DI

PIANO URBANISTICO COMUNALE

Preliminare di Piano

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE art. 13 c.1 del D. Lgs. n. 152/2006 s.m.i. art. 2 c.4 del Regolamento di Attuazione n. 5/2011 – Regione

GRUPPO DI LAVORO URBANISTICO A.T.P. "TEC.TER.TEL"

Gennaio 2020 ̶ URBANISTA RESPONSABILE Ing. Ferruccio Ferrigni

COLLABORATORI Ing. Andrea DELLA PIETRA Arch. Simone DE DIEGO

CONSULENTI Dott. Geol. Amedeo UCCELLINI - Analisi e prospezioni geologiche Dott. Michele PACELLI - Uso Agricolo del suolo

IL SEGRETARIO GENERALE IL RESPONSABILE DEL SETTORE Dott. Salvatore RUGGIERO Ing. Rosario MATURO

IL DELEGATO ALL’URBANISTICA IL SINDACO Dott. Fabio M.L. ROMANO Dott. Fabio M.L. ROMANO

2/83 PREMESSA ...... 5 FINALITÀ DEL RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE ...... 5 CONTENUTI E STRUTTURA DEL DOCUMENTO ...... 5

INTRODUZIONE ...... 6 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS) ...... 6 RIFERIMENTI NORMATIVI IN MATERIA DI VAS ...... 6

1.2.1 NORMATIVA COMUNITARIA ...... 6 1.2.2 LEGISLAZIONE NAZIONALE ...... 7 1.2.3 LEGISLAZIONE REGIONALE ...... 9

LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA (VI) ...... 12

RIFERIMENTI NORMATIVI IN MATERIA DI VI: IL COORDINAMENTO CON LA VAS ...... 13

1.4.1 NORMATIVA COMUNITARIA ...... 13 1.4.2 LEGISLAZIONE NAZIONALE ...... 13 1.4.3 LEGISLAZIONE REGIONALE ...... 14

AUTORITÀ E SOGGETTI COINVOLTI NELLA VAS...... 16

1.5.1 AUTORITÀ PROCEDENTE ...... 16 1.5.2 AUTORITÀ COMPETENTE ...... 16 1.5.3 SOGGETTI COMPETENTI ...... 16

PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA ...... 18 PIANIFICAZIONE REGIONALE ...... 18

2.1.1 LE PRINCIPALI INDICAZIONI CHE COINVOLGONO IL COMUNE DI SAN SALVATORE TELESINO ...... 21

IL PTCP DELLA PROVINCIA DI ...... 29

2.2.1 PARTE STRUTTURALE ...... 30 2.2.2 PARTE PROGRAMMATICA ...... 38

IL PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO...... 41 IL SISTEMA TERRITORIALE OGGETTO DEL PUC...... 43

INFORMAZIONI SINTETICHE ...... 43 INQUADRAMENTO TERRITORIALE GENERALE ...... 43

CENNI STORICI ...... 45 DATI CLIMATICI ...... 46 USO AGRICOLO DEL SUOLO ...... 46 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E SISMICO ...... 50

3.6.1 OROGRAFIA ...... 50 3.6.2 IDROGRAFIA ...... 50 3.6.3 SERIE STRATIGRAFICA ...... 51 3.6.4 TETTOGENESI E STORIA SISMICA ...... 52 3.6.5 MORFOLOGIA ...... 53 3.6.6 STABILITÀ ...... 54 3.6.7 ZONAZIONE IN PROSPETTIVA SISMICA ...... 56 3.6.8 LA MICROZONAZIONE DI PRIMO LIVELLO: OSSERVAZIONI PRELIMINARI ...... 60

3/83 STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE ...... 61

3.7.1 RILIEVO DELLA DINAMICA DEMOGRAFICA AL DICEMBRE 2018 ...... 61 3.7.2 DINAMICA DEMOGRAFICA 1961 – 2011 ...... 63

PATRIMONIO EDILIZIO RESIDENZIALE ...... 64

3.8.1 EDIFICI ED ABITAZIONI PER EPOCA DI COSTRUZIONE ...... 64 3.8.2 EDIFICI ED ABITAZIONI PER TIPOLOGIA DI MATERIALE COSTRUTTIVO ...... 66 3.8.3 EDIFICI PER NUMERO DI PIANI ...... 66

ATTIVITÀ ECONOMICHE ...... 67 PENDOLARISMO ...... 70 RISORSE PAESAGGISTICHE, AMBIENTALI, ARCHEOLOGICHE E CULTURALI ...... 71

IL PRELIMINARE DI PUC ...... 72 PROBLEMI STRUTTURALI ...... 72 POTENZIALITÀ ...... 73

OBIETTIVI STRATEGICI ...... 73

4.3.1 OBIETTIVI DI LIVELLO SOVRACOMUNALE ...... 74 4.3.2 OBIETTIVI DI LIVELLO COMUNALE ...... 74

LE REGOLE DELLA TRASFORMAZIONE ...... 75

PRIME INDICAZIONI PER LA PIANIFICAZIONE ...... 77

4.5.1 FABBISOGNO ABITATIVO ...... 77 4.5.2 ATTREZZATURE DI INTERESSE GENERALE ...... 77 4.5.3 TURISMO E TEMPO LIBERO ...... 77 4.5.4 ATTIVITÀ PRODUTTIVE ...... 77 4.5.5 AREE AGRICOLE ...... 78 4.5.6 VIABILITÀ ...... 78

IL PROCESSO DI VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ...... 79 METODOLOGIA UTILIZZATA NELLA REDAZIONE DEL RAPPORTO AMBIENTALE (RA) ...... 79

IL RAPPORTO AMBIENTALE (RA) ...... 79 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE: QUALITATIVA E QUANTITATIVA ...... 80

IL MONITORAGGIO ...... 80 LE FASI DELLA VAS ...... 80

6.5.1 ILLUSTRAZIONE DEI CONTENUTI E DEGLI OBIETTIVI DEL PUC ...... 80 6.5.2 RELAZIONE CON GLI ALTRI PIANI ...... 80 6.5.3 QUADRO CONOSCITIVO SULLO STATO DELL’AMBIENTE...... 80 6.5.4 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ...... 81 6.5.5 VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI SIGNIFICATIVI ...... 81 6.5.6 MISURE PER IMPEDIRE, RIDURRE E COMPENSARE GLI EFFETTI NEGATIVI ...... 81 6.5.7 VALUTAZIONE DELLE ALTERNATIVE ...... 81 6.5.8 MISURE DI MONITORAGGIO ...... 81

PROPOSTA DI INDICE SINTETICO PER IL RAPPORTO AMBIENTALE ...... 82

4/83 PREMESSA La valutazione ambientale strategica (in seguito VAS), prevista a livello europeo (direttiva 2001/42/CE), recepita a livello nazionale (D.Lgs 152/2006 e s.m.i.) ha l’obiettivo di garantire lo sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente sottoponendo preventivamente i piani ed i programmi ad una specifica valutazione circa gli effetti significativi che l’attuazione degli stessi potrebbe provocare sull’ambiente. Nel caso del Piano Urbanistico Comunale (di seguito PUC) del comune di San Salvatore Telesino, l’integrazione tra VAS e processo di pianificazione garantirà che i suddetti impatti saranno presi in considerazione con procedura partecipata, contestualmente alla stesura e prima dell’approvazione del piano. La prima fase di tale processo integrato tra pianificazione del territorio e valutazione degli effetti sull’ambiente, si esplicita nella definizione del preliminare del piano urbanistico accompagnato dal presente rapporto ambientale preliminare (di seguito RP), al fine di consentire all’autorità ed ai soggetti competenti in materia ambientale, di “definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale” che accompagnerà il successivo processo di pianificazione. La formazione del preliminare di piano del Comune di San Salvatore Telesino è stata preceduta, nel corso degli anni, da numerose riunioni, sia con la partecipazione dei cittadini che riservate agli esponenti delle amministrazioni che si sono succedute ed alle associazioni presenti sul territorio. Sono state acquisite proposte ed informazioni di carattere sia generale che puntuale, in particolare sui problemi e le potenzialità del territorio. La proposta preliminare di PUC che ne è scaturita è stata discussa nelle sue parti fondamentali con l’Amministrazione.

FINALITÀ DEL RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE Il Rapporto Ambientale Preliminare (in seguito RAP) descrive gli obiettivi principali del piano ed il contesto territoriale nel quale si inserisce, al fine di avviare la fase di consultazione preliminare con le autorità ed i soggetti competenti in materia ambientale.

CONTENUTI E STRUTTURA DEL DOCUMENTO Non essendone codificato il contenuto da normative strettamente cogenti, il presente Rapporto Ambientale Preliminare conterrà, in sintesi, indicazioni su: - Inquadramento normativo della V.A.S. - Contesto programmatico di riferimento - Contesto territoriale di pertinenza del piano - Principali contenuti del piano o programma ed ambito di influenza - Struttura del redigendo Rapporto ambientale Il documento è stato redatto utilizzando, quando necessario, i contenuti di altri atti disponibili presso l’Amministrazione, quali i documenti prodotti dagli altri professionisti incaricati delle indagini agronomiche e geologiche propedeutiche al PUC, ai quali si rimanda per l’eventuale ulteriore bibliografia.

5/83 INTRODUZIONE

LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS) La valutazione ambientale strategica (VAS) è una articolata procedura da mettere in campo nell’ambito della stesura di strumenti di pianificazione e programmazione che mira ad integrare nel processo progettuale considerazioni di tipo ambientale, al fine di assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente stesso e di promuovere lo sviluppo sostenibile. Il processo di VAS deve essere implementato fin dalle fasi iniziali di redazione della proposta di piano/programma. Esso comprende, in sintesi: lo svolgimento eventuale di una verifica di assoggettabilità (per i piani urbanistici generali non è necessaria, in quanto sono comunque soggetti a VAS); l’elaborazione di un rapporto ambientale; lo svolgimento di consultazioni; la valutazione del piano o del programma, del rapporto e degli esiti delle consultazioni; l’espressione di un parere motivato; l’informazione sulla decisione; il monitoraggio. In breve, la VAS ha quindi l’obiettivo di individuare gli effetti che si possono generare sull’ambiente in relazione ad uno o più scenari di trasformazione del territorio (conseguenti alla formulazione di un piano o programma); consente altresì di scegliere le azioni che hanno un impatto minore ed impone di programmare il monitoraggio di tali effetti attraverso idonei indicatori.

RIFERIMENTI NORMATIVI IN MATERIA DI VAS

1.2.1 NORMATIVA COMUNITARIA Come accennato in premessa, il riferimento normativo principale è la Direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001 “Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”, pubblicata sulla GUCE n. L 197/30 del 21 luglio 2001. Successivamente, con nota n. D/(2006) 310052 del 2/02/2006 della Commissione Europea, Direzione Generale delle Politiche Regionali, è stata espressamente sancita l’obbligatorietà dell’applicazione della direttiva 2001/42/CE anche laddove non sia stata recepita con opportuni atti normativi dagli Stati membri. La Direttiva fissa i criteri generali per la valutazione ambientale di piani e programmi (nei settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, nonché quelli per i quali è richiesta la valutazione di incidenza ai sensi degli articoli 6 e 7 della direttiva 92/43/CE), sia dando indicazioni per la definizione dei contenuti (in particolare nell’allegato I), sia prevedendo procedure di consultazione e pubblicità da tenersi prima dell’adozione degli stessi1. Inoltre, nell’allegato II sono fissati i criteri e le informazioni da reperire per consentire alle autorità di stabilire se i piani o programmi comportino effetti significativi sull’ambiente e pertanto rientrino nella sfera di applicazione della Direttiva. Agli stati membri è quindi demandato il compito di stabilire nel dettaglio contenuti e procedure della valutazione ambientale.

1 La direttiva estende le valutazioni ambientali e le consultazioni già previste per determinati progetti pubblici e privati dalla Direttiva 85/337/CEE del 27 giugno 1985, come modificata dalla Direttiva 97/11/CE del 3 marzo 1997 "Direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 85/337/CEE concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati." e dalla Direttiva 2003/35/CE del 26 maggio 2003 "Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che prevede la partecipazione del pubblico nell'elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale e modifica le direttive del Consiglio 85/337/CEE e 96/61/CE relativamente alla partecipazione del pubblico e all'accesso alla giustizia." 6/83 1.2.2 LEGISLAZIONE NAZIONALE Le direttive europee in materia di tutela ambientale e di valutazione degli effetti di progetti e di piani e programmi sull’ambiente, ed in particolare la citata Direttiva 2001/42/CE sono state recepite in Italia con il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”, successivamente integrato e modificato nel corso degli anni2. Nella Parte II è riportata la disciplina per le “Procedure per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), per la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) e per l’Autorizzazione Ambientale Integrata (IPPC)”. Si propone di seguito una sintetica descrizione degli articoli principali del D.Lgs 152/2006 in tema di VAS. All’art. 4, c. 3 è esplicitata le finalità della valutazione ambientale: “La valutazione ambientale di piani, programmi e progetti ha la finalità di assicurare che l’attività antropica sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo sostenibile, e quindi nel rispetto della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della salvaguardia della biodiversità e di un’equa distribuzione dei vantaggi connessi all’attività economica. Per mezzo della stessa si affronta la determinazione della valutazione preventiva integrata degli impatti ambientali nello svolgimento delle attività normative e amministrative, di informazione ambientale, di pianificazione e programmazione”. In particolare, per i piani ed i programmi (c. 4a) si specifica che la VAS “ha la finalità di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione, dell’adozione e approvazione di detti piani e programmi assicurando che siano coerenti e contribuiscano alle condizioni per uno sviluppo sostenibile”. L’art. 6 (oggetto della disciplina), riprendendo la direttiva comunitaria (cfr. par. 1.2.1) individua i piani ed i programmi per i quali è obbligatoria la VAS, nonché quelli da sottoporre a Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), indicando anche i casi di esclusione. Pertanto, salvo questi ultimi (che per brevità non si riportano), la VAS è obbligatoria per tutti i piani e programmi: a) che sono elaborati per la valutazione e gestione della qualità dell’aria ambiente, per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, e che definiscono il quadro di riferimento per l’approvazione, l’autorizzazione, l’area di localizzazione o comunque la realizzazione dei progetti elencati negli allegati II, III e IV del presente decreto; b) per i quali, in considerazione dei possibili impatti sulle finalità di conservazione dei siti designati come zone di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatica, si ritiene necessaria una valutazione d’incidenza ai sensi dell’articolo 5 del d.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, e successive modificazioni. L’iter procedurale ed i contenuti della VAS sono specificati al titolo II del suddetto Decreto Legislativo, disciplinati dagli articoli 11 (modalità di svolgimento), 12 (verifica di

2 tra le quali (fonte: studio Bosetti & Gatti): leggi nn. 286/2006; 17/2007; 13/2008; 101/2008; 123/2008; 205/2008; 210/2008; 13/2009; 102/2009; 166/2009; 191/2009; 106/2011; 214/2011; 14/2012; 27/2012; 28/2012; 35/2012; 44/2012; 134/2012; 221/2012; 97/2013; 98/2013; 125/2013; 116/2014; 164/2014; 190/2014; 68/2015; 115/2015; 125/2015; 208 e 221/2015; 21/2016; 167/2017; 205/2017; 145/2018; 37/2019; 128/2019; d.lgs. nn. 284/2006 ; 4/2008; 30/2009; 128/2010; 205/2010; 219/2010; 121/2011; 46/2014; 104/2017; 183/2017; 21/2018 - d.P.R. n. 59/2013;

7/83 assoggettabilità), 13 (redazione del rapporto ambientale), 14 (consultazione), 15 (valutazione del rapporto ambientale e degli esiti i risultati della consultazione), 16 (decisione), 17 (informazione sulla decisione), 18 (monitoraggio); l’allegato I illustra inoltre i contenuti del rapporto preliminare da redigere per la verifica di assoggettabilità, mentre l’allegato VI specifica infine i contenuti del rapporto ambientale. In particolare:  l’art. 11 ne illustra le modalità di svolgimento, chiarendo che la VAS, avviata dall’autorità che procede alla formazione del Piano, deve essere svolta contestualmente a questa ed anteriormente all’approvazione, al fine di garantire che gli impatti significativi sull’ambiente siano tenuti in conto preventivamente. Ne costituisce, inoltre, parte integrante del procedimento di adozione ed approvazione. Per i piani da assoggettare a VAS, sono previste le seguenti fasi: - l’elaborazione di un rapporto ambientale; - lo svolgimento di consultazioni; - la valutazione del rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni; - la decisione; - l’informazione sulla decisione; - il monitoraggio. La procedura si svolge in collaborazione con l’Autorità Competente in materia ambientale, in particolare per la definizione dell’impostazione e dei contenuti del rapporto ambientale e del monitoraggio ed altresì per individuare i Soggetti Competenti da coinvolgere nelle consultazioni. L’Autorità esprime anche un parere finale motivato sulla proposta, tenendo conto delle consultazioni e dei pareri dei soggetti competenti.  L’art. 13 (comma 1) chiarisce che “al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale”, l’Autorità Procedente entra in consultazione (durata di 90 giorni se non diversamente specificato) con l’Autorità Competente ed i Soggetti Competenti in materia ambientale “sin dai momenti preliminari dell’attività di elaborazione di piani e programmi” sulla base di un “rapporto preliminare sui possibili impatti ambientali significativi dell’attuazione del piano o programma” Inoltre, nel medesimo articolo (commi 3 e 4) sono specificati i contenuti del rapporto ambientale, che “costituisce parte integrante del piano o del programma e ne accompagna l’intero processo di elaborazione ed approvazione” e nel quale “debbono essere individuati, descritti e valutati gli impatti significativi che l’attuazione del piano o del programma proposto potrebbe avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma stesso”, rinviando per il dettaglio all’allegato VI3.

3 Si riporta il testo completo dell’ Allegato VI al D.Lgs. 152/2006. Le informazioni da fornire con i rapporti ambientali che devono accompagnare le proposte di piani e di programmi sottoposti a valutazione ambientale strategica sono: a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del rapporto con altri pertinenti piani o programmi; b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione probabile senza l'attuazione del piano o del programma; c) caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, culturale e paesaggistica, quali le zone designate come zone di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatica, nonché i territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità, di cui all'art. 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228. 8/83 Ai commi 5 e 6 sono infine indicati termini procedurali da rispettare, in seguito all’approvazione della proposta di Piano e del Rapporto Ambientale, nelle comunicazioni tra le autorità e soggetti sopra citati e nella messa a disposizione del pubblico della documentazione prodotta, che deve comprendere anche una sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale.  L’art. 14 esplicita ulteriori modalità e termini di pubblicità, consultazione e raccolta di osservazioni sulla proposta di piano da parte di chiunque.  Gli artt. dal n. 15 al 17 disciplinano gli aspetti inerenti il parere motivato che l’Autorità Competente deve rilasciare sulla base delle attività sopra richiamate, le modifiche eventuali da apportare al piano, la decisione (finale) e la pubblicità da dare alla stessa. Deve inoltre essere predisposta e pubblicizzata anche un dichiarazione di sintesi, nella quale evidenziare come sono state integrate le considerazioni ambientali emerse in sede di VAS, nonché tenute in conto le osservazioni e gli altri atti prodotti documentali nonché le ragioni che hanno condotto all’alternativa di piano scelta (tra quelle individuate).  L’art. 18 impone infine di effettuare attività di monitoraggio degli effetti derivanti dall’attuazione del piano.

1.2.3 LEGISLAZIONE REGIONALE Già nel marzo del 2004 la Regione Campania approvava, con D.G.R. n. 421, il disciplinare delle procedure di valutazione di impatto ambientale, valutazione di incidenza, screening, “sentito”, valutazione ambientale strategica. La successiva Legge Regionale n. 16/2004 “Norme sul governo del territorio”, all’art. 47 ha previsto l’obbligo della VAS nella redazione di piani territoriali, urbanistici e di settore. Nella delibera di Giunta Regionale n. 834/2007 (oggi abrogata, ma che rappresenta comunque un utile riferimento), inerente i contenuti (analisi, relazione, tavole, ecc.) dei Piani Urbanistici per i diversi livelli territoriali (Provinciale, Comunale) e le tipologie (generale, attuativo, di settore, ecc.), al paragrafo 4 si specificava che: “la VAS scaturisce dalla elaborazione di un Rapporto Ambientale e da una relazione ambientale non tecnica, per comunicare ai portatori di interessi i criteri di salvaguardia adottati e le relative soluzioni adottate. Il Rapporto Ambientale riferisce circa l’iter di formazione del Piano descrivendo i criteri e le motivazioni delle scelte adottate, in ordine allo scenario dei fattori e delle componenti ambientali; illustrando lo svolgimento delle attività di concertazione e di partecipazione. Il Rapporto Ambientale individua, descrive e stima gli effetti dell’attuazione del PUC sull’ambiente ed, in generale, sul

e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; f) possibili impatti significativi sull'ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l'interrelazione tra i suddetti fattori. Devono essere considerati tutti gli impatti significativi, compresi quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi; g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali impatti negativi significativi sull'ambiente dell'attuazione del piano o del programma; h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o difficoltà derivanti dalla novità dei problemi e delle tecniche per risolverli) nella raccolta delle informazioni richieste; i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi derivanti dall'attuazione del piani o del programma proposto definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure correttive da adottare; j) sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.

9/83 contesto ambientale ed urbanistico territoriale, evidenzia le alternative possibili alla luce degli obiettivi del piano e dell’ambito territoriale”. La delibera illustrata, come detto abrogata dalla Delibera di Giunta Regionale 24/05/2011 n. 214, propone altresì alcuni indicatori di efficacia per i piani di livello Provinciale e Comunale, alcuni dei quali relativi alla verifica della sostenibilità ambientale dei piani. Con D.G.R. 14 marzo 2008 n. 426 sono state aggiornate le procedure di valutazione di Impatto Ambientale (VIA), Valutazione di Incidenza (VI), Sentito, Screening e Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Nel 2010 tutta la materia delle valutazioni ambientali (VAS, VI, VIA) è stata regolamentata in dettaglio; in particolare per la VAS sono stati approvati i seguenti regolamenti ed indirizzi operativi: - D.P.G.R. 18 Dicembre 2009 n.17 (Regolamento di attuazione della VAS) disciplina i piani/programmi soggetti obbligatoriamente a VAS e quelli per i quali non è necessaria ovvero che richiedono la verifica di assoggettabilità. Si danno inoltre alcune indicazioni per l’identificazione dei soggetti competenti in materia ambientale. - D.G.R. 5 Marzo 2010 n. 203 (Approvazione degli Indirizzi Operativi e Procedurali per lo svolgimento della VAS in Regione Campania) Nel documento si chiariscono le procedure per le varie fasi della VAS, i contenuti dei documenti, in particolare del rapporto preliminare (o di scoping) e del rapporto ambientale. Mentre per il secondo si rimanda all’allegato VI del D.lgs 152/2006, per quanto concerne il rapporto preliminare, al fine di non confonderlo con quello previsto in caso di verifica di assoggettabilità, si specifica che lo stesso (denominato rapporto di scoping) deve illustrare il contesto programmatico, indicare i principali contenuti del piano o programma e definire il suo ambito di influenza. Inoltre, in relazione alle questioni ambientali individuate come rilevanti ed ai potenziali effetti ambientali identificati in prima istanza, tale documento dovrà riportare il quadro e il livello di dettaglio delle informazioni ambientali da includere nel rapporto ambientale. Inoltre, si precisa che è bene evidenziare le differenze tra il rapporto preliminare di cui al par. 4.1 (relativo alla verifica di assoggettabilità, che richiede altresì “le informazioni e i dati necessari all’accertamento della probabilità di effetti significatività sull’ambiente con riferimento ai criteri individuati per la verifica di assoggettabilità nello specifico Allegato I del D.lgs. 152/2006”) e il rapporto di scoping: quest’ultimo infatti, dopo una sintesi del piano o programma, descrive la struttura del redigendo Rapporto ambientale, il percorso procedurale della VAS, gli obiettivi della valutazione, le fonti informative di cui ci si avvarrà per la valutazione, le metodologie che si intendono utilizzare per determinare coerenze, impatti ed alternative. Con delibera della Giunta Regionale n. 214 del 24/05/2011, è stato approvato il regolamento di attuazione per il governo del territorio del 04/08/2011 n.5, in attuazione dell’art. 43 bis della legge Regionale 16/2004 e s.m.i.. Il regolamento è stato successivamente modificato con D.G.R. n. 364 del 19/07/2011, dalla Legge Regionale 8 agosto 2016, n. 22 e dai regolamenti 24 gennaio 2014, n. 2, 5 ottobre 2015, n. 4, 13 settembre 2019, n. 7.

10/83 Il regolamento n. 5 definisce in particolare le procedure di formazione ed approvazione dei piani urbanistici, chiarendo anche gli aspetti inerenti la VAS all’articolo 2 “sostenibilità ambientale dei piani”. Per il rilievo rivestito si riporta integralmente di seguito tale articolo, evidenziandone in neretto alcuni punti fondamentali.

Art. 2 (Sostenibilità ambientale dei piani) 1. La Valutazione ambientale strategica (VAS), è disciplinata dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) e dalle seguenti disposizioni. 2. L’amministrazione procedente avvia contestualmente al procedimento di pianificazione la valutazione ambientale strategica o la verifica di assoggettabilità secondo le disposizioni dell’articolo 6 del decreto legislativo n. 152/2006 e nel rispetto dei casi di esclusione previsti dal medesimo decreto legislativo. 3. La Regione ed i comuni sono autorità competenti per la VAS dei rispettivi piani e varianti nonché per i piani di settore dei relativi territori ai sensi del decreto legislativo n. 152/2006. 4. L’amministrazione procedente predispone il rapporto preliminare (RP) contestualmente al preliminare di piano composto da indicazioni strutturali del piano e da un documento strategico e lo trasmette ai soggetti competenti in materia ambientale (SCA) da essa individuati. 5. Sulla base del rapporto preliminare e degli esiti delle consultazioni con gli SCA, l’amministrazione procedente redige il rapporto ambientale che costituisce parte integrante del piano da adottare in Giunta. 6. Il rapporto ambientale, integrato nel piano adottato dalla Giunta ai sensi del comma 1 dell’articolo 3, è pubblicato secondo le modalità indicate nel medesimo articolo. 7. Il parere di cui all’articolo 15 del decreto legislativo n. 152/2006, sulla base dell’istruttoria svolta dall’amministrazione procedente e della documentazione di cui al comma 1 dell’articolo 15 dello stesso decreto legislativo, è espresso, come autorità competente: a) dall’amministrazione comunale; b) dalla Regione Campania per le varianti al piano territoriale regionale, per i piani territoriali di coordinamento provinciale e loro varianti e per i piani di settore a scala regionale e provinciale e loro varianti. 8. L’ufficio preposto alla valutazione ambientale strategica è individuato all’interno dell’ente territoriale. Tale ufficio è obbligatoriamente diverso da quello avente funzioni in materia urbanistica ed edilizia. Per i comuni al di sotto dei cinquemila abitanti, le funzioni in materia di VAS comprese quelle dell’autorità competente, sono svolte in forma associata, qualora i Comuni non siano in condizione di garantire l’articolazione funzionale come previsto dal presente comma, anche con i Comuni aventi popolazione superiore, secondo gli ambiti di cui all’articolo 7, comma 2 della legge regionale 16/2004. 9. Acquisito il parere indicato al comma 8 il procedimento prosegue e si conclude, per quanto riguarda la VAS, secondo le disposizioni degli artt. 16, 17 e 18 del decreto legislativo n. 152/2006, il processo di VAS viene svolto nei termini massimi previsti nel titolo II del Decreto legislativo n. 152/2006 riguardo la VAS. 10. Per quanto non espressamente disciplinato dal presente articolo si applicano le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 152/2006.

È bene evidenziare che per i Piani Comunali l’Autorità Competente per la VAS, fino ad allora in capo alla Regione Campania (settore ecologia e tutela dell’ambiente), in seguito a tale regolamento viene individuata in un ufficio dell’ente comunale (diverso da quello urbanistico). Per chiarire l’applicazione del regolamento n. 5, esplicitandone le procedure ed i contenuti dei piani nelle diverse fasi, è stato pubblicato dalla Regione Campania - Area generale di coordinamento n. 16 “governo del territorio”, il “Manuale operativo del Regolamento 4 agosto 2011 n. 5 di attuazione della L.R. 16/2004 in materia di Governo del territorio”, primo numero della serie “I quaderni del governo del territorio” e ad oggi disponibile nella revisione gen. 2012_ver.2. Tale manuale riporta: - un quadro sinottico che mette in relazione le disposizioni dei singoli commi dei diversi articoli del regolamento con le procedure specifiche da mettere in atto; - un quadro sinottico che specifica le disposizioni dei singoli commi dei diversi articoli del regolamento e le procedure specifiche da mettere in atto; 11/83 - un quadro sinottico che pone in relazione le fasi della pianificazione (preliminare/approvazione/adozione/gestione) con la corrispondente attività pianificatoria, il processo di integrazione con l’attività Vas ed i tempi. - un’ultima sezione “contenuti dei piani e documenti della vas”, che mette in corrispondenza i contenuti del PTR (Quadri Territoriali Regionali – QTR e strategie) con quelli dei redigendi PTCP. La parte finale è invece dedicata ai contenuti dei PUC e dei piani attuativi nelle diverse fasi del processo di pianificazione (preliminare, definitiva) e delle articolazioni previste (disposizioni strutturali, componenti programmatiche/operative). Per quanto concerne la VAS, sono indicati i contenuti di o rapporto preliminare (Rp) della Vas, che contiene una descrizione sintetica del Piano/Programma e le informazioni e i dati necessari alla verifica degli effetti significativi sull’ambiente derivanti dalla sua attuazione. Per la sua redazione è necessario attenersi alle indicazioni previste dall’allegato I del D.lgs. n. 152/2006 modificato dal D.lgs. n. 4/2008. Si rileva che non è chiaramente esplicitata la distinzione tra il rapporto preliminare necessario per la verifica di assoggettabilità e quello che accompagna il preliminare del PUC, differenza illustrata dagli Indirizzi Operativi sopra citati (D.G.R. 203/2010). o rapporto ambientale (Ra) della Vas nel quale debbono essere individuati, descritti e valutati gli impatti significativi che l’attuazione del piano o del programma proposto potrebbe avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma stesso. Inoltre, il RA: - dimostra come i fattori ambientali siano stati integrati nel processo di piano con riferimento ai vigenti programmi per lo sviluppo sostenibile stabiliti dagli organismi internazionali, dai trattati e protocolli internazionali, nonché da disposizioni normative e programmatiche nazionali e/o regionali; - individua, descrive e valuta gli obiettivi, le azioni e gli effetti significativi che l’attuazione del P/P potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli alternative in funzione degli obiettivi e dell’ambito territoriale del P/P; esso, inoltre, assolve una funzione propositiva nella definizione degli obiettivi e delle strategie da perseguire ed indica i criteri ambientali da utilizzare nelle diverse fasi, nonché gli indicatori ambientali di riferimento e le modalità per il monitoraggio; - contiene le informazioni meglio specificate in sede di tavolo di consultazione che tengono conto in particolare del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione disponibili, dei contenuti e del livello di dettaglio del P/P, della misura in cui taluni aspetti sono più adeguatamente valutati in altre fasi dell’iter decisionale. Sono inoltre ribaditi i termini della procedura e delle attività di monitoraggio da pianificare.

LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA (VI)

12/83 Come la VAS, anche la Valutazione d’Incidenza (VI) è un procedimento di indagine di tipo preventivo, al quale deve essere sottoposto qualsiasi piano o progetto che possa avere impatti rilevanti su un sito della rete Natura 2000. Per tali siti4 infatti, gli obiettivi della tutela prevedono la salvaguardia delle “naturalità” (habitat e specie) esistenti, da conseguire prendendo in esame le possibili conseguenze di interventi da realizzare sia all’interno del perimetro della zona tutelata, sia nelle aree esterne alla stessa ma che potrebbero comportare dei risvolti negativi sulla conservazione dei valori naturali e della biodiversità. In definitiva, attraverso la VI si cerca di garantire l’equilibrio tra conservazione degli habitat e sviluppo del territorio, nell’ottica della sostenibilità.

RIFERIMENTI NORMATIVI IN MATERIA DI VI: IL COORDINAMENTO CON LA VAS

1.4.1 NORMATIVA COMUNITARIA La VI è stata introdotta dall’articolo 6, comma 3, della direttiva n. 92/43/CEE “Habitat”, con la quale si costituiva la rete ecologica Natura 2000, che comprende anche le zone di protezione speciale (ZPS) previste dalla direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli, successivamente abrogata e sostituita dalla n. 2009/147/CE). La rete Natura 2000 è pertanto formata dall’insieme dei proposti Siti di Importanza Comunitaria (pSIC), dai Siti di Importanza Comunitaria (SIC), dalle Zone Speciali di Conservazione (ZSC)5 e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS). La direttiva disciplina in termini complessivi (gestione dei siti, monitoraggi da effettuare, finanziamenti, ecc.) il tema della tutela della biodiversità, identificando tutti gli habitat e le specie di interesse comunitario (elencati negli allegati). Da rilevare, altresì, che all’art. 10 la direttiva Habitat attribuisce un’importanza rilevante agli elementi del paesaggio che per la loro struttura lineare e continua (come i corsi d’acqua con le relative sponde, o i sistemi tradizionali di delimitazione dei campi) o il loro ruolo di collegamento (come gli stagni o i boschetti) sono essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche, e rivestono quindi un ruolo di “connessione ecologica” per la flora e la fauna selvatiche. Deve essere inoltre ribadito che la direttiva 2001/42/CE (cfr. par 1.2.1) impone la VAS per i piani ed i programmi per i quali, in considerazione dei possibili effetti sui siti, si ritiene necessaria una valutazione di incidenza ai sensi degli articoli 6 e 7 della direttiva 92/43/CE. In altri termini, un piano o un programma assoggettato ad una valutazione d’incidenza rientra nell’ambito di applicazione obbligatorio della direttiva VAS. Al fine di evitare inutili sovrapposizioni e duplicazioni, la direttiva 2001/42/CE prevede inoltre che siano definite apposite procedure coordinate tra le due valutazioni.

1.4.2 LEGISLAZIONE NAZIONALE

4 proposti Siti di Importanza Comunitaria (pSIC), Siti di Importanza Comunitaria, (SIC), Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) 5 pSIC, SIC e ZSC rappresentano le “tappe” di una procedura che prevede, in sintesi, che lo Stato membro individui e proponga un sito (o meglio una lista di siti pSIC) alla Commissione Europea; dopo una fase di consultazione ed approfondimento scientifico, la Commissione adotta la lista dei siti SIC, che gli Stati devono designare, al più tardi entro 6 anni, quali ZSC. 13/83 La direttiva Habitat è stata recepita in Italia con il D.P.R. n.357 del 8/09/1997 (“Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”), modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003. Gli elenchi presenti negli allegati sono stati integrati con D.M. 20/01/’99 e D.M.11/06/2007 (Ministero dell’Ambiente). Il suddetto regolamento all’art. 3 definisce le norme per le zone speciali di conservazione, (ovvero i siti proposti alla Commissione Europea quali siti di importanza comunitaria (pSIC) ed all’art. 6 le Zone di Protezione Speciale (ZPS) di cui alla Direttiva Uccelli ed art.1, c.5, della legge 157/1992 (anche questi sono inclusi nella rete Natura 2000). L’art. 5 disciplina la valutazione di incidenza per tutti i siti della Rete Natura 2000: nei piani urbanistici e territoriali si deve tenere conto della “valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione”. Per i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico- venatori e le loro varianti, va quindi condotto uno studio al fine di “individuare e valutare gli effetti che il piano può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo” (art. 5, comma 2). Anche nel caso di “interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nel sito, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi” va effettuato uno studio volto ad individuare e valutare …… i principali effetti che detti interventi possono avere …… tenuto conto degli obiettivi di conservazione ….(art. 5, comma 3). I contenuti di tali studi sono riportati nell’ allegato G6. In chiusura del presente paragrafo, è utile rimarcare che l’art. 10 del D.Lgs. 152/2006 (come già la direttiva 2001/42/CE) impone il coordinamento e l’integrazione della valutazione di incidenza all’interno della procedura di VAS. Il comma 3, infatti, recita “La VAS e la VIA comprendono le procedure di valutazione d’incidenza di cui all’articolo 5 del decreto n. 357 del 1997; a tal fine, il rapporto ambientale, lo studio preliminare ambientale o lo studio di impatto ambientale contengono gli elementi di cui all’allegato G dello stesso decreto n. 357 del 1997 e la valutazione dell’autorità competente si estende alle finalità di conservazione proprie della valutazione d’incidenza oppure dovrà dare atto degli esiti della valutazione di incidenza. Le modalità di informazione del pubblico danno specifica evidenza della integrazione procedurale”

1.4.3 LEGISLAZIONE REGIONALE Per le procedure inerenti la VI la Regione Campania approvò un disciplinare approvato con D.G.R. n. 421/2004, successivamente aggiornato con D.G.R. n.426/2008.

6 Si riporta il testo completo dell’ Allegato G al D.P.R. 357/’97 (Contenuti della relazione per la valutazione di incidenza di piani e progetti) 1. Caratteristiche dei piani e progetti. Le caratteristiche dei piani e progetti debbono essere descritte con riferimento, in particolare: alle tipologie delle azioni e/o opere; alle dimensioni e/o àmbito di riferimento; alla complementarietà con altri piani e/o progetti; all’uso delle risorse naturali; alla produzione di rifiuti; all’inquinamento e disturbi ambientali; al rischio di incidenti per quanto riguarda, le sostanze e le tecnologie utilizzate. 2. Area vasta di influenza dei piani e progetti - Interferenze con il sistema ambientale. Le interferenze di piani e progetti debbono essere descritte con riferimento al sistema ambientale considerando: componenti abiotiche; componenti biotiche; connessioni ecologiche. Le interferenze debbono tener conto della qualità, della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona e della capacità di carico dell’ambiente naturale, con riferimento minimo alla cartografia del progetto CORINE LAND COVER [*]. 14/83 Con D.P.G.R. 29 Gennaio 2010 n.9 è stato quindi approvato il Regolamento di attuazione della VI (regolamento n. 1/2010) e con D.G.R. 19 Marzo 2010 n.324 le Linee Guida e Criteri di Indirizzo per l’effettuazione della Valutazione di Incidenza in Regione Campania; queste ultime sono state successivamente sostituite con D.G.R. n. 167/2015 ed aggiornate con DGR n. 814/2018. L’integrazione tra VAS e VI è stata inoltre oggetto della specifica circolare esplicativa Prot.n. 765763 del 11 Ottobre 2011 (Circolare esplicativa in merito all’integrazione della valutazione di incidenza nelle VAS di livello comunale alla luce delle disposizioni del Regolamento Regionale n. 5/2011). Con la legge n. 16 del 07/08/2014 (modificata dalla L.R. 26/2018) sono state delegate ai Comuni le competenze per le valutazioni di incidenza inerenti alcune opere e progetti, con l’esclusione dei piani urbanistici, del settore agricolo e faunistico/venatorio che interessano l’intero territorio comunale. Con D.G.R. n. 62 del 23/02/2015 veniva inoltre approvato il disciplinare per l’attribuzione ai Comuni delle competenze in materia di Valutazione di Incidenza (verificati gli adempimenti previsti dalle citate disposizioni, con Decreto Dirigenziale n. 134 del 17/07/2015 e n. 251 del 01/11/2015 alcuni comuni sono stati delegati quali Autorità Competenti per la VI). Tale disciplinare è stato sostituito con D.G.R. n. 740 del 13/11/2018 Come accennato, infine, con Delibera di Giunta Regionale n. 814 del 04/12/2018 sono state approvate le nuove “Linee Guida e Criteri di Indirizzo per l’effettuazione della Valutazione di Incidenza in regione Campania” (ai sensi dell’art. 9, comma 2 del Regolamento Regionale n. 1/2010 e della D.G.R. n. 62 del 23/02/2015) Esula dalle finalità del presente documento la disamina puntuale delle regolamentazioni citate; è importante tuttavia rilevare che nel caso di integrazione tra VAS e VI (par. 4.2.2 delle Linee Guida - D.G.R. 814/2018), in sintesi: a) la competenza per le valutazioni di incidenza dei PUC è in capo alla Regione Campania, STAFF Valutazioni Ambientali. b) non è necessario procedere alla fase preliminare di screening prevista dal regolamento 1/2010 (D.G.R. 09/2010) con riferimento alla “Guida metodologica alle disposizioni dell’articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva Habitat 92/43/CEE” edita dalla Commissione Europea. c) il rapporto preliminare (rapporto di scoping) di cui all’art. 13, comma 1 del D.lgs. 152/2006, dovrà dare evidenza dell’integrazione procedurale tra VAS e VI, indicando le ragioni per le quali, con riferimento ai siti Natura 2000 interessati dalle eventuali incidenze, il piano/programma è assoggettato anche alla VI; d) tra gli SCA dovrà essere compreso l’Ente di gestione dell’area protetta interessata, che potrà formulare le prime osservazioni in fase di scoping, che potrà formulare le prime osservazioni in fase di scoping, riservandosi di esprimere il “sentito” dell’Ente di Gestione dell’area protetta nella fase di consultazione di cui all’art. 14 del Dlgs 152/2006 o anche dopo in fase di valutazione del piano e) nella comunicazione agli SCA inerente la fase di scoping (art. 13, commi 1 e 2 del D.lgs. 152/2006) dovrà essere data evidenza dell’integrazione procedurale VAS - VI; nella comunicazione trasmessa all’ente di gestione dell’area protetta eventualmente interessata, andrà inserito uno specifico riferimento al “sentito”, per il quale comunque

15/83 andrà formulata specifica richiesta in sede di consultazione pubblica (art. 14 del D.lgs. 152/2006) f) il rapporto ambientale di cui all’art. 13, commi 3 e 4 del Dlgs 152/2006 dovrà essere integrato prevedendo un apposito allegato (relazione o studio di incidenza) redatto secondo le indicazioni riportate nell’allegato G del DPR 357/1997 e s.m.i. e delle Linee Guida regionali; g) l’avviso previsto dall’art. 14 del Dlgs 152/2006 dovrà dare specifica evidenza dell’integrazione procedurale VAS – VI; h) al termine della fase di consultazione pubblica di cui all’art. 14 del Dlgs 152/2006, il Comune, dopo aver revisionato il piano tenendo conto di tutte le osservazioni e i pareri pervenuti - compresi le osservazioni inerenti la valutazione di incidenza, e più in generale gli aspetti naturalistici del Piano, e, ove ne ricorrano le condizioni, il “sentito” dell’Ente di Gestione dell’area protetta – dovrà avanzare istanza di valutazione di incidenza per il piano in questione allo Staff Valutazioni Ambientali; i) I Comuni, in qualità di Autorità competenti alla VAS dei piani di livello comunale, sono responsabili dell’osservanza della corretta attuazione del disposto del comma 3 dell’art. 10 del Dlgs 152/2006. j) Il parere motivato di cui all’art. 15, comma 1 del Dlgs 152/2006 dovrà dare atto degli esiti della Valutazione di incidenza – valutazione appropriata ovvero dei contenuti del decreto dirigenziale dello STAFF Valutazioni Ambientali con il quale si conclude la procedura di valutazione di incidenza.

AUTORITÀ E SOGGETTI COINVOLTI NELLA VAS

1.5.1 AUTORITÀ PROCEDENTE Comune di San Salvatore Telesino (BN)

1.5.2 AUTORITÀ COMPETENTE L’autorità competente per il PUC di San Salvatore Telesino è individuata nell’ Arch. Vincenzo Alberto Plenzick, responsabile del Settore Tecnico Urbanistico ed Edilizia del Comune di , incaricato con Del. G.C. n. 25 del 08/03/2019.

1.5.3 SOGGETTI COMPETENTI Un primo elenco dei soggetti competenti in materia ambientale, da integrare o modificare secondo le indicazioni dell’Autorità Competente, è il seguente: - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo o Soprintendenza per le Belle Arti e Paesaggio per le Province di Caserta e Benevento o Soprintendenza per i Beni Archeologici della Campania - Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale (UoM Liri-Garigliano) - Regione Campania o Direzione Generale per l’Ambiente e l’Ecosistema o Direzione Generale per il Governo del Territorio o Direzione Generale per i Lavori Pubblici e la Protezione Civile 16/83 - Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente - Azienda Sanitaria Locale Benevento 1 - Comuni Confinanti . . Castelvenere . . . .

17/83 PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA

PIANIFICAZIONE REGIONALE Il Piano Territoriale Regionale della Campania, approvato con L.R. n. 13 del 13/10/2008, (in seguito PTR) è uno strumento di livello strategico che si propone come Piano di inquadramento, indirizzo e promozione7 di azioni integrate sul territorio. Per interpretare la complessità del sistema territoriale regionale, l’analisi è stata condotta identificando cinque Quadri Territoriali di Riferimento (QTR)8: si riporta di seguito un estratto dall’ Introduzione al Documento di Piano. - Il Quadro delle reti, la rete ecologica, la rete dell’interconnessione (mobilità e logistica) e la rete del rischio ambientale, che attraversano il territorio regionale. Dalla articolazione e sovrapposizione spaziale di queste reti s’individuano per i Quadri Territoriali di Riferimento successivi i punti critici sui quali è opportuno concentrare l’attenzione e mirare gli interventi. - Il Quadro degli ambienti insediativi, individuati in numero di nove in rapporto alle caratteristiche morfologico-ambientali e alla trama insediativa. Gli ambienti insediativi individuati contengono i “tratti di lunga durata”, gli elementi ai quali si connettono i grandi investimenti. Sono ambiti subregionali per i quali vengono costruite delle “visioni” cui soprattutto i piani territoriali di coordinamento provinciali, che agiscono all’interno di “ritagli” territoriali definiti secondo logiche di tipo “amministrativo”, ritrovano utili elementi di connessione. - Il Quadro dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS). I Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) sono individuati sulla base della geografia dei processi di auto-riconoscimento delle identità locali e di auto-organizzazione nello sviluppo, confrontando il “mosaico” dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle comunità montane, e privilegiando tale geografia in questa ricognizione rispetto ad una geografia costruita sulla base di indicatori delle dinamiche di sviluppo. Tali sistemi sono classificati in funzione di dominanti territoriali (naturalistica, ruraleculturale, rurale-industriale, urbana, urbano-industriale, paesistico-culturale). Con tali definizioni si registra solo alcune dominanti, senza che queste si traducono automaticamente in indirizzi preferenziali d’intervento. Questo procedimento è stato approfondito attraverso una verifica di coerenza con il POR 2000/2006, con l’insieme dei PIT, dei Prusst, dei Gal e delle indicazioni dei preliminari di PTCP. Si sono individuati 45 sistemi con una definizione che sottolinea la componente di sviluppo strategico (Sistemi Territoriali di Sviluppo). Ciascuno di questi STS si colloca all’interno di una matrice di indirizzi strategici specificata all’interno della tipologia delle sei classi suddette. Attraverso adeguati protocolli con le Province e con i soggetti istituzionali e gli attori locali potranno definirsi gli impegni, le risorse e i tempi per la realizzazione dei relativi progetti locali. Per la particolare rilevanza, si riportano di seguito gli Indirizzi strategici del PTR contenuti nel quadro degli STS.

7 Cfr. Relazione - Introduzione al Documento di Piano

18/83 Il PTR si fonda su sedici indirizzi strategici riferiti a cinque aree tematiche ponendo al centro della sua strategia tre temi fondamentali, legati a tre “immagini strategiche”: A. Interconnessione: collegamento complesso, sia tecnico che socio-istituzionale, tra i sistemi territoriali di sviluppo e il quadro nazionale e internazionale, per migliorare la competitività complessiva del sistema regione, connettendo nodi e reti B. Difesa e recupero della “diversità” territoriale: costruzione della rete ecologica che parta dai territori marginali; B.1. Difesa della biodiversità B.2. Valorizzazione e sviluppo dei territori marginali B.3. Riqualificazione della costa B.4. Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio B.5. Recupero delle aree dismesse e in via di dismissione C. Governo del rischio ambientale C.1. Rischio vulcanico C.2. Rischio sismico C.3. Rischio idrogeologico C.4. Rischio incidenti rilevanti nell’industria C.5. Rischio rifiuti C.6. Rischio da attività estrattive Accanto ai tre temi generali, vengono evidenziati altri due temi, complementari in qualche misura ai primi, che specificano il quadro strategico di riferimento, in relazione alle caratteristiche dei diversi contesti territoriali della regione: D. Assetto policentrico ed equilibrato D.1. Rafforzamento del policentrismo D.2. Riqualificazione e “messa a norma” delle città D.3. Attrezzature e servizi regionali E. Attività produttive per lo sviluppo economico regionale

Senza entrare ancora di più nel dettaglio, a valle di una ulteriore articolazione di tali obiettivi ed all’attribuzione di punteggi viene costruita, per ciascun STS, una matrice che indica la “rilevanza” di ciascun indirizzo (cfr. par. 2.1.1).

Il Quadro dei campi territoriali complessi (CTC). Nel territorio regionale vengono individuati alcuni “campi territoriali” nei quali la sovrapposizione-intersezione dei precedenti Quadri Territoriali di Riferimento mette in evidenza degli spazi di particolare criticità, dei veri “punti caldi” (riferibili soprattutto a infrastrutture di interconnessione di particolare rilevanza, oppure ad aree di intensa concentrazione di fattori di rischio) dove si ritiene la Regione debba promuovere un’azione prioritaria di interventi particolarmente integrati.

- Il Quadro delle modalità per la cooperazione istituzionale e delle raccomandazioni per lo svolgimento di “buone pratiche”. I processi di “Unione di Comuni” in Italia, che nel 2000 ammontavano appena ad otto, sono diventati 202 nel 2003. In Campania nel 2003 si registrano solo 5 unioni che coinvolgono 27 Comuni. Il PTR ravvisa l’opportunità di concorrere all’accelerazione di tale processo. In Campania la questione riguarda soprattutto i tre settori territoriali del quadrante settentrionale 19/83 della provincia di Benevento, il quadrante orientale della provincia di Avellino e il Vallo di Diano nella provincia di Salerno. In essi gruppi di comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti, caratterizzati da contiguità e reciproca accessibilità, appartenenti allo stesso STS, possono essere incentivati alla collaborazione. Parimenti, gruppi di Comuni anche con popolazione superiore a 5000 abitanti ed anche appartenenti a diversi STS, possono essere incentivati alla collaborazione per quanto attiene al miglioramento delle reti infrastrutturali e dei sistemi di mobilità. Linee Guida per il Paesaggio

Il PTR contiene anche indicazioni per la pianificazione paesaggistica di Province e Comuni. In particolare, le Linee guida per il paesaggio in Campania: - forniscono criteri ed indirizzi di tutela, valorizzazione, salvaguardia e gestione del paesaggio per la pianificazione provinciale e comunale, finalizzati alla tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, come indicato all’art. 2 della L.R. 16/04; - definiscono il quadro di coerenza per la definizione nei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP) delle disposizioni in materia paesaggistica, di difesa del suolo e delle acque, di protezione della natura, dell’ambiente e delle bellezze naturali, al fine di consentire alle province di promuovere, secondo le modalità stabilite dall’art. 20 della citata L. R. 16/04, le intese con amministrazioni e/o organi competenti; - definiscono gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile e i criteri generali da rispettare nella Valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio, in attuazione dell’art. 13 della L.R. 16/04.

Viene inoltre riarticolata l’area tematica di cui al punto B degli indirizzi strategici:

B. Difesa e recupero della “diversità” ambientale e paesistica B1. Costruzione della rete ecologica e difesa della biodiversità B2. Valorizzazione e sviluppo dei territori marginali B3. Riqualificazione e salvaguardia dei contesti paesistici di eccellenza: B3.1 la fascia costiera B3.2 le isole B3.3 le morfologie vulcaniche B4. Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio B4.1 delle identità locali attraverso le caratterizzazioni del paesaggio rurale e insediato B4.2. della leggibilità dei beni paesaggistici di rilevanza storico-culturale, B4.3. dei sistemi di beni archeologici e delle testimonianze della storia locale B5. Recupero delle aree dismesse e in via di dismissione

In considerazione della complessa articolazione del territorio rurale e aperto regionale, la strategia di salvaguardia, gestione e pianificazione contenuta nelle Linee guida è specificatamente riferita alle seguenti partizioni fisiografiche: - le aree montane - le aree collinari - i complessi vulcanici - le aree di pianura - la fascia costiera e le isole.

20/83 Le Linee Guida indicano quindi le strategie per gli ambiti sopra detti, dai quali sono tratti successivamente gli indirizzi per la pianificazione provinciale, comunale e di settore articolati in a) indirizzi di carattere generale, con valore di principi di base di salvaguardia e gestione validi per l’intero territorio rurale e aperto regionale; b) indirizzi specifici di salvaguardia e gestione sostenibile dei diversi sistemi del territorio rurale e aperto: le aree montane, le aree collinari, le aree di pianura, le aree vulcaniche, la fascia costiera e le isole, gli ambiti di maggiore influenza dei sistemi urbani, i corpi idrici e le relative fasce di pertinenza c) indirizzi per la pianificazione di settore.

All’interno delle Linee Guida è inoltre illustrata la Carta dei paesaggi della Campania, che costituisce una prima articolazione degli ambiti di paesaggio che saranno meglio dettagliati dai Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale. Essa comprende i seguenti documenti: - Carta delle risorse naturalistiche ed agroforestali - Carta dei sistemi del territorio rurale e aperto - Carta delle strutture storico-archeologiche - Schema di articolazione dei paesaggi della Campania

2.1.1 LE PRINCIPALI INDICAZIONI CHE COINVOLGONO IL COMUNE DI SAN SALVATORE TELESINO Il livello di pianificazione del PTR è troppo alto per confrontare puntualmente le previsioni di livello comunale con le indicazioni che esso fornisce. D’altra parte, esso ha carattere prevalentemente programmatorio, mentre il PUC disciplina l’uso concreto del territorio. Tuttavia, qualche può essere tratta qualche utile indicazione per garantire la coerenza con gli obiettivi di tipo generale. Per inquadrare il contesto territoriale di area vasta in cui è stato collocato il Comune di San Salvatore Telesino, nonché le relative azioni strategiche proposte dalla Regione, è opportuno preliminarmente soffermarsi su terzo QTR, che articola il territorio in “Sistemi Territoriali di Sviluppo” (STS). I STS sono individuati sulla base della geografia dei processi di auto-riconoscimento delle identità locali e di auto-organizzazione nello sviluppo, confrontando il “mosaico” dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle comunità montane, e privilegiando tale geografia in questa ricognizione rispetto ad una geografia costruita sulla base di indicatori delle dinamiche di sviluppo”9. In verità tale criterio di identificazione degli STS non ricostruisce né rende riconoscibili tutte le relazioni complesse esistenti all’interno di un comprensorio. Rende palesi quasi esclusivamente le dinamiche di livello politico-istituzionale, che non sempre rappresentano fedelmente quelle socio-economiche, altrettanto importanti (se non di più). D’altra parte, il PUC del Comune di San Salvatore Telesino deve essere coerente con il PTR: gli STS “rappresenteranno lo strumento di articolazione e verifica delle strategie e delle politiche che incidono significativamente sugli assetti territoriali”10 e, comunque, le analisi poste alla base

9 Relazione al PTR (pag. 9) - Per approfondimenti, cfr. Documento di Piano (pag. 113-116) 10 Documento di Piano, pag. 114 21/83 del PTR rappresentano un utile punto di partenza per il PUC stesso. Si riporta quindi di seguito una breve sintesi del quadro di riferimento comprensoriale identificato dal PTR. Il Comprensorio di riferimento

Gli STS sono stati raggruppati in funzione di 6 dominanti territoriali: naturalistica (A), rurale- culturale (B), rurale-manifatturiera (C), urbana (D), urbano-industriale (E), paesistico- ambientale-culturale (F). Il Comune di San Salvatore Telesino fa parte del STS “B6 – ” (a dominante rurale- culturale), del quale fanno parte anche i Comuni di: Amorosi, Castelvenere, , , Faicchio, , , Ponte, , Puglianello, San Lorenzello, , , San Salvatore Telesino, Telese Terme. Caratteristiche socio-economiche

Sotto il profilo demografico, viene evidenziato che l’insieme dei sistemi a dominante rurale- culturale della Regione hanno avuto una limitata crescita di popolazione nel decennio ‘81 – ‘91, ed una flessione, più contenuta, nell’ultimo decennio11. Per le abitazioni, invece, la crescita del numero di quelle occupate e totali è stata particolarmente elevata nel decennio ‘81 – ‘91, più ridotta in quello seguente. Ciò ha corrisposto ad analoghi incrementi delle famiglie nell’ultimo decennio, mentre i dati relativi agli anni ‘80 non sono il linea con gli elevati livelli di crescita delle abitazioni. Anche il sistema produttivo, nei tre settori dell’industria, del commercio e dei servizi, ha avuto un discreto sviluppo (+5,68 % per le Unità Locali e +24,19 % degli addetti), anche se inferiore rispetto alla gran parte degli altri STS a dominante rurale-culturale e con il dato negativo inerente il settore commercio (-9,15 % UL e – 3,6% Addetti) in controtendenza rispetto agli altri sistemi. Contestualmente, si è registrata una sensibile diminuzione delle attività agricole, sebbene con trend inferiore rispetto a quello medio regionale (- 3,98 % per le aziende e – 6,19 % della SAU per il complesso dei sistemi a dominante rurale culturale). Accessibilità

Si estende a nord-ovest di Benevento sino al confine regionale. È attraversato dalla SS 87 Sannitica che entra nel sistema te ritoriale in corrispondenza del comune di Amorosi, attraversa i comuni di Telese, dove incrocia la SS 372 Telesina, Castelvenere, Guardia Sanframondi, San Lorenzo Maggiore e San Lupo ed, in prossimità di Pontelandolfo, si incontra con la SS 88 dei due Principati. Da sud proviene la SS Fondo Valle Isclero che si connette alla SS 372 Telesina in corrispondenza dell’abitato di S. Salvatore Telesino. L’autostrada più vicina è l’A16 Napoli-Avellino-Canosa raggiungibile attraverso il raccordo Benevento-A16, a sua volta raggiungibile percorrendo la SS 372 in direzione Benevento. Non vi sono linee ferroviarie che attraversano il territorio. La linea Caserta-Benevento-Foggia delimita il confine sud del sistema territoriale e lo serve con le stazioni di Amorosi - , Telese-Cerreto, , S. Lorenzo Maggiore e Ponte-.

11 Il PTR risale a circa 12 dodici anni fa, pertanto le basi dati sono ancora antecedenti. Corrispondono in ogni caso ai decenni in cui i fenomeni di urbanizzazione delle città e/o spopolamento delle campagne hanno avuto un maggior impatto sul territorio. 22/83 In linea d’area rispetto ad un ipotetico baricentro degli spostamenti del sistema territoriale, gli aeroporti di Grazzanise e Capodichino si trovano alla stessa distanza di circa 50 km. Programmazione

Per il sistema stradale i principali invarianti progettuali sono: • ammodernamento della SS 372 da Benevento a Caianello e bretelle di collegamento alla viabilità principale; • strada S.V. Fondo Valle Vitulanese, collegamento con la viabilità provinciale del Taburno e potenziamento con interventi di adeguamento funzionale (tratto Ponte- ); • strada S. Giovanni di collegamento tra la SS 87 “Sannitica” e la SS 265 nei comuni di Amorosi e Telese Terme. Per il sistema ferroviario non sono previsti interventi.

Filiere produttive tipiche

A valle del riconoscimento di due tipologie di sistemi agricoli principali, Sistema intensivo agricolo e agroindustriale e Sistema rurale a forte integrazione ambientale, a loro volta distinti in sub-sistemi rispetto alla predominanza delle componenti ambientali o produttive (cfr. pag. 30 documento di piano) e della rilevanza del il ruolo delle produzioni agroalimentari contraddistinte da marchi di qualità e/o di tipicità, la Regione Campania ha puntato sul miglioramento delle condizioni competitive attraverso l’implementazione dei Programmi Integrati di Filiera (PIF). Pertanto, il PTR individua le aree rurali interessate dalle filiere. In particolare, il STS B6 è coinvolto: nelle filiere vitivinicole marchio DOC ( del Taburno e Taburno, Guardia Sanframondi, Sannio, Solopaca), nella filiera zootecnica Marchio IGP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale, nelle filiere Zootecniche-Lattiero-Casearie Marchio DOP (Mozzarella di Bufala Campana e Caciocavallo Silano) nonché nella filiera ortofrutticola Marchio IGP Mela Annurca Campana. Per ciascuna filiera il PTR detta Linee di indirizzo strategico che mirano in generale alla valorizzazione delle tipicità, alla riorganizzazione dei processi produttivi (innovazione tecnologica, riduzione dei costi, ottimizzazione del sistema distributivo, ecc.), alla promozione dei marchi.

Indirizzi strategici

Gli indirizzi strategici costituiscono un riferimento per la pianificazione territoriale della Regione e delle Province, e della pianificazione urbanistica dei Comuni, e “disegnano” un riferimento per politiche integrate di sviluppo, che coinvolgono più complessivamente l’azione degli Enti Locali. Per quanto concerne la matrice di correlazione tra indirizzi strategici e STS B6, si ha:

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Dove la gradazione di grigio corrisponde alla “rilevanza” di ciascun indirizzo

INDIRIZZI STRATEGICI A1 Interconnessione D.2 Riqualificazione e messa a norma C.1 Rischio vulcanico - Accessibilità attuale delle città A2 Interconnessione E.1 Attività produttive per lo sviluppo- C.2 Rischio sismico - Programmi industriale E.2a Attività produttive per lo B.1 Difesa della biodiversità C.3 Rischio idrogeologico sviluppo- agricolo - Sviluppo delle Filiere E.2b Attività produttive per lo B.2 Valorizzazione Territori C.4 Rischio incidenti sviluppo- agricolo - Diversificazione marginali industriali territoriale E.3 Attività produttive per lo sviluppo- B.3 Riqualificazione costa C.5 Rischio rifiuti turistico B.4 Valorizzazione Patrimonio C.6 Rischio attività estrattive culturale e paesaggio B.5 Recupero aree dismesse

Per il Sistema rurale – culturale B6 Titerno, in cui ricade San Salvatore Telesino, gli indirizzi strategici indicati dal PTR, in funzione della rilevanza che assumono gli interventi da attuare, sono suddivisi in:  Scelta strategiche prioritarie da consolidare B2 - Valorizzazione dei territori marginali; B4 - Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio; 24/83 C2 - Rischio sismico; E1- Attività produttive per lo sviluppo industriale; E2.a - Attività produttive per lo sviluppo agricolo – Sviluppo delle filiere; E2.b - Attività produttive per lo sviluppo agricolo – Diversificazione territoriale; E3 - Attività produttive per lo sviluppo turistico.  Valori strategici da rafforzare B1 - Difesa della biodiversità.  Interventi mirati al miglioramento ambientale e paesaggistico A1 - Interconnessione - Accessibilità attuale; A2 - Interconnessione – Programmi; C3 - Rischio idrogeologico; C6 - Rischio attività estrattive.  Indirizzi di scarsa rilevanza B5 - recupero di aree dismesse

I STS rappresentano l’aggregazione più dettagliata del territorio regionale. Per quanto concerne gli altri QTR, essi contengono obiettivi, strategie, azioni ed indirizzi alla scala vasta, che saranno evidentemente recepite e particolarizzate nel PTCP della Provincia di Benevento. In ogni caso si possono trarre alcune indicazioni a piccola scala, attraverso la consultazione della cartografia. Con riferimento al 1° QTR (le reti), ed in particolare alla rete ecologica, si rileva che il Comune di San Salvatore Telesino è attraversato dal Corridoio Appenninico Principale (costituito dal sistema di parchi naturali che si snoda lungo i rilievi carbonatici posti sull’asse longitudinale regionale da nordovest a sud-est, segmento del corridoio appenninico che si prolunga fino alla Calabria e ai Monti Nebrodi e le Madonie in Sicilia) ed immediatamente a Sud – Est confine è lambito da quello trasversale. Il 2° QTR (ambienti insediativi) include San Salvatore Telesino nell’ambiente insediativo n°7 – Il Sannio che comprende quasi per l’intero la provincia di Benevento. L’ambiente soffre di problemi di rischio (in particolare sismico ed idrogeologico), di difficoltà del sistema produttivo agricolo (in particolare il tabacco) e manifatturiero (scarsa innovazione). A ciò si aggiungono problemi infrastrutturali ed insediativi: • Scarsa qualità prestazionale dei trasporti collettivi; • Insufficiente dotazione di viabilità moderna nelle aree orientali e a collegamento diretto fra le diverse sub-aree dell’ambiente; • Squilibrata distribuzione di servizi e attrezzature; • Scarsa presenza di funzioni rare; • Squilibri funzionali, dimensionali e sociali negli insediamenti per la polarizzazione monocentrica sul capoluogo; • Scarsa complementarità/integrazione fra i centri minori dei diversi sub-sistemi; • Modesta valorizzazione dell’importante patrimonio culturale (aree archeologiche del Telesino, della , di Benevento; centri storici medievali; centri storici “di fondazione”; giacimenti paleontologici del ; tratturi della transumanza).

25/83 Lineamenti strategici di fondo

Le scelte programmatiche perseguono un’impostazione strategica che punta sulla valorizzazione qualitativa delle specificità, che implicano: • Sostenibilità ambientale (difesa della biodiversità e delle produzioni tipiche criticamente innovate in direzione dei “prodotti alimentari per il benessere”) ; • Tutela attiva del patrimonio naturalistico, paesaggistico e storico-culturale; • Promozione dell’ innovazione tecnologica in forme specifiche e “legate al territorio”. • Implementazione di fonti energetiche rinnovabili (eolico, idroelettrico, biomasse) • la mobilità deve assumere gradualmente connotati da intermodalità. • le politiche insediative devono garantire una valorizzazione sostenibile dei centri storici, del patrimonio culturale, del paesaggio agrario e insieme perseguire assetti tendenzialmente policentrici, promuovendo forme di complementarità/integrazione fra i centri dei “sistemi di valle”.

Elementi essenziali di visioning preferita Al fine di correggere le tendenze in corso (visioning tendenziale), il PTR indica una “visione guida per il futuro” costruita sulla base di criteri/obiettivi coerenti con le proprie strategie: • organizzazione intermodale della mobilità secondo un modello (per quanto possibile) reticolare a maglia aperta, temperando l’impianto storicamente radiocentrico sul capoluogo; in tal senso è in particolare la realizzazione delle indispensabili nuove arterie (superstrada Benevento - Caserta, “fortorina”, ecc.) a curare adeguatamente le interconnessioni di tipo reticolare, ma a ciò collaborano anche specifiche integrazioni e raccordi; • la promozione di un’organizzazione unitaria della “città Caudina”, della “città Telesina”, della “città Fortorina” ecc. con politiche di mobilità volte a sostenere l’integrazione fra i centri che le compongono ai quali assegnare ruoli complementari; • la distribuzione di funzioni superiori e rare fra le diverse componenti del sistema insediativo complessivo, affidando ruoli urbani significativi alla “città Caudina”, alla “città Telesina”, alla “città Fortorina” ecc. nel quadro di un’organizzazione policentrica del sistema insediativo complessivo; • la valorizzazione sostenibile del patrimonio ambientale organizzato in rete ecologica, e del patrimonio storico-culturale, ricorrendo anche a forme innovative integrate (quale, ad esempio, il Parco dei Tratturi); • l’organizzazione della produzione energetica facendo ricorso integralmente a fonti rinnovabili (idroelettrico, eolico, combustibili da forestazione produttiva); • la riorganizzazione delle reti delle infrastrutture principali secondo il modello dei corridoi infrastrutturali; • il blocco dello sprawl edilizio e delle espansioni lineari lungo le strade.

Rispetto al 4° QTR (Campi Territoriali Complessi), il comune di San Salvatore Telesino non rientra in nessuna delle articolazioni elaborate dalla Regione.

26/83 Infine, per quello che interessa gli aspetti paesaggistici, dagli elaborati delle Linee Guida per il Paesaggio, si ricava che rispetto alle risorse naturalistiche ed agroforestali il Comune di San Salvatore Telesino ha un complesso sistema di articolazione dei differenti tipi di ecosistemi naturali e seminaturali, forestali ed agricoli, che comprende (con prevalenza di D4, D1, B4, B1):

 A1. Aree forestali dei rilievi montani. L’unità comprende una gamma differenziata di habitat seminaturali a diverso grado di maturità e complessità strutturale (boschi, arbusteti, aree in evoluzione), che per estensione e grado di continuità costituiscono le principali aree centrali e corridoi ecologici della rete ecologica regionale.  A2. Praterie dei rilievi montani. L’unità comprende una gamma differenziata di habitat seminaturali aperti (praterie di versante, di vetta, degli altopiani e dei campi carsici sommitali), che rappresentano un elemento chiave della diversità ecologica a scala locale e regionale.  A3. Mosaici agricoli ed agroforestali dei rilievi montani, ed aree agricole a più elevata complessità strutturale, con funzione di habitat complementari e di zone cuscinetto rispetto alle aree a maggiore naturalità, con diffusa presenza di elementi di diversità biologica (siepi, filari arborei, alberi isolati) e sistemazioni tradizionali (terrazzamenti, ciglionamenti, muretti divisori in pietra).  B1. Aree forestali dei rilievi collinari. L’unità comprende una gamma differenziata di habitat seminaturali a diverso grado di maturità e complessità strutturale (boschi, arbusteti, aree in evoluzione). L’unità si caratterizza, rispetto a quella A1 (Aree forestali dei rilievi montani), per la presenza di habitat aventi solitamente minore estensione e grado di continuità, all’interno di una matrice agricola prevalente, in corrispondenza delle sommità dei rilievi, degli affioramenti rocciosi e dei versanti delle incisioni idriche, con funzione di stepping stones47, di corridoi ecologici e talvolta di zone centrali della rete ecologica regionale.  B2. Praterie dei rilievi collinari: habitat seminaturali aperti (praterie, praterie cespugliate ed arborate).  B3. Aree agricole dei rilievi collinari, con prevalenza di seminativi a campi aperti, e locale presenza di elementi di diversità biologica (siepi, filari arborei, alberi isolati) e sistemazioni tradizionali (terrazzamenti, ciglionamenti, muretti in pietra).  B4. Mosaici agricoli ed agroforestali dei rilievi collinari, ed aree agricole a più elevata complessità strutturale, con funzione di habitat complementari e zone cuscinetto rispetto alle aree a maggiore naturalità, con diffusa presenza di elementi di diversità biologica (siepi, filari arborei, alberi isolati) e sistemazioni tradizionali (terrazzamenti, ciglionamenti, muretti divisori in pietra).  D1. Aree forestali della pianura. L’unità camprende lembi di habitat seminaturali ripariali e planiziali, a vario stato di conservazione e a diverso grado di maturità e complessità strutturale (boschi, arbusteti, aree in evoluzione); habitat seminaturali costieri a vario grado di frammentazione (vegetazione psammofila, macchia mediterranea, pinete antropiche, vegetazione igrofila delle depressioni retrodunari) con funzione di stepping stones e di corridoi ecologici.  D2. Praterie della pianura. Prati stabili e incolti della pianura alluvionale e terrazzata.  D3. Aree agricole della pianura, con prevalenza di seminativi a campi aperti, e locale presenza di elementi di diversità biologica (siepi, filari arborei, alberi isolati).  D4. Mosaici agricoli della pianura ed aree agricole a più elevata complessità strutturale (arboreti tradizionali, promiscui e specializzati; orti arborati, orti vitati), con funzione di habitat complementari, di zone cuscinetto e di collegamento ecologico rispetto alle aree a maggiore naturalità, con locale presenza di elementi di diversità biologica (siepi, filari arborei, alberi isolati).  E. Ambiti di più diretta influenza dei sistemi urbani e della rete infrastrutturale. L’unità comprende le aree urbane continue, le aree urbane discontinue e le infrastrutture di trasporto, unitamente al complesso mosaico di spazi aperti di loro pertinenza, costituito da superfici artificiali; parchi e giardini; aree seminaturali, agricole e ruderali di frangia ed intercluse, sovente caratterizzate dalla presenza di sistemazioni tradizionali (terrazzamenti, ciglionamenti); aree costiere (spiagge, versanti costieri); aree verdi per lo sport ed il tempo libero; aree verdi di pertinenza della rete infrastrutturale e delle attrezzature; aree estrattive, discariche, aree degradate.

La Carta dei sistemi del territorio rurale e aperto, ascrive San Salvatore Telesino tra le aree collinari, Rilievi collinari interni, a litolog marnoso-calcarea e marnoso-arenacea, sottosistema 19 – Valle Telesina. Il PTR illustra problemi e strategie per tali aree, che costituiscono nel loro complesso una risorsa chiave per i processi di sviluppo locale e per il mantenimento degli

27/83 equilibri ecologici, ambientali e socio-economici a scala regionale. Si riporta il testo competo dell’analisi contenuta nel piano. a. le aree collinari comprendono il 50% circa delle aree agricole presenti nel territorio regionale; il loro carattere dominante è legato al presidio agricolo prevalente, che plasma e struttura il paesaggio rurale, conservando significativi aspetti di apertura, integrità, continuità, diversità ecologica ed estetico percettiva. I paesaggi collinari sono quelli della campagna abitata, con assetti ed equilibri sostanzialmente conservati e non completamente alterati dalla trasformazione urbana, così come più di sovente è avvenuto in pianura; b. le aree collinari sono caratterizzate da un mosaico a matrice agricola prevalente, con la presenza di aree forestali discontinue, che svolgono la funzione chiave di stepping stones, di corridoi ecologici, e talvolta di zone centrali della rete ecologica regionale; c. le aree collinari sono ampiamente interessate dalla presenza di mosaici agricoli ed agroforestali complessi, con la diffusa presenza di elementi di biodiversità (siepi, filari, alberi isolati), e rientrano di sovente nella definizione di aree agricole di elevato valore naturalistico data dall’UE, costituendo elementi chiave della rete ecologica regionale come zone cuscinetto rispetto ad aree a più elevata naturalità, habitat complementari e fasce rurali di collegamento funzionale tra i diversi sistemi del territorio rurale e aperto; d. a fronte del particolare significato ecologico degli ecosistemi agricoli e forestali collinari, solo il 15% del territorio collinare complessivo ricade nella rete regionale di aree protette16; e. l’agricoltura delle aree collinari esprime forti potenzialità per la produzione di prodotti sani, sicuri, tipici e di qualità, con il ricorso a tecniche compatibili con il mantenimento della qualità delle risorse ambientali di base (acque, suoli, ecosistemi) e del paesaggio; f. le aree collinari del territorio regionale sono diffusamente caratterizzate da elevata fragilità idrogeologica, e la loro gestione sostenibile concorre attivamente alla prevenzione ed attenuazione del rischio idrogeologico a scala di bacino; g. i meccanismi di condizionalità della nuova PAC, insieme alle misure agroambientali e silvoambientali contenute nel Piano di sviluppo rurale costituiscono un importante strumento per il mantenimento della biodiversità e degli equilibri ambientali, ecologici e paesistici nei territori collinari; h. in molti sistemi collinari una spinta al cambiamento degli assetti ambientali e paesistici potrà derivare dall’introduzione dei nuovi meccanismi di politica agricola comunitaria (in particolare, il disaccoppiamento degli aiuti dalle scelte produttive degli agricoltori) tenuto conto della particolare dipendenza di molti ordinamenti produttivi tradizionali dall’attuale regime di aiuti, ed è compito delle politiche regionali quello di assicurare in queste aree il mantenimento di un adeguato presidio, a garanzia degli equilibri socio- economici, produttivi, ambientali e paesistici; i. in molti sistemi collinari una ulteriore spinta alla modificazione degli assetti ambientali, territoriali e paesistici è legata all’evoluzione dei sistemi urbani: nel periodo 1960-2000, l’espansione degli insediamenti e delle reti infrastrutturali ha comportato nei sistemi collinari in Campania un incremento delle superfici urbanizzate del 436%, tra i più elevati a scala regionale; tale incremento è sovente collegato a dinamiche di dispersione insediativa, con irradiazioni nastriformi degli abitati lungo la viabilità primaria ed un notevolissimo aumento delle abitazioni sparse; j. il sistema economico regionale esprime una domanda crescente per la localizzazione in aree collinari di servizi, attrezzature, impianti tecnologici (es. energia eolica) e produttivi; k. la salvaguardia dell’integrità del territorio rurale e aperto nelle aree collinari e il mantenimento della sua multifunzionalità costituisce la condizione per lo sviluppo locale basato sulla diversificazione delle attività agricole, sull’incremento delle produzioni tipiche di qualità (olio, vino, produzioni zootecniche, coltivazioni biologiche e integrate) rispetto a quelle di , sulla promozione delle filiere agro-energetiche, nel rispetto degli equilibri ambientali e paesaggistici e degli aspetti di biodiversità; sull’integrazione delle attività agricole con quelle extra-agricole, queste ultime legate al turismo rurale, escursionistico, enogastronomico e culturale, alla ricreazione e vita all’aria aperta, alle produzioni sostenibili nei settori artigianale, manifatturiero e dei servizi.

28/83 La matrice12 che mette in relazione paesaggi, strutture materiali e linee strategiche con gli STS (par. 4.4 delle Linee Guida) offre alcuni spunti per il Comune di San Salvatore Telesino, atteso che il STS B6 è coinvolto completamente o marginalmente negli ambiti di cui alla tabella seguente:

Principali strutture materiali del Linee strategiche paesaggio (1)

locali

(2)

culturale

agricolo -

contesti contesti

lturale e del contesti

aperto dei dei

territori marginali dei e n.

sviluppo paesaggistici

STS (3) turistico

nza storico Storico - archeologiche

Ambiti salvaguardia lenza salvaguardia salvaguardia rileva

e delle e e caratterizza

di

Valorizzazione delle identità beni dei leggibilità della Qualificazione valorizzazione deidi sistemi beni le

eccellenza eccellenza eccel

- - - Territorio rurale

ità produttiveper lo la fascia costiera la fascia isole le le morfologie vulcaniche

Costruzione della ecologica rete e difesa della biodiversità Valorizzazione e sviluppo dei - - - Valorizzazionepatrimonio del cu paesaggio attraverso zioni del paesaggiocolturale insediato e Valorizzazionepatrimonio del culturale e del paesaggio paesaggistici Valorizzazionepatrimonio del culturale e del paesaggio archeologici e testimonianze della storia locale Recupero dellearee dismesse in di via e dismissione Rischio attività estrattive Attiv Attivitàlo sviluppo per Riqualificazione di paesistici Riqualificazione di paesistici Riqualificazione di paesistici B.1 B.2 B.3.1 B.3.2 B.3.3 B.4.1 B.4.2 B.4.3 B.5 C.6 E.2 E.3 Agro centuriato telesino- Medio 4.2.4 A10, B7 7 alifano - Sistema di centri Volturno fortificati preromani 4.2.2 (B6, A9, D4) (Sistema di centri A10 8 Matese 4.2.1 fortificati preromani) (B6) (Centuriazione di ) - B6, B5 9 Alto Literno (Sistema di centri fortificati 4.2.4 (A10) preromani) Centuriazione telesino- Taburno e alifana - 4.2.1 A9, B6 17 Valle telesina (Sistema di centri fortificati 4.2.2 (B5, B7, D4) preromani) Centuriazione di Sepino) - Fortore e C2, B5, B4, B3 18 (Centuriazione beneventana) 4.2.2 Tammaro (B6)

(1) Tra parentesi le strutture coinvolte in modo più marginale. (2) Tra parentesi i Sistemi di Sviluppo Locale interessati solo marginalmente. (3) Nella colonna è indicato il numero di paragrafo delle strategie relative al territorio rurale e aperto aventi maggiore rilevanza all’interno del STS.

IL PTCP DELLA PROVINCIA DI BENEVENTO Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della provincia di Benevento, (partito nel 1999 e, dopo diverse vicissitudini, approvato con deliberazione di G.P. n.27 del 26/07/2012), è lo strumento di pianificazione territoriale immediatamente sovraordinato al PUC di San Salvatore Telesino. Esso, a valle di un approfondito percorso conoscitivo, cerca di mettere in relazione tutte le risorse dell’area vasta di riferimento, arrivando ad individuare in prima istanza le vocazioni e la trasformabilità dei singoli ambiti territoriali. Consta di una parte strutturale (quadro conoscitivo - interpretativo e quadro strategico), di una parte programmatica, nonché di Norme Tecniche di Attuazione. Come da procedura prevista dalla L.R. 16/2004, il PTCP è stato “accompagnato” nel percorso di redazione dalla VAS e dalla Valutazione di Incidenza. Di seguito si riportano le indicazioni principali, per illustrare le quali, dove necessario, si sono tratti ampi stralici dalle relazioni di piano.

12 Nella tabella vengono riassunte le linee strategiche relative agli ambiti paesaggistici delineati nello Schema di articolazione dei paesaggi della Campania. Le linee strategiche fanno riferimento, con alcune modifiche conseguenti alla riformulazione dell’asse B «Difesa e recupero della “diversità” ambientale e paesistica», agli “indirizzi strategici” del PTR relativi ai STS e legati agli obbiettivi di «Difesa e recupero della diversità territoriale e della costruzione della rete ecologica», limitatamente a quelli cui è stato attribuito un peso pari a 4 (scelta strategica prioritaria) e 3 (rilevante valore strategico da rafforzare).

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2.2.1 PARTE STRUTTURALE La Parte Strutturale è suddivisa in due sezioni, A e B. La prima, il Quadro Conoscitivo – Interpretativo è suddivisa nelle seguenti sottosezioni (Volumi): - A0. Quadro di riferimento programmatico e della pianificazione urbanistica. - A1. Sistema ambientale - A2 Sistema insediativo e del patrimonio culturale e paesaggistico. - A3. Sistema delle infrastrutture e dei servizi. - A4. Allegati - A5. Elaborati grafici Il quadro conoscitivo interpretativo, che analizza lo “stato di fatto” del sistema territoriale provinciale rispetto a tutti gli aspetti sopra elencati ed è corredato di una copiosa documentazione cartografica, rappresenta una fonte informativa preziosa anche per l’elaborazione dei PUC. La sezione B, Quadro Strategico, comprende invece le indicazioni di pianificazione, ed in particolare: - le strategie generali di intervento sul territorio provinciale, nei diversi settori di competenza della Provincia; - la individuazione delle strategie che definiscono la programmazione per la pianificazione urbanistica; - gli indirizzi e i criteri di dimensionamento dei piani urbanistici comunali. Le disposizioni normative sono quindi articolate in obiettivi, direttive, indirizzi tecnici e prescrizioni, con una gradazione di “cogenza” via via crescente. Gli obiettivi del PTCP sono raggruppati in tre Macro-Sistemi, che a loro volta sono stati disarticolati in ulteriori quindici sistemi rispetto ai quali individuare le successive strategie e le azioni da realizzare. Il primo Macro - Sistema è quello Ambientale e contiene 9 sottosistemi: - Ambientale e naturalistico (S1); - Tutela e valorizzazione delle risorse agroforestali (S2); - Difesa delle risorse idriche (S3); - Tutela del suolo e gestione delle aree contaminate (S4); - Gestione delle attività estrattive (S5); - Tutela e valorizzazione delle risorse energetiche (S6); - Governo del rischio idrogeologico (S7); - Governo del rischio sismico (S8); - Gestione dei rifiuti (S9). Il Macro - Sistema Insediativo e del Patrimonio Culturale e Paesaggistico contiene 2 sottosistemi: - Insediativo (S10); - Storico-paesistico (S11).

30/83 Infine, il Macro - Sistema delle Infrastrutture e Servizi, contiene gli ultimi 4 Sistemi Strategici: - Infrastrutture viarie e ferroviarie (S12); - Servizi sovracomunali (S13); - Aree produttive (S14); - Socioeconomico (S15). Si riporta di seguito una sintesi dei contenuti per ciascun sistema (cfr. relazione al PTCP, sez. B), tenendo conto in particolare di quelli in cui può essere coinvolto il Comune di San Salvatore Telesino.

2.2.1.1 IL MACROSISTEMA AMBIENTALE S1. Sistema Ambientale e Naturalistico Obiettivi - individuare una rete ecologica provinciale, interconnettendo tutte le core areas e le stepping zones attraverso corridoi ecologici e zone di transizione; - assicurare l’uso efficiente e razionale delle risorse naturali e la loro fruibilità. San Salvatore Telesino è interessato da una importante superficie boschiva mista tutelata, soprattutto nell’area a nord del centro urbano (Stepping Zones Monte Acero, Tav. B1.1), nonché dal corridoio ecologico di livello locale del Grassano. Inoltre, è attraversato dall’Area Strategica Naturale denominata Monte Acero – Grassano. Questa si sviluppa dal comune di Telese fino ad arrivare ai confini di Faicchio, raccogliendo al suo interno aree importanti dal punto di vista paesaggistico – culturale come la zona archeologica di Telesia e il Parco del Grassano (Tav. B1.4). L’insieme degli elementi rappresentati nelle tavole “B 1.1” e “B 1.4” rappresenta la “Rete Ecologica Provinciale”, dettagliatamente rappresentata nella tavola “B 1.6”.

S2. Sistema della tutela e valorizzazione delle risorse agroforestali Obiettivi - promuovere il miglioramento, la qualificazione e la certificazione dei processi produttivi al fine di offrire prodotti di elevata qualità nutrizionale orientata alla salvaguardia della salute umana e al benessere del consumatore; - migliorare la qualità della vita nelle aree rurali a maggiore ritardo di sviluppo (Fortore e Alto Tammaro), anche attraverso una rivitalizzazione economica derivante da un appropriato sfruttamento delle risorse endogene agricole, naturali, idriche ed ambientali; - sostenere investimenti mirati al recupero del paesaggio rurale, alla caratterizzazione delle diversità territoriali, al recupero di tradizioni colturali e culturali del territorio sannita, al turismo enogastronomico. Non sono presenti indicazioni specifiche per il territorio di San Salvatore; tuttavia, a valle delle proposte inerenti le strategie di intervento (diversificazione, qualità, commercializzazione, ecc. per le quali si rimanda alla lettura del par. 1.2. della relazione) è da rilevare l’indicazione che nel Sannio occorre sperimentare la premialità negli investimenti pubblici a favore di:

31/83 - aziende che assicurino nei loro piani produttivi congrue nicchie per il mantenimento della biodiversità vegetale ed animale; - aziende che si impegnino a tenere alto il livello qualitativo e la fertilità dei suoli; - aziende che riutilizzino gli spazi non coltivati (siepi, argini stradali, aree improduttive ecc.) per rivitalizzare con una rete verde il territorio; - Comuni che prevedano nei propri strumenti urbanistici l’adozione di iniziative ed interventi capaci di dare attuazione all’impianto delineato. S3. Sistema della tutela delle risorse idriche I principali acquiferi esistenti che ricadono nella Provincia di Benevento sono: Bassa valle del fiume Calore, Piana di Benevento, Piana del Fiume Isclero, Monti del Taburno, Monti di Camposauro, Monti del Matese, Monte Moschiaturo, Monti di . Obiettivi Gli obiettivi della programmazione strategica nel settore delle risorse idriche derivano prevalentemente da indicazioni normative relative alla Legge 36/1994 ed al D. Lgs. 152/1999 integrato con il D. Lgs. 258/2000 e poi con il Codice dell’Ambiente. Per tutelare il patrimonio delle risorse idriche, particolarmente vulnerabili, il Piano fornisce gli indirizzi necessari: - disciplina degli usi dei fertilizzanti agricoli - realizzazione dei depuratori per le acque reflue urbane ed industriali - limitare l’utilizzo delle acque sorgentizie del Calore, - definire il rilascio del minimo deflusso vitale in alveo, sia mediante riduzione delle attuali derivazioni, sia realizzando dighe di ritenuta, laddove tecnicamente fattibili ed ecologicamente compatibili. - istituzione dei contratti di fiume San Salvatore Telesino ricade tra i comuni che fanno parte dell’acquifero Monti del Matese.

S4. Sistema della tutela del suolo e gestione di aree contaminate Obiettivi - rimuovere le condizioni di emergenza ambientale attraverso la messa in sicurezza, la bonifica ed il ripristino ambientale dei siti.

S5. Sistema della gestione delle attività estrattive: Obiettivi - sviluppare azioni tese a ricondurre le previsioni del Piano Regionale delle Attività Estrattive in un quadro di tutela ambientale-territoriale- paesaggistica e di sviluppo sostenibile; - avviare in tempi brevi studi e ricerche necessari per la redazione del Piano Provinciale per le Attività Estrattive. S6. Sistema della tutela e valorizzazione delle risorse energetiche Obiettivi - ridurre il deficit del bilancio energetico provinciale con interventi di riequilibrio nel settore dei consumi ed in quello della produzione di 32/83 - energia, in particolare di quella elettrica e da fonti rinnovabili. S7. Sistema del governo del rischio idrogeologico Obiettivi - puntare ad una integrazione corretta delle linee di sviluppo socio- economico con i Piani di Bacino, i Piani ambientali, i Piani di assetto dei Parchi regionali ed i Piani di tutela delle acque; - sviluppare adeguati processi tendenti non solo a migliorare le conoscenze del territorio ma anche finalizzati a promuovere attività di prevenzione dei rischi; - garantire il presidio del territorio, a partire da quello montano, anche attraverso le attività agricole. Le strategie generali proposte sono: - Potenziamento delle attività agricole da perseguire solo nelle aree a specifica vocazione quando non interessate da forti squilibri morfologici e da veloce evoluzione geomorfologica; - Salvaguardia delle aree boscate; - Incentivazione e rimboschimento protettivo e/o produttivo nelle aree di degrado geomorfologico; - Salvaguardia del sistema idrografico, delle aree ad esso contermini e del naturale deflusso delle acque; - Interventi di presidio e consolidamento nelle aree caratterizzate da instabilità geologica ed idraulica. Inoltre, il PTCP propone delle linee di intervento “operative” per le prevenire le frane su centri abitati ed infrastrutture (cfr. par. 1.7.4 della relazione) S8. Sistema del governo del rischio sismico Obiettivi mettere in sicurezza il territorio; - prevenire il rischio sismico. S9. Sistema della gestione dei rifiuti Obiettivi La Provincia di Benevento dal 2009 ha avviato l’aggiornamento del Piano Provinciale Rifiuti con la collaborazione del CONAI (Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi), che si occuperà di definire il piano industriale. L’obiettivo, stabilito dalla normativa, era il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro il 2012. Il PTCP non prevede nuovi impianti e punta all’efficientamento degli impianti esistenti

2.2.1.2 IL MACRO - SISTEMA INSEDIATIVO E DEL PATRIMONIO CULTURALE E PAESAGGISTICO S10. Sistema Insediativo Obiettivi - frenare e successivamente fermare l’ulteriore dispersione insediativa, almeno in quelle modalità che risultano più onerose per l’efficiente funzionamento del sistema dei

33/83 servizi collettivi e del sistema della mobilità, e che sono più degenerative per l’impatto ambientale e per l’integrità del paesaggio rurale; - individuare delle soglie minime di consistenza dei centri insediati e di dotazione di servizi al di sotto delle quali non è opportuno perseguire politiche di espansione residenziale, in base ai diversi contesti territoriali (montagna, collina, ecc); - perseguire politiche urbanistiche volte al recupero ed alla riconversione degli insediamenti dismessi; - consolidare la struttura policentrica del sistema insediativo, in un’attenta e realistica programmazione dei servizi di base. Per gli insediamenti diffusi in aree rurali, l’obiettivo del PTCP è quello di ridimensionare la spinta alla edificazione sparsa, richiamando anche le Linee Guida per il Paesaggio della Regione Campania che per il territorio rurale ed aperto, dalle Linee guida per il Paesaggio (PTR) che individua gli indirizzi di salvaguardia e gestione del territorio rurale e aperto prevedendo che l’edificabilità di tale territorio “[…] sia strettamente funzionale all’esercizio dell’attività agrosilvopastorale, esercitata da imprenditori agricoli a titolo principale ai sensi del Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 228” e sia determinata “[…] nel rispetto di precisi parametri rapportati alla qualità e all’estensione delle colture praticate e alla capacità produttiva prevista, come comprovate da piani di sviluppo aziendali redatti a cura di un tecnico abilitato” (cfr paragrafo 6.3.1, lettera d/f). Il PTCP invita ad effettuare, nel corso della redazione dei PUC, approfondimenti sugli aspetti legati alla definizione delle tipologie edilizie, delle fasi formative del nucleo storico, del tessuto urbano e delle tendenze di trasformazione. Per differenziare le politiche di sviluppo, il PTCP individua quindi diversi livelli di classificazione o di aggregazioni degli insediamenti. Una prima articolazione è quella degli ambienti insediativi, riconoscibili in base a interpretazioni di tipo geografico e fisico-morfologico. San Salvatore Telesino, viene inserito tra gli insediamenti collinari-vallivi [Quadro Conoscitivo del PTCP, volume A2 – sez. 2.5.1]. Ai fini delle premialità previste dal PTCP per gli insediamenti collinari-vallivi, sono ritenuti strategici gli interventi volti a conseguire: - il contenimento dell’espansione edilizia residenziale e produttiva; - la razionalizzazione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente (residenziale e produttivo) e dei loro contesti ambientali e paesistici di appartenenza; - la riqualificazione del sistema infrastrutturale anche ai fini della mitigazione degli impatti da esso prodotti; - la riqualificazione e messa a norma delle aree produttive esistenti e attuazione delle misure di mitigazione e/o compensazione degli impatti ambientali, eventualmente non eliminabili; - il supporto, attraverso le misure del psr, alle attività agricole e zootecniche attraverso incentivi connessi al possibile ruolo dell’agricoltura come attività di manutenzione e di presidio del territorio; - la realizzazione di aziende agrituristiche connesse al restauro di masserie e casali storici, anche non di pregio architettonico, ma di indubbio riferimento alla memoria contadina, e connesse, altresì, alla riscoperta delle pratiche agricole tradizionali;

34/83 - la realizzazione di strutture produttive e del terziario finalizzate alla trasformazione, commercializzazione e pubblicizzazione dei prodotti agricoli, con particolare riguardo alle produzioni biologiche e di qualità connesse all’immagine del territorio e alle diverse tradizioni locali; - la promozione del turismo naturalistico legato a quello storico-culturale ed al turismo enogastronomico, attraverso la definizione di una rete di accessi ed itinerari a basso impatto ambientale; - la specializzazione e la qualità delle attrezzature ricettive e dei servizi rivolti al turismo; - il potenziamento della rete di scambi e collegamenti immateriali per favorire l’accesso alle informazioni nei circuiti nazionali ed internazionali; - lo sviluppo di itinerari culturali di collegamento tra i centri e tra questi e i siti monumentali. Il PTCP individua inoltre alcuni ambiti sovracomunali significativi, con riferimento alla geomorfologia ed al rischio, alle caratteristiche insediative storiche ed alle dinamiche recenti, alle reti infrastrutturali ed alla localizzazione dei servizi urbani. Tali ambiti possono costituire un riferimento per la riorganizzazione delle previsioni insediative (terziarie, produttive, residenziali), nonché per lo sviluppo di relazioni di condivisione territoriale ed in particolare per la prevenzione dei rischi. Il comune di San Salvatore Telesino appartiene all’ambito insediativo denominato “Sistema della città diffusa della valle Telesina” insieme a: Amorosi, Casalduni, Castelvenere, Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Faicchio, Guardia Sanframondi, Pietraroja, Ponte, Puglianello, S. Lorenzello, S. Lorenzo Maggiore, S. Lupo, Telese Terme. Ancora, una seconda classificazione, che tende a favorire i rapporti di specializzazione e complementarietà, lo include nel sistema insediativo locale (cfr. tav. A 2.5m) della Bassa Valle del Calore (destra idrografica) in compagnia di: Amorosi, Casalduni, Castelvenere, Guardia Sanframondi, Ponte, Puglianello, S. Lorenzo Maggiore, S. Lupo, Telese Terme. Tali centri occupano un territorio di 70.21 Km2 per una popolazione complessiva di 29.563 abitanti. Il sistema territoriale si adagia sul versante sud del Massiccio del Matese, in un territorio prevalentemente collinare, che degrada a sud verso la Valle Telesina e ad occidente verso la provincia di Caserta. I centri catalizzatori del sistema sono Telese Terme e Guardia Sanframondi che presentano un’offerta di servizi e attrezzature di livello superiore notevolmente maggiore rispetto gli altri comuni e svolgendo quindi un ruolo di attrazione per il circondario. Gran parte del territorio in questione è occupato da numerose emergenze naturalistiche e storico – culturali tra cui i siti SIC “Valle Telesina” e “Media Valle del Fiume Volturno”, oltre che ad una serie di piccole colline di interesse paesaggistico come l’oasi del Lago Telese. Per tale area gli interventi di ricomposizione del sistema insediativo devono essere tesi a recuperare condizioni di vivibilità ambientale e di funzionalità. In particolare, si dovrà produrre il miglioramento della qualità spaziale e funzionale degli insediamenti urbani attraverso il contenimento dell'espansione edilizia residenziale; la realizzazione di piani di ristrutturazione urbanistica, la riqualificazione dei cosiddetti "vuoti urbani", privilegiando il potenziamento del sistema naturalistico lungo le aste fluviali; la creazione di fasce boscate di protezione lungo le infrastrutture di collegamento e al contorno delle aree produttive; il potenziamento delle linee ferroviarie, soprattutto in riferimento alla grossa espansione industriale che interessa i comuni di San salvatore Telesino e Amorosi, il potenziamento delle attività culturali e turistiche, soprattutto

35/83 nei centri termali, la rivitalizzazione dei percorsi ed itinerari culturali e la creazione di piste ciclabili di collegamento tra i centri minori. Infine, la “vocazione” individuata per San Salvatore è quella storico-culturale. Per ciascuno di tali ambiti il PTCP fornisce indirizzi per i carichi insediativi (residenziali e produttivi) ed il dimensionamento dei PUC. S11. Sistema dei Beni culturali e Paesaggistici La Provincia di Benevento è ricca di risorse archeologiche, storico-culturali e paesaggistiche, diffuse. Pertanto, tra gli obiettivi prioritari del PTCP c’è quello della tutela e della valorizzazione sostenibile delle risorse storico-insediative ed ambientali. Le tavole di riferimento sono la B2.2.3 (Il sistema storico-archeologico Valle Telesina-) e la B2.2 (le aree archeologiche ed i beni storico-artistici) Il PTCP individua due beni immobili vincolati presenti sul territorio comunale di San Salvatore Telesino e questi sono: • La torre Longobarda “Rocco” – DM 19/12/1952 • Abbazia Benedettina – DM 11/02/1980 Per quanto inerente, invece, le aree archeologiche, San Salvatore risulta essere uno dei territori più importanti della provincia: infatti, diverse emergenze archeologiche (tra le quali Telesia che conserva in buone condizioni un bellissimo anfiteatro Romano) ed un’innumerevole quantità di elementi puntuali (pozzi, edifici religiosi ed aree sacre, ecc.) arricchiscono il patrimonio del comune. Il PTCP individua pertanto nelle aree di “rischio archeologico” la necessità di effettuare attività di verifica ed interventi di recupero e valorizzazione. Attesa l’importanza del sito di Telese Vetere, il PTCP individua quale progetto strategico prioritario la realizzazione di un parco archeologico. Sebbene la pianificazione paesaggistica sia di competenza della Regione, è opportuno comunque rilevare che il PTCP individua anche le unità di paesaggio in cui ricadano i comuni della provincia. Nel caso di San Salvatore Telesino le unità di paesaggio rilevate su quest’area sono le unità UP07 ed UP62 rispettivamente ricadenti nelle categorie di paesaggio indicate dal PTCP come “Paesaggio a insediamento urbano diffuso in evoluzione (UP07)” e “Paesaggio Naturale (UP62)” [Quadro Strategico – Tav. B2.3.2].

2.2.1.3 IL MACRO - SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE E DEI SERVIZI S12. Sistema delle infrastrutture viarie e ferroviarie Obiettivi - assicurare un corretto funzionamento delle linee di comunicazione, di interesse locale e sovralocale, tenendo conto dei fabbisogni di trasporto pubblico (su gomma e su ferro), di trasporto privato (su gomma) e di trasporto delle merci. La viabilità è uno dei settori di maggiore criticità per l’intera provincia, con una rete stradale di circa 1300 km che si sviluppa su un territorio collinare e/o montuoso. San Salvatore Telesino risulta ben inserito nel sistema viario provinciale ed è favorito da una posizione strategica che lo colloca in una porzione di territorio particolarmente ricca di collegamenti: è attraversato dalla Strada Statale 372 “Telesina”, che garantisce il collegamento 36/83 verso Roma e Benevento (e la Puglia) e della quale il PTCP prevede l’allargamento a 4 corsie. Un’altra arteria fondamentale è la fondovalle Isclero che garantisce il collegamento con Napoli e Caserta. Il PTCP si pone l’obiettivo generale al livello comunale di indicare criteri di pianificazione e progettazione/gestione della viabilità di interesse comunale, nonché di valutazione degli effetti ambientali e territoriali, diretti e indiretti. Il sistema ferroviario, invece, è molto meno fruibile di quello viario: San Salvatore Telesino non è servito da stazioni ferroviarie e come molti comuni del circondario fa riferimento alla stazione ferroviaria di Telese Terme. Gli interventi sul sistema viario e ferroviario sono indicati al par. 3.1.3 della relazione e nella tavola B3.1. S13. Sistema dei servizi sovracomunali Obiettivi - favorire un più ordinato ed organico sviluppo del territorio provinciale sotto il profilo della distribuzione dei servizi di livello sovracomunale, riducendo la dipendenza dei piccoli centri dal capoluogo. Il PTCP fornisce indicazioni sulle caratteristiche generali delle infrastrutture, delle vie di comunicazione e delle attrezzature (pubbliche e private) di interesse intercomunale e sovra comunale (servizi scolastici, sociosanitari, amministrativi, culturali e del tempo libero, commerciali, ecc.) per i quali indica alcuni scenari di riorganizzazione. Per il sistema scolastico di secondo grado San Salvatore appartiene ad un ambito da potenziare tenendo conto dell’indirizzo produttivo locale di tipo agricolo (viticultura ed olivicultura, cfr. tav. B3.2b). Nessun intervento è invece previsto per il sistema sociosanitario. Invece, per quanto concerne le medie strutture di vendita, i PUC dovranno stabilire stabilire le superfici territoriali massime consentite in conformità alle leggi vigenti. Diverso il discorso per le grandi strutture di vendita (GSV), per le quali il PTCP individua i criteri generali rappresentati nelle tavole B3.2d e B3.2e. San Salvatore è posto lungo la direttrice della SS 372 Telesina, compatibile con la localizzazione di grandi strutture di vendita. Appartiene inoltre all’ambito di programmazione A. Tuttavia, tale area è considerata critica in quanto caratterizzata da: - Presenza ed elevata consistenza di siti di interesse storico-archeologico e ambientale; - Congestione ed elevato traffico sulla viabilità principale e secondaria dell’ambito; - Attraversamenti urbani delle direttrici di maggior traffico. In tali ambiti si dovranno istituire tavoli tecnici di coordinamento per la predisposizione di piani del commercio, secondo modalità e procedure che sono definite in sede di NTA del PTCP. Le GSV potranno essere localizzate esclusivamente lungo la viabilità classificata di rilevanza interregionale principale e secondaria, e di rilevanza interprovinciale. Inoltre, la localizzazione nei PUC di GSV è condizionata alla verifica dei seguenti parametri urbanistici: - accessibilità viaria con particolare riferimento alla rete stradale di scorrimento e di penetrazione, nonché al sistema dei parcheggi; - disponibilità di sistemi di trasporto pubblici; -disponibilità di altri sevizi terziari complementari e dei relativi standard;

37/83 - definizione del contesto e verifica di compatibilità con le altre funzioni ammesse o ammissibili. S14. Sistema delle aree produttive Obiettivi - assicurare una corretta e razionale organizzazione delle aree produttive, garantendo specifici criteri e parametri di localizzazione e funzionamento; - creare le condizioni economiche per lo sviluppo imprenditoriale e la crescita produttiva; - aumentare la competitività, la produttività, la coesione e la cooperazione sociale in aree strategiche del territorio, irrobustendo, anche attraverso l’innovazione tecnologica, le filiere produttive (specie in agricoltura e nello sviluppo rurale); - assicurare la sostenibilità ambientale dello sviluppo del sistema produttivo, anche utilizzando le migliori tecnologie disponibili e rispettando nel medio e lungo periodo la capacità di carico dell’ambiente; - creare una gerarchia tra aree di interesse provinciale a valenza intercomunale finalizzate ad attrarre nuove imprese, anche e soprattutto esogene, ed aree di interesse locale finalizzate all’ampliamento ed alla qualificazione degli apparati produttivi esistenti. Per quanto riguarda San Salvatore Telesino, va ricordata la presenza di un’area industriale situata sul versante nord – ovest del centro urbano e ricadente in prossimità della strada Satatale 372 “Telesina”. Inoltre, il comune è inserito dal PTCP tra i comuni da potenziare in funzione degli indirizzi produttivi locali (Tav. B3.2b) e l’indirizzo (da potenziare) per San Salvatore Telesino è quello (agricolo) riguardante la produzione di olio e vino. S15. Sistema Socio - Economico Obiettivi - accrescere la qualità della vita dei cittadini, la fiducia ed il benessere sociale; - migliorare e creare le condizioni di contesto (trasporti, sicurezza, ecc.) per lo sviluppo imprenditoriale, mediante interventi che assicurino la sostenibilità ambientale, promuovano la riduzione degli impatti, rispettino la capacità di carico dell'ambiente e del territorio; - promuovere la localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, ivi incluse quelle nel settore turistico, e l’emersione di imprese dall'area del sommerso. La provincia di Benevento, in collaborazione con i comuni e sulla base di programmi da essa proposti, promuove e coordina attività, nonché realizza opere di rilevante interesse sia nel settore economico, produttivo, turistico e commerciale, sia in quello sociale, culturale e sportivo. Negli ultimi anni infatti, si è dimostrata un’eccezionale vivacità e capacità progettuale che si è concretizzata in moltissimi programmi di diverso genere (PRUSST, PIT, POR agricoltura ecc.) in più settori dello sviluppo locale. Questa attività ha “disegnato”, infatti, delle chiare strategie di sviluppo locale che il PTCP assume e valuta nel rapporto con i possibili effetti territoriali e ambientali.

2.2.2 PARTE PROGRAMMATICA La Parte Programmatica si preoccupa di sviluppare le scelte strategiche precedentemente descritte attraverso un programma di interventi che avrà una durata di 5 anni. Sotto il profilo 38/83 dell’attuazione vera e propria, il PTCP dovrà formare specifici progetti con un particolare riguardo alle materie di competenza (viabilità, ambiente ecc.) che più significativamente incidono sull’assetto e sulle dinamiche del territorio. La Parte Programmatica del PTCP di Benevento è suddivisa in 3 Sistemi: • Sistema Ambientale; • Sistema insediativo e dei beni culturali paesaggistici; • Sistema delle infrastrutture e dei servizi. Per ogni Sistema individuato, la componente programmatica del PTCP delinea, quindi, gli interventi prioritari con i relativi fabbisogni finanziari di massima da sviluppare nei 5 anni successivi all’approvazione dello strumento. Di seguito vengono riportati gli interventi prioritari previsti per ogni sistema.

2.2.2.1 PROGETTI STRATEGICI PRIORITARI DEL SISTEMA Progetti strategici prioritari per “Aree naturali strategiche” (cfr. tav. B.1.4) per la completa definizione della Rete Ecologica Provinciale (REP) [Tav. C1 – Parte Programmatica] Ambientale – naturalistico: - Area naturale strategica del calore, 150 Mln - Area naturale strategica dell’ambito della leonessa, 15 Mln - Area naturale strategica del sabato – bosco di , 35 Mln - Diga di , 600 Mln Tutela e valorizzazione delle risorse energetiche: - Rete dei campi fotovoltaici, 350 Mln - Polo di eccellenza delle energie alternative “Tempio del Sole”, 100 Mln - Diga di Campolattaro, 600 Mln - Impianti di piccola e media potenza distribuiti in rete sul territorio in alternativa alle coltivazioni di tabacco – filiera corta, 20 Mln - Promozione ed incentivazione del “minieolico” e del”microeolico”, 20 Mln - Efficientamento degli edifici pubblici, 20 Mln - Sensibilizzazione e comunicazione sui temi energetici, 5 Mln

Progetti strategici prioritari del Sistema Insediativo e dei Beni Culturali e Paesaggistici: [Tav. C2 – Parte Programmatica] - Completamento e recupero delle aree archeologiche – monumentali di Beneventum, 25 Mln - Area archeologica di (), 65 Mln - Area archeologica di Saticula (Sant’Agata dei Goti), 65 Mln - Area archeologica di Telesia (San Salvatore Telesino), 15 Mln - Area archeologica dei Liguri Bebiani (), 7 Mln - Area archeologica di Castelmagno (San Bartolomeo in G.), 5 Mln - Regio Tratturo, 30 Mln

Progetti strategici prioritari del Sistema delle Infrastrutture e dei Servizi: [Tav. C3 – Parte Programmatica] 39/83 Infrastrutture Viarie - Adeguamento a quattro corsie della SS372 “Telesina”, 1000 Mln - Completamento della SS212 “Fortorina”, 1000 Mln - Adeguamento della SS7 “Appia”, 50 Mln - Completamento della SSV115 “Fondovalle Isclero”, 8 Mln - Completamento della SSV152 “Fondovalle Vitulanese”, fino a Montesarchio, 150 Mln - Bretella di collegamento tra la SS212 e le SS87 e SS88, prevista dal PTR, sul tracciato della SP103, 20 Mln - Completamento della bretella di collegamento Benevento – Campobasso e Benevento – Caianello, 20 Mln - Realizzazione della “Telese – Pietraroja – Bocca della Selva”, 8 Mln - Completamento della SSV “F.V. Tammaro – S. Croce del Sannio – ”, tratto intermedio di collegamento Castelpagano – S. Croce del Sannio, 100 Mln Infrastrutture Ferroviarie - Potenziamento linea trasversale, lungo l’asse ovest- est della provincia, della linea che collega Roma – Caserta con la puglia (75 Km circa), destinata al progetto di “alta capacità ferroviaria Napoli – Bari” nell’ambito delle opere relative alla realizzazione del “Corridoio 8”, 300 Mln - Adeguamento tecnologico ed ammodernamento della linea ferroviaria lungo la valle Caudina, da Benevento a Napoli per circa 30 km, per la realizzazione della linea MetroCampania Nord – Est “Cancello – Benevento”, 200 Mln - Potenziamento delle stazioni principali di Benevento e Pietralcina, 50 Mln - Realizzazione dei “Nodi di interscambio gomma - ferro” di , , Campolattaro e Telese Terme, 30 Mln Infrastrutture e Servizi - Diffusione della “Banda Larga” (Rete di accesso), 30 Mln - Ufficio di Piano della Provincia, 0,3/anno Mln - Scuola Internazionale di diagnostica ambientale, telerilevamento e alta formazione di educazione ambientale, 10 Mln - Centro Sportivo BIOS, 35 Mln - Aviosuperficie ed eliporto da realizzarsi sul territorio di Pesco Sannita e Pietralcina per l’aviazione generale, il turismo e la Protezione Civile e la rete di elisuperfici, 55 Mln - Completamento del “Metadistretto ICT – centro multifunzionale d’eccellenza”,25 Mln - Progetto Scientifico del “Mediterranean Istitute of Biotecnology (MIB), 80 Mln Edilizia Scolastica - Nuovo polo scolastico per la valle Telesina attraverso un “edificio segnale”, 10 Mln - Realizzazione di laboratori mobili, 8 Mln

Interventi ricadenti nel primo quinquennio del PTCP che possono interessare direttamente o indirettamente il Comune di San Salvatore Telesino: • Area naturale strategica del calore, 150 Mln • Area archeologica di Telesia (San Salvatore Telesino), 15 Mln

40/83 • Adeguamento a quattro corsie della SS372 “Telesina”, 1000 Mln • Completamento della SSV115 “Fondovalle Isclero”, 8 Mln • Realizzazione della “Telese – Pietraroja – Bocca della Selva”, 8 Mln • Realizzazione dei “Nodi di interscambio gomma - ferro” di Apice, Pesco Sannita, Campolattaro e Telese Terme, 30 Mln. • Diffusione della “Banda Larga” (Rete di accesso), 30 Mln • Nuovo polo scolastico per la valle Telesina attraverso un “edificio segnale”, 10 Mln

IL PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO Il Comune di San Salvatore Telesino rientra nell’ambito di competenza della Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, UOM Volturno e Liri Garigliano, ex AdB naz. Liri-Garigliano e Volturno, sotto l’egida della quale fu redatto ed adottato il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (approvato D.P.C.M. del 12/12/2006). Rischio Frana. Il PSAI - RF, definisce le seguenti 6 classi di rischio: - RPa - Area nella quale il livello di rischio, potenzialmente alto, può essere definito solo a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio; - R4 - Area a rischio molto elevato nella quale per il livello di rischio presente sono possibili la perdita di vite umane, e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio economiche; - R3 - Area a rischio elevato nella quale per il livello di rischio presente, sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale; - R2 - Area a rischio medio nella quale per il livello di rischio presente sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche; - R1 - Area a rischio moderato nella quale per il livello di rischio presente per le quali i danni sociali, economici ed il patrimonio ambientale sono marginali; - RPb - Area nella quale l’esclusione di un qualsiasi livello di rischio, potenzialmente basso, è subordinata allo svolgimento di indagini e studi a scala di maggior dettaglio. Le sei classi di rischio cosi individuate sono perimetrate nella “Carta degli scenari di rischio”, unitamente alle aree non urbanizzate, definite di attenzione, secondo la seguente classifica: - APa - Area di attenzione potenzialmente alta, non urbanizzata, nella quale il livello di attenzione, potenzialmente alto, può essere definito solo a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio; - A4 - Area di alta attenzione, non urbanizzata, potenzialmente interessata da fenomeni di innesco, transito ed invasione di frana a massima intensità attesa alta;

41/83 - A3 - Area di medio - alta attenzione, non urbanizzata, ricadente all’interno di una frana attiva a massima intensità attesa media o di una frana quiescente della medesima intensità in un’area classificata ad alto grado di sismicità; - A2 - Area di media attenzione, non urbanizzata, ricadente all’interno di una frana quiescente, a massima intensità attesa media; - A1 - Area di moderata attenzione, non urbanizzata, ricadente all’interno di una frana a massima intensità attesa bassa; - APb - Area di attenzione potenzialmente bassa, nella quale l’esclusione di un qualsiasi livello di attenzione, potenzialmente basso, è subordinata allo svolgimento di indagini e studi a scala di maggior dettaglio. - C1- Aree di possibile ampliamento dei fenomeni franosi cartografati all’interno, ovvero di fenomeni di primo distacco. - C2 - Aree di versante in cui non è stato riconosciuto un livello di rischio o di attenzione significativo. - AI - Aree inondabili da fenomeni di sovralluvionamento individuati sulla base di modelli idraulici semplificati o studi preliminari, il cui livello di rischio o di attenzione deve essere definito a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio. Il territorio comunale di San Salvatore Telesino è interessato da quattro livelli di rischio: APa: localizzate a Nord del centro urbano (Via Fontana) e ad Est, principalmente sulle pendici del Monticello. RPa: interessa soprattutto la zona nord del centro abitato e in particolare l’area che si sviluppa nei pressi di Via Fontana e di Piazza Nazionale. C1: impegna tutto il versante sud-ovest del monte Acero e degli altri rilievi (Monticello e La Rocca). Si rileva che in un recente aggiornamento del 2017, disponibile in formato shp, alcune aree sono state riclassificate in aree A4. Tuttavia, tale modifica non si riscontra sulla cartografia. C2: identificata lungo il versante sud-ovet di Montepugliano

Rischio Idraulico A San Salvatore Telesino non risultano aree a rischio idraulico.

Rischio Alluvioni A San Salvatore Telesino non sono state individuate aree soggette a rischio alluvione.

42/83 IL SISTEMA TERRITORIALE OGGETTO DEL PUC

INFORMAZIONI SINTETICHE

Comune SAN SALVATORE TELESINO Provincia Benevento Coordinate geografiche 41° 14’ 13,20’’ N (Municipio) 14° 30’ 0,00’’ E Superficie 18,31 Km2 Abitanti (31/12/2018) 4.056 Densità abitativa (31/12/2018) 221,50 ab/Km2 Famiglie (al 31/12/2018) 1.697 min. 49 m s.l.m. - max. 707 m s.l.m. Altimetria Municipio: 95 m s.l.m. Morfologia Territorio pianeggiante e collinare Telese Terme, Castelvenere, Puglianello, Amorosi, Comuni confinanti Faicchio, San Lorenzello Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Autorità di Bacino Meridionale I.G.M. 1:50.000 (serie 50 e 50L) Foglio n. 418 (Piedimonte Matese) I.G.M 1:25.000 (serie 25v) Tavoletta n.173IV – NO (Cerreto Sannita); n. 173IV – SO (Telese) Cartografia di riferimento I.G.M. 1:25.000 (serie 25) Sezioni n. 418III (Alvignano); 418II (Guardia Sanframondi) C.T.R. 1:5.000 Elementi n. 418102 ; 418113 ; 418141 ; 418142 ; 418153; 418154

INQUADRAMENTO TERRITORIALE GENERALE Il Comune di San Salvatore Telesino si colloca nella omonima valle, nel “settore ovest” della provincia di Benevento. in prossimità dei monti Pugliano, Acero, Selva Palladino e del San Manno, su di un altopiano delimitato a nord dal Titerno, a sud dal Calore e ad est dal Volturno. Di estensione limitata (occupa una superficie di poco più di 18 Kmq), comprende una fascia nord est di territorio collinare/montano con i quattro rilievi di Monte Pugliano, Monte Acero, La Rocca, Monticello, la collina della ed un’ampia pianura destinata per lo più a culture orticole ed a vigneto. 43/83

Fig. 1 - San Salvatore Telesino nella Regione

Confina con i comuni, di Telese Terme (7.711 abitanti al 2018, centro egemone della Valle), Castelvenere (2.661 ab.), Puglianello (1.332 ab.), Amorosi (2.727 ab.), Faicchio (3.594 ab.), San Lorenzello (2.191 ab.). San Salvatore Telesino non è servita direttamente dalle autostrade (l’ingresso alla A1.Roma- Napoli - casello Caianello dista circa 40 Km, mentre quello con il casello Benevento della A16, Napoli – Bari, circa 48 Km), ma è attraversata da due grandi assi a scorrimento veloce. Il primo, la Strada Statale 372 Telesina, collega Benevento con Caianello (tale asse nei fatti rappresenta il By-Pass stradale tra Lazio/Campania e Puglia) e la Fondovalle Isclero che, in via di completamento, mette in comunicazione la valle telesina con quella di Maddaloni ed il comprensorio casertano. Il comune, quindi, è dotato di un’ottima accessibilità comprensoriale, regionale ed interregionale. La stazione ferroviaria più vicina è quella di livello regionale di Telese Cerreto, con servizio piuttosto limitato per lo più di metropolitana regionale per Benevento, Caserta e Napoli. La stazione AV più vicina è quella di Napoli-Afragola, circa 45 Km, mentre l’aeroporto civile di riferimento è quello di Napoli Capodichino, distante circa 55 Km.

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Fig. 2 - San Salvatore Telesino nel Comprensorio

CENNI STORICI13 Il primo nucleo del paese, si formò nei pressi dell’antica città romana di Telesia (sorta probabilmente su di un preesistente insediamento Sannita), intorno all’abbazia benedettina del Santissimo Salvatore. La prima citazione del toponimo Telesia si deve a Livio, che narra della seconda guerra punica. Nel V secolo d.C., divenne sede vescovile e con la dominazione longobarda divenne centro di un castaldato. In seguito a due terremoti ed alle continue incursioni saracene, Telesia fu abbandonata alla fine del IX secolo, per riprendere la forma di “casale” tra il X e l’XI secolo a ridosso della collina della Rocca. Collina sulla quale era posto un altro feudo, che fu donato nel 1135 da Ruggiero II il Normanno all’Abbazia, sulla quale i Sanframondo, attesa la posizione strategica tra monte Acero e monte Pugliano, costruirono un castello detto per l’appunti “La Rocca” che sarà abbandonato nel XVIII secolo. La prima notizia certa dell’esistenza dell’abbazia risale al 1075, quando il suo abate, Leopoldo, sottoscrisse una bolla di Milone, arcivescovo di Benevento. Ulteriori testimonianze circa l’esistenza del casale risalgono ai registri della Cancelleria angioina del 1295 e del 1306, dai quali risulta la proprietà di nove casali (tra i quali quello di San Salvatore) in capo al Monastero.

13 Bibliografia del presente paragrafo: La Campania paese per paese – Direttore Editoriale Italo Salvan - Casa editrice Bonechi (1998) 45/83 Nel corso dei secoli il feudo e l’Abbazia, sempre più in declino, cambiò spesso proprietà ed ancora un terremoto, quello del 1806, determinò l’abbandono della struttura. Dopo l’Unità d’Italia, nel 1862, all’originario nome del paese fu aggiunto l’appellativo di Telesino, per distinguerlo da altri paesi omonimi. Al censimento del 1861 San Salvatore contava circa 2200 abitanti.

DATI CLIMATICI Il comune di San Salvatore Telesino è caratterizzato da un clima piuttosto mite: nella figura che segue sono riportati i valori dei principali indicatori metereologici per ogni mese dell’anno, mediati sugli ultimi 30 anni. Le temperature medie minime mensili non scendono al di sotto di 5 gradi (con picchi minii al di sotto dei 0°), e le temperature massime sono di poco al di sopra dei 30 gradi nei mesi di luglio ed agosto (con picchi medi sui 38°).

Fig. 3. Dati climatici: medie mensili riferite agli ultimi 30 anni. Fonte: www.meteoblue.com

I mesi più piovosi vanno da novembre ad aprile, con “punte” nei mesi di novembre e dicembre. La direzione dei venti prevalenti è dai quadranti Sud- Sud-Ovest (mesi primaverili ed autunnali) e Nord-Nord-Est (tardo autunno/inizio inverno).

USO AGRICOLO DEL SUOLO Il rilievo e le indagini circa l’uso del suolo, in particolare sotto il profilo dell’attività agricola, è stato condotto dall’agronomo Dott. Michele Pacelli, all’uopo incaricato dal Comune di San Salvatore Telesino. 46/83 Si riporta una sintesi e/o ampi stralci tratti dalla relazione redatta dal citato professionista. Ordinamenti produttivi Le destinazioni colturali in atto, sono state classificate secondo le definizioni ed i criteri stabiliti dalla Direzione Generale del Catasto: 1. Seminativo: “terreno lavorato con l’aratro o con la vanga o con la zappa, senza distinzione di posizione , la cui coltivazione è avvicendata , o suscettibile di esserlo, a cereali o anche legumi , a tuberi , a piante tessili, foraggere industriali”. 2. Seminativo arborato: “seminativo come al punto precedente in cui esistono viti o alberi allineati o sparsi, il cui prodotto costituisce un fattore notevole del reddito del fondo”. 3. Frutteto: “terreno coltivato a piante da frutto, esclusivamente o principalmente, attribuendosi agli altri prodotti un’importanza secondaria”. 4. Frutteto misto: “come sopra, ma non specializzato e con la presenza nell’unità di superficie di specie diverse; è incluso anche il vigneto quando non specializzato”. 5. Oliveto: “terreno coltivato ad olivi, esclusivamente o principalmente, attribuendosi agli altri prodotti una importanza secondaria”. 6. Bosco: “terreno occupato da alberi di alto fusto di ogni genere sia che si taglino ad intervalli generalmente non maggiori di 15 anni, sia di ceppaia, sia di piante a capitozza”. 7. Incolto produttivo: “qualsiasi terreno non compreso nei precedenti che senza l’intervento umano, dia un prodotto valutabile anche se minimo”. 8. Orto: “terreno coltivato ad ortaggi per scopo commerciale. 9. Orto irriguo: “terreno come sopra, che gode di una regolare irrigazione”.

Nel caso di San Salvatore Telesino, la superficie è stata ripartita nelle seguenti categorie, per le quali sono stati rilevati i seguenti dati:

ID DESCRIZIONE SUPERFICIE (ha) % CUA Zone compromesse all’uso agricolo 385,85 21,10 CMI Zone a coltivazioni miste (frutteti misti) 25,51 1,40 SSA Zone a seminativi e seminativi arborati 204,09 11,16 VIG Zone a vigneto specializzato 212,62 11,63 OLS Zone a oliveto specializzato 266,89 14,60 BOS Bosco 511,45 27,97 ORT Orti a produzione ciclica intensiva e orti aziendali 221,84 12,13 TOTALE 1.828,25 100

Si rileva, che non esiste una sola coltivazione prevalente (come nella maggior parte degli altri comuni del comprensorio) ma tre principali destinazioni agricole: il vigneto (circa il 12% della superficie comunale), l’oliveto (circa il 15%) e l’orto (circa il 12%). Si possono dare ulteriori indicazioni sulla natura produttiva delle superfici. Per quanto concerne i vigneti, si tratta prevalentemente di appezzamenti facenti parte di centri aziendali siti nei comuni limitrofi, mentre solo marginale è la produzione che fa capo a quelle site in San Salvatore Telesino. L’oliveto, alla stregua di quanto accade nel resto del comprensorio, è in generale integrativo del reddito e della composizione aziendale. 47/83 Discorso diverso riguarda l’orto, sia esso prettamente familiare che di tipo aziendale: si tratta infatti di una produzione tipica locale, commercializzata sia direttamente in azienda sia indirizzata ai mercati locali limitrofi. Un’ulteriore ripartizione identifica più in dettaglio le tipologie di superfici, in particolare quelle non agricole.

Tipologia Ha Tipologia Ha Urbanizzato 239,4 Boschi a galleria 15,9

Acque e canali 3,8 Boschi latifoglie 483,1 Atrezzature sportive 3,5 Parco 7,3 Cave 6,5 Pineta 16,4 Depuratore 0,2 Seminativi arborati 204,1 Discarica 0,6 Frutteti 25,5

Vasche 1,0 Oliveti 266,9 Cespuglieti degradati scarpate e strade 48,5 Vigneti 212,6 Rocce affioranti 10,8 Serre 3,0 Incolti 60,4 Orti 218,6

TOTALE 1.828,1

L’agricoltura a San Salvatore e quella nel comprensorio In un’area quale quella telesina, nella quale sono presenti importanti realtà sotto il profilo della produzione agricola, è utile fornire anche qualche indicatore che caratterizzi l’attività di San Salvatore rispetto a quella del comprensorio (individuati in prima istanza nei Comuni di Cerreto Sannita, Guardia Sanframondi, Castelvenere, San Lorenzello, Faicchio, Cusano Mutri, che presentano strutture economico-agrarie quali orientamenti produttivi, tipo di conduzione agraria, commercializzazione dei prodotti, etc. per molti aspetti simili a quelli di San Salvatore) e della provincia. L’analisi è condotta attraverso la costruzione dei seguenti parametri, i cui dati grezzi sono reperibili presso le amministrazioni locali o censiti dall’ISTAT:

Pa: Polverizzazione aziendale R: Grado di Ruralità dell’economia Sav: Superficie Agricola Utilizzata a Vigneto S: Uso Agricolo del territorio

L’indice di Polverizzazione Aziendale (Pa) è calcolato rapportando il numero di aziende di minore ampiezza al numero totale delle aziende del comune preso in esame e con gli stessi parametri comprensoriali, rapportati prima tra loro. L’indice di Superficie Agricola Utilizzata a vigneto (SaV) viene calcolato rapportando il numero di aziende vitate al totale del numero di aziende prese in considerazione ed ancora rapportando i medesimi parametri comprensoriali resi omogenei.

48/83 L’indice del grado di Ruralità dell’economia (R) viene calcolato rapportando il valore della popolazione attiva in agricoltura al valore totale della popolazione del comune preso in esame e ancora rapportando il dato agli stessi parametri comprensoriali resi omogenei. L’indice dell’Uso agricolo del territorio (S) viene calcolato rapportando il valore di superficie agricola utilizzabile del comune al valore della superficie territoriale dello stesso, confrontando il dato con i medesimi parametri comprensoriali rapportati prima di loro. Gli indici ricavati sono:

COMUNE Pa Sav R S Castelvenere 1,237931 3,837544 0,98081 1,222327

Cerreto Sannita 0,695129 0,303909 0,86056 1,273669 Cusano Mutri 0,686689 0,077554 1,21741 0,598098

Faicchio 0,611869 0,294051 1,48274 1,096863

Guardia Sanframondi 1,293824 4,355536 1,16639 1,488106 San Lorenzello 1,148058 1,156248 0,55617 0,834288

San Salvatore Telesino 1,260740 1,035723 0,48507 0,938657

L’indice di polverizzazione aziendale (Pa) relativo a San Salvatore T. si colloca in una posizione medio alta (ed al di sopra della media provinciale). Si tratta di un fattore limitante soprattutto in momenti in cui la razionalizzazione delle risorse e la riduzione dei costi è di vitale importanza per la sopravvivenza delle aziende agricole; il lieve contenimento e l’inversione di tendenza per alcuni comuni del comprensorio è un dato su cui poter fare affidamento per il futuro. Per quanto concerne l’indice Sav, si conferma che la viticoltura non è la prerogativa dell’economia comunale mentre lo è per molti altri comuni del comprensorio telesino, basti pensare a Solopaca, Castelvenere, Guardia Sanframondi che presentano una peculiarità spiccata di tale settore. L’indice del grado di ruralità R colloca San Salvatore all’ultimo posto nel comprensorio (ed anche al di sotto del dato medio provinciale). Il dato rivelerebbe condizione di estrema marginalità del comparto agricolo nella economia complessiva comunale. In realtà la situazione è molto più complessa e deve essere inserita nel quadro più generale dell’agricoltura provinciale che comunque vede dimensioni aziendali ridotte che coinvolgono tuttavia interi nuclei familiari. Infine, l’indice S (Uso Agricolo del Territorio) mostra un rapporto favorevole tra superficie agricola utilizzata e superficie aziendale totale, che conferma la estesa utilizzazione agricola del territorio. Il quadro che emerge è quello di un settore con caratteristiche di una agricoltura, come quella comprensoriale d’altronde, che è stata sconvolta da processi di ristrutturazione molto incidenti con produttività del lavoro agricolo molto bassa. Proposta di criteri per la scelta delle aree da salvaguardare all’uso agricolo All’interno della relazione sull’uso del suolo sono proposti alcuni criteri per individuare con una graduazione le aree da salvaguardare, in ordine di importanza (aree più fertili, le più vocate agli ordinamenti praticati, quelle che hanno richiesto il maggior impiego di capitali fissi negli impianti colturali, ecc.): - BV: terreni destinati a colture legnose specializzate su terreni vocati, con investimenti fondiari considerevoli; suoli agrari a spiccata vocazione agricola; terreni in condizioni ideali 49/83 per esposizione e giacitura in relazione alle coltivazioni praticate, orti a produzione ciclica intensiva (prima stima per San Salvatore: 222 ha) - BI: terreni pianeggianti con potenzialità irrigue, ma soprattutto in collina con colture intensive anche non irrigue; oliveti specializzati; vigneti specializzati in strutture aziendali complesse (479 ha); - BM: seminativi semplici od arborati su terreni vocati; frutteti misti; vigneti misti; terreni di interesse agricolo medio, non particolarmente vocati per produzioni di pregio sia per posizione che per costituzione (26 ha); - BS: seminativi semplici su terreni poveri eventualmente con arboratura sparsa; terreni non sufficientemente collegati da viabilità rurale, con accessi sufficienti per le pratiche agronomiche ma carenti per gli altri collegamenti (204 ha) - BD: aree già distrutte per l’uso agricolo da processi di urbanizzazione quali le aree immediatamente a ridosso dei centri abitati, residui di terreni parzialmente urbanizzati o interessati da infrastrutture stradali o extragricole in generale, zone con organicità aziendale compromessa o tale da rendere poco remunerativo l’impiego di fattori produttivi (306 ha). Completano il rilevo le superfici boschive, pari a circa 511 ha

INQUADRAMENTO GEOLOGICO E SISMICO Il rilievo e le indagini circa l’inquadramento geologico e la zonazione in prospettiva sismica di cui al presente paragrafo sono stati condotti dal geologo Dott. Amedeo Uccellini, all’uopo incaricato dal Comune di San Salvatore Telesino. Si riportano di seguito ampi stralci e/o una sintesi, tratti dalla relazione redatta dal sopra richiamato professionista, alla quale si rimanda per ulteriori approfondimenti.

3.6.1 OROGRAFIA Il territorio comunale è suddivisibile, dal punto di vista altimetrico convenzionale, in due parti: una collinare, molto limitata, dislocata tra le quote dei 200,00 e dei 700,00 metri s.l.m., l’altra pianeggiante, compresa tra le quote dei 50,0 e dei 200.00 metri s.l.m. Dal punto di vista morfologico - pedologico, invece, si ritiene di dover estendere il concetto di territorio collinare a tutte quelle aree che presentano caratteristiche formali e pedologiche di collina. Pertanto, M. Pugliano, La Rocca, Colle Rosso, Monticello, e parte di Selva Palladino, che presentano quote raramente superiori ai 200 m s.l.m., sono da ritenersi aree collinari. Pertanto, l’intero territorio comunale può dirsi per il 65% circa pianeggiante e per la parte restante collinare

3.6.2 IDROGRAFIA I corsi d’acqua, fatta eccezione per il Rio Grassano, hanno andamento prevalentemente meridiano e presentano carattere torrentizio cioè portano pochissima acqua solamente durante i periodi di maggiore piovosità. Essi solcano, nella parte settentrionale del territorio, modeste gole incise nella roccia madre, mentre nella parte meridionale (località Pezza del Lago) finiscono col perdere quasi completamente il loro alveo tra i sedimi da essi stessi trasportati. Le suddette incisioni hanno, nella parte medio alta, un profilo longitudinale poco acclive con pendenze oscillanti tra il 10 – 20%; in funzione dei terreni attraversati, presentano un potere

50/83 erosivo e di trasporto medio-basso e limitato alle stagioni di massima piovosità. La ramificazione è generalmente di secondo ordine, raramente di terzo.

3.6.3 SERIE STRATIGRAFICA L’area in studio, costituisce un lembo Sud - Orientale dell’unità lito-stratigrafica del Matese che, a sua volta, risulta essere parte della piattaforma carbonatica Abruzzese - Campana; in essa affiorano solamente alcune delle formazioni geologiche della suddetta piattaforma comprese tra il Giurassico Sup. sino all’ Olocene. Il territorio risulta costituito dai seguenti litotipi o gruppi litologici:  sedimenti dolomitici e/o calcarei La serie si rinviene con litotipi di età compresa tra il Giurassico Sup. e il Cretacico Medio; essa costituisce, quasi per intero, la parte collinare, si estende in continuità di affioramento da Nord (Monte Acero) a Sud - Est (Montepugliano). In dettaglio, le formazioni di questo gruppo sono così classificate: - calcari detritici e pseudoolitici - calcari  sedimenti calcarei - marnosi e arenacei – argillosi; In questo gruppo sono inclusi sedimenti marini, prevalentemente arenacei ed argillosi, con episodi calcarei e calcarei - marnosi, intercalati con marne ed inglobanti erratici calcarei. Affiora in piccoli lembi e viene attribuito al Miocene - Pliocene. La massima potenza è di qualche centinaio di metri; l’immersione e l’inclinazione degli strati sono estremamente variabili, data la plasticità e la caoticità del complesso. Le formazioni di questo gruppo sono così classificate: - calcareniti e calciruditi - sabbioni ed arenarie - brecce, calcareniti ed arenarie quarzose, associate nella parte basale e talora sommitale a marne policrome scagliettate e ad argilla varicolori;  sedimenti clastici antichi; Sono stati inseriti in questo gruppo due formazioni di sedimenti quarternari (Pleistocene Inf. e Medio Sup.), costituite da sedimenti clastici di origine continentali. I più antichi affiorano in destra orografica della parte alta del Vallone Truono, i più recenti fasciano tutta la parte occidentale del territorio comunale, sottoforma di terrazzi alluvionali, caratterizzati da lievissima pendenza verso le maggiori aste fluviali (Volturno e Calore), interrotta da modeste ondulazioni determinate dalle azioni di modellamento selettivo da parte degli agenti esogeni quaternari. Fanno parte di questo gruppo le formazioni: - depositi fluviali-lacustri antichi - sedimenti alluvionali sabbio-ghiaiosi  sedimenti di deposito chimico; Fanno parte di questo gruppo le formazioni: - travertini stromatolitici fitotermali  sedimenti piroclastici; Si tratta del tufo grigio campano, petrografiamente conosciuto come ignimbrite trachifonolitica, attribuibile al Pleistocene Superiore (20.000 – 35.000 anni). 51/83 La formazione è stata rilevata in continuità di affioramento dal centro abitato di S. Salvatore T, a Cese San Manno, a Fontana Granata, a S. Vincenzo, a Telese Vetere, alla Taverna Vecchia e risulta più o meno incisa dai torrenti Scocchera, Pezzaraca e dal Vallone Truono e Portella.  brecce detritiche - depositi detritici e di conoide del pleistocene sup., provenienti dai calcari delle formazioni sovrastanti che, vuoi per fenomeni tettonici mio-pleistocenici, vuoi per gli agenti esogeni quaternari, hanno subito una intensa fatturazione.  sedimenti clastici recenti ed attuali. Sono stati inseriti in questo gruppo tutti i depositi quaternari recenti (Pleisto- cene sup. Olocene) costituiti da sedimenti clastici continentali. Fanno parte di questo gruppo le seguenti formazioni e sottoformazioni: - Sedimenti alluvionali recenti ed attuali - Depositi alluvionali recenti - Terreni detritici in matrice prevelentemente ter-rosa - Terreni detritici in matrice prevelentemente piro-clastica - Terreni di riporto

3.6.4 TETTOGENESI E STORIA SISMICA Lo studio tettogenetico e sismico del territorio comunale, ha consentito di pervenire alla distribuzione areale ed alla corrispondente gravità degli effetti al suolo relativi ai futuri eventi sismici. A valle di un’articolata analisi che ha indagato (cfr. relazione geologica, cap.4): l’evoluzione tettogenetica, le testimonianze tettono-strutturali, il confronto litostratimentrico, gli accadimenti nel quaternario, la ricerca storica dei sismi nel Sannio, le strutture sismogenetiche, si possono trarre le seguenti considerazioni. Anche se nel sottosuolo del territorio in studio non sembra siano individuabili strutture sismogenetiche principali attive, tuttavia esso è certamente interessato da almeno una struttura sismogenetica secondaria (vedi figura n.4) che lo collega, mediante un reticolo di giunti trasduttori, alla fascia 1. Questa, pertanto, ha la funzione di trasmettere (raramente smorzare) le onde sismiche dai terreni ipocentrali a quelli contermini. Tale struttura, ad andamento Est - Ovest, (vedi fig. n. 4) sarebbe localizzata in superficie lungo la direzione che idealmente collega il tratto finale dell’asse valli- vo del Basso Calore col tratto iniziale dell’asse vallivo del Medio Volturno. Essa, pertanto, può trasmettere, con forte intensità, solamente i terremoti ad elevata magnitudo che hanno l’epicentro distante non più di 25-30 km. Tali ipotesi, se confermate da studi e ricerche approfondite e a ciò appositamente finalizzati, pur non potendo escludere il coinvolgimento del territorio di S. Salvatore Telesino in sismi di intensità superiore al VII grado originati nel Sannio o in Irpinia, scongiurerebbero il pericolo del verificarsi di violenti terremoti con epicentro locale.

52/83 Fig. 4: stralcio fig. 3 tratto dal cap. 4° relazione geologica allegata al preliminare di PUC

3.6.5 MORFOLOGIA Le forme del rilievo del territorio comunale determinate dalle attività incessanti degli agenti endogeni (neotettonica, vulcanesimo, processi diagenetici) e di quelli esogeni (carsismo, processi fluviali, eolici, atmosferici e gravitativi) consentono di individuare unità geomorfologiche con analoghe potenzialità e limitazioni d’uso. Dall’analisi delle strutture tettogenetiche, individuate sia mediante il rilevamento geologico di superficie che con lo studio e l’interpretazione aero-fotogeologica delle foto aeree, risulta che il territorio comunale di San Salvatore è suddivisibile in tre unità geomorfologiche distinte. Ciascuna di queste unità è costituita da aree con caratteristiche litologiche, strutturali e morfologiche analoghe:  A - Aree collinari Comprende tutte le aree che presentano una morfologia tipicamente collinare. Pertanto, i limiti convenzionali (200 – 700 m.s.l.m.) sono stati alquanto alterati a vantaggio di un migliore inquadramento geomorfologico del territorio. Fanno parte di essa: Monte Acero, Monticello, La Rocca, Colle Rosso, Montepugliano, Selva Palladino.  B - Aree pseudo – collinari Comprende tutte le aree che presentano una morfologia terrazzata e/o ondulata o peneplanata tipica di bassa collina anche se, dal punto di vista altimetrico, esse sarebbero attribuibili all’unità “C” di cui al paragrafo seguente. Fanno parte di esse gran parte delle località C/da Banca, C/da Selva Palladino, C/da Selva di sopra, C/da Vigne Vecchie, C/da Selva di sotto, costituiti tutti da formazioni calacarenitiche e argilloso – marnoso – arenacee.  C - Aree pianeggianti e subpianeggianti. Comprende tutte quelle aree che contornano l’unità “B” e che si spingono fin sulle sponde del torrente pezzaraca e torrente portella. Dette aree occupano 1/3 circa dell’intero territorio comunale e sono costituite prevalentemente da materiali alluvionali e piroclastici che, non avendo subito vicissitudini orogenetiche e tettogenetiche, presentano una morfologia dolce e/o peneplanata. Ne fanno parte le aree con substrato: - piroclastico e piroclastico rimaneggiato (Centro Storico, Telese Vetere, Vagnara, Fontana Vecchia, Cese San Manno, Pugliano).

53/83 - alluvionale sono C/da Selva di sotto, C/da Poeta, C/da Varco, C/da Vomero.

3.6.6 STABILITÀ L’analisi del territorio comunale, dal punto di vista morfologico, morfotettonico, clivometrico ed idrogeologico, integrata, interpretata e verificata mediante indagini geognostiche, geosismiche e geotecniche in sito e di laboratorio, ha consentito di suddividere il territorio in studio in tre gruppi di aree con grado di stabilità diverso, contraddistinti con i titoli di: - Zone instabili (z.i.) - Zone potenzialmente instabili (z.p.i.) - Zone stabili (z.s.). Le situazioni geomorfologiche afferenti alla stabilità dei siti, di sguito esplicitate e sintetizzate, sono state rappresentate e cartografate sulla “Carta della Stabilità” (all. “C” alla relazione geologica. Ciascun gruppo poi, pur essendo costituito da sedimi assoggettati allo stesso grado di stabilità, è stato ulteriormente suddiviso in sottogruppi diversi sia per la litologia prevalente sia per la specificità idro-geo morfologiche che hanno concorso a formulare quel giudizio di stabilità o di instabilità.

 Zone instabili (z.i.) Sono incluse in questa categoria aree al cui giudizio di instabilità si è pervenuti attraverso l’analisi di situazioni idro-geo-lito-morfologiche e stratigrafiche differenziate. Pertanto, esse vengono così contraddistinte: Z.l.a. - Aree pseudo-collinari con fenomeni di dissesto endemici, attivi o quiescenti, in sedimenti in facies di Flysch, caratterizzate da pendii non sempre molto acclivi ma costituiti da materiali argilloso - arenaceo - marnoso - calcarenitici fortemente caoticizzati, più raramente da materiale detritico poligenico in matrice terroso-piroclastica, con substrato calcareo e/o argilloso-arenaceo, in vicinanza dei rilievi calcarei (parte di Selva di sopra, Selva Palladino, Vigne Vecchie). L’instabilità è stata determinata in base alle sfavorevoli caratteristiche idro-geomorfologiche, geoformazionali e geotecniche. In effetti, le variazioni tessiturali tipiche delle formazioni flyschoidi con copertura detritica favoriscono l’infiltrazione di acqua meteorica la quale rende plastiche le argille marnose che, già in presenza di lievi pendenze, si mobilitano dando luogo a fenomeni franosi. Laddove, invece, si tratta di coperture detritico - piroclastiche, l’alternanza di livelli stratoidi con pendenza conforme al pendio, di detrito eterometrico sciolto con piroclastiti rimaneggiate, può determinare, in occasione di intense precipitazioni meteoriche, la mobilitazione per colamento di vaste placche di versanti, tanto più se il substrato roccioso ha pendenze superiori al 30%. Z.l.c. - Aree collinari con fenomeni di crollo costituite da formazioni calcaree e calcareo- dolomitiche tettonizzate, con pendii molto acclivi (Monte Acero, parte di Selva di sotto, Monticello, La Rocca e Montepugliano). Il giudizio di instabilità è stato formulato sia in base alla pendenza accentuata che alla tettonizzazione spinta dei litotipi calcarei i quali, subendo l’azione degli agenti della dinamica esogena (escursioni termiche, gelo, dissoluzione dei carbonati ad opera delle acque meteoriche

54/83 acide, azione della vegetazione), si disgregano sempre più e quindi perdono l’assetto stabile e di equilibrio dando luogo a fenomeni di crollo. Z.l.i. - Aree inondabili pianeggianti costituenti fasce di rispetto lungo i corsi d’acqua, formate da sedimi di origine alluvionale recente e/o da terreni acquitrinosi e/o soggetti a inondazioni. Ne furono parte oltre che le suddette fasce di accompagno delle aste torrentizie anche gran parte del “Parco Rio Grassano” e la vicina località “Pezza del Lago”. Il giudizio di instabilità è stato formulato sia in funzione della capacità erosiva, di trasporto o di accumulo sia in funzione del reale pericolo di alluvionamento delle aree mal regimate, poco elevate sul pelo fluente e prospicienti i corsi stessi. Molto spesso nel sottosuolo di tali aree, costituite da sedimi eterogenei e con tessitura differenziata, la presenza o passaggio di acqua favorisce l’instaurarsi di particolari fenomeni di instabilità quali la liquefazione e/o la subsidenza la cui ubicazione e delimitazione pone seri problemi di ricerca e di accertamento

 Zone potenzialmente instabili (z.p.i.) Sono incluse in questa categoria aree al cui giudizio di instabilità potenziale si è pervenuti mediante un’analisi di situazioni idro-geo-lito- morfologiche e geotecniche precipue di terreni di raccordo di morfologie contrastanti e/o di passaggio tra litologie diverse. Vengono così contraddistinte: - P.l.a. - Aree sub-collinari costituite da formazioni argilloso - arenacee o marnoso - calcarenitiche con percentuale di pezzame litoide prevalente, con moderata pendenza dei versanti, spesso con copertura detritico- piroclastica rimaneggiata, alterata. Sono delle fasce che contornano o sono circondate da aree instabili ( Z.l.i. e Z.l.a. ) e segnano il passaggio graduale dalle aree stabili cui al paragrafo seguente, a quelle instabili cui al paragrafo precedente. Il giudizio di instabilità potenziale è espresso in relazione sia alla pendenza sia alla possibilità di rinvenire, in detti depositi, livelli di calcari e marne, straterellati e tettonizzati che, convogliando le acque meteoriche sulla massa argilloso - arenacea, determinano un aumento delle pressioni neutre con conseguente diminuzione della coesione, facilitando, così, l’insediarsi di piani di scorrimento che rendono l’equilibrio precario. L’instabilità potenziale è giudicata in funzione della pendenza (qua- si sempre superiore al 12%), della intensa tettonizzazione della formazione, della scarsa compattazione che detti litotipi presentano in superficie, del medio alto potere di ruscellamento, che su di essi esercitano le acque meteori che laddove sono mal regimate nonchè dalla possibile presenza di cavità carsiche ipogee.

 Zone stabili (z.s.). Sono incluse in questa categoria aree al cui giudizio di stabilità si è pervenuti mediante un’analisi idro-geomorfologica diretta ed indiretta delle formazioni e dei sedimi che le costituiscono confortata dalle campagne di indagini geognostiche, geosismiche e geotecniche ad hoc eseguite. Nella formulazione di tale giudizio è intervenuto anche la valutazione dell’aggredibilità poco accentuata che, nei confronti dei suddetti litotipi, mostrano le acque selvagge e di ruscellamento. Vengono così contraddistinte: Z.S.b. - aree con stabilità buona per litotipi alluvionali e detritico- piroclastici con superfici pianeggianti e poco acclivi e per litotipi argilloso- arenacei e calcarenitici con moderata pendenza topografica. Il giudizio di “stabilità buona” è formulato in funzione del fatto che i suddetti litotipi, 55/83 oltre a non presentare segni premonitori di dissesti, sono sempre circondati a aree anch’esse stabili (Centro abitato, antica Telesia, C/da Vagnara, C/da Taverna Vecchia – cfr. all. “C”). Z.S.d. - aree con stabilità discreta per litotipi marnoso- arenacei con assetto quasi mai caotico e con moderata pendenza topografi- ca. Costituiscono fasce più o meno continue, collocate generalmente immediatamente a monte della precedente zona Z.S.b. – Vedi Allegato “C”. Il giudizio di “stabilità discreta” cioè contenuta entro limiti accettabili, è formulato in base all’osservazione che i litotipi, pur non appalesando macroscopici segni premonitori di dissesti essendo, però, quasi sempre in contatto con litotipi instabili o che hanno problemi di instabilità, potrebbero tener criptati i fattori predisponesti all’instabilità. Tali fattori possono essere attivati da un improprio utilizzo dei suoli e/o dall’evoluzione di dissesti coinvolgenti aree contermini mal controllate. - Z.P.s. - aree potenzialmente stabili o occupanti pianori e poggioli sui rilievi calcarei o sabbioconglomeratici, poggioli cava e travertinosi recenti (cfr. all. “C”) Pertanto, al fine di rendere più comprensibili le differenze tra aree Z.S.d. e le P.I. cui al precedente paragrafo, si precisa che queste ultime pre- sentano problemi di instabilità già in condizioni naturali (elevata piovosità, presenza di crisi telluriche) mentre le Z.S.d. sono comunque stabili in condizioni naturali e se utilizzate con la dovuta cautela, ma possono dare problemi se utilizzate in modo scriteriato (estese sbancamenti, tagli profondi, intensa urbanizzazione, alterazione dell’equilibrio idrogeologico esistente,…)

3.6.7 ZONAZIONE IN PROSPETTIVA SISMICA Le prove sismiche a rifrazione, eseguite nella prima fase d’indagini, estese a tutte le formazioni affioranti ed intensificate sulle aree a maggiore interesse urbanistico, hanno consentito di suddividere il territorio comunale in fasce e zone omogenee dal punto di vista geosismico. Le indagini sismiche hanno contribuito alla delimitazione delle aree omogenee così come cartografate nella Carta della zonazione del territorio in prospettiva sismica - scala 1:5.000 (all. “d” alla relazione geologica). Le ZONE “A”, “B” e “C” dell’Allegato “D”, come prima individuate, sono state ulteriormente suddivise, nelle SUBZONE “A1”, “A2”, “B1”, “B2”, “B3”, “B4”, “C1”, “C2”.

FASCE DI VINCOLI Le fasce di cui al presente paragrafo indicano sedimi non utilizzabili perché ad elevato rischio. Esse sono rappresentate, sulla carta della zonazione (All. “D”), con linee e simboli diversi a seconda del tipo di vincolo ed, in particolare, vengono così distinte: Vincolo tettonico e/o litologico - V1 Rientrano in questa fascia i litotipi interessati da faglie e sovrascorrimenti (brecce sciolte o cementate raramente cataclasiti o miloniti), nonché i siti di contatto tra formazioni con caratteristiche geotecniche molto diverse14.

14 Dal rilevamento e dalle indagini geognostiche e sismiche confermati dall’I.N.G.V. le faglie (dislocazioni tettoniche) esistenti sul territorio comunale, non risultano attive così come è confermato dall’I.N.G.V.. Pertanto, si ritiene possibile, solamente per le ristrutturazioni di strutture esistenti ricadenti su tali fasce, di utilizzare i parametri sismici di prima categoria. 56/83 Vincolo idrologico - V2 Rientrano in queste fasce le aree acquitrinose e i siti prospicienti i corsi d’acqua, torrenti, valloni e canali di scolo15. Sulla carta della zonazione del territorio in prospettiva sismica molto spesso, le fasce di vincolo si intersecano o si sovrappongono tra loro; in tali circostanze, dette aree, pur costituendo più alto rischio cioè assoggettate a vincolo più rigoroso, sono state rappresentate col simbolo della “fascia” che, volta per volta, si è stimato essere più significativo ai fini della lettura. Le fasce e le aree di cui al presente sottoparagrafo potranno essere ristrette, nel rispetto delle distanze minime previste dalla legge, qualora le aste idriche venissero regimate e/o realizzate opere (interventi attivi o passivi) di protezione e/o di salvaguardia dal rischio di inondazione.

AREE DI UTILIZZO Le aree di cui al presente paragrafo raggruppano sedimi rientranti in un range comune di valori litotecnici e dinamoelastici, perciò assoggettati ad analogo giudizio di destinazione d’uso e quindi sottoposti alle stesse prescrizioni di indagini a farsi prima di essere utilizzati. Sulla carta della zonazione del territorio in prospettiva sismica sono così individuate

ZONA “A” RISCHIO GEO-SISMICO ALTO (Categorie di suolo A – E, Categoria Topografica T2 - T4)16 Aree di utilizzo problematico e quindi sconsigliabili Appartengono a questa zona estese aree collinari o pseudo collinari soggette a dissesti in atto o che facilmente possono essere innescati. In funzione della loro composizione litologica vengono così distinte: SUBZONA A1- Terreni con accentuata sensibilità alla instabilità, lo- calmente soggetti a fenomeni franosi o di smottamento antichi e recenti, in atto, quiescenti o stabilizzati, con litofacies argilloso - arenacea – calcarenitica ( C/da Vigne Vecchie , C/da Selva Palladino,, C/da Selva di sopra). SUBZONA A2 - Pendii interessati da reali e/o potenziali fenomeni di crollo e/o rotolamento di massi isolati, costituenti pendici molto acclivi di rilievi collinari, con litofacies calcarea e calcareo – detritica (M. Acero, Monticello, Montepugliano, La Rocca). L’utilizzo per fini urbanistici della zona “A” è sconsigliabile sia perché l’intervento dell’uomo accentua o innesca fenomeni di instabilità, sia perché la precarietà dei siti può comprometterne l’integrità delle opere e l’incolumità delle persone. Tuttavia, in tale zona è possibile consolidare l’esistente, soprattutto se di pregio, subordinandolo a dettagliati studi ed indagini geognostiche e geotecniche finalizzate ad appurare i limiti di recuperabilità dell’opera nonché delimitare piccole aree, mal cartografabili in scala di 1:5000, utilizzabili previa indagine geologica, geognostica, geotecnica, inclinometrica e sismica

15 Nella delimitazione di tali fasce si è tenuto conto non solo delle scadenti caratteristiche fisico- dei siti ma anche delle risultanze riportate. 16 La considerevole ampiezza del range categoriale dipende dall’accentuata tuata suscettibilità delle proprietà litotecniche dei litotipi appartenenti alla ZONA “A” i quali, se sono tettonizzati e caoticizzati e/o in presenza di condizioni geomorfologiche particolarmente sfavorevoli, presentano scadenti parametri dinamoelastici e fisico-meccanici, se invece, come accade più di rado, non sono fratturati né alterati, allora hanno buone caratteristiche geotecniche. 57/83 approfondita, atta a definire i criteri di fattibilità dell’opera in funzione dell’uso cui si intende destinarle.

ZONA “B” GEO-RISCHIO SISMICO MEDIO (Categorie di suolo A – E, Categoria Topografica T1-T3) Aree utilizzabili previa indagine geologica, geognostica e geotecnica e geosismica approfondita. Ricadono in questa zona: - le aree contermini alle fasce V2, che queste ricolmano paleovalli e sono costituite da depositi alluvionali e piroclastici rimaneggiati, sovente ricoperti da uno strato di terreno detritico e da materiale piroclastico. Le proprietà meccaniche sono influenzate dallo scarso addensamento dei sedimi e/o dalla presenza di falde acquifere episuperficiali che ne determinano lo scadimento. A luoghi sono possibili fenomeni di liquefazione17. Per quanto riguarda il comportamento in prospettiva sismica le aree prima descritte vengono contraddistinte come segue: SUBZONA B1 - Rischio medio - alto (Categoria suolo C – D; Categoria topografica T1 – T2) Per depositi clastici sciolti costituenti fascie di accompagno dei sedimi allagabili ne fanno parte aree di accompagno delle aste torrentizie e la località “Pezza della lago”.

SUBZONA B2 - Rischio medio – alto (Categoria di suolo B – E; Categoria topografica T1-T2) Per depositi detritici e/o ciottolosi sciolti con moderata pendenza topografica. Ne fanno parte le aree terrazzate pedemontane confinanti con le fasce detritiche da faliazione ad ovest dei rilievi di M. Acero, Monticello, La Rocca e Montepugliano e un’ampia fascia che accompagna Via Cerreto sino all’bivio con Via Sciardi allargandosi a monte e a valle per circa 400,00 metri lungo Via Vigne Vecchie e gran parte delle aree poco acclivi della Selva di Sotto.

17 Per prevedere il fenomeno di liquefazione vanno eseguite le indagini di cui al sottotitolo del presente paragrafo. In particolare si prescrive, nell’ordine di seguito riportato, di accertare: - se la falda a pelo libero è interna all’intervallo di influenza delle pressioni indotte; - se i sedimi presentano livelli o lenti a tessitura monogranulare e compresa entro la fascia 0,005-7,0 mm; - se il coefficiente di uniformità di tali livelli o lenti è interno all’intervallo 2,0 - 10,0; - se la loro densità relativa è inferiore al 7%. Qualora uno solo dei punti sopra riportati non si sarà verificato, i sedimi non sono liquefacibili, se invece, si saranno verificati tutti, allora bisognerà: predisporre ed eseguire un numero adeguato di sondaggi penetrometrici statici e/o dinamici pesanti per caratterizzare l’intero volume significativo e correlare, quindi, le prove penetrometriche tra loro e con le analisi di laboratorio. Se dalle correlazioni dovesse risultare la corrispondenza della omogeneità lungo le varie verticali esplorate allora i terreni investigati sono da ritenersi liquefacibili durante le crisi telluriche. Per scongiurare il verificarsi di tale fenomeno, se non si vuole rinunziare ad eseguire le opere progettate, è indispensabile costipare i sedimi interessati. Il sistema di costipamento (esplosione in perfori, vibroflottazione, infissione di pali battuti, applicazioni di sovraccarichi, drenaggi, inie- zioni di miscele cementizie) così come il tipo di struttura fondale (pali appoggiati, platea nervata unica, reticolo chiuso di travi rovesce a maglie ortogonali) con le rispettive modalità di esecuzione e dimensionamento, dovranno essere accuratamente scelti e verificati dai progettisti.

58/83 SUBZONA B3 - Rischio medio (Categoria di suolo B– E; Categoria Topografica T1– T3) Per depositi argilloso – arenacei – calcarenitici con moderata pendenza topografica, ne fanno parte aree a composizione prevalentemente calcarenitico arenaceo quali ampie zone a sud di C/da Banca, fascie di accompagno di strade poderali e/o comunali solcanti formazioni flyschoidi (Via Banca, Via Bagni Vecchi, Via Casino di sopra…). SUBZONA B4 - Rischio medio – basso (Categoria di suolo A – E, Categoria di suolo T1-T3) Per litotipi costituenti pianori e poggioli alla sommità di rilievi calcarei e/o arenacei con moderata pendenza (sommità della Rocca, del Monti- cello) o poggioli di cava (pendici occidentali di Montepugliano) o depositi Travertinosi (C/da Lagni), la massa volumica è stimata 1,2 – 1,8 gr/cmc, la risposta dinamica in prospettiva sismica è discreta, la velocità delle onde di com- pressione è valutata tra i 300 e i 700 m/sec, la compressibilità è alta.

ZONA “C” RISCHIO GEO-SISMICO da MEDIO-BASSO a BASSO aree utilizzabili previa indagine geologico-tecnica e geosismica da episuperficiale ad approfondita. Per quanto riguarda il comportamento in prospettiva sismica le aree vengono contraddistinte come segue: SUBZONA C1 - Rischio medio - basso Categoria di suolo B – C – E; Categoria Topografica T1 – T2 Per depositi piroclastici sciolti e/o rimaneggiati ed alluvionali anti- chi sottostanti a copertura detritico-colluviale. Ne fanno parte le aree pianeggianti di raccordo delle fasce B2 con le aste torrentizie del T. Pezzaraca (Ce- se S. Manno) e C/da Pugliano nonché quelle di raccordo delle aree C2 con substrato alluvionale con le aste torrentizie del V. Fiscariello a nord, V. Truono a sud e V. San Giovanni ad ovest. (C/da Selva di sotto, C/da Poeta, C/da Piana…) SUBZONA C2 - Rischio basso Categoria di suolo B – C – E; Categoria Topografica T1 – T2 Per depositi piroclastici litoidi ed alluvionali antichi senza copertura detritico-colluviale. Ne fanno parte aree pianeggianti occupanti gran parte del centro storico cittadino, dell’antica Telesia, C/da Vagnara e Taverna Vecchia, a monte e a valle di Via Corte Nocera e di Via Amorosi sino al T. Fiscariello, quasi interamente la ZONA industriale (AREA P.I.P.) nonché C/da Varco e C/da Vomero. ZONA “C”: CONSIDERAZIONI FINALI La ZONA “C” generalmente non pone limiti alle scelte progettuali sempre che i progetti vengano redatti nel rispetto delle norme tecniche vigenti (D.M. 11/03/1988 e D.M. 17/01/2018) e sulla base delle indagini di cui al sottotitolo del presente paragrafo. Tuttavia, per consentire scelte urbanistiche più oculate si riportano, subzona per subzona, ulteriori esplicitazioni. SUBZONA C3 ”LITOTIPI CALCAREI” La sottozona presenta scarso valore urbanistico essendo costituita da piccole aree occupanti la parte sommitale dei rilievi cartonatici. Di esse sono state cartografate quelle con stabilità

59/83 discreta (Z.S.d) sia per consentirne il recupero e restauro di esistenti strutture antiche di pregio sia per favorire, in aree di incomparabile bellezza paesaggistica con spettacolari vedute panoramiche e gran parte della Valle Telesina, la progettazione di piccoli e ben mimetizzati interventi eventualmente finalizzati ad attività turistico-ricettive. SUBZONA C2 “LITOTIPI ARGILLOSO - ARENACEI E CALCARENITICI” La sottozona è discretamente diffusa sul territorio occupando sia estese aree sommitali di piccoli rilievi argilloso- arenaci- calcarenitici, sia lunghe fasce che accompagnano stradine poderali e comunali in C/da Vigne Vecchie. La suscettibilità sismica è sempre bassa, tuttavia, per la presenza di sedimi argilloso-arenacei con grado di stabilità discreta (Z.S.d) se ne sconsiglia l’uso urbanistico intensivo. SUBZONA C1 “LITOTIPI PIROCLASTICI” La sottozona occupa ampie ed estese superfici pianeggianti con lieve pendenza topografi- ca. Anche se la suscettibilità sismica, a causa dell’alta porosità e compressibilità della parte alta dell’assise piroclastica, è media, tuttavia, per le buone condizioni geomorfologiche, sarà possibile utilizzarle anche in modo intensivo.

3.6.8 LA MICROZONAZIONE DI PRIMO LIVELLO: OSSERVAZIONI PRELIMINARI In antefatto alla relazione geologia, il Dott. Amedeo Uccellini precisa che in un elaborato redatto dal collega V. Fuschini inerente una Microzonazione Sismica di primo livello del settembre del 2019, redatta ai sensi dell’art. 11 della Legge n. 77 del 2009, ma non ancora approvata dagli organi preposti è riportata una “faglia certa, diretta attiva e capace” ripresa dal catalogo delle faglie attive e capace “ITHACA” dell’ISPRA e contrassegnata con tratto continuo e con prescrizioni (150 metri di rispetto assoluto). Tuttavia, nell’ambito dello stesso lavoro si lamentava la penuria di dati e si consigliavano ulteriori approfondimenti. Tali indagini sono in corso di svolgimento da parte del geologo Dott. Uccellini e saranno la base per la successiva fase di redazione del PUC. Tuttavia, già in fase preliminare, in base a considerazioni di tipo tecnico (quali, ad esempio, la circostanza che una faglia diretta ai piedi di M. Acero non può diventare inversa nel centro abitato, a 2,0 km circa di distanza) e storico (la faglia segnalata passerebbe proprio al di sotto delle mura dell’antica Telesia, che tuttavia non manifestano alcun segnale di cedimento da circa 2350 anni), il professionista ritiene di poter escludere la presenza di una faglia che si sia attivata dopo la deposizione del Tufo Grigio Campano.

60/83 STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE Di seguito si forniscono alcuni dati ed indicatori sulla composizione della popolazione di San Salvatore Telesino, utilizzando sia i dati annuali rilevati dall’Istat, sia quelli del censimento del 2011.

3.7.1 RILIEVO DELLA DINAMICA DEMOGRAFICA AL DICEMBRE 2018 L’Istat, sulla base dei dati inoltrati mensilmente dai comuni, pubblica18 lo stato aggiornato di alcuni indicatori relativi alla popolazione, che si ripropongono di seguito alla data del 31/12/2018. Popolazione residente al 31/12/2018 Maschi Femmine Totale 1.987 2.069 4.056 Tab. 1 – Popolazione residente al 31/12/2018 - Fonte: Istat

I cittadini stranieri residenti rappresentano un’aliquota bassa ma non insignificante della popolazione residente (circa l’6,1%), attestandosi a 248 unità (110 maschi e 138 femmine).

Nuclei familiari al 31/12/2018

Famiglie (n°) 1.697 Convivenze (n°) 4 Numero medio componenti per famiglia 2,39 Tab. 2 – Dati ed indicatori sui nuclei familiari al 31/12/2018 - Fonte: Istat La composizione media dei nuclei familiari, indicatore che registra in generale negli ultimi anni un sensibile decremento, si attesta su leggermente inferiori a quelli della media provinciale (2,47 componenti per famiglia). La piramide dell’età, sotto rappresentata rapportando in percentuale le singole classi ai totali di genere, fornisce un immediato riscontro circa la composizione per classi d’età del comune. Le fasce comprese tra i 45 ed i 59 anni sono quelle maggiormente popolate, ma la forma tozza fino alla mezza età e la punta più “aguzza” ci dà l’importante indicazione di una realtà non ancora destinata solo gli anziani (come accade in molti comuni delle aree interne) ma che conserva un corpus ancora in condizione di attività.

10 - 15 - 20 - 25 - 30 - 35 - 40 - 45 - 50 - 55 - 60 - 65 - 70 - 75 - 80 - 85 - 0 - 4 5 - 9 > 90 Totale 14 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 89 Maschi 81 87 106 123 111 111 146 117 130 150 150 161 119 105 100 74 64 40 12 1987 Femmine 82 82 95 90 117 109 121 119 145 160 191 156 130 105 106 85 67 64 45 2069 Totale 163 169 201 213 228 220 267 236 275 310 341 317 249 210 206 159 131 104 57 4056 Tab. 3 – Suddivisione della popolazione per classi di età al 31/12/2018. Fonte: elaborazione su dati Istat

18 www.demoistat.it 61/83 Età Piramide dell'età

> 90 85 - 89 80 - 84 75 - 79 70 - 74 65 - 69 60 - 64 55 - 59 50 - 54 45 - 49 40 - 44 35 - 39 30 - 34 25 - 29 20 - 24 15 - 19 10 - 14 5 - 9 0 - 4

8.0 7.0 6.0 5.0 4.0 3.0 2.0 1.0 0.0 1.0 2.0 3.0 4.0 5.0 6.0 7.0 8.0 Valori percentuali su totale di genere Maschi Femmine

Fig. 5 – Piramide dell’età al 31/12/2018 – Rappresentazione percentuale sul totale di genere. Fonte: elaborazione su dati Istat

È importante rilevare altresì che la fascia 0 – 14 anni rappresenta il 13 % della popolazione e che gli over 65 ne costituiscono il 21,4 % (nell’anno 2002 le rispettive quote erano del 16,1 % e del 20,7 %) mentre si mantiene pressoché costante la fascia intermedia, circostanza che conferma anche per San Salvatore Telesino il trend che vede nell’ultimo ventennio la mutazione della composizione verso famiglie più anziane, ma non in modo eclatante come accade in altre aree.

Fig. 6 – Trend dal 1991 al 2011 dell’ incidenza delle popolazione anziana ed in età infantile. Fonte: Istat

L’Istat fornisce inoltre diversi indicatori rappresentativi della realtà sociale19; appare utile in questa sede riportare la tabella e la relativa rappresentazione grafica di quelli relativi alla

19 http://ottomilacensus.istat.it/ 62/83 struttura delle famiglie anziane20 dai quali emerge un possibile fattore di vulnerabilità sociale atteso il posizionamento di San Salvatore in particolare per quanto riguarda gli anziani soli e le coppie anziane senza figli, rispetto alla Regione ed al resto d’Italia.

Indicatore San Salvatore Telesino Campania Italia Incidenza di anziani soli 24.9 24.3 27.1 Incidenza di coppie anziane senza figli 14.7 10.5 14.2 Incidenza di famiglie monogenitoriali anziane 3.5 4.8 4.6 Incidenza di coppie anziane con figli 3.5 3.9 3.8 Tab. 4 – Struttura delle famiglie anziane (censimento 2011) - Fonte: Istat

Fig. 7 – Struttura delle famiglie anziane (censimento 2011). Fonte: Istat

3.7.2 DINAMICA DEMOGRAFICA 1961 – 2011 La dinamica demografica del Comune, rilevata in occasione dei censimenti decennali Istat, mostra in dettaglio che al contrario di molti comuni dell’entroterra, San Salvatore Telesino mantiene una crescita leggera ma costante della popolazione e del numero di famiglie. Nel ventennio 1961-2001 la popolazione è rimasta pressoché costante (peraltro sugli stessi livelli di

20 Si riporta uno stralcio della guida dell’Istat per la lettura degli indicatori Incidenza di anziani soli. L’indicatore calcola l’incidenza percentuale di famiglie formate da una sola persona di età superiore a 65 anni, che vivono sole, rispetto al totale della popolazione di età superiore a 65 anni. Permette di misurare la percentuale di anziani che vivono soli rispetto a tutta la popolazione anziana e di valutare la presenza di potenziali criticità legate all’isolamento degli anziani soli. Incidenza di coppie anziane senza figli. L’indicatore calcola l’incidenza percentuale delle famiglie formate da una coppia anziana, senza figli, in cui la donna ha età superiore a 65 anni, rispetto al totale delle famiglie formate da un solo nucleo familiare (persone coabitanti legate dal vincolo di coppia e/o rapporto genitore-figlio). Fornisce una misura per individuare potenziali aree di vulnerabilità sociale. Incidenza di famiglie monogenitoriali anziane. L’indicatore calcola l’incidenza percentuale delle famiglie composte da un solo genitore di età superiore a 65 anni rispetto al totale delle famiglie formate da un solo nucleo familiare (persone coabitanti legate dal vincolo di coppia e/o rapporto genitore-figlio). Insieme con l’indicatore relativo all’incidenza di coppie anziane con figli, fornisce una misura della tendenza dei figli adulti a permanere a lungo nella famiglia d’origine. Incidenza di coppie anziane con figli. L’indicatore calcola l’incidenza percentuale delle famiglie formate da una coppia anziana, con figli, in cui la donna ha età superiore a 65 anni, rispetto al totale delle famiglie formate da un solo nucleo familiare. Insieme con l’indicatore relativo all’incidenza di famiglie monogenitoriali anziane fornisce una misura della tendenza dei figli adulti a permanere a lungo nella famiglia d’origine. 63/83 quella presente alla fine degli anni trenta), mentre nell’ultimo ventennio ha varcato la soglia dei 4000 abitanti. Dal confronto con la precedente tabella n. 1 si evince che tale dinamica è ancora in corso

Abitanti Famiglie 4500 4.00 4000 3.50 Ampiezza ) Anno n. n. ° 3500 Media 3.00 3000 2.50 Istat Istat (ab/fam) 2500 2.00

famiglie (n 2000

1961 3451 n.d n.d. - 1.50 1500 1971 3168 907 3,49 1000 1.00 1981 3498 1130 3,10 500 0.50 Abitanti

0 0.00 (ab/fam) media Ampiezza 1991 3696 1428 2,59 1961 1971 1981 1991 2001 2011 2001 3706 1434 2,58 Anno censimento 2011 4039 1687 2,39 Abitanti Famiglie Ampi. media Tab. 5 – Dinamica demografica 1961 – 2011 Fig. 8 – Dinamica demografica 1961 – 2011: rappresentazione grafica Fonte: Istat (censimenti)

Di rilievo il sensibile ridimensionamento della composizione delle famiglie: nel 1971 queste erano in media composte da 3,49 componenti, mentre al 2011 tale dati si riduce agli attuali 2,39.

PATRIMONIO EDILIZIO RESIDENZIALE Di seguito si forniscono alcuni dati ed indicatori sulla composizione del patrimonio di edilizia residenziale del Comune di San Salvatore Telesino; le uniche informazioni disponibili al momento sono relative a quanto censito dall’Istat in occasione dell’ultimo rilevamento del 201121.

3.8.1 EDIFICI ED ABITAZIONI PER EPOCA DI COSTRUZIONE Contestualmente all’incremento demografico, il rilievo della dinamica edilizia nel corso del tempo mostra come l’urbanizzazione sia attesti su valori intorno alla ventina di edifici l’anno ed il numero di abitazioni in circa una trentina. L’indicatore derivato, che fornisce il numero medio di abitazioni per ciascun edificio, ci ragguaglia sulla circostanza che tali edifici sono per lo più costituiti da una o due abitazioni (negli ultimi due decenni la media si attesta su circa 1,39 abitazioni ad edificio).

21 Si rileva che i dati del censimento 2011 citati nei paragrafi successivi sono sensibilmente diversi da quelli del 2001. Nel merito, si è posto un quesito all’Istat al fine di comprendere il motivo di tali incongruenze, ma a tutt’oggi non vi è stata alcun riscontro. In ogni caso, in tal sede non si può che tener conto dei dati del censimento 2011. I dati non tengono conto del patrimonio edilizio realizzato dal 2011 ad oggi; per l’analisi dei relativi dati, si rimanda al documento strategico del Preliminare di PUC. 64/83 Edifici Abitazioni Compos. EPOCA DI (edf) (abz) Media Media Media COSTRUZIONE Totali % % Totali % % abz/edf annua annua 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 < 1919 255 14,61 340 14,55 1,33 1919 - 1945 245 14,04 9,42 3,70 317 13,57 12,19 3,59 1,29 1946 - 1961 245 14,04 15,31 3,06 323 13,83 20,19 3,07 1,32 1962 - 1971 210 12,03 21,00 2,82 281 12,03 28,10 2,87 1,34 1972 - 1981 234 13,41 23,40 2,45 320 13,70 32,00 2,54 1,37 1982 - 1991 211 12,09 21,10 1,77 276 11,82 27,60 1,75 1,31 1992 - 2001 135 7,74 13,50 0,96 186 7,96 18,60 1,00 1,38 2002 - 2011 210 12,03 21,00 1,37 293 12,54 29,30 1,43 1,40 Totale < 1945 500 28,7 657 28,1 1,31 Totale 1946 - 2011 1.245 71,3 1.679 71,9 1,35 Totale generale 1.745 2.336 1,34 Tab. 6 – Composizione del patrimonio edilizio residenziale per epoca di costruzione Fonte: elaborazione su dati Istat (Censimento 2011)

Evoluzione del patrimonio edilizio 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 < 1919 1919 - 1945 1946 - 1961 1962 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 - 2001 2002 - 2011 epoca di costruzione Edifici Abitazioni

Fig. 9 – Composizione del patrimonio edilizio residenziale per epoca di costruzione: abitazioni realizzate negli intervalli temporali indicati Fonte: elaborazione su dati Istat (Censimento 2011)

65/83 Composizione media degli edifici (n° di abitazioni per edificio) 1.42 1.40 1.40 1.38 1.38 1.37 1.36 1.33 1.34 1.34 1.32 1.32 1.31 1.29 1.30 1.28 Abitazioni Abitazioni per edificio 1.26 1.24 < 1919 1919 - 19451946 - 19611962 - 19711972 - 19811982 - 19911992 - 20012002 - 2011 Epoca di costruzione

Fig. 10 – Composizione del patrimonio edilizio residenziale per epoca di costruzione: n° medio abitazioni per edificio i Fonte: elaborazione su dati Istat (Censimento 2011)

3.8.2 EDIFICI ED ABITAZIONI PER TIPOLOGIA DI MATERIALE COSTRUTTIVO In occasione del censimento 2011, l’Istat ha rilevato anche alcuni dati elementari circa la tipologia costruttiva degli edifici residenziali, che si riportano di seguito.

Edifici

n. %

Muratura 1.475 84,53

Calcestruzzo 243 13,93

Altro 27 1,55

Totale generale 1.745 100 % Tab.7 e Fig. 11 - Composizione del patrimonio edilizio per tipologia costruttiva Fonte: elaborazione su dati Istat (Censimento 2011) I dati mostrano che la gran parte degli edifici è realizzato con struttura portante in muratura e la residua parte è in calcestruzzo armato.

3.8.3 EDIFICI PER NUMERO DI PIANI I dati Istat mostrano che la gran parte degli edifici è costituita da strutture di uno o due piani (nel complesso pari all’86,6 % dell’intero patrimonio edilizio), come evincibile dalla tabella seguente.

66/83 Composizione del patrimonio esistente Edifici per numero di piani 900

Edifici 800

Totali % 700

n° piani 1 2 600 500 1 233 13,35 400 2 1.279 73,30 300 3 222 12,72 4 o più 11 0,63 200

100 Totale 1 -2 piani 1.512 86,6 Totale 3 o più piani 233 13,4 0 Totale generale 1.745 1 2 3 4 o più

Tab. 8 e Fig. 12 - Composizione del patrimonio edilizio per numero di piani . Fonte: elaborazione su dati Istat (Censimento 2011)

ATTIVITÀ ECONOMICHE La struttura produttiva di San Salvatore Telesino è caratterizzata dalla prevalenza delle attività terziarie (in particolare quelle commerciali, che rappresentano circa il 34,6 % delle unità locali ed il 35,5 % in termini di addetti) rispetto a quelle manifatturiere ed al settore costruzioni e dei servizi, che comunque sono presenti in forma diffusa sul territorio. La tabella seguente, estratta dal Censimento generale dell’industria e dei servizi 2011 mostra chiaramente il contesto economico del Comune.

67/83 Unità Addetti Unità Addetti n° % n° % n° n° 0 0,0 0 0,0 coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi 0 0 industrie alimentari 10 71 industrie tessili 0 0 confezione di articoli di abbigliamento, confezione di articoli in pelle e pelliccia 1 4 fabbricazione di articoli in pelle e simili 0 0 industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili), fabbricazione di articoli in paglia e materiali da 2 8 fabbricazione di carta e di prodotti di carta 0 0 stampa e riproduzione di supporti registrati 1 1 fabbricazione di prodotti chimici 4 28 fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici 0 0 fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 2 6 44 14,9 255 27,7 fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 4 29 metallurgia 1 1 fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) 8 23 fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di .. .. fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche 3 10 fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca 4 27 fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 0 0 fabbricazione di mobili 0 0 altre industrie manifatturiere 2 24 riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature 2 23 gestione delle reti fognarie 0 0 4 1,4 16 1,7 attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti recupero dei materiali 4 16 costruzione di edifici 7 46 25 8,5 82 8,9 ingegneria civile 1 0 lavori di costruzione specializzati 17 36 commercio all'ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli 8 13 102 34,6 326 35,5 commercio all'ingrosso (escluso quello di autoveicoli e di motocicli) 28 125 commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli) 66 188 trasporto terrestre e trasporto mediante condotte 2 14 5 1,7 21 2,3 magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti 2 4 servizi postali e attività di corriere 1 3 alloggio 2 2 25 8,5 53 5,8 attività dei servizi di ristorazione 23 51 attività di programmazione e trasmissione 1 10 telecomunicazioni 0 0 3 1,0 12 1,3 produzione di software, consulenza informatica e attività connesse 1 1 attività dei servizi d'informazione e altri servizi informatici 1 1 attività di servizi finanziari (escluse le assicurazioni e i fondi pensione) 1 5 3 1,0 7 0,8 attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative 2 2 8 2,7 11 1,2 attività immobiliari 8 11 attività legali e contabilità 9 10 attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale 2 7 attività degli studi di architettura e d'ingegneria, collaudi ed analisi tecniche 14 15 33 11,2 59 6,4 ricerca scientifica e sviluppo 0 0 pubblicità e ricerche di mercato 0 0 altre attività professionali, scientifiche e tecniche 7 26 servizi veterinari 1 1 attività di noleggio e leasing operativo 1 0 attività di ricerca, selezione, fornitura di personale 0 0 5 1,7 6 0,7 attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse 0 0 attività di servizi per edifici e paesaggio 0 0 attività di supporto per le funzioni d'ufficio e altri servizi di supporto alle imprese 4 6 1 0,3 1 0,1 istruzione 1 1 assistenza sanitaria 19 50 19 6,4 50 5,4 servizi di assistenza sociale residenziale 0 0 attività di biblioteche, archivi, musei ed altre attività culturali 1 0 4 1,4 6 0,7 attività riguardanti le lotterie, le scommesse, le case da gioco 3 6 riparazione di computer e di beni per uso personale e per la casa 0 0 14 4,7 14 1,5 altre attività di servizi per la persona 14 14 295 100 919 100 295 919 Tab. 9 – Attività economiche presenti sul territorio: unità locali e relativi addetti Fonte: Istat (censimento Industria e Servizi 2011)

68/83 Il grafico seguente, con riferimento alla tabella precedente, fornisce una rappresentazione sintetica immediata dei settori di attività prevalenti.

00 05 10 15 20 25 30 35 40 % Commercio all'ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli Attività manifatturiere

Costruzioni Attività professionali, scientifiche e tecniche Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione Sanità e assistenza sociale

Trasporto e magazzinaggio

Fornitura di acqua reti fognarie, attività Unità locali di gestione dei rifiuti e risanamento Addetti Altre attività di servizi

Servizi di informazione e comunicazione

Attività immobiliari

Attività finanziarie e assicurative Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese Istruzione

Agricoltura, silvicoltura e pesca

Fig. 13 - Attività economiche presenti sul territorio: rank size per numero di addetti (% sui rispettivi totali) Fonte: elaborazione su dati Istat (censimento Industria e Servizi 2011)

Alle attività economiche propriamente dette, sopra riportate, si deve aggiungere la presenza di 10 unità locali di istituzioni pubbliche, per un totale di 115 addetti in prevalenza nel settore dell’istruzione, nonché 18 unità locali di attività del no-profit con soli 7 addetti esterni ma 262 volontari. Nelle tabelle seguenti si riportano i dati rilevati dall’Istat con il censimento 2011.

Settore Unità locali Addetti Amministrazione pubblica e difesa assicurazione sociale obbligatoria 2 26 Istruzione 6 63 Assistenza sanitaria 1 7 Assistenza sociale non residenziale 1 19 Totale 10 115 Tab. 10 – Istituzioni pubbliche presenti sul territorio: unità locali e relativi addetti Fonte: Istat (censimento Industria e Servizi 2011)

69/83

Lavoratori Settore Unità attive Volontari esterni Attività creative, artistiche e di intrattenimento 1 .. 18 Attività di biblioteche, archivi, musei ed altre attività culturali 1 .. 19 Attività sportive, di intrattenimento e di divertimento 9 7 12 Attività di organizzazioni associative 7 .. 213 TOTALE 18 7 262 Tab. 11 – Istituzioni no-profit presenti sul territorio: unità locali e relativi addetti

PENDOLARISMO L’Istat fornisce interessanti dati per quanto riguarda la mobilità, che mostrano come a San Salvatore siano frequenti gli spostamenti al di fuori del comune di lavoro e che la mobilità avviene soprattutto su mezzi privati22. Molto scarsi gli spostamenti a piedi o in bicicletta. Il grafico di comparazione mette ben in rilievo, anche visivamente, tale condizione rispetto alla media italiana ed a quella regionale.

Indicatore San Salvatore Telesino Campania Italia

Mobilità giornaliera per studio o lavoro 52.8 50.5 61.4

Mobilità fuori comune per studio o lavoro 26.1 19.5 24.2 Mobilità occupazionale 116.3 87.4 85.7 Mobilità studentesca 75.3 40.8 35.2 Mobilità privata (uso mezzo privato) 71.8 55.3 64.3 Mobilità pubblica (uso mezzo collettivo) 8.2 15.2 13.4

Mobilità lenta (a piedi o in bicicletta) 11.1 25.6 19.1

Mobilità breve 86.1 82.2 81.4 Mobilità lunga 4.8 5.3 5

Tab. 12. Mobilità per studio e lavoro. Fonte. Istat

22 Si riporta un estratto della guida alla lettura tratto da http://ottomilacensus.istat.it, al quale si rimanda per eventuali ulteriori dettagli. Mobilità giornaliera per studio o lavoro. Rapporto percentuale tra la popolazione residente che si sposta giornalmente dall’alloggio di dimora abituale per recarsi al luogo di lavoro o di studio e la popolazione residente di età fino a 64 anni. Mobilità fuori comune per studio o lavoro. Rapporto percentuale tra la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro o di studio fuori dal comune di dimora abituale e la popolazione residente di età fino a 64 anni Mobilità occupazionale. Rapporto percentuale tra la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro fuori dal comune di dimora abituale e la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro all'interno del comune di dimora abituale Mobilità studentesca. Rapporto percentuale tra la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di studio fuori dal comune di dimora abituale e la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di studio all'interno del comune di dimora abituale. Mobilità privata (uso mezzo privato). Rapporto percentuale tra la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro o di studio ed utilizza un mezzo privato a motore (autoveicolo o motoveicolo) e la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro o di studio. Mobilità pubblica (uso mezzo collettivo). Rapporto percentuale tra la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro o di studio e utilizza mezzi di trasporto collettivi (treno, autobus, metropolitana) e la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro o di studio. Mobilità lenta (a piedi o in bicicletta). Rapporto percentuale tra la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro o di studio e va a piedi o in bicicletta e la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro o di studio Mobilità breve. Rapporto percentuale tra la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro o di studio e impiega fino a 30 minuti e la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro o di studio Mobilità lunga. Rapporto percentuale tra la popolazione residente che si sposta giornalmente dal luogo di dimora abituale per motivi di lavoro o di studio ed impiega oltre 60 minuti e la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro o di studio.

70/83

Fig. 14- Mobilità con mezzi pubblici, privati, a piedi/bicicletta. Fonte. Istat

RISORSE PAESAGGISTICHE, AMBIENTALI, ARCHEOLOGICHE E CULTURALI San Salvatore Telesino è un borgo ricco di testimonianze archeologiche e storiche, che mostrano ancora oggi le sue origini antiche. Sotto il profilo paesaggistico ed ambientale è un territorio ricco di emergenze geologiche, di corsi d’acqua, di boschi intatti, di un paesaggio agricolo che fonda negli orti la sua agricoltura più pregiata. La descrizione di tale contesto è stata ampiamente riportata nei paragrafi precedenti, sia nel corso della trattazione del PTCP sia nell’ambito della descrizione del sistema agricolo e di quello geologico. Le tavole di analisi allegate al PUC, redatte secondo articolate “legende”, contengono l’identificazione delle risorse sopra richiamate e danno un’esaustiva rappresentazione della complessità dell’intero sistema.

71/83 IL PRELIMINARE DI PUC Al fine di consentire agli enti competenti di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale, si riporta di seguito uno stralcio del documento strategico del preliminare di PUC, al quale si rimanda per gli ulteriori approfondimenti.

PROBLEMI STRUTTURALI La collocazione di San Salvatore nella “Città Telesina”, la prossimità ai grandi assi di comunicazione, la certezza sulle procedure di approvazione delle autorizzazioni urbanistiche e una oculata politica di infrastrutturazione del territorio ne hanno fatto attrattore potente per la localizzazione di attività produttive di beni materiali. In futuro, tuttavia, acquisteranno sempre più peso l’offerta di servizi e la qualità del territorio. In un’ottica di marketing territoriale, infatti, una città deve offrire servizi di livello superiore a quelli che offrono gli altri territori. La competizione può essere vincente solo se la città si dà un ruolo specifico, che va individuato con riferimento ad una dimensione almeno sovracomunale, possibilmente regionale. In quest’ottica il PUC San Salvatore propone la città e il territorio come polo per il tempo libero, con valenza sia per la Città Telesina sia per le province di Benevento, Caserta e Napoli. Per conseguire tale obiettivo il PUC dovrà risolvere alcuni problemi strutturali, che possono essere così descritti: - l’applicazione dell’Art. 25 delle NA ha creato numerosi posti di lavoro, ma l’incremento delle richieste per attività produttive è diventato oggi troppo impetuoso per poter essere regolato solo con tale strumento; - la valorizzazione del Grassano non ha ancora generato un indotto significativo; - le risorse culturali e paesaggistiche del territorio (la Rocca, la cinta muraria di Telesia, l’Abbazia, il bosco di Selva di Sotto, Monte Acero) sono ancora intatte, ma non sufficientemente valorizzate; - la Rocca è di proprietà privata, il che ne ha finora impedito l’uso compatibile; - la città è sufficientemente dotata delle attrezzature elementari (scuole, aree di gioco, parcheggi ecc.), ma è priva di strutture di livello sovracomunale e/o qualificanti (scuole superiori, attrezzature di livello comprensoriale); - gli "orti" che caratterizzano la parte bassa del territorio - e che sono di elevato pregio, sia economico sia paesaggistico - sono sottoposti ad una crescente domanda di edificazione; - il Centro Storico non è adeguatamente valorizzato; - le aree edificabili previste nel PRG lungo la SP 83 sono rimaste inutilizzate perché non è stato rimosso il vincolo di usi civici; - alcuni manufatti destinati ad annessi agricoli e a depositi non sono più in uso per effetto delle cessate esigenze produttive; - i flussi di traffico pesante sulla direttrice Faicchio-Telese attraversano le aree residenziali del Capoluogo, con le inevitabili ricadute negative; - a parte il problema sopra evidenziato, la restante parte della rete viaria è ben strutturata, ma alcuni incroci sono da attrezzare;

72/83 - manca una rete ciclopedonale

POTENZIALITÀ In via preliminare va rilevato che molti dei problemi (manufatti in disuso, aree sottoutilizzate) sono anche elementi “ad alta trasformabilità”. Inoltre, proprio perché attualmente poco appetibili, presentano buone plusvalenze potenziali. Una politica di premi di edificabilità può quindi incentivarne la trasformazione compatibile. In dettaglio il Preliminare ha identificato le seguenti potenzialità. 1. L’asse a scorrimento veloce “SS 372 Telesina” attraversa il territorio comunale di San Salvatore e lo serve con due svincoli, conferendogli un alto livello di accessibilità, condizione propedeutica per la localizzazione di attività produttive, di beni e di servizi di livello sovracomunale. San Salvatore offre risorse per il tempo libero, che integrano quelle, carenti, della “Città Telesina”, nonché di un più ampio bacino di utenza. 2. Gli edifici in disuso o sottoutilizzati esistenti nelle campagne sono numerosi. Gli stessi possono essere riconvertiti a nuove funzioni, più remunerative, senza alterare il paesaggio. 3. Nel Centro Storico sono presenti alcuni palazzi nobiliari, poco o per niente utilizzati. Lo charme degli edifici, la facile accessibilità e la presenza di parcheggi ad immediato ridosso dell’edificato storico ne rendono facile la riconversione, ad attività ricettive o di servizio. 4. A seguito di permute fatte a valle del sisma dell’80, il Comune è oggi proprietario di alcuni edifici, ubicati a margine del Centro Storico, che sono un esempio pregiato di architettura vernacola. Il pregio architettonico, la ubicazione e la vicinanza di un ampio parcheggio rendono il complesso particolarmente adatto per realizzare un complesso misto di residenza sociale e negozi di vicinato. 5. Monte Pugliano, Grassano e Telesia sono risorse paesaggistico-culturali sottoutilizzate, ma costituiscono un continuum territoriale. Possono essere facilmente collegati, anche con una pista ciclopedonale, e offrire un” sistema cultura-tempo libero” di alta attrattività.

OBIETTIVI STRATEGICI L’analisi critica della struttura del territorio e del Capoluogo ha consentito di spiegare da un lato la validità di alcune caratteristiche dell’assetto attuale, dall’altro l’origine di alcune sue disfunzioni. Il confronto con le risorse ”strutturali” esistenti (linee di forza, attrezzature trainanti, emergenze culturali, patrimonio abitativo ecc.), con quelle che sarebbero necessarie secondo le usuali prescrizioni – che derivano dalle domande della comunità o che si renderanno necessarie in base alle proiezioni svolte – ha permesso di definire le domande da soddisfare nonché le

73/83 carenze attuali e future del sistema comunità-territorio alle quali il piano urbanistico deve dare risposta23. Cioè di definire finalità ed obiettivi strategici del PUC, da conseguire attraverso: gli interventi per la tutela dell’ambiente, delle aree agricole e dell’edificato storico; gli interventi qualificanti sulla viabilità e sulle attrezzature trainanti; il dimensionamento delle aree residenziali; il dimensionamento e la ubicazione delle aree per attività produttive. La struttura e la tendenza del sistema comunità-territorio mostrano che la stagnazione demografica, la sufficiente consistenza del patrimonio abitativo, la diffusione nelle campagne di residenze e attività produttive, portano alla vision sulla quale il PUC verrà strutturato: limitare il consumo di suolo; promuovere e facilitare il riuso dell’esistente; mantenere il mix di funzioni, sia nelle campagne che nel Capoluogo; promuovere la realizzazione di attrezzature a valenza comprensoriale. In via preliminare si precisa che per ridurre il consumo di suolo e facilitare il riuso dell’esistente il PUC proporrà un preciso criterio: minimizzare la trasformabilità delle aree (da agricole ad edificabili o produttive) e, contemporaneamente, massimizzare la trasformabilità degli edifici, favorendone l’adattamento ai nuovi bisogni (ampliamenti, modifiche di destinazioni d’uso). In definitiva gli obiettivi strategici del PUC, a valenza sia sovracomunale che comunale, possono essere così descritti.

4.3.1 OBIETTIVI DI LIVELLO SOVRACOMUNALE Gli obiettivi generali a valenza sovracomunale che il PUC dovrà conseguire sono: 1. Definire una mission del PUC che renda la città attrattiva per gli stakeholders esterni e soddisfacente per chi ci abita. 2. Riferire proiezioni e previsioni al contesto comprensoriale e regionale. 3. Sfruttare la collocazione strategica del territorio comunale per promuovere sviluppo e qualità urbana, soprattutto attraverso la localizzazione di attrezzature e servizi di livello comprensoriale. 4. Agevolare le attività che hanno finora determinato lo sviluppo di S. Salvatore, ma stimolare anche nuove attività. 5. Qualificare il territorio come polo per il tempo libero, il turismo culturale, la residenza di qualità.

4.3.2 OBIETTIVI DI LIVELLO COMUNALE A livello comunale il PUC perseguirà i seguenti obiettivi: 1. limitare l’estensione delle aree trasformabili evitando, in ogni caso, di incidere su quelle di produttività agricola superiore alla media comunale (orti di estensione superiore alla Minima Unità Colturale);

23 Le “regole” che si illustrano al par 3.1 sono esplicitate dalle Norme Tecniche di Attuazione (NTA), già da tempo trasmesse al Comune, le cui finalità e caratteristiche innovative sono state oggetto di analisi e di discussione, che hanno portate a proposte di integrazione, di cui si terrà conto nella stesura finale.

74/83 2. promuovere il riuso del patrimonio edificato esistente, facilitandone sia l’ampliamento sia la modifica della destinazione d’uso; 3. attivare al massimo le risorse (ambientali, produttive, storiche, culturali e finanziarie) esistenti all’interno del territorio e della comunità; 4. razionalizzare lo sviluppo delle attività produttive, passando dalla fase della promozione a quella del consolidamento; 5. tutelare in maniera “attiva” le risorse di pregio (Telesia, Pugliano, Grassano, Rocca, Monte Acero, Abbazia), attraverso norme di autoregolazione che non impongono vincoli ma ne agganciano l'uso appropriato ad un vantaggio per i proprietari interessati; 6. facilitare la realizzazione di strutture terziarie e ricettive a servizio delle attività turistiche connesse alle risorse di pregio, anche attraverso la modifica di destinazione d’uso degli edifici rurali; 7. promuovere la tutela attiva dell’ambiente, anche attraverso incentivi urbanistici all’uso delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER); 8. promuovere la rivitalizzazione del Centro Storico, attraverso norme finalizzate alla valorizzazione dei caratteri storico-architettonici degli edifici e all'autovalutazione certa e rigorosa della compatibilità dell’intervento singolo con il contesto ambientale e comunitario in cui si colloca e con la tutela delle risorse; 9. incrementare la dotazione di aree di parcheggio pubblico del Capoluogo; 10. definire forme di incentivazione economica-urbanistica per promuovere l’integrazione dell'edilizia abitativa con attività terziarie; 11. innescare e stabilizzare il processo di sviluppo fondato sul mix di attività nelle campagne, anche consentendo l’ampliamento degli edifici autorizzati ex delibera di C.C. n. 36 del 29.12.2004; 12. favorire l'uso di tutte le risorse interne al sistema, sia territoriali che imprenditoriali; 13. raccordare le previsioni del PUC con il programma di opere pubbliche dell'Amministrazione; 14. stimolare gli imprenditori a realizzare alloggi da immettere sul mercato dell’affitto a prezzo convenzionato e controllato dal Comune; 15. definire una disciplina d’uso del territorio che consenta la soddisfazione delle domande d’uso legittime e da sempre radicate nella cultura locale e che, al tempo stesso, protegga efficacemente i documenti passati di tale cultura; 16. promuovere il presidio delle campagne attraverso il supporto all'agricoltura amatoriale e al completamento dei gruppi di edifici esistenti.

LE REGOLE DELLA TRASFORMAZIONE “Minimizzare il consumo di suolo, massimizzare la trasformabilità degli edifici”: è questa la vision sulla quale si propone di costruire l’apparato normativo del PUC. Per concretizzarla e per superare gli anacoluti metodologici sopra analizzati si propone infatti che il PUC regoli la trasformazione del territorio attraverso:

75/83 a. Interventi Edilizi Diretti (IED), resi tra loro congruenti attraverso il disegno di dettaglio della viabilità, anche di quella minore; b. Piani Urbanistici Attuativi (PUA) pubblici solo per le aree in cui le attrezzature pubbliche da realizzare sono prevalenti (PIP); c. liberalizzazione degli ampliamenti degli edifici, interventi che risultano vantaggiosi sia per il proprietario (aumento del valore dell’immobile) sia per la collettività (aumento del gettito fiscale); d. incentivo alla costruzione sul confine, che è vantaggiosa per il proprietario (migliore sfruttamento del lotto; incentivo a successive costruzioni in aderenza, che riducono la dispersione termica)) e per la collettività (minore lunghezza delle reti; minor consumo di suolo); e. controllo del carico di utenza sul territorio attraverso il numero di Unità Immobiliari (UI) realizzabili, parametro che garantisce, molto meglio del volume, un controllo preciso e rigoroso sulle famiglie che si insedieranno; f. eliminazione del “lotto minimo”, il che consente di sfruttare anche le piccole “aree interstiziali”, favorendo l’inserimento nel costruito e lo sfruttamento delle aree già dotate di urbanizzazioni; g. introduzione del “lotto massimo”, la superficie (e/o la capacità edificatoria) al di là della quale la trasformazione è subordinata ad una convenzione che regoli le quantità e le modalità di cessione delle aree di uso pubblico; h. sostituzione delle usuali norme che indicano “ciò che puoi fare nella tua proprietà” (ad esempio, puoi realizzare un edificio che ha una certa altezza, con balconi che sporgono non più di tot metri, ecc), con norme che definiscono con precisione “ciò che non puoi fare ai vicini o alla collettività” (né l’edificio che vuoi costruire, né il balcone, possono intaccare la Visuale Libera che il piano garantisce agli edifici esistenti, o realizzabili, nel fondo del vicino; se frazioni un appartamento in due devi lasciare posti auto e verde per la nuova Unità Immobiliare che ne deriva); i. promozione della tutela attiva delle risorse ambientali, storiche e culturali di cui dispone la comunità, prevedendo che in tutti quei casi in cui l'intervento diretto risulta particolarmente delicato (tessuto edificato di pregio, prossimità di monumenti o edifici notevoli, aree di notevole valore ambientale, ecc.) si allarghi il ventaglio ed aumenti l'entità delle trasformazioni possibili se il progetto viene corredato da uno studio di dettaglio della compatibilità dell'intervento a farsi con il contesto in cui si inserisce; j. predisposizione di criteri standards e di strumenti operativi da utilizzare a tal fine, affinché lo studio degli effetti prodotti sul contesto risulti tecnicamente rigoroso e non sia esposto ad una valutazione discrezionale dell'Amministrazione. Con tali criteri sarà possibile inserire i nuovi manufatti nelle aree residue, anche quando queste sono di estensione limitata e/o di forma difficile. Inoltre, ampliare la libertà del progettista, definendo però con precisione i diritti dei vicini, si rivela criterio molto rigoroso nel garantire la compatibilità ambientale.

76/83 PRIME INDICAZIONI PER LA PIANIFICAZIONE

4.5.1 FABBISOGNO ABITATIVO La stima del fabbisogno abitativo indica la necessità di realizzare circa 300 – 350 nuove abitazioni nell’arco dei prossimi 10 anni. Per soddisfare tale fabbisogno sono sufficienti le aree libere esistenti nel perimetro della “Città consolidata” (l’insieme delle aree da riqualificare, da saturare e da completare, nonché di quelle destinate ad attrezzature di interesse generale interne a tali aree), al netto delle aree da destinare a standards e ad attrezzature. Nel Preliminare di PUC non sono quindi previste aree di espansione residenziale.

4.5.2 ATTREZZATURE DI INTERESSE GENERALE Per favorire l’incremento di attrattività di San Salvatore il PUC prevederà: a. un sistema turistico-paesaggistico-culturale che coordini in un unicum Monte Pugliano, Grassano e Telesia; b. la valorizzazione compatibile della Rocca; c. il potenziamento e la infrastrutturazione dell’area produttiva.

4.5.3 TURISMO E TEMPO LIBERO Oggi San Salvatore non è una meta di grande appeal turistico. Le risorse di cui dispone, tuttavia, consentono di strutturare il PUC in modo da: a. potenziare l'offerta turistica, attivando le risorse storico-culturali e potenziando quelle ambientali di cui dispone; b. favorire la realizzazione di strutture ricettive diffuse nel tessuto residenziale (urbano ed extraurbano) attraverso incrementi degli indici di zona per tali destinazioni d’uso (in particolare nella frazione di Banca e nelle campagne circostanti Telesia); c. realizzare un grande parco periurbano attrezzato che va da Monte Pugliano alla cinta muraria di Telesia, facilmente accessibile dai grandi assi viari, in modo da favorirne l’attrattività comprensoriale; d. incentivare la realizzazione di attrezzature sportive a basso impatto, rendendone vantaggiosa la realizzazione da parte dei privati, ad esempio nelle aree a verde.

4.5.4 ATTIVITÀ PRODUTTIVE La collocazione strategica e la corretta gestione delle autorizzazioni urbanistiche sono stati fattori determinanti per la forte competitività di San Salvaatore nell’attrarre strutture produttive. Queste si sono localizzate prevalentemente in prossimità dello svincolo tra la SS Telesina e la Fondovalle Isclero, con un limitato sviluppo nel quadrante tra la Telese-Puglianello e la SS Telesina, in prossimità dell’uscita San Salvatore. A tali localizzazioni vanno poi aggiunte quelle sparse nelle campagne. Per secondare il trend di crescita delle attività produttive il PUC prevederà: a. la integrazione e la razionalizzazione del quadrante Telesina-Isclero; b. uno stimolo all'attività della piccola imprenditoria locale, attraverso una norma che faciliti l’ampliamento delle strutture esistenti; c. la valorizzazione della capacità imprenditoriale della comunità attraverso una normativa che incentivi la realizzazione di laboratori e negozi commisti alla residenza.

77/83 4.5.5 AREE AGRICOLE La tradizionale produzione agricola di ortaggi è oggi ancora sostenuta. Il PUC dovrà quindi: a. elevare la qualità di vita nell'insediamento rurale, favorendo il completamento dei nuclei esistenti e dotandoli dei necessari servizi; b. stimolare la razionalizzazione del processo produttivo, a partire dalla salvaguardia delle tradizionali produzioni ortive; c. tutelare le aree agricole utilizzate per coltivazioni ad alto reddito, limitandone l’uso per attività diverse da quelle agricole.

4.5.6 VIABILITÀ La buona dotazione di strade esistenti non richiede interventi di nuovi assi viari principali. Per rimuovere i pochi problemi rilevati, tuttavia, il PUC prevederà di: a. realizzare un intervento organico di up-grade di alcune strade esistenti: partendo dalla SP 83, al confine con Faicchio, potenziando prima la comunale che costeggia la Selva, poi altre strade comunali parallele alla Telesina, intercettando quindi la SP 70, poi la SP 83 e, infine, la SP 46. In tal modo si realizzerà agevolmente una “tangenziale”, su cui il traffico pesante potrà venir deviato completamente all''esterno delle aree residenziali, sia del Capoluogo sia di Cese Sn Manno; b. attrezzare con rotonde di tutti gi incroci delle strade provinciali; c. una rete ciclo-pedonale completa che, costeggiando fossi e strade interpoderali, colleghi da un lato Monte Pugliano con la cinta di Telesia, dall’altro le frazioni di Banca e Cese San Manno, tra loro, con il Capoluogo e con la Selva di sotto.

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IL PROCESSO DI VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

METODOLOGIA UTILIZZATA NELLA REDAZIONE DEL RAPPORTO AMBIENTALE (RA) La Direttiva comunitaria prevede che la valutazione sia condotta prendendo come riferimento un set di indicatori che permettano la redazione del cosiddetto Rapporto Ambientale. Gli indicatori permettono di conoscere lo stato dell’ambiente e di effettuare dei confronti tra diverse scelte. Un altro set di indicatori deve invece essere predisposto per monitorare lo stato dell’ambiente durante l’attuazione del piano. La sintesi di queste due fasi è intervallata da una serie di valutazioni condotte sugli impatti attesi di ciascuna azione. Risulta fondamentale adottare metodi di rilievo, confronto e controllo che possono essere facilmente interpretati e utilizzati. La descrizione del contesto e l’interpretazione delle informazioni non può che passare attraverso queste tre fasi e in base alle tre fasi le informazioni assumeranno un diverso livello di manipolazione.

IL RAPPORTO AMBIENTALE (RA) La Direttiva comunitaria prevede che, nel caso in cui sia necessaria una valutazione ambientale, debba essere redatto un Rapporto Ambientale. Il RA è la parte fondamentale dalla VAS e consiste in una ricognizione di tutti i vincoli ope legis e di tutte le grandezze coinvolte nel processo di trasformazione. Esso deve contenere tutti gli effetti significativi che l’attuazione del piano e del programma potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli alternative. Il modello metodologico adottato per il reporting ambientale è il DPSIR (Driving Forces- Pressures-States-Impacts-Responses) in linea con quanto predisposto dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) e con quanto è ormai acquisito a livello europeo per organizzare le informazioni relative alle interazioni tra sistema ambientale ed economico. Esso permette di rappresentare l’insieme degli elementi e delle relazioni che caratterizzano un qualsiasi tema o fenomeno ambientale, mettendolo in relazione con l’insieme delle politiche esercitate verso di esso. Il DPSIR si basa su una struttura di relazioni causali definita da cinque categorie di indicatori: Determinanti: settori economici, attività umane; Pressioni: emissioni, uso del territorio, rifiuti, ecc. Stato: qualità fisiche, chimiche, biologiche dei comparti ambientali; Impatti: su funzioni e servizi dell’ecosistema; Risposte: politiche ambientali e settoriali, norme cogenti, accordi volontari.

79/83 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE: QUALITATIVA E QUANTITATIVA La Valutazione ambientale nasce come esigenza per dare una stima degli effetti generati dall’agire umano sulla natura. In buona sostanza si doveva dare un termine di paragone per la valutazione dell’impatto generato dalle azioni di trasformazione dell’ambiente naturale. La valutazione può essere qualitativa o quantitativa. La prima è finalizzata a definire obiettivi e azioni di sostenibilità ambientale e territoriale, senza l’utilizzo di parametri fisici; la seconda invece necessita della definizione di opportuni indicatori che permettano di confrontare la situazione prima e dopo l’intervento.

IL MONITORAGGIO Il monitoraggio è lo strumento di base per evidenziare come stanno andando le cose, ma si spinge anche oltre sondando perché le cose stanno andando in un certo modo. Nel caso specifico della VAS, il monitoraggio è l’attività di controllo degli effetti ambientali significativi dell’attuazione di piani e programmi, finalizzata ad intercettare tempestivamente gli effetti negativi e ad adottare le opportune misure correttive. Il monitoraggio avviene attraverso degli indicatori e deve fornire indicazioni sulle decisioni da prendere. Esso va progettato sin dalla fase di redazione del piano e descritto nel RA. Il monitoraggio diventa un aspetto sostanziale del carattere strategico della VAS. Si tratta di un monitoraggio “proattivo”, da cui trarre indicazioni per il progressivo ri-allineamento delle politiche e dei contenuti del piano o programma agli obiettivi di sostenibilità stabiliti.

LE FASI DELLA VAS

6.5.1 ILLUSTRAZIONE DEI CONTENUTI E DEGLI OBIETTIVI DEL PUC L’art. 23 della Legge Urbanistica Regionale definisce il Piano Urbanistico Comunale come “lo strumento urbanistico generale del Comune” con il compito di disciplinare “la tutela ambientale, le trasformazioni urbanistiche ed edilizie dell’intero territorio comunale”. Il PUC è il principale strumento di governo, mediante il quale l’amministrazione comunale determina le direttive per lo sviluppo individuando le zone inedificabili (strade, parcheggi, verde, scuole, ecc), e le zone edificabili, attraverso l’assegnazione della destinazione d’uso (residenziale, produttiva, agricola e così via), della densità edilizia e quanto altro debba applicarsi all’edificazione. Nella prima fase della VAS vengono illustrate le previsioni di piano con le relative grandezze e gli obiettivi che si intendono perseguire.

6.5.2 RELAZIONE CON GLI ALTRI PIANI In questa fase va verificata la coerenza esterna degli obiettivi generali del piano con altri piani e programmi. La coerenza va verificata sia in verticale che in orizzontale. La coerenza esterna verticale va verificata in rapporto ai piani di ambito territoriale sovraordinato rispetto a quello comunale. La coerenza orizzontale va analizzata con riferimento a piani che hanno lo stesso ambito di applicazione.

6.5.3 QUADRO CONOSCITIVO SULLO STATO DELL’AMBIENTE Per avere un quadro conoscitivo efficace bisogna individuare e riportare tutte le informazioni sia sullo stato dell’ambiente e delle risorse naturali, sia le interazioni positive e negative tra

80/83 queste e i principali settori di sviluppo. Inoltre, bisogna effettuare una previsione sulla probabile evoluzione dell’ambiente in assenza delle trasformazioni previste dal piano. La sintesi dello stato dell’ambiente è il Rapporto ambientale, documento preliminare su cui si svolge la successiva valutazione.

6.5.4 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE A questo punto, dopo avere conosciuto lo stato dell’ambiente e gli effetti che l’attuazione produce sull’ambiente, vanno individuati gli obiettivi di sostenibilità ambientale da conseguire grazie al piano e si confrontano le azioni previste dal Piano con i principi dello Sviluppo Sostenibile. Tali obiettivi vanno ricercati tra gli “obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano”, così come indicato nell’Allegato I della direttiva 2001/42/CE.

6.5.5 VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI SIGNIFICATIVI In questa fase si compiono la valutazione qualitativa e quantitativa delle azioni di piano in relazione ai criteri di sostenibilità individuati. Lo scopo è quello di valutare i “possibili effetti significativi (compresi quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi) sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori”. La valutazione qualitativa si svolge attraverso un giudizio di stima sugli effetti delle azioni. Quella quantitativa consiste nel porre a confronto gli indicatori trovati per la descrizione della cosiddetta opzione zero (evoluzione dell’ambiente in assenza di piano), con gli effetti che l’attuazione del piano genererà sull’ambiente. Al termine di tale valutazione, nei settori considerati più sensibili, si inseriscono nel Piano le eventuali misure di mitigazione idonea a ridurre al minimo gli effetti negativi sull’ambiente.

6.5.6 MISURE PER IMPEDIRE, RIDURRE E COMPENSARE GLI EFFETTI NEGATIVI L’Allegato I della Direttiva prevede che al termine della individuazione degli effetti negativi siano previste misure “per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del piano o del programma”.

6.5.7 VALUTAZIONE DELLE ALTERNATIVE Il piano è il risultato di scelte tra più soluzioni possibili, ognuna con il proprio impatto. Le scelte compiute durante la valutazione e le ragioni che le hanno determinate vengono esposte e discusse ricostruendo il percorso valutativo. In questa fase, si esprimono anche le eventuali difficoltà incontrate nella redazione del RA, in relazione alla consistenza dei dati ambientali disponibili. In base alla disponibilità di dati e delle serie storiche di rilievi ambientali è infatti possibile stabilire lo stato di evoluzione del sistema e, di conseguenza, i criteri alternativi per effettuare le scelte migliori per raggiungere gli obiettivi. In buona sostanza, si devono spiegare le ragioni per le quali sono state assunte le scelte di Piano, in funzione degli obiettivi di sostenibilità ambientale stabiliti.

6.5.8 MISURE DI MONITORAGGIO 81/83 Le finalità di questa fase consistono nel verificare che gli obiettivi del piano siano correttamente perseguiti e nell’identificare eventuali effetti negativi non previsti. E’ quindi necessario predisporre un core-set di indicatori per verificare, in itinere ed ex-post, le “prestazioni” dello strumento urbanistico, intese come livello di conseguimento degli obiettivi assunti e come esiti effettivamente generati sulla città e sul territorio. Gli indicatori così definiti vanno quindi considerati come “indicatori di performance” del piano. Gli indicatori per il monitoraggio vengono scelti tra quelli più attinenti al monitoraggio del piano urbanistico in esame e tra quelli più diffusamente indicati in letteratura.

PROPOSTA DI INDICE SINTETICO PER IL RAPPORTO AMBIENTALE Si riporta di seguito una proposta analitica, ma ancora sintetica, dei contenuti del Rapporto Ambientale, sulla base del quale saranno sviluppati gli aspetti di dettaglio.

1. PREMESSA 1.1 Ambiente e Sviluppo sostenibile 1.2 La Valutazione di Piani e Programmi 2. INTRODUZIONE 2.1 Il quadro normativo nazionale e comunitario 2.2 Metodologia utilizzata nella redazione del Rapporto Ambientale (RA) 2.2.1 Il Rapporto Ambientale (RA) 2.2.2 La Valutazione ambientale: qualitativa e quantitativa 2.2.3 Il monitoraggio 2.3 Le fasi della VAS 2.3.1 Illustrazione dei contenuti e degli obiettivi del PUC 2.3.2 Relazione con gli altri Piani 2.3.3 Quadro conoscitivo sullo stato dell’ambiente (acqua, aria, rumore, rifiuti, ecc.) 2.3.4 Definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale 2.3.5 Valutazione degli effetti significativi 2.3.6 Misure per impedire, ridurre e compensare gli effetti negativi 2.3.7 Valutazione delle alternative 2.3.8 Misure di monitoraggio

3. ILLUSTRAZIONE DEI CONTENUTI, DEGLI OBIETTIVI DEL PIANO E DEL RAPPORTO CON ALTRI PERTINENTI PIANI O PROGRAMMI (lett. a) 3.1 Procedura di formazione del PUC 3.2 Contenuti ed obiettivi principali del Piano 3.2.1 Origini ed evoluzione dell’insediamento 3.2.2 La popolazione: dinamica e proiezione 3.2.3 La produzione edilizia ed il fabbisogno abitativo 3.2.3.a La capacità edificatoria 3.2.3.b La popolazione insediabile 3.2.4 La dotazione di standards 3.2.5 Le attività produttive 3.2.6 Le attrezzature di interesse generale 3.3 Rapporto con altri Piani pertinenti

4. GLI ASPETTI AMBIENTALI 4.1 Aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente (lett. b) 4.1.1 Evoluzione probabile dell’ambiente senza l’attuazione del Piano 4.2 Caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate (lett. c) 4.3 Problemi ambientali esistenti pertinenti al piano (lett. d)

82/83 5. RAPPORTO TRA PIANO E AMBIENTE 5.1 Gli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale pertinenti al piano (lett. e) 5.2 Verifica di coerenza 5.3 Possibili effetti significativi sull’ambiente (lett. f) 5.4 Misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli effetti negativi significativi sull’ambiente (lett. g) 6. ORGANIZZAZIONE DELLE INFORMAZIONI 6.1 Sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate (lett. h) 6.2 Descrizione di come è stata effettuata la valutazione 6.3 Difficoltà incontrate nella raccolta delle informazioni

7. IL MONITORAGGIO 7.1 Descrizione delle misure e degli indicatori

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