POST-PUNK 1978/1984 Dieci Tesori Nascosti
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Postpunk:mastrolateok 6-05-2009 12:09 Pagina 26 MAP MUSIC PAGES di Marco Tagliabue POST-PUNK 1978/1984 Dieci Tesori Nascosti Introduzione punk, e di ancor più difficile inquadramento: non che troverete nei fogli che seguono ha davve - staremo a discettare con slancio filosofico e la ro poco da invidiare a tanti titoloni da prima pa - Il doveroso omaggio all’imprescindibile volume necessaria dose di alcool in circolo, sul suo al - gina, anche se, per gli imprevedibili giochi del di Simon Reynolds ( Post-Punk 1978-1984, Isbn lineamento o meno rispetto alla new-wave, an - fato , la carriera di molti di essi è iniziata e fi - Edizioni, pag. 715 ) si esaurisce qui: nel titolo che che perché sfidiamo chiunque a uscirne con pa - nita nell’ombra. Ci piacerebbe che, alla prova abbiamo scelto per dare un nome alla fatica alla role sensate e conclusioni accettabili. Sarebbe dei fatti, due o tre dei nostri venticinque letto - quale ci apprestiamo a mettere mano. Per il re - come aver l’illusione di uscire con due donne ri fossero disposti a farci compagnia nell’en - sto abbiamo deciso di scavare un po’ più a fon - diverse, quando in realtà è la stessa che si cam - nesimo volo pindarico… do : senza puntare verso profondità abissali, per bia la parrucca. Affidiamoci allora all’etimologia Un ultima, per quanto superflua, precisazione . carità, ma quel tanto che basta per cui difficil - del termine per dire che il post-punk nasce sul - I dieci titoli scelti (in ordine rigorosamente ca - mente troverete cenno dei nomi che ci appre - la spinta del punk per operarne un deciso su - suale) non sono sicuramente i migliori, i più im - stiamo a ripescare dall’oblio nella preziosissi - peramento attraverso la disgregazione in un in - portanti, gli irrinunciabili : rappresentano sem - ma trattazione del famigerato critico d’oltre - sieme di sottogeneri che, pur abbeverandosi alla plicemente una delle tante combinazioni pos - manica, come pure in enciclopedie, manuali o medesima fonte, prendono direzioni diversis - sibili, dettate da disponibilità e gusti persona - raccolte di dischi da isola deserta ad uso e con - sime ed in apparenza inconciliabili. Che il li (nonché dalla forzata esclusione di artisti già sumo del giovane astante o del vecchio sme - post-punk annulla la fisicità del punk e ne rap - trattati di recente, e valga per tutti almeno la ci - morato . Non siamo quindi andati a caccia su al - presenta l’evoluzione cerebrale, anche grazie al tazione dei grandi Sleepers di Painless Night ), tri pianeti : sia chiaro , pur sempre di popular mu - trasferimento delle fonti d’ispirazione dal garage, e non esauriscono certo il discorso intorno alla sic si tratta e non c’è bisogno di mettere a fer - dal beat, dal rockabilly, alla psichedelia ed al moltitudine di tesori nascosti di un’epoca fer - ro e fuoco il sistema solare per scovare qual - krautrock, dello strumento principe dalle chitarre tile come poche altre. Se avete rinvenuto in can - che pagliuzza dorata sfuggita alle pur strettis - al basso, ai sintetizzatori. Senza dimenticare na - tina o in soffitta qualche vecchia mappa ingiallita sime maglie di un sentire che, se ancora non turalmente il peso e l’influenza della musica dal tempo non indugiate a coinvolgerci: siamo si può definire comune, è comunque da tempo nera, del reggae trasfigurato in dub, del soul tra - pronti a partire in qualsiasi momento, con qual - in via di normalizzazione. E anche se probabil - sfigurato in un funky dalle tinte quasi epiletti - siasi mezzo e con qualsiasi condizione me - mente non arriveremo mai ad ascoltare Religion che. Ma che confusione pensare che, di fatto, teorologica… dei P.I.L. in sottofondo allo spot per il cinque per il post-punk è praticamente contemporaneo al mille a favore della Chiesa Cattolica, è pur vero punk, che mentre non sono ancora definiti i con - che l’artefice di questo assalto all’arma bian - torni di un nuovo genere, qualcuno pensa già The Names – Swimming (1982) ca, e di qualche altra decina di provocazioni an - a spezzarne le linee: segnale anche questo, in cor peggiori, ha sbancato all’Isola Dei Famosi, fondo, di uno slancio innovativo che ha pochi From Brussels With Love recitava il titolo di una versione U.K., ed è stato individuato (e prez - eguali. E se buona parte dell’indie/alternative gloriosa compilazione su cassetta pubblicata nel zolato) quale rappresentante modello dell’En - rock degli anni ottanta/novanta/duemila è di novembre del 1980, attraverso la quale l’eti - glish Style per la pubblicità di un prodotto tipi - chiara discendenza new wave/post-punk, se le chetta belga Les Disques Du Crepuscule pre - co (il burro!), che il vecchio Lydon non più Rot - sue sonorità sono oggetto ormai da anni di un sentava al mondo il proprio punto di vista sul - ten è stato ben orgoglioso di interpretare. Se vero e proprio ripescaggio ai limiti del plagio, che la contemporanea scena new wave/avantgarde . molte barriere sono cadute, insomma, altret - dalla musica si estende anche alla moda ed alla Tanto amore , quindi , ma anche una dose non tanto non si può dire dello spirito rivoluziona - grafica, forse proprio di un fuoco di paglia non certo inferiore di sfortuna : la stessa che, uni - rio che ha permeato quella che, a detta di più si è trattato. Posto quindi che un brano qualsiasi ta alle insondabili vicende dell’umano sentire , d’uno, rimane la stagione più creativa della mu - di Metal Box , Unknown Pleasures o The Modern ha condannato la maggior parte dei gruppi di sica rock: una stagione che ha visto infrange - Dance , per non parlare di un Remain In Light na - cui leggerete in queste pagine ad un oblio che, re regole e preconcetti come mai era accadu - turalmente!, è più “avanti” del 90% della sbob - soltanto in taluni casi, può assurgere allo sta - to prima, sulla spinta di un’ansia sperimenta - ba di cui ci tocca riempirci le fauci in questi non to di orgoglioso culto. Almeno questa pur ma - le che ha creato alchimie strane e inimmagi - felicissimi giorni, non è certo di questi capola - gra consolazione non neghiamola ai protagonisti nabili , connubi arditi e destabilizzanti, che ha vori che avrete la pazienza di leggere nelle pros - della nostra prima scheda, i belgi Names: un sposato il bianco con il nero, ma anche il bian - sime pagine: troppo inchiostro si è già sprecato nome che difficilmente è uscito dai patri con - co con il bianco ed il nero con il nero secondo intorno ad essi, anche, in tempi non sospetti, fini e da quelli dei paesi francofoni limitrofi, no - combinazioni inedite e di incredibile effetto. Un dalle colonne di questa testata. Siamo però nel nostante l’incredibile chance offerta dall’inte - genere di per sé di difficile definizione, il post- contempo certi che la maggior parte dei nomi ressamento della Factory e del produttore 26 LATE FOR THE SKY Postpunk:mastrolateok 6-05-2009 12:09 Pagina 27 Map Music Page ventura, quella dei Names, ini - gia. Entrambi i brani, fluidi, ipnotici ed inebrianti, The Names ziata nei giorni di Natale del restituiscono nella miglior forma possibile l’at - 1977 con l’incontro dei due per - titudine romantica della wave europea dei pri - sonaggi-chiave, il chitarrista Marc mi anni ottanta, ma il supporto 7” che li ospi - Deprez ed il bassista Michel Sor - ta non riesce ad andare oltre le 4.500 copie ven - dinia, l’effigie provvisoria di The dute, forse anche a causa della scarsa spinta Passengers ed il repertorio di Vel - promozionale della Factory, troppo impegnata vet Underground e Richard Hell da in quei mesi a gestire il dopo Ian Curtis. Non saccheggiare per affilare stru - andrà meglio, purtroppo, con il singolo suc - menti ed intenzioni. Con l’in - cessivo, l’ancor più accattivante Calcutta/Po - gresso in formazione di Cristophe stcards , edito nel gennaio 1982 da Factory Be - Den Tandt le tastiere non sono nelux con un ritardo di otto mesi rispetto alla più mero accessorio ed il sound registrazione, avvenuta questa volta a Bruxel - sposa umori tipicamente europei les, per il puntiglioso lavoro di produzione a di - in sintonia con le coordinate stanza di Mr. Hannett. Nonostante la recensione wave di gruppi quali Ultravox!, Ma - entusiastica di NME, che cita a proposito che Martin Hannett, oltre a quello più scontato ma gazine, Sound e Comsat Angels. Il solito demo è “difficile resistergli”, le vendite saranno an - non meno importante del solito John Peel . Una cattura l’attenzione della WEA belga e pone le cora più deludenti di quelle già fallimentari di carriera bruciata in quattro anni, un mazzo di sin - premesse di un contratto lampo per un solo sin - Nightshift . Dopo l’unica esibizione in Inghilter - goli ed un album bellissimo e dimenticato, Swim - golo. Spectators Of Life/White Life/The Drive ra , al Venue di Londra il 16 febbraio 1982, e la ming , pubblicato forse con eccessivo ritardo per vede la luce in formato 7” nell’ottobre 1979 e registrazione della “inevitabile” John Peel ses - una scena di riferimento che si era appena esau - viene ampliato in un meno evanescente 12” il sion con quattro brani inediti che anticipano il rita con Joy Division, Wire, Magazine e algida mese successivo da Celluloid. Alla dinamica nuovo album, tutto è ormai pronto per quella che compagnia , nel momento in cui i New Order sta - spontaneità della title-track, forse troppo com - resterà l’unica testimonianza sulla lunga di - vano per fare il botto virando verso l’elettroni - merciale per un pubblico post-punk, ma deci - stanza dei Names, il lavoro che, complice il so - ca danzereccia di Blue Monday ed i Cure, ripu - samente off-limit per un pubblico mainstream, lito Hannett, li consegnerà ad una storia che liti dai nerissimi gorghi metafisici di Faith o Por - si contrappongono le pulsanti frequenze elet - poco o nulla ha da invidiare a quella con la S nography , si affacciavano al disimpegno pop da troniche dei due brani posti sul retro: inutile dire maiuscola.