Aspetti della realtà feudale in Sedilo nel secolo XVII Maria Manconi

ino al 1839 Sedilo costituì un feudo le cui ori- e, non disponendo di tale somma, chiese nel 1537 di Fgini risalgono al secolo XV. poter vendere il feudo. Subito dopo la battaglia di Macomer, quando il Fu pertanto messo all'asta ed acquistato per marchesato di fu incorporato alla Corona, 41.160 lire da Nicolò Torresani, protagonista in Ferdinando il Cattolico fece dono di alcune ville com- quegli anni di diverse operazioni commerciali e da prese nell'Incontrada di Parte Olcier a Galcerando di Pietro Mora, commerciante di ma uomo Requenses, capitano generale dell'armata di mare, per "di paratico" appartenente cioè alla classe dei ca- i servigi da lui resi durante il periodo della lotta con valieri e come tale ammesso a far parte dello Leonardo d'Alagon. stamento militare. Nel 1485 scrivendo a Guglielmo di Peralta, allora Il feudo fu così spartito: Sedilo col suo territorio viceré dell'Isola , il sovrano raccomandava che ve- andò al Torresani, Los Canales cioè , Domus nissero scelte delle ville che potessero assicurare al Novas, , Soddì, e Zuri formaro- de Requenses il reddito annuo di lire mille: furono no il feudo del Mora. scelte le ville di Sedilo, Norbello, Domus Novas, Ma, anche costui venne a trovarsi in difficoltà fi- Boroneddu, Soddì, Tadasuni, Zuri. nanziarie e, per la seconda volta nell'arco di vent'an- Il feudo così costituito conobbe vicende alquanto ni, il feudo fu posto all'asta. Lo acquistò Gerolamo tormentate . Torresani, figlio di Nicola, che ne ricompose l'unità Alla morte di Gualcerando de Requenses, passò, territoriale. per espressa volontà del conte, alle figlie di primo let- L'unica figlia di Gerolamo andò sposa a Guglielmo to Giovanna e Isabella in ragione di due terzi alla pri- Cervellon appartenente a una delle famiglie più anti- ma e un terzo alla seconda. che della Catalogna nel secolo XV. Isabella che aveva sposato Antonio Cardona viceré Guglielmo sposando Marchesa Torresani diede ini- di Sicilia e parente del sovrano, acquistò la quota del- zio al ramo dei Cervellon di Sedilo che mantennero il la sorella ma il figlio Ferdinando, in seguito alla defi- feudo fino al 1725 quando Bernardino Antonio morì nizione di una lite si trovò a dover pagare 16 mila lire senza eredi diretti e subentrò il fisco.

Panoramica del centro abitato. Intorno, nella parte meridionale, una vegetazione fitta la divideva da altre chiese definite rurali nei do- cumenti dell' epoca: S. Giacomo, S. Giorgio, S. Pedru 'e sa rocca. Le case erano piuttosto modeste, composte in ge- nere di una sola camera che fungeva da cucina, da stanza di lavoro e da camera da letto. L'impiantito era in terra battuta; il tetto era soste- nuto da travi di legno che servivano di appoggio alla copertura in tegole. La casa, in genere, non prospetta- va sulla pubblica via ma era interna con un cortile anteriore e uno posteriore: il primo serviva da rico- vero per gli animali domestici, il secondo veniva uti- lizzato come orto. Le dimore delle persone agiate, erano composte di più vani e ostentavano nelle porte e nelle finestre, sti- piti, architravi lavorati nella pietra da taglio di trachite rossa, secondo schemi diffusi in tutta la Sardegna cen- trale. I Cervellon disponevano a Cagliari di una "casa gran" "en la calle mayor" abitata però saltuariamente. La loro residenza abituale doveva essere a Sassari dove possedevano una proprietà notevole e "una casa grande" ma conoscendo la modestia delle abitazioni nobiliari sarde, essa non doveva essere ne fastosa ne comoda. In Sedilo la loro abitazione sorgeva di fronte alla chiesa parrocchile ed era, come le altre del villaggio, Il feudo fu messo in vendita e fu acquistato nel 1737 a piano terra; solo si distingueva per la vastità dell' per la somma di 30 mila lire da don Francesco Solinas, impianto e per la ricchezza degli ornati delle finestre canonico della cattedrale di Cagliari per conto del ni- e della porta d' ingresso. pote Gio Maria. Visibile fino agli inizi degli anni sessanta di questo Furono i parenti del canonico, prima i Solinas , poi i secolo, fu poi demolita per far posto a una struttura Delitala a tenere il feudo per un secolo fino alla sua prefabbricata. abolizione nel 1839. Vediamo com'era Sedilo in quel lontano 1664 quan- Le notizie che possiamo avere sul Seicento sono, per do Lorenzo Sestal consegnò alla contessa il registro la maggior parte, tratte da un memoriale che donna Maria dei tributi. Marchesa Zatrillas, moglie del conte di Sedilo, nel 1662, Elementi architettonici decorativi di stipiti e architravi provenienti dalla casa aragonese dei Cervelhn. ordinò a Lorenzo Sestal affinchè si avesse un quadro esaustivo della situazione del feudo con particolare ri- guardo ai tributi che i vassalli erano obbligati a versare e di cui non esisteva alcun do- cumento scritto ma, come la- mentava la contessa, erano solo segnati nella memoria degli uomini. Il paese comprendeva circa 450 abitazioni e si raggruppava intorno alle chiese di S. Giovanni Bat- tista, di S. Croce, di S. An- tonio Abate lungo una di- rettrice che poco si discostava dal bordo dell' altopiano. Anzitutto era uscita dall' incubo della peste del 1652 Anni addietro, nel 1640, era stato arrestato un suo che aveva decimato la popolazione e tutti avevano ri- predecessore che, fautore di numerosi delitti, si era preso la vita normale. messo a capo di una piccola banda di malfattori e per- La vita dei sardi era allora scandita da ricorrenti tanto era stato tratto in arresto. calamità: cattive annate agricole con conseguenti ca- Non deve stupire che ad amministrare la giustizia restie, epidemie di peste, invasioni di cavallette. fosse stata posta una persona di dubbia fama. Il novanta per cento della popolazione viveva pre- In molti villaggi e tra questi Sedilo, la comunità cariamente: il tempo inaffidabile, talvolta asciutto per era amministrata da organismi elettivi, il major, 1' più mesi, piogge inadeguate o inopportune, rendeva- officiale e i consiglieri o come venivano chiamati "boni no vana la fatica del contadino che doveva sempre homines". Ma, a partire dalla fine del Cinquecento, i provvedere al pagamento dei tributi che incidevano feudatari modificarono il sistema eliminando l'elezio- con percentuali altissime sui miseri introiti. ne diretta e scegliendo i pubblici ufficiali da una terna Una vita difficile, incerta, misera. In alcune regio- formata da persone di loro fiducia. Non sempre però ni torme di indigenti abbandonavano i loro tuguri e il conte si atteneva a queste indicazioni e spesso si andavano vagando alla ricerca di un po' di cibo, altri dovevano formare diverse terne prima che si trovasse morivano di inedia. Nel 1540, un anno particolarmente una persona di suo gradimento. duro per l'economia dell'isola ci si nutrì di bestie Il feudatario, in genere, sceglieva uomini che fos- "immonde"come cani, gatti e topi. sero a lui soggetti e che, quindi, potesse manovrare a Nel 1570, quando oltre la carestia si ebbe anche la suo piacimento. mortalità del bestiame, i nove decimi della popola- Si ricorda, a riguardo, che come maggiore dell' zione fu costretta a nutrirsi solo di erbe. Incontrada di Canales, fu scelto un rivenditore ambu- Non pare comunque che ciò succedesse a Sedilo lante, persona ignorante che andava di paese in paese dove, nel 1664, su 450 persone 405 lavoravano la ter- a vendere oggetti di poco valore. ra, 70 allevavano anche qualche capo di bestiame o Dai documenti in nostro possesso sembrerebbe che, conducavano al pascolo qualche piccolo gregge; 15, a differenza di quanto accadrà nell' Ottocento con i poi erano dediti all'allevamento dei porci. Delitala, la vita dei vassalli di Sedilo fosse abbastan- Ai 450 soggetti fiscali vanno aggiunti i nullatenenti, za tranquilla. le vedove e coloro che per la loro posizione o funzio- E' quanto scrisse il Viceré Des Hayes nella secon- ne erano esenti dai tributi come il maggiore di giusti- da metà del Settecento quando per incarico di Vitto- zia, 1' officiale e gli ecclesiastici. rio Amedeo III stese una relazione sulle condizioni I tributi che i vassalli di Sedilo versavano sui pro- dell' isola. dotti della terra non erano lievi. Il Viceré nel 1770 sostò a Sedilo e notò che il pae- Ne versavano da soli 1215 starelli più di quanto ne se, a differenza di molti altri non lamentava nessun versassero i 4 villaggi del contiguo feudo Parte Ocier tipo di delinquenza se non, saltuariamente, qualche Reale: , , , . furto di bestiame; e, a dimostrare quanto asseriva, ri- Questi villaggi, infatti, versavano 120 rasieri di cordava che una sola persona, Giovanni Carta, detto grano e poiché, per ottenere un rasiere occorrevano 7 Tinzone, si trovava nelle carceri. starelli, risultavano versati 840 starelli di grano con- Sedilo, lo afferma sempre il Viceré, non si lagnava tro i 1215 conferiti dai vassalli di Sedilo. neppure per i tributi feudali. E anche nel secolo seguente il viceré Des Hayes Eppure i tributi costituivano una rete dalle maglie annotava che gli abitanti di Sedilo erano totalmente più strette che larghe che impigliava tutti i vassalli. dediti all' agricoltura. E lo stesso affermava nei primi Il carico fiscale non era inferiore al 30-35% del decenni dell' Ottocento padre Vittorio Angius. prodotto lordo. Il contadino, ogni mattino, all' alba e molte volte Il 10% era assorbito dalle decime, un altro 10% prima che sorgesse il sole lasciava il paese e andava a dai tributi feudali e, infine, un 10-15% dal donativo e lavorare nella sua vidazzone. dai diritti minori. Ogni anno nel mese di agosto, il maggiore di giu- Il donativo era la somma che, ogni dieci anni, fis- stizia, scelta una località con terreni aratori, la divide- sata preventivamente dal rè, veniva votata dal Parla- va fra i capifamiglia in proporzione di quanto ognuno mento e poi ripartita tra i sudditi. poteva coltivare. I tributi che pagavano i vassalli di Sedilo erano di Veniva individuata anche la zona riservata ai diritti tre tipi : reali, personali e misti. d' uso, al pascolo, al taglio della legna che costitui- I tributi reali erano quelli che venivano imposti sulla vano il paberile. produzione agricola e sulla pastorizia. Pochi vassalli, non più di trenta, possedevano una Tutti i vassalli indistintamente - anche quelli che vigna con qualche pianta di olivo, un orto. non coltivavano la terra - dovevano versare tre starelli Erano queste le terre chiuse, in genere piccole parti- di grano e, se non avevano il grano, pagavano 1'equi- celle di terreno che il contadino, dopo averle disboscate, valente, cioè due lire per starello. aveva chiuso con frasche, con legna o con pietre. I pastori che entravano a pascolare nella vidazzone Nel 1664 vi era anche un maggiore di giustizia di pagavano una lira a testa ma come deghino consegna- provata onestà. vano tre pecore per gregge. Chiesa di Santu Antinu 'e campii. Anche i porcari dovevano versare ogni anno un Il "feu" veniva ripartito fra i cittadini a secondo porcetto da latte ma altri due ne pagavano per il "laor de del loro censo. Complessivamente il feudo rende- corte" e quando entravano nel monte per il pascolo. va £. 3.837 annue di cui il 68% si ricavava dall'agri- Il tributo personale era costituito da 197 lire, 7 de- coltura, il 23,45% dall'allevamento, il 7,75% dal "feu" nari e 8 soldi ripartito però secondo 1' appartenenza e dal presente. Nel calcolo non sono compresi gli in- dell' individuo a una delle tre classi fissate. troiti riscossi dai procedimenti penali, registrati in un A ciò però si univano particolari obblighi. fascicolo probabilmente andato perduto. I vassalli erano costretti a trasportare i cereali am- Nel Seicento non abbiamo elenchi ne documenti massati, nel porto di Oristano in un tempo fissato e se sulla situazione economica degli abitanti del villag- non fossero giunti nel giorno stabilito erano a loro gio, ma nel Settecento dalla massa anonima di conta- carico le spese di sosta della nave. dini emergono già alcuni privilegiati: posseggono greg- Dovevano trasportare il sale dai paesi rivieraschi, gi controllate da più servi, sanno scrivere e hanno già restaurare le strade quando erano impraticabili. chiuso le tanche. Dovevano gratuitamente lavorare le terre del Le persone emergenti: commercianti, piccoli impren- feudatario e, talvolta, persino coltivarle. ditori, burocrati, cavalieri e soprattutto ecclesiastici, Erano, inoltre, tenuti ad eseguire a cavallo, parti- cominciarono in questo secolo a chiudere vaste esten- colari missioni ad Oristano o Sassari, anzi il maggio- sioni di terre per l'allevamento dei bovini, molto ricer- re di giustizia compilava un elenco da cui venivano cati nel mercato per l'approvvigionamento delle città. scelte le persone più idonee a questo incarico. Nasce così o meglio si forma lentamente una clas- Vi erano, inoltre, i cosidetti tributi misti. se proprietaria di terre e di animali da allevamento. Se veniva commesso un delitto e non si trovava il Nel Settecento le persone che pagavano i tributi colpevole, tutto il villaggio ne doveva rispondere; se maggiori si chiamavano Azuni, Deiana, Manai, poi si trovava il bestiame in pascolo abusivo, veniva Zonchello; essi, per la loro nascita avevano avuto il inflitta una penale ma se lo si trovava a pascolare nei privilegio di imparare lo spagnolo, il latino presso un luoghi seminati, allora poteva persino essere macellato. ecclesiastico o un personaggio di buona cultura. Erano, infine, obbligati a versare una certa quantità Il fatto di districarsi nelle ordinanze, nelle di formaggio e a offrire ogni anno al feudatario il "pre- prammatiche emanate dal sovrano, di comprendere i sente" che a Sedilo era formato da 35 montoni, tre vitel- testi giuridici, li poneva in una condizione di assoluta li, sei porcetti, sei capretti, sei agnelli e 25 galline. superiorità e dava loro un ascendente particolare sul- Questo comunque non dispensava i poveri vassalli dal la massa dei contadini ricchi solo dell'innato buon fornire tutto ciò che occorreva al sostentamento del conte e senso e della capacità di analizzare la realtà nella quale della sua corte quando soggiornavano nel paese. vivevano. A confermare questa disparità di conoscenze negli Ma, dopo i momenti intensi della preghiera, del rin- abitanti di Sedilo, forse non sarà inutile ricordare che graziamento e della gratitudine al Santo per la grazia nel 1846 su 2.326 persone solo 25 frequentavano la ottenuta, si snodava il ritmo della festa: tutto era ec- scuola primaria e solo 30, oltre i preti, sapevano leg- cessivo, fuori dal normale: la corsa sfrenata dei caval- gere e scrivere. li lungo il declivio, i pranzi ricchi di ogni ben di Dio, Se, col passare degli anni e, meglio, dei secoli, è la quantità delle bevande e, infine i balli ed i canti maturata l'esigenza di approccio alla cultura, in quel eseguiti, talvolta anche nei luoghi consacrati. lontano Seicento essa non si era ancora formata. Questo aspetto della festa che prevaricava quello Ma non c'erano neppure i presupposti. religioso è stato sempre condannato dalla Chiesa nel Il vassallo sedilese viveva esclusivamente nell'am- tentativo di porre un limite tra sacro e profano e di far bito territoriale del villaggio ma con poche possibilità prevalere nella sagra l'austerità, la pratica religiosa. di uscirne se non per le corveés feudali, abbastanza Ma era proprio l'eccesso nel cibo, nelle libagioni, gravose e irte di pericoli sia per le condizioni delle nel divertimento a fare della festa il momento strade - quasi sempre sassosi sentieri - sia per la pre- liberatorio di un'esistenza difficile, talvolta ingrata. senza di bande di rapinatori. Mancavano i collegamenti non solo con i centri * Conversazione tenuta in Sedilo nell'ambito della manife- maggiori ma talvolta anche con i paesi vicini. stazione culturale promossa dall'Associazione Archeologica I mezzi di comunicazione, carri, carrozze, cavalli, Iloi nell'autunno del 1997. erano esclusivi di poche persone: burocrati, cavalieri, miliziani, mercanti. NOTE BIBLIOGRAFICHE La vita del vassallo era dominata dalla necessi- tà assillante della produzione ed era scandita dal- AA.VV., La società in Sardegna nei secoli, Torino 1967. AA.VV., Le opere e i giorni. Contadini e pastori nella Sar- l'alternarsi delle stagioni, dal crudele gioco delle degna tradizionale, Milano 1982. speranze e delle improvvise calamità ma doveva Archivio di Stato di Cagliari, M.S.S. Biblioteca, Storia dei sostenerla ciò che conforta l'animo dell'uomo: la Feudi voi.II. forza dei sentimenti, la speranza del domani, il sen- J. Day - B. Anatra. Scaraffìa, La Sardegna Medievale e so religioso dell'esistere. moderna, Torino 1984. Il rapporto del sedilese con la religione ci è attesta- B. Anatra, A. Mattone, R. Turtas, L'Età moderna dagli to dalla pietà con cui conservò luoghi di culto anti- Aragonesi alla fine del dominio spagnolo, Milano 1989. chissimi: ben 14 chiese erano disseminate nella soli- V. Angius, Voce Sardegna (Vol.XVIII) e voce relativa a tudine campestre. Sedilo in Dizionario Geografico Storico Statistico, Com- Le feste, legate al culto dei santi venerati nelle chie- merciale degli Stati Sardi di G. Casalis, Torino 1859. se, interrompevano il monotono sgranarsi dei giorni e Archivio Storico Sardo, Voi XXV, Cagliari 1958. gli permettevano di dimenticare le precarietà esisten- C. Gallini, // consumo del sacro - Feste lunghe in Sarde- gna, Bari 1971. ziali e di abbandonarsi all'effimero, al gratuito, al- F. Floris, Feudi e feudatari in Sardegna, Cagliari 1996. l'esaltazione dell'abbondanza. G. Sorgia, La Sardegna spagnola, Sassari 1987. Le feste si celebravano in tutte le chiese campestri S.S. Puxeddu, Vicende socio economiche del Feudo di ma la festa per eccellenza era quella di San Costantino. Sedilo e Canales nell'età moderna. Tesi di laurea. Uni- Nella seconda metà del Seicento la chiesa fu og- versità di Cagliari, a.a. 1973-1974. getto di particolari interventi di restauro. A.F. Spada, Santu Antine, Nuoro 1989. Nel 1670 si eseguirono numerosi lavori alle log- Quaderni Bolotanesi, n°10 (1984), n°ll (1985). ge, nei muristenes, nella chiesa stessa che, in se- Alcune notizie sono state desunte da documenti esistenti guito alla caduta di un fulmine, era stata danneg- nell'archivio di Stato di Cagliari e nell'Archivio Parroc- giata nella facciata. chiale di Sedilo. Sempre in quegli anni si costruì un retablo di legno per l'altare maggiore. In esso, in tre nicchie furono sistemate le statue di S.Costantino, S.Elena e S.Stefano, queste ultime eseguite proprio in quella occasione dall'artista Juan lanuario Canopia. L'arredamento della chiesa era semplicissimo, al limite del decoro. Già, in occasione della festa, si registrava un note- vole concorso di gente e si disponevano vino, carne e pane per la "guardia de la infertaria di Sedilo". I mercanti giungevano da lontano e nelle logge vendevano tutto ciò che non veniva prodotto nel pae- se: stoviglie, panni fini, ornamenti per il costume, oggetti sacri, dolci di zucchero. Si ponevano all'asta le offerte dei fedeli: prodotti delle greggi e degli armenti.