25 a1 & a7 il sito necessita 2 0.5 lavori di allestimento. S t

a 0.1 D1 0.5 a4 & a8 proprietà privata 2 1 1.2 0.12 t u

t 100% o

g C

i D2 0.1 a3 azione di tutela in 2 0.2 u

r corso i d i c

o D3 0.1 a4 assenza di 0 0 sovvenzioni D4 0.3 a2, a4, & a8 il proprietario si 0 0 sente penalizzato da una azione di tutela P o

l 0.1 D1 0.5 a3 a4 & a6 il sito può contare 3 1.5 2.6 0.26 i t

i sull'appoggio del c D a

comune, c u

l dell’Institut t u

r National du a l

e Patrimoine, università anche straniere, istituti culturali

373

D2 0.3 a2 queste istituzioni 3 0.9 sono di competenza scientifica, amministrativa, disponibili in parte al finanziamento D3 0.2 a3 poco 1 0.2 coinvolgimento politico al livello locale R i l 0.2 D1 0.6 a1, a7 & a8 il sito ha 3 1.8 3 0.6 e v

a E un'identità n

z culturale legata a

c alla storia antica e u l recente della t u r campagna di a l e Dougga, come centro di produzione olearia, sede di una fattoria di epoca romana e bizantina, il sito è di rilevanza archeologica, architettonica, storica, economica; scoperta dell’iscrizione con la lex hadriana nel 1891 D2 0.4 a4 l’identità del sito 3 1.2 è di rinomanza internazionale in ambito scientifico C o 0.15 D1 0.4 a1 & a2 il sito può 3 1.2 1.6 0.24 n t e F usufruire di s t o finanziamenti s o internazionali, c i

o ricerche - e scientifiche e di c o n sgravi fiscali da o m enti locale e i c statale o D2 0.2 a3 nessuna fruizione 0 0 di tipo commerciale D3 0.2 a5 & a7 situato in terreno 0 0 agricolo D4 0.1 a2 & a4 la valorizzazione 2 0.2 permette un autofinanziamento elevato D5 0.1 a2 & a4 strade, 2 0.2 frequentazione

374

Po

tenzia 0.2 D1 0.3 a8 didattica, turismo 2 0.6 1.4 0.28 culturale

lità D2 0.25 a5 & a8 polo scientifico e 2 0.5

e turistico G ma D3 0.2 a5 & a8 esistenza di un 1 0.2 rketing marabut vicino D4 0.05 a7 & a8 presenze di 1 0.05

leggende D5 0.05 a6 & a8 il sito risulta di 0 0 difficile accesso per portatori di handicap D6 0.1 a3 & a8 un'attività 0 0 commerciale compromette l’identità culturale del sito D7 0.05 a4, a5 & a8 il vicinato non è 1 0.05 favorevole ad un'operazione di messa in valore P r

o 0.05 D1 0.2 a1, a5, a6 & impossibilità di 0 0 1 0.05 p

o a7 pernottamento s t

e H

D2 0.3 a3 non esistono 0 0 e d

progetti i n i z D3 0.1 a1 il sito è di tale 3 0.3 i a

t rilevanza da i v

e essere inserito in

progetti di ricerca e di valorizzazione D4 0.1 a4, a5, a6, a7 sistemazione dello 1 0.1 & a8 scavo. D5 0.3 a2, a5 & a8 disponibilità di 2 0.6 unità di ricerca per uno studio di fattibilità, università di Wageningen Valore del sito 1.745

Sito 25 Valori 0,9 1 1,2 2,6 3 1,6 1,4 1

375

3,5 3 2,5

Valore 2 1,5 1 0,5 0 Fattore

376

Tabella griglia di analisi del sito Dougga Fattori peso/fattore Quesiti peso Natura Potenzialità del Valore Val Valore Val decisionali dell’approccio sito assoluto relativo assoluto relativo u b

i 0.05 D1 0.4 a1 & a5 il sito è 3 1.2 2.8 0.14 c a monumentale z i o n D2 0.2 a2 & a5 può accogliere più 2 0.4 e

A di 500 visitatori nello stesso momento D3 0.1 a5 È ben collegato 3 0.3 con strade asfaltate dal GP5. D4 0.3 a7 il sito è coerente 3 0.9 con l’ambiente naturale E

m 0.15 D1 0.5 a1 Buon stato di 2 1 2.5 0.375 e

r B conservazione già g e

n aperto al z

a pubblico, con parte con scavo in corso, altri da scavre D2 0.25 a1 il sito necessita 3 0.75 lavori di manutenzioni non onerosi D3 0.25 a1 & a7 il sito necessita 3 0.75 lavori di scavo e di restauro. S t

a 0.1 D1 0.5 a4 & a8 proprietà privata 1 0.5 1.4 0.14 t u

t 85%, proprietà o

g C statale 15% i u D2 0.1 a3 il sito è tutelato 3 0.3 r i d i c o

D3 0.1 a4 possibilità di 3 0.3 sovvenzione con riutiliso dell’introito D4 0.3 a2, a4, & a8 il proprietario è 1 0.3 convinto della necessità di un'azione di tutela P o

l 0.1 D1 0.5 a3 a4 & a6 il sito può contare 3 1.5 3 0.3 i t i

c D sull'appoggio del a

comune, c u

l dell’Institut t u

r National du a l

e Patrimoine, università anche straniere, istituti culturali

377

D2 0.3 a2 queste istituzioni 3 0.9 sono di competenza scientifica, amministrativa, disponibili in parte al finanziamento D3 0.2 a3 coinvolgimento 3 0.6 politico al livello locale ,nazionale, e internazionale. R i

l 0.2 D1 0.6 a1, a7 & a8 il sito ha 3 1.8 3 0.6 e v

a E un'identità n

z culturale legata a

c alla storia antica e u

l recente t u

r dell’Africa a l

e D2 0.4 a4 l’identità del sito 3 1.2 è di rinomanza internazionale in ambito scientifico, di rinomanza locale per il pubblico (Marabut) C

o 0.15 D1 0.4 a1 & a2 il sito può 3 1.2 1.6 0.24 n t

e F usufruire di s t

o finanziamenti

s

o internazionali, c i

o ricerche - e scientifiche e di c o

n sgravi fiscali da o

m enti locale e i c statale o D2 0.2 a3 Fruizione 0 0 meramente didattica e scientifica D3 0.2 a5 & a7 il sito è attivo 1 0.2 come centro di visita D4 0.1 a2 & a4 la valorizzazione 1 0.1 permette un autofinanziamento elevato D5 0.1 a2 & a4 il Pv avrà un 1 0.1 effetto indiretto su zona, strade, frequentazione, consumo m P o a

t 0.2 D1 0.3 a8 l’offerta culturale 1 0.3 2.3 0.46 r e k n è rivolta a tutte le e z t i i a

n classi sociali l i g t

à D2 0.25 a5 & a8 il sito è idoneo ad 3 0.75 G essere un polo in un circuito di

e turismo culturale

378

D3 0.2 a5 & a8 il sito è 3 0.6 frequentato per motivi religiosi D4 0.05 a7 & a8 il sito è 3 0.15 considerato un luogo sacro a livelo locale D5 0.05 a6 & a8 il sito risulta di 2 0.1 difficile accesso per portatori di handicap D6 0.1 a3 & a8 un'attività 3 0.3 commerciale non compromette l’identità culturale del sito D7 0.05 a4, a5 & a8 il vicinato non è 2 0.01 molto favorevole ad un'operazione di messa in valore P r

o 0.05 D1 0.2 a1, a5, a6 & luogo di 2 0.4 2.5 0.125 p

o a7 pernottamento per s t

e H piccoli gruppi,

e

d nelle zone

i

n adiacenti al sito i z

i D2 0.3 a3 esistono progetti 3 0.6 a t

i di valorizzazione: v e

PPMV, PISA D3 0.1 a1 il sito è di tale 3 0.3 rilevanza da essere inserito in progetti di ricerca e di valorizzazione D4 0.1 a4, a5, a6, a7 raccolta delle 0 0 & a8 inscrizioni, D5 0.3 a2, a5 & a8 disponibilità di 3 0.9 unità di ricerca per uno studio di fattibilità, università di Wageningen Valore del sito 2.38

Dougga Valori 2,8 2,5 1,4 3 3 1,6 2,3 2,5

379

3,5 3 2,5 Valore 2 1,5 1 0,5 0 Fattore

380

Appendice 4

Fonctions de Points faibles des Points forts des relations Potentialité des relations gestion du site relations d’intégration d’intégration d’intégrations

Recherche Système juridique Projets de coopération Histoire orale Divulgation, bilatérale (France, Italie, Divulgation dans les écoles e vulgarisation Allemagne) lycées Monodisciplinarité Participation des élèves et Absence de enseignants participation locale Implication des autres (financement, disciplines professionnels chercheurs,..) Bulletins d’information périodique Centre de documentation sur site Protection et Propriété privée de Entretien périodique et Protection des parties Conservation certaines parcelles constant sensibles Ressources Filières formation complémentaires et Signalisation et respect des assistance technique au règles de sécurité niveau de la coopération Mise en place d’un laboratoire internationale Programme à long et moyen terme Sensibilisation du public au respect des monuments Participation des jeunes de la région aux chantiers Politiques de Propriété privé Amélioration de l’accès a Acquisition des terrain privés développement Absence d’un plan de partir du Gp5 (en cours) du site développement Modernisation des grandes Elaboration d’un PPMV Absence de voies d’accès (GP5 et (programmée) signalisation aux GP75) Signalisation sur un rayon de alentours Textes juridiques existants 30 km Accès en mauvais état pour l’élaboration du Création d’une zone Absence de PPMV d’activités coordination entre les Site pittoresque Sensibilisation de la organismes population locale Amélioration de l’accès Valorisation de la ressource archéologique Développement d’un artisanat des valeurs du site Politiques de Absence de publicité et Image de Dougga très Création d’un circuit régional Promotion d’un programme médiatisée Encouragement du tourisme Pas d’implication du Concession gratuite pour vert associé au culturel personnel le festival Implication du personnel Pas de service a Diversification des activités distance d’animation Création d’un site Web et de bornes interactives Mise en place d’un programme de fidélisation Incitation du personnel des entreprises locales à visiter le site

381

Politiques Absence de restaurant, Mise en place d’animations d’offres de de loisirs et culturelles et des expositions services d’hébergement périodiques Services existants Aménagement d’aire de repos, insuffisants détente et pique nique Guides locaux sans Mise aux normes de sécurité formation Emploi des professeurs locaux comme guides occasionnels Organiser un transport en commun efficace Concession de services selon un cahier des charges précis Formation du personnel pour accueil par profil de visiteurs Fourniture d’équipement pour visite (audio…) Gestion et Pas de mobilisation du Site formant un pole Prévoir un statut unifié organisation personnel d’emploi (chomage) Déléguer et délimiter les des ressources Personnel à majorité Absence de conflits de responsabilités de chacun humaines temporaire et compétence sur le site Formation (sécurité, accueil, analphabète (personnel INP et APPC) langues, continue,…) Gestion centralisée à Féminisation Tunis Renforcement du personnel Personnel insuffisant et d’encadrement sous-qualifié Intéressement en fonction des résultats Encouragement à la création d’activités privées Confection de tenues de travail inspirés des valeurs locales Politiques en Absence d’information Gratuité pour certaines Publicité pour les tarifs et les matières de et d’affichages. pas de catégories conditions de gratuité barèmes tarifs promotionnelles Tarifs uniques Etendre la gratuité pour les ni de groupe habitants de la région à tous les dimanches Modulation des tarifs. Remplacer progressivement la gratuité par des réductions Politiques Budget entièrement Budget indépendant des Diversifier les ressources budgétaires public recettes (actuellement (dons, legs, taxe Décisions centralisées a supérieur aux recettes) archéologique, sponsor,…) Tunis Contrôle assez efficaces Mise en place sur site d’une Pas de budget pour la régie d’avance pour les promotion dépenses courantes et d’une régie pour la collette des dons

382 fonctions de Action (mot clé) Description Aspect Maître Autre gestion du site succincte d’intégration d’ouvrage intervenants ou m.d'o Liste non délégué exhaustive Recherche pluridisciplinarité Elargir le champ Participation des INP Université de la recherche intellectuels et des DREN aux autres professionnels disciplines et locaux faire participer Relations avec d’autres profils l’université de chercheurs tunisienne Histoire orale Initier une Participation des INP Université recherche pour professeurs et DREN récolter et élèves de la région Autorités classifier les Transcription locales témoignages sur d'une mémoire l'histoire vivante, en voie récente du site et de disparition son territoire Relations avec l'université Guide de Elaboration d'un Toucher les APPC INP conception guide pour la professionnels du ENAU conception des cadre bâti MEH bâtiments à Respect de OAT réaliser dans l'environnement et à proximité du site et de des sites son cachet archéologiques archéologique Protection Formation Mise en place Intéresser les CFP INP conservation d'un cycle de jeunes dans le formation à centre de l'entretien et la formation local conservation des aux problèmes de monuments et conservation sites historiques Diversifier les filières de formation Fournir à terme une main d'œuvre qualifiée

383

Sensibilisation Sensibilisation Rendre la INP APPC de la population population fière Autorités locale et des legs de locales des visiteurs à son passé et ONTT l'importance du principalement du FTAV site et sa site conservation Faire participer les visiteurs à la surveillance pour éviter les actes de vandalisme et les vols

Politiques de PPMV Elaboration d'un Elaboration d'un INP APPC développement plan de outil de gestion à MEH du site protection et de la (DRE) mise en valeur disposition des MEAT du site, prévu différents MTLA par le code intervenants Autorités du patrimoine Opposabilité aux locales tiers

Expropriation Expropriation Permettre la mise MDEAF INP des propriétaires en place d'une OTC privés politique de Autorités dans l'enceinte développement locales du site Eviter les conflits avec les paysans Signalisation Mise en place Faire connaître le APPC INP d'une site dans la région MEH signalisation sur Mieux guider les ONTT les visiteurs Autorités routes dans un Améliorer locales rayon de 30km l'accueil et aussi à proximité et l'intérieur du site Artisanat Développer Diversification INP APPC l'émergence d'un des produits de ONA artisanat l'artisanat ISBAT inspiré des local Autorités valeurs du site Implication des locales par artisans locaux l'organisation Création d'ateliers d'emplois regroupant les additionnels artisans locaux et certains professionnels

384

Accès Réfection et Amélioration de MEH INP élargissement de l'accès au site et (DRE) APPC la route par la d'accès à partir suite de la de Téboursouk fréquentation et du GP5 Diminution des Déviation de la accidents de la RVE702 route

Politique de Circuit régional Mise en place Augmenter le ONTT APPC Promotion d'un circuit temps de séjour autorités régional fléché des locales incluant la visite touristes dans la INP de plusieurs sites région FTAV et Faire connaître la lieux d'intérêt région et ses produits Site Web Création d'un Faire connaître le APPC INP site Web site et les produits ONTT consacré au site offerts Autorités et à sa région Recueillir les locales observations des utilisateurs

Politiques Concessions Mise en place Participation des APPC INP d’offre de d'une politique entreprises et Services de producteurs privés concessions des locaux services aux privés selon un cahier des charges précis Mise aux Sécurité du APPC INP Sécurité normes de personnel et des Protection sécurité et visiteurs civile d'accueil Respects des du public normes en vigueur (accessibilité handicapés, barrière de sécurité, éclairage de secours, bornes incendie, ..)

385

Expositions Mise en place Faire connaître les APPC INP d'une série de produits et le Autorités foires savoir locales expositions des faire locaux CRDA produits locaux Participation des ONA par producteurs et des thème (une artisans locaux exposition par Valorisation des trimestre par produits locaux et exemple) ouverture de nouveaux marchés Politiques en Publicité Publicité pour Augmenter la APPC Autorités matière de les tarifs et les fréquentation du locales Barèmes conditions site par la RTT de visite du site population locale par affichage et nationale dans les Faire connaître le équipements site publics, par des spots télévisés, ... Modulation Mise en place Etaler les visites APPC INP d'une politique sur les jours de Autorités de semaine locales diversification Et les saisons FTAV des tarifs en fonction des périodes d'affluence, des services offerts, des taux de retour (fidélité) et des sites visités (visites groupées), .. Gestion et Encadrement Augmenter le Améliorer APPC INP organisation taux l'accueil et le des ressources d'encadrement niveau de humaines au niveau du personnel

386

Formation Formation du Améliorer INP APPC personnel aux l'accueil des Protection problèmes visiteurs civile de sécurité, de Mieux protéger secours de las vestiges première Implication plus urgence, importante du d'accueil, surtout personnel les locaux et (le rendre fier du les groupes site et de son lieu scolaires de Sensibilisation travail) aux valeurs du site pour contribuer à sa défense et à sa préservation Féminisation Augmenter le Améliorer APPC INP personnel l'accueil Office de féminin Inciter la l'emploi population féminine de la région à visiter le site Politiques Diversification Diversifier la Diversification APPC INP budgétaires provenance des des services et des ONA recettes produits dérivés ISBAT générées par le offerts Autorités site en Implication des locales augmentant la visiteurs et des part promoteurs locaux des produits dérivés et des services payants Recourir aux dons, legs, mécénat et sponsoring

387