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BEETHOVEN CHE SORRIDE gli altri volti di Ludwig

Associazione Musicale Sergio Gaggia 14 OTTOBRE - 8 NOVEMBRE 2020 Associazione Musicale Sergio Gaggia

In collaborazione con

Comune di Campolongo Tapogliano

Comune di Trivignano Udinese

FVG “Vorrà egli porre un freno alla sua fantasia? Vorrà darle un ordine, una misura, un carattere? Vorrà anteporre la bellezza alla singolarità? Vorrà cessare di essere il Kant della musica?”.

Queste retoriche esortazioni sono un estratto da quello che è sinora considerato il primo scritto in cui in Italia si sia parlato di Beethoven, estrapolato da “Le Haydine”, ovvero dalle Lettere su la vita e le opere del celebre maestro Giuseppe Haydn di Giuseppe Carpani, edite a Mi- lano nel 1812. Questa pagina, che abbiamo avuto occasione di leggere tra i tesori della casa museo beethoveniana di Muggia creata e curata da Sergio, Giuliana e Ludovico Carrino, testimonia come nella perce- zione dei suoi contemporanei si unisse, assieme al riconoscimento di un immenso talento non inferiore a quello di Haydn e Mozart, anche lo sconcerto per lo stile eccentrico con cui Beethoven era accusato di dilapidare il proprio genio anziché farne un uso ponderato e saggio. È questo un giudizio che precede la costruzione tutta romantica del mito eroico beethoveniano, scolpito nelle sembianze altere e corruc- ciate di un Maestro appartato e scostante: una visione che porterà a considerare minore o meno significativa una fetta importante del suo opus compositivo, poco corrispondente a quel cliché, ma tale da aver condotto rapidamente Ludwig al successo e alla fama in una Vienna che stava ancora piangendo la morte di Mozart. È con questo repertorio, ingiustamente poco frequentato, energica- mente vitale, talvolta amabile e galante ma fondamentalmente positi- vo e assertivo che il festival autunnale dell’Associazione Sergio Gaggia intende celebrare la figura di Beethoven a 250 anni dalla nascita, toccando anche l’immediato passato e futuro della sua , ovvero modelli mozartiani ed eredità schubertiane. In alcune delle più belle dimore storiche friulane, emergenti musicisti della nostra regione si uniscono così a strumentisti internazionali abi- tuati a calcare i più prestigiosi palcoscenici, prospettando un livello esecutivo che si preannuncia di grande qualità.

Andrea Rucli Presidente dell’Associazione Musicale Sergio Gaggia Ludwig l’Ambiguo

Ludwig van Beethoven. Sei sillabe - ponderose, concluse, monolitiche - che configurano e comunicano un complesso di conoscenze, simbo- li, tradizioni, elaborazioni culturali fissatesi in un sistema: quello che Scott Burnham ha definito Il fattore Beethoven. Cosa ha reso questo compositore un autentico eroe culturale, un campione della cultura occidentale moderna? La risposta è molteplice: la fortuna critica pressoché costante, una biografia tormentata, l’influenza esercitata dalla sua musica in svariati campi, dalla filosofia alla letteratura fino al cinema; e ancora la mitizzazione delle sue creazioni e del perso- naggio iniziata già negli ultimi anni della sua esistenza e certamente il carattere dirompente di molte sue opere. Siamo però davvero certi che l’articolata e stratificata postuma co- struzione identitaria corrisponda in toto al vero? Ludwig fu davvero interiormente e integralmente corrispondente all’immagine che ha tramandato buona parte della ritrattistica? Mi riferisco in particolare alla tela dipinta nel 1820 da Joseph Karl Stieler che raffigura il musici- sta con la partitura della Missa Solemnis, nella quale appare evidente l’eroizzazione del gesto compositivo, la sottolineatura del titanismo interiore, l’allusione all’elemento demonico insito nella creazione. Molti elementi desumibili anche dall’epistolario, ma soprattutto da una disamina non prevenuta dell’intero catalogo, fanno propendere verso una rinnovata visione complessiva dell’uomo e dell’artista. Anzitutto, prima di proporlo, premetto che il termine ambiguità non deve sempre necessariamente essere inteso in accezione negativa. Come un moderno Giano bifronte, l’Essere Ambiguo sottintende una prefreudiana visione dell’alterità, della molteplicità, della complessità insita in ciascuno di noi. Compresa in un alveo semantico contiguo all’indeterminatezza, all’enigmaticità, alla feconda “doppiezza” che fa di ogni individuo il potenziale sosia (un Doppelgänger) di sé stesso, l’ambiguità, in ambito creativo, si trasforma con facilità in profusione, in multidirezionalità, nella proprietà di sfuggire a ogni assolutizzazio- ne classificativa, prefigurando poliedriche soluzioni, varietà interpre- tative, felici relativismi. In Beethoven è possibile scorgere, nel senso descritto, un’abbondante ambiguità: basta scalfire l’incrostazione ideologica che ha comune- mente alterato la visione del suo lascito e della sua personalità. Lu- dwig andrebbe rivisto anche nei suoi agganci filosofici, trasferendo le chiavi di lettura dal monolitismo etico kantiano cui è tradizionalmente associato a una visione dialettica (ovvero bifronte, appunto: ambigua) più prossima al dettato di Hegel. Per inciso quest’ultimo visse gli stessi fermenti, la stessa stagione storica di Ludwig, essendone pressoché coevo (nacque a Stoccarda il 27 agosto 1770; morì a Berlino il 14 no- vembre 1831). Anche Theodor Wiesengrund Adorno, identificando la dialettica quale base della musica e della filosofia dell’Occidente, giunse ad affermare che «in un significato simile a quello secondo il quale esiste soltanto la filosofia hegeliana, nella storia della musica occidentale esiste sol- tanto Beethoven. La volontà, l’energia che in Beethoven la forma mette in movimento è sempre il tutto, lo spirito del mondo hegeliano». Ecco allora che la forza e la felicità, scopo primario dell’arte e della musica in particolare, si confrontano con l’ambiguità, nel senso lo- gico di progressiva conciliazione tra opposti, spiraliforme, infinita. E di dualità, in Beethoven, tralasciando quella ovvia del suo ricorrente bitematismo formale, se ne leggono molte: tenero ed eroico; rivoluzio- nario e filonobiliare; indipendentista e cortigiano, e così via. Non è quindi affatto vero, né risulterebbe verosimile, che la figura umana e musicale di Beethoven sia stata così scultorea, monolitica, prometeica ed eroica come l’oleografia iniziata poco dopo la sua mor- te ha voluto presentarci. L’immagine divulgata dell’artista e la lettura corrente di molte opere hanno finito per adombrare e sottovalutare le sfaccettature e il percorso espressivo dell’autore. Se è vero che il suo corpus sinfonico, sonatistico e cameristico - spesso di dirompente e tragica profondità - costituisce una tappa determinante nell’evo- luzione del concetto stesso di musica occidentale, è altrettanto vero che esiste e si manifesta durante tutto l’arco compositivo una figura differente, cordiale, scherzosa, talvolta anche lieve e leggera; tutt’al- tro che il kantiano, ferreo, severo e imbronciato alfiere dell’eroismo e della drammaticità. Esiste una diversa faccia del Titano. Accanto all’immagine del genio tormentato, scontroso, rapito nel sublime, altre fonti - spesso trascurate - ci riportano le sembianze di un ingegno scherzoso, amante del cibo, del vino e dell’amicizia, desideroso di condividere con gli amici momenti di conviviale letizia. Come afferma Federico Maria Sardelli, è necessario «far intravedere, tra le statue solenni del suo Parnaso – gli eroici Coriolano, Egmont, Fidelio – anche quel “Beethowino” (come si firmava) che amava trovarsi con gli amici alle tavole dell’Osteria Schwan. Per nostra fortuna, quel “Beethowino” non ha lasciato le sue tracce soltanto in lettere e biglietti, ma anche in musica. […] Un Beethoven monodimensionale è un’immagine falsa». Anzitutto non ha senso trascurare e considerare solo prodromico il carattere di tante composizioni degli anni novanta del Settecento, quando un ventenne Beethoven si faceva largo a spallate nell’ambien- te nobiliare viennese spendendo le carte di un notevole virtuosismo pianistico, dell’irruenza giovanile, di una carica energetica ineguaglia- ta e di segno positivo. L’immagine di questo Ludwig è testimoniata in una litografia del 1796 in cui non compaiono i tratti idealistici ipertro- fici dell’artista successivamente mitologizzato. Inoltre va riconosciuta - e qui si giustifica l’intelligenza di questa rassegna cividalese - la giusta importanza a opere della maturità, talvolta misconosciute o sottovalutate: dagli Schottische Lieder op. 108, felice elaborazione pre-etnomusicologica di materiale folklorico alle briose Variazioni sull’aria mozartiana “Bei Mannern, welche Liebe fühlen” per violoncello e pianoforte; dall’amabilità del Trio op. 38 tratto dal Settimino op. 20 (una delle opere cameristiche del compositore più celebrate fin dalla prima esecuzione) alla morbida solarità della violinistica Romanza op. 50. Il programma offerto non può ovviamente illustrare tutta l’ampiezza del sorriso beethoveniano che si estende, ad esempio, anche su sonate come l’op. 31 n. 3, a tratti addirittura umoristica, o sull’Ottava Sinfonia, dalla disincantata e ironica grazia. In compenso si coglie l’occasione per sondare precedenti, porre in osservazione affinità e derivazioni, come nell’accostamento tra i pa- ralleli Quintetti per pianoforte e fiati di Mozart (K 452) e Beethoven (op. 16); oppure considerando le proiezioni nel futuro tramite il confronto tra il Quintetto op. 29 con doppia viola di Ludwig e il Quintetto op. 163 con doppio violoncello di Schubert, entrambi in do maggiore. Trascurare l’aspetto faceto, brioso, spiritoso, lieve del compositore equivale a rinunciare a una sua conoscenza esaustiva, in definitiva a tradirlo, a scegliere di ignorare la sua poliedrica natura. A parte questo, siamo di fronte a brani che spesso conferiscono giovialità, cordialità e brio, a pagine scritte dalla stessa mano, ma non con lo stesso spirito, frutto dello stesso ingegno creativo celebrato per altri climi espressivi. Il tocco di Ludwig, qui, si trova in filigrana, tinteggiato in leggero pastel- lo, e sorprende per la singolare facilità di comunicazione. Beethoven, d’altronde, viene considerato uno dei compositori più evo- lutivi della nostra storia: il suo linguaggio si è trasformato nel corso di circa trentacinque anni di matura creatività in forme ed espressioni decisamente differenti rispetto alle radici degli esordi, tanto da ren- dere difficile riconoscere la stessa mano: alcuni passaggi della Große Fuge op. 133 o dell’Hammerklavier op. 106 risultano più affini a una scrittura novecentesca che a una conseguenza del classicismo hayd- niano. Il percorso interiore di Ludwig si rivela più esteso del segmento della sua vita creativa e comprende squarci in cui il broncio, senza soluzione di continuità, muta caleidoscopicamente in una sembianza ora sognante, ora sardonica, disimpegnata o ammiccante, retrospet- tiva o futuribile, ingenua o disincantata. Un quarto di millennio non è bastato a sciogliere l’enigma di un crea- tore che sorprende ancor più se osservato nella globalità del lascito e con spirito vergine: questa rassegna concertistica invita l’ascoltatore a una rinnovata neutralità, a uno sguardo incondizionato dentro la complessa ambiguità di un Titano che sapeva sorridere.

Umberto Berti Mercoledì 14 ottobre, ore 20.30 Montegnacco di Cassacco, Villa Deciani Beethoven e il futuro prolusione al festival di Giovanni Bietti Franz Schubert Der Hirt auf dem Felsen (Il pastore sulla roccia), op. 129, D. 965 Testo di Wilhelm Müller e Helmina von Chézy Lied per voce, pianoforte e clarinetto Andantino

Sophie Klussmann, soprano Vincenzo Mariozzi, clarinetto Andrea Rucli, pianoforte

Ludwig van Beethoven An die ferne Geliebte (All’amata lontana), op. 98 Ciclo di sei lieder per voce e pianoforte, testo di Aloys Jeitteles Auf dem Hügel sitz’ ich spähend (Siedo sul colle, scrutando) - Ziemlich langsam und mit Ausdruck Wo die Berge so blau (Dove i monti così azzurri) - Ein wenig geschwinder Leichte Segler in den Höhen (Voi che veleggiate leggere nell’alto) - Allegro assai Diese Wolken in den Höhen (Queste nubi nell’alto) - Nicht zu geschwinde Es kehret der Maien (Torna Maggio) - Vivace Nimm sie hin denn, diese Lieder (Accetta dunque questa canzone) - Andante con moto, cantabile

Sophie Klussmann, soprano Andrea Rucli, pianoforte dalle Scottish Songs op. 108 n. 2 Sunset n. 13 Come fill, fill, my good fellow! n. 20 Faithfu’ Johnie

Sophie Klussmann, soprano Aylen Pritchin, violino Claude Frochaux, violoncello Andrea Rucli, pianoforte Johannes Brahms Due Gesänge per voce, viola e pianoforte, op. 91 Gestillte Sehnsucht (Nostalgia placata) - Adagio espressivo testo di Friedrich Rückert Geistliches Wiegenlied (Berceuse spirituale) - Andante con moto; testo di Lope de Vega tradotto in tedesco da Emanuel Geiber

Sophie Klussmann, soprano Vladimir Mendessohn, viola Andrea Rucli, pianoforte

Giovedì 15 ottobre ore 20.30 Merlana di Trivignano Udinese Folador di Villa Rubini Ludwig e Amadé Ludwig van Beethoven Sette variazioni sull’aria dal “Flauto Magico” di Mozart “Bei Mannern, welche Liebe fulhen” in mi bem magg. WoO46 Francesco Mariozzi, violoncello Andrea Rucli, pianoforte

Wolfgang Amadeus Mozart Quintetto per pianoforte e fiati in mi bemolle maggiore, K 452 Largo - Allegro moderato Larghetto Rondò. Allegretto

Ludwig van Beethoven Quintetto per pianoforte e fiati in mi bemolle maggiore, op. 16 Grave. Allegro ma non troppo Andante cantabile Rondò. Allegro ma non troppo

Gabriele Bressan, oboe Vincenzo Mariozzi, clarinetto Florian Cason, corno Alessandro Bressan, fagotto Andrea Rucli, pianoforte Venerdì 16 ottobre ore 20.30 Case di Manzano, Villa Romano Beethoven alla moda

Ludwig van Beethoven Trio in mi bem. op. 38 (dal Settimino op. 20) per clarinetto, violoncello e pianoforte Adagio, Allegro con brio Adagio cantabile Tempo di Menuetto Andante con variazioni Scherzo Andante con moto alla marcia Presto Vincenzo Mariozzi, clarinetto Francesco Mariozzi, violoncello Andrea Rucli, pianoforte

Quartetto per archi n. 4 in do minore, op. 18 n. 4 Allegro, ma non tanto Andante scherzoso, quasi Allegretto Minuetto. Allegretto Allegro Aylen Pritchin, violino Solenne Païdassi, violino Vladimir Mendelssohn, viola Claude Frochaux, violoncello

Sabato 17 ottobre, ore 20.30 Tapogliano, Barchessa di Villa Pace Tormentoni di ieri e di oggi Prolusione di Umberto Berti

Ludwig van Beethoven Romanza n. 2 in fa magg. op.50, versione per per violino e pianoforte Andante Aylen Pritchin, violino Andrea Rucli, pianoforte Trio per clarinetto, violoncello e pianoforte in si bemolle maggiore, op. 11 Allegro con brio Adagio Allegretto con variazioni

Vincenzo Mariozzi, clarinetto Francesco Mariozzi,violoncello Andrea Rucli, pianoforte

Trio per archi n. 5 in do minore, op. 9 n. 3 Allegro con spirito Adagio con espressione Scherzo. Allegro molto e vivace. Trio Presto

Aylen Pritchin, violino Vladimir Mendelssohn, viola Claude Frochaux, violoncello

Domenica 18 ottobre, ore 19.30 Abbazia di Rosazzo Da Beethoven all’Eden

Ludwig van Beethoven Quintetto per archi in do maggiore, op. 29 Allegro moderato Adagio molto espressivo (fa maggiore) Scherzo. Allegro Presto

Aylen Pritchin, violino Solenne Païdassi, violino Vladimir Mendelssohn, viola Margherita Cossio, viola Claude Frochaux, violoncello Franz Schubert Quintetto per archi in do maggiore op. 163, D. 956 Allegro ma non troppo Adagio Presto e Trio: Andante sostenuto Allegretto

Solenne Païdassi, violino Aylen Pritchin, violino Vladimir Mendelssohn, viola Claude Frochaux, violoncello Francesco Mariozzi , violoncello

Giovedì 5 novembre, ore 19.30 Cividale del Friuli, Salone della Società Operaja di Mutuo Soccorso e Istruzione Una passione chiamata Beethoven Incontro con Sergio, Giuliana e Ludovico Carrino, responsabili della Casa Museo Biblioteca Beethoveniana di Muggia, con proiezioni in PowerPoint

Domenica 8 novembre, ore 11.00 Muggia Visita guidata alla Casa Museo Biblioteca Beethoveniana di Muggia fino ad un massimo di 22 partecipanti Tutti gli eventi saranno a numero chiuso

Servizio di prenotazione (consigliato) sms a 329 0966910 o a [email protected]

In caso di disponibilità di posti presso le sedi dei concerti entro mezz’ora prima dell’inizio. Si richiede il rispetto delle norme vigenti per quanto riguarda l’attuale situazione COVID-19: utilizzo della mascherina e il rispetto del distanziamento interpersonale. Ingressi: interi €12; Ridotti €10 soci Gaggia e studenti del Conservatorio; ingresso libero per l’incontro del 5 novembre. I protagonisti del Festival

Aylen Pritchin e Solenne Païdassi, violino Vladimir Mendelssohn e Margherita Cossio, viola Claude Frochaux e Francesco Mariozzi, violoncello Vincenzo Mariozzi, clarinetto Gabriele Bressan, oboe Florian Cason, corno Alessandro Bressan, fagotto Andrea Rucli, pianoforte Giovanni Bietti e Umberto Berti, musicologi Sergio, Giuliana e Ludovico Carrino, collezionisti

Il violinista Aylen Pritchin, nato a Pietroburgo, è uno dei più in- teressanti e attivi violinisti russi della sua generazione. Nella stagione 2018-2019 ha ritrovato Teodor Currentzis e l’orchestra MusicAeterna con cui ha eseguito il concerto di Tchaikovsky in un tour in Russia, oltre ad essere stato ospite solista nella Svetla- nov Symphony Orchestra di Mosca, questa volta con il concerto di Korngold. Nello stesso anno è stato ingaggiato per il suo debutto con la Transilvania Philharmonic Orchestra a Cluj (Romania) e con la Cannes Symphony Orchestra in Francia. Ha anche debuttato in Aprile in Canada, assieme al suo partner Lukas Geniusas. Tra i concerti della stagione 2017-2018 citiamo il concerto n. 1 di Proko- fiev sotto la guida di Teodor Currentzis a Mosca, il quintetto d’archi di Schubert con David Geringas a Rellingen (Germania), il concerto di Bruch a Durango (Mexico) e il suo debutto con la Russian Natio- nal Philharmonic Orchestra a Moscow e con la Mariinsky Theatre Orchestra a Pietroburgo (Russia). Tra i direttori, oltre al già citato Teodor Currentzis, ha collaborato con Yuri Simonov, Alexander Sla- dkovsky, Maxim Emelyanychev. Nel 2014 è stato vincitore assoluto del concorso internazionale Long-Thibaud Competition. Ha brillato anche nel Tchaikowsly di questo anno, e precedentemente è stato premiato anche nei concorsi Wieniawski e Kreisler.

La violinista francese Solenne Païdassi è stata lanciata dal primo premio del Concorso Internazionale Long-Thibaud 2010 ed è stata Révélation Classique de l’Adami nel 2012. Ha vinto numerosi premi in Francia e all’estero, tra i quali i Concorsi internazionali di Han- nover 2009, di Sion–Valais, il Baltique II in Polonia, il Gyeongnam in Corea, Concorso Lysenko in Ucraina. Ha suonato in concerti e recital in tutto il mondo. La sua carriera l’ha portata nelle sale più prestigiose, tra cui Tonhalle di Zurigo, Carnegie Hall di New York, Concertgebouw ad Amsterdam, Salle Gaveau a Parigi e ha par- tecipato a numerosi festival: Festival Internazionale di Colmars, Festival di Radio France di Montpellier, “La Folle Journée” di Ka- nazawa in Giappone, Festival Internazionale di Sion Valais, Ton- gyeong International Music Festival. Come solista ha suonato con l’Orchestre Philharmonique de Radio-France, la Sinfonia Varsovia, l’Orchestre Philharmonique de Montpellier, sotto la direzione di direttori quali Lawrence Foster, Shlomo Mintz, Vladimir Spivakov, Darell Ang. Ha effettuato registrazioni radiofoniche per France Musique, per Deutschlandradio Kultur e per la NDR Kultur. Il suo primo cd, registrato al fianco del pianista Laurent Wagschal, de- dicato alle sonate di Franck, Pierné, Saint-Saëns, è uscito nel 2013 per Indesens e nel 2015 è uscito un nuovo cd per l’etichetta Aparté con il pianista Frédéric Vaysse-Knitter. Suona un violino Lorenzo Storioni del 1779, concessole dalla Deutschen Stiftung Musikleben di Amburgo.

Claude Frochaux, violoncellista italiano ha iniziato a suonare il violoncello all’età di sei anni al Suzuki Talent Center, poi al Conser- vatorio di Torino. Sono seguiti gli studi a Francoforte con Michael Sanderling, dove ha completato il suo diploma concertistico con il punteggio più alto nella classe di solisti, nonché studi post-laurea a Essen e Madrid. Ha ricevuto ulteriori impulsi artistici da Eberhard Feltz, Menahem Pressler, Ralf Gothoni. Claude è stato supportato dalle fondazioni De Sono, Live Music Now e Anna Ruths. Come ri- cercato e appassionato camerista, è ospite di festival quali Sch- leswig-Holstein, Mecklenburg-Vorpommern, Mozartfest Würzburg, Beethovenfest Bonn, Heidelberger Frühling e in altri paesi europei e in Nord e Sud America. Ha suonato alla Wigmore Hall, Alte Oper Frankfurt e Laeiszhalle Hamburg ed è stato trasmesso ripetuta- mente alla radio (BR, WDR, SWR, Deutschlandfunk e Radio Classic). I prossimi impegni lo portano, tra gli altri, alla Konzerthaus Berlin, al Musikverein Wien, al King’s Place e alla Wigmore Hall di Londra, così come all’Enescu Festival Bucarest. Oltre ai premi delle com- petizioni nazionali in Italia, ha vinto i primi premi del concorso della Società Politecnica e del DAAD di Francoforte. Nel 2008 ha fondato il Monte Piano Trio con il quale ha vinto numerosi premi internazionali (Maria Canals Barcelona, ​​Brahms Austria, Schu- mann Frankfurt, Folkwang Prize).

Vincenzo Mariozzi, nato a Roma, ha studiato al Conservatorio di Santa Cecilia con Fernando Gambacurta. Dopo aver vinto nel 1967 il secondo premio al Concorso Internazionale di Ginevra, pri- mo premio non assegnato, debutta come primo clarinetto solista nell’orchestra del Teatro Massimo di Palermo. Dal 1969 è primo clarinetto dell’orchestra dell’Accademia di S. Cecilia. Nel 1970 ha suonato nella World Synphony Orchestra. Ha al suo attivo registra- zioni per la Rai e incisioni discografiche per la Nuova Era. Fra le sue interpretazioni più note c’è il Concerto per clarinetto e orche- stra K 622 di Mozart, interpretato anche in occasione del Bicente- nario Mozartiano al festival Europa Mozart Praha con l’Orchestra da Camera di Mantova. È stato fondatore e direttore artistico del Festival Ernico-Simbruino di FiuggiAnagni e titolare della cattedra di Clarinetto al Conservatorio di Santa Cecilia.

Francesco Mariozzi, figlio d’ arte si è diplomato in violoncello con il massimo dei voti sotto la guida del M° N. Sarpe, ha continuato i suoi studi alla Hochschüle fur Musik di Würzburg. Si è perfeziona- to con artisti prestigiosi come Maisky, Gutman, Geringas, Perènyi, Meunieur, Palm, nonché presso importanti accademie quali “Stauffer” di Cremona, Università di Mainz, l’Accademia Chigiana di Siena, Hochschüle di Vienna. Dal 2007 al 2012 è stato primo violoncello presso il Teatro Massimo Bellini di Catania. Collabora con la attore Claudio Santamaria esibendosi in importanti festival teatrali in passato ha collaborato con altre importanti istituzioni, quali l’Orchestra Santa Cecilia di Roma e la prestigiosa Orchestra Filarmonica “Arturo Toscanini”, diretta da Maazel, nella quale ha ricoperto il ruolo di primo violoncello. È ospite, sia come solista che come camerista, di prestigiose istituzioni musicali come la Società del Quartetto di Firenze, il Festival dei Due Mondi di Spole- to, l’Institut Culturel Italien de Montreal, gli incontri Musicali di Fie- sole, il Festival delle Nazioni di Portogruaro, il Festival di Pomposa, l’Associazione Filarmonica Umbra, spesso in duo con il pianista Bruno Canino.

Margherita Cossio, violista, dopo il diploma al Conservatorio di Udine, ha studiato con J. Levitz e D. Rossi e conseguito il diploma triennale di alto perfezionamento presso la Scuola di Musica di Fiesole con il m° Hatto Beyerle (viola storica del quartetto Alban Berg). Ha seguito corsi di perfezionamento tenuti da S. Briatore e W. Christ ( I viola dei Berliner Philarmoniker). Ha collaborato rego- larmente con l’Orchestra di Padova e del Veneto e con l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, Teatro Regio di Parma, Teatro Verdi di Trieste ed anche in qualità di I viola con l’Orchestra Internazio- nale d’Italia; collabora inoltre con la Filarmonica della Fenice e con l’Orchestra d’Archi Italiana diretta da Mario Brunello. Ha collabora- to con l’Orchestra Symphonica Toscanini diretta da L. Maazel fino alla chiusura e con l’orchestra da camera di Mantova. Ha ricoperto il ruolo di prima viola nell’Orchestra Sinfonica del Friuli Venezia Giulia e attualmente quello sempre di I viola della FVG Mitteleuropa Orchestra. Ha suonato in formazione cameristica per i concerti in diretta Radio Tre dal Quirinale con l’Ensemble Sergio Gaggia ed è membro del Turing Quintett.

Vladimir Mendelssohn, violista, nato da una famiglia ricca di tradizione musicale, ha seguito già dalla più giovane età la predestinazione musicale del suo nome. Ha concluso gli stu- di di viola e composizione all’Accademia musicale di Bucarest, vincendo subito dopo le maggiori competizioni internazionali di viola. Ha tenuto concerti nelle maggiori sale in tutto il mondo, registrando per la Denon, Forlane, Eletrecord, Ottavo, Ondine, C.B.S., E.M.C. Alcuni sue registrazioni sono state segnalate con premi prestigiosi dalla stampa specializzata. Ha suonato nei maggiori festival cameristici del mondo e suoi partner sono state le stelle assolute del panorama concertistico internazio- nale, tra cui citiamo solo Kantorow, Kremer, Kagan, Spivakov, Kristian Zimermann, Marta Argerich, i quartetti Hagen, Alban Berg, Lindsay e Amadeus. È anche un attivo compositore e trascrittore, spesso eseguito da prestigiosi solisti e comples- si cameristici. Numerose sono le sue pagine in trascrizione o originali commissionate dalla “Kremerata Baltica” di Gidon Kremer, ora sono diventate parte stabile del repertorio di tale prestigiosa compagine. Collabora da sempre con l’Associazione musicale Sergio Gaggia e dagli anni ‘80 con il suo direttore ar- tistico Andrea Rucli.

Florian Cason è nato nel 1995 a Graz da una famiglia italo-au- striaca. Nonostante il suo primo strumento scelto fosse la tromba, ha mostrato subito anche passione per il corno Francese. Il suo percorso è cominciato in conservatorio a Udine dove ha studiato con i professori Dileno Baldin e Nilo Caracristi fino al 2015. Dopo aver aver studiato per un anno nella sua città natale col professor Raimund Zell ed essersi diplomato, Florian si è trasferito ad Am- burgo per iniziare un master in corno solista alla Hochschule für Musik und Theater (HfMT) col professor Albert Koster, conclusosi nel luglio del 2019 col massimo dei voti. Florian ha ottenuto molti impulsi musicali partecipando a svariate masterclass con cornisti rinomati del calibro di Radovan Vlatkovic, Hans van der Zanden, Froydes Ree Wekre e Johannes Hinterholzer. Ha suonato in orche- stre quali NDR, Hansephilarmonie, Neue Philharmonie Hamburg, Klassikphilarmonie Hamburg, Lübecker Sinfonietta, camerata Hamburg, Bremerhaven Philharmonie, RSO Wien, Teatro Verdi di Trieste. Inoltre, dal 2015 è membro dell’orchestra giovanile Filar- monici Friulani. Musicista versatile, è attivo anche nella musica da camera, che lo ha portato ad esibirsi in tournée internazionali in Germania, Russia, Austria e Svizzera con numerose ensemble. Nel 2020 è membro dei Lake Brass e dell’ottetto di fiati ‘Il cantiere dell’arte’. Dal 2016 al 2018 è stato membro dell’orchestra giovanile Cherubini sotto la direzione del maestro . Nel 2019 ha ricevuto una borsa di studio alla HfMT di Amburgo, grazie alla qua- le ha avuto modo di approfondire lo studio dell’orchestra classica e collaborare con gli Hamburger Symphoniker. Insieme al corno moderno Florian ha mostrato anche grande interesse per il corno naturale, esibendosi in concerti solistici ad Amburgo sotto la dire- zione di Gerhard Darmstadt. Alessandro Bressan, classe 1996, ha iniziato presto lo studio della musica presso il conservatorio Jacopo Tomadini di Udine, luogo dove ha conseguito il diploma di I e II livello in fagotto sot- to la guida di Alarico Lenti con il massimo dei voti e la lode. Ha studiato regolarmente con Paolo Calligaris, primo fagotto dell’Or- chestra Filarmonica Slovena e ha partecipato a corsi di perfe- zionamento tenuti da importanti fagottisti, tra cui G. Mandolesi, G. Screpis e V. Menghini. Ha frequentato per l’anno accademico 2016-2017 il corso di alta formazione all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma tenuto dal maestro F. Bossone e dal 2018 frequenta il corso di alto perfezionamento alla scuola di musica di Fiesole (FI) sotto la guida del maestro Andrea Zucco. Ha colla- borato e collabora con l’Orchestra sinfonica giovanile Filarmonici Friulani, l’Orchestra Nazionale dei Conservatori italiani, l’Orche- stra Sinfonica del FVG, la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e altre diverse realtà orchestrali.

Gabriele Bressan, classe 1994, consegue il diploma accademico di I livello in oboe al conservatorio “J. Tomadini” di Udine con il massimo dei voti e la lode, sotto la guida del prof. Sandro Caldini. Nel 2017 consegue presso la “Musik Akdemie Basel” (Basilea, CH) il Master in Music Performance con il prof. Omar Zoboli che lo seleziona per un ulteriore anno di specializzazione nella “Scho- ol of excellence” dello stesso istituto. Ha seguito masterclass e corsi di perfezionamento con i proff. Nicholas Daniel, Christian Schmidtt, Jesus Fuster, Eric Niord-Larssen, Andreas Helm, Luca Avanzi. Contemporaneamente, al Conservatorio “J. Tomadini”, ha studiato Composizione con il M. Renato Miani e Composizione e Direzione d’orchestra a fiati con il prof. Marco Somadossi. Per la direzione d’orchestra ha studiato con il m. Fabrizio Dorsi. Svolge un’intensa attivita’ concertistica e collabora stabilmente con di- versi gruppi da camera, orchestre a fiati e sinfoniche, sia in Italia che all’estero. È membro dell’ottetto di fiati “Il Cantiere dell’Arte” esibitosi in importanti festival in tutta Italia e membro del CIM (Circuito Italiano Musica). Nel novembre 2015 ha preso parte a una tournee’ a Rio de Janerio dove e’ stato invitato come con- certista nella rassegna “RioWindsFestival”. Partecipa stabilmente alle tournee’ in Cina di alcune orchestre Austriache, in qualita’ di oboe principale.

Andrea Rucli, pianista, suona da più di trenta anni anni sia come solista che in svariate formazioni cameristiche, collaborando con figure di primo piano del concertismo internazionale. Ha parte- cipato a prestigiosi festival di musica da camera, tra cui quelli di Kuhmo in Finlandia (dove sarà ospite nel 2019 per la 15a vol- ta), Portogruaro (per 10 edizioni), Teatro Olimpico Vicenza, del Sound Jerusalem in Israele, del Festival Pontino, del Cantiere di Montepulciano, della Società della Musica da Camera al Teatro dell’Ermitage di San Pietroburgo, del Festival A Tempo di Podgori- ca, dell’ Osnabrücker Musikfestival “Classico con brio” e dello Sti- ftfestival in Olanda. Ha recentemente debuttato come solista con orchestra nella sala Brahms al Musikverein di Vienna. Tra i vari Cd registrati spiccano i due con le opere per pianoforte e per musica da camera - registrate in prima mondiale - della compositrice rus- sa Ella Adaiewsky, frutto di un quinquennale lavoro di riscoperta promosso dall’Associazione Sergio Gaggia, di cui si sono più volte occupati anche le riviste Amadeus, Musica e Radio 3 Suite. Nel gennaio 2010 e nel febbraio 2013 si è esibito per i “Concerti del Quirinale” in diretta radiofonica sul III canale RAI ed in circuito Euro Radio, presentando rispettivamente “La Pantomima Rinata”, produzione della Gaggia 2006, ricostruzione musicale di Vladimir Mendelssohn della Pantomima k446 di W.A.Mozart, con una com- media dell’arte appositamente scritta da Quirino Principe e un programma pensato per la giornata del Ricordo.

Considerato uno dei migliori divulgatori musicali italiani, Giovanni Bietti è compositore, pianista e musicologo. Tiene regolarmente Conferenze e in particolare Concerti-Conferenze, direttamente al pianoforte, presso alcuni dei più prestigiosi Enti Italiani: il Teatro alla Scala, il Festival Mito-Settembre Musica di Torino e Milano, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Teatro Regio di Parma, il Politecnico di Torino, l’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma, il Teatro delle Muse di Ancona, l’Orchestra da Camera di Mantova, la Fenice di Venezia (sul , nel prossimo set- tembre). È il curatore delle “Lezioni di Musica”, la grande iniziativa di Divulgazione musicale che attira migliaia di persone negli spazi dell’Auditorium-Parco della Musica di Roma. Attualmente è ospite di Rai-Radiotre dove conduce una nuova serie di trasmissioni spe- cificamente dedicate alla divulgazione musicale. Vanta collabora- zioni con artisti di fama internazionale quali il basso Boris Carmeli, i compositori ed Alessandro Cipriani, il violinista Thomas Zehetmair, con il quale ha suonato alla Konzerthaus di Berlino. Recentissima la composizione della Colonna Sonora per il film “Vito ballava con le streghe” del regista Vittorio Nevano.

Umberto Berti, docente di pianoforte e musicologo, collabora con varie istituzioni culturali e musicali con incarichi di program- mazione concertistica, di pubblicizzazione e di presentazione di produzioni musicali. Redattore di booklet discografici per Bottega Discantica, Dynamic, Fregoli Music, ecc. e di guide all’ascolto (per più di 600 concerti), è autore, coautore e curatore di vari testi. Ricorda con piacere quelli dedicati alla compositrice estone Ella Adaïewsky e L’Assoluto Microcosmo, Zecchini, Varese 2007. www.sergiogaggia.com - seguici anche su