La Specola: Dall’Imperial Regio Museo Di Fisica E Storia Naturale Alla Sezione Di Zoologia Del Museo Di Storia Naturale Dell’Università Di Firenze

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La Specola: Dall’Imperial Regio Museo Di Fisica E Storia Naturale Alla Sezione Di Zoologia Del Museo Di Storia Naturale Dell’Università Di Firenze Poggesi pag 90-98_RIVISTA ANMS DEF 08/04/11 14:08 Pagina 90 MUSEOLOGIA SCIENTIFICA MEMORIE • N. 7/2011 • 90-98 Musei Scientifici Universitari. Una grande risorsa culturale da valorizzare. Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, 6 maggio 2009 a cura di Ernesto Capanna, Giancarla Malerba, Vincenzo Vomero La Specola: dall’Imperial Regio Museo di Fisica e Storia Naturale alla Sezione di Zoologia del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze Marta Poggesi Museo di Storia Naturale, sez. di Zoologia, Università degli Studi di Firenze, via Romana, 17. I-50121 Firenze. E-mail: [email protected] RIASSUNTO La storia della Specola inizia nel 1771 con l’acquisto da parte del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena delle case adiacenti a Palazzo Pitti, da ristrutturare in vista di collocarvi tutte “le cose naturali esistenti nella Reale Galleria”, catalogate da Giovanni Targioni Tozzetti nel 1763. Nel febbraio del 1775 il museo fu aperto al pubblico, uno tra i primi nel mondo: visitandolo si passava dalla mine- ralogia all’astronomia e alla fisica, dalla botanica alla zoologia e all’antropologia. Già allora era non solo luogo di raccolta, ma anche di ricerca e di didattica, oltre che di consultazione grazie alla ricca biblioteca. Col passare degli anni il palazzo non riuscì più a contenere l’ incremento delle collezioni e nella seconda metà dell’Ottocento le raccolte legate alle varie discipline vennero spostate in altre sedi; alla Specola rimasero le collezioni zoologi- che e le cere anatomiche. Attualmente il Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze consta di sei sezioni spazialmente separate. La Sezione di Zoologia, l’unica rimasta nella sede originale, ospita collezioni che sono tra le più ricche d’Italia, sia per la quantità degli esemplari sia per la loro qualità e completezza, e che ne fanno un punto di riferimento non solo per gli studiosi italiani, ma anche per i ricercatori di tutto il mondo. Parole chiave: specola, zoologia, storia naturale, cere anatomiche, museologia. ABSTRACT La Specola: from the Imperial Royal Museum of Physics and Natural History to the Zoology Section of the Museum of Natural History, University of Florence. The history of “La Specola” began in 1771 with the purchase of the buildings adjacent to Palazzo Pitti by Grand Duke Peter Leopold of Lorraine. He intended to place there all the “natural things” from the Royal Gallery catalogued by Giovanni Targioni Tozzetti in 1763. The museum was opened to the public in February 1775. Visitors to the public museum, considered the first in the world, could admire objects of mineralogy, astronomy, physics, botany, zoology and anthropology. However, it was not simply a museum but also a place for research and teaching, as well as for study due to its rich library. Over the years the palace was no longer able to contain the increasing collections, and materials related to various disciplines were moved elsewhere in the second half of the 19th century, even though the zoological collections and anatomical waxes remained at “La Specola”. At present, the Museum of Natural History, University of Florence, consists of six separate sections. The Zoology Section, the only one remaining in its original location, hosts the richest collections in Italy in terms of both the number of specimens and their quality and completeness. They are a reference not only for Italian scholars but also for researchers from all over the world. Key words: Specola, zoology, natural history, anatomical waxes, museology. LA STORIA E L’EDIFICIO sono cominciate a Firenze ad opera dei Medici, ma è con gli Asburgo Lorena che esse vengono valorizzate Il Museo de La Specola viene inaugurato e aperto al e grandemente aumentate. pubblico nel 1775 per volere del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena (1747-1792), con il nome di Infatti, vista la consistenza delle “raccolte di prodotti “Imperial Regio Museo di Fisica e Storia Naturale”, naturali”, il Granduca, dopo averle fatte accuratamen- nome ancora in parte visibile sull’arcata del portone di te catalogare nel 1762-63 da Giovanni Targioni via Romana 17. Tozzetti (1712-1783), acquista nel 1771 il palazzo Le collezioni naturalistiche, come quelle artistiche, Torrigiani adiacente alla reggia (oggi Palazzo Pitti), e 90 MARTA POGGESI Poggesi pag 90-98_RIVISTA ANMS DEF 07/04/11 10:48 Pagina 91 altre piccole case ai suoi lati, per farne la sede del rivela la sua visione illuministica del sapere scientifico, costituendo Museo, progenitore di quasi tutti gli era quello di far vedere “...la natura raccolta in un sol attuali musei scientifici fiorentini (Lanza et al., 1979). luogo...” , alla portata di tutti e che si spiegasse da sola Le vicende della Corte di Vienna ebbero notevoli (Contardi, 2002). ripercussioni sulla vita del Museo. Infatti, con la morte Il nome “Specola”, con il quale è comunemente cono- dell’imperatore Giuseppe II nel 1790, Pietro Leopoldo sciuto, gli deriva dalla costruzione, ultimata nel 1789, salì al trono imperiale, lasciando la Toscana al suo dell’Osservatorio Astronomico, che vi rimarrà per secondogenito Ferdinando III, presto estromesso quasi un secolo. (1799) dalle armate francesi. Nei successivi 15 anni la Già tra il 1783 e il 1784 l’Osservatorio fu dotato di vari girandola dei governi provvisori, di restaurazioni e strumenti ordinati ai migliori artigiani londinesi e, interregni portò altri cambiamenti, tra cui, nel 1807 sotto la guida dell’astronomo Giuseppe Slop, fu sotto Maria Luisa di Borbone Parma, l’istituzione del costruita nella sala detta “delle Cicogne” una splendida “Liceo di Scienze Fisiche e Naturali” che è il diretto meridiana filare, incastonata nel pavimento (fig. 1). progenitore dell’attuale Facoltà di Scienze Ma te - Tra il giugno e l’agosto 2005 essa è stata sottoposta a matiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Firenze. un restauro conservativo consistito nella ripulitura del Con varie vicissitudini (apertura e chiusura dei corsi di marmo, delle formelle di scagliola raffiguranti i segni insegnamento e dello stesso Museo), si giunse alla zodiacali, della verga di rame nella cui mezzeria è metà dell’ottocento quando, sia per l’accresciuta mole incastonato un filo d’argento e soprattutto è stato rico- delle collezioni, sia per l’avvenuta suddivisione delle struito lo sportello del finestrino che contiene il foro cattedre delle varie discipline, cominciò la divisione gnomonico. del Museo in vari musei o “Gabinetti” che migrarono Al primo piano del palazzo si trova la “Tribuna di in parti diverse della città. Galileo”, costruita tra il 1839 e il 1841, per volere del- Primo Direttore de La Specola fu il chimico e fisiolo- l’ultimo Granduca di Toscana Leopoldo II (1797- go roveretano Felice Fontana (1730-1805) che arricchì 1870), e inaugurata in occasione del “Terzo congresso notevolmente sia le collezioni che la biblioteca, facen- degli Scienziati Italiani” che si tenne a Firenze proprio do insieme al “sotto-direttore” Giovanni Fabbroni nel 1841. Questa splendida sala, progettata dall'archi- (1752-1822) un lungo viaggio in Europa proprio per tetto Giuseppe Martelli, è così chiamata per la presen- raccogliere materiali e libri per il Museo (Knoefel, za di un’imponente statua marmorea del grande scien- 1988). Lo scopo che il Fontana si prefiggeva e che ziato, opera dello scultore Aristodemo Costoli, e ador- Fig. 1. Museo di Storia Naturale Università di Firenze, sez. Zoologica “La Specola”. “La sala delle cicogne del Torrino, l’antico Osservatorio” (foto: Saulo Bambi - Museo di Storia Naturale/Firenze). LA SPECOLA DI FIRENZE 91 Poggesi pag 90-98_RIVISTA ANMS DEF 07/04/11 10:48 Pagina 92 Fig. 2. Museo di Storia Naturale Università di Firenze, sez. Zoologica “La Specola”. “Il salone degli scheletri dopo il restauro” (foto: Saulo Bambi - Museo di Storia Naturale/Firenze). 92 MARTA POGGESI Poggesi pag 90-98_RIVISTA ANMS DEF 07/04/11 10:48 Pagina 93 nata da una serie di lunette che riportano episodi della Tozzetti con il n.1), un cammello, un asino nonché vita di Galileo e le principali scoperte in campo scien- vertebre, costole e crani di balene, tutto materiale tifico, dalla caduta dei gravi alla pila voltaica. (salvo i fossili) ancora attualmente in esposizione. Essa costituisce uno dei rari esempi di architettura Le attuali dimensioni del Salone (40 metri per 7, con tardo-neoclassica in Firenze, e fu volutamente decora- più di 120 vetrine su due piani) sono il risultato dell’ul- ta e impreziosita da marmi tutti toscani, come toscani timo ampliamento realizzato nel 1838, in concomitan- furono tutti gli artisti, pittori e scultori, che vi lavora- za con i lavori inerenti la Tribuna di Galileo (al piano rono. Non è certo il caso di descrivere tutte le decora- superiore). A partire da tale data nessun intervento è zioni di vario tipo e i rispettivi esecutori, basterà ricor- stato più eseguito né a carico della struttura né degli dare l'intendimento generale adottato per questo arredi. grandioso lavoro e cioè, come ben scrive il Rosini nella Il Salone è stato aperto al pubblico nel 2001 dopo sua descrizione della Tribuna “...che per far bene quasi 5 anni di lavoro, consistito nel riassemblaggio e intendere il merito di un discopritore nelle vaste regio- sospensione al soffitto degli scheletri di 3 Cetacei (una ni della Scienza, era conveniente di accennare qual megattera, uno zifio e un globicefalo), nel montaggio fosse lo stato della Scienza innanzi di lui, come sotto dei grossi scheletri dei quadrupedi su piattaforme di esso saliva trionfantemente ai più alti gradi; e quale mobili, nella minuziosa pulizia di tutti i crani e schele- si estendeva pe’ suoi meriti nelle posteriori scoperte ...” tri esposti, nel restauro conservativo delle vetrine e (Rosini, 1841). nella loro illuminazione interna. Il pavimento è stato Nella Tribuna furono sistemati gli strumenti originali riportato alla condizione originale e sono stati realiz- di Galileo e quelli appartenuti all’Accademia del zati gli impianti di illuminazione e di aerazione a Cimento (1657-1667), oltre a due grandi globi, quello norma.
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