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2’.5 - CASTELFIDARDO (RCL 6)

Centocinquanta anni fa... ai piedi dei contrafforti di Loreto... la battaglia decisiva di CASTELFIDARDO - LORETO ( 18 settembre 1869 )

Congiuntura politica:

Nel 1860 Napoleone III è all'apice della sua gloria. «Di tutti i sovrani d'Europa è lui che tiene il posto più alto in Europa». L'anno precedente si era battuto contro l'Austria nel nord dell'Italia, riportando le vittorie di Montebello, Magenta, Solferino... Per questo riceve in compenso la Savoia e la contea di Nizza. Favorevole agli inizi al papa Pio IX, mantiene in Roma un corpo francese per la difesa del Sovrano Pontefice. Pio IX è anche scelto come padrino dell'erede imperiale. Ma ben presto, fedele ai suoi amici , l'imperatore si distacca dal papa e conduce una politica personale cauta ed ostile allo Stato Pontificio. Ritira progressivamente il corpo di spedizione da Roma. Il 28 agosto 1860, facendo il giro del nuovo acquisto della Savoia, riceve gli inviati Piemontesi a Chambéry. Farini ed il generale Cialdini gli chiedono il permesso tacito di invadere i territori pontifici delle e dell'Umbria: «Fate pure! E fate presto!» avrebbe risposto Napoleone III. »

Pio IX, ormai disilluso sulle intenzioni dell'imperatore, cerca nuovi appoggi. Ascolta i consigli di M. de Corcelles e affida la difesa dei suoi domini a Mons. Xavier de Mérode, un belga antico ufficiale dell'armata d'Africa, trasformato in ministro della guerra della Santa Sede. Questi negozia in Francia un accordo con il generale de Lamoricière (1806- 1865), che diventerà il generalissimo della nuova piccola armata messa al sevizio dello Stato Pontificio.

Le forze presenti

Il generale Cialdini comanda gli effettivi sardi e piemontesi. Sul teatro delle operazioni dispone di 25.000 uomini (?) dislocati nei dintorni di Recanati. Truppe fresche, esercitate, ben vestite, ben armate, ben nutrite... Il contingente pontificio dispone di 5600 effettivi, comandati dal generale de Lamoricière. Il suo passato merita alcune considerazioni. È lui che nel 1847 ha ricevuto la resa dell'algerino Abd el-Kader. È stato ambasciatore e ministro della guerra. Ma essendo di tendenza monarchica, nel 1852 è esiliato per la sua opposizione all'Impero. Vecchio allievo della scuola politecnica, positivista e sansimonista, si converte alla morte del figlio e si occupa poi di teologia, e scrive ad un suo amico: «Disprezziamo le cose della terra, cose vili e spregevoli, occupiamoci delle cose del cielo, oggi le sole cose sante e rispettabili». Assiste alla messa tutti i giorni, visita i malati ed i poveri. In questo spirito arriva a Roma il primo aprile 1860. Sceglie come capo di stato maggiore il colonnello Georges de Pimodan (1822-1860), un ufficiale francese che si era messo al servizio dell'Austria. Il resto del comando è assicurato da ufficiali superiori in maggioranza francesi: M de Charrette comandante degli Zuavi, MM. de Quatrebarbes e de Cathelineau comandante la zona di . Alla testa di un battaglione è anche M de Becdelièvre, come pure il conte di Bourbon-Chalus, giudicato ingombrante a causa della quantità dei realisti che lo circondano. Ma bisogna non immaginare che la battaglia di Castelfidardo sia un affare esclusivamente francese. Gli oppositori dei Piemontesi appartenevano a tutte le nazioni. I belgi, i tedeschi che sono pittosto degli austriaci, gli irlandesi e gli svizzeri sono numerosi. C'è anche un contingente di italiani, soprannominati indigeni, le cui intensioni non sono chiare.

I preparativi di Roma e di Loreto

Nella primavera del 1860 Lamoricière si trova in un situazione estremamente imbarazzante a Roma. Dispone di un'artiglieria e di un'accozzaglia di uomini eteroclitica e cosmopolita, priva di una disciplina . Tra di essi, molti francesi sono dei civili la cui istruzione è improvvisata sul posto. In una monografia piena di poesia e di pietà ingenua, I martiri di Castelfidardo, il marchese A. de Ségur ha rintracciato la vita di una ventina di quei giovani francesi. In quell' opera si troverà la storia del conte Arthur de Chalus e del suo amico di Nantes Joseph Guérin, figlio di una famiglia modesta. Entrambi conducono una vita ritirata, molto pervasa dalla preghiera. Joseph ha finito per entrare in seminario, ma ha lasciato la talare in vista di raccogliere la palma del martirio. In effetti i due commilitoni sono animati dalla stessa intenzione: «Sapevano che cosa andavano a fare i Italia, - scrive l'autore - andavano a morire e il loro sacrificio fu maturato, premeditato e già consumato nel loro cuore prima ancora di lasciare la Francia». Il loro desiderio è stato esaudito. La sera del 17 settembre i 5600 soldati si preparano allo scontro sulle rive del fiume Musone. Spossati dalla fatica, vogliono combattere immediatamente senza prendersi neppure un giorno di riposo. Per prima cosa il comandante Bourbon-Chalus chiede per i suoi soldati l'assoluzione generale al cappellano Caillaud. I soldati pontifici eliminano subito i Piemontesi da Loreto e vi si installano. Il generale de Pimodan arringa i suoi crociati: «Alla stessa ora di domani molti di voi saranno comparsi davanti a Dio... Sapete che bisogna prepararsi per comparire davanti a Dio. Tutti quelli che non lo sono devono passare nell'ufficio del nostro cappellano. Io esco» (RCL 6). Vedere il resoconto della battaglia nella casella 1 «Italia» 1.7.6

Bibliografia Un libro molto istruttivo (per quanto parziale) sugli eventi: Conte di Colleville, Un crimine del secondo Impero, il Tranello di Castelfidardo - Ed. Félix Juven, 1910 Un libro che tiene del genere agiografico : Marquis de Ségur Les martyrs de Castelfidardo Tolra 1898 En 1999, Don Lamberto Pigini, direttore della tecnostampa di Recanati ha fatto rieditare un poema di 300 pagine in versetti : Sacerdote Luigi Galanti Il Castel Fidardo (Romanzo storico).

Dei nomi molto francesi: Nelle pagine 89-97 del libro di Colleville si trovano nomi ancora ben conosciuti nella Francia di oggi: De Becdelièvre, d’Yvoire, de Moncuit, de Parcevaux, de Saint-Marc, de Chérisey, Vinay, d’Anselme, Béguin, Bernier, de Cadoudal, de Caqueray, de Cavailhès, de Chalus, de Charrette, de Chateaubriand, Collignon, de Fougerais, Greuze, Janssens, Jouffroy, de Kermel, de Kersabiec, du Manoir, de Vigier, de Montaignac, de Montazet, Morlet, de La Barre de Nanteuil, O’Conneill, Picon, du Plessis de Grénédan, Poncin, Potez, Renault, de Rohan-Chabot, Rouleau, Roux, de Sabran-Pontevès, de Saint-Gilles, Vandenbroeck, Vanderlinden, Vercruysse, de la Villebonnet, de Villèle, de Bourbon-Chalus, de Touchebeuf-Clermont, de la Perraudière, de Robiano, de Pas, de Ribiers, Le Bel, de Cathelineau, Joubert, ecc…

Associazione della rimembranza: Il ricordo della Battaglia e dei belligeranti Pontifici attualmente è assicurato dalla ADZPVO, Associazione dei Discendenti degli Zuavi Pontifici e dei Volontari dell'Ovest. 3, avenue Foch 75116 Paris [email protected] Un folto gruppo dell'Associazione è venuto a Loreto nell'aprile del 2010.

Da quali paesi provenivano i soldati pontifici? Sarebbe un errore credere che tutti i volontari impegnati nel servizio del Papa fossero francesi. Su 3000 soldati presenti a Recanati all'indomani della disfatta, lo Stato Maggiore italiano registra circa 1000 indigeni, 1000 tedeschi, 700 svizzeri e solo 140 francesi. Conclusione: Loreto, sembra, ha una vocazione per la difesa dell'identità italiana. Il legame molto particolare che ha con la Sede di Pietro la designa per essere anche in Europa una città pilota, una città faro, una città della Speranza votata alla conversione delle anime, alla cultura cristiana ed alla santificazione della famiglia, in una prospettiva strettamente evangelica