Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 81 (2004): 189-205
- ISSN 0392-0542
- 189
© Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento 2005
Alcune componenti dell’entomofauna delle aree parasteppiche del Gran Sasso Aquilano
Tiziana SILVANI & Giuseppe OSELLA*
Dipartimento di Scienze Ambientali - Università degli Studi dell’Aquila, Via Vetoio, Coppito, I-67100 L’Aquila *E-mail dell’Autore per la corrispondenza: [email protected]
RIASSUNTO - Alcune componenti dell’entomofauna delle aree parasteppiche del Gran Sasso Aquilano - Finalità
primaria di questa ricerca è stato l’approfondimento delle conoscenze di un’area del Gran Sasso assai poco indagata, caratterizzata da elevata aridità e da un popolamento vegetazionale peculiare di tipo “parasteppico”. Le raccolte hanno preso in considerazione la maggior parte dei taxa superiori di Invertebrati, ma i risultati, qui sinteticamente riportati, sono limitati all’entomofauna: Mantodea, Orthoptera, Hemiptera Heteroptera, Coleoptera, per un totale di 355 specie. Dal punto di vista faunistico, risultano inedite per il Gran Sasso 26 entità, di cui una nuova per l’Italia, 8 per l’Appennino, 19 per l’Abruzzo. Concludono il lavoro brevi note su alcune specie molto peculiari e l’analisi del popolamento complessivo e stazionale, nella quale vengono rimarcate le tre componenti ecologiche più significative rilevate: la componente steppica, la componente termofila e la componente silvicola.
SUMMARY - Steppic areas of southern Gran Sasso slopes: account on some entomological orders - The Gran Sasso
massif has been investigated more from a geological and botanic than zoological point of view. Invertebrates and some Insect orders (Orthoptera, Macrolepidoptera, Hemiptera Heteroptera, Coleoptera) are quite known, but no studies were carried out on entomological fauna of the xeric southern slopes (from Barisciano to Forca di Penne). Within our field surveys, 355 species were collected: 1 Mantodea, 22 Orthoptera, 103 Hemiptera Heteroptera, 229 Coleoptera. The most interesting taxa on the faunistic point of view are the steppic, the mediterranean and the nemoral ones. Steppic and mediterranean species are strictly related to the ecological and botanical peculiarities of the xeric slopes. The nemoral ones, on the contrary, are envisaged as relict after anthropic deforestation. Notes on the most interesting species and a zoogeographical analysis are included.
Parole chiave: entomofauna, aree parasteppiche, Gran Sasso, Appennino Key words: entomology, steppic areas, Gran Sasso, Apennine
- 1.
- PREMESSA
- più significativi sono rappresentati, come già detto,
dagli Invertebrati. Fatta tuttavia eccezione per alcuni taxa superiori di Insetti (Ortotteri, Emitteri Eterotteri, Coleotteri Carabidi, Coleotteri Curculionidi, Coleotteri Crisomelidi, Lepidotteri, ecc.), i dati a nostra disposizione sono ancora largamente incompleti. Benché parziali, questi dati ci fanno tuttavia intravedere come numerosità specifica e biodiversità del popolamento del massiccio siano tra le più elevate che si conoscano per l’area euromediterranea (Osella et al. in stampa).
Con la presente ricerca ci siamo prefissi di indagare un settore del Gran Sasso meridionale sinora trascurato dalle ricerche entomologiche, con le seguenti finalità:
Tra tutte le montagne dell’Appennino, il Gran Sasso è, senza dubbio, quella che esercita la maggior attrattiva a livello internazionale. L’esigenza di conoscere a fondo il suo territorio, già forte in passato, si è di recente accresciuta con l’istituzione del “Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga”.
La fauna del Gran Sasso presenta un elevato numero di specie tra i Vertebrati ma, soprattutto, tra gli Invertebrati. Il fenomeno è spiegabile con la posizione geografica, l’esteso sviluppo territoriale e la connessione, tramite la dorsale appenninica, con l’arco alpino, nonché con le complesse vicende paleoclimatiche quaternarie e postquaternarie che hanno interessato l’area. L’elevato livello di conservazione ambientale, poi, ha permesso la sopravvivenza di numerose specie, soprattutto montane e parasteppiche.
A) evidenziare ricchezza e biodiversità del popolamento complessivo e stazionale;
B) enucleare le componenti “steppica”, “termofila” e
“silvicola”.
- Gli elementi ecologicamente e zoogeograficamente
- Queste componenti, infatti, sono tra le più signifi-
- 190 Silvani & Osella
- Entomofauna delle aree parasteppiche del Gran Sasso
cative nell’ambito dell’Appennino centrale, anche per l’elevato numero di specie rare o relitte che racchiudono. comprende località poste su una fascia altitudinale, compresa tra i 550 metri s.l.m. (Ofena) e i 1290 metri s.l.m. (S. Stefano di Sessanio).
Le stazioni, prescelte in base alla quota, acclività, copertura vegetale e livelli di conservazione, sono complessivamente dieci. Nella tabella 1 viene riportata, per ognuna, la tipologia vegetazionale e l’inquadramento fitosociologico.
- 2.
- CARATTERIZZAZIONE DELL’AREA INDA-
GATA
L’orientamento prevalente da O ad E della catena montuosa principale del Gran Sasso e la netta dissimmetria del massiccio determinano un forte contrasto nelle condizioni termiche e pluviometriche dei due opposti versanti, che si riflette sulla distribuzione delle tipologie vegetazionali (Baldoni et al. 1999). Sul versante occidentale e su quello orientale si registra una maggiore piovosità (a cui si deve la presenza di vaste faggete), mentre il versante meridionale è caratterizzato da una elevata aridità, con scarso sviluppo dei boschi e grande estensione delle praterie xeriche.
Sul versante aquilano del Gran Sasso, infatti, sono presenti numerose vallate interne, caratterizzate da prati aridi calcarei, sassosi e assolati, a esposizione meridionale, situati in un intervallo altitudinale che va da circa 500 m fino a circa 1300 m. Per effetto della scarsità di piogge estive e delle ampie escursioni termiche stagionali, in essi si affermano le praterie dominate da Stipa capillata e da altre entità steppiche. Inoltre, la natura calcarea del suolo, idrovoro, accentua l’aspetto xerofilo della vegetazione, caratterizzata da numerose camefite, soprattutto labiate (Satureja,
T e ucrium, Sideritis,...), e da altre componenti tipiche degli ambienti xerici (Helianthemum, Helichrysum,...).
Nell’Appennino centrale è presente l’associazione
Globulario meridionalis-Stipetum capillatae, le cui entità guida sono appunto Globularia meridionalis e Stipa capillata (Tammaro, 1984 (1985)).
Le praterie aride sono per lo più di origine secondaria, ossia di sostituzione della vegetazione climacica del piano collinare e submontano che, nell’Appennino centrale, è rappresentata dai querceti a dominanza di roverella (Quercus pubescens). Questi ultimi, nel Gran Sasso meridionale, si presentano in forma di lembi relitti di modesta estensione (Tammaro 1992 (1995)).
Diffusi sono gli incolti, caratterizzati da popola-
menti a Juniperus oxycedrus e Buxus sempervirens e,
talvolta, anche da nuclei di boscaglia, che testimoniano il dinamismo vegetazionale in atto tendente a ricostituire il querceto di roverella.
- 3.
- MATERIALI E METODI
I campionamenti sono stati effettuati tra febbraio e dicembre 2000, mediante l’utilizzo delle più usuali metodologie di raccolta entomologica (Riti & Osella 1996): - trappole a caduta, innescate con acqua e sale, per le specie notturne, lapidicole e non volatrici;
- retino da sfalcio, per la fauna legata principalmente allo strato erbaceo, ma anche per la raccolta sugli arbusti;
- vaglio e selezionatore Berlese, per la raccolta delle specie di lettiera o di quelle che vivono alla base delle piante o ancora ibernanti o estivanti. Il vaglio è stato utilizzato per il terriccio presente sotto piante di globularia, timo, roverella e bosso e per la lettiera dei querceti.
- 4.
- ELENCO FAUNISTICO
Riportiamo l’elenco delle specie raccolte nella zona indagata (Appendice 1), di cui è stata possibile la determinazione. Ordine sistematico e nomenclatura se-
guono la Checklist delle specie della fauna italiana
(Failla M.C., La Greca M., Lombardo F., Messina A., Scali V., Stefani R. & Vigna Taglianti A., 1995 - Blattaria, Mantodea, Isoptera, Orthoptera, Phasmatodea, Dermaptera, Embioptera, 36. Faraci F. & Rizzotti Vlach M., 1995 - Heteroptera, 41; Vigna Taglianti A., 1993 - Coleoptera Archostemata, Adephaga 1 (Carabidae), 44. Ciceroni A., Puthz V., Zanetti A., 1995 - Coleoptera Poliphaga III (Staphylinidae), 48. Carpaneto G.M. & Piattella E., 1995 - Coleoptera Poliphaga V (Lucanoidea, Scarabeoidea), 50. Gobbi G. & Platia G., 1995 - Coleoptera Poliphaga VII (Elateroidea, Buprestoidea), 52. Gardini G., 1995 - Coleoptera Poliphaga XIII (Lagriidae,Alleculidae,Tenebrionidae), 57. Sama G., 1994 - Coleoptera Poliphaga XIV (Cerambycidae), 59. Biondi M., Daccordi M., Regalin R. & Zampetti M., 1994 - Coleoptera Polyphaga XV (Chrysomelidae, Bruchidae), 60. Abbazzi P., Colonnelli E., Masutti L. & Osella G., 1994 - Coleoptera Polyphaga XVI (Curculionoidea), 61. Per i Curculionoidea è stata utilizzata anche la Revised checklist of
Italian Curculionoidea (Coleoptera) di Enzo Colon-
nelli (2003), mentre per la distribuzione italiana ci si è avvalsi soprattutto di Abbazzi & Osella (1992).
L’area indagata rientra nell’ambito della Provincia dell’Aquila e si estende in direzione O-E da Barisciano fino a Forca di Penne, per una superficie totale di circa 100 chilometri quadrati (Fig. 1). Essa si caratterizza, oltre che per l’esposizione a mezzogiorno, anche per la termofilia e la grande aridità, che, pur non essendo esclusive di quest’area del Gran Sasso, qui trovano la massima espressione ed estensione. Tale area
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Fig. 1 - Area indagata. Le stazioni di raccolta sono indicate dalle bandierine.
Fig. 1 - Investigated area. Flags indicate the collecting stations.
Tab. 1 - Caratteristiche delle stazioni.
Tab. 1 - Ecological features of the investigated sites.
- Staz. Località
- Quota
(m s.l.m.)
1100 1088 1120 1290 1250 1170
Vegetazione
123456
Barisciano (Aq)
pascolo arido (Phleo-Bromion erecti) querceto a roverella (Cytiso sessilifolii-Quercetum pubescentis) pascolo arido (Phleo-Bromion erecti) pascolo mesofilo (Bromion erecti) pascolo arido (Phleo-Bromion) pascolo arido misto a gariga (Phleo-Bromion, Cytiso spinescentis-
S. Colombo, Barisciano (Aq) Valle Force, Barisciano (Aq) S. Stefano di Sessanio (Aq) S. Stefano di Sessanio (Aq) Calascio (Aq)
Saturejon montanae)
78
Calascio (Aq) Calascio (Aq)
1270 820
pascolo arido misto a gariga (Phleo-Bromion, Cytiso spinescentis- Saturejon montanae)
pascolo arido con nuclei di bosco a roverella (Quercion pubescentis-
petraeae)
910
Orfanotrofio Frasca, Ofena (Aq) 540 Ofena (Aq) 530 oliveto
gariga (Osyrido albae-Cistetum cretici)
- 192 Silvani & Osella
- Entomofauna delle aree parasteppiche del Gran Sasso
- 5.
- SPECIE DI PARTICOLARE INTERESSE
junceum o Juniperus oxycedrus, come riportato per
- FAUNISTICO-ECOLOGICO
- altre Acmaederella (Curletti 1994).
Di seguito viene riportato un breve commento per
Polydrusus (Conocetus) calabricus Faust, 1890
le specie più significative rinvenute.
Endemismo dell’Appennino meridionale e Sicilia,
per la prima volta segnalato d’Abruzzo (Popoli) da Riti & Osella (1996). La sua distribuzione non risulta tuttavia limitata al fondovalle peligno, ma è estesa anche nella valle amiternina. L’adulto, a comparsa precoce (seconda metà d’aprile), sembra polifago, pur prediligendo, nelle aree abruzzesi, Pistacia terebinthus L. e Fraxinus ornus L. La sua presenza sulle pendici meridionali-orientali del Gran Sasso ci sembra interessante, sia per la sua spiccata termofilia sia perché il genere, assai ben rappresentato nell’area est-mediterranea (Winkler 1932), è tra i pochi elementi meridionali capaci di spingersi all’interno della regione appenninica centrale.
Geotomus (s.str.) petiti Wagner, 1954
È un specie nuova per l’Italia; era conosciuta sinora solo di Francia e Spagna (Stichel 1961). A quanto ci segnala Rizzotti Vlach (che ha determinato gli esemplari raccolti), in realtà essa è presente ampiamente (anche se rara e localizzata) in varie regioni italiane, soprattutto in Appennino, ma è sempre stata confusa
con altri Geotomus, in particolare G. brunneipennis
Wagner, 1953.
Amara (Bradytus) consularis (Duftschmid, 1812)
Entità fitofaga, ad ampia distribuzione europea, poco comune ovunque. In Europa centrale si comporta da elemento euritopo-psammofilo (Koch 1989) e si rinviene nelle aree steppiche, brughiere, coste sabbiose, rive dei fiumi, praterie e aree ruderali. Si raccoglie sotto foglie, detriti e cespugli vari.
In Italia è presente sulleAlpi, mentre inAppennino, oltre che decisamente rara, è localizzata alle aree parasteppiche tra i 1000 e i 1500 m di altitudine, dove si comporta da elemento relitto settentrionale. Era già stata segnalata genericamente del Gran Sasso (Magistretti 1965).
- 6.
- ANALISI DELLE STAZIONI DI RACCOLTA
La stazione n. 1 risulta in assoluto la più ricca in numero di specie; seguono, in ordine decrescente, le stazione n. 3, n. 4 e n .8. Le più povere sono le stazioni n. 2 e n. 7 (Fig. 2).
Ophonus parallelus (Dejean, 1829)
Specie poco conosciuta sotto il profilo faunistico ed ecologico. Descritta di Spagna, presente anche in Francia meridionale, risulta ovunque non comune. Il fatto d’essere segnalata altresì d’Olanda (Koch 1989) fa presumere una sua ben più ampia diffusione nell’Europa occidentale.
In Italia la specie era nota con certezza solo di Genova (Magistretti 1965). È quindi entità nuova per la regione appenninica.
Fig. 2 - Numero di specie rinvenute in ogni stazione.
Fig. 2 - Number of species collected in each station.
Acmaeoderella trinacriae (Obenberger, 1923)
Entità estremamente rara, endemica dell’Italia meridionale, conosciuta solo per singoli esemplari delle regioni più a sud della Penisola (Curletti 1994). È pertanto di grande significato il suo reperimento nell’area indagata, dov’è presente in tre stazioni, ma in particolare nella stazione n. 6 (Calascio), una delle più povere faunisticamente, tra quelle indagate. È interessante notare, poi, che tutti gli esemplari sono stati raccolti con le trappole, fatto raro per i Buprestidi, se non in quelli a larve rizofaghe ed adulti non volatori. È presumibile, pertanto, che essa abbia una comparabile biologia ed ecologia. Le piante ospiti potrebbero anche essere erbacee, come segnalato, ad esempio, per A. vir- gulata (Illiger, 1803) (Curletti 1994), oppure Spartium
- 7.
- ANALISI ZOOGEOGRAFICA
Riteniamo opportune alcune osservazioni sulle caratteristiche biogeografiche del popolamento individuato (Figg. 3, 4). In base aVignaTaglianti et al. (1992) e Zapparoli (2003), i corotipi sono riassumibili nelle seguenti classi: 1) corotipi ad ampia distribuzione o oloartici; 2) corotipi a distribuzione europea; 3) corotipi a distribuzione mediterranea.
Analiticamente ciascuno dei tre gruppi è costituito come riportato nelle tabelle 2, 3, 4.
La maggior parte delle specie appartiene quindi ai
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Fig. 3 - Corotipi.
Fig. 3 - Zoogeographical chorotypes.
corotipi ad ampia distribuzione nell’area paleartica (59,2%), che includono soprattutto entità ad ampia valenza ecologica (montane, steppiche, ecc.). Le più numerose sono le componenti sibirico-europea (12,8%), l’europea-mediterranea (9,7%) e la paleartica (9,0%).
Maggiore importanza e significato riveste, invece, la componente europea (30,8%), in particolare la seuropea (14,0%), perché è tra esse che troviamo alcune tra le specie più significative presenti nell’area in-
dagata (ad es. Acmaeoderella trinacriae, Polydrusus calabricus, ecc.).
Fig. 4 - Classi di corologia.
Fig. 4 - Summary of the zoogeographical chorotypes.
La componente mediterranea, infine, pur essendo la meno numerosa, riveste anch’essa rilevante signifi-
Tab. 2 - Corotipi paleartici ed olartici.
Tab.2 - Palaearctic and holarctic zoogeographical chorotypes.
Tab. 3 - Corotipi a distribuzione europea.
Tab. 3 - European zoogegraphical chorotypes.
Corotipo
Europeo Centroeuropeo S-Europeo W-Europeo TOTALE
Codice
EUR CEU SEU
N° di specie
%
15,9
0,3
14,0
0,6
30,8
N° di specie
4
51
1
45
2
- Corotipo
- Codice
- %
- Olartico
- OLA
PAL WPA ASE SIE
1,3 9,0 2,5 4,1 12,8 2,2 1,6 1,6 4,7 5,9 4,1 9,7 59,2
- Paleartico
- 29
813 41 7
WEU
W-Paleartico Asiatico-Europeo Siberico-Europeo
99
Centroasiatico-Europeo-Mediterraneo CEM
Tab. 4 - Corotipi a distribuzione mediterranea.
Tab. 4 - Mediterranean zoogeographical chorotypes.
Centroasiatico-Europeo Centroasiatico-Mediterraneo Turanico-Europeo-Mediterraneo Turanico-Europeo Turanico-Mediterraneo Europeo-Mediterraneo TOTALE
CAE CAM TEM TUE TUM EUM
5515 19 13 31
190
- Corotipo
- Codice
MED WME EME
N° di specie
%
6,5 2,5 0,9
10,0
Mediterraneo W-Mediterraneo E-Mediterraneo TOTALE
21
83
32
- 194 Silvani & Osella
- Entomofauna delle aree parasteppiche del Gran Sasso
cato, soprattutto in ambito ecologico-ambientale, perché è indice, insieme alle entità steppiche, delle peculiari caratteristiche climatiche del territorio. Il Gran Sasso meridionale, infatti, pur essendo un’area interna di media quota, rientra in un ambito climatico submediterraneo, come ampiamente dimostrato anche dal popolamento vegetazionale (Tammaro 1992 (1995)). Di questo raggruppamento è opportuno rimarcare, oltre al numero di elementi (pari al 10 % del popolamento complessivo), anche il fatto che diversi tra essi si spingono localmente a quote superiori ai 1000 m di altitudine (ad es. Acalypta hellenica,
Larinus cynarae, ecc.).
8.2. Specie termofile (Fig. 6)
Le specie termofile sono per lo più discrete volatrici, legate alla parte epigea della vegetazione, diurne, ibernanti in vari stadi dello sviluppo, capaci di spingersi dai fondovalle, occasionalmente o localmente, a quote superiori ai 1000 m di altitudine, pur senza inserirsi stabilmente nel popolamento locale.
Le entità rientranti in questo raggruppamento rappresentano circa il 16% del totale e rivestono un ruolo rilevante nelle stazioni n. 7, n. 8 e n. 9, ma soprattutto nella stazione n. 10, dove rappresentano ben il 28% circa del popolamento ivi rilevato. Una spiegazione può essere legata al fatto che si tratta di aree aperte, faunisticamente depauperate dall’attività antropica, ripopolate da entità vagili, termofile-xeriche, ad ampia distribuzione mediterranea.
- 8.
- ANALISI ECOLOGICA
Le specie ecologicamente più interessanti dell’area in esame sono le seguenti: - specie steppiche
8.3. Specie silvicole (Fig. 7)
È il popolamento dei querceti xerici delle aree più interne dell’Appennino, attualmente in forte riduzione. Comprende entità legate prevalentemente al suolo, attere o con ridotte capacità di volo, a regime alimentare vario (predatori, fitofagi, xilofagi, ecc.) e ad ibernamento allo stadio immaginale.
Le specie silvicole sono meno numerose rispetto alle steppiche e alle mediterranee (circa il 6% di tutte le specie raccolte). La stazione, con la massima ricchezza in specie silvicole è la n. 2, che coincide con il querceto a dominanza di roverella (S. Colombo). Le stazioni a minor percentuale di specie silvicole sono le n. 1, n. 4 e n. 5 (pascoli aridi); la stazione n. 10
- specie termofile - specie silvicole.
8.1. Specie steppiche (Fig. 5)
Sono specie a varia distribuzione europea, tipiche di ambienti xerici, spesso eurizonali inAppennino, ibernanti prevalentemente allo stadio di immagine, legate al suolo, attere o non volatrici, lapidicole, per lo più notturne.
Numericamente esse rappresentano il 33% circa del popolamento complessivo esaminato. Si noti poi come le stazioni n. 5 e n. 6 (pascoli aridi a Stipa capillata) siano le più ricche sotto questo profilo.
Stazioni e loro tipologia vegetazionale
Fig. 5 - Profilo altitudinale delle stazioni e presenza delle specie steppiche. Per ogni stazione è indicato il numero di specie in essa raccolte e, tra parentesi, la percentuale di specie steppiche presenti nella stazione stessa.
Fig. 5 - Altitudinal gradient of the study sites and presence of species. In brackets the steppic ones. Studi Trent. Sci. Nat., Acta Biol., 81 (2004): 189-205
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(gariga) risulta invece priva di questa componente. Le stazioni n. 8 e n. 9, che conservano ancora modeste presenze dell’originario popolamento vegetale, si collocano in posizione intermedia.
Gran Sasso. Le specie determinate ammontano complessivamente a 355, così distribuite: 1 Mantodea, 22 Orthoptera, 103 Hemiptera Heteroptera, 229 Coleoptera.
2. Tra le specie analizzate:
- sono endemiche dell’Italia: Amara sicula, Exa-