Gli spettacoli Il personaggio Lo sport Luciana Littizzetto È morto Derrick De Ceglie e gli altri “La mia satira era l’ispettore la meglio gioventù da massaia” più amato al mondo della Juventus SILVIA PIERO COLAPRICO MAURIZIO CROSETTI FUMAROLA E ANDREA TARQUINI EMANUELE GAMBA

Fondatore Direttore Ezio Mauro NZ ALVOHXEBbahaajACMDFDGDPDU € Anno 33 - Numero 298 € 1,00 in Italia CON “MINA” DVD 10,90 martedì 16 dicembre 2008 9 770390 107009 81216 SS-1F ❋ www.repubblica.it SEDE: 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: AUSTRIA, BELGIO, FINLANDIA, FRANCIA, GERMANIA, GRECIA, IRLANDA, LUSSEMBURGO, MALTA, MONACO P., OLANDA, PORTOGALLO, SLOVENIA, SPAGNA e 2,00; CANADA $1; CROAZIA KN 15; DANIMARCA KR 15; EGITTO EP 16,50; MAROCCO MDH 24; NORVEGIA KR 20; POLONIA PLN 9; REGNO UNITO LST 1,50; REPUBBLICA CECA CZK 60; SLOVACCHIA SKK 80/e 2,66; SVEZIA KR 18; SVIZZERA FR 3,00 (CON D O IL VENERDÌ FR 3,30); TUNISIA TD 3,50; TURCHIA YTL 4; UNGHERIA FT 495; U.S.A $ 1 Addio a Carlo Caracciolo il principe dell’editoria

MEZZO SECOLO L’intervista L’AMICO INSIEME De Benedetti: il mio grazie DEI GIORNALI VALENTINI A PAGINA 36 EUGENIO SCALFARI Il ricordo EZIO MAURO

L NOSTRO è un mestiere cru- Il coraggio di Cyrano RA innamorato della vita, dele e io lo so per diretta espe- ECO A PAGINA 37 Carlo Caracciolo, proba- Irienza. Oggi tocca a me di scri- Ebilmente perché era riu- vere il nostro addio a Carlo Carac- La famiglia scito a vivere come avrebbe dav- ciolo, il mio lamento su una per- Un “rosso” a casa Agnelli vero voluto. Per questo la malat- sona alla quale mi legano 56 anni tia era stata sconfitta tante volte, di vita comune. VALLI A PAGINA 44 fino a ieri. SEGUE A PAGINA 34 SEGUE A PAGINA 35 Carlo Caracciolo aveva 83 anni I SERVIZI DA PAGINA 33 A PAGINA 45 Ha votato soltanto un elettore su due. Il Partito democratico al 20%. Berlusconi: la sinistra ostaggio dell’ex pm Le idee La recessione e le colpe Abruzzo al Pdl, crolla il Pd della Merkel

PAUL KRUGMAN A SITUAZIONE, ormai, è la Vince Chiodi, astensionismo record. Di Pietro al 15% seguente: per l’economia si Lprospetta il peggior tracollo da decenni. La soluzione consueta ROMA — Le elezioni regionali in Abruzzo hanno visto la netta vitto- a una crisi economica, tagliare i Il giornalista rischia 7 anni ria del Pdl con il candidato Gianni Chiodi. La coalizione di centro- SE SI SPEGNE tassi di interesse, non funziona. Gli destra ha raccolto circa il 50% dei consensi. Clamoroso calo dell’af- aiuti governativi su larga scala fluenza: ha votato solo il 53% degli aventi diritto. Crollo del Pd, che LA FIDUCIA paiono l’unica strada percorribile scende al 20%. Ottimo risultato dell’Italia dei Valori che sale al 15%. per arrestare la caduta dell’econo- Bagdad in piazza per il reporter L’Udc raggiunge il 5%. Berlusconi: i riformisti sono ostaggio dell’I- mia. C’è un problema, però: ag- talia dei Valori. Veltroni: «L’astensionismo è stato impressionante. EDMONDO BERSELLI grappandosi a un’ideologia total- un simbolo le scarpe anti-Bush Sta a significare un malessere e una critica degli elettori rivolto an- mente obsoleta, forse scommet- che al nostro partito». tendo (a torto) che i loro elettori SERVIZI DA PAGINA 2 A PAGINA 4 ESSUNO a sinistra si faceva siano relativamente in buone con- illusioni sul risultato delle dizioni, tanto da poter superare la Nelezioni regionali in Abruz- tormenta, i politici conservatori Il presidente del Senato Da ieri in cassa integrazione zo. Ma, di fronte ai numeri che si sbarrano il passo a questo tipo di profilano via via che affluiscono i intervento. No, non sto parlando di “Lasci la Vigilanza” 200mila metalmeccanici dati, cresce la sensazione che il vo- Bob Corker, senatore della Nissan to abruzzese non rappresenti un – oops, volevo dire del Tennessee – esito soltanto locale, e nemmeno e dei suoi amici Repubblicani che Rai, Schifani L’inflazione solo il risultato fisiologico dello la settimana scorsa hanno silurato scandalo nella Sanità che ha coin- il tentativo di far guadagnare tem- prepara in frenata volto il presidente Ottaviano Del po all’industria automobilistica Turco e ha abbattuto il governo re- statunitense. (Perché il piano è sta- gionale di centrosinistra. Il primo e to respinto? Tra i senatori Repub- la rimozione ma l’Fmi plateale dato da mettere in rilievo, blicani è circolata un’e-mail nella infatti, è la caduta della partecipa- quale si dichiarava che negare un zione al 53 per cento, quasi trenta prestito all’industria automobili- di Villari “Crisi più grave” punti al di sotto delle ultime consul- stica era un’opportunità per loro di tazioni politiche e quindici rispetto «sparare un primo colpo contro la BUZZANCA E TITO I SERVIZI alle precedenti elezioni regionali. manodopera organizzata»). A PAGINA 10 ALLE PAGINE 6,7,9 E 25 SEGUE A PAGINA 31 SEGUE A PAGINA 31

La storia crisi, bugie & social card Accordo sulla separazione, è la cifra più alta pagata da una donna Diario è in edicola. pagi24 i n piùne Tra vite sospese Anno Madonna, divorziare dal marito XIII n.23 e carte euro 7 di credito, 08 all’8 gennaio 2009 dal 12 d icembre 20 affari loschi le costa 90 milioni di dollari La protesta a Bagdad SERVIZI ALLE PAGINE 14 E 15 ARRANGIATEVI. e beni rifugio, E AUGURI in viaggio dal nostro corrispondente esta ENRICO FRANCESCHINII In arrivo misure più severe alanga e qu dall’Italia QUEL GESTO I REDUCI a crisi arriva a v . L a (almeno da noi) è la rispost ia all’America LONDRA per chi guida in stato di ebbrezza o dall’Ital , all’America. In viaggi e di credito spese e cart RA stato descritto come È UNA CONDANNA DELLA LEWINSKI tra vite so beni rifugio affari loschi e Un numero un gran rifiuto: Guy Rit-

a, chie non voleva un soldo assimo Pil ler più ricco Massimo Rebotti, M faras, E io Ar Troppi ubriachi Enea Gua rinoni, Giorg della fortuna di Madonna, in PAOLO GARIMBERTI VITTORIO ZUCCONI , Sa ndra Ricc io, Roberto Festa aba, telli, Gab riella S di pagine, ancesco Mosca una delle cause di divorzio po- Fr ra Chiappori, rizio Pagliassotti, Sa Mau trizia Maltese, N GESTO che sembrava WASHINGTON lter Molino , Pa tenzialmente più ricche di tut- killer in auto Wa le storie ssin, Simone Nata destinato a essere solo TANNO rientrando tut- AlessandroCa ti i tempi. «Il denaro non gli in- Uun video-cult per You- ti trionfalmente in quel- e immagini teressa, gli interessa solo rice- Tube, da rivedere per ammirare la casa della vergogna vere una custodia congiunta Ora scatta S E MANCUSO per prepararci la prontezza di riflessi di George che diventa il luogo della lo- NOME: SALVATOR dei figli, poter passare più tem- rico Deaglio ATEVI QUESTO mancava di En alla valanga SEGN anchiere che ci W. Bush nell’evitare improvvisi ro resurrezione, i reduci vit- n ritratto del b po possibile insieme a loro», la tolleranza zero U EB NCELLA DAL W oggetti volanti, è diventato in- toriosi della “Guerra di Mo- TRA CH I SI CA in arrivo aveva raccontato un suo ami- BUONA LETTURA SPARIRE DA vece un giudizio politico. nica”. CHIO ay, letti da Luc a Fontana co ai tabloid londinesi. VINCENZO BORGOMEO DONNE ALLO SPEC i che scr ivono di g o Lodol i. LE Pret cinema) da Marc GOOG e vampiri visti (al lettore v orace. SEGUE A PAGINA 30 SEGUE A PAGINA 17 URA no con un Mandelli SEGUE A PAGINA 23 A PAGINA 21 NAT G e Montesa f Burri L mberto Repubblica Nazionale MARTEDÌ 16 DICEMBRE 2008 L’uomo La storia Mezzo secolo insieme Dalla Resistenza all’America EUGENIO SCALFARI NELLO AJELLO Il personaggio Il ricordo L’amico dei giornali Quel ragazzo partigiano EZIO MAURO GIORGIO BOCCA L’intervista La famiglia De Benedetti: “Il mio grazie” Un “rosso” a Casa Agnelli GIOVANNI VALENTINI BERNARDO VALLI ■ 33

Carlo Caracciolo

1925-2008 FOTO MARCO DELOGU Sono un collezionista La notte fra il 13 e il 14 di giornali. È come se mi Il Principe editore gennaio ero con Scalfari ad Carlo Caracciolo è morto ieri sera nella sua casa circondasse una sorta di romana, aveva 83 anni. Era presidente onorario del aspettare le copie del nuovo Gruppo Espresso. Giovanissimo partigiano, poi harem cartaceo. In fondo, laureato in giurisprudenza alla Sapienza di Roma, giornale. Un’impresa che approfondì gli studi ad Harvard. Animatore e poi editore del settimanale l’Espresso, con Eugenio non mi pare di essere molto Scalfari aveva fondato il quotidiano . stava per sfuggirci di mano: La sua scomparsa ha suscitato il cordoglio del cambiato da quando esordii mondo politico e dell’editoria la sua influenza fu maggiore nell’editoria di quanto immaginassimo

Repubblica Nazionale MARTEDÌ 16 DICEMBRE 2008 R2 CULTURAADDIO A CARLO CARACCIOLO ■ 34 L’uomo Ci conoscemmo a Milano nell’autunno del 1952 Lui già faceva l’editore di riviste tecniche e mi offrì di dirigerne una ma non accettai Avremmo lavorato insieme per una vita

Mezzo secolo insieme

(segue dalla prima pagina) di lei evitando il vezzo diffuso e quell’edificio due lapidi di mar- di Giorgio a Sommacampagna. fuori dell’azienda: Carlo di Robi- intollerabile di raccontare se mo sulle quali erano incisi i nomi Quando scegliemmo la linea lant, Piero Saint Just, Nicolò Pi- EUGENIO SCALFARI stessi, ma questa volta mi è im- dei patrioti trucidati nel 1799, della fermezza durante i 56 giorni gnatelli, Emanuele De Seta. Ma il possibile seguire la regola che mi quando le bande contadine da un della prigionia di Moro nelle ma- racconto della sua vita sarebbe ita professionale e sono data: le nostre due esistenze lato e la flotta inglese dall’altro ni delle BR. Quando scoppiò lo incompleto se omettesse il rap- vita privata, suc- sono state così intrecciate che ri- rioccuparono la città ribelle e giu- scandalo di Tangentopoli affon- porto che ha avuto con Gianni cessi e insuccessi, cordare uno dei due implica di ri- stiziarono i “giacobini” che ave- dando la Prima repubblica e con Agnelli e con i figli e nipoti di amicizie e inimici- cordare anche l’altro sicché in vano governato la breve esisten- essa la DC, il partito socialista e gli Gianni e Marella ai quali è stato zie, convinzioni questo caso diventa vero il luogo za della repubblica partenopea. altri minori. Quando Silvio Berlu- legato non solo da vincoli di san- Mestiere crudele politiche, espe- comune che un pezzo della mia In quell’elenco c’era il nome sconi affrontò l’agone politico e gue ma da profonda e quasi pa- rienze,V interessi. vita se ne va con lui sotto la terra dell’ammiraglio Caracciolo, im- cominciò un lungo conflitto tra terna amicizia. Un mestiere crudele che mi che ricoprirà il suo corpo o le sue piccato da Nelson sull’albero di noi e lui, che dura tuttora: sempre Con Gianni c’è stata amicizia A lui mi legano obbliga a scriverne mentre Carlo ceneri. maestra della sua nave, e quello ci trovammo d’accordo e sempre di avventure, comune passione cinquantasei anni è ancora vivo e riverso senza più di Marcello Eusebio Scotti, mio ci prendemmo la comune re- per il rischio e una sottile compe- conoscenza su un letto d’ospeda- antico parente materno. Quella sponsabilità delle scelte. tizione e rivalità. Per molti aspet- vissuti in comune: le. Era malato da molto tempo e *** compresenza politica di due avi In questa lunghissima vicenda ti si somigliavano: l’eleganza, l’a- aveva attraversato le avversità ci sembrò un segno di destino; la abbiamo avuto compagni che more per la gara, l’amore per le successi e insuccessi della malattia con una forza co- Nell’ottobre del 1955 L’espres- mettemmo sullo scherzo come non furono soltanto preziose donne, gli affetti familiari, l’a- me raramente accade di vedere, so iniziò le sue pubblicazioni. era nostra abitudine, ma ci toccò presenze professionali ma amici zienda come luogo di apparte- amicizie e interessi quasi indifferente a quanto acca- Proprietario ed editore Adriano profondamente come poi ci con- veri e leali. Siamo stati fortunati nenza e progetto di futuro. Infine deva nel suo corpo. Quattro o cin- Olivetti. Carlo era suo socio con il fessammo qualche anno dopo. nei nostri incontri. Voglio dirli i la bellezza fisica che ambedue 10% delle azioni. Arrigo Benedet- nomi di questi amici, sono sicuro avevano. Gianni però è stato per- ti lo dirigeva, io ne ero il direttore che Carlo vorrebbe che siano ri- seguitato da una sorta di noia esi- amministrativo. Ma dopo poco *** cordati anche se alcuni di loro stenziale che Carlo non ha invece più d’un anno Adriano decise di non ci sono più: Franco Alessan- mai conosciuto. La vita l’ha sem- ritirarsi da quell’impresa che Nel 1976 fondammo la Repub- drini, Lio Rubini, Bruno Corbi, pre divertito e in questo fu assai aveva messo in orbita ma non gli blica. Da tempo avere un quoti- Gianni Corbi, Cesare Garboli, Li- diverso dal cognato. corrispondeva. Lasciò il grosso diano nazionale che raggiunges- vio Zanetti, , Ci fu tra i due un’altra intima delle sue azioni a Caracciolo e in se e magari superasse Il Corriere Marco Benedetto, Gigi Melega, assonanza: Carlo si sentiva prin- piccola parte a Benedetti e a me. della Sera era il nostro sogno. Sia Bernardo Valli, Luigi Zanda, Cor- cipe, Gianni si sentiva re. Tutti e Fu a quel punto che la nostra ami- Carlo che io abbiamo separata- rado Passera, Milvia Fiorani, Lui- due ebbero una loro piccola cor- cizia diventò fratellanza. mente raccontato come comin- gi Bianchi, Ezio Mauro, Daniela te di scioperati, di bizzarri, di Eppure eravamo molto diversi ciò quell’avventura, come si svi- Hamaui. I redattori dei nostri buffoni, che è stata per loro una per carattere e per estrazione so- luppò e come raggiunse l’obietti- giornali, delle radio, dei siti “on- protesi della nobiltà di sangue. ciale. Io venivo da una famiglia di vo che ci eravamo prefissato, sic- line”. Le segretarie dell’azienda. piccola borghesia, lui era princi- ché non sto a ripercorrerlo. Deb- Carlo ne conosceva molti, ma co- pe, anche se non ha mai ostenta- bo dire però che, pur nella diver- nosceva soprattutto lo spirito *** to il rango di nobiltà. A tal punto sità dei compiti e delle d’appartenenza del corpo reda- SOCI ED AMICI que volte, dopo aver superato che per molti anni ho pensato che responsabilità che ciascuno di zionale e sapeva che era quella la Negli ultimi anni i nostri incon- Carlo Caracciolo con momenti di crisi che avrebbero l’avesse cancellato e non gliene noi due assunse in tutta la vicen- principale risorsa d’un gruppo tri si erano diradati, le nostre te- Eugenio Scalfari e potuto essergli fatali, me ne rac- fosse mai importato niente, lui da editoriale e giornalistica di che dalle quattro stanze di via Po lefonate da pluri-quotidiane av- Giorgio Mondadori contava gli aspetti che gli sem- giovanissimo partigiano in Val quello che ora è il “Gruppo 12, dove la nostra piccola storia è venivano ormai con cadenza set- bravano comici e ci ridevamo in- d’Ossola, lui repubblicano, lui Espresso-Repubblica”, io non cominciata, conta ormai migliaia timanale e alle volte anche più sieme come ragazzi. laico pur avendo avuto parecchi avrei potuto intraprendere nulla di persone e di famiglie in tutta lunga. Ma quando un fatto priva- Poco più che ragazzi eravamo cardinali in famiglia e un paio di senza di lui e reciprocamente lui Italia. to o aziendale o pubblico di rilie- quando ci conoscemmo. Fu a Mi- beati. senza di me. Ho già detto che era- vo accadeva, ci trovavamo simul- lano, autunno del 1952, nella sua Invece no, la sua indifferenza al vamo diversi ma interamente taneamente con il telefono in abitazione in via San Damiano titolo nobiliare era piuttosto una complementari. In certe questio- *** mano per mettere in comune sul naviglio di corso Monforte. maniera ma non corrispondeva ni e in certi momenti lui spingeva pensieri, giudizi e sentimenti. Lui già faceva l’editore di riviste alla sostanza: si sentiva principe e e io frenavo, in altre situazioni ac- Carlo ha avuto molti amori e Così è sempre stato, ma ora per tecniche, io ero stato da poco li- lo era, il suo distacco faceva parte cadeva il contrario. Ma non è mai qualche figlio qua e là per il mon- me non sarà più e questo è il mio cenziato dalla Banca Nazionale del costume familiare come la avvenuto in mezzo secolo di so- do. Infedele in questi suoi privati lamento. Perché tu - come canta del Lavoro a causa di irriverenti sua innata eleganza nei modi e dalizio che ci fossero tra noi sen- rapporti, quanto fu invece fedele il poeta nel lamento su Ignacio Fratelli articoli pubblicati dal Mondo nei pensieri. La sua ironia su se timenti di rivalità, gelosie, invi- nei rapporti professionali e fer- Sánchez - sei morto per sempre. contro la Federconsorzi. Carlo stesso e sugli altri. Il suo cinismo. die. Il progetto era comune e co- mo nelle convinzioni politiche. Questa canzone gli piaceva e cercava un direttore per la sua ri- La fermezza delle convinzioni. Il muni gli sforzi e le responsabilità Legato tuttavia da profondi affet- più volte l’abbiamo citata tra noi, Eravamo diversi per vista Rivoluzione industriale, suo impegno civile. per realizzarlo. ti familiari. Per la sorella Marella forse abbiamo pensato, ma senza carattere e radici pensava che io fossi adatto a quel Fu una curiosa figura di princi- Abbiamo rievocato pochi gior- e il fratello Nicola e per Ettore. Per confessarcelo, che uno di noi due compito ma io rifiutai. Aveva 27 pe, Carlo Caracciolo di Castagne- ni fa la giornata in cui firmammo la figlia Jacaranda. Per il nipote avrebbe dovuto scrivere il suo la- Carlo era un principe anni, io ero più vecchio d’un an- to, conte di Mileto e altri predica- l’atto costitutivo della società Filippo. Per Violante Visconti, mento sull’altro, ma non sapeva- no e qualche mese. ti che non ricordo. Ricordo però editrice di Repubblica con Gior- sua compagna per trent’anni e mo a chi sarebbe toccato. ma non ha mai Di solito, quando debbo ricor- una visita che facemmo insieme gio Mondadori e Mario Formen- sua moglie fino alla morte avve- “Canto la sua eleganza con pa- dare una persona scomparsa, molti anni fa al Comune di Napo- ton nostri compagni di viaggio nuta qualche anno fa. role che gemono/ e ricordo una ostentato il suo rango cerco di raccontare quello che so li. C’erano ai lati del portone di imprenditoriale nella bella villa Ebbe anche molti amici al di brezza triste negli ulivi”.

Repubblica Nazionale MARTEDÌ 16 DICEMBRE 2008

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Tutto gli piaceva della stampa: dalla grafica alle idee ai titoli alle fotografie Mentre leggeva i quotidiani ne cercava l’anima Si può dire che capiva, perché sapeva quanto un giornale faccia parte della vita di un Paese

CARLO CARACCIOLO Nato a Firenze il 23 ottobre 1925, scomparso ieri L’amico dei giornali

(segue dalla prima pagina) cosa doveva scrivere. Perché co- la scuola giornalistica nosceva — fino ad esserne se- dell’”Espresso” e la tradizione EZIO MAURO dotto — quella chimica arcana del “Mondo” al progetto di “Re- con cui il giornale dà quotidia- pubblica”. E qui sta il senso più arlo tornava a casa namente forma a se stesso, dal profondo del sodalizio di una vi- dalle cliniche e ri- primo abbozzo del mattino al- ta con Eugenio Scalfari, e del- prendeva in mano l’urto pieno e aperto con i fatti, l’incontro e dell’intesa con Car- ogni volta le sue infine al momento in cui gli av- lo De Benedetti, così come sta passioni. Il giorna- venimenti esterni e la cultura in- qui il significato e la ragione del- le nella poltrona terna si fondono in una selezio- la formula con cui “Repubblica” d’angoloC col caffè al mattino, in ne, creano una gerarchia, diven- ha selezionato nei trent’anni ge- Passioni via della Lungarina, i ritagli degli tano un disegno, formano un’i- nerazioni diverse di giornalisti e articoli più importanti allineati dea: e danno vita non a un fascio di lettori. sul tavolo quadrato dell’ufficio, i di notizie stampate, ma ad una Davanti ad ogni nuovo pro- La politica e la sinistra pranzi trasformati in discussio- ricostruzione organizzata e a getto, davanti ad ogni difficoltà, erano l’altra passione ni, ricordi, progetti, pur di non una reinterpretazione appas- magari a un dubbio, veniva rimanere solo: infine il rito dei sionata della giornata che ab- spontaneo cercare Carlo, seder- Aveva un modo week-end a Torrecchia con gli biamo attraversato, della fase si davanti a lui, vederlo prende- amici. Così ogni volta rifioriva che stiamo vivendo. re le cose alla lontana per poi ve- lontano e insieme nelle passioni ordinarie, che Questo spiega perché Carlo è nire al sodo, senza tirarsi mai in- IL DEBUTTO DELL’ESPRESSO erano la sua vita. “Sei tornato sempre stato parsimonioso di dietro. Sapeva cosa pensare, an- partecipe di seguirle La copertina del primo numero dell’Espresso, allora in bellissimo”, gli ha detto un ami- presenza pubblica, di dichiara- “formato lenzuolo” co pochi giorni fa, mentre pro- zioni e di interviste. Perché se un gettava come sempre nuove av- giornale è un mondo, l’editore è venture editoriali. E invece stava in qualche modo il costruttore e cominciando a morire, a modo il primo cittadino di quel mon- suo, continuando a guardare do, e parla attraverso i suoi gior- avanti come se il tempo non fos- nali. Di più. Nella concezione se un problema, perché il la- spontanea e naturale di Carac- mento, il dolore, persino la ma- ciolo i giornali erano lo stru- lattia e addirittura la tristezza mento per prendere parte al di- erano per lui una debolezza da scorso pubblico, risolvendo co- non mostrare mai. sì il contrasto tra la sua timidez- Al centro del suo mondo, i za e la forza della sua passione giornali. Un’avventura editoria- politica. Perché la politica e la si- le, perché li ha creati dal nulla in- nistra sono state un’altra pas- sieme con Eugenio Scalfari e li sione della sua vita. Aveva un ha trasformati in impresa. Ma modo lontano e insieme parte- ancor più un’avventura cultura- cipe di seguire le vicende dei che se sembrava distratto aveva L’ANNIVERSARIO le e politica nel senso più alto e partiti, una conoscenza conti- sicuramente letto, magari aveva Carlo Caracciolo con più libero del termine. Carlo era nuamente alimentata, un siste- sentito, in ogni caso aveva capi- Ezio Mauro alla festa per infatti un amico dei giornali, tut- ma di relazioni vasto e quasi sen- to. Lui c’era, con quel modo sva- i 30 anni di Repubblica to gli piaceva, dalla grafica alle za selezione. Ma aveva un modo gato e sorridente di custodire il idee, ai titoli, alle fotografie. naturale e spontaneo di essere segreto degli inizi, di testimo- Grandi o piccoli, non importa. di sinistra, qualcosa di profondo niare le ragioni di un’avventura, Mentre li leggeva, era l’unico e di genetico, probabilmente di attraversare le generazioni te- momento in cui perdeva il suo per l’impronta partigiana, così nendo tutto insieme, ieri e oggi, disincanto, li penetrava, ne cer- come accade a Giorgio Bocca. i giovani e i vecchi, mentre lui cava l’anima, l’essenza autenti- Talmente sicuro, e autentico, da progettava nuovi sbarchi edito- ca, tutto ciò che c’è dietro un ar- consentirgli il libertinaggio di riali e ritagliava giornali, chino ticolo o una firma. In una formu- amicizie eterogenee, distanti, sulla luce del suo tavolo quadra- la, si può dire che capiva, perché diverse, purché divertenti e in- to. sapeva, quanto un giornale fac- triganti, coltivate con la volage- Ieri mi sono arrivati due rita- cia parte della vita di un Paese, rie curiosa del principe. gli, uno su Obama, uno su un Progetti non della sua rappresentazione. Proprio questa concezione piccolo fatto di cronaca ad Udi- Sfogliandolo, sembrava capa- del giornale come mezzo per in- ne, con un foglio e quella grafia ce di intravvedere e raggiungere tervenire nel discorso pubblico, grande e un po’ sconnessa: “Che Davanti ad ogni nuovo il mondo misterioso e potente strumento culturale di cittadi- dici? Chiamami”. Non lo chia- progetto o difficoltà, LA NASCITA DI REPUBBLICA che i quotidiani muovono fa- nanza, libero e autonomo dai merò più, l’ho accarezzato in cli- La prima pagina del numero d’esordio di Repubblica, cendosi, ogni giorno. È per que- partiti ma portatore — come di- nica mentre dormiva e sapevo veniva spontaneo uscito in edicola il 14 gennaio del 1976. È il primo sto sentimento profondo di cevamo spesso citando Gobetti che non gli avrei più parlato. L’a- quotidiano italiano a presentarsi ai lettori in formato comprensione, non per il rispet- — di «una certa idea dell’Italia», mico dei giornali se n’è andato, cercarlo: sapeva tabloid, più piccolo degli altri to astratto di qualche regola, che ha posto naturalmente Carlo al a noi manca qualcosa di insosti- non ha mai detto a un direttore centro di quell’asse che collega tuibile. sempre cosa pensare

Repubblica Nazionale MARTEDÌ 16 DICEMBRE 2008 R2 ADDIOCULTURA A CARLO CARACCIOLO ■ 36 L’editore

Il presidente del “Gruppo l’Espresso” racconta un’amicizia lunga cinquant’anni “Ha fondato un’impresa editoriale che ha contribuito alla maturazione del Paese un posto perbene che permette a chi ci lavora di dispiegare la propria intelligenza” De Benedetti “Ecco perché gli devo dire grazie”

GIOVANNI VALENTINI Il primo incontro ROMA e prime parole di Carlo Io mi occupavo dell’azienda De Benedetti sono in- di famiglia. Venne a Torino crinate dalla tristezza. «Da anni ormai – dice il per propormi di acquistare presidente del nostro Gruppo editoriale, ri- per qualche migliaio di lire cordandoL l’amico presidente ono- uno spazio pubblicitario su Il mestiere rario – lui non si occupava più delle questioni quotidiane. Ma si sapeva un annuario. Era un uomo che era sempre lì ed era un riferi- Aveva una passione mento per tutti, a cominciare da bello, elegante, cordiale e ardente nascosta dietro me. In questo momento, sento nel mio animo una grande solitudine: allo stesso tempo semplice il suo aplomb. Cercava Carlo Caracciolo era un editore, l’u- nico vero editore che abbia incon- Siamo stati più amici che sempre strade nuove trato in vita mia». soci, negli ultimi 30 anni A quando risale esattamente la e spesso giocava vostra conoscenza? Carlo è diventato un d’azzardo. Il suo cuore «A cinquant’anni fa. Era il 1958. Io mi occupavo dell’azienda di fami- compagno della mia vita era dominato dallo glia e lui venne a Torino per propor- mi di acquistare, per qualche mi- spirito di avventura gliaia di lire, uno spazio pubblicita- rio su una specie di Guida Monaci, un annuario che curava per l’Etas- potessero tradirmi». che di scacchi. Mentre io mi rivolge- difenderci dall’attacco di Berlusco- tega rinascimentale, formata da al- La politica Kompas. Era un uomo bello, ele- E Caracciolo come si comportò vo a Mediobanca, guidata a quell’e- ni, non potevamo servirci soltanto cuni grandi artisti, a cominciare da gante, cordiale e allo stesso tempo in quella vicenda? Fu proprio lui a poca da Enrico Cuccia, lui invece – di metodi anglosassoni… Alla fine Eugenio Scalfari. Tutta la struttura semplice. Un uomo capace di ispi- cercare e trovare la mediazione ri- senza dire nulla a nessuno e certa- ebbe ragione lui». aziendale, in sostanza, poggiava su Aveva una certa rare subito simpatia». solutiva di Ciarrapico, uomo di fi- mente a fin di bene – trattava con Che cosa cambiò nel Gruppo do- una cerchia di amici coordinati dal nostalgia per l’utopia Da allora, siete stati più soci o più ducia di Giulio Andreotti. Ciarrapico. Personalmente, ero po la “guerra di Segrate”? direttore amministrativo, Milvia amici? «Carlo dimostrò allora la sua vera molto restio a seguirlo su quella «Praticamente, nulla. Il Gruppo Fiorani. Poi, a metà degli anni Ot- comunista, non per «Certamente più amici. Poi, negli natura di giocatore: di poker e an- strada. Ma Carlo sosteneva che, per fondato da Caracciolo era una bot- tanta, Scalfari si convinse che dove- ultimi trent’anni, Carlo è stato un va dotarsi di un manager professio- l’Urss. Amava il Pci compagno della mia vita». nale. Arrivò Marco Benedetto come Quando avete deciso di mettervi amministratore delegato e il Grup- di Berlinguer, non ciò in affari insieme? po fece un salto di qualità. Ma anche che è venuto dopo «Accadde a metà degli anni Ot- dopo la “guerra di Segrate” conti- tanta. Il Gruppo, a parte Repubblica, nuammo a riunirci nella vecchia Posso dire che era era in difficoltà, Caracciolo e Scalfa- mansarda di via Po e a volte sem- ri vennero a chiedermi una mano e brava che lo scopo principale del più a sinistra di me così sottoscrissi un aumento di ca- consiglio di amministrazione fosse pitale dell’Espresso, attraverso un quello di mangiare insieme la miti- pacchetto di fedi convertibili: in ca focaccia di formaggio e prosciut- pratica, obbligazioni senza reddito, to». convertibili alla scadenza in una Quali erano le doti principali partecipazione del 15%, senza nes- dell’editore Caracciolo? sun altro patto. Per la verità, fu una «Carlo aveva un’ardente passio- scelta del tutto irrazionale, fatta un ne per questo mestiere, anche se la po’ per amicizia nei confronti di Eu- nascondeva dietro il suo aplomb. genio e un po’ per il fascino di Carlo Cercava sempre strade nuove per che negli affari perdeva una buona crescere e spesso giocava anche parte del suo spirito romantico». d’azzardo. Gli riconosco, soprattut- Sono queste le caratteristiche to, due grandi meriti: il primo è che spiegano perché intorno a lui quello di aver stretto un sodalizio ruotavano persone anche molto complementare, quasi siamese, diverse tra loro? con Scalfari; l’altro è quello di aver «Caracciolo era davvero un prin- puntato sull’acquisto dei quotidia- cipe rinascimentale. Aveva quindi ni locali, con una mossa isolata che una sua corte, composta da persone allora sembrò una follia e per la qua- sagge e colte, ma frequentata ogni le fu addirittura preso in giro. Ma tanto anche da qualche gaglioffo. E non è mai stata la follia a soffiare nel- solo un personaggio come lui, nella le vele di Carlo, il suo cuore era do- sua superiore lievità se lo poteva minato dallo spirito d’avventura». permettere. Io con lui ho condiviso Nel libro-intervista con Nello passioni, delusioni, speranze, Ajello per Laterza, come si legge fin sconfitte e vittorie. Ma soprattutto dal titolo, lui si definiva un “edito- la dedizione totale alla missione del re fortunato”. Era proprio così? Gruppo». «Assolutamente, sì. Fortunatissi- Il vostro rapporto, poi, è andato mo. Era estremamente fortunato avanti fino alla “guerra di Segrate” nel lavoro, anche in senso economi- per la conquista della Mondadori, co, patrimoniale. Nella sua vita pri- contesa da … vata ha sempre preferito il diverti- «Quello - voglio dirlo chiaramen- mento alla felicità. Io credo che Car- te - fu un torbido imbroglio di cor- lo abbia scelto di essere un uomo ruzione giudiziaria. Eppure, la solo. Aveva fascino e riscuoteva un “guerra di Segrate” cementò l’unio- grande successo con le donne. Ma ne con Caracciolo e Scalfari, il no- credo che l’unico, vero amore della stro legame di solidarietà. Berlusco- sua vita sia stato quello con la mo- ni fece di tutto per portarli dalla sua glie, Violante Visconti di Modrone. parte. Ma non ho mai avuto il mini- Beckett diceva di se stesso: non so- mo dubbio che né l’uno né l’altro no portato per la felicità. Ecco, cre-

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Il ricordo La passione e il coraggio di un Cyrano tra i colossi dell’editoria

UMBERTO ECO e dal rigore progettuale di Caracciolo. Chi lo ha conosciuto, specie da giovane, sa i è stato chiesto di ricor- che aveva l’aria aristocratica del bel ra- dare Carlo Caracciolo ai gazzo che si occupa solo di sport inverna- primi tempi dell’Espres- li e vacanze a vela nel Mediterraneo, e in- so, credo perché con vece era uomo d’affari avveduto, organiz- Scalfari e Bocca sono tra zatore ferreo e, come sogliono dire gli i più anziani collabora- americani quando vogliono fare un gran toriM viventi, terzo per età ma secondo per complimento, a man of vision. anzianità redazionale. Eppure i miei ri- Il secondo e più intenso incontro con cordi più vividi di Caracciolo non risalgo- Caracciolo avviene nel 1973, quando Va- no al 1965, quando ho iniziato la collabo- lentino Bompiani decide di cedere la ca- razione all’Espresso (a quei tempi avevo sa editrice, che viene acquistata, per avuto con lui solo qualche incontro cor- quanto appariva a noi della redazione, da diale, ma i rapporti venivano tenuti con Caracciolo, perché era con lui e con Gian- Scalfari direttore) bensì l’anno dopo, franco Alessandrini che si facevano tutte quando alcuni elementi del Gruppo 63, le riunioni. In effetti si trattava di opera- nel 1966, hanno iniziato a pensare a una zione ben più complessa che Caracciolo rivista quindicinale, e Balestrini era riu- racconta nella sua autobiografia L’edito- scito a mettere intorno a un tavolo quat- re fortunato: l’Ifi, la finanziaria della fa- tro editori, per vedere se tutti insieme po- miglia Agnelli, aveva acquistato la società tevano e volevano sostenere l’impresa. Fratelli Fabbri Editori, e Caracciolo con la Questa “banda dei quattro” era compo- Etas Kompass aveva creato una nuova so- sta da Carlo Caracciolo, Giangiacomo cietà, posseduta all’80 per cento dall’Ifi e Feltrinelli, Valentino Bompiani e Giulio al 20 per cento da lui, l’Editoriale Finan- Einaudi — non male per una rivista pro- ziaria, un piccolo colosso che controllava posta da trentenni che la fama pubblica l’Etas Kompass, la Bompiani, la Sonzo- voleva piuttosto spericolati. Il titolo della gno, e inoltre aveva partecipazioni libra- rivista era Quindici, sul modello della rie con l’Adelphi e la Boringhieri, due Quinzaine littéraire francese, e come quotidiani locali, il 50 per cento della quella avrebbe dovuto essere fatto princi- Gazzetta dello Sport e della Publikom- palmente di recensioni. pass. Si erano fatte non ricordo quante riu- Tutto era andato bene per meno di un nioni nel corso dell’anno, tutte con lun- anno, ma nel frattempo, l’Espresso si era ghe discussioni perché né gli editori né i reso più inviso che mai alla classe politica proponenti avevano ancora idee chiare democristiana e si era notato che l’edito- sul fatto se la rivista dovesse essere per re dell’Espresso era cognato di Gianni molti o per pochi, né come avrebbe potu- Agnelli e che, in società con lui, possede- to costituirsi una società editrice comu- va alcune case editrici. Così Caracciolo ne. veniva ricattato via Agnelli e (cito sempre In effetti la rivista, all’inizio di quelle dalla sua autobiografia, anche se si tratta riunioni (e ne esiste persino un numero di cose che ricordo benissimo per conto zero sperimentale), era stata pensata co- mio) Fanfani aveva preso a dire che se Ca- me tutta colorata, con pezzi di grande leg- racciolo non avesse ceduto le sue quote gibilità e grafica — come si sarebbe detto dell’Espressoa persona gradita alla segre- a quei tempi — molto ye-ye, tipo foulards teria democristiana, il governo avrebbe di Ken Scott. E invece, proprio nel corso di bloccato l’aumento del prezzo delle auto- quelle discussioni con gli editori, e in par- mobili. In breve, coltello alla gola, Carac- te forse perché la seriosità impegnata ciolo aveva dovuto scegliere: o stai con le pre-sessantottesca già vagava nell’aria, case editrici e molli l’Espressoo ti tieni l’E- quando Quindici sarebbe uscito nel giu- spresso e interrompi ogni rapporto con le do che sia stato lo stesso per Carac- suo cuore batteva per il Pci di Ber- SOCI E AMICI gno 1967 avrebbe presentato la sua mu- società legate alla Fiat. ciolo». linguer. Posso dire che Carlo era più Carlo Caracciolo. Alla sua destra tria aggressiva fatta di una impaginazio- È mio parere che il gruppo delle case Che cosa vi ha uniti nel mestiere a sinistra di me». l’ingegner Carlo De ne calvinista, nessuna immagine, artico- editrici rappresentasse il boccone più di editori? Voi avete avuto, però, anche al- Benedetti, alla sinistra Eugenio li lunghi oltre il sopportabile, un formato grosso, ma il “principe” non ha avuto esi- «Direi, innanzitutto, la determi- cuni momenti di tensione. Scalfari improponibile (tutto opera di Giuseppe tazioni. Ha mollato l’editoria e si è tenuto nazione: per me, fondata sulla logi- «Uno solo. Quando tre anni fa de- Trevisani, non immemore della sua im- l’Espresso. Non era stata una scelta facile ca e per lui più sull’intuizione. Poi la cisi di assumere la presidenza del paginazione de Il politecnico e già pen- e non fosse altro che per questo Carac- passione, qualche volta acritica, per Gruppo L’Espresso. Per me, non sando a quella che sarebbe poi stata l’im- ciolo andrà ricordato come un editore il nostro mestiere». aveva importanza chi fosse il presi- che ha pagato per difendere la libertà di Oltre ai giornali, lui amava an- dente, lui o io. Fino a quel momen- stampa. che i giornalisti? to, avevo svolto – per così dire – il Ma c’è un risvolto più divertente, e qui «Non tutti. Alcuni di loro lo diver- ruolo di garante imprenditoriale di ricorro a un ricordo personale. Proprio tivano, con altri sapeva divertirsi. due grandi artigiani e artisti, come mentre si consumava la crisi Caracciolo si Un po’ come faceva Caracciolo e Scalfari. Carlo era già era beccato una influenza robustissima con i calciatori della Juventus. A malato, aveva da poco compiuto 80 che l’aveva tenuto a letto per alcuni gior- pensarci bene, Carlo amava pochis- anni, e mi sembrava opportuno che ni. Ero andato a trovarlo a casa sua per di- simi di voi. Lui sapeva anche essere una società quotata in Borsa e im- scutere non so più quali problemi e a un un uomo cinico, aveva il cinismo del pegnativa come il Gruppo L’E- certo punto lui si era sollevato sul letto, e giocatore». spresso rinnovasse il suo vertice». con gli occhi un po’ lucidi per la febbre Caracciolo e l’avvocato Agnelli, Questo ha modificato i vostri aveva detto: «Ma sai cosa faccio? Io com- suo cognato. Rispetto reciproco o rapporti personali? pro il Corriere della serae voglio vedere se rivalità? «Niente affatto. Carlo è rimasto con un gruppo così dicono ancora che so- «Direi, piuttosto, un confronto fino alla fine un punto di riferimen- no una costola della Fiat!». silente, a distanza: più che altro, sul to per tutti noi, me compreso. Ab- Onestamente, ho pensato che fosse so- piano dello charme, del fascino, biamo continuato come negli ulti- lo eccitazione febbrile. Ora, rileggendo della personalità». mi trent’anni a parlarci tutte le do- L’editore fortunato, leggo: «Cercai perciò Fino all’ultimo istante, lui è sta- meniche al telefono e negli ultimi di utilizzare il breve tempo che mi veniva to un combattente. Da che cosa de- anni a incontrarci ogni mercoledì postazione grafica de il manifesto). Fa accordato proponendo di coinvolgere rivava questo aspetto del suo carat- alle 9 nel suo ufficio». parte della storia dei media e dei loro pa- l’azienda del Corriere della Sera nella tere? Quando vi siete parlati l’ultima radossi che un oggetto del genere abbia stessa Editoriale finanziaria. L’effetto sa- «Carlo poteva apparire un uomo volta? poi raggiunto le venticinquemila copie, rebbe stato di depotenziare, al suo inter- volage, leggero, ma in realtà aveva «Mercoledì scorso, mi ha rispo- ma certo alcune delle caratteristiche del no, il peso dell’Ifi, con la conseguenza di principi solidissimi. Dall’età di 16 sto al telefono, dalla clinica. Ho sen- giornale si erano profilate nel corso di attenuare le responsabilità di Agnelli. anni e fino all’altro giorno, in clini- tito che non c’era più». quelle riunioni. Ipoteticamente, si poteva pensare anche ca, si sentiva un partigiano nel sen- E non vi siete più visti? Se ben ricordo avrebbe dovuto essere a un coinvolgimento della Pirelli. Ne sa- so più nobile del termine. Non se ne «Sono andato a trovarlo in clinica Caracciolo ad assumere i compiti di rebbe nato un gigante dotato di molti pe- vantava mai apertamente, ma ogni venerdì, alle 8 del mattino, ma non stampa attraverso la sua Etas Kompass, si e contrappesi, al punto da potervi far tanto raccontava di quando era sta- sono riuscito a vederlo». ma fatto sta che a un certo momento la entrare anche direttamente L’Espresso, la to condannato a morte dai tedeschi Ora che il presidente onorario questione era arrivata a un punto morto cui influenza politica sarebbe stata bilan- e poi era riuscito a liberarsi. Era un non c’è più, il Gruppo riuscirà a perché gli editori, se pure giovanilmente ciata dagli altri contraenti. Giulia Maria autentico antifascista». conservare il suo spirito origina- interessati all’impresa, oltre al sospetta- Crespi, all’epoca comproprietaria del Molti lo chiamavano “il principe rio? bile, chiedevano più tempo per studiare Corriere della Sera, espresse un suo cauto rosso”. «Le doti dell’uomo non sono re- Gruppo, io risposi di no. Lui mi dis- CON GLI AMICI una formula editoriale che tenesse conto interessamento. Ma non se ne fece nien- «Caracciolo aveva senz’altro una plicabili. Il suo stile resterà inimita- se: ti spiace se ci provo io? Credo sia In alto, con di quella inusuale sinergia, mentre i futu- te». certa nostalgia per il comuni- bile. Le sue convinzioni, però, ci stata la voglia di un’altra sfida, l’am- Umberto Eco. ri redattori erano più impazienti. Così, Diavolo d’un uomo. Non è vero che smo…». hanno accomunato totalmente e bizione di dimostrare che era anco- Qui sopra, con per risolvere la questione, Balestrini si era non se ne fece niente. La faccenda è avve- Per il comunismo come ideolo- per me è stato naturale stare al suo ra capace di affrontarla». Giorgio assunto direttamente e autonomamente nuta dopo, Caracciolo ormai fuori dal gi- gia o per il vecchio Pci come parti- fianco nel mestiere di editore. Ora io Qual è il ringraziamento mag- Mondadori tutti i compiti editoriali, mentre i quattro ro (pronto a far nascere Repubblica), ma to? rappresento, come lui, quella figura giore che Carlo De Benedetti deve a editori si limitavano a garantire un getti- l’idea lui l’aveva avuta, e questo me lo ha «No, certamente non per l’Unio- di garante della libertà e del dna del Carlo Caracciolo? to pubblicitario sufficiente a coprire le reso simpatico, questo non voler cedere ne Sovietica. Ma per l’utopia comu- Gruppo che costituiscono il princi- «Aver fondato il Gruppo L’E- spese di stampa. alla prepotenza, questo saper immagina- nista, sì. Quella era la sua stella po- pale impegno della mia vita di oggi». spresso, un’iniziativa che ha contri- Da questo momento la storia di Quin- re soluzioni impensabili, questo farfu- lare. Non ha mai avuto molte sim- Due anni fa Caracciolo è andato buito alla maturazione del Paese. dici, che non coinvolge più la responsabi- gliare con 39 di febbre il “mi batto, mi bat- patie per tutto ciò che è venuto do- in Francia a rilevare una quota di Un esempio raro di libertà. Un po- lità dei quattro editori. Ma, poiché cono- to, mi batto” di Cyrano con la testa fascia- po il Pci: riteneva che quelle espe- Libération. Che cosa lo spinse, la sto perbene che permette a chi ci la- scevo già abbastanza bene Bompiani ta. rienze non avessero un solido fon- voglia di un’altra avventura? vora di dispiegare la propria intelli- (con cui lavoravo), Feltrinelli ed Einaudi, Bravo Carlo, quel giorno mi sei piaciu- damento, un set stabile di valori. Il «La proposta era stata fatta al genza». ero stato sorpreso dal piglio entusiastico to davvero.

Repubblica Nazionale MARTEDÌ 16 DICEMBRE 2008 R2 CULTURAADDIO A CARLO CARACCIOLO ■ 38 La storia

Discendente di una nobile famiglia napoletana, nato a Firenze da madre americana, aveva studiato a Roma dai Gesuiti. La guerra partigiana, il primo lavoro in America Ma a cambiargli la vita fu l’incontro con un imprenditore. Chiamato Adriano Olivetti Dalla Resistenza agli Usa l’apprendistato del Principe editore

NELLO AJELLO iscendente d’una grande famiglia ari- stocratica, fiorenti- no di nascita, napo- letano per origine paterna, di madre americana,D Carlo Caracciolo è stato una figura di spicco nell’edi- toria italiana storico presidente del gruppo editoriale L’Espresso e, dal 2006, suo presidente onora- rio. Aveva compiuto 83 anni lo scorso ottobre. Nei vari incarichi di vertice via via assunti con lo svi- lupparsi del suo impero mediati- co egli aveva conservato quel gar- bo discreto e quell’understate- ment venato d’ironia che ne face- vano una presenza inimitabile tra gli imprenditori della carta stam- pata. Su questa linea di stile, la “car- riera” di Caracciolo — costellata di episodi a tratti tumultuosi — è sembrata svolgersi in contrasto con l’indole, serena e in apparen- za distratta, del suo protagonista. Una storia professionale, la sua, che era cominciata nei primi anni Cinquanta con la fondazione, a Milano, della Etas — poi Etas Kompass — una società di riviste I GENITORI tecniche ed annuari industriali, In alto, il padre Filippo cui si sarebbe presto affiancata Caracciolo con Ugo un’azienda di réclame, la Publie- La Malfa, in una foto tas. Iniziative sorte su basi fragili, Partigiano a 19 anni del 1954. Qui sopra, la quasi (così lui le giudicava) madre Margherita Clarke “scommesse giovanili”. Queste attività di Carlo si svolgevano in Quasi diciannovenne, nella tarda estate del 1944, quando era in Svizzera, salì su una barca a remi Il padre Filippo a Locarno costeggiando il Lago Maggiore fino era vicino al a raggiungere, in territorio italiano, Cannobio. Partito d’Azione e Aveva un piccolo carico di armi da consegnare in Svizzera ospitò alla Resistenza. L’operazione riuscì. Entrò così Ugo La Malfa nelle file dei partigiani della Val d’Ossola affettuosa dialettica con suo pa- dre Filippo, principe di Castagne- to, che a tanto attivismo assisteva Lugano. In Svizzera, il diplomati- mite il console americano a Luga- ventato poi consigliere culturale dre Filippo. Il quale, dopo essere LA MOGLIE con trepidazione. co napoletano si avvicinò al parti- no, un amico di famiglia, gli era di Adriano Olivetti. Fra i colleghi stato dal ‘49 al ‘54 segretario gene- Qui sopra Non che Caracciolo padre fosse to d’Azione: fino al punto da ospi- stato affidato un piccolo carico di redazione resteranno suoi ami- rale aggiunto al Consiglio d’Euro- con la moglie un inesperto di editoria. Trasferi- tare nella sua dimora elvetica uno d’armi da consegnare alla Resi- ci Enzo Forcella e Giovanni Russo. pa, si avviava ad assumere funzio- Violante Visconti tosi ancora adolescente a Firenze dei suoi fondatori, Ugo La Malfa. stenza. L’operazione riuscì. Carlo 1949. Nella vita di Caracciolo ni di vertice nell’Automobile di Modrone da Napoli (dov’era nato nel 1903), In famiglia, per tutelarne la clan- entrò nelle file dei partigiani della ventiquattrenne, si apre una se- Club: ne sarebbe poi stato presi- con sua madre appena separata destinità, La Malfa era stato pre- Val d’Ossola. Una vicenda sulla conda parentesi: la permanenza dente fino alla morte, nel 1965. dal marito, Filippo aveva fondato sentato come un maestro di gin- quale il protagonista s’intrattene- di un anno e mezzo negli Stati Nei suoi esordi milanesi Carlo un quotidiano intitolato Lo Stato. nastica, amico e coetaneo di Filip- va di rado, e che si concluse con Uniti. Carlo metterà a frutto la tra- Caracciolo saggia le sue doti di ta- Non aveva ancora vent’anni. A po. Doveva presiedere alle presta- l’inclusione di Caracciolo in uno sferta conseguendo ad Harvard lent-scout. Associa alla sua im- ventidue sposò Margherita zioni sportive dei ragazzi. Ma Car- scambio di prigionieri — cattura- un post-graduate in Giurispru- presa persone assai capaci come Clarke, un’americana di New Or- lo raccontava che, ai suoi occhi di denza e facendo poi pratica lega- Lio Rubini, tecnico della pubbli- leans appartenente a quel ceto di adolescente, il travestimento per- le in uno studio di New York, Sul- cità, e Gianfranco Alessandrini, anglosassoni benestanti che se ben presto efficacia. A rivelare In una fase di livan & Cromwell, di cui era azio- inizialmente esperto di compu- amavano la Toscana fino a venir- in pieno la verità fu la decisione nista Allen Dulles, ex capo dello ter. Affida a un giovane intellet- ci a vivere. A Careggi, sopra Firen- che il console Caracciolo prese tregua della lunga spionaggio americano in Europa tuale, Livio Zanetti, la direzione di ze, i Clarke avevano una casa di dopo l’8 settembre del 1943: pas- guerra di Segrate (Caracciolo lo aveva conosciuto a una delle sue riviste, Poliplasti. proprietà. Si chiamava “I Cancel- sare la frontiera italo-svizzera, at- Lugano). Furono mesi di utili fre- Più tardi, in un momento di diffi- li”. Lì erano nati i tre figli di Filip- traversare le linee e raggiungere il diventò presidente quentazioni. Fra l’altro, egli poté coltà della Publietas, ricorrerà al- po e Margherita: Carlo nel 1925, Regno del Sud già in mano agli Al- della Mondadori conoscere da vicino un’impor- l’amicizia di Bruno Corbi — ex de- Marella nel ‘27 e Nicola nel ‘31. leati. Lì Filippo divenne sottose- tante società editrice, la McGraw- putato comunista, vicino all’edi- Il concorso di Filippo per l’in- gretario agli Interni nel secondo Hill; l’avrebbe presa a modello tore italo-francese Cino del Duca gresso in diplomazia condusse governo Badoglio. to dai repubblichini, aveva ri- per le sue iniziative milanesi, che — per superare l’impasse. Non nel 1933 la famiglia a Roma, dove La personale preistoria di Carlo schiato la fucilazione — tra nazi- andarono svolgendosi dopo il ri- approderanno a nulla, invece, i Carlo studiò dai Gesuiti, prima al- Caracciolo registra a questo pun- fascisti e partigiani. La Liberazio- torno dagli Stati Uniti, alla fine del suoi primi contatti con il quasi l’Istituto Massimo e poi al convit- to due svolte diversamente for- ne era vicina. 1950. coetaneo Scalfari, che a Milano è to Mondragone. L’antifascismo, mative. La prima è uno di quei col- Di ritorno a Roma, Carlo si lau- La vocazione di Carlo verso il funzionario della Banca Naziona- che aleggiava in casa, assunse pi di testa consueti nella biografia reò in Giurisprudenza ed entrò diritto non era stata irresistibile. le del Lavoro. Carlo gli propone maggiore evidenza durante la del personaggio: nella tarda esta- come apprendista e poi redattore Di diventare americano non se invano di dirigere un altro suo pe- missione svolta dal capofamiglia te del ‘44 Carlo, quasi dicianno- di politica estera nel quotidiano l’era sentita. In materia di edito- riodico, Rivoluzione industriale. come segretario dell’ambasciata venne, salì su una barca a remi a L’Italia socialista. Fra i ”superio- ria, a Milano, si dedicò soprattut- Sarà frutto d’un mero caso l’e- italiana in Turchia e si approfondì Locarno costeggiando il Lago ri” che lo ambientarono nel me- to al campo tecnico-industriale, voluzione del giovane editore nel ancora quando, fra il ‘41 e il ‘43, Maggiore fino a raggiungere, in stiere Caracciolo ricorderà so- sorretto da qualche magra pre- titolare di un’impresa di risalto egli diventò console generale a territorio italiano, Cannobio: tra- prattutto Riccardo Musatti, di- benda che gli assicurava suo pa- nazionale. Agli inizi del 1957, a po-

Repubblica Nazionale MERCOLEDÌ 31 DICEMBRE 2008

■ 39 Il fascista gli sparò e lui si finse morto

GIORGIO BOCCA si dà per intesa e per presente socialista e non nascondevo il CON AMICI E COLLEGHI finché avremo vita e memoria. mio disappunto con i due edito- In barca a vela con Truman bbiamo avuto fra Della guerra partigiana di Carlo ri Caracciolo e Scalfari. E di nuo- Capote. Sotto, con Scalfari, noi, a Repubblica, ho saputo da un libro di Nello vo conobbi le qualità diplomati- Milvia Fiorani, Gianfranco un principe, un Ajello. Carlo, lui, fece il partigia- che, per non dire semplicemen- Alessandrini, Vittorio Ripa di vero principe alto no in val Cannobina, una valle te umane, di Carlo. Mi ascoltava Meana e Lio Rubini e bello, un Carac- laterale dell’Ossola, dalle parti e mi rassicurava, mi faceva sem- ciolo di nome del lago Maggiore. Il grande par- plicemente capire che di lui po- Carlo.A Per uno arrivato come me tigiano dell’Ossola era Mosca- tevo fidarmi, che la rotta politi- dalle valli del Cuneese, dalle telli. Carlo era invece con Fras- ca del giornale non sarebbe mai città di pietra con le vie a curva sati e Arca, due ufficiali monar- uscita dalla via maestra della de- per evitare il vento gelido di tra- chici. Le memorie partigiane di mocrazia, dell’antifascismo. montana, con i bastioni e le case Carlo sono nel suo stile di vita, di Questo patto tra amici che si fi- fortezza, il principe Carlo era la uomo che non drammatizza, dano non è venuto mai meno, grazia e la nobiltà, per lui natu- che in qualche modo sa di esse- anzi in me, nonostante la gran- rali, per noi allobrogi qualità in- re fortunato e privilegiato. «Ho de crescita del giornale e i muta- vidiate e impossibili. Stupiva in subito un solo interrogatorio menti di proprietà, l’idea che i lui la capacità di rimanere se nel corso del quale un fascista, nostri veri editori fossero Carlo e stesso, gran signore, in mezzo dopo avermi malmenato, ha ti- Eugenio e non altri non è mai alla volgarità della gente che in rato fuori la rivoltella e mi ha cambiata. un mestiere come quello di edi- sparato. Io ho avuto per un Questo forte convincimento tore di giornali si incontra ad istante la sensazione di essere resisteva al fatto presente e in- ogni passo. Ricordo una sera ro- stato colpito. Comunque ho fin- negabile che la proprietà del mana che mi invitò in una villa to di essere morto. Stavo con gli giornale era per metà della sull’Appia antica in cui era con- occhi chiusi. Lui mi diede un ul- Mondadori e che era stato Gior- valescente. La cena squisita era timo calcio e se ne andò». gio Mondadori a firmarmi il stata preparata da un suo cuoco Come editore, ho conosciuto contratto di assunzione. Anche egiziano. Carlo aspettava una Caracciolo quando Scalfari mi quando Piero Ottone, allora uo- visita che arrivò dopo cena. Un chiese di tenere una rubrica sul- mo Mondadori, entrò nel Con- romano della Garbatella, cor- l’Espresso. Mi invitò nelle sue ca- siglio di amministrazione, non pulento, facondo, fascista del ti- se di Roma e nella villa di cam- pensai che avesse veramente il po aggressivo e festoso, che su- pagna a Capalbio quando co- comando, pensai che i miei edi- bito cominciò a rievocare il Te- minciò la nostra avventura con tori restavano Caracciolo e Scal- stone, il Duce, a sproposito: con Repubblica. Quando Repubbli- fari. Credevamo, e lo abbiamo due come noi di cui ignorava i ca uscì, la linea politica era ge- creduto per molti anni, di essere gusti politici. Io mi feci più pic- nericamente quella del partito una sorta di cooperativa auto- colo al riparo della poltrona e socialista di De Martino. I co- noma con quei due editori che ci guardai Carlo, il principe, per munisti non ci erano ostili ma eravamo liberamente scelti. vedere come un principe si non ci prendevano sul serio. Non capimmo neppure che era comportava di fronte a quella Giancarlo Pajetta ci chiamava lo stesso successo di Repubbli- rumorosa irruzione di volgarità. quelli «della repubblichina» per ca, la sua crescita impetuosa, il Il principe sorrideva, da una sua dire che avremmo fatto la stessa suo gigantismo, a portarci al divertita lontananza, e ogni tan- fine di quelli di Salò. Ma Carac- redde rationem proprietario. to mi faceva un gesto come a di- ciolo e Scalfari erano uomini di Eppure è andata proprio così re: vedi come è divertente la vi- grandi qualità editoriali, capiro- la grande avventura editoriale ta; vedi che tipi si incontrano se no che l’area liberalsocialista di Repubblica, la nascita di un si è un editore e bisogna trovare non era abbastanza grande e di- quotidiano diverso destinato a uno che pensa a farti la pubbli- sponibile per un giornale nuovo segnare il corso del giornalismo cità nei cinematografi e sui e quando, dopo un anno, il gior- italiano è stata vissuta da noi co- tram; vedi noi due partigiani che nale arrivò alle centomila copie me una storia di amicizia e di fe- ridiamo ascoltando questo be- e divenne un organo prezioso deltà in cui il principe restava stione. Se lo mettessi a tacere me per la politica, i rapporti col Pci come il garante indiscutibile, ne farei un nemico. Meglio divennero sempre più amiche- come il personaggio chiave, si- ascoltarlo e sorridere. voli. Allora non ero d’accordo curo della sua nobiltà, della sua Con gli ex partigiani non si sulla nuova linea. Continuavo a signorilità. Il nostro fraterno parla della guerra partigiana, la pensare da giellista, da liberal- protettore.

co più d’un anno dalla fondazio- Caracciolo e immondizia non stata primogenita — L’Espresso, un senso misto di stupore e di hu- cuscino e plaid. In un suo libro, se fine. Ma così non è stato. Nel ne dell’Espressodi cui è proprieta- mancano mai»). Si delinea già appunto — passerà a designare mour. Piero Ottone ricorda di aver detto gennaio del 2007 ha deciso di en- rio, l’industriale Adriano Olivetti quel legame a due, Caracciolo- un’ampia sigla dai confini multi- In una fase di tregua della lunga a Gianni Agnelli — marito di Ma- trare nella proprietà di Libéra- decide per sue ragioni di disfarse- Scalfari, che — pur con determi- mediali, nella quale figurano di- guerra di Segrate, Caracciolo di- rella — riferendosi all’ambiente tion, acquistandovi azioni per 5 ne, e anche su suggerimento di nanti apporti successivi, da Carlo ciotto quotidiani locali — ecco ventò presidente della Mondado- di Segrate, che gli sembrava che lì milioni di euro. Diventava così, Musatti pensa a Caracciolo come De Benedetti, attuale presidente una pianta che Caracciolo ha col- ri e si trasferì a Milano, con un uf- Carlo avesse peggiorato la propria con il 33 per cento del capitale, il “subentrante” nel controllo del- del gruppo, a Marco Benedetto, tivato per trent’anni e che s’è rive- ficio a Segrate che potrebbe ideal- vita. «Migliorarla certo non pote- secondo socio del quotidiano l’azienda. L’operazione non ri- consigliere delegato — diventerà lata assai fruttuosa — e varie te- mente fotografare quanto di più va», fu la risposta di Agnelli, e l’al- francese (che attraversava una fa- chiederà, da parte del nuovo edi- la durevole cifra di un’impresa, il state sia radiofoniche che in Rete. opposto esistesse rispetto alla sua lusione era alla calma elegante di se di difficoltà), mentre Edouard tore, un compenso in danaro: il segno della sua continuità. Arrigo Un processo nel quale, per dirla indole. Paragonato a quell’inson- casa di Caracciolo in via della de Rothschild ne restava il primo settimanale perde d’altronde sui Benedetti, eccelso professioni- ancora con Scalfari, Caracciolo ne villaggio dell’editoria, il palaz- Lungarina, a Roma, ai pasti legge- con il 38,7. Si trattava di una scel- 100 milioni l’anno. Caracciolo di- sta, appartiene a un’altra genera- introdusse, in maniera crescente, ri che il cuoco Kemal gli serviva, ta coraggiosa. Nel commentarla, sporrà del 70 per cento delle azio- zione e rifugge dalla gestione «una dimensione industriale e alle partite di poker o di scacchi Le Monde descrisse la figura del- ni, mentre il 20 per cento resta in aziendale. Dal 1967, quando Be- una smania di espansione capita- Nella sua casa che ingaggiava con gli amici. Tea- l’editore italiano in un articolo in- possesso dell’editore Tumminel- nedetti, in seguito a una crisi ori- listica». tro di giochi erano anche le sue di- titolato “L’uomo che non ama ve- li e il resto andrà ad Arrigo Bene- ginata dalla guerra fra Egitto ed Smania? Che Carlo unisse al di campagna more di campagna, dapprima der morire i giornali”. Con un ini- detti ed Eugenio Scalfari — rispet- Israele, si allontana dal settima- suo pacato snobismo il gusto di di Torrecchia quella di Garavicchio, a un passo zio di risanamento Libération co- tivamente direttore e vicediretto- nale, la diarchia composta da Car- «inventare iniziative, mettere in- da Capalbio; poi quella di Torrec- minciò presto ad uscire dalla sua re (oltre che direttore ammini- lo ed Eugenio si fa ancora più sieme la gente, agitare l’ambien- curava per hobby chia, vicina a Cisterna nel basso crisi. Negli ultimi tempi Carlo an- strativo) del settimanale — nella stretta. te» al seguito di un fervido talento un’azienda agricola Lazio, ricavata da un antico ca- dava spesso a Parigi. misura del 5 per cento ciascuno. Il successivo mezzo secolo, di giocatore, era lui il primo a rico- stello in rovina. Lì Carlo curava, Così era Caracciolo, editore Carlo accetta la proposta. Della denso di eventi politici, è stato più noscerlo. Le vicende che preludo- un po’ per hobby, un’azienda fortunato, imprenditore atipico. coppia di vertice dell’Espresso, è volte raccontato nei suoi mille ri- no alla nascita della Repubblica, e zetto romano di via Po nel quale agricola con cavalli e bovini. La A chi, a un passo dalla morte, gli in confidenza con il solo Scalfari, flessi su quell’azienda che quasi si ne accompagnano la vita — dal- aveva lavorato per decenni a ge- passione per questa seconda resi- chiedeva, ricordando le tante il quale così riassumerà in un libro confonde con la biografia dell’e- l’accordo con la Mondadori, fino stire il gruppo Espresso gli appar- denza splendidamente restaura- creature editoriali che aveva con- di memorie l’emergere di Carac- ditore ieri scomparso. L’Espresso allo scontro con Silvio Berlusconi ve forse, nel ricordo, un suggesti- ta veniva condivisa da sua moglie tribuito a generare, se ne fosse val- ciolo nel gruppo nascente: «Sale a diventa una testata egemone nel per il dominio della casa editrice vo “hotel de charme”. Arrivava a Violante Visconti di Modrone fin- sa la pena, dava una risposta che bordo un principe biondo». (Va dibattito politico-culturale, e riaf- di Segrate e per il controllo del Segrate di mattina e tornava a Mi- ché fu in vita (sarebbe scomparsa veniva da lontano: «A volte mi sor- qui osservato che, nei riguardi fermerà la sua vitalità sotto sette quotidiano romano — recano in lano quasi a sera, dopo aver fatto nel 2000). prendo a pensare che Adriano delle proprie ascendenze aristo- direttori: Scalfari, Gianni Corbi, parte rilevante il segno della sua colazione in uno dei ristoranti All’atto di assumere una posi- Olivetti, se potesse vedere cosa è cratiche, l’editore mostrava un Livio Zanetti restato in carica per personalità. Chi ha ascoltato dal- aziendali. Non riusciva ad asso- zione soltanto “onoraria” nel nato intorno all’avventura dell’E- distacco a sua volta aristocratico: quasi tre lustri, Giovanni Valenti- la voce di Caracciolo la cronaca pirsi nel pomeriggio, benché di- gruppo Repubblica-Espresso, si spresso, non ne resterebbe delu- amava ripetere un motto attribui- ni, Claudio Rinaldi, Giulio Ansel- dei rapporti intercorsi fra lui e sponesse d’un ampio divano e poteva immaginare che l’attività so». E aggiungeva: «Perché non to a re Ferdinando II: «A Napoli mi e ora Daniela Hamaui. La te- l’imprenditore di Arcore ne serba una segretaria lo provvedesse di di Caracciolo imprenditore aves- dirmene entusiasta anch’io?».

Repubblica Nazionale MARTEDÌ 16 DICEMBRE 2008 R2 ADDIOCULTURA A CARLO CARACCIOLO ■ 40 La Repubblica

La scommessa di un nuovo giornale. E un turbinio di giovani ribattezzati il Rotor, come il cilindro del luna park in cui si gira a tutta velocità. Fu un’estate frenetica, quella del ’75. E lui, Caracciolo, non volle fermarsi neppure davanti a un infarto Principianti assoluti e grandi firme tutto iniziò così

GIANLUIGI MELEGA Il quotidiano nsieme a Carlo Carac- ciolo, quel 1975 fu un Ci furono settimane anno emozionante. Lo di trattative discrete si può raccontare ades- so, che è così lontano ma efficaci. Bisognava nel tempo e nella gente trasformata.I Incombevano costruire ogni cosa intorno a noi, come monu- INTELLETTUALI E GIORNALISTI mentali simboli di un’inscalfi- Le prospettive economiche Carlo Caracciolo in una riunione bile immobilità, la Democra- erano incerte. Caracciolo con giornalisti e intellettuali del zia Cristiana, il Vaticano, la gruppo. Davanti a lui Sandro Confindustria, il Corriere della cominciò a tessere Viola e Simonetta de Benedetti Sera, le banche e i colossi in- dustriali dell’Iri, i notiziari del- una tela di rapporti la Rai, le complicità tra i servi- zi segreti e le stragi di Stato, E attorno al progetto c’erano stati il primo governo si aggregarono di centrosinistra (con i sociali- sti opposti ai comunisti), lo L’ESORDIO uomini e talenti scandalo Sifar e il referendum 14 gennaio 1976, esce il primo sul divorzio, ma la grande numero di Repubblica: con di diversissima indole informazione appariva anco- Eugenio Scalfari e Mario Pirani ra bloccata. Il giornalismo indipenden- te, il cane da guardia del pote- TRENT’ANNI re e dei partiti, era riassunto a sé stesso e al suo occasiona- mo molto nel tempo libero. Fu un’estate frenetica. In- solo per merito proprio. Molti Caracciolo (a sinistra, seduto) dall’Espressoe dal settimanale le interlocutore le informazio- L’annuncio dell’accordo torno al progetto si aggregaro- hanno fatto carriera. Uno di durante i festeggiamenti per che era cresciuto a fargli con- ni scambiate. Sapeva tutto di Espresso-Mondadori per il no uomini e talenti di diversis- loro è oggi vice direttore di Re- i trent’anni di “Repubblica” correnza, Panorama, della tutti, ma nessuno sapeva tutto nuovo giornale mi arrivò sol- sima indole, tutti affascinati pubblica. Dietro di lui, da sinistra, Mondadori. quanto sapeva lui. Posso dirlo tanto e contemporaneamen- dall’idea e dalla straordinaria Dopo tre mesi di lavoro e Melega, Pirani, Mauro e Scalfari Motore del primo era Euge- per conoscenza diretta: ero te a quello con cui si diceva che capacità di Scalfari di amalga- tensione continua, ci fu un nio Scalfari, infaticabile auto- capo della redazione romana Scalfari ne sarebbe stato diret- mare il torrente nell’alveo pre- preoccupante imprevisto: Ca- re di libri, saggi, inchieste, in- di Panoramae ci frequentava- tore e io caporedattore. visto. Vennero giornalisti dal racciolo fu colpito da infarto. terviste, e tuttavia insoddi- Giorno, dal Corriere, dalla Mentre la macchina di Repub- sfatto di non poter disporre di Stampa, dall’Espresso, da Pa- blica continuava, i medici gli una tribuna quotidiana con norama, da Paese Sera, un for- imposero di darsi una calma- cui guidare una ribellione midabile amministratore, ta. Lui prese in affitto una vil- contro tutti coloro che perso- bruno mondadori — la storia narrata Amedeo Massari, un eccezio- letta sull’Appia antica e si tra- nificavano, come diceva il ti- nale distributore, Giancarlo sferì a vivere lì, cercando di li- tolo di un suo libro, «l’autunno Leggere la Storia come si legge un racconto. Turrini. mitare le ore di lavoro al gior- della Repubblica». Accanto a Fu decisa la testata, Repub- nale. Scalfari, un editore puro, Ca- blica, riprendendo quella del Tra noi c’era un gruppetto di CIAMPI racciolo. giornale che in Portogallo ave- persone che, per motivi diver- Caracciolo con l’allora capo In primavera Caracciolo co- va fatto la fortuna della “rivo- si, non faceva allora coppia fis- dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, minciò a sondare il terreno luzione dei garofani”. Fu tro- sa con nessuno: Cesare Gar- durante una visita alla redazione con Mario Formenton, che al- vata la sede centrale di Roma, boli, Emanuele De Seta, Etto- di “Repubblica” in piazza lora guidava col cognato Gior- Anka Muhlstein un grande piano di stanze re Rosboch, io stesso, e altri Indipendenza a Roma gio Mondadori l’azienda di fa- vuote, in cui sfilavano tipogra- ancora. Prendemmo l’abitu- miglia: perché non mettere in- fi, banchieri, imbianchini, dine di passare spesso sull’Ap- sieme la disponibilità creata giornalisti, falegnami, di- pia, portando le notizie dal dai profitti dei due settimana- mafonisti, aspiranti di ogni ti- centro, condividendo i diver- li per lanciare un giornale po, fotografi, politici. La reda- timenti del convalescente: fa- nuovo? Napoleone a Mosca zione di Repubblica venne re passeggiate tra i prati, cer- Furono settimane di tratta- creata e assunta lì, sul tambu- care la ricotta fresca dei pasto- tive discrete ma efficaci. Biso- ro e da Scalfari, con la ferrea di- ri che circolavano intorno, gnava costruire tutto ex novo. bruno mondadori — la storia narrata sposizione che non si superas- giocare a scacchi o a poker, Le prospettive economiche sero i 75 giornalisti di numero. portare qualcuno da far cono- erano incerte. Le due parti po- Mi fu concessa un’eccezio- scere: Caracciolo guarì benis- tevano buttare sul tavolo due ne non scritta, con l’approva- simo ed è una ricetta che con- miliardi di lire ciascuna per il zione nascosta di Caracciolo: siglio a ogni infartuato. lancio, ma occorreva trovare avrei potuto consentire a ogni Da quell’insolita situazione altri amici disposti a correre giovane che chiedesse di lavo- Caracciolo non cessava di oc- l’alea impegnando insieme rare in redazione la possibilità cuparsi di problemi spinosi, un altro miliardo almeno. di una prova, senza impegno come il tenere insieme il “giar- Questi amici erano chiamati contrattuale. Fui presto cir- dinetto”. Ma il caso più intri- “il giardinetto”. condato da una decina e passa cato fu quello di nominare il Tra i non entusiasti pesava Nella stessa collana: Roger Crowley di adolescenti, maschi e fem- corrispondente da New York. Roger Crowley

l’opinione di Lamberto Sechi, 1453. La caduta mine, pronti a scatenarsi a Sia a Scalfari sia a Caracciolo di Costantinopoli un eccellente direttore che bruno mondadori — la storia narrata qualsiasi costo pur di riuscire piaceva il titolare del Corriere aveva portato al successo Pa- 1453. La caduta a “piazzare” un pezzo. della Sera a New York, Ugo norama, lui di centrosinistra, di Costantinopoli Chiamai quel turbinìo di Stille, e ingolosiva entrambi contro tutti i colleghi tenden- giovani “il rotor”, come il l’idea di strapparlo ai milane- zialmente di destra della grande cilindro che al luna si. Il vero nome di Stille, origi- Mondadori. La direzione affi- park consente di sconfiggere nario dell’Est, era Michael Ka- data a Scalfari destava in lui il Felipe Fernández-Armesto la gravità girando a tutta velo- menewski e “Misha” fu impli- sospetto di cannibalizzazione cità all’interno del cilindro cato in un estenuante tira e tra i settimanali. stesso. Scalfari era stupito e molla di offerte, precisazioni, Caracciolo cominciò a tes- Esploratori perplesso. Caracciolo fingeva controfferte, scommesse a cui Felipe Fernández-Armesto

Esploratori sere una tela di rapporti pro- Dai popoli cacciatori alla civiltà globale Dai popoli cacciatori di non sapere. Così molti di partecipava tutto il circolo bruno mondadori — la storia narrata pria del suo modo di lavorare. alla civiltà globale quei giovani cominciarono la dell’Appia, anche perché “Mi- Non gli piaceva mai compari- loro storia professionale con- sha” era un buon pokerista. re. Parlava con tutti limitando statando che si andava avanti Poi, alla vigilia dell’uscita del

Repubblica Nazionale MARTEDÌ 16 DICEMBRE 2008

■ 41 Il giorno più lungo della guerra di Segrate

PIERO OTTONE successo, clamoroso, travolgente: il quotidiano fondato in piazza In- on parlo dell’amico: dipendenza ha conquistato in bre- non è questo il mo- ve tempo il primato in Italia. Altri mento. Ma voglio avrebbero forse perso la testa, per rendere omaggio al- eccesso di vittoria. Carlo mante- l’editore. Carlo Ca- neva quel suo sereno ed elegante racciolo è stato un distacco che era la dote di famiglia. grandeN editore, e nella mia lunga Così si è arrivati all’ultima batta- vita di giornalista l’ho sempre tro- glia, quella che poteva essere fata- vato dalla parte giusta, perché cre- le. Per vicende che sono state rac- deva soprattutto, con quei suoi contate tante volte, L’espressoe Re- modi semplici e gentili, con quel pubblica, e la catena di giornali lo- suo distacco di grande aristocrati- cali che lui, Caracciolo, aveva crea- co, nella libertà di stampa. to dal nulla a fianco di Repubblica, Avevamo la stessa età: solo un sono stati sul punto di cadere nelle anno di differenza. Ma finché ho fauci di Silvio Berlusconi. La fine vissuto all’estero, come corri- della libertà di stampa? In quel pe- spondente o inviato in questo o riodo avevo ormai con Carlo una quel paese, non ci conoscevamo. frequentazione costante. Mai una La frequentazione è cominciata volta l’ho visto perdere la calma si- quando sono rientrato in Italia. gnorile, la fiducia. Da quel giocato- Ero al Corriere, e a un certo mo- re di scacchi che è sempre stato, ha mento, nel 1974, le grandi mano- compiuto una dopo l’altra le sue vre contro la libertà del Corriere mosse, senza mai cedere, senza af- portarono all’esodo di tanti colle- fannarsi. ghi che preferirono trasmigrare in Non era solo. Fra le sue doti vi un nuovo giornale, nato con l’ap- era l’individuazione degli alleati, poggio politico e finanziario di Fanfani e di Cefis, presidente di Montedison. Saremmo sopravvis- Quando perse la calma suti? Carlo seguiva l’episodio dalle sponde dell’Espresso (allora Re- Berlusconi lo invitò a pranzo pubblica non esisteva) con tran- quillità, e anche con una punta di mentre era in corso la divertimento. «Sei fortunato – mi battaglia per il controllo della diceva – Ti liberi di tanta gente. Fa- rai un giornale ancora migliore». Mondadori e gli disse che Allora nacque l’amicizia: oltre alla simpatia, avevamo le stesse idee ormai aveva vinto. Fu l’unica sulla libertà di stampa, sul giorna- lismo. volta in cui perse la calma Purtroppo, la nuova combina- zione proprietaria del Corriere dei collaboratori appropriati. La (Giulia Maria Crespi, Agnelli, Mo- battaglia per la proprietà del grup- ratti) non durò. La guerra del Kip- po editoriale, quindi della sua li- pur, il rincaro del petrolio indusse- bertà, non sarebbe stata possibile, ro Agnelli a tirare i remi in barca: e non sarebbe stata vinta, se non decise di vendere la sua partecipa- fosse intervenuto, accanto a Ca- zione, seguito da Moratti. Giulia racciolo e Scalfari, il terzo protago- Maria, da sola, non poteva reggere nista, Carlo De Benedetti, che del il peso della proprietà. Bisognava gruppo sarebbe poi diventato il trovare qualche nuovo alleato: presidente. pensammo allora che una pro- La battaglia di Segrate (la si è an- prietà suddivisa in tante quote (co- che chiamata la Guerra della Rosa) me in giornali stranieri famosi, per è stata, in certo modo, il capolavo- esempio la Neue Zürcher Zeitung) ro. E sebbene non parlasse volen- sarebbe stata a sua volta garanzia tieri di sé, gli piaceva raccontare un di libertà. Carlo Caracciolo intra- episodio: forse leggerebbe ora vo- prese in quelle settimane (senza lentieri queste righe, se potesse. successo, sfortunatamente) una Era stato invitato a pranzo da Ber- ricerca ostinata, intensa: lo fece lusconi, nella casa di Milano, per salvare una testata nella quale quando divampava la battaglia per primo numero, si constatò “Gronchi rosa”. LA PRIMA PAGINA non aveva alcun interesse finan- il controllo del gruppo editoriale BERLUSCONI che non c’era più niente da Andrea Barbato accettò di “la Repubblica” nasceva ziario, solo al servizio della libertà fondato da lui e da Scalfari. L’in- In alto, Carlo Caracciolo sperare e a New York andò co- fare il vicedirettore del giorna- il 14 gennaio del 1976 di stampa. Perché era un uomo ci- contro doveva essere una tappa con Silvio Berlusconi me primo corrispondente di le, ponendo la condizione Qui sopra, vile e un buon italiano, come lo era nella trattativa. Berlusconi rivelò Qui sopra, con Giuseppe Repubblica Corrado Augias. che, se lo avessero chiamato una riproduzione stato suo padre, diplomatico di invece a Caracciolo, non appena Ciarrapico Quei giorni furono un calei- alla direzione del telegiornale della prima pagina carriera e seguace del partito d’a- prese posto in poltrona, che poche doscopio di fuochi d’artificio. Rai, avrebbe potuto rinunzia- zione: era convinto che la libertà ore prima i rappresentanti della fa- Scalfari guidò una rappresen- re a Repubblicasenza recrimi- dei giornali (specie di quello che miglia Mondadori, fino a quel mo- tanza di giornalisti in giro per i nazioni: l’offerta gli arrivò il era, allora, il più autorevole) fosse mento alleati di De Benedetti, Ca- teatri d’Italia per lanciare la te- giorno prima della nostra condizione indispensabile per la racciolo, Scalfari, erano passati stata, come se fosse uno spet- uscita, e Andrea, corretta- crescita del paese. E nell’Italia ci dall’altra parte: avevano firmato tacolo politico. mente, dovette rinunciare a credeva. un accordo con Berlusconi. A Ca- Un architetto e pittore so- comparire nella foto che ac- Infine, con Eugenio Scalfari, racciolo non succedeva mai di per- cialista, Filippo Panseca, ami- compagnò quel primo nume- fondò, sempre animato della stes- dere la calma: quella volta la perse. co di Bettino Craxi, chiese di ro. sa convinzione, la Repubblica, sul E raccontava di avere rovesciato su poter stampare una pagina di In quella foto non c’è Carac- ceppo di quell’Espresso che aveva Berlusconi (e su Confalonieri, c’e- pubblicità su uno dei numeri ciolo, che pure in quei giorni combattuto, e avrebbe continuato ra anche lui) un fiume di imprope- zero che preparavamo: era venne immortalato innume- a combattere, tante battaglie civi- ri. Berlusconi e Confalonieri ascol- una grande palla in piazza San revoli volte. Sono sicuro che, li. Stupenda era la calma fiduciosa tavano e subivano, in silenzio: tan- Pietro e voleva tirarne mille in quell’occasione, Caraccio- con la quale affrontò le difficoltà to avevano vinto. A un certo punto numeri come multipli d’arte, lo, che pure c’era, volle stare dei primi due o tre anni. Non l’ho Carlo si fermò. Guardò il tavolo da ma in tipografia stamparono i dalla parte del fotografo. Co- mai visto ansioso o scoraggiato. pranzo, che rimaneva sguarnito. E primi numeri a rovescio e ne me sempre. Esserci senza far- Come non l’ho mai visto perdere il disse: «Ma insomma: qui non si uscì una specie di rarissimo si vedere. Come adesso. sereno distacco quando è venuto il pranza?».

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