Mazzini E L'europa

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Mazzini E L'europa -- 217 MAZZINI E L'EUROPA Peter Serracino-Inglott Una volta, alcuni mesi fa, ero a cena in una trattoria non molto lontana da qui, con la direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura, la Dott.ssa Anna Maria Di Marco e il direttore del Mediterranean Institute presso I'Universita di Malta, Dr. Simon Mer­ cieca, quando mi proposero di fare un breve intervento nel contesto di un convegno su Mazzini e Malta. Con la mia solita incoscienza ho subito detto di 'si'. Devo adesso dichiarare quale fu il motivo del mio immediato consenso. Anni fa, nel corso di una ricerca su Adeodata Pisani, aHora candidata per essere proclamata 1a prima santa maltese, siccome era chiaro che suo padre, il Barone Pisani, aveva svolto a Napoli un pro get­ to politico molto simile a queUo di Mazzini, volevo indagare un po piu a fondo sui rapporti tra i due. Sfogliai dunque diversi scritti giovanili mazziniani e mi fece una grande e sorprendente impressione il fatto che, negli scritti anteriori al '48, il suo metoda d'analisi prefigurava, in modo veramente straordinario, que110 dell'analisi logico-linguistica insegnatami a Oxford, un secolo dopo. La perspicacia filosofica esibita da Mazzini, gia quando la sua eta era compresa tra i venti e i trenta anni, mi sbalordL Sapevo che anche il giovane Nietzsche, quando incontr6 di persona il veterano Mazzini, era stato altrettanto meravigliato; invece io ero gia un professore anziano al tempo del nostro incontro puramente virtuale. Ancora oggi mi pare che Ie analisi di nozioni fondamentali come nazione, democrazia, repubblica, govemo, amministrazione, ecc, fatte da Mazzini, siano di grande valore e dovreberro 0 godere di maggiore attenzione, di quanta ricavono in genere oggi, per 10 pill ignorate, sia da parte degli storici, come pure da parte dei teorici della filosofia politica. Ma la notte seguente a quella conversazione, che mi ha portato a partecipare a questo convegno, ho fatto un sogno - cosa rara per me - e mi e apparso accanto al letto un illustre fantasma. Non c' era la pur minima incertezza possibile: era Giuseppe Mazzini venuto a trovarmi - non potevo ancora saper per quale motivo - se n~n in 218 Peter Serracino-fuglott carne ed ossa, almena in spirito. Ho visto subito fissarsi su di me quel suo sguardo melancolico --: appunto quel tipico e tagliente sguardo che ha indotto studiosi come il Vaussard a paragonarl0 a Don Chisciotte. E mi disse, in un tono che suon6 come una sferzata: "Tu sei uno degli autori - per essere piu precisi tu sei poco meno della centesirna parte di loro - che hanno scritto niente di meno che l'abbozzo di una Co­ stituzione per l'Europa". "Confesso la mia colpa" risposi a malincoure, "rna onnai sta nellimbo, poiche e stata bocciata dai popoJi dena Francia e dell'Olanda". "Felicemente bocciata, direi", riprese il celeberrimo Fantasma. "Piuttosto che delle mie vecchie analisi logico-linguistiche - anche se mi gratifica vederle apprezzate da un filosofo wittgensteiniano come te, dopo tanti anni d' oblio quasi totale - perche non ti preoccupi della mia visione dell'Europa attuale? Pu6 anche esservi, ate e ai colleghi responsabili della revisione della Costituzione Europea, d'aiuto per trovare la via d'uscita da1l'impaccio in cui vi trovate adesso." Addormentato come ero, non seppi fare altro che balbettare delle scuse. Citavo il fatto che la visione europea rnazziniana era dispersa in pili di 64 volumi che non avevo il tempo eli leggere. Mazzini veramente non aveva piu per me suI volta ]a maschera eli Don Chisciotte, di cui 10 avevano rivestito Vaussard e compagni, piuttosto un'aria di ironia, severita e rigore. Subito mi rimprover6: "Invece ti basta rileggere quell'articolo che tu gia conosci bene, che e apparso in inglese, suI Westminster Review del 2 aprile 1852, intitolato: 'Europe: its conditions and prospects'. 10, assonnato come ero, tuttavia risposi: "Modestamente temo che non bastera. Difatti oltre a quello stupendo articolo di una ventina di pagine, ho anche letto cen­ tinaia, se non addirittura migliaia di pagine di commentatori. Non faccio - per non perdere troppo tempo - tutti i nomi - rna tu avrai preso conoscenza, in cielo, con gioia e pena miste, dei saggi di Chite-Batelli, di Dell 'Isola e Bourgin (dalla Francia), di Eyck (daB' America), di Menghini e di Tramarollo (dall 'Italia), del Vajana (dalla Spagna) ... " "Basta, basta" mi interrupe di nuovo lui, "non sei in cattedra e non occorre far nessun sfoggio di erudizione qui. Lo so bene: i commentatori hanno interpretato il mio pensiero sull'Europa in modi non soltanto divergenti, rna anche in conflitto tra loro, soprattutto suI punto veramente nevralgico se io intendessi che I 'Europa, (la cui integrazione dicevo indubbiamente essere condizione complementare essenziale perche fosse salutare la conquista dell'unita nazionale da parte di enti come l'Italia 0 la Polonia) dovesse essere una federazione come gli Stati Uniti d' America 0 piuttosto Mazzini e I'Europa 219 un nuovo genere di tessuto politico, per cui voi oggi, raggiunta l'epoca della comu­ nicazione elettronica, avete la parola giusta nella lingua franca dell'informatica: la parola network. Forse si dovrebbe dire in itaIiano 'reticolato', piuttosto che 'rete' ... Benche ai miei tempi purtroppo non avessi la parola, tuttavia mi pare di avere spiegato e illustrato il rnio concetto con abbastanza cura e precisione, di averlo inoltre ribadito quasi ad nauseam ... " "E vero" - ardivo interromperlo questa volta io - "rna sembra chiaro cosa e ci6 che ha dato adito al dubbio e aI malinteso : in tutte Ie tue esposizioni del1a tua visione europea, tu hai sempre sottolineato pill che ogni aItro il pericolo della parcellazione, dell' atomizzazione, della frammentazione dell 'Europa in piccoli pezzettini... Invece tu credevi essenziale che 1'Europa si formasse in grandi insiemi sulla scala dei grandi spazi geografici e culturaIi che la compongono." Mazzini rni disse: "E avete la riprova della correttezza della mia visione nella sfacelo che ha seguito la disintegrazione della Yugoslavia: invece, io mi ero sempre opposto ai tribaIisrni, aIle polverizzazioni infime etniche ... " 10 risposi: "Senz'altro e' stata questa tua visione di un'Europa composta solo di grandi blocchi che ha condotto alcuni regionalisti acerrimi (e forse anche la mag­ gioranza di noi maltesi, siccome noi abbiamo per 10 pill scelto la via della sovranita maltese, invece di quella, pill ovviamente naturale, dell'integrazione con l'ItaIia, opzione sostenuta da noi soltanto da un piccolo gruppo di irredentisti) ad unirsi per stigmatizzarti un centralizzatore, un profeta dell 'Europa superstato, unita in un modo anche pill uniforme degli stessi Stati Uniti d' America ... " "Suppongo", ritorceva 10 spettro di Mazzini, "che almena tu ti renda conto che quell'interpretazione dena rnia visione non ne e nemmeno una caricatura, rna una totaIe perversione, anche se compiuta da grandi e bens] in fondo benevoli studiosi. 10 rni sono opposto al tipo di federalismo diluito, anzi annegato in un'acqua malsa­ na, sostenuto da taluni, quale Gioberti, che pensavano che i componenti di un'Italia federaIe potessero continuare ad essere: Roma sotto il Papa, la Toscana sotto dittatori spiccioli, la Sicilia sotto la tutela dei francesi..." ~ "Dunque, tu vuoi dire, se ho ben capito bene, che tu eri ostile ad un' Europa unita composta di entita di piccole dimensioni, perche tali minus coli stati avevano inerente alIa loro esistenza una maggiore propensita. ad assoggettarsi a capi carismatici e a seguir­ ne indirizzi bizzani, piuttosto che in ragione delle lora piccole dimensioni per se?" "Mi parve, e mi pare ancora, che sia necessario trovare un assestamento pill 220 Peter Serracino-Inglott pratico dei rapporti tra piccoli e grandi nel quadro dell'Unione Europea di quello proposto nell' abbozzo della Costituzione, i provvedimenti nel vostro abbozzo sem­ branD essere soltanto l'ipocrita rifles so della strana paura dei piccoli che sembra aver assalito i grandi - la Francia in particolare - al Consiglio di Nizza - quella paura che tu, Peter, in altra sede, hai battezzato freudianamente : il complesso di Gulliver. Una migliore - e in fonda medesina - soluzione per equilibrare uguaglianza dei cittadini - e quindi peso dernografico - con uguaglianza degli stati rnernbri senza badare aIle loro dimensioni - mi sembra delineato sia nella mia concezione, cosl poco intesa da alcuni, che nella tua di NETWORK. Essenzialmente in ambedue i casi si tratta di pensare l'Europa come un sistema di cornunicazione interculturale che pUG essere paradigmatico per il mondo intero." Continuai io: "Una tale soluzione mi sembra ancora piu urgente qualora, come sernbra ben possible, occorra accomodare uno stato demograficarnente supergrande come la Turchia, per di pili alieno dalla grande tradizione cristiana, che tu hai sempre proc1arnato ad altissirna voce, essenziale per un' Europa unita, non solo per interessi materiali, rna ancora di pili per valori spirituali." "Certarnente", rispose il fantasrna del maestro, "I' enfasi sulla fede in Dio e in Cristo, con l' opposizione al Papato e aIle istituzioni c1ericali, nel mio articolo della Westminster Review, come sempre altrove, pare esattamente il rovescio di cib che si trova nel vostro abbozzo di Costituzione: dove c' e, sl, riconoscirnento della Chiesa e delle istituzioni religiose tutte, e anche di queUe filosofiche propugnatrici dell' ateismo, e di un loro diritto al dialogo con Ie istituzioni europee, senza nessun riguardo a Dio e tantomeno a Gesli Cristo". Non mi interessava tanto insistere su questa
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