Il Risorgimento E La Rinascita Della Matematica Italiana: Da Genocchi a Cremona Aldo Brigaglia

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Il Risorgimento E La Rinascita Della Matematica Italiana: Da Genocchi a Cremona Aldo Brigaglia Il Risorgimento e la rinascita della matematica italiana: da Genocchi a Cremona Aldo Brigaglia Questo intervento è dedicato al contributo dato dalla comunità matematica al Risor- gimento nazionale e allo sforzo di edificazione della comunità scientifica nella se- conda metà del 19° secolo. Dopo il decennio cosiddetto “di preparazione” tra la prima guerra di indipendenza del 1848/49 (alla quale molti di loro avevano direttamente partecipato) e la secon- da, tre furono le iniziative scientifiche di grande rilievo in cui un gruppo di giovani matematici si impegnò a fondo. La prima ebbe come protagonisti due matematici pisani, Enrico Betti e Giovanni Novi, e si trattò di una iniziativa rivolta alla formazione scolastica: la pubblicazione di alcune traduzioni di testi di matematica francesi, rivolti alla scuola superiore. Si trattava della Aritmetica di Bertrand (tradotta da Novi e pubblicata nell’agosto 1856), del Trattato di Algebra Elementare dello stesso Bertrand e di quello di Trigonometria di Serret (entrambi dell’ottobre dello stesso anno, tradotti rispetti- vamente da Betti e da Ferrucci), degli Elementi di Aritmetica di Novi del 1857, e del Trattato di Geometria Elementare di Amiot del 1858. Si tratta di un corpus organico di testi atti alla formazione matematica degli stu- denti. L’iniziativa non passò inosservata, e riscosse l’applauso della comunità matematica lombarda. In particolare Luigi Cremona scrisse un’ampia recensione dell’ultimo testo per l’autorevole rivista di Carlo Cattaneo, Il Politecnico. Le date della pubblicazione dell’articolo segnano l’incalzare degli eventi: l’articolo era pronto nel marzo 1859 quando le truppe franco-piemontesi varcavano il Mincio e porta una nota aggiuntiva del 9 maggio dell’anno successivo, quando ormai la Lombardia era liberata e appena due giorni prima che Garibaldi sbarcasse a Marsala. Cremona scriveva in questa nota: Ora che il giogo straniero non ci sta più sul collo a imporci gli scelle- ratissimi testi di Moznik, Toffoli, ecc., che per più anni hanno inonda- to le nostre scuole, [...] ora sarebbe omai tempo di gettare al fuoco anche certi libracci di matematica che tuttora si adoperano in qualche nostro liceo e che fanno un terribile atto d’accusa contro chi li ha adottati. Diciamolo francamente: noi non abbiamo buoni libri ele- mentari che siano originali italiani e giungano al livello de’ progres- si odierni della scienza. Forse ne hanno i Napoletani che furono sem- 35 pre e sono egregi cultori delle matematiche; ma come può aversene certa notizia se quel paese è più diviso da noi che se fosse la China? I migliori libri, anzi gli unici veramente buoni che un coscienzioso maestro di matematica elementare possa adottare nel suo insegna- mento, sono i trattati di Bertrand, Amiot e Serret, così ben tradotti e ampliati da quei valenti toscani. Non credo siano necessari commenti per comprendere quanto stretto fosse, nella coscienza di questi giovani matematici, il legame tra il giogo straniero e gli scelle- ratissimi testi, tra il bisogno di unità e la distanza dai matematici napoletani. La li- berazione dallo straniero era vista anche come l’inizio della liberazione delle energie che avevano rallentato lo sviluppo scientifico del paese, impedendogli di occupare quella posizione in Europa che gli competeva. L’altra importante iniziativa immediatamente precedente al conseguimento dell’u- nità nazionale riguardò la creazione di un vero giornale matematico italiano, capace di confrontarsi con le migliori riviste europee fondate nel corso della prima metà del secolo, come il Journal di Crelle (tedesco) o gli Annales de Mathématiques (francese). Su questo tema, il 28 aprile 1857, così Francesco Brioschi scriveva a Enrico Betti: Probabilmente Ella sarà d’accordo con me che gli Annali del Tortolini non corrispondono allo scopo al quale dovrebbe tendere ogni giornale scientifico fra noi. Questo scopo parmi debba essere di far conoscere fra noi d’Italia il movimento scientifico Italiano, e di tenere al fatto gli Italiani del movimento scientifico degli altri paesi civilizzati. Ora al primo intento giungesi soltanto con la pubblicazione di articoli origi- nali ed al secondo mediante riviste bibliografiche critiche. Questo sec- ondo intento è affatto escluso dagli Annali del Tortolini; ed il primo non è che incompletamente raggiunto giacché come Ella avrà avuto occasione di osservare i nostri lavori sono ancora poco noti al di fuori e ciò è anche a me noto per confessione di alcuni matematici stranieri con i quali mi trovo in relazione. La parte bibliografica è poi a mio credere di moltissima importanza per noi; essendo in Italia pochissimi i centri dove si trovino mezzi di studio. Intorno a queste idee, che potrei meglio sviluppare all’occorrenza, ebbi lunghi colloqui col Sigr. Genocchi nei primi giorni di questo mese trovandomi a Torino, e d’ac- cordo giungemmo a concludere che se Ella volesse associarsi con noi, potremmo fare al Prof. Tortolini la seguente proposizione (la quale però potrebbe essere modificata da Lei). Gli Annali di Matematica continuerebbero a pubblicarsi in Roma, a spese e a vantaggio del prof. Tortolini, ma avranno una redazione collettiva composta dal medesi- mo Professore, da Lei, da Genocchi, e da me. (a questa redazione di uomini scielti [sic] in varj stati italiani io tengo assai). 36 Il Risorgimento e la rinascita della matematica italiana... La pubblicazione sarà di un fascicolo ogni due mesi, distinta in due parti; nell’una si conterranno memorie originali strettamente di matematica o di fisica matematica o meglio di matematica pura od applicata; nella seconda articoli bibliografici ed estratti di memorie principalmente inglesi e tedesche le quali sono meno note general- mente fra noi. A questa seconda parte dovrebbe attendere principal- mente la redazione. […] L’idea di una redazione collettiva non è nuova, anzi venne suggerita da quanto si fa ora in Germania pel gior- nale altre volte di Crelle. Questo giornale viene ora redatto da Borchardt, Kummer, Weierstrass […] i quali geometri non si trovano tutti a Berlino; questa idea sembrami anche molto utile per la diffu- sione del giornale stesso. Il Giornale di Cambridge ed il Quarterly Journal diedero esempi di articoli bibliografici scritti anche da mate- matici distinti, basti nominare il Cayley; ma dove la parte bibliografi- ca ha una sezione apposita è nel nuovo giornale di Schlömilch che pubblicasi a Lipsia di cui ho veduto i cinque fascicoli del 1856 e il primo del 1857. Questa lunga citazione serve a chiarire alcuni fatti che stavano avvenendo proprio intorno a quegli anni: 1. Si stava formando, attorno al progetto di un nuovo giornale, che si innestava su quello esistente a Roma e diretto da Barnaba Tortolini, ma amplian- done in modo essenziale le prospettive, un nuovo gruppo di scienziati di avan- guardia, di cui facevano parte Brioschi, Betti, Genocchi, Cremona, e poi anche Tardy, Casorati e Beltrami che si proponeva di guidare la rinascita della matemati- ca italiana, collegandola strettamente al processo di unificazione. 2. Gli obiettivi che si proponeva questo gruppo erano quelli di far conoscere [...] il movimento scientifico Italiano, e di tenere al fatto gli Italiani del movimento scientifico degli altri paesi civilizzati. Obiettivi di respiro europeo, quindi, che andavano perseguiti prendendo a modello appunto le migliori riviste scientifiche europee. 3. Terzo e non ultimo obiettivo dell’operazione era quello di creare una redazione di uomini scielti in varj stati italiani. E non si può non vedere riflesso nitidamente in questo obiettivo il significato politico di questa operazione. L’obiettivo di dotare l’Italia di un moderno strumento per la diffusione della mate- matica ebbe pieno successo: già nel 1858 veniva pubblicato il primo volume degli 37 Annali di Matematica, diretti da Betti, Brioschi e Genocchi, che conteneva numerosi articoli di alto livello di Brioschi, Betti, Genocchi, Tardy, Casorati e anche di famosi matematici stranieri come de Jonquières, Bertrand, Mannheim. Gli Annali non avrebbero mai perduto, fino ad oggi, una posizione di alto livello tra le riviste matematiche internazionali. Un grande successo per un manipolo di giovani di buona volontà! Questi sforzi non potevano riuscire nell’impresa di creare una nuova scuola mate- matica nazionale, se non si fossero inseriti in un tessuto fatto di legami personali con i principali esponenti della matematica europea. Questi legami sarebbero stati resi vivi attraverso una fitta rete di corrispondenze, ma dovevano basarsi anche su contatti diretti. È a questo scopo che venne organizzato un viaggio destinato a restare memorabile nella storia della matematica italiana (Volterra ne diede infatti ampia illustrazione al Congresso Internazionale dei Matematici di Parigi del 1900). Il progetto maturò in alcuni incontri nei quali tra l’altro questi giovani matematici fecero la prima conoscenza diretta (prima era stata solo epistolare) tra loro. Ne dà notizia Betti a Tardy nel febbraio 1858: Abbiamo quasi fissato con Brioschi di trovarsi a Genova nelle vacanze di Pasqua, dove forse verrà anche Genocchi. Vogliamo par- lare un poco anche insieme con Te del nostro Giornale; e stabilire bene tutto ciò che è necessario per il migliore andamento dello stesso. Ed in effetti nell’aprile Betti, Brioschi e Genocchi si riuniscono a casa Tardy e pro- grammano, oltre al primo numero della rivista, un viaggio scientifico per l’Europa cui, dopo le defezioni di Genocchi e Tardy, si aggregherà il giovanissimo Casorati. Del viaggio, durato dal 20 settembre al 30 ottobre, dà notizia Brioschi a Cremona: Abbiamo tenuto questa via: Zurigo, Monaco, Lipsia, Dresda, Berlino, Gottinga, Heidelberg, Carlsruhe, Strasbourg, Parigi. A Berlino ci fer- mammo nove giorni, undici a Parigi, nelle altre città due o tre giorni al più. […] A Berlino passammo molte ore con Borchardt, Kronecker, Kummer, Weierstrass, conoscemmo anche Arohnold, Schellbach. A Gottinga Stern, Riemann, Dedekind; ad Heidelberg Hesse, Cantor; a Carlsruhe Dinger, Clebsch. A Lipsia abbiamo visitato Moebius ed a Dresda il Baltzer e lo Schloemilch […] Vorrei essermi ingannato, ma temo l’Hermite un affigliato ai gesuiti.
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