Il Caso Napoli Riforma Dei Campionati Minibasket
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PERIODICO BIMESTRALE DI NOTIZIE, INFORMAZIONI E NEWS DELL’ASSOCIAZIONE GIOCATORI BASKET E DEL FONDO DI FINE CaRRIERA NUMERO 7 · FEBBRAIO/MARZO 2010 SECOND LifE IL CASO RIFORMA DEI MINIBASKET IN NAPOLI CAMPIONATI CARROZZINA I diretti protagonisti I giocatori in blocco contro Alla scoperta delle raccontano la situazione le nuove norme federali Volpi Rosse di Firenze 2 L`editoriale Riforma dei Campionati di Giuseppe Cassì Si parla molto in questi giorni di ri- campionati nazionali, e per altro è un passatempo, ma un’attivi- forma dei campionati. È evidente verso la imposizione di un alto tà professionale per la quale sono che qualsiasi ipotesi di riforma numero di giocatori under da richiesti sacrifici, rigore, disciplina e deve essere funzionale al conse- 23 a 25 anni nei campionati di preparazione specializzata. È certo guimento di un qualche obiettivo Legadue e di Serie A Dilettanti. che i giovani con potenzialità e talen- considerato cruciale per il bene del Non si comprende francamente la ra- to trovano già spazio nei campionati movimento, altrimenti è meglio gione per cui queste misure possano nazionali, secondo il loro valore, ed a lasciare tutto come è. La FIP, come essere strategiche rispetto agli inte- prescindere da qualsiasi imposizione. ogni altra Federazione, ha l’obiettivo ressi federali. Lasciare delle città Ed è contro ogni logica adottare di favorire l’aumento dei propri senza basket di vertice, è piutto- scelte ingannevoli o ingenerare Stesserati, e di operare in modo da sto una scelta autolesionistica: false speranze, o condizionare a migliorarne la qualità. Il primo vuol dire lasciare campo libero ad tavolino la carriera di tanti (troppi) obiettivo si persegue puntando alla altre discipline sportive e perdere atleti. diffusione capillare del basket, tesserati. D’altro canto, obbligare Altra e più utile cosa sarebbe in- con iniziative volte alla promozio- un club di alto livello, come quelli vece imporre parametri di qua- ne del mini basket e del basket di Legadue o di Serie A dilettan- lità (come la capienza minima giovanile nelle scuole e magari ti, ad ingaggiare un atleta di 23 o degli impianti) o precise garan- obbligando i club a standard 25 anni invece di uno di 28 o 30, è zie economiche preventive: è giovanili di maggiore qualità. Il illogico ed insensato oltre che in- tempo che si ponga un freno alla im- perseguimento del secondo obiettivo giustamente penalizzante verso provvisazione ed all’avventurismo. non può prescindere, tra l’altro, dal quei giocatori che hanno dedicato la Troppi dirigenti si sono dimostrati favorire il completamento del- loro vita al basket, e la cui carriera negli ultimi anni incapaci di imposta- la formazione nell’età cruciale non può terminare per decreto, re un programma sportivo che tenga (tra i 18 e i 20 anni) che coincide ma solo per una libera scelta. A conto, in primo luogo, della sosteni- con la fuoriuscita dei giocatori dalla che serve sostituire atleti trentenni bilità economica. Se si vuole vera- categoria giovanile. Occorre evitare di valore con atleti meno bravi di 23 mente migliorare la qualità del che la fine della carriera giovanile si- anni, che, superata l’età soglia, sono movimento, forse è il caso che si gnifichi una brusca interruzione delle destinati ad un inesorabile oblio? cominci dalla testa, da chi coman- competizioni agonistiche. Sono in Perché mai lo svecchiamento gene- da e controlla il gioco. molti ad individuare come rimedio ralizzato delle squadre debba com- alla riduzione della qualità e compe- portare un incremento della qualità? titività del movimento, per un verso Forse si tende a trascurare il fatto che la riduzione delle squadre dei in quei campionati il basket non Sommario Riforma dei Campionati 3 Comunicato GIBA 17 Il grande salto 4 Il cerbiatto con gli occhi da tigre 18 Loro di Napoli 10 Più tutela, soprattutto per i giovani 20 Giba risponde 12 Consigli per i giocatori che vogliono lavorare all’estero 21 Colussi, a Pavia i problemi vanno via 14 Vittorie oltre i limiti 22 Ozzano, tutto Gira al massimo 16 3 in primo piano IILL GRANDE GRANDE SSALTOALTO Per un giocatore il passaggio dal campo alla vita reale è un momento molto delicato. Analizzando le storie di alcuni ex cestisti, vi raccontiamo il perché di Damiano Montanari Alcuni ce la fanno, altri meno. Per- conta infatti l’ex play chè la vita, quella vera, sa regalare maker –. Se una cosa gioie e soddisfazioni, ma anche es- interessa, allora sia- sere spietata, se non si è preparati. mo disposti a dedi- Il passo dal campo da basket al carle tempo, voglia e mondo reale, a volte, può essere sacrificio”. Vale nella più difficile del previsto. C’è chi vita, come nella palla- ci pensa molti anni prima di dovere canestro, un ambiente affrontare l’ostacolo, chi preferisce che può essere utile concentrarsi sul presente e chi vive per prepararsi poi al il passaggio nel modo più naturale mondo reale. “Fare possibile, ma, nella vasta gamma parte di un ambito di soggettività nel modo di porsi sportivo ti dà cose davanti a questo problema, c’è un importanti come il fatto oggettivo: prima o poi tut- rispetto delle rego- ti i giocatori di pallacanestro le, la capacità di co- devono pensare a cosa faranno struirsi il carattere una volta che appenderanno le in un certo modo, il scarpette al chiodo. Per aiutare sapersi creare una la riflessione, abbiamo riportato al- leadership all’in- cune storie di chi ha già varcato terno di un grup- questa soglia e ha deciso di raccon- po, tutte situazioni tare emozioni e progetti, per far luce che poi possono es- su un mondo che, se preso nel modo sere molto utili anche giusto, può regalare ancora tante una volta che si smet- soddisfazioni. te di giocare. L’im- portante è riuscire a prendere le cose Fa’ ciò che ti piace positive e formati- L’importante è scegliere la strada ve che si imparano giusta, quella che più si addice alle durante la carriera proprie inclinazioni, come conferma da giocatore. Quan- Claudio Coldebella, ieri punto di do questa finisce di forza di Virtus Bologna, Atene, solito si è molto gio- Salonicco ed Olimpia Milano, vani. E’ lì che si deve ed oggi direttore sportivo della capire che davanti si Juve Caserta. “E’ importantissi- ha un’altra carrie- mo fare quello che ti piace – rac- ra, alla quale bisogna CLAUDIO ColdeBella 4 in primo piano prepararsi. Io ho smesso a tren- sta da Marco Bonamico che, dopo sonali. Auspico che si creino dei totto anni nell’Olimpia Milano, una carriera di altissimo profilo percorsi per chi smette di gioca- quando ero al vertice. Era un in Serie A, è stato commentatore re e vuole intraprendere la car- mio obiettivo, perchè non vole- televisivo ed oggi ricopre il ruolo di riera arbitrale, oltre che quella vo permettere agli altri di dirmi Presidente della Legadue. “Quan- per diventare allenatore. Con la che era arrivato il momento di do si smette di giocare – ricorda “Il conoscenza del gioco che si è maturata smettere. E’ stato un fatto d’orgo- Marine” - la prima cosa che ci si in tanti anni sul parquet, credo che un glio e ne vado fiero. Ci sarebbe stata chiede è cosa ci si fa la domenica ex giocatore sarebbe facilitato a dirige- la possibilità di continuare, ma non a casa, senza giocare. Quello che re le partite”. ho voluto, anche perchè, nella mia è importante, e che è sempre stato esperienza, quando ci sono fattori importante per me, è essere curio- Le nuove soddisfazioni esterni che ti obbligano a smettere, ti so, appassionarsi alle cose che resta sempre la voglia di fare, mentre si fanno, leggere. Nella mia vita A patto che, come Matteo Anchisi, quando sei tu a dire basta, lasci con ho fatto percorsi diversi, non lavo- non si sia definitivamente stancato un altro spirito, non ti guardi indie- rando solo nel basket. Il segreto per della pallacanestro. “Ho smesso di tro e sei più propositivo per il futu- riuscire nella vita reale? Un mix giocare nel 2001 a Biella, dopo ro”. Che per Coldebella è cominciato di capacità, spregiudicatezza e avere vestito le maglie di Milano, nella stessa città dove aveva smesso fortuna. Bisogna guardarsi attorno, Montecatini, Siena, Pistoia, For- di giocare. “A Milano c’era la possi- senza passare le giornate attaccati alla titudo Bologna e Cantù. Qualche bilità di far parte dello staff degli play station. Io, ad esempio, allenatori, per cui, per due anni, ho aperto a Bologna un sono stato assistente dell’Olimpia. centro fitness, benessere e Sei anni prima di smettere avevo con- riabilitazione per sportivi seguito il patentino da allenatore venticinque anni fa, quan- e da tempo avevo l’intenzione di far do ancora giocavo”. Con parte di un discorso manageriale, questi presupposti il passaggio per cui quei due anni come assistente dallo status di giocatore a quel- mi sono serviti molto per capire mo- lo di cittadino comune non è tivazioni, difficoltà e dinamiche che si stato doloroso. “Per me non possono vivere in uno staff tecnico. è stato un trauma terminare Terminata quell’esperienza ho così la carriera come giocatore pro- deciso di prendermi un anno sab- fessionista. La mancanza di batico per girare il mondo ed ac- notorietà? I ricordi più belli crescere la mia conoscenza. Sono sono quelli stato in Europa, vedendo i vari cam- che tenia- pionati, negli Stati Uniti ed anche mo dentro in Africa, allargando il mio network di noi e di conoscenze. E’ stata un’esperienza non quelli importante e formativa che mi è ser- che ci ven- vita”. Una base solida per sviluppare gono rico- i talenti che Coldebella già possede- n o s c i u t i va - “negli anni in cui ho giocato in da fuori.