ISSN 1126-7798

Pàtron editore 43-44-45 Immigrazione e processi di interazione culturale

Geotema - Riv. Quadrimestrale - Anno XV - XVI n. 1-2-3 gennaio/dicembre 2011 - 2012 - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 Postale Abb. Italiane S.p.A. - Sped. in Anno XV - XVI n. 1-2-3 gennaio/dicembre 2011 2012 Poste Quadrimestrale - Geotema - Riv. - 40057 Granarolo dell’Emilia (Bo) Badini 12 - Quarto Inferiore Via Art. 1, Comma 1) - CN/BO – Pàtron Editore in Legge 27/02/2004 n. 46 (conv. 2UJDQRXI¿FLDOHGHOO¶$VVRFLD]LRQH*HRJUD¿,WDOLDQL AGEI - Geotema, 43-44-45 Anno XV-XVI 2011-2012 gennaio-dicembre

Direttore Franco Farinelli (Direttore Responsabile) Uffi cio di Redazione Carlo Pongetti Andrea Riggio Comitato scientifi co di questo numero: Carlo Brusa, Coordinatore del Gruppo di Lavoro AGeI sulle migrazioni, Università del Piemonte Orientale; Vincenzo Cesareo, Segretario Generale della Fondazione ISMU Iniziative e Studi sulla Multietnicità, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano; Josefi na Domínguez Mujica, Presidente della Commissione Globility dell’Unione Geografi ca Internazionale, Universitad de Las Palmas de Gran Canaria; Pio Nodari, già Coordinatore del Gruppo di Lavoro AGeI sulle migrazioni, Università di Trieste; Graziano Rotondi, già Responsabile di varie Unità di Ricerca di Prin sulle migrazioni, Università di Padova; Michael Samers, University of Kentucky.

Immigrazione e processi di interazione culturale a cura di Carlo Brusa

Carlo Brusa Migrazioni e processi di interazione culturale: forme d’integrazione 5 e di organizzazione territoriale in alcune realtà italiane

Josefi na Domínguez- Mobility in times of uncertainty: a geographical perspective 13 Mujica

Migrazioni, città e processi di interazione culturale Flavia Cristaldi Immigrazione e territorio: la segregazione residenziale nelle aree 17 metropolitane Francisca Cukjati Nuovi attori e processi di riterritorializzazione in ambiti urbani 29 degradati: il ruolo dell’immigrato nel quartiere Carmine di Brescia Esmeralda Losito, Luoghi di radicamento, luoghi di spaesamento: un’indagine qualitativa 35 Davide Papotti sul vissuto territoriale di alcuni immigrati a Parma Rossella Belluso Un esempio di distribuzione spaziale nella scelta imprenditoriale 41 e insediativa: la comunità Bengalese a Roma Giuseppina Tumminelli “Intercity”: esempi di trasformazione degli spazi in un quartiere del 47 centro storico di Palermo Anna Maria Altavilla, Two solitudes: Singalesi e Tamil tra Catania e Palermo 52 Angelo Mazza, Leonardo Mercatanti Concetta Rizzo Il radicamento socio-territoriale delle comunità immigrate nel sistema 58 urbano catanese Maria Sorbello Volti, luoghi e percorsi degli immigrati nel Catanese 64 Carmelo Cristaldi Immigrati e integrazione nel sistema territoriale urbano e policentrico 70 di Siracusa Salvatore Cannizzaro Le “città serricole” della provincia di Ragusa: enclave di lavoratori 76 immigrati in via di integrazione socioeconomica Silvia Aru, Immigrare a Cagliari. Commercio extracomunitario e dinamiche 82 Marcello Tanca insediative nel quartiere Marina Elena Di Liberto, Le recenti strategie insediative della comunità rumena in Sicilia 88 Angelo Mazza, Leonardo Mercatanti

Migrazioni, formazione e altri processi di interazione culturale Monica Meini Territorio e immigrazione straniera: dieci anni di esperienze di ricerca 93 attraverso inchieste sul campo Donata Castagnoli Un’indagine qualitativa sul multiculturalismo 101 delle scuole primarie romane Bernardo Cardinale, Realtà immigratoria, sistema scolastico e percorsi di integrazione: una 106 Rosy Scarlata proposta di ricerca e alcune risultanze dell’indagine AGEI - Geotema, 43-44-45 Anno XV-XVI 2011-2012 gennaio-dicembre

Donatella Carboni Le nuove frontiere dell’immigrazione: la stabilizzazione attraverso 113 l’analisi dei minori stranieri e delle politiche scolastiche. L’esempio della Sardegna Monica Mosca Immigrazione lingua ed educazione 118 Milena Romano Lingua e integrazione: italiano L2 in apprendenti stranieri a Catania 123 Armando Montanari, Da migrazioni permanenti a mobilità di passaggio: la partecipazione dei 128 Barbara Staniscia ricercatori italiani ai progetti europei (FP7), il caso della Sapienza Arturo Di Bella Spazi e cyberspazi della città multiculturale 135 Teresa Graziano, Geografi a delle migrazioni e narrazioni cinematografi che 140 Enrico Nicosia Annamaria Fantauzzi Un dono al plurale 146 Migrazioni, crisi economica, problemi del lavoro e processi di interazione culturale Elena Di Blasi, Economia sommersa e immigrazione in Italia nell’era della 152 Gaetano Sciuto globalizzazione e dell’egoismo del mercato Antonino Longo Immigrazione e lavoro nero in Italia: attualità di un fenomeno socio- 158 economico Elena Di Blasi Immigrazione e mercato del lavoro in Italia: crisi di un sistema tra 165 recessione e crescita Alessandro Santini Crisi economica e vissuto dei migranti. Alcune rifl essioni 173 Francesca Krasna Rileggere in chiave moderna il dualismo città/campagna: i mille volti 178 dell’immigrazione straniera Giuseppe Borruso, Analisi dei fenomeni immigratori e tecniche 182 Beniamino Murgante di autocorrelazione spaziale. Primi risultati e rifl essioni Raffaella Afferni, Immigrazione e imprenditorialità: rifl essioni sul caso piemontese 190 Carla Ferrario Linda Cicirello L’economia degli imprenditori stranieri in provincia di Milano 195 Margherita Azzari Dal sottoscala, al distretto, al mercato globale. Il ruolo dell’imprenditoria 201 straniera nell’evoluzione del sistema economico della Piana di Firenze e Prato Paola Zamperlin Imprenditoria femminile in Toscana 210 Adriana Dadà Uno sguardo allo specchio. Quando i migranti erano toscane e toscani 218 Elena Di Blasi, L’imprenditoria immigrata e il suo contributo allo sviluppo della 223 Alessandro Arangio Calabria. L’esempio del Catanzarese Antonino Longo Immigrazione femminile e integrazione nell’era della globalizzazione 231 Gianluca Di Maria Indagine sull’immigrazione femminile a Catania 236 Migrazioni coatte, richiedenti asilo, luoghi di accoglienza e processi di interazione culturale Carlo Donato, Le principali politiche comunitarie per contrastare l’immigrazione 242 Caterina Madau clandestina Silvia Battino, I principali caratteri e le più immediate conseguenze dell’immigrazione 247 Maurizio Cociancich irregolare a Malta Elena De Pasquale Lampedusa, terra di frontiera nel cuore del Mediterraneo 252 Angela Gabriella Da Lampedusa a Mineo. Genesi di un modello organizzativo/gestionale 258 Cantarella, di centri di accoglienza per immigrati extracomunitari Sebastiano Maccarrone Maddalena Lenny Immigrazione, accoglienza e integrazione: 264 Napoli il caso del CARA di Bari-Palese Emanuela Gamberoni, Primavera araba e rifugiati: le risposte del territorio veronese 270 Paola Marazzini Luigi Gaffuri Il 22o Rapporto Caritas/Migrantes 2012 sull’immigrazione in Italia 276 AGEI - Geotema, 43-44-45 Anno XV-XVI 2011-2012 gennaio-dicembre

Per eventuali indicazioni di carattere editoriale preghiamo di rivolgersi al Prof. Franco Farinelli, Dipartimento di Comunicazione, Università di Bologna, via Azzogardino 23, Bologna, tel. 051 - 2092229/303. L’Editore fornirà ad ogni Autore 25 estratti gratuiti dell’articolo pubblicato. A richiesta potranno essere forniti un numero superiore dei medesimi a pagamento. Gli articoli vanno forniti sia in stampato dattiloscritto che su fi le, con qualsiasi programma. Le referenze vanno indicate in note fi nali, numerate nell'ordine nel quale appaiono nel testo e dovrebbero obbedire ai seguenti modelli:

G. Bateson, Verso un'ecologia della mente (Milano, Adelphi, 1976), pp. 439-515.

G. Ricci, «Città murata e illusione olografi ca. Bologna e altri luoghi (secoli XVI-XVIII)», in C. De Seta, J. Le Goff, a cura di, La città e le mura (Roma-Bari, Laterza, 1989), pp. 265-290.

D. Cosgrove, «Environmental thought and action: pre-modern and post-modern», Institute of British Geographers 15 (1990), pp. 344-358.

Per mantenere l'ordine progressivo nella numerazione della Rivista, questo fascicolo di Geotema, stampato nel novembre 2012, appare come numeri 43-44-45 del 2011-2012

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Questo numero di Geotema è stato Pubblicato con contributi del Programma di Ricerca di Interesse Nazionale Anno 2008 prot. 2008HKNR33 sul tema: “Migrazioni e processi di interazione culturale: forme d’integrazione e di organizzazione territoriale in alcune realtà italiane”, Coordinatore scientifi co Carlo Brusa.

Carlo Brusa

Migrazioni e processi di interazione culturale: forme d’integrazione e di organizzazione territoriale in alcune realtà italiane

Summary: M IGRATION AND PROCESSES OF CULTURAL INTERACTION: FORMS OF INTEGRATION AND TERRITORIAL ORGANIZATION IN SOME ITALIAN CONTEXTS The focus of this article is the analysis of the contribution of international geographical researches to the study of migrations. A particular emphasis is given to the activities of the Globility Commission of the International Geo- graphical Union, to which a few Italian scholars are actively participating. In the study of migratory phenom- ena in , an important role is given to the heritage of the “Italian emigration lesson” and to the problems related to the economic global crisis, which most of all affects the weakest strata of society, such as migrants. In the last part of the paper the author presents the essays collected in this special issue, which are divided into four different research fi elds: migrations, cities and processes of cultural interaction; migrations, youth and adult education and processes of cultural interaction; migrations, job market and processes of cultural interaction; forced migrations, asylum seekers, shelter for refugees and processes of cultural interaction.

Keywords: Cultural Interaction, Urbanization, Education, Job Market, Refugee.

1. Il “sistema migratorio globale” e la ricerca si di interazione culturale: forme d’integrazione geografi ca e di organizzazione territoriale in alcune realtà italiane”. Fra questi Armando Montanari, che ha I fenomeni migratori – e le connesse forme di presieduto Globility dalla costituzione (avvenuta interazione culturale in atto nell’Italia di oggi – in occasione del 29o Congresso Geografi co Inter- rappresentano solo una piccola parte di quello nazionale, Seul, 2000) al 2012 (anno del 32o Con- che è stato defi nito “sistema migratorio globale” gresso Geografi co Internazionale di Colonia) e (Durand, 2012) che, alle scale più diverse e in Barbara Staniscia (Sapienza, Università di Roma). base a temi continuamente aggiornati, suscita un Quest’ultima – sempre a Colonia, subentrando a interesse sempre più diffuso tra gli studiosi della Yoshitaka Ishicawa (Università di Kyoto) – è stata nostra disciplina. Per l’Italia ciò emerge dai nu- eletta segretaria – e quindi prima collaboratrice merosi contributi del Gruppo di lavoro AGeI sulle – della nuova presidente Josefi na Domínguez Mu- migrazioni – a lungo coordinato da Pio Nodari jica (Università di Las Palmas de Gran Canaria). (Krasna, 2009) e, dopo le Giornate della Geogra- Per questo numero di Geotema l’illustre studio- fi a di Catania del 2009, dallo scrivente – ed è ri- sa ha scritto il saggio intitolato Mobility in times of badito da questa pubblicazione che raccoglie 43 uncertainty: a Geographical Prespective (pp. 13-16) articoli non solo di geografi ma anche antropolo- nel quale viene offerta una ricca serie di spunti di gi, linguisti, operatori sociali, sociologi, statistici, rifl essione sulle crescenti caratteristiche di fl essi- storici ecc. A livello internazionale va fatto riferi- bilità e complessità delle migrazioni attuali e sulla mento, innanzi tutto, ai primi dodici anni, densi capacità di interazione tra territori e comunità in di ricerche, della Commissione Globility (Global un rapporto dialettico tra il globale e il locale. Change and Human Mobility) dell’Unione Geo- Josefi na Domínguez Mujica ha altresì accettato di grafi ca Internazionale . far parte del comitato scientifi co di questo nume- All’interno di tale Commissione operano anche ro di Geotema assieme a Michael Samers (Uni- componenti del Gruppo di lavoro AGeI sulle mi- versità del Kentucky), a Pio Nodari (Università di grazioni e contemporaneamente dell’Unità di ri- Trieste), a Graziano Rotondi (Università di Pado- cerca del Prin 2008 sul tema “Migrazioni e proces- va) e a Vincenzo Cesareo (Università Cattolica e

AGEI - Geotema, 43-44-45 5 Segretariato Generale della Fondazione ISMU). A da ben tre Speciality Group della Association of Ameri- tutti vanno i più sentiti ringraziamenti degli gli can Geographers: Urban Geography, Political Geography autori di questa pubblicazione per l’attenzione e e Ethics, Justice and Human Rights. l’onore concessi. Sempre al 32o Congresso Geografi co Interna- zionale – anche partecipando alla presentazione 2. Lezioni dall’emigrazione italiana di studi sui fenomeni migratori in sessioni diffe- renti1 da quelle proposte dalla Commissione Glo- Chiunque rifl etta sui problemi dell’immigra- bility – si è potuta cogliere una grande attenzione zione in Italia – e non solo per motivi di studio a diverse e nuove metodologie di analisi con gran- ma anche a livello di problemi politici, sociali e de apertura disciplinare e intedisciplinare. culturali – dovrebbe ricordare che il nostro Paese Pure nel 2011 a Londra – sia al Terzo Con- è tuttora il primo in Europa per fl ussi in uscita, gresso di Eugeo che alla Annual In- do che va da fi ne Ottocento a oggi4. Le migra- ternational Conference della Royal Geographical Society zioni internazionali, quindi, sono un’esperienza 2 – la gran parte dei contributi sulle vicina alla grande maggioranza degli italiani i migrazioni era sintonizzata sulle medesime lun- quali hanno parenti più o meno stretti, amici o ghezze d’onda. Lo stesso si è registrato nel 2010 a almeno conoscenti che sono emigrati o discen- Washington allo Annual Meeting della Association of denti da migranti. Si deve anche ricordare che i American Geographers al cui interno nostri connazionali, soprattutto ma non solo nei va segnalato l’incontro della serie Author Meets Cri- primi tempi del loro insediamento nei luoghi di tics durante il quale è stato presentato il volume arrivo, hanno dovuto superare molti problemi di Migration di Michael Samers. Avendo avuto l’op- integrazione e varie diffi coltà di inserimento nel portunità di partecipare alla presentazione e di tessuto economico, sociale e culturale ospitante. leggere il testo di questo studioso, mi è sembrato Ciò dovrebbe stimolarci ad una maggiore aper- interessante suggerirne la traduzione in italiano tura nei confronti di coloro che, ormai da oltre per l’ampiezza dei temi trattati in modo critico una trentina d’anni, stanno arrivando nel nostro e ricco di originalità3. Samers, per inquadrare i Paese in cerca di lavoro e talvolta anche come problemi umani e sociali della globalizzazione e rifugiati per motivi politici, di guerra, o a causa del connesso “sistema migratorio globale”, analiz- di altre gravi situazioni di crisi e di pericolo5. Il za criticamente il rapporto sempre più squilibrato loro progetto migratorio6, come quello di gran tra paesi ricchi e paesi poveri e, partendo da que- parte degli italiani all’estero, inizialmente di bre- sto, tratta delle cause delle migrazioni e denuncia ve-medio periodo, si è trasformato in una scelta i problemi del lavoro, che spesso diventa sfrutta- defi nitiva soprattutto dopo il ricongiungimento mento dei migranti. Presenta altresì i luoghi e i familiare e la nascita e/o la scolarizzazione dei processi di integrazione e affronta questioni con- fi gli in Italia dove oggi si stima che siano presenti nesse al genere, alla religione, al razzismo, ai rifu- circa cinque milioni e mezzo di stranieri inclusi giati e ai profughi, al controllo geopolitico e geo- gli irregolari (Blangiardo, 2011, p. 35). Arrivano economico dei diritti di cittadinanza, al transna- principalmente da alcuni Paesi più o meno vicini zionalismo ecc. I processi di interazione culturale e popolosi rispetto al nostro: dalla Romania alla e le logiche dell’integrazione sono analizzati dallo Cina, dal Marocco alle Filippine, dall’India alla studioso americano in riferimento a diversi ambiti Moldavia, dalla Polonia al Bangladesh, dall’Al- geografi ci: dalle grandi città e aree metropolitane, bania allo Sri Lanka, dall’Ucraina alla Tunisia, ai centri urbani medi e minori, alle aree rurali. dal Perù all’Egitto ecc. (Cesareo, 2011, p. 7-10). Non sono trascurati i processi di deindustrializza- Ogni gruppo nazionale vive problemi di inte- zione e di delocalizzazione produttiva e neppure i grazione diversi in quanto collegati a differenti problemi attualmente creati, soprattutto nei paesi culture, lingue, religioni, livelli di sviluppo delle ad economia avanzata, dalla riduzione, per motivi aree di provenienza ecc. Va inoltre tenuto conto di bilancio, degli interventi socio-assistenziali con delle varie realtà economiche, sociali, residen- pesanti conseguenze sia sulle condizioni di vita ziali ecc. dei territori italiani in cui ora abitano, dei migranti e di tutti i ceti vulnerabili, sia sullo lavorano, studiano gli stranieri. Come dimostra sviluppo economico e sull’occupazione. annualmente il Rapporto sull’integrazione degli Quest’ampiezza di prospettive di analisi ha fatto immigrati – curato dal Cnel e dal Ministero del sì che la presentazione del libro di Samers al pre- Lavoro e delle Politiche Sociali e giunto all’ottava stigioso meeting di Washington sia stata suggerita edizione nel 2012 – queste differenze emergono

6 AGEI - Geotema, 43-44-45 con chiarezza alla scala delle regioni amministra- tano – quando non sono nati – in Paesi, come tive e a quella provinciale7. Inoltre è noto che si è detto in precedenza, assai diversi tra loro altro è trasferirsi nelle grandi città come Milano, (Perego, 2011, p. 5). Anche le comunità straniere Roma, Napoli, Palermo ecc. (Tumminelli 2011), insediatesi in questi ultimi decenni in Italia stan- altro è vivere nei centri dormitorio delle aree no percorrendo questo non semplice percorso metropolitane in cui si riscontrano forti concen- fondato su quella che è stata defi nita invenction trazioni di immigrati anche di una medesima of ethnicity descritta, partendo dall’esperienza de- nazionalità e dove si possono generare forme di gli italiani negli Stati Uniti, in un saggio ormai vera e propria ghettizzazione (Lambruschi 2011; divenuto un classico (Conzen, Gerber, Morawska, Lucarno, 2011). È ovviamente ancora diverso vi- Pozzetta, Vecoli, 1990). Oltre al godimento dei vere nelle città medie (Cukjati, 2009) o in quelle diritti di cittadinanza economica e sociale – ai minori, nelle campagne o nelle zone economi- nostri connazionali in base a norme fondate sullo camente più deboli dove la presenza straniera jus soli – in molti Stati sono stati concessi diritti è assai meno numerosa di quella delle aree più di cittadinanza civile e politica: gli stessi che il ricche e in grado di offrire maggiori occasioni nostro Paese dovrebbe concedere ai migranti con di lavoro8. maggior facilità di quanto avviene oggi, superan- Spostandoci ora dall’integrazione economica ai do una normativa fondata principalmente sullo processi di interazione culturale giova ricordare la jus sanguinis. differenza di situazioni vissute dai nostri connazio- nali emigrati i quali hanno lasciato l’Italia per rag- giungere Paesi assai diversi tra loro per caratteri 3. Immigrazione e crisi economica: disoccupazione, ambientali e climatici, culturali, linguistici e reli- rientri forzati e rallentamento degli arrivi giosi, oltre che per condizioni economiche, poli- tiche, sociali, ecc. Tra i Paesi che hanno accolto i Nel 2012 la crisi economica ha fatto registrare nostri connazionali in maggior numero fi gurano pesanti conseguenze negative sul sistema produt- infatti l’Argentina e il Belgio, gli Stati Uniti e la tivo nazionale e soprattutto sui livelli di reddito e Germania, il Brasile e la Francia, la Svizzera e l’Au- sulle condizioni di vita dei ceti più vulnerabili ai stralia, la Gran Bretagna e il Canada ecc. Le “ra- quali appartiene la gran parte dei migranti. Nel gnatele” migratorie – così defi nite da uno dei più 2010 Marco Revelli (2010) – già presidente della grandi studiosi dell’emigrazione italiana: Rudolph Commissione d’indagine sull’esclusione sociale Vecoli9 – li hanno spinti a insediarsi, soprattutto presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche inizialmente, in luoghi ad alta concentrazione di sociali – ha scritto un libro intitolato Poveri noi, di- connazionali o anche di “compaesani”: emblema- mostrando che l’impoverimento delle frange più tico è il caso delle Little Italies nei paesi anglosas- deboli della società italiana è purtroppo iniziato soni (Giuliani Balestrino, 1996, pp. 312-318; Pit- già prima del 2008 quando sono emersi con viru- tau, 2006, pp. 19-23). Tutti, ma in particolare le lenza i problemi economici a livello internaziona- generazioni successive alla prima, hanno dovuto le. Con grande sensibilità, fi n dal 2009, il Dossier dar vita a processi di interazione culturale con gli Statistico Immigrazione della Caritas/Migrantes e abitanti del luogo ed integrarsi, più o meno facil- i Rapporti dell’ISMU hanno cominciato denun- mente, nelle realtà di arrivo. ciare le diffi coltà dei migranti causate dalla crisi L’emigrazione ha contribuito a favorire l’ab- economica (Caritas/Migrantes, 2009, 2010, 2011, bandono di forme di appartenenza soltanto loca- 2012; Fondazione Ismu, 2009, 2010, 2011) men- listiche o, al massimo, regionalistiche dei nostri tre i dati più recenti (10 luglio 2012) evidenziano concittadini e a rafforzarne il senso di apparte- nella disoccupazione un fenomeno in continua e nenza alla comunità nazionale il quale era ancora preoccupante crescita . tà del nostro popolo” (Perego, 2011, p. 6) e favori- La disoccupazione sta creando anche una con- to la formazione delle cosiddette “identità diaspo- trazione delle rimesse con pesanti conseguenze riche” (Aru, 2011). negative sia per le famiglie degli stranieri rimaste La progressiva integrazione nei luoghi di ar- (o ritornate) patria, sia per i Paesi di origine nei rivo ha avuto e sta ancora avendo i suoi effetti quali vengono quantomeno rallentati quei pro- nel diversifi care, in maniera crescente con il pas- cessi di cosviluppo auspicati da tutti (Ambrosini, sare degli anni e delle generazioni, i milioni di 2011, Lombardi, 2009). Inoltre, mentre all’inizio oriundi italiani che ormai da lungo tempo abi- del 2011 risiedevano in Italia 4.570.317 stranieri

AGEI - Geotema, 43-44-45 7 (Istat, 2011), i primi dati del Censimento 2011 tematiche diverse. Si riferiscono alle città, poli di (diffusi a primavera 2012, Istat, 2012a) indicano attrazione per la maggioranza dei migranti, ad al- una presenza di 3.769.518 immigrati “abitualmen- cuni caratteri della realtà formativa e sociale degli te dimoranti” nel nostro Paese. Al di là delle diffe- stranieri, ai vari aspetti del lavoro e delle attività renze dovute ai diversi criteri e metodi di raccolta produttive in questi anni di crisi, ai delicati e scot- dei dati, un demografo dell’Università di Milano tanti problemi dei rifugiati e dei richiedenti asilo Bicocca particolarmente esperto di migrazioni, in particolare dopo gli sbarchi del 2011. Gian Carlo Blangiardo (Deloiso, 2012), da anni autorevole esponente dell’ISMU, collega questo 4.2. Migrazioni, città e processi di interazione culturale pesante saldo negativo soprattutto alla crisi eco- nomica che ha costretto molti migranti, rimasti La sezione inizia con il saggio di Flavia Cristal- senza lavoro, a lasciare l’Italia o a rimandare nel di – responsabile dell’Unità di Ricerca del Prin proprio Paese, almeno temporaneamente, i fami- 2008 della Sapienza Università di Roma – la qua- liari, mentre non pochi oggi vorrebbero lasciare le spiega i “processi di attrazione metropolitana” la Penisola11. che coinvolgono i migranti e illustra – ricorrendo a Sempre a causa della crisi, nel 2011, si è regi- confronti a livello internazionale – vari processi di strata anche una forte diminuzione di ingressi di divisione etnica dello spazio. Nel saggio di Cristaldi cittadini stranieri non comunitari. Infatti sono non mancano i riferimenti a forme di riterriorializ- stati rilasciati 361.690 nuove autorizzazioni, quasi zazione, rifunzionalizzazione e risimbolizzazione il 40% in meno rispetto a quelle dell’anno prece- di parti, più o meno vaste, dei centri storici. Questi dente. I permessi per lavoro sono calati addirittu- temi sono stati approfonditi da Giuseppina Tum- ra del 65%12, quelli per ricongiungimento familia- minelli e da Francisca Cukjati che hanno studiato re sono scesi del 21.2% (Istat, 2012b). i quartieri di Palazzo Reale a Palermo e del Carmi- La crisi, ovviamente, non arresta i disperati che, ne a Brescia. Esmeralda Losito e Davide Papotti, dalla sponda sud del Mediterraneo, arrivano in hanno invece messo in luce, tramite una serie di Italia (Brusa, Papotti, 2011a e b). Solo nel 2011 interviste, i luoghi in cui gli stranieri preferiscono (Istat, 2012b): i permessi rilasciati per “asilo e mo- vivere e/o incontrarsi nella città di Parma. La loro tivi umanitari”, a seguito soprattutto delle vicende ricerca evidenzia il non sempre facile rapporto tra connesse alla “primavera araba” sono stati 42.672, immigrati e spazi urbani e ci insegna che solo da contro i 10.336 del 201013. Un ultimo effetto della una attenta governance di queste relazioni dipende crisi è dato dalla ripresa dell’emigrazione italiana il successo dei processi di integrazione e di coesi- all’estero divenuta da qualche anno una scelta stenza tra migranti, di diverse nazionalità e cultu- sempre più diffusa soprattutto tra i giovani, con re e popolazione autoctona. Un altro interessante un titolo di studio medio-alto, principalmente del contributo su argomenti similari, opera di Silvia Sud (Pittau, 2006, pp. 24-25). Questa è la cosiddet- Aru e di Marcello Tanca, riguarda il senso di ap- ta “nuova mobilità”14 la quale ha poco a che vedere partenenza al quartiere Marina del centro storico con l’emigrazione di massa di cui si è parlato in di Cagliari dove la presenza straniera si collega ad precedenza. una peculiare concentrazione di attività di com- mercio etnico. Altri studi sulle forme di radicamento nelle cit- 4. I contenuti della pubblicazione tà di comunità immigrate – con provenienze, cul- ture e professionalità diverse – riguardano Roma, 4.1. Premessa Catania (due lavori), Palermo e Siracusa. Sono I saggi raccolti in questo numero di Geotema state condotte rispettivamente da Rossella Bellu- possono essere unifi cati sotto un comune deno- so, da Concetta Rizzo e Maria Sorbello, da Anna minatore rappresentato dal Progetto di Ricerca di Maria Altavilla, Angelo Mazza e Leonardo Merca- Interesse Nazionale 2008 intitolato: “Migrazioni e tanti e da Carmelo Cristaldi. A questo fi lone di ri- processi di interazione culturale. Forme di inte- cerche si associa il lavoro di Salvatore Cannizzaro grazione e di organizzazione territoriale in alcune sulle “greenhouse cities” del distretto agroalimentare realtà italiane” e dal Gruppo di lavoro AGeI sulle della provincia di Ragusa dove la presenza di con- migrazioni. sistenti comunità nordafricane sta creando nuove Dopo i due lavori introduttivi dello scrivente e forme di territorializzazione e peculiari paesaggi di Josefi na Dominguez Mujica i saggi – in rappor- etnici. to ai caratteri e ai problemi della presenza stra- Si ricorda infi ne il saggio di Elena Di Liberto, niera nell’Italia di oggi – sono associati a quattro Angelo Mazza e Leonardo Mercatanti che hanno

8 AGEI - Geotema, 43-44-45 illustrato le strategie di insediamento delle comu- rappresentazione e decodifi cazione dei paesaggi nità romene in alcuni centri della Sicilia. dell’immigrazione. Conclude la seconda parte il La documentazione fotografi ca corredata da saggio dell’antropologa Annamaria Fantauzzi la utili didascalie, presente in quasi tutti i lavori di quale, invece, ha presentato esempi di solidarietà questa sezione, costituisce un ulteriore contributo forniti dai migranti tramite la donazione di san- all’illustrazione sia dei processi di interazione cul- gue la quale, ovviamente, assume aspetti diversi a turale, sia dei paesaggi collegati alla invenction of seconda della cultura e dell’etnia di chi compie ethnicity di cui si è parlato prima (Conzen, Gerber, questo gesto nobile e gratuito a favore di uno sco- Morawska, Pozzetta, Vecoli, 1990). nosciuto.

4.3. Migrazioni, formazione e altri processi di interazione 4.4. Migrazioni, crisi economica, problemi del lavoro e culturale processi di interazione culturale Alcune ricerche della prima parte della raccol- L’integrazione economica dei migranti è un ta si sono servite di analisi qualitative per illustra- tema affrontato dai numerosi contributi della ter- re processi di interazione culturale la cui comples- za parte della raccolta che si apre con un articolo sità non si può cogliere solo con l’analisi quanti- di Elena Di Blasi sui problemi del mercato del la- tativa. Su tali metodologie – dopo un decennio di voro immigrato in un periodo di crisi. Segue l’ana- lavori sul campo della scuola fi orentina alla quale lisi di Antonino Longo il quale, sempre riferendo- si è formata – ha fatto il punto Monica Meini nel si alla recessione che ha colpito il nostro ed altri saggio che apre la seconda parte. A questo si è Paesi a economia avanzata, denuncia la, purtrop- accostato un altro contributo di tipo qualitativo: il po abnorme, diffusione del “lavoro nero”: una pia- lavoro di Donata Castagnoli sull’integrazione de- ga che non affl igge solo chi è privo del permesso gli alunni stranieri nelle scuole romane. Sempre di soggiorno e che incide sul PIL italiano con un sull’integrazione scolastica delle “seconde gene- peso oscillante tra il 16.3% e il 17.5% del totale. razioni” hanno scritto sia Bernardo Cardinale e Su questi temi ha scritto anche Gaetano Sciuto, Rosy Scarlata (con riferimenti al territorio abruz- coordinatore dell’Unità di Ricerca del Prin 2008 zese), sia Donatella Carboni (con esempi sulla re- dell’Università di Catania, ed è ritornata, con un altà sarda). altro saggio, Elena Di Blasi. Le due linguiste – Monica Mosca e Milena Ro- Nel suo contributo Francesca Krasna – respon- mano – hanno approfondito il problema dell’inse- sabile dell’Unità di Ricerca del Prin 2008 dell’Uni- gnamento dell’Italiano tanto agli immigrati adulti, versità di Trieste – illustra invece la centralità del i quali studiano la nostra lingua per motivi di lavo- lavoro immigrato nel settore primario, metten- ro e di integrazione culturale, quanto agli studenti done in luce la grande eterogeneità stagionale, dei vari ordini e gradi di scuola e universitari. Al di produttività e di contesto economico, sociale e mondo accademico si è interessato anche Arman- territoriale in cui si svolge. do Montanari il quale, con Barbara Staniscia, ha Anche l’imprenditoria etnica è analizzata in affrontato un altro problema di grande attualità rapporto a diversi ambiti economici, sociali e collegato alla formazione. Si tratta della parteci- territoriali del Paese. Si passa dalla discussione pazione dei ricercatori italiani ai progetti europei di casi relativi a realtà del Nord che vantano una (FP7) al fi ne di facilitare la diffusione della ricerca lunga tradizione manifatturiera come quella pie- scientifi ca nei paesi interessati alla Strategia di Li- montese, studiata da Raffaella Afferni e da Carla sbona e di contribuire, anche in questo modo, al Ferrario, e quella dell’area metropolitana milane- superamento della crisi economica in atto. Ai fe- se presa in esame da Linda Cicirello. Margherita nomeni di diffusione sono dedicati anche i due ul- Azzari, ha analizzato il crescente ruolo assunto in timi contributi di questa parte. Nel primo Arturo questi anni di crisi, dall'imprenditoria straniera, Di Bella, con un lavoro su spazi e cyberspazi della soprattutto cinese, nel sistema economico della città multiculturale, mette in luce il ruolo sempre Piana di Firenze e Prato. Il caso della Toscana è più centrale delle nuove tecnologie della comuni- stato toccato anche da Paola Zamperlin che ha cazione e dell’informazione (ICT) nella diffusio- trattato soprattutto delle caratteristiche dell’im- ne dei contatti economici, familiari, culturali tra prenditoria femminile, mentre Adriana Dadà, stu- luoghi di partenza e luoghi di arrivo dei migranti. diosa della storia di genere, ci offre un prezioso Nel secondo Teresa Graziano ed Enrico Nicosia contributo sulla migrazione delle donne di ieri la approfondiscono, tramite alcune “narrazioni cine- cui diffi cile esperienza ci fa capire meglio le diffi - matografi che”, alcune forme di interpretazione, coltà delle migranti di oggi. La presenza femmi-

AGEI - Geotema, 43-44-45 9 nile, vista come una opportunità per i territori di Bibliografi a arrivo, è stata studiata pure da Antonino Longo, mentre Gianluca Di Maria ha analizzato il caso ca- Ambrosini M., «Iniziativa, persistenza e adattamento: le rispo- tanese. ste degli immigrati alla crisi», in Caritas/Migrantes, 2011, pp. 229-230. Va ancora ricordata una ricerca dedicata Aru S., Territori e lingue in diaspora. Italiani a Vancouver, Pisa, sull’imprenditoria etnica riferita a una realtà ben Pacini, 2011. più svantaggiata economicamente di quelle del Bertoncin M. (a cura di), Quaderni del Dottorato n. 3, Padova, Centro-Nord. Ci si riferisce alla Calabria, all’in- Università degli Studi, Dipartimento di Geografi a “G. Mo- terno della quale Alessandro Arangio ed Elena randini”, Dottorato “Geografi a Umana e Geografi a Fisica”, 2009. Di Blasi hanno messo in luce il contributo degli Blangiardo G.C., «Il linguaggio dei numeri», Fondazione Ismu, operatori stranieri all’economia del territorio, il- 2011, pp. 35-50. lustrando accuratamente il diffi cile contesto nel Brusa C., «L’emigrazione italiana negli Stati Uniti», in Cerreti quale operano. (a cura di), 1996, t. II, pp. 385-393. Brusa C., Papotti D., «Migration networks, critical issues and the resurgence of borders in the contemporary migratory 4.5. Migrazioni coatte, richiedenti asilo, luoghi di fl ows to Italy», Comunicazione presentata al Third congress of EUGEO, Londra 30-31 agosto 2011a, . La quarta parte include lavori collegati agli ar- Brusa C., Papotti D., «Italy between stable immigration and migratory emergencies», comunicazione presentata alla An- rivi irregolari, soprattutto dalla sponda Sud del nual International Conference della Royal Geographical Society», Mediterraneo, a seguito dei cambiamenti di re- Londra, 31 agosto - 2 settembre 2011b. . gime del 2011. Carlo Donato e Caterina Madau Caritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione 2009 - 19o Rap- forniscono un utile inquadramento sulle politiche porto, Roma, Idos, 2009. o dell’Unione Europea riguardanti il controllo degli Caritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione 2010 - 20 Rap- porto, Roma, Idos, 2010. arrivi irregolari. Dopo questa introduzione gene- Caritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione 2011 - 21o Rap- rale viene trattato, da Silvia Battino e Maurizio Co- porto, Roma, Idos, 2011. ciancich, il problema degli sbarchi a Malta. Caritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione 2012 - 22o Rap- La complessa realtà di Lampedusa e degli al- porto, Roma, Idos, 2012. 15 Cerreti C. (a cura di), Genova, Colombo, il mare e l’emigrazione ita- tri arrivi in Sicilia è stata presentata, rifacendo- liana nelle Americhe, Atti del XXVI Congresso Geografi co Italiano, si soprattutto ad esperienze dirette, da Elena De Genova, 4-9 maggio 1992, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Pasquale, una giornalista attivamente impegnata Italiana, 1996. nella Fondazione Migrantes della Conferenza Epi- Cesareo V., «Migrazioni 2011: uno sguardo di insieme», Fonda- zione Ismu, 2011, pp. 7-31. scopale Italiana. Cnel e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Indici di I delicati problemi dell’organizzazione del integrazione degli immigrati in Italia. Attrattività e potenziale di CARA (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asi- integrazione dei territori italiani, VIII Rapporto Roma, 2012. lo) di Mineo in provincia di Catania ed il vissuto Conzen K.N., Gerber D.A., Morawska E., Pozzetta G.E., Vecoli R.J., «The invention of ethnicity: una lettura americana», dei suoi ospiti sono illustrati in uno scritto di un al- Altreitalie, 1990, n. 3, pp. 1-36. tro testimonio privilegiato: il direttore del CARA, Cukjati F., «La presenza straniera a Brescia: dall’aspetto quan- Sebastiano Maccarrone16, che ha redatto il contri- titativo a rifl essioni di ordine qualitativo», in Bertoncin (a buto con Angela Gabriella Cantarella. I problemi cura di), 2009, pp. 39-48. del CARA di Bari-Palese sono stati illustrati da Deloiso V., «Il vero allarme? Non le roulotte ma il milione di stranieri in fuga», Avvenire, 28 aprile 2012, p. 9, intervista a Maddalena Lenny Napoli che ha dedicato al tema Gian Carlo Blangiardo. gran parte della sua tesi dottorale in Geografi a Di Sciullo L., «Considerazioni previe e premesse metodologi- Economica elaborata all’interno della prestigiosa che C, Cnel e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, scuola dell’ateneo barese. 2012. Durand M.F., «Un systéme migratoire mondial, propositions Segue il contributo di Emanuela Gamberoni e cartographiques», Bullettin de la Société Gèographique de di Paola Marazzini che hanno illustrato il sistema Liége, 58 (2012), pp. 17-31. di ospitalità nei confronti dei profughi con un sag- Fondazione Ismu, Quindicesimo rapporto sulle migrazioni, Milano, gio riferito al territorio veronese. FrancoAngeli, 2009. Fondazione Ismu, Sedicesimo rapporto sulle migrazioni, Milano, FrancoAngeli, 2010. Conclude questa raccolta la presentazione dei Fondazione Ismu, Diciassettesimo Rapporto sulle migrazioni 2011, principali problemi trattati nel rapporto Caritas/ Milano, FrancoAngeli, 2011. Migrantes 2012. Il saggio è opera di Luigi Gaffuri Fondazione Migrantes, Rapporto Italiani nel Mondo 2006, Roma, Idos, 2006. che da alcuni anni, rappresenta autorevolmente Fondazione Migrantes, Rapporto Italiani nel Mondo 2011, Roma, la Geografi a nel Comitato Scientifi co del Dossier Idos, 2011. Statistico Immigrazione. Fonseca L., McGarrigle J. (a cura di), Modes of Inter-ethnic Coexi-

10 AGEI - Geotema, 43-44-45 stence in Three Neighbouhoods in the Lisbon Metropolitan Area: A la distribuzione territoriale – come noto e come si vedrà meglio in Comparative Perspecitive, Lisbona, Colibri, 2012. questo articolo e negli altri contributi della presente pubblicazione – Giuliani Balestrino M.C., «Gli Italiani nelle Americhe», in Cer- è fortemente eterogenea. reti (a cura di), 1996, t. II, pp. 283-340. 6 Si citano solo alcuni dei principali Paesi di provenienza di varie Hillmann F., Marginale Urbanität: Migrantisches Unternehmertum decine di migliaia, quando non di alcune centinaia di migliaia, di und Stadtentwicklung, Bielefeld, transcript Verlag, 2011. migranti. L’elenco completo e aggiornato di questi Stati, con il rela- Istat, «La popolazione straniera residente in Italia 1o gennaio tivo numero di immigrati, viene fornito annualmente dal Rapporto 2011», Istat, Statistiche Report, Roma, 22 settembre 2011. Caritas/Migrantes al quale si rimanda. Al momento della stesura di Istat, «Il censimento della popolazione straniera», dati diffusi il questo lavoro a cui si fa riferimento è del 2011 (Caritas/Migrantes, 27 aprile 2012a e reperibili sul sito . 7 Lo studio, infatti, quantifi ca, provincia per provincia, la diversa Istat, «Cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti. presenza di condizioni che possono favorire od ostacolare l’integra- Anni 2011-2012», Istat, Statistiche Report, Roma, 25 luglio zione. Per giungere a questi risultati si è fatto ricorso ad una serie 2012b. di indicatori fra i quali la disponibilità di un lavoro regolare e la Krasna F., Alla ricerca dell’identità perduta. Una panoramica degli reperibilità di alloggi, di soddisfacente qualità, da prendere in lo- studi geografi ci sull’immigrazione straniera in Italia, Bologna, cazione a canoni accessibili da parte di persone con redditi medio- Pàtron, 2009. bassi. Lavoro e casa, uniti a un buon livello di servizi pubblici (in Lambruschi P., «È Baranzate il paese più multietnico d’Italia», primo piano scolastici e sanitari), contribuiscono all’innesco di un Avvenire, 24 settembre 2011, p. 13. Lombardi M., «Migrazio- processo virtuoso d’integrazione degli stranieri i quali sono incen- ni, sviluppo e cosviluppo», in Fondazione Ismu, 2009, pp. tivati ad insediarsi in realtà che assicurano uno standard accettabile 275-283. di godimento dei diritti di cittadinanza economica e sociale (Di Lucarno G. (a cura di), La frontiera dell’immigrazione. Dinamiche Sciullo, 2012). geografi che e sociali, esperienze per l’integrazione a Baranzate, Mi- 8 Si rimanda alla ricerca della Fondazione Moressa “Gli stranie- lano, FrancoAngeli, 2011. ri nei comuni italiani” diffusa il 23 settembre 2011 . In questa sede si cita qualche dato particolarmente Pittau F., «I fl ussi migratori degli italiani con l’estero», in Fon- signifi cativo relativo a comuni con più di 10.000 abitanti. Nell’area dazione Migrantes, 2006, pp. 15-29. metropolitana milanese si registrano le due percentuali di stranieri Revelli M., Poveri, noi, Torino, Einaudi, 2010. (sulla popolazione residente totale) più alte d’Italia con Baranzate Samers M., Migrazioni, Roma, Carocci 2012, trad. it. a cura di (26,5%) e Pioltello (22,8%). Seguono comuni che sono sede o sono L. Stanganini da Migration, Routledge (Londra New York, inseriti in un tessuto di vivaci attività produttive come Porto Reca- 2010). nati nelle Marche (con il 21,9% di stranieri), Rovato in provincia di Tumminelli G., Sovrapposti, processi di trasformazione degli spazi ad Brescia (21.3%), Arzignano (21,1%) e Lonigo (20,9%) in provincia opera degli stranieri, Milano, FrancoAngeli, 2011. di Vicenza, Castel San Giovanni (in provincia di Piacenza) e Santa Zilio R., Vangelo dei migranti. Con gli italiani in terra inglese, Bolo- Croce sull’Arno (in provincia di Pisa) entrambi con il 20,3% di re- gna, EMI, 2010. sidenti stranieri sulla popolazione totale. Anche da questa ricerca della Fondazione Moressa – come da quella curata dal Cnel e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (Di Sciullo, 2012) – si Note nota che la concentrazione degli stranieri è tendenzialmente mag- giore nei comuni del Nord rispetto a quella presente nei comuni del 1 Chi fosse interessato a conoscere i titoli e le sintesi dei contri- Mezzogiorno dove, generalmente, l’economia versa in condizioni di buti può consultare il sito < https://igc2012.org>. In questa sede, maggiore diffi coltà: infatti, ad es., in Sicilia e in Puglia i primi comu- per motivi di spazio, se ne segnalano soltanto due: il primo è stato ni per concentrazione di stranieri sul totale degli abitanti (rispettiva- presentato alla Sessione Applied Geography topics 1da Maria Lu- mente Vittoria e Lecce) hanno valori pari appena all’8,2% e al 6,3%. cinda Fonseca (Università di Lisbona) e da Alina Esteves (Centre for Sempre secondo questa ricerca della Fondazione Moressa, in alcuni Geographical Studies, Institute for Geography and Spatial Planning, comuni italiani dove è particolarmente alta la concentrazione degli Lisbona), ha per titolo: The role of culture on the management of stranieri, si registra un numero di nati da famiglie non italiane che immigrant related diversity: Lisbon in comparative prespective e si è addirittura superiore o si avvicina a quello dei bambini nati da collega ad una importante pubblicazione curata da M. L. Fonseca e famiglie italiane. J. McGarrigle (2012). Il secondo di Felicitas Hillmann (Freie Uni- 9 Per una discussione sulla preferenza del termine “ragnatela”, ri- versität, Berlino) si intitola: Please don’t cross the line: Marginal spetto a quello di “catena” (più deterministico e collegato a imma- urbanity in public spaces; questo tema è stato sviluppato anche in gini di schiavitù) con vari riferimenti agli scritti del grande maestro un volume dell’anno precedente (Hillmann, 2011). dell’Università di Minneapolis scomparso nel 2008, si rimanda a 2 A entrambe lo scrivente, con Davide Papotti, ha presentato una Brusa, 1996, pp. 388-391. comunicazione (Brusa, Papotti, 2011a e 2011b), 10 Ovviamente il processo si è innescato quasi sempre senza che 3 Il volume – da considerare un altro interessante contributo colle- venissero troncate completamente le radici locali (Zilio, 2010, pp. gato al Prin 2008 – è stato pubblicato nell’estate 2012 nella collana 99-101). “Ambiente Società Territorio” dell’editore Carocci (Samers, 2012). 11 Infatti – secondo i dati (raccolti tramite ottomila interviste faccia a 4 Si ricorda, inoltre, che gli oriundi sono tra i 60 e gli 80 milioni faccia) pubblicati sul numero 37 del 5 ottobre 2012 da ISMUNews, mentre circa 4 milioni di persone hanno mantenuto la cittadinanza la newsletter della Fondazione Ismu – in Lombardia, la regione italiana nonostante molti vivano da anni all’estero (Perego, 2011, più popolosa e ricca del Paese, ben uno straniero su dieci, se gli p. 5). Va sottolineato altresì che, a causa della globalizzazione e della fosse possibile, vorrebbe lasciare l’Italia. Questo è emerso da una crisi economica, dopo qualche decennio di rallentamento, sta nuo- ricerca dell’Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la Multiet- vamente aumentando il numero dei nostri connazionali che hanno nicità (Orim) secondo il quale il 5,4% degli immigrati – presenti a ripreso a cercare lavoro all’estero. qualsiasi titolo giuridico-amministrativo in Lombardia (al 1o luglio 5 All’inizio del 2011 (Istat, 2011) gli stranieri regolarmente residenti 2011) – avrebbe voluto tornare nel Paese d’origine nei dodici mesi in Italia erano 4.570.317 pari al 7.5% del totale della popolazione; seguenti, mentre un ulteriore 5,1% avrebbe espresso l’intenzione

AGEI - Geotema, 43-44-45 11 di lasciare l’Italia per raggiungere un Paese terzo (a dare queste ri- mentre nel 2010 era stata pari solo all’1,7%. Tre cittadinanze copro- sposte sono stati in prevalenza uomini soli e senza titolo di studio). no oltre il 50% di questi permessi: quella tunisina (27,5%), quella Aveva, inoltre, l’intenzione di trasferirsi all’estero ben il 45% degli nigeriana (16,3%) e quella ghanese (7,4%) (Istat, 2012b). Per una “over-stayer”, mentre il 32% degli irregolari avrebbe preferito tor- lucida sintesi di questa complessa problematica v. Cesareo, 2011, nare nel Paese d’origine. Passando alle nazionalità, solamente il 2% pp. 10-13. dei Cinesi aveva espresso il desiderio di lasciare l’Italia nei dodici 14 Il tema è stato studiato anche da vari componenti della mesi successivi al luglio 2011 (questo la dice lunga sulla solidità Commissione Globility in particolare in occasione del Conve- della base economica della comunità), il valore saliva al 5% del gno sul tema Human Mobility, Entrepreneurship, Education and totale nel caso degli Albanesi e dei Filippini, al 7% del totale dei Culture, Roma, 23-24 settembre 2011) dei Rumeni, il 16% dei Senegalesi, sempre molto attratti dal “mito 15 Il tema è stato oggetto di approfondita discussione nella sessione del ritorno”, e degli Egiziani anche in rapporto alle grandi speranze introduttiva del Convegno fi nale del Prin 2008 (Catania, 24 maggio allora indotte dal cambio di regime nel loro Paese. 2012) alla quale hanno partecipato anche altri operatori siciliani im- 12 Tiene soltanto la cosiddetta “immigrazione low cost” collegata pegnati direttamente nell’assistenza ai rifugiati sia a livello umani- ai bisogni di assistenza delle famiglie e all’invecchiamento della tario che a quello degli interventi della pubblica amministrazione. popolazione ). guidato i partecipanti al Convegno fi nale nell’interessante visita del 13 La percentuale è salita all’11,8% del totale dei nuovi ingressi, CARA effettuata il 26 maggio 2012.

12 AGEI - Geotema, 43-44-45 Josefi na Domínguez-Mujica

Mobility in times of uncertainty: a geographical perspective

Riassunto: LA MOBILITÀ UMANA IN TEMPI DI INCERTEZZA: UNA PROSPETTIVA GEOGRAFICA Dopo un lungo periodo di ristrutturazione post-fordista, il capitalismo senza frontiere ha portato ad una profonda crisi, al di là dell’economia, provocando grande incertezza. In questo contesto è opportuno domandarsi come la crisi economica possa rifl ettersi su uno dei temi più importanti della geografi a: la mobilità umana e le sue cause. Il presente saggio offre degli spunti per una rifl essione preliminare sulla fl essibilità e la complessità delle migrazioni attuali. La capacità di mettere insieme territori e comunità, di agire come catalizzatore della dialettica tra il globale e il locale, fornisce alla mobilità umana un ruolo di primo piano in tempi di incertezza.

Parole chiave: Crisi Economica, Mobilità Umana, Globalizzazione, Migrazione.

Summary: LA MOBILITÀ UMANA IN TEMPI DI INCERTEZZA: UNA PROSPETTIVA GEOGRAFICA After a long post-fordist restructuring process, the capitalism without borders contributed to a deep recession that is creating uncertainty beyond the pure economic effects. In this context, we ask ourselves how this fi nancial situation is affecting one of the most important areas of the Geography: the human mobility and its framework. This text offers a fi rst look at the complex- ity and fl exibility of the current migratory trends. The human mobility, thanks to its ability of putting together locations and societies and connecting local and global processes, keeps a crucial role during these uncertain times.

Keywords: Economic Crisis, Human Mobility, Globalization, Migrations.

Introduction same time as there is a restructuring process of the social-spatial relationships and their correlations The crisis of the post-fordism has generated a at every possible level. general feeling of uncertainty among the citizens The concept of a global economy was fi rst of the world. The planet has become more com- coined at the beginning of the 1980s by different plex and unstable than before, and this makes us consultants from North America’s most important revisit the human relationships within this new business schools. The underlying idea was a bor- environment. The economic changes brought by derless world, supported by the development of the recession defi ne a heterogeneous scenario new information technologies and international between the human mobility and the new global business, and by the removal of international trad- economic processes. This article offers a fi rst study ing barriers (Méndez, 1997). Once the centralized about the impact of the crisis into the human mo- planning systems of the so called real socialism bility, an impact as uncertain as the dimension of countries had almost vanished and the internal the crisis itself. consumption had lost signifi cance, the economic activity remained at the sake of the global capi- talism system. This scheme created dependency 1. Economic uncertainty among an increasing number of production sys- tems linked through a dense network of tangible The restructuring of the post-fordist period (people, goods, services) and intangible (capital, brought a new dimension of the capitalism and IT) fl ows. In this context, the freedom of nations free markets mechanism, which has been an es- and the social democracy (The Welfare State) do sential means of communication and social inter- not apply anymore and we can talk about a post- action since the 1980s. With this new background, political period and about a borderless capitalism. the technological innovations and the accelerated The political paradigm, in form of optimal struc- capital circulation play an important role, at the ture, is given by China.

AGEI - Geotema, 43-44-45 13 The key feature of the post-fordism is then an are not related with globalization, and the current increasing global mindset, which has derived into levels of human mobility is lower in relative terms the terms of “globalization” (set of political pro- than those associated to the transoceanic fl ows of cesses aiming at the deployment of the markets the XIX century and fi rst part of the XX century regional organizations and/or single planetary (Domínguez & Godenau, 2010). Nevertheless, organization), “internationalization” (use of a migratory movements have persisted as a conse- set of techniques and processes reducing space- quence of the different impact that the globaliza- time, exchanges of resources, goods and services tion has had in the standard of life on different between the planet territories) and “universality” populations. (implementation by Alterare companies of world- The revolution of transportation, communica- wide strategies responding to globalization and in- tions and information has favored a global mind- ternationalization) (Dumont, 2006). These proc- set for the emigrants, who could consider any esses have defi ned along with the technological given country as a potential destination as they revolution, the most advanced stage of capitalism, move around the world (Arango, 2007). At the and have transformed the three basic pillars of a same time, these new technologies allow migrants society: the way of producing, the way of living and to sustain more frequent, less expensive, and more the forms of government (Castells, 1998). intimate connections than before, and the spread Globalization has created a concentration of the of a global culture is reducing some of the distinc- international capital markets without precedents, tions between home and host societies that mi- an attribute of post-industrial societies which has grants must bridge in order to live in more than reshaped the planet. At the same time, the years one country (Levitt, DeWind & Vertovec, 2003). of economic growth had given autonomy to the fi - Hence, the main challenge of geography might nancial markets and reduced the infl uence of the be the study of the meaning that people give to sovereign nations. All these factors have contrib- locations: what is their use and how these spaces uted to the most important economic crisis since drive the behaviour of the different populations 1929. Since its start during the third quarter of (Mendoza, 2006). 2008 in the United States of America with the pair The answer to these issues can explain a human fi nancial markets-real estate, it has had ramifi ca- mobility that has become more heterogeneous tions in every corner of the world and industry. during the downturn. In fact, the forecasts of large Experts have defi ned it as a cyclical recession of waves of migrants returning from countries with the capitalism, with systematic characteristics and high unemployment have been proven wrong. structural components as well as economical and Even if the labor market is traditionally the cen- political ramifi cations. tral driver of the migratory processes, there are In order to overcome this situation, govern- other important factors such as housing, family, ments around the world have intervened with new healthcare, education, relationship between cul- mechanisms and policies, closed important inter- ture and religion or political and social implica- national agreements and urged their central banks tion; in short, every aspect of the society itself (Aja to keep their defi cit low and to incentivize the eco- & Díez, 2005). As a consequence, the policies of nomic recovery. However, the key performance the governments and international organizations indicators are still poor and the analysts keep to regulate the migratory fl ows (including visa re- delaying the turning point. And all this creates a strictions, return-friendly measures and stronger general feeling of discontent among citizens. illegal immigration punishments) have not been as effective as expected. Other aspect that must be considered when 2. A complex mobility analyzing the labor migrations is the different re- action from people from the same country to the In the context of the human mobility, large same recession or migration policy. The individual transformations and migratory transitions have behavior and response of every migrant is differ- taken place in the last few years in countries as ent and driven by multiple circumstances, among different as Poland, Mexico, Dominican Repub- them their roots in the host community and their lic, Turkey and South Korea (Castles & Miller, evaluation of a potential return back home. At 2009). However, the economic internationaliza- the same time, the impact of a diffi cult economy tion derived from the capital markets has not di- prevents a lot of migrants from moving, especially rectly derived into migratory consequences. In when the conditions have not got worse in the fact, the main explanatory factors of migrations poorest countries (Boo, 2012). Consequently, we

14 AGEI - Geotema, 43-44-45 could assert that in the context of a recession, it is to factors such as better schooling for children, easier for a rooted emigrant to stay, than it is for a urban crime or availability of state-sponsored fi rst-time emigrant to leave. housing. The rural-urban migration fl ow is still On the one hand, a country can be a sender very intense in developing nations of Africa, Latin and a receiver of labor migrants simultaneously, America and Asia, and is also helped by the cli- implying that it cannot satisfy the labor internal mate change. In developed countries too, the demand but it requires at the same time another mortgage snowball has modifi ed the housing pat- kind of workers. This has been the case of Spain, terns and contributed to new movements thanks Greece, Italy, Portugal and Ireland, where the de- to the family reunifi cation and an increase of the mand of non-qualifi ed workers in the secondary rental market. market (domestic and elders’ helpers, farmers) Last, the mobility of retired workers does not has barely been affected, but there are no jobs for seem to be affected by the economic situation. In qualifi ed young and adult professionals, who start fact, real estate agencies are targeting this com- leaving the country. This brain drain is creating an munity for the sale of coast vacation houses af- important impoverishment of the human capital fected by the bubble. In Spain for instance, the and an investment in the migratory balance, re- number of retired migrants has not decreased gardless of the historical migratory trends of each signifi cantly and the transactions from foreign of the mentioned countries. residents increased in 2010 and 2011 when com- On the other hand, a country could also be pared to previous years, according to public data. the place of origin, transit and destination for migrants simultaneously. This happens in many of the countries that are experiencing a migra- 3. A fl exible mobility tory transition such as Morocco, where the strong historical emigration is joined by an immigration The acceleration of the migrations due to the wave from Sub-Saharan populations. These mi- mentioned transportation and communication grants from relatively less developed nations are revolution has derived into a more fl exible mobili- chiefl y motivated by a potential “jump” into the ty, multi-residential processes, one-way or two-ways European Union. On top of these factors, there migration, swinging fl uxes, etc. Such development is a large return from emigrants or their families, has strengthened the links between different geo- who come back temporarily in order to lower their graphical locations, with the migrant as the cata- living costs in the hosting country. lyst between local and global elements. But the human migratory fl ows can also be The emergence of “places” has been one of the associated to other causes especially signifi cant in effects of the globalization. A delayed capitalism other geographical locations. For the purpose of has brought the fi ssion, the particularities, the our analysis, we can divide these into three main geo political break-up and phenomena with dif- groups: those triggered by political or environ- ferent identities. Therefore, universality and mental issues, those motivated by living standards, fragmentation are directly correlated events. This and those related to retirement; each of them with is why many authors argue that globalization, its own singularities. contrary to popular beliefs, stimulates the spatial The fi rst group has a clear example in the consolidation (Nogué y Vicente, 2001). movement of refugees during the last few years The link between local and global has become throughout the so called Arab Spring, especially one of the most crucial questions at present in in Libya. Other political confl icts have created se- geo graphy. General processes at global level confi - vere humanitarian crisis in other countries such gure particular geographical spaces, and the world as Iraq, Ivory Coast, Somalia, South Sudan and is organized from a local logic that goes beyond to more recently, Mali. At the same time, the climate group or link other locations. Local processes be- change and the environmental deterioration are come global and these are sustained throughout still inciting instability and large movements of local situations and individual behaviors. people as they fi ght for natural resources. Cer- From this perspective, human mankind confi g- tain international organizations such as UNHCR ures a moving world and a link between different and certain countries such as Russia have however physical locations, as defended by the supporters tried to minimize these effects with new programs of the trans-nationalism and confi rmed by the and policies to facilitate the returns. current fi nancial crisis. Trans-migrants are de- Second, the search for better living conditions fi ned as those whose lived experiences transcend is equally important in times of uncertainty, due the boundaries of nation-states and who develop

AGEI - Geotema, 43-44-45 15 and maintain multiple relationships – familial, “on the move” is still the main link between lo- economic, social, organizational, religious and cal and global processes. Since the start of the political – that span those borders (Bailey, 2001). current economic crisis, the migratory fl ows have In this context, the comparative advantage of the not decreased, but have rather become more trans-nationalism becomes evident: a new para- complex and fl exible. From a geographical point digm which argues that immigrants redefi ne but of view, human mobility is still crucial for the do not break their ties to their country of origin. connection between different locations and it They create a multiplicity of ties in different areas has demon strated to be a tour de force by over- of social action that transcend national barriers. coming the continuous political and economical In addition, there is growing recognition that de- diffi culties. velopments in transportation and communication technologies, which have rather increased with the crisis, have qualitatively transformed the References character of immigrant trans-nationalism, turning it into a far more dense and dynamic cross-border Aja E. y Díez L., La regulación de la inmigración en Europa, Barce- than anything that would have been possible in lona, Fundación “La Caixa”, 2005. earlier times (Portes & DeWind, 2004). Arango J., «Las migraciones internacionales en un mundo glo- Lastly, the increasing feminization of the migra- balizado», Inmigrantes. El continente móvil. Dossier La Vanguar- tory fl ows has been critical. During the last twenty dia, n. 22 (2007), pp. 6-15. Bailey A.J., «Turning Transnational: Notes on the Theorization or thirty years, the mobility features have discar- of International Migration», International Journal of Popula- ded the image of international migration as a mat- tion Geography 7(6) (2001), pp. 413-428. ter of men, immigrant male workers and his fami- Boo K., Un maravilloso porvenir, Madrid, Aguilar, 2012. lies (Gregorio, 2010). This is due to the increasing Castells M., La era de la información: economía, sociedad y cultura, share of women involved in these processes, the Madrid, Alianza, 1998. Castles S. & Miller M.J., The Age of Migration: International Popu- repercussion of their entry into the labor market lation Movements in the Modern, World, Palgrave Macmillan, and the link between the origin and hosting com- 2009. munity through trans-national networks. Stronger Domínguez J. & Godenau D., «Las migraciones internaciona- ties with the physical location and closer family les en el siglo XX», in Ramos Quintana M., Migraciones la- relationships from women that have favored the borales. Acción de la OIT y política europea, Albacete, Bomarzo, 2010, pp. 59-122. fl exibility of the mobility, as gender is one of the Dumont G-F., «Las nuevas lógicas migratorias en un mundo oldest, if not the oldest, forces shaping human life globalizado», in Gozálvez V., Las migraciones extranjeras como and it infl uences migration and migrants’ lives desafío y esperanza, Alicante, Universidad de Alicante, 2006, (Pessar & Mahler, 2003). pp. 13-26. Gregorio Gil C., «Debates feministas en el análisis de la inmi- In this context, we ask ourselves if the economic gración no comunitaria en el estado español», Relaciones crisis has been able to face a more fl exible mobi- Internacionales, núm. 14, (2010) [http://www.relacionesin- lity between countries and spaces. It is true that ternacionales.info/ojs/index.html]. the remittances of foreign workers have decreased Levitt P., DeWind J. & Vertovec S., «International Perspectives on Transnational Migration: An Introduction», Internation- in sending countries, but not as much as we would al Migration Review, 37 (3), 2003, pp. 565-575. expect, as emigrants have adopted different strat- Méndez R., Geografía económica: la lógica espacial del capitalismo egies to keep sending money back home (e.g. global, Barcelona, Ariel, 1997. Mendoza C., «Geografía de la población», in Hiernaux D. & getting personal savings for the receptors, wait- Lindón A., Tratado de Geografía Humana, México, Anthro- ing for favorable exchange rates or eliminating pos, 2006, pp. 147-169. unnecessary expenses). This clearly shows the abil- Nogué J. & Vicente J., Geopolítica, identidad y globalización, Bar- ity of the human being to adapt to new situations. celona, Ariel, 2001. Pessar P.R. & Mahler S. J., «Transnational Migration: Bringing Gender In», International Migration Review, 37 (3), 2003, pp. 4. Conclusions 812-846. Portes A. & DeWind J., «Conceptual and Methodological Developments in the Study of International Migration», A fi rst assessment of the human mobility International Migration Review, (special issue), vol. 38, in times of uncertainty tells us that the migrant 2004.

16 AGEI - Geotema, 43-44-45 Flavia Cristaldi

Immigrazione e territorio: la segregazione residenziale nelle aree metropolitane1

“Lungi dall’essere espressione di una mera propensione all’autosegregazione, queste aree urbane sono nate invece da interazioni complesse che […] sono state caratterizzate a lungo dal pregiudizio, dal razzismo e dalla segregazione etnica” (Cologna, 2008).

Summary: IMMIGRATION AND TERRITORY: RESIDENTIAL SEGREGATION IN METROPOLITAN AREAS Structural element of Italian society, the phenomenon of migration now accounts with specifi c signs in the metropolitan area. Analysis of the distribution of housing foreigners in Italy highlights residential pattern arising from a series of main factors related to a process of ethnic division of space and which lead, in some cases, to forms of spatial segregation. Starting from the case of Rome, mainly through the study of the Chinese national group, there will be a logical comparison of residential areas in some Italian and foreign metropolitan areas.

Keywords: Immigration, Residential Segregation, Metropolitan Areas.

1. Introduzione ne residenziale di fortuna, non troppo impegna- tiva da un punto di vista economico, adattandosi Gli stranieri residenti in Italia si distribuiscono anche a vivere in quartieri “svantaggiati”. Nel caso sul territorio, si concentrano o si disperdono, dise- in cui un migrante, invece, abbia il progetto di gnano enclave etniche o si mescolano con le altre stabilizzarsi nella nuova destinazione, cercherà un popolazioni urbane, disseminano segni o cercano diverso inserimento e si dirigerà verso quartieri in di mimetizzarsi. Frange di popolazione italiana li grado di offrire i servizi a lui necessari. Tali servizi, accolgono, li ospitano, li coinvolgono nella società al pari di quanto attiene alla popolazione autocto- considerandoli Persone in grado di offrire risorse, na, cambiano anche in base all’età dell’individuo, alcuni gruppi li tollerano, mentre altri ne ostaco- al suo stato civile, all’appartenenza di genere, alla lano l’inserimento spingendoli negli spazi margi- presenza in loco di fi gli. nali ritenendoli un pericolo. Le scelte residenziali attuate dagli stranieri, sia- I nuovi residenti, con il loro bagaglio materiale no essi immigrati di prima generazione o appar- e immateriale, arrivano in Italia spinti da motiva- tenenti a generazioni successive, derivano da una zioni diverse e prevedono soggiorni più o meno serie di fattori individuali e territoriali ai quali si lunghi in conseguenza di un progetto migratorio sovrappongono, a volte con prepotenza, condi- che ne defi nisce le strategie. Arrivano e occupano zionamenti provenienti dagli stereotipi e dalla di- uno spazio, fi nendo, nel tempo, per strutturarlo scriminazione etnica di altri cittadini. Qualora le anche a loro immagine. Il territorio, quindi, è una logiche residenziali attuate dagli immigrati fossero possibile chiave di lettura del fenomeno migrato- esclusivamente frutto di una libera scelta, infatti, rio, perché racconta le azioni di chi lo occupa, lo anche nel caso di forti concentrazioni spaziali o consuma, lo trasforma, lo vive. di localizzazioni marginali o periferiche, tali scelte I modelli residenziali variano in base al pro- andrebbero comprese e rispettate nel diritto alla getto migratorio del singolo individuo, al gruppo libertà ma, in base alla letteratura internazionale d’appartenenza, al sesso, al ciclo di vita e alla du- e alle ricerche empiriche portate avanti anche dal- rata di residenza nel Paese d’immigrazione. Se un la scrivente, appare chiaro che, molto spesso, non individuo decide di migrare solo per un periodo si tratta di libera scelta ma di forme di discrimi- limitato per poi rientrare defi nitivamente in Pa- nazione e segregazione (Cristaldi, 2012; Darden, tria, probabilmente si accontenterà di una soluzio- Kamel, 2000).

AGEI - Geotema, 43-44-45 17 Secondo la nota spatial assimilation theory le uni- ni gruppi si distribuiscono sia nelle aree urbane e che barriere che gli stranieri dovevano superare metropolitane che rurali (come i rumeni) mentre per vivere nella società ospitante con gli stessi di- alcuni si concentrano principalmente nelle aree ritti degli autoctoni dipendevano dalle caratteristi- urbane e metropolitane (come i cinesi e i fi lippi- che interne al gruppo etnico: lo status socioecono- ni) (Fig. 1). mico e la classe sociale d’appartenenza. Le ricer- Primo gruppo nazionale straniero in Italia per che attuali dimostrano, invece, con la differential numero di residenti (968.576 individui pari al incorporation theory, come il processo d’inserimen- 21,2% degli stranieri regolarmente residenti al to dipenda prepotentemente anche dalle forze 2011) (Caritas/Migrantes, 2011), i rumeni sono esterne, forze imposte dalla popolazione ospitante praticamente presenti lungo tutta la Penisola an- (gruppo dominante), che attuano discriminazioni che se con maggiori accentuazioni nel Centro- in base all’appartenenza etnica e al colore della nord. Oltre a risiedere nei maggiori capoluoghi, pelle (Darden, Cristaldi, 2012). nelle principali città della costa e delle pianure, sono signifi cativamente presenti anche lungo la dorsale appenninica e nelle zone rurali, dove 2. L’attrazione metropolitana rappresentano linfa vitale e possibile elemento di valorizzazione per i sistemi rurali e montani mar- La forte concentrazione di attività economiche ginali. e di opportunità lavorative presenti negli ultimi I cinesi, invece, pur costituendo la quarta comu- decenni nelle aree metropolitane italiane, al pari nità straniera per consistenza numerica (209.934 di quanto si è registrato all’estero, hanno costituito individui pari al 4,6%), si concentrano soprattutto un fattore d’attrazione per gli immigrati stranieri in alcune aree del Paese, privilegiando i maggiori residenti in Italia. Soprattutto Roma e Milano han- centri metropolitani e urbani (tra i quali Milano, no a lungo rappresentato le maggiori destinazioni Torino, Treviso, Padova, Firenze, Prato, Roma, Na- per la manodopera straniera (Società Geografi ca poli, Bari). Italiana, 2003) ma, negli ultimi anni, tale primato Interessante notare il “vuoto” intorno alla capi- si va assottigliando in virtù di una maggiore dif- tale: i cinesi si localizzano signifi cativamente nel fusione residenziale degli stranieri anche in aree comune di Roma e sono quasi assenti nei comu- urbane e rurali. ni dell’area metropolitana romana, in contrasto Le strategie residenziali variano notevolmente con quanto si sta registrando negli ultimi anni in base al gruppo nazionale di appartenenza: alcu- per molte altre comunità (Cristaldi, 2010, Cri-

Fig. 1. Cittadini rumeni e cinesi residenti per Provincia al 31.12.2009 (in v.a.). Fonte: Elaborazione su dati Istat.

18 AGEI - Geotema, 43-44-45 sci, 2010). Concentrati nelle attività di ristorazio- dito. Molte famiglie immigrate hanno cominciato ne e commerciali, i cinesi tendono a distribuire a spostarsi anche nelle periferie più marginali, più le loro residenze romane nel quartiere centrale lontane e degradate, andando a disegnare uno dell’Esquilino e nel settore orientale della capita- spazio frammentato in cui i nuovi poveri si sono le (Cristaldi e Lucchini, 2007; Mudu, 2007, 2006, contrapposti ai nuovi ricchi. 2003), senza andare ad occupare capillarmente le Per questa strada nei quartieri più popolari del frange metropolitane. tessuto urbano, e recentemente anche in alcune Le diverse logiche territoriali attuate dalle col- periferie, si concentrano individui soli e famiglie lettività straniere indicano la compresenza di vari straniere, che devono condividere i pochi servizi gruppi in molte aree del Paese ma, qualora si disponibili con le famiglie italiane, contenden- ponesse in rapporto la consistenza numerica dei dosi, tra l’altro, i posti negli asili pubblici e gli in- gruppi all’universo totale degli stranieri si evince- terventi degli assistenti sociali. Nelle periferie di rebbero signifi cative strategie spaziali che portano molte città si concentra la povertà e s’innescano ad una sorta di “specializzazione etnica” di alcune problemi di convivenza che rischiano di creare aree. Come a dire che più che uno spazio misto, problemi di ordine pubblico. nel quale convivono equamente diverse etnie, si A Roma, ad esempio, il quartiere che ha accol- tendono a realizzare zone di concentrazione etni- to per primo le maggiori concentrazioni di immi- ca per le quali si arriva, in alcuni casi, alla presenza grati è il quartiere centrale dell’Esquilino, situato delle Chinatown, delle Arabtown, delle Bangladeshi- a ridosso della stazione ferroviaria, composto da town o delle Little India, per citare solo alcune delle edifi ci di media altezza e da viali ortogonali che note concentrazioni presenti nei contesti urbani si dipartono dalla piazza centrale. Nel quartiere internazionali. umbertino, costruito alla fi ne del 1800 per ospi- Nel presente contributo si analizzerà principal- tare il ceto impiegatizio della capitale, nel secolo mente il comportamento spaziale del gruppo ci- scorso operava una delle poche industrie di Roma, nese in alcune città italiane e straniere al fi ne di la Centrale del Latte. Le diffi coltà di approvvigio- evidenziare diversi problemi che derivano da tali namento della materia prima dalla campagna ro- localizzazioni e alcune soluzioni proposte a livello mana e di diffusione del prodotto fi nito relativi amministrativo. proprio alla localizzazione nel centro cittadino, hanno costretto l’azienda a spostarsi in un’area non troppo urbanizzata posta al limite dell’anello 3. Al centro del sistema metropolitano stradale che circonda la città (Grande Raccordo Anulare). La presenza di edifi ci fatiscenti o abbandona- L’abbandono degli edifi ci centrali, la mancanza ti all’interno dei centri storici della città centrale di cura e il trascorrere del tempo hanno creato una dei sistemi metropolitani, accentuata dalla delo- situazione di fatiscenza per cui il vecchio spazio in- calizzazione dei processi produttivi registrata nei dustriale è stato via via occupato da italiani senza decenni passati, ha offerto ricovero o abitazioni fi ssa dimora e da immigrati a basso reddito (stessa a basso costo alla popolazione di prima immigra- sorte è toccata al limitrofo pastifi cio “La Pantanel- zione, creando negli anni una concentrazione di la”). La diversa destinazione d’uso ha permesso povertà. Situati spesso nei pressi delle stazioni fer- per alcuni anni la residenza a decine e decine di roviarie, i centri più fatiscenti sono stati via via ab- immigrati cominciando a connotare l’intero quar- bandonati dalla popolazione a reddito medio (che tiere come un’area occupata da individui stranieri si è rivolta ad altri quartieri con maggiori qualità a basso reddito. Gli italiani benestanti hanno ab- ambientali e servizi) lasciando in situ la popolazio- bandonato le loro abitazioni per quartieri miglio- ne più anziana e a reddito basso, alla quale si è an- ri lasciando subentrare abitanti appartenenti alla data affi ancando la popolazione straniera a basso fascia più svantaggiata della popolazione. Il quar- reddito. Gli stranieri a reddito alto, invece, hanno tiere ha cominciato ad accogliere immigrati prove- da subito preferito altre localizzazioni, magari cen- nienti dalla Cina, dal Bangladesh e dalle Filippine, trali ma caratterizzate da quartieri storici a grande ai quali si sono affi ancati negli anni immigrati di prestigio, oppure più decentrate. Le donne immi- numerose altre etnie (Mudu, 2003; Cristaldi, Luc- grate, spesso occupate in attività di cura e assisten- chini, 2007). za alle famiglie italiane a reddito medio-alto, sono I cinesi che sono arrivati hanno dapprima riem- presenti anche nei quartieri caratterizzati da edifi - pito gli interstizi del quartiere Esquilino, ne hanno ci non troppo elevati e di buona fattura, quartieri successivamente oltrepassato i confi ni e hanno at- che invece espellono i nuclei stranieri a basso red- tualmente caratterizzato i vicini quartieri orientali

AGEI - Geotema, 43-44-45 19 (a partire dal Pigneto) allungandosi radialmente Immobiliari, 2012). Secondo una valutazione di verso il Grande Raccordo Anulare, arteria stradale Scenari Immobiliari negli ultimi 5 anni gli immigra- di forma circolare che differenzia l’area interna a ti hanno comprato oltre 600mila alloggi, per una forte densità abitativa e l’area esterna, spesso sfran- somma totale di circa 70 miliardi di euro e con giata, lungo la quale si alternano spazi rururbani e una spesa media per l’acquisto di un alloggio pari quartieri popolari ad alta densità. Analizzando la a 110.000 euro (2012). variazione percentuale dei cinesi residenti all’in- I cinesi partecipano molto attivamente alle com- terno in ogni singola zona urbanistica dal 1998 al pravendite: nel 2011 hanno realizzato il 12,4% de- 2004 (anni di maggior intensità di fl ussi), si nota gli acquisti immobiliari, rappresentando da questo che, a partire dalle zone dove sono concentrati in punto di vista uno dei gruppi etnici più attivo. La maggior numero, le nuove iscrizioni si sono poi loro partecipazione al mercato immobiliare, più espanse in prevalenza nelle zone orientali limitro- spesso regolare ma a volte al di fuori delle regole, fe al quartiere centrale dell’Esquilino, fi no a rag- contribuisce ad alimentare la mappa della paura giungere i quartieri periferici posti oltre il Grande che si diffonde nella pubblica opinione (Oriani, Raccordo Anulare, dove gli alti palazzi di edilizia Staglianò, 2008). popolare ospitano anche molti immigrati, soli o Studi effettuati tra gli agenti immobiliari e i pro- con le famiglie, provenienti dall’Africa settentrio- prietari degli appartamenti, hanno ampiamente nale e dall’Est europeo (Fig. 2). dimostrato l’esistenza di discriminazioni etniche nei confronti della casa. Una recente ricerca ha verifi cato “l’indisponibilità di una parte dei pro- 4. La condizione abitativa e le forme di discrimi- prietari a concedere loro una casa in affi tto” (Bal- nazione dini, Federici, 2010). Spesso, nel caso dell’affi tto, agli immigrati si chiede di pagare di più: mensilità Tutti gli stranieri presenti sul suolo italiano si più alte e caparre maggiorate (“tanto per essere devono confrontare con le problematiche con- rassicurati sulle fughe o sui danneggiamenti” han- nesse al mercato immobiliare. La maggior parte no dichiarato alcuni proprietari). Poiché i salari degli immigrati si rivolge al mercato degli affi tti di molti stranieri sono bassi, e anche per rispon- (62,8% al 2011) ma ormai anche molti stranieri dere alle domande economiche dei proprietari, acquistano l’appartamento (18,2% del totale delle una buona percentuale degli immigrati fi nisce per compravendite annuali), costituendo quindi linfa condividere la casa e le spese con altri connazio- vitale per il mercato immobiliare italiano che, ne- nali. È cronaca la scoperta di decine d’immigrati gli ultimi anni, è stato investito dalla crisi (Scenari che abitano in un solo appartamento pagando ci-

Esquilino

Fig. 2. Variazione percentuale dei residenti cinesi negli anni 1998-2004 nelle zone urbanistiche del Comune di Roma. Fonte: Cristaldi, Lucchini, 2007.

20 AGEI - Geotema, 43-44-45 Fig. 3. Provenienza degli acquirenti degli immobili di cittadinanza non italiana (in %) sul totale degli acquisti in Italia del 2012. Fonte: Elaborazione dati Scenari Immobiliari 2012. fre esorbitanti per l’uso temporaneo di un letto. te degli immigrati, sempre più stranieri diventano Le forme di discriminazione, i costi che lievita- essi stessi agenti immobiliari. no rapidamente e la mancanza di lavoro continua- I cinesi, pur rappresentando uno dei maggiori tivo, portano molti immigrati a dover condividere gruppi stranieri coinvolti nella compravendita di lo spazio “affi ttato” fi no a raggiungere situazioni di abitazioni, si rivolgono quasi esclusivamente alle sovraffollamento oltre il limite della legalità. Nel agenzie gestite dai connazionali laddove presenti. 2007 un reportage de La Repubblica denunciava la Uno stereotipo vuole che i cinesi acquistino gli im- presenza di circa 60 immigrati in un appartamento mobili solo in contanti, riciclando denaro sporco. di 150 mq nel quartiere romano del Pigneto. Esi- Ma l’interessante indagine di Oriani e Staglianò stono anche gli affi tti “a testa” o “a cuscino”, con i (2008) ha ampiamente dimostrato come la persi- quali l’affi ttuario riesce a speculare enormemente stenza di certi stereotipi non sia congruente con (Licata, 2008), così come si verifi cano molti casi la realtà. Le diverse abitudini culturali dei cinesi di stranieri che affi ttano un appartamento a titolo indicano nella solidarietà di gruppo uno degli ele- personale e poi lo subaffi ttano ad altri stranieri. menti di forza dell’intera comunità. Soprattutto Anche le ricerche effettuate dalla scrivente ne- attraverso i doni in denaro ricevuti durante le noz- gli USA, svolte nell’ambito dell’accordo bilatera- ze le coppie possono acquistare un’abitazione ed le tra l’Università di Roma Sapienza e la Michigan entrare a far parte di quella comunità solidale alla State University, per studi comparativi sul fenome- quale risponderanno appena possibile con regali no dell’immigrazione straniera, hanno dimostrato in denaro agli altri appartenenti. In questo modo la presenza di forme di discriminazione nei con- i cinesi possono acquistare gli immobili, anche in fronti degli acquirenti immigrati e delle persone contanti, avvalendosi, molto spesso, dell’interme- di colore. diazione di un connazionale. Se alcuni Autori ritengono che la segregazione E proprio il ricorso all’intermediazione del con- sia un fenomeno temporaneo che coinvolge gli nazionale infl uisce sulla localizzazione delle resi- immigrati solo nella prima fase d’insediamento, le denze e delle attività economiche, perché il raggio discriminazioni etniche registrate nel mercato im- d’azione dell’agente si rivolge principalmente ad mobiliare, ad esempio, sia per quanto riguarda gli un’area specifi ca e tenderà a privilegiare sempre affi tti che gli acquisti, confermando la persisten- quella fi nendo per richiamare in zona immigrati za di fenomeni di segregazione residenziale per provenienti dalla stessa nazione. gli immigrati, sembrano dare ragione, invece, ai A Roma, ad esempio, è proprio a seguito dell’in- ricercatori che ritengono che alcuni ostacoli alla tervento di un agente immobiliare cinese presen- mobilità sociale siano permanenti (Darden, Ka- te in Italia da molti anni che si deve interpretare mel, 2000). la concentrazione di attività economiche nella Per rispondere all’esigenza di un’intermedia- zona periferica di Via dell’Omo, una traversa della zione a costi contenuti, magari effettuata nella lin- Via Prenestina nei pressi del Raccordo Anulare. gua d’origine, e alla consistente domanda da par- L’agente immobiliare, entrato in contatto alcuni

AGEI - Geotema, 43-44-45 21 decenni addietro con la famiglia italiana proprie- Il mercato torinese è movimentato in misura taria d’innumerevoli capannoni industriali ormai preponderante da etnie provenienti dall’Euro- dismessi (realizzati al di fuori del piano regolatore pa dell’Est (65%, di cui circa la metà romeni) e, nei decenni precedenti come forma di specula- in misura decisamente minore dai Nord-africani zione), ha avviato un processo d’intermediazione (marocchini ed egiziani, per l’11%). Peruviani e che ha portato decine e decine d’imprese cinesi cinesi concorrono per poco più del 7% mentre i nell’area, spiegando così la forte concentrazione lavoratori provenienti dall’Africa occidentale con- spaziale delle attività economiche e la contestuale corrono solo con il 5% del totale delle compraven- assenza delle abitazioni. dite provinciali. Le agenzie gestite da cinesi si concentrano nel- le aree metropolitane e soprattutto nei quartieri in cui abitano già molti altri connazionali. 5. I cinesi nel processo di gentrifi cation Nell’area metropolitana romana al 2009 eser- citano più di 300 agenzie immobiliari con pro- Le Chinatown ampiamente consolidate all’este- prietario nato all’estero con una concentrazione ro prendono sempre più forma anche a Roma e a maggiore nel Comune di Roma. Il 33% di queste Milano, nonostante le dimensioni di queste aggre- agenzie opera oggi in provincia, in special modo gazioni residenziali si differenzino ancora profon- nei Comuni della prima cintura a confermare un damente da quelle di più lunga realtà delle altre recente fenomeno del decentramento residenzia- capitali europee ed americane. le degli stranieri per il quale ormai le città centrali Nelle Chinatown italiane, a differenza di quanto delle aree metropolitane perdono potere attratti- si registra in molte altre capitali, anche se i cinesi vo nei confronti delle corone. formano la nazionalità più numerosa, lo spazio del A Milano, ad esempio, già da più di vent’anni quartiere è condiviso tra varie nazionalità. La mag- operano alcune agenzie con imprenditori cinesi gior parte delle attività economiche sono orienta- (foto 1). te al settore del commercio: le insegne dei negozi Gli acquirenti sono soprattutto gli immigrati sono in idiomi cinesi, le merci sono chiaramente presenti in Italia da più anni. I romeni, i cinesi e gli riconoscibili, gli addetti dei negozi appartengono individui provenienti dall’Asia meridionale (india- alla nazionalità cinese. ni, bengalesi, cingalesi e pakistani) rappresentano A Milano la comunità cinese di via Paolo Sarpi, i gruppi nazionali maggiormente coinvolti nelle zona centrale posta a ridosso della stazione Gari- compravendite. A Roma i gruppi più coinvolti ne- baldi, lavora nei negozi al dettaglio e all’ingrosso gli acquisti degli immobili sono i romeni (con il che si susseguono lungo la strada tagliata orto- 21% del totale), i cinesi (16%) e i fi lippini e tale gonalmente da altre vie anch’esse caratterizzate comportamento è legato all’anzianità migratoria dall’allineamento di attività cinesi. dei tre gruppi nazionali. Una grande componen- Anche a Roma, come si nota dalla carta delle te del mercato immobiliare attivo nel capoluogo attività economiche gestite dai cinesi (Foto 4), i e nella Provincia è formata dalle altre collettività negozi si allineano, a volte senza soluzione di con- provenienti dall’Asia meridionale. A Milano, a differenza di quanto individuato per la capitale, il mercato urbano è movimentato soprattutto dai lavoratori d’origine Nord-africana (egiziani, marocchini e tunisini), che con il 28% delle compravendite sopravanzano le comuni- tà Sud-americane (peruviani ed ecuadoregni) (20%). Cinesi e fi lippini, da parte loro, sostengo- no circa il 13% degli scambi rimanendo comun- que al di sotto del contributo degli immigrati pro- venienti dall’Est-Europa. Questi ultimi hanno il sopravvento sulle altre collettività nei Comuni di cintura anche se qui, negli ultimi anni, risiedono molti africani. I Nord-africani alimentano il 22% degli scambi di abitazione e recentemente si regi- stra un sensibile aumento degli acquisti da parte degli immigrati provenienti dall’Africa occidenta- Foto 1. Milano, 2011. Annuncio immobiliare proposto da le (in prevalenza senegalesi). un’agenzia immobiliare cinese di via Paolo Sarpi (foto F.C.).

22 AGEI - Geotema, 43-44-45 tinuità, lungo alcune arterie stradali nel settore zione pubblica (e qui si sottolinea il ruolo fonda- centro-orientale della città, creando un impatto a mentale delle politiche nella strutturazione dello forte valenza visiva (Cristaldi, Lucchini, 2007; Cri- spazio), attivano (in alcune città da decenni, in al- staldi 2005). tre solo da alcuni anni) processi di ristrutturazio- La convivenza con il vicino cinese da parte de- ne e di recupero delle aree interne, fatiscenti e de- gli italiani non è sempre facile: in alcuni casi gli gradate, spingendo all’esterno gli immigrati (col- stranieri orientali vengono accettati e in altri con- pevolizzati spesso nei mass-media e da una frangia trastati. Le interviste realizzate tra gli abitanti delle dell’opinione pubblica di essere l’unica causa del due aree metropolitane hanno infatti evidenziato degrado del quartiere). Enfatizzando la localizza- reazioni contrastanti. zione centrale dei nuovi e moderni appartamenti Alcune interviste hanno sottolineato come no- gli imprenditori attirano nuova popolazione a red- nostante i negozi cinesi abbiano scalzato e sop- dito medio-alto. piantato i negozi italiani molti abitanti abbiano ac- Il processo di gentrifi cation in atto nelle maggio- cettato la trasformazione urbana portando avanti ri città italiane, iniziato nel Nord ed evidenziatosi una convivenza pacifi ca, mentre altre hanno mes- successivamente anche al Centro-Sud ma con anni so in evidenza l’importante e necessario lavoro dei di ritardo rispetto alle più grandi metropoli mon- comitati cittadini contro l’invasione cinese. diali, rappresenta una nuova forma di mobilità Le notizie veicolate dai mass-media hanno inve- per la cittadinanza: fasce marginali di popolazione ce quasi esclusivamente parlato di una popolazio- (anziani ed immigrati) vengono sostituite da altra ne insoddisfatta, sempre in tensione a causa delle popolazione a reddito medio-alto, in genere indi- frequenti risse e regolazioni di conti effettuate tra vidui ad alta qualifi cazione, che preferisce ritorna- i membri della comunità cinese. re al centro della città e al centro della cultura che Le polemiche giornalistiche e politiche han- anima la città stessa. E ai poveri e agli immigrati, no probabilmente avuto anche un ruolo nell’an- così come ad altre categorie sociali, non resta che damento del mercato immobiliare dell’area spostarsi in altre zone della città (spesso nelle peri- dell’Esquilino e di via Paolo Sarpi perché alla pre- ferie), in un gioco senza fi ne, per il quale gli spazi senza cinese si è legato un decremento del valore vengono creati, bonifi cati, colonizzati, abitati, usa- degli immobili (di cui molti vecchi e fatiscenti). ti, vissuti, abbandonati, rivissuti. Negli ultimi anni si è assistito ad un intervento Attualmente la milanese via Paolo Sarpi è stata pubblico e privato sugli immobili della zona attra- pedonalizzata (rendendo diffi cili le attività com- verso i quali si è avviato un processo di risanamen- merciali che necessitano di molte operazioni di to degli edifi ci e di riqualifi cazione delle due aree carico-scarico delle merci), ospita delle piccole urbane. aiuole allungate che danno un senso prospettico, Interventi speculativi privati e dell’amministra- ed è caratterizzata da edifi ci ristrutturati e signo-

Fig. 4. Distribuzione di attività eco- nomiche gestite da titolari (e soci) nati in Cina nel territorio del Co- mune di Roma (dati al 9/2/2005). • = Impresa cinese. Fonte: Cristaldi, Lucchini, 2007.

AGEI - Geotema, 43-44-45 23 Foto 2 e 3. Milano, 2011, via Paolo Sarpi. Immobile in via di ristrutturazione e pubblicità dell’intervento di “recupero” urbanistico (foto F.C.). rili (foto 2 e 3). I negozi cinesi si alternano con tendono però a mimetizzarsi più facilmente nello negozi tradizionali italiani. Un’agenzia immobi- spazio pubblico, come la comunità fi lippina, occu- liare italiana propone appartamenti rifi niti all’in- pata in prevalenza nel settore domestico (Cristal- terno di un insieme di edifi ci precedentemente di, 2006; Darden, Cristaldi, 2011). “fatiscenti” ed ora fi nemente ristrutturati mentre A Roma, per contenere l’espansione dei ne- alcune agenzie immobiliari cinesi propongono ap- gozi all’ingrosso nelle aree centrali (gestiti quasi partamenti e negozi per cifre anche considerevoli esclusivamente da cinesi), sono state emanate in zona Sarpi. normative per tutelare gli esercizi tradizionali del Le rivolte dell’aprile 2007, durante le quali la centro storico impedendo, di fatto, il commercio comunità cinese è scesa in strada per reagire alle all’ingrosso. L’Amministrazione ha emanato, già forme di controllo attuate dalla pubblica ammi- sul fi nire degli anni 1990, una cospicua produzio- nistrazione (che sembravano essere chiaramente ne normativa (Delibere Comunali e in qualche discriminatorie), hanno offerto anche in questo caso anche Leggi Regionali) per la «salvaguardia caso ai mass media materiale attraverso il qua- del centro storico della città». Questi provvedimenti le alimentare la mappa della paura (Cologna, e soprattutto quelli apparsi a partire dall’anno 2008). Una concertazione tra la comunità cinese 2000, hanno limitato il commercio all’ingrosso nel e l’amministrazione comunale ha delocalizzato quartiere con il preciso obiettivo di «riqualifi care il parte delle attività all’ingrosso in altre zone ma commercio e l’artigianato nel rione Esquilino e nelle aree l’immagine della Chinatown meneghina è rimasta adiacenti». la stessa. In realtà la comunità cinese, benché sia Il Comune, congiuntamente alle norme re- particolarmente visibile nell’area per le insegne, strittive sul commercio all’ingrosso, ha inoltre per le frenetiche attività di carico-scarico merci, introdotto una serie di normative che riguardano per i molti cinesi che s’incontrano per le strade il divieto di apertura di nuove attività nel settore del quartiere Canonica-Sarpi, è distribuita anche dell’abbigliamento, delle calzature, delle pellette- in altre aree del territorio milanese, perché degli rie e della bigiotteria (settori merceologici ampia- oltre 14.000 cittadini cinesi iscritti all’anagrafe mi- mente utilizzati dai cinesi) e «forme di incentivazioni lanese al 31.12.2006, solo meno del 10% viveva nel delle attività tradizionali operanti da almeno quindici quartiere. anni nello stesso genere merceologico», i cosiddetti «Ne- Proprio in virtù dell’alta concentrazione resi- gozi Storici»2, per cercare di limitare i frenetici cam- denziale in specifi che zone della città e soprattutto biamenti che stanno avvenendo all’interno del in base al tipo di economia che la comunità cinese quartiere e per tutelare le attività più tradizionali ha organizzato nel territorio, la sua visibilità risul- (alimentari e librerie). Dal momento che svariati ta notevolmente accentuata, anche rispetto ad al- negozi etnici proponevano merci ovviamente non tre collettività più numerose in valori assoluti, che in linea con la tradizione locale, molti sono stati

24 AGEI - Geotema, 43-44-45 indotti a chiudere o a spostarsi in altre zone della siano contenuti, non ci siano troppi problemi di città (Cristaldi, Lucchini, 2007; Cristaldi F., 2006; traffi co e non si presentino problemi di pressione Mudu, 2003). “etnica” sulla popolazione locale. Il commercio all’ingrosso è stato, in ogni caso, Nella capitale, ad esempio, attraverso la fi rma bandito dai rioni storici della città e tale divieto ha di un protocollo d’intesa tra la pubblica ammi- inciso, soprattutto, sulla comunità cinese. Alcuni nistrazione e la comunità cinese, si è tentato di negozi, che prima fungevano da luoghi di espo- spostare gli esercizi all’ingrosso situati nel centro sizione e anche di stoccaggio della merce, hanno verso l’area periferica di Commercity , nei pressi subìto una trasformazione e si sono orientati, for- dell’aeroporto internazionale di Fiumicino, una malmente, al commercio al dettaglio, anche se in zona realizzata negli anni ’90 proprio per facilita- realtà molti sono utilizzati come showroom per gli re questo tipo di attività. acquirenti che poi riceveranno le merci immagaz- zinate in zone più periferiche (foto 4). La stabilizzazione delle comunità e il loro in- 6. Dalle aree centrali ai margini dei sistemi serimento nel tessuto produttivo italiano induce metropolitani anche la costruzione d’interi edifi ci da parte degli imprenditori stranieri stessi in alcune zone della Come precedentemente evidenziato, in Ita- periferia, come nell’area di Via dell’Omo, a ridos- lia, i cinesi risiedono in massima parte nelle più so del Grande Raccordo Anulare, l’arteria a forte grandi aree metropolitane centro-settentrionali scorrimento che corre intorno alla città e permet- mentre sono ancora poco presenti nelle aree ru- te il collegamento con le autostrade. Attraverso rali e marginali. Una forte concentrazione extra- l’unione di più imprenditori o la creazione di asso- metropolitana è rinvenibile nell’area di Prato, ciazioni, gli stranieri diventano loro stessi costrut- dove sono ampiamente visibili i segni delle attività tori e realizzano edifi ci del tutto uguali a quelli già economiche prevalenti (settore del tessile e della presenti sul territorio dai quali si differenziano, in moda). In Provincia di Prato si susseguono capan- alcuni casi, solo per gli idiomi delle insegne. noni industriali e piccoli centri commerciali cinesi Le pubbliche amministrazioni locali, nella ge- che sembrano ricreare, a scala ovviamente ridotta, stione del territorio e nelle sue forme di segrega- i più grandi centri commerciali cinesi rinvenibili zione etnica, hanno generalmente perseguito due in altre aree dei Paesi ad economia avanzata. Tali strategie: spostare le attività commerciali all’in- centri, indirizzati soprattutto alla popolazione grosso semplicemente spingendole fuori dei quar- cinese ma ormai anche ad acquirenti di altre na- tieri centrali o invece indirizzarle verso specifi che zionalità, vengono costruiti ai margini delle aree aree periferiche delle aree metropolitane, in quel- metropolitane statunitensi e canadesi, per rispon- le aree di poco pregio nelle quali i costi del suolo dere alle necessità della popolazione cinese che si

Foto 4. Roma, 2011, entrata di un magazzino cinese situato nell’area periferica orientale di via dell’Omo (foto F.C.).

AGEI - Geotema, 43-44-45 25 è spostata nelle aree periferiche lasciando le aree A Toronto, ad esempio, ai piccoli negozi stori- centrali delle Chinatown (in parte rioccupate da ci situati nella Chinatown centrale si affi ancano i altre comunità di nuova immigrazione con il noto centri commerciali moderni dei quartieri metro- fenomeno già evidenziato dalla Scuola di Chicago politani recenti. Centri commerciali eleganti, ric- della successione etnica). chi di merci variopinti e cibi orientali diretti so- Negli USA, a partire dall’abrogazione dell’Im- prattutto alla comunità cinese residente nell’area migration Act del 1965, sono arrivate migliaia di (foto 6). nuovi immigrati che sono andate a risiedere nelle Anche entrare nella centrale Chinatown di Lon- Chinatown già presenti nelle maggiori città statu- dra signifi ca oggi varcare la soglia di un mondo or- nitensi facendole crescere ben oltre i limiti ter- mai “museifi cato” per immergersi in un contesto ritoriali precedenti. A New York, ad esempio, la variopinto e chiassoso in cui troneggiano lampade Chinatown si è così espansa, fagocitando una parte arancioni, insegne cinesi, punti vendita di gior- della vicina Little Italy ed è andata, nel tempo, tra- nali cinesi (foto 7). L’appartenenza spaziale alla sformandosi ulteriormente, lasciando in ogni caso comunità cinese è evidente dai segni, dai colori, ancora grande visibilità ai segni materiali della cul- dai prodotti in vendita, dall’appartenenza etnica tura cinese. dei presenti, ma la comunità risiede ormai in altri Le comunità cinesi nord-americane hanno or- quartieri. mai travalicato i confi ni dei quartieri centrali che Attualmente molti quartieri “etnici” presenti storicamente li hanno accolti (foto 5) e hanno nelle maggiori aree metropolitane internazionali dato forma a nuovi spazi etnici anche in quartieri (come anche le Little Italy) hanno più la funzio- più periferici della città. ne di folclore turistico e di memoria culturale Nelle maggiori città nord-americane (ma anche che non la funzione residenziale. Utilizzando il nord-europee), infatti, nel corso di pochi decenni linguaggio scientifi co della sociologia visuale, Je- si sono osservate forme di espansione residenzia- rome Krase, studiando le Little Italy, afferma che le ed economica da parte della comunità cinese molte di queste sono ormai solo un parco d’attra- per cui oggi si contano numerosi quartieri cinesi zione etnica (Krase, 2004, 2006), in quanto gli ita- situati nelle frange semiperiferiche o periferiche liani non risiedono più in quei quartieri mentre degli aggregati urbani dove si ergono i nuovi cen- ne sono rimaste le attività economiche e associati- tri commerciali cinesi. ve (ristoranti e club). Anche nel caso di molte China- town localizzate nelle aree centrali delle città si è ormai in presenza più di zone “turistiche” che non di veri e propri quartieri monoetnici, perché le attività economiche pro- priamente dirette alla comunità ci- nese sono ormai più che altro loca- lizzate in altre zone urbane. Il “fascino etnico” sprigionato dai quartieri cinesi spinge ormai alcuni cittadini (tra i quali anche alcuni cinesi stessi) a proporre alle amministrazioni locali non una de- localizzazione delle attività produt- tive quanto, al contrario, una valo- rizzazione del quartiere in chiave turistica (Cologna, 2008). Nell’ipotesi in cui le amministra- zioni locali o le associazioni cinesi stesse procedessero ad interven- ti urbanistici con la costruzione

Foto 5. Chicago, 2007, Chinatown (foto F.C.).

26 AGEI - Geotema, 43-44-45 Foto 6. Toronto, 2007, interno del centro commerciale cinese Pacifi c Mall localizzato nell’area metropolitana (foto F.C.).

Foto 7. Londra, 2009, China- town (foto F.C.).

“post” di elementi identitari, si attuerebbe un vero alla concentrazione del centro urbano risponde e proprio processo di museifi cazione dello spazio l’estraneità delle periferie. etnico nel quale trionferebbe la spettacolarizzazio- Se nei primi periodi d’immigrazione i fl ussi ne urbana (Minca, 2005). stranieri si sono diretti in maggior parte verso i core metropolitani, col passare del tempo, quando le comunità sono cresciute, sono nati quartieri “sa- 7. Conclusioni telliti” nelle aree periferiche Questi nuovi quartie- ri etnici situati nelle periferie, gli ethnoburbs (con- La localizzazione delle residenze e delle attività trazione di ethnic suburbs, periferie etniche), sono gestite dagli imprenditori stranieri dimostra ormai presenti comunità straniere ormai strutturate an- chiaramente come non sia più possibile pensare che da un punto di vista socio-economico. ad un sistema dualistico centro-periferia, in cui L’esperienza italiana, però, mette in evidenza

AGEI - Geotema, 43-44-45 27 la frammentazione dello spazio metropolitano e Cristaldi F., «Luci e ombre nello spazio urbano della Capitale urbano e l’assenza di veri e propri ghetti, in quan- a seguito dell’immigrazione: la segregazione residenziale e l’imprenditoria», Affari sociali internazionali, 4, 2006, pp. to la presenza straniera negli spazi individuati non 145-153. è comunque esclusivamente monoetnica, perché Cristaldi F., «L’imprenditoria cinese a Roma», in CCIAA e Cari- vi risiedono popolazioni appartenenti a numerosi tas di Roma (a cura di), Osservatorio Romano sulle Migrazioni. gruppi nazionali. Nelle città italiane ancora non Rapporto 2005, Roma, 2005, pp. 111-113. Cristaldi F., «Roma città plurale: dal diritto alla casa alla segre- si osservano le concentrazioni etniche storica- gazione spaziale degli immigrati», Geotema, 23, 2004a, pp. mente consolidate negli USA, nel Canada, nella 16-25. Gran Bretagna o nella Francia perché l’esistenza Cristaldi F., «The settlement pattern of immigrants: from the di vestigia storiche, la scarsa presenza di centri metropolitan area to the inner city of Rome», in Wastl- Walter D., Staeheli L.A., Dowler L. (eds), Rights to the city, industriali prima abbandonati e poi delocalizzati, IGU-Home of Geography Publication Series, vol. 3, Società l’apparizione dell’immigrazione di massa in tem- Geografi ca Italiana, Roma, 2004b, pp. 155-168. pi recenti, fa piuttosto registrare piccole concen- Cristaldi F., «Roma: la «dimensione» della modernità», in Ca- trazioni etniche soprattutto a livello di isolati o di puzzo E. (a cura di), La città capitale tra mito e realtà (XVIII- XXI secolo), Napoli, ESI, 2003, pp. 53-65. palazzi. Cristaldi F., «Multiethnic Rome: toward residential segrega- Le politiche urbane, il mercato immobiliare, tion?», GeoJournal, 58, 2002, pp. 81-90. il contesto sociale e la localizzazione delle attività Cristaldi F., Lucchini G., «I Cinesi a Roma: una comunità di economiche negli ultimi anni stanno spingendo ristoratori e commercianti», Studi Emigrazione, 165, 2007, pp. 197-218. gli stranieri fuori dalle maggiori città, indirizzan- Darden J.T., Cristaldi F., «Immigrants and Residential Segrega- doli verso le periferie metropolitane o nelle città tion», in Gold S.J., Nawyn S.J. (eds.), International Handbook medio-piccole cercando quasi sempre di concen- of Migration Studies, London, Routledge, 2012, pp. 202-214. trarli in alcuni spazi “dedicati”. La recente espe- Darden J.T., Cristaldi F., «The impact of Immigration Policies on Transnational Filipino Immigrant Women: A Compari- rienza delle rivolte di Londra e di Parigi, per le son of Their Social and Spatial Incorporation in Rome and quali stranieri ormai naturalizzati, appartenenti Toronto”, Journal of Urban History, 2, 2011, pp. 1-16 (versio- anche a terze e quarte generazioni hanno violen- ne elettronica) e vol. 37, n. 5, pp. 694-709. temente espresso tutto il loro disagio, sembrano Darden J.T., Kamel S.M., «Black Residential Segregation in the indicare una strada da non percorrere, perché la City and Suburbs of Detroit, Does Socioeconomic Status Matter?», Journal of Urban Affairs, 22, 2000, pp. 1-13. netta divisione degli spazi urbani, con la concen- Krase J., «Seeing Ethnic Succession in Little Italy: Change de- trazione di alcuni individui negli spazi marginali spite Resistance”, Modern Italy, 11, 2006, n. 1, pp. 79-95. della povertà, della disoccupazione, dell’abbando- Krase J., Italian Americana, vol. XXII, n. 1, 2004, pp. 17-44. no scolastico, dell’assenza di servizi e di infrastrut- Licata D., “La condizione abitativa: dolce amara casa”, in Idos/ Caritas di Roma, Le condizioni di vita e di lavoro degli immigrati ture e di scarse opportunità lavorative possono nell’area romana, Roma, Idos, 2008. portare alla diffi cile convivenza e alla rivolta della Minca C., Lo spettacolo della città, Padova, Cedam, 2005. popolazione, sia essa alloctona o autoctona. Mudu P., "The people’s food: the ingredients of ‘‘ethnic’’ hi- erarchies and the development of Chinese restaurants in Rome", GeoJournal 68, 2007, 195-210. Mudu P., “Patterns of segregation in contemporary Rome”, Bibliografi a Urban Geography, vol. 5, n. 27, 2006, pp. 422-440. Mudu P., Gli esquilini: contributi al dibattito sulle trasformazioni nel Baldini M., Federici M., «Non si affi tta agli immigrati», La Voce, rione Esquilino dagli anni settanta al duemila, in Morelli R., 30 luglio 2010. 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(a cura di), Dove 1 Il tema è stato discusso dalla scrivente alla XXXIII Conferen- fi nisce il mare. Scritti per Maria Luisa Gentileschi, Cagliari, San- za AISRe a Roma 13-15 settembre 2012. dhi, 2010, pp. 139-150. 2 Delib. C.C. n. 187/03. Art. 18.

28 AGEI - Geotema, 43-44-45 Francisca Cukjati

Nuovi attori e processi di riterritorializzazione in ambiti urbani degradati: il ruolo dell’immigrato nel quartiere Carmine di Brescia

Summary: N EW ACTORS AND PROCESSES OF RE-TERRITORIALIZATION IN DETERIORATED URBAN AREAS: THE ROLE OF THE IMMIGRANT IN THE CARMINE QUARTER OF BRESCIA The research focuses on the relationship between immigration and territory, analysing the role of foreign actors in the terri- torialization and in the re-territorialization processes. We considered a case study: the area called Quartiere Carmine, in the city of Brescia. This area, characterized by structural and social degradation, records an high percentage of foreigners, who contribute to change its features.

Keywords: Immigration, Quarter Carmine of Brescia, Structural and Social Degradation, Re-Territorializatione Processes.

1. Introduzione Il lavoro ha assunto una dimensione prettamente geografi ca, considerando i processi di territorializ- Il presente lavoro prende avvio dalla considera- zazione, deterritorializzazione e riterritorializza- zione della crescente importanza che vanno assu- zione (Turco, 1986, 1988)3. mendo i fenomeni migratori in Italia, non solo dal Per raggiungere gli obiettivi della ricerca è punto di vista strutturale e produttivo, ma anche stato necessario, prima di tutto, approfondire al- per quanto riguarda aspetti di tipo socio-culturale, cune nozioni teoriche riguardanti da una parte i demografi co e insediativo. La ricerca di cui si il- fenomeni migratori e dall’altra i processi di tra- lustrano alcuni risultati in questa sede1 si è foca- sformazione territoriale a cui si è fatto cenno in lizzata sul rapporto tra immigrazione e territorio, precedenza. esaminando il ruolo assunto dagli attori di origine Nella fase successiva si sono individuati gli atto- straniera nei processi di territorializzazione o di ri coinvolti in diverso modo nel processo migra- vera e propria riterritorializzazione che interessa- torio e nelle problematiche ad esso connesse: gli no l’area scelta come caso di studio: la città di Bre- stranieri, gli autoctoni4, le istituzioni e le associa- scia e in particolare il quartiere Carmine. Questa zioni attive sul territorio. Ognuno di questi, in- zona, che assume particolari caratteristiche di de- fatti, è portatore di una progettualità, di proprie grado strutturale e sociale, vede infatti la presenza idee e di rappresentazioni del Carmine, legate di un numero elevato di stranieri i quali hanno alle aspettative – talvolta realizzate ma più spesso contribuito a mutarne il volto. In particolare, la ri- disattese – che il quartiere ha suggerito. cerca ha esaminato i cambiamenti intervenuti nel Successivamente si è avviata l’indagine sul cam- quartiere a seguito dell’occupazione, da parte de- po considerando le interazioni tra i diversi attori e gli immigrati, di quegli “spazi interstiziali” 2 – fi sici si sono esplorate le reti di relazioni che li legano, e anche sociali – che costituiscono per loro l’avam- cercando di capire in che modo le diverse proget- posto da cui partire per crearsi una nuova, e possi- tualità si sono realizzate sul territorio e quali rifl es- bilmente solida, identità nel Paese di accoglienza. si queste strategie abbiano sull’assetto sociale del La ricerca ha cercato di evidenziare le conse- quartiere. guenze del fenomeno migratorio, interpretando il La ricerca ha adottato soprattutto un approccio ruolo dei differenti attori presenti sul territorio, in qualitativo, affi dandosi principalmente ad inter- modo particolare le donne. Si sono altresì esami- viste semi-strutturate. Talvolta si è fatto ricorso a nati i rapporti tra i vari stakeholder e valutati i segni interviste non strutturate5; inoltre, si sono cercati e le possibilità di realizzazione di un processo in- di applicare alcuni principi propri del paradigma terculturale, innescato in un territorio multicultu- della ricerca-azione6 (es. ampia libertà di espres- rale creato dall’affl usso di popolazione immigrata. sione lasciata agli attori locali e tentativo di creare

AGEI - Geotema, 43-44-45 29 un dialogo “alla pari” che riducesse la distanza tra del 2009 (1.858 unità) (Paccanelli, Cassio, 2010), ricercatore e soggetto della ricerca). mentre la popolazione italiana è diminuita se- Si è voluto da ultimo accentuare la dimensione guendo un trend opposto. Naturalmente al Carmi- più strettamente visiva della ricerca al fi ne di met- ne vivono anche gli immigrati irregolari; contan- tere in luce il “paesaggio dell’immigrazione” che do anche questi, secondo alcune stime, si arrive- caratterizza un contesto urbano in rapida evolu- rebbe a una quota complessiva di stranieri pari al zione come è quello del Carmine. 60% circa del totale degli abitanti7. Inoltre, questo quartiere è connotato da una grande mobilità e vede ogni giorno il passaggio di molti stranieri che 2. Marginalità abitativa e sociale: una costante di non vi abitano, ma vi si recano per diversi motivi: lungo periodo del quartiere Carmine come visitare qualche parente o amico, usufruire di servizi o fare acquisti in negozi etnici e non. Per capire meglio la situazione attuale del quar- tiere occorre ricordare che la presenza al Carmi- ne di funzioni residenziali e commerciali di tipo 3. Il “Carmine” oggi: lo “scenario” adatto per la medio-basso risale addirittura all’alto medioevo multiculturalità quando era abitato soprattutto da artigiani (Bra- ga, Simonetto, 2004). Inoltre, dagli ultimi decenni Per quanto riguarda gli atteggiamenti dei pro- del XVIII secolo, si segnala la presenza di abita- prietari verso i nuovi arrivati, possiamo dire che zioni fatiscenti e di una popolazione appartenente “nulla sia cambiato” rispetto al passato dal mo- a ceti economicamente vulnerabili e non di rado mento che, tuttora, vengono praticate le stesse coinvolta in attività malavitose, a causa della po- pesanti condizioni d’affi tto per i più vulnerabili, vertà e della marginalità sociale. Fra gli aspetti ne- tanto italiani quanto stranieri. Questo viene con- gativi, ieri come oggi, si segnalano la prostituzione fermato da diverse testimonianze di cui si forni- (Robecchi, 1989), la piccola delinquenza, l’usura scono due esempi: ecc. Già all’inizio del XIX secolo si era innescato un processo di ulteriore degrado. Gli immobili, occu- pati al pian terreno dalle botteghe, ospitavano in locazione ai piani superiori – come già accennato – una popolazione composta da ceti medio-bassi, e questo non incentivava i proprietari degli immobi- li ad intraprendere opere di manutenzione. D’al- tra parte, l’unica premura dei locatori era riuscire a trarre il massimo della rendita con il minimo delle spese, vista la notevole domanda di alloggi da parte di persone che non potevano avere trop- pe pretese (Robecchi, 1989). Nella prima metà dell’Ottocento quest’area co- nobbe un forte incremento di popolazione prove- niente dalle vallate alpine e prealpine bresciane, dimostrando una forte “vocazione all’accoglien- za”. Vari edifi ci vennero costruiti per rispondere a una domanda di alloggi popolari sempre mag- giore. Anche questo incremento di popolazione immigrata fu una delle cause di quella progressiva “ghettizzazione” che interessò il quartiere nel No- vecento (Braga e Simonetto, 2004). Nel secondo dopoguerra sono arrivati al Carmi- ne gli immigrati dal Mezzogiorno d’Italia in cer- ca di lavoro in terra bresciana. Successivamente, dopo i primi arrivi dei due decenni precedenti, Foto 1. Le antenne paraboliche alle fi nestre di abitazioni negli anni ’90 la presenza straniera è andata co- degradate sono un indicatore della presenza degli stra- stantemente aumentando, passando dal 9% del nieri che non vogliono perdere i contatti con i Paesi d’ori- totale degli abitanti del 1992 (403 unità) al 40% gine. Quartiere Carmine, vicolo Manzone.

30 AGEI - Geotema, 43-44-45 “Gli affi tti sono alti, gli italiani cercano altro- al cambiamento del quartiere, innescando un pro- ve, gli stranieri magari si uniscono tra di loro e ci cesso di deterritorializzazzione. Questi mutamenti stanno, gli italiani invece non ce la fanno” (Alice, hanno creato lo “spazio adatto” per l’insediamen- abitante locale). to degli stranieri, avvenuto in una realtà impove- “… gli stabili cadono a pezzi, hanno degli affi tti rita non solo del proprio sistema commerciale e alti e i proprietari non intervengono…” (assisten- produttivo, ma anche dal progressivo invecchia- te sociale). mento della popolazione. Nasce così un paesag- Il problema degli affi tti elevati, soprattutto in gio multietnico (Foto 2-3), con i suoi segni, che tempi di crisi come questi, non tocca soltanto le funzionano da simboli identitari (scritte, insegne, abitazioni, ma anche i locali adibiti al commercio. simboli vari, bandiere ecc.) che sono necessari agli Molti negozianti italiani, infatti, che da anni gesti- immigrati per appropriarsi del nuovo contesto in vano la loro attività nel quartiere, hanno dovuto cui vivono. Passeggiando per le vie del quartiere smettere o spostarsi altrove proprio a causa del si notano molte attività etniche che lo hanno, al pesante aumento delle locazioni che ha generato meno in parte, rivitalizzato. anche una certa abbondanza di “spazi vuoti”, oc- La variegata composizione sociale degli abitan- cupati dagli stranieri. ti del quartiere – ereditata già dai secoli passati e Altri motivi per cui la popolazione locale ha la- giunta fi no ai nostri giorni, pur avendo attraver- sciato il Carmine si collegano alla mancanza pres- sato diversi cambiamenti – contribuisce a fare del soché totale di opere di risanamento delle abita- Carmine una realtà complessa e delicata: si tratta zioni e al crescente degrado delle stesse (Foto 1), infatti di un luogo connotato da marginalità e de- per cui gli abitanti che hanno potuto permetterse- grado dove “prevalgono eterogeneità, confusione, lo si sono spostati verso la periferia o verso l’area disordine e dissonanze” (Grandi, 2008, p. 16). periurbana bresciana alla ricerca di abitazioni non Allo stesso tempo, però, il Carmine si confi gu- troppo costose e spesso più grandi. Questi sposta- ra anche come uno straordinario “laboratorio”, in menti di persone e di attività hanno contribuito cui il quotidiano incontro-scontro con il diverso

Foto 2. Negozio interetnico di generi alimentari, quartie- re Carmine, via San Faustino. In questo “bazar” accanto a prodotti asiatici e africani si vendono prodotti tipicamen- Foto 3. Phone-Center, quartiere Carmine, via San Fausti- te italiani (pasta Barilla) e anche bevande alcoliche, come no. Questo esercizio offre servizi importanti per gli stra- la birra, vietate agli islamici. nieri: telefonia, fax e trasferimenti di denaro all’estero.

AGEI - Geotema, 43-44-45 31 dà origine a inedite strategie di convivenza e, sep- privati. Il Comune, infatti, oggi, anziché gestirli pur faticosamente, apre anche la via per il crearsi direttamente, preferisce delegare il compito ad di un dialogo costruttivo tra individui di culture altri enti (parrocchie, associazioni ecc.), con- differenti8. cedendo fi nanziamenti ad hoc e considerandoli come “progetti” autonomi. Tale scelta da un lato 4. Il ruolo delle associazioni valorizza il ruolo delle associazioni, in un’ottica di sussidiarietà; dall’altro corrisponde a una dimi- Il quartiere vanta la presenza di tante associa- nuita volontà di coinvolgimento diretto da parte zioni pubbliche e private. La maggior parte oggi dell’Amministrazione comunale. Oggi purtroppo cercano di facilitare il processo di integrazione sono privilegiati quei progetti che hanno come degli immigrati. Bisogna precisare che buona fi nalità l’“integrazione” intesa come “assimila- parte di queste associazioni ed enti era già attiva zione”, mentre manca una politica comunale di sul territorio prima del grande fl usso migratorio interculturalità di più ampio respiro9. Viceversa, degli anni Novanta; la loro presenza, infatti, era sembra che siano state penalizzate quelle iniziati- una risposta a problematiche già esistenti prima ve che sviluppavano una progettualità di medio- dell’arrivo degli stranieri, e costituisce quindi un lungo periodo basato sulla partecipazione degli indicatore della presenza del degrado strutturale stranieri alla vita cittadina e sulla valorizzazione e sociale che storicamente caratterizza il quartiere. delle differenze culturali. Con l’arrivo degli stranieri, alcune associazioni si sono attivate per rispondere ai loro bisogni (ad esempio l’apprendimento della lingua italiana), 5. “Uno spazio” fi sico e sociale per recuperare i altre si rivolgono anche agli italiani (ad esempio, “luoghi” delle donne le parrocchie, con i Centri di aggregazione gio- vanile, oppure la Caritas, con la distribuzione di Un accenno particolare va alle associazioni “al alimenti e vestiario alle persone in stato di neces- femminile”10 che diventano per le donne uno sità). Questi enti rappresentano una risorsa per “spazio delle possibilità”, in cui esercitare un ruolo utenze di differenti età, genere e categoria (adole- di attori dell’integrazione all’interno del territo- scenti, tossicodipendenti, anziani ecc.), offrendo rio in cui abitano. un ampio ventaglio di aiuti e servizi per far fronte Le associazioni “al femminile” rappresentano a diffi coltà di diversa natura. per la donna immigrata, ed anche per quella La loro collocazione in questa zona risponde a italiana che le frequenta, una preziosa opportu- un duplice obiettivo: da un lato sostenere le cate- nità di apertura sia sociale che economica (Ma- gorie sociali più deboli e dall’altro garantire un rengo, 2007). Rafforzando la propria identità, certo “controllo” sul territorio. In contesti “diffi ci- le straniere sono in grado di relazionarsi meglio li”, infatti, la presenza di un “presidio” istituzionale all’interno e all’esterno del nucleo familiare. Per o associativo serve anche a ribadire l’appartenen- quanto riguarda il rapporto con i parenti più za a una data struttura territoriale, legittimandone stretti, la donna immigrata diventa anche media- l’autorità; ad esempio gli sportelli comunali (Sede trice culturale tra il luogo di accoglienza e la della Circoscrizione Centro e dell’Uffi cio Relazio- famiglia, svolgendo la funzione di ponte tra il ni con il Pubblico, Settore Centro Storico e Pro- “qui” – cioè il Carmine, territorio di destinazione getti speciali ecc.) nel cuore del quartiere, danno – e il “laggiù”, il paese di partenza del percorso visibilità, anche attraverso edifi ci ed elementi ma- migratorio; potrà così trasmettere ai fi gli il ba- teriali, alla struttura territoriale del Comune di gaglio culturale acquisito nel paese d’origine e Brescia. Si rafforza quindi l’istituzione in risposta quello che ha imparato, condiviso ed elaborato ai tentativi di “controllo illegale” del territorio da nel paese d’arrivo. parte di altri soggetti. Il Carmine, ridotto come superfi cie ma grande In linea di massima, le competenze delle diver- rispetto all’insieme delle iniziative e delle oppor- se associazioni non si accavallano, ma tendono a tunità che offre alle immigrate, si confi gura così essere complementari; in questo modo gli enti rie- come un esempio positivo di attenzione inter- scono a interagire per creare una rete di supporti culturale. All’interno del quartiere, il rapporto sul territorio. virtuoso tra straniere e società locale si costruisce Alcuni servizi inizialmente gestiti dall’Ammi- anche attraverso la creazione di specifi ci “luoghi” nistrazione comunale (ad esempio le attività per di incontro e di integrazione che ne assicurano la i giovani, i doposcuola ecc.) con il tempo ten- rivitalizzazione e l’integrazione sociale e culturale dono a scomparire o vengono dati in gestione a (Foto 4).

32 AGEI - Geotema, 43-44-45 6. Considerazioni conclusive Ci sono poi gli abitanti “storici”, la maggior parte dei quali è ormai in età avanzata. Il confron- Dalla ricerca sintetizzata in questa sede è emer- to tra autoctoni e immigrati appare talvolta diffi - so come l’affl usso di immigrati nella zona del cile sia per la sensazione di disorientamento che Carmine abbia prodotto una trasformazione che gli anziani provano di fronte ai nuovi abitanti sia potremmo assimilare ad una vera e propria riterri- per le loro paure e pregiudizi nei confronti degli torializzazione del quartiere che oggi è una realtà stessi. diversa, con nuovi abitanti e nuovi paesaggi rispet- Il Carmine si contraddistingue anche per la to ad una ventina d’anni fa. presenza di numerose associazioni, enti e gruppi, Possiamo riconoscere una “centralità” che ri- che suppliscono alle carenze dell’amministrazio- guarda non solo la collocazione fi sica del Carmine ne pubblica. Sono proprio queste organizzazioni all’interno della città, ma anche le dinamiche so- a far intravedere nel Carmine i segni di un pro- ciali qui presenti: gli stranieri hanno infatti colma- cesso interculturale, fondato sul reciproco rico- to il vuoto residenziale creatosi per il trasferimen- noscimento: non si tratta quindi di “integrare” lo to degli autoctoni nella cintura urbana; inoltre, straniero, ma di creare un luogo di incontro e di in una zona in cui la popolazione è sempre più dialogo. anziana, il saldo demografi co è mantenuto attivo In questo contesto oltre al ruolo delle donne e da questi nuovi abitanti. Il quartiere è diventato anche un polo di riferimento verso il quale, per lo delle associazioni “al femminile”, di cui si è parlato più nei fi ne settimana, affl uiscono, da altre zone in precedenza, fondamentale è anche il ruolo dei di Brescia o dai comuni limitrofi , stranieri che bambini e dei ragazzi, attori tutt’altro che margi- sono soprattutto amici, parenti e connazionali dei nali del processo interculturale; l’incontro tra gio- migranti che qui abitano o lavorano. vanissimi di diverse nazionalità avviene in luoghi In pochi decenni sono cambiati, quindi, i pro- precisi e anche “protetti”, quali le scuole e i Centri tagonisti del processo di territorializzazione. Gli di aggregazione giovanile. abitanti di origine straniera sono divenuti una pre- Il Carmine è diventato anche un modello per senza ormai stabile e radicata sul territorio. Sono altri quartieri bresciani e può essere considerato proprio loro a produrre paesaggi inediti, segnati come un laboratorio dove si elaborano e si attua- dall’elemento “etnico” e a rivitalizzare il quartiere no metodi effi caci per la gestione del fenome- dal punto di vista demografi co, economico e so- no migratorio come risorsa e opportunità e non ciale. come mera emergenza.

Foto 4. Quartiere Carmine, parrocchia di San Giovanni, “La Casa di Alice”, punto di incontro interculturale e labo- ratorio per donne (ricamo, ma- glia, uncinetto).

AGEI - Geotema, 43-44-45 33 Bibliografi a Pase A. (a cura di), Territorialità. Necessità di regole condivise e nuo vi vissuti territoriali, Milano, FrancoAngeli, 2007, pp. 21-31. Bertoncin M., Pase A., «Introduzione», in Bertoncin M., Pase Robecchi F., «Floride botteghe artigiane sui corsi d’acqua», in A. (a cura di), Il territorio non è un asino. Voci di attori deboli, Simoni C. (a cura di), Dossiere: Uno Sguardo sul Carmine, At- Milano, FrancoAngeli, 2006, pp. 7-20. lante bresciano, 19, Brescia, Grafo, 1989, pp. 17-20. Bertoncin M., Pase A., «Introduzione», in Bertoncin M., Pase Schmidt D., «Esiste un modello italiano verso la differenza? Ri- A. (a cura di), Territorialità. Necessità di regole condivise e nuovi fl essioni a partire da un progetto europeo», in Schmidt D., vissuti territoriali, Milano, FrancoAngeli, 2007, pp. 7-18. Marazzi A. (a cura di), Tre Paesi, un progetto. Percorsi formativi Besozzi E., Colombo M., Metodologia della ricerca sociale nei con- con donne migranti, Padova, Unipress, 2004, pp. 3-54. testi socio educativi, Milano, Edizioni Angelo Guerini e Asso- Turco A., Verso una teoria geografi ca della complessità, Milano, Uni- ciati, 1998. Bonifazi C., L’immigrazione straniera in Italia, Studi e ricerche, copli, 1988. Bologna, Il Mulino, 1998. Braga M., Simonetto R. (a cura di), «Introduzione», in Il Quar- tiere Carmine, Brescia, Brescia Città Museo, 2004, pp. 9-13. Note Cesareo V., Blangiardo G.C., Indici di integrazione. Un’indagine empirica sulla realtà migratoria italiana, Milano, FrancoAnge- 1 Ci si riferisce alla tesi di dottorato della scrivente sul tema: li - Fondazione Ismu, 2010. Nuovi attori e processi di riterritorializzazione in ambiti urbani degra- Cristaldi F., Immigrazione e territorio. Lo spazio con/diviso, Bolo- dati: il ruolo dell’immigrato a Brescia, supervisore prof. Graziano gna, Pàtron Editore, 2012. Rotondi. La tesi è stata discussa nel novembre 2011 presso la Cukjati F., «La presenza straniera a Brescia: dall’aspetto quan- Scuola di Dottorato in Territorio, Ambiente, Risorse, Salute. titativo a rifl essioni di ordine qualitativo», in Bertoncin M. Indirizzo “Uomo e ambiente” dell’Università di Padova. (a cura di), Quaderni del Dottorato n. 3, Dipartimento di Ge- 2 Intesi come “residui spaziali, aree tampone o spazi di tradu- ografi a “G. Morandini”, Dottorato “Geografi a Umana e Ge- zione”, Marengo, 1997; e considerati anche in senso architetto- ografi a Fisica”, Università degli Studi di Padova, 2009, pp. nico, sociale ed economico, Papotti, 2002. 39-48. 3 Si rimanda alla lettura di Raffestin, 1981, 2007; Bertoncin, Grandi F. (a cura di), Immigrazione e dimensione locale. Strumenti Pase, 2006, 2007. per l’analisi dei processi inclusivi, Milano, FrancoAngeli, 2008. 4 Innanzitutto le donne, sia immigrate che locali, in considera- Lewin K., I confl itti sociali, Milano, FrancoAngeli, 1980, ed. or. zione al ruolo giocato dalla componente femminile nel proces- 1946. so di inserimento dei nuovi arrivati. Marengo M., «La donna nei luoghi di immigrazione», in Brusa 5 Per le prime è stata utilizzata una griglia di domande che po- C. (a cura di), Immigrazione e multicultura nell’Italia di oggi, tevano essere adattate di volta in volta ai diversi interlocutori, Milano, FrancoAngeli, 1997, pp. 163-181. mentre per le seconde si è lasciato il massimo grado di liber- Marengo M., Geografi e dell’intercultura, Pisa, Pacini Editore, tà nel porre le domande e nel fornire le risposte, in funzione 2007. delle esigenze e della disponibilità degli interlocutori, Besozzi, Nodari P., Rotondi G. (a cura di), Verso uno spazio multiculturale? Colombo, 1998. Rifl essioni geografi che sull’esperienza migratoria in Italia, Bolo- 6 Si rimanda alla lettura di Lewin, 1980; ed. originale 1946 e a gna, Pàtron Editore, 2007. Cukjati, 2009. Paccanelli I., Cassio L. (a cura di), La popolazione del Rione Car- 7 Fonte: testimonianza del presidente della Circoscrizione cen- mine al 31.12.2009, Brescia, Unità di staff statistica, uffi cio di tro F. Bonardi, 2009. diffusione dell’informazione statistica, 2010. 8 Questi temi sono ampiamente citati da Cristaldi, 2012. Papotti D., «Interstizialità e invisibilità dei paesaggi etnici: pri- 9 Sui problemi dell’integrazione, dell’assimilazione, della mul- me rifl essioni geografi che sull’immigrazione nel Piemonte ticulturalità e dell’interculturalità si rimanda a Bonifazi, 1998; Orientale», in Brusa C. (a cura di), Processi di globalizzazione Schmidt, 2004; Marengo, 2007; Nodari, Rotondi, 2007; Cesa- dell’economia e mobilità geografi ca, Atti delle Giornate di Stu- reo, Blangiardo, 2010. dio (12-14 giugno 2001), in Memorie della Società Geogra- 10 Nel quartiere Carmine sono presenti diversi enti e associa- fi ca Italiana Vol. LXVII, Roma, 2002, pp. 303-324. zioni sia per ragazze sia per donne adulte. I gruppi sono gestiti Raffestin C., Per una geografi a del potere, Milano, Unicopli, 1981 da parrocchie o da associazioni onlus con l’obiettivo di veni- trad. ita.: Pour une géographie du pouvoir, Parigi, Litec, 1980. re incontro ai bisogni individuali e familiari (asili, laboratori, Raffestin C., «Il concetto di territorialità», in Bertoncin M., scuole di italiano).

34 AGEI - Geotema, 43-44-45 Esmeralda Losito, Davide Papotti

Luoghi di radicamento, luoghi di spaesamento: un’indagine qualitativa sul vissuto territoriale di alcuni immigrati a Parma 1

Summary: P LACES OF IDENTITY, PLACESNESS IDENTITIES: A QUALITATIVE RESEARCH ON THE SPATIAL EXPERIENCES OF MIGRANTS IN PARMA (ITALY) The paper is the outcome of a series of interviews made to ten immigrants in Parma, a medium-size town in Emilia-Romagna, Italy. The authors concentrate on the sense of belonging of the immigrants in the destination area, discussing their favorite places to live and to meet friends. The discussion about relationships with places is crucial for the understanding of the com- plex migratory experience and as well to build a successful governance of the processes of integration and coexistence.

Keywords: Immigration, Attachment to Place, Italy.

1. Finalità del lavoro mento” delle differenze locali e con il consolida- mento di modelli urbanistici, architettonici, com- Attraverso questo contributo si cerca di offri- merciali, sociali e culturali diffusi a livello planeta- re, grazie alle testimonianze di coloro che hanno rio (Attili, 2007, pp. 15-40). vissuto un percorso migratorio, un’immagine dei Nel proporre questo ridotto campione di rile- luoghi in cui si realizza (o fallisce) il tentativo di vamento sulla percezione dei luoghi da parte dei inserimento dei migranti nel contesto territoriale migranti non ci si propone certo una esaustiva della provincia di Parma. Gli autori, in questa pro- panoramica, né si aspira all’esaurimento delle spettiva, sono ben consapevoli del fatto che uno possibilità di categorizzazione ed interpretazione studio di tale natura si limita a mettere in luce sol- dei complessi rapporti che intercorrono fra le per- tanto una parte degli aspetti fondamentali che co- sone coinvolte in itinerari migratori ed i luoghi. stituiscono il complesso fenomeno dell’immigra- Si mira soltanto, in prospettiva meno ambiziosa, zione2. Lo scopo che ha animato la ricerca è stato ad offrire alcune linee di rifl essione relative alle quello di osservare per campionatura alcuni per- complesse esperienze di radicamento o di spaesa- corsi biografi ci di immigrazione nella provincia di mento connaturate all’esperienza migratoria. Tali Parma, focalizzando l’attenzione sulla percezione esperienze si esprimono anche attraverso un’iden- dello spazio vissuto da parte dei migranti, ed in tifi cazione di luoghi caratterizzati da connotazioni particolar modo sul rilevamento dei luoghi della positive e/o negative. socialità e della condivisione così come – sul me- desimo asse emozionale, ma all’estremo opposto dell’arco valoriale – sull’identifi cazione dei luoghi 2. Il vissuto individuale: l’unicità dei percorsi ritenuti e percepiti invece, al contrario, come spa- biografi ci zi neutrali, privi di uno specifi co signifi cato affetti- vo, quando non realmente ed apertamente ostili. In quali luoghi gli immigrati a Parma vivono, La società contemporanea sta ponendo una si incontrano, sperimentano la dimensione della nuova, rinnovata attenzione al rilevamento del socialità o al contrario cercano uno spazio di soli- senso di attaccamento ai luoghi, sia in relazione tudine e rifl essione? Quali sono i luoghi che sen- alla riscoperta, anche in sede di dibattito politico, tono propri e quali invece quelli che vivono sol- del sentimento di radicamento territoriale e di as- tanto come spazi di passaggio? Soltanto coloro che segnazione di valore identitario alla dimensione hanno vissuto in prima persona l’esperienza della spaziale, sia in direzione di contrasto alla sempre migrazione possono fornirci alcune risposte a que- più diffusa e percepita spinta assimilante correlata ste domande. Abbiamo perciò scelto lo strumento alla globalizzazione, con il progressivo “appiatti- dell’intervista e quindi di una narrazione autobio-

AGEI - Geotema, 43-44-45 35 grafi ca in grado di far emergere le esperienze vis- accolto l’intervista come un’opportunità per rivi- sute; per quanto soggettive, esse costituiscono tes- vere e condividere momenti a volte anche molto sere importanti del mosaico di storie migranti che diffi cili, ma comunque parte integrante e fondati- continua a ridisegnare il volto di Parma3. Come va della propria esperienza. ricorda Kaczynski a proposito dell’analisi delle sto- rie individuali nell’indagine sociale: «È ovvio che 2.2 Selezione del campione le informazioni ottenute hanno, per defi nizione, un contenuto soggettivo, ma non è vero che sono Nella selezione degli intervistati si è tenuto con- strettamente individuali, perché ogni racconto bio- to dei seguenti criteri: grafi co costituisce un racconto sull’ambiente socia- – appartenenza a differenti fasce d’età: gli in- le in cui è collocato il narratore» (2008, p. 260). tervistati coinvolti hanno un’età compresa fra gli 11 ed i 51 anni; – appartenenza ad entrambi i generi: cinque 2.1 L’intervista intervistati appartengono al genere femmini- Per raccogliere i racconti delle esperienze mi- le e cinque al genere maschile; gratorie è stato scelto il metodo dell’intervista nar- – differenti motivazioni alla base del processo rativa, ascoltando in un primo momento ciò che migratorio, dall’adozione, al ricongiungi- spontaneamente volevano raccontare gli intervi- mento familiare, al lavoro, allo studio ecc.; stati, ed approfondendo in un secondo momento – differenti Stati di provenienza: gli intervistati alcuni aspetti del racconto. Le interviste si sono provengono da Brasile, Ucraina, Senegal, Al- svolte in contesti non formali e sono state realizza- bania, Ciad, Nigeria, Costa d’Avorio, Tunisia; te con lo scopo di rilevare opinioni e vissuti perso- – residenza: gli intervistati sono tutti residenti nali degli intervistati. nella provincia di Parma. Si sono incontrate molte diffi coltà nell’indivi- duare persone che fossero disponibili a racconta- re la propria storia; ad eccezione dei ragazzi più 3. I luoghi del radicamento e dello sradicamento giovani, si è inoltre riscontrata diffi denza da parte di alcuni immigrati, che non hanno acconsentito 3.1 I luoghi che gli immigrati sentono come propri a rilasciare un’intervista audio e hanno quindi concesso all’intervistatore solamente di prendere Emerge nella maggioranza dei racconti il fatto appunti. che, nei paesi di provenienza, i luoghi sentiti come In tutti i casi, tuttavia, superati i primi momenti carichi di signifi cato relazionale ed affettivo posso- di diffi denza od imbarazzo, gli intervistati hanno no essere della più varia natura. In modo partico-

Tab. 1. Dati biografi ci sintetici del campione di intervistati.

N. di anni in Nome Provenienza Sesso Età Italia Professione Motivo emigrazione Anonima 1 Brasile F 12 1 Studente Adozione Anonimo 2 Ucraina M 13 2 Studente Ricongiungimento Familiare Anonima 3 Senegal F 11 1 Studente Ricongiungimento Familiare Anonimo 4 Albania M 13 3 Studente Ricongiungimento Familiare Anonimo 5 Ciad M 46 24 Medico Studio: Medicina Anonima 6 Nigeria F 45 10 Assistente Anziani Ricongiungimento Familiare Anonimo 7 Costa d’Avorio M 21 11 In cerca di Povertà e mancanza di cure occupazione mediche (Ricongiungimento Familiare) Anonimo 8 Tunisia M 40 24 Commerciante Dittatura Anonima 9 Nigeria F 51 22 Dipendente in una Lavoro cooperativa di pulizie Anonima 10 Costa d’Avorio F 42 19 Lavori saltuari di Povertà (Ricongiungimento pulizie e assistenza Familiare)

36 AGEI - Geotema, 43-44-45 lare, però, vengono menzionati luoghi aperti: vie, guardo ragguardevole, raggiunto con fatica (Cri- piazze, angoli di strade sono considerati spazi di staldi, 2012, pp. 91-107). Questo riconoscimento socializzazione e confronto di cui ci si può affetti- identitario negli interni abitativi sembra suggerire vamente “impossessare”. Nel contesto italiano, al il fatto che la liminalità della soglia di casa separi contrario, i luoghi che gli stranieri sentono per- un mondo esterno diffi cilmente connotabile con meati di un valore di attaccamento sono di norma caratterizzazioni affettive da un “guscio” privato di la propria casa, o addirittura solo la propria stan- ridotte dimensioni spaziali. Questo luogo ristretto za. Si tratta dunque di spazi che non si presentano e delimitato si confi gura come un correlativo og- come spazi di apertura nei confronti del mondo gettivo di una esistenza, per così dire, “giocata in esterno, come avveniva nei paesi d’origine, ma difesa”, proprio in virtù della sostanziale estraneità piuttosto come spazi separati, chiusi, delimitati da dei contesti spaziali di vita quotidiana. una porta che, proprio in virtù del proprio pote- Gli unici luoghi aperti indicati nelle interviste re di separazione, è in grado di offrire un senso come luoghi di attaccamento caratterizzati da di protezione rispetto a tutto ciò che si confi gu- connotazioni affettive di segno positivo sono stati ra come una minaccia proveniente dall’esterno. un parcheggio scambiatore (Foto 1) ed un parco Una ragazza senegalese di 11 anni, ad esempio, pubblico di ridotte dimensioni (Foto 2). Entrambi arriva a radicalizzare questa riduzione di scala questi luoghi, tuttavia, anche se per natura luo- del “territorio affettivo”, sostenendo che il posto ghi “pubblici” e di potenziale interazione sociale, che sente realmente come “suo” è la televisione vengono citati non in ragione del loro potenzia- all’interno della sua stanza. La maggior parte dei le di scambio e di socializzazione, ma piuttosto in luoghi menzionati dagli intervistati offre dunque quanto luoghi che permettono di essere vissuti e un campionario di interni, di camere, di apparta- frequentati in solitudine per rifl ettere, rilassarsi, menti, di case; il cui possesso, peraltro – non va allontanarsi da tutto e da tutti4. La dimensione dimenticato – rappresenta già, per la maggioranza pubblica del luogo viene dunque utilizzata per le degli immigrati nelle aree urbane italiane, un tra- possibilità di isolamento che essa offre all’inter-

Foto 1. Un intervistato menziona fra i luoghi di attacca- mento un parcheggio scambiatore ai limiti meridionali della città di Parma (nell’immagine uno scorcio del par- cheggio stesso): «Un parcheggio scambiatore in via Lan- ghirano è un parcheggio grande e vado lì, anche quando devo pensare lì parcheggiano macchine ma le persone non vanno avanti e indietro è un posto tranquillo, anche Foto 2. Un altro intervistato menziona come luogo di ra- quando abitavo a Basilicanova [una località situata ad una dicamento un parco pubblico di ridotte dimensioni, situa- dozzina di chilometri da Parma, verso Sud; n.d.r.] veni- to in un quartiere residenziale appena a Sud del centro vo lì con la mia macchina d’estate o inverno non cambia storico di Parma (nell’immagine, uno scorcio del parco): niente mi trovo un posto lì, tranquillo e penso, vado lì «Quando ho qualcosa vado dentro al giardino di via Mon- anche quando devo chiarirmi alcune cose della mia vita». tebello e mando lì anche i miei amici, quando vado lì mi Un elemento del contesto urbano che, a prima vista, rilasso e vado a casa che ho l’umorismo giusto, quello è il sembrerebbe un prototipo di “non-luogo” può assume- posto che sento mio». L’assegnazione di signifi cato ai sin- re signifi cati personali, anche profondi, legati al vissuto goli luoghi segue percorsi personali e spesso diffi cilmente dell’individuo. prevedibili.

AGEI - Geotema, 43-44-45 37 no di un’utenza di transito, e non per i potenziali stica, appare piuttosto come un azzeccato, e non aspetti di interazione sociale, allineandosi in tal privo di un certo aspetto poetico, lapsus espressivo modo al concetto di “spazio liminale”: «luoghi in («non vivi…»). cui il confi ne viene raggiunto ma non oltrepassato La confi gurazione condivisa dalla maggior par- e qui si vive l’esperienza del sentirsi al di fuori, nel te degli intervistati sfi ora quella di coloro che sono mezzo della frontiera, in una condizione di esclu- defi niti da Douglas Porteous (1985) away outsiders, sione» (Kaczynski, 2008, p. 260). coloro che, trovandosi in un “altrove” diverso da In una sola testimonianza emerge quello che quello del radicamento natale, si scoprono spaesa- potrebbe essere defi nito un luogo dell’incontro. ti e sradicati, privati dei punti di riferimento con- Anche in questo caso si tratta di un luogo chiu- solidati della geografi a affettiva, le cui fi tte trame so, racchiuso all’interno di quattro mura, ma che non riescono ad essere ricostruite in altri contesti possiede nondimeno i connotati della socialità. geografi ci. Questa situazione di “sfasamento” fra Si tratta della sede associativa di un circolo, i cui individuo e luoghi circostanti rappresenta un livel- spazi vengono dati in uso gratuito e sono pertanto lo di profondo sradicamento, crescendo a partire in grado di divenire in modo relativamente facile dal poco confortevole humus di un’inquietudine luoghi di scambio, condivisione, talvolta anche di esistenziale che non sembra poter trovare pace festa e di divertimento. proprio a causa dell’esperienza obbligata ed itera- I luoghi di lavoro, al contrario, tendono ad es- ta dell’alterità. sere utilizzati dagli intervistati, nel corso delle pro- prie esperienze quotidiane, soltanto in modo fun- 3.2 I luoghi in cui incontrare i propri amici zionale, senza che ci si riconosca profondamente in essi e senza che con essi si stabilisca un rapporto Sembra emergere una grande differenza, a ri- affettivo degno di nota. Le strade, ad esempio, ven- guardo dei luoghi della socializzazione in cui po- gono vissute semplicemente come luoghi di transi- ter incontrare gli/le amici/che, fra il paese di ori- to; ma sono tutti gli spazi aperti in generale ad es- gine e l’Italia. A Parma tali luoghi appaiono molto sere penalizzati in questa prospettiva. In molti casi circoscritti: un bar, una pizzeria, una libreria o alla domanda “Quali sono i luoghi che senti tuoi un negozio, la scuola per i ragazzi più giovani. Al e quali invece quelli che usi soltanto ma ti sembra contrario, nei rispettivi paesi d’origine, si tratta di non ti appartengano?”, gli intervistati rispondono luoghi aperti e pubblici: quartieri, piazze, strade, soltanto alla prima parte della domanda. Come se, praticamente ovunque. indicando i pochissimi luoghi che sentono come I luoghi pubblici in Italia vengono invece de- “propri”, avessero implicitamente soddisfatto an- scritti come semplici luoghi di passaggio, spazi da che la seconda parte della domanda. L’identifi ca- attraversare di fretta per andare altrove o addirit- zione del ristretto “cono di luce” di radicamento tura luoghi che fanno paura. I bambini, in questi territoriale sottintende la dominante estensione spazi pubblici avvertiti come potenzialmente osti- del “buio identitario” tutt’intorno. La risposta alla li, vengono sempre accompagnati dai genitori, e seconda componente della domanda si confi gura non vengono lasciati andare da soli, al contrario pertanto come un semplice: «tutto il resto, tutti gli di quanto avveniva nel paese di origine. In un’in- altri luoghi, il contesto in cui mi trovo». Particolar- tervista, infatti, si ricorda che in Tunisia i bambini mente signifi cativa, al proposito, la testimonianza vanno da soli da casa a scuola senza avere nulla da di un immigrato proveniente dall’Africa centrale, temere, poiché vengono considerati, per così dire, che mette a confronto la stratifi cata acquisizione i bambini dell’intera comunità. di elementi con il mancato consolidamento di un Spesso i luoghi dell’incontro non sono spazi insieme costitutivo e coerente: «Sento che sono deputati all’incontro casuale ed all’aggregazione in un contesto che non è mio nonostante sono spontanea, ma sono piuttosto frutto di uno speci- qua da tanti anni… il colore della pelle, i codici fi co accordo. Si sceglie dunque di darsi appunta- culturali che ti sfuggono, il dialetto… acquisisci mento in un determinato bar o pizzeria. Per alcu- elementi ma non vivi in un contesto che è tuo» ni intervistati, inoltre, gli impegni di lavoro sono (anonimo 5 - Ciad). Laddove l’anticipazione della così pesanti che il tempo libero è destinato al ripo- negazione, qui associata al verbo “vivere” e non, so; benché ci siano amici da incontrare, non c’è come più comunemente sarebbe potuto avveni- la possibilità di trovare il tempo e le energie suffi - re, all’aggettivo possessivo (l’alternativa avrebbe cienti per farlo. In questo caso il tempo necessita- potuto infatti essere «vivi in un contesto che non to, unitamente al tempo obbligato delle funzioni è tuo»), più che come un’infl essione tipica del vitali, assorbe tutto lo spettro spazio-temporale del parlato od un’incertezza legata all’alterità lingui- migrante5.

38 AGEI - Geotema, 43-44-45 Interessante anche il modo di “fare festa” che quartiere in cui abito (zona Montebello) quando accomuna alcuni racconti, indipendentemente ho salutato un parmigiano lui mi ha detto “Per- dall’area geografi ca di riferimento. Nei rispettivi ché mi saluti?” e io “Oh, scusa!”; io ora non saluto paesi di origine, infatti, la festa è un evento socia- più nessuno e ognuno a casa sua» (anonima 10 - le che coinvolge tutti i membri della comunità, Costa d’Avorio). A proposito di quest’ultimo epi- indipendentemente dall’età: bambini, giovani, sodio: un recente spot pubblicitario prodotto da adulti e anziani. Nel nostro paese, al contrario, si uno studio olandese, signifi cativamente intitolato assiste ad una modalità di fare festa che prevede Kind People (Persone gentili), stigmatizzava la disa- di norma il ricorso a luoghi privati ed una rigida bitudine ormai socialmente diffusa nei confronti suddivisione dei partecipanti in base a specifi che dei gesti animati da gratuita gentilezza6. La prima categorie e/o a differenti fasce d’età; con una con- delle quattro azzeccate scenette dello spot è rela- seguente forte settorializzazione e specializzazione tiva proprio al semplice gesto del saluto; che, se degli spazi della festa. effettuato da un estraneo, ed a maggior ragione In un’intervista viene citato, come luogo in cui da un estraneo con la pelle di un colore diverso, incontrare gli amici, un centro di aggregazione risulta un gesto di diffi cile interpretazione, quasi giovanile di Parma (“Samarcanda”), in cui i ra- una fonte di inquietudine. gazzi trovano educatori che organizzano momen- La mancanza di conoscenza della lingua all’ar- ti ricreativi, gite ed attività varie, fra le quali un rivo in Italia è poi certamente un fattore che im- supporto per lo svolgimento dei compiti scolastici pedisce la comunicazione e che quindi porta al assegnati a casa. In generale comunque emerge il mancato riconoscimento della propria specifi cità fatto che, per coloro che sono emigrati in giovane da parte degli autoctoni, ed in molti casi perfi no età e che quindi hanno studiato in Italia, le occa- all’isolamento: «Quando sono arrivata non cono- sioni per stringere amicizie ed intessere relazioni scevo l’italiano, la comunicazione è molto impor- sono relativamente frequenti, in quanto il fatto di tante, tu vai da una parte vuoi comunicare ma ti essere inseriti in contesti scolastici ha agevolato manca la parola, ti senti proprio a terra, è come la conoscenza reciproca con i coetanei italiani ed se le persone non ti vedono, è come se non esi- anche la condivisione di interessi e modalità di di- sti tu vuoi dire delle cose ma se non è uno che vertimento. Al contrario, coloro che sono emigrati ha pazienza tu litighi» (anonima 6 - Nigeria). È in età adulta dedicano gran parte dei propri sforzi da sottolineare, tuttavia, il fatto che tutti gli inter- alla ricerca o al mantenimento del lavoro; risulta vistati avevano una conoscenza piuttosto buona pertanto molto diffi cile, se non impossibile, con- dell’italiano (molti di loro sono arrivati in Italia dividere momenti ludici con i propri connazionali più di dieci anni fa); la conoscenza della lingua (oltre che con gli italiani stessi). non sembra però aver cambiato in modo radicale le loro possibilità di condurre una vita relazionale soddisfacente. 3.3 Come vengono vissuti i luoghi in cui si abita Dai racconti degli intervistati emerge che nei quartieri di abitazione si riscontra una scarsissima 4. Rifl essioni conclusive integrazione fra stranieri ed italiani; ed anche fra stranieri di differenti provenienze. Ognuno ten- Può darsi che nella rielaborazione dell’espe- denzialmente si chiude nella propria casa, che è il rienza migratoria indotta dall’intervista giochi un luogo in cui ci si sente più al sicuro. Le occasioni ruolo prioritario una certa componente di idea- di scambio vengono ridotte al minimo, o addirit- lizzazione del passato e della terra natia, ma sen- tura azzerate, nel tentativo di annullare le possibili za ombra di dubbio si confi gura, fra l’esperienza fonti di incomprensioni. Signifi cative al proposito vissuta nel paese di origine e quella esperita nel alcune testimonianze: «Nel quartiere dove abito paese di destinazione, una forte frattura chiaro- non conosco nessuno, questa è la malattia della so- scurale, con una quasi manichea distinzione fra, cietà italiana, le persone non si conoscono, i miei da una parte, un mondo accogliente, pubblico, vicini mi guardano arrivare da dietro la fi nestra, condiviso, innervato di apporti sociali e, dall’altra, ma non mi parlano, beh è anche per il colore del- un mondo freddo, isolato, vuoto, monocromatico, la pelle» (anonimo 8 - Tunisia); «Abitiamo in via percorso da itinerari di solitudine. La forte con- Solferino, ci sono tanti stranieri e solo due o tre trapposizione che si instaura nel vissuto percettivo parmigiani. Tu hai tante cose nel cuore e nessu- dei migranti si fa però anche rifl esso innegabile no ti dà retta, è diffi cile parlare, trovare qualcuno delle mille diffi coltà della dislocazione, degli in- che ti ascolta» (anonimo 7 - Costa d’Avorio); «Nel sopprimibili costi legati al cambiamento di sce-

AGEI - Geotema, 43-44-45 39 nari di vita, della diffi coltà di trasferire abitudini Bibliografi a e costumi all’interno di spazi in cui la territoria- lizzazione sociale opera secondo schemi e regole Attili G., Rappresentare la città dei migranti, Milano, Jaca Book, 2007. radicalmente differenti. Il portato biografi co degli Bichi R., La società raccontata. Metodi biografi ci e vite complesse, Mi- intervistati sembra in fi n dei conti confermare un lano, FrancoAngeli, 2000. processo di progressivo sfasamento fra la progetta- Cristaldi F., Immigrazione e territorio. Lo spazio con/diviso, Bolo- zione urbanistica, la pianifi cazione degli usi sociali gna, Pàtron, 2012. degli spazi e l’effettivo utilizzo che di questo spa- Ferrarotti G., Storia e storie di vita, Bari-Roma, Laterza, 1981. Gaddoni S., Spazi pubblici e parchi urbani nella città contemporanea, zio fanno gli immigrati, secondo un processo che Bologna, Pàtron, 2010. Kaczynski defi nisce di “residualità spaziale”: «Co- Kaczynski G.J., Processo migratorio e dinamiche identitarie, Milano, storo […] abitano nei luoghi generati dalla strut- FrancoAngeli, 2008. tura urbanistica, ma di cui fanno un’esperienza e Kwan M.-P., «Space-Time and Integral Measures of Individual Accessibility: A Comparative Analysis Using a Point-based un uso diverso rispetto alle intenzioni politiche, Framework», Geographical Analysis, 30, 1998, pp. 191-216. architettoniche ed economiche sulla base delle Perrone C., DiverCity. Conoscenza, pianifi cazione, città delle diffe- quali è sorto ed è stato progettato» (2008, p. 260). renze, Milano, FrancoAngeli, 2010. Agli spazi delle città italiane, e di Parma, nello spe- Porteous J.D., «Literature and Humanistic Geography», Area, cifi co della ricerca, si chiedono nuove domande, si 17, 1985, pp. 117-122. appoggiano nuovi bisogni: «La città postmoderna è costituita da un insieme traboccante di intera- Note zioni e transazioni, ispessito dalle complicazioni culturali (economiche e religiose), indotte dai 1 Anche se il lavoro di ricerca è stato condotto in collaborazio- nuovi equilibri transnazionali, e dall’accelerazio- ne fra i due autori, Esmeralda Losito ha effettuato le interviste. Per quanto riguarda il presente testo, sono da attribuire ad ne delle ondate migratorie verso centri economi- Esmeralda Losito la stesura del paragrafo 2 e dei sottoparagrafi ci competitivi (globalizzazione). La sfi da che la 3.2 e 3.3; a Davide Papotti la stesura dei paragrafi 1 e 4 e del postmodernità pone alla governance urbana e alla sottoparagrafo 3.1. pianifi cazione è proprio quella di interagire con 2 Per una panoramica sulla realtà multietnica a Parma, cfr. Caffagnini, Soliani, Tosolini, 2002. Per dati statistici aggiornati il nuovo carattere pluriverso dei contesti urbani sulla presenza di stranieri, cfr. il sito web . tersezione tra gruppi e società e nelle tracce che 3 Sul valore conoscitivo del racconto autobiografi co nell’inda- queste stratifi cate relazioni lasciano nell’ambien- gine sociale cfr. Ferrarotti, 1981 e Bichi, 2000. te costruito, oltre che nella cultura dominante» 4 Sul cambiamento di signifi cato e di uso cui sono sottoposti i luoghi pubblici nella società contemporanea cfr. Gaddoni, (Perrone, 2010, p. 75). Il rilevamento e l’ascolto 2010. delle storie individuali dei migranti si pone come 5 Sul concetto di prisma spazio-temporale e di raggio di azio- una tappa importante per l’acquisizione delle co- ne quotidiano dell’individuo si veda, a titolo esemplifi cativo, noscenze che devono sostenere una governance ed Kwan, 1998. 6 Lo spot, prodotto dalla SIRE, ha recentemente vinto a Pavia una pianifi cazione in grado di stare al passo con il premio Social Award al Gran Prix della Pubblicità ().

40 AGEI - Geotema, 43-44-45 Rossella Belluso

Un esempio di distribuzione spaziale nella scelta imprenditoriale e insediativa: la comunità Bengalese a Roma

Summary: A N EXAMPLE OF SPATIAL DISTRIBUTION IN ENTREPRENURIAL AND RESIDENTIAL CHOISE: THE BANGLADESH COMMUNITY IN ROME The food and beverages fi rm in Rome, whose owner is a foreigner, is an exclusive prerogative of Bangladesh nationals. This paper, by means of the submission of questionnaires and interviews and the relevant analysis, has highlighted that the spatial distribution of these economic activities is mainly concentrated in just two districts of Rome: Esquilino and Torpignattara, these ones being also the two main areas of residence for the community.

Keywords: Bangladesh Nationals, Ethnic Entrepreneurship, Rome Districts, Immigration.

1. Lavoro autonomo e imprenditoria immigrata ripercussioni sociali che determina anche in ter- mini d’integrazione, appare sempre più destinato Il fenomeno migratorio, in seguito al crescente a suscitare un’attenzione particolare nel dibattito dinamismo dei fl ussi sia a scala mondiale sia nazio- pubblico (INPS, Idos, 2011). nale, sta assumendo un peso sempre più rilevante Un aspetto rilevante, anche se il dato assoluto nella geografi a di Paesi come il nostro, investen- non descrive completamente il fenomeno1, consi- do sempre più non solo la vita politica e sociale ste nel fatto che l’imprenditoria straniera in Italia ma soprattutto quella economica (Cassi, 2002). Al continua a crescere anche in un periodo di crisi tema della partecipazione dei lavoratori stranieri come quello attuale. Recenti studi pongono infatti nell’ambito del sistema produttivo italiano, infatti, in luce come tra il terzo trimestre del 2008 e quello si è stabilmente affi ancata, negli ultimi anni, una del 2010 il numero degli imprenditori non autoc- specifi ca attenzione riguardo all’apporto fornito toni sia cresciuto del 9.2%, in netta controtenden- dall’imprenditoria straniera. Tale forma di lavoro za rispetto all’imprenditoria italiana, riguardo alla dei nati all’estero costituisce una realtà in conti- quale si è assistito ad una contrazione signifi cativa nua crescita: rappresenta un fenomeno rilevante nello stesso periodo di riferimento (–1.2%) (dati che, proprio per le implicazioni economiche (in Infocamere e Fondazione Leone Moressa di Me- quanto creatore di sviluppo e di ricchezza) e le stre, 2011)2. Trend di variazione analoghi si riscon-

Foto 1. Due dei manifesti fotografati in piazza dei Cinquecento a pochi passi dalla stazione Termini e a poche centinaia di metri dal quartiere Esquilino. Si tratta di luoghi di passaggio e di forte concentrazione di stranieri anche grazie alla presenza di attività economiche gestite dai medesimi. Questi manifesti contengono scritte in rumeno, cinese, spagnolo, arabo, tailan- dese (il primo), l’altro invece riporta scritte in inglese, tedesco, spagnolo e francese e intendono offrire al maggior numero di persone possibili che li leggono la sensazione di essere a «a casa loro», una casa che va amata e rispettata. Foto: R. Belluso, 19 ottobre 2012.

AGEI - Geotema, 43-44-45 41 trano nelle macro scale a livello regionale e provin- deciso di avviare le proprie attività imprenditoriali ciale e, in questo particolare caso di studio, anche in questi quartieri piuttosto che in altri, creando alla scala di Roma Capitale dove la presenza stra- delle vere e proprie aggregazioni non solo econo- niera è giustamente riconosciuta dall’ente pubbli- miche ma anche sociali e residenziali. Infatti an- co «casa» di tutti come emerge signifi cativamente che le zone di residenza dei nativi del Bangladesh dai manifesti scritti in lingue che sono stati affi ssi sono in prevalenza concentrate a Torpignattara e in varie zone della città, in particolare dove la pre- all’Esquilino, quartieri che da soli contengono più senza straniera è più rilevante e visibile (Foto 1). di un quarto del totale dei residenti bengalesi nei È importante sottolineare che negli ultimi quat- 19 Municipi. tro anni nella Capitale l’imprenditoria straniera ha registrato una crescita del 106.7% contro un incremento nazionale del 74.5%. In questo qua- 2. Indagine sul campo dro, a livello regionale, emerge il protagonismo di Roma, visto che le Province laziali minori incido- L’indagine sul campo, è stata svolta a Roma da no per il 10.7% (Caritas/Migrantes, 2011). marzo a giugno 2012, sottoponendo un campione In un recente lavoro3, l’analisi quantitativa di imprenditori nati in Bangladesh e proprietari diacronica (dal 1991 al 2010) sulla distribuzione di una DId nei quartieri Torpignattara ed Esquili- territoriale dei negozi etnici nel comparto agro- no, ad un’intervista sotto forma di questionario. È alimentare a Roma e Provincia, ha evidenziato un da notare che per motivi di diffi denza, pienamen- forte dinamismo nel campo dell’imprenditoria dei te comprensibili, non è stato possibile intervistare nati all’estero, soprattutto al dettaglio. A Roma e più di 40 imprenditori in totale nei due quartieri. Provincia sono risultati essere oltre 27.000 i titolari Questo fatto, pur limitando il livello di confi denza d’impresa nati all’estero, di cui 22.508 di origine di una analisi statistica del dato, lascia comunque straniera e quasi 5.000 italiani di ritorno (ibidem). invariata la immediatezza e la validità qualitativa Le collettività maggiormente concentrate nella delle interviste, che trovano tra l’altro riscontro Capitale, nel settore dell’imprenditoria agro-ali- nella letteratura prodotta su questo argomento. mentare, sono quelle del Bangladesh, della Cina e Il primo dato rilevato è che queste DId sono dell’Egitto. Altre come la rumena, la marocchina localizzate in aree strategiche di Roma (vicino ai e l’algerina si disperdono invece sul territorio pro- mercati, alle stazioni ferroviarie, al centro storico, vinciale e regionale. Nel presente contributo sono ai Municipi di residenza), dove sono state create state prese in esame, alla scala municipale (i Muni- vere e proprie aggregazioni spaziali con specializ- cipi in Roma sono le 19 unità amministrative in cui zazione produttiva e/o per provenienza geografi - è suddiviso il territorio comunale, Fig. 1), le ditte individuali (DI) al dettaglio (DId) con titolare nato in Bangladesh, operanti nel commercio «in esercizi non specializzati con prevalenza di prodotti ali- mentari e bevande», in accordo con la classifi cazione e defi nizione delle attività economiche nella codi- fi ca ATECO 2007 (elab. Istat, 2008)4. Tale scelta è stata determinata dall’analisi dei dati disaggregati che ha evidenziato che la distribuzione territoriale di DId operanti a Roma ha come proprietario per il 32% un imprenditore nato in Bangladesh e per il 18% un rumeno, con altre 36 nazionalità che si spartiscono il restante 50%. Inoltre, dalla geore- ferenziazione dei dati alla scala provinciale (for- niti dalla Camera di Commercio di Roma) è stato rilevato come DId possedute da bengalesi siano tutte concentrate nella Capitale ed in particolare nella zona Est (tra le vie consolari Casilina, Prene- stina e Tiburtina): per il 56%, nel quartiere Torpi- gnattara (facente parte del Municipio VI) e per il 26%, nel quartiere Esquilino (Municipio I), con Fig. 1. Mappa dei 19 Municipi del Comune di Roma. Identi- il restante 18% negli altri quartieri. L’obiettivo è fi cazione dei quartieri Esquilino (Municipio I) e Torpignat- quello di comprendere perché questa etnia abbia tara (Municipio VI). Elab. Grafi ca propria, 2012.

42 AGEI - Geotema, 43-44-45 ca e individuati nuovi nodi nella geografi a della nibili ad accettare situazioni di sovraffollamento mobilità (Azzari, 2010). La peculiarità della comu- negli appartamenti (Insolera, 2011). Proprio in nità dei nati in Bangladesh è che il 97.9% delle questa area sono nati i primi negozi di import-export loro Did è ubicato nella Capitale con il restante con insegne dai caratteri incomprensibili agli ita- 2.1% nella Provincia. Altro fatto notevole è che liani, ma importanti punti di riferimento per gli queste attività si aggregano in tre tipologie pre- immigrati che vivono di commercio al dettaglio dominanti tutte prevalentemente legate al settore e che in quei locali trovano rifornimento (Cari- agro-alimentare: il negoziante di generi alimenta- tas/Migrantes, 2008). I phone center e le rivendite ri, il commerciante con il banco fi sso in un merca- alimentari costituiscono ancora oggi luoghi d’in- to o ambulante e il ristoratore. contro più importanti per questa etnia (Cristaldi, 2012) che si ritrova davanti ai negozi di coloro che sono i leader delle loro associazioni che fornisco- 3. La scelta insediativa e imprenditoriale a Roma: no consulenze sulla burocrazia italiana, sui servizi il quartiere Esquilino offerti da Roma e sulle possibilità lavorative e abi- tative6. Questa scelta iniziale ha generato ulteriori Dalle interviste è emerso come la scelta dei na- insediamenti di bengalesi (neo immigrati o già re- tivi del Bangladesh di raggiungere il nostro Paese sidenti altrove), portando a tutt’oggi il Municipio sia stata in grossa misura motivata da due fattori I (che include anche il Quartiere Esquilino) ad principali: l’attribuzione agli italiani di valori re- avere, con i suoi circa 3.000 nativi del Bangladesh, lazionali e familiari molto elevati, percepiti come la più vasta comunità in tutta Roma. Dalle intervi- comuni alle due etnie e l’esistenza di un vasto set- ste effettuate è risultato come molti di questi resi- tore dell’economia non legato al mercato del la- denti affrontino situazioni di sovraffollamento abi- voro dipendente, che poteva favorire il nascere di tativo oppure di coabitazione forzata, anche con attività imprenditoriali. Dalla metà degli anni ’80 membri di comunità diverse, pur di rimanere vici- del secolo scorso (Knights, 1996) la comunità Ben- ni al posto di lavoro. In questo caso ci si riferisce galese si è stabilita anche a Roma e, come la mag- al Nuovo Mercato Esquilino inaugurato nel 2001, gior parte di etnie di religione musulmana, era a ridosso della stazione Termini e a pochi passi da costituita prevalentemente da giovani uomini, con piazza Vittorio Emanuele II, dove è ubicato circa un buon livello d’istruzione, che vedevano nella il 70% delle attività commerciali agro-alimentari migrazione un’occasione per elevare il proprio dei residenti nel I Municipio. Il mercato di piazza status (Knights, King, 1998). All’inizio occupa- Vittorio Emanuele II ha costituito, negli anni Ot- rono la Pantanella, un antico pastifi cio dismesso tanta, forse il primo contatto ed inserimento nel ubicato a pochi passi da Porta Maggiore (all’inizio mondo del lavoro per diversi immigrati (Mudu, della via Casilina e nei pressi dell’Esquilino) ma, 2002). nel gennaio del 1991 a seguito di provvedimenti Come afferma Abul, 45 anni, proprietario di un anti-terrorismo, le autorità italiane sgombrarono banco al Nuovo Mercato Esquilino: «... io ho deciso l’area. Racconta Sridhar, 32 anni, uno degli inter- di restare all’Esquilino perchè è dieci anni che lavoro al vistati: «...mio padre ha detto che alla Pantanella un mercato ... Prima con padrone italiano poi mi sono com- prete aveva fatto un posto di preghiera (don Luigi Di prato un banco con tanti sacrifi ci ... La mia famiglia sta Liegro, nda). Quando arrivata polizia, hanno avuto in Bangladesh e sto solo a Roma. Sto a Piazza Vittorio tanta paura. Hanno svegliato tutti, hanno camminato a casa con un amico così risparmio soldi di affi tto e stò su cose delle persone, rotto tilivisori, tanti cani di polizia vicino a dove lavoro». che odoravano i materassi...». A quel punto, coloro i quali erano privi di permesso di soggiorno furono portati in Commissariato. Chi invece era in rego- 4. La scelta insediativa e imprenditoriale a Roma: la, circa 1.370 persone (Mudu, 2002) fu lasciato il quartiere Torpignattara libero e la maggioranza di queste persone decise di trovare un alloggio, seppur in condizioni di so- Kumar, ha 25 anni, proviene dalla regione Dha- vraffollamento, all’Esquilino piuttosto che allonta- ka, ha un diploma di scuola superiore, vive a Roma narsi dalla zona in cui avevano messo le loro prime dal 2005, dove ha raggiunto e lavora con suo fra- radici sia sociali che lavorative. All’epoca l’Esquili- tello che ha un piccolo negozio a Torpignattara: no5 (in particolare la zona di piazza Vittorio Ema- «... quando sono arrivato a Roma mi sono domandato nuele II) era considerato un quartiere insicuro e perchè Shamim aveva scelto di vivere e di lavorare in presentava un vasto numero di locali disponibili questo posto (il quartiere Torpignattara, nda) ... I dall’affi tto a basso costo e dei proprietari dispo- miei amici abitavano e lavoravano dalle parti di Piazza

AGEI - Geotema, 43-44-45 43 Vittorio, vicino al centro e mi sembrava di stare fuori ... ormai dai suoi nuovi abitanti) è una zona abitata Io arrivavo dalla miseria e sognavo una vita bella, tanti da cittadini del Bangladesh provenienti per lo più soldi ... poi Shamim (suo fratello, nda) mi ha spiegato dalle regioni meridionali del Paese, come Barisal, quanto è diffi cile per vivere a Roma con la fi la in questu- Faridpul, Dhaka, che vivono insieme per avere so- ra alla mattina presto, quanti soldi per l’affi tto di una stegno nelle diffi coltà e conservare il loro stile di casa ... ora ho capito che la sua scelta è stata buona. Qui vita, e la loro cultura e poter sostenere il prezzo abbiamo una casa nostra da soli, ci possiamo cucinare dell’affi tto, grazie ai costi di locazione più bassi sia le nostre cose, possimo pregare ... al negozio vengono un per le case che per i negozi che ospitano le loro sacco di gente, anche Italiani, e tutti ci vogliono bene attività. In questa zona rinnovata e nei quartieri ...». limitrofi (Casilino, Centocelle e Pigneto), i nego- Da questa e da oltre il 60% delle interviste ef- zi non rimangono più chiusi per cessata attività, fettuate a Torpignattara, è emerso come a favorire vengono al contrario riaperti, restaurati, riempiti la scelta residenziale e imprenditoriale in questa di merci di ogni tipo da bengalesi, cinesi, indiani, zona peri-urbana sia stato il miglioramento delle pakistani, egiziani ecc., insediati da tempi più o proprie condizioni di vita, la ricerca di una dimen- meno recenti, residenti in case in affi tto ma an- sione umana e sociale più dignitosa (Crisci, 2010). che, in parte, di proprietà (soprattutto i cinesi), Torpignattara (o Banglatown come viene defi nita con prole e non (AA.VV., 2011). In tale contesto

Foto 2. Banco ambulante di frutta e verdura gestito da Foto 3. Un negozio di frutta e verdura gestito da Bengalesi Bengalesi, nel quartiere Torpignattara a Roma. nel quartiere Torpignattara a Roma.

Foto 4. Nuovo Mercato Esquilino, il più multietnico e cen- trale della Capitale, a ridosso della stazione Termini. Stand Foto 5. Roma, Nuovo Mercato Esquilino, un’attività im- di prodotti alimentari e generi diversi gestito da cittadini prenditoriale specializzata in spezie provenienti dal Ban- del Bangladesh. gladesh.

44 AGEI - Geotema, 43-44-45 imprenditoriale i nativi del Bangladesh sono pre- Caritas Migrantes, Osservatorio Romano sulle Migrazioni, Quarto ponderanti soprattutto nel comparto dei negozi Rapporto, 2008. di alimentari e bevande, con ben 18 esercizi nella Id., Osservatorio Romano sulle Migrazioni, Ottavo Rapporto, 2011. Cassi L., Meini M. (a cura di), «L’immigrazione in carte. Per sola Torpignattara. Questi arrivano a 32 conside- un’analisi a scala regionale dell’Italia», Geotema, vol. 16, Bo- rando i quartieri limitrofi sopra menzionati (fonte logna, Pàtron, 2003. Camera di Commercio, 2011). Casti E., «Il territorio dell’immigrazione: banco di prova per un’etica cartografi ca», in Casti E. (a cura di), Atlante dell’im- Dall’indagine svolta, ulteriore fattore di aggre- migrazione a Bergamo, Bergamo, Sestante ed., 2004, pp. 9-29. gazione e richiamo per nuovi residenti è risultato Crisci M., Italiani e stranieri nello spazio urbano, Milano, Franco- essere la presenza di network etnici. Nel quartiere Angeli, 2010. Torpignattara le reti della collettività bengalese Cristaldi F., Immigrazione e territorio, lo spazio con/diviso, Bologna, Pàtron, 2012. oltre a favorire l’inserimento lavorativo attraverso Cristaldi F., Belluso R., «Da marketing intraetnico a marketing in- l’intermediazione di broker che gestiscono un’am- teretnico: il mercato agro-alimentare straniero in Provincia pia gamma di servizi interni alla comunità (phone- di Roma», in Krasna F. (a cura di), Migrazioni di ieri e di oggi. center, trasporto di merci da e per il loro Paese, In cammino verso una nuova società tra integrazione, sviluppo e globalizzazione, Bologna, Pàtron, 2012, in corso di stampa. assistenza sociale, fi scale e legale, ed altro), pro- Fondazione ISMU, Diciassettesimo rapporto sulle migrazioni 2011, muovono anche iniziative culturali di vario gene- Milano, FrancoAngeli, 2011. re. Infatti in questo quartiere è ubicato, da quattro Insolera I., Roma moderna, da Napoleone I al XXI secolo, Torino, anni, l’Istituto Nazionale di Cultura Bengalese che Biblioteca Einaudi, 2011. 7 INPS, Idos, Caritas/Migrantes, La regolarità del lavoro come fattore ha organizzato dal 14-16 ottobre del 2011 in piaz- di integrazione, IV Rapporto sui lavoratori di origine immi- za Perestrello il festival internazionale della cultu- grata negli archivi INPS, Roma, Idos, 2011. ra bengalese, primo del genere in Europa, in Italia Knights M., «Bangladeshis in Rome: the political, economic e a Roma. and social structure of a recent migrant group», l’Unità 9 giugno 1998. L’analisi qualitatitiva ha evidenziato una nuova Knights M., King R., «The geography of Bangladeshi migration spazialità nella distribuzione imprenditoriale e in- to Rome», International Journal of Population geography, 1998, sediativa dei bengalesi a Roma. Va richiamata l’at- 4, pp. 299-321. tenzione sul fatto che l’appartenenza a una speci- Mudu P., «Gli Esquilini: contributo al dibattito sulle trasforma- zioni nel rione Esquilino», in Morelli R., Sonnino E., Trava- fi ca etnia costituisce spesso, una delle variabili ca- glini C.M. (a cura di), I territori di Roma, storie, popolazioni, ge- paci di condizionare, sia il percorso migratorio sia ografi e, Università Roma Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma la meta (Casti, 2004). Infatti, la meta, come nello Tre, Roma, 2002, pp. 641-680. specifi co nella Capitale i quartieri Esquilino e Tor- Papotti D., «I paesaggi etnici dell’immigrazione straniera in Italia», in Varotto M., Zunica M. (a cura di), Scritti in ono- pignattara, è stata determinata dalle diverse e pos- re di Giovanna Brunetta, Padova, Univ. Di Padova, 2002, pp. sibili relazioni di tipo sociale, culturale, economi- 151-166. co del Paese d’origine, che si sono poi consolidate, trasformandosi in caratteri di appartenenza allo specifi co contesto comunitario di tipo etnico, as- Note sociativo, imprenditoriale e familiare. Alla base di 1 Ci si riferisce al fatto che i settori in cui si sviluppa l’imprendi- questi fattori, si possono defi nire percorsi migra- toria straniera sono collegati spesso a lavori che gli italiani non tori preferenziali in determinate regioni o città, vogliono fare (Fondazione ISMU, 2011) o a forme nascoste di come in questo caso, proprio perchè la presenza lavoro dipendente. 2 di un gruppo già insediatosi facilita l’accesso a un Cfr. il sito web. www.fondazioneleonemoressa.org/newsi- te/2011/01/la-crisi-non-scoraggia-limprenditoria-etnica. particolare settore del mercato del lavoro, all’in- Altre fonti pongono in luce come nella sola Lombardia senza sediamento, alle condizioni di alloggio e di spazi l’imprenditoria immigrata ci sarebbero 55.000 imprese in meno pubblici di ritrovo. Quindi, già a livello di organiz- rispetto al 2001: un dato che raggiungerebbe quota 285.000 zazione e di percorso, l’immigrazione bengalese considerando il complesso delle imprese a livello nazionale, (cfr. Camera di commercio di Milano, www.mi.camcom.it). mostra l’importanza assunta dal territorio (i due 3 F. Cristaldi, R. Belluso, «Da marketing intraetnico a marketing quartieri) nella defi nizione della rete di rapporti interetnico: il mercato agro-alimentare straniero in Provincia sociali. di Roma», in F. Krasna (a cura di), Migrazioni di ieri e di oggi. In cammino verso una nuova società tra integrazione, sviluppo e globaliz- zazione, Bologna, Pàtron, 2012, in corso di stampa. 4 A partire dal 1-01-2008 l’ISTAT ha adottato la nuova classifi - Bibliografi a cazione delle attività economiche ATECO 2007, in sostituzione della precedente ATECO 2002. La migrazione delle statistiche AA.VV, Pigneto-Banglatown, migrazioni e confl itti di cittadinanze in economiche alla nuova classifi cazione avviene secondo un ca- una periferia storico-romana, Roma, Meti ed, 2011. lendario specifi co per le singole indagini statistiche ed unico Azzari M. (a cura di), Atlante dell’imprenditoria straniera in Tosca- per i Paesi dell’UE. Codice 47.11: Commercio al dettaglio in na, Firenze, Pacini, 2010, pp. 47-49. esercizi non specializzati con prevalenza di prodotti alimentari

AGEI - Geotema, 43-44-45 45 e bevande; 47.21: Commercio al dettaglio di frutta e verdura in borghesia piemontese si era stabilito nel quartiere, per il feno- esercizi specializzati; 47.22: Commercio al dettaglio di carni e meno della gentrifi cation, fu gradualmente sostituito dapprima di prodotti a base di carne in esercizi specializzati; 47.23: Com- dall’immigrazione interna proveniente dall’Abruzzo (dopo la mercio al dettaglio di pesci, crostacei e molluschi in esercizi II guerra mondiale) che a sua volta negli anni ’90 fu rimpiazza- specializzati; 47.24: Commercio al dettaglio di pane, torte, dol- ta da cittadini provenienti dal Senegal e dal Bangladesh. ciumi e confetteria in esercizi specializzati; 47.25: Commercio 6 Questi segni etnici danno un’idea di quella «territorializza- al dettaglio di bevande in esercizi specializzati; 47.29: Commer- zione semantica» (Papotti, 2002) tipica dei luoghi caratterizza- cio al dettaglio di prodotti alimentari in esercizi specializzati. ti dal radicamento della comunità straniera. 5 Ripercorrendo la storia di espansione dell’area, dopo il 7 Quello del 2011 è stato dedicato alla fi gura del fi losofo ben- 1870, quando a seguito dell’Unità d’Italia il ceto medio della galese Lalon Shah (1774-1890).

46 AGEI - Geotema, 43-44-45 Giuseppina Tumminelli

“Intercity”: esempi di trasformazione degli spazi in un quartiere del centro storico di Palermo

Summary: “INTERCITY”: EXAMPLES OF SPACES’STRASFORMATION IN A SUBURB OF THE HISTORICAL CENTRE OF PALERMO The presence and the integration of migrants in the cities, leads to the articulation of new forms of urban life. By an empirical research conducted in 2007 in a suburb of the historical centre of Palermo, Palazzo Reale, the cognitive question that we posed to ourselves, was to observe whether the presence of migrants in an urban area traditionally “marginal” has triggered off a transformation in its structure and in the structure of the relationship between these spaces.

Keywords: Migrants, Re-Functionalization, Re-Symbolization, City.

1. Premessa un lato “[…] costituisce un punto di riferimento che struttura e condiziona in molti modi l’attività Il mutamento sociale e le trasformazioni spazia- sociale, entrando in profondità nei processi che li che rintracciamo nella città vedono come prota- defi niscono l’identità dei soggetti individuali e gonisti anche i migranti che vi risiedono. collettivi. Dall’altro lato, l’attività sociale stessa e l’in- L’obiettivo del saggio è fornire spunti di rifl es- terazione tra soggetti titolari di identità eterogenee, sione sui processi di rifunzionalizzazione e di ri- contribuiscono a riprodurre e, al tempo stesso, a simbolizzazione degli spazi messi in atto dai mi- modifi care in continuazione i simboli connessi con granti partendo da una ricerca condotta in uno la città” (1997: 149). dei quartieri del centro storico della città di Paler- La simbolizzazione spaziale è, pertanto, un’azio- mo: il quartiere Palazzo Reale. ne della mente che ha lo scopo di trasformare le sensazioni in simboli. Ed è una necessità per l’uomo 2. La cornice epistemologica in quanto la collocazione spaziale è la sua prima forma di linguaggio comunicativo. Nel 1976 Moore, analizzando il rapporto tra co- Anche il processo di adattamento dell’uomo noscenza e comportamento, propose l’esistenza di ad uno spazio è un’operazione molto complessa principi generali per lo sviluppo della conoscenza in quanto la territorialità umana è legata alla so- dell’ambiente. L’uomo conosce l’ambiente perché pravvivenza sociale, culturale, fi sica ed è in stretto costruisce strutture o modelli che gli consentono di rapporto con l’“apprendimento” e con la “cogni- capire la realtà e di affrontarla attribuendo un senso zione”. Infatti, l’ambientarsi e il prendere possesso e rintracciando tanto l’ordine quanto i principi di uno spazio si connotano come scoperta fi n dalla che lo strutturano e lo regolano. Di conseguenza, nascita e sono alla base della costruzione di uno descrivere lo spazio urbano è un’attività complessa spazio interno che diventi mappa di riferimento per perché essendo il più artifi ciale degli ambienti di le eventuali acquisizioni (Piaget, Inhelder, 1976). I vita, diviene chiave di lettura del rapporto tra realtà simboli diventano strumenti del pensiero, mentre i materiale e sua rappresentazione. segni mezzi dell’azione. Bergson (1951) sosteneva Nella percezione dello spazio, l’individuo si con- che noi dobbiamo esprimerci con parole ma più centra sulla costruzione dell’immagine attraverso spesso pensiamo nello spazio. gli schemi di lettura che possiede e decodifi ca in Il simbolo, pertanto, è un segno molto particola- base alle categorie che possiede. La dimensione re perché non è costruito sulla logica dell’univocità simbolica, espressa sia dalle strutture fi siche quali ma sul doppio senso. piazze, strade, monumenti, sia da modi e stili di vita In architettura, la simbolizzazione primaria è come le feste patronali, i linguaggi non verbali, gli rappresentata dalla “sfera etnica”, un universo che oggetti, gli stemmi, diviene centrale perché, come ha un suo centro e una periferia in cui si crea e si rileva Mela, assolve a una duplice funzione: da svolge una cultura, creato dall’uomo per l’uomo.

AGEI - Geotema, 43-44-45 47 Il modello esemplare della “sfera etnica” è la casa, nelle nuove città di arrivo se la loro presenza in- perché l’elemento centrale del costruire è l’abitare. neschi trasformazioni o meno nel tessuto urbano. L’abitare come luogo separa solo per comunicare. Guardando alla città di Palermo, si osserva uno spazio urbano articolato in aree eterogenee. 3. I migranti e il centro storico di Palermo Ogni individuo sviluppa un sentimento di appar- tenenza attraverso l’interiorizzazione dei simboli Se si entra nei quartieri del centro storico di dello spazio urbano nel quale si vive. Lo stesso Palermo la prima sensazione è di ritrovarsi all’in- atteggiamento di appartenenza ma in evoluzione, terno di un labirinto fatto da strade, cortili, vicoli, lo possiamo riscontrare nei migranti che abitano che danno al visitatore la sensazione di perdersi le nostre città. Questi, pur mantenendo un legame in uno spazio del quale non si riesce facilmente a affettivo con la propria terra di origine, con la loro ritrovare la via di uscita. Se a ciò si aggiunge che, presenza hanno dato nuovi signifi cati e attribuito negli ultimi dieci anni, la popolazione che ha nuove funzioni ai luoghi, risimbolizzando e rifunzio- abitato queste aree non è soltanto autoctona ma nalizzando spazi spesso dimenticati dagli autoctoni anche migrante, l’attraversamento si arricchisce (Tumminelli, 2010). di nuovi elementi. Osservare allora questi quar- Condizione prima per la realizzazione dei pro- tieri attraverso gli occhi e le parole dei migranti cessi di risimbolizzazione e di rifunzionalizzazione che li abitano permette di scoprire i signifi cati e messi in atto dai migranti è la dimensione della le funzioni che, negli anni, ne hanno trasformato città come spazio pubblico. Lo spazio pubblico, che l’aspetto e ne hanno determinato nuove rappre- può essere una strada, una piazza, in quanto bene sentazioni. collettivo non appartiene a nessun individuo ma La relazione tra città e migranti, anche all’in- all’insieme e si presenta come terreno sul quale gio- terno del processo della globalizzazione, defi nisce care il rapporto con l’altro, luogo dell’innovazione una molteplicità di pratiche urbane che ne dise- culturale e dell’elaborazione simbolica. Il termine gnano i confi ni e ne compongono le caratteristi- “pubblico” si riferisce a due situazioni strettamente che che si manifestano nella quotidianità. Ed è legate tra di loro: “Esso signifi ca, in primo luogo, proprio negli spazi della quotidianità che possono che ogni cosa che appare in pubblico può essere leggersi ciò che Tarrius (1995) defi niva “sovrappo- vista e udita da tutti e ha la più ampia pubblicità sizioni”, forme attraverso le quali la città e i suoi possibile. Per noi, ciò che appare – che è visto e spazi sono possibili punti di passaggio di migran- sentito da altri come da noi stessi – costruisce la ti che esercitano un potere su di essi. I territori realtà” (Arendt, 1997: 37), in secondo luogo indica diventano “circolari” e tutti gli elementi presen- “[…] il mondo stesso, poiché è comune a tutti e ti, siano essi fi sici, culturali, sociali e tecnologici, distinto dallo spazio che ognuno di noi vi occupa contribuiscono a delineare la realtà urbana e ad privatamente” (Ibidem: 39), si fa riferimento non infl uire sul suo funzionamento. La città, che è una al mondo naturale ma a ciò che viene prodotto forma di organizzazione sociale del territorio, è dall’uomo. soprattutto un insieme di simboli stratifi cati nel Un’altra condizione, non meno rilevante, è tempo. Ed è l’intreccio tra la dimensione simbo- legata all’osservazione delle dinamiche sociali che lica e la vita sociale a determinare, nella quotidia- caratterizzano la quotidianità e che contribuiscono nità, l’identità degli individui e della città, e a co- a marcare gli spazi. struire le rappresentazioni di se stessi e degli altri, Pertanto, l’interesse sociologico per l’analisi de- e dello spazio in cui si vive. gli spazi e dei luoghi prende avvio dal considerare I migranti si stabiliscono nelle città assumendo la realtà spaziale determinata dai corpi e dalla rela- varie collocazioni nello spazio urbano: dagli inter- zione tra questi e gli spazi esterni. Questa relazione stizi, ai labirinti metropolitani, alle eterotopie, e si esprime in pratiche sociali che contribuiscono ridefi nendo il signifi cato del confi ne. a strutturare la nostra quotidianità trattandosi di La città di Palermo è articolata in zone, in aree, forme standardizzate di agire. Gli spazi, inoltre, ci in quartieri ognuno dei quali si caratterizza per lo trasmettono informazioni sulle relazioni tra i corpi svolgimento di funzioni, ad esempio economiche, e sulle loro identità; sull’organizzazione sociale; sui politiche, o per tradizioni culturali. Il quartiere, rapporti tra gli individui; sui rapporti di potere e di come osserva Ledrut (1969: 103), “[…] non è una dominazione (Agustoni, Giuntarelli, Veraldi, 2007; pura delimitazione topografi ca o amministrativa, Sanviero, 2007). esso ha avuto origine e fortune diverse, ma in tutte Alla luce di quanto detto, la domanda conosciti- le città la sua realtà è al centro di processi di strut- va è come i migranti costruiscano la realtà spaziale turazione e destrutturazione sociologici”.

48 AGEI - Geotema, 43-44-45 Foto 1. Negozi cinesi. Quartiere Palazzo Reale.

Foto 2. Migranti all’angolo tra la via Maqueda e una traversa Foto 3. Macelleria hallal, con insegna araba, mostra anche che porta al mercato di Ballarò. Quartiere Palazzo Reale. scritte in italiano e la denominazione “carnezzeria”, tipicamente palermitana. Quartiere Palazzo Reale.

Foto 4. “Store”, piccolo supermercato asiatico, dove si Foto 5. Venditore ambulante, di origine afghana, di vendono prodotti tipici delle etnie immigrate nel quar- oggetti di fabbricazione cinese o immagini a ologramma tiere, ma anche alimenti italiani, freschi o inscatolati. che raffi gurano divinità o santi cattolici. Quartiere Quartiere Palazzo Reale. Palazzo Reale.

Il quartiere Palazzo Reale - Monte di Pietà, cie di 134,37 ettari, corrispondente, grossomodo, chia mato così per la storica presenza nel primo alla paleopoli, il primo nucleo abitativo della città. dei Mandamenti del Palazzo Reale e nell’altro Se l’intersecarsi dei due assi ortogonali, corso Vit- per il Monte dei Pegni, si estende su una superfi - torio Emanuele e via Maqueda, rappresentavano

AGEI - Geotema, 43-44-45 49 nel 1600 la rappresentazione simbolica del potere interessanti di mutamento. Tali cambiamenti non spagnolo per il lusso e la magnifi cenza delle de- hanno provocato, contrariamente a quanto si po- corazioni e degli edifi ci costruiti lungo i due cor- trebbe pensare, reazioni di chiusura da parte degli si, per Porta Nuova verso Monreale e Porta Felice autoctoni che, invece, considerano utile la presen- verso il mare, a simboleggiare il raggio di espan- za degli stranieri, fonte di guadagno per gli affi tti e sione del potere spagnolo verso la montagna e il consumo, ma anche attori di una rivitalizzazione verso il mare, il centro storico diventava teatro di luoghi pubblici abbandonati dai cittadini che le cui quinte erano ben diverse dallo splendore tornano ad attrarre in alcune ore del giorno gli delle scene perché erano tutto quello che veniva abitanti di altre zone della città. nascosto, strade strette e buie, povertà e miseria. Alcuni degli esempi di spazi trasformati dai mi- Il territorio è stato caratterizzato nel tempo da granti nel centro di Palermo sono connessi alle un progressivo decremento della popolazione re- attività commerciali da questi avviati. La crescita sidente, correlato alla terziarizzazione e alla cre- nel numero di attività, letta in base al rapporto scita del valore fondiario di altre zone urbane, tra domanda, offerta e condizioni istituzionali, ma soprattutto alla mancata ricostruzione ed al è da una parte l’espressione di relazioni molto progressivo decadimento del patrimonio edilizio. forti e intense tra migranti (Granovetter, 1998) Allo stesso tempo si è verifi cato l’incremento dei che motivano il “rischio” impresa, e dall’altra il migranti che hanno cominciato ad abitare il cen- collocarsi in segmenti di mercato non ancora to- tro storico. La concentrazione in queste zone del talmente saturi, ad esempio i phone center. Ciò centro della città, si è verifi cata sia perché la rete permette di osservare anche visivamente come le di connazionali si alimenta con i nuovi arrivi, sia imprese straniere, declinandosi nelle varie for- perché il costo della vita è più basso. Le presenze me della tipologia di Ambrosini (2005): impre- regolari registrate a Palermo per macroaree, mo- se tipicamente etniche, allargate, intermediarie, strano una varietà di comunità straniere, prove- esotiche, rifugio, si sono diffuse in un territorio, nienti in prevalenza dall’Asia centro meridionale, caratterizzato dalla presenza del mercato storico dall’Africa settentrionale e occidentale. di Ballarò. Nel centro storico emerge una situazione com- Si tratta di luoghi nello spazio urbano che pos- plessa in cui convivono stranieri e autoctoni in sono essere considerati come esempi dell’attri- condizioni di fragilità economica, sociale e cultu- buzione di senso e di funzione grazie al loro uso rale, ma anche antichi proprietari dell’alta-media sociale, come i bar-ristoranti, dove il confi ne tra la borghesia, insieme a cittadini che cominciano, in dimensione privata e quella pubblica non è chiara. controtendenza, rispetto a quanto è avvenuto a Questi luoghi esprimono diversi signifi cati sociali partire dagli anni settanta, a popolare gli edifi ci ma anche differenti funzioni. Durante la giornata, ristrutturati. modifi cano la loro destinazione d’uso: da bar, ri- In questa cornice, lo spazio del migrante è sia storante a uffi cio informazioni, a discoteca, a cine- uno spazio geografi co sia uno spazio sociale. La ma. Inoltre, la presenza di televisori satellitari e di presenza e l’insediamento dei migranti nelle città videoregistratori crea quelli che Appadurai (2001) viene condizionato sia dalle reti sociali che hanno ha defi nito vicinati virtuali o mediascape, permet- lasciato nella loro terra sia da quelle che trovano tendo ai migranti di mantenere vivi i collegamenti nella nuova terra (Colombo, Genovese, Canevaro con la propria terra d’origine. (a cura di), 2006; Parker, 2006); a tutto questo si Il processo di rifunzionalizzazione e di risimbo- aggiunga il condizionamento esercitato dall’es- lizzazione che si osserva nel centro storico per le sere straniero e dal dover esercitare lo status di vie, i vicoli, le piazze, i mercati, è il contributo che straniero sia nella fruizione degli spazi urbani che i migranti, non avendo mezzi veloci per gli sposta- nello stabilire reti relazionali. menti, innescano nella città muovendosi a piedi. Per analizzare le trasformazioni che hanno in- In questo modo, sono loro che possono osservare, nescato processi di risimbolizzazione e di rifun- analizzare, criticare ciò che vedono, e reinventare zionalizzazione nel quartiere Palazzo Reale, sono il patrimonio simbolico della città. state utilizzate le categorie di continuità/rottura/ innovazione. Il centro storico, in parte spopolato e ripopolato, ha acquisito negli ultimi anni una 4. Conclusioni nuova identità, attraverso la trasformazione degli spazi, e la presenza di nuovi odori, lingue, musi- È l’interazione continua tra l’agire e i simboli che, feste e rituali. urbani a determinare la costruzione dell’identi- Le costruzioni di senso rappresentano elementi tà della città. Così come sono le nostre pratiche

50 AGEI - Geotema, 43-44-45 corporee a dare una forma allo spazio, che a sua ha relegati in una parte abbandonata della città, volta contribuisce a riprodurre le stesse e a offrir- dall’altra la loro presenza ha innescato un dibatti- ci segnali sulla fruizione dello spazio attraverso il to sui problemi e sulle esigenze che dalla loro pre- corpo. senza scaturiscono. La propria identità e l’identità dei luoghi, in un Il radicamento dei migranti nel quartiere Pa- sistema sociale, nascono dal continuo confronto lazzo Reale è evidente e ben visibile per l’uso che con gli altri, che porta l’individuo a stabilire con- fanno dello spazio, per la costruzione di nuovi fi ni, a rappresentare se stesso rispetto all’altro, a signifi cati e per l’avvio di un sistema economico occupare una posizione nelle gerarchie sociali. che si va incrementando nel tempo. Ovviamente, Questo processo di costruzione si realizza grazie non tutte le comunità straniere utilizzano gli stessi al continuo scambio ed ha bisogno del ricono- luoghi. Nel quartiere, la presenza straniera non è scimento da parte degli altri e della comunità ed omogenea ma varia riguardo alle zone. È concen- avviene in un contesto spaziale e sociale, fatto di trata nell’area del mercato di Ballarò e delle sue simboli, con i quali si è in continuo rapporto. Lo principali arterie viarie. Si snoda lungo le strade, spazio è legato, nel nostro vissuto, sia alle qualità dove si concentrano le attività commerciali gestite materiali che caratterizzano i diversi contesti fi sici da migranti. Tutto si svolge al piano terra, in una sia al nostro coinvolgimento esistenziale al loro in- dimensione orizzontale, come se non esistesse una terno (Agustoni, Giuntarelli, Veraldi, 2007). dimensione verticale. Il percorso che i migranti compiono all’interno del centro storico va dalla condizione di esclusio- ne iniziale a un’inversione, cioè alla sperimenta- Bibliografi a zione di nuove modalità d’uso dello spazio in una Agustoni A., Giuntarelli P., Veraldi R., (a cura di), Sociologia del- dimensione dinamica e di rottura, che deve essere lo spazio, dell’ambiente e del territorio, Milano, FrancoAngeli, considerata come un processo del quale poter in- 2007. dividuare delle linee di tendenza. Ambrosini M., Sociologia delle migrazioni, Bologna, Il Mulino, Ciò grazie alla creazione di gruppi piuttosto 2005. coesi che, scoprendo il senso “locale”, sviluppano Appadurai A., Modernità in polvere, Roma, Meltemi, 2001. Arendt H., Vita activa, II, 7, La dimensione pubblica: l’essere in co- reti di relazione caratterizzate da legami ristretti, mune, Milano, Bompiani, 1997. da aggregazioni specifi che, da relazioni di tempo Bergson H., Introduzione alla metafi sica, Bari, Laterza, 1951. libero, nelle quali hanno un peso consistente i Colombo A., Genovese A., Canevaro A. (a cura di), Immigra- rapporti di vicinato, i gruppi, la famiglia. zione e nuove identità urbane. La città come luogo di incontro e scambio culturale, Trento, Erickson, 2006. I migranti si trovano a sperimentare mecca- Granovetter M. (a cura di), La forza dei legami deboli e altri saggi, nismi di utilizzazione delle opportunità offerte Napoli, Liguori Editore, 1998. dal territorio attraverso la costruzione di senso e Ledrut R., Sociologia urbana, Bologna, Il Mulino, 1969. l’attribuzione di funzioni che sono implicite nei Mela A., Sociologia delle città, Roma, NIS, 1997. processi di rifunzionalizzazione e di risimbolizza- Moore G.T., Golledge R.G. (Ed.), Environmental knowing: Theo- ries, research and methods, Oxford, Dowden, 1976. zione, che avvengono all’interno di spazi liminari, Parker S., Teoria ed esperienza urbana, Bologna, Il Mulino, 2006. ma che rappresentano l’innovazione, per ritorna- Piaget J., Inhelder B., The Origin of the Idea of Chance in Children, re alle categorie di analisi introdotte. United State, W.W. Norton and Company, 1976. Le strade conosciute sono le principali, quelle Tarrius A., «Spazi ‘circolatori’ e spazi urbani. Differenze fra i gruppi migranti», Studi emigrazione/Etudes Migrations, XX- di collegamento. Mentre gli spazi rifunzionalizzati XII, 118, 1995, pp. 247-261. coincidono con gli spazi risimbolizzati. Quindi se, Tumminelli G., Sovrapposti. Processi di trasformazione degli spazi ad da una parte, l’occupazione del centro storico li opera degli stranieri, Milano, FrancoAngeli, 2010.

AGEI - Geotema, 43-44-45 51 Anna Maria Altavilla, Angelo Mazza, Leonardo Mercatanti

Two solitudes: Singalesi e Tamil tra Catania e Palermo

“Two solitudes in the infi nite waste of loneliness under the sun” (Hugh MacLennan, 1945, p. 388)

Summary: TWO SOLITUDES: SINHALESE AND TAMIL BETWEEN CATANIA AND PALERMO Immigrants from Sri Lanka in Sicily are the prevailing representatives of the Indian Subcontinent. Their migration took place with the beginning of the ethnic confl ict which started in 1983. The two communities, Sinhalese and Tamils, decided to settle respectively in Catania and Palermo proposing the same distrust of the confl ict. So the “two solitudes” of the two major Sicilian cities are also the mirror of the lack of communication of the two ethnic groups of Sri Lanka.

Keywords: Immigration, Sicily, Sri Lanka, Tamil.

Il crescente affl usso di popolazioni straniere nel tuttavia, che in tale campo l’integrazione è più nostro Paese stimola ad indagare non solo sulla veloce e la prima a realizzarsi: l’immigrato al suo consistenza numerica o sulle caratteristiche strut- arrivo è costretto, infatti, a trovarsi un lavoro che, turali e dinamiche delle diverse etnie presenti sul per quanto precario o nero o illegale, gli consenta nostro territorio, ma anche sulla possibilità dei di sopravvivere nella nuova società. È improbabi- vari gruppi di integrarsi nel nostro tessuto sociale. le, invece, che a questo inserimento si accompagni Bisogna considerare a tale proposito che, sebbe- subito una vera e propria assimilazione con il godi- ne la storia migratoria dei vari paesi occidenta- mento di eguale trattamento economico od eguali li insegni che la capacità dei fl ussi migratori di opportunità rispetto ai locali: per quanto tutelato interagire con le popolazioni di arrivo sono in da una legislazione avanzata del paese ospitante, genere migliori di quanto paventato, il fenome- un extra-comunitario trova sempre numerose dif- no migratorio vissuto in questi decenni dall’Italia fi coltà a goderne per la sua maggiore debolezza ha un carattere innovativo non solo per l’affl usso contrattuale, conseguenza in genere di uno stato massiccio di irregolari e di clandestini ma soprat- di estremo bisogno, di scarsa informazione, di dif- tutto per la maggiore distanza culturale e religiosa fi coltà di comunicazione e di tutte le barriere de- che separa i paesi di provenienza dal nostro. Un rivanti dal suo vivere in condizione di marginalità processo che conduca alla completa fusione non sociale. si presenta quindi facilmente realizzabile in tempi Se graduale è il cammino verso il raggiungi- brevi e senza l’ausilio di tutte le forze politiche, mento di una completa parifi cazione ai lavoratori economiche, sociali del paese. locali, ancora più lento e più tardivo è il processo Dall’esperienza migratoria delle altre nazioni d’omogeneizzazione in campo sociale. Alla possi- emerge che la società ospitante può fi ssare diversi bilità di ricongiungimento con la propria famiglia, modelli di riferimento in base ai quali delimitare al godimento di un alloggio decoroso e in gene- il livello massimo di accettazione dello straniero rale dei diritti fondamentali della persona, si op- e che, secondo le scelte concretamente attuate, pongono diversi ostacoli fra cui non ultimo quel- l’integrazione può raggiungere diversi gradi i cui lo economico che spinge spesso i nuovi arrivati a ritmi di realizzazione e la cui facilità di gestione vivere nelle zone meno accoglienti, in spazi poco sono tanto maggiori quanto minore è l’attrito fra salubri, in condizioni di degrado e di “solitudine” le diverse realtà venute a contatto e quanto più cui nemmeno una legislazione aperta può talvolta forti sono i fattori di attrazione. porre rimedio. I confl itti più frequenti sono certamente legati Tempi estremamente lunghi richiede, poi, il al mondo del lavoro dove una potenziale concor- raggiungimento dell’integrazione culturale sulle renza fra locali e stranieri può creare situazioni di cui caratteristiche non tutte le società di accoglien- tensione e di rifi uto soprattutto laddove è maggio- za adottano le stesse soluzioni. I percorsi d’inse- re la precarietà dell’occupazione. È anche vero, rimento possono essere tanto più diffi cili e labo-

52 AGEI - Geotema, 43-44-45 riosi quanto più lontane sono le culture venute a mai numeroso popolo d’extracomunitari e sui contatto o quanto più nei territori d’arrivo sono loro progetti d’inserimento, affi nché il problema radicati sentimenti di razzismo e d’intolleranza e dell’integrazione possa essere affrontato nella sua quindi dove pregiudizi etnici inducono i nuovi ar- interezza. Bisogna capire se e fi no a qual punto i rivati all’emarginazione e alla ghettizzazione. fattori di attrazione o di espulsione che li hanno L’inaspettata trasformazione dell’Italia da pae- spinti nel nostro territorio abbiano determinato se d’emigrazione a territorio d’immigrazione ha in loro il rifi uto delle proprie origini, perché se determinato una certa evoluzione nel tipo di scel- è certo che la quasi totalità di costoro fugge dalla te effettuate per fronteggiare il fenomeno. Dalla miseria economica o dal mancato godimento di politica di completa apertura, che ha favorito ne- diritti civili, non è altrettanto certo che sia dispo- gli anni Ottanta del secolo scorso l’affl usso di mas- nibile a ripudiare la propria cultura ed accettare se sempre più numerose di migranti, si è passati appieno quella del paese ospitante. nel corso del tempo ad un approccio più restritti- L’obiettivo di questo breve studio è quello di vo, vicino a quello adottato nel passato dagli altri far conoscere all’interno della realtà siciliana un paesi europei. caso assai particolare che riguarda la comunità, o Non ancora defi nito appare il modello di inte- meglio le comunità dello Sri Lanka residenti nelle grazione socio-culturale cui l’Italia intende riferir- due città principali dell’isola, Catania e Palermo. si. E la scelta non si presenta facile date le carat- Catania e Palermo possono dirsi due realtà separa- teristiche strutturali della compagine migratoria. te sotto molti profi li. Etnie diverse con usi, costumi, religioni e moti- Two solitudes è una nota locuzione riferita alla vazioni differenti rendono ardua la realizzazione società canadese che racchiude in sé le diffi coltà di qualunque programma forte che preveda per comunicative tra la popolazione anglofona e quel- l’immigrato la perdita totale della propria identità la francofona. Si tratta di realtà vicine che dovreb- e suggeriscono invece l’adozione di modelli fl es- bero essere complementari sotto il profi lo cultu- sibili capaci di adattarsi sia alle marcate diversità rale ed economico e invece sono lontane, autono- di progetti, pratiche e modelli migratori dei vari me, effettuano scelte strategiche di lungo periodo gruppi etnici presenti, sia alle peculiarità dei di- indipendenti. Così sono per molti aspetti Catania versi contesti territoriali nei quali gli immigrati si e Palermo. Two solitudes, città divise la cui distan- collocano. za percepita è superiore a quella reale, complici Nelle valutazioni delle scelte da operare non è le mancate politiche per un’adeguata infrastrut- possibile, infatti, trascurare le reazioni emotive, turazione viaria tra le due città che ha impedito la capacità di razionalizzare il fenomeno da parte la presenza di consistenti e utili fl ussi pendolari. della popolazione locale. La stessa morfologia del territorio che circonda Diverse indagini sono state condotte per analiz- i due centri urbani ha determinato direttrici di zare gli atteggiamenti e le opinioni degli italiani espansione delle Aree Metropolitane molto diver- nei confronti dell’immigrazione straniera e per se (Schilleci, 2008, pp. 49-50 e 62-63). L’area etnea interpretare i processi che il fenomeno dell’immi- si contraddistingue da quella palermitana per es- grazione ha innescato tra i membri della nostra sere il centro propulsivo di un modello di svilup- società. I risultati hanno evidenziato il modo in po basato su una diffusa rete di attività legate alle cui le diverse categorie di cittadini hanno per- nuove tecnologie. È stata denominata Etna Valley, cepito e considerato questa nuova realtà e come per assonanza con la Silicon Valley, ma nonostante nel tempo si siano modifi cati gli atteggiamenti e i le facili banalizzazioni questa realtà è lo specchio comportamenti degli stessi. Se dalle prime indagi- di un fermento imprenditoriale tra i più attivi del ni condotte negli anni Ottanta emergevano atteg- Mezzogiorno d’Italia. giamenti complessivamente positivi, già dall’inizio All’interno delle “due solitudini” siciliane le del decennio successivo è cominciato ad affi orare comunità dello Sri Lanka hanno deciso di ripro- un progressivo irrigidimento nei confronti dell’ec- porre, soprattutto nella prima fase migratoria, la cessivo espandersi del fenomeno con una chiara separazione etnica conseguente il confl itto che, tendenza a manifestazioni di chiusura se non ad- rimasto latente per secoli, è sfociato in guerra dirittura di ostilità che potrebbero, qualora esa- civile nel 1983. Due sono le etnie in confl itto, i cerbate, ostacolare il percorso verso l’accettazione Tamil e i Singalesi. I primi, molto meno numerosi reciproca e verso il costruttivo scambio di culture e di religione induista, sono insediati prevalente- e di patrimoni storici. mente a nord e a est, mentre i secondi, buddisti, Ai molti sondaggi sugli italiani occorrerebbe si trovano nel resto dello Sri Lanka e detengono affi ancare un adeguato numero d’indagini sull’or- il potere politico nazionale. La campagna seces-

AGEI - Geotema, 43-44-45 53 sionista delle aree del nord e di quelle orientali è tante comunità Tamil presenti in tutto il mondo avvenuta, fi n dagli anni Settanta del secolo scorso, lottano ancora per ottenere i loro diritti. ad opera delle note Tigri per la liberazione della La comunità Tamil presente a Palermo è la più Patria Tamil. Dagli anni del confl itto armato è numerosa d’Italia ed è molto attiva dal punto di iniziata una fase migratoria che ha visto Singale- vista della diffusione delle proprie ragioni con- si e Tamil localizzarsi in diverse parti del mondo tro quelle del governo singalese. La popolazione (Mercatanti, 2010). Con riferimento alle due città srilankese, costituita quasi in toto da Tamil, è la prese in considerazione in questo studio, i Tamil prima nel capoluogo di regione, almeno fi n dal scelgono come destinazione Palermo e i Singalesi 2003, seguita da quella del Bangladesh e poi da Catania. quella rumena. I dati demografi ci a disposizione Nel 2009, dopo cruenti scontri che avevano mettono in evidenza che dal 2003 al 2006 a Pa- decimato la componente militare del movimento lermo non vi è stato un aumento signifi cativo nel- separatista di liberazione, l’esercito singalese è ri- la consistenza numerica dei residenti srilankesi. uscito ad uccidere Velupillai Prabhakaran, il capo Addirittura nel 2006 vi è stata una diminuzione, delle Tigri tamil. Ciò ha fatto pensare alla fi ne del- che invece non è stata registrata a Catania. Molto la guerra civile e al possibile rientro delle migliaia probabilmente si tratta di un fenomeno di ritorno di emigrati. Ma così non è stato, anche perché le temporaneo nel paese di origine dovuto agli ef-

Foto 1. La comunità Tamil è molto at- tiva a Palermo e organizza spesso delle manifestazioni per rendersi visibile e far conoscere la cultura Tamil e le relative problematiche. La foto fa riferimento ad uno spettacolo della scuola Tamil “Thile- epan” presentato al Teatro Politeama di Palermo (Fonte: ).

Foto 2. Lo Sri Lankan Fast Food sfi da la catena locale Spidi Pizza in via Francesco Crispi, nel Centro Storico della Città di Catania (Foto: L. Mercatanti 2012).

54 AGEI - Geotema, 43-44-45 fetti dello tsunami del 26 dicembre del 2004 che (Spica, 2008, p. 7). A Catania e a Palermo i luoghi ha colpito prevalentemente le coste dei territori d’incontro delle comunità srilankesi sono alcune abitati dai Tamil e in particolare i distretti di Jaff- piazze dove si recano abitualmente per discutere na, Kilinochchi, Mullaitivu (Provincia del nord) e dei problemi della comunità. A Catania i pochi Ta- Trincomalee, nella Provincia orientale. In effetti il mil vivono l’esperienza migratoria con maggiore bilancio in termini di vittime è stato ingente e più chiusura, evitando i contatti non solamente con sfavorevole ai Tamil. Anche l’economia dei Tamil la maggioranza cingalese, ma anche con i cata- è stata fortemente intaccata dato che si basava in nesi con i quali le relazioni si limitano solamente buona parte sull’attività peschereccia, ancorché all’ambito lavorativo (Altavilla, 2002). quest’ultima fosse realizzata con imbarcazioni e Gli srilankesi di Palermo abitano in maggioran- metodi arcaici (Mercatanti, 2007). za nel Centro Storico. Così è semplice poter rag- A partire dal 2007 e fi no ad oggi a Palermo giungere tutte le parti della città attraverso i mezzi l’immigrazione degli srilankesi riprende un certo pubblici o, più semplicemente, con i più diffusi vigore. mezzi a due ruote. La tipologia prevalente di at- Proprio gli effetti dovuti al terribile tsunami tività lavorativa è l’assistenza alle pulizie domesti- del 2004, ovvero un lungo periodo di crisi gene- che, ma negli ultimi anni già qualche giovane in- ralizzata, la diffi coltà di ricevere aiuti da parte del traprendente Tamil ha aperto attività commerciali governo singalese, la distruzione totale della fl otta come negozi di alimentari o ristoranti etnici1. peschereccia delle aree colpite, oltre al perdurare I problemi economici e la ricerca di un lavoro e al riacuirsi degli scontri armati tra le due etnie sono alla base dei progetti migratori della maggior in confl itto, hanno spinto altri individui Tamil alla parte dei soggetti che scelgono le città di Catania migrazione verso aree dove già altri gruppi della e di Palermo anche per la certezza di non trovar- stessa etnia erano insediati. Ecco che alla fi ne del si isolati in un contesto completamente estraneo, 2010 a Palermo gli srilankesi superano le 3.500 sostenuti da conoscenti, parenti ed amici il cui ap- unità, con una lieve prevalenza del genere maschi- poggio rende meno diffi cile sia il primo impatto le (55% sul totale). sia il progressivo inserimento nel territorio. Amici A Catania la comunità srilankese, in forte mag- e parenti si prodigano innanzitutto a cercare il la- gioranza singalese, è presente con numeri inferio- voro indispensabile per effettuare il trasferimen- ri rispetto a Palermo, ma sempre in crescita dal to ed assicurare la sopravvivenza ai nuovi arrivati. 2003 ad oggi. Solo nel 2006 si è avuto un rallenta- Il contesto urbano e il tipo di lavoro svolto dalla mento della crescita a causa dei rientri dovuti alle maggior parte degli immigrati favorisce lo svilup- emergenze causate dallo tsunami. Si contano oggi po di questa rete di solidarietà: gli srilankesi sono poco più di 1.600 srilankesi a Catania, con una impegnati prevalentemente nei lavori domestici marginale prevalenza del genere maschile. e sono introdotti nelle famiglie in cui spesso en- A Catania in realtà una piccola comunità Tamil trambi i coniugi lavorano. Gli srilankesi, ricono- esiste. È composta da poche centinaia di persone sciuti come onesti e riservati, nel tempo hanno e riesce a professare la religione induista (Falduz- saputo proporre un’immagine ideale per questo zi, 2004, p. 120). In effetti un fattore che gioca tipo di lavoro in cui la fi ducia è l’elemento princi- un ruolo determinante nella scelta localizzativa pale che può determinare un’assunzione di lungo di molte comunità, assieme alla presenza di ami- periodo, data la carenza di mano d’opera locale ci o parenti già insediati, è proprio la religione e che diserta questo tipo d’occupazione (Altavilla, la possibilità di esercitare il culto. A Catania ciò 2002). avviene per la minuscola comunità Tamil presso Una ricerca dell’Università di Catania (Altavil- un “precario” tempio Indù dei Mauriziani, nel la, Mazza, 2012) ha descritto recentemente i pat- quartiere di San Cristoforo oppure nelle abitazio- tern di insediamento generati da alcune categorie ni private. Anche a Palermo non esiste un vero e di immigrati stranieri nella città di Catania e, in proprio tempio Indù e per questo motivo soventi particolare, ha messo in evidenza che gli srilankesi sono le proteste della comunità Tamil nei con- sono localizzati nel capoluogo etneo prevalente- fronti delle amministrazioni pubbliche locali. Solo mente nelle circoscrizioni I (Centro), II (Ognina- nel 2008 l’amministrazione comunale di Palermo Picanello) e III (Borgo-Sanzio). La massima con- ha concesso un locale di circa 30 mq (quartiere centrazione avviene proprio nelle aree di confi ne Malaspina) per le celebrazioni sacre del venerdì, fra le tre circoscrizioni, dove è possibile, pur es- giorno sacro per gli induisti. Si tratta di una solu- sendo in prossimità del rinomato centro storico zione provvisoria in attesa della sede defi nitiva che barocco della città, trovare soluzioni abitative a dovrebbe sorgere nei pressi di Monte Pellegrino basso costo (Fig. 1). La stessa ricerca ha rilevato

AGEI - Geotema, 43-44-45 55 differenza di altri paesi europei, ha fi n da subito dato la possibilità di avere, oltre all’asilo politico, il visto di ingresso. La Sicilia, in particolare, ha as- sunto un ruolo importante sia perché isola, come lo Sri Lanka, sia perché in diversi contesti le due culture possono ritenersi assimilabili. Le due co- munità stanziate a Palermo e a Catania, pur diffe- renti sotto il profi lo etnico, linguistico e religioso, hanno saputo integrarsi bene con la popolazione autoctona trasmettendo fi ducia e partecipando at- tivamente e sempre più alle espressioni della tra- dizione delle due città. Non è raro, ad esempio, in occasione delle festività in onore di Sant’Aga- ta (Patrona di Catania) e Santa Rosalia (Patrona di Palermo) notare il caloroso contributo degli srilankesi ai consueti riti legati al culto cristiano locale. È sempre più frequente nei mercati stori- ci delle due città constatare la presenza di attività commerciali etniche di grande interesse. È anche necessario tenere in grande conside- razione il ruolo della scuola come laboratorio di inclusione sociale, poiché il lungo processo di Fig. 1. Residenti srilankesi iscritti all’anagrafe del comune stabilizzazione della comunità srilankese è ormai di Catania al 30 agosto 2005. giunto ad una fase matura. Da ciò deriva che nel- Fonte: Altavilla, Mazza, 2009, p. 154. le due città prese in analisi la presenza degli sri- lankesi, siano essi Tamil o singalesi, è ormai fun- che le stesse aree di insediamento sono condivise zionale alla società ospitante. D’altro canto i dati da immigrati senegalesi e mauriziani. Con questi disaggregati sulla popolazione straniera mettono ultimi la comunità srilankese ha sempre mostrato chiaramente in evidenza che sussistono da tempo i di avere ottimi rapporti di integrazione sia perché processi decisionali e demografi ci che favoriscono in gran parte di origini indiane, sia perché ritenuti la presenza dei fi gli degli immigrati. Questi, se nati sotto diversi aspetti più vicini alla propria cultura. e scolarizzati in Italia, danno origine alla cosiddet- Per lo straniero il reperimento della casa è uno ta «seconda generazione», di cui le scuole siciliane dei primi problemi da affrontare appena giunto cominciano ad avere una percentuale ormai visi- nel paese di destinazione. Ma il meccanismo della bile. La seconda generazione ha minori problemi catena migratoria ed i forti legami di solidarietà, economici, linguistici e di socializzazione rispet- che caratterizzano le correnti gravitanti sul territo- to ai nuclei pionieri di migranti. La presenza di rio comunale catanese e palermitano, semplifi ca- studenti stranieri rappresenta un’opportunità di no notevolmente il compito al nuovo arrivato che crescita all’insegna della condivisione dei valori e trova molto spesso una sistemazione presso quegli del rispetto e apprezzamento delle diversità cul- stessi amici e parenti che gli hanno trovato il lavo- turali (Mercatanti, 2011, pp. 107-108). Chissà che ro. Questo tipo di soluzione abitativa costituisce, in futuro, proprio da esperienze di condivisione tuttavia, una scelta defi nitiva solo per una piccola del territorio, il tema delle due solitudini non pos- minoranza di famiglie che continuano a condivi- sa essere risolto ed esportato nel paese di origine dere l’alloggio e le corrispondenti spese con altri dove invece permane un confl itto apparentemen- gruppi cui sono spesso legati da vincoli di paren- te insanabile. tela. Spesso, dopo un determinato periodo di co- abitazione, i nuovi nuclei si pongono l’obiettivo dell’indipendenza abitativa in un appartamento Bibliografi a preso in affi tto e quasi mai in proprietà. Non sono manifeste, per questo tipo di comunità, situazioni Altavilla A.M., «Indagine sulle famiglie di extracomunitari a d’eccessivo degrado determinate da promiscue e Catania», in Di Comite L. e Miccoli M.C. (a cura di), Coo- sovraffollate coabitazioni. perazione, Multietnicità e Mobilità Territoriale delle Popolazioni, Cacucci, Bari, 2002, pp. 117-154. L’Italia ha fi n da subito rappresentato una meta Altavilla A.M., Mazza A., «Sull’impiego della quadrat analysis privilegiata dei fl ussi migratori srilankesi poiché, a nello studio della collocazione territoriale degli immigrati»,

56 AGEI - Geotema, 43-44-45 in Macchi Janica G. (a cura di), Geografi e del Popolamento. MacLennan H., Two solitudes, McClelland & Stewart Ltd, To- Casi di studio, metodi e teorie, Edizioni dell’Università, Siena, ronto, 2003 [ed. orig. 1945]. 2009, pp. 143-154. Mercatanti L., «Lo tsunami del 26 dicembre 2004 e gli effetti Altavilla A.M., Mazza A., «On the analysis of immigrant settle- sul settore della pesca. Il caso dello Sri Lanka», in F. Batti- ment patterns using quadrat counts. The case of the city gelli et alii (a cura di), Rischi e Territorio nel Mondo Globale. of Catania (Italy)», Advances and Applications in Statistics, Atti delle Giornate della Geografi a, Udine 24-26 maggio 2006 printing. (Università degli Studi di Trieste, 2007), pp. 1-10. Bonifazi C., L’immigrazione straniera in Italia, Il Mulino, Bolo- Mercatanti L., «Il confl itto etnico fra Tamil e Singalesi», in G. gna, 2007. Cusimano (a cura di), Spazi contesi spazi condivisi. Geografi e Candia G., Giunta G., Morina T., Rizzo S., «L’evoluzione del dell’interculturalità, Pàtron, Bologna, 2010, pp. 187-201. fenomeno in Sicilia», in Candia G., Garreffa F. (a cura di), Mercatanti L., «Sicilia, terra di inclusione», in Cardinale B., Migrazioni, tratta e sfruttamento sessuale in Sicilia e Calabria, Scarlata R.R. (a cura di), Istruzione e territorio. Governance e FrancoAngeli, Milano, 2011, pp. 53-79. sviluppo locale, Memorie della Società Geografi ca Italiana, Roma, Covato M., «Quando gli immigrati diventano imprenditori. 2011, pp. 105-115. Caratteristiche, percorsi e prospettive dell’imprenditoria Schilleci F., Visioni metropolitane. Uno studio comparato tra l’Area straniera a Catania», in Avola M., Melfa D., Nicolosi G., a Metropolitana di Palermo e la Comunidad de Madrid, Alinea, cura di, Immigrati nella “Città dell’Elefante”, Bonanno, Acirea- Firenze, 2008. le, 2007, pp. 247-264. Spica G., «I Tamil portano in piazza il dio indù “Chiediamo un Falduzzi L., «La mappa dei gruppi e movimenti religiosi non tempio per Ganesh”», La Repubblica. Edizione di Palermo (4 cattolici a Catania: le religioni e i movimenti religiosi nati settembre 2008), p. 7. in Oriente ed estremo oriente», in D’Amico R. (a cura di), Diffusione e differenziazione dei modelli culturali in una metropo- Note li mediterranea. Indagine sui gruppi e i movimenti religiosi non cattolici presenti a Catania, FrancoAngeli, Milano, 2004, pp. 1 Per una disamina delle caratteristiche dell’imprenditoria 119-141. straniera a Catania si legga Covato, 2007.

AGEI - Geotema, 43-44-45 57 Concetta Rizzo

Il radicamento socio-territoriale delle comunità immigrate nel sistema urbano catanese

Summary: THE SOCIAL AND TERRITORIAL ROOT OF IMMIGRANT COMMUNITIES IN THE CATANIA URBAN SYSTEM The analysis has been done using unbiased marker: citizenship acquisition, plenty of symbolic values, and presence of minor, sign of a stable settlement. The core shows the most important integration processes. Especially the Mauritian community is strongly rooted in the urban system. It is highly unifi ed but also open to talk with the native society. Instead the ring is the scenario of potential processes of stabilization by the Romanians and Bulgarians communities.

Keywords: Integration, Migration, Urban System, Catania.

1. Premessa è condizionato da diversi fattori territoriali tra cui essenziali risultano l’accesso al mercato del lavo- Migrazioni internazionali e processo di globa- ro, la questione abitativa e la fruizione dei servizi lizzazione stanno ridefi nendo i rapporti di forza basilari di welfare, quali l’istruzione, la sanità e la all’interno di una società che ha assunto i caratteri previdenza: tutti fattori oggettivi, statisticamente della transnazionalità. L’attenuarsi delle differen- misurabili. Diversamente, di diffi cile quantizzazio- ze tra paesi di immigrazione e paesi di emigrazio- ne risultano i fattori soggettivi che attengono alla ne, il ruolo di “transito” assunto da altri, modifi - sfera più intima dell’individuo, quali ad esempio cano, pur non vanifi candoli, i modelli di Böhning le relazioni sociali che ogni migrante stabilisce (1972) e di Castles e Miller (1993) volti ad indi- con il contesto di accoglienza, la cui valutazione è viduare specifi che dinamiche sociali nel processo fortemente condizionata dalle aspettative riposte migratorio (Bonifazi, 2007). nel progetto migratorio, dalla comunità di appar- Da “migranti primari” o target earners a “migran- tenenza, dalle differenze di genere. A questi se ne ti permanenti”: un passaggio che avviene in modi aggiungono altri, a volte determinati dai singoli e tempi differenti e complessi, che dipende da contesti territoriali, a volte legati alle mille sfac- numerose variabili, che presenta molteplici inco- cettature dell’animo umano, che contribuiscono gnite, che comporta un continuo rimodellamento al raggiungimento di uno dei traguardi più signi- del progetto migratorio iniziale fi no a giungere fi cativi del percorso che porta all’integrazione, al radicamento socio-territoriale degli immigrati ovvero all’acquisizione della cittadinanza. Così, (Castles, Miller, 2012). Abbandonate le politiche se l’integrazione rappresenta il passo successivo migratorie volte all’assimilazione etnica, al plura- alla coesistenza è necessario che essa proceda as- lismo imperiale, all’approccio multiculturale, oggi sumendo quale punto di partenza l’acquisizione si tende ad attuare una piena inclusione sociale, di una reale parità tra autoctoni e immigrati, pur sia che si tratti del singolo immigrato che di tut- sempre in riferimento al contesto territoriale in ta una comunità (Ambrosini, Abbatecola, 2009; cui il processo si attua. ISMU, 2012). Integrazione e coesistenza sono i punti focali di questo processo e, se il primo si prospetta complesso ed irto di diffi coltà, il secon- 2. Il contesto territoriale do risulta più facilmente perseguibile, grazie ad un’interazione sociale e culturale tra comunità La situazione della Sicilia in termini di ‘integra- autoctone e comunità immigrate da cui entram- zione’ si discosta in modo signifi cativo da quella be traggono vantaggi, senza che l’una si confi guri delle regioni del NEC, soprattutto se valutata sulla come egemone e l’altra subalterna (Golini, 1999). base dei fattori oggettivi, considerati quali “pre- Il raggiungimento della “piena integrazione”, condizioni territoriali favorevoli” alla stabilizzazio- sostenuto con forza da numerosi paesi europei1, ne degli immigrati: è questo ciò che emerge, rela-

58 AGEI - Geotema, 43-44-45 tivamente al 2009, dall’VIII Rapporto del CNEL conda corona; Catania e Acireale mostrano un sugli indici di integrazione2 (CNEL, 2012). L’isola trend negativo e Paternò una sostanziale stagna- esercita nei confronti degli immigrati una forza zione demografi ca. attrattiva di bassa d’intensità, mentre di medio li- La dinamica migratoria della popolazione stra- vello risulta il potenziale di integrazione; quest’ul- niera risulta fortemente infl uenzata dalle forze tima situazione si ripropone per quasi tutte le pro- centrifughe e centripete che modellano dal punto vincie siciliane, ad eccezione di Palermo (fascia di di vista demografi co il sistema urbano catanese: intensità alta) e di Caltanissetta (fascia di intensità la forza attrattiva del nucleo non ha perso vigore bassa). Interessanti spunti di rifl essione sono offer- nel tempo5, ma nell’arco dell’ultimo decennio è ti dal VI e dal VII Rapporto (CNEL, 2009, 2010) in la corona ad essere caratterizzata da una presenza cui le graduatorie regionali e provinciali relative ai straniera che registra signifi cativi tassi di crescita. diversi indici sono state redatte, oltre che sul dato In particolare, a fronte di un incremento di quasi assoluto, sulla base di un criterio comparativo che il 116% rilevato per Catania, nei comuni di pri- scaturisce dallo scarto, a livello territoriale, tra il ma corona la popolazione immigrata aumenta del dato degli immigrati e quello degli italiani. Utiliz- 143% ed in quelli di seconda corona del 164%; in zando quest’ultimo metodo, nel 2006 la Sicilia pre- quest’ultima fascia spiccano i comuni di S. Maria senta un elevato indice del potenziale territoriale di Licodia e di Belpasso (rispettivamente +593% e di inserimento socio-occupazionale, collocandosi +514%) in cui a partire dal 2007 si registra un con- al 5o posto, mentre a scala provinciale spicca il 12o sistente arrivo di rumeni6 che ridisegna la mappa posto di Catania; nel 2008 l’indice, ridefi nito “po- delle comunità immigrate7. tenziale di integrazione dei territori italiani”, de- linea una graduatoria che vede a livello regionale in prima posizione la Sicilia e, a scala provinciale, 3. Il radicamento delle comunità immigrate nel Enna3 seguita da Palermo (4o posto), Catania (6o nucleo del sistema urbano posto) e Siracusa (9o posto). Di fatto nell’isola le condizioni di vita degli immigrati risultano molto L’analisi dell’immigrazione straniera nel capo- vicine a quelle degli autoctoni, contrariamente a luogo mostra un comportamento solo parzialmen- quanto avviene nelle aree a forte immigrazione te in linea con la corona: la costante e numerosa del Nord-Est e del Centro, mostrando “come il presenza di mauriziani si traduce in una stabiliz- “poco” che il Meridione, in generale, è capace di zazione di questa comunità che viene considerata assicurare agli immigrati può essere molto rispetto quella che più si è integrata nel contesto territo- alle proprie possibilità strutturali” (CNEL, 2009, riale in esame8. p. 22). La condivisione degli spazi sia pubblici che La valutazione del radicamento socio-territoria- privati da parte delle comunità straniere e degli le degli immigrati è stata effettuata sulla base di autoctoni, pur sempre problematica, non genera alcuni indicatori “privilegiati”: l’acquisizione del- situazioni di attrito, favorendo processi di stabiliz- la cittadinanza italiana9 e la presenza di minori, zazione nel medio e lungo periodo. espressione rispettivamente di un “obiettivo”, che Ai fi ni dell’indagine si è presa in considerazio- porta con sé valori simbolici, e di una “propensio- ne l’area metropolitana catanese, costituita da 27 ne” all’insediamento permanente. comuni e caratterizzata da una struttura policen- Sulla base delle cancellazioni anagrafi che degli trica: al suo interno si individuano due subsistemi stranieri effettuate dai comuni in seguito all’ac- urbano-produttivi che gravitano su Paternò ed Aci- quisizione di cittadinanza si evidenzia come, tra reale, il primo centro a forte vocazione agricola, il 2002 e il 2011, la maggior parte di esse abbia il secondo connotato da una centralità delle fun- riguardato stranieri residenti a Catania (74,1% sul zioni turistiche (Grasso, 1994). L’intenso sistema totale dell’area). Si tratta ovviamente di un dato di relazioni economiche e di mobilità che lega il atteso che, analizzato più dettagliatamente, mo- polo centrale a quelli minori induce a considerare stra la tendenza alla stabilizzazione della comunità l’area come un unico sistema urbano, articolato in mauriziana (43,1% sul totale delle acquisizioni), un nucleo coincidente con il capoluogo ed in una per la quale il processo di naturalizzazione coin- corona ulteriormente suddivisibile in due fasce4. volge l’intero nucleo familiare e in maniera pari- Negli ultimi decenni si registra una crescita demo- taria i due sessi (maschi 53,3%; femmine 46,7%); grafi ca dell’area nel suo complesso: gli incrementi un comportamento similare lo si riscontra per i maggiori sono da ascrivere alla quasi totalità dei cingalesi, i marocchini e gli iraniani. Diversamen- comuni di prima corona mentre più debole, ma te avviene per le acquisizioni di cittadinanza dei pur sempre positiva, è la crescita dei centri di se- colombiani che si collocano al 2o posto, con ap-

AGEI - Geotema, 43-44-45 59 pena il 7,5% sul totale ed uno squilibrio netto a tante ruolo, anche se complementare a quello isti- favore del sesso femminile (86,3%) dovuto al peso tuzionale, di intermediazione tra i migranti e gli della componente relativa ai matrimoni contratti interlocutori sociali. Un caso a sé è quello dell’as- con italiani. In maniera simile devono essere letti sociazionismo senegalese motivato anche da fi na- i dati relativi ai cubani (2,6% sul totale delle ac- lità socio-economiche: si annoverano alcune socie- quisizioni, con un peso delle donne dell’85,4%), tà cooperative che si confi gurano come imprese dei polacchi e dei brasiliani (rispettivamente 2,1% transnazionali di servizi all’immigrato. e 1,3% delle acquisizioni; incidenza femminile 87,9% e 85,7%). In mancanza di dati maggior- mente disarticolati è più complesso il caso dei ru- 4. La corona meni che, divenuti cittadini comunitari dal 2007, possono ottenere la cittadinanza italiana dopo I dati relativi alla corona evidenziano una situa- solo quattro anni di residenza; nell’arco di tempo zione signifi cativamente differente: le acquisizio- considerato questa comunità registra il 5,8% delle ni della cittadinanza italiana nei singoli comuni acquisizioni (85,7% al femminile) mentre i più re- appaiono numericamente irrisorie e pertanto si centi dati a livello nazionale mostrano solo un lie- è preferito non effettuare analisi sulla base della ve sopravanzo delle acquisizioni per matrimonio nazionalità, bensì offrire un quadro sinottico rea- (53,6%) su quelle per residenza (46,4%). Infi ne lizzando un cartogramma in cui si riporta il tasso sono da rilevare due casi di naturalizzazione, l’uno medio di acquisizioni di cittadinanza, calcolato in al femminile (fi lippine) e l’altro al maschile (tuni- ‰ sugli stranieri residenti (Fig. 2). sini) (Fig. 1). Sulla base delle sei classi individuate13 si con- L’insediamento degli immigrati nel contesto ferma il ruolo egemone del capoluogo, mentre urbano privilegia i quartieri popolari del centro nell’ambito dei comuni di corona si rilevano com- storico, laddove gli affi tti sono più bassi e le abita- portamenti differenziati. zioni scarsamente dotate di servizi; le aree più de- Nella prima fascia, oggetto sin dalla fi ne degli gradate della città accolgono i clandestini, ma an- anni ’70 di un intenso processo di suburbanizza- che i regolari, soprattutto maschi, senza famiglia al zione, si riscontra una tendenza alla stabilizzazio- seguito, con un progetto migratorio che raramen- ne da parte di alcune comunità immigrate (mau- te prevede la stabilizzazione, tra cui prevalgono riziana, cingalese, rumena) che tradizionalmente coloro che provengono da Bangladesh, Marocco e sopperiscono alle esigenze delle famiglie della me- India; malgrado ciò non si evidenziano situazioni dia borghesia, svolgendo in seno al mercato del la- di ghettizzazione degli immigrati (Consoli, 2009; voro funzioni di complementarietà; in alcuni casi SSAI, 2010). Le famiglie si concentrano soprat- questa presenza costante e prolungata nel tempo tutto nei rioni popolari centrali, dato conferma- si è trasformata in forme di integrazione come te- to dalla presenza del 43,2% del totale dei minori, stimoniato dal numero medio di acquisizioni di principalmente extracomunitari (82,1%)10; per- cittadinanza (24‰) nel comune di San Gregorio centuali inferiori (rispettivamente del 17,8% e del di Catania. 17,3% sul totale dei minori, con un predominio Più in generale, in questa fascia si evidenzia una quasi assoluto degli extracomunitari) si riscontra- dinamica migratoria “inversa” tra autoctoni e stra- no sia nelle zone che costituivano la periferia della nieri in quanto questi ultimi si insediano laddove città fi no agli anni ’60, ora totalmente inglobate il costo della vita, soprattutto per quanto riguarda nel tessuto urbano, che nei quartieri della media l’abitazione, risulta più basso, privilegiando Aci borghesia11. Catena e l’importante polo commerciale di Mi- In seno al contesto urbano, accanto ai sistemi sterbianco14. Tra questi due è il primo ad essere informali di mutuo aiuto, si riscontra la presenza caratterizzato da un signifi cativo indice di acqui- di reti relazionali tra immigrati che hanno trovato sizioni di cittadinanza (20,7‰): Aci Catena è un espressione in forme di associazionismo mono- comune di “cerniera”, a cavallo tra l’area di gravi- etnico, frutto di processi di auto-organizzazione; tazione catanese e quella che ruota attorno ad Aci- tra queste spiccano le associazioni mauriziane, at- reale, in cui la società locale condivide lo spazio tive da diversi anni, quelle delle comunità dello Sri residenziale con gli immigrati. Lanka, le senegalesi e le rumene, di più recente Fino al 2006 i mauriziani rappresentavano la co- costituzione12 (Palidda, Consoli, 2006). Nella mag- munità di maggior peso, oggi soppiantata da quel- gior parte dei casi queste, sebbene essenzialmente la bulgara che trova occupazione essenzialmente mirino alla salvaguardia dei valori culturali e iden- nell’agrumicoltura; entrambe si caratterizzano titari delle singole comunità, svolgono un impor- per la presenza di nuclei familiari con minori:

60 AGEI - Geotema, 43-44-45 Fig. 1. Acquisizioni di cit- tadinanza italiana per na- prevalenza femminile (art.9) equilibrio tra i sessi (art.9) zionalità, a Catania (2002- 2011). prevalenza maschile (art.9) prevalenza femminile (art.5) Fonte: Elaborazione dell’au- tore su dati ISTAT.

0÷ 4 ‰ 5 ÷ 9 ‰ 10÷14 ‰ 15÷19 ‰ 20÷24 ‰

• 25 ‰

Fig. 2. Acquisizioni di cit- tadinanza italiana nel siste- ma urbano catanese (2002- 2011) (valori medi in ‰ sugli stranieri residenti). 0 7 km Fonte: Elaborazione dell’au- tore su dati ISTAT. quest’ultimi costituiscono quasi un quinto della a trasferirsi in quelle che si potrebbero defi nire popolazione straniera15. le “periferie delle periferie”, aree in cui i terreni I comuni di seconda corona mostrano com- edifi cabili avevano prezzi accessibili e su cui sono portamenti differenti sia per quanto concerne stati realizzati numerosi condomini, anche in edi- la forza attrattiva esercitata nei confronti degli lizia convenzionata: ad essere interessati da questa autoctoni, sia per quel che riguarda la popolazio- ulteriore ondata di suburbanizzazione sono stati ne immigrata. Negli anni ’90 la saturazione delle in particolare i comuni di Camporotondo Etneo aree edifi cabili di alcuni comuni di prima coro- e di S. Pietro Clarenza che, pur defi nibili come na (Aci Castello, Gravina di Catania, Mascalucia, facenti parte dell’hinterland catanese, mantengo- San Giovanni la Punta, San Gregorio di Catania, no una sorta di indipendenza nei confronti del Sant’Agata li Battiati, Tremestieri Etneo, Valver- nucleo16. Diversamente è avvenuto per i comuni al de) e l’innalzamento dei prezzi degli immobili re- margine settentrionale dell’area interessata dalla sidenziali spingevano le fasce più a basso reddito prima fase di suburbanizzazione: le aree edifi cate

AGEI - Geotema, 43-44-45 61 di Pedara, Trecastagni, Viagrande, Aci Bonaccorsi, traguardo nel processo di integrazione, renda di Aci Sant’Antonio si espandono a macchia d’olio, fatto statisticamente “invisibile” l’immigrato di cui andandosi a saldare a quelle dei comuni di prima sarebbe interessante seguire il successivo percorso corona di cui gli abitanti assimilano i comporta- in seno al tessuto socio-economico del territorio menti demografi ci e sociali. La popolazione im- in esame. Altra questione che sfugge a valutazioni migrata mostra una vivace dinamica demografi ca: precise è quella relativa ai “potenziali” cittadini, nell’ultimo decennio i 2/3 dei centri di seconda ovvero a tutti quei minori che, nati e cresciuti nel corona registrano un incremento superiore alla nostro paese, in un contesto culturale lontano da media della fascia (164%), con tassi di crescita quello d’origine, restano sulla base dello jus san- che, come già sottolineato, superano il 500% nel guinis immigrati stranieri fi no al raggiungimento caso di Belpasso e che sfi orano il 600% a S. Maria della maggiore età, momento in cui sulla scelta di Licodia, mentre Motta S. Anastasia, pur essen- peserà il grado di integrazione raggiunto. do l’unico comune del sistema urbano a perdere popolazione immigrata, mantiene all’incirca co- stante nel tempo l’elevato rapporto tra immigrati Bibliografi a e autoctoni (Portelli, Rizzo, Testuzza, 2005) e mo- Ambrosini M., Abbatecola E. (a cura di), Migrazioni e società. stra una tendenza al radicamento della comunità Una rassegna di studi internazionali, Milano, FrancoAngeli, marocchina testimoniato dall’elevata presenza di 2009. minori. Per quanto riguarda quest’ultimo indica- Bonifazi C., L’immigrazione straniera in Italia, Bologna, Il Muli- tore, un analogo comportamento è riscontrabile, no, 2007. Castles S., Miller M.J., L’era delle migrazioni. Popoli in movimento oltre che nei succitati comuni che gravitano attor- nel mondo contemporaneo, Bologna, Odoya, 2012. no al polo agricolo di Paternò, anche in quelli che Consoli M.T. (a cura di), Il fenomeno migratorio nell’Europa del costituiscono l’intercapedine tra l’area di espan- Sud. Il caso siciliano tra stanzialità e migrazione, Milano, Fran- sione urbana del centro metropolitano e quella coAngeli, 2009. CNEL, Indici di integrazione degli immigrati in Italia. Il potenziale di che insiste su Acireale: Aci Bonaccorsi, Viagrande inserimento socio-occupazionale dei territori italiani. VI Rapporto, e Zafferana Etnea, che è l’unico comune in cui i Roma, 2009, . minori rappresentano oltre un quarto della popo- CNEL, Indici di integrazione degli immigrati in Italia. Analisi dell’oc- lazione straniera. cupazione e della criminalità per collettività. VII Rapporto, Roma, Per la maggior parte dei centri di seconda coro- 2010, . CNEL, Indici di integrazione degli immigrati in Italia. Attrattività na si può quindi ipotizzare una “propensione” alla e potenziale di integrazione nel territorio italiano. VIII Rapporto, stabilizzazione nel territorio, soprattutto da parte Roma, 2012, degli immigrati rumeni giunti nell’ultimo quin- Golini A., La popolazione del pianeta, Bologna, Il Mulino, 1999. quennio, piuttosto che una volontà di integrazio- Grasso A., Le aree metropolitane siciliane. Funzioni Vincoli Strategie, ne in contesti territoriali fortemente condizionati Bologna, Pàtron Editore, 1994. ISMU, Diciassettesimo Rapporto sulle migrazioni 2011, Milano, dall’andamento economico sia del settore agrico- FrancoAngeli, 2012. lo, che del commercio. Portelli A., Rizzo C., Testuzza M.C., «Rifl essioni in margine ad una rappresentazione cartografi ca della presenza degli im- migrati dai PVS in Sicilia», in Di Blasi A. (a cura di), Geogra- 5. Conclusioni fi a. Dialogo fra generazioni, vol. II, Bologna, Pàtron Editore, 2005, pp. 517-532. Palidda R., Consoli T., «L’associazionismo degli immigrati tra Il quadro che emerge sulla base delle conside- solidarietà e integrazione», in Decimo F., Sciortino G. (a razioni effettuate mostra come sia in atto nel siste- cura di), Stranieri in Italia. Reti migranti, Bologna, il Mulino, ma urbano catanese un processo di radicamento 2006, pp. 115-149. S.S.A.I. (Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno), degli immigrati che risulta “consolidato” nel caso «Gli stranieri in Italia: situazione abitativa e censimento della comunità mauriziana, “probabile” per quan- delle strutture di accoglienza», Quaderni di documentazione, to riguarda i rumeni, ma “inesistente” per alcu- 2010, pp. 1-77 . ne collettività anche numericamente consistenti come quella cinese: situazioni che caratterizzano il processo di integrazione nel nucleo e che si ripro- Note pongono, in maniera via via più sfumata, nei co- muni oggetto della suburbanizzazione di prima e 1 In Italia dal marzo 2012 è entrato in vigore il D.P.R. 14 set- di seconda ondata. L’analisi qui condotta non può tembre 2011, n. 179 che prevede la stipula di un contratto tra lo Stato italiano e l’immigrato non comunitario per consentire in alcun modo considerarsi esaustiva dato il nu- a quest’ultimo di avviare un reale percorso di integrazione. mero di variabili in gioco; è comunque da rilevare 2 Il potenziale d’integrazione è espresso da un apposito indice come l’acquisizione di cittadinanza, importante sintetico alla cui determinazione concorrono gli indici di in-

62 AGEI - Geotema, 43-44-45 serimento sociale (misura del grado di radicamento sociale e nale dei mauriziani, valore che si attesta nel 2010 al 18,5%. livello di accesso al welfare) e occupazionale (misura del grado 9 I dati utilizzati a scala comunale sono quelli forniti dall’ISTAT e della qualità di inserimento nel sistema lavorativo), a loro () relativi alle cancellazioni anagrafi che volta elaborati sulla base di ulteriori e differenziati indicatori; degli stranieri per acquisizione di cittadinanza. Sebbene si trat- informazioni essenziali vengono fornite dall’indice di attrattivi- ti di un dato non dettagliato, risulta più completo in quanto tà territoriale che esprime la capacità di attrarre e trattenere gli ingloba, oltre alle naturalizzazioni (art. 9 - residenza) e alle immigrati. Per un’analisi più dettagliata si rimanda ai singoli acquisizioni per matrimonio (art. 5) su cui si basano i dati del Rapporti (CNEL, 2009, 2010, 2012) pubblicati sul sito . siscono la cittadinanza del genitore naturalizzato e quelli che 3 Enna mostra l’unico differenziale positivo della graduatoria richiedono la cittadinanza al compimento del 18o anno di età in oggetto (+0,20), denotando per gli immigrati condizioni di (art. 4). vita lievemente superiori a quelle degli autoctoni. 10 Si tratta della I Circoscrizione (Centro) che accoglie i quar- 4 Il sistema urbano catanese si identifi ca con l’area metropo- tieri più popolari (Porto, S. Cristoforo, S. Berillo, Civita, Antico litana costituita da 27 comuni compreso il capoluogo. Si con- Corso, Fortino); in queste zone si riscontra la più alta concen- siderano comuni di prima corona: Aci Castello, Aci Catena, trazione di minori comunitari, costituita principalmente da Acireale, Gravina di Catania, Mascalucia, Misterbianco, San rumeni. Giovanni la Punta, San Gregorio di Catania, Sant’Agata li Bat- 11 La II Circoscrizione è costituita dai quartieri “periferici” di tiati, Tremestieri Etneo, Valverde; di seconda corona: Aci Bo- Ognina, Picanello e Stazione; nella III Circoscrizione ricadono naccorsi, Aci Sant’Antonio, Belpasso, Camporotondo Etneo, le zone più “eleganti” nei cui interstizi, quali ad esempio quelli Motta Sant’Anastasia, Nicolosi, Paternò, Pedara, Ragalna, San costituiti dalle prime forme di edilizia popolare, si collocano le Pietro Clarenza, Santa Maria di Licodia, Santa Venerina, Treca- famiglie immigrate più stabili. stagni, Viagrande, Zafferana Etnea. 12 I siti web di tali associazioni svolgono funzioni nodali nei 5 Nell’intervallo di tempo considerato (2002-2011) Catania ha network dei migranti sia effettivi che potenziali. Solo tre di esse accolto mediamente il 56% dei residenti stranieri del sistema ne sono dotate: due mauriziane (; < www.catania.geetanjalicircle.it>) e una rumena (< 6 L’allargamento dell’UE del 2007 modifi ca il quadro mi- www.concordia-ct.it>) gratorio: l’ingresso di cittadini rumeni fa impennare il tasso 13 Le classi sono state così articolate: 1a 0 ÷ 4 ‰; 2a 4 ÷ 9 ‰; 3a di incremento che mostra valori signifi cativi non solo nei già 10 ÷ 14 ‰; 4a 15 ÷ 19 ‰; 5a 20 ÷ 24 ‰; 6a t 25 ‰. citati comuni, ma anche a Ragalna (+340%), Aci Bonaccorsi 14 A fronte di un incremento medio del 143,5% della popola- (+338%), Santa Venerina (+336%), Paternò (+304%), tutti ri- zione straniera nei comuni di prima corona, Aci Catena cresce cadenti nella 2a corona; tra i comuni di 1a corona l’incremento nel periodo in esame del 315,7% e Misterbianco del 282%; più alto si registra ad Aci Catena (+315%) dove la comunità in quest’ultimo comune la signifi cativa percentuale di minori più numerosa è quella bulgara (44% sul totale degli stranieri). (22,3%) è ascrivibile alla presenza della comunità rumena e di 7 Nel 2011 nel comune di Belpasso (25.404 abitanti) la comu- quella cinese che, sebbene presente sul territorio da più tem- nità che registra maggiori presenze è quella rumena (321), nel po, non manifesta propensione all’integrazione. 2006 era quella albanese (22); similmente a S. Maria di Licodia 15 La propensione alla stabilizzazione ha spinto il Comune ad (7.108 abitanti) in cui i rumeni si collocano al 1o posto con 166 avviare un protocollo d’intesa che coinvolge le istituzioni sco- residenti (80% sul totale degli stranieri), posizione occupata lastiche, le forze dell’ordine e l’ASP per la realizzazione del nel 2006 dai marocchini che erano appena 11. progetto “Aci Catena per l’integrazione”. 8 La collettività mauriziana, a forte prevalenza indù, è presente 16 San Pietro Clarenza è l’unico comune del sistema urbano a Catania sin dagli inizi degli anni ’80. Nel corso degli anni si catanese in cui non si colgono segni di radicamento: tre gli è creata una robusta catena migratoria ed alla fi ne degli anni immigrati che hanno ottenuto la cittadinanza italiana nell’arco ’90 si concentrava nel capoluogo circa il 30% del totale nazio- di un decennio; soltanto due i minori residenti.

AGEI - Geotema, 43-44-45 63 Maria Sorbello

Volti, luoghi e percorsi degli immigrati nel Catanese

Summary: MIGRANTS, FACES, PLACES AND ROUTES IN CATANIA The research offers an image about the increasing number of foreign migrants and their integration in multicultural Catania area. Indicators such as the types of work performed by each immigrant community, the housing problem, the rate of femini- zation, the presence of associations and meeting sites have been used to support my analysis.

Keywords: Catania, Work, Housing, Integration, Organizations.

La Sicilia è divenuta nell’ultimo decennio la Ragusano e dal Siracusano, nei quali da tempo si terra defi nitiva di residenza da parte di immi- sperimenta una forma di policentrismo atto a fa- grati provenienti dai Paesi dell’Europa dell’Est, vorire una più equilibrata distribuzione della po- dell’Asia, dell’Africa e dell’America latina. Il suo polazione nei loro hinterland. aspetto di isola tradizionalmente multiculturale Non esiste un’immediata corrispondenza tra appare oggi rafforzato dalla crescente consapevo- le etnie straniere maggioritarie nel capoluogo e lezza dell’importanza della salvaguardia dei sape- quelle presenti nel resto della Provincia: se nel ri, non solo delle nuove comunità insediate, ma primo prevalgono le comunità srilankesi, mauri- anche della stessa popolazione locale, da poco en- ziane, bengalesi, cinesi, e senegalesi, impegnate trata nel villaggio globale dell’omologazione e così nell’espletamento dei servizi alle famiglie e/o nel- interessata alla sua integrazione, da dimenticare le attività di natura commerciale, altrove i numeri le peculiarità della sua identità culturale, compor- sono dalla parte di quelle albanesi, marocchine e tandosi come una comunità immigrata di prima tunisine, occupate nei lavori a bassa qualifi ca del generazione. comparto agricolo ed edilizio. Oggi emerge chiaramente la visione di una Sici- Ben diverso è il caso delle comunità rumene, lia “gateway” dei numerosi immigrati; soprattutto che per la loro versatilità occupazionale costitu- nel Catanese, dove al modello del melting pot, va iscono una realtà a sé stante. La loro assoluta sostituendosi quello della tossed salad, orientato preminenza numerica in tutti e 58 i Comuni verso la tutela di culture che convivono armonio- della Provincia (fi g. 1), non è suffi ciente a ren- samente, pur conservando le loro caratteristiche dere appieno dimensioni e capillarità della loro peculiari. presenza; si potrebbe quasi dire che nessun cen- tro abitato venga considerato troppo piccolo o periferico per loro, qualunque ne sia la vocazio- 1. Presenze straniere e attività economiche nel ter- ne economica e la collocazione geografi ca, e ciò ritorio catanese valga senz’altro come tributo alla loro inesausta intraprendenza. Catania è la terza città della Sicilia per nume- Le attività alle quali si dedicano più di frequen- ro di immigrati dopo Palermo e Messina e pri- te sono il badantato nei centri maggiori e l’agricol- ma di Ragusa, ma il territorio catanese accoglie tura, l’edilizia e la lavorazione dei metalli in quelli ben 26.313 stranieri regolari (Caritas/Migrantes, minori; il loro numero e la loro diffusione areale 2010), dei quali il 44%, risiede nel capoluogo, indicano di per sé l’ampiezza del ventaglio occu- ove sono presenti ben 108 nazionalità. I sistemi pazionale da loro ricoperto, mentre la notevole urbani del capoluogo siciliano e della città pelori- incidenza femminile (59,9%) appare indizio certo tana sono ancora oggi rigidamente monocentrici, della loro stanzialità. diversamente dal Catanese, così come anche dal Non considerando il capoluogo, il secondo

64 AGEI - Geotema, 43-44-45 Fig. 1. Maggiori comunità straniere nel territorio della provincia di Catania escluso il capoluogo. Fonte: elaborazione su dati ISTAT. gruppo nazionale, per dimensioni, presente nel- capoluogo (29%), dove, come vedremo più oltre, la provincia è quello albanese, impegnato spesso sono soliti dedicarsi piuttosto all’ambulantato. “in nero”, negli umili e faticosi impieghi richiesti Discorso per molti versi analogo può esser fatto dal settore agricolo e da quello delle costruzioni. per i Tunisini. Presenti in 46 Comuni, costituisco- Presenti in 50 Comuni e maggioritari ad Aci Bo- no la seconda comunità straniera a Nicolosi ed in naccorsi, Licodia Eubea, Nicolosi e Viagrande, gli quattro centri – Mazzarrone, Mineo, Santa Maria “Schipetari” costituiscono l’unica comunità prove- di Licodia e Scordia – del Calatino, risultando nu- niente dall’Europa Orientale a netta (59,2%) pre- merosi anche a Ramacca, Caltagirone e Paternò. dominanza maschile. Com’è facile dedurre da tale distribuzione, il grup- Nella scala delle presenze gli Srilankesi occupa- po, formato in prevalenza da uomini, è dedito in no il terzo posto, quasi tutti concentrati nel capo- larga maggioranza ai lavori agricoli1; la schiaccian- luogo e nei comuni di Acicastello, Acireale e Calta- te maggioranza, rimanendo a quanto emerge dai girone. La distribuzione disomogenea sul territo- dati uffi ciali, ha un contratto a tempo determina- rio e la concentrazione nel capoluogo di provincia to. Non sono rari, tuttavia, i nuclei familiari, che e nel suo immediato hinterland è da attribuirsi appaiono nel complesso abbastanza ben inseriti. alla loro vocazione lavorativa “cittadina”, basata Un caso a parte è quello dei Mauriziani. Oltre sull’espletamento di servizi presso le famiglie. il 70% di loro infatti, vive nel capoluogo; per i Quanto ai Marocchini, risultano disseminati, ec- 757 rimanenti, che risultano risiedere in altri 29 cezion fatta per il capoluogo, in comunità di mo- Comuni del territorio provinciale, l’80,4%, sono deste dimensioni (non più di 20 unità), ma ad Aci- concentrati nei comuni dell’area periurbana di reale, Ramacca, Motta Sant’Anastasia e Palagonia Catania, e nell’Acese, con la sola eccezione di Pa- i numeri in gioco diventano più consistenti. Scon- ternò. In verità, il centro gravitazionale del loro tano pregiudizi d’antica data circa la loro presunta lavorare e risiedere resta pur sempre la città di aggressività sessuale, e la loro evidente alterità re- Catania, essendosi “specializzati” fi n dagli albori ligiosa e “cromatica” contribuisce a farne dei paria della loro penetrazione migratoria (fi ne anni ’70) sociali persino nelle località del comprensorio et- nell’assistenza alle famiglie (M. Sorbello, 2011, pp neo e di quello calatino – alle succitate, possiamo 99-100). Va altresì rilevato l’alto (52,9%) tasso di aggiungere Adrano, Linguaglossa, Mascali, Milo, femminilizzazione della comunità, che è venuta Piedimonte, Militello e Paternò – le cui coltivazio- formandosi ed opera per nuclei familiari, senza ni dipendono ormai dal loro lavoro, troppo spesso alcuna signifi cativa distinzione di genere sulle at- malpagato e non tutelato da un regolare contrat- tività svolte. to. Ciò detto, la loro “specializzazione rurale”, e Parimenti disomogenea si rivela anche la distri- dunque la relativa stabilità dei nuclei familiari nei buzione dei Cinesi: ai 1.625 domiciliati nel capo- centri anzidetti fa sì che l’incidenza femminile sia luogo, infatti, fanno fronte gli “appena” 577 sparsi più alta nel resto della provincia (42,5%) che nel nel resto la Provincia.

AGEI - Geotema, 43-44-45 65 Considerata la tipologia occupazionale domi- 2. La città nante (commercio e ristorazione), è evidente che ci troviamo di fronte ad un’immigrazione seletti- Camminando per le vie del centro storico di Ca- va, che predilige i centri dove hanno sede attività tania si rimane colpiti dalla varietà dei visi, dalle produttive considerate appetibili. La comunità, bancarelle stracolme di prodotti provenienti da fl orida sotto l’aspetto fi nanziario, appare ovunque Paesi lontani, dalle lingue, dai suoni, dalla vitalità chiusa in sé stessa e oggetto, da parte degli autoc- straripante che si percepisce a pelle, guardando toni, di una diffi denza alimentata dal timore di es- quel brulicare di attività e di uomini che parlano sere soverchiati dalle loro iniziative economiche, tra loro o che, se non si comprendono, gesticola- che spesso si sovrappongono a quelle dei locali, no animatamente alla ricerca di un effi cace modo fi nendo col depauperare il territorio. di comunicare (M. Sorbello, 2011, p. 359). Oggi la grave crisi economica ha causato la Catania, luogo dell’economia sommersa”, così chiusura di parecchie attività, ma in Italia l’occu- come altri centri del Mezzogiorno, si pone nel pazione perduta si concentra in gran parte in set- quadro regionale quale la città multiculturale per tori professionali qualifi cati, nei quali la presenza eccellenza, contenente poco meno di 1/3 della straniera è stata sempre, fi no ad ora, men che mo- popolazione provinciale, ma ben il 44% del totale desta, mentre sfi ora a malapena le fi gure non qua- delle presenze straniere nelle provincia. Le mag- lifi cate, consentendo così agli immigrati di mante- giori comunità immigrate sono quelle degli Sri- nere le posizioni acquisite nei settori “marginali”. lankesi, dei Romeni, dei Mauriziani, dei Cinesi e La “primavera araba” ha determinato infi ne dei Maghrebini (fi g. 2), e le attività economiche l’affl uenza vistosa di profughi, che da Lampedusa svolte riguardano soprattutto i servizi alle famiglie sono poi stati smistati nei vari centri di accoglienza (Mauriziani e Srilankesi), il commercio (Cinesi, italiani (V. Cesareo, 2011, p. 246); nel territorio Srilankesi, Senegalesi, Marocchini), la ristorazio- provinciale la struttura adibita ad ospitare rifugiati ne (Cinesi, Mauriziani, Srilankesi) e il badantato e richiedenti asilo è il CARA di Mineo, che, no- (Rumene) (V. Cesareo, 2007, p. 49). I mercati nostante le migliorie apportate negli ultimi mesi, multietnici contribuiscono non poco a rendere presenta non pochi disagi per i migranti, già stres- vivace e colorata la città nei suoi luoghi più ricchi sati da sofferenze di tutti i generi. La diffi coltà di di identità culturale, dove l’interazione tra locali comunicazione, la carenza di mediatori culturali, e immigrati appare molto evidente a chiunque li la diffi coltà a contattare un legale, l’isolamento e visiti (Foto 3 e 4). l’impossibilità a raggiungere a piedi il centro abi- La città inoltre si classifi ca al secondo posto tato rendono purtroppo la struttura tristemente dopo Palermo per numero di imprese non UE simile ad un luogo di detenzione. (2477 aziende, pari al 3,67% del totale delle im-

Fig. 2. Le più numerose comunità straniere nella città di Catania. Fonte: Elaborazione su dati dell’Uffi cio Immigrati del Comune di Catania.

66 AGEI - Geotema, 43-44-45 Foto 3 e 4. Un esempio di interazione tra lo- cali ed immigrati addetti al commercio (Ma- rocchini, Senegalesi e Srilankesi); un mercato multietnico in un luogo identitario catanese, ex Monastero dei Benedettini, oggi, sede della Facoltà di Lettere e Filosofi a. Fonte: Casa dei Popoli (centro Interculturale attivo a Catania sin dal 1995), che rappresenta una struttura permanente di riferimento per le comunità di cittadini stranieri presenti in città, grazie alle iniziative ed ai servizi offerti. L’Ente ha contribuito in modo determinante a sviluppare un positivo rapporto fra le “cul- ture altre”, l’Amministrazione ed il territorio. prese) (INAIL, 2011), che riguardano soprattutto loro percorsi integrativi in “punta di piedi”. A Ca- servizi di ristorazione, tenuti da imprenditori cine- tania esistono due moschee, una in via Serravalle si e giapponesi, e attività di commercio di beni a (sede della comunità islamica di Sicilia) e l’altra prezzi competitivi e generi alimentari etnici, i cui in via Calì, il tempio buddista Sri Siddartharama- negozi si trovano maggiormente concentrati in via ya di via E. De Amicis, due templi tamil in piazza Garibaldi, via Plebiscito e via Vittorio Emanuele. Palestro e in via S. Calogero, il tempio indù in via Cava, la chiesa cristiana evangelica di via Susan- na, la chiesa luterana di via Lanzerotti, la chiesa 2.1. L’integrazione degli immigrati e le associazioni a battista in via L. Capuana, la chiesa valdese in via Catania Cantarella e la chiesa ortodossa in Piazza Giovanni Gli immigrati residenti nel territorio urbano Falcone. gravitano prevalentemente nelle zone del centro Dallo studio effettuato sul territorio urbano si storico, nei pressi delle varie associazioni cultura- evince inoltre come le comunità etniche meglio li e vicino la stazione, là dove vi è una maggiore integrate siano quelle che, presenti ormai da più presenza di servizi di assistenza. I loro numerosi di un decennio, sono riuscite ad interagire con la luoghi di culto e di ritrovo si incuneano anonima- città e a rivendicare i propri diritti attraverso la for- mente nel tessuto omotopico cittadino, rivelando mazione di associazioni culturali e religiose che, come i nostri nuovi “vicini di casa” camminino nei pur tutelando la loro identità culturale, le mette in

AGEI - Geotema, 43-44-45 67 condizione di comunicare con la popolazione lo- nenza e quelli della società ospitante (A. Portelli, cale. I Mauriziani, pionieri dell’immigrazione nel- C. Rizzo, M. C. Testuzza, 2005, p 525.). Ma in un la città di Catania, detengono il primo posto per contesto territoriale che non ha ancora maturato quanto riguarda il numero di associazioni, seguiti suffi cienti rifl essioni sulla condizione dei minori dagli Srilankesi, Maghrebini, Senegalesi, Bengale- (nel nostro paese non è ancora riconosciuta la si e Filippini. Tuttavia anche i Rumeni, forti del cittadinanza ai ragazzi nati o cresciuti in Italia), loro numero, hanno i loro punti di riferimento l’esperienza scolastica è spesso affi data alla buona nella “Associazione siculo-romena”, nell’ “Associa- volontà dei professori o alla lungimiranza di qual- zione Carpatzi” e nella “Concordia-Associazione che dirigente scolastico. sociale culturale rumena-italiana”, site nei pressi Da un sondaggio svolto nell’a.a. 2009-2010 nel- di via Vittorio Emanuele e Corso Sicilia. le scuole del centro storico catanese, là dove esiste L’“Associazione Penelope” ricopre un ruolo una più alta presenza straniera, appare conferma- importantissimo di aiuto alle numerose lavoratrici ta la preponderanza delle presenze scolastiche sessuali presenti nel territorio e quasi tutte Nige- mauriziane, così come la massiccia presenza di riane, provenienti da una specifi ca regione catto- scolari cinesi e rumeni (tab. 1). lica e poverissima, denominata Benin City. La mag- Sullo stato delle abitazioni degli immigrati è gior parte di queste donne, attirate a Ca tania da senz’altro da evidenziare la forte disparità tra poveri villaggi rurali o da gravi situazioni di disa- Mauriziani e Cingalesi, che, avendo una più lun- gio socio-ambientale, sono state avviate alla prosti- ga esperienza di residenza a Catania, appaiono tuzione lungo le assi viarie principali dei trasporti stabili e mediamente collocati in case modeste ma commerciali su gomma, quali la Catania-Ragusa e decenti, e nuovi arrivati, provenienti soprattutto la Catania-Gela (Sorbello M., De Filippo A., 2011, dall’Europa dell’Est, costretti ad abitare in picco- p. 367). Sebbene i dati della Questura registrino le dimore fatiscenti o in garage situati nel centro la presenza di appena 54 Nigeriane, sono state storico (San Cristoforo), pagando affi tti altissimi. accolte presso lo sportello dell’Uffi cio Immigrati La questione “casa immigrati” costituisce una ben 330 richieste di intervento da parte di donne vera e propria piaga sociale non adeguatamente di tale nazionalità che chiedono aiuto per emer- affrontata da nessun uffi cio pubblico, visto che il genze sociali quali l’accompagnamento ai servizi Comune gestisce, con fondi europei e ministeriali, socio-sanitari e ai consultori familiari, l’assistenza solo le case alloggio destinate ai richiedenti asilo legale attraverso il patrocinio gratuito, l’accompa- e ai rifugiati. Negli ultimi anni sono stati avviati gnamento presso le ambasciate per il rilascio di progetti di riqualifi cazione urbana all’interno del certifi cati consolari e dei passaporti e il sostegno programma URBAN, ma il fenomeno immigra- psicologico. Ciò fa supporre che le Nigeriane clan- zione continua ad essere trattato marginalmente destine siano molto più numerose di quanto sia dalle politiche pubbliche, volte fra l’altro a dover stato uffi cialmente registrato. affrontare una serie di diffi coltà causate dall’attua- Tra i centri di prima accoglienza quelli più im- le crisi economica e dalla conseguente disoccupa- portanti sono la “Casa dei Popoli”, che fra l’altro zione, che ha provocato delle vistose incrinature ha il merito di aver partecipato al “Sistema di pro- nel tessuto sociale. tezione per richiedenti Asilo e Rifugiati”, e il “Cen- Il 17 luglio 2012 l’ Amministrazione comunale tro Astalli”, che ha creato delle case famiglia per i ha ordinato la chiusura e la muratura di tutti gli nuovi arrivati. accessi al Palazzo Bernini, uno dei palazzi storici, Esistono poi numerose iniziative fi nalizzate in prossimità del viale Vittorio Veneto. Viste le con- all’integrazione e alla collocazione lavorativa de- dizioni davvero deplorevoli, i cittadini e il Parroco gli immigrati, quali i corsi progettati dall’Arci di della vicina chiesa “Madonna della Salute” si sono lingua italiana, di cucina, di danza, e di teatro e il più volte lamentati del degrado della struttura, di- programma televisivo Tele Strada creato dall’Help venuto la dimora di circa 150 famiglie rumene e Center della Caritas. bulgare, ma non è stata tuttora adottata alcuna so- Nel 2004 la regista-attrice Emanuela Pistone luzione in merito e gli immigrati che abitano sotto ha attivato l’associazione “Isola Quassùd”, che si i portici del vecchio e fatiscente palazzo continua- occupa della promozione sociale degli immigrati no ad essere drammaticamente numerosi. africani sub-sahariani, con i quali realizza spettaco- Per i nostri nuovi arrivati esistono due realtà op- li, concerti, incontri, mostre e laboratori. poste, vivendo sia nelle aree del centro “uffi ciale”, L’inserimento dei fi gli degli immigrati nelle dove svolgono i loro ruoli di domestici presso le scuole costituisce un chiaro indice di integrazio- famiglie o di commercianti e addetti alla ristora- ne in bilico tra i valori della famiglia di apparte- zione, ed un centro “periferico”, più degradato, al

68 AGEI - Geotema, 43-44-45 Tab. 1. Alunni stranieri in alcune scuole materne, elementari e medie di Catania (dai 3-4 anni ai 13-14 anni).

Mauri- Tuni- Filip- Srilan- Roma- Altri tius sia pine Cina ka Marocco nia Polonia Senegal Paesi Totale Biscari (primaria) 24 2 1 14 7 0 0 0 0 1 49 Verga (materna e primaria) 28 1 5 0 15 0 0 1 1 1 52 Maiorana (secondaria I grado) 6 0 0 0 2 1 1 0 0 0 10 Capuana-Pirandello-Di Barto- 6 2 2 52 3 0 9 1 1 1 77 lo (materna e primaria) Dante Alighieri (secondaria I 13 0 1 2 5 0 2 0 0 8 31 grado) Diaz-Manzoni (materna, pri- 11 7 0 4 2 7 4 2 2 7 46 maria e secondaria di I grado) Vespucci (primaria) 6 0 0 15 4 11 17 4 5 38 100 Totale 94 12 9 87 38 19 24 8 9 56 365

Fonte: Elaborazione su dati forniti dalle stesse scuole. cui interno si concentrano le loro abitazioni. La Bibliografi a maggiore densità di residenti stranieri si registra Caritas/Migrantes, Immigrazione. Dossier Statistici, Roma, Idos, nel quartiere San Cristoforo e nella prima muni- 2007, 2008, 2009, 2010. cipalità catanese in genere, che racchiude la città Brusa C. (a cura di), Processi di globalizzazione dell’economia e mobi- vecchia e comprende, oltre il quartiere San Cristo- lità geografi ca, Roma, Società Geografi ca Italiana, 2002. foro, i quartieri “San Berillo”, “Civita”, la zona del Cesareo V., Immigrants regularization. Processes in Italy, Fondazio- porto, “Antico Corso” e “Fortino”. Tale area è con- ne ISMU, Roma-Milano, Polimetrica, 2007. Cesareo V., Fondazione ISMU, Diciassettesimo rapporto sulle mi- trassegnata dalla coesistenza di rioni poveri con grazioni. 2011, Milano, FrancoAngeli, 2011. quartieri ricchi, soprattutto nei pressi di Castello Nerozzi S., «Immigrazione e mercato del lavoro in Sicilia: Ursino e Piazza Duomo. Ed è’ in questa zona che un’analisi dei dati INAIL», in StrumentiREs, anno III, n. 4, si può constatare la presenza di vere e proprie “iso- Palermo, Unicredit, 2011. le etniche”, quali il villaggio formato dai Senegale- ISMU, XVII Rapporto sulle migrazioni 2011, Milano, Franco- Angeli, 2012. si, esteso tra Via Plebiscito, Via Vittorio Emanuele Sorbello M., De Filippo A., «Le sfi de del presente. La Catania e Via Garibaldi, dove le case sono identifi cate con multiculturale. Tradizione o cambiamento», in Giarrizzo numeri da loro stessi assegnati e sovrapposti ai G. (a cura di), Catania. La città moderna, la città contem- numeri civici esistenti. Un vistoso numero di im- poranea, Catania, Domenico Sanfi lippo editore, 2012, p. 358-369. migrati risiede inoltre nelle municipalità Ognina- Sorbello M., «The social-economic integration of the immi- Picanello (II), estesa nell’area orientale della città, grants in Sicily», Review of Historical Geography and toponoma- tra la zona ricca del corso Italia e quella povera stics, 6, 2011, pp. 93-104. e degradata del villaggio Dusmet, e Borgo-Sanzio Portelli A., Rizzo C., Testuzza M.C., «Rifl essioni in margine ad (III), fortemente contrassegnate dalla presenza di una rappresentazione cartografi ca della presenza degli im- migrati dai PVS in Sicilia», in Di Blasi A. (a cura di), Geogra- Srilankesi (499 nella II e 500 nella terza) e Mauri- fi a. Dialogo tra generazioni, vol. II, Bologra, Pàtron, 2005, ziani (451 nella II e 471 nella III). pp. 517-532. Dal quadro sopra esposto emerge in modo evi- Todorov T., La paura dei barbari. Oltre lo scontro delle civiltà, Mila- dente l’immagine di una Catania “dalle cento cul- no, Garzanti, 2009. ture”, dove la paura per coloro visti come invasori e “barbari” (T. Todorov, 2009) appare contrastata da un’adeguata informazione, volta al raggiun- Note gimento del rispetto della diversità e della salva- 1 Secondo i dati dell’Inail, nella nostra regione sarebbe con- guardia di tutte le molteplici culture esistenti nel centrato oltre il 70% dei cittadini tunisini trasferitisi in Italia nostro pianeta. per dedicarsi alle attività rurali.

AGEI - Geotema, 43-44-45 69 Carmelo Cristaldi

Immigrati e integrazione nel sistema territoriale urbano e policentrico di Siracusa

Summary: IMMIGRANTS AND INTEGRATION IN THE URBAN AND TERRITORIAL POLYCENTRIC SYSTEM OF SYRACUSE

Syracuse, one of the fi rst provinces of Sicily to be affected by migration and the consequent phenomenon of social exclusion and labor exploitation against migrants are engaged in various seasonal activities, is the point of contact between the migrants and the population. Today Syracuse emerges in the Sicilian migratory context as a multicultural city where different cultures they are interwoven.

Keywords: Syracuse, Work, Migrants, Integrations.

Introduzione dalla irregolarità contrattuale per giungere a for- me di schiavitù vera e propria. La presenza di tali Siracusa è la provincia più a sud della costa immigrati spesso alimenta tensioni sociali con la orientale, e proprio per questo è stata una delle popolazione residente che, grazie al loro lavoro a prime province ad essere coinvolta dal fenomeno basso costo riescono a far sopravvivere il debole dell’immigrazione extracomunitaria. A partire dagli comparto agricolo, e contribuiscono a sostenere anni ’70 la città ha svolto il ruolo di transito dei l’economia del territorio. migranti che dal nord Africa si spingevano in Sicilia soprattutto nella città di Siracusa con destinazione sia nazionale che europea. La quota di popolazione 1. Il territorio di Siracusa e la struttura straniera a fi ne 2011 è pari a un numero di cittadini demografica stranieri di poco superiore a 11 mila persone. I dati uffi ciali relativi alla presenza di lavoratori Siracusa, con più di 400 mila abitanti distribuiti stranieri regolari residenti non evidenziano con- in 21 comuni, si estende su un territorio di 2108 dizioni di fenomeni di disagio sociale diffuso, per kmq. Il territorio composto per due terzi da col- cui i fl ussi stagionali, con una rilevante presenza line e per un terzo da pianura è il secondo più di lavoratori clandestini, stanno determinando da urbanizzato della Sicilia dopo Ragusa con quasi la diversi anni fenomeni di esclusione, anche gravi, metà dei comuni che registrano una popolazione sebbene ancora circoscritti. Le stime locali indica- superiore a 20 mila abitanti. no una presenza di lavoratori stagionali di circa Il sistema economico siracusano registra circa 2 mila persone straniere irregolari sotto il profi lo 30 mila imprese nel 2011, con una densità impren- del permesso di soggiorno; si può quindi afferma- ditoriale pari a 7,4 imprese ogni 100 mila abitanti re con certezza che il fenomeno è tutto sommato un valore che posiziona la provincia alla 99-esima contenuto se si tiene conto dell’intera provincia. posizione nel confronto nazionale. Per fare un esempio si potrebbe prendere in La struttura produttiva appare polarizzata in vir- considerazione la zona di Cassibile, frazione di tù della presenza del polo petrolchimico nell’area Siracusa, rappresentante il centro agricolo del compresa nel territorio dei comuni di Melilli, capoluogo, che dal periodo primaverile e fi no Priolo Gargallo e Augusta nonché per la presen- all’inizio dell’estate registra picchi di lavoratori za di piccole iniziative imprenditoriali. Le attività stagionali (più di 500 persone), secondo gli anda- maggiormente diffuse sono quelle commerciali menti delle produzioni. Si tratta di immigrati che (28,2%) seguite da quelle agricole (27,6%) con- molto spesso sono senza permesso di soggiorno e tando circa 8000 imprese. quindi subiscono da vari anni comportamenti atti La composizione della popolazione è relati- ad escluderli dagli enti di solidarietà sociale e sa- vamente giovane soprattutto rispetto al dato na- nitari e inclini allo sfruttamento del lavoro che va zionale; gli individui di età inferiore ai 14 anni

70 AGEI - Geotema, 43-44-45 rappresentano il 14,9% della popolazione totale, domanda di lavoratori migranti è riuscita a stabi- mentre gli anziani rappresentano una quota pari lizzarsi e ad offrire opportunità di lavoro perma- al 17,7%, tra le più basse della penisola. Il saldo nenti, non solo nel settore dei servizi ma anche in demografi co, nel 2011, è attivo mentre, la compo- agricoltura. nente straniera risulta essere modesta con circa Il ruolo iniziale di piattaforma di transito de- 2500 stranieri ogni 100 mila residenti, collocando- gli immigrati a Siracusa, si evidenzia osservando i si tra le ultime posizioni in ambito nazionale. dati Istat sui residenti stranieri che nel 2000 erano ben 2610 distribuiti in tutta la provincia di Sira- cusa. In quel periodo la maggior parte degli im- 2. Le caratteristiche del fenomeno migratorio migrati erano marocchini (602, 23,1%), seguiti a breve distanza dai tunisini (558, 21,4%), e quindi La città di Siracusa è stata una delle prime pro- dai cingalesi (276, 10,6%) e infi ne dai polacchi e vince della Sicilia ad essere coinvolta dal fenomeno dagli albanesi che si aggiravano intorno al (4,5% dell’immigrazione. Le prime ondate risalgono del totale degli immigrati) (ISTAT, 2011). alla fi ne degli anni ’70 con gli arrivi dei lavoratori Il successivo allargamento all’Europa dell’Est provenienti dal nord Africa ed in particolare dal hanno ben presto modifi cato il quadro delle pre- Marocco che si sono insediati nei comuni di Roso- senze degli immigrati nella provincia. Infatti, nel lini, di Siracusa e nella zona agricola di Cassibile. 2011 il numero di immigrati stranieri si è quintu- Siracusa, per la sua posizione geografi ca e per plicato rispetto al 2000, arrivando ad oltre 11.102 la struttura morfologica delle coste, ha permesso unità. facili approdi nel corso degli anni rappresentan- I dati del 2011 indicano con chiarezza che i mi- do una delle principali mete per l’ingresso degli granti registrati continuano ancora a concentrar- immigrati clandestini in Italia e svolgendo il ruolo si sulle fasce di età più giovani compresa tra i 18 di piattaforma di transito del Mediterraneo per le e 40 anni. Naturalmente i dati si riferiscono solo destinazioni nazionali ed europee. agli stranieri regolarmente registrati nelle ana- I primi arrivati hanno trovato sbocco oltre che grafi , per cui il rapporto Caritas Migrantes 2011, nel lavoro agricolo anche nel commercio, seppure presuppone oltre alla defi nizione della pratica di in misura marginale, nei servizi alberghieri e risto- soggiorno anche la sottoscrizione di un contratto rativi, domestici e nell’edilizia. d’affi tto. Tutto ciò porta a considerare la presenza All’inizio degli anni ’90 si registra una seconda di stranieri nella città di Siracusa intorno a 14 mila ondata migratoria sempre di origine marocchina unità. e tunisina, composta da giovani e adulti con meno Dalla tabella 1 si desume che l’immigrazione a di 40 anni prevalentemente di sesso maschile, con Siracusa riguarda alcune cittadinanze straniere. scolarizzazione medio-alta, sposati e con fi gli rima- Dal 2005 i migranti rumeni (22%) rappresenta- sti in patria e intenzionati a rimanere solo tempo- no la prima comunità, superando i Marocchini e raneamente in Italia. (CNEL, 2010). Tuttavia la Tunisini. Anche i Polacchi hanno conosciuto un

Tab. 1. Siracusa distribuzione per nazionalità e genere della popolazione straniera per nazionalità residente anno 2010 (prime 10 nazionalità).

Italiani Stranieri Totale % sul totale degli stranieri Romania 1.130 1.500 2.630 23,68% Polonia 337 1.212 1.551 13,97% Marocco 937 499 1.436 12,93% Tunisia 628 216 844 7,60% Sri Lanka 511 334 845 7,61% Cina 256 242 498 4,48% Albania 213 151 364 3,28% Somalia 177 72 249 2,24% Germania 57 121 178 1,60% Eritrea 89 30 119 1,07% Totale 4.335 4.379 8.714 78,46% Fonte: Istat 2011.

AGEI - Geotema, 43-44-45 71 forte incremento attestandosi, al secondo posto te, Melilli, Augusta, Siracusa, Priolo Gargallo, Flo- con il 15% sul totale degli immigrati. I Marocchini ridia, Solarino, Noto, Sortino, mentre i carrubeti, mantengono invece una discreta presenza con il i mandorleti e gli uliveti si coltivano nelle zone a 13% del totale delle presenze straniere, seguiti da sud e sugli Iblei. Grande importanza assume la pro- Tunisini e Cingalesi (7%). (ISTAT, 2009). duzione ortofrutticola. Il pomodoro rappresenta Tra gli immigrati di origine europea (Romania la produzione principale dell’intero territorio di e Polonia) si registra una prevalenza di donne, Pachino e di Capo Passero e parte del territorio di mentre tra i nord africani, così come quelli pro- Noto. Anche la patata tipica di Siracusa è coltivata venienti dal Corno d’Africa e dallo Sri Lanka, si nelle zone costiere, nonché nei comuni di Pachi- continua a registrare una prevalenza di uomini. no, Noto, Avola e Augusta. Presenti nel territorio Invece, un equilibrio si osserva, tra gli immigrati troviamo le colture del melone nei comuni di provenienti dall’Albania e dalla Cina, quest’ultima Noto, Portopalo di Capopassero e Pachino e delle molto emergente anche a Siracusa. fragole nel Cassibile. La coltivazione del limone, è La maggior parte degli immigrati, è presente stata nel tempo abbandonata e sostituita dalle ser- oltre nella città di Siracusa, anche nei centri con re in cemento e vetro, adibite alla coltivazione del una popolazione superiore ai 20 mila abitanti. Si pomodoro. Si può affermare con certezza che la può affermare che nella provincia di Siracusa e nei produzione di pomodoro insieme alla produzione comuni limitrofi risiedono circa 4 mila stranieri. di patate rappresentano la più importante risor- L’occupazione che il territorio offre agli immi- sa ortofrutticola della provincia siracusana. Vedi grati stranieri riguarda quei segmenti di mercato Tab. 2. del lavoro non accettati dai lavoratori locali, per cui viene ad affermarsi la teoria della complementarie- La produzione di pomodoro comprende tra tà e non della sussidiarietà. serre e campi circa 850 ettari di territorio nei co- Tra le varie etnie si sono creati attriti per quan- muni di Pachino, Noto e Portopalo di Capo Passe- to riguarda il salario, perché, se fi no al 2005 gli im- ro. Importante per il successo di tale produzione migrati nord africani riuscivano ad ottenere salari è stata l’introduzione, da parte di aziende biotech, e condizioni accettabili per la sopravvivenza, stabi- di varietà di pomodori che permettono di mante- lendo un salario minimo, con l’arrivo di nuovi im- nere inalterate le caratteristiche del prodotto per migrati provenienti dall’est Europa, hanno dovu- un periodo che va da 2-3 settimane dopo la raccol- to subire un peggioramento delle loro condizioni ta. Vedi Tab. 3. economiche poiché i nuovi arrivati sono disposti La coltivazione in serra ha permesso di produr- ad accettare qualsiasi condizione di lavoro, soprat- re pomodori fuori stagione e di poterli vendere a tutto, con l’entrata della Romania nell’UE. prezzi competitivi, per cui, i produttori risentono I dati uffi ciali relativi alla presenza di lavora- dei condizionamenti posti dal mercato, e molte tori stranieri regolari, sono stimabili con buona aziende sono costrette ad aderire al consorzio di approssimazione per la componente residente, tutela per l’IGP di Pachino, che oltre a tutelare e mentre è più diffi cile da decifrare il dato relativo promuovere il prodotto sul territorio nazionale e ai lavoratori clandestini. Alcuni osservatori locali internazionale riesce anche a concentrare l’offerta. stimano la presenza di circa 2 mila immigrati irre- Nonostante tutto, il consorzio non è stato in golari. In defi nitiva, tutti gli enti che nella provin- grado di ridurre la polverizzazione produttiva; e cia di Siracusa si occupano di immigrati e lavoro quindi molte aziende agricole di piccola e media stagionale defi niscono il fenomeno dell’immigra- dimensione sono costrette a confrontarsi con i zione abbastanza contenuto e ben distribuito in grandi colossi della distribuzione. relazione alle diverse produzioni. Sulle dinamiche di mercato del pomodoro di Pachino comincia, ad incidere la concorrenza di paesi emergenti come il Marocco o la Tunisia 3. Il lavoro agricolo nella provincia di Siracusa dove operano gruppi multinazionali, che mettono in diffi coltà i produttori siracusani che non riesco- La provincia di Siracusa è un importante polo no più ad essere competitivi, poiché non possono agricolo nazionale, con una superfi cie di circa 100 scendere il prezzo del loro prodotto al di sotto del- mila ettari di territorio di cui 46 mila destinati a la soglia minima di produzione. Le stesse regole seminativi e 36 mila a coltivazioni legnose. valgono anche per le altre produzioni presenti sul Nella zona nord e nella piana di Siracusa si territorio siracusano. estendono i colorati agrumeti, soprattutto nei co- La distribuzione rappresenta l’anello debole muni di Carlentini, Lentini, Buccheri, Francofon- del sistema produttivo agricolo locale soprattutto

72 AGEI - Geotema, 43-44-45 Tab. 2. Siracusa - Anno 2010. Patate Primaticce - Superfi cie (ha) e produzione (quintali).

Province Patata primaticcia Superfi cie Produzione totale Produzione raccolta Siracusa 6.300 1.305.000 1.210.000 Sicilia 9.170 1.853.135 1.735.710 ITALIA 43.273 12.403.572 12.273.745 Fonte: Istat 2011.

Tab. 3. Coltivazione in serre di pomodoro: Siracusa - Anno 2011.

Province Pomodoro Superfi cie Produzione totale Produzione raccolta Siracusa 37.000 278.000 261.000 Sicilia 74.060 913.900 880.752 ITALIA 462.729 4.081.884 3.962.060 Fonte: Istat 2011.

per i produttori che immettono il loro prodotto nivano agli immigrati falsa documentazione. sui mercati nazionali. Per gli agricoltori siracusa- Inoltre i lavoratori stagionali che arrivano nel ni non sono i mercati all’ingrosso che dettano i Siracusano devono affrontare il problema di una canoni di qualità del prodotto e fi ssano i prezzi di totale assenza di alloggi o di abitazioni dignitose. mercato, bensì la grande distribuzione. I primi allarmi sulle gravi condizioni di vita sono Quindi oggi sono i piccoli imprenditori agrico- stati lanciati nella zona del siracusano intorno al li a trovarsi in condizioni di diffi coltà. Per cui le 2003 dall’organizzazione umanitaria Medici senza grandi imprese che utilizzano manodopera ester- Frontiere, che denunciava la presenza di un folto na al proprio nucleo familiare fanno emergere numero di lavoratori provenienti dall’Africa sub- forme di sfruttamento nei confronti delle cate- sahariana costretti a vivere e dormire nello stesso gorie più deboli fi no ad arrivare a vere e proprie campo di raccolta di patate in cui lavoravano. I da- forme di schiavitù. tori di lavoro tuttavia si rifi utano di considerare il problema come proprio attribuendolo a impren- ditori marginali esterni al circuito della rappre- 4. La condizione lavorativa degli immigrati sentanza datoriale. Tuttavia, fi no ad oggi il problema degli alloggi In un contesto produttivo agricolo così forte- non è stato ancora risolto, per cui ogni anno la mente indebolito, preda di dinamiche di mercato Croce Rossa ha il compito, per ordine della Prefet- in cui dominano grande distribuzione da un lato tura, di allestire un campo per dare assistenza agli e imprese multinazionali dall’altro, è gioco forza immigrati regolari. Tale campo non è suffi cien- che per i soggetti più deboli si aggravino i fenome- te ad accogliere tutti gli immigrati presenti nella ni di sfruttamento della forza lavoro, sotto forma zona, che possono arrivare fi no a 4-500 lavoratori di lavoro irregolare, che rappresenta una condi- al giorno, per cui molti di loro non trovano posto zione diffusa nei braccianti agricoli. Molti lavora- nella tendopoli non solo per la carenza di spazio tori stranieri dispongono di un regolare contratto ma anche per la mancanza del permesso di sog- di lavoro che dissimula un lavoro fi ttizio, per cui giorno, requisito necessario per accedere al cam- molti braccianti hanno accettato di pagare ingenti po e ai servizi igienico sanitari, con il risultato che somme di denaro (dai 4 ai 7 mila euro) ad asso- anche nel 2011 molti immigrati si sono ritrovati a ciazioni criminali locali, per regolarizzare la loro dormire all’aria aperta. posizione lavorativa e di soggiorno. (P. Arlacchi, Oltre che nel comparto agricolo gli immigrati 1983). vengono impiegati anche nel settore edilizio. A tal proposito nel 2010 le forze di polizia Secondo i dati della Camera di Commercio lo- hanno sgominato una banda di criminali che for- cale gli immigrati non comunitari con cariche nel

AGEI - Geotema, 43-44-45 73 settore edilizio in tutta la provincia si aggirano a aggira intorno al 42,7%, mentre quella dei non oc- circa 140 (2011). Un dato che sta ad indicare una cupati si aggira intorno al 57,3%, trattasi di un’area certa capacità del territorio di garantire agli immi- dove dilaga il fenomeno del lavoro sommerso. grati una forma di integrazione, attraverso l’avvio Assolutamente assenti i dati riguardanti la sco- di percorsi di crescita professionale che arrivano larizzazione dei magrebini nel Siracusano. Ciò è sino ad intraprendere un lavoro autonomo. facilmente comprensibile, vista la stagionalità del- Quanto alle politiche di intervento sociale, esse la loro presenza nel territorio e l’assenza di nuclei non sembrano certo essere al centro dell’attenzio- familiari stabili. ne da parte delle istituzioni locali. Si concentrano Inoltre, nel territorio siracusano sono state cre- sui controlli nei campi e sui requisiti di soggiorno ate iniziative culturali che vengono svolte nell’am- in Italia, ma sono disinteressate alla regolarità del bito del laboratorio teatrale di Siracusa per favo- lavoro prestato dai lavoratori stranieri, alle garan- rire l’integrazione tra immigrati e popolazione zie contrattuali ed alle tutele sindacali. locale. Foto 1. Nonostante un processo di integrazione nei confronti dei lavoratori stranieri, permane l’osti- lità da parte della popolazione locale. (Svimez, Conclusioni 2011). Ogni anno gli immigrati offrono non solo le Da diversi anni Siracusa presenta fenomeni di loro braccia per la raccolta delle produzioni sta- esclusione sociale e sfruttamento lavorativo nei gionali, ma anche consumano, affi ttano alloggi e confronti dei migranti impegnati nelle attività alimentano una piccola economia locale. stagionali agricole. Nel trattare temi, quali l’integrazione degli im- Le tensioni sociali tra la popolazione residen- migrati e la loro occupazione, le risposte più effi - te e gli immigrati stagionali, lasciati senza struttu- caci sono arrivate dalle politiche e dalle istituzioni re di accoglienza, assoggettati ad un reclutamento sanitarie. aggressivo o costretti a vivere e lavorare in condi- Ad oggi sono stati istituiti sportelli per gli immi- zioni di clandestinità, registrano ogni anno un pe- grati con ambulatori aperti in orari consoni alle ricoloso accentuarsi soprattutto nelle fasi di picco esigenze dei lavoratori. della stagione di raccolta ortofrutticola. Oltre a tali sportelli l’Asl di Siracusa ha aperto La città di Siracusa costituisce il centro degli dal 2007 il Servizio di Accoglienza Attiva, che con- spostamenti degli stagionali e rappresenta il punto siste in un servizio di informazione, orientamento, di contatto tra i migranti e la popolazione locale. prestazioni mediche di primo soccorso anche agli Inoltre, la risposta emergenziale, rivolta solo irregolari. agli immigrati regolari, rappresenta una parziale Quindi si può affermare con certezza che la si- risposta territoriale alle emergenze riguardanti i tuazione occupazionale nel 2011 nel Siracusano si fl ussi migratori stagionali, nonché di riduzione

Foto 1. Laboratorio teatrale intercultura- le a Siracusa. Fonte: Casa dei Popoli (Centro di acco- glienza e degli immigrati rifugiati e ri- chiedenti asilo).

74 AGEI - Geotema, 43-44-45 delle tensioni locali. Anche le istituzioni sanitarie CNEL, VII Rapporto indici di integrazione degli immigrati in Italia, sono riuscite a dare a questi migranti regolari e luglio 2010. Felice E., Divari regionali e intervento pubblico, Bologna, Il Muli- non una assistenza sanitaria capillare su tutto il no, 2007. territorio. INEA, Gli immigrati nell’agricoltura italiana, Roma, Istituto Na- Tuttavia, i problemi rimangono aperti, in quan- zionale di Economia Agraria, 2009. to gran parte degli immigrati è esclusa poiché ISTAT, La misura dell’economia sommersa secondo le statistiche uffi - ciali, luglio 2011. clandestina non solo dai servizi e dalle istituzioni ISTAT, Condizioni di vita e distribuzione del reddito in Italia, dicem- locali ma anche dalla difesa e promozione della bre 2009. regolarità del lavoro in generale. Megala A., D’Aloia G., Birindelli L., Salari in crisi, Ediesse, 2009. Possiamo affermare con certezza che il sistema Moretti S., Porello C., La mobilità del lavoro in Italia, nuove produttivo agricolo locale risulta polverizzato e evidenze sulle dinamiche migratorie, in Questioni di Econo- mia e Finanza (Occasional Papers), Banca d’Italia, n. 61, gen- sempre più incapace di fronteggiare le multina- naio 2010. zionali e la grande distribuzione. Ciò aumenta il Sorbello M., «The social-economic integration of the immi- rischio di fenomeni di sfruttamento dei lavoratori grants in Sicily», Review of Historical Geography and toponoma- stranieri non regolari. stics, 6 (2011), pp. 93-104. La situazione può ulteriormente aggravarsi se i Svimez, Rapporto 2011 sull’economia del Mezzogiorno, Il Mulino, 2011. produttori emergenti del Nord Africa spesso con- trollati da multinazionali riuscissero a mettere in ginocchio il precario sistema produttivo siracusa- Sitografi a no incapace di fare rete e di valorizzare i propri prodotti locali. www.repubblica.it/speciale/irpinia/irpi.html www.neroebianco.org www.corrieredelmezzogiorno.corriere.it/caserta/notizie/ cronaca/2010/7-dicembre-2010/san-marcellino-immigrati- Bibliografi a aggreditil-appello-dell-imam-consiglio-comunale-181269885. shtml Arlacchi P., La mafi a imprenditrice, Bologna, Il Mulino, 1983. www.medicisenzafrontiere.it Carchedi F., Carrera F., Mottura G. (a cura), Immigrazione e sin- www.retegas.org dacato. Lavoro, cittadinanza e territori. IV Rapporto Ires, Roma, www.6antirazzista.net Ediesse, 2010. www.progettodiritti.it Caritas-Fondazione Cancan, IX Rapporto su povertà ed esclusione www.coordinamento.info/home sociale in Italia, 2010. www.actiondiritti.net

AGEI - Geotema, 43-44-45 75 Salvatore Cannizzaro

Le “città serricole” della provincia di Ragusa: enclave di lavoratori immigrati in via di integrazione socioeconomica

Summary: T HE “GREENHOUSE CITIES” IN THE PROVINCE OF RAGUSA: “ENCLAVE” OF IMMIGRANT WORKERS TOWARDS AN ECONOMIC AND SOCIAL INTEGRATION

Due to the economic importance of its agricultural sector and the presence of an extended horticultural district area, the pro- vince of Ragusa attracts many foreign workers, mainly from North Africa, who replace local workers in the ‘greenhouses’ hard work. Today, a large number of foreign workers live in this province; they constitute an “enclave” of immigrants - that begins to diversify its business activities and economic roles with a positive impact on social integration.

Keywords: Immigrants, Social Integration, Horticultural District, Province of Ragusa, Sicily.

1. Il Distretto Produttivo Orticolo Sud-Est Sicilia essere frenato dall’inadeguatezza quantitativa dell’offerta di forza lavoro, dovuta alla ricerca La Regione Sicilia nell’ambito delle politiche della promozione sociale e dunque al processo di territoriali, attraverso il riconoscimento, la promo- mobilità professionale della popolazione locale, zione e la valorizzazione delle specializzazioni eco- ha rappresentato una sorta di “Eldorado” per mi- nomiche spaziali, ha invogliato alcuni ambiti terri- gliaia di lavoratori nordafricani prima, e dell’est toriali regionali a realizzare quelle esternalità che europeo successivamente che hanno facilmente favoriscano la crescita di specifi ci settori produttivi trovato lavoro (Cannizzaro, Corinto, 2012). e accrescano la ricchezza dei territori coinvolti. Il Sebbene la presenza di immigrati nella provin- Distretto Produttivo Orticolo Sud Est Sicilia è ri- cia di Ragusa, in termini di valori assoluti, risulti, conosciuto dalla Regione (Regione Sicilia, 2007). con i suoi 21.000 residenti stranieri circa, soltanto Originariamente costituito soltanto dalla Provin- la quarta tra le province siciliane (dopo quelle di cia Regionale di Ragusa, da alcuni comuni, enti Palermo, Catania e Messina), in rapporto alla po- e imprese della stessa provincia, esso a seguito di polazione totale risulta la prima, con oltre il 6,5%. un processo aggregativo con altri patti distrettuali Stessa condizione di primato viene rilevata se si produttivi del sud-est dell’Isola, non soltanto ha prende in considerazione la presenza straniera ampliato la dimensione imprenditoriale e territo- delle singole città, giacché ai maggiori valori asso- riale, ma anche la fi liera di riferimento (Distretto luti delle città metropolitane di Palermo, Catania orticolo del sud-est Sicilia, 2012). Si è, infatti, este- e Messina, che offrono un mercato del lavoro più sa la gamma produttiva, dall’originario comparto ampio e articolato, si contrappone la concentra- preminentemente orticolo si è passati a quello più zione nelle città della provincia di Ragusa, area ampio agroalimentare. Inoltre, l’esigenza di gover- caratterizzata dal “solido” mercato del lavoro in- nance della fi liera per affrontare il diffi cile merca- centrato principalmente sul settore agricolo. to globale, ha spinto verso un concreto partenaria- È soprattutto dalla Tunisia, ma anche dal Ma- to che attraverso l’utilizzo di marchi di qualità, di rocco e dall’Algeria, Paesi con economie ancora origine e di tipicità, rende riconoscibile l’elevato arretrate, che inizialmente, tra la fi ne degli anni livello di qualità delle produzioni distrettuali e fa- Settanta e nel decennio successivo, arrivarono i vorisce consequenziali facilitazioni d’inserimento migranti nella provincia, già presenti in Sicilia nei mercati emergenti. Il territorio, pertanto, è di- dagli inizi degli anni Settanta per il tradizionale venuto fondamentale non soltanto rispetto alla va- traffi co pendolare di manodopera stagionale im- lorizzazione delle produzioni tipiche, ma più am- piegata nei vigneti e nella pesca del Trapanese. piamente riguardo alla valorizzazione complessiva I fl ussi di lavoratori nordafricani, vista la vicinan- delle risorse locali (Nuovo Patto per lo Sviluppo za geografi ca, erano caratterizzati dapprincipio da del distretto orticolo, 2009). un forte pendolarismo, e le caratteristiche dell’of- Tale realtà, dove lo sviluppo però rischiava di ferta del lavoro stagionale, fl essibile e in assenza

76 AGEI - Geotema, 43-44-45 di tutela e di vincoli contrattuali, soddisfacevano addirittura al primo posto se si prende in conside- pienamente le aspettative dei proprietari terrieri razione solo la componente maschile più comune- e degli armatori siciliani. Infatti, i lavoratori im- mente impiegata in questo settore. Nel 2008, nella migrati, assunti dai datori di lavoro giornalmente, provincia di Ragusa risultavano occupati 10.058 erano disposti ad accettare retribuzioni più basse, uomini stranieri (Rapporto Res, 2010). Inoltre, ritmi più duri e a lavorare in condizione di totale secondo i dati INAIL, il 23% degli immigrati re- mancanza di sicurezza. golarmente assunti in Sicilia lavora in campo agri- La loro condizione di clandestinità, inoltre, li colo, e questa percentuale giunge al 63% in pro- rendeva appetibili, perché deboli nella contrat- vincia di Ragusa; peraltro, tale percentuale non tazione per il compenso, privi di ogni tutela di comprende l’altissima presenza di irregolari che eventuali abusi da parte dei “caporali” e ricattabili lavorano nelle campagne del Ragusano (Nerozzo, giacché sprovvisti di visto di permesso e dunque 2010), che rappresenta l’unico modo, da parte dei non in condizione di poter stipulare contratti di proprietari, per tutelarsi dal ribasso dei prezzi del lavoro regolari. Tali circostanze favorirono l’uso di prodotto agricolo sui mercati (Caritas Diocesana manodopera immigrata nell’agricoltura specializ- di Ragusa, 2011). zata che incrementò considerevolmente i profi tti Tale recente processo insediativo ha creato in degli imprenditori a discapito dei lavoratori locali questa provincia una vera e propria “enclave” di che, già in condizione lavorativa di precarietà e lavoratori stranieri, in specie nelle aree rurali del- stagionalità, entrarono spesso in forte tensione e le “città serricole” come Santa Croce Camerina, contrasto con gli immigrati. Vittoria, Acate, Comiso, Scicli e Ispica. Qui si sono Negli anni Novanta il fl usso migratorio si carat- formate consistenti comunità che hanno cambia- terizzerà per la presenza sempre più consistente to in alcuni casi la stessa immagine di interi quar- di gruppi provenienti dalla Romania1, dall’Alba- tieri, sempre più “arabizzati”, con luoghi, ambien- nia, dalla Polonia e dalla Cina, al punto che gli ti, bazar caratteristici, nel caso delle aree abitate immigrati dei Paesi dell’Europa orientale hanno principalmente da nordafricani. “strappato” il primato di presenza nella provincia Se consideriamo la concentrazione di stranie- alla comunità storica dei maghrebini (Tab. 1). In ri per provincia, cioè il numero degli immigrati questo periodo, inoltre, da parte di molti immi- residenti in rapporto alla popolazione totale, si grati della “prima ondata”, provenienti, appunto, rileva agevolmente che la presenza in provincia dal Maghreb, che intendevano stabilizzarsi, grazie di Ragusa ha una percentuale di gran lunga mag- anche ad una politica di apertura all’immigrazio- giore (6,57%) rispetto anche alle province con ne extra-comunitaria, veniva richiesto un cospicuo una presenza maggiore di stranieri in termini di numero di permessi di soggiorno per il ricongiun- valori assoluti. Infatti, la percentuale degli stranie- gimento familiare. ri in provincia di Ragusa risulta circa il doppio di quella di Messina, più del doppio di quella delle province di Palermo, Catania, Agrigento, Trapani 2. La provincia di Ragusa: enclave di lavoratori e Siracusa, del triplo di quella di Caltanissetta e, stranieri addirittura, di quasi il quadruplo di quella di Enna (Fig. 1). Un’analisi a livello comunale confermerà Analizzando i dati relativi alla distribuzione in modo ancor più vistoso che tale ambito geogra- territoriale degli occupati stranieri, è agevole con- fi co ha rappresentato e continua a rappresentare statare come sulla destinazione abbia inciso l’op- una realtà di attrazione per i lavoratori stranieri, portunità di trovare lavoro nel settore agricolo2, sia extracomunitari (maghrebini, albanesi) che tanto da collocare la provincia di Ragusa, nucleo comunitari (rumeni, polacchi), tant’è che nei originario del più ampio distretto produttivo orto- suddetti comuni della provincia di Ragusa si rileva frutticolo dell’Isola, al secondo posto in Sicilia e una presenza percentuale di stranieri di gran lun-

Tab. 1. Residenti stranieri nella provincia di Ragusa per Paese di provenienza (31.12.2010).

Paese Tunisia Romania Albania Marocco Polonia Algeria Cina Ucraina Maschi 5166 2417 1669 843 179 501 315 69 Femmine 1796 2752 1290 469 606 163 276 314 Totale 6962 5169 2959 1312 785 664 591 383 Fonte: Elaborazione su dati Istat.

AGEI - Geotema, 43-44-45 77 Fig. 1. Stranieri residenti nel le province siciliane in % (1.1.2011). Fonte: Elaborazione su dati Istat.

Fig. 2. Residenti stranieri nei principali capoluoghi provinciali della Sicilia e in alcuni comuni del Ragusa- no in % (1.1.2011). Fonte: Elaborazione su dati Istat. ga maggiore anche di quella dei capoluoghi delle gestione diretta di attività economiche, il tasso di aree metropolitane dove si registra la presenza più femminilizzazione, l’incremento della popolazio- alta a livello regionale (Fig. 2). ne straniera residente, le nascite, la scolarizzazio- ne, la presenza di associazioni, i luoghi di culto e di ritrovo – evidenziano un sempre maggiore livel- 3. Interazione con il tessuto sociale locale e indici lo di inserimento sociale. di integrazione degli immigrati Nella provincia di Ragusa, già fi n dalla fi ne de- gli anni Novanta alcuni lavoratori stranieri sono Il variegato quadro multiculturale consolida il passati dal lavoro come braccianti alla comparte- nuovo ruolo della Sicilia, che da tradizionale ed cipazione o all’affi tto e gestione in proprio delle esclusiva funzione di “testa di ponte” verso l’indu- serre. Tra l’altro in diversi comuni della provincia strializzato e ricco Nord Italia e verso le forti eco- altri lavoratori extracomunitari hanno deciso di nomie delle regioni nordeuropee, diventa anche intraprendere attività commerciali per rispondere terra defi nitiva di accoglienza per molti migranti. alla sempre maggiore domanda di prodotti tipici Infatti, la consistente presenza e la consequenziale dei luoghi di provenienza da parte dei propri con- interazione degli immigrati con il tessuto sociale nazionali. Non è più raro, infatti, trovare piccoli locale, che è possibile appurare attraverso l’esa- negozi alimentari e bazar etnici, ma pure super- me di alcuni indicatori sociali ed economici – la mercati, trattorie e bar gestiti da stranieri e luoghi

78 AGEI - Geotema, 43-44-45 di ritrovo frequentati esclusivamente dalle comu- domestica) hanno svolto un ruolo importante nel- nità ospitate. la direzione della stabilizzazione delle famiglie di Altro aspetto di particolare interesse è la crea- queste comunità. zione di alcune imprese di import-export che si Sebbene l’alto indice di femminilità delle co- occupano di commercializzare merci di vario ge- munità di residenti stranieri possa essere rappre- nere con i Paesi di origine dei titolari stranieri. sentativo di una volontà di stabilizzazione, nello Ciò, chiaramente, contribuisce non solo a mi- specifi co caso ragusano, dove se ne registra in gliorare la propria condizione economica e quella generale il più basso livello delle province sicilia- dei familiari rimasti nei Paesi di origine (in parti- ne, esso non può essere assunto come elemento colar modo nordafricani), ma accresce, divenen- indicativo, giacché, come già argomentato, l’im- do tali imprenditori elementi strutturali all’econo- portante attività di produzione agricola della pro- mia locale, anche le potenzialità di inserimento e vincia rimane una delle funzioni economiche ed di integrazione sociale nel Paese ospitante, grazie occupazionali più signifi cative, capace di assorbire ai rapporti che si instaurano attraverso tali attività manodopera principalmente maschile, più adatta di cooperazione con i produttori e i fornitori di ai lavori pesanti e alle dure condizioni ambientali beni isolani. lavorative. Fondamentali a tal uopo sono le ultime genera- Infatti, mentre ormai in tutte le province della zioni dei numerosi nuclei familiari, ormai stabiliz- Sicilia la componente femminile delle comunità zatesi nell’Isola, che risultano sempre più inserite straniere ha superato abbondantemente quella nei contesti sociali locali, dalle scuole alle strutture maschile, in quella ragusana quest’ultimo genere sportive, dalle realtà associative culturali a quelle è ancora preponderante (Tab. 2). E a conferma ricreative, e che dunque costituiscono un’ulterio- che proprio la tipologia del lavoro incide sul fatto- re elemento di rappresentatività del proprio grup- re di genere, si possono prendere in considerazio- po etnico e spesso di maggiore coesione sociale ne i dati relativi alle province di Trapani, Siracusa multiculturale. e Agrigento, dove tradizionalmente gli immigrati Anche la componente femminile maghrebina, lavorano nel settore agricolo e le componenti di già presente fi n dagli anni Settanta, che nei decen- genere quasi si equivalgono. Mentre nelle provin- ni successivi aumenterà in maniera considerevole, ce dalle aree metropolitane (Palermo, Catania, e il più consistente arrivo di donne proveniente Messina) caratterizzate da un’economia più varie- dall’Est Europa (poco più di 2400 maghrebine e gata e incentrata sui servizi, principalmente com- circa 5000 donne europee, principalmente impe- mercio, edilizia, sui servizi delle strutture ricettive gnate in mansioni di badante e di collaboratrice e della ristorazione, sull’artigianato e in quelle

Tab. 2. Popolazione straniera per genere residente nelle province siciliane (1.1.2011).

Prov. Agrigento Calt.ssetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Totale 10755 5893 25908 2874 23350 28496 20956 11102 12370 Maschi 5239 2754 11494 1120 10622 13125 12241 5420 6132 Femmine 5516 3139 14414 1754 12928 15371 8715 5682 6238 % femminile 51,3 53,3 55,6 61,1 55,4 53,9 41,6 51,2 50,4 Fonte: Elaborazione su dati Istat.

Tab. 3. Incremento della popolazione straniera residente per provincia (anno 2010).

Incremento Agrigento Calt.ssetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani i-c (tot.iscritti - 1135 643 2497 309 2496 2979 2484 889 1162 tot. cancell.) i-c/totale resi- 11,8% 12,2% 10,7% 12% 11,8% 11,7% 13,4% 8,7% 10,4% denti Iscritti per na- 169 85 359 27 264 427 331 132 163 scita (i.n.) i.n./tot. iscritti 8,4% 8,2% 7,5% 5,6% 6,9% 8,4% 8,7% 6,2% 8,5% Fonte: Elaborazione su dati Istat.

AGEI - Geotema, 43-44-45 79 province dove il settore primario non è partico- grazione degli immigrati dei territori italiani, la larmente sviluppato e redditizio (Caltanissetta ed Sicilia, collocandosi all’8o posto nella graduatoria Enna), la presenza femminile supera consistente- delle regioni del Paese, fa registrare la migliore mente quella maschile giacché la principale op- condizioni tra le regioni del meridione d’Italia. portunità di occupazione è rappresentata dai ser- Nella graduatoria dello stesso indice delle provin- vizi come l’assistenza agli anziani. ce italiane, quello relativo alla provincia di Ragu- Signifi cativo risulta l’incremento della popola- sa, risulta al 34o posto su 103, collocandosi nella zione straniera residente per provincia, dato dal- fascia d’intensità media, preceduta soltanto dalla la differenza del totale dei residenti iscritti e di provincia di Enna e seguita da tutte le altre pro- quelli cancellati in rapporto con la popolazione vince siciliane. totale straniera residente3. Al fi ne di evidenziare Anche se nel Rapporto CNEL vengono elabo- tale elemento è stato preso il bilancio demografi - rati tre indici tematici/parziali – l’indice di attratti- co dell’anno 2010. Dall’analisi dei risultati di tali vità territoriale, l’indice di inserimento sociale e l’indi- rapporti ancora una volta si evidenzia la capacità ce di inserimento occupazionale – per la costruzione di attrazione della provincia di Ragusa, che fa regi- dell’indice del potenziale di integrazione degli immigrati strare il maggiore incremento annuale. Infatti, la viene fatto uso soltanto degli ultimi due. Ma, pur crescita percentuale di questa provincia (13,4%), non facendo parte delle componenti l’indice fi - oltre ad essere superiore a quella media regionale nale, l’indice di attrattività territoriale, essendo, (11,5%) risulta superiore a quella di tutte le altre comunque, elaborato tramite la valutazione di province (Tab. 3). importanti indicatori, rappresenta un ruolo rile- Altro indicatore che conferma un maggiore vante nella comprensione della scelta delle aree di livello del potenziale di integrazione sociale nel- insediamento degli immigrati. Infatti, in tale indi- la provincia di Ragusa può essere rappresentato ce parziale vengono presi in considerazione l’in- dalla componente “nascite” nei nuclei familiari di dicatore di incidenza (% degli stranieri residenti residenti stranieri, e più specifi camente dall’inci- sulla popolazione complessiva), l’indicatore di denza degli iscritti stranieri per nascita sul totale densità (numero medio di stranieri residenti per dei residenti stranieri iscritti. Anche in questo caso kmq), l’indicatore di ricettività migratoria (% del la percentuale della provincia ragusana (8,7%) si saldo migratorio interno degli stranieri), l’indica- attesta su valori superiori di quelli della media re- tore di stabilità (% dei minori tra la popolazione gionale (7,8%) e supera nettamente quelli delle straniera residente), l’indicatore di appartenenza altre province siciliane (Tab. 3). familiare (% di famiglie con almeno un compo- Ciò si traduce in una presenza sempre più sta- nente straniero sul totale delle famiglie residenti). bile degli immigrati, giacché tale dato incide di- E sebbene nella graduatoria dell’indice parziale di rettamente sul numero di bambini e ragazzi con inserimento sociale la provincia di Ragusa risulti cittadinanza non italiana iscritti nelle scuole sici- l’ultima di quelle siciliane, si colloca, comunque, liane, che aumenta in modo consistente. Gli stu- in una posizione media al 44o posto delle province denti iscritti nelle scuole di ogni ordine e grado italiane e nelle altre graduatorie degli indici par- nell’anno scolastico 2010-2011 sono stati 2.793 in ziali occupa, invece, il primo posto delle province rappresentanza del 5,3% della popolazione sco- della regione Sicilia, così come spesso nelle gra- lastica totale, a fronte della media regionale del duatorie di numerosi indicatori specifi ci che com- 2,3%. Nonostante il 39% di questi alunni sia nato pongono gli indici parziali. in Italia, la mancanza di una legge sulla cittadi- Infatti, nella graduatoria provinciale dell’indice nanza, moderna e attenta ai bisogni delle seconde di attrattività territoriale, la provincia di Ragusa, si generazioni, fa sì che essi vengano statisticamente colloca in una posizione centrale, al 63o posto nel- conteggiati tra gli stranieri (La Monica, 2012). la fascia d’intensità bassa, e risulta la prima delle Allo scopo di confermare il grado del potenzia- province siciliane distanziando tutte le altre che si le di integrazione sociale delle comunità straniere collocano, invece, nella fascia d’intensità minima nella provincia di Ragusa, importante risulta l’ana- dell’indice. Anche relativamente alla graduatoria lisi di alcuni indicatori presentati nel VII Rapporto dell’indice parziale di inserimento occupazionale, del CNEL sugli Indici di integrazione degli immigrati la provincia ragusana occupa la prima posizione in Italia (Di Sciullo, 2010), nel quale si evidenzia- delle province siciliane, collocandosi nella 18a po- no alcuni aspetti del fenomeno immigrazione che sizione generale, nella fascia d’intensità media, di- opportunamente elaborati sono stati utilizzati nel- stanziando fortemente le altre province regionali la costruzione di un signifi cativo indice sintetico. che si collocano tra il 43o (Palermo) e il 95o (Agri- Relativamente all’indice del potenziale di inte- gento), tutte nella fascia d‘intensità bassa.

80 AGEI - Geotema, 43-44-45 Dall’analisi dei dati relativi al successivo VIII ciali che rafforzano il processo di integrazione con Rapporto CNEL (Di Sciullo, 2012) tale condizio- le comunità locali. ne appare mutata. Infatti, nella graduatoria degli indici parziali, lo stato della provincia di Ragusa risulta “peggiorato” giacché si colloca in posizioni Bibliografi a più arretrate. Ciò può essere collegato all’accen- tuarsi del problema occupazionale conseguente Cannizzaro S., Corinto G.L., “Can the South-East Sicily Horti- all’attuale crisi economica che non ha risparmiato cultural District benefi t of migrant workers to achieve an il comparto ortofrutticolo di cui il Ragusano è il effi cient internationalization pattern?”, in New Medit, n. 3, Bari, edizioni Dedalo, 2012. maggiore “rappresentante” regionale. Caritas Diocesana di Ragusa, nostra intervista al Direttore L’evoluzione del processo di integrazione so- 6.9.2011. ciale ed economica nell’area oggetto di studio è Di Sciullo L. (a cura di), Indici di integrazione degli immigrati in alquanto fl uttuante dunque, giacché dipende da Italia, VII Rapporto CNEL, Roma, 2010. Di Sciullo L. (a cura di), Indici di integrazione degli immigrati in numerosi fattori congiunturali che non consento- Italia, VIII Rapporto CNEL, Roma, 2012. no di fare analisi di tendenza defi nitiva del feno- Distretto orticolo del sud-est Sicilia, www.distrettoorticolo.it/ meno. pattosviluppo.asp#, 2012. ISTAT, La Popolazione straniera residente in Italia. Statistiche Re- port, Roma, 2011. 4. Conclusioni ISTAT demo, http://demo.istat.it/ gennaio 2011. La Monica V., Integrazione scolastica, straniero...chi? ragusanews. com, 20 aprile 2012. L’alto tasso di popolazione immigrata nella Nerozzi S., “Immigrazione e mercato del lavoro in Sicilia: provincia di Ragusa la colloca tra le aree siciliane un’analisi dei dati INAIL”, StrumentiRes, Anno II, n. 2, Fon- dazione RES, luglio 2011, http://www.strumentires.com. più fortemente “segnate” dalla presenza stranie- Nuovo Patto per lo Sviluppo del distretto orticolo. pdf, 2009, ra. Luoghi e volti caratterizzano i territori dei co- www.distrettoorticolo.it/pdf muni ragusani e in particolar modo quelli da noi Rapporto Res 2010, Fondazione RES, Istituto di Ricerca su Econo- defi niti “serricoli”, dove intensa è la presenza di mia e Società in Sicilia, http://www.resricerche.it immigrati. Comuni che, per le proprie peculiarità Regione Sicilia, Documento Strategico regionale preliminare - 2007, luglio 2011, http://www.regione.sicilia.it/cooperazione/ socio-economiche, per la forte connotazione agri- distretti/pdf cola del lavoro, per la disponibilità della gente del luogo ad accogliere elementi di comunità stranie- re, sono divenuti i luoghi più ambiti dai lavorato- Note ri immigrati, dove l’indice di attrattività risulta il più alto di quello delle province siciliane. Luoghi 1 Con all’allargamento dell’Unione Europea, dal 2007 la pri- in cui, la commistione tra gli elementi originari e ma comunità residente in Sicilia è divenuta quella romena quelli inseriti dalle comunità recentemente inse- (17,8), seguita da quella tunisina (15,1), marocchina (9,6%), diatesi, hanno prodotto un ambito territoriale nel queste ultime storicamente presenti nella regione (Rapporto quale viene riconosciuto un ruolo di riferimento Res 2010). 2 Secondo una rappresentazione disaggregata di dati raccolti identitario, in cui “ci si sente a casa”, ossia si per- dall’INAIL, nel 2009, i lavoratori immigrati residenti in Sici- cepisce di appartenere a quei luoghi, dove ormai lia si concentrano soprattutto nell’agricoltura (21,1%), nel sono palesi i caratteristici segni di tipo culturale. commercio (14,5%), nel comparto alberghiero e ristorazione Luoghi, ancora, che esprimono particolari carat- (12,6%), nelle costruzioni (10.8%) e nell’industria (10,1%). 3 teristiche ambientali, dove accentuate, e dunque Nel totale iscritti vengono inseriti gli iscritti per nascita, quel- li iscritti da altri comuni e dall’estero ed altri, mentre nel totale evidenti, sono le specifi cità d’insediamento degli cancellati sono considerati quelli cancellati per morte, quelli aggregati umani ospitati che sovente danno luo- cancellati per altri comuni e per l’estero, quelli cancellati per go ad attività economiche – gestione di piccole altri vari motivi e quelli che hanno acquisito la cittadinanza ita- imprese agricole, attività commerciali di prodotti liana e altri. Occorre precisare, che questi ultimi, nonostante non fi gurino più nella lista dei residenti stranieri, e dunque etnici, di ristorazione, ecc. – che apparentemente non inseriti nella lista del totale iscritti, nella realtà continuano appaiono come fenomeni di auto-ghettizzazione, a rappresentare una considerevole componente della comuni- ma che in realtà esprimono nuove potenzialità so- tà straniera.

AGEI - Geotema, 43-44-45 81 Silvia Aru, Marcello Tanca

Immigrare a Cagliari. Commercio extracomunitario e dinamiche insediative nel quartiere Marina 1

Summary: MIGRATING IN CAGLIARI. ETHNO-BUSINESS AND SETTLEMENT DYNAMICS IN MARINA AREA The Marina area of Cagliari is an interesting fi eld of study for the analysis of urban dynamics related to the diffusion of ethno-business and for the evaluation of the use of public space by migrant communities. The essay, through the use of primary and secondary data, try to lay the groundwork for a broader refl ection on the urban space of Cagliari and on the practices that take place in it in relation to the phenomenon of immigration.

Keywods: Immigration, Ethno-Business, Public Space.

1. Introduzione di geografi a della città). L’indagine qui presentata ha voluto analizzare la struttura e i cambiamenti Una nuova consapevolezza attraversa le scien- che hanno interessato il commercio extracomuni- ze sociali: quella del ritorno della città come spazio tario nel quartiere, soffermandosi sui dati, secon- euristico, luogo di osservazione privilegiato per dari e primari, della ricerca svolta presso le attività cogliere le grandi trasformazioni materiali e cultu- commerciali gestite da stranieri extracomunitari. rali che contraddistinguono gli ultimi decenni, in- La Marina, in quanto porzione delimitata e rico- cidendo sulla stessa esperienza urbana. Un ritorno noscibile di spazio urbano, dotata di una specifi ca strettamente correlato a quell’insieme variegato e identità storica, fatta di tipicità e tratti caratteristi- mutevole di fenomeni che per brevità chiamiamo ci, rappresenta da questo punto di vista un terreno globalizzazione, e senza i quali non sarebbe com- fertile per la nostra analisi: spazialmente contigua prensibile. Questa tesi riecheggia in particolare al porto, e sede delle maestranze addette al suo nelle pagine di urbanisti (Paba, 1998), sociologi funzionamento oltre che di importanti attività (Sassen, 2008) e geografi (Rossi, Vanolo, 2010; Go- commerciali e fi nanziarie, essa si è arricchita nel verna, Memoli, 2011) impegnati nella rifl essione tempo di un tessuto estremamente variegato sul sullo spazio urbano e le pratiche, vecchie e nuo- piano professionale (una popolazione eterogenea ve, consolidate e mutevoli, che gli sono connesse; composta di pescatori e notai, sarti e calzolai, ora- sulla qualità della vita e le relazioni tra giustizia fi e muratori), ma straordinariamente omogeneo urbana e cittadinanza. sul piano sociale per i suoi connotati “popolari” 2. Questo studio è incentrato su un’analisi “micro- geografi ca” di un quartiere di Cagliari, la Marina, al fi ne di circoscriverne alcune dinamiche insedia- 2. Dinamiche insediative e commercio “etnico” tive e commerciali. L’idea di base è vedere in che nel quartiere Marina maniera le principali tendenze macrosociali a ca- rattere transnazionale e translocale, che attraver- I dati dell’Atlante demografi co di Cagliari 2011 sano più luoghi, assumano un “colore locale” nel parlano chiaro: dei 4 quartieri storici della città momento stesso in cui incontrano e si mescolano (Castello, Villanova, Marina e Stampace), la Ma- con specifi che tendenze microsociali che defi ni- rina è l’unico che registra, dal 2002 al 2011, un scono il ruolo delle identità e dei milieux territo- incremento della popolazione residente (Tab. 1). riali. Nella stessa scansione temporale la Marina con- La ricerca sull’imprenditorialità extracomu- divide l’incremento del numero di residenti con nitaria nella Marina, la sua storia e le dinamiche altri 4 quartieri (Baracca Manna, Is Campus – Is insediative in atto è parte di uno studio più ampio Corrias, Villa Doloretta, Poetto – Medau su Cra- e articolato relativo al quartiere (e, di qui, come mu) la cui posizione è tuttavia periferica rispetto il gesto inaugurale di un più ambizioso progetto al centro cittadino.

82 AGEI - Geotema, 43-44-45 Tab. 1. Numero di residenti nei quartieri storici di Cagliari Tab. 3. Le prime 8 cittadinanze per numero di residenti nel nel 2002 e nel 2011. quartiere Marina.

2002 2011 Saldo N. residenti stranieri Nazionalità Castello 1640 ab. 1471 ab. – 169 82 Senegal Villanova 6072 ab. 5988 ab. – 84 78 Pakistan Marina 2571 ab. 2615 ab. + 44 58 Bangladesh Stampace 6923 ab. 6643 ab. – 280 55 Filippine Fonte: Atlante demografi co di Cagliari 2011. 31 Cina 25 Romania Tab. 2. Numero di stranieri residenti a Cagliari e nel quar- 6 India tiere Marina nel 2002 e nel 2011. 5 Ucraina 2002 2011 Saldo Fonte: Atlante demografi co di Cagliari 2011. Cagliari 1981 5929 + 3948 Marina 204 402 + 198 Fonte: Atlante demografi co di Cagliari 2011. Il carattere “multietnico” delle più recenti di- namiche insediative e commerciali che hanno per oggetto il quartiere – si vedano le 8 cittadinanze più presenti per numero di residenti (Tab. 3) – si innesta su un tessuto umano e professionale pree- sistente, che se ne aveva defi nito nel tempo l’iden- tità commerciale, è andato incontro ad una fase di decadenza e degrado nel secondo dopoguerra, fi no a toccare il suo punto più basso negli anni ’90. Questo processo si è svolto in concomitanza, da un lato, con l’invecchiamento della popolazione residente e, dall’altro, con le trasformazioni cui è andato incontro il sistema distributivo italiano che ha visto la comparsa di un nuovo paesaggio com- merciale nel quale si stagliano i profi li delle nuove “cattedrali dell’iperconsumismo” (Ritzer, 2000): i centri commerciali e le grandi superfi ci di vendi- ta, con la loro localizzazione nelle aree periferiche della città. I dati fornitici dalla Camera di Commercio di Cagliari, aggiornati al mese di maggio 2012, ci consentono di defi nire le principali linee di cam- biamento in atto connesse al ruolo dell’imprendi- toria di origine straniera. Dal punto di vista delle provenienze su un totale di 227 attività commer- ciali localizzate nella Marina e la cui titolarità è straniera – il cosiddetto ethnobusiness o “commer- cio etnico” – prevale nettamente sulle altre l’im- Foto 1. La diffusione del commercio extracomunitario imprime al paesaggio del quartiere Marina un particola- prenditoria di nazionalità pakistana, seguita da re profi lo urbano, quello che alcuni autori chiamano Eth- quella senegalese e bengalese; più sporadiche ap- noscape, ovvero un paesaggio connotato esplicitamente in paiono le attività cinese e indiana (in numero di termini “etnici”. 12, le restanti nazionalità) (Tab. 4). Dal confronto incrociato tra i dati dell’Atlante e Tra il 2002 e il 2011 la popolazione straniera quelli fornitici dalla Camera di Commercio emer- residente in città si è quintuplicata, passando alle gono alcune tendenze di fondo della presenza 1981 unità del 2002 alle 5929 del 2011; negli stessi straniera nel quartiere: anni, la Marina vede aumentare il numero degli – Parziale sovrapposizione tra residenza e attività stranieri residenti da 204 a 402 unità (Tab. 2). commerciale: le prime 3 cittadinanze stranie-

AGEI - Geotema, 43-44-45 83 Tab. 4. Numero complessivo delle attività commerciali lega- quindi di residenti non titolari, cioè di popolazio- te all’imprenditoria straniera presenti nella Marina. ne straniera residente che non è titolare di alcu- N. attività gestite da stranieri Nazionalità del gestore na attività commerciale nel quartiere di residen- za (in entrambi i casi, la popolazione femminile 104 Pakistan prevale numericamente su quella maschile). 64 Senegal – Forte presenza del subcontinente indiano (Ban- 35 Bangladesh gladesh, Pakistan, India) è strettamente correla- ta ad attività commerciali legate alla vendita di 8 Cina bigiotteria “etnica” e di ristorazione (prepara- 4 India zione e vendita del kebab). 12 Altre Scorporando i dati per tipologia commercia- le, si evidenzia una prevalenza del commercio 227 Totale ambulante (gestito principalmente da Senegale- Fonte: Camera di Commercio - maggio 2012. si) su quello al dettaglio e all’ingrosso: i titolari ambulanti risultano numericamente preminenti re per numero di residenti (Senegal, Pakistan, rispetto a quelli la cui attività è localizzata nel Bangladesh) sono anche le 3 principali comuni- quartiere con modalità che ricalcano gli esercizi tà per numero di titolari di esercizi commercia- commerciali tradizionali fatti di botteghe e pic- li. Si tratta, in questo caso specifi co, di residenti coli negozi – un tratto che segue il trend di dina- e titolari, cioè di immigrati che hanno fatto del miche già presenti a livello nazionale: alla chiu- quartiere sia il loro luogo di vita che la sede nel- sura dei piccoli esercizi commerciali non segue la quale esercitare la propria attività imprendi- la “desertifi cazione commerciale” del quartiere toriale3. (per usare un’espressione di Mancini e Burzio, – Filippini e Ucraini, che compaiono tra i residen- 2006, p. 37), bensì la sua rivitalizzazione ad opera ti nel quartiere, sono del tutto assenti dai dati dell’imprenditoria di origine straniera (Lanzani, relativi ai titolari di attività commerciali. Si tratta 2003, p. 286). Da un lato, il “commercio etnico” non annove- ra in maniera esclusiva, tra i propri fruitori, la sola popolazione immigrata (nella fattispecie i conna- zionali che cercano i segni della propria identità culturale nel cibo o nel vestiario “nazionale”) ma, anche, e non secondariamente, una clientela ita- liana che vi trova la soddisfazione di un’esigenza economica (costi ridotti rispetto agli esercizi tra- dizionali) e/o culturale (il gusto o la curiosità per sapori “altri” che suonano al proprio palato come “diversi” ed “esotici”); dall’altro, come nel caso del commercio ambulante non necessariamente offre prodotti di taglio “etnico” (la maschera o la piccola scultura africana) ma, in alcuni casi, con- traffazioni di marche italiane o internazionali (De Angelis, 2007, p. 153). Un altro aspetto di indubbio interesse è costi- tuito dalla discreta varietà tipoligica di prodotti o servizi che va dall’oggettistica (bigiotteria, ecc.) all’abbigliamento.

3. Indagare la mobilità e il senso di radicamento: metodologie d’indagine e ricerca empirica

Per una conoscenza approfondita dell’oggetto Foto 2. Attività commerciali quali locutori e/o Internet point in analisi imprenditoria straniera tra dinamiche in- nascono per rispondere all’esigenza di contatto tra le co- munità immigrate che risiedono e/o frequentano il quar- sediative e senso di appartenenza è stato necessario tiere e i paesi di provenienza. differenziare le fonti d’indagine. Da un punto di

84 AGEI - Geotema, 43-44-45 vista metodologico, sono stati infatti utilizzati sia bianche4. La ricerca non possiede dunque valore dati secondari – come, ad esempio, quelli tratti statistico, ma sembra comunque fornire utili spun- dalle statistiche uffi ciali a disposizione (dati trat- ti per una migliore comprensione delle problema- ti dalla questura della città, quelli camerali, ecc.) tiche analizzate. – che dati primari, ottenuti attraverso l’inchiesta Il campione intervistato, residente a Cagliari in diretta. Quest’ultima ha previsto, accanto all’os- media da più di 10 anni5, è costituito da proprie- servazione partecipata e alle interviste ad attori tari e/o gestori provenienti dal Bangladesh (10), privilegiati, l’uso del questionario semi-strutturato dal Pakistan (4), dal Senegal (2) e dalla Cina (2)6. rivolto ai gestori delle attività commerciali extra- La maggior parte degli intervistati (pari al 64%) comunitarie. risiede nel quartiere, confermando il dato che Strumenti differenti hanno assolto scopi altret- Marina non è solamente luogo di attività commer- tanto differenziati: il questionario, i cui dati ver- ciali gestite da extracomunitari, ma anche area di ranno qui presentati, aveva il compito di vagliare residenza. I motivi alla base della scelta di aprire quei fenomeni di ordine cognitivo (percettivo, va- l’attività in questa sede sono molteplici, ma facil- lutativo ecc.) non desumibili dai dati uffi ciali, ma mente riconducibili ai seguenti aspetti, nell’or- la cui importanza è fondamentale nel determina- dine: la centralità del quartiere; la sua “vivacità” re, ad esempio, le scelte localizzative delle attività (legata alla presenza della clientela, in particolare commerciali e, in termini più ampi, la territoriali- turistica); la presenza di connazionali. La “centra- tà di un luogo (azione degli attori; dinamiche di lità” qui intesa non rimanda ad una concezione negoziazione dello spazio ecc.) (Loda, Mancini, assoluta dello spazio, ma relazionale. Il quartiere 2004). Lo strumento, visto lo scopo, è stato elabo- è infatti prospiciente il porto e la stazione ferro- rato attraverso l’operazionalizzazione dei seguenti viaria; è inoltre al centro della rete dei sistemi di elementi: i motivi alla base della scelta localizzativa trasporto locali, urbani ed extraurbani. dell’attività commerciale nel quartiere; il livello di Molto alto il gradiente di apprezzamento del gradimento del quartiere; il radicamento dell’at- quartiere. Un unico intervistato afferma di gradir- tività (ed eventuali ipotesi di trasferimento); la lo “poco” e nessuno ha optato per un giudizio to- frequentazione del quartiere al di là dell’orario la- talmente negativo. Il quartiere piace per il clima e vorativo (luoghi specifi ci – piazze, strade, ecc. – e la “gentilezza della gente”; aspetti che, però, sono attori sociali coinvolti). ricondotti dagli intervistati ad una scala più am- La rilevazione ha riguardato i due terzi delle 41 pia, ovvero alla città di Cagliari nella sua interez- attività al dettaglio e all’ingrosso gestite dagli stra- za. I motivi di gradimento più interessanti, perché nieri e ha registrato un numero esiguo di schede espressamente riferibili al quartiere, riconferma-

Foto 4. Marina, negli ultimi anni, è al centro di un impor- Foto 3. Nel quartiere permangono forme di commercio al tante processo di commercializzazione dello spazio pubbli- dettaglio di tipo tradizionale (“le botteghe”). co attestato dalla presenza dei dehors.

AGEI - Geotema, 43-44-45 85 no gli aspetti addotti per spiegare la scelta loca- di relazione tra differenti gruppi. Queste ultime lizzativi dell’attività: ovvero la centralità, la pre- sono alla base di processi interculturali di tipo senza della clientela e la vicinanza con altri con- integrativo (Loda, 2011). La qualità dei legami nazionali. Si sottolinea il fatto che, nonostante la sociali che animano il quartiere e la vita dei com- crisi economica in atto stia lasciando i suoi segni, mercianti della zona assolve un ruolo centrale nel l’area sembra riuscire meglio di altre zone urbane decretare il successo del quartiere nella percezio- di Cagliari a farle fronte, anche in tal caso, gra- ne degli intervistati. zie all’esternalità positiva della centralità. La crisi del settore commerciale in atto non fi gura, infatti, neanche tra gli aspetti problematici indicati dagli 4. Conclusioni intervistati. Le linee di intervento che emergono come necessarie sono legate alla pedonalizzazione Guardare il volto di Marina nel tempo permette dell’area e alla riqualifi cazione del decoro urbano di notarne i mutamenti delle sue forme più visibi- (in termini di pulizia delle strade, di disinfestazio- li: il negozio cinese e bengalese hanno sostituito ne dell’area da insetti, quali scarafaggi e blatte, e il vecchio calzolaio, è mutata la merce esposta e di gestione del randagismo). venduta, sono nate associazioni pro-migranti che Anche la presenza di emarginati sociali7 viene palesano il radicamento (e il richiamo) che tale indicata come un elemento che andrebbe gestito area riveste per le comunità immigrate di Cagliari a vantaggio della vivibilità del quartiere e della sua e provincia, si assiste al proliferare dei dehors , la funzione, che si spera sempre più accentuata, di forma contemporanea più diffusa di commercia- attrattore dei fl ussi turistici presenti in città. La lizzazione dello spazio pubblico (Loda, Aru, Bar- qualità dell’ambito esterno in cui ha sede l’attivi- sotelli, Sbardella, 2011) 8. tà risulta comprensibilmente una posta in gioco Guardare il volto di Marina nel tempo permet- centrale e raccoglie le principali lamentele rivolte te di notarne i mutamenti delle sue forme meno all’azione comunale considerata, su questo pun- visibili: le relazioni commerciali tra luoghi più o to, spesso latente. Tali lamentele non si traduco- meno distanti e la città di Cagliari, le azioni de- no attualmente in un desiderio di trasferimento gli attori nello spazio commerciale e pubblico dell’attività; solamente due esercenti ipotizzano di del quartiere, le dinamiche di negoziazione dello cambiare quartiere a causa dei motivi di degrado spazio che da esse derivano. Lo spazio pubblico appena citati; un intervistato esprime un più am- – “[…] ambito di esplicazione di pratiche socio- pio desiderio di lasciare l’Italia per trasferirsi in un territoriali” (Loda, p. 6) – ci permette di vagliare, altro Stato europeo. oltre alla presenza delle differenti attività commer- Il senso di radicamento territoriale – che risulta ciali extracomunitarie del quartiere, i molteplici e pertanto diffuso – è stato vagliato anche a partire differenti luoghi di incontro (istituzionalizzati e/o dalla frequentazione del quartiere da parte degli spontanei) e di culto dei vari gruppi extracomuni- immigrati oltre l’orario lavorativo. In accordo con tari che costituiscono, interagendo continuamen- l’alta percentuale di residenti intervistati, è forte te con le pratiche degli altri users, i vari elementi la frequentazione di Marina e dei suoi spazi pub- della territorialità del quartiere. blici durante il tempo libero, frequentazione che Il fondamentale contributo svolto dai migrati viene però attestata anche dai commercianti che nel plasmare le realtà urbane italiane, sottolineato non vi risiedono (un solo intervistato non residen- da numerose ricerche empiriche svolte in diverse te afferma di non frequentare il quartiere). realtà urbane italiane (Clemente, 2011), emerge Le zone principalmente deputate a luoghi di dunque anche a Marina, interessante microcosmo incontro – piazza del Carmine, piazza Yenne, e di dinamiche di negoziazione dello spazio – di l’area tra via Roma e il porto – divengono la sede quello commerciale, così come di quello pubblico in cui si intessono e/o si mantengono relazioni – legate alla presenza dei migranti in città. non soltanto tra connazionali, ma anche con altri immigrati e, in ultimo, con italiani. Tali luoghi costituiscono un importante punto di riferimento Bibliografi a nella vita dei commercianti; sono luoghi in cui vengono mantenute relazioni che, in relazione Atlante demografi co di Cagliari 2011, Comune di Cagliari, Asses- alle dinamiche interculturali, risultano essere sorato Informatica e Statistica, 2012. Aru S., Tanca M., «Identità urbane e comunità immigrate. Il principalmente di tipo bonding, ovvero legate a quartiere Marina di Cagliari», in Banini T. (a cura di), Atti dinamiche comunitarie su base “etnica”, anche se della Terza Giornata sulle Identità Territoriali, Roma, Edizioni non mancano dinamiche di tipo bridging, ovvero Nuova Cultura, in corso di stampa.

86 AGEI - Geotema, 43-44-45 De Angelis R., «Uomini e pulci», in A. Criconia (a cura di), Note Architetture dello shopping, Roma, Meltemi, 2007, pp. 153-167. Governa F., Memoli M. (a cura di), Geografi e dell’urbano. Spazi, 1 politiche, pratiche della città, Roma, Carocci, 2011. Il presente contributo è frutto della collaborazione fra i due Lanzani A., I paesaggi italiani, Roma, Meltemi, 2003. autori, tuttavia nella stesura del testo S. Aru ha curato i para- Loda M., Aru S., Barsotelli M., Sardella S., «I dehors tra ero- grafi 3 e 4 e M. Tanca ha curato i paragrafi 1 e 2. 2 sione dello spazio pubblico e nuove forme di convivialità», Aru, Tanca, in corso di pubblicazione. 3 in Loda M., Hinz M. (a cura di), Lo spazio pubblico urbano. In particolare, la discrepanza emersa dal confronto tra il Teorie, progetti e pratiche in un confronto internazionale, Pisa, Pa- numero dei residenti e quello dei titolari di attività commer- cini, 2011, pp. 83-103. ciali di nazionalità pakistana (rispettivamente 78 e 104), ci Loda M., Mancini N., «Il commercio al dettaglio nel centro segnala che non tutti i titolari sono residenti nel quartiere. storico di Firenze: un’esperienza di geografi a applicata», 4 Su un totale di 227 attività commerciali registrate nel quar- Rivista Geografi ca Italiana, 111 (2004), 3, pp. 449-476. tiere, 41 sono di vendita al dettaglio e all’ingrosso e 186 di Loda M., «Per una lettura sociale delle piazze fi orentine», in. commercio ambulante. Loda M, Hinz M. (a cura di), Lo spazio pubblico urbano. Teorie, 5 Si va da un minimo di 3, ad un massimo di 18 anni. progetti e pratiche in un confronto internazionale, Pisa, Pacini, 6 La rivelazione è stata effettuata all’interno degli esercizi 2011, pp. 61-82. commerciali e non ha dunque riguardato il commercio am- Mancini N., Burzio N., «Il commercio nei centri storici: ten- bulante. denze evolutive e sistemi di monitoraggio nella realtà fi o- 7 Si lamenta la presenza di persone che frequentano il quar- rentina», Storia urbana, 113 (2006), pp. 37-58. tiere sotto effetto di sostante alcoliche e/o stupefacenti. Paba G., Luoghi comuni. La città come laboratorio di progetti colletti- 8 La zona di Marina risulta il quartiere della città dove, con vi, Milano, FrancoAngeli, 1998. più sistematicità negli ultimi anni, si è assistito ad un impo- Ritzer G., La religione dei consumi. Cattedrali, pellegrinaggi e riti nente (e crescente) fenomeno di commercializzazione dello dell’iperconsumismo, Bologna, il Mulino, 2000. spazio pubblico, attestato dalla presenza di dehors e dalle pro- Rossi U., Vanolo A., Geografi a politica urbana, Roma-Bari, Later- blematiche da essa scaturite. Rispetto alle dimensioni assunte za, 2010. dal fenomeno (e dall’abusivismo ad esso legato), si veda il re- Sassen S., Una sociologia della globalizzazione, Torino, Einaudi, cente articolo apparso nella stampa locale: 2008. http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/286475.

AGEI - Geotema, 43-44-45 87 Elena Di Liberto, Angelo Mazza, Leonardo Mercatanti

Le recenti strategie insediative della comunità rumena in Sicilia1

Summary: THE RECENT SETTLEMENT STRATEGIES OF THE ROMANIAN COMMUNITY IN SICILY In recent years, in Italy the composition of migration stream has undergone signifi cant changes. Some reasons refer to the short-time (eg, the “Arab Spring”), but other events, such as the entry into the European Union of some countries, may have durable social, economic and cultural effects. This is the case of the Romanian migration to Italy. In Sicily this fl ow has a greater importance than in other regions and deserves special attention from both researchers and policy makers. In this paper we analyze some settlement aspects of migration of Romanians and the related process of integration.

Keywords: Immigration, Sicily, Romania.

1. Introduzione continuato nel 2004 (+40% rispetto al 2003). Nel corso del 2007, invece, l’incremento è stato di Il XXI secolo conferma la tendenza dell’Italia 280.000 persone e di 170.000 nell’anno successi- ad essere una delle mete privilegiate dei fl ussi mi- vo, quando si contavano 796.477 residenti di citta- gratori in Europa (Bonifazi, 2007). In base ai dati dinanza rumena (Caritas-Migrantes, 2011, p. 88). Istat, all’inizio del 2011 gli stranieri residenti in La presenza rumena in Italia ha conquistato Italia sono oltre 4.500.000, circa il 7,5% della po- piena visibilità sul piano statistico nel 2007, con polazione totale. La composizione dei tanti paesi l’ingresso della Romania nell’Unione Europea e di provenienza, fi no alla metà del primo decennio la quasi contemporanea entrata in vigore del rego- del nuovo millennio, non ha tuttavia visto preva- lamento sulla libera circolazione dei cittadini dei lere con chiarezza la consistenza numerica di una paesi membri (direttiva 2004\38\CE, entrata in vi- o poche comunità su quella delle altre. Si tratta gore in Italia nell’aprile del 2007), che ha emanci- di una specifi cità italiana che rimanda a rifl essioni pato i cittadini rumeni dai rigidi vincoli che rego- di natura culturale e sociale (Ferrara, Forcellati, lavano l’ingresso, il soggiorno e il lavoro in Italia. Strozza, 2010, p. 619). Oggi tuttavia questa carat- Per molti giovani individui della Romania l’Ita- teristica non è più presente. In particolare, i dati lia ha rappresentato una destinazione privilegia- demografi ci intercensuari mettono in evidenza ta, sia per la sua struttura della popolazione, sia nel lustro 2006-2010 un incremento quasi triplo per le facili opportunità lavorative a basso costo di cittadini rumeni residenti nel territorio italia- di manodopera. Anche il fattore linguistico e la no: i rumeni censiti sono oggi circa un milione. percezione di una buona prossimità geografi ca, Si tratta di un incremento consistente avvenuto accentuata da diffusi collegamenti aeroportua- in un lasso di tempo abbastanza breve. In realtà li e su gomma, hanno infl uito sulle dinamiche il rapporto tra Italia e Romania ha origini antiche migratorie. Purtroppo il considerevole fl usso di ed è contraddistinto da vari legami commerciali e immigrati – specie quelli che in qualche modo culturali. Alla fi ne dell’Ottocento era la Romania si adeguano al vigente rapporto tra etnia e pro- ad attrarre fl ussi migratori dall’Italia per il lavoro fessione – ha favorito diffusi fenomeni di lavoro nelle miniere (Grego, 2010). nero, sottopagato e ha fattor registrare perfi no Il fenomeno migratorio rumeno verso l’Ita- casi di sfruttamento. Il crescente fenomeno della lia ha origine agli inizi del nuovo millennio: tra etnicizzazione del mercato del lavoro può defi nir- la fi ne del 2002 e la fi ne del 2003 in Italia i resi- si spesso «segregazione occupazionale su base et- denti romeni sono quasi raddoppiati (da 95.039 a nica» (Zucchetti, 2009, pp. 42 e 81). Alcuni studi 177.812). Grazie al trattato di Schengen dal 2002 hanno già messo in evidenza come fi n dall’inizio in effetti inizia la prima signifi cativa fase migrato- della fase migratoria rumena in Sicilia le donne ria rumena verso l’Italia (Acocella, Radini, 2009, siano state oggetto di sfruttamento della prostitu- p. 104). L’incremento della presenza rumena è zione associata a situazioni «di estrema violenza

88 AGEI - Geotema, 43-44-45 e assoggettamento paraschiavistico» (Candia et zato dunque sempre più da una evidente solidità, alii, 2011, p. 68). Nonostante una sorta di sovra- deve essere costantemente studiato ed è rilevante esposizione mediatica di carattere quasi sempre innanzitutto sotto il profi lo dell’integrazione so- negativo che ha condotto spesso a strumentaliz- ciale, economica e culturale. Si consideri che si zazioni politiche, sulla presenza rumena in Italia tratta di dati uffi ciali che sono certamente sotto- mancano fi no ad oggi studi di un certo rilievo stimati rispetto alla reale consistenza del fenome- (Cingolani, 2009). Colmare questa lacuna è in- no, come è stato recentemente confermato dalle dispensabile, non solo perché una immigrazione analisi del Consolato della Romania in Sicilia, di una tale consistenza implica effetti notevoli insediatosi a Catania nel 2011. Ciò accade preva- sull’assetto del territorio, ma anche perché «sol- lentemente perché le attività lavorative che carat- levate da più parti con orientamenti ed interessi terizzano i rumeni in Italia molto spesso si pre- distinti, le differenze culturali sono entrate con stano ad essere oggetto di lavoro nero e perché forza (e spesso con toni accesi) nella vita politica una parte di quella minoranza etnico-linguistica e nei processi comunicativi a più livelli» (Russo denominata Rom, spesso non censita, ha nazio- Krauss, 2009, p. 85). Le città della Sicilia, che a nalità rumena. I dati a disposizione richiedono partire dal secondo dopoguerra hanno spesso pertanto continui aggiornamenti non solo della generato spazi con un basso valore d’uso del suo- loro reale consistenza, ma anche dell’evoluzione lo, hanno offerto l’opportunità agli immigrati di delle connesse politiche socio-economiche da at- trovare alloggi a basso costo2. La diffusione delle tuare. Non è diffi cile immaginare, specie per il scuole e il loro ruolo di «laboratorio di inclusio- contesto siciliano, quanto possono essere sotto- ne sociale» rappresenta oggi un valido strumento stimati i dati demografi ci a disposizione a causa per l’integrazione delle sempre più visibili secon- della clandestinità e irregolarità di molti stranieri de generazioni (Mercatanti, 2011). presenti sul territorio. Oltre a questi primi limiti è inoltre presente una complessità nell’interpre- tazione dei dati che non si prestano facilmente a 2. L’immigrazione in Sicilia generalizzazioni date le forti variazioni in ambito provinciale e comunale. L’analisi dell’incremento della presenza rume- Secondo i dati Istat la popolazione straniera al na a livello regionale mette in evidenza forti dif- 31 gennaio 2010 è in Sicilia di 141.904 individui, ferenze e risultati che si discostano notevolmente il 2,8% della popolazione totale dell’Isola, che per rispetto ai valori percentuali medi nazionali. Qui la sua posizione e conformazione rappresenta una presentiamo in sintesi il caso della Sicilia, che tappa privilegiata del processo di insediamento in soli quattro anni ha visto aumentare il nume- nel territorio nazionale. Le complesse e ancora ro dei residenti rumeni da 3.300 (31 dicembre non concluse dinamiche geopolitiche, economi- 2006) a oltre 40.000 (31 dicembre 2010). Per che e sociali degli ultimi decenni determinano un questo l’analisi ad un livello micro territoriale as- trend di breve-medio periodo del fenomeno mi- sume particolare rilievo. Il fenomeno, caratteriz- gratorio alquanto complesso da decifrare e che so-

Tab. 1. Popolazione straniera residente in Sicilia al 31 dicembre del 2005 e del 2010. Tra parentesi i valori al 31/12/2009. Cittadinanza 2005 Cittadinanza 2010 Tunisia 14.584 Romania 40.301 (34.233) Marocco 8.160 Tunisia 16.885 (15.973) Sri Lanka 7.452 Marocco 12.784 (11.468) Albania 5.510 Sri Lanka 10.650 (9.672) Mauritius 3.983 Albania 7.139 (6.646) Filippine 3.487 Cina 6.639 (5.919) Cina 3.276 Polonia 5.809 (5.309) Bangladesh 2.690 Bangladesh 4.506 (3.757) Romania 2.635 Filippine 4.501 (4.171) Polonia 2.450 Mauritius 3.801 (3.884) Altre 20.368 Altre 28.889 (26.278) Totale Sicilia 74.595 Totale Sicilia 141.904 (127.310) Fonte: Elaborazioni su dati Istat.

AGEI - Geotema, 43-44-45 89 prattutto lascia poco spazio a ipotesi ampiamente Negli ultimi anni si registra un vivace cambia- condivise sul futuro. mento nella composizione delle etnie presenti nel La tabella 1 rivela che nell’ultimo lustro i mi- capoluogo di regione. Il peso degli immigrati pro- granti in Sicilia sono quasi raddoppiati. Tutte le co- venienti da paesi mediterranei (prevalentemente munità principali hanno aumentato la loro quan- Tunisia e Marocco) è abbastanza costante, mentre tità numerica nell’Isola. Quelle cinesi e polacche altre comunità riescono ad aumentare notevol- hanno più che raddoppiato la loro, mentre quella mente la loro presenza sul territorio (Tabella 3). rumena ha avuto un incremento di ben quindici volte, divenendo in così poco tempo la principale comunità residente in otto delle nove province si- 3. L’insediamento rumeno nel territorio siciliano ciliane. In provincia di Trapani, dove fi n dalla fi ne degli anni Sessanta del secolo scorso erano i tunisi- Non è semplice valutare il grado d’integrazio- ni a prevalere sugli altri gruppi, la presenza rume- ne della comunità rumena in Sicilia, sia perché il na è diventata prevalente nel 2010. È la provincia fenomeno migratorio è molto recente, sia perché di Ragusa quella in cui è ancora maggiore la consi- deve essere in primis defi nita una scala di “traguar- stenza numerica della comunità tunisina, anche se di” di integrazione che permette di esprimere un i dati non defi nitivi del censimento uffi ciale 2011 e giudizio abbastanza coerente con la realtà. Le so- i primi dati intercensuari del 2012 fanno ipotizzare cietà ospitanti in effetti fi ssano diversi modelli di un ultimo sorpasso a favore della Romania). riferimento in base ai quali assume determinati Come è stato accennato sarebbe tuttavia errato contorni defi nitori il termine integrazione. Società cercare di fotografare delle certezze, sia perché il fenomeno è in continua evoluzione (infl uenza- ta anche dai recenti provvedimenti legislativi del Tab. 2. Popolazione straniera residente al 31 dicembre 2010 nei nove capoluoghi di provincia della Sicilia settore e le cui fi nalità sono sintetizzabili in una volontà di limitazione dei fl ussi migratori), sia Capoluogo di Provincia Stranieri residenti perché sono in corso radicali cambiamenti all’in- Palermo 20.252 terno delle singole città, con forti differenze nelle Messina 9.713 ripartizioni delle stesse: si assiste in pochi anni a Catania 9.204 rapide sostituzioni etniche oppure alla nascita di Siracusa 4.095 quartieri etnici. Ragusa 3.902 Il fenomeno migratorio in entrata presenta un Caltanissetta 2.185 livello di dispersione piuttosto basso: il 38,5% del Agrigento 2.063 totale degli immigrati in Sicilia al I gennaio 2010 risiede nei nove capoluoghi di provincia. Paler- Trapani 1.721 mo, con i suoi 18.188 immigrati stranieri, ospita il Enna 704 14,3% del totale e rappresenta la meta principale Totale capoluoghi 53.839 delle migrazioni in Sicilia (Tabella 2). Fonte: elaborazione su dati Istat.

Tab. 3. Popolazione straniera residente a Palermo al 31 dicembre del 2004 e del 2010.

Cittadinanza 2004 Cittadinanza 2010 Sri Lanka 2.776 Sri Lanka 3.512 Bangladesh 2.258 Bangladesh 3.450 Tunisia 1.107 Romania 2.237 Mauritius 1.007 Filippine 1.280 Filippine 933 Tunisia 1.129 Ghana 709 Mauririus 1.122 Serbia e Montenegro 644 Ghana 1.077 Marocco 601 Cina 889 Cina 451 Marocco 844 Costa d’Avorio 414 Serbia 538 Altre 3.293 Altre 4.174 Totale 14.193 Totale 20.252 Fonte: Elaborazione su dati Istat.

90 AGEI - Geotema, 43-44-45 Tab. 4. Popolazione straniera residente nelle nove provincie siciliane (2006-2010). Dati al 31 dicembre.

Provincia 2006 2007 2008 2009 2010 Palermo 398 2.174 3.939 4.533 5.272 Trapani 281 1.950 2.924 3.752 4.303 Messina 344 2.211 3.693 4.588 5.425 Agrigento 682 2.516 3.531 4.315 4.989 Caltanissetta 320 1.262 1.885 2.301 2.662 Enna 277 818 1.133 1.352 1.556 Catania 544 3.422 5.682 7.152 8.295 Ragusa 261 1.814 2.993 4.098 5.169 Siracusa 226 1.303 1.827 2.142 2.630 Sicilia 3.333 17.470 27.607 34.233 40.301 Fonte: Elaborazione su dati Istat. multietnica, crogiolo, assimilazione, sistema del rumeni consente di affermare che questa comuni- lavoratore-ospite sono tutte possibili alternative tà è distribuita in Sicilia senza far emergere con- che i vari paesi hanno scelto o possono scegliere a centrazioni degne di particolare rilievo. seconda dell’importanza da assegnare alla presen- Così come per gli immigrati provenienti dalle za straniera. Qualunque sia la scelta politica effet- Filippine o dalla Polonia, l’immigrazione rumena tuata, i percorsi d’inserimento del migrante assu- fi n da subito si è caratterizzata per una forte fem- mono, inoltre, modalità e forme diverse che sono minilizzazione (Altavilla, Lunetta, Mazza, 2005; il risultato dell’interazione fra il contesto econo- Petrescu, Bâc, Zgura, 2011). Al 31 dicembre del mico, sociale, culturale e politico della società di 2002 in Sicilia il numero di donne rumene era arrivo e le caratteristiche strutturali e dinamiche dell’87% sul totale. La comunità rumena ha colto dei fl ussi migratori. In uno stesso contesto territo- rapidamente le ampie opportunità di assistenza riale differenti possono essere, pertanto, i modelli agli anziani, che sempre più preferiscono (o chi di inserimento, variabili a seconda delle regioni di per loro preferisce) alla soluzione all inclusive del- provenienza e delle motivazioni del trasferimento la casa di riposo, l’assistenza domestica, certamen- ma anche in base alle qualità professionali, sociali te più economica e privilegiata da chi richiede as- e culturali che identifi cano le varie etnie. sistenza, che riesce così a mantenere il rapporto È chiaro che in una prima fase la distribuzione fondamentale con la propria abitazione. Determi- nel territorio della comunità rumena ha seguito le nante pare essere stato il contributo nella ricerca orme dei pionieri, ovvero dei primi nuclei che si del lavoro e di una soluzione abitativa, almeno per sono stanziati nel territorio. Ciò è avvenuto nella gli insediamenti dei primi anni, delle associazioni fase iniziale (2007) prevalentemente nelle provin- religiose e delle Parrocchie3. cie di Catania, Agrigento, Messina e Palermo (ta- Dopo l’ingresso in Unione Europea la tenden- bella 4). za della comunità rumena è quella di avvicinarsi L’analisi a livello comunale indica che non sem- all’equilibrio di genere nel territorio di destinazio- pre il capoluogo di provincia esercita, nella scelta ne, per le nuove opportunità colte dagli uomini localizzativa, un ruolo determinante. Si prendano nel settore dell’edilizia e del settore primario, sia gli esempi di Catania e Palermo. Nel 2007 il 16,4% per semplici casi di ricongiungimenti familiari. degli immigrati rumeni della provincia di Catania Alla fi ne del 2010 la presenza di donne rumene ha scelto di risiedere nel capoluogo etneo, men- residenti in Sicilia è del 59,5% sul totale. tre oltre il 43% di quelli stanziati nella provincia di Palermo ha deciso di risiedere nel capoluogo di regione. Nella provincia di Agrigento solo il Bibliografi a 5% dei rumeni vive nella città dei Templi. Queste Acocella I., Radini M., «Lo squilibrio di genere come indicato- proporzioni sono ancora oggi rispettate e possono re di integrazione», in Ambrosini M., Buccarelli F. (a cura essere spiegate sia con la conformazione del ter- di), Ai confi ni della cittadinanza. Processi migratori e percorsi di ritorio provinciale, sia con la distribuzione delle integrazione, FrancoAngeli, Milano, 2009, pp. 85-114. Altavilla A.M., Lunetta G., Mazza A., «Le donne straniere a Ca- opportunità offerte dal settore edile, oggi sempre tania: caratteristiche e conseguenze demografi che», Rivista più infl uente nella migrazione rumena. A livello Italiana di Economia, Demografi a e Statistica, LIX (2005), pp. comunale l’analisi complessiva della presenza dei 11-35.

AGEI - Geotema, 43-44-45 91 Altavilla A.M., Mazza A., «Sull’impiego della quadrat analysis scetticismi», Ambiente Società Territorio. Geografi a nelle scuole, nello studio della collocazione territoriale degli immigrati», 5 (2006), pp. 19-25. in Macchi Janica G. (a cura di), Geografi e del Popolamento. Mercatanti L., «Sicilia, terra di inclusione», in Cardinale B., Casi di studio, metodi e teorie, Siena, Edizioni dell’Università, Scarlata R. (a cura di), Istruzione e territorio. Governance e 2009, pp. 143-154. sviluppo locale, Memorie della Società Geografi ca Italiana, XC, Bonifazi C., L’immigrazione straniera in Italia, Bologna, Il Muli- Roma, 2011, pp. 105-115. no, 2007. Petrescu R.M., Bâc D., Zgura I.D., «Descriptive analysis of the Candia G., Giunta G., Morina T., Rizzo S., «L’evoluzione del international migration phenomenon in Romania between fenomeno in Sicilia», in Candia G., Garreffa F. (a cura di), 1991 and 2008», Annals of the University of Oradea, 1 (2011), Migrazioni, tratta e sfruttamento sessuale in Sicilia e Calabria, pp. 288-294. Milano, FrancoAngeli, 2011, pp. 53-79. Russo Krauss D., «Stranieri tra noi: mosaici culturali nel pae- Caritas-Migrantes (a cura di), Dossier statistico immigrazione 2011, saggio urbano», Rivista Geografi ca Italiana, 116 (2009), pp. Pomezia, Arti Grafi che, 2011. 83-105. Cingolani P., Romeni d’Italia: migrazioni, vita quotidiana e legami Zucchetti E., Lavoratori e sindacalisti. Una ricerca sul settore delle transnazionali, Bologna, Il Mulino, 2009. costruzioni, Milano, FrancoAngeli, 2009. Consoli M.T. (a cura di), Il fenomeno migratorio nell’Europa del Sud. Il caso siciliano tra stanzialità e transizione, FrancoAngeli, Milano, 2009. Note Ferrara R., Forcellati L., Strozza S., «Modelli insediativi delle 1 Il lavoro è il risultato di una rifl essione comune ai tre autori, comunità immigrate in Italia», Bollettino della Società Geogra- tuttavia il primo paragrafo deve attribuirsi ad Elena Di Liberto, fi ca Italiana, XIII, III (2010), pp. 619-639. il secondo a Leonardo Mercatanti e il terzo ad Angelo Mazza. Galvani A., «Sibiu capitale europea della cultura 2007», Bollet- 2 A Catania ad esempio i rumeni sono insediati prevalentemen- tino della Società Geografi ca Italiana, XIII, II (2009), pp. 703- te nei quartieri poveri e più degradati, ancorché nei pressi del- 713. le circoscrizioni centrali, come San Cristoforo o Antico Corso. Grego A., Figlie della stessa lupa. Storia dei rapporti tra Italia e Ro- 3 Emblematico a Palermo il caso della Chiesa di Santa Maria di mani a alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, Rende, Fuo- Valverde, nel centro storico della città, che si occupa dell’acco- co Edizioni, 2009). glienza e delle esigenze (spirituali e lavorative) della comunità Mercatanti L., «Le sfi de europee della Romania tra attese e rumena.

92 AGEI - Geotema, 43-44-45 Monica Meini

Territorio e immigrazione straniera: dieci anni di esperienze di ricerca attraverso inchieste sul campo

Summary: TERRITORY AND FOREIGN IMMIGRATION: TEN YEARS OF RESEARCH EXPERIENCE THROUGH FIELD SURVEYS The paper provides a human-geography point of view on applied research methodology in intercultural themes and presents some results of ten years of research conducted in Tuscany through fi eld surveys in three distinct areas – Florence, Empoli, Pontedera – located within the main immigration region in central Italy.

Keywords: Immigration, Interculture, Comparative Research, Interviews, Qualitative Analysis.

1. Premessa 2. Dall’analisi spaziale al carattere dei luoghi 2.1. Defi nizione dei problemi e obiettivi della ricerca Il contributo intende offrire una rifl essione sulle metodologie di indagine dell’intercultura Dopo avere indagato i fl ussi e gli stock di im- e sulla opportunità di considerarne le specifi che migrati in Italia e in Toscana con i metodi declinazioni territoriali, restando all’interno della dell’analisi spaziale (Cassi e Meini, 2004a e 2004b; geografi a umana (Gentileschi, 2009), e presenta Meini, 2005), la ricerca ha preso avvio dalla alcuni risultati di una ricerca decennale condotta volontà di inquadrare le molteplici dimensioni in Toscana attraverso una serie di inchieste sul dell’immigrazione straniera superando, con ri- campo svolte tra il 2002 e il 2011 in tre aree dis- cerche sul campo, i problemi di leggibilità e af- tinte – fi orentina, empolese, pontederese – collo- fi dabilità dei dati statistici uffi ciali. Ci si è chiesti cate all’interno dell’area di principale attrazione dunque come “misurare” anche coloro che non dei fl ussi di immigrazione nell’Italia centrale. I rientrano nelle statistiche dei residenti e dei pre- risultati dei tre territori presi in esame hanno un senti, perché irregolari o clandestini, per dare una valore di per sé, ma si prestano allo stesso tem- risposta a domande di base relative ai migranti po ad un’analisi comparata che ne arricchisce effettivamente presenti: chi, dove, perché, quale l’interpretazione. Alla comparazione in termini progetto migratorio li caratterizza? L’obiettivo spaziali si aggiunge l’analisi della evoluzione tem- riguardava, in realtà, la comprensione di come porale di alcuni indicatori considerati signifi cativi cambia il territorio con l’arrivo di popolazione del tipo di legame esistente tra gli stranieri im- straniera immigrata: che tipo di relazioni si crea- migrati e il territorio in cui si sono stabiliti, con no tra i nuovi arrivati e la struttura territoriale in riferimento: ai luoghi dell’abitare, del lavoro, del cui si inseriscono? come misurare l’integrazione e tempo libero; al grado di accoglienza della città; l’interazione, lo scambio, il confronto tra culture alla percezione degli spazi urbani; ai luoghi di che avviene in un territorio? Si è compreso via via ritrovo delle diverse comunità e quelli dove si che gli indicatori economici sono necessari ma realizza la mixité , ovvero gli spazi del meticciato non suffi cienti per spiegare la complessità delle culturale; ai processi di interazione culturale e di relazioni tra migranti e territorio e che occorre integrazione sociale1. Dalla ricerca emerge una re- approntare adeguati indicatori sociali e culturali, altà meno statica di quanto si pensi, che fa rilevare in grado di aprire una rifl essione, ad esempio, sul- nei migranti un “mélange culturale” talvolta assai la gestione a livello territoriale di confi ni “invisi- elevato, con modalità diverse non solo a seconda bili” o sull’appropriazione segregante degli spazi della nazionalità ma anche degli stessi territori urbani da parte di alcune comunità etniche. La di insediamento, che mostrano gradi diversi di ricerca ha dunque inteso indagare gli immigrati “ibridazione culturale”. nei loro comportamenti e atteggiamenti e nella

AGEI - Geotema, 43-44-45 93 trama di relazioni che essi hanno intessuto con il dio interessanti anche per la presenza importante territorio fi n dal loro arrivo (componenti qualita- e consolidata di comunità straniere coese, come tive dell’immigrazione) con l’obiettivo di verifi - quella cinese a Empoli e quella senegalese a Pon- care fi no a che punto il luogo di provenienza e tedera, che connotano in maniera decisiva questi soprattutto il contesto territoriale di accoglienza territori (tab. 1). Le interviste3, che avevano come possano essere identifi cati come variabili signifi ca- target la popolazione straniera realmente presente tive nel processo di integrazione. L’ipotesi è che, sul territorio, hanno avuto ad oggetto un campione a seconda del milieu , cambino le condizioni per casuale di immigrati in condizioni di regolarità, la costruzione del capitale sociale dei migranti, irregolarità e clandestinità e sono state condotte ossia la capacità di accedere a risorse, materiali in diversi contesti ambientali: presso gli uffi ci per e non, tramite l’appartenenza a reti e strutture stranieri istituiti dai Comuni, in strutture sanitarie sociali ampie2. Allo stesso tempo, la ricerca ha e sociali, in luoghi di ritrovo di particolari comu- inteso misurare le potenzialità dei territori di far nità (locali chiusi, piazze, stazioni ferroviarie ecc.), crescere un ambiente fecondo per quel “proces- in case private. La costruzione del questionario e so d’ibridazione culturale” in grado di produrre l’elaborazione dei dati raccolti sono state svolte con una integrazione che non presenta la necessità l’intento di costruire una strategia fondata sulla ri- di rinunciare alla propria identità culturale, ma cerca delle differenze pregne di signifi cato (de Sar- incentiva una convivenza capace di creare nuovi dan, 1995; Marengo, 2004). Il nostro tentativo, ori- modelli interculturali di differenza (Nederveen entato ad introdurre negli studi sull’intercultura Pieterse, 2009). un approccio di natura geografi ca, è stato infatti di arricchire il panorama degli strumenti metodologi- ci appropriati con l’uso di interviste basate su ques- 2.2. Metodologia tionari semi-strutturati, i quali, grazie ad una gri- Individuato il Valdarno inferiore come area di glia analitica omogenea, agevolano il confronto fra studio, essendo l’asse economico plurifunzionale contesti territoriali diversi. più importante della Toscana e uno dei principali “territori della dispersione” nell’Italia centrale 2.3. L’evoluzione degli indicatori per la lettura dei (Meini, 2005), sono state scelte tre aree urbane cambiamenti in atto campione su cui effettuare inchieste tra la popo- lazione immigrata – Firenze, Empoli, Pontedera: I dati quantitativi sono in grado di descrivere città diverse per taglia demografi ca e ruolo funzio- la distribuzione spaziale e la composizione etnica nale che, per un processo di diffusione degli stran- di una comunità di migranti su un territorio, ma ieri immigrati dalle città più grandi alle più piccole pongono limiti per comprendere i processi di ter- verifi catosi a partire dagli anni ’90 del secolo scor- ritorializzazione e il grado di interazione coevolu- so, hanno conosciuto l’impatto dell’immigrazione tiva con il territorio. Dunque gli indicatori su cui in tempi e modi differenziati. Oltre alla scelta piut- la ricerca si è orientata sono di tipo qualitativo e tosto scontata del capoluogo toscano, Empoli e mirati ad analizzare: il rapporto con la popolazio- Pontedera sono state selezionate come casi di stu- ne locale; le relazioni con le istituzioni; la cono-

Tab. 1. I contesti territoriali delle inchieste.

Firenze Empoli Pontedera Totale popolazione residente (2010) 368.901 47.549 28.198 Totale stranieri residenti (2010) 47.038 5.733 3.351 % pop. straniera residente (2010) 12,8 12,1 11,9 Prima nazionalità straniera Romena Cinese Senegalese Seconda nazionalità straniera Albanese Albanese Albanese Terza nazionalità straniera Peruviana Romena Romena Quarta nazionalità straniera Filippina Filippina Marocchina N. interviste effettuate nel 2002 325 75 100 N. interviste effettuate nel 2005 500 – – N. interviste effettuate nel 2010-11 415 100 100 Fonte: Ns. elaborazione dati anagrafi comunali.

94 AGEI - Geotema, 43-44-45 scenza del territorio; le forme di appropriazione monializzazione delle diversità e dello scambio; territoriale; i processi di segregazione spaziale, in- in questo senso, è apparso utile indagare, oltre tegrazione sociale e interazione culturale; il livello all’attitudine all’intercultura da parte degli immi- d’incontro tra bisogni e aspettative dei migranti; grati, il grado di apertura del territorio espresso a le risposte offerte dalla società di accoglienza; livello urbano, considerando il ruolo svolto dalle l’infl uenza dell’esperienza migratoria in un dato industrie creative e dai settori artistici come arene territorio sulle scelte di stabilizzazione e nella importanti in cui spesso avviene la mixité. Si ravvisa defi nizione dei progetti di vita dei migranti. infatti la necessità di nuovi indicatori e strumenti Certamente, l’evoluzione della società e del- di analisi per capire come gestire le varie forme l’economia avvenuta nell’arco dei dieci anni di migrazione in un quadro di nuovo protago- trascorsi tra la prima e l’ultima inchiesta hanno nismo dei migranti nella tematica dei rapporti fra condizionato almeno in parte l’impostazione del- migrazioni e sviluppo: aspetti fi nora considerati la ricerca4. Anche solo guardando ai mutamenti come fondamentali nella risposta dei territori di nel mondo del lavoro5, appare evidente che negli destinazione ai movimenti migratori – assimilazi- anni più recenti si registra un bisogno di fl essi- one, concorrenza sul mercato del lavoro, utilizzo bilità nell’impiego della manodopera, a causa dei sistemi di welfare – sono più pertinenti ad un sia di fl essioni nel ritmo di lavoro industriale de- concetto di migrazione stabile che non alle nuove terminate dall’accresciuta concorrenza a livello tendenze riscontrate verso il lavoro temporaneo mondiale e dalla delocalizzazione dei processi e alla migrazione circolare6. Allo stesso tempo si produttivi; sia di richieste sempre più frequenti avverte l’esigenza di analisi fi nalizzate a modelli e meno strutturate provenienti dal vasto ambito predittivi per capire dove possono verifi carsi alti dell’assistenza alle famiglie e alle persone. L’in- livelli di confl ittualità sociale, visto che non neces- chiesta più recente ha cercato di fare emergere sariamente ciò avviene laddove si ha un’alta con- alcuni aspetti del lavoro degli stranieri immigra- centrazione spaziale. ti che non compaiono nelle statistiche uffi ciali, come il variegato mondo delle attività gestite in proprio e a livello familiare. Inoltre è fortemente 3. Territorio e intercultura aumentato il numero di persone immigrate con 3.1. Il territorio dal punto di vista dei migranti motivazioni diverse dal lavoro, innanzitutto per ri- congiungimenti familiari, e ciò ha suggerito di ri- I processi di territorializzazione dei migranti cercare le forme dell’integrazione anche fuori dal seguono dunque, in parte, fattori endogeni al mondo del lavoro: ad es. nell’interfacciarsi con le territorio relativi alla sua strutturazione socio- istituzioni locali o nella partecipazione al mondo economica; in parte, invece, sono infl uenzati da dell’associazionismo. processi esterni al territorio, che riguardano sia le Gli obiettivi si sono parzialmente modifi cati dinamiche interne all’area geografi ca di partenza negli anni, attribuendo maggiore importanza alle sia quelle dipendenti da relazioni sociali fra diversi interazioni col territorio e alle relazioni intercul- territori in un’ottica trans-scalare. turali (tab. 2), pur mantenendo una base comune Dalla ricerca emerge che lo spazio geografi co al fi ne di effettuare il confronto. L’importanza degli stranieri immigrati è qualcosa di molto di- delle catene migratorie, con richiamo di immi- verso da un’entità unitaria e autocentrata sul ter- grati dall’estero direttamente nei luoghi di lavoro ritorio di accoglienza, dal momento che le reti distribuiti all’interno della regione, ha conferma- dei migranti spaziano dalla comunità nel villaggio to l’interesse per realtà minori della gerarchia ur- di origine alla diaspora internazionale. Lo stesso bana che vanno assumendo un ruolo sempre più concetto di territorio nell’esperienza migratoria diretto nell’attrazione di cittadini extracomuni- degli anni più recenti va cambiando e diventa tari, non solo perché inserite in territori dinamici meno monolitico, sempre più locale e globale allo economicamente ma anche perché presentano stesso tempo; in questo senso, la comunità etnica un tessuto sociale coeso in grado di agevolare extra-territoriale (quella che si crea nel territorio l’inserimento e l’integrazione dei nuovi arrivati di destinazione) viene percepita talvolta come (Meini, 2003). Sono sorte anche nuove domande chiusura; si registra infatti una tendenza a passare di ricerca, volte a comprendere quale sia il ruolo da una migrazione ben defi nita nel tempo e nello degli immigrati di seconda e terza generazione spazio ad una maggiore fl uidità e fl essibilità che nello scoraggiare l’isolamento e la segregazione determina forme di circolazione migratoria, so- etnica e quali realtà territoriali esprimano un dna prattutto per particolari nazionalità come quelle interculturale e si siano avviate verso una patri- rumena, ucraina, senegalese.

AGEI - Geotema, 43-44-45 95 Tab. 2. Evoluzione dei temi di indagine.

Tema di indagine 2002 2005 2010-11 Tragitto migratorio XX X Reti migratorie X X XX Luoghi, tipologia e modi dell’abitare XXX X XX Luoghi, tipologia e modi del lavorare XX X X Comportamento di acquisto e consumo X Bisogni e servizi X XX XX Rapporto con le istituzioni locali X X X Frequentazioni X X XX Mantenimento/acquisizione elementi culturali X X X Integrazione percepita X X Progetto migratorio X X Partecipazione e relazioni XX XXX Percezione ambiente urbano X X Conoscenza luoghi ed eventi interculturali XXX XX Fonte: Ns. elaborazione (il numero di crocette indica il grado di rilevanza del tema di indagine nelle varie inchieste).

L’importanza delle reti informali legate alle co- mo ora su questi ultimi aspetti, che riguardano la munità etniche nelle relazioni con il territorio di costante rimodulazione nel migrante della pro- accoglienza continua comunque ad essere note- pria cultura. vole ed emerge chiaramente dalle risposte date Certamente gli assunti teorici dei concetti di in- alle domande sugli aiuti per trovare informazioni, tegrazione e di intercultura presentano numerosi sull’accesso ai servizi, sulla ricerca della casa e aspetti di ambiguità, e non meno incerti sono i del lavoro. Tale importanza sembra però andare passi che vengono compiuti dalla ricerca empiri- diminuendo a Firenze, che si caratterizza sempre ca sociale nel tentativo di rendere operativi, e in più anche nei progetti migratori come città inter- qualche modo misurabili, tali concetti (Haug e nazionale, per cui si registra in molti intervistati Swiaczny, 2003). Nederveen Pieterse, che ha studi- una diminuzione dei legami con la propria comu- ato le ibridazioni culturali conseguenti ai processi nità, se non una vera e propria percezione limita- di globalizzazione e migrazione internazionale, tiva della comunità etnica. Dall’altra parte, ci sono afferma che esse denotano identità multiple con- migranti che si riconoscono quasi esclusivamente seguenti ad una intensa comunicazione intercul- nella propria comunità, indipendentemente dal turale, multiculturalismo quotidiano ed erosione territorio in cui si trovano: è il caso dei cinesi di dei confi ni8. In effetti egli teorizza l’esistenza di Empoli, tanto che il 40% di quelli intervistati non due forme di cultura – quella che defi nisce “ter- vede alcuna necessità di iniziative volte ad una ritoriale” (territorial, Culture 1) e quella che chiama maggiore integrazione della propria comunità nel “translocale” (translocal, Culture 2) – precisando tessuto sociale locale7. che «Culture 2 or translocal culture is not without place (there is no culture without place), but it in- volves an outward looking sense of place. Culture 2 3.2. Indicatori di interazione culturale involves what the geographer Doreen Massey calls Non solo il senso di appartenenza territoriale si “a global sense of place”: “the specifi city of place fa più complesso e multilocalizzato, ma cambia an- which derives from the fact that each place is the che la cultura dei migranti, che si fa più ibrida, ri- focus of a distinct mixture of wider and more lo- fl esso di un bagaglio variegato. È quanto emerge, cal social relations” (1993: 240)» (Nederveen Piet- ad esempio, dall’analisi delle risposte a una serie erse, 2009, p. 85). di domande sull’attitudine alla interazione cul- Sulla base di queste considerazioni, è possibi- turale; sulle frequentazioni multiculturali; sul le comprendere il senso di alcuni indicatori da mantenimento delle usanze del paese di origine noi ideati a partire dalla prima inchiesta, quindi e sull’acquisizione di quelle italiane. Ci soffermia- sperimentati nel 2002 e riproposti nelle inchieste

96 AGEI - Geotema, 43-44-45 Tab. 3. Confronto tra alcuni risultati delle inchieste del 2002 e del 2011.

Percentuale di intervistati che… Anno inchiesta: Luogo intervista 2002 Tutti gli Firenze Empoli Pontedera 2011 intervistati Ha lasciato il Paese d’origine negli ultimi 5 anni 53 38 48 50 20 19 16 18 È emigrata principalmente per motivi economici 63 80 71 67 53 44 63 54 È immigrata direttamente in Italia 83 82 63 79 89 96 83 89 Ha scelto la Toscana come regione di prima accoglienza 34 47 24 34 75 71 67 73 Aveva già conoscenti in Italia (2011: nel luogo di intervista) 68 74 82 72 76 73 60 73 Svolge attività lavorativa 74 77 71 74 65 43 68 62 nell’industria (% lavoratori) 26 75 66 41 9 28 41 17 nell’assistenza familiare (% lavoratori) 38 10 14 29 37 23 23 33 nel commercio e ristorazione (% lavoratori) 12 2 8 10 30 26 14 27 come dipendente (% lavoratori) 83 95 86 86 83 64 83 80 come dipendente a tempo indeterminato (% lavoratori) 44 88 74 58 37 38 44 38 Rimette in patria parte del proprio guadagno (% lavoratori) 66 54 73 66 64 64 69 65 Abita in un quartiere con popolazione mista (italiani e stranieri) 44 39 52 42 41 31 62 43 Vorrebbe abitare in un’altra zona della città 32 17 32 31 25 9 14 21 Ha ricevuto aiuti umanitari, nell’ultimo anno (di cui da enti religiosi) 15 (9) 0 28 (18) 16 (9) 12 (4) 13 (12) 5 (0) 11 (5) Ha fatto domanda di servizi* all’ amministrazione locale 25 30 49 29 29 23 44 30 Ha ricevuto servizi dall’amministrazione locale 16 8 31 17 13 11 26 15 È rimasto soddisfatto del rapporto con l’amministrazione locale (abba- 43 89 84 68 stanza o molto) 33 60 44 39 Intende restare per sempre in Italia 28 29 48 32 36 45 34 37 Consiglierebbe ai giovani del suo Paese di provenienza di emigrare in 44 76 46 48 Italia 45 36 19 39 Considera positivo l’atteggiamento prevalente degli italiani verso gli im- 69 92 88 75 migrati ** 67 66 75 70 Frequenta solo persone della propria nazionalità 27 47 12 26 18 42 17 22 Frequenta persone di varie nazionalità (oltre la propria) 23 3 4 17 43 15 54 40 Considera ottimo il proprio livello di integrazione 17 8 35 20 23 31 19 23 Indice di mélange culturale nella cucina *** +0,4 +0,3 +0,5 +0,4 +0,5 +0,2 +0,6 +0,5 Indice di mélange culturale nell’abbigliamento *** +0,2 +0,1 +0,2 +0,2 +0,3 +0,1 +0,4 +0,3 Indice di mélange culturale nelle attività di svago *** +0,3 +0,1 +0,5 +0,3 +0,7 +0,1 +0,8 +0,4 * Contributi fi nanziari, case popolari, asilo nido, assistenza sociale, altri servizi. ** Positivo = atteggiamento di tolleranza o rispetto o solidarietà; negativo = di fastidio o intolleranza o razzismo. *** Indice di mélange culturale: da –1 a +1 (+1= massimo arricchimento; –1 = massimo impoverimento) Fonte: Ns. elaborazione.

AGEI - Geotema, 43-44-45 97 successive. Si tratta, in prima battuta, di un indi- La ricerca ha dimostrato – e questo è solo uno ce di mélange culturale creato come indicatore dei tanti indicatori che potevamo scegliere – che di quell’appartenenza multipla dei migranti cui si una piccola città come Pontedera presenta un li- è accennato, e in seconda battuta di un indice di vello di ibridazione culturale molto elevato, addi- ibridazione culturale – ottenuto calcolando il valo- rittura maggiore di una città internazionale come re medio dell’indice di mélange culturale degli in- Firenze, dove sono più forti le spinte verso una tervistati nelle tre città campione – come proxy del- omologazione di tipo urbano-metropolitano. In la capacità di ciascun ambiente urbano di favorire breve, il modello toscano dell’interazione cultu- il “processo d’ibridazione culturale” di cui parla rale trova il suo esempio più effi cace in una realtà Nederveen Pieterse. Tali indici sono stati applicati di provincia che ha accolto immigrati con proget- a tre ambiti di vita molto concreti e di esperienza ti sia di lunga permanenza sia di breve durata, quotidiana – la cucina, l’abbigliamento, le attività comunità straniere più o meno coese, profughi di svago – usando le risposte alle domande: “man- e rifugiati politici; un territorio in grado di ac- tiene le tradizioni e usanze del suo paese di origi- compagnare gli stranieri immigrati verso percorsi ne?” e “ha acquisito le usanze italiane?” (possibili di integrazione, non tanto assimilandoli cultural- risposte: per niente, poco, abbastanza, molto). mente, quanto fornendo loro gli strumenti più L’indice di mélange culturale9 intende fare idonei per rapportarsi con la società in cui vivo- emergere fi no a che punto l’acquisizione della no. Pontedera si conferma un laboratorio d’ec- cultura italiana avvenga a detrimento di quella cellenza per sperimentare percorsi concreti di originaria, nell’ipotesi che l’acquisizione di quella cittadinanza attiva anche da parte dei migranti, cultura multipla di cui si è parlato faciliti, e non qualunque sia il progetto migratorio di cui sono riduca, i processi di integrazione. Si ottengono portatori. Non è forse un caso se – dopo la stagio- così, per ciascun intervistato, valori compresi fra ne di incertezza registrata in Toscana sul futuro +1 e –1 (+1= massimo arricchimento; –1 = mas- dei Consigli degli stranieri e di dubbi sulla loro simo impoverimento). Il valore medio ottenuto reale effi cacia come luoghi di rappresentanza e dagli intervistati in una città defi nisce poi l’in- costruzione di percorsi di integrazione – proprio dice di ibridazione culturale di quella città, per- in questa città è stata proposta e realizzata una mettendo un confronto fra contesti territoriali forma più innovativa di partecipazione degli stra- diversi. I risultati hanno messo in luce per l’area nieri alla vita pubblica10. indagata un buon grado di arricchimento in ge- Concludiamo ricordando che gli indicatori qui nerale, con valori positivi per tutte e tre le città presentati offrono necessariamente una rappre- campione, in aumento dal 2002 al 2011, ma con sentazione semplifi cata delle forme di interazione differenziazioni interessanti sia per gli ambiti sia culturale in atto nei territori analizzati, non resti- per le città. Riguardo ai primi, i valori più eleva- tuendo per intero la complessità e la multidimen- ti si registrano in media nella cucina (+0,4 nel sionalità del concetto di intercultura; intendono 2002, +0,5 nel 2011) – dove risultano coesistere tuttavia proporne alcune sfumature signifi cative usanze vecchie e nuove con un buon grado di so- in un’ottica comparativa, che prelude ad un’ana- vrapposizione – mentre i meno elevati si hanno lisi della competitività degli stessi sistemi territo- nell’abbigliamento (+0,2 nel 2002, +0,3 nel 2011), riali nei processi di globalizzazione e del ruolo a dimostrazione che l’elemento più esteriore e vi- dei migranti come attori nei processi di sviluppo sibile della comunicazione sociale rappresenta la locale. Argomenti che saranno affrontati, insieme forma di acculturazione più signifi cativa e quella ad un’esposizione più dettagliata dei risultati qui dove il legame con la tradizione è meno impor- brevemente presentati, nella pubblicazione della tante. Riguardo alle seconde, Pontedera è la città nostra unità di ricerca. con gli indici più alti sia nel 2002 che nel 2011 (cucina +0,5 e +0,6; abbigliamento +0,2 e +0,4; attività di svago +0,5 e +0,8), Empoli quella con Bibliografi a indici più bassi (rispettivamente +0,3 e +0,2 nella cucina; +0,1 in tutti gli altri casi); è poi da notare, Blangiardo G.C., «L’immigrazione straniera in Italia: un de- in particolare, un grado di arricchimento molto cennio di statistiche per descrivere e interpretare una realtà alto per Pontedera nelle attività si svago – ovvero nuova e mutevole», in ISMU, Decimo rapporto sulle migrazioni l’ambito di gestione più libero e meno infl uen- 2004, Milano, FrancoAngeli, 2004, pp. 35-47. Cassi L., Meini M., «Processi di territorializzazione della po- zato da condizionamenti altrui – con un indice polazione straniera immigrata in Toscana», Geotema, 23 (+0,5 nel 2002, +0,8 nel 2011) che supera quello (2004a), pp. 168-176. registrato a Firenze (rispettivamente +0,3 e +0,7). Cassi L., Meini M., «Analyse der ausländischen Wohnbevölke-

98 AGEI - Geotema, 43-44-45 rung auf den Maßstabsebenen des italienischen Staates, der che riguardano la possibilità di emulare i modelli di compor- Region Toscana und der Stadt Florenz», Bayreuther Geowis- tamento adeguati alle situazioni nuove che deve affrontare. senschaftliche Arbeiten, 24 (2004b), pp. 109-126. Il capitale sociale comunitario è strettamente dipendente Gentileschi M.L., «Prospettive geografi che sulle migrazioni in dalla densità dei legami esistente tra gli immigrati. Comu- Italia. Una rassegna delle pubblicazioni dei geografi italiani nità modeste ma solidali costituiscono una risorsa preziosa, in negli anni 2004-2007», Studi Emigrazione/Migration Studies, quanto i loro legami sostengono il controllo e le aspirazioni 173 (2009). dei genitori nei confronti dei fi gli» (OPS - Provincia di Pisa, Le Haug S., Swiaczny F., «Migrations- und Integrations-forschung «seconde generazioni» di immigrati in provincia di Pisa, Quaderno in der Praxis», Standort. Zeitschrift für Angewandte Geographie, Intercultura no 14, Febbraio 2009, p. 19). 1(2003), pp. 16-20. 3 Sono state condotte tre inchieste. La prima nel 2002 nelle tre IOM, World Migration Report 2008, Geneva, 2008. città campione (PRIN 2001), la seconda nel 2005 nella sola Fi- Marengo M., «L’uso dei metodi qualitativi e del lavoro sul cam- renze (nell’ambito di un progetto del Consiglio degli Stranieri po nello studio dei fenomeni migratori», in Donato C., No- del Comune), la terza tra il 2010 e il 2011 nelle stesse tre città dari P., Panjek A. (a cura di), Oltre l’Italia e l’Europa. Ricerche (PRIN 2008). Sulle problematiche, anche metodologiche, rela- sui movimenti migratori e sullo spazio multiculturale, Trieste, tive a questo tipo di inchieste si rimanda a Meini, 2004 (p. 138) EUT, 2004, pp. 303-311. e 2008 (p. 167 e segg.). Meini M., La geografi a degli immigrati a Pontedera. Processi di ter- 4 Come è successo, del resto, per l’evoluzione degli indicatori ritorializzazione nella nuova società multiculturale, Pontedera, statistici (Blangiardo, 2004). Tagete Edizioni, 2003. 5 La crisi economica intervenuta prima dell’ultima inchiesta Meini M., «Cercando di misurare “colorate tracce volatili”», si legge chiaramente, ad esempio, nel confronto fra la quota Geotema, 23 (2004), pp. 135-144. di intervistati con lavoro dipendente a tempo indeterminato Meini M., «L’insediamento di popolazione extracomunitaria nel 2002 e nel 2011 (tab. 3). in Italia: dalla precarietà alla stabilizzazione», in Di Blasi 6 Secondo il Rapporto del 2008 sulla migrazione nel mondo A. (a cura di), Geografi a Dialogo tra generazioni. Atti del XXIX dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, la mi- Congresso Geografi co Italiano, Bologna, Pàtron, 2005, vol. II, grazione circolare è «il movimento fl uido delle persone tra i pp. 411-418. Paesi, compresi i movimenti temporanei o a lungo termine, Meini M. (a cura di), Mobilità e territorio. Flussi, attori, strategie, che può essere utile a tutti i soggetti coinvolti, se avviene volon- Bologna, Pàtron, 2008. tariamente e se legato alle esigenze del mercato del lavoro dei Migrazione temporanea e circolare in Italia: evidenze empiriche, pras- Paesi di origine e destinazione» (IOM, 2008). La ricerca ha si politiche attuali e opzioni per il futuro, a cura di Punto di mostrato un forte aumento di questo tipo di migrazioni. Contatto Nazionale EMN - Centro Studi e Ricerche IDOS, 7 Alcune risposte di spiegazione raccolte tra i cinesi a Empoli Roma, Ministero dell’Interno, 2010, www.emnitaly.it. sono signifi cative: «non serve nessuna iniziativa» oppure «non Nederveen Pieterse J., Globalization and Culture: Global Mélange, è utile». Diverso l’atteggiamento dei cinesi fi orentini, che tes- 2nd ed., Lanham - Md., Rowman & Littlefi eld, 2009. timoniano una relazione più matura con il territorio: «Firenze OPS - Provincia di Pisa, «Le “seconde generazioni” di immi- è una città multiculturale, ma le singole persone dovrebbero grati in provincia di Pisa», Quaderno Intercultura, 14 (2009). accettare chi considerano diverso» oppure «se non c’è davvero Sardan de O., «La production de la théorie à partir des don- un approccio interculturale, non ha senso». nées», Enquête, 1 (1995), pp. 71-109. 8 «In cultural studies hybridity denotes a wide register of mul- tiple identity, crossover, cut’n’mix, experiences, and styles, matching a world of growing migration and diaspora lives, in- tensive intercultural communication, everyday multicultural- Note ism, and erosion of boundaries» (Nederveen Pieterse, 2009, p. 97). È interessante soprattutto, dal nostro punto di vista, quan- 1 Non essendo possibile in questo breve contributo dare con- to egli sostiene nell’introduzione: «The real problem is not hy- to dell’insieme dei risultati della ricerca, rimandiamo al vol- bridity, which is common throughout history, but boundaries ume in corso di pubblicazione dedicato ai risultati Prin 2008 and the social proclivity to boundary fetishism. Hybridity is a dell’unità di ricerca coordinata da Laura Cassi. problem only from the point of view of essentializing boundar- 2 Per una defi nizione di capitale sociale si rimanda a Portes ies. What hybridity means varies not only over time but also in A., Social Capital: Its Origins and Applications in Modern Sociology, different cultures, and this informs different patterns of hybrid- in “Annual Review of Sociology”, 24, 1998 e A. Bagnasco, F. ity. In the end, the importance of hybridity is that it problema- Piselli, A. Pizzorno, C. Trigilia, Il capitale sociale. Istruzioni per tizes boundaries» (ibidem, pp. 4-5). l’uso, Il Mulino, Bologna, 2001. Una recente ricerca condotta 9 L’indice di mélange culturale è stato costruito nel modo se- sulle seconde generazioni dall’Osservatorio sulle Politiche guente: (6 Rpos – 6 Rneg) / Rtot. Sociali della Provincia di Pisa indaga proprio il capitale Dove: Rtot = numero risposte totali; umano e sociale fornendo spunti di rifl essione interessanti Rpos = risposte positive mantenimento + risposte posi- anche sulla nostra ipotesi di ricerca: il capitale sociale di un tive acquisizione (“abbastanza” e “molto”); migrante è il risultato di strategie d’investimento, orientate Rneg = risposte negative mantenimento + risposte ne- alla costituzione e riproduzione di relazioni sociali durevoli, ga tive acquisizione (“poco” e “per niente”). capaci nel tempo di procurare profi tti materiali e simbolici; 10 Il Comune di Pontedera, sulla base dell’esperienza matu- radicato nelle relazioni fra i membri della comunità, si rivela rata negli anni dal Consiglio degli stranieri, ha istituito con una risorsa chiave per fronteggiare un adattamento positivo. Del.C.C. n. 5 01/02/11 il Forum “Percorsi di cittadinanza”. «Il migrante tramite queste relazioni sociali ha accesso a due Il Forum, organo consultivo dell’Amministrazione Comu- tipi di risorse: quelle cognitive, che gli consentono di avere nale aperto a cittadini italiani e immigrati stranieri, discute informazioni sulle opportunità disponibili, conoscenze di e si confronta sulle politiche territoriali dell’integrazione e vario tipo o contatti (egli di solito conta sull’appoggio di altri dell’intercultura. L’Assemblea del Forum è composta dai rap- migranti che li hanno preceduti, guidati dai meccanismi di presentanti dell’amministrazione comunale, dagli enti pubbli- richiamo basati sulla catena migratoria) e quelle normative, ci, dal mondo della scuola, dalle organizzazioni sindacali, dalle

AGEI - Geotema, 43-44-45 99 consulte di quartiere, dallo Sportello della Questura, dal Cen- costituiscono la Consulta degli stranieri. Il Forum è coordinato tro per l’Impiego, dalle associazioni italiane e di immigrati che dall’Uffi cio di Presidenza composto dal Sindaco (presidente), operano in campo culturale, volontariato, cooperative sociali dal referente eletto della Consulta degli stranieri (vice-presi- ecc., e da due rappresentanti delle nazionalità straniere pre- dente), dal coordinatore eletto dai referenti dei tavoli tematici. senti nel territorio comunale. È suddivisa in sette tavoli temati- Nel 2012 il Forum ha realizzato il Festival “Meridiani. Dialoghi ci su: cultura, cooperazione, lavoro e formazione, salute, scuo- di popoli e culture”, una nutrita serie di incontri ed eventi su la, sport, vivere la città. I componenti stranieri dell’Assemblea temi interculturali.

100 AGEI - Geotema, 43-44-45 Donata Castagnoli

Un’indagine qualitativa sul multiculturalismo delle scuole primarie romane

Summary: A QUALITATIVE RESEARCH ON MULTICULTURALISM IN THE PRIMARY SCHOOLS OF ROME This paper analyses the level of integration of foreign pupils in the primary schools of Rome. The city is now, as well as the towns of Northern Italy, multicultural and offer, at every step of scholarship, a consistent amount of children that have both parents coming from another Country. The second generation doesn’t have linguistic problems, as it was born in Italy but nevertheless it continues to suffer from racial discrimination.

Keywords: Migrants, Scholar Integration, Multiculturalism.

1. Il quadro di riferimento Per quanto riguarda Roma, nel corso soprattut- to dell’ultimo decennio è nei primi ordini di scuo- In precedenti contributi, realizzati nell’ambito la fortemente aumentata l’incidenza di stranieri, del Prin 2008 su “Migrazioni e processi di intera- provenienti da un ampio spettro di Paesi. zione culturale. Forme d’integrazione e di orga- Il radicamento evidenziato dall’ormai constata- nizzazione territoriale in alcune realtà italiane“, ta prevalenza di bambini nati in Italia da genitori ho avuto modo di analizzare la più recente com- stranieri, in una metropoli caratterizzata da un posizione dell’utenza relativa alla scuola prima- fenomeno immigratorio di lunga data, pone dun- ria, soprattutto rapportandomi alla Provincia e al que la questione sotto una rinnovata luce, dove Comune di Roma (Castagnoli, in corso di stampa l’assetto osservato non ha assolutamente niente di “a”). Il ricco spettro di nazionalità progressiva- emergenziale ma anzi mostra stabili caratteri di un mente rappresentate dava in effetti la possibilità radicamento sociale. di defi nire un quadro complesso, dove un ruolo Di fatto, non è nemmeno più di tanto impor- non indifferente iniziava ad essere giocato dalle tante, ormai, interrogarsi sul crescere dell’inci- cosiddette seconde generazioni (Id., in corso di denza di stranieri nei plessi romani – la recente stampa “b”). crisi economica sta anzi ponendo un freno a tale Interessante è stato dunque poter riscontrare, situazione, con rientri non previsti nel Paese d’ori- come fenomeno principalmente distintivo delle gine – quanto valutare l’effi cacia raggiunta dai ne- aree urbane dell’Italia settentrionale e di Roma, cessari approcci educativi multiculturali, che rap- una forte presenza di alunni stranieri – comprensi- presentano la positiva espressione di un avvenuto bilmente ancora più numerosi nella scuola dell’in- mutamento societario. fanzia. Emergevano a tale proposito, in valori as- Le nostre giovani generazioni si confrontano soluti, Milano, Roma, Brescia e Torino (dati Miur con estrema naturalezza con i coetanei che la leg- 2011); massime come incidenza erano Mantova e ge italiana continua ancora a ritenere “stranieri”; Prato. Le più alte percentuali di generazioni secon- talora risulta addirittura diffi cile per essi indivi- de si riscontravano ancora a Prato, Biella e Vicenza. duare una distanza geografi ca che semmai riguar- Vari dunque sono gli indicatori di cui si deve te- da, invece, la generazione precedente. nere conto: oltre al numero assoluto è importante Si riporta dunque in bibliografi a un’esemplifi - cioè soprattutto valutare l’incidenza relativa, che cazione di testi relativi all’assetto multiculturale apre oggi in Italia nuovi scenari riguardo le meto- della scuola italiana, soprattutto in riferimento dologie didattiche e la programmazione scolastica agli ordini più bassi dell’istruzione. Se dunque stessa soprattutto laddove il fenomeno migratorio nei livelli superiori possono tuttora emergere pro- si presenta più recente e tumultuoso, come è ad blemi linguistici e di mancata integrazione, nella esempio il caso dell’Umbria (Castagnoli, 2003; scuola primaria, e ancora più in quella dell’in- Falteri e Giacalone, 2011). fanzia è possibile oggi mettere in atto un vero e

AGEI - Geotema, 43-44-45 101 proprio laboratorio di convivenza e condivisione. Nel caso specifi co, dietro insistenza dell’uten- Alcuni testi, di estrazione pedagogica, riportano za stessa, rappresentata dai genitori dei bambini testimonianze tratte da diverse realtà italiane; in frequentanti, si sono gradualmente creati luoghi essi compaiono resoconti di vita quotidiana estra- di aggregazione al di fuori dell’orario scolastico, polati da una molteplicità di casi osservati. all’aperto e al chiuso, nello spazio istituzionale come al di fuori di esso, creando inoltre una stret- ta relazione con le associazioni di quartiere. 2. Alcune esemplifi cazioni Ciò è stato reso possibile grazie al coinvolgi- mento del personale docente, che ha accolto le Sono particolarmente oggetto di rifl essione al- motivazioni provenienti tanto dagli stranieri che cune realtà dell’Italia settentrionale, come il quar- (soprattutto) dai pochi italiani. tiere di San Salvario a Torino (Sul tappeto volante, La necessità di integrazione o meglio, come 2008). Prevalentemente dal Nord Italia provengo- espresso anche nel resoconto effettuato da Ongi- no anche i rapporti di Vinicio Ongini, maestro di ni, di «condivisione di spazi comuni» ha prodotto grande esperienza inviato dall’Uffi cio integrazio- una vera e propria inversione di tendenza rispetto ne alunni stranieri del Miur a raccogliere testimo- a quanto sembrava fosse ormai la strada segnata, nianze interculturali nelle scuole italiane1. cioè quella di una scuola ad esclusiva presenza Si vuole tenere bene a mente, nell’indagine straniera, tanto è vero che: “alcune famiglie ita- prefi ssa, l’assunto che “la scuola è il luogo in cui liane attirate dal dinamismo creativo delle nostre le contraddizioni di una società si esprimono nel scuole hanno ripreso ad iscriverci i fi gli, col risulta- modo più chiaro, quelle di classe e di ceto così to che la percentuale di bambini con cittadinanza come quelle etniche e quelle più latamente cul- non italiana nei settori della scuola dell’infanzia turali” (Fofi , 2011, p. 5). E, ancora, che la scuola e primaria è scesa sotto il 50%.” (Ongini, 2011, p. è “forse l’ultimo luogo di partecipazione sociale” 115). (Bartoli, 2011, p. 19). La rinnovata, o forse ancora più potenziata, Riguardo Roma, i riferimenti non sono a dir capacità attrattiva dell’istituto viene ad essere rap- vero molti: di particolare interesse risultano tutta- presentata dall’offerta di spazi di socializzazione via le esemplifi cazioni tratte dagli esempi più noti e confronto tra famiglie, di luoghi per praticare a livello pubblico. Lo stesso Ongini si sofferma sul sport ed attività ludiche, dove avvalersi di servizi di caso dell’ Istituto comprensivo Daniele Manin nel doposcuola ecc. rione Esquilino (I municipio), meglio conosciuto La maggior parte delle scuole della Capitale non forse con la pregressa intitolazione Baccarini-Di è assolutamente in grado di offrire ciò: ben venga Donato. allora il ripensamento societario e l’emersione di I due plessi in oggetto si presentano con una esigenze universali che dai mutamenti culturali in prevalente componente straniera tra gli iscritti, in corso sono state, non senza diffi coltà organizzative, misura considerevole cinesi, con una concentra- fi nalmente positivamente catalizzate. zione altrimenti non osservabile negli altri istituti Altri plessi ad alta concentrazione migratoria, del distretto scolastico, dove l’incidenza dei bam- che secondo la legge sarebbero oggi destinatari di bini di nazionalità non italiana è molto più bassa. fondi aggiuntivi, non mostrano invece tale dina- Se l’ethnoscape di Piazza Vittorio, cuore del mismo propositivo, rischiando di far precipitare quartiere Esquilino, accoglie ogni visitatore intro- una situazione in partenza non connotata affatto ducendolo in una sorta di Chinatown, ciò si deve da negatività. all’addensamento commerciale che è andato favo- Ci si riferisce qui ad esempio al plesso Gugliel- rendo negli ultimi due decenni l’insediamento di mina Ronconi, ubicato nel II municipio (il quarto attività imprenditoriali di provenienza asiatica. del territorio comunale per numero di stranieri Anche l’offerta scolastica rifl ette dunque la fase residenti dopo I, VI e XX). di stabilizzazione che il fenomeno migratorio mo- La prevalente residenzialità di ceto medio-alto stra ormai localmente di avere2. incoraggia qui una preponderante rappresentati- Se la convivenza multiculturale deve essere at- vità di bambini di nazionalità fi lippina nelle scuole tivamente monitorata, nelle sue caratteristiche di dell’infanzia e primaria, giustifi cata in primo luo- continuo incontro-scontro, a livello di istruzione go dall’elevato tasso di occupazione materna in at- scolastica ciò che avviene è di sicuro interesse, per tività domestiche a breve raggio, ma anche ormai via del carattere propositivo che forse solo fi no a dal crescente desiderio, espresso dai genitori stra- pochi anni fa essa non avrebbe pensato di posse- nieri, di poter qui ricreare le relazioni orizzontali dere. proprie del luogo d’origine.

102 AGEI - Geotema, 43-44-45 Una volontà di isolamento dalla comunità ci consente di uscire da noi stessi aprendoci a nuo- ospitante non emerge però in una prima fase di vi orizzonti di utopia, d’immaginazione” (Bartoli, approccio, generalmente contraddistinta da un 2011, pp. 20-21). atteggiamento di interesse e curiosità ma suben- In altre parole, sembra ormai essere opinione tra in un secondo momento, quando pulsioni acquisita che una scuola migliore, dove più at- nostalgiche e tensioni non risolte, legate di fatto tentamente sono vagliate le esigenze di ognuno ad una mancata integrazione sociale dei genitori, e soprattutto si da voce alla necessità di comuni- riaffi orano. care, è un vantaggio per tutti, stranieri e italiani: Vere e proprie esperienze interculturali rivesto- “era come se la presenza degli stranieri mettesse no qui carattere di episodicità; un maggiore coin- semplicemente i problemi sotto la lente d’ingran- volgimento istituzionale di tutti i genitori potreb- dimento. Finalmente” (Bartoli, 2011, cit., p. 21). be invece con facilità ovviare al problema rappre- Scarsi sono per il resto i fondi pur destinati ai sentato dal sopraggiungere – alle prime diffi coltà plessi caratterizzati da “grande fl usso immigrato- – di pregiudizi e mancanza di comunicazione da rio”; laddove presenti, essi vengono utilizzati prin- entrambe le parti. cipalmente per l’espletazione di corsi di italiano Un altro caso emblematico che per Roma è come L2, rivolti agli alunni con diffi coltà linguisti- signifi cativo citare è quello della scuola primaria che, a quei pochi che subentrano ad attività inizia- Carlo Pisacane (Torpignattara, VI municipio). te nel ciclo scolastico. Il quartiere è decisamente di estrazione popo- Tali corsi vengono impartiti dagli stessi docenti lare ed è da sempre teatro di episodi di emargi- in servizio, e sono dagli stessi giudicati essere di nazione, che gli insegnanti dichiarano di essere durata insuffi ciente. In alcuni istituti i corsi sono preparati ad affrontare da lungo tempo, da molto svolti in orario scolastico, in altri al di fuori del- prima che si presentasse il fenomeno migratorio. lo stesso. Gli insegnanti sfruttano, in questo caso, È anche qui l’ingegno del personale docente ad ognuno le proprie competenze e conoscenze, improvvisare, a programmare e a gestire nella quo- integrandole con testi quali quelli proposti dalla tidianità l’integrazione scolastica in classi dove gli casa editrice Giunti. Per gli alunni del secondo ci- stranieri rappresentano oggi il 90% dell’utenza. clo della scuola primaria sono di aiuto anche i te- Questo istituto, come la Daniele Manin sti semplifi cati delle diverse discipline, dello stesso dell’Esquilino, ha anch’esso un proprio comitato editore. dei genitori, emerso alle cronache per la protesta Da uno sguardo posato qua e là sulle iniziative contro il tetto del 30% di bambini stranieri per realizzate in alcune scuole romane, è dato inol- classe proposto dal Ministro Gelmini, l’applicazio- tre notare come, in mancanza di una appropriata ne del quale avrebbe prodotto gravissimi problemi presenza istituzionale, siano spesso i singoli plessi alla quotidiana esistenza del plesso stesso3. ad autofi nanziarsi, ad esempio con l’allestimento Il fi lm-documentario “Una scuola italiana”, di di feste con buffet multiculturale, organizzate per Giulio Cederna e Angelo Loy, traccia magistral- reperire fondi destinati agli stessi progetti di ac- mente i contorni della questione: esso è ambien- coglienza. A questi eventi partecipano congiunta- tato, a dire il vero, presso la scuola dell’infanzia, la mente famiglie italiane e straniere, e quindi già scuola primaria vive ormai una fase tale di stabiliz- di per sé sono giudicate utili esperienze di intera- zazione del fenomeno migratorio da non poter es- zione. sere più facilmente studiata come caso di approc- Un’altra iniziativa che può essere menzionata è cio iniziale al multiculturalismo. la “festa del libro” allestita in diverse scuole nel pe- La pellicola mostra in presa diretta momenti riodo prenatalizio, che rappresenta un’occasione della realizzazione di un laboratorio teatrale, da per scambiare testi scritti nelle diverse lingue rap- cui vengono catturate frasi e momenti di socializ- presentate. Anche le biblioteche di quartiere svol- zazione tra bambini stranieri e italiani; oggetto di gono a tale proposito un ruolo interessante, nel documentazione sono altresì i dialoghi tra gli in- momento in cui vengono coinvolte dalle scuole segnanti, il coinvolgimento dei genitori, italiani e in progetti destinati a colmare lacune geografi co- stranieri, l’irruzione della stampa. culturali4. Ne emerge uno spaccato dell’attuale scuola Rifl ettendo, in conclusione, sulla natura anche romana, dove è stato accolto “il richiamo di una dei corsi di formazione che negli ultimi anni ven- grande occasione, la possibilità di ripensarsi come gono sempre rivolti a personale docente, ATA e sistema, come pratiche, come modelli di socialità, dirigenti scolastici, si evince come solo in parte di comunicazione, di relazione, di lasciarsi attra- emerga la volontà di adeguare la programmazione versare dallo spaesamento, unico sentimento che ai dettami della didattica multiculturale (“La lin-

AGEI - Geotema, 43-44-45 103 gua in gioco”, “Bilinguismo e intercultura”, “Inter- a Perugia», in Calafi ore G., Palagiano C., Paratore E., Vecchi cultura e cinema”...), rimanendo in buona misura territori, nuovi mondi: la geografi a nelle emergenze del 2000. Atti XXVIII Congresso Geografi co Italiano, Roma, Edigeo, 2003, pp. ancorata anche tale progettualità regionale alla 1319-1333. centralità del problema linguistico, che ormai è Id., «La scolarizzazione primaria degli stranieri nella provincia da considerare non più così centrale, (come forse di Roma», in Scritti in onore di Cosimo Palagiano, in corso di poteva essere fi no a un decennio fa) nella nostra stampa “a”. Id., «Le presenze straniere nella scuola primaria italiana, con scuola primaria. particolare riguardo alle seconde generazioni», in Krasna F. (a cura di), Migrazioni di ieri e di oggi. In cammino verso una Normativa nuova società tra integrazione, sviluppo e globalizzazione, in corso di stampa “b”. C.M. n. 205/1990 “La scuola dell’obbligo e gli alun- Catarci M., Fiorucci M., Santarone D., In forma mediata. Saggi ni stranieri. L’educazione inter- sulla mediazione interculturale, Milano, Unicopli, 2009. culturale”. Cederna G., Loy A., Una scuola italiana, CD, Bologna, Cineteca di Bologna, 2011. D.L. n. 286/1998 “Testo unico delle disposizioni Falteri P., Giacalone F., Migranti involontari. Giovani ‘stranieri’ concernenti la disciplina dell’im- tra percorsi urbani e aule scolastiche, Perugia, Morlacchi, 2011. migrazione e norme sulla condi- Favaro S., Mantovani S., Musatti T., Nello stesso nido. Famiglie e zione dello straniero”. bambini stranieri nei servizi educativi, Milano, FrancoAngeli, D.P.R. n. 394/1999 “Regolamento recante norme di 2006. attuazione del testo unico delle Fofi G., «Il cinema e la scuola, storia e questioni», in Bartoli C., disposizioni concernenti la disci- a cura di, Una scuola italiana, Bologna, Edizioni Cineteca di plina dell’immigrazione e norme Bologna, 2011, pp. 5-11. sulla condizione dello straniero”. Fondazione ISMU, Studiare insieme, crescere insieme? Un’indagine sulle seconde generazioni in dieci regioni italiane, Milano, Fran- L. n. 328/2000 “Legge quadro per la realizzazio- coAngeli, 2008. ne del sistema integrato di inter- Luatti L. (a cura di), Atlante della mediazione linguistico-culturale, venti e servizi sociali”. Milano, FrancoAngeli, 2006. C.M. n. 24/2006 “Linee guida per l’accoglienza e Ongini V., Noi domani. Un viaggio nella scuola multiculturale, Bari, l’integrazione degli alunni stra- Laterza, 2011. nieri”. Ongini V., Nosenghi C., Una classe a colori. Manuale per l’acco- glienza e l’integrazione degli alunni stranieri, Milano, Antonio L. n. 133/2008 “Conversione in legge, con mo- Vallardi Ed., 2009. difi cazioni, del decreto-legge 25 Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri giugno 2008, n. 112, recante di- e per l’educazione interculturale, La via italiana per la scuola sposizioni urgenti per lo sviluppo interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri, Roma, Miur, economico, la semplifi cazione, la 2007. competitività, la stabilizzazione Scalone R., La scuola di via Anelli. Esperienze di integrazione all’om- della fi nanza pubblica e la pere- bra del muro, Padova, Il Prato, 2008. quazione tributaria”. Serra M., Il giro del mondo in 80 fi lm. il cinema dell’intercultura, C.M. n. 2/2010 “Indicazioni e raccomandazioni Milano, Il Castoro, 2003. per l’integrazione di alunni con Sul tappeto volante. Un progetto per lo sviluppo della cittadinanza, cittadinanza non italiana”. della comunicazione e della creatività nelle scuole del quartiere San Salvario a Torino, Azzano San Paolo, Edizioni Junior, 2008. Turco L., Il muretto. Storie di ordinaria convivenza tra italiani e immigrati, Roma, Donzelli, 2009. www.istruzione.it/intercultura. Bibliositografi a www.stranieriinitalia.it. Zoletto D., Straniero in classe. Per una pedagogia dell’ospitalità, Mi- Amatucci L., Bruschi M., Giusti S., Stacchini B., Le risorse inter- lano, Raffaello Cortina, 2007. culturali della scuola, Lecce, Pensa Multimedia, 2008. Bartoli C., «Il grande gioco di Oz», in Id. (a cura di), Una scuola italiana, Bologna, Edizioni Cineteca di Bologna, 2011, pp. Note 17-32. Brusa C., «Globalizzazione, immigrazione straniera e ‘geogra- 1 Due case studies riguardano comunque Palermo, dove si ri- fi e’ della cittadinanza e dell’esclusione», Boll. Soc. Geogr. scontra insieme a Bari – a fronte di numeri assoluti esigui – la Ital., XII (2000), pp. 631-638. più alta incidenza di seconde generazioni dell’Italia meridio- Id., «La complessità dei problemi di politica dell’immigrazione nale, rispettivamente pari al 41 e al 45% dei bambini stranieri e degli stranieri nell’Italia di oggi», in Bellencin Meneghel iscritti alla scuola primaria (Castagnoli, in corso di stampa “a“). G., Lombardi D. (a cura di), Immigrazione e territorio, Bolo- 2 La riqualifi cazione del mercato Esquilino, avvenuta nel 2001 gna, Pàtron, 2002, pp. 121-132. con lo spostamento dalla sede impropria di piazza Vittorio alla Castagnoli D., «Percezione dello ‘stato di salute’ delle scuole struttura chiusa attualmente occupata, è frutto della volontà materne del comune di Roma», in Palagiano C., De Santis di acquisizione di una ex caserma per l’allestimento quotidia- G., Castagnoli D. (a cura di), Atti del Sesto Seminario Interna- no di merci in buona parte esotiche, di lontana provenienza o zionale di Geografi a Medica, Perugia, Rux, 1998, pp. 503-515. coltivate nell’hinterland romano ma comunque rivolte ad una Id., «Multietnicità ed integrazione nelle scuole di tipo primario clientela straniera, come stranieri sono anche – tre su quattro

104 AGEI - Geotema, 43-44-45 – i venditori. Nella stessa piazza si è proceduto negli anni re- Gelmini inviava agli istituti scolastici una nota contenente “In- centi a riportare la segnaletica commerciale ad un livello di dicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con comprensione soddisfacente per l’utenza italiana, attraverso cittadinanza non italiana” (C.M. n. 2/10). In essa si faceva un’apposita delibera comunale (del 1997 ma applicata solo nel riferimento alla predisposizione dei fondi aggiuntivi da desti- 2004), atta a rendere obbligatoria la doppia insegna alle attività nare ai plessi ad alta intensità migratoria nonché ad un budget gestite da stranieri, con traduzione in italiano del genere mer- da investire nell’integrazione degli stranieri. In più, veniva ceologico esposto. Riguardo Piazza Vittorio si possono citare esposto l’anacronistico principio relativo all’apposizione di un anche due fi lm di cui l’uno, “L’Orchestra di Piazza Vittorio” limite alla presenza di stranieri per classe proponendo, come (2006) descrive la nascita della nota orchestra multietnica, tut- soluzione, uno smistamento sul territorio delle presenze in tora operante; l’altro è “Scontro di civiltà per un ascensore a eccesso. Piazza Vittorio” (2010) e narra, servendosi del genere polizie- 4 Sempre nel II municipio è particolarmente attiva la scuola sco, le diffi cili relazioni interpersonali scaturite dalla forzata Guido Alessi, che trae spunto dalla presenza, nello stesso edi- convivenza in un condominio multietnico. fi cio, di una biblioteca comunale con la quale svolge attività 3 Come suffi cientemente noto, l’8 gennaio 2010 il Ministro interculturali.

AGEI - Geotema, 43-44-45 105 Bernardo Cardinale, Rosy Scarlata

Realtà immigratoria, sistema scolastico e percorsi di integrazione: una proposta di ricerca e alcune risultanze dell’indagine1

Summary: IMMIGRATION, SCHOOL SYSTEM AND MEANS OF INTEGRATION: RESEARCH PROPOSAL AND KEY RESULTS The aim of the essay is to consider some characteristics of the migratory phenomenon in the region of Abruzzo, stressing the situation in the province of Teramo. Through the analysis of statistical data about schools and the resident population, the research highlights some important aspects of immigrants settling in at local schools and on the other hand it considers the behaviour of the host society towards immigrant students in compulsory schools.

Keywords: Integration, Immigration, School System.

1. Il rapporto scuola e immigrazione: aspetti infatti, la scuola non può prescindere da un siste- introduttivi ma formativo integrato: essa deve essere aperta al territorio in cui si colloca, costruendo una conti- Lo scenario multiculturale della scuola italiana nuità educativa anche al di fuori dell’orario scola- è andato strutturandosi maggiormente negli anni stico e coinvolgendo una pluralità di soggetti, dan- più recenti, pur restando un contesto in continuo do cioè origine ad un vero e proprio ampliamento movimento in quanto dipendente dalla compo- della comunità educativa, intesa come l’insieme sizione eterogenea della popolazione straniera e delle agenzie di socializzazione, che concorre alla dalle sue dinamiche evolutive. Entrambi questi formazione delle giovani generazioni. In quest’ot- fattori contribuiscono a connotare sempre più in tica – ma anche per superare le numerose rigidi- senso pluralistico l’ambiente scolastico, cosicché, tà che l’istituzione scolastica conosce – si è reso con riferimento al rapporto tra scuola e immigra- necessario il coinvolgimento di ulteriori soggetti, zione, appare utile richiamare sin d’ora gli aspet- come i mediatori culturali, i formatori e gli educa- ti più signifi cativi: «una pluralità di nazionalità tori dell’associazionismo etnico e interetnico. all’interno delle singole classi; una distribuzione Oltre agli allievi, gli insegnanti e gli operatori degli allievi non italiani concentrata nelle scuole di sostegno, un altro attore signifi cativo è rap- elementari e medie inferiori, ma che avanza nelle presentato dalle famiglie, immigrate e non, che scuole superiori; un aumento di allievi non italiani devono essere aiutate a svolgere il proprio ruolo esponenti delle seconde generazioni, che manife- genitoriale, attivando iniziative che devono creare stano bisogni e attenzioni differenti da allievi che una profi cua collaborazione fra i diversi partner si inseriscono nel contesto italiano a percorso sco- educativi per gestire le problematiche nei percor- lastico già avviato» (Ricucci, 2009, p. 74). si di crescita dei giovani allievi stranieri e italiani La scuola in Italia, attraverso gli insegnanti e i (Ricucci, 2009). dirigenti, ha svolto un ruolo fondamentale nell’al- Con specifi co riguardo alle famiglie di immi- fabetizzazione degli adulti e nella scolarizzazione grati (Pattaro, 2010), l’arrivo dei fi gli, attraverso dei minori immigrati, gravandosi talvolta di com- i ricongiungimenti familiari o la nascita, compor- piti e ruoli inerenti alle funzioni di sportello in- ta la necessità di entrare in rapporto con i servizi formativo e di accompagnamento sociale, rappre- (educativi, sanitari, sociali, culturali) e il formarsi, sentando in tal modo un punto di riferimento per molto spesso, di nuove comunità di riferimento. le famiglie e gli studenti immigrati. Accanto alla In particolare, i servizi e le strutture pubbliche scuola, però, sono chiamati ad intervenire anche possono assumere un ruolo signifi cativo anche gli Uffi ci scolastici regionali, che svolgono attività nel processo di accoglienza e di inserimento. Tut- di governo dell’istruzione e della formazione, in- tavia, anche sotto questo profi lo, la scuola è l’uni- tegrandosi con le Regioni e gli altri enti locali com- ca struttura con cui, nella quotidianità, le famiglie petenti in questo campo. Nell’era dell’autonomia, immigrate straniere hanno dei contatti frequenti

106 AGEI - Geotema, 43-44-45 e rappresenta per tutti gli allievi, stranieri e italia- sollecitate soprattutto a strutturare proposte didat- ni, il luogo ideale e protetto di interazione e di tiche adeguate ai bisogni di apprendimento delle integrazione (Cardinale, Ferrari, 2008). Confi gu- nuove generazioni, nate e cresciute in Italia; sia randosi, infatti, come un ambito privilegiato di nella formazione secondaria, in cui diventa essen- integrazione socioculturale per ogni alunno, il ziale il supporto alle scelte e il sostegno allo studio monitoraggio costante delle presenze degli stu- di pre-adolescenti e adolescenti, di cui riconosce- denti stranieri e una conoscenza approfondita del re le diffi coltà specifi che derivanti dall’esperien- fenomeno immigratorio anche all’interno del- za migratoria, attraverso misure di orientamento le aule appare auspicabile per intraprendere un e accompagnamento nella complessa e delicata processo di revisione ed un percorso che tenda al transizione alla vita adulta, affrontata nel paese di progressivo miglioramento di pratiche e politiche accoglienza» (Santagati, 2012, p. 127). formative. Secondo quanto emerge dall’analisi Tuttavia, con riferimento a tali questioni, si dei dati relativi agli alunni con cittadinanza non ritiene parimenti importante prendere in consi- italiana nelle scuole del Paese (anno scolastico derazione altri aspetti fondamentali strettamente 2009/2010) proposta nel diciassettesimo rapporto connessi ai processi di inserimento, sia in uno spa- sulle migrazioni (Fondazione Ismu, 2012), infatti, zio limitato come quello scolastico, sia all’interno sono ormai confermati alcuni trend rilevati ne- della società nel suo complesso, ossia gli inevitabili gli ultimi anni (Santagati, 2012), in base ai quali rifl essi sulla popolazione italiana. Una buona riu- emerge che il fenomeno migratorio nelle scuole scita scolastica, infatti, è obiettivo proprio di ogni italiane è in corso di stabilizzazione quanto ad alunno, mentre la presenza di numerosi cittadini ampiezza, nel senso che l’incremento del numero stranieri, andando questi ultimi a modifi care il degli studenti stranieri risulta sempre più ridotto. contesto culturale di riferimento e manifestando Per contro, la stessa analisi segnala l’aumento de- esigenze proprie, induce cambiamenti nel sistema gli studenti stranieri nelle scuole secondarie di II scolastico (Besozzi et al., 2009; Bramanti, 2011; grado e la crescita molto signifi cativa dei nati in Brusa, 1999; Santagati, 2011): in particolare, ri- Italia, componente che si rifl ette in un importante chiede maggiori sforzi da parte del corpo docente affl usso degli stranieri nelle scuole dell’infanzia e e di tutti gli operatori coinvolti nei processi forma- nelle primarie. tivi. C’è, dunque, un concreto rischio che si tra- D’altro canto, anche nell’anno scolastico con- sferiscano al di fuori del contesto scolastico perce- siderato, si ripropongono: «l’aumento preoccu- zioni magari negative, nel senso che la comunità pante degli stranieri ripetenti, in particolare nelle possa ritenere che un percorso scolastico condivi- scuole secondarie di I grado; la concentrazione so con gli alunni stranieri determini ritardi nello dell’utenza straniera nell’istruzione tecnica e pro- svolgimento dei programmi, disagio e maggiore fessionale; la diffusione del ritardo scolastico tra la fatica nel complesso. Si tratterebbe di condizioni maggior parte degli studenti stranieri nelle scuole che sono suscettibili di avere un certo peso nell’in- superiori» (Santagati, 2012, p. 126). fl uenzare la scelta dei plessi scolastici per gli alun- In linea generale, le problematiche evidenziate ni italiani, potendo dare origine ad una mobilità richiamano l’attenzione sul preoccupante svan- studentesca verso scuole al di fuori della propria taggio in ambito formativo sofferto dagli stranieri area di residenza. presenti nel sistema scolastico italiano e sull’esi- In quest’ottica, il presente contributo si incen- genza di un’azione educativa più effi cace da parte tra sulla disamina della mobilità scolastica degli delle istituzioni formative per la riduzione delle alunni italiani in alcuni comuni della provincia diffi coltà subite dagli stessi studenti stranieri, così di Teramo, il cui insieme territoriale costituisce come delineato anche dalla valutazione dell’indi- un’interessante realtà di osservazione per la signi- ce sulle politiche per l’integrazione degli immigra- fi cativa presenza straniera, con lo scopo di fornire ti (Mipex, Migrant Integration Policy Index, www. un’analisi preliminare circa il livello di integrazio- mipex.eu), promosso dal British Council e dal Mi- ne che si realizza all’interno delle comunità sco- gration Policy Group (Cesareo, 2012). lastiche fra gli Italiani e gli stranieri. Le differenti Di fronte al protrarsi nel tempo delle suddet- entità misurate in termini di fl ussi degli alunni ita- te problematiche, appaiono auspicabili interventi liani verso istituti scolastici con minore incidenza organici e duraturi su tali problemi, che tendano di presenze straniere – ossia verso quelli al di fuori a garantire agli studenti stranieri le stesse condi- del comune di residenza  potrebbero essere utili zioni di accesso ad un’offerta formativa di qualità. alla comprensione dei diversi impatti che si pro- L’urgenza di queste azioni si appalesa, «sia in am- ducono nella società ospitante e, di conseguenza, bito prescolare e nelle scuole primarie, istituzioni alla migliore defi nizione delle politiche territo-

AGEI - Geotema, 43-44-45 107 riali della scuola (Cardinale, Scarlata, 2011). Le della provincia teramana che accolgono, in valore risultanze della ricerca, pertanto, devono essere assoluto, la presenza di un numero cospicuo di re- lette come una prima ricognizione tesa a mettere sidenti stranieri interessano principalmente – ec- in luce determinati contesti scolastici nei quali si cezione fatta per il capoluogo – sia la fascia terri- dovrà procedere con ulteriori analisi di tipo quali- toriale costiera, sia l’immediato entroterra setten- tativo in modo da defi nire con maggiore dettaglio trionale della regione, nel cuore della Val Vibrata. i percorsi di integrazione (o di eventuale mancata Storicamente nucleo importante per le attività integrazione) tuttora in atto. produttive abruzzesi, l’intera zona è un centro vi- vace per il settore turistico balneare (nel litorale costiero) e per le attività industriali e commerciali 2. Il fenomeno immigratorio in provincia di (soprattutto nelle aree più interne) e, per questo, Teramo è stato agevole il subentro del lavoro immigrato nei differenti comparti dell’economia (Landini, In tema di incidenza della popolazione stranie- Cardinale, 1999). La presenza di stranieri, inoltre, ra sul totale della popolazione residente, l’Abruz- è richiesta nell’ambito dei servizi di assistenza alla zo presenza dati rilevanti in valori assoluti e valori persona, in seguito alle trasformazioni della strut- percentuali in linea con la media nazionale (Lan- tura demografi ca della società abruzzese, che regi- dini, 2010). In particolare, in termini assoluti, stra un progressivo allungamento della vita media la presenza di residenti stranieri è passata dalle e un invecchiamento della popolazione (in linea 5.414 unità del 1991, alle 21.626 del 2001, fi no alle con quanto si registra a livello nazionale), trend 80.987 al 1o gennaio 2011. Se si considera invece il mitigato in parte dall’ingresso di residenti stranie- peso percentuale degli stranieri sul totale della po- ri, per lo più individui giovani che, tra l’altro, ma- polazione residente, i residenti stranieri triplicano nifestano una maggiore propensione a generare in quasi un decennio, passando dall’1,9% del 2002 (CRESA, 2010 e 2011). (Italia: 2,4%; Meridione 0,8%) al 6,03% del 1o Nel territorio della provincia di Teramo, al pri- gennaio 2011 (Italia: 7,5%; Meridione 3,1%), con mo posto si colloca il comune di Martinsicuro che valori superiori a quelli dell’Italia meridionale e esibisce, su una popolazione residente di 17.078 vicini alla media italiana. unità, ben 3.071 stranieri residenti. Seguono, Nella regione abruzzese, la distribuzione degli nell’ordine, il capoluogo di provincia, con 2.907 stranieri residenti non è omogenea (Cardinale, stranieri residenti, a fronte di una popolazione Mucciante, 2007; Cardinale, Scarlata, in corso totale notevolmente superiore (26.497 persone), di stampa). Alla data del 1o gennaio 2011, al pri- mentre piuttosto vicini tra di loro, i comuni di mo posto si colloca la provincia di Teramo, con Alba Adriatica, Roseto degli Abruzzi, Giulianova, 23.829 immigrati, seguita, nell’ordine, dal capo- Silvi, Tortoreto e Sant’Egidio alla Vibrata, supera- luogo aquilano (21.861), dalla provincia di Chieti no tutti il migliaio di presenze straniere, con una (19.518) e da quella di Pescara (15.779). A scala popolazione residente molto varia quanto a nu- regionale, inoltre, il quadro dei paesi di prove- merosità. La sequenza in ordine decrescente muta nienza è assimilabile a quello nazionale, con in sensibilmente qualora si considerino le incidenze testa Rumeni e Albanesi (per quasi il 45% del to- percentuali della popolazione straniera residente tale degli stranieri residenti), cui succedono, con su quella totale: il capoluogo scivola in 26ª posi- numerosità ancora importanti, Marocchini, Mace- zione mentre i comuni vibratiani divengono più doni, Cinesi, Ucraini, Polacchi e Kosovari, sino a prossimi e salgono di posizione. Al novero di co- coprire una quota pari al 75% circa delle residen- muni già indicati si aggiungono quelli di Campli, ze complessive non italiane. Di recente, inoltre, Civitella del Tronto, Colonnella, Controguerra, l’ingresso nella regione, sulla base delle motiva- Corropoli e Nereto2. zioni che emergono dai permessi di soggiorno, è Non esiste, pertanto, una evidente correlazione dovuto ad esigenze di ricongiungimento familiare tra ampiezza demografi ca dei comuni e presenza e ciò è indubbiamente segno di un processo di di immigrati residenti, come, del resto, essa non stabilizzazione nel territorio, confermato anche emerge in altre realtà meridionali del territorio dalla elevata percentuale di immigrati che hanno italiano, dove, accanto ad agglomerati urbani im- un’occupazione regolare e che, pertanto, hanno portanti, l’attrattività per comunità di immigrati un ruolo attivo nell’economia della regione (CA- è esercitata da centri minori in grado di offrire RITAS/MIGRANTES, 2011). opportunità abitative più vantaggiose (Landini, Scendendo nel dettaglio della provincia ogget- Ferrari, 2010). Ne deriva che, ai fi ni dell’analisi, to di questo studio, ormai da alcuni anni i comuni possono risultare interessanti sia comuni con ele-

108 AGEI - Geotema, 43-44-45 vata numerosità di stranieri in termini assoluti, mi duraturi di scambio, di contatto, di confronto sia quelli con una maggiore incidenza con riferi- tra culture e modi di vita e di pensare cosicché la mento al rapporto tra popolazione straniera resi- regolare frequenza scolastica dei minori esprime dente e popolazione totale. La sovrapposizione di solitamente la volontà dei genitori immigrati di entrambi i criteri di osservazione, applicata ad un trovare un’occupazione e di insediarsi in manie- insieme di comuni signifi cativo ai fi ni dell’analisi, ra defi nitiva sul territorio: si tratta di un percorso defi nisce un’entità areale che si snoda nel centro che gli stranieri condividono con gli alunni italia- del territorio provinciale, partendo dal comune ni, essendo l’ambiente scolastico un luogo fonda- di Teramo, sino al confi ne marchigiano, inclu- mentale per l’integrazione socioculturale di ogni dendo Campli, Civitella del Tronto e Sant’Egidio individuo, indipendentemente dalla nazionalità alla Vibrata. Essa si interrompe per ricomporsi di appartenenza. Una tale condivisione del per- nei comuni di Nereto, Controguerra, Corropoli e corso di crescita e formativo può destare presso Colonnella, proseguendo con i comuni costieri di la comunità accogliente serie preoccupazioni in Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto, Giuliano- merito alle diffi coltà che, sul piano pratico, molti va, Roseto degli Abruzzi e – non contiguo – Silvi3. minori stranieri hanno realmente nell’ambiente scolastico. Alcune criticità diffuse che si riscontra- no nel sistema scolastico italiano con riferimento 3. Le fasi della ricerca e le principali risultanze alla componente straniera (ritardo scolastico ed dell’indagine inserimento in una classe non corrispondente all’età anagrafi ca, tassi di ripetenze più elevati ri- L’arrivo di importanti fl ussi di stranieri in un spetto agli alunni italiani, sicuramente anche in territorio è un fattore che concorre alla trasfor- considerazione del fatto che la famiglia non sem- mazione della società nel suo complesso e che im- pre è in grado di collaborare con il corpo docente pone al Paese accogliente di prendere coscienza nella formazione dell’alunno) sono suscettibili di del fenomeno in atto e di muoversi nella direzione alimentare immagini negative dei plessi scolastici di precise politiche e strumenti attuativi delineati che ospitano gruppi importanti di stranieri. Tra dalle istituzioni preposte, in modo da rendere più l’altro, in un momento di non facile congiuntura, agevole l’integrazione degli stranieri e delle loro gli scarsi fi nanziamenti e le diffi coltà relative agli famiglie. L’impatto dello straniero con le comu- organici nelle scuole, che limitano fortemente in- nità residenti può generare in queste ultime at- terventi pensati ad hoc per l’utenza straniera, non teggiamenti contrastanti; talvolta a prevalere è il aiutano a contenere il timore circa la diminuzione positivo riconoscimento che il momento di incon- dei livelli di prestazione complessivi e di un gene- tro possa rappresentare una condivisione di espe- rale ridimensionamento degli obiettivi formativi. rienze e di stimoli in un’ottica di arricchimento e Questi elementi di criticità potrebbero produrre di crescita culturale; talaltra, la relazione con lo nel territorio – ed hanno sicuramente prodotto straniero accende pregiudizi anche inconsapevo- nel passato – dei fl ussi di pendolarità scolastica li, in parte legati alla diffi coltà relazionale causata verso plessi scolastici in cui l’utenza pubblica non dalla diversità linguistica e culturale e, in questo percepisce pari situazioni di emergenza per effet- caso, una fattiva collaborazione con le istituzioni to della presenza degli stranieri. per assicurare un’esistenza dignitosa a persone In quest’ottica, l’analisi che si propone nel pre- che si trovano in situazioni di emergenza si deve sente contributo è, in effetti, una prima disamina sicuramente all’attività delle numerose associazio- tesa ad individuare, nei comuni selezionati secon- ni di volontariato che con umanità, sensibilità e do i criteri già esposti, una eventuale correlazione un forte senso di giustizia sociale, si impegnano a fra la maggiore incidenza di alunni stranieri nei contrastare le condizioni di disagio e di eventuale vari istituti scolastici e la tendenza di quelli italia- isolamento. Tuttavia, nel quotidiano, è l’istituzio- ni a frequentare altri istituti scolastici, al di fuori ne scolastica il primo luogo di un incontro con lo del proprio comune di residenza. Il periodo di straniero immigrato che si protrae nel tempo, non osservazione è quello che intercorre tra l’anno soltanto nell’ottica del processo di integrazione scolastico 2005/06 ed il 2010/11 mentre l’inter- ma anche in quella della realizzazione dell’indi- vallo di studio si estende a tutta la fascia scolare di viduo attraverso l’istruzione e la formazione che base, comprendendo cioè la scuola dell’infanzia, costituiscono un bagaglio necessario per il futuro la scuola primaria e la scuola secondaria di primo accesso al mondo del lavoro. Attraverso la scuo- grado. Non si è ritenuto, in questa fase, di indaga- la – e, dunque, attraverso i propri fi gli di minore re i possibili fl ussi di studenti oltre i 14 anni, nel- età – le famiglie degli immigrati instaurano lega- la convinzione che a partire dal secondo grado di

AGEI - Geotema, 43-44-45 109 istruzione, gli spostamenti degli studenti possano percentuali calcolate su grandezze in partenza di- dipendere, oltre che dall’ubicazione nel territorio verse (in quanto la numerosità degli alunni italia- delle varie sedi scolastiche, anche dal tipo di indi- ni che potrebbe, avendo i requisiti di età previsti, rizzo di studio che si intende seguire, comportan- iscriversi alla scuola dell’infanzia varia da comune do, pertanto, una diversa impostazione del lavoro. a comune) è opportuno considerare anche i valori La base di dati creata per permettere di conse- assoluti, per rilevare che, in termini di media arit- guire gli obiettivi della ricerca consta di una prima metica, il fl usso in uscita dal comune di Martinsi- parte che riassume, per ogni livello di istruzione, curo (di circa 38 unità), è molto più prossimo ai l’ampiezza demografi ca della popolazione italiana valori assoluti in uscita da Alba Adriatica (pari a residente in ciascun anno a partire dal 1o genna- circa 47 alunni) di quanto le indicazioni delle per- io 2006, sino al 1o gennaio 2011, per ogni comu- centuali lascino intravedere. In una situazione in- ne individuato. Sono stati effettuati, a tale scopo, termedia si collocano quei comuni che rifl ettono raggruppamenti per età scolare: 3-5 anni per la differenze medie minime (come dato di sintesi tra scuola dell’infanzia, 6-10 anni per la scuola prima- tutti gli anni indagati per il confronto fra le varie ria e 11-13 anni per la scuola secondaria di primo popolazioni scolastiche): nel dettaglio essi sono grado. Si è proceduto, in seguito, all’accostamen- rappresentati da Campli, Nereto e Colonnella, che to con i rispettivi anni scolastici; in particolare, mostrano, tuttavia, discrete fl uttuazioni nell’arco ai dati calcolati su base ISTAT al 1o gennaio 2006 di tempo considerato, con un fenomeno che sem- si sono abbinati quelli relativi agli alunni italiani bra ridursi negli anni più recenti – nei primi due iscritti per l’a.s. 2005/2006, e così via per ogni sin- comuni – e che, addirittura, nel caso di Colonnella, gola annualità, a scala comunale. Le informazioni mostra più di una debole inversione di tendenza. necessarie sono tratte dagli elenchi prodotti dal Sono prossimi allo zero i valori medi riscontrati per Servizio Statistico del Ministero dell’Istruzione, Silvi quali risultato di sintesi di dati positivi meno dell’Università e della Ricerca, Divisione Generale recenti e negativi nell’ultimo triennio: essi eviden- per gli Studi, la Statistica e i Sistemi Informativi, i ziano, dunque, una possibile capacità dei plessi quali forniscono, per ogni plesso scolastico, sia il scolastici di attrarre alunni al di fuori del proprio numero di iscritti italiani, sia quello degli stranie- comune di residenza. Appartengono invece alla ri. Si sono così potuti rilevare gli scostamenti tra classe delle località in grado di attrarre alunni ita- la potenziale comunità scolastica italiana, in ogni liani un ampio novero di comuni: Teramo, Giulia- unità amministrativa considerata, ed il numero ef- nova e Roseto degli Abruzzi, con valori (negativi) fettivo di iscritti di nazionalità italiana, con l’inten- tutti superiori all’8%, fermo restando che, in ter- to di mettere in luce un eventuale effetto di “fuga” mini assoluti, il dato del capoluogo provinciale è verso altri plessi scolastici e, dunque, un mancato nettamente superiore; il valore percentuale medio gradimento di contesti scolastici spiccatamente più elevato quanto a potenziale attrattivo – e dun- multiculturali da parte di alcune famiglie italiane, que, negativo in termini matematici – si riscontra per ragioni – si può supporre – di scarsa fi ducia nel comune di Controguerra (24%), il quale, nel nel sistema di istruzione locale, per pregiudizi, per corso del periodo di osservazione, raggiunge un timore che l’istituzione nel suo complesso non sia picco massimo del 49,2%; i comuni di Sant’Egidio in grado di stare al passo con i cambiamenti che alla Vibrata, Tortoreto e Corropoli esibiscono ri- una pluralità di nazionalità, all’interno della stessa spettivamente percentuali (negative) pari a 15,3%, classe, impongono. 14,9% e 12,2% ma, evidentemente, il ruolo dei pri- L’analisi dei dati fa emergere un quadro compo- mi due comuni è più importante quanto a numero sito della realtà territoriale esplorata, che presen- di alunni italiani non residenti accolti. ta sensibili differenze a seconda del tipo di scuola Nella scuola primaria muta il quadro dei comu- che si voglia di volta in volta considerare, concre- ni che, in base alle risultanze delle elaborazioni, tamente espresse dall’ampio campo di variazione parrebbero perdere una quota di utenti italiani. che i dati assumono nel calcolo del rapporto tra Ordinando i valori medi percentuali in sequenza la eventuale maggiore ampiezza della popolazione decrescente si colloca al primo posto Martinsicu- scolastica su base MIUR e quella su base ISTAT4. ro (14,1%), seguito da Colonnella (12,6%), Civi- Nella scuola dell’infanzia, in particolare, i comu- tella del Tronto (10,9%) e Tortoreto (6,5%). Per ni che parrebbero evidenziare un maggiore fl usso le considerazioni già esposte, tuttavia, il numero in uscita sono, nell’ordine, Alba Adriatica, Civitella medio di alunni che annualmente alimentano i del Tronto e Martinsicuro, con valori medi calco- fl ussi in uscita dal comune di Martinsicuro – pari lati fra tutti gli anni esaminati pari rispettivamente a 78 unità circa – è sensibilmente più elevato, al 20,7%, al 19,2% ed all’11%. Poiché si tratta di nonostante le percentuali non abbiano cospicui

110 AGEI - Geotema, 43-44-45 scostamenti fra loro. In posizione intermedia, ma suddetti comuni ma presenti nei plessi scolastici. non per questo scarsamente signifi cativa ai fi ni del Nel complesso, il quadro delle iscrizioni sco- fenomeno indagato, si trovano i seguenti comu- lastiche di residenti italiani nel campo di osser- ni: Alba Adriatica, Campli, Corropoli, Sant’Egi- vazione considerato sembra essere interessato da dio alla Vibrata e Silvi. In effetti, nonostante il un possibile pendolarismo scolastico: nella scuola valore medio percentuale sia prossimo allo zero, dell’infanzia i comuni sicuramente coinvolti sono il comune di Alba Adriatica, nell’ultimo biennio, Alba Adriatica, Civitella del Tronto e Martinsicu- ha accolto rispettivamente 20 e 69 alunni italiani ro. A livello di scuola primaria e secondaria di pri- non residenti; Campli esibisce un quadro che sem- mo grado, tuttavia, i dati dimostrano che i fl ussi in brerebbe risolversi in una situazione di equilibrio, uscita di residenti italiani appaiono piuttosto con- Sant’Egidio alla Vibrata mostra una sequenza di sistenti solo nel caso del comune di Martinsicuro, dati esclusivamente negativi, che potrebbero far mentre sono numerosi i comuni che ospitano una pensare ad una debole capacità di accoglienza popolazione scolastica italiana ben superiore ri- di alunni italiani non residenti mentre Silvi, vice- spetto a quella che si potrebbe determinare facen- versa, presenta valori di poco superiori allo zero do riferimento alle basi di dati che contabilizzano che sembrerebbero dipendere da un lieve fl usso le sole residenze. Fra questi, una presenza costan- in uscita. Per i rimanenti comuni (Controguerra, te è quella dei comuni più popolosi come Teramo, Giulianova, Nereto, Roseto degli Abruzzi e Tera- Roseto degli Abruzzi e Giulianova. Emerge altresì mo), i valori medi percentuali sono tutti negativi, il ruolo di alcuni centri di minore ampiezza demo- con un campo di oscillazione che vede ad un estre- grafi ca quali Sant’Egidio alla Vibrata e Tortoreto mo Controguerra, con 5,3% e all’altro Nereto, con per la scuola dell’infanzia, nonché Alba Adriatica 9,7%. In questa fascia si deve segnalare il comune per la scuola primaria e secondaria di I grado. La di Giulianova che, nel periodo osservato, produce contemporanea presenza di comuni con saldi at- un trend negativo ma crescente, circostanza che tivi e passivi è di per sé elemento suffi ciente per deve essere letta come una riduzione progressiva affermare che nella realtà le scuole possono avere del numero di alunni italiani iscritti ma residenti bacini d’utenza inferiori o superiori rispetto alla in territorio extra-comunale. Restano valide le os- popolazione in età scolare che vi risiede; tuttavia, servazioni in merito all’ampiezza demografi ca di sarebbe fuorviante imputare in maniera diretta Teramo, di Roseto degli Abruzzi e di Giulianova, all’insediamento di rilevanti comunità di stranieri ed ai corrispondenti valori medi assoluti (rispetti- le ragioni dei fl ussi che ne derivano. L’iscrizione vamente 169, 67 e 54 unità) che esprimono sposta- presso un determinato istituto scolastico, infatti, menti di entità importante. può dipendere da svariate motivazioni, legate al Con riferimento alla scuola secondaria di pri- tipo di offerta formativa (tempo normale o tem- mo grado, i comuni che mostrano valori medi po prolungato), ai vari indirizzi (ad esempio quel- percentuali positivi sono: Martinsicuro (21,4%), lo musicale nelle scuole secondarie di I grado), Colonnella (15,1%), Tortoreto (9,2%), Campli all’ubicazione dei plessi, alle tipologie di servizi (8,2%), Corropoli (5,4%) e Civitella del Tronto offerti (mensa, trasporto) e così via. D’altro canto, (4,9%). Pur essendosi ampliato il novero dei co- la copiosa mole di dati ISTAT, prezioso strumento muni, rispetto al quadro delineato per la scuola di indagine, non riesce a fotografare costantemen- primaria, il fenomeno appare poco consistente te una realtà come quella dei processi migratori nei territori di Colonnella, Tortoreto, Campli, della popolazione (Cristaldi, 2012) che è in con- Civitella del Tronto e Corropoli, nei quali gli tinua evoluzione, mentre la normativa italiana vi- scostamenti fra le due popolazioni scolastiche, gente impone che il minore straniero presente nel in valore assoluto, non superano le 19 unità. Vi- territorio nazionale, se in età scolare, abbia diritto ceversa, il dato assai più importante (72 unità) all’istruzione, indipendentemente dalla regolarità proviene dal comune di Martinsicuro. Le diffe- del soggiorno, al pari dei cittadini italiani. renze si riducono signifi cativamente nei comuni Il risultato di questa preliminare ricognizione di Sant’Egidio alla Vibrata e di Silvi (pari rispet- sembrerebbe, dunque, in grado di individuare al- tivamente a 0,5% e 2,8%) mentre valori negativi cune aree di studio che richiedono una ulteriore emergono ad Alba Adriatica (5,1%), Controguer- fase di indagine di tipo qualitativo, che può pro- ra (8,6%), Nereto (9,4%), Roseto degli Abruzzi cedere attraverso interviste a testimoni privilegiati (4,2%), Giulianova (10,5%), e Teramo (16,8%); quali dirigenti scolastici, corpo docente e famiglie gli ultimi tre citati comuni evidenziano anche va- immigrate e non, al fi ne di comprendere meglio lori medi assoluti rilevanti, in termini di 29, 67 e le dinamiche di integrazione in atto tra alunni ita- 280 alunni italiani non residenti nei territori dei liani e stranieri.

AGEI - Geotema, 43-44-45 111 Bibliografi a stranieri nel sistema di istruzione e formazione professionale, Mi- lano, FrancoAngeli, 2011. Besozzi E., Colombo M., Santagati M., Giovani stranieri, nuovi Santagati M., «La scuola», in Fondazione ISMU, Diciassette- cittadini. Le strategie di una generazione ponte, Milano, FrancoAn- simo Rapporto sulle migrazioni 2011, Milano, FrancoAngeli, geli, 2009. 2012, pp. 115-127. Bramanti D. (a cura di), Generare luoghi di integrazione. Modelli di buone pratiche in Italia e all’estero, Milano, FrancoAngeli, 2011. Brusa C. (a cura di), Immigrazione e multicultura nell’Italia di oggi, Note vol. II, Milano, FrancoAngeli, 1999. Cardinale B., Ferrari F., «L’Italia verso la multiculturalità: nuo- 1 Pur nella impostazione generale comune e nella condivisio- ve emergenze linguistiche e integrazione degli stranieri nel ne dei temi trattati da entrambi gli autori, occorre notare che il sistema scolastico», in Agresti G., Rosati F. (a cura di), Les primo paragrafo è da attribuire a Bernardo Cardinale, mentre droits linguistiques en Europe et ailleurs. Linguistics Rights: Euro- il secondo ed il terzo sono da attribuire a Rosy Scarlata; la bi- pe and Beyond, Roma, Aracne, 2008, pp. 77-99. bliografi a è in comune. Cardinale B., Mucciante P., «L’impatto delle immigrazioni 2 Si esibiscono i dati salienti dei comuni oggetto dell’analisi, al sulla dinamica della popolazione in Abruzzo», in Rivista 1o gennaio 2011 (ISTAT), riportando, nell’ordine, la popola- Italiana di Economia Demografi a e Statistica, 3-4 (2007), pp. zione residente totale, quella residente straniera e la corrispon- 311-320. dente incidenza della popolazione residente straniera su quel- Cardinale B., Scarlata R. (a cura di), Istruzione e territorio. Go- la totale in valore percentuale: Martinsicuro (17.078; 3.071; vernance e sviluppo locale, Roma, Società Geografi ca Italiana, 17,98), Nereto (5.141; 765; 14,88), Alba Adriatica (12.522; 2011. 1.791; 14,30), Tortoreto (10.202; 1.226; 12,02), Sant’Egidio Cardinale B., Scarlata R., «Fenomeni migratori e popolazione alla Vibrata (9.844; 1.088; 11,05), Campli (7.522; 792; 10,53), in Abruzzo», in Krasna F., Atti del Convegno “Migrazioni di ieri Civitella del Tronto (5.442; 544; 10,00), Corropoli (4.753; 473; e di oggi: in cammino verso una nuova Europa tra integrazione, 9,95), Colonnella (3.747; 367; 9,79), Controguerra (2.491; 239; sviluppo e globalizzazione”, Trieste, 6-7 aprile 2011, in corso 9,59), Silvi (15.766; 1.356; 8,60), Giulianova (23.606; 1.402; di stampa. 5,94), Roseto degli Abruzzi (25.072; 1.474; 5,88) e Teramo CARITAS/MIGRANTES, Dossier Statistico Immigrazione 2011, 21o (54.957; 2.907; 5.29). Rapporto, Roma, IDOS-Redazione Dossier Statistico Immi- 3 La suddetta selezione dei comuni, nell’ambito del più am- grazione Caritas/Migrantes, 2011. pio contesto provinciale, si riferisce ad un’area che, a partire Cesareo V., «Migrazioni 2011: uno sguardo d’insieme», in dagli anni Settanta, in linea con la progressiva affermazione Fondazione ISMU, Diciassettesimo Rapporto sulle migrazioni del modello adriatico dello sviluppo, si è contraddistinta per 2011, Milano, FrancoAngeli, 2012, pp. 7-31. l’insediamento di numerose piccole e medie imprese che CRESA, Economia e società in Abruzzo, Rapporto 2009, L’Aquila, hanno rappresentato un’opportunità lavorativa per gli immi- CRESA-Centro regionale di studi e ricerche economico so- grati. Inoltre, come già accennato, lo sviluppo del comparto ciali, 2010. turistico, che vede nel complesso la provincia teramana assor- CRESA, Economia e società in Abruzzo, Rapporto 2010, L’Aquila, bire circa il 60% dei fl ussi turistici regionali, ha creato ulterio- CRESA-Centro regionale di studi e ricerche economico so- ri possibilità occupazionali per la forza lavoro straniera nelle ciali, 2011. strutture ricettive e nelle attività commerciali, in specie quelle Cristaldi F., Immigrazione e territorio. Lo spazio con/diviso, Bolo- ambulanti. Una tale struttura produttiva consente, dunque, un gna, Pàtron, 2012. incontro tra i bisogni occupazionali delle popolazioni immi- Fondazione ISMU, Diciassettesimo Rapporto sulle migrazioni grate e l’offerta di lavoro del luogo, che non è suffi cientemen- 2011, Milano FrancoAngeli, 2012. te soddisfatta dalla manodopera italiana specie per quanto si Landini P., «Immigrazione e territorio», in CRESA, op. cit. riferisce a mansioni poco qualifi cate. (2010), pp. 303-313. Considerando, nell’insieme, tutti questi fattori, la porzione Landini P., Cardinale B., Localismi e nuovi orizzonti dell'in- di territorio provinciale che si è delineata, pare ben prestarsi dustrializzazione diffusa. Il caso abruzzese, in Landini P. (a ad essere un interessante laboratorio per la verifi ca circa l’esi- cura di), Abruzzo. Un modello di sviluppo regionale, Roma, So- stenza di una eventuale correlazione fra signifi cative incidenze cietà Geografi ca Italiana, 1999. di alunni stranieri nelle scuole e la tendenza ad abbandonare Landini P., Ferrari F., «Profi li migratori e reti territoriali nel Mezzo- i plessi scolastici situati nel proprio comune di residenza da giorno italiano», in Viganoni L. (a cura di), A Pasquale Cop- parte di quelli italiani e, in caso positivo, entro quali intervalli pola. Raccolta di scritti, Roma, Società Geografi ca Italiana, numerici. 2010, pp. 753-770. 4 Per correttamente interpretare il fenomeno, giova specifi ca- Pattaro C., Scuola & Migranti. Generazioni di migranti nella re che i dati maggiori di zero sono indicativi di una possibile scuola e processi di integrazione formale, Milano, FrancoAnge- perdita di iscrizioni rispetto alla potenziale popolazione scola- li, 2010. stica italiana mentre, a mano a mano che i valori diminuiscono Ricucci R., L’istruzione, in Ponzo I. (a cura di), Conoscere l’im- entrando in campo negativo, essi rendono conto di una capa- migrazione, Roma, Carocci Editore, 2009, pp. 72-92. cità di attrarre utenza anche al di fuori dei confi ni territoriali Santagati M., Formazione chance di integrazione. Gli adolescenti del comune.

112 AGEI - Geotema, 43-44-45 Donatella Carboni

Le nuove frontiere dell’immigrazione: la stabilizzazione attraverso l’analisi dei minori stranieri e delle politiche scolastiche. L’esempio della Sardegna

Summary: N EW FRONTIERS OF MIGRATION: STABILIZATION THROUGH THE ANALYSIS OF FOREIGN CHILDREN AND SCHOOL POLICIES. THE EXAMPLE OF SARDINIA In this paper we analyzed the foreign children with non-Italian citizenship in Sardinian primary schools and school policies for their integration and their learning. In Sardinia the presence of foreign families is a consolidated fact, evidenced by the growing number of residence authorization for family reasons, by the increase in the number of foreign children and by the presence of the second generation.

Keywords: Immigration, Second Generation, School, Sardinia.

1. Introduzione genitori, ciò non toglie che spesso presentino le stesse criticità dei coetanei stranieri nell’inseri- In Italia i minori fi gli di immigrati sono quasi mento e nell’integrazione scolastica, più in gene- 1milione, ai quali si aggiungono 5.806 minori non rale nel processo di crescita individuale (Caritas/ accompagnati, senza contare i comunitari, essi Migrantes, 2010). Inoltre, non sono compresi i aumentano di oltre 100mila unità, conteggiando bambini adottati, i rom e i sinti di cittadinanza ita- i nati sul posto e i fi gli ricongiunti. Le persone di liana e infi ne gli apolidi. seconda generazione hanno superato le 600mila La legislazione italiana, ispirata dalla conven- unità e rappresentano oltre un decimo della popo- zione Onu sui diritti dell’Infanzia, consente la lazione straniera. Gli iscritti a scuola nell’anno sco- frequenza scolastica a tutti i bambini anche se non lastico 2010-2011 sono 709.826 e sono aumentati regolari (art. 45 DPR 394/99). Per questo motivo del 5,4% (l’incidenza del 7,9% sulla popolazione possiamo affermare che le statistiche del MIUR, of- studentesca e ancora più alta nelle scuole materne frono un quadro maggiormente esaustivo, facendo e nelle elementari). Il 4,2% di essi è nato in Ita- emergere l’aspetto irregolare dell’immigrazione lia (circa 300 mila). Come intuibile sono esposti a che diffi cilmente affi ora da altre fonti statistiche maggiori rischi i minori soli, arrivati senza la pro- quali quelle ISTAT. pria famiglia; i minori non accompagnati, titolari I dati MIUR-Fondazione ISMU indicano che di permesso di soggiorno, a giungo 2011 sono ri- nell’anno scolastico 2010/2011 gli alunni stranieri sultati essere 5.806 (1.152 in più rispetto all’anno iscritti nelle scuole italiane di ogni ordine, grado e precedente), in prevalenza essi hanno 16-17 anni tipo di gestione erano 711.046, vale a dire il 7,9% (Caritas/Migrantes, 2011). sul totale della popolazione scolastica, di cui 300 La categoria minori stranieri racchiude in sé un mila con cittadinanza non italiana nati in Italia vasto insieme di situazioni: i minori giunti in Italia (Fondazione ISMU, 2011). a seguito dei ricongiungimenti familiari, i bambini Questa percentuale conferma l’ingresso dell’Ita- nati in Italia da genitori stranieri (le cosiddette se- lia in una nuova fase migratoria, improntata alla conde generazioni), i minori non accompagnati, presenza di nuclei familiari che si stabiliscono in i minori rifugiati o richiedenti asilo, i minori pro- loco piuttosto che la presenza temporanea di un fughi di guerra, i minori immigrati insieme alla unico membro della famiglia. Il dato è signifi cativo famiglia. Spesso ci si trova dinnanzi a situazioni ma lo è ancor di più se si tiene in considerazione intricate in cui ad esempio un minore non accom- l’incremento avvenuto negli ultimi anni. pagnato è anche un richiedente asilo, per cui non I dati relativi agli alunni con cittadinanza non possiamo concepire queste categorie come rigide italiana nell’A.S. 2010/2011 registrano una netta e statiche (Bertozzi, 2005). In questo elenco non preminenza di alunni con cittadinanza non italiana sono inseriti i fi gli delle coppie miste in quanto nella scuola primaria su tutti gli altri livelli scolastici acquistano la cittadinanza italiana da uno dei due 254.644 minori sul totale degli alunni, questo testi-

AGEI - Geotema, 43-44-45 113 monia un tipo di migrazione recente ma tuttavia in La Sardegna al 31.12.2010 registrava nelle ana- fase di consolidamento, evidente dall’incremento grafi comunali la nascita di 460 cittadini stranieri delle iscrizioni negli ordini di scuola secondari su 37.853 residenti stranieri, di cui 3.564 sono se- (158.261 nella secondaria di I grado e 153.513 nella conde generazioni. Di questi cittadini stranieri ben secondaria di II grado) (Fondazione ISMU, 2011). 4.244 sono iscritti all’A.S. 2010/2011, di essi 1.652 I valori della scuola primaria rispetto a dieci anni in Provincia di Cagliari, 472 in Provincia di Nuoro, fa appaiono più che triplicati così come quelli della 273 in Provincia di Oristano, 1.847 in Provincia di secondaria di primo grado e più che quintuplicati Sassari (Caritas/Migrantes, 2011). nella secondaria di secondo grado. Grazie alle presenze registrate nelle anagrafi comunali possiamo rifl ettere sulla distribuzione dei minori stranieri su tutto il territorio sardo. La 2. I minori stranieri in Sardegna ripartizione dei minori segue quella del fenome- no generale, ovvero prevalenza nei capoluoghi La Sardegna è una regione con bassissima in- di provincia dell’Isola e del loro hinterland, grossi cidenza di minori sul totale straniero (15,8% al centri, paesi costieri, anche se, non mancano casi 2011 con 5.987 unità), seconda solo alla Campania particolari. (Fondazione ISMU, 2011), però, aldilà della media nazionale, questo dato non è poi così negativo, 2.1. La scuola Primaria e i minori nell’Isola alla luce di due fatti importanti. Il primo riguarda l’andamento della demografi a sarda, per cui la La scuola primaria è l’ordine in cui la presenza percentuale di minorenni sardi sul totale della degli alunni stranieri è numericamente maggiore popolazione si aggira intorno al 15%, un tasso più sia in Sardegna (1.499 minori) che in tutta Italia basso rispetto alla concentrazione di minori tra la (254.644 minori) (Fondazione ISMU, 2011). Inol- popolazione straniera, tale dato ha registrato una tre il fenomeno dei bambini stranieri nella scuola leggerissima fl essione rispetto al 2010. Il secondo primaria coinvolge un gran numero di scuole e di fatto ha a che vedere con la dinamica in atto, ov- comuni, il che ci permette di avere informazioni vero a partire dal 1997, anno in cui vi erano 1.615 su gran parte del territorio sardo e sulla situazione minori, si è assistito ad un progressivo aumento sul demografi ca e scolastica della Regione. totale della popolazione straniera (www.istat.it). No- Per una maggiore omogeneità dei dati e per nostante le regioni del nord registrino incrementi poter confrontare il numero degli studenti e la loro maggiori, ciò non toglie che anche la Sardegna distribuzione nell’Isola in maniera più esatta possi- partecipa a questo fenomeno. bile, sono stati usati i dati relativi ai minori presenti L’Isola al 1o gennaio 2011 è al 14o posto, in per- nella scuola primaria relativi all’A.S. 2009/2010 centuale, per numero di permessi familiari rilasciati forniti dal MIUR i quali sono stati confrontati con sul totale dei permessi: con un 36,10% quasi in quelli forniti per lo stesso A.S. dagli Uffi ci Scolastici linea con la media nazionale (36,43%), ma è avan- Provinciali. I comuni dell’Isola a tale data erano ti rispetto ad altre regioni della Penisola, quasi a 377, quelli dotati di scuole 333: ben 44 comuni ribaltare l’idea che la Sardegna sia esclusivamente sardi erano privi di scuole primarie in quanto il un luogo di passaggio per gli immigrati, bensì di numero degli studenti era talmente esiguo da non destinazione fi nale (www.istat.it/it/archivio/57884, permettere la sopravvivenza delle strutture (MIUR, tavole, tab. 11). www.istruzione.it, 2011a). Una presenza maggiore Nelle regioni del Nord Italia il numero degli di stranieri probabilmente frenerebbe la crisi de- iscritti nelle scuole dell’infanzia è superiore ri- mografi ca che vive l’Isola, come d’altronde accade spetto alla scuola secondaria di secondo grado nelle regioni del Centro-Nord Italia. Purtroppo le nonostante la non obbligatorietà della frequenza: condizioni economiche della Sardegna, piuttosto la spiegazione va ricercata nel crescente numero precarie, ad oggi, non favoriscono l’insediamento di nati stranieri. di numerose famiglie immigrate. A tale proposito In Sardegna, invece, accade l’esatto contrario, nell’A.S. 2009/2010 la popolazione straniera nella in questa Regione si verifi ca il caso in cui vive un scuola primaria a livello regionale è aumentata di maggior numero di ragazzi stranieri frequentanti soli 22 bambini rispetto all’A.S. 2008/2009, segnan- le scuole secondarie di secondo grado rispetto al do una brusca frenata rispetto alla crescita avvenuta numero di bambini stranieri frequentanti la scuola negli anni precedenti (MIUR, www.istruzione.it, dell’infanzia (Fondazione ISMU, 2011). La moti- 2011a), probabilmente proprio in seguito alla crisi vazione riguarda il fatto che i ragazzi stranieri fre- economica. quentanti le scuole sarde sono perlopiù ricongiunti. Ma anche se il contributo è stato piccolo, i bam-

114 AGEI - Geotema, 43-44-45 bini stranieri nella scuola primaria erano presenti con 115 minori stranieri, con un incidenza sulla in ben 175 comuni su 333, valore non altissimo, ma popolazione scolastica rispettivamente del 6,76%, che, tuttavia, testimonia una discreta distribuzione 2,67% e 2,05% (MIUR, www.istruzione.it, 2011a). di famiglie straniere su gran parte del territorio Olbia è tra le principali realtà economiche sarde, isolano. basa la sua fortuna soprattutto sul turismo, attira La fi gura 1 rende ben evidente la diffusione della fl ussi migratori da tutta l’Isola e dalla Penisola, cit- presenza dei minori nell’Isola, complessivamente tadini comunitari e non. Cagliari e Sassari orientano ben 1.348, con una presenza focalizzata soprat- la propria offerta lavorativa nel terziario, soprattutto tutto nei maggiori capoluoghi di provincia e nel nel settore domestico, di cura alla persona e nel loro hinterland e lungo i centri turistici costieri più commercio, meno in quello turistico. Oristano importanti. Le città che superavano le 100 unità di ha visto crescere in modo esponenziale il numero bambini stranieri nelle scuole primarie erano in degli alunni stranieri: i 9 bambini nell’annualità ordine Olbia con 179, Cagliari con 176 e Sassari 2007/2008, sono diventati 26 dopo soli tre anni.

Fig. 1. La distribuzione dei minori stranieri frequentanti la scuola primaria nei comuni della Sardegna nell’A.S. 2009/2010. Fonte: elaborazione su dati MIUR. La carta fa emergere una forte presenza di bambini stranieri che frequentano la scuola primaria in relazione ai grandi centri come Sassari, Cagliari, Oristano, nei comuni a vocazione turistica come Alghero, Arzachena, Loiri, ma soprattutto nei centri ad essi più prossimi. Dall’analisi fra il rapporto tra bambini stranieri e bambini italiani inoltre è apparso che sono molto spesso i centri più piccoli a registrare una percentuale più alta di bambini stranieri rispetto a quelli più grandi probabilmente in quanto ubicati in prossimità delle principali reti stradali dell’Isola.

AGEI - Geotema, 43-44-45 115 Per quanto riguarda l’interno dell’Isola possiamo ti di seconda generazione in Sardegna, ma conside- notare una certa diffusione del fenomeno lungo la rando le comunità in cui sono presenti il maggior rete viaria più importante della Sardegna, la SS 131, numero di nuclei familiari, la fase di radicamento probabilmente in quanto la residenza nei comuni storico, e il maggior numero di nati in Sardegna, adiacenti a tale direttrice permetteva e permette il si ritiene che possano appartenere principalmente raggiungimento più celere con le principali città alle prime tre comunità ovvero Romania, Marocco dell’Isola, offrendo una qualità di vita migliore. e Cina (MIUR, www.istruzione.it, 2011a). Nei piccoli centri d’altronde, soprattutto se ben collegati, è più semplice ricostruire il nucleo 2.2. Il caso campione di San Nicolò di Arcidano (Oristano) familiare sia per quel che riguarda il problema casa, ma anche perché è più semplice il processo La scelta di San Nicolò D’Arcidano è motivata di integrazione e l’accesso ai servizi locali di cui dalla forte incidenza di alunni stranieri, soprattutto necessita una famiglia. La cittadina di Nuoro, con di etnia rom, che secondo i dati forniti dal MIUR, 24 alunni di cittadinanza non italiana, era l’unico dell’Uffi cio Scolastico della Provincia di Oristano centro interno con un numero di bambini stranieri e dall’analisi sul campo ammontavano nell’A. S. al di sopra delle 20 unità, esso rappresenta una 2009/2010 a 33 unità. I ragazzi stranieri erano eccezione nel panorama circostante. Nel Sulcis per lo più rom di cittadinanza serba e macedone, Iglesiente, Provincia che vanta una popolazione l’ordine maggiormente frequentato dagli alunni straniera piuttosto giovane, Carbonia e Iglesias stranieri era la scuola primaria (16 alunni), seguita registravano entrambe 12 alunni, molti dei quali dalla secondaria (10 alunni) e infi ne dalla scuola provenienti dai campi rom. dell’infanzia (7 alunni). Nel paese non vi sono Per avere un quadro esaustivo della distribuzio- scuole secondarie di secondo grado. La frequenza ne dei minori nelle scuole primarie sarde, però, degli alunni rom nella scuola dell’infanzia è una occorre considerare che ci sono decine di scuole “conquista” recente avvenuta attraverso la sensi- disseminate su tutto il territorio sardo che ospitano bilizzazione della famiglie da parte della scuola. da uno a quattro bambini. Nella scuola primaria i 16 bambini stranieri erano Tra tutti i comuni investigati si è rilevato parti- in maggioranza di sesso maschile, qualcuno era colarmente interessante San Nicolò D’Arcidano, iscritto in una classe non corrispondente alla sua un comune in provincia di Oristano che contava età anagrafi ca, infatti gli alunni avevano un’età com- nell’A.S. 2009/2010 nella scuola primaria 16 alunni presa tra i 6 anni e i 12 anni. Il luogo di nascita era stranieri, pari a quasi l’11% della popolazione sco- una località sarda. L’integrazione di una comunità lastica, per lo più di etnia rom. Il caso della scuola straniera può ricevere un impulso importante dalle primaria di San Nicolò D’Arcidano e le politiche iniziative scolastiche e dalla capacità della scuola e d’integrazione scolastiche adottate nei confronti di altri attori sociali di coinvolgere nei suoi progetti degli alunni rom è stato individuato come caso e attività immigrati e autoctoni. In questa direzione campione da studiare e approfondire. si sono mossi la scuola e il comune di San Nicolò Nell’A.S. 2009/2010 nella scuola primaria sarda D’Arcidano. Il comune, innanzitutto, attraverso le seconde generazioni rappresentavano una realtà fi nanziamenti ottenuti tramite la Legge Regionale infl uente solo in pochi comuni tra cui spiccava n. 9 del 1988, ha dotato le famiglie di un campo la provincia di Cagliari e il suo capoluogo, come sosta e di transito sito in località “Riu sa Murta”. In se il fenomeno immigratorio fosse nel Sud della seguito all’incendio avvenuto il 10 luglio del 2011 Sardegna ad un livello più maturo rispetto al Nord durante il quale solo una famiglia era presente nel dell’Isola. Nella provincia di Cagliari il 31% degli campo, sono state distrutte quasi tutte le barac- alunni stranieri della scuola primaria era nato in che; il fuoco ha causato ingenti danni che hanno Italia, e nella città saliva al 35%, contro una media portato alla perdita di veicoli, materiale da lavoro, sarda del 27%. Nella città di Sassari l’incidenza era biancheria, elettrodomestici, libri, e quaderni dei pari al 28% mentre ad Olbia era del 25%. bambini, loro grande cruccio. Per tutta l’estate i A parte queste principali città, le seconde gene- rom sono stati sistemati nelle tende della Protezione razioni registravano numeri importanti in qualche Civile, nel campo sportivo, dove stati aiutati oltre altro grosso centro, come Quartu Sant’Elena, Ar- che dall’amministrazione comunale dalla Caritas zachena e Tempio, e nei centri abitati in cui sono e dalla Co.A.G.I. (la cooperativa sociale che ha in presenti campi rom, come Carbonia, Porto Torres gestione il centro di aggregazione del campo-sosta) e San Nicolò d’Arcidano. ma, soprattutto, dalla popolazione: “Nonostante I dati MIUR A.S. 2009/2010 non ci permettano fosse un brutto periodo abbiamo scoperto che gli di risalire direttamente alla nazionalità degli studen- arcidanesi sono stati molto solidali e disponibili. C’è

116 AGEI - Geotema, 43-44-45 gente che ci invita casa e ci fa lavare dentro casa. soggiorno rilasciati per motivi di ricongiungimento Addirittura ci invitava a dormire. Da queste cose si familiare. Questo comporta un aumento nel nume- riesce a capire di essere ben accetti nel proprio pa- ro dei minori stranieri sia arrivati in Italia sia nati ese”. Nell’ottobre 2011 è stato inaugurato un nuovo nel nostro Paese. Il tutto si traduce nella crescita campo sosta con 14 casette in legno dotate dei di domanda di istruzione per questi giovani che principali servizi. La comunità conta 95 persone, iniziano grazie alla scuola un importante processo regolarmente iscritte all’anagrafe comunale, delle di interazione culturale con la realtà italiana. quali una quarantina minorenni che frequentano Aldilà delle cifre le politiche scolastiche prese in le scuole materna, elementare e media. La comu- esame evidenziano sia la maturità del fenomeno del- nità è divisa in 14 nuclei familiari quasi tutti con la presenza degli alunni stranieri, sia il possesso di anziani o minori a carico. I lavori di sistemazione una certa esperienza nella gestione dei loro processi del campo proseguono a tutt’oggi. Le famiglie rom formativi. Ma i progetti dei singoli poli scolastici in generale dimostrano interesse nei confronti non bastano, è urgente revisionare i programmi delle iniziative scolastiche a cui partecipano i fi gli. di insegnamento sia in senso “cosmopolita” che in Silvana Mattuzzi, tra le maestre che costituiscono senso “locale”. la Commissione Rom della scuola elementare, afferma che quando la comunità giunse nel paese, circa 20 anni fa, la scuola dovette lottare affi nché Bibliografi a i bambini frequentassero, poiché i rom non gli riconoscevano alcuna funzione educativa e civile. Bertozzi R., Le politiche sociali per i minori stranieri non accompagnati, Soltanto attraverso il ricatto e la minaccia di sgom- pratiche e modelli locali in Italia, Milano, FrancoAngeli, 2005. Caritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione, 21o Rapporto, berare il campo la scuola ottenne che i bambini Roma, Edizioni Idos, 2011. frequentassero. Oggi la situazione appare molto Caritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione-“Dossier 1991- cambiata, gli studenti rom di adesso sono i fi gli degli 2010: per una cultura dell’altro”, 20o Rapporto, Roma, Edizioni studenti di vent’anni fa. Le maestre non ricorrono Idos, 2010. Fondazione ISMU, «Alunni con cittadinanza non italiana. più ai ricatti e non devono recarsi nel campo rom Verso l’adolescenza, Rapporto Nazionale A.S. 2010/2011», per convincere le famiglie: quest’ultime iscrivono Quaderni ISMU, 4, (2011). di propria iniziativa i fi gli, magari facendosi aiutare MIUR, www.istruzione.it, Servizio statistico, Gli alunni stranieri nelle procedure burocratiche. I bambini giungono nel sistema scolastico italiano, A.S. 2010/2011, 2011. nella scuola primaria conoscendo ben poco della MIUR, www.istruzione.it, Servizio statistico, 2011a. Uffi cio Scolastico della Provincia di Oristano, Uffi cio VIII, Ambito lingua italiana, per questo motivo gli insegnanti territoriale di Oristano. sono riusciti a convincere le famiglie a far fre- www.istat.it. quentare ai fi gli almeno l’ultimo anno della scuola d’infanzia, in modo che apprendano le basi della lingua italiana. La frequenza degli alunni rispetto Note al passato è praticamente costante, i bambini sono sempre più motivati e svolgono i compiti a casa. La 1 Per quanto riguarda gli interventi delle singole scuole dobbia- famiglia è sempre più di supporto nel percorso sco- mo sottolineare che il D.P.R. 275/99 sull’autonomia scolastica, lastico dei propri fi gli. La scuola ha dato e ottenuto ha introdotto il P.O.F., Piano dell’Offerta Formativa, una sorta rispetto: i miglioramenti e i successi avvenuti negli di “carta d’identità” della scuola che contiene le linee guida sulle quali viene impostata l’azione educativa. In esso si esplicitano, anni spingono a proseguire in questa direzione e a non solo gli obiettivi educativo-didattici che la scuola intende pretendere dagli alunni e dalle famiglie sempre di realizzare, ma anche le soluzioni e le impostazioni metodologi- più. San Nicolò d’Arcidano, si è dimostrato grazie che ed organizzative con le quali conseguirli. È nel P.O.F. che le alle politiche scolastiche luogo, nonostante nume- scuole manifestano i propri intenti pedagogici nella direzione rose criticità, positivo di convivenze e integrazione. interculturale. 2 I dati ottenuti dagli Uffi ci Scolastici mostrano qualche volta delle incongruenze rispetto ai dati del Miur, essi però sono maggiormente attendibili rispetto quelli che ci sono forniti 3. Considerazioni conclusive dal Ministero. Tuttavia, non sono aggiornati alle ultimissime annualità e fanno riferimento alla vecchia identifi cazione e raggruppamento delle scuole per Distretti, oggi sostituiti da Il consolidamento dei nuclei familiari stranieri è Istituti Comprensivi e Circoli Didattici (San Nicolò d’Arcidano un dato di fatto anche nell’Isola ed è testimoniato per il MIUR nell’annualità 2009/2010 ha15 alunni stranieri ma innanzi tutto dal numero crescente di permessi di per il Circolo Didattico ne ha 16).

AGEI - Geotema, 43-44-45 117 Monica Mosca

Immigrazione lingua ed educazione La lingua unisce o separa drammaticamente gli individui […]. Una lingua straniera può, tuttavia, diventare anche il migliore strumento per esprimere lo “star sospeso” del migrante fra due mondi, due visioni, due culture. Stefania Giannini (2001, p. 19).

Summary: IMMIGRATION LANGUAGE AND EDUCATION Migration is a change in the socio-geographic frame. Integration in the receiving community and preservation of the cultural identity are forces that go in opposite directions, and language plays a central role. The duty of the receiving country is to facilitate integration of the migrant by appropriate linguistic programs, without annihilating the original identity. This article discusses this matter and presents the values of a multilingual society in the process of education.

Keywords: Multilingualism, Immigrated Languages, Education and Migration.

1. Introduzione narrativo mise in luce il rapporto tra lingua e po- tere: «in Senegal noi bambini quando giocavamo Di fronte agli aspetti comuni e molteplici in usavamo la lingua wolof, o un wolof modifi cato in cui si manifestano i fl ussi migratori, mi sento di base all’etnia di chi si univa al gioco, ma a scuola poter asserire, senza voler togliere nulla a opinioni e nella sfera pubblica la nostra lingua madre era scientifi che altrettanto legittime e importanti, che proibita e se sventuratamente pronunciavamo la lingua sia la colonna portante dell’integrazione una parola non francese eravamo puniti con un e della crescita multiculturale, soprattutto quando “symbole”, cioè un cartello da infi lare al collo e da si entra a contatto con un diverso e a volte lontano tenere per tutto il giorno…». Questo “symbole” habitat socio-geografi co per motivi d’inserimento indicava l’onta di aver utilizzato un idioma diverso lavorativo. dal francese, a tutta penalizzazione della diversità Il presente articolo tratta, in termini generali, le linguistica. Breton (2011, p. 42) in disaccordo con relazioni che si stabiliscono in uno spazio linguistico l’atteggiamento francese centralizzatore di matrice tra lingue e migranti. Esse fi ltrano attraverso fasi di giacobina rafforza, quanto introdotto sopra, ricor- contatto, dinamiche sociolinguistiche e non ultime dando che nelle colonie francesi in Africa, già in politiche linguistiche che, dal livello globale delle una fase di acquisita indipendenza, vi erano «car- organizzazioni sovranazionali a quello locale dei telloni che proibivano l’uso di parole non francesi singoli stati, ancor faticano a trovare le necessarie nelle scuole, nei cortili, nelle periferie». convergenze e sinergie al fi ne di promuovere un’or- Tali situazioni sono fi glie di un’ideologia che mai necessario pluralismo culturale e linguistico. collega in modo indissolubile i concetti di nazione Oltre a discutere questi argomenti teorici, così popolo e lingua. Questa scelta di politica linguisti- necessari allorché si affrontino problemi d’integra- ca2 si è mostrata adeguata a sostenere e giustifi care zione sociale, si esamineranno alcuni primi passi in- gli stati nazionali, al di là o in sostituzione della trapresi con il mondo della scuola legati all’italiano sacralità della monarchia, e non ha ormai nessun come lingua seconda. Le iniziative che presenterò fondamento che non sia, appunto, di tipo ideo- si riferiscono al territorio vercellese. logico. Il volume curato da Giannini e Scaglione (2011) tratta distesamente e da diverse prospet- tive il delicato rapporto che sussiste tra diversità 2. Diversità linguistica e diritti linguistica e riconoscimento dei diritti. Diversi saggi evidenziano l’infondatezza dell’obbligo al 2.1. Verso Barcellona monolinguismo mostrando che nessuna lingua è Pap Khouma, scrittore straniero italofono, in intrinsecamente superiore a un’altra e che, in ogni una conferenza1 organizzata presso l’Università caso, l’omogeneità linguistica di un territorio non del Piemonte Orientale, attraverso un espediente trova riscontro nella realtà.

118 AGEI - Geotema, 43-44-45 Sul piano pratico e politico il permanere di raggiunta una soglia minima quantitativa per il aspirazioni identitarie in molte aree del mondo radicamento di una quarta polarità come elemento e l’aumentata mobilità, in un clima di globalizza- strutturale entro lo spazio linguistico nazionale» zione, impongono una rifl essione sul rapporto tra (Vedovelli, ibid.). diritto individuale e plurilinguismo. Tra le lingue immigrate (così defi nite per il loro Il documento fondamentale di questo ripen- radicamento locale in opposizione alle instabili lin- samento è la Dichiarazione Universale dei diritti gue migranti) i primi cinque posti sono occupati da linguistici firmata a Barcellona3 nel 1996. La romeno, albanese, varietà d’arabo, cinese e ucraino. dichiarazione promuove una politica di tutela Secondo i dati Istat 20114 queste cinque comunità della diversità linguistica fi nalizzata a favorire le superano il 50% del totale degli stranieri e dal specifi cità culturali, senza penalizzarne la parte- punto di vista territoriale le collettività distribuite cipazione al modello di crescita globale sia nella uniformemente in Italia sono, coerentemente con comunicazione sia nello sviluppo economico eco- la consistenza dei gruppi di parlanti, quelle rume- logicamente equilibrato. L’articolo 1 riconosce, a ne, albanesi e marocchine. Le lingue immigrate, fi anco delle comunità linguistiche vere e proprie, quindi, hanno raggiunto una massa critica tale da l’esistenza di gruppi linguistici ai quali assegna gli avere un impatto sulla realtà sociale e culturale stessi diritti. Sono comunità linguistiche «any hu- italiana, ma allo stesso tempo da porre una serie man society established historically in a particular di problemi linguistico-educativi. territorial space, whether this space be recognised Ma, spesso, le diffi coltà poste dalla differenza or not, which identifi es itself as a people and has linguistica sono minimizzate e sul piano politico developed a common language as a natural means anche fraintese. Giannini (2011, p. 18) afferma che of communication and cultural cohesion among its «manca una sensibilità culturale diffusa rispetto al members». La tipologia dei gruppi include altri tipi tema della diversità linguistica come patrimonio di aggregazioni linguistico-culturali situate in terri- della nuova società italiana ed europea e del diritto tori separati dalla comunità principale. Il comma che ogni persona ha di mantenere la propria iden- 4 riconosce lo stesso statuto ai nomadi e il comma tità culturale, indipendentemente dal territorio in 5 include «any group of persons sharing the same cui risiede, vive e lavora». language which is established in the territorial space È duopo aggiungere che le risposte istituzionali of another language community but which does not sono affl itte da varie inadeguatezze. Le iniziative possess historical antecedents equivalent to those of legislative peccano, talvolta, di eccessiva generaliz- that community. Examples of such groups are im- zazione. Ad esempio, il cosiddetto Testo unico, DL migrants, refugees, deported persons and members 286/1998, in materia di apprendimento linguistico, of diasporas». Quest’ultimo comma è di particolare dispone l’istituzione di appositi corsi e iniziative interesse perché si afferma che i migranti sono un per l’apprendimento dell’italiano senza però rico- gruppo linguistico insediato nello spazio geografi co noscere le differenze tra il minore straniero giunto di un’altra comunità linguistica, sebbene il tema da poco e quello nato in Italia. Questa incertezza degli antecedenti storici possa essere motivo di normativa ha portato a qualche deriva, come il dibattito. La storicità, quindi, è un punto cruciale discutibile progetto “Cota” e le classi-ponte, ma ha perché, mentre la Dichiarazione di Barcellona dato luogo anche all’attuazione di piani didattici e riconosce uguali diritti, sul piano sociolinguistico sperimentazioni molto diverse nella scuola. resta aperta la questione se le lingue dei migranti La ricognizione scientifi ca sistematica è il primo costituiscano minoranze linguistiche o prefi gurino passo verso l’adozione di misure equilibrate e adatte situazioni instabili. al problema nella sua complessità e, al di là delle dichiarazioni di principio, il processo integrativo passa necessariamente attraverso azioni mirate di 2.2. Lo spazio linguistico italiano formazione. In Italia qual è la situazione linguistica? Oggi il panorama italiano si presenta molto più ricco di quello dell’ultimo dopoguerra, a causa della mo- 3. Scuola e immigrazione, profi lo statistico e bilità esterna. Questo «forte neoplurilinguismo», glottodidattica secondo Vedovelli (2010, pp. 23-24), ristruttura lo spazio linguistico demauriano da tripolare (per L’Italia, insieme a Portogallo Spagna e Grecia, è la presenza di dialetti, italiano e minoranze lin- classifi cata tra le nazioni di cluster C, ovvero quei guistiche) a quadripolare; i quasi cinque milioni paesi destinatari dei recenti imponenti fl ussi migra- di nuovi alloglotti indicano «che è stata ormai tori e per questo ultimi a dover cercare soluzioni

AGEI - Geotema, 43-44-45 119 politiche equilibrate all’emergenza immigrazione è legata alle scelte compiute nei programmi mini- (cfr. Giannini, 2011, p. 14). steriali è anche vero che i docenti sono piuttosto Secondo i dati Miur-Ismu5 2011, gli alunni con liberi nello scegliere quali metodi glottodidattici cittadinanza non italiana dal 1996/97 al 2010/11 preferire. Il termine insegnare (lat. insignare) signi- sono aumentati da 59. 386 unità, pari allo 0,8%, a fi ca imprimere, incidere, cioè riversare nel discente 711.046, pari al 7,9% del totale della popolazione la conoscenza del docente. Questa interpretazione scolastica. Negli ultimi 3 anni, a causa della reces- caratterizza il metodo classico dell’apprendimento sione economica, si è registrata una diminuzione linguistico tradizionale, centrato sulla grammatica. della tendenza. Anche nell’a.s. 2010/11 la fre- Non si vuole dire che tale metodo è per natura quenza maggiore si registra nella scuola primaria negativo, anzi ben si presta ai saperi strutturati e con 254.644 alunni, cioè il 9%, ma l’aumento più rigidi, ma forse rimane un’arida trasmissione di rilevante si è avuto nelle scuole di secondo grado regole che non fornisce altre nozioni. Bisogna in- che registrano nell’anno di riferimento il 21,6% terrogarsi, quindi, se in una classe multiculturale di allievi stranieri. Inoltre è in aumento il numero il suo uso abbia ancora un’utilità, sia pure parziale. di stranieri nati in Italia; le percentuali più alte si Un importante documento di politica linguistica rilevano nelle scuole primarie (78%) e degradano redatto nel 1996/97 dalla Comunità Europea è il fi no al 9% nelle scuole di secondo grado. Il quadro Quadro Comune o Framework, che, riconoscendo statistico mostra che, dopo un picco tale da creare e promuovendo il plurilinguismo, fornisce un molte situazioni di diffi coltà d’inserimento, si sta modello di riferimento per la didattica linguistica, giungendo a una fase di stabilizzazione. oltre a stabilire dei livelli di competenza (cfr. Ve- Per quel che riguarda la competenza della lingua dovelli, 2008). italiana, l’incremento di stranieri nati in Italia non Ormai la glottodidattica dell’italiano come lin- implica che i problemi d’inserimento e apprendi- gua seconda è una scienza matura, sia nei metodi mento siano superati. Si registra un elevato tasso sia nei suoi risultati e l’aggiornamento dei docenti di ritardo e abbandono proprio per questa fascia riveste un ruolo chiave. Sul piano pratico, seppur in di popolazione studentesca. Entro la 3o media la ritardo, la scuola attraversa una fase di rinnovamen- probabilità di ritardare uno o due anni è più che to nelle metodologie anche se ancor si è lontani da triplicata rispetto ai coetanei italiani. La cosiddetta una situazione ideale. Si sta prestando interesse alla generazione “1,5” (studenti nati all’estero ma giunti contrapposizione tra metodi deduttivi e induttivi, in Italia in età scolare) è ancora più a rischio, poi- si considerano i diversi stili cognitivi degli alunni, ché la probabilità d’insuccesso è di circa 20 volte ci si avvale di diverse tecniche e materiali in modo superiore ai compagni italiani. Giannini (2011, p. da attivare memorie diverse da quella linguistica 16) riferisce che i tassi di promozione degli allievi e, infi ne, si pone maggior attenzione all’aspetto stranieri sono inferiori a quelli dei coetanei italiani dialogico (cfr. tra tanti Balboni, 2008a,b; Diadori di percentuali tra il –3,6% e il –14,4%, a seconda 2010). L’esigenza di reagire ai cambiamenti della del grado della scuola. Per gli studenti stranieri, società ha messo la glottodidattica nella condizione indifferentemente dalla generazione, «la depriva- di dover rinnovare spesso i propri metodi, dando zione linguistica rappresenta oggi uno svantaggio l’impressione di adeguarsi più a delle mode che incolmabile nella carriera scolastica e diventerà a delle tendenze scientifi che, ma in realtà la sua domani una base fragile e malferma per l’integra- aderenza ai mutamenti sociolinguistici fa si che non zione sociale d’individui adulti». Quindi, tra altre si tratti di seguir mode, ma di adeguarsi di volta in importanti ragioni, il motivo di tali ritardi, per non volta a mutate esigenze. In particolare l’oscillare da parlare degli abbandoni, è da ricercarsi nelle dif- un estremo all’altro delle tendenze teoriche è stata fi coltà linguistiche degli studenti, ma anche nella chiamata “sindrome del pendolo” (cfr. Balboni, pratica didattica che si dimostra spesso inadeguata 2008b, p. 12). sia nell’insegnamento dell’italiano sia nella gestio- Le ricerche di linguistica, invece, spaziano ne di classi multiculturali. dagli studi degli aspetti strutturali a quelli socio- Sarebbe quanto mai auspicabile che gli studenti linguistici del processo di acquisizione. Le analisi stranieri di oggi potessero in futuro affacciarsi al delle produzioni linguistiche di chi apprende una mondo del lavoro forti del bagaglio di conoscenze seconda lingua hanno permesso di individuare le acquisite nella scuola, cosicché la scuola possa agire fasi di un’interlingua e i principi che governano da ascensore sociale per sbocchi professionali di l’organizzazione e la riorganizzazione sintattica e maggior prestigio. morfologica. Sono obiettivo di grande interesse È fuori discussione che non si possa scaricare anche i fenomeni d’interferenza, soprattutto quelli tutta la responsabilità sulla scuola. Ma se la scuola fonologici e lessicali. In questa linea s’inseriscono le

120 AGEI - Geotema, 43-44-45 importanti ricerche svolte in Italia sull’italiano L2, presentazione di strumenti didattici e metodi spe- sia in contesto guidato che spontaneo, all’interno rimentali. I relatori invitati erano Serena Ambroso, del “Progetto Pavia” coordinato da Anna Giacalone Paolo Balboni, Monica Barni, Umberto Capra, Lidia Ramat (cfr. Giacalone Ramat, 1988; 2003). Degne Costamagna, Maria Teresa Guasti, Roberta Grassi, di nota sono le ricerche geo-linguistiche sviluppate Carla Marello con Simone Bettega. Numerosi sono dall’“Osservatorio linguistico permanente dell’ita- stati gli interventi dei docenti di Istituti scolastici liano diffuso tra stranieri e delle lingue immigrate che hanno messo in risalto esperienze e iniziative, in Italia”, presso l’Università per Stranieri di Siena sia a livello di singolo istituto sia a livello di coordi- e coordinate da Massimo Vedovelli. nazione dell’uffi cio scolastico regionale. Tra i tanti Tanto è già stato compiuto, ma sarebbe utile segnalo i nomi di coloro con cui ho lavorato a più che si creasse un circolo virtuoso tra la ricerca che stretto contatto, alcuni dei quali sono responsabili e sostiene e verifi ca la pratica e la pratica che fornisce referenti degli USP: Antonio Catania, Laura Colla, alla ricerca dati ed esperienze nuove. Patrizia De Fabiani, Angela Fossati, Daniela Fioril- lo, Laura Lazzari, Silvana Mosca, Luigi De Sanctis, 3.1. Attività PRIN: università e scuola Federica Veglia. È importante rilevare che il lavoro comune tra In questa linea di scambio continuo tra ricerca e professionisti della formazione ha contribuito a prassi didattica si collocano le esperienze compiute risolvere alcune incognite dell’insegnamento della nell’ambito dell’Unità di Ricerca del PRIN 2009 lingua italiana e ha creato un terreno fertile per “Migrazioni, etnicità, marketing interculturale, proporre altre iniziative. Prova ne è la convenzione imprenditoria etnica, scuola, l’esempio di alcune [n. 22] stipulata tra la Facoltà di Lettere e Filosofi a realtà italiane” coordinato da Carlo Brusa6. Oltre e gli USP di e Verbano Cusio Ossola per un a occuparmi di ricerche di linguistica cognitiva e tirocinio formativo di 60 ore (svolto da laureandi9 in sociolinguistica, insegno italiano come lingua se- materie linguistiche) orientato ad attività di rinfor- conda per gli studenti che partecipano a progetti zo di italiano come lingua seconda. Il rinforzo era di scambio internazionale tra università, pertanto destinato a quegli alunni che erano giunti da poco le mie attenzioni scientifi che si sono rivolte anche in Italia e che presentavano maggiori diffi coltà nella al campo della glottodidattica, sebbene non possa comprensione e produzione. Alla sperimentazione, dirmi un’esperta. Il convegno nazionale «Italiano per il momento, hanno partecipato 35 alunni di 4 lingua seconda, nell’Università, nella Scuola e sul Istituti10; la maggioranza di essi proveniva dal Ma- Territorio7» tenutosi all’Università del Piemonte rocco (16), e a seguire dall’Albania (4), Cina (4), Orientale a Vercelli nel novembre 2010, ideato e Ucraina (3), Ecuador (2), Romania (2), fi no a un organizzato da chi qui scrive, mirava a evidenzia- solo alunno dalla Costa d’Avorio, Pakistan, Santo re le azioni intraprese dai vari attori nel campo Domingo e Togo. dell’insegnamento dell’Italiano L2. I relatori, per- L’attività non si svolgeva in compresenza con tanto, provenivano da diversi Atenei d’Italia, dagli il docente di lettere, tranne in casi straordinari. I istituti scolastici e da enti del territorio. Inoltre si problemi più comuni sono stati riscontrati nella voleva porre l’accento sull’imminente entrata in comprensione e nell’ortografi a. L’iter prevedeva, vigore del decreto 4 giugno 2010 che prevede, ai quando possibile, la somministrazione di un test fi ni dell’ottenimento del permesso di soggiorno di per la valutazione delle competenze. Si è preferito lungo periodo, una certifi cazione di livello A2 d’ita- adottare un approccio umanistico-affettivo, molte liano. Nonostante non sia stato un compito facile volte ludico, organizzato per unità di apprendimen- coinvolgere attivamente 5 uffi ci scolatici provinciali to. Si è molto insistito sull’acquisizione del lessico (USP di Biella, Novara, Varese, Verbano Cusio Os- utilizzando tecniche come l’accoppiamento di sola, Vercelli e quello regionale di Torino) perché parola e immagine e/o del puzzle. Questa è stata immancabilmente vi sono prevenzioni da entrambe un’iniziativa positiva, che necessita, però, di un le parti, lo sforzo è stato ripagato dal sorgere di una monte ore maggiore per poter condividere l’analisi rete di persone motivate che condividono alcuni dei problemi, una mirata progettazione comune e problemi, dall’esito positivo dell’evento, e, non ul- la condivisione delle risorse. timo, per gli argomenti trattati che hanno suscitato Al di là degli aspetti didattici, ringrazio quei interessanti e spesso accesi dibattiti. Gli interventi dirigenti di istituto che mi hanno permesso di fare selezionati8, provenienti dal mondo della ricerca, una raccolta di dati linguistici a scopi di ricerca, hanno affrontato temi che vanno dall’acquisizione fi nalizzata all’analisi semantica e sintattica dei verbi di specifi ci livelli di lingua come la fonologia, ai di movimento utilizzati dagli alunni stranieri. Tale disturbi dell’apprendimento del linguaggio, alla ricerca è stata condotta all’interno del progetto

AGEI - Geotema, 43-44-45 121 internazionale FF12010-14903 MovEs “Movimento Sitografi a e spazio” i cui risultati saranno presto pubblicati in altre sedi. http://www.istat.it/archivio/39726. http://www.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesSto- re/ddeae23b-7f1e-4dec-b122-ccb399332db3/Sintesi_Miur- Ismu_Alunni_stranieri.pdf. Bibliografi a http://www.lett.unipmn.it/formeidentita/default1.htm. Balboni P.E., Fare educazione linguistica. Attività didattiche per http://www.linguistic-declaration.org/index-gb.htm. l’italiano L1 e L2, lingue straniere e lingue classiche, Torino, http://www.treccani.it/enciclopedia/politica-linguistica_(En- Utet, 2008a. ci clopedia-dell’Italiano)/. Balboni P.E., Le sfi de di Babele. Insegnare le lingue nelle società com- plesse, Torino, Utet, 2008b. Breton R.J.L., «I diritti linguistici di un geografo», in Giannini S., Scaglione S. (a cura di), Lingue e diritti umani, Roma, Note Carocci, 2011, pp. 41-54. Brusa C. (a cura di), Luoghi tempi e culture dell’immigrazione. Il 1 «Africani italiani/italiani africani: voci della letteratura caso del Piemonte, Vercelli, Edizioni Mercurio, 2004, vol. 1. italofona» si veda: http://www.lett.unipmn.it/formeidentita/. Brusa C. (a cura di), Luoghi tempi e culture dell’immigrazione. Il 2 Per un’interpretazione e trattazione del termine si veda caso del Piemonte, Vercelli, Edizioni Mercurio, 2006, vol. 2. Orioles (2011), http://www.treccani.it/enciclopedia/politica- Diadori P. (a cura di), Insegnare italiano a stranieri, Milano, linguistica_(Enciclopedia-dell’Italiano)/. 2001 - rist. 2010. 3 Si veda http://www.linguistic-declaration.org/index-gb. Giacalone Ramat A. (a cura di), L’italiano e le altre lingue: strategie htm. di acquisizione, Bologna, Il Mulino, 1988. 4 “Popolazione straniera residente in Italia” http://www.istat. Giacalone Ramat A. (a cura di), Verso l’italiano. Percorsi e strategie it/archivio/39726. di acquisizione, Roma, Carocci, 2003. 5 http://www.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/Spaces- Giannini S., «Note», in Giannini S., Scaglione S. (a cura di), Store/ddeae23b-7f1e-4dec-b122-ccb399332db3/Sintesi_Miur- Lingue e diritti umani, Roma, Carocci, 2011, pp. 11-20. Ismu_Alunni_stranieri.pdf. Giannini S., Scaglione S. (a cura di), «Lingue e diritti umani», 6 Si vedano le precedenti ricerche nel campo dell’immi- Roma, Carocci, 2011. grazione raccolte nei due volumi (Brusa, 2004; 2006). Scaglione S., «Introduzione», in Giannini S., Scaglione S. (a cura 7 Si veda il sito: http://www.lett.unipmn.it/formeidentita/ di), Lingue e diritti umani, Roma, Carocci, 2011, pp. 23-39. default1.htm. Vedovelli M., Guida all’italiano per stranieri. La prospettiva 8 Vorrei ringraziare Carlo Brusa, Marina Chini e Giacomo del Quadro comune europeo per le lingue, Roma, Carocci, Ferrari per l’attiva partecipazione ai lavori del comitato scien- 2002 - rist. 2008. tifi co del convegno. Vedovelli M., «Le lingue degli altri in Italia: lingua italiana, lin- 9 Si ringraziano per la collaborazione Martina Capato e Va- gue immigrate, diritti linguistici», in Cennamo M., Lamarra leria Gariazzo coordinate dal dottor Ruben Benatti; Chiara A., Tamponi A.R., Cavaliere L. (a cura di), Plurilinguismo Gagliardone e Simona Matraxia da me seguite. e integrazione: abilità e competenze lingusitiche in una società 10 Alunni di scuole primarie e secondarie di primo livello. Si multietnica, Napoli-Roma, Edizioni Scientifiche Italiane, ringraziano per la collaborazione l’istituto Ferrari, Lanino, 2010, pp. 19-37. Rosa Stampa di Vercelli e quello di Asigliano Vercellese.

122 AGEI - Geotema, 43-44-45 Milena Romano

Lingua e integrazione: italiano L2 in apprendenti stranieri a Catania

Summary: LANGUAGE AND INTEGRATION: ITALIAN AS A SECOND LANGUAGE FOR ADULT FOREIGN LEARNERS IN CATANIA Starting from the convergence of the studies on theoretical models of average-use Italian and neostandard Italian applied to the experience of language teaching, we will evaluate how the axes of diatopic, diastratal, diamesical and diaphasical variations affect the Italian linguistic repertoire in terms of phonetic, morpho-syntactic, lexical and syntactic traits during acquisition of linguistic skills in L2 Italian.

Keywords: L2 Italian, Diatopic Variation, Neostandard Italian, Language Teaching.

1. Introduzione vivono in Italia anche da venti anni. Per i membri di questo campione l’esigenza di apprendere l’ita- Il mio intervento in questa sede nasce da un liano è determinata, nella maggior parte dei casi, lato da un percorso di studio sui modelli teorici di da motivazioni legate al lavoro, sia per coloro che italiano dell’uso medio (Sabatini, 1985) e dell’ita- erano in cerca di prima occupazione sia per colo- liano neostandard (Berruto, 1987); dall’altro dal- ro che volevano migliorare la propria condizione le esperienze di insegnamento di italiano L2 in lavorativa. contesti diversifi cati presso il Centro Territoriale All’interno del campione, tuttavia, è stata re- Permanente “A. Manzoni” del Comune di Cata- gistrata la presenza di apprendenti che, avendo nia nell’a.s. 2009-2010 e presso corsi universitari soddisfatto i bisogni “primari” di tipo lavorati- e scuole di lingua durante il biennio 2008-2010. vo, volevano sviluppare ulteriormente le proprie Da ciò scaturiscono i due corpora che qui con- competenze comunicative per integrarsi al meglio fronto1: nella realtà italiana locale. In particolare citiamo i a) il corpus di riferimento, indicato con la sigla casi di due studenti bangladesi, in Italia per poco IMM, costituito da immigrati adulti che studiano tempo, in possesso di Laurea e Master post Laurea italiano per ragioni di lavoro; e di un’apprendente quarantaquattrenne palesti- b) il corpus di riscontro, indicato con la sigla nese, residente a Catania da dieci anni, laureata in STUD, costituito da studenti Erasmus e studenti di Lettere nel suo Paese d’origine. università americane che studiano la lingua italia- na per arricchimento culturale. 1.2. Il corpus di riscontro: il gruppo STUD I dati linguistici raccolti sono stati confrontati 1.1. Il corpus di riferimento: il gruppo IMM con un target differenziato, il gruppo denomina- L’osservazione del gruppo IMM, costituito da to STUD, costituito da studenti comunitari e non, immigrati adulti con un titolo di studio non supe- compresi in una fascia di età tra i 18 e i 25 anni riore alla licenza media (o titolo equipollente nel e composto più specifi catamente da studenti eu- loro paese d’origine), ha consentito la rifl essione ropei presenti nel territorio grazie alla partecipa- sull’educazione linguistica rivolta ad apprendenti zione a progetti “Erasmus” e studenti universitari stranieri, per i quali l’acquisizione dell’italiano L2 stranieri non europei (americani, arabi o cinesi) si presenta come una necessità “vitale” per poter presenti in Italia per seguire dei corsi di lingua ita- interagire nel territorio italiano scelto quale luogo liana presso le Università pubbliche o presso scuole di residenza, in alcuni casi solo temporanea. Da private di Lingua e cultura italiana. Tale confronto questo punto di vista il gruppo classe, costituito ha consentito un’ulteriore osservazione sui tempi da 25 studenti, presenta una composizione etero- e sui metodi di apprendimento linguistico, in con- genea: studenti arrivati in Italia da due settimane, testi in cui lo studio dell’italiano L2 si presenta non studenti presenti in Italia da un anno, studenti che tanto come un’esigenza o una necessità, quanto in-

AGEI - Geotema, 43-44-45 123 Tab. 1. Corpus di riferimento e Corpus di riscontro.

IMM (Corpus di riferimento) STUD (Corpus di riscontro) Centro Territoriale Permanente “A. Manzoni” del Corsi di Storia della Lingua Italiana presso la Facoltà di Comune di Catania Lettere e Filosofi a a.s. 2009-2010 Scuola “Federico II” di Catania (Scuola di Lingua e Cultura) a.a. 2008-2010 Apprendenti: stranieri adulti Apprendenti: studenti Fascia d’età: 18 > 45 anni Fascia d’età: 18 > 25 anni IMM1: presenti in Italia da poco tempo (2 settimane STUD1: studenti universitari > 2 mesi) STUD2: studenti di istituti privati IMM2: presenti in Italia da alcuni anni (1 anno > 20 anni) = studiano l’italiano per ragioni lavorative = studiano l’italiano per arricchimento culturale Provenienza: Bangladesh (4), Bulgaria (1), Burkina Faso Provenienza: Croazia (2), Francia (4), Germania (3), (1), Cina (7), Kosovo (1), Mauritius (3), Morocco (1), Spagna (4), USA (2) Nigeria (1), Palestina (1), Romania (2), Senegal (1), Slovenia (1), Tunisia (1) vece come un arricchimento del proprio profi lo dalla componente diatopica sull’apprendimento formativo che, al di là delle motivazioni di tipo stru- dell’italiano L2. mentale connesse al conseguimento di un titolo di C’è da premettere come in questa sede il termi- studio, è frutto di una scelta dettata dalla curiosità ne “diatopico” acquisisca una duplice valenza, poi- o da un interesse culturale per il nostro Paese. ché fa riferimento sia alla componente interna al Ponendo a confronto i due campioni analiz- sistema linguistico italiano (ossia varietà regionali zati e utilizzando come discrimen il rapporto con e dialetti) sia a quella esterna: ovvero da un lato, la lingua italiana potremmo dire – sfruttando in in prospettiva interlinguistica, le lingue straniere senso analogico una metafora della terminologia appartenenti alla competenza nativa degli appren- linguistica – che qui sembrano prendere corpo i denti (Chini, 2005) e, dall’altro, gli apprendenti due concetti di “prestito di necessità” e “prestito stessi intesi come “portatori del proprio spazio lin- di lusso”: “prestito di necessità” per gli studenti del guistico” in uno spazio geografi co reale. gruppo IMM e “prestito di lusso” per gli studenti del gruppo STUD. 2.1. La componente diatopica interna La prospettiva sociolinguistica adottata, ha con- sentito di scandagliare l’acquisizione del codice Per quanto concerne la componente diatopica linguistico italiano attraverso gli assi di variazione interna appare sin da subito come il quadro si pre- diatopica, diastratica, diamesica e diafasica. L’inter- senti alquanto complesso. È già stato ampiamente rogativo di partenza, in linea con il Quadro comu- accertato che, data la particolare situazione italia- ne europeo di riferimento per la conoscenza delle na, il repertorio linguistico non si confi gura uni- lingue (QCER), è stato il seguente: se è vero che formemente valido per tutti, ma varia da regione diversi assi variazionali intersecano e modellano il a regione. Tutto ciò pone un problema relativo al repertorio linguistico italiano (Berruto, 1993), in modello-lingua di riferimento. Se infatti è lecito quale maniera tali “connotati variazionali” incido- affermare che l’italiano è la lingua di comunica- no durante l’acquisizione dell’italiano L2? zione acquisita, anche se non condivisa univoca- mente, da tutti nel nostro Paese, e se è vero che sono ritenuti parlanti nativi dell’italiano tutti co- 2. La componente diatopica loro che hanno come lingua della socializzazione primaria l’italiano o un dialetto del gruppo italo- Prendendo le mosse dal parametro di varia- romanzo, è anche vero che è più opportuno far zione diatopica, ossia la variazione della lingua riferimento, come “lingua target”, al concetto di attraverso lo spazio, possiamo dire che la clas- “repertorio linguistico”, tenendo conto dell’insie- se del Centro Territoriale di Catania (il gruppo me di varietà di lingua e di dialetto simultanea- IMM), multietnica, plurilingue e con prerequisiti mente disponibili ai parlanti di una comunità in differenti, si presenta come punto di osservazio- un certo momento. In particolare poi, riferendoci ne privilegiato per registrare l’infl usso esercitato al repertorio linguistico italiano, dovremmo forse

124 AGEI - Geotema, 43-44-45 più correttamente parlare di «repertorio linguisti- nente). La resa di binzina per “benzina” e di nenti co medio» (Berruto, 1993, p. 4). affi nché si possa per “niente” nella nostra parlante, se è un tratto render conto della gamma di varietà sottostante a fonetico imputabile alla lingua d’origine, tuttavia ciascuna situazione regionale è rafforzato da tratti fonetici caratterizzanti la va- Durante il periodo di osservazione è stato ri- rietà meridionale: in siciliano infatti la variante fo- levato come per gli adulti immigrati del gruppo netica del termine “benzina” è binzina e di “nien- IMM la componente dialettale o regionale esercita te” è nenti. un’azione decisiva, ponendosi ora come ostacolo Risulta interessante altresì osservare la riduzio- ora come incentivo nell’apprendimento dell’ita- ne del dittongo toscano wo in o : l’apprendente liano L2. Gli apprendenti adulti, infatti, poiché marocchina monottongava sistematicamente, pro- sottoposti all’interazione comunicativa giorna- nunciando le parole “uova”, “scuola” e “buono” liera in ambiti lavorativi o contesti socio-culturali come ova, scola e bono. Se la resa del dittongo per non elevati, spesso avevano già acquisito, in ma- gli arabofoni è questione diffi cile, è ulteriormente niera involontaria e inconsapevole, prima il dia- complessa in Sicilia poiché, avvertendo nella re- letto catanese o la varietà regionale del territorio, altà linguistica siciliana le varianti monottongate piuttosto che la lingua standard (Giacalone Ramat ova, scola, bona rispetto all’italiano, l’apprendente e Vedovelli, 1994). Ciò risulta più evidente soprat- straniero, già naturalmente predisposto, è ulte- tutto per alcuni tratti fonetici peculiari dell’area riormente incoraggiato verso tale realizzazione catanese quali l’allungamento della vibrante ini- fonetica. ziale (è rraro); il rafforzamento sintattico dell’oc- Si deve altresì rilevare che se il monottonga- clusiva velare sonora (la ggola); la resa cacuminale mento in ova per “uova” e in scola per “scuola” non del nesso tr , dr (dentale + vibrante), tipica della cambia il signifi cato dei termini, produce invece, varietà regionale meridionale (Telmon 1993). con la resa di bono per “buono”, un mutamento Per quanto concerne il corpus di riscontro, si di signifi cato. Posta in evidenza la forte differen- è potuto osservare come, all’interno del gruppo za semantica tra “buono” e “bono”, l’apprenden- STUD, l’infl usso della varietà regionale o dialet- te donna è stata pertanto invitata a non rivolgere tale risulta invece ridotto: ciò è probabilmente l’espressione “oh come sei bono!” a un uomo poi- dovuto a un contatto orale meno frequente con ché ciò avrebbe potuto dare adito a equivoci. le varietà marcate in diatopia. La presenza di trat- La variazione fonetica buono/bono, che in italia- ti regionali o dialettali, laddove sia rintracciabile, no realizza una coppia minima, può tuttavia, a se- è relegata principalmente al livello lessicale e al conda della lingua d’origine, non solo non essere registro colloquiale: modi di dire, espressioni o percepita a livello semantico, ma nemmeno essere disfemismi rivelano un’acquisizione volontaria intuita semplicemente come variante fonetica (al e consapevole non tanto di tratti linguistici puri, pari della nostra r uvulare): quanto invece di elementi culturali, tipici del luo- INSEGNANTE: buono non bono! go (Nencioni 1983; Frosi 2011). A tal proposito APPRENDENTE: bono, bono! Perché io come dico? riportiamo il caso di una studentessa norvegese di un corso d’italiano tenuto presso la Facoltà di In altri casi invece il substrato regionale deter- Lettere di Catania che, commentando un post sul- mina tratti contaminati diatopicamente sia a livel- la sua pagina Facebook, ha utilizzato l’espressione lo morfosintattico sia a livello semantico-lessicale: siciliana «minkia», connotata diatopicamente e è il caso della locuzione interrogativa c’hai chiama- diastraticamente (e, in questo caso, in diamesia, to? in cui si può notare a livello morfosintattico anche a livello grafi co). la costruzione ci+ avere (c’hai), tratto dell’italiano regionale locale, al posto di gli + avere (gli hai), trat- to dell’italiano popolare, in luogo della locuzione 2.1.1. Il caso concreto standard lo/la+ avere (l’hai). A livello semantico- Alcune interferenze della lingua d’origine ri- lessicale si può inoltre osservare come, per l’ap- sultano in certi casi rafforzate da tratti regionali, prendente straniero, la locuzione c’hai chiamato? dipendenti anche dalla varietà diastratica. Dal cor- non mantenga il signifi cato originario del termine pus IMM riportiamo il caso di una parlante ma- “chiamare qualcuno”, ma acquisisca il signifi cato rocchina di trentasei anni, arabofona, di profes- nuovo di “telefonare a qualcuno”, mutuato dalla sione sarta. Notoriamente per gli arabofoni (Mori, varietà regionale siciliana. 2007) i problemi sorgono nella distinzione delle È chiaro dunque come nel processo di appren- coppie di vocali e/i e o/u (benzina> binzina) o per dimento guidato bisogna proporre un’alternativa la resa dei dittonghi, come il dittongo ie (niente > normativa forte a un contesto connotato dal pun-

AGEI - Geotema, 43-44-45 125 to di vista diatopico e diastratico. Ciò è rilevante per necessità, tra la varietà scritta e quella orale di anche a livello fonetico, poiché il docente di ita- italiano, tende a prevalere, almeno in un primo liano L2, spesso anch’egli siciliano, durante la tempo, quella orale, spesso rafforzata e resa effi ca- lezione in aula, deve tendere a una realizzazione ce anche da elementi mimetico-gestuali. ortoepica tale da proporsi come modello di lingua Nel campione STUD, invece, dove l’apprendi- parlata piuttosto che come ulteriore elemento di mento della lingua si confi gura come un “vezzo confusione. culturale”, la componente diamesica va di pari passo: grazie alla situazione di partenza, in cui l’abilità scrittoria è stata ampiamente interioriz- 2.2. La componente diatopica esterna zata, scritto e orale vengono acquisiti senza una L’osservazione dei due corpora ci ha consentito eccessiva discrepanza, anzi lo scritto spesso accom- di rifl ettere sulla funzione della componente dia- pagna e rafforza la dimensione orale. topica esterna, valutando quale infl usso svolgano E tuttavia, anche in questo caso, non può non le lingue straniere, proprie della competenza nati- essere tenuta in considerazione l’opera svolta dai va di ciascun apprendente, durante il processo di mass media nel processo di alfabetizzazione lin- acquisizione della lingua italiana2. guistica. Come a partire dagli anni Sessanta la tele- Il nostro campione di riferimento, la classe visione ha insegnato l’italiano a fasce di pubblico IMM multietnica e plurilingue, è caratterizzato popolare, così ancora oggi l’acquisizione al di fuori dalla compresenza di tre tipologie di utenti: alfa- di contesti istituzionali supporta effi cacemente la betizzati in lingua materna e in alfabeto latino; al- didattica dell’italiano a stranieri (Diadori, 1994). fabetizzati in lingua materna, ma non in alfabeto A tal proposito alcuni test somministrati all’in- latino; non alfabetizzati, che si differenziano ulte- terno del gruppo IMM e del gruppo STUD han- riormente rispetto ai processi di apprendimento no permesso di rilevare da un lato quali sono le spontaneo e o guidato dell’italiano L2. trasmissioni italiane maggiormente seguite dagli Sia per il corpus IMM che per il corpus STUD stranieri (fi ction, talk show, tg e approfondimenti) sono stati registrati in aula momenti di cooperative dall’altro ne è stato osservato il potenziale educati- learning in cui gli studenti stranieri, per veicolare vo intrinseco, anche se non volontario, per quanto tratti morfosintattici e lessicali propriamente ita- concerne l’apprendimento linguistico, soprattut- liani, hanno fatto ricorso in alcuni casi a una L3 to a livello lessicale. (ad esempio l’inglese), che si presumeva essere condivisa dalla maggior parte della classe; in altri casi, gli apprendenti, pur di nazionalità diversa, 4. Conclusioni ma con la stessa competenza linguistica (per esem- pio studenti marocchini e tunisini arabofoni), È essenziale tener conto della complessa realtà hanno instaurato analogie e confronti tra italiano socio-comunicativa a cui gli stranieri adulti sono e lingua comune esplicitando il signifi cato di un esposti nella loro quotidiana esperienza esisten- termine attraverso un referente condiviso. ziale e professionale e che, insieme al loro vissuto linguistico di origine, rappresenta un fattore con- dizionante durante il processo di apprendimento 3. Variazione diastratica e diamesica dell’italiano L2. A seconda della connotazione diastratica della All’interno dei corpora scrutinati è stata valuta- classe e in linea con gli obiettivi comunicativi degli ta l’interrelazione tra asse diastratico e asse diame- apprendenti, il repertorio linguistico medio a cui sico. È stato possibile osservare come la variazione fare riferimento muterà di volta in volta fi siono- all’interno dell’asse diastratico, che per quanto mia, fatte salve le competenze linguistiche minime riguarda l’italiano L1 è stata attenuata da nume- da raggiungere. rosi fattori (De Mauro, 1970), sembra riproporsi Volendo schematizzare i risultati esperiti si pos- nuovamente all’interno di classi sociali differenti sono evidenziare due dinamiche differenti all’in- di immigrati e può essere rilevata con modalità terno dei corpora confrontati. differenziate all’interno di gruppi composti da chi 1. Nelle classi del tipo IMM il repertorio lingui- impara la lingua per necessità e da chi invece im- stico è connotato in senso diatopico (varie- para la lingua per arricchimento culturale o per tà regionali e dialetti) e in senso diastratico approfondimento formativo. (italiano popolare). Il moto d’apprendimen- È stato rilevato, infatti, come nella classe IMM to è un moto rettilineo e la direttrice d’ap- di adulti immigrati che imparano la lingua italiana prendimento è bidirezionale: volontaria ver-

126 AGEI - Geotema, 43-44-45 so l’alto (italiano neostandard), verso alcuni Berruto G., «Varietà diamesiche, diastratiche e diafasiche», in linguaggi specialistici (linguaggio medico o Sobrero A.A. (a cura di), Introduzione all’italiano contempora- neo, Bari, Laterza, 1993, pp. 37-92. delle professioni) e verso l’italiano burocra- Chini M., Che cos’è la linguistica acquisizionale, Roma, Carocci, tico; involontaria invece verso il basso (italia- 2005. no regionale e italiano popolare). De Mauro T., Storia Linguistica dell’Italia unita, Roma-Bari, La- 2. Nelle classi del tipo STUD invece il reperto- terza, 1970. Diadori P., L’italiano televisivo. Aspetti linguistici, extralinguistici, rio è più ampio, diffusivo e attento a tutte le glottodidattici, Roma, Bonacci, 1994. varietà. Il moto d’apprendimento è un moto Frosi M., «Muore il dialetto, sussiste la bestemmia», in Marcato circolare “uniforme” e le direttrici d’appren- G. (a cura di), Le nuove forme del dialetto. Atti del Convegno dimento sono centripete e, nella maggior di Sappada/Plodn (Belluno) 25-30giugno 2010, Padova, Uni- press, 2011, pp. 311- 316. parte dei casi, volontarie: sia in direzione Giacalone Ramat A. e Vedovelli M. (a cura di), Italiano: lingua dell’italiano standard o dei linguaggi specia- seconda/lingua straniera. Atti del XXVI Congresso internazionale listici, sia in direzione dell’italiano regionale della Società di linguistica italiana, Roma, Bulzoni, 1994. Mori L., Fonetica dell’italiano L2. Un’indagine sperimentale sulla va- o colloquiale. riazione nell’interlingua dei marocchini, Roma, Carocci, 2007. Riprendendo un’immagine nota (Balboni Nencioni G., «Antropologia poetica?» in Tra grammatica e retori- 2002) potremmo dire che Babele continua a per- ca. Da Dante e Pirandello, Torino, Einaudi, 1983. petrare le sue sfi de. Dinanzi a un quadro cultu- Romano M., «The relevance of rhythmic and prosodic compo- nents in learning Italian as L2: a teaching experience in Ca- rale già abbastanza articolato, questo scenario si tania» in De Meo A. e Pettorino M. (a cura di), Prosodic and complica per il profi larsi all’orizzonte di un nuovo Rhythmic Aspects of L2 Acquisition. The case of Italian, Newca- standard di italiano che si presenta quale modello stle upon Tyne (UK), Cambridge Scholar Publishing, 2012. realizzato concretamente nell’uso vivo della lin- Sabatini F., «L’“italiano dell’uso medio”: una realtà tra le varie- tà linguistiche italiane», in Günter H. & Radtke E. (Hrsg.) gua. Le domande che qui ci poniamo e che riman- (a cura di), Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegen- gono volutamente aperte sono le seguenti: quali wart, Tübingen, Gunter Narr, 1985, pp. 154-184. e quanti modelli di lingua proporre agli stranieri Telmon T., «Varietà regionali», in Sobrero A.A. (a cura di), che si affacciano al multiforme e variegato reper- Introduzione all’italiano contemporaneo. La variazione e gli usi, Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 93-149. torio linguistico degli italiani? È opportuno parla- Catania, Dipartimento di Scienze Umanistiche, Università di Cata- re di “italiano lingua seconda” o forse sarebbe più nia. adeguato parlare di “italiani lingue seconde”? Note Bibliografi a 1 Per i dettagli relativi al corpus si rimanda alla Tabella rias- Balboni P., Le sfi de di Babele, Torino, Utet Libreria, 2002. suntiva (Tab. 1). Berruto G., Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Roma, La 2 I risultati non saranno tuttavia esposti in questa sede ma si Nuova Italia Scientifi ca, 1987. rimanda a Romano, c.d.s.

AGEI - Geotema, 43-44-45 127 Armando Montanari, Barbara Staniscia

Da migrazioni permanenti a mobilità di passaggio: la partecipazione dei ricercatori italiani ai progetti europei (FP7), il caso della Sapienza 1-2

Summary: F ROM MIGRANTS TO TRANSIENTS: ITALIAN RESEARCHERS PARTICIPATION TO FP7 EUROPEAN PROJECTS, THE SAPIENZA UNIVERSITY CASE The Lisbon Strategy has highlighted the need for researchers mobility in order to facilitate the dissemination of information and scientifi c culture; the fi nal goal is making the European countries more competitive and helping them in overcoming more quickly and effi ciently the economic crisis. The problem of migration of highly skilled workers affected countries and researchers since the end of World War II. In early stages the phenomenon has been referred to as “brain drain” and “brain waste”. In this paper the participation of researchers in FP7 European projects is considered as an indicator for better understanding the present situation of qualifi ed mobility. In the context of the European and Italian dimensions the case of Sapienza University of Rome was analyzed.

Keywords: Brain Drain, Brain Waste, International Competition, Innovation.

1. Introduzione La mobilità dei ricercatori – e di quanti hanno un alto livello di istruzione – ha sempre attratto ԘLa defi nizione di ricercatore ha fatto inizialmen- l’attenzione dei governi e, di conseguenza, anche te riferimento al concetto di “Human Resources in delle attività di ricerca, soprattutto da parte dei Science and Technology” (OECD, 1995), più di recente geografi . Una prima fase, sviluppata dopo la fi ne si è fatto riferimento al concetto di “R&D personnel” della Seconda Guerra Mondiale, è stata dominata (OECD, 2002) che costituisce ormai la base per la da un fl usso di mobilità verso gli Stati Uniti (USA) rilevazione dei dati nei Paesi OECD. Il Progetto Mo- che, con la potenza della loro economia e con la bility and Career Paths of Researchers in Europe (MORE) capacità di attrazione da parte dalle imprese multi- ha, inoltre, considerato come “mobile researchers” co- nazionali, rappresentavano un magnete per il perso- loro che hanno passato almeno tre mesi in un Paese nale specializzato proveniente sia dai Paesi avanzati diverso da quello in cui hanno conseguito il più che da quelli in ritardo di sviluppo. In questa fase alto livello di istruzione. Nonostante l’importanza il fenomeno, noto anche come brain drain, assume attribuita alla mobilità dei ricercatori, non vi è an- un signifi cato negativo poiché gli USA erano in cora un modo sistematico in cui i Paesi raccolgono grado di attrarre i migliori cervelli mondiali senza ed elaborano i dati riguardanti i “migration fl ows” a aver investito nella loro preparazione. Alla fi ne de- livello internazionale (ILO, 2003). gli anni ottanta, con la disgregazione dell’Unione In questo saggio la partecipazione al Settimo Pro- Sovietica – e, soprattutto, nel periodo di transizione gramma Quadro di Ricerca (FP7) viene considerata verso una economia di mercato – si è assistito ad come un indicatore di mobilità dei ricercatori. Una una fuga di massa dei ricercatori verso Paesi dove tale scelta è stata motivata dai seguenti fattori: a) si erano meglio pagati e dove erano offerte migliori tratta di call for proposals che selezionano progetti di condizioni per la ricerca. Tale fenomeno, oltre ad ottima qualità scientifi ca; b) si presuppone la pre- un impoverimento dei Paesi dell’Europa centrale senza di una rete di collaborazioni internazionali; e orientale, ha anche rappresentato il degrado e c) in molti progetti oltre ai ricercatori appartenenti lo spreco, brain waste, di molti ricercatori che mi- ad High Education Institutions (HEI) partecipano gravano accettando qualsiasi lavoro pur di ricevere anche le imprese. Sono stati considerati alcuni stipendi più alti. Nell’ultimo decennio la mobilità aspetti generali riguardanti i Paesi europei, il ruolo dei ricercatori ha, infi ne, acquisito una valenza dei ricercatori italiani e i risultati preliminari di positiva poiché ritenuta dalla UE come strumento una indagine sulla partecipazione dei ricercatori essenziale per la diffusione dell’innovazione e, della Sapienza Università di Roma (Uniroma1) ai quindi, per una migliore competitività economica progetti FP7. dei Paesi europei.

128 AGEI - Geotema, 43-44-45 2. Il brain drain che lavori manuali: per un fi sico nucleare era più conveniente fare l’autista di taxi a Parigi piuttosto ԘL’analisi delle migrazioni dei ricercatori – e, più che lavorare all’Accademia delle Scienze di Mosca. in generale, della manodopera altamente qualifi - Le conseguenze sociali ed economiche del brain cata –, è stata considerata negli studi geografi ci fi n drain – che in molti casi assunse le forme del brain dall’inizio degli anni sessanta quando fu introdotto waste – posero problemi rilevanti a livello interna- il concetto di brain drain; con tale espressione si zionale e l’UNESCO promosse una serie di incontri defi niva il saldo migratorio netto di personale ad per approfondire il problema: a Lisbona nel 1990 alta specializzazione che si trasferiva verso Paesi (Angell e Kouzminov, 1991), a Madralin (Polonia) dove erano offerti migliori salari e più favorevoli nel 1992 (Hryniewicz e Jalowiecki, 1993), a Venezia condizioni di lavoro; spesso era questo il caso di in- nel 1993 (Biggin e Kouzminov, 1993). L’UNESCO gegneri, ricercatori e scienziati che si recavano dalla defi niva quella migrazione intellettuale di massa Gran Bretagna agli Stati Uniti. L’organizzazione come positiva poiché era la conseguenza dei cam- dell’economia mondiale che si era strutturata dopo biamenti radicali in atto ed era parte di un processo la fi ne della seconda guerra mondiale aveva visto la di evoluzione del genere umano. Il principio era nascita e lo sviluppo di imprese multinazionali che, stato ribadito nel 1975 nel documento conclusivo naturalmente, operavano per favorire la mobilità della Conferenza di Helsinki sulla Sicurezza e la di ricercatori e scienziati sia tra Paesi sviluppati che Cooperazione in Europa che ribadiva il diritto dei tra Paesi in via di sviluppo (Montanari, 1993). Salt popoli a migrare alla ricerca di appropriate condi- (1987) ha introdotto un elemento di innovazione zioni di vita e di lavoro, liberi da ogni pregiudizio quando, evitando di defi nire tale fenomeno come politico (Montanari, 2012). brain drain, lo ha identifi cato come “migrazione internazionale di personale specializzato”; questa si inseriva in quel complesso sistema di circolazione 4. Migrazioni culturali e intellettuali: il ruolo della internazionale di informazioni, culture, merci e geografi a fl ussi economici. Una analisi bibliografi ca di articoli riguardanti le migrazioni – pubblicati nel periodo Il fenomeno delle migrazioni culturali e intel- 1986-92 da riviste specializzate di cui tre in lingua lettuali aveva cominciato ad assumere dimensioni inglese, tre in lingua italiana, due in lingua francese ragguardevoli all’inizio degli anni novanta; ciò e una in lingua spagnola (Maffi oletti, 1992) – ha avrebbe potuto costituire una grave perdita di messo in evidenza che su 1500 articoli soltanto 11 potenzialità per i Paesi in fase di transizione tra riguardavano il brain drain. L’approccio di Salt fu, in l’economia pianifi cata e quella di mercato; più in seguito, ripreso e sviluppato dal gruppo di ricerca generale avrebbe costituito, a medio termine, un “Population processes in the urban and regional system” problema anche per gli altri Paesi europei. Mentre del Programma scientifico “Regional and Urban l’UNESCO aveva coinvolto scienziati e ricercatori – Restructuring in Europe (RURE)” promosso dalla ma anche amministratori e politici – vi fu l’iniziativa European Science Foundation nel periodo 1988-93. della Università di Roma La Sapienza che aveva Nel contesto di quel programma di ricerca, Salt e promosso un incontro con i principali studiosi Ford (1993) lamentano la mancanza di dati statistici internazionali (Paganoni e Todisco, 1995). Salt specifi ci ma ipotizzano che la dimensione di tali (1995) in quella occasione, nel riferirsi alla mobi- nuovi fl ussi migratori possa crescere ulteriormente lità di studenti universitari, ricercatori e docenti, in Europa per trovare un equilibrio in relazione allo superò il concetto tradizionale di brain drain e defi nì scambio di prodotti ad alta tecnologia all’interno quella come una forma di migrazione di personale del Mercato Unico Europeo. altamente specializzato; questo comportava un con- tributo alla internazionalizzazione della conoscenza e costituiva, quindi, un veicolo fondamentale per 3. Dal brain drain al brain waste la creazione di una élite internazionale migrante. Salt, anche sulla base delle relazioni presentate A partire dal 1989, in una situazione di relazioni (Borgogno e Vollenweider-Andersen, 1995; King politiche e sociali profondamente modifi cate, mol- e Shuttleworth, 1995; Fakiolas, 1995; Fellat, 1995; ti furono gli scienziati che dai Paesi dell’Europa Ledeniova, 1995) rimase colpito dalla numerosità, orientale si trasferirono nei Paesi ad economia già allora, degli studenti universitari che comincia- di mercato, attratti da migliori salari e più stabili vano ad andare all’estero e il cui numero, secondo opportunità di ricerca. Spesso, però, quegli scien- le sue previsioni, sarebbe sicuramente aumentato ziati, pur di migrare verso Ovest, accettavano an- con il passare degli anni.

AGEI - Geotema, 43-44-45 129 Il gruppo di geografi che aveva partecipato negli rendosi, anche per tempi limitati, da un’università anni a quelle attività di ricerca decise di costituire, all’altra e da un laboratorio di ricerca all’altro, favo- nel 2000, la Commissione “Global change and human riscono lo scambio internazionale delle idee, delle mobility (Globility)” della International Geographical informazioni e della cultura scientifi ca e, quindi, Union (http://w3.uniroma1.it/globility/); il feno- contribuiscono alla realizzazione di quel complesso meno delle migrazioni permanenti e temporanee fenomeno che va sotto il nome di innovazione. di studenti universitari, ricercatori e scienziati fu, da Nel mondo contemporaneo l’innovazione è il quella Commissione, inserito nel nuovo approccio principale strumento che permette di competere metodologico per lo studio della mobilità umana. sui mercati internazionali e, quindi, contribuisce Globility, infatti, prende in considerazione i fl ussi di più di ogni altro allo sviluppo economico e alla cre- individui le cui traiettorie di vita sono analizzate e scita dei posti di lavoro. Tale processo – percepito comprese in termini demografi ci. Questo approc- e messo in atto già da tempo dalle imprese mul- cio si basa su una sollecitazione, la time geography, tinazionali – a partire dall’anno 2000 è stato fatto proposta da Claval (2002) anche sulla base delle proprio anche dai Paesi europei in un documento prospettive offerte dalle analisi longitudinali in- noto come Strategia di Lisbona. Ai principi e ai trodotte per la prima volta da Hägerstrand (1970). buoni propositi per alcuni anni non sono seguite La mobilità non è, quindi, considerata come un iniziative operative; l’Unione Europea (UE) ha, fenomeno territoriale – uno dei nodi della rete quindi, riproposto una Strategia di Lisbona Rin- della vita sociale – ma come una dimensione fon- novata per il periodo 2008-2010, proprio quando damentale dell’esperienza umana. Dallo studio hanno iniziato a risultare evidenti le conseguenze dei fl ussi di massa si è passati, quindi, all’analisi di della crisi economica internazionale. Tra le poli- ciascun luogo della traiettoria di vita degli indivi- tiche proposte dalla UE per il superamento della dui secondo parametri che fanno riferimento alle crisi vi è quella di “investire nella conoscenza” per interazioni sociali, alle possibilità di impiego, alla rendere possibile e attuabile una libera circolazio- qualità della vita offerta e, infi ne, allo stato dell’am- ne delle conoscenze, contribuendo a creare uno biente e alla ricchezza culturale. Le traiettorie degli spazio europeo della ricerca in grado di migliorare individui convergono in luoghi e tempi diversi dove le basi e i presupposti per l’innovazione scientifi ca. avvengono le interazioni sociali (Montanari, 2006; La mobilità internazionale è, ormai, divenuta un Montanari, 2007). Tra i molti lavori presentati e elemento essenziale per la carriera di molti ricerca- discussi nell’ambito delle attività di Globility si può tori: oltre la metà (56%) dei ricercatori dell’UE27 ricordare il lavoro sull’approccio metodologico del- ha avuto esperienze di mobilità internazionale di la mobilità umana in rapporto allo sviluppo locale durata di tre mesi almeno una volta nella propria (Montanari, 2005) e alla sua applicazione in una specifi ca area (Staniscia, 2005), il lavoro di Verquin carriera (MORE, 2010a). Per più di un quarto di (2002) sulle migrazioni di cittadini francesi aventi essi (29%) il soggiorno all’estero è avvenuto negli un alto livello di qualifi cazione che non costitui- ultimi tre anni. Il problema è che tali valori non scono più comunità francesi all’estero ma risultano sono ugualmente distribuiti tra i Paesi membri come uno dei numerosi fl ussi della “human global della UE; risulta, inoltre, molto diffi cile avere dati mobility”. Globility ha considerato il fenomeno anche statistici affi dabili in questo campo: si tratta, infatti, dalla prospettiva di Paesi ritenuti in via di sviluppo di un fenomeno temporaneo in cui la mobilità e, quindi, interessati soltanto da fl ussi in uscita; delle persone è integrata con quella delle idee, sono questi i casi del Sud Africa (Manik, Maharaj e delle informazioni e della cultura scientifi ca e in Sookrajh, 2006), dello Zimbawe (Chikanda, 2003), cui il fl usso delle persone si colloca tra mobilità per del Libano e del Benin (Rosenfeld, 2012). Anche produzione e mobilità per consumo. Nella Figura la Commissione Europea ha fi nanziato progetti 1 è indicata la rete geografi ca creata tra ricercatori per meglio analizzare fenomeni di mobilità umana europei e resto del mondo attraverso la partecipa- da parte degli studenti universitari e dei giovani zione a progetti FP7. ricercatori (Didelon e Richard, 2012; Staniscia, 2012a e 2012b). 6. La mobilità dei ricercatori in Italia e nel mondo

5. La mobilità di studenti e ricercatori come ԘSecondo le statistiche pubblicate da Eurostat strumento di innovazione scientifi ca (2007) vi erano circa 2,2 milioni di ricercatori nella UE27 pari a 1,4 milioni di ricercatori full time La rilevanza data negli ultimi anni alla mobilità equivalent (FTE). Nell’UE vi erano 6 ricercatori FTE dei ricercatori è dovuta al fatto che questi, trasfe- per 1000 unità di popolazione attiva; tale valore era

130 AGEI - Geotema, 43-44-45 European FP7 Projects: presence in the world

Fig. 1. Paesi partecipanti ai progetti di ricerca FP7 della UE. Fonte: Elaborazione degli autori per il Progetto TIGER, fi nanziato nell’ambito del Programma europeo ESPON 2013, grantagreement 068/2010. pari a 9 negli Stati Uniti, pari a 11 in Giappone e gono il fi nanziamento degli scambi tra ricercatori pari a 2 in Cina (MORE, 2010c). – per cui vi sono altre linee di fi nanziamento – ma Per studiare la mobilità potenziale e reale dei consentono riunioni scientifi che da tenersi nei ricercatori, nel Progetto TIGER sono state prese diversi Paesi coinvolti, con periodicità semestrale, in esame 3.570 ricerche FP7 che hanno coinvolto della durata di una settimana circa; la mobilità 15.500 HEI, la maggior parte delle quali localizzate dei fl ussi scientifi ci e culturali è in atto per tutta la in Paesi europei. I risultati di tale indagine sono durata del progetto che, generalmente, varia da 2 stati confrontati con quelli relativi a 100 progetti a 4 anni. Le moderne tecnologie ICT – il web, le FP7 a cui ha partecipato Uniroma1 che vedono la videoconferenze, le teleconferenze – consentono presenza di altri 670 gruppi di ricerca HEI. Ciascu- contatti continui, anche con frequenza giornaliera. na proposta progettuale è il risultato di una rete I paesi che partecipano con un maggior numero internazionale che meglio si struttura una volta di HEI ai progetti FP7 sono: Regno Unito (2930), che il progetto entra nella fase esecutiva e che, in Germania (1907) e Italia (1210). Per contribuire a varie forme, continua ad esistere anche dopo la comprendere la logica della partecipazione il nu- conclusione di esso. I progetti FP7 non presuppon- mero dei gruppi di ricerca per ciascun Paese è stato

AGEI - Geotema, 43-44-45 131 Fig. 2. Partecipazione al Programma FP7 dei gruppi di ricerca nazionali in relazione alla spesa in R&D come percentuale del PIL di ciascun paese. Fonte: elaborazione degli autori per il Progetto TIGER, fi nanziato nell’ambito del Programma europeo ESPON 2013, grantagreement 068/2010. messo in relazione alle Gross Domestic Expenditures – e, soprattutto, i media nel commentarli – hanno on R&D as percentage of GDP nazionali. I valori sono posto la questione del divario tra la partecipazione stati calcolati per le unità di coordinamento dei italiana in termini di fi nanziamento del budget FP7 progetti che si presuppone abbiano una autorità e (oltre il 14%) e il ritorno rappresentato dai fi nan- capacità scientifi ca di livello superiore (fi g. 2). Da ziamenti ai ricercatori italiani (meno del 10%). un’analisi dei dati risulta che il rapporto più alto esiste nel cluster relativo al Regno Unito; e vi è poi un gruppo di Paesi parte di un cluster di secondo 7. La mobilità dei ricercatori italiani: la livello: Italia, Grecia, Spagna, Olanda e Germania. partecipazione della Sapienza Università di Roma Quando si analizzano i valori per le unità di ricerca al Settimo Programma Quadro (FP7) partner dei progetti, si nota che il Regno Unito e l’Italia fanno parte del primo cluster mentre la Ger- Il caso di studio riguardante Uniroma1 è stato mania, la Grecia, la Spagna, l’Olanda e la Polonia organizzato in due parti: (i) un’analisi quantitativa sono in un secondo cluster. Se, infi ne, si analizza condotta su un campione di 100 unità di ricerca il numero totale delle unità operative, si trova un rilevate nel mese di agosto 2010 e (ii) una analisi primo cluster con il solo Regno Unito e un secondo qualitativa effettuata intervistando coordinatori cluster dove sono presenti: Italia, Grecia, Spagna, di progetti FP7 nel 2011. Oltre il 75 per cento dei Olanda e Polonia. progetti coinvolge dipartimenti delle Facoltà di Tali risultati evidenziano la buona performance Ingegneria e di Scienze; per il resto sono coinvolti del Regno Unito a fronte di un sostanziale investi- dipartimenti delle Facoltà di Architettura, Far- mento in R&D; inferiori alle aspettative risultano macia, Filosofi a, Scienze Umanistiche, Medicina le performance di Germania, Olanda e Francia. e Scienze Politiche. In totale le unità operative Nel caso dei Paesi mediterranei la ingente attività coinvolte (escluse quelle di Uniroma1) sono 579 internazionale è dovuta all’alta diffi coltà di trovare localizzate in 57 Paesi di tutti i 5 continenti. Circa risorse per la ricerca a livello nazionale. Alcuni studi il 50 per cento delle unità operative è concentrato sui progetti FP7 (Lombardi, 2012) si soffermano in 6 Paesi europei. su vari aspetti della partecipazione italiana e sui L’analisi quantitativa è stata realizzata usando il problemi che limitano il successo delle proposte metodo delle Self-Organizing Maps (SOM). L’analisi presentate. Il Ministro Profumo nel presentare i dati ha dimostrato che quando Uniroma1 è coordina-

132 AGEI - Geotema, 43-44-45 tore di progetto la numerosità dei Paesi coinvolti e of potential migrants», inIshikawa Y. e Montanari A. (a cura l’ammontare dei fi nanziamenti ottenuti risultano di), The new geography of human mobility: inequality trends?, Roma, SGI-Home of Geography, 2003, pp. 117-139. inferiori rispetto a quelli che caratterizzano i casi Claval P., «Refl ections on human mobility at the time of globaliza- in cui Uniroma1 è semplice partner di progetto. I tion» in A. Montanari (a cura di), Human mobility in a borderless responsabili dei progetti coordinati da Uniroma1 world?, Roma, SGI-Home of Geography, 2002, pp. 47-68. sono stati intervistati per comprendere il loro Didelon C. e Richard Y., «The European Union in the fl ows of international students: attractiveness and inconsistency», In- coinvolgimento nelle ricerche internazionali com- ternational Review of Sociology - Revue Internationale de Sociologie, parate, l’iter di preparazione della proposta, le Special issue on Global change and human mobility (a cura di) A. aspettative e i risultati, la percezione delle attività Montanari, 2 (2012), pp. 229-244. da parte di Uniroma1, le prospettive per il futuro. Fakiolas R., «The role of migration in raising the skill level of the labour force», Studi Emigrazione, 32 (1995), pp. 211-223. Fellat F.M., «Les scientifi c marocains à l’étranger», Studi Emigra- zione, 32 (1995), pp. 200-210. 8. Conclusioni Hägerstrand T., «What about people in regional science?», Papers of the Regional Science Association, 24(1970), pp. 7-21. Le nostre analisi hanno confermato che la Hryniewicz J.T. e Jalowiecki B. (a cura di), Report of the interna- conoscenza si basa sulla circolazione delle infor- tional seminar “Transformation of science in Poland: brain drain issues”, Venezia, UNESCO-ROSTE, 1993. mazioni, delle idee e delle persone e che non King R. e Shuttleworth I., «Education, identity and migration: the può esserci innovazione senza circolazione. La case of youg highly-educated emigrants», Studi Emigrazione, mobilità in questo senso deve essere, al tempo 32 (1995), pp. 159-176. stesso, hard e soft. Si tratta di fenomeni che per Ledeniova L., «Attitude to emigration among university stu- dents in the former USSR», Studi Emigrazione, 32 (1995), loro stessa natura è diffi cile identifi care con gli pp. 189-199. strumenti classici della statistica che ha necessità Lombardi L., 7o Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo della Unione di dati ben strutturati nello spazio e nel tempo. I Europea (2007-2013). Dati della partecipazione Italiana, Roma, ricercatori intervistati in Sapienza sono stati per MIUR, Direzione generale per l’internazionalizzazione della tutta la propria vita professionale artefi ci della ricerca, 2012. Maffi oletti G. «Rassegna bibliografi ca periodica sulle migrazioni mobilità; la loro mobilità potrebbe essere misurata internazionali dal 1986 al 1992», Studi Emigrazione, 29 (1992), solo attraverso dati ingannevoli; essi, infatti, nelle pp. 594-737. statistiche uffi ciali risulterebbero turisti per qual- Manik S., Maharaj B. e Sookrajg R., «Globalisation and tran- che settimana o mese passati all’estero. snational teachers: South African teachers migration to the UK», Migracijske i etnicke teme, Special isue on New forms of human I ricercatori oggi al limite della pensione hanno mobility on the local and national scale (a cura di) A. Montanari, cominciato le loro attività di ricerca internazionale 22 (2006), pp. 15-33. negli anni settanta, quando il fenomeno è iniziato, Montanari A., «La geografi a del brain drain, il caso dell’Italia quando la comunicazione era essenzialmente hard. nel contesto internazionale», Rivista Geografi ca Italiana, 3 I ricercatori si spostavano fi sicamente da un luogo (1993), pp. 703-728. Montanari A., «Human mobility, global change and local deve- all’altro, con grande diffi coltà per gli alti costi e le lopment», BELGEO, Belgian Journal of Geography, Special issue notevoli complicazioni nel passaggio delle frontie- on Human mobility in a globalising world (a cura di) A. Montanari re. Le comunicazioni avvenivano attraverso lettere e P. Salvá Tomás, 1-2 (2005), pp. 7-18. cartacee che impiegavano giorni o settimane ad Montanari A., «Geography of disequilibrium: refl ections on hu- man mobility in Europe», AAVV, European Territorial Research attraversare l’Europa. Tutto era più lento e aveva in Progress; Conference Proceedings of the 1st ESPON Scientifi c bisogno di lunghi tempi di preparazione. I progres- Conference, Luxembourg, ESPON, 2006, pp. 175-188. si della ICT hanno reso oggi tutto più semplice e Montanari A., «I progetti europei per lo studio delle dinamiche più rapido; nonostante ciò il rapporto personale e territoriali e della popolazione (1971-2006)», Roma, Mini- diretto tra ricercatori rimane importante. stero delle Infrastrutture, Mobilità umana e politiche urbane, Novara, De Agostini, 2007, pp. 13-34. Montanari A., «Cross-national cooperation and human mobi- lity: an introduction», International Review of Sociology - Revue Bibliografi a Internationale de Sociologie, Special issue on Global change and human mobility (a cura di) A. Montanari, 2 (2012), pp. 175-190. Angel I.O. e Kouzminov V.A. (a cura di), Report of the working Paganoni T. e Todisco E. (a cura di), Studi Emigrazione, Special party on “Brain drain issues in Europe”, Venezia, UNESCO- issue on Skilled Migrations, 32 (1995), p. 223. ROSTE, 1991. Rosenfeld M., «Mobility and social capital among Lebanes and Biggin S. e Kouzminov V.A. (a cura di), Proceedings of the inter- Beninese entrepreneurs engaged in transnational trade», In- national seminar on “Brain drain issues in Europe”, Venezia, ternational Review of Sociology - Revue Internationale de Sociologie, UNESCO-ROSTE, 1993. Special issue on Global change and human mobility (a cura di) A. Borgogno V. e Vollenweider-Andersen L., «Les migrations étu- Montanari, 2 (2012), pp. 211-228. diantes des pays du sud de la Méditerranée européennes: Salt J., «Contemporary trends in international migration study», premier aperçus», Studi Emigrazione, 32 (1995), pp. 177-188. International Migration, 25 (1987), pp. 241-51. Chikanda A., «Brain drain from Zimbabwe: profi les and motives Salt J., «Foreword», Studi Emigrazione, 32 (1995), pp. 6-11.

AGEI - Geotema, 43-44-45 133 Salt J. e Ford R., «Skilled international migration in Europe: the and international mobility among EU researchers, and shape of things to come?», King R. (a cura di), Mass migration main factors inhibiting mobility and career development in Europe, the legacy and the future, Londra, Belhaven Press, of EU researchers, in the higher education sector, FINAL 1993, pp. 293-309. REPORT (deliverable 7), Brussels, June 2010. Shuttleworth I., «Graduate emigration from Ireland: a symptom MORE, 2010b of peripherality?», King R. (a cura di), Mass migration in Eu- http://ec.europa.eu/euraxess/pdf/research_policies/MO- rope, the legacy and the future, Londra, Belhaven Press, 1993, RE_HEI_report_fi nal_version.pdf pp. 293-309. visited January 2012 contains the TECHNICAL REPORT Staniscia B., «Economic development and international migra- 2 - Part I: Mobility Survey of the Higher Education Sector. tion in the Sangro Valley», BELGEO, Belgian Journal of Geo- Presentation of the results with focus on career path and graphy, Special issue on Human mobility in a globalising world (a international mobility among EU researchers, and main cura di) A. Montanari e P. Salvá Tomás, 1-2 (2005), pp. 199-213. factors inhibiting mobility and career development of Staniscia B., «Mobility of students and attractiveness of universi- EU researchers, in the higher education sector, Brussels, ties. The case of Sapienza University of Rome», International April 2010. Review of Sociology - Revue Internationale de Sociologie, Special issue MORE, 2010c on Global change and human mobility (a cura di) A. Montanari, http://ec.europa.eu/euraxess/pdf/research_policies/MORE_ 2 (2012a), pp. 245-258. Extra_EU_mobility_report_fi nal_version.pdf Staniscia B., «Studenti universitari e mobilità internazionale. Il visited January 2012 contains the Study on mobility patterns caso della Sapienza Università di Roma», Ambiente, Società, and career paths of EU researchers. Territorio, 1 (2012b), pp. 14-19. FINAL TECHNICAL REPORT 3: Extra-EU mobility pilot study, Brussels, April 2010.

Siti WEB consultati Note MORE, 2010a http://ec.europa.eu/euraxess/pdf/research_policies/MO- 1 Il contributo è il risultato del comune impegno dei due auto- RE_fi nal_report_fi nal_version.pdf ri; tuttavia vanno attribuiti ad A. Montanari i paragrafi 1, 2, 3, 4 visited January 2012 contains the “Study on mobility patterns e a B. Staniscia i paragrafi 5, 6, 7, 8. and career paths of EU researchers”; TECHNICAL RE- 2 La ricerca a cui fa riferimento questo articolo ha ricevuto un PORT 2 - Part I: Mobility Survey of the Higher Education fi nanziamento dal Programma europeo ESPON 2013, grant Sector; Presentation of the results with focus on career path agreement 068/2010 (TIGER Project).

134 AGEI - Geotema, 43-44-45 Arturo Di Bella

Spazi e cyberspazi della città multiculturale

Summary: SPACES AND CYBERSPACES OF MULTICULTURAL CITY This article introduces a netnographic and qualitative research, describing the theoretical premises and presenting its fi rst evidences, about the role of new information and communication technologies (ICT) in chancing lives that are situated “here” and “there”. Digital practices of migrants facilitate transnational activities, interpersonal and familiar relationships and the emergence of alternative public spheres. The case study of Catania indicates that ethnic practices in new media need not broaden or dissolve geographical identity or connectivity, but may reinforce it, showing the multi-territoriality of their social impacts.

Keywords: ICT, Migrant, New Media Spaces, Digital Practices.

1. Introduzione 2. Spazi e rappresentazioni della coabitazione interetnica Le migrazioni contemporanee sono così forte- mente condizionate dalle dinamiche della socie- La città, in quanto sistema di spazi e di relazioni tà dell’informazione, che studiare tanto gli spazi sociali, agisce come dispositivo per l’integrazione quanto i fl ussi dell’informazione e della comuni- dei migranti. L’effetto urbano rimane connesso cazione è diventato un aspetto essenziale per com- alle metamorfosi prodotte dall’insediamento etni- prendere e provare a governare i relativi fenomeni. co negli spazi residenziali e in quelli pubblici. L’esistenza di intense reti informazionali fa Nelle città si sviluppano e si rendono visibili emergere il ruolo dell’interconnessione come fat- quelle dinamiche relazionali e sociali che determi- tore cruciale per i fl ussi migratori, fattore che in- nano se il progetto dell’integrazione si realizza o fatti è ormai centrale nelle più recenti teorie socia- fallisce. Attraverso l’utilizzazione e l’occupazione li sulle migrazioni, dalla teoria delle reti etniche, dello spazio urbano è allora possibile comprende- a quelle della globalizzazione e del transnazionali- re l’evoluzione del fenomeno dell’immigrazione e smo (Pries, 1999). dei processi di inclusione/esclusione che struttu- La progressiva ibridazione tra spazi reali e digi- rano le relazioni urbane. Il radicamento territoria- tali che caratterizza la città “aumentata” (Aurigi, le e la segregazione spaziale rimangono paradigmi De Cindio, 2010), alimentata dalla capillare diffu- interpretativi primari per la rappresentazione dei sione delle nuove tecnologie della comunicazione processi che defi niscono la coabitazione interetni- e dell’informazione (ICT), in particolare di In- ca urbana (Di Bella, 2010). ternet, condiziona in modo sempre più marcato Tuttavia l’identità, l’immagine e i luoghi della i percorsi di integrazione dei migranti e i relativi città multiculturale appaiono sempre più infl uen- processi di territorializzazione, oltre che le relazio- zati dalla diversifi cazione e ibridazione dei paesag- ni di coabitazione tra gruppi minoritari e società gi sociali, mediatici e tecnologici. d’accoglienza. I repertori visuali prodotti dai sistemi di comu- A partire da alcune prime considerazioni atti- nicazione di massa hanno da sempre svolto un nenti un’indagine svolta nel contesto di Catania, ruolo centrale nella formazione degli immaginari avvalendosi di tecniche di natura “netnografi ca”, sociali e culturali collettivi dell’alterità. La stessa cioè di osservazione online, e qualitativa, con il sup- specifi cità del modello italiano d’integrazione dei porto di interviste semi-strutturate rivolte a stra- migranti, caratterizzato da bassa concentrazione nieri residenti, questo contributo vuole evidenzia- spaziale e alta confl ittualità sociale (Mingione, re la molteplicità delle nuove questioni poste dalla Borlini, Vitale, 2008) chiama in causa soprattutto trasformazione delle relazioni interpersonali e dei quelle dinamiche di costruzione sociale del feno- processi d’integrazione territoriale etnica connes- meno immigrazione, in cui un ruolo determinan- sa alla diffusione delle ICT. te è stato svolto dai mass media e dagli imprendito-

AGEI - Geotema, 43-44-45 135 ri politici che, enfatizzando il connubio immigra- “doppia assenza” all’emergere di uno spazio socia- zione, concentrazione, insicurezza, condizionano le di co-presenze (Diminescu, 2008). negativamente l’opinione pubblica e legittimano Il caso delle diaspore è paradigmatico di per- politiche urbane rivolte ad ampliare i meccanismi corsi di integrazione che non possono prescin- di esclusione. dere dal mantenimento di legami a-spaziali tra Per contrastare questo approccio riduttivo e gruppi geografi camente dispersi, mantenuti o raf- ideologico alle tematiche dell’integrazione terri- forzati da un continuo ricorso alle ICT. La doppia toriale delle nuove minoranze etniche appare ne- presenza, fi sicamente ancorata nei paesi di appro- cessario sviluppare approcci alternativi e creativi, do, ma virtualmente mantenuta nel paese di ori- attenti a dimensioni analitiche meno confl ittuali gine e nella comunità diasporica sparsa ovunque e in grado di cogliere le profonde trasformazioni nel mondo, si connette alla difesa di specifi che che investono tanto gli aspetti globali connessi alla identità collettive a dispetto di processi di globa- mobilità umana, quanto le loro effettive ricadute lizzazione che producono mobilità geografi ca e in ambiti locali e urbani. tecnologica, dispersione e dislocamento. Come evidenziato da Bernal nella sua analisi della dia- spora eritrea e del funzionamento del suo spazio 3. ICT e geografi e delle pratiche digitali etniche d’interazione virtuale , Internet rap- presenta “the quintessential diasporic medium” I migranti sono gli agenti principali del proces- (2006): non un semplice strumento, ma un pro- so di de-territorializzazione, con cui si indica la ri- dotto sociale e culturale, uno spazio di emotività duzione dei vincoli che tradizionalmente legavano e di creatività che consente ai migranti di ricon- culture, identità e territori (Appadurai, 2001), ciò nettersi, condividere informazioni e analisi, coor- non di meno il sempre più diffuso uso dei nuovi dinare le proprie attività, bypassare la censura dei strumenti mediatici e tecnologici consente loro di media del paese d’origine, creare nuove forme di sperimentare nuove forme di ri-territorializzazio- cittadinanza e disegnare nuove geografi e sociali ne virtuale (Panagakos, Horst, 2006). Gli usi selet- transnazionali. tivi della Rete creano nuovi ambienti vitali in cui Il ricorso alle ICT da parte dei migranti sostiene è possibile controllare, se non addirittura annulla- lo sviluppo di eterogenee relazioni transnaziona- re, i limiti spazio-temporali della comunicazione li, non riconducibili esclusivamente a quelle pro- a distanza, di rimanere più facilmente in contatto prie della diaspora né ad affermazioni identitarie, con il paese di origine, di relazionarsi con culture coinvolgendo una molteplicità di attività concrete globali e transnazionali e di riconfi gurare gli spa- di natura economica, politica, religiosa e familia- zi di coabitazione all’interno delle stesse società re. Da alcune interviste realizzate tra imprenditori d’accoglienza, riuscendo a limitare il sentimento e commercianti immigrati a Catania, si evince il di marginalizzazione esperito negli ambienti di ruolo strategico acquisito dalle nuove tecnologie vita quotidiana. in supporto ad attività economiche transnazionali La centralità acquisita dalle variabili ICT come che, meno dipendenti da forme di approvvigio- criteri determinanti per la comprensione delle namento diretto, si avvalgono in modo più infor- pratiche di radicamento territoriale e relazionale mato, effi ciente e trasparente di legami cross-border etnico impone la presa in carica di una molteplici- grazie all’intermediazione virtuale tanto di reti di tà di nuove questioni. Tra queste particolare atten- fornitori quanto di altre reti sociali. zione hanno ricevuto l’infl uenza che le diaspore Da altre interviste emerge anche l’importanza esercitano nella sfera economica, politica e sociale delle ICT nel trasformare modalità e intensità del- dei paesi di origine (Bernal, 2006; Kissau, Hunger, le relazioni primarie. In particolare le donne sot- 2010; Nedelcu, 2012), le relazioni tra frammen- tolineano il ruolo esercitato da questi nuovi stru- tazione della sfera pubblica tradizionale e spa- menti di comunicazione elettronica nel sostenere zio urbano (Crang, 2000; Wellman, 2001; Ahadi, l’esperienza della maternità a distanza (Madianau, Murray, 2009), la riconfi gurazione delle relazioni 2012), aiutando a risolvere problemi pratici e a ne- di coabitazione interetnica all’interno delle socie- goziare l’ambivalenza tra necessità professionali e tà d’accoglienza (Siapera, 2005; Nagel, Staeheli, doveri domestici, infl uenzando anche le decisioni 2010; Di Bella, 2012). attinenti la scelta del rimanere e del ritornare. Lo sviluppo di molteplici pratiche di comuni- La lettura cosmopolita delle pratiche digitali cazione a distanza ha prodotto il più importante etniche se da un lato aiuta a cogliere soprattutto cambiamento nella vita del migrante, accompa- l’importanza dei nuovi spazi transnazionali nel- gnando il passaggio da quella che si defi niva una la vita quotidiana del migrante, dall’altro aiuta a

136 AGEI - Geotema, 43-44-45 comprendere l’infl uenza che le stesse sono in gra- organizzazioni degli immigrati, dai nodi locali di do di realizzare in ambito locale. reti diasporiche, dalle associazioni pro-immigrati In quanto user sempre più attivi del cyberspazio, e dalle istituzioni politiche, le quali nel complesso i migranti possono sfi dare la concezione tradizio- offrono alle minoranze straniere strumenti di par- nale di sfera pubblica, facendo emergere l’esisten- tecipazione civica entro la società d’accoglienza. I za di sfere pubbliche alternative, di natura tanto livelli istituzionali, invece, variano in riferimento transnazionale e cosmopolita quanto locale e ur- alla perimetrazione spaziale delle pratiche di par- bana. tecipazione e comunicazione etnica, dall’ambito Grazie alla creazione e la fruizione di siti web, più ristretto del quartiere di residenza fi no a quel- di testate indipendenti di e-journalism, web radio e lo sovranazionale. Nei diversi quadranti del mo- di una fi tta rete di blog, forum e pagine personali, dello si posizionano nuovi spazi sociali d’intera- che veicolano creativamente informazioni e rap- zione e comunicazione, in cui i gruppi minoritari presentazioni dell’universo degli immigrati, Inter- sviluppano soluzioni innovative contro le pratiche net diviene uno strumento di innovazione sociale di marginalizzazione, partecipano a discorsi di do- che consente lo sviluppo di pratiche ambivalenti minio pubblico e auto-costruiscono canali autono- (Nedelcu, 2012): da un lato permette di costruire mi di partecipazione politica, sociale e culturale. attaccamenti multipli, di far propri valori cosmo- In tal senso è emblematico il caso dei siti web politi, di sviluppare identità e biografi e de-terri- creati dalle seconde generazioni di immigrati in torializzate, dall’altro può supportare la difesa di Italia (Zinn, 2010; Riccio, 2011), come Rete2G, As- valori particolaristici e la rivendicazione di appar- soCina e Giovani Musulmani d’Italia. tenenze esclusive, di istanze radicali e contestatri- La Seconda Generazione Catania, , è una associazione e di incorporazione nelle società ospiti. mista in cui l’eterogeneità biografi ca e culturale Le arene e i livelli istituzionali, che delimitano dei membri trova sintesi in un medesimo senti- il modello spazio-partecipazione prodotto dai me- mento di radicamento e appartenenza territoria- dia elettronici e dalle pratiche digitali etniche, in- le, che spinge gli attivisti ad impegnarsi nel terri- teressano e insieme trascendono i contesti urbani torio, non soltanto nella rivendicazione della cit- (tav. 1). Le arene istituzionali sono costituite dalle tadinanza formale, ma anche in progetti locali in

Tavola 1. Il modello spazio-partecipazione delle pratiche digitali etniche adattato da Ahadi, Murray (2009), con alcuni esempi di e-media tratti dalla letteratura e dal caso studio di Catania.

ARENE ISTITUZIONALI Gruppi etnici Associazioni di immigrati Società civile Istituzioni politiche Sovranazionale Diaspore e network Federazioni Partiti politici nei paesi NU; UE; Istitu- transnazionali internazionali d’origine; Organizzazioni zioni politiche E-MEDIA internazionali religiose; dei paesi d’ori- TRANSNAZIONALI ONG; E-MEDIA gine (dehai.org; nriol.com) TRANSNAZIONALI Nazionale Comunità e networks di Federazioni di immigrati; Partiti politici; ONG; Istituzioni immigrati E-MEDIA ETNICI E-MEDIA ETNICI politiche E-MEDIA ETNICI (secondegenerazioni.it; (alma.org; (movimentodegliafrica- associna.com; giovanimu- migranews.it) ni.org) sulmani.it) Municipale Comunità di immigrati Associazioni Ass. di volontariato; Istituzioni politi- di immigrati; Movimenti sociali urbani; che municipali; E-MEDIA ETNICI E-MEDIA LOCALI forum locali per (mauritiansociety (ctzen.it; facebook.com/ l’immigrazione LIVELLI ISTITUZIONALI catania.com) laseconda.generazione) Quartiere Comunità di immigrati Associazioni di immigrati Ass. comunitarie e di volontariato; COMMUNITY E-MEDIA (arcicatania.org- multi- kulticatania.it)

AGEI - Geotema, 43-44-45 137 grado di attivare pratiche virtuose di “cittadinanza che e attività che potrebbero compromettere gli reale” (Rossi, Vanolo, 2010). Per questi e per altri interessi collettivi del gruppo o quello che è per- gruppi e associazioni etniche la presenza on line cepito come bene comune. In altri casi la sinergia consente di negoziare le identità e le differenze, tra attività online e offl ine funge da strumento di sia intra- che interculturali, di esprimere il proprio socializzazione ai luoghi e agli spazi urbani, un essere, gli attributi positivi della propria identità e invito ad abitare in pieno la città a dispetto delle dei valori di cui si è portatori, oltre che per con- resistenze e delle chiusure. È questo il caso delle dividere e commentare le esperienze di multicul- iniziative multiculturali realizzate in rete con altre turalismo quotidiano e le modalità d’integrazione realtà associative di immigrati e promosse, gesti- delle comunità. te, persino ideate sul web dagli attivisti di nel quartiere P.zza Carlo Alberto, la poche associazioni locali di immigrati presenti on chinatown catanese, da nel line, sia con un proprio sito , che con un proprio profi lo su Facebook book.com/Amici-della-Villa-Bellini>, nel più im- . portante parco urbano (Di Bella, 2012). Lo spazio virtuale è organizzato come rappresen- tazione della società mauriziana, tradizionalmen- te aperta e tollerante, oltre che multi-linguistica e 4. Conclusioni multi-religiosa. Il pubblico di riferimento rimane la comunità mauriziana a Catania, ma altrettan- Le istanze che emergono dall’analisi del web e to importante è la possibilità che internet offre dalle pratiche messe in atto da nuovi netizens di- per tenersi in contatto diretto con chi è rimasto mostrano un maggiore protagonismo che è non in patria, con le altre associazioni di mauriziani più di natura prevalentemente rivendicativo, ma presenti in Italia e all’estero e con le istituzioni anche costruttivo. Gran parte delle iniziative digi- e la società civile catanese. La fruizione del sito tali etniche riguardano attività concrete, di natura web consente la visione delle più importanti noti- economica e famigliare, mentre altre coinvolgono zie riportate dal quotidiano più diffuso nel paese la sfera identitaria e quella pubblica. In ogni caso d’origine, , o di rimanere aggior- non sono rivolte esclusivamente alla propria co- nati sulle ultime novità riguardanti la legislazione munità di appartenenza, ma ad aggregati sociali italiana in materia di immigrazione pubblicate e territoriali fl essibili, confermando l’ipotesi che da altri siti italiani, come . I forum il ricorso ai nuovi media non dissolve l’identità, e le bacheche diventano spazio di manifestazione il senso di appartenenza, né la vicinanza geogra- e negoziazione delle tensioni interne alle diver- fi ca, potendole anzi rinsaldare (Van Den Bos, se realtà associative mauriziane presenti in città Nell, 2006). La rivendicazione di un ruolo attivo e piattaforma di condivisione di eventi, iniziative attraverso le ICT può riguardare il desiderio di e celebrazioni culturali e religiose che animano mantenere e rinforzare legami transnazionali, di tanto il contesto locale quanto quello della madre contribuire alla costruzione di intere società di- patria. versamente nazionali o fungere da strumento di Questi spazi di partecipazione e di co-presen- socializzazione agli spazi urbani. In quanto users za virtuale possono creare nuove forme di auto- sempre più attivi del cyberspazio, i migranti sfi da- segregazione, quando appaiono poco propensi no la concezione tradizionale di sfera pubblica, ad accettare gli outsider , allargano per certi versi facendo emergere l’esistenza di sfere pubbliche gli spazi dell’esclusione, magari rispetto a chi, pur alternative, di natura tanto transnazionale e co- membro del gruppo etnico, soffre di incompe- smopolita quanto locale e urbana. tenza digitale, ma sono pur sempre spazi aperti e Il cyberspazio agevola le attività pratiche e le accessibili che consentono anche lo sviluppo di re- relazioni interpersonali attraverso la ri-territoria- lazioni interculturali, intergenerazionali e di mo- lizzazione virtuale degli ambienti quotidiani dei bilitazione degli attributi di cittadinanza. migranti, consente l’aggregazione e la defi nizione Per le realtà associative orientate ai valori di nuove identità multi-territoriali, e garantisce dell’interculturalità, le infrastrutture della comu- visibilità a nuovi soggetti sociali e politici pronti nicazione elettronica fungono anche da vedette di ad offrire il loro contributo per lo sviluppo di una controllo e da spazi di sorveglianza contro prati- società realmente multiculturale.

138 AGEI - Geotema, 43-44-45 Bibliografi a ségrégation mais fortes tensions», Urbanisme, 362, (2008), pp. 83-86. Nagel C., L. Staeheli, «ICT and geographies of British Arab and Ahadi D., Murray C.A., «Urban Mediascapes and Multicultural Arab American activism», Global Networks, 10 (2), (2010), Flows: Assessing Vancouver’s Communication Infrastructu- pp. 262-281. re», Canadian Journal of Communication, 34, (2009), pp. 587- Nedelcu M., «Migrants’ New Transnational Habitus: Rethin- 611. king Migration Through a Cosmopolitan Lens in the Di- Appadurai A., Modernità in polvere, Roma, Meltemi, 2001. gital Age», Journal of Ethnic and Migration Studies, 38 (9), Aurigi A., De Cindio F., Augmented Urban Spaces, Aldershot, (2012), pp. 1339-1356. Ashgate, 2008. Panagakos A.N., Horst H.A., «Return to Cyberia: technology Bernal V., «Diaspora, cyberspace and political imagination: the and the social worlds of transnational migrants», Global Net- Eritrerian diaspora online», Global Networks, 6 (2), (2006), works, 6 (2), (2006), pp. 109-124. pp. 161-179. Pries L. (a cura di), Migration and Transnational Social Spaces, Crang M., «Public Space, Urban Space and Electronic Space: Aldershot, Ashgate, 1999. Would the Real City Please Stand Up?», Urban Studies, 37 Riccio B., «Second Generation Associations and the Italian (2), (2000), pp. 301-317. Social Construction of Otherness», in Bonjour S., Rea A., Di Bella A., «Insediamenti etnici in una città meridionale: il JacobsD. (a cura di), The Others in Europe, Editions de l’Uni- caso di Catania», Rivista geografi ca italiana, 117 (4), (2010), versité de Bruxelles, 2011. pp. 835-868. Rossi U., Vanolo A., Geografi a politica urbana, Bari-Roma, Later- Di Bella A., «Digital Urbanism in Southern Italy», International za, 2010. Journal of E-Planning Research, 4, (2012), in corso di stampa. Siapera E., «Minority activism on the web: between deliberative Diminescu D., «The connected migrant: an epistemiological democracy and multiculturalism», Journal of Ethnic and Mi- manifesto», Social Science Information, 47 (4), (2008), pp. gration Studies, 31 (3), (2005), pp. 499-519. 565-579. Van Den Bos M., Nell L., «Territorial bounds to virtual space: Kissau K., Hunger U., «The internet as a means of studying transnational online and offl ine networks of Iranian and transnationalism and diaspora», in R. Baubock, T. Faist, Turkish-Kurdish immigrants in the Netherlands», Global a cura di, Diaspora and Transnationalism. Concepts, theories Networks, 6 (2), (2006), pp. 201-220. and methods, Amsterdam University Press, 2010, pp. 245- Wellman B., «Physical Place and Cyberspace: The Rise of Per- 265. sonalized Networking», International Journal of Urban and Madianou M., «Migration and the accentuated ambivalence of Regional Research, 25 (2), (2001), pp. 227-252. motherhood: the role of ICTs in Filipino transnational fa- Zinn D.L., «Italy’s Second Generations and the Expression of milies», Global Networks, 12 (3), (2012), pp. 277-295. Identity through Electronic Media», Bulletin of Italian Politi- Mingione E., Borlini B., T. Vitale, «Immigrès à Milan: faible cs, 2 (1), (2010), pp. 91-113.

AGEI - Geotema, 43-44-45 139 Teresa Graziano, Enrico Nicosia

Geografi a delle migrazioni e narrazioni cinematografi che1

Summary: GEOGRAPHY OF MIGRATION AND CINEMATIC NARRATIVES The specifi c articulation of both historical and contemporary migratory dynamics has always nourished a tangle of narratives and representations about migration, of countries of origin and immigration, that is particularly suitable to the fascination of the dramatized version. The patchwork of narratives and interpretations are often capable to outline a picture of demographic displacements which can transmit the overall complexity of places, spaces and actors implied in the migratory process, in spite of being the outcome of a subjective interpretation through the camera. As a result, the main aim of this work is to deepen the dynamics of interpretation, representation and decoding of the natural and anthropic landscapes moulded by migratory displacements in some movies where migration is the main subject of the plot.

Keywords: Geography, Migration and Cinema.

1. La geografi a delle migrazioni nella settima arte grafi a incentrata sui processi migratori. Il cinema, infatti, offre uno sguardo inedito sulle migrazio- Ormai da qualche decennio la letteratura geo- ni, illuminandone dinamiche e contraddizioni, grafi ca si è indirizzata verso l’analisi dell’impatto seppur fi ltrate dall’interpretazione soggettiva dei esercitato dal cinema nei processi di confi gurazio- singoli registi. La rappresentazione che ne deriva ne spaziale e socio-economica dei territori scelti si rivela in grado di svelare sfaccettature più pro- come location, in virtù del rapporto di reciprocità fonde degli spostamenti demografi ci e, soprattut- e interdipendenza tra la disciplina e la settima arte to, dell’incontro/scontro con l’Altro, spesso senza (Pollice, 2012) che, sempre più spesso, si impone l’allarmismo da “Fortezza Assediata”. anche come effi cace strumento di supporto alla Le migrazioni storiche oltremare hanno solle- didattica (Nicosia, 2012). Se all’intrinseca imagea- citato l’immaginario di numerosi registi, fra tutti bility dei luoghi (Lynch, 1960), infatti, si sovrap- l’italiano Emanuele Crialese con il suo Nuovomon- pone anche la forza iconica del cinema, che sul- do (2006) che racconta, con tratti onirici e sprazzi la capacità evocativa delle immagini fonda il suo di poesia, l’epopea degli spostamenti demografi ci potere di fascinazione, il gioco di rinvii simbolici di massa che hanno ridisegnato la geografi a sia e narrazioni inedite restituisce una vera e propria del Nuovo che del Vecchio Continente. Nonostan- cartografi a estetizzata dei paesaggi scelti come lo- te, infatti, la mobilità della popolazione sia stata cation (Graziano, 2011). una costante nella storia demografi ca dell’uomo, L’analisi della letteratura incentrata sul legame i fl ussi migratori che, per entità e caratteristiche, tra geografi a e cinema – sia nazionale che inter- hanno completamente stravolto le connessioni nazionale – si è focalizzata principalmente sull’im- tradizionali tra territorio, popolazione e assetti patto esercitato dal cinema sui fl ussi turistici diret- socio-economici irrompono nello scenario in- ti verso la meta selezionata come location, ovvero ternazionale nel XIX secolo, lungo la traiettoria su quella modalità di fruizione turistica defi nita che congiunge una vecchia Europa barcollante come cineturismo (Nicosia, 2012; Hudson, Brent al Nuovo Mondo gravido di promesse. I fl ussi si Ritchie, 2006). diramano non solo dalle distese rurali più depres- Il legame tra cinema e Geografi a, però, non si se, ma anche dalle capitali europee catapultate in limita alla reciproca contaminazione nei proces- modo repentino in un inedito scenario industria- si di risemantizzazione dei territori, in un rinvio le, verso cui accorrono frotte di disperati smaniosi costante tra paesaggi reali e fi ctional. Lo schermo di una vita migliore che si ritrovano, però, a ingol- cinematografi co non soltanto veicola fotogrammi fare un sottoproletariato urbano privo di speran- di luoghi, ma immortala anche fenomeni che ri- ze, cui resta l’alternativa di allungare il progetto entrano a pieno titolo nell’alveo della disciplina migratorio oltremare (Corti, 2003). Già verso la geografi ca, come accade nel caso della vasta fi lmo- fi ne del XVIII secolo le traiettorie migratorie eu-

140 AGEI - Geotema, 43-44-45 ropee dilatano la loro estensione temporale e, so- dinamiche geopolitiche che, oltre a consolidare prattutto, la consistenza numerica e la tipologia di la tendenza alla sedentarizzazione dei migranti, destinazione. Oltre che dalle conseguenze dell’in- concorrono a incrementare il numero dei luoghi dustrializzazione, tali mutamenti nelle dinamiche d’origine e di destinazione dei fl ussi, la tipologia migratorie sono innescati dagli esiti della transi- delle rotte, nonché ad accrescere la complessità zione demografi ca che, in virtù di tassi di morta- della categoria dei migranti. In seguito allo shock lità drasticamente ridotti, alimenta un surplus di petrolifero del ’74 i paesi tradizionalmente d’acco- popolazione in età lavorativa non assorbibile dal glienza decidono di chiudere le frontiere, per con- mercato europeo, oltre che dagli sconvolgimenti tenere l’improvvisa eccedenza di manodopera. Di politico-culturali innescati dalle Rivoluzioni ame- conseguenza, paesi tradizionalmente d’emigrazio- ricana e francese. Nella seconda metà dell’Otto- ne, come Spagna e Italia, si ritrovano al centro di cento le migrazioni transoceaniche si tramutano nuove rotte, soprattutto irregolari, con un inedi- in veri e propri spostamenti di massa, che si allun- to ruolo attrattivo (cfr. Gentileschi, 2009; Brusa, gano prima dall’Europa nord-occidentale poi da 2002). quella meridionale e orientale2 (Gozzini, 2005; Non a caso, la fi lmografi a più recente sulle mi- Corti, 2003). grazioni contemporanee si è focalizzata sull’im- Con la costituzione degli Stati Uniti e le spe- patto socio-economico dei fl ussi irregolari e ranze democratiche del nuovo stato, il mito del sull’incontro/scontro con l’Altro, tentando spes- Nuovomondo sollecita nuovi fl ussi attirati dalle pro- so di superare la visione dell’alterità ispirata alla messe della rivoluzione industriale e dall’urbaniz- retorica del clash of civilisation. Film come Bwana zazione galoppante, che attraggono migranti de- (1996) di Imanol Uribe o Frontières di Mostefa Dja- qualifi cati facilmente inseribili nel nuovo assetto djam (2002) descrivono una Spagna che fronteg- socio-economico. Nel corso di due secoli, dunque, gia la questione dei migranti irregolari. La fi lmo- i migranti allettati dall’American Dream contribui- grafi a francese è certamente più copiosa, in virtù scono a delineare il crogiolo di popoli e culture di una storia migratoria più antica, seppur contro- più volte rappresentato in fi lm nei quali, oltre al versa, ispirata al principio dell’assimilazionismo e dramma dell’abbandono della madrepatria, viene plasmata da relazioni tutt’oggi problematiche tra rappresentato il faticoso processo di integrazio- francesi issus de l’immigration e francesi de souche, ne: tra i primi, Il Ribelle dell’Anatolia di Elia Kazan che si rifl ettono anche sulla confi gurazione dei (1963) è incentrato sul sogno americano di un pattern spaziali nelle città. L’Odio (1995), diretto giovane greco di Costantinopoli di fi ne Ottocen- da Mathieu Kassovitz, anticipa sullo schermo il to, mentre Alambrista! di Robert M. Young (1977) groviglio di tensioni sociali ed etniche che esplo- racconta dell’infuocato confi ne tra Messico e Sta- derà un decennio dopo nelle banlieues parigine. ti Uniti. Altre opere, invece, come L’America degli Vivere in paradiso di Bourlem Guerdjou (1998) o altri di Goran Paskaljevic (1995) o Gran Torino di i più recenti Verso l’Eden (2009) di Costa Gravas e Clint Eastwood (2008), descrivono le controverse l’acclamato Welcome (2009) di Philippe Lioret ri- dinamiche di sedentarizzazione dei migranti e i traggono un paese agognato dai migranti, che si rapporti con la società d’accoglienza. ritrovano però ingabbiati nel giogo dell’indiffe- La produzione cinematografi ca internaziona- renza della società o di una legislazione inadegua- le incentrata sulle migrazioni non si limita alla ta. Anche la cinematografi a tedesca ha racconta- rilettura delle migrazioni storiche, ma rispecchia to le problematiche della convivenza interetnica: l’evoluzione del fenomeno, descrivendo le diverse Fatih Akin, fi glio di immigrati turchi, ha descritto dinamiche che si delineano a partire dal secondo in La sposa turca (2004) o in Ai confi ni del paradiso dopoguerra quando, più che da motivazioni eco- (2007) la dura realtà dei turchi di seconda genera- nomiche, la mobilità transnazionale è sostenuta zione in Germania. dagli sconvolgimenti geopolitici della decolo- È interessante sottolineare come la fi lmografi a nizzazione. Durante gli anni Sessanta, il vecchio italiana rispecchi la parabola evolutiva del pae- continente è scosso da un boom economico che se che, da area esclusivamente d’emigrazione, si ridisegna le rotte degli spostamenti: Paesi come è tramutato negli ultimi decenni in approdo di Germania, Francia, Svizzera e Belgio consolidano migranti. Parabola sintetizzata da due opere di la loro attrattività migratoria nei confronti dei pa- Emanuele Crialese: il già citato Nuovomondo , cui esi della riva Nord del Mediterraneo, che si tramu- fa da contraltare il più recente Terraferma (2011), tano in veri e propri bacini di manodopera. nel quale a partire non sono più i siciliani stipati A partire dagli anni Settanta lo scenario migra- nelle navi di primo Novecento, ma i migranti afri- torio transnazionale è scompaginato da inedite cani ammassati nelle carrette del mare, per i quali

AGEI - Geotema, 43-44-45 141 le coste dell’Isola incarnano il primo assaggio del In ambito geografi co, nel 1962 Elio Migliorini, loro Nuovomondo. Inoltre, se in pieno boom post- affermò che le migrazioni, poiché studiano gli spo- bellico, Visconti, con Rocco e i suoi fratelli (1960), stamenti di gruppi umani nello spazio, rientrano rappresentava la mobilità interna dal sud conta- a buon diritto nel campo di studio della Geografi a dino al nord in fase di modernizzazione, soltanto (Nodari, 2004). Ma solo nel 1975 a Salerno du- a partire dagli anni Novanta il cinema italiano di- rante i lavori del Congresso Geografi co Italiano, vi pinge un paese divenuto attrattivo per i migranti: fu un primo dibattito sul tema dell’immigrazione da Pummarò (1990) di Michele Placido a La Sco- in Italia3. Costantino Caldo (1984, pp. 130-131) nosciuta di Tornatore (2006), passando per Là-Bas denunciò la condizione di marginalità sociale e di Guido Lombardi e Io sono Li di Andrea Segre, culturale a cui erano soggetti gli immigrati nei entrambi del 2011, per fi nire con il docufi lm La loro ambienti lavorativi e residenziali, con esigue nave dolce di Daniele Vicari, presentato al Festival possibilità di espressione dei loro modelli di vita del cinema di Venezia del 2012. Cincinelli (2012) e di dialogo con la comunità che li ospita (Brusa, sottolinea come, rispetto alle altre fi lmografi e eu- 2010). ropee, quella italiana si sia accorta in ritardo delle In assenza di un vero e proprio genere, il ci- migrazioni dirette verso il Belpaese. Inoltre, la rap- nema italiano si è occupato dell’immigrazione in presentazione del fenomeno in Italia è monopo- maniera episodica. I fi lm riportati come esempi, lizzata da registi italiani e non da registi immigrati parlano di immigrazione e vedono come prota- di seconda generazione, come accade invece nel gonisti “ospiti”, “stranieri”, “immigrati”, “extraco- resto d’Europa, probabilmente scontando un ri- munitari”, “clandestini”, ecc. nel nostro Paese e tardo di tipo culturale e legislativo nell’approccio sono i più signifi cativi dell’ultimo ventennio. Da al fenomeno migratorio. Amelio in poi, passando per Placido, Garrone, Mazzacurati, Comencini, Munzi fi no ad arrivare a Crialese, la questione degli immigrati in Italia è 2. Il viaggio dei migranti nella cinemato(geo) stata affrontata in modo più o meno cronicistico, grafi a italiana con l’intento di offrire uno sguardo particolare sui soggetti migranti, la cui rappresentazione sa- Viaggiare è per defi nizione sia un avvicinamento rebbe altrimenti limitata a quella della sola TV e che un allontanamento. della stampa, mezzi quest’ultimi che fanno spesso […] mi chiedo se il senso del viaggio non sia in da eco ad un discorso politico mirato a strumen- fondo più nel tornare, dopo aver preso le distanze, per vedere meglio, talizzare la questione dell’immigrazione in Italia o semplicemente per poter vedere (Cincinelli, 2009). (Wenders, 1992, p. 27). Per quanto lo sforzo di gran parte di questi regi- sti italiani sia apprezzabile, anche semplicemente Rispetto ad altri Paesi europei come Francia, per aver contribuito a risvegliare l’attenzione del Inghilterra e Germania, l’Italia, come noto, è in cinema sui soggetti migranti in Italia, resta il fatto netto ritardo sul tema dell’immigrazione. La pre- che per la maggior parte dei casi si tratta di tenta- senza di consistenti fl ussi migratori da Paesi stra- tivi fi ni a se stessi. nieri ha rappresentato, per l’Italia, un fenomeno L’attenzione rivolta al fenomeno dell’immigra- che ha caratterizzato il XX secolo profondamente zione dalla produzione cinematografi ca italiana contrassegnato prima dall’emigrazione all’estero dei primi anni Novanta, del secolo scorso, regi- e successivamente da una migrazione interna, mai stra una disparità negli approcci al tema: la sua del tutto estinta, dal Sud verso le aree industrializ- metabolizzazione da un lato, e gli esiti di questo zate del Nord. Oggi non esiste solo una legislazio- confronto dall’altro. In Pummarò (1990), di Miche- ne contestata da più parti, una scuola ancora im- le Placido, ad esempio, l’Italia degli anni Novan- preparata alla multietnicità e al multiculturalismo ta è descritta come un Paese che da fornitore di e un’opinione pubblica in preda alla fobia della braccia per l’emigrazione diviene una terra mito sicurezza. Si avverte, infatti, la mancanza di mo- per clandestini affamati, provenienti dall’Africa, delli e rappresentazioni culturali attraverso i qua- dall’India e dall’Est Europa. È una pellicola che li poter elaborare un vissuto quotidiano sempre delinea il fenomeno dell’immigrazione e che ri- meno italo-centrico. Solo con il nuovo millennio balta ruoli e mentalità, una cronaca amara e in- il fenomeno ha raggiunto dimensioni e caratteri- quietante dei nostri giorni. In Lamerica, di Gianni stiche in linea con quanto accade da tempo ne- Amelio, (1994), il Bel Paese è visto come la terra gli altri Paesi europei (Perrone, 2001; Lombardi, promessa che tanti albanesi sognano di raggiunge- 2002). re per sfuggire alle problematiche che attanaglia-

142 AGEI - Geotema, 43-44-45 no la loro vita. La traduzione, aspetto fondamen- cole ma, nella maggior parte dei casi, rimangono tale per l’integrazione degli immigrati nella comu- relegati sullo sfondo di una vicenda che non li nità ospitante, in questo fi lm, conserva una forza vede protagonisti. Spesso la loro presenza contri- espressiva straordinaria, che va oltre la funzione buisce a connotare l’ambiente che viene descritto pedagogica. Il rincorrersi dei suoni e dei signifi ca- nel fi lm e in particolare i luoghi in cui dominano ti dei termini stranieri rivela, infatti, il bisogno di il degrado e la marginalità. Per esempio, A casa abbattere le barriere della lingua, il desiderio di nostra (2006) di Francesca Comencini, il carcere prepararsi al viaggio, di diventare italiani. Le sce- in A cavallo della tigre (2002) di Carlo Mazzacurati ne fi nali, inoltre costituiscono un richiamo all’in- o Malefemmene (2001) di Fabio Conversi, Fughe da cipit del fi lm, in una sorta di chiasmo rovesciato fermo (2001) di Edoardo Nesi oppure l’universo per cui i due protagonisti arrivano in Albania con della piccola criminalità e in particolare il mondo un traghetto invertendo il viaggio dei profughi. La della prostituzione in Sud Side Stori (2000) di Ro- circolarità epica de Lamerica è, dunque, costruita berta Torre. In altri casi la presenza degli immi- intorno all’archetipo del mare, gigantesca meta- grati è un elemento utile alla descrizione delle pe- fora di libertà e di avventura. Il mare, però, non riferie o delle aree degradate delle città come la è solo specchio di evasioni o naufragi ma anche periferia romana in Cuore sacro (2005) di Ozpetek spazio dell’alterità, luogo di affetti persi e ritrovati o la zona portuale di Napoli in Domenica (2001) di (Rimini, 2007). Wilma Labate. Proprio durante questo periodo storico, il nu- Accade altrettanto di frequente che gli immi- mero di cittadini stranieri residenti nel nostro grati vengano presentati come una comunità, territorio nazionale è divenuto rilevante ed è au- un soggetto collettivo funzionale alla narrazione mentato il peso della seconda generazione, cioè di ma sostanzialmente privo di uno spessore psico- coloro che sono nati in Italia da genitori stranieri logico. Queste presenze assolutamente marginali o che sono arrivati in età prescolare. Rispetto al nell’equilibrio del fi lm possono essere comunque passato sono divenuti prevalenti i fl ussi migratori considerate un sintomo signifi cativo della scarsa Est-Ovest rispetto a quelli Sud-Nord. Le comunità visibilità cui è soggetta l’esistenza degli immigrati, provenienti dalle nazioni dell’Est europeo, dalla specie se clandestini. Basti pensare alla comunità Cina e da alcuni Paesi del Sud-Est asiatico sono ra- cinese impegnata nei laboratori tessili in Gomor- pidamente divenute numerose come quelle prove- ra (2008) di Matteo Garrone, o ai numerosissimi nienti dai Paesi del Magreb, già presenti in Europa bengalesi che condividono l’angusto spazio di un da alcuni decenni. appartamento che viene loro affi ttato in Luce dei Prima di passare brevemente in rassegna al- miei occhi (2001) di Giuseppe Piccioni. cune pellicole che trattano ampiamente il tema In molti altri casi, il personaggio, pur essendo dell’immigrazione, vale la pena delineare i confi ni straniero, è spogliato di ogni alterità e diffi cil- di un’altra modalità di rappresentazione piuttosto mente potrebbe essere assimilato ai fenomeni di ricorrente. Molti fi lm, infatti, descrivono l’instau- immigrazione così come vengono comunemente rarsi di relazioni tra immigrati e italiani come un intesi. Si tratta, generalmente, di soggetti prove- “incontro ai margini” in cui solidarietà e amicizia nienti da paesi industrializzati, piuttosto colti e nascono dalla condivisione di una condizione di benestanti. Gli esempi sono numerosi, tra cui i diffi coltà o di disagio. In molte pellicole la fi gura personaggi interpretati dall’attrice francese Anna dell’immigrato accompagna il tentativo di rappre- Mouglalis in Sotto falso nome (2004) di Roberto sentare le porzioni più marginali della realtà socia- Andò o il mercante d’arte protagonista di Il gioco le italiana. L’oggettiva esplorazione di un’altra cul- di Ripley (2002) di Liliana Cavani. Generalmente il tura lascia dunque il posto al parallelismo, spesso fi lm tende a non approfondire il vissuto di questi effi cace, tra la condizione dell’extracomunitario e personaggi, si tratta di fi gure cui è dedicato uno forme defi nite più “domestiche” di emarginazio- spazio limitato all’interno della vicenda, spesso ne (Dalla Via, 2011). come partner del protagonista o di un personag- L’immigrazione è stata al centro dell’attenzio- gio principale. ne dei media soprattutto in relazione a episodi di Infi ne un ultimo esempio di pellicola cinema- criminalità e al frequente ingresso nel Paese di tografi a che cerca di evidenziare le diffi coltà che clandestini attraverso il mare. Il cinema italiano i clandestini hanno nel raggiungimento dell’ago- degli anni Duemila si è dunque dovuto confron- gnata libertà è Terraferma (2011) di Emanuele tare con un importante cambiamento sul piano Crialese. Il regista romano di origini siciliane, ha sociale e culturale e l’ha fatto con una certa con- effettuato le riprese nell’Isola di Linosa, luogo tinuità. Gli immigrati sono presenti in molte pelli- che era già stato lo scenario naturale di Respiro

AGEI - Geotema, 43-44-45 143 (2002), questa volta per raccontare una storia di liana, LXVII Roma, Società Geografi ca Italiana, 2002. una famiglia di pescatori che deve confrontarsi Caldo C., “Immigrati stranieri e nomadi in Piemonte”, in Caldo C., La città globale, Palermo, Palumbo, 1984, pp. 125-131. sia con le diffi coltà del proprio lavoro (la pesca Cannizzaro S., Per una geografi a del turismo. Ricerche e casi studio ormai scarsa) sia con quelle dell’accoglienza de- in Italia, Bologna, Pàtron, 2011. gli immigrati. Terraferma è un fi lm di immagini ad Chimenti D., “Estraneità, differenza e rinascita. Il cinema di alto impatto dove il mare è protagonista insieme Emanuele Crialese”, in Guerrini R., Tagliani G., Zucconi F. (a cura di), Lo spazio del reale nel cinema italiano contempora- al giovane Filippo. Una sequenza, molto forte che neo, Recco, Le Mani-Microart’s Edizioni, 2009. merita di essere messa in risalto, è l’assalto nottur- Cincinelli S., I migranti nel cinema italiano, Roma, Edizioni Kap- no alla barca, guidata dal giovane protagonista, da pa, 2009. parte di numerosi naufraghi che cercano con dif- Corti P., Storia delle migrazioni internazionali, Roma-Bari, Laterza, fi coltà di salirvi a bordo per evitare la tragedia. In 2003. Della Via D., “Immigrazione”, in Canova G., Farinotti L. (a cura contrapposizione vi è la scena del barcone stracol- di), Atlante del cinema italiano. Corpi, paesaggi, fi gure del con- mo di turisti, intenti a divertirsi mentre nell’Iso- temporaneo, Milano, Garzanti Libri, 2011. la si susseguono gli sbarchi di immigrati. Criale- Fornara B., Geografi a del cinema. Viaggi nella messinscena, Milano, se ha scelto di raccontare questa storia di gente RCS Libri S.p.A., 2001. di mare e di immigrazione attraverso lo sguardo Gentileschi M.L., Geografi a delle migrazioni, Roma, Carocci, 2009. del ragazzo, il quale ha sempre vissuto nell’Isola Gozzini G., Le migrazioni di ieri e di oggi. Una storia comparata e non conosce nulla del mondo. Un’Isola che è Milano, Mondadori, 2005. diventata terra di sbarchi, di gente disperata che Graziano T., “Il cineturismo in Basilicata. Rappresentazioni di fugge dall’orrore e dalla miseria. C’è un fi lo che paesaggi ed effetti turistici”, in S. Cannizzaro, Per una geogra- fi a del turismo. Ricerche e casi studio in Italia, Bologna, Pàtron, lega le precedenti pellicole di Crialese a quest’ul- 2011, pp. 139-154. tima. L’Isola come ostacolo per realizzare i propri Hudson S., Brent Ritchie J.R., “Promoting destinations via Film sogni, come per Grazia, la protagonista di Respi- Tourism. An empirical identifi cation of supporting marke- ro incapace di integrarsi in quel mondo a lei così ting initiatives”, Journal of Travel Research, 44, 2006, pp. 387- ristretto e il viaggio degli immigrati alla ricerca 396. Lynch K., The Image of the City, MIT Press, Cambridge, 1960. di una terra accogliente che possa garantire una Lombardi M., “Immigrazione in Italia. Tendenze e nodi crucia- condizione di vita migliore come in Nuovomondo li”, in Brusa C. (a cura di), Processi di globalizzazione dell’eco- dove i migranti erano gli italiani, che cercavano nomia e mobilità geografi ca, Memorie della società Geografi ca di raggiungere l’America con i loro sogni e le loro Italiana, Roma, LXVII, 2002, pp. 165-173. Nicosia E., Cineturismo e territorio. Un percorso attraverso i luoghi speranze. cinematografi ci, Bologna, Pàtron, 2012. Come ogni forma di narrazione anche il cine- Nodari P., “Introduzione: l’immigrazione straniera in Italia e ma dipende da un punto di vista contestualizzato e gli sviluppi degli studi sui fenomeni migratori, in Geotema, a partire da questo, vengono raccontate delle sto- 23, (2004). rie che articolano o rinforzano i valori e le norme Perrone L., “Il fenomeno immigratorio in Italia tra bisogni, diritti e intolleranza. Forme di adattamento sul territorio stabiliti all’interno di una società, oppure tentano salentino”, in Geotema, 14, 2001. di darne una lettura alternativa, nella speranza di Pollice F., “Introduzione. Il cinema nella costruzione dello spa- riuscire a scardinare l’ordine sociale. Così è pos- zio turistico”, in Nicosia E., Cineturismo e territorio. Un percorso sibile avvalersi del cinema come strumento inter- attraverso i luoghi cinematografi ci, Bologna, Pàtron, 2012, pp. 11-16. pretativo, anche di un fenomeno complesso come Rimini S., “Appunti per un cinema in viaggio”, in Gesù S. a quello delle migrazioni. Quindi la fonte cinemato- cura di, Raccontare i sentimenti. Il cinema di Gianni Amelio, Ca- grafi ca costituisce uno strumento per lo studio del tania, Giuseppe Maimone Editore, 2007. rapporto con luoghi e individui, in quanto eviden- Raoulx B., “Il ‘procedimento geodocumentario’. Saggio sulla zia ed isola alcuni aspetti della realtà e permette funzione rifl essiva della geografi a sociale in un mondo me- diatizzato”, Boll. Soc. Geogr. Ital., XIII, II, 2009, pp. 49-74. all’osservatore un approccio differente rispetto a Terrone E., “Cinema e geografi a: un territorio da esplorare”, quello abituale (Fornara, 2001; Raoulx, 2009, Ter- in Ambiente, Società, Territorio. Geografi a nelle Scuole, LV, n. 6, rone, 2010). 2010, pp. 14-17. Wenders W., L’atto del vedere, Milano, Ubulibri, 1992, p. 27.

Bibliografi a Note

Brusa C., “Immigrazione straniera e geografi a culturale negli 1 Nonostante l’elaborazione comune il §1 è da attribuire a Te- scritti dei geografi italiani”, in Cusimano G. (a cura di), Spa- resa Graziano, il § 2 a Enrico Nicosia. zi contesi spazi condivisi. Geografi e dell’interculturalità, Bologna, 2 Le due ondate sono defi nite old migration e new migration, Pàtron, 2010. in virtù di differenze cronologiche, geografi che e sociali: se Brusa C., “Processi di globalizzazione dell’economia e mo- la prima ondata è costituita prevalentemente da ceti urbani bilità geografi ca”, in Memorie della Società Geografi a Ita- artigiani, la seconda da ceti rurali sprovvisti di qualifi cazioni

144 AGEI - Geotema, 43-44-45 lavorative. A un’analisi più approfondita, però, non soltan- goniste di movimenti transoceanici precoci rispetto al resto to la differenziazione sociale tra le due ondate risulta meno del paese, risalenti alla fi ne del XVIII secolo (Corti, 2003; defi nita (si pensi alle migrazioni precoci dell’Irlanda rura- Gozzini, 2005). le), ma l’old migration non è stata appannaggio esclusivo dei 3 Il contributo: Esodo agricolo e immigrazione nordafricana in Sici- paesi dell’Europa occidentale. Alcune aree costiere del sud lia Occidentale, è stato opera di Costantino Caldo, ritenuto un e dell’est, come nel caso della Liguria in Italia, sono prota- antesignano fra i geografi italiani.

AGEI - Geotema, 43-44-45 145 Annamaria Fantauzzi

Un dono al plurale1

Summary: THE GIFT AT THE PLURAL This paper deals with the socio-anthropological analysis of the relation between the donation of blood and the migrant commu- nities in Italy, particularly the Moroccan Muslim one in . What is the meaning that the migrant gives to the donated blood? What is the meaning he gives to a kind of experience he didn’t had tried before, into his home country? The act can be read as the solving of an hospitality dept, as a way to feel integrated and to coexist and cohabit with the landing society.

Keywords: Gift, Blood, Immigration, Body, Islam.

1. Immigrazione e dono del sangue Non può essere data per scontata, dunque, la condivisione di quegli stessi assunti (gratuità, re- A partire dal 2005, a Torino, due associazioni di ciprocità, anonimato) considerati analizzando la immigrati marocchini, in particolar modo, hanno donazione del cittadino italiano, né la medesima organizzato delle giornate di donazione di sangue percezione ed espressione dei valori di cittadinan- collettive, chiamando presso la loro sede l’équipe za e impegno civico e dei modelli di socialità, le- dell’AVIS. Da queste due esperienze locali, in tutta gati a una peculiare rappresentazione del dono e Italia, si sono registrati diversi eventi anche ceri- del sangue, poiché essa può non necessariamente moniali, organizzati da associazioni di immigrati essere coerente con le nozioni di partecipazione e provenienti da differenti Paesi. Queste esperien- di solidarietà che l’idea della cultura della dona- ze inducono a chiedersi quali siano le ragioni e le zione sottende. motivazioni di tali azioni e quali le dinamiche cul- Questi presupposti poggiano sulla consapevo- turali e sociali che esse generano, come abbiamo lezza di una possibile differenza nella concezione tentato di fare in altra occasione (Fantauzzi 2011, del dono del sangue, nelle motivazioni che lo pro- Fantauzzi 2012). Lo studio di una donazione di cit- ducono e negli aspetti culturali e sociali conferiti tadini immigrati implica una premessa di carattere a esso dagli immigrati che decidono (e hanno de- generale, su cui l’indagine è orientata: la necessità ciso) di praticarlo. di indagare, in primo luogo, le possibili diversità culturali e sociali, rispetto al donatore “indigeno”, Sarebbe un grave errore pensare che “noi” posse- che determinano la concezione della salute e del- diamo una solida e oggettiva cultura medica mentre la malattia, le connotazioni simboliche del sangue “loro” sono immersi in sistemi simbolici o in creden- e del corpo, la percezione dell’impurità e della ze pre-scientifi che. Basta rifl ettere sulla misura in cui, purezza a essi legata nel donatore immigrato; in in Italia e in Europa, la cultura della donazione si secondo luogo, la concezione e l’esperienza dei è appoggiata e ha fatto presa su tutta una serie di connotazioni simboliche del sangue, ad esempio sul modelli di socialità, della pratica del volontaria- suo legame con la forza e la potenza, sulla sua as- to e dei valori civici e morali propri dell’idea di sociazione con certi cibi, sul suo rappresentare una partecipazione e di solidarietà, che non necessa- metafora della fratellanza; o, ancora, sulle sue impli- riamente coincidono con quelli della cultura di cazioni religiose nella storia del Cristianesimo (Dei, accoglienza; in terzo luogo, il “particolare” status 2007b, p. 12). dell’immigrato all’interno del contesto d’arrivo, legato alle condizioni lavorative e al modus vivendi Ciò dimostra, dunque, che non esiste una cultu- “altro”, le diffi coltà burocratiche e linguistiche, le ra del dono del sangue ma una pluralità di culture, differenze culturali e religiose, che determinano il modellate sulla condizione sociale e sull’apparato suo posizionamento all’interno della società ospi- culturale dei soggetti coinvolti, che potrebbero tante. convergere in un unico paradigma, rappresentato

146 AGEI - Geotema, 43-44-45 dalla donazione di sangue intesa come dono rivol- anzi, neanche italiano, dovrebbe donare il sangue a to a estranei sconosciuti. Torino? Devi andare a risalire alla sua storia per ca- Una parte di questa pluralità consiste nelle pire perché. esperienze di donazione comunitaria organizzate Per esempio, io sono arrivato da Khouribga, che a Torino da due associazioni di immigrati maroc- è città vicino di Casablanca, nel Novanta. C’erano i Mondiali, sans papiers, ero uno che da noi chiamano chini che qui verranno prese in esame: Hareg3, uno cioè che ha bruciato [...] le frontiere, la 1. l’“Associazione Islamica delle Alpi” (da ora terra, che se ne frega di tutto, delle leggi insomma! Associazione Islamica) che, richiedendo l’inter- Vedevo sempre certi tipi, vedevo su quella che vento di autoemoteche avisine presso la propria da noi si chiama shàri’ shufuni – non so se l’hai mai sede di via Chivasso a Torino, ha predisposto una sentita – le belle macchine, le voitures con le targhe prima donazione comunitaria il 25 settembre Torino e Milano. Dentro c’erano dei bei tipi, vesti- 2005, poi ripetuta, sebbene non con la stessa par- ti bene che guardavano le ragazze e che parlavano tecipazione dei suoi membri, il 28 gennaio, il 1 due lingue, un po’ la nostra e un po’ una strana, cioè luglio 2007 e, con una certa regolarità, una o due questa [l’italiano]. C’avevo il diploma ma lì non me volte ogni anno2. Questa risulta essere la prima as- ne facevo proprio niente. In Marocco non c’è da fare niente. Ero pure, dunque, quello più giovane e più sociazione di immigrati in Italia ad aver organizza- meglio di salute della famiglia; così ho deciso, e ce to questa attività con l’AVIS; l’ho fatta. Anche se ho faticato tanto prima, e ti dico 2. AMECE, acronimo per “Association et Mai- tanto… Ora abito qui, cioè a Torino, da più di die- son pour l’Education et la Culture de l’Enfant”, ci anni, ho un lavoro serio, serio perché mi pagano che, sul modello della precedente esperienza e, regolare, in fabbrica; ho fatto venire la mia moglie, quindi, qui considerata in comparazione rispetto perché mi sono sposato giù, al paese, c’ abbiamo due ad essa, ha organizzato due giornate di donazione, bimbi che sono nati qui, vivono qui e vanno a scuola il 3 e il 10 giugno 2006, presso la sua sede di via qui. Vado tutti gli anni a Marocco, per le vacanze, an- Monza, anch’essa in collaborazione con l’AVIS co- che perché voglio che loro vedono i nonni, pure gli munale di Torino. L’associazione, a parte in que- altri parenti rimasti là. Certo ci vado a agosto quando ste due date, non ha più organizzato altre raccolte la fabbrica chiude e quando tornano tutti gli altri… quelli che chiamiamo gli zmagria, soprattutto quelli di questo tipo, ma alcuni membri sono divenuti che ce l’hanno fatta, insomma, e che c’hanno ora “fi delizzati” a tal punto da recarsi, da soli e autono- una buona posizione. mamente, nei centri di raccolta locali. Insomma, scusa se ho parlato tanto… perché Per cercare di comprendere le ragioni che sot- quindi sono venuto qui a donare sangue oggi, vuoi tendono all’organizzazione di raccolte di sangue sapere perché?… Perché faccio parte di questa as- di queste associazioni di migranti, è necessario sociazione… noi Marocchini siamo abituati, anche partire da due orientamenti epistemologici: il pri- per l’Islam, cioè la nostra religione, a seguire e a fare mo poggia sulla constatazione che non si tratta di cose buone per l’aiuto agli altri. E poi perché la gen- donatori individuali ma di comunità, associazioni te deve capire che l’immigrato… non è solo uno che con una loro specifi ca identità, che viene ricostru- c’ha due braccia e i muscoli che lavorano tra le mac- ita attraverso le testimonianze dei suoi membri e chine oppure nei campi e non è solo quel tipo che spaccia. [...] È come se sono uno che fa parte anche un’osservazione partecipante di chi scrive alle at- un po’ dell’Italia, una semplice persona…, riuscita… tività di entrambe, anche al di fuori della singola e quando uno riesce, allora aiuta anche un altro, ma giornata di donazione; il secondo orientamento anche si sente di dire grazie, come mi insegna an- riguarda la considerazione che il donatore di san- che l’Islam, quando sta bene insomma, soprattutto, gue delle due associazioni, prima di essere tale, è ringrazia. Beh, l’Italia, Torino che m’hanno dato un immigrato, marocchino e musulmano: queste al-daruriyat 4, come dite voi, il pane quotidiano, ma tre identità, che convivono contemporaneamente anche qualcosa di più. Ecco perché, oggi, …(Karim, in un unico individuo, infl uenzano fortemente il AMECE). tipo di donazione di sangue da loro organizzata, che altrove abbiamo defi nito “emica” (Fantauzzi Queste parole appartengono alla testimonianza in Dei et al., 2008) e che differisce, per certi ele- di Karim, un marocchino di quasi quarant’anni, menti performativi, dalle raccolte organizzate da conosciuto nel giorno della prima donazione di altri gruppi migranti (come peruviani, rumeni…). sangue, organizzata da AMECE, e incontrato poi in altre occasioni all’interno della stessa associa- zione. 2. Un dono al plurale La sua storia induce a interpretare la scelta e l’atto stesso di donare il sangue, da parte dell’im- Mi chiedi perché [...] uno che non è di Torino, migrato marocchino, attraverso la valutazione di

AGEI - Geotema, 43-44-45 147 un contesto più ampio rispetto a quello della sala riale e di controdono verso il Paese d’accoglienza. prelievi del centro di raccolta avisino o delle auto- Pertanto, il tentativo di interpretare le catego- emoteche collocate nei vari punti della città. rie culturali e sociali che defi niscono la donazione In questo caso, la donazione del sangue inve- del sangue dell’immigrato marocchino, in un con- ste i soggetti esattamente in un preciso momento testo prevalentemente associativo e comunitario, della loro storia di vita, ponendosi dunque, da un determina alcune fondamentali considerazioni: lato, come il risultato di un percorso costruito e a. la consapevolezza di evocare concetti quali vissuto, anche da molto tempo, dall’altro, come identità, alterità, cultura, comunità-gruppo, citta- l’espressione di quei valori propri del dono del dinanza che necessitano di una continua defi ni- sangue, informati e modellati, tuttavia, dalla spe- zione e di un costante “posizionamento” in base ai cifi cità culturale. soggetti e ai contesti analizzati; Appare chiaro che la realizzazione di questo b. la constatazione di avere a che fare con cre- processo di descrizione, interpretazione e com- denze e saperi tradizionali legati al dono e al san- prensione non può prescindere dalla storia della gue (e, quindi, alle rappresentazioni di corpo, dinamica migratoria di ogni soggetto, dalla sua malattia, salute, purezza e impurità, rischio e con- evoluzione verso una forma di stabilità economica, taminazione) che infl uenzano l’idea stessa della burocratica e sociale, che Karim evoca parlando donazione e che si pongono in rapporto dialettico del lavoro, del ricongiungimento familiare, del- (e non necessariamente conforme) con la cultura la partecipazione attiva a un contesto associativo del dono e con il sistema socio-sanitario in cui essa defi nibile, pur nella consapevolezza della criticità è inserita; del termine, etnico. c. la necessità di valutare il grado di conoscenza Inoltre, la testimonianza richiama l’attenzione di tali sistemi (amministrativi, civili e socio-sanita- su quelle pratiche di riconoscimento e defi nizio- ri) e il livello di integrazione tra cultura ospitata e ne del sé che passano attraverso la percezione società ospitante che il dono del sangue implica e del proprio corpo e di quello altrui, e che sono motiva; determinate dallo sguardo e dal rapporto con d. la scelta di analizzare donazioni comunitarie l’alterità, sia nella società d’origine che in quella non spontanee (ma su chiamata dell’associazio- d’approdo. Karim, mentre parla dei suoi ritorni ne) né individuali (tranne in sporadici casi)5, le estivi a Khouribga, del giudizio che i suoi com- quali sono, tuttavia, il risultato di diverse e mul- paesani hanno creato intorno a lui, si sofferma tiformi esperienze di immigrazione, analizzate anche sull’immagine che di lui (come di tutti gli nella loro appartenenza a un gruppo omoge- immigrati) hanno costruito “gli italiani in gene- neo, che defi nisce la dimensione identitaria e la re”, ai quali egli appare come un corpo che lavo- rappresentazione performativa dei singoli “sé” di ra, che non prova emozioni, che è privo di storia, fronte al gruppo altro (Delle Donne, 2000, pp. visto e vissuto nella sua mera fi sicità. Quella che 28-52); emerge dalla storia di Karim è l’immagine di un e. la consapevolezza di trattare anche di e con corpo che incarna l’alterità, reifi cato dallo sguar- persone considerate diverse, per le quali la diversi- do esterno; è il corpo dell’immigrato, degli im- tà si traduce, ora, in particolari condizioni sociali migrati. (spesso di disagio, emarginazione e irregolarità, Questo stesso corpo, come tutti, del resto, con- che infl uenzano e modellano il loro vissuto e, tinua a rappresentare tanto un simbolo naturale quindi, l’“auto-percezione” come “l’allo-percezio- quanto una costruzione culturale che possiede un ne” di una possibile donazione di sangue), ora, in suo linguaggio condizionato da categorie collet- differenze somatico-biologiche, rappresentate da tive. Il linguaggio corporeo si esprime attraverso fenotipi e gruppi sanguigni diversi, ma anche da peculiari scelte e percorsi di senso intrapresi dal una possibile predisposizione ad agenti patogeni soggetto all’interno della società d’immigrazione, che determinano l’infl uenza sul dono del sangue individualmente o all’interno di un gruppo. di timori scaturiti «sia da ansietà igienico-sanita- Il dono del sangue è uno di questi linguaggi; rie, che talora assumono addirittura un carattere comprenderlo signifi ca interpretare quelle pra- ideologico se non patologico, sia da idiosincrasie tiche messe in atto dall’immigrato, uscito (o nel connesse alla paura della diversità e dei diversi» tentativo di uscire) da una condizione di subor- (Pavanello, 2007, p. 104); dinazione e di stigmatizzazione del sé e del pro- f. la situazione che, complementare alla con- prio corpo, imposte dall’esterno, alla ricerca di dizione precedente, criticamente defi nisco della un riconoscimento sociale e identitario che si tra- “possibilità controtendente”: ciò signifi ca parlare duce anche in un desiderio di condivisione valo- anche, ma non unicamente, dell’immigrato “che

148 AGEI - Geotema, 43-44-45 ce l’ha fatta”, come dice Karim, che vive in una 3. La reciprocità incorporata condizione di “regolarità” sociale e che è ben in- serito all’interno di un contesto comunitario, in Ancora Karim, nel giorno della donazione, cui l’appartenenza religiosa e le pratiche culturali disse: ripropongono in piccolo la società d’origine. La “possibilità controtendente” si realizza, dunque, quando uno riesce, allora aiuta anche un altro, ma nell’osservare un corpo non solo immaginato ma anche si sente di dire grazie, come mi insegna an- anche parlante un linguaggio che traduce, nella che l’Islam, quando sta bene insomma, soprattutto, ringrazia. Beh, l’Italia, Torino che m’hanno dato al- rappresentazione del sangue donato, i valori della daruriyat, come dite voi, il pane quotidiano, ma an- solidarietà, dell’impegno civico, del volontarismo che qualcosa di più. Ecco perché, oggi, sono venuto e della gratitudine, nella loro specifi cità e relativi- a donare sangue ma non… per qualcuno in generale tà culturale. ma proprio per l’Italia, cioè quelli di Torino che stan- Quest’ultima considerazione non deve essere no male… considerata, tuttavia, come la volontà di fare della donazione del sangue dell’immigrato (e del suo Le parole di Karim pongono in questione tre gruppo) l’oggetto di “un’ottimistica antropologia degli assunti che caratterizzano la donazione: la delle migrazioni”, parafrasando Roberto Benedu- presenza di una forma di reciprocità anche nel ce (2007, p. 253), quanto piuttosto la chiave di dono del sangue, di un paradigma sociale che lettura di una costante negoziazione tra identità e spinge e muove al dono, non più (o non solo) alterità, con la ridefi nizione di concetti quali cor- considerato libero e spontaneo, l’individuazione poreità, cittadinanza e reciprocità, in cui entram- di un ricevente che non resta anonimo, almeno be sono implicate. nell’immaginario del donatore marocchino. Inoltre, come emerso dalla testimonianza di Ka- Questa considerazione, in aggiunta alla valuta- rim, ogni donatore marocchino è prima di tutto zione di quelle pratiche performative che defi ni- un immigrato. Questa condizione accomuna tutti scono la donazione “emica”, mette in discussione gli interlocutori, immigrati ma, al tempo stesso, il dono del sangue come altrove teorizzato (Fan- emigrati: l’una e l’altra situazione costituiscono le tauzzi, 2011; Dei 2008) e lo accostano a forme tra- due facce di una stessa medaglia, che non possono dizionali del dono, in cui è possibile rintracciare essere disgiunte ma che devono essere simultane- alcuni dei paradigmi tipicamente maussiani. amente considerate. Nel suo monologo, infatti, A questo punto appare necessario soffermarsi, Karim evoca questa ambiguità, che si traduce in seppur brevemente, su quella forma di dono tra- un vissuto in bilico tra la società d’origine e quella dizionale che investe la vita di ogni marocchino, d’approdo. sia nel proprio Paese sia nel contesto d’immigra- Per i parenti rimasti nella società d’origine sa- zione: l’ospitalità, diyafa, indicata talora con il ter- pere che i propri connazionali hanno donato san- mine arabo al fard, che si riferisce a un obbligo. Il gue alla sociètà d’approdo, rendendosi proattivi dono è sentito come un obbligo per il marocchino in pratiche di volontariato e partecipazione civica, (sia esso berbero o arabo) che investe, ancora una diventa motivo di vanto e orgoglio, esempio da volta, quella dimensione dell’onore che prevaleva imitare anche nella propria condizione di pover- nelle società beduine e tribali sedentarie (Benab- tà, diffi coltà lavorativa e malessere che sembra ac- delali, 1999, p. 96). comunare coloro che non hanno voluto o potuto L’ospitalità è ugualmente un obbligo impo- emigrare. sto dalla religione, una “maschera dell’Islam”, In tal senso, il dono del sangue diventa uno come lo defi nisce Depaule (1997, p. 27), tanto strumento di integrazione, seppur simbolico, nel- che l’ospite è considerato un “ospite di Dio” e, in la società di approdo, di ridefi nizione delle identi- quanto tale, deve essere ricevuto e accudito nella tà di appartenenza e di decostruzione di certi pre- dimensione sacrale che rappresenta; egli è vetto- giudizi che gravano sul migrante in quanto tale. re di baraka, benedizione di Dio, che dona a co- A questo proposito, Karim, in un altro incontro, loro che gli offrono ospitalità (Chelhod, 1955b, aveva affermato: “Se loro [cioè gli Italiani] vedono p. 70). che noi diamo il sangue, non dicono che rubiamo L’idea stessa della società “ospitante”, come più il mestiere e che veniamo per fare del male ma volte è stato scritto, è quella di un’apertura verso anzi… anche tanto bene, cioè gli salviamo la vita l’immigrato che, da “straniero”, temuto e disprez- con la nostra. Allora non passiamo più come i so- zato, diviene parte attiva del contesto sociale. In liti immigrati cattivi, sporchi eccetera eccetera ma questa prospettiva va letto quel senso di reciproci- anche come possibili bravi…”. tà e di ringraziamento che Karim ha evocato per

AGEI - Geotema, 43-44-45 149 il dono ricevuto dall’Italia nell’“essere riuscito”. so Dio, un’estensione di se stessi all’esterno: «ci si Dall’una e dall’altra associazione è emersa spesso dà donando e, se ci si dà, è perché ci si deve – sé e l’idea di ricambiare l’ospitalità ricevuta attraverso i propri beni – agli altri» (Mauss, 2002, p. 87, cor- il dono del sangue, concepito come forma di con- sivo dell’autore). tro-ospitalità dovuta e obbligatoria: Mohamed, presidente dell’AMECE, ha affer- mato che Siamo qui da tanti anni e vogliamo dare qualco- sa anche noi all’Italia e a Torino… tutto quello che se noi marocchini rimaniamo dentro le nostre case possiamo ora è fare questo gesto buono di ricambio… se o dentro le nostre associazioni, certo non ci faccia- uno viene da noi, nessuno mai nega una tazza di tè mo conoscere agli altri e non possiamo dare quello che oppure un letto. L’ospite è sacro e quando siamo noi è nostro a loro perché siamo sempre dentro i nostri confi ni. gli ospiti, allora sentiamo di ringraziare... il Profe- È necessario che facciamo qualcosa con gli altri, con ta ha detto “Colui che non ringrazia la gente, non questi torinesi con cui viviamo, anche per sentirci più ringrazia Dio”… allora noi lo facciamo così! (Nadia, vicini (Mohamed, AMECE). AMECE).

Anche come forma di ringraziamento per il si- Il dono viene sentito come slancio verso l’alte- stema sanitario cui ogni migrante, come un nor- rità, continuazione di se stessi contro l’isolamento male cittadino, fa ricorso, Damia dell’Associazio- sociale e individuale, che tenta di soddisfare un’in- ne Islamica, dopo la triste esperienza di un aborto completezza sociale e culturale attraverso quello spontaneo, ha parlato del dono della vita come di che Francesco Remotti ha defi nito un processo an- una forma di sdebitamento: «L’Italia ci dà, noi vo- tropo-poietico (Remotti in Affergan et al. 2005, pp. gliamo ridare qualcosa. Cosa è meglio se non il 21-91; Remotti 2011, pp. 127-185), rivolto all’au- nostro sangue, che è sacro, che è vita?» (Damia, spicata acquisizione di una completezza “fi sicizza- Associazione Islamica). ta” e di un’incorporazione simbolica, nella quale Il “rendere” problematico del dono del san- convivono l’esperienza del corpo nel mondo e del- gue trova la sua giustifi cazione in un atto di gra- la sua rappresentazione. In questo senso, il sangue titudine e di sdebitamento, che riposa sempre su diventa unione di due identità che si completano un precetto e imperativo religioso. Anche alcuni a vicenda. donatori incontrati in Marocco fanno riferimen- La donazione del sangue dell’immigrato ma- to all’idea di una reciprocità dovuta da parte dei rocchino non si pone, dunque, come una «tatti- loro connazionali verso l’Italia. In questo senso, il ca di resistenza» alle pratiche di subordinazione dono del sangue perderebbe quel carattere libero della società di accoglienza né come una “con- e spontaneo che lo defi nisce (Godbout, 2000b), troffensiva” alle dinamiche di stigmatizzazione riscoprendo l’obbligo della reciprocità tipicamen- dei migranti, considerati «nemici simbolici» (Dal te maussiano e quell’imperativo sociale, prima di Lago, 1999) ideali per la formazione di un’identi- tutto religioso, che fonda il dovere e l’obbligo di tà etnica. Si tratta piuttosto di un processo indiriz- donare. zato in duplice prospettiva: mantenere fede a una religione che s’impronta su un altruismo che po- tremmo defi nire “comunitario”6 e auspicare una forma di integrazione/completezza sociale e cul- 4. Un dono per completezza turale che è, prima di tutto, un atto di reciprocità per ciò che si è ricevuto dal Paese di accoglienza. In questo senso, il dono del sangue sembra es- In questo si può riscontrare il carattere alienan- sere connotato da una forte valenza religiosa e da te del dono che, se nella società preislamica con- una spinta verso l’esterno ricercata dall’immigrato sentiva di affrancare uno schiavo (Arkoun, 1984), attraverso il suo corpo e il suo sangue. oggi permetterebbe all’immigrato di ambire a Questa spinta a sua volta sottintende una dupli- una cittadinanza, seppur simbolica, nel Paese in ce prospettiva: la ricerca della legittimazione nella cui si trova a vivere. Questo tipo di dono sembra costruzione di una comunità, seppur immaginata, ricalcare alcuni tratti che contraddistinguono il in cui riconoscersi ugualmente cittadini “di san- dono del sangue dal dono classicamente inteso, gue” e la volontà di gratitudine e di ringraziamen- ma sembra accostarsi a quest’ultimo per quelle to per l’ospitalità ricevuta. Una sorta di debito sim- caratteristiche attribuibili più al piano religioso- bolico, risarcito con e attraverso il sangue. culturale che prettamente sociale, in un’ottica di In questo senso, il dono non è mai privazione ri-negoziazione e ri-elaborazione delle pratiche ma arricchimento, “in-tensione” verso l’altro e ver- identitarie.

150 AGEI - Geotema, 43-44-45 Bibliografi a in Toscana, Firenze, AVIS Book Toscana, 2007, pp. 101-105. Remotti F., «Sull’incompletezza», in Affergan F. et al., Figure Arkoun M., Pour une critique de la raison islamique, Paris, Maison- dell’umano: le rappresentazioni dell’antropologia, Roma, Melte- neuve & Larose, 1984. mi, 2005, pp. 21-91. Benabdelali N., Le don et l’anti-économique dans la société arabo- Remotti F., Cultura. Dalla complessità all’impoverimento, Roma- musulmane, Casablanca, EDDIF, 1999, p. 96. Bari, Laterza, 2011, pp. 127-185. Beneduce R., Etnopsichiatria. Sofferenza mentale e alterità fra Sto- Rifi M., Le sang. Pratiques et représentations dans la culture marocai- ria, dominio e cultura, Roma, Carocci, 2007, p. 253. ne, Rabat, Synérgie, 2002, p. 90. Capello C., Le prigioni invisibili. Etnografi a multisituata della mi- Vacca V. et al. (a cura di), Detti e fatti del Profeta dell’Islam raccolti grazione marocchina: Casablanca, Khouribga, Torino, Milano, da Al-Bukhari Torino, UTET, 2003. FrancoAngeli, 2008. Chelhod J., «La baraka chez les Arabes ou l’infl uence bienfai- sante du sacré», Revue de l’histoire des religions, 148 (1955), Note pp. 68-88. Dal Lago A., Non - persone. I migranti nella società globale, Milano, 1 Questo articolo propone alcuni temi sviluppati nel libro: Fan- Feltrinelli, 1999. tauzzi A., Sangue migrante, Milano, FrancoAngeli, 2012 al quale Delle Donne M., Convivenza civile e xenofobia, Milano, Feltrinelli, si rimanda per approfondimenti. 2000, pp. 28-52. 2 I dati della ricerca etnografi ca, tuttavia, si riferiscono alle Depaule J.C., «L’hospitalité dans la culture arabo-musulmane: donazioni del 2005 e del 2007. Vengono qui riportate alcune quelques repères», in AA.VV., Ville et hospitalité, Paris, Fon- testimonianze, verbatim, mettendo tuttavia il nome fi ttizio dation Maison de l’Homme, 1997, pp. 27-32. dell’informatore. Duboz P., Don de sang et Citoyenneté - Approche positive de l’in- 3 Il termine Hareg (pl. Hargin) viene dal verbo Haraqa, che si- sertion des populations Étrangères (Le modèle italien), thèse de gnifi ca “bruciare”, inteso, come sostiene Karim, nel senso di doctorat, Laboratoire d’Anthropologie: Adaptabilité bio- bruciare le frontiere, la terra in cui si abita; dallo stesso verbo, logique et culturelle, Marseille, Université de la Méditer- deriva il termine harrag (chiamato anche passeur), riferito alla ranée, 2006. persona che organizza il viaggio del clandestino. Da qui, hrigue Duboz P. et al., «I rapporti tra immigrazione e salute attraverso come “emigrazione clandestina” (cfr. Capello, 2008). la donazione di sangue a Marsiglia», in Fantauzzi A. (a cura 4 Shàri’ shufuni signifi ca letteralmente «Strada guardami!»: è di), L’altro in me. Dono del sangue e immigrazione fra culture, uno dei viali del centro di Khouribga, così chiamato perché pratiche e identità, Milano, AVIS Nazionale, 2008, pp. 106- gremito di zmagria vacanciers (migranti in vacanza), tornati al 112. Paese durante le ferie estive, che fanno sfoggio di belle mac- Fantauzzi A., «La donazione “emica” degli immigrati maroc- chine con la targa italiana o di abiti all’ultima moda, determi- chini a Torino», in Dei F., Aria M., Mancini L. (a cura di), Il nando, in tal modo, il particolare status sociale del migrante, dono di sangue. Per un’antropologia dell’altruismo, Pisa, Pacini che ha condotto con successo il suo progetto migratorio. Al- Editore, 2008, pp. 171-191. daruriyat rappresentano le cose necessarie per vivere. Fantauzzi G., Sangue migrante, Milano, FrancoAngeli, 2012. 5 La ricerca condotta da Priscilla Duboz è l’unica, ad oggi, Godbout J.T., «Dono e solidarietà», in Boccacin L., Bramanti nell’ambito delle scienze sociali in contesto europeo, che abbia D. (a cura di), «Dare, ricevere, fi darsi. Cosa c’è di nuovo analizzato le donazioni di sangue individuali e spontanee di cit- nel circuito del dono», Sociologia e politiche sociali, 3 (2000), tadini immigrati nel Paese ospitante. Essa dimostra che il dono 2, pp. 7-17. del sangue viene percepito dagli immigrati come un necessario Mauss M. [ed. orig. 1924], Saggio sul dono, intr. Di M. Aime, mezzo di integrazione (Duboz, 2006, 2008). Torino, Einaudi, 2002, p. 87. 6 Un hadith recita: «Danno ai loro fratelli la preferenza verso Pavanello M., «Il dono del sangue», in Dei F. (a cura di), Il san- se stessi benché abbiano essi stessi bisogno di ciò che donano» gue degli altri. Culture della donazione tra gli immigrati stranieri (cfr. Vacca et al., 2003).

AGEI - Geotema, 43-44-45 151 Elena Di Blasi, Gaetano Sciuto

Economia sommersa e immigrazione in Italia nell’era della globalizzazione e dell’egoismo del mercato 1

Summary: UNDERGROUND ECONOMY AND IMMIGRATION IN ITALY DURING GLOBALIZATION AND SELFISHNESS MARKET TIME The recession that has recently struck Italy, as well as other foreign countries, has made Italians aware of some economic aspects and of how these can affect fi nancial system of families, companies and government. Public accounts and spread determined Italians’ life changing as a result of the fi nancial regulations issued by the actual “Monti’s Government”. Underground economy, established between 16,3 and 17,5% of PIL (from 255 to 275 billion euros), has played a dominant role among the recent occurrences. Black economy benefi ts of lower expenses and transfer its social and fi scal burdens to community, determining this way not only unfair competition but also the denial of worker’s right that should be guaranteed by regular hiring.

Keywords: Immigration, Market, Underground Economy.

1. Premessa tentrionale, per la forte richiesta di manodopera anche non qualifi cata, si è trasformata nella prin- L’uomo, spinto dalla sete di conoscenza, dal- cipale meta dei fl ussi migratori provenienti dai l’emozione della scoperta e dalla volontà di mi- paesi mediterranei e del Vicino Oriente (Pezzino, gliorare le proprie condizioni di vita, si è sempre 1978, pp. 22-25). mosso alla ricerca di nuovi territori. Le prime A partire dalla prima metà degli anni Settanta migrazioni iniziarono verso la fi ne del pleistoce- fi no ai giorni nostri, questi spostamenti sono man ne quando diversi gruppi umani, muovendosi mano venuti a mancare e paesi che, come l’Italia, dall’Africa e dall’Eurasia, arrivarono in America. erano esportatori di manodopera sono diventati I fattori che sollecitano i movimenti migratori meta di tanti disperati provenienti dalle regioni sono molteplici: in passato l’uomo abbandonava più povere del pianeta. il proprio territorio soprattutto per motivi di or- L’attuale processo di globalizzazione ha modifi - dine naturale come le variazioni climatiche, ma cato il sistema di mobilità internazionale divenuto anche per epidemie, carestie e calamità naturali; più complesso e articolato che in passato; la deci- successivamente e attualmente ad alimentare il co- sione di lasciare la propria terra non costituisce stante spostamento dell’uomo sono le guerre, le più una scelta di vita radicale e defi nitiva e i fl ussi persecuzioni, la politica, la religione e soprattutto migratori non coinvolgono più solo alcuni paesi il desiderio di cercare migliori condizioni sociali ma, in un’ottica ormai globale, prediligono tut- ed economiche. ti quei territori più sviluppati economicamente Prima del XVI sec. i movimenti migratori, deri- (Sciuto e altri, 2007, pp. 424-440). vanti soprattutto dalla volontà di espansione e di In questo mondo globalizzato, dominato dal- conquista di nuovi territori, avvenivano tutti all’in- l’egoismo del “mercato” e dal capitale o forse terno del continente Euroasiatico e dell’Africa set- dalla speculazione fi nanziaria, è sembrato quasi tentrionale. Successivamente, le nuove scoperte doveroso, all’unità di ricerca catanese, affrontare geografi che hanno portato un fl usso migratorio il tema del lavoro e dell’economia sommersa ed i pressoché ininterrotto (sia spontaneo che forza- fl ussi di immigrazione per lavoro e la loro infl uen- to) dall’Europa e dall’Africa verso le Americhe. za sull’economia e sull’organizzazione territoriale A partire dalla seconda metà del XIX sec. questi del Paese. In particolare, è apparso interessante movimenti si intensifi carono e l’Italia divenne un verifi care come il processo economico attuale ven- paese di forte emigrazione, in particolare verso le ga infl uenzato da una componente non rilevabile: Americhe. Negli ultimi cinquant’anni si è verifi ca- l’attività svolta dallo straniero senza alcuna regi- ta un’inversione di tendenza e l’Europa centroset- strazione, in modo non conforme alla normativa

152 AGEI - Geotema, 43-44-45 vigente e causa di evasione fi scale e contributiva, connessa al fenomeno della frode fi scale e contri- che si inserisce nel più vasto fenomeno dell’eco- butiva» (Istat, 2010b, p. 6). nomia sommersa. Quando le attività produttive, seppur svolte legalmente, sono di diffi cile rilevazione si hanno le “attività informali”. Esse originano da realtà 2. L’economia sommersa produttive scarsamente organizzate, operanti su piccola scala, dove non vi è netta separazione tra Il ricorso, da parte delle imprese, a transazioni capitale e lavoro e sono presenti relazioni lavora- informali e l’inosservanza della normativa fi scale tive informali basate su rapporti personali e di pa- e previdenziale alimenta un’economia nascosta rentela. di diffi cile quantifi cazione. Le attività economi- Il “sommerso statistico” è dato dalle attività pro- che che operano in modo difforme dalla legge duttive legali non rilevate a causa di ineffi cienze traggono benefi ci dalla riduzione dei costi ma, al del sistema di raccolta dati causate ad es. dalla tempo stesso, traslano notevoli oneri sociali a ca- mancata compilazione dei questionari statistici. rico della comunità. L’impresa che si rifugia nel Infi ne, le “attività illegali” derivano sia dalla sommerso, infatti, non solo esercita una concor- produzione di beni e servizi la cui vendita, distri- renza sleale nei confronti delle altre aziende che buzione e possesso sono vietate dalla legge sia operano correttamente ma, quando si avvale del dalle attività lecite svolte da soggetti non autoriz- lavoro nero, nega ai lavoratori tutti i diritti garanti- zati. Attualmente la contabilità nazionale italiana, ti da una regolare assunzione (Cioccolo, Mussolin così come quella degli altri paesi europei, esclude e Piras, 2005, pp. 14-24). L’economia sommersa l’economia illegale dal calcolo dell’economia non inoltre non permette l’esatta quantifi cazione di osservata perché di diffi cile quantifi cazione (Istat, importanti indicatori quali il PIL e il tasso di di- 2010b, p. 8). soccupazione impedendo la corretta valutazione del sistema economico. A partire dagli anni Novanta le contabilità na- 3. Il valore dell’economia sommersa zionali di tutti gli stati membri dell’Unione Euro- pea, per avere una stima uniforme del PIL, devo- Nell’ambito della contabilità nazionale l’Istat no seguire le indicazioni e gli schemi del Sistema misura l’incidenza dell’economia sommersa sul europeo dei conti (Sec95) che impone di contabi- PIL individuando un intervallo tra due stime che lizzare nel PIL sia l’economia direttamente osser- rappresentano un valore minimo, la parte del PIL vata (attraverso indagini statistiche condotte sulle certamente ascrivibile al sommerso economico, imprese) sia quella non direttamente osservata e un valore massimo, la parte del PIL che presu- (Istat, 2010b, p. 3). mibilmente deriva dal sommerso economico e «Con il termine “economia non direttamente che considera anche una componente di diffi cile osservata” si fa riferimento a quelle attività econo- quantifi cazione derivante dalla commistione tra miche che devono essere incluse nella stima del problematiche di natura statistica e di natura più PIL ma che non sono registrate nelle indagini sta- prettamente economica (Istat, 2010b, p. 9). tistiche presso le imprese o nei dati fi scali e ammi- Nel 2008 il valore dell’economia sommersa ri- nistrativi utilizzati ai fi ni del calcolo delle stime dei sulta compreso tra un minimo di 255 e un massi- conti economici nazionali, in quanto non osserva- mo di 275 miliardi di euro, pari rispettivamente al bili in modo diretto» (Istat, 2010b, p. 5). 16,3% e al 17,5% del PIL. Tra il 2000 e il 2008 il va- Secondo le defi nizioni del Sec95 e dell’Han- lore aggiunto prodotto nell’area del sommerso ha dbook for measurement of the non-observed economy avuto un andamento variabile: dopo il forte incre- dell’Ocse, l’economia non osservata deriva da fe- mento del 2001 (in cui il valore del sommerso ha nomeni con natura e caratteristiche molto diver- raggiunto, nell’ipotesi massima, il 19,7% del PIL) se tra loro: il sommerso economico (o economia segue, fi no al 2008, una fase prima di decremento sommersa), le attività informali, il sommerso sta- e poi di lenta crescita. tistico e le attività illegali. In Italia l’Istat elabora In particolare nel 2002 inizia un periodo in cui le stime del PIL e dell’occupazione imputabili alla il peso, in valori assoluti e relativi, della parte di parte di economia non osservata costituita dal valore aggiunto riconducibile all’utilizzo di lavo- sommerso economico. ro non regolare subisce una riduzione per effetto «Il “sommerso economico” deriva dall’attività della sanatoria (legge n. 189/2002) che ha favorito di produzione di beni e servizi che, pur essendo il passaggio dall’occupazione non regolare degli legale, sfugge all’osservazione diretta in quanto stranieri verso quella regolare. A partire dal 2004

AGEI - Geotema, 43-44-45 153 gli effetti della sanatoria del 2002 cessano men- a partire dagli anni Novanta, i notevoli fl ussi di im- tre continua l’utilizzo di lavoratori non regolari migrazione irregolare hanno alimentato la conve- da parte di imprese e famiglie. Infatti dal 2003 il nienza al lavoro nero per imprese (operai) e per valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso le famiglie (colf e badanti) per i notevoli risparmi economico riprende a crescere sia nell’ipotesi mi- sui contributi previdenziali (Istat, 2010d, pp. 2-6). nima che in quella massima ma, fi no al 2007, il suo La disponibilità degli immigrati ad accettare la- peso sul PIL è in costante decremento. Nel 2008 vori irregolari ha contribuito alla crescita dell’eco- infatti si verifi ca un incremento anche in termini nomia sommersa. La maggior parte di loro sono relativi del valore aggiunto prodotto nell’area del occupati nei settori caratterizzati da alta intensi- sommerso economico passando, nell’ipotesi mas- tà di lavoro, da bassa produttività e innovazione sima, dal 17,2% del 2007 al 17,5% del PIL. tecnologica (edilizia, agricoltura, ecc.) e svolgono L’Istat rileva che quest’aumento è imputabile mansioni poco qualifi cate, pesanti e pericolose esclusivamente alla componente “Correzione del (Reyneri, 1998, pp. 289-312). fatturato e dei costi intermedi” cui è riferibile il L’Italia presenta una posizione di primo piano 55,6% del sommerso (153 miliardi), la parte ascri- per quel che riguarda il ricorso al lavoro irrego- vibile al lavoro non regolare resta sostanzialmente lare anche se, a partire dal 2001 e fi no al 2008, stabile (102 miliardi) mentre quella imputabile l’Istat registra un aumento del tasso di regolarità3 alla voce “riconciliazione stime offerta e doman- totale (passato dall’86,2% nel 2001 all’88,1% nel da” diminuisce di poco (Istat, 2010b, p. 11). 2008) dovuto, in particolare, alla componente dei L’Istat evidenzia che il peso del valore aggiunto lavoratori dipendenti4. Negli ultimi anni a seguito prodotto nell’area del sommerso economico dif- della pesante crisi economica, si è avuta una con- ferisce notevolmente in base al settore di attività. trazione dell’occupazione totale (da 24 milioni Nel 2008, nell’ipotesi massima, il valore aggiunto 930.000 unità di lavoro5 del 2008 a 24.270.000 uni- sommerso nel settore agricolo era pari al 32,8% tà del 2009) caratterizzata da una riduzione della (9.188 milioni di euro); nell’industria presentava componente regolare e da un lieve incremento di una percentuale inferiore (12,4%) con un valore quella irregolare. aggiunto sommerso di 52.881 milioni di euro; nei Un esame più dettagliato delle componenti del servizi, rappresentava il 20,9% del valore aggiun- lavoro non regolare, che distingue tra irregolari to del settore con 212.978 milioni di euro (Istat, residenti (italiani e stranieri), stranieri non resi- 2011c, pp. 2-12). denti e posizioni plurime mostra come le unità di lavoro riferibili agli irregolari residenti e quelle riconducibili alle posizioni plurime6 superino ab- 4. Lavoro regolare e non regolare2 bondantemente le unità di lavoro riconducibili agli stranieri clandestini. Queste ultime, che nel Negli ultimi decenni il continuo processo di 2001 erano pari a 721 mila unità sono diventate invecchiamento della popolazione italiana e la poco più di 113 mila nel 2003 e circa 407 mila nel scarsa disponibilità dei giovani a svolgere lavori 2008. Solo nel 2009 si è registrata un’ulteriore in- considerati poco gratifi canti hanno richiamato versione di tendenza con una riduzione del nume- dall’estero persone disposte a ricoprire le posizio- ro di lavoratori stranieri non residenti imputabile ni che nessuno occupava. soprattutto alla crisi economica che ha colpito tut- Purtroppo chi lascia il proprio paese, soprat- ti i settori (Istat, 2011c, pp. 9-14). tutto se clandestino, cade facilmente nelle maglie L’analisi dell’Istat mostra tassi di irregolarità del lavoro nero. Gli stranieri privi di permesso di che presentano una forte differenziazione in base soggiorno sono infatti vittime delle più gravi situa- all’attività economica; i settori che registrano un zioni per quanto riguarda le generali condizioni maggior ricorso al lavoro irregolare sono quelli di lavoro e di vita. dell’agricoltura, delle costruzioni e dei servizi. Il Il lavoro nero rappresenta una parte rilevante settore agricolo presenta (ad eccezione degli anni del sommerso economico; questo fenomeno, ha 2003-2004) un tasso di irregolarità crescente che, assunto in Italia dimensioni considerevoli a causa nel 2009, arriva al 24,5%. Questo andamento si di diversi fattori come la crescente pressione com- deve soprattutto al carattere stagionale di questa petitiva dei mercati esteri, il numero elevato di pic- attività e al ricorso al lavoro a giornata. L’industria cole imprese presenti sul territorio, l’importanza manifatturiera, in cui il ricorso al lavoro non re- dei settori produttivi ad alta intensità di lavoro e golare nel periodo in esame si è mantenuto me- l’arretratezza di un Sud Italia poco qualifi cato dal diamente intorno al 4%, presenta un minor tasso punto di vista economico e sociale. In particolare, di irregolarità. Per le costruzioni, i dati dell’Istat

154 AGEI - Geotema, 43-44-45 mostrano negli ultimi anni un andamento decre- non interessa tutto il pianeta: esiste infatti una for- scente presumibilmente dovuto a politiche di con- te dicotomia tra i paesi sviluppati e quelli in via di trollo sulla regolarità e la sicurezza sul lavoro (dal sviluppo. I primi presentano bassi tassi di natalità e 15,7% nel 2001 al 10,5% nel 2009). di mortalità, sono caratterizzati dalla crescita zero L’altro settore in cui si concentra il lavoro ir- e da un generale invecchiamento della popolazio- regolare, in misura differente a seconda dei vari ne; i secondi, con elevati tassi di natalità, costitui- ambiti, è quello dei servizi. Nel comparto del com- scono invece il motore della crescita demografi ca mercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti mondiale. I fl ussi migratori sono il risultato di esi- e comunicazioni vi è un alto tasso di irregolarità genze opposte e complementari: per le economie (18,7% nel 2009); poiché vi è un ampio ricorso evolute gli stranieri rappresentano un’opportu- alle seconde attività prestate occasionalmente e nità di crescita demografi ca, di ringiovanimento non regolarmente sia da personale dipendente della popolazione e di nuova forza lavoro pronta che da lavoratori indipendenti (prevalentemente a svolgere le mansioni rifi utate dai locali; per gli dai familiari). Nella voce “altri servizi” l’Istat ricon- abitanti dei paesi poveri l’emigrazione costituisce duce sia le attività della Pubblica amministrazione, la speranza di un futuro migliore. che si avvale del solo lavoro regolare, sia le attività In Italia, a causa del basso tasso di natalità al di cura alle persone e alle famiglie (collaboratori disotto della soglia di sostituzione, la dinamica domestici e badanti) che invece impiegano in mi- naturale della popolazione ha assunto da tempo sura rilevante manodopera irregolare (soprattut- valori negativi; inoltre l’aumento dell’aspettativa to straniera). Se nel settore terziario non si tiene di vita sta portando al graduale invecchiamento conto dell’occupazione nella Pubblica ammini- della popolazione. In questo contesto si inseri- strazione il tasso di irregolarità nel 2009 aumenta scono gli immigrati che stanno dando un nuovo dal 13,7 al 17,4 per cento (Istat, 2011c, pp. 15-19). impulso alla crescita del Paese non solo dal punto Passando all’analisi del fenomeno dal punto di di vista demografi co ma anche secondo l’aspetto vista dell’articolazione territoriale si rileva come il economico e sociale. Gli stranieri, col loro lavoro, triste primato per lo sfruttamento dei lavoratori contribuiscono infatti al PIL, al bilancio dello Sta- irregolari spetti al Mezzogiorno d’Italia. Il Sud Ita- to e al sistema previdenziale. Ci si interroga allora lia nel 2009 presentava infatti tassi di irregolarità sugli scenari futuri e sulla crescita demografi ca del quasi doppi rispetto alle altre aree del Paese; que- Paese alla luce del fenomeno migratorio. sto nonostante la diminuzione, a partire dal 2001, Rispondono a questo interrogativo le previsioni dell’occupazione irregolare sia a livello nazionale dell’Istat sull’evoluzione della popolazione resi- che territoriale. dente in Italia nel breve, nel medio e nel lungo Nel dettaglio si osserva che nel Sud Italia il periodo, elaborate sulla base di tre diversi scena- peso del lavoro irregolare nel settore manifattu- ri: basso, centrale e alto. Lo scenario centrale for- riero (14,2%) è più elevato rispetto al resto del nisce le stime più probabili mentre gli altri due Paese. Anche l’edilizia presenta un tasso di irre- delineano una diversa evoluzione delle variabili golarità particolarmente elevato nel Mezzogiorno demografi che che potrebbero portare ad una mi- (20%) dovuto soprattutto all’azione delle piccole nore (scenario basso) o maggiore (scenario alto) imprese. Nell’ambito dei servizi si osserva come crescita della popolazione. nelle regioni meridionali la quota di lavoro irre- L’Istat prevede, con riferimento allo scenario golare (18,7%) sia superiore alla media naziona- centrale, che la popolazione residente in Italia pri- le (13,7%). Il settore agricolo, con quasi il 25% ma aumenterà ad un ritmo via via decrescente fi no dell’occupazione irregolare, sembra essere l’uni- a raggiungere i 63,9 milioni nel 2042, poi subirà co in controtendenza poiché al Nord il tasso è un un decremento progressivo fi no a 61,3 milioni del po’ più elevato rispetto al Mezzogiorno (26% al 2065. La dinamica demografi ca del periodo 2011- Nord-ovest, 25,4% al Nord-est e 24,4% al Mezzo- 2065 è dovuta all’azione congiunta del movimento giorno); al Centro, invece, presenta un valore in- naturale negativo (28,5 milioni di nuovi nati e 40 feriore (21,8%) (Istat, 2011c, pp. 21-24). milioni di decessi) e di quella migratoria positiva (con 17,9 milioni di immigrati e 5,9 milioni di emigrati). 5. Conclusioni La popolazione straniera residente, sempre con riferimento allo scenario centrale, aumenterà dai La popolazione mondiale continua a crescere 4,6 milioni rilevati nel 2011 ai 9,5 milioni nel 2030 ad un ritmo sostenuto e ha raggiunto i 7 miliar- fi no ad arrivare, ai 14,1 milioni nel 2065; l’inci- di di abitanti, ma quest’incremento demografi co denza della popolazione straniera residente sul to-

AGEI - Geotema, 43-44-45 155 tale, pari al 7,5% nel 2011, aumenterà quindi gra- Istat, La popolazione straniera residente in Italia al 1o gennaio dualmente arrivando al 14,6% nel 2030 e al 23% 2010, Statistiche in breve, Roma (12 ottobre 2010a), . nel 2065. Anche l’età media della popolazione è Istat, La misura dell’economia sommersa secondo le statistiche uffi cia- destinata a salire gradualmente: passerà dai 43,5 li. Anni 2000-2008, Statistiche in breve (13 luglio 2010b), anni del 2011 ai 49,7 del 2065 e gli ultrasessanta- . cinquenni, che oggi rappresentano il 20,3%, nel Istat, Indagine conoscitiva su taluni fenomeni distorsivi del mercato del lavoro (lavoro nero, caporalato e sfruttamento della manodo- 2065 rappresenteranno il 33,2% del totale (Istat, pera straniera), Audizione del Presidente dell’Istituto nazio- 2011e, pp. 6-10). nale di statistica Prof. Enrico Giovannini, Roma (15 aprile In futuro, l’incremento della quota di popola- 2010c), . zione anziana sul totale e la conseguente diminu- Istat, L’economia sommersa: stime nazionali e regionali, Audizione zione della popolazione attiva causerà la riduzione del Presidente dell’Istituto nazionale di statistica Prof. En- rico Giovannini presso la Commissione Parlamentare di delle esportazioni e della competitività del Paese vigilanza sull’Anagrafe tributaria, Roma (22 luglio 2010d), (Sciuto e altri, 2007, pp. 460-464). Emerge, per- . tanto, l’importante ruolo degli immigrati non solo Istat, Anno 2010. Occupati e disoccupati, Statistiche fl ash, 1 aprile perché incrementano la parte di popolazione più 2011, . o giovane e quindi attiva ma anche perché sono fon- Istat, La popolazione straniera residente in Italia, 1 gennaio 2011, Statistiche report (22 settembre 2011a), . te di arricchimento culturale, sociale ed economi- Istat, Anno 2010. Bilancio demografi co nazionale. Popolazione resi- co del territorio in cui decidono di vivere. dente, natalità, mortalità, migrazioni, famiglie e convivenze, Sta- Purtroppo oggi gli stranieri il più delle volte tistiche report (24 maggio 2011b), . trovano impiego in attività modeste, pesanti e pe- Istat, Gruppo di lavoro “Economia non osservata e fl ussi fi nanziari”, Rapporto fi nale sull’attività, Roma (14 luglio 2011c), pp. ricolose, svolte senza il riconoscimento dei più ele- 7-24, . mentari diritti derivanti da un regolare contratto Istat, 1861>2011, 150o anniversario Unità d’Italia, Italia in cifre di lavoro e spesso si tratta di lavoro nero. L’Istat ha (2011d), . rilevato che nel 2008 il valore aggiunto prodotto Istat, Il futuro demografi co del Paese. Previsioni regionali della po- nell’area del sommerso era compreso tra il 16,3% polazione residente al 2065, Statistiche report (28 dicembre 2011e), . e il 17,5% del PIL, e che il 6,5% del PIL derivava Istat, Indicatori demografi ci, stime per l’anno 2011, Statistiche re- dal ricorso al lavoro non regolare; inoltre il 13,8% port (27 gennaio 2012a), . del totale delle unità di lavoro non regolari (che Istat, Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo nel 2008 ammontavano a circa 2 milioni e 958 (Edizione 2012b), . Krasna F., Nodari P. (a cura di), L’immigrazione straniera in Italia. mila) era attribuibile ai soli stranieri clandestini. Casi, metodi e modelli, Geotema, n. 23 (2004). Nonostante nel 2009 il peso sul sommerso del la- Krasna F., Alla ricerca della identità perduta. Una panoramica degli voro degli immigrati non residenti si sia ridotto studi geografi ci sull’immigrazione straniera in Italia, Bologna, (l’Istat ha valutato circa 377 mila unità di lavoro Pàtron, 2009. non regolari e un tasso di irregolarità del 12,7%) il Pezzino P., «Movimenti migratori», in Enciclopedia Europea, vol. VII, Milano, Garzanti, 1978. lavoro nero resta comunque un fenomeno molto Reyneri E., «Immigrazione ed economia sommersa», in Stato e diffuso (Istat, 2010b, p. 12). Ciò che ci si augura è mercato, 1998, n. 53, pp. 287-317. che presto si possa giungere a delle soluzioni che Sciuto G. e altri, «L’imprenditoria immigrata in Sicilia», in P. scoraggino il ricorso al lavoro sommerso e favori- Nodari e G. Rotondi, a cura di, Verso uno spazio multicultura- scano una migliore qualità occupazionale. le?, Bologna, Pàtron Editore, 2007, pp. 421-464.

Siti internet consultati Bibliografi a Banca d’Italia, . Cioccolo V., Mussolin S. e Piras P., Il punto su... Emersione del la- Fondazione Ismu, . voro irregolare, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Istat, . Direzione generale per le politiche per l’orientamento e la Istat, . formazione, Isfol (2005), . Cristaldi F., Immigrazione e territorio. Lo spazio/condiviso, Bologna, Pàtron, 2011. Istat, Gli stranieri in Italia: gli effetti dell’ultima regolarizzazione. Note Stima al 1o gennaio 2005, Statistiche in breve (15 dicembre 2005), . 1 A Elena Di Blasi sono da attribuire i §§ 2, 3 e 4; a Gaetano Istat, La popolazione straniera residente in Italia al 1o gennaio 2007, Sciuto i §§ 1 e 5. Statistiche in breve, 2 ottobre 2007, . 2 Una defi nizione di lavoro regolare e irregolare è la seguen- Istat, La popolazione straniera residente in Italia al 1o gennaio 2008, te: «sono defi nite regolari le prestazioni lavorative registrate e Statistiche in breve, Roma (9 ottobre 2008), . osservabili sia dalle istituzioni fi scali-contributive sia da quelle Istat, La popolazione straniera residente in Italia al 1o gennaio 2009, statistiche e amministrative. Si dicono non regolari le prestazioni Statistiche in breve (8 ottobre 2009), . lavorative svolte senza il rispetto della normativa vigente in ma-

156 AGEI - Geotema, 43-44-45 teria fi scale-contributiva, quindi non osservabili direttamente il Sistema europeo dei conti (Sec95) consiglia di stimare l’in- presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative. Rien- sieme delle unità di lavoro (Ula). «Le Ula sono l’unità di analisi trano in tale categoria le prestazioni lavorative: 1) continuati- che quantifi ca in modo omogeneo il volume di lavoro svolto ve, svolte non rispettando la normativa vigente; 2) occasionali, da coloro che partecipano al processo di produzione; sono svolte da persone non attive in quanto studenti, casalinghe o ottenute dalla somma delle posizioni lavorative a tempo pie- pensionati; 3) svolte dagli stranieri non residenti e non rego- no e delle prestazioni lavorative a tempo parziale (principali lari; 4) plurime, cioè le attività ulteriori rispetto alla principale e secondarie) trasformate in unità equivalenti a tempo pieno» e non dichiarate alle istituzioni fi scali» (Istat, 2010b). Mentre (Istat, 2011c, p. 9). il primo e il terzo punto rientrano nella categoria del lavoro 6 La metodologia di stima dell’input di lavoro non regolare nero, il quarto si riferisce ai secondi lavori, anch’essi fonte di consente di individuare tre diverse tipologie occupazionali: evasione fi scale e contributiva. «gli irregolari residenti, ossia le persone occupate, sia italiani 3 Il tasso di regolarità è calcolato come l’incidenza delle unità che stranieri iscritti in anagrafe, che si dichiarano nelle inda- di lavoro regolari sul totale delle unità di lavoro mentre quello gini presso le famiglie, ma non risultano presso le imprese; di irregolarità come l’incidenza delle unità di lavoro non rego- gli stranieri non regolari e non residenti che, in quanto tali, lari sul totale delle unità di lavoro. non sono visibili al fi sco e sono esclusi dal campo di osserva- 4 Secondo l’Istat la riduzione delle unità di lavoro non regolari zione delle indagini presso le famiglie; le attività plurime non e la contestuale crescita di quelle regolari sono dovute princi- regolari, stimate con metodi indiretti per cogliere prestazioni palmente agli interventi normativi volti alla regolamentazione lavorative svolte come seconde attività sia da residenti che da del mercato del lavoro e alle diverse sanatorie a favore dei lavo- non residenti, tipicamente nei settori dei trasporti, costruzio- ratori extracomunitari. ni, alberghi, pubblici esercizi e servizi domestici» (Istat, 2010b, 5 Ai fi ni della misura del lavoro come fattore della produzione p. 7).

AGEI - Geotema, 43-44-45 157 Antonino Longo

Immigrazione e lavoro nero in Italia: attualità di un fenomeno socio-economico

Summary: IMMIGRATION AND ILLEGAL WORK IN ITALY: AN ACTUAL PHENOMENON INVOLVING FAMILIES AND ENTERPRISES Starting since the 1990s, illegal immigrants have increased black labour inside companies (workers) and families (domestic help and carers) because of ingent savings on wages and social security contributions. Furthermore black labour determines a vicious circle because Italians refuse those kind of jobs, encouraging this way illegal immigration. In the actual economic situation, the regularization of underground economy and the tax evasion retrieval might be resolutive of our countries problems.

Keywords: Immigration, Black Work, Economy.

1. Il lavoro nero può dipendere sia dal tempo di permanenza nel paese di migrazione sia dai legami familiari; nel Una comunicazione della Commissione euro- primo caso, più breve è la permanenza minore ri- pea1 defi nisce il lavoro irregolare come «qualsiasi sulterà l’interesse alle garanzie offerte da un rego- attività retribuita lecita di per sé ma non dichia- lare contratto di lavoro poiché non monetizzabili rata alle pubbliche autorità, tenendo conto delle nell’immediato; nel secondo, l’unico interesse per diversità dei sistemi giuridici vigenti negli Stati il lavoratore straniero sarà quello di accumulare membri». Chi ricorre al sommerso incrementa i risorse fi nanziarie fi nalizzate alle rimesse e idonee profi tti risparmiando su tasse e contributi sociali. a garantirgli il ritorno in patria mantenendo un In genere, tale fenomeno risulta maggiormente soddisfacente tenore di vita. presente in quei settori ad alta intensità di mano- Quanto al secondo aspetto, relativo alla do- dopera e bassa redditività (quali agricoltura, edi- manda, le motivazioni all’impiego di personale in lizia, ristorazione, servizi domestici); i lavoratori nero vanno principalmente ricercate nella volon- che presentano le più elevate probabilità di oc- tà degli imprenditori di risparmiare sulle diverse cupazione sono coloro che svolgono un secondo componenti del costo del lavoro (Reyneri, 1998, lavoro, gli inattivi (studenti, casalinghe), i disoc- pp. 298-312; Anastasia, Bragato e Rasera, 2004, pp. cupati e i gli immigrati clandestini (Commissione 12-16). europea, pp. 13-20; Cioccolo, Mussolin e Piras, L’irregolarità del rapporto di lavoro presenta 2005, pp. 5-12). profi li diversi a seconda della qualifi ca dei lavo- Le ragioni dell’elevato numero di immigrati nel ratori coinvolti, dei settori di attività e delle aree sommerso sul totale dei lavoratori irregolari van- geografi che interessate. no indagate sia dal punto di vista dell’offerta che Nel caso di lavoratori qualifi cati o di settori in da quello della domanda. espansione, come il terziario avanzato, l’irregola- Sotto il primo profi lo emergono due diverse si- rità non presenta forme di grave sfruttamento, ma tuazioni: quella dei clandestini e degli overstayers2 – di “fuoribusta” o di “sottodichiarazioni” del lavoro per i quali l’unica via praticabile è il lavoro nero – e prestato, spesso determinati da accordi intervenu- quella di molti cittadini comunitari ed extracomu- ti tra le parti. La forza-lavoro che, invece, è impie- nitari dotati di valido permesso di soggiorno che gata in settori marginali, in regioni economica- possono essere comunque coinvolti (per scelta mente poco sviluppate e soggette a pressioni della propria o del datore di lavoro) in situazioni di ir- criminalità organizzata, risulta più facilmente vitti- regolarità (Anastasia, Bragato e Rasera, 2004, pp. ma di veri e propri abusi datoriali (Ministero del 2-8). L’immigrato regolare può, infatti, preferire il lavoro e delle politiche sociali, 2010, pp. 90-115). lavoro nero nel caso in cui non intenda rinunciare Le stime Istat indicano nel Mezzogiorno il alla percezione di eventuali sussidi o voglia massi- doppio delle unità lavorative irregolari rispetto al mizzare il guadagno. Questa scelta di convenienza Nord e al Centro, con tassi più elevati nei settori

158 AGEI - Geotema, 43-44-45 agricolo, delle costruzioni e dei servizi (commer- servizi (elettricità, acqua, servizi igienici) e spesso cio, alberghi, pubblici esercizi, servizi alle fami- sovraffollati (Medici senza frontiere, 2008, pp. 10- glie). 22). A seguito dei fatti di Rosarno del mese di gen- naio 2010 il Governo, col decreto legge 13 agosto 1.1. L’agricoltura 2011, n. 138, ha inserito nel codice penale italiano L’impiego di immigrati nelle attività agricole il reato di “Intermediazione illecita e sfruttamen- rappresenta un fenomeno ormai diffuso su tutto to del lavoro” (art. 603-bis) punibile con sanzioni il territorio nazionale che origina dall’esigenza estremamente severe (Devole, 2011, p. 269). sopperire alla carenza di manodopera autoctona La Sicilia è una delle regioni meridionali, as- mediante la progressiva sostituzione dei lavoratori sieme alla Campania e alla Calabria, nelle quali il italiani con gli stranieri. ricorso al lavoro irregolare degli stranieri è prati- I principali problemi di questo comparto sono ca particolarmente diffusa, specie in agricoltura. il lavoro nero e il caporalato (Pittau, 2011, pp. 189- I fl ussi migratori sono apparsi già alla fi ne degli 195). anni Sessanta, dapprima con cittadini nordafrica- I dati Istat evidenziano, al riguardo, come il ni assunti dai proprietari terrieri del trapanese e tasso di irregolarità del comparto agricolo sia cre- dagli armatori dei pescherecci di Mazara del Val- sciuto dal 20,9% del 2001 al 24,5% del 2009. Sot- lo, poco dopo con piccole comunità nordafricane tolinea, inoltre, come il Sud, col 25,3%, sia l’area ubicatesi nel ragusano come braccianti agricoli. con il più elevato tasso di irregolarità, (la Campa- Verso la metà degli anni Settanta la migrazione ha nia e la Calabria registrano tassi, rispettivamente, riguardato gruppi di donne mauriziane e fi lippine del 31,4% e 29,4%), il Lazio detenga il primato alla ricerca di lavoro come collaboratrici dome- del Centro Italia (32,8%), e il Trentino-Alto Adige stiche fi nché, negli anni Novanta il fenomeno si risulti il più virtuoso (con un tasso di poco supe- è progressivamente intensifi cato per la posizione riore al 14%) (Istat, 2010c, pp. 3-14). geografi ca e la maggiore diffusione del ricorso al Un trattamento retributivo inferiore agli stan- lavoro irregolare (Organizzazione internazionale dard contrattuali assicura, infatti, minori costi ai per le migrazioni, 2010, pp. 44-50). datori di lavoro e permette la sopravvivenza di im- La scelta dei luoghi nei quali gli stranieri de- prese non competitive che attivano e alimentano il cidono di soggiornare dipende in larga misura circolo vizioso della concorrenza sleale. dalla specializzazione lavorativa: nelle province di Anche la pratica del lavoro “grigio”, con la qua- Ragusa e Trapani, territori a vocazione agricola, si le viene dichiarata solo parte delle effettive gior- concentrano più dei due terzi dei tunisini stanzia- nate lavorative (utili, magari, al raggiungimento tisi in Sicilia; la comunità marocchina è presente dei requisiti per l’indennità di disoccupazione), equamente su tutto il territorio regionale; i citta- risulta molto diffusa. Nel 2009 l’Inps ha accertato dini provenienti da Sri Lanka e Filippine, che tro- 1 miliardo e 253 milioni di euro di contributi eva- vano impiego prevalentemente come collaborato- si, dei quali 295 milioni nel solo settore agricolo ri domestici e badanti, si stabilizzano soprattutto riscontrando come il 79% delle aziende sottoposte nelle province di Palermo, Messina e Catania; i ad ispezione avessero alle proprie dipendenze ad- mauriziani prediligono Catania e Palermo, dove detti irregolari (Pittau, 2011, pp. 196-199). svolgono anche attività commerciali; gli albanesi In agricoltura – settore maggiormente soggetto soprattutto nelle province di Ragusa, Catania e alla stagionalità del lavoro – è soprattutto nelle Messina; infi ne la comunità cinese, impiegata pre- regioni del Sud che appare maggiormente diffusa valentemente nelle attività commerciali, presidia la forma più odiosa e degradante di lavoro nero un po’ in tutto il territorio siciliano, ma con par- che vede gli stranieri vittime di sfruttamento da ticolare diffusione nelle province di Palermo, Ca- parte di personaggi senza scrupoli – spesso af- tania e Messina (La Monica e Di Vincenzo, 2011, fi liati ad associazioni per delinquere – dediti al pp. 437-439). reclutamento di manodopera quali “mediatori” In Sicilia l’agricoltura occupa numerosi addetti del datore di lavoro (Ministero del lavoro e delle ed esercita un peso determinante per l’intera eco- politiche sociali, 2010, pp. 145-177). I migranti, nomia regionale: nell’isola si coltivano soprattutto regolari e non, lavorano, infatti, in condizioni di- agrumi, viti, ulivi, ortaggi e cereali e la necessità sumane, sottopagati e privi di protezione per gli di manodopera ha richiamato una moltitudine di infortuni sul lavoro (Organizzazione internazio- cittadini stranieri in cerca di lavoro. nale per le migrazioni, 2010, pp. 20-35); la mag- Il Rapporto OIM per la provincia di Agrigen- gior parte di essi vive in alloggi fatiscenti, privi di to rileva come a Ribera i lavoratori stranieri im-

AGEI - Geotema, 43-44-45 159 piegati in agricoltura, in particolare negli uliveti, ad Alcamo, a partire dagli anni Novanta, si è as- siano di origine tunisina, marocchina (una mino- sistito al reclutamento di manodopera straniera ranza) e neo-comunitaria (soprattutto rumeni). proveniente da Sudan e Senegal da impiegare nel- Peraltro, solo un numero limitato di migranti do- la vendemmia e in possesso di regolare permes- tati di regolare permesso di soggiorno per lavo- so di soggiorno; successivamente, è aumentato il ro subordinato trova occupazione nelle aziende fl usso di migranti provenienti dalla Tunisia e dalle agricole nel corso dell’anno; così, nei periodi di zone sub-sahariane con una recente signifi cativa raccolta delle olive e delle arance, da ottobre a crescita, in tutta la provincia, della presenza di cit- novembre e da dicembre a marzo, si registra un tadini neo-comunitari, soprattutto rumeni. Que- rilevante aumento del numero di stranieri irre- sti ultimi, oltre che in agricoltura, trovano lavoro golari3; nel 2008 solo 10 aziende su circa 650 (il nell’edilizia, mentre le donne trovano occupazio- 2%) si sono avvalse del meccanismo delle quote ne come badanti. A Castelvetrano e Campobello per lavoro stagionale. di Mazara gli stranieri ricevono dai 30 ai 35 euro La provincia di Ragusa si caratterizza per due al giorno per 8/9 ore di lavoro, mentre ad Alca- diverse modalità di coltivazione: nelle zone di Vit- mo gli occupati nella vendemmia percepiscono toria, Comiso, Acate e Santa Croce Camerina per un corrispettivo di 40 euro al giorno per 9 ore di la produzione, prevalentemente in serra, di fi ori, lavoro. L’utilizzo sempre più intenso di macchina- frutta e ortaggi (con impiego di manodopera du- ri e l’intensifi carsi dei controlli degli enti ispettivi rante tutto l’anno) e nei dintorni di Scicli, Pozzal- preposti hanno, tuttavia, fi accato la richiesta di lo e Ispica per gli ortaggi coltivati in pieno campo. questo tipo di manodopera portando al ridimen- Nei territori compresi tra Modica e Ragusa sono sionamento del fenomeno del caporalato, prima presenti anche vigneti e allevamenti gestiti a livel- molto diffuso (Organizzazione internazionale per lo familiare. Dalla fi ne degli anni Ottanta è giunto le migrazioni, 2010, pp. 51-53). in tali aree un numero signifi cativo di stranieri in cerca di lavoro, dapprima tunisini e poi albane- 1.2. L’industria si, algerini e infi ne rumeni, disposti ad accettare compensi inferiori e per tale ragione preferiti agli L’industria in senso stretto presenta in Italia un extracomunitari soggetti alla scadenza del visto sui tasso di irregolarità inferiore rispetto a quello ri- relativi permessi di soggiorno. La paga percepita levato negli altri settori produttivi. I dati Istat mo- dai migranti, regolari e irregolari, occupati nelle strano, infatti, come, dal 2001 al 2009, il suo valore serre, ben lontana dai parametri previsti dalla con- abbia sempre mantenuto un tasso intorno al 4%. trattazione nazionale, è di circa 25 euro al giorno In particolare, nel Nord Italia, dove maggiormen- per 8/9 ore di lavoro, un corrispettivo che implica te diffuse risultano le forme di irregolarità parzia- una condizione lavorativa particolarmente diffi ci- le connotate per lo più da aspetti di natura omis- le, oggi accentuata dalla pesante crisi economica siva (evasione fi scale e contributiva) che di vero e che impone agli stranieri la necessità di accettare proprio lavoro nero, si registrano valori marginali condizioni estremamente gravose. (2,2% Nordovest e 1,8% Nordest) laddove nelle Nella provincia di Siracusa, ove si coltivano pre- regioni del Centro il tasso giunge al 3,4% a fronte valentemente ortaggi, gli stranieri occupati nelle di quello ben più signifi cativo rilevato nel Mezzo- aziende agricole sono sia regolari sia irregolari; la giorno (14,2%). più parte è tunisina e rumena, ma in primavera, Nel settore manifatturiero l’irregolarità più dif- periodo di raccolta delle patate, nelle campagne di fusa è quella derivante da attività imprenditoriali a Cassibile si rileva una presenza signifi cativa di su- connotazione etnica dove piccoli imprenditori ex- danesi ed eritrei (generalmente dotati di permessi tracomunitari, provenienti soprattutto dalla Cina, di soggiorno per asilo politico). In una provincia si prestano a nuove forme di irregolarità con ritmi in cui risulta diffuso il fenomeno del caporalato, il e modalità di lavoro tipiche dei paesi in via di svi- corrispettivo percepito varia a seconda della zona: luppo in grado di soddisfare le commesse italiane nei comuni di Avola, Siracusa e Floridia si registra- di grossisti, rivenditori e imprese capo-fi la senza no salari di 52 euro al giorno, a Rosolini e Pachino necessità di attingere ai mercati emergenti (Mini- fra i 38 e i 41. stero del lavoro e delle politiche sociali, 2010, pp. Nella provincia di Trapani è, invece, in atto una 190-216). signifi cativa specializzazione: a Marsala la colti- vazione delle fragole, ad Alcamo la viticoltura, a 1.3. L’edilizia Campobello di Mazara e Castelvetrano l’ulivicol- tura, a Mazara del Vallo la pesca. Specifi camente, L’edilizia rappresenta il principale ambito di in-

160 AGEI - Geotema, 43-44-45 serimento lavorativo degli immigrati. In base alle no e resto d’Italia. Nel 2009, ad esempio, il tasso di rilevazioni Istat sulle forze di lavoro, nel 2010 gli irregolarità era attestato al 20% nelle regioni me- immigrati occupati nel settore delle costruzioni ridionali e al 3,7% nelle regioni del Nordest (Istat, erano 349 mila (286 mila nel 2008 e 313 mila nel 2011c, pp. 12-19). 2009), circa il 16,5% del totale dei lavoratori stra- Risulta interessante, al riguardo, la defi nizione nieri; inoltre, secondo il VI rapporto Ires-Fillea, Svimez del 2003 che qualifi ca il lavoro irregolare nel 2010 il 29% del totale degli iscritti alle casse sviluppato nel Centro-nord come forma di “fl es- edili era straniero (37% rumeno, 19% albanese sibilità al margine” (doppio lavoro, straordinari e 8% marocchino). Dal 2008 al 2010 i lavoratori fuori busta), rilevando, altresì, come l’ampia e stranieri occupati nel settore sono aumentati di strutturale diffusione dell’irregolarità nel Mezzo- circa il 22% (quasi 63 mila unità) a fronte di una giorno risulti, invece, indice di ritardo e incomple- riduzione degli occupati autoctoni del 6% (circa tezza dello sviluppo del territorio (Graziani, 2006, 103 mila lavoratori in meno). L’impiego in attività pp. 8-9). qualifi cate resta piuttosto limitato se paragonato a Analogamente a quanto accade nel settore agri- quelle disimpegnate dagli italiani: nel 2010 il 58% colo, è rilevante il numero dei lavoratori edili as- degli stranieri ha lavorato come operaio comune sunto in nero e a giornata con retribuzioni di gran (contro il 31% degli italiani) e gli operai specia- lunga inferiori a quelle previste dalla contrattazio- lizzati e di IV livello hanno rappresentato il 12% a ne nazionale; ciò con particolare riguardo a quei fronte del 33% degli autoctoni. lavoratori stranieri reclutati in nero da caporali Anche se il lavoro irregolare assume, nella mag- spesso legati alla criminalità organizzata. gior parte dei casi, la forma del lavoro nero, sem- Altra procedura che si sta consolidando, spe- bra emergere una trasformazione del fenomeno cialmente nella catena del subappalto, è quella del che va connotandosi vieppiù secondo forme di ir- falso lavoro autonomo. In tal caso il dipendente regolarità parziale o “lavoro grigio” – in cui, pur in soggiace a questa pratica perché costretto a fi n- presenza di regolare contratto, i trattamenti sono gersi libero professionista onde garantirsi la pro- irregolari (il lavoratore straniero viene inquadrato secuzione dell’attività lavorativa con il medesimo nei livelli funzionali inferiori benché adibito alle datore, ma privandosi di tutte le tutele assicurate mansioni qualifi cate di operaio specializzato) – dal rapporto di lavoro dipendente (nel periodo e al falso lavoro autonomo. Nell’ultimo triennio 2006-2010 nel settore edile il numero dei c.d. lavo- di crisi il numero di occupati irregolari stranieri ratori a partita IVA è aumentato del 208%) (Mini- ha, infatti, registrato un incremento del 50%, il stero del lavoro e delle politiche sociali, 2010, pp. ricorso al part-time è cresciuto di oltre il 160% e i 253-258). lavoratori autonomi stranieri (di norma lavoro di- pendente dissimulato) sono aumentati del 13,6% 1.4. Il lavoro domestico e di cura a fronte del solo 0,4% dei colleghi autoctoni. Una crescita dell’occupazione che è stata defi nita “ma- Dal dopoguerra ad oggi il cambiamento dello lata” (Galossi, 2011, pp. 3-5). stile di vita e lo sviluppo economico hanno favo- Nel settore edile elevate sono, pertanto, le pro- rito la lenta e costante evoluzione della famiglia babilità di trovare lavoro senza regolare contrat- italiana dove, fi no agli anni Settanta, il lavoro do- to; ciò avviene soprattutto nelle piccole aziende mestico era svolto quasi esclusivamente dalle don- ove risulta possibile fare impresa con dotazioni ne che si dedicavano a tempo pieno alla cura dei minime di capitale e il lavoro si caratterizza per familiari e della casa. La sempre maggiore parteci- la bassa complessità di prestazione professionale pazione delle donne al mercato del lavoro, la cre- (Graziani, 2006). In ogni caso il tasso di irregola- scente longevità della popolazione e la carenza di rità di questo settore ha manifestato, a partire dal servizi pubblici volti all’assistenza delle famiglie4 2001, una forte e costante diminuzione dovuta ai hanno rappresentato fattori capaci di rendere ne- provvedimenti volti a far emergere le situazioni di cessario il ricorso a personale – soprattutto donne irregolarità quali gli interventi di emersione del straniere – da assumere come baby-sitter, dome- lavoro nero e l’introduzione del Durc (Documen- stici e badanti (Agostini, Longobardi e Vitaletti, to unico di regolarità contributiva): dal 15,7% del 2012, pp. 2-5). 2001 al 10,5% del 2009 (Ministero del lavoro e del- Per quantifi care la consistenza del fenomeno le politiche sociali, 2010, pp. 232-250): relativo al lavoro domestico svolto alle dipendenze Il ricorso al lavoro nero in edilizia mostra una di famiglie può farsi ricorso ai dati Inps dai qua- differente intensità a seconda delle diverse zone li si evince come, a fi ne 2008, gli stranieri assunti geografi che con un forte dualismo tra Mezzogior- regolarmente risultassero 510.319 (di cui l’86,9%

AGEI - Geotema, 43-44-45 161 donne) e gli italiani soltanto 141.567 (Demaio e volti a favorire l’emersione degli occupati in nero Giovannini, 2011, pp. 127-131). (Demaio e Giovannini, 2011). La maggior parte Dall’analisi dei paesi di provenienza risulta degli stranieri che lavora nel sommerso vive nella come, alla fi ne del 2008, il 61,5% dei lavoratori stessa casa del datore di lavoro usufruendo così, stranieri fosse di origine europea (quasi tutti pae- oltre che della retribuzione (generalmente com- si esterni all’Unione europea nel suo assetto a 15 presa fra i 500 e i 1.000 euro mensili) anche di Stati) dei quali il 26,4% rumeno (134.623 unità), vitto e alloggio; l’indagine rileva, tuttavia, come, il 16,1% (82.449) ucraino, il 7,1% (36.217) mol- soprattutto nei casi di co-residenzialità, si verifi - davo, il 4,3% (22.171) polacco, seguiti da alba- chino situazioni di grave sfruttamento: il domici- nesi (13.511 lavoratori, il 2,6%), bulgari (8.699, lio presso il datore di lavoro comporta, oltre che l’1,7%) e russi (6.419, l’1,3%). orari prolungati (che possono superare le 16 ore), L’Asia contribuiva con quasi 100 mila unità (il anche un’assistenza polifunzionale che può ecce- 18,8%), una quota molto modesta se paragonata a dere i limiti degli ordinari lavori domestici, come quella rilevata nel 1998, pari al 45,6%. Dei 113.009 spesso accade nell’assistenza ad anziani non auto- lavoratori immigrati occupati nel settore il 10,9% suffi cienti. era originario delle Filippine, il 3,9% dello Sri Attraverso l’indagine appositamente condot- Lanka5, l’1,1% dell’India e una piccola percen- ta nel 2011 su un campione di circa 600 famiglie tuale del Bangladesh, Pakistan e Thailandia. La italiane che si avvalgono della collaborazione di quota di migranti originari dell’America era pari lavoratori domestici, la Fondazione Leone Mores- al 12,1%, la quasi totalità dei quali proveniente sa ha rilevato come su 10 badanti 4,3 lavorino in dai paesi dell’America centrale e meridionale con nero e solo 5,7 godano di un regolare contratto. Il particolare accento per le comunità provenienti maggiore ostacolo alla regolarizzazione del lavoro dal Perù (22.863 lavoratori, il 4,3%), dall’Ecuador della badante sta negli oneri burocratici derivanti (20.958 addetti, il 4,1%), dalla Repubblica Domi- dall’espletamento delle pratiche, nella mancan- nicana e dal Brasile (con 4.079 e 3693 unità, lo za del permesso di soggiorno e nell’elevato costo 0,8% e lo 0,7% rispettivamente). del lavoro regolare (Fondazione Leone Moressa, Il 7,6% degli stranieri occupati regolarmen- 2012, pp. 12-15). te nel settore domestico era, infi ne, originario Nel settore domestico il numero di lavoratori dell’Africa, la maggior parte dei quali provenien- in nero può essere desunto facendo riferimento ai te da Marocco (15.307 lavoratori, il 3%), Ghana vari provvedimenti di regolarizzazione che si sono (3.891, lo 0,8%), Nigeria (2.556 unità, lo 0,5%) ed succeduti negli anni. Etiopia (2.431 addetti, lo 0,5%); percentuali infe- Nello specifi co, fra il 1998 e il 2002 gli archivi riori allo 0,5% da Tunisia e Senegal. Inps hanno fatto registrare una moltiplicazione di Analizzando il fenomeno nella sua evoluzione tale tipologia di lavoratori: dopo la “grande regola- temporale si rileva il signifi cativo aumento dei rizzazione” del 2002, gli stranieri regolarmente oc- lavoratori domestici iscritti all’Inps nel periodo cupati sono passati da 139.927 nel 2001 a 418.973. 1998-2010, passati da 240.213 a 871.834 unità; Durante gli anni successivi e fi no al 2006 il nume- a fronte di una crescita del numero di occupati ro dei lavoratori è sceso progressivamente fi no ad italiani nel settore del solo 26,5% (da 127.172 arrivare a 344.863. La causa di tale decremento va, addetti del 1998 ai 160.896 del 2010) quello dei molto probabilmente, ricercata nel mancato rin- lavoratori stranieri risulta aumentato del 529,1% novo dei contratti avviati nel 2002 piuttosto che (da 113.009 a 710.938; il 71,8% di origine non co- nel reale esodo dal mercato del lavoro degli stra- munitaria) (Demaio e Giovannini, 2011, p. 132; nieri. Si è, infatti, osservato come il numero dei la- Fondazione Leone Moressa, 2012, p. 8). voratori domestici stranieri tenda a ridursi nell’im- Nel 2010 le casse dell’Inps hanno ricevuto dai mediatezza dell’adozione di un provvedimento lavoratori domestici 834 milioni di euro in contri- eccezionale volto a favorire l’emersione con ciò buti, 699 milioni dei quali (l’83,9%) da colf e ba- confi gurandosi l’incontro tra due diverse esigen- danti di origine straniera. Nel periodo 2001-2010 ze: quella dei lavoratori migranti, dotati di scarso gli oneri versati all’Inps sono cresciuti del 274,8%, potere contrattuale e tesi alla massimizzazione del ma se si considera la sola contribuzione degli im- proprio guadagno, e quella delle famiglie dotate migrati l’incremento è stato del 487,6% (Fonda- di modeste risorse economiche (Nanni, 2011, pp. zione Leone Moressa, 2012, p. 10). 260-263). La rapida crescita del numero di lavoratori do- Nel periodo 2007-2008 l’aumento del numero mestici immigrati si è manifestata soprattutto a di stranieri occupati nel settore domestico è do- seguito dei periodici provvedimenti di sanatoria vuto sia agli effetti del Decreto Flussi bis del 2006

162 AGEI - Geotema, 43-44-45 sia ad altri due analoghi provvedimenti emanati Statistiche in breve, Roma (9 ottobre 2008), . o nel 2007 e nel 2008 che hanno previsto, rispettiva- Istat, La popolazione straniera residente in Italia al 1 gennaio 2009, Statistiche in breve (8 ottobre 2009), . mente, 170.000 e 150.000 nuove assunzioni delle Istat, La popolazione straniera residente in Italia al 1o gennaio quali 170.400 riservate ai lavoratori domestici (De- 2010, Statistiche in breve, Roma (12 ottobre 2010a), . Nel 2009, in occasione dell’ultimo provvedi- Istat, La misura dell’economia sommersa secondo le statistiche uffi cia- li. Anni 2000-2008, Statistiche in breve (13 luglio 2010b), mento di emersione rivolto agli addetti del lavoro . domestico e di cura, sono state presentate quasi Istat, Indagine conoscitiva su taluni fenomeni distorsivi del mercato 300.000 domande di regolarizzazione (Ministe- del lavoro (lavoro nero, caporalato e sfruttamento della manodo- ro del lavoro e delle politiche sociali - Direzione pera straniera), Audizione del Presidente dell’Istituto nazio- generale dell’immigrazione, 2011, pp. 264-274). nale di statistica Prof. Enrico Giovannini, Roma (15 aprile 2010c), . Attualmente il percorso dei lavoratori, regolari e Istat, L’economia sommersa: stime nazionali e regionali, Audizione non, nelle attività domestiche continua ad avere del Presidente dell’Istituto nazionale di statistica Prof. En- un andamento positivo per la transizione demo- rico Giovannini presso la Commissione parlamentare di grafi ca che interessa l’Italia e ciò deve ritenersi vigilanza sull’anagrafe tributaria, Roma (22 luglio 2010d), facilmente prevedibile anche nel prossimo futuro . Istat, Anno 2010. Occupati e disoccupati, Statistiche fl ash, 1 aprile in funzione dell’aumento dell’aspettativa di vita. 2011, . Istat, La popolazione straniera residente in Italia, 1o gennaio 2011, Statistiche report (22 settembre 2011a), . Bibliografi a Istat, Anno 2010. Bilancio demografi co nazionale. Popolazione resi- dente, natalità, mortalità, migrazioni, famiglie e convivenze, Sta- Agostini C., Longobardi E., Vitaletti G., «Donne migranti. Qua- tistiche report (24 maggio 2011b), . li opportunità per il nostro paese?», in L’economia dell’immi- Istat, Gruppo di lavoro “Economia non osservata e fl ussi fi nanziari”, grazione, Fondazione Leone Moressa, Anno 0, n. 2 (febbraio Rapporto fi nale sull’attività, Roma (14 luglio 2011c), pp. 2012), pp. 2-7, . 7-24, . Anastasia B., Bragato S., Rasera M., Il lavoro nero degli immigrati. Istat, 1861>2011, 150o anniversario Unità d’Italia, Italia in cifre Una lettura delle divergenze tra regolarità amministrativa della (2011d), . presenza in Italia e regolarità contributiva del lavoro svolto (feb- Istat, Il futuro demografi co del Paese. Previsioni regionali della po- braio 2004), . polazione residente al 2065, Statistiche report (28 dicembre Cioccolo V., Mussolin S., Piras P., Il punto su... Emersione del la- 2011e), . voro irregolare, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Istat, Indicatori demografi ci, stime per l’anno 2011, Statistiche re- Direzione generale per le politiche per l’orientamento e la port (27 gennaio 2012a), . formazione, Isfol (2005), . Istat, Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo Commissione Europea, Comunicazione della Commissione sul lavo- (Edizione 2012b), . ro sommerso, COM (98)-219. Krasna F., Nodari P. (a cura di), L’immigrazione straniera in Italia. Cristaldi F., Immigrazione e territorio. Lo spazio/condiviso, Bologna, Casi, metodi e modelli, Geotema, n. 23 (2004). Pàtron, 2011. Krasna F., Alla ricerca della identità perduta. Una panoramica degli Demaio G., Giovannini M., «I lavoratori domestici immigrati studi geografi ci sull’immigrazione straniera in Italia, Bologna, tra regolarità e sommerso», in Inps e Caritas/Migrantes, IV Pàtron, 2009. Rapporto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi Inps. La La Monica V., Di Vincenzo G., «Sicilia. Rapporto immigrazione regolarità del lavoro come fattore di integrazione, Roma, Edizioni 2011», in Caritas/Migrantes, Immigrazione. Dossier statistico IDOS, 2011, pp. 127-135, . 2011, XXI Rapporto sull’immigrazione, Roma, Edizioni IDOS, Devole R., «Il contributo degli immigrati al settore agricolo», 2011, pp. 437-444. in Caritas/Migrantes, Immigrazione. Dossier statistico 2011, Medici senza frontiere, Una Stagione all’Inferno. Rapporto sulle XXI Rapporto sull’immigrazione, Roma, Edizioni IDOS, 2011, condizioni degli immigrati impiegati in agricoltura nelle regioni del pp. 268-271. Sud Italia (2008), . Fondazione Leone Moressa, «Quali badanti per quali fami- Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Indagine conosci- glie?» in L’economia dell’immigrazione, Fondazione Leone tiva della XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati su Moressa, Anno 0, n. 2 (febbraio 2012), pp. 11-17, . caporalato e sfruttamento della manodopera straniera” (29 aprile Galossi E. (a cura di), I lavoratori stranieri nel settore delle costru- 2010), . zioni VI rapporto Ires-Fillea, Roma (2011), , Ministero del lavoro e delle politiche sociali - Direzione genera- . le dell’immigrazione, L’immigrazione per lavoro in Italia: evolu- Graziani A. (a cura di), Il lavoro non regolare in edilizia considera- zione e prospettive (2011), . zioni e stime statistiche, Conferenza nazionale della Fillea Cgil Nanni M.P., Il lavoro domestico e di cura: il welfare “straniero” all’ita- su lavoro sommerso e immigrazione (luglio 2006), . 2011, XXI Rapporto sull’immigrazione, Roma, Edizioni IDOS, Istat, Gli stranieri in Italia: gli effetti dell’ultima regolarizzazione. 2011, pp. 260-266. Stima al 1o gennaio 2005, Statistiche in breve (15 dicembre Organizzazione internazionale per le migrazioni, “Stagione 2005), . amara” Rapporto sul sistema di ingresso per lavoro stagionale e Istat, La popolazione straniera residente in Italia al 1o gennaio 2007, sulle condizioni dei migranti impiegati in agricoltura in Campa- Statistiche in breve, 2 ottobre 2007, . nia, Puglia e Sicilia (2010), . Istat, La popolazione straniera residente in Italia al 1o gennaio 2008, Pittau F., «L’evoluzione del settore agricolo e l’inserimento dei

AGEI - Geotema, 43-44-45 163 lavoratori immigrati» in Inps e Caritas/Migrantes, IV Rap- Note porto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi Inps. La regolarità del lavoro come fattore di integrazione, Roma, Edizioni 1 COM (98)-219. IDOS, 2011, pp. 185-199, . 2 Gli overstayers sono gli immigrati ai quali è scaduto il permes- Reyneri E., «Immigrazione ed economia sommersa», in Stato e so di soggiorno. mercato, n. 53 (1998). 3 La paga dei lavoratori irregolari nella provincia di Agrigento Sciuto G. e altri, «L’imprenditoria immigrata in Sicilia», in No- è di circa 25 euro al giorno per 8/9 ore di lavoro (Organizza- dariP., Rotondi G. (a cura di), Verso uno spazio multicultura- zione internazionale per le migrazioni, 2010). le?, Bologna, Pàtron, 2007, pp. 421-464. 4 Secondo l’Eurostat nel 2008 la spesa per le prestazioni di welfare è stata pari al 27,8% del PIL e solo il 4,7% di questa è stata destinata alle famiglie (l’1,3% del PIL contro una media europea del 2,1%). Siti web consultati 5 Nonostante la preponderante presenza di donne tra gli as- sunti per il lavoro domestico e di cura, vi sono alcune eccezioni Banca d’Italia, . in cui prevale la componente maschile. Questo accade per i Fondazione Ismu, . paesi del subcontinente indiano, Sri Lanka, India e Bangladesh Istat, . in cui gli uomini sono più della metà (rispettivamente il 50,5%, Istat, . il 72,8% e il 92,7%).

164 AGEI - Geotema, 43-44-45 Elena Di Blasi

Immigrazione e mercato del lavoro in Italia: crisi di un sistema tra recessione e crescita

Summary: IMMIGRATION AND LABOUR MARKET IN ITALY: CRISIS OF THE SYSTEM BETWEEN RECESSION AND GROWTH Since the early beginning in the 1970s, immigrants presence in the labour market has always grown up, especially in the last two decades, due both to the progressive lack of workmen and the possibility to legally hire immigrants. Factories actually prefer to recruit regularly immigrants with a minimum wage rather than black labour. Immigrants represent a strong resource for labour market of hosting country because they perform all those tasks usually refu- sed by local workers and they are more available to work harder and longer. Their insertion in our territory is different if located in the northern, central or southern part of Italy. This work analyses the different impacts in the recent, and still present, economic crisis, coming out from factors such as the reduction of industrial demands, the unstable work market balance, the PIL contraction, the unemployment growth, that have modifi ed work market stability causing different consequences to local and immigrant labour.

Keywords: Immigration, Labour, Economy.

1. Un approccio alla legislazione sul lavoro con la Direzione provinciale del lavoro), in caso di immigrato valutazione favorevole, lo Sportello unico rilascia al datore di lavoro il nulla osta e trasmette telema- L’attuale normativa sull’immigrazione distin- ticamente la documentazione agli Uffi ci consolari gue varie modalità di ingresso degli stranieri in del paese di residenza del cittadino extracomu- Italia in relazione alla provenienza comunitaria o nitario. Il lavoratore straniero, entro sei mesi dal non, allo status giuridico, ai fl ussi di entrata e al rilascio del nulla osta, deve ritirare il visto di in- tipo di lavoro da esercitare (subordinato, autono- gresso, presso la rappresentanza consolare compe- mo, etc.). tente, poi, una volta entrato in Italia, deve recarsi Agli extracomunitari (non richiedenti lo status allo Sportello unico per l’immigrazione per sotto- di rifugiato) che vogliono accedere al mercato del scrivere il contratto di soggiorno, ritirare il codice lavoro italiano si applicano le norme previste dal fi scale e il modulo per richiedere il permesso di decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286 (Testo soggiorno. Tale modulo, debitamente compilato, unico delle disposizioni concernenti la disciplina deve essere spedito alla Questura che consegnerà dell’immigrazione e norme sulla condizione dello il permesso di soggiorno per motivi di lavoro dopo straniero), tenuto conto delle modifi che apport- aver effettuato i rilievi foto-dattiloscopici. ate dalla legge 30 luglio 2002 n. 189. La procedura indicata è applicata anche al lavo- L’attuale procedura per l’immissione al lavoro ro stagionale e il periodo di validità dell’autorizza- subordinato (a tempo indeterminato, determina- zione, però, secondo il tipo di lavoro prestato, non to o stagionale) di cittadini non comunitari resi- potrà essere inferiore ai venti giorni e superiore ai denti all’estero prevede che il datore di lavoro, in nove mesi. base alle quote indicate dal decreto-fl ussi, si rechi L’articolo 26 del decreto legislativo n. 286/1998, allo Sportello unico per l’immigrazione (istituito parzialmente emendato dalla legge n. 189/2002, presso la Prefettura-Uffi cio territoriale del gover- disciplina l’accesso al lavoro autonomo non oc- no della provincia ove si svolgerà l’attività lavorati- casionale degli stranieri richiedendo il possesso va) per effettuare la richiesta di nulla osta al lavo- degli stessi requisiti professionali e morali previsti ro. Tale richiesta deve essere accompagnata dalla per i lavoratori autonomi italiani (compresi quelli documentazione attestante l’esistenza di un allog- necessari per l’iscrizione ad albi o registri profes- gio adeguato per il lavoratore e dalla proposta di sionali). L’immigrato deve inoltre dimostrare di contratto di soggiorno. disporre di un’idonea sistemazione abitativa, di Effettuate le verifi che sulla sussistenza dei requi- risorse fi nanziarie suffi cienti a svolgere l’attività siti richiesti (in collaborazione con la Questura e e di un reddito annuo che superi il livello mini-

AGEI - Geotema, 43-44-45 165 mo previsto per l’esenzione dalla spesa sanitaria di regolarizzazione di chi già si trovava in Italia (oppure che enti o cittadini italiani o stranieri (Unioncamere e Ministero del lavoro, 2011). Se regolarmente soggiornanti nel territorio italiano dall’analisi dei dati Istat in valore assoluto si passa possano garantire per il lavoratore). a quella in valore relativo si nota come il tasso di La circolare del Ministero del lavoro e delle po- occupazione degli stranieri sia diminuito in soli tre litiche sociali n. 9 dell’8 marzo 2005 prevede inol- anni del 4 %, dal 67,1% del 2007 al 63,1% del 2010, tre che un soggetto non comunitario, già regolar- mentre quello degli italiani è passato dal 58,1% mente soggiornante in Italia, e un datore di lavo- del 2007 al 56,3% del 2010 con un calo dell’1,8%. ro possano stipulare autonomamente un nuovo Il pesante calo di 4 punti percentuali del tasso di contratto di soggiorno per lavoro subordinato. In occupazione degli stranieri sembra essere dovuto questo caso il contratto di soggiorno debitamente alla loro maggiore vulnerabilità alla crisi economica sottoscritto deve essere inviato dalle parti contra- (Cillo e Perrocco, 2011, p. 13). enti allo Sportello unico per l’immigrazione. È L’Istat ha rilevato che nel 2010 gli stranieri in previsto, inoltre, che se lo straniero, titolare di un cerca di occupazione erano 274 mila e che il re- permesso di soggiorno per motivi di studio o di lativo tasso di disoccupazione è passato dall’8,3% lavoro stagionale, avesse la possibilità di svolgere del 2007 all’11,6% del 2010, l’aumento del tasso un lavoro subordinato, lo stesso può richiedere la di disoccupazione per gli italiani invece è stato più conversione del suo permesso in tal senso (Callia contenuto poiché è passato nello stesso periodo e altri, 2010, pp. 18-30). dal 5,9% all’8,1% (Bonifazi e Marini, 2011, p. 5). Sempre nel 2010, come evidenziato dai dati Istat, la distribuzione territoriale in Italia della 2. Il lavoro degli immigrati popolazione straniera risulta a favore delle aree del Centro e del Nord che offrono maggiori oppor- Gli stranieri sono una risorsa importante per il tunità lavorative: il 35% si concentra nelle regioni mercato del lavoro del paese in cui emigrano per- del Nord-ovest, il 26,3% nelle regioni del Nord-est, ché ricoprono tutte quelle mansioni generalmen- il 25,2% nel Centro e solo il 13,5% nel Mezzogior- te rifi utate dai locali; si tratta di lavori scarsamente no (Istat, 2011a); il tasso di occupazione indica il qualifi cati, poco remunerati, usuranti e pericolosi. 62,9% al Nord, il 66,1% al Centro e il 58,2% nel L’analisi dei dati Istat sulle forze di lavoro per- Mezzogiorno. mette di approfondire la condizione occupazio- Passando all’analisi del tasso di disoccupazione nale degli stranieri residenti, rilevando come nel mentre al Nord (dove si concentra il 61,3% delle decennio appena trascorso la loro presenza sia forze lavoro straniere) è del 12,8% al Centro e notevolmente aumentata, passando da 724 mila nelle regioni del Mezzogiorno (dove sono presenti, del 2001 ai 2,3 milioni del 2010; nello stesso peri- nell’ordine, il 26,3% e il 12,4% delle forze lavoro odo, il numero di occupati da 636 mila ha quasi straniere) è pari al 10% e al 9,5% rispettivamente. raggiunto i 2,1 milioni. I lavoratori immigrati nell’anno 2010 (che, se- Il mercato del lavoro, fi no al 2007, è stato carat- condo l’Istat, sono 2 milioni e 81 mila unità) rappre- terizzato da un aumento del numero di occupati sentano il 9,1% del totale degli occupati e trovano sia italiani che stranieri poi, nei tre anni successivi, impiego in tutti i settori: il 4,3% nell’agricoltura, il vi è stato un incremento dei soli lavoratori stranieri 19,5% nell’industria in senso stretto, il 16,7% nelle pari a 579.000 unità che ha compensato solo in costruzioni e il restante 59,5% nei servizi. parte il calo dei lavoratori italiani (diminuiti di La distribuzione degli stranieri che lavorano 928.000 unità). nei diversi settori di attività non è omogenea: L’aumento dell’occupazione straniera è avvenuto ad esempio, degli 88.992 lavoratori nel settore in tutti i principali settori economici e in tutte le agricolo il 35,8% si trova al Nord (il 18,8% a classi di età decennale e i livelli di istruzione, men- Nord-ovest, il 17% a Nord-est), il 24,4% al Centro tre la diminuzione di quella italiana si è verifi cata e il 39,7% nel Mezzogiorno, mentre dei 406.763 in quasi tutte le categorie ad eccezione dei laureati impiegati nella manifattura il 76,7% dei lavoratori e delle classi di età 45-54 e 55-64 (Bonifazi e Marini, è al Nord; invece nelle costruzioni il 59,5% dei 2011, p. 3). lavoratori era al Nord (il 38,2% al Nord-ovest e Passando ad una lettura più attenta delle stime il 38,5% a Nord-est), il 18,1% al Centro e il 5,2% del fenomeno si osserva come l’aumento del nu- nel Mezzogiorno. mero degli occupati regolari stranieri sia dovuto, Dalle rilevazioni dell’Istat1 risulta come nel pe- oltre che ad un effettivo incremento della popola- riodo 2007-2010 gli stranieri occupati nel settore zione straniera occupata, anche ai provvedimenti agricolo siano passati da 52 mila a 89 mila unità;

166 AGEI - Geotema, 43-44-45 nell’industria in senso stretto da 349 mila a quasi in lavori manuali di basso profi lo professionale, 407 mila; nelle costruzioni da 257 mila a 349 mila; nonostante il loro livello di istruzione non sia nei servizi da 844 mila a 1.237 mila. inferiore a quello degli italiani. Questo fenomeno Infi ne dei 2.081 mila occupati stranieri nel 2010, trova conferma nelle ricerche che rilevano come 1.790 mila sono dipendenti (86%) e 291 mila sono per gli stranieri, a parità di età, istruzione e regio- lavoratori autonomi (14%)2. Dei 291 mila non ne di residenza, la probabilità di trovare lavoro in dipendenti 268 mila sono autonomi, la maggior attività manuali sia più elevata rispetto a quella parte di loro gestisce un’attività nel commercio o della popolazione italiana (Fullin, 2011, p. 9) mo- nelle costruzioni; i lavoratori dipendenti stranieri strando condizioni discriminatorie nei confronti sono inquadrati soprattutto con contratti a tempo degli immigrati. I fenomeni di “brain waste” sono indeterminato ad eccezione del settore agricolo peraltro aumentati nel corso degli ultimi anni dove, vista la stagionalità dell’attività, lavorano con poiché la crisi ha ulteriormente ampliato il divario contratti a termine (Fondazione Leone Moressa, tra titolo di studio e mansione ricoperta: nel 2010 2012, pp. 2-10). il 42,3% degli occupati stranieri aveva un livello di istruzione superiore rispetto a quello richiesto dal lavoro svolto (gli italiani che si trovavano nella 3. Recessione e occupazione stessa situazione erano invece il 19%) (Albissini e Pintaldi, 2011, pp. 231-235). Gli anni che vanno dal 2008 al 2010 sono sta- Nei primi anni del periodo 2005-2010 è avvenuto ti caratterizzati da una pesante crisi economica, un lento processo di miglioramento della condizio- ancora oggi presente, nonostante ciò i dati Istat ne lavorativa degli immigrati (più posti di lavoro mostrano un incremento di 330 mila stranieri qualifi cati) mentre, a partire dal 2008, si assiste ad e un decremento di 863 mila occupati italiani, una riduzione della quota di stranieri occupati in at- sembrerebbe che la recessione abbia interessato tività qualifi cate (lavoro intellettuale, professionale, solo la popolazione autoctona, ma un’analisi più impiegatizio e manuale qualifi cato). Alcune diffe- approfondita mostra come in realtà la crisi eco- renze si manifestano inoltre a seconda del genere nomica ha investito anche i lavoratori immigrati; poiché mentre la percentuale di donne occupate ciò è indicato dal calo del tasso di occupazione e in lavori manuali non qualifi cati, ad esempio colf dall’aumento del tasso di disoccupazione che, nel e badanti, è notevolmente aumentata (dal 47% del 2010, erano rispettivamente 63,1% e 11,6% (con- 2007 al 58% del 2010) tra gli uomini vi è stato un tro l’8,1% di quello degli italiani). incremento di lavoratori autonomi, soprattutto nei Passando all’analisi dei tassi di disoccupazione settori delle costruzioni e del commercio (Fullin, distinti per genere si rileva che la crisi economica 2011, p. 11). ha colpito in modo meno pronunciato le donne, il cui tasso di disoccupazione, tra il 2008 al 2010, cresce dell’1,4% rispetto al 4,4% degli uomini, 4. Il fabbisogno di personale straniero poiché la recessione ha colpito duramente quei settori dove lavorano soprattutto gli immigrati di Il sistema informativo Excelsior, realizzato da sesso maschile, come l’edilizia e l’industria mani- Unionioncamere in accordo con il Ministero del fatturiera, mentre il comparto dei servizi e cura lavoro, rileva annualmente la consistenza, la distri- alle persone, dove sono occupate prevalentemen- buzione territoriale, dimensionale e per attività te le donne, non ha sofferto molto dei contraccol- economica della domanda di lavoro delle imprese. pi della crisi (Fullin, 2011, p. 7). L’indagine del 2011 ha indicato che le assunzioni La forte disoccupazione non è l’unica conse- programmate di lavoratori immigrati per il 2011 nei guenza della crisi economica poiché gli immigrati, settori dell’industria e dei servizi potranno raggiun- soprattutto negli ultimi anni, sono occupati in lavori gere nei valori massimi3, le 138.200 unità (82.990 scarsamente qualifi cati e con salari sempre più bas- non stagionali e 55.230 stagionali) soddisfacendo si. Gli stranieri, infatti, sono disposti ad accettare il 16,3% dell’intera domanda di lavoro4. qualsiasi condizione di impiego pur di avere un Se si considerano quelli minimi (cioè solo il contratto di lavoro che possa assicurare il rilascio numero di immigrati la cui chiamata è stata già o il rinnovo del permesso di soggiorno (Cillo e decisa) le assunzioni nei due settori saranno poco Perocco, 2011, p. 14). più di 87.500 unità (55.900 non stagionali e 31.640 I lavoratori immigrati, com’è noto, non solo stagionali) con un’incidenza sul totale del 10,3% prestano la loro opera prevalentemente in determi- (Unioncamere e Ministero del lavoro, 2011, pp. nati settori di attività, ma si trovano anche occupati 13-30).

AGEI - Geotema, 43-44-45 167 5. La domanda di lavoratori immigrati non tori e il 40,1% da quelle con più di 49 dipendenti stagionali (Unioncamere e Ministero del lavoro, 2010, pp. 11-34; 2011, pp. 33-50). Nell’ultimo decennio la domanda di lavorato- ri stranieri non stagionali da parte delle imprese ha avuto una dinamica variegata. Con riferimento 6. La domanda di lavoratori immigrati stagionali all’ipotesi massima, mentre dal 2001 al 2003 vi è stato un rapido incremento del numero di assun- La domanda di lavoratori stranieri, a tempo zioni previste (passate da 147.400 a 229.300 unità) determinato, da parte delle imprese è un feno- a partire dal 2004 e fi no al 2006 (anno in cui si è meno di notevole rilievo. Le indagini di Unionca- rilevato un fabbisogno di 167.100 unità) tale fe- mere mostrano che questo tipo di assunzioni di nomeno ha registrato un andamento decrescente. lavoratori immigrati sono passate, con riferimento Nel 2007 la domanda invece è tornata ad aumen- all’ipotesi massima8 da oltre 214 mila unità previ- tare (con 235.800 nuovi posti di lavoro previsti) ste nel 2008 a più di 279 mila del 2011. poi, dal 2008 e fi no al 2009 è diminuita nuovamen- La richiesta di lavoratori stranieri da occupare te per aumentare di nuovo nel 2010 con una previ- temporaneamente riguarda soprattutto il settore sione di 108.000 assunzioni. Successivamente, vi è agricolo dove le assunzioni programmate nel 2011 stata una riduzione del 20% nel numero di assun- variano da oltre 127 mila unità (valore minimo) a zioni previste (86.400 unità nel 2011). oltre 224 mila (valore massimo) e l’incidenza del I valori percentuali dell’incidenza delle assun- personale immigrato sul totale delle assunzioni zioni programmate di personale straniero non stagionali previste9 nel comparto è pari al 45,5% stagionale mostrano che nel comparto agricolo5 (se si considera il valore massimo); pertanto nel- gli immigrati rappresentano una quota consisten- le imprese agricole quasi un lavoratore stagionale te delle assunzioni complessive previste; mentre su due è straniero. Inoltre, le previsioni indicano nell’industria e nei servizi l’incidenza percentuale che, circa tre lavoratori su quattro sono richiesti della domanda di personale straniero sul totale da imprese con un massimo di 9 dipendenti. delle assunzioni previste nei due settori è decisa- Per quanto riguarda i settori dell’industria e dei mente inferiore6. Ad esempio, dal 2009 al 2011, servizi il 2011 è stato caratterizzato (a differenza nell’industria e nei servizi l’incidenza percentuale del periodo che va dal 2008 al 2010) da una brusca delle previsioni di assunzione non stagionali di riduzione del numero delle assunzioni program- personale immigrato sul totale delle assunzioni mate di immigrati che, nella migliore delle ipotesi, (non stagionali) è sempre al disotto del 20%, superavano di poco 55 mila unità: il 22% del totale mentre nell’agricoltura tale valore si è mantenuto delle assunzioni stagionali previste nell’anno per sopra il 29%. i due settori10. La maggior parte delle richieste di Dal 2001 al 2003 la quota di lavoratori stranieri personale straniero proveniva soprattutto dalle rispetto al totale (immigrati e non) da assumere aziende medio-piccole (fi no a 49 dipendenti), che si nei tre settori è aumentata di anno in anno poi, a sono dichiarate propense ad assumere più di 40.200 partire dal 2004, è andata via via diminuendo (ad lavoratori, le imprese di maggiore dimensione eccezione dell’anno 2007 in cui c’è stato un aumen- hanno invece dato la loro disponibilità all’impiego to improvviso). In particolare nel 2011, nell’ambito della restante parte (Unioncamere e Ministero del delle imprese industriali e dei servizi nonostante lavoro, 2011, pp. 52-69). l’aumento rispetto al 20107 della domanda com- plessiva (italiani e stranieri) di lavoratori dipendenti non stagionali di circa 43.200 unità (+7,8%), c’è 7. La domanda di personale immigrato nei vari stata una diminuzione della richiesta di stranieri settori del 21,6% (22.853 unità in meno). L’indagine Excelsior rileva inoltre che delle Su 86.400 lavoratori immigrati non stagionali 3.410 unità (ipotesi massima) di personale immi- che le imprese hanno previsto di assumere per grato non stagionale che le aziende agricole hanno il 2011, 3.410 (il 4%) erano richiesti nel settore previsto di assumere nel 2011, l’81,5% (2.780 unità) agricolo; 35.190 (il 40,7%) in quello industriale erano richieste dalle piccole imprese. Nell’indu- e 47.800 (il 55,3%) in quello dei servizi. Rispet- stria e nei servizi, sempre nel 2011, il 37,3% delle to all’anno precedente si rileva la riduzione del- richieste di assunzioni non stagionali di stranieri la domanda di personale straniero in tutti e tre i proviene da aziende con meno di 10 dipendenti; il comparti. Nel 2010 infatti le imprese avevano pre- 22,6% da imprese che hanno tra i 10 e i 49 lavora- ventivato di assumere un massimo di 107.990 stra-

168 AGEI - Geotema, 43-44-45 nieri non stagionali il 2% dei quali (2.170 unità) di assunzioni di stranieri in tutti i servizi ad eccezio- nell’agricoltura, il 34,1% (36.870 unità) nell’indu- ne di quelli dei media e delle telecomunicazioni. stria e il 63,9% (68.950 unità) nei servizi. L’incidenza dei lavoratori immigrati sulle assun- Dalla domanda potenziale di lavoratori stranie- zioni non stagionali previste di lavoratori immigrati ri non stagionali rilevata nel settore industriale su quelle non stagionali totali era rilevante, anche per il 2011 il 54,6% riguarda l’industria in senso se in diminuzione rispetto al 2010, nell’ambito dei stretto, il 43% le costruzioni e il 4,4% le public uti- servizi operativi di supporto alle imprese e alle per- lities (rispettivamente 19.210; 15.130 e 850 richie- sone (dove ogni quattro posizioni aperte almeno ste potenziali di lavoratori); mentre nell’industria per una si cercano lavoratori stranieri), nei servizi in senso stretto, considerando i valori massimi, vi è sanitari privati e di assistenza sociale (22,3%), in stato un aumento del numero di richieste rispetto quelli turistici, di alloggio e ristorazione (18,5%) al 2010 di 790 unità, nelle public utilities e nelle e in quelli di trasporto logistica e magazzinaggio costruzioni l’indagine ha rilevato una diminuzio- (15,6%). Nel 2010 l’incidenza era pari rispettiva- ne di 40 e di 2.430 unità rispettivamente (Union- mente al 29,7%, al 34%, al 29,8% e al 19,4%. camere e Ministero del lavoro, 2010, pp. 52-70; Passando all’analisi delle assunzioni a carattere 2011, pp. 72-74). stagionale, risulta che su una previsione per un Nell’industria in senso stretto le richieste di valore massimo totale di 279.560 nuove assunzioni, personale si concentrano soprattutto nel comparto l’80,2% riguardano il settore agricolo, il 3,2% l’in- metalmeccanico dove, per il 2011, le aziende hanno dustria e il 16,6% i servizi. Nell’industria in senso previsto di assumere 4.870 immigrati, seguite da stretto il comparto in cui l’indagine del 2011 ha quelle tessili e da quelle di fabbricazione di mac- rilevato il maggior numero di assunzioni previste chine, attrezzature e mezzi di trasporto (con 3.060 di immigrati (3.770 unità) è quello alimentare, con e 2.780 assunzioni potenziali). Queste previsioni una domanda potenziale di un immigrato ogni risultano in aumento, rispetto a quelle dell’indagine cinque posti di lavoro; nelle costruzioni si indicano Excelsior dell’anno precedente, di 1.170, 650 e 330 invece 2.220 nuovi lavoratori (con un incidenza sul unità rispettivamente. totale delle assunzioni nel comparto del 22,2%). Rispetto al 2010 l’indagine rileva anche la Nelle assunzioni stagionali, a differenza di quelle riduzione, in termini relativi, dell’incidenza dei non stagionali, l’indagine rileva una forte domanda lavoratori immigrati sul totale delle assunzioni non potenziale da parte delle imprese agricole che, per stagionali previste per ciascuna attività produttiva. il 2011, hanno previsto di assumere da un minimo Nel 2011 la quota di lavoratori immigrati richiesta di 127.740 (un lavoratore straniero su ogni 4) a un dalle imprese era pari al 19% nell’industria della massimo di 224.330 lavoratori stranieri (45 lavora- gomma e delle materie plastiche, al 17,1% in quella tori immigrati ogni 100). Nel settore terziario circa alimentare e al 17,2% nella metallurgia; nel 2010 i 2/3 delle assunzioni potenziali di stranieri (30.600 ammontava invece al 29,9%, al 23,7% e al 20,6% unità) si sono concentrate nei servizi turistici, di rispettivamente. Analogo calo si è verifi cato nelle alloggio e ristorazione, (valore in calo rispetto al costruzioni passando da una richiesta di lavoratori 2010, quando la domanda potenziale era di 48.330 stranieri ogni cinque posizioni aperte nel 2010 a immigrati) (Unioncamere e Ministero del lavoro, quasi una ogni sei nel 2011. 2010, pp. 75-80; 2011, pp. 71-83). Nel settore agricolo, infi ne, sebbene i dati del 2011 non sono pienamente confrontabili con quelli degli anni precedenti perché è stato ampliato l’uni- 8. La distribuzione territoriale della domanda di verso di riferimento dell’indagine, si può ipotizzare lavoratori stranieri una riduzione nella previsione della quota di lavo- ratori immigrati da assumere passata dal 34,3% del La diversa disponibilità ad assumere persona- 2010 al 29,7% del 2011. le immigrato nelle diverse aree geografi che del Nel settore terziario il 74% delle assunzioni non Paese dipende anche dalla localizzazione delle stagionali di personale straniero per il 2011 inte- imprese (Nord, Centro, Sud Italia). Nel 2011, le ressano i servizi operativi di supporto alle imprese aziende del Centro-Nord mostrano una maggio- e alle persone (12.180 unità); quelli turistici, di re propensione all’assunzione non stagionale di alloggio e ristorazione (9.250 unità), quelli sanitari stranieri (in questa parte dell’Italia le richieste privati e di assistenza sociale (7.230 unità) e quelli di rappresentano in media il 15-16% della domanda trasporto, logistica e magazzinaggio (6.630 unità). complessiva), mentre quelle del Sud sono meno Dal confronto con i dati dell’indagine Excelsior del disposte ad impiegare personale immigrato (qui 2010 si rileva un calo generalizzato delle previsioni le richieste arrivano in media al 9% del totale).

AGEI - Geotema, 43-44-45 169 Inoltre le indagini comparate del 2010 e del 2011 sionali, rileva che nel 2011 vi è stata una riduzione indicano che nell’ultimo anno la disponibilità ad generalizzata della richiesta di lavoratori ed un ri- assumere personale straniero ha subito un note- torno ad una composizione in valore percentuale vole calo in tutta la penisola: nel 2010 infatti tali analoga a quella del 2008. quote si attestavano al 21,4% nel Centro-Nord e al Nel 2009 la domanda di lavoratori immigra- 13,5% al Sud. ti non stagionali per le professioni di livello più Nel 2011 le prime tre regioni con intensità mag- elevato (pari al 15,2%) si mostrava in crescita di giore di assunzioni potenziali di immigrati erano 3,3 punti rispetto a quella dell’anno precedente. il Trentino Alto Adige (18,5%), l’Emilia Romagna Successivamente si è assistito ad un’inversione (18,4%) e l’Umbria (18,3%). Le ultime sono rap- di tendenza in quanto l’indagine ha rilevato un presentate da Sicilia (7%), Puglia e Sardegna (cir- decremento della richiesta di stranieri (arrivata, ca il 6% entrambe). nel 2011, al 12,3%) a favore degli autoctoni (dal Nell’industria e nei servizi le province con la 36,9% del 2009 al 37,3% del totale nel 2011). maggiore percentuale di assunzioni non stagio- Nel biennio 2010-2011 si rileva un lieve aumen- nali di stranieri erano quelle di Mantova e Parma, to delle previsioni di assunzione (in valore percen- con il 24,5% e il 23% del totale; nelle province di tuale) nelle professioni intellettuali, scientifi che Ravenna, Piacenza, Trento, Lecco, Forlì-Cesena e (+ 0,2%) e impiegatizie (+ 0,7%) e un decremento Reggio Emilia si rilevano quote superiori al 20%; in quelle tecniche (–1,3%). Tra le fi gure speciali- Caltanissetta mostra la quota più alta di tutto il Sud stiche e tecniche (quasi 4.400 richieste nel 2011 Italia (19,6%). contro le 6.970 dell’anno precedente) la doman- Le regioni che presentano, considerando i va- da di immigrati non stagionali è rivolta soprattut- lori massimi, le maggiori assunzioni di personale to alla categoria degli infermieri e assimilati (930 straniero non stagionale nell’agricoltura per il assunzioni previste nel 2011 a fronte delle 1.600 2011 sono Lazio, Toscana, Lombardia e Campania; del 2010) e dei contabili e assimilati (con una pre- quelle con una incidenza di assunzioni (potenzia- visione di 470 assunzioni nel 2011, in calo di 1.090 li) di immigrati sul totale superiore al 40% sono unità rispetto all’anno precedente). Delle 4.350 Lazio (54,2%); Piemonte e Valle d’Aosta (43,6%); richieste di personale impiegatizio per il 2011 e Toscana (42,9%) (Unioncamere e Ministero del (4.760 nel 2010) 1.900 sono rivolte al personale lavoro, 2011, pp. 73-80). addetto alla gestione degli stock, dei magazzini e Anche nelle previsioni di assunzione di perso- assimilati (nel 2010 erano 2.760). nale stagionale, espresse dalle imprese operanti Passando all’analisi della domanda di persona- nell’industria e nei servizi, si riscontra una maggiore le immigrato non stagionale nella categoria delle propensione ad assumere lavoratori stranieri nel professioni qualifi cate nelle attività commerciali e Centro-Nord, con quote dal 25,4% del Nord-est nei servizi l’indagine rileva che nel 2008 le assun- al 24,6% del Nord-ovest, invece nel Mezzogiorno zioni previste erano pari al 23,6% del totale delle la quota si ferma a circa il 15%. Le province con assunzioni di stranieri (a fronte del 21% degli ita- l’incidenza di assunzioni di personale straniero liani); l’anno successivo nonostante la riduzione superiore al 40% sono quelle del Centro-Nord: Ales- in valore assoluto della richiesta di personale (da sandria (43,6%), Asti (41,8%), Grosseto (40,5%) e 39.650 unità nel 2008 a 25.030 nel 2009) ha in- L’Aquila (40,2%); al Sud, con un’incidenza tra il vece registrato un aumento in percentuale di en- 25% e il 26%, si distinguono Vibo-Valentia, Crotone trambi i valori11 (arrivati al 28,1% per gli stranie- e Campobasso. ri e al 24,3% per gli italiani); in questo periodo In Agricoltura le regioni che presentano il mag- sembra intravedersi un timido segnale di cambia- gior numero di assunzioni potenziali per il 2011 mento sui profi li professionali richiesti destinato sono Puglia (49.570 unità), Sicilia (22.560 unità), però a durare poco. Dal 2010 vi è stato, infatti, Emilia Romagna (20.820 unità) e Calabria (19.360 un forte calo delle previsioni di assunzione, pas- unità); in Umbria, Marche e Abruzzo sei lavoratori sate repentinamente dal 27% al 20,9% del 2011 su dieci sono stranieri (Unioncamere e Ministero (in questo periodo c’è stato un aumento in valore del lavoro, 2011, pp. 85-88). assoluto delle assunzioni previste di lavoratori au- toctoni di 10.900 unità e una riduzione di quelle degli stranieri da 28.580 unità nel 2010 a 17.380 9. Le professioni dei lavoratori immigrati nel 2011). Le professioni più richieste per l’anno 2011 La distribuzione delle assunzioni non stagionali erano quelle di commessi (con una previsione di personale straniero per grandi gruppi profes- di 3.990 assunzioni contro le 5.540 del 2010), ca-

170 AGEI - Geotema, 43-44-45 merieri (con 3.690 unità, 2670 in meno rispetto sioni di copritetti e di addetti alla pulizia in eser- all’anno precedente) e professionisti qualifi ca- cizi alberghieri ed extralberghieri) che per quelli ti nei servizi sanitari (2.660 nell’anno in esame, stagionali (è ad esempio il caso del personale non 4.900 nel 2010). qualifi cato dell’agricoltura). La richiesta di fi gure professionali con quali- La composizione delle assunzioni stagionali fi che medio-basse è di gran lunga superiore. Nel previste per il 2011 per grandi gruppi professiona- 2008 quasi il 65% delle previsioni di assunzione li presenta delle differenze rispetto a quella non di immigrati non stagionali erano rivolte a que- stagionale. Infatti, le professioni del commercio e sta categoria (il 41,8% riguardavano gli italiani). dei servizi mostrano delle quote superiori al 48% L’anno successivo questo dato è sceso al 56,6% sia per i lavoratori stranieri che per quelli italiani. per gli immigrati12 e al 38,7% per gli autoctoni, La percentuale degli operai specializzati è invece questo decremento in termini percentuali si è ac- più contenuta rispetto a quella dei lavoratori non compagnato a quello in valore assoluto in quanto stagionali della stessa categoria. la previsione di assunzione di stranieri in questa L’indagine Excelsior del 2009 rileva che la do- categoria si è ridotta di circa il 53% (dalle 108.140 manda di personale straniero stagionale da impie- unità del 2008 alle 50.550 del 2009). gare nelle professioni di livello più elevato (diri- Dal 2010 l’indagine ha rilevato invece un au- genti, professioni tecniche e impiegati) è cresciuta mento nella richiesta di personale immigrato con di soli 2,4 punti percentuali rispetto al 2008 (dal professionalità medio-basse sia in valore percen- 3,7% al 6,1% del 2009); quella di personale autoc- tuale (+3,7 punti rispetto all’anno precedente) tono è invece aumentata di 4,3 punti (dall’11,5% che in valore assoluto (+ 13.320 unità). I dati del del 2008 al 15,8% del 2009). Nei due anni succes- 2011 mostrano che la richiesta da parte delle im- sivi, invece, la richiesta è rimasta contenuta e pres- prese di professionalità di livello medio-basso è di soché stabile (il 6,8% nel 2010 e il 6,5% nel 2011) gran lunga superiore rispetto a quella delle fi gure e il divario con gli italiani è rimasto elevato. più qualifi cate. La richiesta di operai (specializzati La domanda di immigrati per le professioni e conduttori di impianti e macchine) e di persona- qualifi cate del commercio e dei servizi rilevata le non qualifi cato raggiunge i 2/3 del totale della per il 2009 ha mostrato una forte crescita rispetto domanda di lavoratori stranieri (contro il 40,7% al 2008 (dal 43,8% nel 2008 al 55,3% nel 2009); riferito agli italiani). Dal confronto dei dati del invece quella dei lavoratori italiani ha presenta- 2011 con quelli del 2010 risulta una diminuzione to una certa stabilità (dal 51,2% del 2008 al 50,2 signifi cativa della domanda in valore assoluto da del 2009). Nel biennio successivo vi è stata una parte delle imprese che si accompagna all’aumen- sostanziale riduzione della domanda di lavoratori to dell’incidenza di queste professionalità sul tota- stranieri dal 52,1% del 2010 al 49% del 2011 (da le (dal 60,3% del 2010 al 66,8% del 2011). 39.220 del 2010 a 27.060 del 2011); la richiesta di Nel 2011 la domanda di operai specializzati ri- lavoratori italiani è cresciuta invece del 18% (pas- sulta di 22.280 unità, i lavoratori più richiesti erano sando dalle 84.540 unità del 2010 alle 99.960 unità i muratori, gli elettricisti e i montatori di carpente- del 2011). ria metallica (rispettivamente 6.020, 2.370 e 1.070 Per le professioni meno qualifi cate considerate unità). Tra i conduttori di impianti e operai addet- nel loro complesso (operai specializzati, condutto- ti ai macchinari (12.140 unità richieste in totale) ri di impianti e macchinari, professioni non qua- spiccano i conduttori di mezzi pesanti e camion lifi cate) le assunzioni di immigrati previste per il (con 3.440 unità). Tra le professioni non qualifi - 2009 presentano una riduzione di quasi 14 punti cate (20.970 unità in tutto) la fi gura più richiesta percentuali rispetto a quelle dell’anno preceden- è quella degli addetti non qualifi cati ai servizi di te (52,5% nel 2008; 38,6% nel 2009). Questa per- pulizia in imprese ed enti pubblici (12.970 unità). centuale cresce lievemente arrivando al 41,2% nel Dall’analisi del rapporto tra lavoratori immi- 2010 e al 44,4% nel 2011. Dal confronto tra la do- grati e lavoratori autoctoni emerge che tale dato è manda di lavoratori stranieri e quella di lavoratori particolarmente elevato per alcune fi gure profes- italiani si nota la netta preferenza delle imprese sionali, questo perché per talune mansioni le im- nei confronti dei primi anche se, nella richiesta prese preferiscono assumere manodopera stranie- di personale stagionale, il divario tra stranieri e ra (tanto che ormai si parla di “etnicizzazione” di autoctoni è meno marcato rispetto a quello delle alcune professioni); ciò accade sia per lavoratori assunzioni non stagionali (Unioncamere e Mini- non stagionali (nel 2011, ad esempio, si evidenzia stero del lavoro, 2009, pp. 71-98; 2010, pp. 83-89; la preferenza per i lavoratori stranieri nelle man- 2011, pp. 92-99).

AGEI - Geotema, 43-44-45 171 Bibliografi a sior. La domanda di lavoratori immigrati: previsioni occupazionali e fabbisogni professionali delle imprese per il 2011, Roma, Union- camere (2011), . Albissini M., Pintaldi F., «I lavoratori stranieri nel biennio del- la crisi», in Caritas/Migrantes, Immigrazione. Dossier statistico 2011, XXI Rapporto sull’immigrazione, Roma, Edizioni IDOS, 2011), pp. 231-239. Note Bonifazi C., Marini C., «Il lavoro degli stranieri in Italia in tempo di crisi», in L’economia dell’immigrazione, Fondazio- 1 Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro. ne Leone Moressa, Anno 0, n. 1 (dicembre 2011), pp. 1-5, 2 Di questi circa il 92,3% sono lavoratori autonomi, il resto . sono collaboratori (Fondazione Leone Moressa, 2011a). Callia R. e altri (a cura di), «Soddisfare la domanda di lavoro 3 «L’indagine Excelsior sulle assunzioni di personale immigra- attraverso l’immigrazione. Il caso italiano», in Terzo rapporto to raccoglie le indicazioni di minimo e massimo previsto; indi- EMN Italia. Mercato occupazionale e immigrazione, Roma, Edi- cazioni che sono da intendersi come previsione del numero di zioni IDOS, 2010), pp. 9-58, . immigrati per i quali le imprese hanno già deciso l’assunzione Cillo R., Perocco F., «L’impatto della crisi sulle condizioni lavo- (valore minimo) e del numero di assunzioni di immigrati per rative degli immigrati», in L’economia dell’immigrazione, Fon- le quali le imprese non hanno escluso la possibilità, pur senza dazione Leone Moressa, Anno 0, n. 1 (dicembre 2011), pp. aver ancora deciso in tal senso (valore massimo)» (Unioncame- 13-15, . re e Ministero del lavoro, 2011). Cristaldi F., Immigrazione e territorio. Lo spazio/condiviso, Bologna, 4 Le assunzioni stagionali e non stagionali programmate per il Pàtron, 2011. 2011, di lavoratori stranieri e italiani, nell’industria e nei servizi Fondazione Leone Moressa, L’occupazione straniera: esiste un raggiungono le 846 mila unità (Unioncamere e Ministero del effetto sostituzione? La presenza straniera nei settori di attività lavoro, 2011). e nelle professioni, Studi e ricerche sull’economia dell’immi- 5 Per il 2011 le imprese agricole hanno previsto di assumere grazione (gennaio 2012a), . nali (Unioncamere e Ministero del lavoro, 2011). Fondazione Leone Moressa, «Quali badanti per quali fami- 6 Per il 2011 le imprese dell’industria e dei servizi hanno pre- glie?» in L’economia dell’immigrazione, Fondazione Leone visto di assumere complessivamente 595.160 addetti non sta- Moressa, Anno 0, n. 2 (febbraio 2012b), pp. 11-17, . Ministero del lavoro, 2011). Fullin G., «Immigrati e mercato del lavoro italiano. Disoccu- 7 Per il 2010 le imprese dei settori industriale e dei servizi han- pazione, declassamento occupazionale e primi effetti della no previsto di assumere complessivamente 551.950 addetti non crisi economica» in L’economia dell’immigrazione, Fondazione stagionali (105.820 stranieri e 446.130 italiani) (Unioncamere Leone Moressa, Anno 0, n. 1 (dicembre 2011), pp. 6-12, e Ministero del lavoro, 2010,77). . 8 Il valore massimo è riferito a tutte le potenziali assunzioni Istat, «Rilevazione sulle forze di lavoro», anni 2005; 2006; 2007; di stranieri che si potrebbero verifi care nel corso dell’anno, 2008; 2009; 2010, . invece il valore minimo si riferisce al numero di immigrati che Krasna F., Nodari P. (a cura di), L’immigrazione straniera in Italia. le imprese hanno già deciso di assumere (Unioncamere e Mi- Casi, metodi e modelli, Geotema, n. 23 (2004). nistero del lavoro, 2011). Krasna F., Alla ricerca della identità perduta. Una panoramica degli 9 Per il 2011 le imprese agricole hanno previsto di assumere studi geografi ci sull’immigrazione straniera in Italia, Bologna, complessivamente (italiani e stranieri) 493.510 unità stagionali Pàtron, 2009. (Unioncamere e Ministero del lavoro, 2011). Unioncamere - Ministero del lavoro, Sistema informativo Excel- 10 Le imprese industriali e di servizi hanno previsto di assume- sior. La domanda di lavoratori immigrati: previsioni occupazionali re come stagionali da 31.640 (valore minimo) a 55.230 stranie- e fabbisogni professionali delle imprese per il 2008, Roma, Union- ri (valore massimo) e 195.620 italiani (Unioncamere e Ministe- camere (2009), . ro del lavoro, 2011). Unioncamere - Ministero del lavoro, Sistema informativo Excel- 11 L’aumento non dipende dall’incremento in valore assoluto sior. La domanda di lavoratori immigrati: previsioni occupazionali delle previsioni di assunzioni (che dal 2008 al 2009, si sono e fabbisogni professionali delle imprese per il 2009, Roma, Union- ridotte di 14090 unità) ma dal maggior peso della categoria sul camere (2009), . totale a causa del calo di assunzione di personale nelle qualifi - Unioncamere - Ministero del lavoro, Sistema informativo Excel- che medio-base. sior. La domanda di lavoratori immigrati: previsioni occupazionali 12 A causa del forte impatto della crisi sull’industria manifattu- e fabbisogni professionali delle imprese per il 2010, Roma, Union- riera si è assistito, rispetto all’anno precedente, ad una riduzio- camere (2010), . ne della domanda di operai specializzati (di 3,7 punti percen- Unioncamere - Ministero del lavoro, Sistema informativo Excel- tuali) e di conduttori di impianti (di 4,6 punti).

172 AGEI - Geotema, 43-44-45 Alessandro Santini

Crisi economica e vissuto dei migranti. Alcune rifl essioni

Summary: IMMIGRATION IN ITALY BETWEEN ECONOMIC CRISIS AND LOSS OF JOB The economic crisis is changing the migration fl ows. In Italy, a country hit by a severe recession, the situation of migrants is signifi cantly worse, with unemployment rates that are becoming increasingly high and prospects increasingly diffi cult, which lead many foreigners consider to leave Italy to move in another country or to return home. The article analyzes the most recent developments and launches a series of refl ections to consider the relationship between economic crisis and migration.

Keywords: Home Return, Economic Crisis, Loss of Job.

1. Introduzione: la crisi economica e lo spazio in entrata rallentano. Gli annuali Rapporti OCSE vissuto del migrante (OCSE 2009, OCSE, 2012) testimoniano questo andamento spiegando come i migranti continua- Le conseguenze della recessione economica sui no ad arrivare in Europa, benché in misura minore fl ussi migratori, sui loro andamenti e consisten- rispetto agli anni ante crisi. Certamente i fl ussi non ze, e sul vissuto degli immigrati stranieri nei Paesi sono destinati a esaurirsi, ma la loro diminuzione dell’Unione Europea e dell’Italia in particolare, è rivelatrice di nuove tendenze e di una situazione è tema dibattuto e analizzato da circa tre anni a che cambia per molti migranti. Questi passano da questa parte, da quando cioè le ricadute della cri- realtà consolidate, con lavori stabili e nessuna pro- si1 sono passate dalle borse valori e dai mercati fi - blematica nel rinnovo del permesso di soggiorno, nanziari (che pur continuano a risentire di grosse a una nuova precarietà, lavorativa e civica. diffi coltà), all’economia reale. Queste ricadute, I dati riportati nel più recente Rapporto OCSE sotto gli occhi di tutti, sono legate alla perdita di (OCSE, 2012), e riferiti al periodo 2008-2009, in- centinaia di migliaia di posti di lavoro, con conse- dicano come i migranti in arrivo in Europa siano guente perdita del potere d’acquisto, crollo nella diminuiti del 7% nel 2009 rispetto all’anno prece- fi ducia dei consumatori e degli imprenditori etc. dente. Ovviamente i valori si riferiscono a un arco Lo spunto di partenza per questa rifl essione temporale limitato, nel quale la crisi si faceva già viene dalla constatazione del fatto che, ormai an- sentire sull’economia reale, ma non nelle propor- che in ambito internazionale, l’Italia sia percepita zioni che si sono palesate nel triennio 2010-2012. come uno dei centri della crisi e che l’attenzione Come sottolineato dagli stessi ricercatori dell’Isti- di molti studiosi e mass media si stia rivolgendo ad tuto internazionale con sede a Parigi, la previsione analizzare le conseguenze dell’attuale congiuntu- è quella di un accentuarsi di questo trend, soprat- ra economica sul vissuto della popolazione immi- tutto per i Paesi maggiormente colpiti dalla crisi grata presente in Italia. Un tema prettamente geo- stessa. Fra gli Stati dell’Ue il dato peggiore è regi- grafi co, dunque, come l’analisi dello spazio di vita strato nel 2009 dalla Repubblica Ceca, che segna dell’uomo, in questo caso del migrante, diventa un calo del 46% negli ingressi, alle sue spalle si parte del dibattito dell’informazione globale. collocano l’Irlanda (–42%), l’Italia (–25%) e la Spagna (–18%). In Italia gli arrivi di migranti sono passati dai 2. La riduzione dei fl ussi migratori in entrata in quasi 500mila del 2008 ai circa 370mila dell’anno Europa a causa dalla crisi economica successivo. La tendenza è stata poi quella di una ulteriore, seppur più contenuta, contrazione nel A partire dal 2009 si assiste a un fenomeno ine- 2010, con 335mila immigrati in entrata. Quello re- dito negli ultimi due decenni per quanto riguarda gistrato nel 2010 è stato l’incremento più basso dal sia l’Italia che l’Unione Europea: i fl ussi migratori 2006 a questa parte2. Nei primi 6 mesi del 2011, in-

AGEI - Geotema, 43-44-45 173 fi ne, il rallentamento ha trovato nuova conferma tà affrontate dai moltissimi cittadini italiani colpiti statistica: –12% rispetto all’andamento dell’anno dalla crisi economica e dalle sue conseguenze. precedente (Ismu, 2011). Gli andamenti dei dati relativi ai tassi di occupa- zione e disoccupazione mostrano peraltro segnali contrastanti. Se fi n dall’inizio la contrazione della 3. Il mercato del lavoro: disoccupazione in disponibilità di impieghi ha colpito i lavoratori aumento in maniera più accentuata fra i migranti italiani, in una prima fase le ricadute sugli stranieri apparivano attenuate, come evidenziato dal Dossier Nel corso del 2011 ben 685mila permessi di sog- Caritas/Migrantes del 2009 (Caritas/Migrantes, giorno sono scaduti e non sono stati rinnovati. Que- 2009) che sottolineava la stabilità dell’occupazione sto dato, molto più di altri, è signifi cativo di come immigrata. È proprio nel 2009, però, che la situa- la crisi occupazionale abbia colpito gli immigrati zione si inverte, con il tasso di disoccupazione dei residenti nel nostro Paese, non soltanto privandoli lavoratori italiani che aumenta di poco più di due del lavoro con tutto ciò che ne consegue in termini punti percentuali, mentre quello degli stranieri sociali, ma anche a livello civile, dove la mancanza di cresce del 4%4. Alla fi ne del 2010 il numero degli impiego si traduce nella perdita del diritto di citta- stranieri senza lavoro raggiunge le 275mila unità: dinanza, eventualità che colpisce indifferentemente nel biennio 2009-2010, dunque, un nuovo disoccu- singoli e intere famiglie. La grandissima parte dei pato su quattro è straniero (Fondazione Moressa, permessi non rinnovati è infatti riconducibile alla 2011, p. 50). perdita del posto di lavoro, situazione che apre Sono gli immigrati concentrati nei settori a diversi scenari di vita per il migrante: il ritorno in bassa qualifi cazione e scarsa specializzazione che patria, il proseguimento del progetto migratorio in inizialmente (2008-2009) risentono meno della con- un altro Stato o lo scivolamento nella clandestinità giuntura economica negativa (Ambrosini, 2011, p. trascorsi i 6 mesi di tempo concessi dalla legge per 237), ma che in un orizzonte temporale più ampio trovare nuovo impiego. Molti scelgono di tentare la e recente (2010-2012) vengono investiti dalla crisi strada del lavoro autonomo, e anche in questo senso in maniera ancora più profonda. Su tutti spicca il si spiega il continuo aumentare del numero delle settore delle costruzioni, dove quasi un quinto de- imprese con singolo titolare straniero. Se questa gli occupati sono stranieri e la recessione colpisce tendenza è comune a tutto l’ultimo decennio, il in maniera più importante (Fondazione Moressa, trend dell’ultimo biennio rivela una mortalità sem- 2011, Fondazione Moressa, 2012). pre maggiore in queste aziende con unico titolare Nonostante i dati sul tasso di disoccupazione straniero. appena visti, il numero degli stranieri impiegati Appare superfl uo sottolineare come la realtà in Italia continua a crescere nel 2010, del 14% quotidiana del migrante (e spesso della sua fami- (Ismu, 2011). Questo aumento non riesce però ad glia), costretto a ricostruire un nuovo progetto di assorbire il numero dei nuovi migranti che, seppur vita, a fare ritorno nel Paese d’origine3 o, ultima ed in misura ridotta rispetto agli anni precedenti, estrema ipotesi, a restare in Italia ma in regime di continua ad arrivare nel nostro Paese. Oltre che nel clandestinità, venga totalmente sconvolta, se possi- comparto edile, le maggiori riduzioni, fi n dal 2009, bile in misura ancora maggiore rispetto alle diffi col- si registrano fra i lavoratori stagionali, che, secondo

Tab. 1. Mercato del lavoro in Italia, popolazione autoctona e straniera.

Fonte: elaborazione propria su base OCSE, 2012, p. 243.

174 AGEI - Geotema, 43-44-45 le rilevazioni aggiornate al 2012 da parte del Mini- precedenti mettono in luce una situazione che si stero dell’Interno, praticamente si dimezzano nelle va facendo sempre più diffi cile. Il mero dato sta- quote in entrata stabilite dallo stesso dicastero sulla tistico è fondamentale per comprendere la realtà base delle richieste pervenute. Se nel 2011 queste esaminata, ma non esaurisce le considerazioni che, erano state pari a 60 mila unità, da distribuire nei soprattutto il geografo, deve avanzare nella rifl es- settori alberghiero e agricolo, nel 2012 i permessi sione su ciò che il dato stesso signifi ca in termini di calano a 35mila5. rapporto con lo spazio sociale del migrante. La tabella nr. 2 rimarca ulteriormente questo Come in precedenza sottolineato, la perdita del andamento: pur fermandosi i dati al 2010, appare lavoro implica innanzitutto diffi coltà economiche evidente il vero e proprio crollo del numero dei mi- che si fanno sempre più marcate: nell’ultimo bien- granti stagionali che entra in Italia con un permesso nio la quota dei migranti che non sarebbe in grado di lavoro temporaneo. Se da un lato questi valori di sostenere una spesa imprevista di 750€ è salita al segnalano una tendenza a una sedentarizzazione 60% (contro il 30% degli italiani), mentre il 34,4% sempre più marcata – e ormai in atto da almeno ha diffi coltà abitative legate a sfratti o diffi coltà nel due decenni a questa parte – d’altro canto il vero e pagare affi tto o mutuo e il 38% vive sotto la soglia proprio crollo, rimarcato anche dai dati ministeriali di povertà (Fondazione Moressa, 2011). appena riportati, mette in evidenza una stagnazione La perdita dell’impiego non limita le proprie del mercato del lavoro italiano che colpisce i settori ricadute negative solamente a problematiche le- tradizionalmente ad alto tasso di occupazione per gate al reddito, bensì queste per l’ex lavoratore i migranti. straniero si allargano alla già ricordata prospettiva di perdere i diritti civili rappresentati dal permesso di soggiorno. Il vissuto del migrante si tinge dunque 4. Il fallimento del progetto migratorio come di incertezze doppie rispetto alla già complicata conseguenza della crisi economica situazione di molti italiani senza lavoro. La crisi economica, oltre ai capifamiglia, coinvolge anche Le tabelle e i molti dati analizzati nei paragrafi i giovani stranieri di seconda generazione, che

Tab. 2. Andamento dei fl ussi in entrata in Italia nel periodo 2000-2010.

Fonte: Elaborazione propria su base OSCE, 2012, p. 243.

AGEI - Geotema, 43-44-45 175 trovano enorme diffi coltà6 nell’inserimento nel questa situazione si è interessato un media fra i più mondo del lavoro. Diffi coltà dovute a livelli di importanti a livello globale, “Al Jazeera”, che ha scolarizzazione inferiori alla media italiana (Ismu, dedicato nel settembre 2012 un ampio reportage 2011) e a una parziale chiusura del mercato del sul proprio sito web alla condizione dei migranti lavoro, preoccupante segnale di mancati processi in Italia, dal signifi cativo titolo: “I guai dell’Italia di integrazione culturale che colpiscono anche affondano le speranze dei migranti africani”10. questo ambito della nostra società. Questa situa- Nell’inchiesta del netwrok qatariota vengono descrit- zione contribuisce alla crescita, ancor più marcata te le realtà di alcuni immigrati africani, occupati fra i giovani stranieri rispetto ai coetanei italiani, nel settore della vendita ambulante, che si trovano dei cosiddetti NEET, acronimo inglese per “Not in davanti alla prospettiva di dover far rientro nel Education or in Employment Training”, che cioè non Paese d’origine. Altra tendenza sottolineata da studiano, né sono alla ricerca di un lavoro perché “Al Jazeera” è quella relativa al fatto che il dete- ormai totalmente sfi duciati7. riorarsi della situazione economica stia spingendo Di fronte a questa situazione, da più parti hanno i lavoratori italiani a prendere nuovamente in iniziato a sollevarsi interrogativi sul fatto che la crisi considerazione impieghi negli ultimi tre decenni economica possa spingere molti migranti a far ritor- trascurati, quelli delle cosiddette 3D (dirty, dange- no in patria. Ovviamente la tendenza va osservata rous, demanding11), che la popolazione autoctona su un periodo temporale ampio ed è impossibile, aveva quasi in toto abbandonato a favore dell’oc- al momento della scrittura del presente articolo cupazione straniera. Un imprenditore italiano (estate 2012), trarre conclusioni defi nitive. Nel attivo nel settore agricolo osserva che “è come se dibattito fra gli addetti ai lavori e gli studiosi dei si stesse abbassando l’asticella nel livello di rifi uto fenomeni migratori sono infatti presenti opinioni da parte degli italiani”, il tutto con conseguenze contrastanti. Da un lato molti notano come, a fronte sociali ancora da decifrare. di un rallentamento negli arrivi, non siano in atto Per quanto riguarda il settore dell’assistenza massicci fenomeni di rientro nei Paesi d’origine familiare, invece, un’altra inchiesta, condotta (Ambrosini, 2011, p. 237; Mottura, 2010, pp. 25- dall’ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italia- 26); d’altro canto, diverse inchieste giornalistiche, ni)12, evidenzia come la disponibilità sul mercato soprattutto nel 2012, stanno mettendo in evidenza del lavoro delle badanti e collaboratrici domestice come i casi di ritorno in patria, di fronte a una (le cosiddette “colf”) straniere stia progressivamen- situazione economica insostenibile, non siano più te diminuendo. La ricerca delle ACLI sottolinea così sporadici. il fatto che molti Paesi dell’Est europeo (su tutti È necessario sottolineare che la prospettiva di Ucraina e Moldavia) stanno attuando politiche che un rientro nel Paese d’origine viene percepita dai scoraggiano l’emigrazione di massa di centinaia di migranti come un vero e proprio fallimento di un migliaia di donne verso l’Europa occidentale e a intero progetto di vita. L’eventualità, dunque, rima- questo va aggiunta la condizione di molte famiglie ne una delle ultime considerate per la gran parte italiane che, in una situazione di diffi coltà econo- degli stranieri in diffi coltà. Ciò nonostante, molti mica, rinunciano alla collaborazione delle badanti migranti, prima occupati soprattutto nel comparto nell’assistenza degli anziani, scegliendo di curarli edile e nella gran parte dei casi singoli senza un autonomamente e senza aiuti esterni. progetto di stabilizzazione defi nitiva in atto, sono Una realtà dunque che evolve rapidamente, rientrati in patria. Il fenomeno è diffuso soprattutto modifi cando consuetudini che parevano ormai fra i neocomunitari come rumeni e polacchi, men- consolidate e che impone un monitoraggio conti- tre i nordafricani optano per la ricerca di lavoro nuo e costante, viepiù se si andrà nella direzione nelle aree europee dove la crisi sta “mordendo” preconizzata da un approfondito studio inter- in maniera meno incisiva come in Germania o in nazionale (Papademetriou, Sumption, Terrazas, Scandinavia8. In Spagna, insieme alla Grecia pro- 2010) che lancia l’allarme: gli Stati più fortemente babilmente il Paese più colpito dalla crisi, i valori coinvolti dalla crisi economica, un tempo Paesi di assoluti sono molto alti: si parla di quasi mezzo forte emigrazione (su tutti Italia e Irlanda), torne- milione di stranieri, in gran parte sudamericani, ranno a esserlo invertendo una tendenza più che che è già partito o sta per farlo9. trentennale13? La situazione in Italia è certamente diversa e Compito dei geografi sarà proprio quello di imparagonabile al Paese iberico, dove l’esplosione studiare anno dopo anno come la crisi economica della bolla immobiliare ha portato la disoccupazio- cambia il rapporto degli stranieri con le società ne fra gli stranieri al 40%, ma il panorama sociale e i territori ospitanti, analizzando le tendenze e si sta facendo via via sempre più preoccupante. Di ipotizzando gli scenari più probabili.

176 AGEI - Geotema, 43-44-45 Bibliografi a e legato ai mutui subprime e al fallimento della banca d’affari Lehman Brothers negli Stati Uniti, quest’ultima la più grande Ambrosini M., “Tre evidenze dal mercato del lavoro immigrato”, bancarotta nella storia degli USA. in CARITAS/MIGRANTES, Immigrazione. Dossier statistico 2 Fonte: Istat. I valori sono reperibili all’indirizzo: . Caritas/Migrantes, Immigrazione. Dossier statistico 2008. XVIII 3 Sul tema del “fallimento” legato alla decisione di tornare in Rapporto, Roma, Idos Edizioni, 2009. patria si tornerà in seguito (cfr. paragrafo 4). Caritas/Migrantes, Immigrazione. Dossier statistico 2009. XIX Rap- 4 Il tasso di disoccupazione italiana passa dal 6,9% all’8,2% porto, Roma, Idos Edizioni, 2010. fra il 2008 e il 2009, quello degli stranieri dall’8,8% al 12,6% Fondazione Moressa, Rapporto annuale sull’economia dell’immigra- (Caritas/Migrantes, 2011, p. 240). zione, Bologna, Il Mulino, 2011. 5 Ulteriori considerazioni si trovano nel dettagliato reportage Fondazione Moressa, Le professioni ricoperte dagli occupati stranieri, di Corrado Zunino, consultabile all’indirizzo . Mottura G., “Immigrazione e crisi economica. Spunti di ri- 6 Segnalata soprattutto per quei giovani che a scuola utiliz- fl essione per una futura ricerca, in Carchedi F., Carrera F., zano l’italiano, mentre in famiglia l’unica lingua parlata è Mottura G. (a cura di), Immigrazione e sindacato, Roma, IRES, quella del Paese d’origine (OCSE, 2012). 2010, pp. 25-37. 7 Sul tema si veda una interessante inchiesta consultabile OCSE, Migrations internationales: quelle ligne de conduite adopter all’indirizzo . Stand? Report for the BBC World Service, Washington, Migration 8 Su questo fenomeno sono state confrontate le opinioni di Policy Insitute, 2010. diversi studiosi, per le quali si rimanda all’indirizzo , in edi- Sitografi a zione cartacea “Corriere della Sera”, 29 aprile 2012, p. 6. 9 Sulla situazione spagnola si veda smo.com/archives/433449/2012-fuga-dalla-spagna/>. 10 201292381649160316.html>. 11 Sporchi, pericolosi, pesanti. 12 Consultabile all’indirizzo . Il titolo dell’inchiesta è signifi cativo: “La badante non c’è più”. Note 13 Di sicuro impatto è un passaggio sottolineato nel paragra- fo iniziale: “From countries of emigration to countries of immigra- 1 Come noto, la crisi economica internazionale ha avuto il suo tion… and back again?”(Papademetriou, Sumption, Terrazas, avvio nell’autunno del 2008: il primo crack è stato fi nanziario 2010, p. 1).

AGEI - Geotema, 43-44-45 177 Francesca Krasna

Rileggere in chiave moderna il dualismo città/campagna: i mille volti dell’immigrazione straniera

Summary: A MODERN READING OF THE RELATIONSHIP BETWEEN CITY AND COUNTRYSIDE: THE THOUSAND FACES OF FOREIGN IMMIGRATION Aim of this paper is to propose a new reading of the traditional dualism between rural and urban areas, in this case applied to foreign immigration to Italy. This topic would surely need a wider and deeper analysis, that it is impossible to carry out in the short space given to the several authors of this book. So this study especially focuses on the living conditions of foreign immigrants in rural areas and more particularly with regard to foreign employment in agriculture, trying to identify special patterns of social exclusion and exploitation.

Keywords: Foreign Immigration, Italy, Agriculture, City Vs. Countryside.

1. Premessa competizione territoriale, a sua volta indotta dalle dinamiche della globalizzazione, dall’emergere di Nell’ampio ambito di studio e ricerca della geo- nuove potenze economiche (e dal declino delle grafi a umana, uno dei paradigmi di più antica tra- precedenti) e dalla trasformazione degli equilibri dizione e certo uno dei più amati per i numerosi geopolitici e geoeconomici precedenti. Durante spunti di analisi e rifl essione, che ha sempre offer- lo svolgimento di tutti questi processi, la campa- to, è quello della natura essenzialmente dialettica gna, in un’accezione non ben defi nita, se non in del rapporto tra città e campagna. Una delle sue termini di contrapposizione appunto con la città, interpretazioni più lontane nel tempo risale persi- resta, per così dire, ancorata ad una dimensione no ai testi biblici e identifi ca nell’antagonismo tra fortemente negativa. Essa è, infatti, identifi cata Abele e Caino la sintesi della contrapposizione tra come uno spazio statico e stagnante, legato a prati- comunità contadine e stirpi di allevatori nomadi, che produttive che sembrano tagliate fuori da tut- le prime appunto sedentarie e pacifi che, le secon- ti i processi di innovazione e rinnovamento e che de fi ere e guerriere. caratterizzano in senso quasi vidaliano stili di vita A partire dalla rivoluzione industriale, ma con (generi di vita) e comportamenti sociali arretrati e radici che affondano in tempi ben più lontani, sup- discutibili. Solo in epoca relativamente più recen- portata dall’avvento della società tecnologica (di te si è assistito, in qualche modo, al recupero del matrice essenzialmente urbana) si consolida e si valore della tradizione associata a questi ambienti, diffonde una concezione del rapporto città/cam- vuoi per forme di turismo indirizzate a riscoprir- pagna fortemente penalizzante nei confronti della ne il contenuto di autenticità e naturalezza (ma seconda. In sostanza, le città vengono viste come sempre contrapposto all’artifi ciosità e al caos – co- fucine di nuove idee e tendenze, centri funziona- munque preferiti – della vita di città) (ad es. agri- li (e direzionali in ogni senso) dell’innovazione turismo, ma non solo) vuoi per l’affermarsi di pro- tecnologica (cosa?, dove? come produrre?, come duzioni agricole di qualità e/o di prestigio2 spesso ridistribuire, ecc.) centri decisionali della grande ad alto contenuto scientifi co e tecnologico. Più in industria, in cui si incarna per lungo tempo l’idea- generale, in un’ottica strettamente economica, è le di progresso e modernità, contrapposta all’arre- evidente che solo un’effi ciente organizzazione del tratezza della campagna e della pratiche agricole. settore agricolo, capace di produrre un surplus , In seguito, le città diverranno i luoghi del terzia- consente lo sviluppo urbano e conseguentemente rio e del terziario avanzato, nuovamente genera- lo sviluppo di tutti i settori produttivi. trici per eccellenza dell’innovazione tecnologica Oggi la contrapposizione tra città e campagna e dell’innovazione tout court, in un’ottica più sofi - assume dimensioni nuove e spesso molto interes- sticata degli anni della grande industrializzazione. santi. Un aspetto peculiare, ad esempio, riguarda Si tratta di un processo, che oggi appare esaspe- il digital divide in termini di facilità di accesso alle rato dalla crisi del capitalismo1 e dall’acuirsi della tecnologie digitali come mezzo privilegiato di svi-

178 AGEI - Geotema, 43-44-45 luppo individuale e collettivo; sotto questo punto in modo equo con i lavoratori immigrati di di vista e con riferimento alle dotazioni infrastrut- origine italiana; lo studio di uno specifi co turali, l’evidenza empirica sembra premiare le cit- tratto dell’immigrazione straniera in Italia tà (o comunque le aree pianeggianti) a discapito ci consente in questo caso di scoprire e de- delle zone montane. In questa sede ci occupere- nunciare situazioni di malcostume e inciviltà, mo però di un altro tipo di dualismo ovvero di che non discriminano rispetto al colore della quello che riguarda la distribuzione e le condizio- pelle o alla nazionalità. ni della popolazione straniera immigrata tra aree urbane e aree rurali, con attenzione allo specifi co caso italiano. Dato il poco spazio a diposizione 2. L’immigrazione straniera nelle aree rurali per un argomento che necessiterebbe ben ulte- italiane: i mille volti dell’occupazione agricola riori approfondimenti, ci limiteremo a mettere in evidenza alcuni tratti più signifi cativi, con una In questo paragrafo ci si vuole soffermare su speciale enfasi sul secondo termine del rapporto, alcuni degli aspetti più importanti del controver- cioè la realtà rurale e in particolare il rapporto tra so rapporto tra immigrati e occupazione agricola, immigrazione e occupazione agricola; si tratta, in- che, se certo non esaurisce tutte le forme in cui si fatti, di un aspetto forse ancora poco conosciuto esprime la condizione di queste persone, quando ed appariscente tra le numerose facce che l’immi- esse risiedano in aree rurali, comunque ne testi- grazione straniera assume oggi. L’intento è quello monia alcuni dei fattori più rilevanti, anche da un di indurre alla rifl essione coloro che non fossero a punto di vista umano ed emozionale. conoscenza dei temi spesso dolenti che andremo In Italia sono diversi i Centri di studio e ricerca a toccare e inoltre di stimolare ulteriori studi in e le Istituzioni che si interessano di immigrazione. tale direzione, al fi ne di denunciare le situazioni Per quanto riguarda l’occupazione degli immigra- di debolezza e marginalizzazione (esclusione so- ti in agricoltura, da molti anni l’INEA si fa carico ciale) degli immigrati (nei contesti rurali) e intra- di indagini sistematiche e dettagliate sugli aspetti prendere le opportune misure di correzione dello sia quantitativi che qualitativi del fenomeno. Dalla status quo attuale. lettura degli ultimi rapporti dell’Istituto (2012 e Prima di procedere secondo l’indirizzo indica- precedenti) si evince come la presenza straniera to, sono però necessarie alcune premesse di carat- in agricoltura sia andata crescendo fi no a diven- tere concettuale e metodologico: tarne una componente strutturale. Tale fatto sup- – non è corretto parlare di un’unica situazio- porta la tesi che, anche in questo settore, come in ne omogenea dell’immigrato straniero in gran parte degli altri, gli immigrati vanno a colma- Italia in ambito rurale; esistono dei “quadri re segmenti del mercato del lavoro trascurati dal- regionali” molto diversifi cati tra loro e spesso le forze locali, perché poco pagati, faticosi, ecc.3 anche al loro interno, seppure riconducibili L’evidenza empirica testimonia poi che anche la per praticità e necessità di sintesi ad alcuni distribuzione geografi ca in questo settore ricalca modelli, che sembrano riproporre l’annosa un po’ quella negli altri comparti produttivi4. L’in- dicotomia tra Nord e Sud d’Italia; cidenza degli immigrati stranieri è quindi molto – i dati relativi al fenomeno in oggetto e la loro forte al Nord, dove appare decuplicata in agricol- corretta interpretazione non possono essere tura dagli anni Novanta rispetto al Sud, dove è solo disgiunti da considerazioni di carattere più “quintuplicata” nel medesimo intervallo di tempo. generale riguardo il fenomeno dell’immi- Le regioni più “accoglienti” in questo senso sono grazione straniera in Italia, legate in primis soprattutto Emilia-Romagna, Veneto, Trentino al mercato del lavoro anche negli altri setto- A.A. e Lombardia. Nel Sud si distinguono Sicilia, ri produttivi, ma poi anche a problematiche Campania e Puglia, ma con alcuni aspetti partico- sociali inerenti il processo di integrazione lari di cui si dirà in seguito. dell’immigrato in tutti i suoi aspetti distintivi; In realtà, nell’ultimo rapporto INEA (2012), – un altro elemento particolarmente interes- rispetto agli anni precedenti, si sono evidenziate sante e per certi versi “democratico”, che alcune nuove tendenze; l’aspetto più macroscopi- concerne la condizione dell’immigrato stra- co è una rilevante diminuzione (–5%, cioè 6.000 niero occupato in agricoltura, consiste nel unità) dei lavoratori extracomunitari complessiva- fatto che molto spesso le situazioni di disagio, mente pari a circa 116.000 unità rispetto all’anno irregolarità e “sofferenza” (maltrattamenti, precedente (2009) molto signifi cativa soprattutto sfruttamenti, lavoro in nero, pessime condi- al Sud5 (Puglia e Calabria in particolare) a fronte zioni di lavoro e di vita, ecc.) sono condivise di un forte aumento delle componenti provenien-

AGEI - Geotema, 43-44-45 179 ti dai Paesi neocomunitari (circa + 20%), partico- mondo rurale, un modo di essere diversamente larmente marcato nel Nord e in modo piuttosto moderni o progrediti. In questo senso, si potrebbe equamente distribuito. Qui le regioni più rappre- parlare di una nuova centralità dell’ambiente ru- sentative sono sempre Veneto e Lombardia. Sep- rale, dove la tecnologia e il progresso si sviluppino pure tenendo conto delle inevitabili lacune ed con un occhio di riguardo per la tradizione e il ri- inesattezze delle fonti dei dati (Ministero dell’in- spetto degli ecosistemi e possano, in certi casi, fun- terno e INPS soprattutto), si può affermare che gere persino da modello per la ricerca di possibili i gruppi etnici più numerosi in agricoltura siano soluzioni ai problemi tipici delle aree urbane. Ciò costituiti da nordafricani, albanesi ed ex jugoslavi. si esplicherebbe sempre in un rapporto dialettico, L’attrattività del settore agricolo continua a de- quindi, con le aree urbane, ma in un clima decisa- nunciarne anche immediatamente i limiti; infat- mente più equilibrato tra i soggetti del rapporto. ti, spesso questo tipo di occupazione rappresenta Il settore agricolo è sempre stato caratterizza- una scelta quasi forzata, in attesa di un impiego to dal lavoro migrante. Nelle situazioni di disa- migliore. Le cause di ciò sono imputabili a stagio- gio non vi è differenza tra l’immigrato straniero nalità e discontinuità del ciclo produttivo, che si e quello italiano. Bisogna, poi, osservare come, rifl ettono in rapporti contrattuali di breve durata, soprattutto in certi ambienti dagli equilibri mol- episodici, che incidono sulla possibilità per il mi- to delicati (ad esempio la montagna), la funzione grante di inserirsi in modo stabile nella comunità principale dell’agricoltura non sia più data prin- di riferimento. Tale settore, poi, anche per le ca- cipalmente dalla produzione (che spesso non è ratteristiche menzionate sopra, è fortemente col- più redditizia) ma risponda piuttosto a tutta una pito dall’incidenza del sommerso, che, tra l’altro, serie di altre funzioni particolarmente importan- sembra alimentare fenomeni di selezione avversa ti, quali la valorizzazione del paesaggio, la tutela delle realtà aziendali meno effi cienti; queste ulti- della biodiversità, il presidio del territorio contro me, approfi ttando del risparmio ottenuto sul costo i rischi di degrado e dissesto idrogeologico, il tu- del lavoro e/o sulla sicurezza, ottengono indebiti rismo, ecc. Si parla allora di “multifunzionalità” vantaggi competitivi in ambito commerciale, ridu- dell’agricoltura. Le “nuove” funzioni dell’agricol- cendo i lavoratori immigrati in condizioni di lavo- tura agirebbero nella direzione di mitigare annosi ro molto gravose, riconducibili a fenomeni di nuo- problemi degli ambiti rurali quali l’invecchiamen- va schiavitù. Sempre secondo l’INEA sembrerebbe to della popolazione, l’abbandono dei territori, la però che ci siano anche segnali dell’emergere di mancanza o insuffi cienza di infrastrutture e servizi una certa generale tendenza alla regolarizzazione pubblici. La presenza dell’immigrato ha il poten- dei rapporti lavorativi, anche in termini salariali. ziale di contribuire a risolvere o almeno contenere Il profi lo tipo del lavoratore immigrato occupa- la dimensione di tali problemi in tali contesti (Co- to in agricoltura è quello di un giovane, sempre stanzo, 2010). Ciò può però avvenire solo se la con- più spesso con una buon livello d’istruzione, an- dizione del lavoro in tale settore viene organizzata che se non necessariamente in ambito agricolo, in modo da non perpetuarne le debolezze strut- impiegato tradizionalmente nella raccolta della turali. Di fronte a situazioni di relativa stabilizza- frutta e in attività relative alle coltivazioni arboree, zione e regolarità, sopravvivono ancora troppi casi ma con una propensione ad essere adibito a man- di razzismo, sfruttamento (sulla base del ricatto di sioni sempre più complesse e ad elevato contenu- una denuncia e successiva espulsione per coloro to formativo, connesse anche all’industria agro- che non sono in possesso di regolari documenti). alimentare. Troppo spesso queste situazioni rimangono silenti Gli aspetti più rilevanti – positivi e negativi – fi no a quando non salgono alla ribalta della stam- del lavoro immigrato in agricoltura sono un utile pa in situazioni di emergenza come quella della strumento per evidenziare le tante contraddizioni Piana di Rosarno in Sicilia nel gennaio 2010. In del settore in generale. Per comprendere appieno queste occasioni si scoprono (spesso per dimen- tale considerazione, bisogna essere consapevoli ticarsene non appena si spengono i rifl ettori dei della profonda trasformazione che ha vissuto e an- media) le devastanti condizioni di vita e lavoro di cora sta attraversando l’agricoltura italiana oggi. questi esseri umani. In questa evoluzione vi è la chiave per ridisegnare il ruolo, le funzioni e il peso gerarchico dell’intero ambito rurale, in modo che, soprattutto nel bino- 3. Conclusioni mio città/campagna, esso non sia più interpretato come sinonimo di contrapposizione tra progresso Si è più volte affermato che gli immigrati in e arretratezza, ma piuttosto rifl etta, riguardo al agricoltura colmano i vuoti lasciati dalla forza lavo-

180 AGEI - Geotema, 43-44-45 ro locale, orientata alla ricerca di un maggiore sa- Bibliografi a lario e di opportunità di vita migliori, conseguibili attraverso un impiego nell’industria o nel terziario Cicerchia M., Pallara P. (a cura di), Gli immigrati nell’agricoltu- delle città. Cosa serve dunque affi nché essi possa- ra italiana, Roma, INEA - Istituto Nazionale di Economia Agraria, 2009. no far parte e farsi anche promotori di un rinno- Cicerchia M. (a cura di), Indagine sull’impiego degli immigrati in vamento del settore agricolo, che non li porti a agricoltura in Italia 2010, Roma - INEA, 2012. vivere in condizioni di nuova schiavitù, asserviti a CNEL, VIII Rapporto sugli indici di integrazione sociale degli stra- logiche e interessi deviati dell’economia? Innanzi- nieri in Italia. Attrattività e potenziale di integrazione dei territori tutto bisogna osservare che, anche in questo setto- italiani, (Roma, 16 febbraio 2012). re, al pari di ciò che avviene in altri segmenti del Costanzo A., Immigrazione e agricoltura: un binomio chiave. Dalla crisi del mondo rurale alla costruzione di un futuro sostenibile, in mercato del lavoro (e non solo) d’altronde quale “Scienza e Pace”, Rivista del CISP-Università di Pisa, 2010, chiaro sintomo del carattere strutturale del feno- in http://scienzaepace.unipi.it/index.php?option=com_ meno migratorio, gli immigrati si stanno organiz- content&view=article&id=4:dossier-migrazioni-articolo-2. zando in varie forme di associazionismo a tutela Stalker P., L’immigrazione, Roma, Carocci, 2003. dei propri diritti e della propria dignità, anche di fronte ai vuoti istituzionali e normativi, ma spesso stimolando le istituzioni a trovare modi pacifi ci di Note “riempimento” di tali lacune. A questo punto, ov- 1 viamente, è necessario che le istituzioni raccolga- La crisi del capitalismo non è tanto o non è solo una crisi intrinseca; si tratta piuttosto del fallimento di questa forma di no l’appello e si mobilitino in modo da contrasta- organizzazione economica nelle sue capacità/fi nalità di alloca- re i fenomeni di devianza e illegalità, sostenendo zione/redistribuzione e direi uso delle risorse. Il capitalismo le iniziative virtuose, di cui spesso si fanno promo- odierno funziona benissimo nel perseguire i propri fi ni di mas- tori proprio gli immigrati; ad esempio, attraverso simizzazione del profi tto; anzi ha trovato oggi vie e strumenti l’imprenditorialità, innescando spesso processi di ancora più effi cienti in tal senso, ma ha dimenticato di essere rinnovamento delle forze locali, in modo comple- uno strumento per la ricerca di una migliore qualità della vita per tutta la popolazione. mentare e sinergico. 2 Si pensi al vino di qualità, ma anche e soprattutto al “rinato” Le parole chiave, ancora una volta, sono istru- interesse di molti consumatori per produzioni agricole certifi - zione e formazione, a tutti i livelli, per innalzare le cate come i prodotti biologici o da lotta integrata. Paradossal- competenze e le professionalità, ma anche la con- mente si tratterebbe nuovamente di un’assunzione di valore sapevolezza dei propri diritti e degli strumenti a delle località rurali, indotta da una contrapposizione con le realtà urbane, questa volta intesa in un’accezione positiva, che disposizione per valorizzarli e tutelarli. Strategico premia il rurale come sinonimo di naturale e non inquinato o e irrinunciabile, almeno in un’ottica di lungo pe- degradato da attività umane irresponsabili e non sostenibili. riodo, è l’obiettivo di sviluppare anche program- 3 Non a caso si parla di lavori 5P (precari, pericolosi, poco pa- mi congiunti di cooperazione proprio in questo gati, pesanti, penalizzati) (Stalker, 2003). settore con i Paesi da cui traggono origine i fl ussi 4 Così anche il dato relativo alla propensione all’imprendito- migratori. Un altro versante su cui bisogna agire rialità straniera appare più elevato laddove è relativamente più alto anche quello degli italiani (CNEL, 2012). Si tratterebbe è quello di sensibilizzare la popolazione locale in di un processo di “imitazione”, una sorta quasi di imprinting tutti i modi ad accostarsi alla conoscenza e com- imprenditoriale, che la dice lunga sull’importanza dei rapporti prensione dei fenomeni migratori, con animo territoriali di breve raggio, sullo sviluppo locale, sui network in- scevro da pregiudizi e stereotipi. In tal senso va formali, ecc. L’impatto di questo “circolo cumulativo virtuoso” eliminata ogni forma di disinformazione o stru- è poi ancora più forte se si considera che diversi immigrati, incentivati anche dalla crisi che affl igge in particolare l’Occi- mentalizzazione del problema e rimossa l’ignoran- dente e l’Europa, rientrano o sono già rientrati nei loro Paesi za diffusa attorno a questi temi, attraverso oppor- di origine, dove “calano” nella realtà locale le esperienze e il tune e capillari campagne di informazione. Si è know-how acquisiti all’estero. A volte i risultati sono discutibili visto, d’altronde, come proprio in ambito agricolo (case di stile occidentale del tutto al di fuori del contesto nei e rurale appaia fondamentale e importante che sia Paesi d’origine) altre volte possono essere molto signifi cativi la comunità locale sia gli immigrati collaborino in- (introduzione della certifi cazione di qualità nella produzione agricola locale). sieme per il rinnovamento dell’intero settore pro- 5 Il fenomeno presenta una chiara connotazione geografi ca: duttivo, ma anche dei modelli economici e sociali molto forte al Sud, attenuato nel Centro e nel Nord, con addi- ad esso collegati. rittura dei saldi positivi in Piemonte.

AGEI - Geotema, 43-44-45 181 Giuseppe Borruso, Beniamino Murgante

Analisi dei fenomeni immigratori e tecniche di autocorrelazione spaziale. Primi risultati e rifl essioni 1

Summary: S PATIAL AUTOCORRELATION TECHNIQUES FOR ANALYZING MIGRATION PHENOMENA. FIRST RESULTS AND REFLEC- TIONS The aim of this paper is to examine foreign immigration in Italy distinguishing according to nationality of foreigners. In order to analyze this phenomenon the spatial dimension of migration fl ows has been analyzed using Spatial Autocorrelation techniques and more particularly Local Indicators of Spatial Association in order to analyze the highest values of a foreigner group considering the relationship with the surrounding municipalities.

Keywords: Migration Phenomena, Foreign Immigration Analysis, Spatial Autocorrelation, Local Indicators of Spatial Association.

1. Introduzione desimo paese, e migrazioni esterne, in cui parte della popolazione raggiunge un determinato pa- Nel corso di ogni dibattito politico preelettora- ese partendo da uno diverso. Il lavoro qui presen- le in Europa e negli Stati Uniti, uno dei temi più tato è concentrato interamente sulla componente discussi è generalmente rappresentato dai feno- dell’immigrazione verso l’Italia, distinguendo gli meni migratori e dalle politiche a questi collegati. stranieri secondo la loro nazionalità2. Tale situazione si deve generalmente a una quasi Nell’articolo sono state utilizzate le tecniche di totale mancanza di attenzione a tali fenomeni da autocorrelazione spaziale, che considerano l’in- parte delle politiche nazionali dei paesi di queste tensità di un fenomeno, in questo caso la presen- aree geografi che. Di conseguenza tali fenomeni za di immigrati suddivisi per nazione di origine, si manifestano e si sviluppano senza una pianifi - all’interno di una determinata area e misurando cazione e un controllo, producendo un notevole la relazione e l’infl uenza con le aree circostanti. In impatto di carattere sociale nelle principali città questo caso si sono scelti i comuni quali unità am- e nelle aree produttive. La presenza straniera, ministrative areali su cui sviluppare l’indagine. In unita a un’attenta integrazione con persone dalle particolare, per ogni gruppo di immigrati, si sono differenti caratteristiche sociali e demografi che, calcolati i valori di LISA (Local Indicator of Spatial background culturali, esperienze e aspettative, può Association, Indicatori locali di associazione spazia- costituire una grande opportunità per le aree di le) per evidenziare i valori più elevati del fenome- destinazione dei fl ussi migratori. Per evitare che no immigratorio e, ove presenti, i più alti livelli di tali opportunità si trasformino in minacce, è fon- affi nità nelle aree limitrofe. In tal modo i dati sono damentale una continua osservazione del feno- stati esaminati nel loro complesso, evidenziando la meno per programmare misure e interventi adatti concentrazione dei migranti, il loro formare grup- per una integrazione effettiva dei migranti e delle pi, sulla base di comuni limitrofi , nonché il loro loro famiglie. Le migrazioni sono da sempre un schema distributivo nello spazio. processo naturale che produce altre signifi cative Senza entrare nel dettaglio dei dati di partenza, trasformazioni nell’ambiente così come nella vita ovvero le consistenze dei diversi gruppi etnici nei quotidiana, nei sistemi economici, nelle culture, singoli Comuni d’Italia (si veda il lavoro di Mur- nelle religioni, ecc. La presenza di individui stra- gante e Borruso, 2012, cui si rimanda per appro- nieri non è facilmente identifi cabile, a causa della fondimenti), si possono richiamare alcune carat- complessità e rapidità di evoluzione del fenome- teristiche più recentemente osservate. Obiettivo no. Le migrazioni moderne sono principalmente del presente lavoro rimane quindi quello di for- caratterizzate da due componenti, confrontabili nire ulteriori elementi conoscitivi a tale quadro. in valore assoluto: migrazioni interne, in cui parte Tra i mutamenti più interessanti notiamo infatti della popolazione si muove nell’ambito di un me- come negli anni ’2000 il fenomeno immigratorio

182 AGEI - Geotema, 43-44-45 __ __ si rafforzi sia in termini quantitativi, con un pro- N ΣΣ w (xiijji − x)(x j − x) I = __ (3) cesso di diffusione spaziale dagli originari luoghi 2 di primo insediamento, sia verso quelli limitrofi , ( ΣΣ wijji )Σ (xii − x) inizialmente meno interessati dall’immigrazione (es. i comuni suburbani e di cintura rispetto alle Questi due indici (Moran e Geary) sono noti principali aree metropolitane, sia verso aree pre- come indicatori globali di autocorrelazione spazia- cedentemente non presenti nelle scelte immigra- le, e forniscono un’indicazione relativa della pre- torie (Murgante e Borruso, 2012; Scardaccione e senza di autocorrelazione. La localizzazione pre- altri, 2010; Nodari e Rotondi, 2007). cisa di valori elevati di autocorrelazione è invece fornita dai cosiddetti LISA (Local Indicators of Spa- tial Association), o indicatori locali di autocorrela- zione spaziale. Uno degli indici LISA più utilizzati 2. Tecniche di autocorrelazione spaziale è quello proposto da Anselin (1988, 1995), che viene considerato come un indicatore di Moran Gli oggetti geografi ci sono generalmente de- ‘locale’. La somma di tutti gli indici locali è infatti scritti per mezzo di due diverse categorie di infor- proporzionale al valore di Moran: mazioni: la posizione nello spazio e le proprietà a questa collegate. La proprietà più interessante I I ¦ i = γ ∗ dell’autocorrelazione spaziale è la possibilità di i analizzare allo stesso tempo le due componenti, L’indice è calcolato secondo la seguente formula: spaziale e di attributo, dell’informazione (Goo- dchild, 1986). Di conseguenza, l’autocorrelazione (X − X ) N spaziale può essere considerata come una tecni- I i w X X i = 2 ∑()ij ()j − (4) ca molto effi cace per analizzare la distribuzione S X j=1 spaziale di oggetti, valutando allo stesso tempo il grado di infl uenza e di relazione con gli elementi L’indicatore consente, per ogni luogo, di valuta- vicini. Questo concetto può essere effi cacemente re la similarità tra ogni osservazione e gli elementi riassunto nella cosiddetta ‘prima legge della geo- che la circondano. Si possono verifi care cinque grafi a’, formulata da Waldo Tobler (1970), in cui casi, in cui i diversi luoghi sono caratterizati da: si afferma che ‘Tutti gli eventi sono legati tra loro, • alti valori del fenomeno e alti livelli di simi- ma eventi vicini sono più collegati di quelli lon- larità con il vicinato (alto-alto), defi niti come hot spots (punti caldi); tani’. Seguendo l’approccio di Goodchild (1986), • bassi valori del fenomeno e bassi livelli di si- Lee e Wong (2001) defi niscono l’autocorrelazio- milarità con il vicinato (basso-basso), defi niti ne spaziale come segue: come cold spots (punti freddi); n n • alti valori del fenomeno e bassi livelli di si- milarità con il vicinato (alto-basso), defi niti ∑ ∑c wijij SAC = i=1 j=1 (1) come potenziali outliers; n n • bassi valori del fenomeno e alti livelli di si- ∑ ∑ wij milarità con il vicinato (basso-alto), defi niti i=1 j=1 come potenziali outliers; Dove: • essere completamente privi di autocorrela- zione signifi cativa. 1. n è il numero degli oggetti; Gli indici LISA forniscono una misura effi cace 2. i e j sono due oggetti diversi; del grado di associazione spaziale relativa tra ogni unità territoriale e gli elementi che la circondano, 3. xi è il valore dell’attributo dell’oggetto i; consentendo di evidenziare il tipo di concentra- 4. cij è un grado di similarità degli attributi i e j; 5. w è un grado di similarità del luogo i e j; zione spaziale per evidenziare raggruppamenti (o ij cluster) spaziali. 2 se cij = (xi– xj) , il valore dell’indice C di Geary (1954) Nelle equazioni 1, 2, 3 e 4 l’unico termine non può essere defi nito come segue: ben formalizzato è wij relativo alle proprietà di vicinato. L’approccio più adottato nella formaliz- ( N − )(1 Σ Σ w ( x − x 2 )) c = ijji i j (2) zazione di questa proprietà è la matrice dei pesi __ spaziali, dove w sono elementi della matrice con- (2 Σ Σ w )Σ ( x − x ) 2 ij ijji ii siderati come pesi, uguali a 1 se i e j sono vicini, con valore 0 se il luogo è ‘vicino a se stesso’ o se i Ancora, se cij = (xi– x) (xj– x), l’indice di Moran I e j non sono vicini. Tale approccio si basa sul con- (1948) si può defi nire come: cetto di contiguità, in cui gli elementi condivido-

AGEI - Geotema, 43-44-45 183 Fig. 1. La matrice dei pesi spaziali e la metafora degli scacchi.

no un confi ne comune di lunghezza non nulla. È alla città di Venezia nei comuni situati sulla terra- importante fornire una defi nizione più dettaglia- ferma. ta di contiguità e più in particolare cosa signifi ca Una preferenza per localizzarsi nelle regioni esattamente un ‘confi ne di lunghezza non nulla’. del Centro-Nord Italia sembra scorgersi altresì nel Adottando la metafora del gioco degli scacchi (O’ caso degli immigrati marocchini. Possiamo notare Sullivan e Unwin, 2002), la contiguità può essere un singolo gruppo di comuni i cui vertici si posso- considerata come il percorso consentito alla torre, no osservare nelle aree attorno alle città di Vene- all’alfi ere e alla regina (fi gura 1). zia e Milano e che coprono Veneto, Lombardia e gran parte dell’Emilia Romagna. Dei raggruppa- menti si notano altresì nella Toscana settentriona- 3. Indicatori locali di associazione spaziale: le e in Umbria, così come sulla costa Adriatica e risultati e commenti nelle Marche. 3.1. La situazione al 2003 ‘Nuovi’ gruppi migranti da Polonia e Bulgaria sembrano prediligere le località dell’Italia Cen- L’applicazione del metodo LISA consente di trale, concentrandosi prevalentemente in Emilia identifi care dei raggruppamenti nella distribuzio- Romagna, Toscana e Lazio, in quest’ultimo caso ne spaziale a livello locale. In questo caso l’anali- preferendo alcune localizzazioni urbane e periur- si è stata effettuata considerando la popolazione bane (Roma e il suo hinterland). Gli stati dell’ex- straniera all’interno dei comuni italiani, prenden- Jugoslavia, come la Jugoslavia (che nel 2003 rag- do in esame soprattutto alcuni gruppi etnici (alcu- gruppava Serbia e Kosovo), Bosnia-Erzegovina e ni dei quali visualizzati in Figura 2). Considerando Croazia sono presenti e raggruppati soprattutto i dati al 2003, ed esaminando i valori in cui l’algo- nell’Italia Nordorientale, a partire dal confi ne ritmo LISA risulta ‘alto-alto’, ovvero con numeri tra Italia e Slovenia e distribuiti a occidente verso elevati e alti valori di similarità con i Comuni li- il Veronese fi no ad arrivare (in particolare per il mitrofi , il gruppo etnico cinese presenta dei rag- gruppo croato) alla città di Milano. gruppamenti soprattutto in alcune aree urbane I tunisini si concentrano soprattutto in Emilia metropolitane, come Milano, Roma e i rispettivi Romagna e nel Milanese, nonché in alcune loca- hinterland. Il fenomeno interessa altresì la Toscana lità dell’Italia Meridionale, come l’area di Napo- e soprattutto le province di Firenze e Prato, così li, la Puglia e la Sicilia (in quest’ultimo caso con come l’area che attraversa Veneto, Lombardia ed possibili motivazioni legate alle attività di pesca e Emilia Romagna. In quest’ultima regione, si nota agricoltura). un raggruppamento di comuni che connettono le Con riferimento ai gruppi etnici provenien- aree urbane di Parma, Reggio Emilia e Modena. ti dai paesi industrializzati, l’algoritmo utilizzato In Veneto si osserva un raggruppamento attorno sembra utile nell’evidenziare alcuni ‘punti caldi’,

184 AGEI - Geotema, 43-44-45 altrimenti non immediatamente palesi, ma in que- aree industriali più tradizionali, sia relativamente sto modo non diffi cilmente spiegabili. Persone ai distretti industriali caratterizzati dalla presenza provenienti dalla vicina Austria tendono a con- di piccole e medie imprese (PMI), evidenziabile centrarsi nell’Alto Adige e nelle altre province soprattutto nel Nordest, nel Nordovest (l’area di dell’Italia settentrionale situate in prossimità del Milano) e nell’Italia centro-settentrionale (Emilia confi ne italo-austriaco, già dotate di una forte co- Romagna e Toscana). munità germanofona. La loro presenza è altresì forte in parte del Friuli Venezia Giulia, a sua volta 3.2. La situazione al 2009 nei comuni in prossimità del confi ne, nonché di quelli lungo la costa. Tali aree sono infatti note L’analisi dei dati relativi al 2009 ci può fornire come località turistiche preferite da austriaci e, in alcune interessanti informazioni sulla variazione alcuni casi, a suo tempo appartenenti all’Impero negli schemi distributivi del fenomeno migratorio austro-ungarico. La presenza di immigrati di que- nel tempo (in Figura 3 si vedano le rappresenta- sta nazionalità può altresì essere notata in comuni zioni dei medesimi gruppi visualizzati nel 2003). confi nanti con importanti aree urbane quali Vene- Di seguito si evidenziano alcuni mutamenti princi- zia, Verona, Milano, Firenze e Roma. pali in alcuni gruppi esaminati. Come nota gene- Nazionalità come quelle svizzera, britannica e rale, tutti i gruppi analizzati sembrano mantenere statunitense presentano a loro volta alcuni sche- la loro organizzazione territoriale nel corso degli mi distributivi interessanti nei comuni italiani. Nel anni, sebbene i cluster tendano a rafforzarsi e allar- caso degli svizzeri si possono portare delle consi- garsi, oltre ad apparire nuovi luoghi di raggrup- derazioni simili a quelle fatte per gli austriaci, in pamento. quanto anche questi si localizzano in prossimità In particolare il gruppo bulgaro rinforza la sua dei confi ni nazionali. A parte tale caratteristica, presenza attorno alla Capitale, mentre nuovi rag- tutti questi gruppi prediligono altresì contesti lo- gruppamenti sono visibili nella regione Puglia, calizzativi urbani come Milano, Venezia, Roma e centrati sulla città di Foggia e suoi comuni limitro- Firenze, nonché la Toscana nel suo complesso (in fi . Ciò sembra dovuto alle attività sviluppate dagli particolare il cosiddetto ‘Chiantishire’), da conside- immigrati bulgari nel settore primario. Anche la rare, quest’ultima, non soltanto come località turi- stampa riporta come a fi anco all’immigrazione stica ma altresì come luogo di rilocalizzazione per regolare qui analizzata e visibile, sia in aumento molti individui di queste nazionalità. Alcuni altri quella irregolare. Il gruppo polacco conferma il schemi distributivi interessanti si possono notare medesimo schema distributivo spaziale del 2003, riferiti agli statunitensi, in quanto alcuni raggrup- sebbene i cluster risultino più ampi, e rinforzare la pamenti possono essere evidenziati in prossimità presenza in Lazio (soprattutto Roma) e dirigendo- di importanti basi militari, in particolare quelle si verso sud, con localizzazioni in Puglia (nel Fog- dell’aviazione di Aviano (provincia di Pordenone) giano, come nel caso dei bulgari) e nella Sicilia e Sigonella (provincia di Catania). meridionale. Si possono trarre alcune conclusioni relative I provenienti da paesi industrializzati quali alla distribuzioni di questi gruppi. L’immigrazione Regno Unito e Stati Uniti confermano la loro di- straniera – riferita al 2003 – si presenta come un stribuzione spaziale, con nuovi luoghi di concen- fenomeno particolarmente evidente soprattutto trazione quali Puglia e Lazio, in particolare nei nelle regioni dell’Italia settentrionale e centrale. comuni di Roma e limitrofi . Si nota altresì, relati- L’Italia meridionale e le isole sembrano meno in- vamente al gruppo britannico, una tendenza allo teressate dal fenomeno nondimeno questo risulta spostamento verso est a partire dalle ormai tradi- meno importante (si vedano i lavori della Gentile- zionali sedi toscane, coprendo l’Umbria e inizian- schi del 2007 sulla Sardegna) e sebbene si possano do a diffondersi nelle Marche. Simili caratteristi- scorgere numeri non irrilevanti: a titolo di esem- che e comportamenti sono ravvisabili da parte del pio, la presenza dei tunisini in Sicilia e gli albanesi gruppo svizzero che dalla Toscana si sposta verso in Sicilia e Puglia. Le grandi aree urbane tendono le regioni limitrofe, ma che sperimenta altresì ad attrarre migranti, e ciò è visibile sia nel caso processi di diffusione spaziale verso la costa nor- delle città più grandi (es. Milano), sia nel caso dei dorientale della Sardegna. comuni e delle città più piccole che circondano le Anche qui risulta possibile trarre alcune conclu- grandi conurbazioni (es. i comuni che circondano sioni. In termini generali si può confermare quan- città come Roma, Napoli, Firenze, Venezia, Vero- to notato relativamente all’anno 2003, soprattutto na, ecc.). Le aree più industrializzate a loro volta per quanto riguarda le differenze tra Nord e Sud e attirano immigrazione, sia per quanto riguarda le la polarizzazione dei migranti nelle (grandi) aree

AGEI - Geotema, 43-44-45 185 a) albanese b) austriaco

c) cinese d) statunitense

Fig. 2. Distribuzione territoriale della presenza di quattro gruppi di cittadini stranieri in Italia (2003). Fonte: Nostra elaborazione su dati Istat del 2003 con il software GeoDa per il calcolo del LISA.

186 AGEI - Geotema, 43-44-45 a) albanese b) austriaco

c) cinese d) statunitense

Fig. 3. Distribuzione territoriale della presenza di quattro gruppi di cittadini stranieri in Italia (2009). Fonte: Nostra elaborazione su dati Istat del 2009 con il software GeoDa per il calcolo del LISA.

AGEI - Geotema, 43-44-45 187 urbane e in quelle industriali3. Altri schemi distri- ne di nuovi, diversi da quelli originari. Ciò si è butivi interessanti sembrano tuttavia evidenziarsi. tradotto altresì in suburbanizzazione, dato che è Si può ad esempio notare una tendenza alle ‘mi- aumentata la presenza di persone straniere nei grazioni interne’ anche da parte degli stessi im- comuni suburbani attorno alle principali città e migrati, dato che i cluster formati da certi gruppi aree metropolitane. Inoltre, l’Italia Meridionale e nazionali tendono sia ad allargarsi, sia a formarsi Insulare è diventata rapidamente destinazione di in nuove e diverse località rispetto al passato. insediamento per alcuni gruppi migranti, se non con cifre particolarmente alte in valore assoluto, caratterizzate tuttavia da una composizione inte- 4. Conclusioni ressante. Per quanto riguarda l’eterogeneità, si è potuto riscontrare come il ‘peso’, in termini per- La ricerca presentata in questo articolo si è ba- centuali, di popolazione straniera è nella maggior sata sull’applicazione di alcune tecniche di analisi parte dei casi caratterizzato da un aumento nel statistica spaziale ai fenomeni immigratori, foca- numero dei paesi stranieri, così come delle per- lizzandosi sulla situazione italiana. In particolare sone, rappresentati in singoli comuni. Ciò sta a si sono applicati gli algoritmi LISA agli stranieri indicare che in generale, almeno con riferimento residenti in Italia, localizzati su base comunale, e ai singoli comuni nella loro interezza, non osser- differenziati per nazionalità di origine. Dopo aver viamo processi di ghettizzazione con la dominan- applicato tali strumenti ad alcuni dei principali za netta di singoli gruppi etnici stranieri, mentre gruppi etnici è stato possibile evidenziare dei clu- il tipo di analisi sviluppata non ha consentito di ster, o raggruppamenti, ovvero delle aree a mag- esaminare le dinamiche all’interno della singola gior concentrazione nella distribuzione spaziale, area comunale. Un’altra considerazione che ne non limitandoci a esaminare gli immigrati relati- discende può essere legata all’assimilazione dei vamente al solo peso percentuale ma anche tenen- migranti alle abitudini del paese ospitante, an- do conto di quanto accade nei comuni limitrofi a che in termini di ‘comportamento spaziale’. Se, quelli esaminati, in ciò ottenendo delle informa- ad esempio, è vero come mostrano varie analisi zioni interessanti sull’aggregazione spaziale dei (Caritas-Migrantes, 2011) che una volta insediati gruppi stranieri sul territorio nazionale, elemento la fertilità dei gruppi immigrati tende a decrescere non immediatamente evidente da una semplice rispetto all’inizio del processo, convergendo verso osservazione dei dati grezzi o tramite indici più valori propri del paese di destinazione, similmente tradizionali. relativamente alle scelte di carattere territoriale, la L’analisi ci ha consentito di confermare gran ricerca di nuove occasioni lavorative o più in gene- parte delle principali caratteristiche dell’immi- rale di miglioramenti nelle proprie condizioni di grazione e soprattutto scoprire alcuni schemi di- vita, porta a scegliere localizzazioni insediative di- stributivi non immediatamente visibili, spesso in verse (es. suburbanizzazione piuttosto che riloca- quanto ‘nascosti’ da numeri non eccessivamente lizzazione in città diverse e/o più piccole rispetto a alti in termini assoluti di persone provenienti da quelle di primo accesso) o a muoversi nello spazio, un certo paese, o in quanto il dato riferito al sin- di fatto assumendo abitudini e comportamenti si- golo comune non consentiva un’analisi troppo mili a quelli della popolazione ospite. Tali conclu- approfondita. Si può notare come il fenomeno sioni sono naturalmente compatibili e comparabi- migratorio caratterizzi soprattutto le regioni set- li con altri livelli di analisi dei dati e di conoscenza tentrionali, città aree metropolitane e distretti ed del fenomeno sotto osservazione. È opportuno aree industriali. Differenti gruppi etnici presenta- comunque sottolineare come i metodi qui appli- no diversità anche notevoli negli schemi di migra- cati siano stati alquanto precisi nell’evidenziare i zione e insediamento. Queste diversità possono tratti del fenomeno immigratorio che potevano essere spiegate attraverso le catene migratorie, la essere solo immaginati o ipotizzati per mezzo di prossimità geografi ca e la specializzazione econo- altre tecniche e metodi più tradizionali. Bisogna mica nel paese di origine, che vengono riproposte altresì sottolineare che tale metodo può rivestire come tratto distintivo e qualità nel paese di desti- un suo interesse anche in accoppiamento con ana- nazione. In meno di una decade (le due annate lisi locali di carattere qualitativo: la sua capacità di riferimento per l’analisi sono state il 2003 e il di evidenziare aree ‘calde’ per quanto riguarda la 2009) sono intervenuti vari cambiamenti, legati distribuzione territoriale e la concentrazione di soprattutto alla mobilità interna dei migranti nel un determinato fenomeno, possono consentire lo nostro paese, visibile in termini di ampliamento svolgimento di analisi qualitative locali più mirate spaziale dei singoli cluster nazionali e la creazio- e localizzate geografi camente.

188 AGEI - Geotema, 43-44-45 Bibliografi a Berlin - Heidelberg, Springer-Verlag, 2012, pp. 670-685. Nodari P., Rotondi G. (a cura di), Verso uno spazio multiculturale? Anselin L., «Local Indicators of Spatial Association-LISA», Geo- Rifl essioni geografi che sull’esperienza migratoria in Italia, Pàtron, graphical Analysis 27 (1995), pp. 93-115. Bologna, 2007. Anselin L., Spatial Econometrics: Methods and Models, Boston - O’Sullivan D., Unwin D.J., Geographic Information Analysis, New MA, Kluwer Academic, 1988. York, John Wiley and Sons, 2002. Brunetta G., «L’immigrazione extra-comunitaria in Italia: ca- Scardaccione S., Scorza F., Las Casas G., Murgante B., «Spatial ratteri generali», in Battisti G. e Nodari P. (a cura di), Atti Autocorrelation Analysis for the Evaluation of Migration del Convegno in onore di Giorgio Valussi, Università degli Studi Flows: The Italian Case», Lecture Notes in Computer Science, di Trieste, Trieste, 1996, parte II, pp. 119-140. 6016, Berlin, Springer-Verlag, 2010, pp. 62-76. Brusa C. (a cura di), Immigrazione e multicultura nell’Italia di oggi. Tobler W.R., «A computer movie simulating urban growth in Il territorio, i problemi e la didattica, vol. I, Milano, ISMU - Fran- the Detroit region», Economic Geography, 46(2), 1970, pp. coAngeli, 1997. 234-240. Brusa C. (a cura di), Immigrazione e multicultura nell’Italia di oggi. Valussi G. (a cura di), Italiani in movimento, Atti del convegno La cittadinanza e l’esclusione, la “frontiera adriatica” e gli altri di studi sui Fenomeni Migratori in Italia, Piancavallo, 28-30 luoghi dell’immigrazione, la società e la scuola, vol. II, Milano, aprile 1978, Pordenone, GEAP, 1978. ISMU - FrancoAngeli, 1999. Caritas-Migrantes, Dossier statistico Immigrazione 2010, XX rappor- to, Nuova Anterem, Roma, 2011. Cristaldi F., Immigrazione e territorio. Lo spazio con/diviso, Pàtron Note editore, Bologna, 2011. Geary R., «The contiguity ratio and statistical mapping», The 1 Il lavoro è frutto del comune intento dei due autori. Tutta- Incorporated Statistician 5 (1954). via, ai soli fi ni concorsuali, i due paragrafi “Introduzione” e Gentileschi M.G. (a cura di), Geografi e dell’immigrazione. Stranieri “Tecniche di autocorrelazione spaziale” nonché le elabora- in Sardegna, Pàtron editore, Bologna, 2007. zioni cartografi che sono stati realizzati dal dott. Murgante. I Goodchild M.F., «Spatial Autocorrelation», Catmog 47, Nor- paragrafi “Indicatori locali di associazione spaziale: risultati e wich, Geo Books, 1986. commenti” e le “Conclusioni” e, più in generale, i commenti ISTAT - Istituto Italiano di Statistica, annate varie http:// all’elaborazione, sono da attribuire al dott. Giuseppe Borru- demo.istat.it. so. Le analisi sono state realizzate attraverso il software GeoDa, Krasna F., Nodari P., «L’immigrazione straniera in Italia. Casi, mentre le visualizzazioni cartografi che sono state rese grazie metodi e modelli» Geotema 23, Pàtron, Bologna, 2004. al software Intergraph GeoMedia Professional 6.2, nell’ambito Krasna F., Alla ricerca dell’identità perduta. Una panoramica degli del programma Registered Research Laboratory (RRL) tra In- studi geografi ci sull’immigrazione straniera in Italia, Pàtron, Bo- tergraph e Università degli Studi di Trieste. logna, 2009. 2 Un’analisi simile sui movimenti di popolazione, senza distin- Lee J., Wong D.W.S., Statistical analysis with ArcView GIS, John guere tra movimenti interni ed esterni, è stata sviluppata da Wiley and Sons, New York, 2001. Scardaccione e altri (2010). Moran P., «The interpretation of statistical maps», Journal of the 3 Le differenze Nord-Sud relative alla distribuzione dei mi- Royal Statistical Society 10 (1948). granti persistono nel tempo e tali caratteristiche, già sottoli- Murgante B., Borruso G., «Analyzing migration phenome- neate nei lavori di Valussi sul tema della mobilità della popo- na with spatial autocorrelation techniques», in Murgan- lazione (1978) sono stati di recente confermati nei lavori di te B. et al. (a cura di), ICCSA 2012, Part II, LNCS 7334, Cristaldi (2011).

AGEI - Geotema, 43-44-45 189 Raffaella Afferni, Carla Ferrario

Immigrazione e imprenditorialità: rifl essioni sul caso piemontese 1

Summary: IMMIGRATION AND ENTREPRENEURSHIP: SOME CONSIDERATION ABOUT In our country, international migrations has helped to change the socio-economic and cultural structure. In particularly, the current economic crisis has greatly changed the labor market, increasing unemployment but, at the same time, the number of immigration self-employed. The aims of this contribution are therefore to analyze, also through a brief review of the literature, the dynamics and challenges affecting the foreign labor market in Piedmont.

Keywords: Immigration Piedmont, Labor Market, Self-Employed.

1. Introduzione degli italiani scomparso o troppo costoso. La cre- scente esternalizzazione delle attività economiche I processi migratori in Italia hanno calamitato ha favorito la nascita di “altre imprese” gestite da l’interesse di ampi strati delle comunità scientifi - lavoratori di origine non italiana che grazie ai co- che ed in particolare di quella geografi ca, per la sti aziendali contenuti (ottenuti con ritmi di lavo- quale il fenomeno migratorio rappresenta una ro intensi e con ricorso a manodopera precaria) parte importante dei temi studiati, poiché la co- possono offrire prodotti e servizi a prezzi infe- struiscono attraverso la produzione e riproduzio- riori. ne del territorio creando relazioni e funzione che Nonostante l’attuale congiuntura economica non sono solo economiche ma anche religiose, so- negativa, il fenomeno della partecipazione degli ciali, emozionali e culturali (Krasna, 2009, p. 11). immigrati al lavoro indipendente sta crescendo in Il fenomeno della mobilità straniera ha assunto tutta Europa. Si può affermare che si tratta della negli ultimi vent’anni una dimensione crescente maggiore novità emersa negli ultimi vent’anni nei ed è destinato ad aumentare con l’acuirsi della rapporti tra lavoratori immigrati e sistemi econo- crisi economica globale, portando con sé maggio- mici dei paesi riceventi (Ferrario, Mangano, 2009, ri problematiche sociali. La pressione migratoria p. 31). quindi assume sempre più un peso “collettivo” le- Gli imprenditori immigrati sono consolidati sia gato all’aggravamento delle condizioni di vita nel come visibilità che come presenza effettiva, a ciò Paese di origine dei fl ussi, ma anche in quello di hanno contribuito diversi fattori tra i quali l’ema- destinazione. nazione della Legge n. 40/98 (Turco-Napolitano) Oltre che di controllo e maggior sicurezza, e la successiva n. 189/02, in base alle quali sono parole care ai media e ai politici, si avverte la ne- venuti meno i vincoli per lo sviluppo di attività au- cessità di defi nire la capacità di integrazione dei tonome legati alle condizioni di reciprocità tra i migranti che da diversi anni vivono e lavorano nel paesi, liberalizzando di fatto il mercato del lavo- nostro paese. ro autonomo. L’ulteriore Bossi-Fini e il collegato Secondo Azzari (2008), nei processi di territo- D.M. 195/02 hanno defi nitivamente sancito la rializzazione della popolazione immigrata, il la- possibilità di ottenere un permesso di soggiorno a voro rappresenta un aspetto particolare e signifi - chi dimostra di avere un lavoro stabile. cativo poiché, permette di valutare la capacità di Dal punto di vista socio-economico le ragioni di inserimento nel circuito economico dei soggetti tale sviluppo sono molteplici, e non essendo pos- immigrati e i relativi processi di stabilizzazione. sibile richiamare in questa sede tutta l’ampia let- Negli ultimi anni, in Italia il lavoro autonomo teratura sull’argomento, possiamo però affermare straniero è stato utilizzato al fi ne di adeguarsi alla che lo scopo generale di questi studi (soprattutto nuova situazione economica, il sistema impren- di quelli geografi ci2) è quello di descrivere detta- ditoriale ne ha fatto ricorso per sostituire quello gliatamente, in determinati momenti i tratti evolu-

190 AGEI - Geotema, 43-44-45 tivi che caratterizzano specifi ci contesti territoriali nomeni di concentrazione e di segregazione che (Krasna, art. cit., p. 107-108). come indica Dematteis (2006, p. 95) determinano Gli studi sull’imprenditorialità etnica posso- una distribuzione non uniforme rispetto al resto no essere fatti risalire già ai classici. Le opere di della popolazione. In molti quartieri delle città Weber (1930), Sombart (1914) e Simmel (1950) italiane è facile riscontrare la presenza di attività avevano come oggetto di analisi il rapporto tra lo commerciali di ethnic business (le macellerie islami- straniero-commerciante e la struttura sociale delle che, i phone center). società in cui si insediavano. Questi studi hanno Tutte queste “nuove” forme di attività stanno infl uenzato notevolmente la letteratura successiva modifi cando profondamente l’aspetto delle città, che cerca di dimostrare le correlazioni esistenti tra e se da un lato rappresentano il diffi cile processo livello di benessere della società ospitante e la dif- di ambientazione e le prime forme di integrazio- fusione di un imprenditoria immigrata. ne, dall’altro assumono la veste di forme visibili di La maggior parte delle teorie che si basano segregazione. Questi paesaggi etnici (o ethnoscape sull’offerta fanno rifermento al background socio- secondo l’antropologo Appadurai), caratterizza- culturale di alcuni gruppi etnici che incide sulla ti dalle insegne in arabo o cinese dei negozi e di propensione allo sviluppo di attività autonome. Il alcuni uffi ci pubblici posso rappresentare, come successo dell’imprenditorialità cinese proveniente afferma Papotti (2002) “segni che caricano di si- dalle regioni del Fujian e dello Zhjejiang sembra gnifi cato e di espressione perché immersi in un essere connesso al loro talento commerciale. Per quadro comparativo nel quale convivono con altri altre comunità la scelta dell’imprenditorialità è le- segni di diversa origine, dando forma ad una terri- gata alle diffi coltà di inserimento lavorativo nelle torializzazione semantica dello spazio”. forme del lavoro dipendente, quelli che Jones and In alcuni casi il rischio è quello di creare un co- McEvoj (1986) defi niscono dei “rifugiati del mer- siddetto junkspace, “spazio spazzatura”, che come cato del lavoro”. afferma Andreotti (2010) “è al di là di ogni mi- Dal lato della domanda, invece, sono le carat- sura e di ogni codice” e che rappresenta un luo- teristiche dei sistemi sociali ed economici della go all’interno del quale possono venir meno gli società ospitante a fornire le spiegazioni sulla cre- equilibri fra un panorama urbano sviluppatosi nei scita dell’immigrazione imprenditrice; tra i qua- secoli e i segni dell’arrivo e della presenza dei mi- li ricordiamo l’ampliamento dei mercati etnici granti, di un ghetto all’interno del quale gli immi- legati all’incremento della domanda di prodotti grati hanno occupato spazi residenziali in disuso, espressa dai contingenti degli immigrati insediati di quartieri caratterizzati da una sensazione di pre- oppure la sostituzione della piccola imprenditoria carietà e incertezza (Santini, 2010). nativa fornitrice di beni e servizi alle imprese (S. L’oggetto del presente studio riguarda le for- Bragato, R. Canu, 2007). me di identità collettiva che si sono strutturate in Alcuni studiosi hanno elaborato teorie che di- Piemonte ed in particolare i rapporti territoriali mostrano il forte legame tra lavoro imprendito- attraverso cui hanno preso corpo le varie forme di riale e reti migratorie. La teoria delle middleman imprenditorialità straniera. La scelta di un conte- minorities (Bonacich, 1973) identifi ca i gruppi et- sto regionale, seppur analizzato in confronto con nici che attraverso il mondo hanno storicamente quello italiano, deriva dalla considerazione, come ricoperto il ruolo di minoranze di intermediari tra afferma Meini (2008, p. 80), che i processi territo- produttore e consumatore (ad esempio gli ebrei, riali si colgono al meglio alla scala locale, anche se gli armeni, i cinesi) (Ambrosini, 2008). Tali grup- mai come nel caso del fenomeno migratorio risul- pi condividono alcune caratteristiche essenziali: ta utile ed appropriato un approccio multiscalare. sono migranti che non si insediano in maniera L’integrazione di questi livelli di analisi consen- permanente, mostrano un forte attaccamento alla te di giungere alla costruzione di una geografi a patria, si concentrano in determinate occupazio- dettagliata delle evidenze fenomenologiche e del- ni, manifestano un’enfasi al risparmio e una diffu- le diversità o similitudini del territorio piemontese sa pratica di lunghi orari di lavoro. rispetto alle altre regioni italiane. Per la teoria delle enclave (Portes, Manning, 1986) le esperienze imprenditoriali sono la mani- festazione del dinamismo di comunità immigrate, 2. L’imprenditorialità straniera in Piemonte. Un capaci di dar vita ad una vasta gamma di iniziative confronto a scala italiana e istituzioni spazialmente concentrate nell’ambito delle società riceventi. La crisi economica internazionale, unitamente L’imprenditoria etnica non è immune dai fe- alla conseguente recessione, ha prodotto dal 2008

AGEI - Geotema, 43-44-45 191 un signifi cativo ridimensionamento dei lavoratori dell’andamento medio italiano (rispettivamente italiani e l’emergere di forti criticità anche per la pari a +10,39% e +6,59%). componente straniera, tradizionalmente attestata Per quanto riguarda l’andamento dell’oc- su maggiori livelli occupazionali rispetto a quella cupazione per professione e settore di attività, nazionale. merita un approfondimento particolare il tema Secondo l’Istat, nel 2011 in Piemonte gli im- dell’imprenditoria etnica. Essa rappresenta uno migrati sono 399 mila (8,95% dei 4.457.335 re- degli elementi di interesse delle attuali analisi geo- sidenti), di cui 257 mila extracomunitari3 . La comunità UE più rappresentata teri dell’inserimento degli immigrati nel circuito è la rumena (34% del totale stranieri), mentre economico. I dati più recenti mostrano come i le nazionalità Extra UE più numerose sono la lavoratori immigrati non siano più solo dei sub- marocchina, l’albanese e la cinese, che insieme ordinati, ma abbiano creato realtà imprenditoriali rappresentano più del 50% della popolazione medio-piccole, i cui prodotti sono rivolti sia ai pro- non comunitaria. Quest’ultimo dato differenzia il pri connazionali, sia alla popolazione italiana (C. territorio piemontese sia dall’Italia, sia dalla vici- Ferrario, S. Mangano, art. cit., p. 23). na Lombardia, la regione con maggior numero Secondo Unioncamere Piemonte (2011; 2012) di immigrati e nella quale il peso non raggiunge nei primi mesi dello scorso anno il numero di im- il 30%. Tali differenze permangano anche riclas- prenditori stranieri ha continuato a crescere rag- sifi cando i dati in base al genere4, mentre si nota giungendo a fi ne anno le 52.895 unità5; un trend una similitudine tra Piemonte e Lombardia per il che pone la componente comunitaria ed extra- peso della componente più giovane della popo- comunitaria in controtendenza rispetto alla dina- lazione: i minori, in entrambi i casi, si attestano mica di quella italiana (Unioncamere Piemonte e intorno al 26% dei non comunitari, valori al di Regione Piemonte, 2012). Sebbene il peso degli sopra della media italiana (Istat, 2012a; ). 7%), ciò che colpisce è l’elevato ritmo di crescita Un fenomeno che accomuna tutto il territorio (in un decennio il valore è più che raddoppiato) piemontese è il continuo aumento dell’incidenza nonostante la crisi. degli immigrati sulla popolazione residente; negli La scomposizione degli imprenditori stranieri ultimi anni si sono registrati incrementi di almeno in base al luogo di nascita risulta pressoché inal- mezzo punto percentuale in quasi tutte le provin- terata rispetto al 2009, con una prevalenza della ce, con picchi di crescita in quelle di Asti, Alessan- componente extracomunitaria (66%) rispetto a dria, Cuneo, Novara e Torino. quella UE. Occorre tuttavia sottolineare come in Riguardo la partecipazione al mercato del la- seguito all’allargamento dell’Unione Europea gli voro piemontese, nel 2011 hanno un’occupazio- imprenditori comunitari siano diventati progres- ne circa 199 mila cittadini stranieri di 15 anni e sivamente più numerosi, facendo registrare nel oltre (Direzione Generale dell’Immigrazione e 2010 un incremento di quasi il 2% dall’anno pre- delle Politiche di Integrazione, 2012) e il relativo cedente e arrivando così a rappresentare più di tasso (62,2%) è in linea con quello medio naziona- un 1/3 degli imprenditori stranieri in Piemonte. le e supera di 15 punti quello degli italiani (Istat, Analizzando in particolare i singoli Paesi di pro- 2012b, 2011, 2010). venienza, la prima nazionalità comunitaria è quel- Assumendo una prospettiva di analisi che ten- la rumena (con 9.857 posizioni imprenditoriali ga conto degli ultimi quattro anni, si rileva come a giugno 2011, ovvero 18,8% del totale), mentre il 2009 segni la caduta dell’occupazione italiana, tra gli extracomunitari i primi posti sono occupati mentre la componente straniera conosce un co- dalle nazionalità più rappresentate in termini di stante incremento (+25,95%). Disaggregando il popolazione e quindi la marocchina (16,8%), l’al- dato per genere emerge come siano le donne ad banese (8,5%) e la cinese (5,5%) (). pazione straniera, con un +39,06% nel periodo Rapportando gli imprenditori stranieri al nu- 2008-2011, a fronte di un +17,02% della compo- mero di residenti della stessa nazionalità emerge nente maschile (; Di- un dato curioso: al maggior peso in termini demo- rezione Generale dell’Immigrazione e delle Poli- grafi ci non corrisponde una altrettanto elevata di- tiche di Integrazione, art. cit., pag. 69) Nell’ultimo namicità imprenditoriale. Le comunità che mag- anno tale variazione è pari a +9,88% per le don- giormente si distinguono nel 2011 sono infatti ne (+8 mila individui) e +5,77% per gli uomini quelle cinese (il 21,52% dei residenti cinesi risulta (+6 mila), valore che si pone di poco al di sotto titolare di un’attività imprenditoriale) e francese

192 AGEI - Geotema, 43-44-45 (76,60%), mentre è ancora relativamente conte- to nel secondo paragrafo, in Piemonte il numero nuto il numero di soggetti provenienti da Maroc- di imprenditori stranieri continua a crescere. Una co (13,82%) e Romania (7,27%) che decidono di performance che pone la componente comunitaria avviare una propria attività (). alla dinamica della componente italiana e la por- La distribuzione per settori di attività evidenzia ta a rafforzare ulteriormente il suo peso sul totale una forte concentrazione delle imprese con tito- regionale. lari stranieri nei settori delle costruzioni (29,24% Nella specifi cità piemontese l’immigrazione equamente suddivisi tra comunitari ed extraco- rappresenta ormai una realtà strutturalmente ra- munitari) e del commercio (26,68%, di cui oltre dicata che contribuisce allo sviluppo socioecono- l’80% extracomunitari), che assorbono insieme mico in un’epoca caratterizzata da un lato dalla più della metà delle attività imprenditoriali. Se- crisi delle produzioni tradizionali che ha e sta in- guono i servizi di alloggio e ristorazione, mentre debolendo la stabilità economica delle province ruoli residuali sono assunti dall’industria mani- di Torino, Novara e Biella e, dall’altro, lo spopola- fatturiera e dall’agricoltura. Analizzando le etnie mento e all’invecchiamento della popolazione in prevalenti per i principali settori di attività, si evi- molte aree montane. denzia una fortissima attitudine da parte degli im- prenditori rumeni ed albanesi ad avviare attività nel settore delle costruzioni; mentre gli africani Bibliografi a (in particolare marocchini, senegalesi e nigeria- Amato F. (a cura di), Atlante dell’immigrazione in Italia, Roma, ni) e gli asiatici (soprattutto cinesi) prediligono il Carocci, 2008. commercio(). Ambrosini M., Un’altra globalizzazione. La sfi da delle migrazioni Per quanto riguarda le forme giuridiche, gli transnazionali, Bologna, Il Mulino, 2008. italiani tendono a preferire la società di persone Andreotti G., «Il senso etico ed estetico del paesaggio», in Am- (circa il 40% del totale), al contrario gli impren- biente Società Territorio. Geografi a nelle Scuole, n. 4-5, 2010, pp. 3-8. ditori stranieri scelgono per il 60% l’impresa in- Azzari M., «Vecchie strade, nuove storie. L’imprenditorialità dividuale perchè presenta minori barriere e costi straniera a Firenze», in Meini M. (a cura), Mobilità e terri- all’entrata. torio. Flussi, attori, strategie, Bologna, Pàtron Editore, 2008, È interessante infi ne notare come l’imprendito- pp. 104-164. Bonacich E., «A Theory of Middleman Minorities», in American ria straniera sia mediamente più giovane di quella Sociological Review, vol. 38, October 1973. italiana: circa il 30% ha meno di 35 anni, contro il Bragato S., Canu R., «Titolari di impresa immigrati in Veneto. 15% dei connazionali. Questa tendenza potrebbe Tra lavoro autonomo e imprenditoria», in Economia e società essere il segno non solo di una differente struttura regionale, fasc. 1, Milano FrancoAngeli, 2007. della popolazione immigrata (caratterizzata da un Brusa C., «Reti migratorie e sviluppo locale», in Ambiente Società Territorio. Geografi a nelle Scuole, n. 4-5, 2005, pp. 33-37. maggiore peso dei giovani) rispetto quella italia- Dematteis G., «Il fenomeno urbano», in Cori B. et al, Geografi a na, ma anche della ricerca da parte degli stranieri urbana, Torino, Utet, 1993. di un riconoscimento in termini economici e so- Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di In- ciali che, in un periodo di recessione come quello tegrazione (a cura di), Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati - 2012, Ministero del lavoro e delle attuale, farebbe prediligere la scelta di forme di politiche sociali, luglio 2012 , pp. 1-163. lavoro indipendente. Ferrario C., Mangano S., «Immigrazione e lavoro in Italia: il caso del Piemonte», in Annali di Ricerche e Studi di Geografi a, Anno LXV, fasc. 1-2, gennaio-giugno 2009, pp. 233-236. 3. Conclusioni Istat, Cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti, 25 luglio 2012a ). Istat, Indagine continua delle forze di lavoro, 2012b, 2011, 2010, I cambiamenti delle economie occidentali, ed . in particolare la crisi del mercato del lavoro, han- Jones T.E., McEvoj D., «Ethnic enterprise: the popular image», no modifi cato in peggio le condizioni sociali ed in: Curran, Stanworth, And Watkins J., eds., The survival of the small fi rm, vol. 1, Aldershot Gower 1986, pp. 197- economiche per gli stranieri, ma allo stesso tem- 219. po hanno stimolato la nascita di imprese con bas- Krasna F., Alla ricerca dell’identità perduta. Una panoramica degli se economie di scala. Per gli immigrati il lavoro studi geografi ci sull’immigrazione straniera in Italia, Bologna, rappresenta una modalità di riscatto e una delle Pàtron Editore, 2009. forma più importanti di integrazione nella società Meini M., «Cercando di misurare “colorate tracce volatili”», in M. Meini (a cura di), Mobilità e territorio. Flussi, attori, strate- ospitante. gie, Bologna Pàtron Editore, 2008, pp. 80-91. Questa linea di tendenza si riscontra anche nel- Nodari P., Rotondi G. (a cura di), Verso uno spazio multiculturale la realtà piemontese. Sulla base di quanto osserva- Bologna, Pàtron Editore, 2007.

AGEI - Geotema, 43-44-45 193 Papotti D., «Interstizialità e invisibilità dei paesaggi etnici: pri- Unioncamere Piemonte e Regione Piemonte, 2011 Rapporto me rifl essioni geografi che sull’immigrazione nel Piemonte sull’internazionalizzazione del Piemonte, 2012 . dell’economia e mobilità geografi ca, Roma, “Men. Soc. Geog. Ital.”, vol. LXVII, 2002, pp. 302-324. Portes A., Manning R.D., «The immigrant enclave: Theory and Note empirical examples», in S. Olzak, J. Nagel, eds., Competitive ethnic relations, Orlando, Academic Press, 1986. 1 L’organizzazione ed i contenuti sono il frutto di una rifl es- Santini A., «Italia e Cina fra nuovi paesaggi etnici e percorsi di sione comune, la stesura del paragrafo 2 è da attribuirsi a R. integrazione. Esempi a Prato e a Taiwan», in Ambiente Società Afferni e quella dei paragrafi 1 e 3 a C. Ferrario. Territorio. Geografi a nelle Scuole, n. 4-5, 2010, pp. 13-16. 2 Per un approfondimento sul tema si vedano Amato (2008), Simmel G., «The stranger», in Wolf K. (ed.), The Sociology of Brusa (2005), Nodari e Rotondi (2007). Georg Simmel, Glencoe Il, Free Press, 1950. 3 La scelta di non utilizzare dati al 2012, sebbene disponibili, Sombart W., The Jews and Modern Capitalism, New Brunswick NJ: risponde ad una esigenza di coerenza nella proposta di con- Transaction, 1914. fronti sia a scala locale che nazionale. Alla data della stesura del Weber M., The Protestant Ethic and the Spirit of Capitalism, New testo (20 settembre 2012) sono disponibili solo alcuni dati ag- York, Scribner 1930. giornati e limitati alla popolazione straniera non comunitaria. Unioncamere Piemonte, Cresce il numero degli imprenditori 4 È interessante sottolineare come la componente femminile stranieri in Piemonte, comunicato stampa, 10 ottobre 2011 si distingua per la sua variabilità a seconda della comunità di . origine considerata. Unioncamere Piemonte, L’annuario statistico regionale compie 20 5 Il numero di imprenditori stranieri in Piemonte è cresciuto anni: on line tutti i dati su www.piemonteincifre.it, comunicato del 160,46%, passando dalle 20.113 unità del 2000, alle 52.895 stampa, 12 giugno 2012 . del 2011.

194 AGEI - Geotema, 43-44-45 Linda Cicirello

L’economia degli imprenditori stranieri in provincia di Milano

Summary: THE ECONOMY OF FOREIGN ENTREPRENEURS IN THE PROVINCE OF MILAN The evolution at the global level currently characterizing the labor market is a direct result of a combination of factors among which a prominent role is played by migratory processes, facilitated by a broader and interconnected network to the internatio- nal system of mobility. The paper examines the role of entrepreneurial activity initiated by foreigners in the province of Milan with the objective of analysing the evolutionary dynamics and to identify current trends and the strength gained mainly in comparison to the Italian entrepreneurs. In addition, the analysis provides, with reference to foreigners, a distinction between the component outside and inside the European Union, in order to evaluate possible cultural models related to the country of origin that may be refl ected on entrepreneurial inclination and the choices in the areas of activity, the working charge and the localization.

Keywords: Foreign Entrepreneurs, Entrepreneurs Inside and Outside the European Union, Province of Milan.

1. Considerazioni preliminari parte degli stranieri, con particolare riferimento a quelli di provenienza da Paesi economicamente I processi migratori hanno generato nel corso svantaggiati, è da considerarsi un fenomeno ten- degli anni dei cambiamenti non soltanto sotto il denzialmente strutturale che, da un lato, contri- profi lo socio-culturale, cercando di spingere verso buisce all’implementazione di settori in fase di ab- la costruzione di una “polis” multietnica e multi- bandono da parte degli italiani o all’inasprimento culturale, ma anche sotto l’aspetto economico a della competizione per i settori tradizionalmente seguito dell’ingresso degli stranieri nel mercato identifi cati con il made in Italy e, dall’altro lato, del lavoro dei Paesi destinatari dei fl ussi di sposta- evidenzia la spinta degli stranieri ad affermare mento dai luoghi di origine. Questa tendenza, de- l’“intuitu personae” della nazionalità di appartenen- stinata ad accrescersi per effetto dell’inarrestabile za. onda di migrazioni che porterà a un mutamento Sotto il profi lo della localizzazione spaziale nella composizione etnica del Mondo, è risultato maggiore attrattività per l’avvio di attività impren- delle continue evoluzioni dei modelli di sviluppo ditoriali, sia per gli stranieri sia per gli italiani, è economico, sociale e culturale a livello globale esercitata dal Nord-Italia con un peso rilevante (Cavalli-Sforza, 2011). Nell’ambito di questo pro- della cosiddetta «regione-città» lombarda in base cesso internazionale l’Unione Europea costituisce, alla defi nizione di Corna Pellegrini o di global dopo gli Stati Uniti, il secondo “polo migratorio” city region secondo le parole Scott, che costitui- caratterizzato da una fi tta rete di relazioni transca- sce un’area di convergenza degli interessi socio- lari, in cui ai fl ussi di mobilità interna, favoriti dai economici nazionali e internazionali (Scaramelli- cambiamenti dei suoi confi ni, si affi ancano anche ni, Pagetti, 1991; Roditi, Mastropietro, 2011). In quelli esterni lungo nuove direttrici di spostamen- particolare, Milano e la sua provincia svolgono il to legate alla centralità del suo ruolo geopolitico ruolo di cerniera metropolitana del Nord per la (Amato, 2008; Casti, 2010). sfera d’infl uenza estesa a raggi d’azione di diver- In Italia, dove il contributo degli stranieri resi- sa ampiezza territoriale e per l’organizzazione e denti per l’anno 2010 risulta pari al 12,1% del Pil, il coordinamento di relazioni funzionali “attive” si è assistito ad un incremento sia della componen- (Muscarà, Scaramellini, 2011). te di lavoro dipendente sia dell’attività imprendi- Diventa di conseguenza sempre più importan- toriale che attualmente coinvolge oltre 500.000 te, a fronte di un mercato metropolitano mon- unità con un peso del 6,5% sugli imprenditori ita- diale, orientarsi verso politiche di diversity ma- liani (Fondazione Leone Moressa, 2011). nagement capaci di favorire un confronto e una Nella mappa nazionale del sistema imprendito- integrazione di professionalità culturalmente di- riale lo sviluppo di nuove attività economiche da verse ma in grado di rafforzare la competitività di

AGEI - Geotema, 43-44-45 195 un Paese, se adeguatamente inserite e valorizza- si extracomunitari si rileva una tendenza di segno te nell’ambito del contesto economico e sociale inverso nel senso che passando dal 2006 al 2011 si (Monaci, 2012). incrementa il numero di imprenditori extracomu- nitari (dal 52,7% nel 2006 al 53,9% nel terzo tri- mestre 2011) mentre si riducono quelli di prove- 2. Il peso degli imprenditori stranieri, di origine nienza europea (dal 47,3% del 2006 al 46,1% nel comunitaria e non, in provincia di Milano terzo trimestre 2011), a conferma di un crescente tasso di imprenditorialità da parte di soggetti che A livello territoriale l’inserimento della com- partono da paesi più poveri e disagiati. Il peso de- ponente straniera nel sistema delle imprese è gli imprenditori extracomunitari su quelli italiani avvenuta in maniera non uniforme concentran- dal 5,7% del 2006 raggiunge il 7,1% nel terzo tri- dosi prevalentemente in alcune Regioni dell’area mestre 2011. centro-settentrionale, tra cui un ruolo nodale ri- veste la Lombardia nel cui territorio la provincia di Milano detiene il primato a scala regionale per 3. Carica lavorativa e nazionalità degli impren- numero di imprese avviate dagli stranieri. Questa ditori stranieri situazione rifl ette il percorso storico regionale che ha caratterizzato nel corso dei decenni anche le Per valutare compiutamente il contributo degli imprese italiane. Infatti, la maggiore diffusione imprenditori stranieri all’economia provinciale del tessuto imprenditoriale ha riguardato l’alta milanese risulta interessante comprendere il ruo- pianura lombarda, nell’ambito della quale si è via lo da essi svolto e, di conseguenza, esaminarne la via sviluppato il polo metropolitano milanese, a suddivisione in base alla carica lavorativa (impren- differenza della parte bassa padana, più isolata e ditori individuali, soci, amministratori, altre cari- dedita all’agricoltura (Roditi, Mastropietro, 2011). che); questa rappresentazione consente di indivi- Esaminando, in particolare, il periodo compreso duare eventuali forme di integrazione e possibili tra il 2006 e il 2011 è possibile individuare per gli sinergie tra italiani e stranieri, in grado di favorire imprenditori stranieri un trend positivo con un anche l’avvio di processi di internazionalizzazione incremento numerico da 73.216 a 74.997 unità, delle imprese con l’ausilio degli stranieri che svol- a differenza di quello degli imprenditori italia- gono già un’attività imprenditoriale in Italia e che ni, che si caratterizza per risultati di segno oppo- possono sfruttare la conoscenza del paese di origi- sto (da 603.542 unità nel 2006 a 497.004 unità ne in termini di network informativo e relazionale alla fi ne del terzo trimestre 2011). Nonostante il (Zanfrini, 2011). consistente divario in valori assoluti e/o percen- Prendendo in esame il periodo compreso tra tuali (nel 2011 l’86,9% di imprenditori è italiano il 2008 e il 2011 (quest’ultimo anno fi no al terzo mentre il 13,1% è di provenienza straniera) vi è trimestre) si evidenzia, in controtendenza rispet- una marcata differenza a livello di tassi di crescita to alle altre tipologie, la crescita dei titolari d’im- e/o decrescita. Infatti, il numero di imprendito- presa (vale a dire degli imprenditori individuali) ri stranieri è maggiore nel 2011 rispetto al 2006 che passano dal 29,2% nel 2008 al 31,8% nel 2011 del 2,4%; valore, quest’ultimo, che diventa pari a (Fig. 1). In valori assoluti il maggior numero di 2,5% quando si calcola la variazione percentuale imprenditori stranieri assume nel nostro Paese la del 2011 rispetto al 2010; si registra quindi una carica di amministratore nonostante la riduzione continuità nel tasso di crescita di nuove imprese percentuale dal 45,4% del 2008 al 44,6% del 2011. da parte degli stranieri nonostante le diffi coltà del Un peso minore riguarda la categoria dei soci periodo in esame riconducibili alla crisi di origine d’impresa che supera di poco il 6% mentre il seg- economico-fi nanziaria che ha reso sempre più im- mento “altre cariche” pur subendo una riduzione prevedibile le potenzialità di sviluppo del contesto rispetto all’anno 2008 comprende il 17,4% degli nazionale e internazionale. imprenditori di origine straniera. Per gli imprenditori italiani, invece, nell’ultimo Il maggiore dinamismo mostrato in questi ul- quinquennio la riduzione risulta piuttosto marca- timi anni dalle ditte individuali è riconducibile ta raggiungendo quasi il 18% mentre nel 2011 il al crescente inserimento nel mercato del lavoro decremento rispetto all’anno precedente è com- degli imprenditori di provenienza extracomuni- plessivamente lieve (–0,3%). taria (Fig. 2) che contribuiscono alla diffusione Scendendo a un maggiore livello di dettaglio e della microimprenditorialità a livello nazionale suddividendo gli imprenditori stranieri a seconda e, soprattutto, nelle aree tradizionalmente carat- della provenienza dall’Unione Europea o da Pae- terizzate da un più fi tto tessuto industriale di cui

196 AGEI - Geotema, 43-44-45 Fig. 1. Imprenditori stranieri in provincia di Milano per carica lavorativa. Fonte: Elaborazione propria su dati CCIA. * I dati del 2011 si riferiscono al terzo trimestre.

Fig. 2. Imprenditori extracomunitari in provincia di Milano per carica lavorativa. Fonte: Elaborazione propria in base ai dati CCIA. * I dati del 2011 si riferiscono al terzo trimestre. la provincia di Milano rappresenta un caso emble- contrazione sia rispetto al 2010 (–4,7%) sia rispet- matico. to al 2008 (–2,7%). Particolarmente marcato è Mettersi in proprio risulta, per l’immigrato, un l’incremento percentuale dei titolari d’impresa modo per riscattare la propria indipendenza ed nell’ultimo anno pari al 9,8% (la variazione per- autonomia da un lavoro dipendente, molto spesso centuale rispetto al 2008 è pari al 6,6%) seguito pesante e poco retribuito, e uno strumento di in- dall’8,6% degli amministratori e dal 6% dei soci. tegrazione e affermazione della propria individua- Passando, poi, ad esaminare per l’anno 2011 le lità e qualifi cazione professionale diffi cilmente prime cinque nazionalità straniere per carica la- riconosciuta e spendibile operativamente. vorativa si individuano alcuni elementi di rilievo Esaminando soltanto gli imprenditori prove- (Tab. 1). Anzitutto è possibile notare, come già nienti da paesi extracomunitari risulta infatti pre- anticipato, che il ruolo di titolare d’impresa è in valente il ruolo di titolare d’impresa, seguito da prevalenza associato a imprenditori di origine ex- quello di amministratore e, con un certo distacco tracomunitaria mentre quelli provenienti dalla in termini numerici, da socio e, infi ne, dal seg- U.E. svolgono principalmente il ruolo di ammi- mento altre cariche. I tassi di crescita delle diver- nistratore, socio o appartengono alla tipologia se cariche lavorative risultano positivi a eccezione “altre cariche”. In secondo luogo, tra i paesi non della tipologia altre cariche caratterizzata da una appartenenti alla U.E. una posizione dominante

AGEI - Geotema, 43-44-45 197 Tab. 1. Prime cinque nazionalità degli imprenditori stranieri per carica lavorativa, 2011.

Titolari Socio Amministratore Altre cariche Egitto 21,1% Egitto 15,9% Francia 7,3% Francia 4,8% Cina 16,0% Cina 15,1% Egitto 7,2% Germania 3,6% Romania 8,9% Romania 3,8% Germania 5,9% Svizzera 3,0% Marocco 7,5% Svizzera 3,7% Svizzera 4,5% Gran Bretagna 2,7% Albania 5,2% Francia 3,3% Gran Bretagna 4,0% Egitto 2,5% Fonte: Elaborazione propria in base ai dati CCIAA.

Tab. 2. Primi cinque settori di attività degli imprenditori stranieri in provincia di Milano, 2010-11. Primi cinque settori di attività degli imprenditori stranieri 2010 2011 G- Commercio 25,4% 25,8% F- Costruzioni 17,8% 17,9% C- Attività manifatturiere 11,4% 11,2% L- Attività immobiliari 8,4% 8,1% I- Servizi di alloggio e ristorazione 7,2% 7,5% Fonte: Elaborazione propria in base ai dati CCIAA.

è occupata dall’Egitto che oltre a mantenere nel Il primato del commercio, comprendente l’atti- corso degli anni il primato a livello di titolari di vità all’ingrosso e al dettaglio, si può spiegare con ditte individuali con valori percentuali crescenti le peculiarità proprie di questo settore caratteriz- (dal 19,9% del 2006 al 21,1% del 2011) ha rag- zato da basse barriere all’entrata e all’uscita e dalla giunto nel 2011 la prima posizione anche con ri- richiesta di un ridotto profi lo di rischio per l’avvio ferimento al ruolo di socio riuscendo a superare, di un’attività imprenditoriale autonoma. seppure con una piccola differenza percentuale, i Le prime due nazionalità, cinesi e marocchi- cinesi che inizialmente detenevano il primo posto. ni, rimangono le stesse nel passaggio dal 2010 Dal 2006 al 2011 gli egiziani sono inoltre passati al 2011 mentre un cambiamento caratterizza dalla terza alla seconda posizione anche con riferi- le altre tre posizioni con lo scivolamento della mento alla carica di amministratore distaccandosi Germania dal terzo al quinto posto e l’avanza- di poco, in termini percentuali, dal primato dei mento del Bangladesh come terza nazionalità di francesi. Il terzo elemento da rilevare riguarda provenienza degli imprenditori dediti al commer- invece, con riferimento ai paesi di provenienza cio. Altro elemento riguarda l’ingresso in questo europea, la situazione dei francesi che nell’arco settore degli egiziani e la fuoriuscita della Fran- di tempo esaminato sono riusciti a mantenere il cia dal ranking delle prime cinque nazionalità, primato per il ruolo di amministratore e per le al- a conferma di una tendenza che vede l’attività tre cariche lavorative mentre hanno registrato un commerciale sempre più sviluppata da imprendi- leggero incremento percentuale nel ruolo di socio tori di provenienza extracomunitaria con relativo (dal 2,9% al 3,3%). spiazzamento dei tradizionali paesi europei. Dai dati si evidenzia la tendenza verso una specializza- zione produttiva da parte di cinesi e marocchini 4. Principali settori di attività lavorativa degli nonostante la loro incidenza percentuale risulti imprenditori stranieri a livello provinciale complessivamente ridotta, essendo pari a circa l’1,5%. Quest’ultimo valo- Entrando nello specifi co dei settori lavorativi, re indica una parcellizzazione del commercio da nel corso del biennio 2010-2011 i primi cinque parte di numerose nazionalità straniere nessuna settori nell’ambito dei quali gli stranieri hanno av- delle quali detiene ad oggi una quota di mercato viato attività imprenditoriali sono rispettivamente: rilevante. commercio, costruzioni, attività manifatturiere, Il peso percentuale degli imprenditori stranieri immobiliari e attività legate ai servizi di alloggio e nell’economia della provincia di Milano aumenta ristorazione (Tab. 2). nel settore delle costruzioni nell’ambito del quale

198 AGEI - Geotema, 43-44-45 la prima nazionalità (Egitto) con un numero di che si avvicina al 20% del totale. Si tratta di settori imprenditori pari a 3741 raggiunge nel 2011 un nei quali la pregressa esperienza come lavoratore valore di quasi il 6%. Le popolazioni straniere dipendente consente, a seguito dell’esperienza prevalentemente dedite all’attività di costruzioni maturata e del sistema di conoscenze e relaziona- sono rispettivamente egiziani, rumeni e albanesi le instauratosi negli anni, di passare all’avvio di con valori percentuali compresi tra il 6% e il 2% un’attività autonoma. Rivestono una certa impor- mentre, via via che si scende nel ranking, gli altri tanza, seppur con valori percentuali inferiori che paesi contribuiscono con valori inferiori all’1%. oscillano intorno al 10%, anche i settori relativi ai A differenza del commercio in questo settore vi è servizi di alloggio e ristorazione, alle attività mani- una maggiore concentrazione di paesi specializza- fatturiere e al noleggio, agenzie di viaggio e attivi- ti in quest’attività i quali mantengono, in termini tà di supporto alle imprese. di quote di mercato, un certo distacco nei con- In conclusione, il peso della componente stra- fronti delle altre nazionalità straniere. niera nel mercato del lavoro nazionale è cresciu- Per quanto riguarda il settore manifatturiero, to nel corso degli ultimi anni nonostante la crisi una posizione dominante tra gli stranieri è oc- economico-fi nanziaria, che in maniera circolare cupata dai cinesi che costituiscono il principale si è diffusa a livello mondiale generando effetti paese dedito a quest’attività anche se complessi- negativi sui circuiti occupazionali sia per i lavora- vamente il contributo di questa nazionalità risulta tori italiani sia per quelli provenienti da altri pa- limitato in termini percentuali trattandosi di un esi. Per quanto riguarda gli stranieri, le maggiori settore polverizzato e in cui la presenza italiana ripercussioni legate all’incertezza e all’instabilità permane ancora elevata. della situazione internazionale hanno interessato Le attività immobiliari rimangono invece un soprattutto la tipologia di lavoratore dipendente settore di competenza dei paesi stranieri ad alto mentre migliori performances si sono registrate sviluppo, di provenienza europea ed extraeuro- con riferimento al lavoro autonomo, soprattutto pea, in linea con i tradizionali fl ussi commercia- per gli imprenditori di origine extracomunitaria li e nodi relazionali che caratterizzano i rapporti tra i quali un ruolo preminente svolgono nella socio-economici tra i paesi interessati. Si tratta an- provincia di Milano gli egiziani e i cinesi, che han- che in questo caso di un settore ad elevata fram- no rafforzato la loro presenza e la relativa quota di mentazione nell’ambito del quale il primato vie- mercato trasformandosi in potenziali competitor ne detenuto dalla Francia che con 355 imprese si per gli imprenditori italiani. avvicina a una quota di mercato del 6%, seguita dalla Svizzera con il 4,5%. Nessun cambiamento si registra a livello di nazionalità, che rimangono 5. Conclusioni sempre le stesse nel corso degli ultimi due anni con un avanzamento della Germania dalla quarta Il fenomeno migratorio, essendo ormai strut- alla terza posizione e il relativo scivolamento della turale, ha innescato processi di trasformazione Gran Bretagna. Anche con riferimento al numero territoriale nei bacini di destinazione dei fl ussi di imprese si evidenzia una situazione di stabilità, riguardanti anche il mercato del lavoro. La cosid- con piccoli aumenti per la Francia e una lieve ri- detta “settentrionalizzazione” degli stranieri, fun- duzione per la Gran Bretagna. zionale alla maggiore dinamicità del suo mercato, Nell’erogazione dei servizi di alloggio e risto- ha infl uenzato in modo particolare la provincia di razione si rileva una concentrazione del settore Milano, in qualità di nodo della rete globale (Ca- tra cinesi, che occupano il primo posto tra i pa- sti, 2010). In quest’area l’imprenditorialità degli esi stranieri con il 38% (pari a 2123 imprese), e stranieri, pur essendo ancora ridotta in valori as- gli egiziani che raggiungono nel 2011 con 1300 soluti rispetto a quella dei connazionali, sta via via imprenditori la quota del 23%. Seguono, poi, le acquisendo una sua fi sionomia mediante l’identi- altre nazionalità con un peso inferiore al 5%, che fi cazione settoriale e la specializzazione produttiva si ripartiscono in maniera polverizzata la restante da parte delle principali nazionalità straniere pre- parte del mercato appartenente ai paesi stranieri. senti a livello provinciale. In questo percorso un Se si esaminano soltanto le imprese avviate da evento importante, come ribadito durante l’ulti- persone di origine immigrata extraeuropea il ran- mo Congresso geografi co, sarà per Milano l’Expo king in merito ai primi settori di attività rimane del 2015, occasione per confrontarsi sui progetti uguale a quello comprendente tutti gli imprendi- di miglioramento della qualità della vita che passa- tori stranieri. Infatti, in questo caso il commercio no anche attraverso politiche di integrazione mul- copre poco più del 25% seguito dalle costruzioni tietnica e multiculturale.

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200 AGEI - Geotema, 43-44-45 Margherita Azzari

Dal sottoscala, al distretto, al mercato globale. Il ruolo dell’imprenditoria straniera nell’evoluzione del sistema economico della Piana di Firenze e Prato

Summary: T HE ROLE OF FOREIGN ENTREPRENEURSHIP IN THE DEVELOPMENT OF THE ECONOMIC SYSTEM IN THE PLAIN OF FLORENCE AND PRATO The recession affecting the economic system in the Plain of Florence and Prato since 2001, and with greater intensity since 2007, have contributed to the acceleration of the process of selection which has long interested the typical activities of the zone favoring a substantial change in the internal equilibrium in the fashion industry. The textile sector, represented mainly by local companies, has continued to decrease, while the number of fi rms, mainly run by the Chinese community, has continued to increase, even though at a slower rate. These fi rms specialize in “ready-to-wear” clothing and are organized in an out- and- out parallel district and supported by a global supply chain. The measures to be adopted to create better economic integration and social inclusion of the large, but reserved, Chinese community, must focus on social ethics and legality in order to create a sustainable model of social integration into the local community.

Keywords: Foreign Entrepreneurship, Fashion District, Prato, Firenze, Tuscany.

1. Premessa rilevanti nelle dinamiche di riorganizzazione im- prenditoriale. In Toscana l’imprenditorialità straniera ha sem- Gli indicatori economici riferiti al 2010 eviden- pre avuto un’incidenza maggiore rispetto alla re- ziano come anche per il sistema economico della altà nazionale da porre in relazione con le carat- Piana di Firenze e di Prato, dopo alcuni anni di teristiche del sistema produttivo toscano che vede profonda crisi, si registri una crescita imputabile prevalere la piccola e media impresa, oltre che per alla dinamica della domanda estera di beni pro- la presenza signifi cativamente rilevante di alcune venienti quasi esclusivamente dal settore manifat- comunità straniere, come quella cinese o maroc- turiero3. china, che mostrano spiccata propensione all’av- La recessione ha tuttavia contribuito ad accele- vio di attività autonome. Ad esercitare attrazione rare il processo di selezione che da tempo investe e a indirizzare le scelte localizzative e imprendi- le attività tipiche del distretto favorendo, in parte, toriali sono essenzialmente due fattori: il ruolo una sostanziale modifi ca degli equilibri interni al rilevante delle reti etniche, unito alla singolare sistema moda: il settore tessile, rappresentato da concentrazione di alcune comunità in determina- imprese locali, ha continuato a comprimersi an- ti contesti, che contribuiscono ad orientare i fl ussi che nel corso del 2010, mentre è proseguita, sep- in arrivo rendendo meno complesso lo stabilirsi in pur con minor intensità, la crescita del numero di un luogo e l’avvio di nuove attività e la distrettua- imprese attive nelle confezioni, prevalentemente lizzazione 1 delle attività industriali che offre occa- straniere. sioni di inserimento imprenditoriale nell’indotto È in questo contesto che si colloca l’analisi delle e in nodi della fi liera meno esigenti in termini di dinamiche imprenditoriali straniere per valutare impiego di capitale in uno specifi co territorio. se esista un rapporto di causa effetto tra tali di- namiche e i processi di selezione e riorganizzazio- ne del tessuto imprenditoriale imposto dalla crisi 2. Lo scenario economico economica in atto e dalle diffi coltà specifi che del settore tessile pratese. I tempi, i luoghi e i modi della crisi econo- mica mondiale in atto sono noti 2. Gli effetti di tale crisi hanno riguardato tutti i settori produtti- 3. Il quadro storico vi e, in particolare, quello manifatturiero, già in sofferenza dal 2001, e hanno avuto conseguenze Il modello produttivo distrettuale che caratte-

AGEI - Geotema, 43-44-45 201 rizza la Piana di Firenze e Prato affonda le proprie gli immigrati dall’Africa settentrionale, dall’Euro- radici nelle competenze produttive artigianali se- pa dell’Est, dal Pakistan, per citare i gruppi mag- dimentate nei secoli all’interno di un particolare gioritari, hanno trovato impiego prevalentemente ambiente economico, sociale e culturale. Tale pro- con profi lo dipendente nei settori classici (mani- cesso non è stato lineare, bensì caratterizzato da fatturiero, edilizia, servizi alla persona) come ac- continui adattamenti al mutare delle condizioni cadeva nel resto del paese, l’immigrazione cinese esterne. ha assunto, da subito, caratteri particolari per la In particolare, il take off industriale che fece prevalente scelta imprenditoriale e per l’entità dei di Prato la capitale del tessile in Italia si colloca fl ussi che sono andati crescendo con l’acuirsi delle alla fi ne dell’ottocento ed è conseguenza della diffi coltà dell’economia tessile pratese. meccanizzazione, del risparmio ottenuto grazie al Nel 2001, infatti, dopo un periodo di ripresa riciclaggio degli abiti usati e dei ritagli di confe- legato ad alcune signifi cative conversioni avvenu- zione, i cosiddetti “stracci”, per la produzione di te negli anni novanta nel settore tessile-abbiglia- lane meccaniche in sostituzione di quelle cardate mento (crescente peso assunto dalle funzioni ter- e della intensifi cazione capitalistica dei processi ziarie e, in particolare, dal settore dei servizi alle produttivi. La struttura produttiva venne orga- imprese, insieme alla differenziazione dell’offerta nizzandosi in grandi imprese verticali con produ- e al riposizionamento verso produzioni a maggior zioni standardizzate per l’esportazione e piccole valore aggiunto) la crisi colpisce nuovamente e pe- imprese con produzioni più orientata ai mercati santemente il distretto per ragioni congiunturali dell’abbigliamento. La crisi delle prime condusse, che si sono saldate, accelerandoli, ai mutamen- nel secondo dopoguerra, all’affermazione di un ti strutturali che stanno riplasmando il sistema sistema fondato su piccole e medie imprese e sulla moda a livello globale. divisione del lavoro: l’impresa terzista che si occu- pa esclusivamente della produzione e l’impresa fi nale che cura progettazione e commercializza- 4. L’imprenditorialità straniera nella Piana di zione del prodotto. Negli anni del boom econo- Firenze e Prato (1999-2008) mico il distretto tessile si trasformò gradualmente in distretto della moda, da product oriented a market La distribuzione delle imprese straniere sul ter- oriented ampliando e diversifi cando la produzio- ritorio regionale è estremamente disomogenea e ne e le tecnologie coinvolte. La crescita dell’eco- deve essere valutata anche in rapporto alla ine- nomia locale, già a partire dagli anni cinquanta, guale distribuzione degli stranieri residenti. Tale produsse una domanda di lavoro tale da attivare correlazione non è diretta, poiché l’elevata per- un rilevante fl usso in ingresso dalle campagne e centuale di stranieri residenti è indice anche di un dai centri minori della Toscana che rese Prato “il miglior mercato del lavoro e maggiori opportuni- maggior centro italiano non capoluogo di provin- tà di lavoro dipendente. cia” con “popolazione e importanza economica Nelle province di Firenze e Prato risiede quasi la molto maggiore di altri capoluoghi della Toscana” metà degli stranieri residenti in Toscana (47,3%) (Barbieri, 1957). Negli anni settanta l’immigrazio- e solo un terzo della popolazione regionale. Prato ne dal meridione sostituì gradualmente quella a in particolare, con il 6,7% della popolazione re- medio raggio. gionale, ospita il 12,5% degli stranieri residenti. A metà degli anni ottanta una brusca contra- L’area metropolitana Firenze-Prato viene così a zione del mercato determinò una prima pesante costituire il più importante bacino di manodopera crisi del settore e condusse alla perdita del 28% straniera, ma è anche sede privilegiata di progetti degli addetti e del 37% delle aziende (Unione In- imprenditoriali da parte delle comunità straniere dustriale Pratese, 2011). Parallelamente, invece di residenti in particolare nei settori del commercio, subire una contrazione, si intensifi carono i fl ussi dei servizi, delle costruzioni e del manifatturiero migratori provenienti dall’estero, associati al pro- che, nella Piana, è rappresentato essenzialmente gressivo liberarsi di posti di lavoro nelle qualifi che dall’industria tessile e dalla produzione pronto più basse non più coperte da lavoratori locali. moda e articoli in pelle e vede la netta prevalenza Un’immigrazione che ha coinvolto varie comuni- della comunità cinese. tà straniere ma che, a partire dagli anni novanta, Per quanto riguarda la Provincia di Firenze nel ha visto l’assoluta predominanza di quella cinese. suo complesso, già alla fi ne degli anni novanta si Questa grazie ad una rete etnica ben strutturata registrava la presenza signifi cativa di imprese stra- ed effi ciente, ha avviato, selezionato e coordinato niere soprattutto a conduzione cinese (1.182 im- i fl ussi verso le nuove aziende cinesi. Se, infatti, prese su un totale di 2.636 unità) e, nonostante

202 AGEI - Geotema, 43-44-45 Fig. 1. Localizzazione delle imprese individuali a conduzione straniera nelle province di Firenze, Prato e Pistoia, anni 1999 e 2009. Fonte: Elaborazione su dati InfoCamere, Registro Imprese. Si apprezza la concentrazione nella Piana e, in particolare, nell’area industriale tra Firenze e Prato (Osmannoro, Macrolotto, Tavola, Maliseti, Narnali, Poggio a Caiano). la forte crescita che dal 2003 è dovuta soprattutto Analizzando la composizione per gruppi etnici al fi orire di ditte albanesi e rumene nel settore degli imprenditori stranieri attivi sul territorio se- delle costruzioni, nel 2008, quando si superano stese, si registra una nettissima predominanza del- le 10.000 imprese a guida straniera, i cinesi, con la Cina (78%), che si mantiene su livelli pressoché 2.851 imprese, mantengono ancora il primato, costanti, seguita da Romania (8%), Albania (4%), seguiti dagli imprenditori dell’Europa dell’Est Marocco (2%). (Romania: 1.668 imprese; Albania: 1.440), africa- L’analisi della distribuzione delle imprese stra- ni (Marocco: 765 imprese; Senegal: 296; Tunisia: niere nei diversi settori produttivi mostra una 198) e latino-americani (Brasile: 93 imprese; Perù forte concentrazione nel manifatturiero: gli im- 91; Argentina 81). prenditori cinesi si occupano della “confezione di Tra i comuni della provincia è Sesto Fiorentino articoli di abbigliamento”, “preparazione, tintura quello che ospita il maggior numero di imprese e confezione di pellicce” e della “fabbricazione di straniere (Zamperlin, 2010). Il tessuto connettivo articoli da viaggio, borse, marocchineria, selleria e entro cui vengono a inserirsi è, infatti, estrema- calzature” in un’area ben delimitata del territorio mente favorevole: al 31 dicembre 2008 le imprese comunale, l’Osmannoro, al confi ne con Prato. individuali assommano a oltre la metà del totale e La concentrazione di imprenditori cinesi, che tale percentuale cresce se si considera il solo set- hanno trovato in questa realtà territoriale un con- tore manifatturiero (63%), mentre le percentua- testo favorevole di espansione, maturando un alto li relative all’intera provincia sono decisamente grado di specializzazione settoriale (pronto moda inferiori: 11,6% sono le imprese individuali nel a Prato, lavorazione e produzione di oggetti in pel- manifatturiero, 30% nel commercio e 20,6% nei le a Sesto Fiorentino) e nel commercio, avvicina il servizi. Sempre al 31 dicembre 2008 le imprese in- tessuto imprenditoriale locale a quello della pro- dividuali a titolare straniero rappresentano il 39% vincia di Prato piuttosto che a quello di Firenze. del totale delle imprese individuali sul territorio La specifi cità di Prato è la sovra-rappresentazio- sestese, mentre lo stesso rapporto per l’intera pro- ne della comunità cinese rispetto alle altre provin- vincia è pari al 18,6% e il dato regionale è pari ce toscane e la sua concentrazione, sia come resi- al 14,2%. Questa particolare dimensione impren- denza che come sede di attività imprenditoriale, ditoriale ha consentito l’avviarsi di un graduale nella Piana. processo di sostituzione di imprese italiane: nel Anche a Prato il numero di imprese locali è di- decennio 1999-2008 le imprese straniere sono cre- minuito costantemente dal 1999 al 2008, mentre sciute (+106%) a fronte di un sensibile decremen- le imprese a conduzione straniera, nel manifat- to di quelle italiane (–18%). turiero, nelle costruzioni, nel commercio, sono

AGEI - Geotema, 43-44-45 203 Fig. 2. Distribuzione delle imprese individuali a conduzione straniera nella provincia di Firenze, Prato e Pistoia, anni 1999 e 2009. Fonte: Elaborazione su dati InfoCamere, Registro Imprese. quintuplicate (nel 1999 le ditte individuali erano di imprese committenti. Ancora oggi il 40% delle 1.249, 5.124 nel 2008) e proprio nel settore cardi- ditte individuali straniere lavora per una sola im- ne del distretto, quello del tessile-moda, è avvenu- presa, il 22% per due imprese. ta un’involuzione dell’imprenditoria locale e una La specializzazione è massima: una impresa può crescita notevole di quella straniera: nel 1999 le svolgere, ad esempio, solo l’attività di cucitura, sti- imprese straniere erano meno di un terzo rispetto ratura o bottonatura. alle ditte pratesi, nel 2003 il divario arriva quasi ad A spiegare l’inserimento quasi esclusivo nel annullarsi (1.734 imprese locali e 1.235 straniere), settore del pronto moda sono, in primo luogo, nel 2007 le imprese straniere erano 2.477 e al 31 l’entità del capitale di avvio richiesto, assai più dicembre 2008 ben 2.753. contenuto per il settore delle confezioni rispetto a quello del tessile, e la presenza di varchi di mer- cato ancora non presidiati e in espansione. A ciò 5. Il distretto parallelo: l’imprenditoria cinese a si aggiunge la possibilità di avviare un’attività con Prato strutture esili e dalla vita spesso brevissima, capaci però di adattarsi meglio alle mutevoli condizioni L’imprenditorialità cinese ha dimostrato una del mercato. singolare capacità di penetrazione nel tessuto eco- Il principale fattore competitivo è rappresen- nomico pratese grazie a strategie attente al merca- tato dal prezzo basso della produzione che attira to e commercialmente aggressive. acquirenti dall’Italia e dall’estero. È suffi ciente Questo processo ha creato un tessuto di picco- passare tra i capannoni dell’Osmannoro, del Ma- le e piccolissime imprese attive nel settore della crolotto, di Iolo e Narnali nel periodo del rias- maglieria e della confezione pronto moda, della sortimento del pronto moda di primo prezzo per tintoria e dei trattamenti in capo, della produzio- incrociare furgoni, molti con targa straniera, che ne di accessori con una vita media estremamente acquistano camicie e magliette a 4, abiti a 7, jeans ridotta e che occupa essenzialmente connazionali, a 8, giacche a 10 euro (Calandi et al., 2010). provenienti dalla provincia di Zhejiang4. A fi anco di queste aziende si sono sviluppate Le prime imprese a conduzione cinese si erano attività di servizio alle imprese (trasporti, consu- inserite all’interno del mercato della subfornitu- lenza, informatica) e alla persona (attività com- ra nel pronto moda per un numero limitatissimo merciali, centri di formazione) gestite da cinesi e

204 AGEI - Geotema, 43-44-45 a) b)

Fig. 3. a) Incidenza delle imprese cinesi sul territorio del comune di Prato (percentuale ditte individuali cinesi su totale ditte individuali per sezione di censimento ISTAT 2001). b) Incidenza delle imprese cinesi attive nel settore tessile-moda nel comune di Prato (percentuale ditte individuali cinesi settore ATECO 2002 DB su totale ditte individuali con titolare nato in Cina per sezione di censimento ISTAT 2001). Fonte: InfoCamere, Registro Imprese (31/12/2008). rivolte alla comunità cinese. La concentrazione in Il confronto tra i dati camerali del 2008 e del spazi fi sici ben precisi, primi tra tutti il Macrolot- 2010 evidenzia come la tendenza si sia, in questi to pratese e l’Osmannoro fi orentino, ha favorito ultimi anni, consolidata. Tutti i comuni della Pia- l’autoreferenzialità e l’autosuffi cienza della comu- na hanno visto crescere il numero degli imprendi- nità cinese e la costituzione di un vero e proprio tori stranieri nei settori consueti: manifatturiero, distretto parallelo. costruzioni e commercio. Mentre il settore tessile accusa una profonda L’esame dei dati al 31 dicembre 2011, inoltre, crisi (dal 2000 al 2007 ha perso 1.400 milioni di consente di apprezzare il maggiore dinamismo euro di fatturato, 1000 dei quali in esportazio- delle imprese straniere per le quali le iscrizioni ni, hanno chiuso oltre 2.000 aziende e sono stati superano nettamente le cessazioni, mentre, per bruciati 10.000 posti di lavoro), quello delle con- quanto riguarda le imprese italiane i due valori fezioni tiene sostenuto da una fi liera globale che sono molto simili. importa tessuti grezzi dalla Cina che vengono tinti Le comunità più rappresentate sono sempre e rifi niti a Prato da aziende cinesi che hanno or- quella cinese con 6071 imprese, delle quali 4718 mai sostituito quelle locali (oltre 200 tra tintorie, nel manifatturiero e 1056 nel commercio all’in- stamperie, stirerie e maglierie), trasformati in capi grosso e al dettaglio, seguita da quelle rumena d’abbigliamento “made in Italy” low cost da qua- (1740 imprese, 1505 nel settore delle costruzioni) si 2500 ditte di confezioni sempre cinesi e quindi e albanese (1228 imprese, 1088 nel settore delle commercializzate all’ingrosso e al dettaglio grazie costruzioni). ad un circuito etnico ben consolidato. Le imprese italiane sono, al contrario, distribu-

AGEI - Geotema, 43-44-45 205 Tab. 1. Imprese straniere per settore di attività (2008-2010).

2008 2010 2010- Manifat- Com- Manifat- Com- 2008 Comune tura Edilizia mercio Altro Totale tura Edilizia mercio Altro Totale Calenzano 25 47 7 9 88 32 44 12 16 104 18,2 Campi 231 246 98 42 617 240 251 113 51 655 6,2 Bisenzio Carmignano 158 37 29 7 231 209 43 37 9 298 29 Firenze 584 1571 1345 643 4143 595 1831 1489 734 4649 12,2 Poggio 63 41 14 9 127 78 42 17 10 147 15,7 a Caiano Prato 2465 800 717 276 4258 2945 885 972 358 5160 21,2 Scandicci 57 182 41 33 313 64 201 52 47 364 16,3 Sesto 612 140 240 46 1038 598 183 272 47 1100 6 Fiorentino Signa 101 130 26 22 279 120 167 23 26 336 20,4 TOTALE 4296 3194 2517 1087 11094 4881 3647 2987 1298 12813 15,5 Fonte: Elaborazione da InfoCamere, Registro Imprese.

Tab. 2. Imprese italiane e straniere attive, iscrizioni e cessazioni non d’uffi cio (2011).

2011 Imprese non straniere Imprese straniere Totale Imprese Cessa- Cessa- Cessa- Comune Attive Iscrizioni Attive Iscrizioni Attive Iscrizioni zioni zioni zioni Calenzano 1789 106 92 143 29 15 1932 135 107 Campi Bisenzio 2877 198 191 763 147 95 3640 345 286 Carmignano 1086 73 63 317 60 55 1403 133 118 Firenze 31834 2183 2015 5768 880 398 37602 3063 2413 Poggio a Caiano 812 66 56 178 33 19 990 99 75 Prato 16730 1266 1175 6017 1373 1016 22747 2639 2191 Scandicci 3778 218 222 433 85 41 4211 303 263 Sesto Fiorentino 3130 208 187 1195 140 103 4325 348 290 Signa 1465 104 90 387 63 34 1852 167 124 TOTALE 63501 4422 4091 15201 2810 1776 78702 7232 5867 Fonte: Elaborazione da InfoCamere, Registro Imprese. ite in tutti i settori con una netta prevalenza nel bigliamento di Prato, è iscritto, unico cinese in Ita- terziario. lia, all’Unione industriale dal 2004 e Wang Liping, Gli osservatori economici (Unione Industriali proprietario di un’azienda di fi lati, da quest’anno, Pratese, Nomisma, IRPET) rilevano nella integra- è vicepresidente della CNA (Confederazione Na- zione verticale e nella scarsa permeabilità del di- zionale dell’Artigianato e della piccola e media stretto parallelo – che pure hanno rappresentato i impresa) di Prato, purtuttavia il cammino verso punti di forza della penetrazione cinese nel siste- una reale integrazione economica è ancora lungo. ma produttivo e nel mercato locale – le principali criticità da affrontare e superare per giungere alla creazione di un sistema locale nuovo, equilibrato, 6. Conclusioni economicamente sostenibile e durevole5. Se è vero che Xu Qiu Lin, proprietario di una azienda d’ab- La globalizzazione e la crisi economica hanno

206 AGEI - Geotema, 43-44-45 Foto 1. Fabbriche cinesi nella zona produttiva di Osman- Foto 2. L’interno di una manifattura di abbigliamento ci- noro (Sesto Fiorentino). I capannoni hanno saturato la nese (Macrolotto, Prato). Molti capannoni ospitano più at- campagna tra Firenze e Prato creando un paesaggio indu- tività e non di rado fungono da residenza per gli operai che striale multietnico. vi lavorano a ciclo continuo. Nelle corti il bucato asciuga sugli stendini e furgoncini distribuiscono fast food cinese.

Foto 3. La sede dell’Associazione imprenditori cinesi (Se- Foto 4. Un bambino cinese scende dallo scuolabus (Sesto sto Fiorentino, Osmannoro). L’unica impresa cinese iscrit- Fiorentino, Osmannoro). Le misure fi nalizzate a incre- ta a Confi ndustria, la Giupel (abbigliamento in pelle), ha mentare l’inclusione sociale e culturale sono state effi caci e sede a Prato. stanno producendo risultati signifi cativi soprattutto per le seconde generazioni, ma molto resta ancora da fare.

Foto 5. La Chinatown pratese. La comunità cinese ha Foto 6. In attesa di regolarizzazione. Il ruolo delle reti et- creato una vera e propria città nella città in grado di offri- niche è fondamentale per superare le diffi coltà burocrati- re ogni tipo di servizio pubblicizzato con insegne a ideo- che aggravate dalla incapacità di capire la lingua italiana. grammi. La comunità cinese organizza corsi di lingua per bambini e adulti. imposto la riorganizzazione del sistema economi- lenza cinese che, inizialmente, si è inserita nella co della Piana di Firenze e Prato. In particolare le fi liera nel settore del pronto moda, per rafforzare diffi coltà del settore tessile hanno offerto varchi poi la propria penetrazione fi no a creare un vero importanti all’imprenditoria straniera, in preva- e proprio distretto parallelo e autosuffi ciente.

AGEI - Geotema, 43-44-45 207 Dall’altra ha imposto una drastica selezione del- Camera di Commercio di Prato, L’economia pratese nel 2010 e le le imprese locali e l’adozione di misure in grado prospettive per il 2011, Prato, 2011. Cappellini E., L’immigrazione in Toscana: il saldo fi scale degli italia- di sostenere il riposizionamento dei prodotti del ni e degli stranieri, Firenze, IRPET, 2009. distretto, enfatizzandone l’identità sul mercato Caritas/Migrantes, Immigrazione. Dossier Statistico 2009, Roma, (integrazione delle fi liere, robusti investimenti Nuova Anterem, 2011. nella ricerca) nel tentativo di uscire dalla spirale Cavalieri A. (a cura di), Toscana e Toscane. Percorsi locali e iden- tità regionale nello sviluppo economico, Milano, FrancoAngeli, della competitività di prezzo, puntando sulla qua- 1999. lità della produzione. 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Per quanto e mobilità geografi ca», in Memorie della Società geografi ca ita- riguarda l’Italia gli indicatori confermano la presenza di una liana, Roma, SGI, LXVII, 2002. debole ripresa (PIL +1,2% nel 2010, dati ISTAT, marzo 2011), Calandi S., Cialdini F., Menaldi S., «Autoreferenzialità e auto- ma gli investimenti produttivi sono praticamente fermi e le suffi cienza: l’imprenditoria cinese a Prato», in Azzari M. (a condizioni del mercato del lavoro diffi cili. Anche in Toscana, cura di), Atlante dell’imprenditoria straniera in Toscana, Pisa, dopo gli incrementi medi dell’1,2% nel 2010 e dell’1% nel Pacini, 2010, pp. 169-180. 2011, la crescita si è fermata allo 0,5% fra aprile e giugno 2012 Camera di Commercio di Firenze, Unioncamere Toscana, (dati Infocamere), leggermente al di sopra della media nazio- Prefettura di Firenze, L’imprenditoria straniera. L’entrepreneu- nale (+0,4%), con i valori migliori proprio a Prato (+0,9%) e riat étranger. Foreign entrepreneurship, Firenze, Litografi a I.P., Firenze (+0,7%). 2009. Signifi cativa è la crescita delle imprese straniere (+4,8%), che

208 AGEI - Geotema, 43-44-45 portano la loro incidenza all’11,2% del totale imprese grazie ne della Chinatown parigina ed è attiva negli stessi settori. ad incrementi sostenuti per tutte le tipologie giuridiche. 5 Il problema della manodopera in nero, impiegata senza re- 4 Nel 1999 le ditte individuali cinesi iscritte al Registro gole e senza garanzie è ancora quello principale: secondo le Imprese erano 952, numero di per sé importante se para- stime della Questura gli immigrati irregolari sono un picco- gonato alle altre etnie presenti sul territorio provinciale, lo esercito, oltre 5000, poco meno di 1/3 di quelli regolari. 1.502 nel 2003 e 2.507 nel 2005. Alla rapida crescita delle I dati relativi alle chiusure per inadempienze fi scali e igieni- ditte cinesi (3.040 nel 2007 e 3.435 nel 2008) ha corrispo- co-sanitarie, o per violazioni al contratto di lavoro (oltre 200 sto un’altrettanta rapida diminuzione delle imprese autoc- all’anno dal 2009 ad oggi solo nella zona dell’Osmannoro) e ai tone (11.175 nel 2005, 10.942 nel 2007, 10.798 nel 2008). sequestri di merci contraffatte evidenziano le criticità di questo La comunità cinese di Prato proviene dalla stessa regio- distretto parallelo.

AGEI - Geotema, 43-44-45 209 Paola Zamperlin

Imprenditoria femminile in Toscana

Summary: FOREIGN FEMALE ENTREPRENEURS IN TUSCANY The aim of this article is to highlight the characteristics of foreign female entrepreneurship in Tuscany from 1999 to 2010, a period in which regional enterprises became more multiethnic. This study is part of a wider project which has led to the map- ping of the fi rms managed by foreigners in Tuscany, (Atlas of foreign entrepreneurship in Tuscany) by transforming entrepreneurship data into a measurable and georeferencing phenomenon linked to fi xed points recognizable on the territory, allowing settlement and evolutionary dynamics to be visible on maps.

Keywords: Foreign Female Entrepreneurship, GIS.

1. Inquadramento della ricerca toriale straniero, il più possibile rispondente alla situazione di fatto, trattandosi di un aspetto par- Questo breve excursus, focalizzato su un aspet- ticolare del più complesso fenomeno migratorio to particolare dell’imprenditoria straniera in To- nel suo insieme, si è scelto di utilizzare un insie- scana, e cioè quello a conduzione femminile, si me articolato di dati, messi a disposizione da fonti inserisce nel quadro di una ricerca più ampia che istituzionali e non solo, non sempre tra loro con- ha portato alla mappatura di tutte le imprese indi- cordanti, perché frutto di metodologie di rilievo viduali gestite da stranieri in Toscana, muovendo difformi e spia allo stesso tempo della diffi coltà dal presupposto che l’imprenditorialità possa esse- intrinseca nel rilevare in maniera univoca e chiara re considerata come un fenomeno misurabile an- un fenomeno intriso di realtà sommerse e sfug- che attraverso un processo di georeferenziazione genti alle rilevazioni. dei dati e pertanto ancorabile a punti riconoscibili Nel nostro particolare caso di studio, dopo ac- sul territorio, tali da mostrare attraverso mappe curata analisi delle banche dati esistenti, prese in derivate quali siano state le dinamiche insediative esame per tipologia e per mole di dato disponi- ed evolutive del fenomeno stesso1. bile, si è deciso di considerare le sole ditte indivi- Si assume, infatti che l’imprenditorialità possa duali (DI), laddove risulta univoca l’associazione costituire un indicatore importante per compren- tra impresa e titolare nato all’estero. Non sono dere i processi di territorializzazione della popo- quindi state prese in considerazione, se non per lazione immigrata, la quale, nel momento in cui confronto in termini assoluti, tutte le forme di decide di dare vita a un’attività imprenditoriale, società di capitale e di società di persone, per le nella maggior parte dei casi, manifesta l’intenzio- quali è troppo pesante il margine di incertezza ne di instaurare un legame durevole con il territo- nel ricavare il dato relativo alle cariche tenute da rio ospitante. stranieri. Fonte principale per questa parte dello Il periodo preso in esame comprende poco più studio è venuta dalla banca dati Stockview (per il di un decennio, dal 1999 al 2010 nel quale appa- dato relativo alle persone con carica in impresa) re manifesto che le imprese nella regione hanno e dal Registro delle Imprese (da cui sono state assunto connotazioni sempre più multietniche. estratte e georeferenziate, con un procedimento Dopo una lettura attenta e approfondita, è possi- di geocodifi ca indiretta a partire dagli indirizzi bile affermare che il fenomeno analizzato in To- presenti nel database, le sole Ditte individuali at- scana non si discosta da quanto accade in generale tive), entrambi forniti da InfoCamere. È dovero- in altre realtà italiane ed europee, seppur con spe- so dire che per la Toscana ben oltre i due terzi cifi cità proprie legate alle caratteristiche del siste- dell’imprenditoria straniera trova forma giuridica ma economico toscano e all’azione di reti etniche in quella della ditta individuale, e pertanto que- fortemente localizzate. ste stesse sono suffi cientemente rappresentative Per una valutazione del fenomeno imprendi- della situazione e delle tendenze in atto a livello

210 AGEI - Geotema, 43-44-45 generale (Ambrosini, 2008; Pacini et al., 2010). nale, che altrettanto si evidenzia nell’esame della L’analisi della realtà imprenditoriale è stata classe di imprenditori maschili. Si passa, infatti, da contestualizzata sulla base dei dati demografi ci un numero piuttosto esiguo di imprenditrici stra- uffi ciali della popolazione straniera residente, dif- niere nel 1999 (2378 DI) a un valore di 6948 nel fusi annualmente da Istat e dal Sistema statistico 2009 con un tasso di variazione superiore al 190%. regionale della Toscana, derivanti dalle anagrafi Se analizziamo lo stesso andamento per quanto ri- comunali, e ulteriormente confrontata con le rile- guarda la classe corrispondente di imprese a con- vazioni e gli studi condotti da organi istituzionali duzione italiana si nota, per converso, una fl essio- come le Prefetture e con le stime non uffi ciali ela- ne negativa che porta le circa 57000 imprese del borate da Caritas e pubblicate attraverso rapporti 1999 a poco meno di 50000 nel 2009, con un tasso annuali sull’immigrazione. di variazione negativo di circa 12 punti percentuali. La mole di dati gestiti è stata senza dubbio one- A una prima lettura l’aumento delle imprendi- rosa, poiché si tratta, infatti, di centinaia di miglia- trici straniere, come degli imprenditori stranieri, ia di record di dati “grezzi” che necessitano di es- rispetto al rapporto relativo all’intero ammontare sere opportunamente rielaborati e interrogati per delle imprese individuali porta a inferire una mag- farne emergere il portato signifi cativo. In questo giore vivacità imprenditoriale straniera. Tuttavia, senso, ciascuno dei fi loni d’indagine vuole costitu- si tratta di un dato ambiguo, poiché se da un lato ire una sorta di “carotaggio”, ovvero uno spaccato è vero che in generale la popolazione straniera entro questo enorme serbatoio di dati, struttura- dimostra un atteggiamento più coraggioso, e per ti in stratifi cazioni di serie annuali, teso a farne certi aspetti ingenuo, nel “fare impresa” e nel met- emergere una lettura signifi cativa, seppur parziale tersi in gioco in realtà socio-economiche diverse e angolata, ma tale da poter essere combinata con da quelle del paese d’origine, dall’altro lato va det- campionamenti omogenei. to che un alto numero di imprese individuali può In particolare, qui si intendono presentare i essere spiegato come risposta a un mercato del la- tratti connotativi delle imprese femminili a con- voro non molto forte e incapace di creare occasio- duzione straniera in relazione alle corrispondenti ni suffi cientemente stabili di lavoro dipendente. imprese italiane, individuando quali siano i settori Le ragioni che possono, infatti, spingere uno di maggiore penetrazione e le eventuali specifi cità straniero a una scelta di lavoro autonomo sono in- nei riguardi delle imprese straniere a conduzione dividuate in letteratura (Ambrosini, 2005), sia per maschile. Le analisi sono condotte alla scala regio- quanto riguarda l’offerta sia la domanda di lavoro, nale e provinciale. come conseguenza di ragioni di natura culturale, in virtù delle quali gli stranieri sarebbero intrinse- camente più propensi al lavoro autonomo, come 2. Analisi dei dati anche sono da ricercarsi nello svantaggio competi- tivo di cui gli stranieri sono spesso portatori e che Secondo i dati forniti dall’ISTAT, al 31 dicem- si manifesta nella diffi coltà di inserimento socia- bre 2009, nella Regione toscana la popolazione le che essi incontrano nella ricerca di un lavoro, straniera incideva per circa il 9% sul totale dei re- per ovvie ragioni connesse alla scarsa padronanza sidenti, con una quasi irrilevante maggioranza di linguistica, al mancato riconoscimento del titolo femmine rispetto ai maschi, con maggiori livelli di di studio e talora a discriminazioni nell’accesso al concentrazione nelle province come Prato, Firen- lavoro dipendente. ze, Arezzo e Siena. Nel 2003 il dato scende a poco Per quanto riguarda la distribuzione territoria- più del 3%. Secondo il report pubblicato dalle le, il grafi co in fi gura 1 aiuta a comprenderne la Prefetture toscane (Ministero dell’Interno, Confe- natura, attraverso un prospetto sinottico delle dit- renza dei Prefetti, 2009), dei 14.267 permessi di te individuali attive a titolare donna, suddivisi per soggiorno emessi per il 2007, il 44,3% è stato rila- anno e provincia. Si può vedere che per tutte le sciato per lavoro, il 42% per famiglia, il 2,07% per province toscane il fenomeno mostra una sostan- studio, e soltanto lo 0,1% per motivi umanitari. ziale crescita in relazione ai valori assoluti. Inoltre Concentrando l’analisi alle sole ditte indivi- si rileva facilmente una crescita sostanzialmente duali, per le ragioni già espresse, l’esame dei dati omogenea per quasi tutte le province, che mostra riguardanti il decennio 1999-2009 mostra in ma- tassi di variazione compresi tra il 114% (Grosseto) niera immediata ed evidente l’aumento di imprese e il 318% (Prato), e con valori assoluti di un certo a conduzione femminile straniera rispetto a una interesse per quanto riguarda le province di Prato sensibile decrescita del numero delle imprenditri- e di Firenze. ci di origine italiana, in linea con un trend regio- Il processo di georeferenziazione del Registro

AGEI - Geotema, 43-44-45 211 Fig. 1. Ditte individuale a titolare straniero donna (1999-2009). Ripartizione provinciale. Fonte: Elaborazione su dati InfoCamere, Registro delle Imprese. delle Imprese ha consentito di elaborare visualiz- evidenza le aree di maggiore concentrazione per zazioni del fenomeno e di condurre ulteriori ana- l'intero territorio regionale (fi g. 3), comparando lisi dei dati disponibili attraverso strumenti GIS. la sistuazione al 1999 con quella del 2009. La geolocalizzazione e la conseguente mappatu- Dalla lettura delle carte si notano subito al- ra delle imprese straniere femminili consente di cune caratteristiche: nel 1999 la maggiore con- mostrare sulla carta la diversa distribuzione di im- centrazione si evidenzia nell’area fi orentina, con prese sulla base di aggregazioni per ambiti ammi- una sostanziale omogeneità per le altre provin- nistrativi comunali (fi g. 2) e di mettere altresì in ce. Il 2009 fotografa una realtà ben diversa, con

Fig. 2. Imprese individuali a titolare donna. Ripartizione comunale. Anni 1999 e 2009. Fonte: Elaborazione su dati InfoCamere, Registro delle Imprese.

212 AGEI - Geotema, 43-44-45 Fig. 3. Distribuzione territoriale delle ditte individuali a titolare donna. Anni 1999 e 2009. Fonte: Elaborazione su dati InfoCamere, Registro delle Imprese.

Fig. 4. Ditte individuale a titolare italiano donna (1999-2009). Ripartizione provinciale. Fonte: Elaborazione su dati InfoCamere, Registro delle Imprese. allargamento dell’area interessata alla provincia zione di imprenditrici italiane sono le stesse in cui di Prato e di Pisa. In altre parole si infi ttisce la tendono a concentrarsi le imprenditrici straniere. distribuzione delle imprese nella zona economi- La differenza tra le classi sta nei valori assoluti e camente trainante che vede protagonista la Piana nelle variazioni percentuali che si registrano nel fi orentina, dove si concentrano attività manifat- corso del decennio 1999-2009, segno che il mag- turiere, e la fascia costiera, in particolare pisano- giore fattore di attrazione rimane la presenza di livornese, dove si sviluppano attività di tipo com- un sostrato economico già forte. Le imprenditrici merciale. La carta a dispersione di punti mostra straniere non mostrano pertanto, come è del resto nel decennio uno stato pressoché inalterato per facile comprendere, di scegliere realtà diffi cili in le aree montane. cui si introduce un alto fattore di rischio. In termini generali possiamo affermare che le Se esaminiamo i dati relativi alle imprenditrici aree maggiormente interessate da alta concentra- italiane (fi g. 4), essi mostrano per tutte le province

AGEI - Geotema, 43-44-45 213 Fig. 5. Confronto tra le ditte individuale a titolare donna italiane e straniere (1999-2009). Province di Firenze e Prato. Fonte: Elaborazione su dati InfoCamere, Registro delle Imprese.

Fig. 6. Ditte individuale a titolare straniero donna (1999-2009). Ripartizione per codice Ateco2002. Fonte: Elaborazione su dati InfoCamere, Registro delle Imprese.

valori assoluti decisamente più rilevanti, ma con- imprenditoriale regionale, e in particolar modo temporaneamente oscillazioni negative comprese evidente nei settori produttivi già di iniziale pe- tra un tasso di variazione 1999-2009 nullo nella netrazione, ovverosia quelli classifi cati secondo la provincia di Grosseto, in una provincia che potre- codifi ca Ateco2002 agricolo (A), attività manifat- mo defi nire economicamente marginale, a un tas- turiere (D), commercio (G), alberghi e ristoranti so negativo di 27 punti per la provincia di Prato, (H), attività immobiliari, informatica, servizi im- laddove l’incremento di imprenditrici straniere è prese (K), altri servizi pubblici, sociali e personali stato maggiore rispetto alle altre province, in una (O). Fa eccezione il settore delle costruzioni (F), realtà economica mossa essenzialmente da settori per il quale l’incremento nel decennio fa pensare produttivi connessi con il manifatturiero, tessile in alla presenza di ditte in cui la titolare fa da presta- particolare, generalmente più consono rispetto ad nome. altri a fi gure femminili. Questo dato fa emergere Il raffronto con le imprese femminili a condu- per conseguenza l’evidente effetto di sostituzione zione italiana (fi g. 7) non fa che evidenziare la che le imprese straniere hanno avuto su quelle ita- componente costante dei settori produttivi in cui liane (fi g. 5). operano le imprenditrici. Sostanzialmente i setto- Il quadro che emerge all’esame dei settori pro- ri del commercio e delle attività manifatturiere, duttivi (fi g. 6), mostra nella serie temporale un co- così come della sanità e dei servizi alla persona stante aumento in termini assoluti, seppur ancora appaiono come quelli più femminilizzati. La pre- poco incidente in relazione all’intero comparto senza di donne imprenditrici nei servizi sociali e

214 AGEI - Geotema, 43-44-45 Fig. 7. Ditte individuale a titolare italiano donna (1999-2009). Ripartizione per codice Ateco2002. Fonte: Elaborazione su dati InfoCamere, Registro delle Imprese.

Fig. 8. Ditte individuale a titolare straniero donna (1999-2009). Ripartizione per continente d’origine. Fonte: Elaborazione su dati InfoCamere, Registro delle Imprese.

alla persona, ancora contenuta in valori assoluti, si esclusivamente cinese, esteuropea, soprattutto si chiarisce in un modello assistenziale italiano di dopo l’ingresso nell’UE della Romania, e africana tipo familistico, nel quale si predilige la misura del (fi g. 8). sussidio alla messa in opera di servizi pubblici di La tabella riporta i primi venti gruppi etnici per sostegno alla persona e alle famiglie, ed entro il numero di imprenditrici presenti in Toscana nel quale si creano ampi margini di inserimento per 1999 comparandoli con le rispettive posizioni del donne immigrate impiegate nel lavoro di cura, 2009. È evidente l’indiscusso primato di impren- molto spesso come dipendenti, ma anche come ditrici cinesi, il cui alto tasso di imprenditorialità lavoratrici autonome. si spiega in ragione sia di una presenza forte nei Le ultime osservazioni riguardano il mosaico et- fl ussi migratori, sia all’elevato coinvolgimento del- nico delle imprenditrici. Nel 1999 erano 98 i Paesi la donna all’interno della comunità cinese in am- rappresentati, che sono passati a 124 nel 2009, con bito sociale e lavorativo. netta prevalenza della componente asiatica, qua- A questo gruppo seguono, nel 1999, impren-

AGEI - Geotema, 43-44-45 215 Tab. 1. Comparazione tra i primi 20 paesi rappresentati da imprenditrici femminili in Toscana nel 1999 e nel 2009.

1999 Paese DI_F 2009 Paese ID_F 1 Cina 574 1 Cina 2669 2 Germania 241 2 Romania 535 3 Svizzera 196 3 Germania 306 4 Francia 189 4 Svizzera 252 5 Gran Bretagna Irlanda del Nord 140 5 Marocco 249 6 Stati Uniti d’America 71 6 Nigeria 216 7 Argentina 67 7 Francia 197 8 Polonia 64 8 Gran Bretagna e Irlanda del Nord 169 9 Brasile 55 9 Albania 154 10 Belgio 49 10 Polonia 146 11 Ex Jugoslavia 46 11 Brasile 132 12 Romania 46 12 Russia=Federazione Russa 97 13 Libia 39 13 Argentina 92 14 Etiopia 34 14 Stati Uniti d’America 92 15 Iran 29 15 Senegal 84 16 Tunisia 26 16 Somalia 83 17 Austria 25 17 Ex Jugoslavia 72 18 Cecoslovacchia 25 18 Belgio 65 19 Svezia 24 19 Ucraina 58 20 Australia 23 20 Dominicana Repubblica 57 Fonte: Elaborazione su dati InfoCamere, Registro delle Imprese. ditrici in prevalenza nate in paesi europei, Ger- numero di straniere imprenditrici, in grazia del mania, Svizzera, Francia ecc., per le quali è lecito loro ruolo di ponte tra la famiglia e la società, può pensare che si tratti di immigrate di ritorno. Il costituire un reale fattore di integrazione e di co- quadro che emerge a poco meno di un decen- struzione di società multiculturale. nio di distanza è radicalmente differente. I dati numerici consentono di dare misura in un certo modo del mutamento che si percepisce nel tes- Bibliografi a suto sociale ed economico regionale. Il nucleo delle imprenditrici provenienti dalla Romania Ambrosini M., Buccarelli F., Ai confi ni della cittadinanza. Processi detiene una quota maggiore, così come quelle migratori e percorsi di integrazione in Toscana, Milano, Franco- provenienti dall’Africa centro-settentrionale e Angeli, 2009. centrale e dall’area balcanica. Ambrosini M., Il lavoro autonomo degli immigrati a Torino: dimen- sioni economiche e valenze sociali, in CCIAA di Torino, L’immi- grazione che intraprende. Nuovi attori economici in provincia di Torino, a cura di FIERI, Torino, Mariagros Industrie grafi - 3. Conclusioni che, 2008, pp. 11-78. Ambrosini M., Immigrati e lavoro indipendente, in Zincone G. (a Le caratteristiche del tessuto economico tosca- cura di), Secondo rapporto sull’integrazione degli immigrati in no, congiunte con le scelte politiche adottate ne- Italia, Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, Bologna, Il Mulino, 2001. gli ultimi anni in materia di immigrazione, hanno Anselin L., GIS, spatial econometrics and social science research, favorito la crescita della componente autonoma “Journal of Geographical Systems” 2 (2000), n. 1, pp. 11-15. dei propri immigrati stranieri. Di fatto, molti sog- Azzari M. (a cura di) Atlante dell’Imprenditoria straniera in Tosca- getti, in un trend costantemente crescente hanno na, Pisa, Pacini, 2010. trovato le condizioni positive per l’avvio di impre- Azzari M., Berti C., Dini F., Zamperlin P., Analisi spaziale appli- sa entro trame produttive tradizionalmente vocate cata alle scienze sociali. Cartografare l’imprenditorialità straniera in Toscana, in Azzari M., Favretto A. (a cura di), Comunicare all’autonomia e costellate da piccole e medie real- l’ambiente, atti del VII Workshop “Beni ambientali e culturali tà imprenditoriali. e GIS”, Bologna, Pàtron, 2009, pp. 41-54. In questo scenario, la presenza di un crescente Badurek A.C., Facilitating sociological inquiry into spatial displa-

216 AGEI - Geotema, 43-44-45 cement with GIS, “Sociation today”, 5 (2007), n. 1, grazione femminile, Milano, Carocci, 2001. (10/09/2012). Samers M., Migrazioni , ed. italiana a cura di Stanganini L., Brusa C. (a cura di), Processi di globalizzazione dell’economia e mobi- Roma, Carocci, 2012. lità geografi ca, Roma, Società Geografi ca Italiana (“Memorie Trevisani M., Licciardello C., Berti C. (a cura di), Il catasto ge- della Società Geografi ca Italiana”, LXVII), 2002. oreferenziato delle aziende della Toscana, Firenze, Arpat, 2008, Calistri E., Riccio V., Imprenditori e lavoratori immigrati nell’indu- (10/09/2012). e programmazione dello sviluppo regionale e locale”, 6), Unioncamere, Appendice statistica al rapporto Unioncamere 1992. 2009, Roma, 2009, (20/01/2010). Cassi L., Meini M., L’immigrazione in carte. Per un’analisi a scala Valzania A., Successo o rifugio? Luci e ombre del lavoro indipendente regionale dell’Italia, “Geotema”, 16 (2003). straniero, in Ambrosini M., Buccarelli F., Ai confi ni della citta- CNEL, Gli immigrati nel mercato del lavoro italiano, Roma, 2008b, dinanza. Processi migratori e percorsi di integrazione in Toscana, (10/09/2012). CNEL, Indici di integrazione degli immigrati in Italia, IV e V Rap- Dati porto, Roma, Rinascimento, 2008a. CNEL, Indici di integrazione degli immigrati in Italia. Il potenziale di InfoCamere, Banca dati Stockview, Persone con carica in impre- inserimento socio-occupazionale dei territori italiani, VI Rappor- sa al 31/12/2008, elaborazioni UnionCamere Toscana. to, Roma, 2009. InfoCamere, Registro delle Imprese, Ditte individuali attive al Donati M. (a cura di), Il “DIMMI”: una banca Dati sull’IMMIgra- 31/12/2009, fornitura a cura di Regione Toscana - Settore zione, Firenze, Regione Toscana-IRPET, 2006. “Infrastrutture e tecnologie per lo sviluppo della ammini- Fano M., Segmentazione dinamica e geocodifi ca, in L’evoluzione della strazione elettronica”. geografi a dalla carta geografi ca al digitale, Roma, MondoGIS, ISTAT, Geo-demo. Demografi a in cifre, 2004, pp. 113-124. Regione Toscana, Toscana in cifre. Sistema statistico regionale, Po- Fondazione Ethnoland, ImmigratImprenditori in Italia. Dinamiche polazione, (10/09/2012). Giovani F., Savino T., Valzania A. (a cura di), La fabbrica dell’in- Unioncamere, Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excel- tegrazione. Immigrati e industria diffusa in Toscana, Firenze, sior, < http://excelsior.unioncamere.net>. Regione Toscana, 2005. Krasna F., Nodari P. (a cura di), L’immigrazione straniera in Italia. Casi, metodi e modelli, “Geotema”, 23 (2004). Note IRPET - Regione Toscana, L’occupazione femminile, Rapporto 2008, Firenze 2009. 1 La presente analisi costituisce un approfondimento di un ISMU, Rapporto sull’immigrazione, Milano, Angeli, 2009. particolare aspetto del fenomeno imprenditoriale straniero, Ministero dell’Interno. Conferenza dei Prefetti della Toscana, che si inserisce in un progetto più ampio, che ha coinvolto il L’immigrazione in Toscana nel 2008, Pistoia, Tipografi ca Pi- Laboratorio di Geografi a applicata dell’Università di Firenze, stoiese, 2009. sotto la responsabilità scientifi ca della Prof.ssa Margherita Az- Ministero dell’Interno, Primo rapporto sugli immigrati in Italia, zari e che ha portato alla pubblicazione dell’Atlante dell’Impren- Roma, 2007 (10/09/2012). la collaborazione di ARPAT, Camera di Commercio di Firenze, Pacini F., Savino T., L’imprenditoria straniera in Toscana, IRPET - Caritas Firenze, Confesercenti Firenze, Confi ndustria Toscana, Regione Toscana, 2010. Prefettura UTG di Firenze, Questura di Firenze.

AGEI - Geotema, 43-44-45 217 Adriana Dadà

Uno sguardo allo specchio. Quando i migranti erano toscane e toscani

Summary: ONE LOOK IN THE MIRROR. WHEN THE MIGRANTS WERE WOMEN AND MEN IN TUSCANY The essay covers the salient aspects of migration Tuscan female and demonstrates the continuity in time compared to today’s migrations. The sources upon wich research is based mainly oral sources collected over many years of excavation works in the memory of the areas with the highest migration rate. Many aspects of the women who tell their story can be compared, as in a mirror, with the experiences of migrant women of today.

Keywords: Emigration, Immigration Tuscany, One Look in the Mirror.

1. Studi storici sui fenomeni migratori degli uomini toccati direttamente o indirettamen- te da questi fenomeni. Le ricerche svolte sono sta- La storiografi a italiana è in forte ritardo rispetto te tutte rese con gli strumenti tradizionali – saggi, allo studio delle migrazioni in età contemporanea volumi – ma, a partire dall’inizio del nuovo secolo, e poco ha saputo approfi ttare delle ricerche più anche con i nuovi mezzi di comunicazione e quin- avanzate di altre paesi, continuando a lungo a te- di con mostre multimediali e video documentari. nere separati gli studi e le ricerche sull’emigrazio- Proprio nell’area pratese, che è attualmente ne italiana da quelle sulle immigrazioni attuali. quella a più alto tasso migratorio di tutta l’Italia, si Forse il primo risultato tangibile di un cambia- è svolto già nel 2002-207 un lungo progetto pilota mento di rotta è stato il volume ventiquattresimo che ha portato a una sorta di “scavo stratigrafi co” della Storia d’Italia dell’editore Einaudi – dedicato nella longue durée della storia dell’area, legando, at- alle Migrazioni (Storia d’Italia, 2009) – che ripercor- traverso incontri, conferenze, video interviste col- re i fenomeni degli spostamenti nella e dalla peni- lettive, le varie esperienze migratorie con una par- sola in un continuum che va dall’età moderna fi no ticolare attenzione alla parte femminile. I prodotti all’inversione dei fl ussi che hanno visto dagli anni più signifi cativi della ricerca/azione sono stati due Ottanta aumentare quelli in arrivo. Anche in que- video documentari che mettevano a confronto le sto volume però l’attenzione alla parte femminile memorie di donne e uomini migranti di ieri e di di tali fl ussi è scarsa, riservata a soli due saggi su oggi (Dadà, 2002a; Dadà, 2007a). trentanove (Dadà, 2009a, Garroni-Vezzosi, 2009). Anche nelle ricerche svolte in altre zone è sta- Sulla Toscana ho avviato ricerche sulle migra- ta privilegiata l’attenzione alle storia delle donne zioni di lungo periodo fi n dall’inizio degli anni perché, sia nello svolgimento dei fatti relativamen- Novanta, proprio in coincidenza con l’intensifi - te alle migrazioni che nelle “tracce” (Ginzburg, carsi dei fl ussi da nuove aree del mondo e, soprat- 2006) lasciate dagli avvenimenti stessi, la parte che tutto, nel tentativo di porre un argine alla netta più facilmente scompare nei fl ussi migratori – che percezione della perdita di memoria da parte del- già di per sé lasciano una scarsa documentazione – la collettività di esperienze simili vissute dalla po- è quella femminile. polazione autoctona per almeno un secolo e mez- I migranti di ieri e di oggi sono per defi nizio- zo precedente. Alla base di tale scelta sta la chiara ne dei soggetti che fi niscono in una posizione di coscienza che fosse possibile un’opera di “rispec- marginalità rispetto alla società di arrivo, proprio chiamento” reciproco fra le vicende dei protago- perché i loro spostamenti sono causati da fattori nisti dei fl ussi dei due secoli passati e quelle degli economici che per lo più li relegano in settori di attuali migranti. forza lavoro marginali, in quella che oggi viene Una parte sostanziosa delle ricerche è avvenuta chiamata “economia informale”, o, forse con ter- negli archivi privati e familiari, fi no a raggiungere mine più appropriato, nell’ “esercito di manodo- la parte più intima – la memoria – delle donne e pera di riserva”. La tradizionale “invisibilità” delle

218 AGEI - Geotema, 43-44-45 Fig. 1. Tipico “caraton” scoperto, il carro usato dalle “barsane”, all’uscita dalla stalla della trattoria dove hanno alloggiato padrone e padrona di un gruppo di “serve”. Sul carro le “serve” con le “cavagne” e le scatole piene di mercanzia per i giri di vendita. Depositata nel Museo Archivio della Memoria, Bagnone.

donne nel mondo del lavoro che le ha accompa- defi nito “archetipi delle moderne colf capoverdia- gnate fi no a qualche decennio fa, aumenta nel ne e fi lippine”. mondo delle migrazioni e rende la ricerca di fonti Ad esempio, la vita di Carmela Luigi – partita documentarie, fotografi che, testimoniali ancora da un paese toscano nel 1907 per raggiungere il più complessa. futuro marito in California – ricostruita fi no alla sua morte avvenuta a più di cento anni ci offre la testimonianza diretta della vita reale di tante don- 2. Lavoro migrante femminile ne come lei (Dadà, 2006). Dopo soli due anni Car- mela ha già due fi gli, vive a Weed, in California, Il destino delle donne migranti ieri e oggi è un villaggio di frontiera, fondato da neppure un quello di lavorare prevalentemente nei cosiddetti lustro, in una casa-baracca di legno che si vede alle “lavori femminili”, come “assistenti alla cura delle spalle della famiglia nella foto che invia ai parenti persone e della casa” – serve, balie, domestiche, (ib., 48). Un articolo di giornale di molti decenni cameriere, colf, ricamatrici, stiratrici, “badanti” –; successivi, del 1986, data del suo centesimo com- lavori che comportano una maggiore ricattabilità pleanno e della sua morte, ci illustra brevemente sul mercato del lavoro, mentre poche emergono la sua vita, durante la quale ha dato ospitalità a e si integrano in altre attività, comunque in lavori conterranei, che, come i suoi sette fi gli, ha accudi- marginali, stagionali, sottopagati, anche nel caso to non solo materialmente, ma anche con i sapori in cui, come avviene per le attuali migranti, hanno della tradizione della sua terra, il pane e le ciam- qualifi che professionali spesso molto più elevate. belle che sfornava ogni giorno: “Twice a day ma- Rispetto alla manodopera migrante toscana king bread, wich she baked oven the supply Weed sono state raccolte molte storie che hanno ridato residents and those of nearthy communities” (Ar- volti e voci a quelle donne che uno studioso del- chivio Barbieri). la storia dell’emigrazione italiana ha giustamente Le donne immigrate, come Carmela, quando si

AGEI - Geotema, 43-44-45 219 spostano in nuova area con la famiglia, magari rag- di queste donne raccolte in varie aree della Tosca- giungendo il marito dopo ripetuti suoi espatri da na ci raccontano l’esperienza vissuta da molte di solo, devono infatti far fruttare questo loro viaggio loro, la durezza della separazione per anni dagli e quindi spesso tengono “a bordo” (da boarding affetti familiari e la straordinarietà dei luoghi dove house) schiere di parenti e compaesani, in piccoli si recano, ma soprattutto la disponibilità di dena- appartamenti dei quartieri più degradati delle cit- ro da inviare alla famiglia che le rende importanti tà o nei sobborghi più distanti ed isolati, soprattut- (Dadà, 2009a; Dadà, 2009b). to negli Stati Uniti, come molto bene ci descrive “Ero giovane... avevo meno di vent’anni. Sono il romanzo Vita di Mazzucco (Mazzucco, 2003). stata un po’ a Montecatini da una signora a servi- Anche in altre aree le donne migranti svolgono la zio, poi sono partita con la nave, il 19 dicembre stessa attività, tanto che in Svizzera sono denomi- 1937, per Tunisi. I primi giorni ero... ero un po’ nate “beccane”. Donne, bambini e vecchi di questi triste, ma poi c’erano tante donne di Toscana... gruppi di migranti sono arruolati nei mestieri più là c’erano tante donne tutte tappata, sa con una disparati, ma sempre precari e sottopagati; pre- tenda qui al naso, si vedevano gli occhi. La signora domina il lavoro a domicilio, dell’assemblaggio, ci prendeva noi, lì in casa, ci faceva mettere una per esempio dei fi ori artifi ciali, e dei vari settori vestaglina nera, un grembiulino bianco. C’era tre dell’abbigliamento. bambini: uno si chiamava Remo, uno Claudio e Per le mete europee le donne, soprattutto se la bimba si chiamava Enrica... erano grandi; uno sole, emigrano prevalentemente per lavori stagio- era in terza, quell’altro in seconda. […] Io ero in nali: raccolta di fi ori, frutta e ortaggi di pregio; in una stanza con la mi’ sorella. Eravamo du’ sorel- alcune zone della Svizzera, del Sud della Francia le. Noi si mangiava in cucina. Pastasciutta, carne e della Germania trovano impiego in lavori sta- alla brace. C’avevo due amiche che erano di già gionali nell’agricoltura e nei servizi, come serve, là a Tunisi: una si chiamava Lina e quell’altra... o’ cameriere, sia fi sse che ad ore presso famiglie o come si chiamava? Erano sorelle anche loro due. presso strutture turistiche. Ci davano 400 franchi al mese poi si cambiavano Per lungo tempo il lavoro in fabbrica delle don- e venivano sempre sui 350, 370 secondo l’alto e il ne è frutto di assunzioni “protette”; le donne la- basso del cambio. Io appena riscotevo il mese li vorano cioè in opifi ci che prevedono la residenza cambiavo e li mandavo a casa e il mi’ marito li met- obbligatoria in strutture collegate alle fabbriche, teva sul libretto, nò, nò, non se ne approfi ttava. in collegi e pensionati spesso gestiti da personale Io in quella casa dei Paolini ci sono stata quattro religioso, con ferreo controllo della loro vita priva- anni, avevo lasciato il marito e la Giuliana piccoli- ta. Il termine “protette” assume quindi un’odiosa na, ma c’avevo la mi’ mamma, e le mi’ sorelle che connotazione di discriminazione sessuale e lavo- me la guardavano. La domenica, quando avevamo rativa, che forse può essere paragonato all’attuale fatto le faccende, si usciva e si rientrava verso le 6, termine “badante”. Anche quando gli spostamenti le 6 e mezzo... C’era un posto che noi si chiamava saranno apparentemente più liberi, come nel se- la Marina: era un viale con le palme di qua e di là condo dopoguerra, la vita segregata in baracche, e con tante panchine, ci si radunava fra noi che ci in villaggi per migranti sarà comune ad uomini e si conosceva e si parlava delle cose” (Dadà, 1999, donne, almeno per i primi tempi, in attesa o del 104-5). rientro a casa o del passaggio a una vita più inte- Con piccoli aggiustamenti di luoghi e tempi, in grata nella società ospitante. questa descrizione di vita quotidiana è possibile rintracciare molte similitudini con esperienze mi- gratorie femminili odierne. Sia ieri che oggi però 3. Le serve non sempre le situazioni in cui le donne migranti si trovano sono rosee. Nel lavoro di serva, fra i “ri- Gli spostamenti femminili delle donne italiane schi” c’erano senz’altro quello del consumazione e toscane verso l’interno e verso l’estero saranno della vita al servizio altrui per il passar del tempo a lungo fi nalizzati a svolgere il lavoro di “serva”, e l’uscita fuori dal mercato matrimoniale, come termine con il quale si designa una molteplicità di testimonia la storia di Marianella (Dadà, 2009b, lavori di cura alla casa e alle persone fi no al secon- 118-9). Ancora più forte e diffuso il rischio di do dopoguerra, quando, progressivamente, ma seduzioni o violenze all’interno delle famiglie molto lentamente, si userà la defi nizione di “col- ospitanti, come largamente dimostrato anche a laboratrice domestica”. Firenze dalla presenza di serve “gravide occulte” Pochi gli studi su questo lavoro in età contem- fra le balie dello Spedale degli Innocenti (Dadà, poranea (Notari, 1998), mentre le testimonianze 2002b).

220 AGEI - Geotema, 43-44-45 4. Un lavoro “privilegiato: le balie da latte atti del rilascio del passaporto per una donna che andrà a balia, ci permette di intravvedere l’am- Apparentemente un lavoro privilegiato delle bientazione sociale da cui nasce questo lavoro. Il donne migranti italiane è stato per secoli quello marito in questo caso scrive nel 1903 da Chicago, delle balie da latte, anche se sempre nell’ambito dove si trova in cerca di lavoro, annunciando che di lavori segreganti, con tempi di lavoro continui, forse si sposterà verso la campagna nella speran- al pari di quello che oggi è defi nito con un termi- za di trovare miglior collocazione, segno di quei ne fortemente negativo, delle “badanti”. lavori itineranti (oggi si direbbe “precari”) nei Donne neo puerpere lasciavano i propri fi gli di quali si collocavano tanti migranti europei anche pochi mesi per andare a fare le balie da latte, cioè nell’area che veniva considerata come quella che a dare il loro latte a un neonato di un’altra fami- poteva offrire più opportunità in quel periodo glia che poteva pagare quella merce così preziosa. storico, gli Stati Uniti. Il marito raccomanda: “Vai Di fatto il fi glio naturale veniva privato del latte volentieri a Marsiglia e cerca con buon giudizio di materno e veniva affi dato a un’altra donna – una avanzare più moneta che tu puoi” “perché anche balia a domicilio – o a parenti che lo svezzavano quaggiù l’ America non è quella che si crede di prematuramente, per poter far fruttare denaro da costà”, con una frase che deve far rifl ettere sulle quel latte. Questo è stato un lavoro che ha coinvol- esperienze migratorie degli italiani e di molte altre to donne di varie regioni d’Italia, ma in particola- popolazioni. Si capisce dalla lettera che la moglie re Ciociaria, Toscana e Friuli, provenienti da fami- lascerà la casa in cui viveva in affi tto per risparmia- glie le cui condizioni economiche costringevano a re ulteriormente, visto che deve stare fuori casa questa scelta o, meglio, “non scelta”. per quasi due anni, lascerà nella cantina di un Nonostante le balie toscane fossero numerose parente il “cassone” della biancheria e poche altre e conosciute sia all’estero che nelle grandi città cose, e si comporterà secondo le raccomandazioni italiane, ricercate anche per la lingua più vicina del marito “i fi gliuoli cercherai nel miglior modo all’italiano, non esistevano studi su questo feno- possibile di collocarli. Specialmente per quello di meno, anche per l’invisibilità pressoché totale di latte, se troverai di collocarlo in ottima famiglia, e questi spostamenti, gestiti direttamente dalle ric- a una donna di tua fi ducia, non badare al franco” che famiglie e da mediatori locali (Dadà, 1999; (Dadà, 1999, 117-8). Dadà, 2002b). Le balie lavoravano ventiquattr’ore Il termine di famiglia transnazionale che si usa su ventiquattro e sette giorni alla settimana, chiu- prevalentemente per la realtà odierna dei fenome- se in casa, se si escludono le uscite ai giardino col ni migratori è qui chiaramente applicabile; così fi glioccio o con la madre naturale durante le visite come è abbastanza evidente che le motivazioni di cortesia o gite. che spingevano le donne a queste partenze risie- Il lavoro di balia rappresenta quindi la mercifi - devano in condizioni economiche “dure” e nella cazione più assoluta del corpo femminile, perché speranza di miglioramento, al pari di quello che al servizio totale di un padrone, del “fi glioccio”. sta alla base delle partenze di tante donne di altre Le balie vengono pagate bene proprio perché parti del mondo che oggi abbandonano famiglie sono un importante investimento per la famiglia e fi gli per venire a lavorare nel mondo occidenta- che le ospita; ma per le balie è un’esperienza for- le. Non sarà un caso se i risultati di questa ricerca te, dolorosissima che ha sconvolto in tutti i sensi (sotto forma di mostre, video, volumi, saggi, volu- la vita di quelle donne e di quelle famiglie. Per mi) hanno trovato interesse, a partire dal 2000, da queste donne la lunga separazione dal fi glio di parte del progetto Portofranco (signifi cativamen- pochi mesi è stato un trauma che è stato rimosso te denominato: Toscana. Terra dei popoli e del- attraverso il ricordo della quantità di soldi che con le culture) e di numerose associazioni di donne quel lavoro hanno portato a casa, e quindi il valore migranti, come Nosotras, Le Fate per citare solo all’interno della famiglia e nella società che con l’area fi orentina. quel sacrifi cio hanno conquistato. È evidente la diffi coltà di far emergere docu- menti, testimonianze orali e fotografi che di un la- 5. Rispecchiamento voro così disumano, ma un lungo lavoro con scuo- le, enti locali, associazionismo locale ci offre ora Il progetto che ha permesso l’acquisizione di una mole di materiali che facilmente permettono una mole notevole di materiali su questo lavoro un’opera di “rispecchiamento” rispetto alle storie aveva nei suoi obiettivi una duplice valenza: di di donne migranti odierne. ricerca storico-sociale, di raccolta di fonti per la Una lettera di consenso all’espatrio allegata agli storia delle migrazioni femminili e al contempo di

AGEI - Geotema, 43-44-45 221 “azione” sociale; si muoveva infatti, come sottoli- contempo un vero specchio col quale confrontarsi neava lo stesso titolo “Verso altri mondi”, in una quando si descrivono le migrazioni attuali. Tutti direzione di solidarietà sociale e di antirazzismo i materiali, documentali, fotografi ci, video docu- (Dadà, 2005). mentali sono ora raccolti e visionabili nel Museo La seconda fase del progetto, che è consistita Archivio della Memoria (www.museoarchiviodel- proprio nelle interviste ai migranti di oggi della lamemoria.it), anche i volumi (Dadà 2006; Dadà stessa area, la Valdinievole (Aluigi Nannini-Dadà, 2007b). Il video su Le Barsane, che aveva vinto nel 2004), soprattutto donne, ha sicuramente fatto te- 2008 il Premio del concorso Call for videos dell’As- soro di tutta l’esperienza della prima fase che ha sociazione Italiana di Storia Orale è stato ora pub- mosso sensibilità, avviato discussioni, reso più fa- blicato con una selezione dei materiali rintracciati cile parlare delle proprie esperienze per le donne che sono serviti a fare la storia di queste donne migranti di oggi. migranti (Dadà, 2012). L’azione di rispecchiamento usato a rovescio è infi ne servito per la ricerca che ha permesso di rintracciare una fi liera di lavoro particolare, quel- Bibliografi a lo delle “serve di strada”, ragazze appena adole- scenti che un tempo venivano ingaggiate per la- Aluigi Nannini N., Dadà A., Verso altri mondi: donne e uomini mi- vori di venditrici ambulanti con condizioni di vita granti, Pisa, Pacini, 2004. Archivio della famiglia Barbieri, Museo Archivio della Memoria, e di lavoro inimmaginabili. Per la Lunigiana si Bagnone. trattava di un lavoro di più di un secolo di “colpor- Dadà A., Il lavoro di balia. Memoria e storia dell’emigrazione femmi- tage” diffuso anche per la parte femminile, dove nile da Ponte Buggianese nel ’900, (Pisa, Pacini, 1999), p. 126. le donne e i più piccoli avevano la funzione di im- Dadà A., Donne e uomini migranti: ieri e oggi, video di 35 minuti, Prato, Provincia di Prato, 2002a, con allegato opuscolo di pietosire le persone alle quali ci si rivolgeva per 16 pagine. vendere piccola mercanzia e per mendicare un Dadà A., Balie da latte. Istituzioni assistenziali e privati in Toscana po’ di carità. Le persone più intraprendenti via via tra XVII e XX secolo, Firenze, Morgana, 2002b, p. 160. organizzavano gruppi di “serve” e “garzoni” che Dadà A., La memoria delle donne migranti di ieri e di oggi, in Me- sguinzagliano nelle campagne e nelle periferie morie di “classe”. Lavorare a scuola con le fonti orali per leggere il mondo contemporaneo, Roma, Massari, 2005. delle città del Nord Italia interessate dalla prima Dadà A., La Merica. Bagnone, Toscana - California. Donne e uomini fase d’industrializzazione fra Otto e Novecento e che vanno e che restano, Firenze, Morgana, 2006, p. 84. poi durante il boom economico del secondo do- Dadà A., Donne e uomini migranti: il valore sociale della memoria, poguerra. Un lavoro di vendita ambulante che via Prato, Provincia di Prato, 2007a, p. 48 (con allegato DVD via si specializzerà nella vendita di biancheria e di 35 minuti). Dadà A., Barsane. Venditrici ambulanti dalla Toscana al Nord Italia, maglieria, e del quale fi no a una decina di anni fa Firenze, Morgana, 2007b, p. 84. esistevano poche descrizioni nelle quali si puntava Dadà A., Balie, serve, tessitrici, in Storia d’Italia. Annale: Migra- ad evidenziare, da parte di studiosi locali, solo le zioni, a cura di Sanfi lippo M. e Corti P., Torino, Einaudi, realizzazioni di chi aveva fatto fortuna. 2009a, p. 107-21. Dadà A., Migrazioni di donne “invisibili”: Serve e balie fra Ottocento Proprio usando i materiali di altre aree della e Novecento, in Donne in viaggio, viaggi di donne, a cura di Rita Toscana – la mostra sulle balie, video documentari Mazzei, Firenze, Le Lettere, 2009b, p. 111-43. realizzati in progetti precedenti –, coinvolgendo Dadà A., Le “barsane” e altre storie della lunigiana, DVD, Firenze, studiosi e associazionismo dei migranti attuali, è Morgana, 2012. stato avviato dal 2004 un progetto di “rispecchia- Gavvoni M.S., Vezzosi, Italiani migranti, in Storie d’Italia, cit., p. 449-465. mento” a rovescio, che ha permesso di aprire le Ginzburg C., Il fi lo e le tracce. Vero, falso, fi nto, Milano, Feltrinelli, porte degli archivi familiari e della memoria orale 2006. che hanno prodotto una mole di materiali enor- Mazzucco M., Vita, Milano, Rizzoli, 2003. me. Notari D., Donne da bosco e da riviera. Un secolo di emigrazione fem- minile dall’Appennino reggiano (1860-1960), Reggio Emilia, La foto di pag. 219 (Dadà, 2007b) può rappre- Parco dei Giganti, 1998, p. 240. sentare l’emblema di quella storia migratoria par- Storia d’Italia. Annale: Migrazioni, a cura di Sanfi lippo M. e Corti ticolare di giovani donne “serve di strada” ed è al P., Torino, Einaudi, 2009, p. 806.

222 AGEI - Geotema, 43-44-45 Elena Di Blasi, Alessandro Arangio

L’imprenditoria immigrata e il suo contributo allo sviluppo della Calabria. L’esempio del Catanzarese 1

Summary: I MMIGRANT ENTREPRENEURS AND THEIR CONTRIBUTION TO THE DEVELOPMENT OF CALABRIA. THE CASE OF THE PROVINCE OF CATANZARO Among the Italian provinces Catanzaro is well-placed for the number of non-EU entrepreneurs who live and work in its territory. Most of them are concentrated in the region of Lamezia, Gizzeria and Falerna and are above all street vendors who have Moroccan nationality. They arrived in Calabria in the early ’80s, coming from Khouribga, and decided to settle in the district of Lamezia. At present they are an important economic and cultural richness which is far from being noticed by the local powers.

Keywords: Non-EU Entrepreneurs, Moroccan Immigration, Province of Catanzaro, Lamezia.

1. Il contesto nazionale e regionale inoltre, anche l’anno dell’Anwerbenstop, con cui il governo federale tedesco dà inizio alle prime mi- Da circa un quarantennio l’Italia, da luogo sure restrittive in materia d’accoglienza, politiche d’emigrazione, è diventata terra d’immigrazione o che, nel volgere di pochi anni e con modalità dif- per meglio dire, come suggerisce Enrico Pugliese, ferenti, saranno messe in atto anche da altri paesi “è divenuta anche paese d’immigrazione”, inizial- europei di immigrazione storica (Pugliese, 2006, mente come luogo di transito verso altre nazioni pp. 81-82). europee, quali la Francia, la Germania, il Belgio, Oggi la presenza immigrata in Italia è in costan- più di recente come territorio d’immigrazione sta- te crescita, dal 1970 gli stranieri soggiornanti sono bile (Pugliese, 2006, p. 11). La posizione geogra- passati da quasi 144 mila ad oltre 4 milioni 570 fi ca rende, infatti, il Belpaese facilmente raggiun- mila, di cui più della metà donne2. Un incremento gibile non solo dalle regioni del nord Africa, ma notevole a livello statistico si è avuto nel 2003 a se- anche da quelle dell’Europa orientale, che dagli guito dell’entrata in vigore della cosiddetta Legge anni Novanta, con la caduta della cortina di ferro, Bossi-Fini, che se da un lato ha reso più diffi cili e ancor più dagli ultimi allargamenti dell’Unione gli ingressi e il rinnovo dei permessi di soggiorno, Europea del 2004 e del 2007, hanno cominciato dall’altro ha permesso la regolarizzazione di molti a riversare forza lavoro, soprattutto femminile, in immigrati che sono usciti fuori dalla clandestinità. occidente (Colucci, Sanfi lippo, 2009, pp. 91-99). Sono però ancora molti gli irregolari, stimati in di- I migranti dal Maghreb e dall’Africa subsaharia- verse centinaia di migliaia, di cui le statistiche non na, dal canto loro, con la parziale chiusura delle possono, ovviamente, tenere conto (Brusa, 2007, frontiere, avvenuta a partire dagli anni Settanta, pp. 326-327). ad opera di paesi di storica immigrazione come la Un’analisi dei fl ussi evidenzia che da alcuni Francia e la Germania, hanno iniziato a guardare anni i migranti provenienti dall’Europa orientale sempre con maggiore interesse agli stati dell’Eu- hanno superato quelli di più antico insediamento ropa meridionale, come la Spagna e, appunto, originari dell’Africa e dell’Asia. I rumeni sono i l’Italia, inizialmente ignorati (Poinard, 2002, pp. più numerosi, seguiti dagli albanesi, dai marocchi- 67-72; Krasna, 2009, pp. 25-28). ni e quindi dai cinesi, dagli ucraini e dai fi lippini. Come indica Gaetano Sciuto il 1973, anno del Per quanto riguarda, invece, la distribuzione geo- primo shock petrolifero, può essere considerato lo grafi ca, le regioni del nord Italia sono quelle dove spartiacque che segna l’inversione di tendenza: si concentra il maggior numero di residenti stra- l’Italia presenta per la prima volta un saldo migra- nieri, seguono le regioni del centro e quindi quel- torio positivo e deve, conseguentemente, iniziare le del sud, che negli ultimi anni hanno conosciuto ad affrontare questioni relative all’accoglienza, un incremento percentuale maggiore (Caritas/ all’integrazione, al cambiamento (Sciuto et al., Migrantes, 2011, pp. 6-13). Al di là della latitudi- 2005, p. 337; Sciuto et al., 2007, p. 422). Il 1973 è, ne, vi sono, tuttavia, delle notevoli differenze a li-

AGEI - Geotema, 43-44-45 223 vello provinciale e comunale (Brusa, 2012, p. 12). Secondo quanto riporta l’Osservatorio econo- Anche in Calabria, regione periferica dell’Ita- mico di Unioncamere Calabria in occasione della lia, la presenza immigrata è costantemente cre- Giornata dell’economia regionale 2011, l’impren- sciuta nel corso degli anni: i dati Istat riportano ditoria non comunitaria rappresenta il 75,34% 74.602 presenze al 31 dicembre del 2010, con un del totale dell’imprenditoria immigrata, confer- incremento del 13,3% rispetto all’anno preceden- mando una tendenza fortemente positiva che ha te e un’incidenza sul totale della popolazione re- visto negli ultimi anni una continua crescita delle sidente del 3,7%. Bisogna sempre tenere presente imprese extracomunitarie. Il commercio è il set- che queste statistiche non tengono conto degli tore trainante, che racchiude il 70,15% degli im- immigrati irregolari, di quelli che non hanno prenditori in oggetto, seguito dalle costruzioni, una residenza nel territorio nazionale e di quelli dal manifatturiero e dal comparto alberghiero e presenti occasionalmente per brevi periodi che le della ristorazione. rilevazioni non riescono a rilevare (Sciuto et al., Non è un segreto che alcune comunità stranie- 2005, p. 350). La stima complessiva effettuata da re, come la marocchina o la cinese, abbiano per Caritas Migrantes ammonta, infatti, a circa 80 mila cultura e per tradizione una notevole propensio- stranieri nel 2010. ne all’imprenditoria ed esprimano una maggio- I paesi più rappresentati sono la Romania re vivacità rispetto ad altri gruppi etnici, anche (32,2%) e il Marocco (16,1%), ma sono anche de- se particolarmente numerosi. L’immigrazione di mografi camente importanti le comunità ucraine, provenienza europea, invece, prevalentemente bulgare, polacche, albanesi, cinesi, indiane e fi lip- femminile, contrariamente a quella nordafricana, pine. Reggio Calabria e Cosenza sono le provin- si concentra soprattutto nel campo dell’assistenza ce dove la presenza immigrata è più consistente: alle famiglie e della cura alle persone anziane e oltre 25 mila nella provincia dello Stretto e quasi quindi trova impiego nel lavoro dipendente. Inol- 24 mila in quella cosentina. I due comuni con più tre la condizione più svantaggiata dei lavoratori residenti stranieri sono Reggio e Lamezia Terme, non comunitari, in termini di garanzie sociali ed seguiti da Cosenza e Catanzaro. La popolazione economiche, spinge questi verso l’attività impren- immigrata presente nella regione è piuttosto gio- ditoriale. Oltre ad aver bisogno di un impiego re- vane, essendo composta per il 18,4% da minori, golare che garantisca loro il permesso di soggior- mentre la fascia d’età più numerosa è quella com- no, i non comunitari vedono spesso disconosciuti presa tra i 18 e i 39 anni. i loro titoli di studio e il datore di lavoro che voglia Secondo i dati riportati dal XXI Rapporto stati- regolarizzarli è costretto ad un iter burocratico stico sull’immigrazione curato da Caritas Migran- complesso. Ciò, indubbiamente, li penalizza nel tes, in Calabria nel 2010 le persone occupate nate lavoro dipendente sia rispetto ai lavoratori autoc- all’estero erano 56.790, oltre cinquemila in più toni, che a quelli comunitari (Sciuto et al., 2007, rispetto al 2009, un dato signifi cativo se si conside- pp. 426-427). Infi ne, è importante sottolineare ra che nello stesso periodo il totale degli occupati che l’età media di questi imprenditori non comu- nella regione è diminuito del 2,2%. Le statistiche nitari è abbastanza bassa, avendo oltre la metà di però non tengono conto né del lavoro sommerso, essi (il 62%) un’età compresa tra i 30 e i 49 anni né dei calabresi nati all’estero, vale a dire i fi gli de- ed essendo la classe successiva (>= 50 anni) molto gli emigrati tornati in Italia; circa cinquemila risul- meno rappresentata. tano, infatti, i cittadini tedeschi assicurati all’Inail La provincia di Reggio Calabria detiene il e più di duemila quelli svizzeri, si tratta certamen- maggior numero di titolari stranieri d’impresa, te di migrazione di ritorno. seguita da quella di Catanzaro, che vanta però L’agricoltura è il comparto che assorbe il mag- una maggiore incidenza percentuale dell’impren- gior numero di occupati stranieri in Calabria, se- ditorialità straniera sia in relazione al totale delle guono i settori delle costruzioni, dell’alberghiero, imprese, sia in rapporto al peso demografi co del- della ristorazione e, infi ne, del commercio. La ma- la provincia. Non è un caso infatti che nel 2009, nodopera agricola trova, soprattutto, occupazione in una graduatoria pubblicata dal Sole24ore in nella piana di Sibari (in provincia di Cosenza) e base a dati forniti da Unioncamere, la provincia nella piana di Gioia Tauro (in provincia di Reggio catanzarese si sia classifi cata al ventesimo posto Calabria). I rumeni, essendo la comunità numeri- in Italia e prima tra tutte le province del Mezzo- camente più consistente, costituiscono la maggio- giorno per incidenza del numero delle imprese ranza degli occupati immigrati in regione: il trend non comunitarie sul totale di quelle iscritte alle della nazionalità rifl ette la situazione demografi ca CCIAA, considerando la forma giuridica dell’im- dei residenti stranieri. presa individuale.

224 AGEI - Geotema, 43-44-45 Infi ne, come evidenzia uno studio del 2009 del- sa nel 2010, risente della crisi economica e il 2009 la Fondazione Ethnoland, non è diffi cile riscon- è stato particolarmente diffi cile per l’imprendito- trare una certa specializzazione dei diversi gruppi ria catanzarese, conclusosi con saldo negativo e nazionali nelle attività imprenditoriali: così, men- con la perdita netta di 1.013 unità. Contro tenden- tre i marocchini, i senegalesi e i pakistani si de- za va l’imprenditoria immigrata che, nonostante dicano quasi esclusivamente al commercio, come costituisca una porzione decisamente piccola del del resto pure i cinesi, attivi però anche nel settore totale delle imprese, mostra un notevole dinami- della ristorazione, altri gruppi, come gli albanesi smo e contribuisce positivamente allo sviluppo del e i rumeni, hanno preferito investire nel settore tessuto imprenditoriale ed in particolare delle dit- edile (Fondazione Ethnoland, 2009, p. 233). te individuali, per le quali rappresenta un vero e proprio volano di crescita. Il paese straniero che più di ogni altro rappresenta il tessuto economico 2. Economia e imprenditoria immigrata in catanzarese è il Marocco con 1.439 soggetti che ri- provincia di Catanzaro vestono cariche imprenditoriali, seguito dal Sene- gal (250) e dalla Cina (168). Tra gli imprenditori Tradizionale terra d’emigrazione, la provin- stranieri nati in Europa i più numerosi sono gli cia catanzarese dal 1992, allorché da essa furono svizzeri (399), i tedeschi (156) e i francesi (88): è scorporate le due province di Crotone e Vibo Va- evidente che si tratta, come per i canadesi, gli sta- lentia, presenta una struttura tipicamente bipola- tunitensi, gli argentini e gli australiani, di migranti re: Catanzaro (93.124 abitanti) e Lamezia Terme di ritorno, calabresi nati all’estero e poi successi- (71.286 abitanti) sono i centri maggiori, che esple- vamente tornati in patria. Sono in crescita tra gli tano delle funzioni urbane signifi cative (benché europei comunitari gli imprenditori rumeni, 69 in di livello non avanzato), attorno ai quali gravitano tutta la provincia, con maggiore presenza a Catan- aree di mercato di medie dimensioni. Le funzioni zaro (18) e a Lamezia (14). commerciali di Lamezia non sono, infatti, inferio- Relativamente alla distribuzione territoriale, è ri a quelle del capoluogo, le cui attività economi- Lamezia il polo che concentra il più alto nume- che più importanti riguardano essenzialmente i ro di imprenditori stranieri residenti in provincia servizi connessi al ruolo di principale centro poli- di Catanzaro. Sono, infatti, 739 le persone nate tico amministrativo della regione (Sciuto, 1975, p. all’estero con cariche d’impresa che operano nel 240). Proprio le funzioni politico-amministrative territorio lametino, in maggioranza nel commer- di Catanzaro spiegano, inoltre, come la provincia cio (603), 638 sono invece i titolari. Segue il ca- presenti il prodotto interno lordo pro-capite più poluogo con 324 imprenditori (228 titolari), di elevato della Calabria, malgrado la presenza di un cui 210 nel settore commerciale, e quindi Gizzeria settore manifatturiero tradizionale legato ancora (293), Falerna (165), Sellia Marina (161) e Davoli prevalentemente alle costruzioni e al comparto (108). A parte qust’ultimo comune, nel quale sono alimentare. i senegalesi a costituire la maggioranza, in tutti gli All’interno del territorio provinciale, il com- altri prevalgono i marocchini, sono, infatti, 419 a prensorio lametino si distingue per un maggiore Lamezia e 116 a Catanzaro. Particolarmente eleva- dinamismo: il mercato del lavoro presenta, infatti, to è poi il numero degli imprenditori marocchini evoluzioni storicamente migliori rispetto a quelle nei comuni di Gizzeria (276), Sellia Marina (145) del resto della provincia. Sebbene la produzione e Falerna (127), specie se rapportato al peso de- di legnose agrarie (olio e vite) abbia da sempre ri- mografi co complessivo di questi centri. In questi vestito un ruolo di rilievo nell’economia locale, è tre comuni risiedono, infatti, delle comunità ma- il commercio il settore più importante dell’econo- rocchine particolarmente forti, presenti dai primi mia lametina: la città dispone, infatti, di una buona anni Ottanta, debole è, invece, la presenza di altri rete commerciale che serve i comuni del compren- gruppi immigrati. sorio. Inoltre, Lamezia è il primo scalo aeroportua- Numerosi sono gli imprenditori senegalesi a le della Calabria. Il terzo centro per dimensione San Pietro a Maida, ben 38 in un piccolo centro demografi ca, con 9.590 abitanti, è Soverato, situato che conta appena 4.296 abitanti, di cui 219 stra- sulla costa ionica, rappresenta uno dei principali nieri. In forte crescita è la comunità cinese, più poli turistici del territorio, benché questo settore recente rispetto alla marocchina e alla senegale- fornisca nel complesso un contributo modesto alla se, che contava appena 25 imprenditori in tutta ricchezza provinciale (CCIAA di Catanzaro e Istitu- la provincia nel 2001. Oggi i soggetti con cariche to Tagliacarne, 2008, pp. 149-150). d’impresa di nazionalità cinese sono 168 ed ope- Il sistema delle imprese, sebbene in lieve ripre- rano soprattutto nel capoluogo (45) e a Lamezia

AGEI - Geotema, 43-44-45 225 Foto 1. Il Centro culturale islamico di Gizzeria Lido, luogo di aggregazione religiosa e sociale per i nordafricani che vivono nel comprenso- rio lametino. Fonte: Di Blasi - Arangio.

Foto 2. Il mercato dei marocchini che si trova a Mortilla, un’area periurba- na del comune di Gizzeria. La struttu- ra è di proprietà di una società italia- na, che affi tta ai grossisti marocchini i locali dell’area sud dell’immobile (compresi degli edifi ci prefabbricati presenti nell’area recintata all’ester no). Fonte: Di Blasi - Arangio.

Foto 3. Gizzeria Lido, frazione nella quale risiedono molte famiglie immi- grate marocchine. Il centro abitato non presenta caratteristiche etniche, per cui il visitatore non ha immedia- tamente la percezione della presenza di una comunità straniera numerosa. Fonte: Di Blasi - Arangio.

(72), dove costituiscono la seconda forza impren- Il commercio, dunque, è il settore che raggrup- ditoriale straniera. Anch’essi sono principalmente pa la stragrande maggioranza degli imprenditori attivi nel settore commerciale, solo 7 imprenditori non comunitari, 2.111 su 2.769 (il 76% del tota- hanno avviato ristoranti con lanterne rosse in tut- le), seguono le attività manifatturiere (109), le co- ta la provincia di Catanzaro. struzioni (95), le attività dei servizi di ristorazione

226 AGEI - Geotema, 43-44-45 (73), e quindi il comparto dell’agricoltura, della parte compresi nella fascia 30-49, gli stranieri ri- silvicoltura e della pesca (63). Marocchini, senega- sultano mediamente più giovani: infatti, molto nu- lesi e cinesi sono le comunità che maggiormente merosi sono gli imprenditori autoctoni che hanno alimentano l’imprenditoria commerciale immi- un’età dai 50 ai 69, mentre quelli compresi tra i 18 grata; è necessario però annotare che mentre per e i 29 anni sono percentualmente inferiori ai pari le due comunità africane prevale (soprattutto per classe stranieri. i senegalesi) il commercio ambulante, i cinesi soli- Le statistiche indicano gli imprenditori stranie- tamente sono commercianti con sede fi ssa. ri di sesso maschile in 2.358 e le donne, 874 in Bisogna, inoltre, evidenziare che a differenza tutto, costituiscono il 27% del totale. Un’inciden- delle comunità immigrate realmente straniere che za relativa maggiore rispetto alle italiane che rap- presentano una forte concentrazione territoriale presentano il 25,2% degli imprenditori autoctoni. in alcuni luoghi e una fortissima specializzazione Tuttavia, disaggregando il dato degli stranieri in nel settore commerciale, gli imprenditori nati in comunitari e non comunitari, si rileva che l’alta Svizzera o in Canada (ma indubbiamente di ori- percentuale delle imprenditrici riguarda soprat- gine italiana) sono più equamente distribuiti nel tutto la categoria dei cittadini comunitari: benché territorio e soprattutto denotano una minore spe- nel complesso non siano moltissimi, il sesso fem- cializzazione. Così, sono gli svizzeri ad aver svilup- minile rappresenta il 44,5% del totale. Tra gli im- pato una maggiore capacità imprenditoriale nel prenditori non comunitari il peso delle donne è settore delle costruzioni (55), della manifattura del 24%, poiché contrariamente a quella est-euro- (44), in quello agricolo (30) e nel comparto della pea, questa è un’immigrazione prevalentemente ristorazione (29): ciò conferma che non si tratta maschile. Da notare che le diversità culturali fan- di una vera comunità immigrata, ma di calabre- no sì che le donne dell’est, come pure le calabresi si reinseriti nell’ambiente d’origine e che spesso nate e cresciute in Francia o in Germania, siano (come, ad esempio, nel caso di molti ristoratori) mediamente molto più emancipate sia delle don- hanno continuato a svolgere nella propria regione ne islamiche che delle autoctone3. le attività che prima svolgevano all’estero. Come per le ditte italiane operanti nella pro- vincia catanzarese, la forma giuridica prevalen- 3. L’immigrazione marocchina nel comprensorio te delle imprese immigrate è quella individuale, lametino l’80% del totale, seguono le società in accomandi- ta semplice e quindi quelle a responsabilità limita- Lamezia Terme nasce nel 1968 dall’unione di ta. Distinguendo i non comunitari dai comunitari tre centri, Nicastro, Sant’Eufemia e Sambiase, ac- bisogna annotare che questi ultimi prediligono quisendo, pertanto, il carattere di “comune spar- le società a responsabilità limitata con socio uni- so” che ancora oggi la contraddistingue. Dei tre co rispetto a quelle in accomandita semplice. La il maggiore è Nicastro, sede del municipio; oltre preferenza per le imprese individuali deriva dalla a questi tre agglomerati principali, sono presenti tipologia giuridica che garantisce maggiore fl essi- diverse frazioni popolose, come San Pietro a Mai- bilità e non richiede particolari diffi coltà ad avvia- da Scalo, Santa Eufemia Vetere, Acquadauzano, re, in caso di insuccesso, le pratiche di estinzione Fronti, Marinella, San Minà e altri. (Sciuto et al., 2007, pp. 452-453). Soprattutto tra I primi immigrati marocchini arrivarono a La- le ditte con titolare non comunitario, moltissime mezia e nei due comuni ad essa limitrofi , Faler- sono, infatti, quelle che operano nel commercio na e Gizzeria, tra la fi ne degli anni Settanta e gli ambulante e che hanno, di conseguenza, un giro inizi degli Ottanta del secolo scorso. Oggi in tutta d’affari molto modesto; la scelta della natura giuri- quest’area vive una popolazione di 79.774 abitan- dica più semplice e meno onerosa garantisce loro ti, i cittadini stranieri sono 4.359 (il 51% donne), la fl essibilità necessaria. di cui 1.690 marocchini: solo Reggio Calabria ne La maggioranza degli imprenditori stranieri che accoglie di più, ma con un valore percentuale mi- operano nella provincia di Catanzaro ha un’età nore, dato il maggiore peso demografi co della cit- compresa tra i 30 e 49 anni (1.858), pari al 57,49% tà dello Stretto. In tutta la Calabria, Gizzeria è in del totale degli stranieri con cariche di impresa, assoluto il comune che vanta la più alta percentua- seguono quelli ricadenti nella fascia d’età che va le di residenti stranieri sul totale degli abitanti: il dai 50 ai 69 anni (742) e poi quelli tra i 18 e i 29 13,6%, vale a dire 604 (di cui 397 marocchini) su (585). Non fi gurano imprenditori di età inferiore una popolazione di 4.445 abitanti. Nel corso de- ai 18 anni, mentre 47 hanno un’età superiore ai gli ultimi anni, nei tre comuni del comprensorio 70 anni. Rispetto agli italiani, anch’essi in maggior lametino (Lamezia, Gizzeria e Falerna), anche la

AGEI - Geotema, 43-44-45 227 presenza rumena è notevolmente cresciuta, con- Centro culturale islamico che, ubicato a Gizzeria tando 1.052 presenze e divenendo la seconda co- Lido, funge da unica moschea nel territorio. Rea- munità straniera dell’area4. lizzato nel 2006, costituisce con il centro islamico Come già indicato, i marocchini hanno una no- di Reggio Calabria il principale luogo di preghie- tevole propensione all’imprenditorialità, sono in- ra musulmana della regione. Precedentemente fatti 822 le persone con cariche d’impresa che ope- era presente nell’area una moschea di dimensioni rano nei tre comuni, pressoché tutti commercianti molto più modeste: la comunità islamica è, infatti, (il 99%). Il 58% dell’imprenditoria marocchina riconosciuta nel comprensorio lametino dal 1992, della provincia si concentra nel lametino, come anno delle prime relazioni uffi ciali tra l’imam e pure il 43% di tutta l’imprenditoria non comunita- l’amministrazione comunale di Gizzeria. La quasi ria5. I primi immigrati giunti dal Marocco si dedica- totalità dei musulmani presente a Lamezia è di re- rono subito al commercio, per la scarsa possibilità ligione sunnita, poiché proveniente dall’occiden- di trovare occupazione come lavoratori dipenden- te islamico. ti. Oggi, la maggior parte di questi immigrati svolge A parte il Centro culturale, l’associazionismo l’attività di commerciante ambulante di articoli di tra i marocchini residenti nell’area è molto scar- abbigliamento e bigiotterie; è poco sviluppato in- so, si distinguono invece associazioni che svolgono vece sia il commercio etnico, a parte tre macellerie attività di volontariato a sostegno degli immigrati, islamiche sono, infatti, pochissime le imprese che in particolar modo la Caritas e l’Arci, che hanno indirizzano la propria offerta ai connazionali, sia il organizzato anche corsi di lingua italiana ed at- commercio culturale orientato ad un mercato non tuato progetti fi nalizzati all’assistenza delle donne etnico (Sciuto et al., 2007, pp. 428-429). musulmane. Infatti, le immigrate marocchine di Il centro nodale del commercio nordafricano prima generazione, specie quelle che vivono nelle nel territorio lametino è il cosiddetto “Mercato frazioni più isolate, appaiono meno integrate nel dei marocchini” ubicato a Mortilla, una frazione tessuto sociale. Ciò poiché, essendo stata l’immi- del comune di Gizzeria. Si tratta di un mercato grazione nella fase iniziale prevalentemente ma- all’ingrosso i cui operatori sono tutti di nazionalità schile, molte donne sono giunte in Italia solo in marocchina e che rifornisce i commercianti, spe- un secondo momento a seguito di una richiesta cie gli ambulanti, che poi rivendono le merci nelle di ricongiungimento familiare e trovano, quindi, tre fi ere settimanali di Lamezia, che si tengono il maggiori diffi coltà ad esprimersi in lingua italia- martedì a Sambiase e il mercoledì e il sabato a Ni- na. Non vanno trascurate le ragioni di carattere castro, e in quelle di altri comuni della provincia. culturale che impongono spesso alle donne islami- Il mercato all’ingrosso è immerso in un’area peri- che una vita sociale prevalentemente circoscritta urbana che si caratterizza per la presenza di alcuni al contesto familiare, così esse rimangono talvolta capannoni industriali ed è conosciuto in tutta la isolate fra le mura domestiche. In questo contesto regione: qui vengono a rifornirsi pure commer- emergono le donne che coadiuvano i loro mariti cianti nordafricani che risiedono ed esercitano nelle attività commerciali e le poche che presta- nelle altre province. no assistenza alle famiglie calabresi e agli anziani, Il Mercato nasce uffi cialmente nel 2002, con un poiché in questi servizi ad esse sono solitamente atto amministrativo del comune di Gizzeria che ne preferite operatrici dell’Europa dell’est. stabilisce la sede nell’area industriale di Mortilla, È interessante notare che, nei tre comuni in tuttavia esisteva già dagli anni Ottanta come ag- esame, non vi sono frazioni o quartieri che presen- gregazione spontanea. Al visitatore che vi si reca, tano caratteristiche etniche evidenti e il territorio oggi esso appare in netto declino: la struttura, di non fornisce la percezione della presenza di una proprietà di una ditta italiana, si mostra fatiscente. comunità marocchina così numerosa. Molti im- Nonostante la crescita complessiva delle imprese migrati risiedono nelle frazioni più vicine al mare non comunitarie, negli ultimi mesi si registrano come Gizzeria Lido, Mortilla o San Pietro Lameti- tre cessazioni di attività che si aggiungono a quelle no, oppure nei centri di Falerna, Sambiase o nel degli ultimi due anni6. Alcuni dei grossisti inter- rione Bella di Nicastro. In molti hanno trovato al- vistati attribuiscono la colpa delle diffi coltà che il loggio nei villini della costa, vivendo così per tut- Mercato sta attraversando alla crisi economica che to l’anno in strutture che erano originariamente ha spinto diversi imprenditori a far ritorno in pa- state progettate come seconde case da abitare nel tria, altri si lamentano della concorrenza cinese, periodo estivo. sempre più agguerrita e competitiva, che negli ul- L’area di origine di gran parte dei migranti timi anni sta ponendo radici a Lamezia. marocchini presenti nel territorio è Khouribga, Luogo di aggregazione sociale e religiosa è il città dell’entroterra atlantico del Marocco, cono-

228 AGEI - Geotema, 43-44-45 sciuta per essere considerata la capitale mondiale gazione spontanea dagli anni Ottanta del secolo dei fosfati. Essa ha avuto nel XX secolo rapporti scorso e regolarizzato nel 2002. La comunità re- commerciali privilegiati con l’Italia, ragione per ligiosa, che nel 2006 ha ottenuto un importante cui l’italiano risulta essere la lingua più studiata riconoscimento con la nascita del Centro cultu- dopo l’arabo e il francese e ciò dovrebbe aver cer- rale islamico di Gizzeria Lido, ha costituito e co- tamente facilitato il canale migratorio. Così la rete stituisce tuttora il più importante (forse l’unico) parentale ed amicale ha favorito la convergenza elemento di aggregazione religiosa e culturale del nel lametino di molti cittadini di Khouribga e del- territorio; il Mercato dei marocchini rappresenta, la regione di Chaouia-Ouardigha, dove essa è si- invece, il pivot economico attorno al quale ruota il tuata. Ciò trova conferma nel fatto che i residenti commercio ambulante nordafricano in provincia marocchini del comprensorio sono spesso legati di Catanzaro e in gran parte della Calabria. Spinti tra loro da vincoli di parentela e da rapporti di ai margini del tessuto economico e impossibilitati amicizia antecedenti all’esperienza migratoria. a trovare un lavoro dipendente, gli immigrati ma- Il legame con la terra d’origine è fortemente rocchini hanno sin da subito cominciato a lavora- sentito dagli immigrati marocchini che risiedono re in proprio come commercianti. Il Mercato è di- nel territorio lametino: le festività religiose, come venuto, dunque, uno dei principali centri-motore pure le ricorrenze nazionali vengono festeggiate del commercio ambulante di tutta la regione, fa- anche a tantissimi chilometri di distanza da casa. vorendo la concentrazione di imprenditori maroc- In famiglia, nelle abitazioni marocchine di Lame- chini nel comprensorio lametino e accentuando zia, si parla l’arabo o, più esattamente, il dialetto ancor più la loro vocazione commerciale. arabo-marocchino. Questo è il modello culturale L’imprenditoria immigrata catanzarese e in par- soprattutto per gli immigrati di prima generazio- ticolar modo quella di Lamezia-Gizzeria-Falerna ne, quelli di seconda generazione, i giovani nati in merita attenzione e desta particolare interesse, spe- Italia, che hanno frequentato le scuole a Lamezia cie in un periodo di recessione generalizzata come e che, in qualche caso, sono iscritti pure a un cor- quello attuale. Anche il 2011, infatti, nonostante so di laurea di uno dei tre atenei calabresi, sento- la crisi, sembra confermare il trend positivo delle no con l’Italia un legame altrettanto forte che con imprese extracomunitarie nell’area lametina: si il Marocco. Per loro è l’italiano la prima lingua, registra una crescita complessiva dei titolari d’im- alcuni dichiarano perfi no che non sarebbero più presa, che passano da 1.082 a 1.121. In realtà, l’in- in grado di adattarsi alla realtà marocchina. cremento riguarda i comuni di Lamezia e Gizzeria, mentre a Falerna si segnala una lieve diminuzione. Nonostante, però, le dinamiche positive e la vivaci- 4. Conclusioni tà dell’imprenditoria marocchina nel territorio, vi sono degli elementi di debolezza da non sottovalu- È certamente sorprendente la presenza di una tare. Innanzitutto si tratta di microimprese che si comunità marocchina così numerosa, con una trovano ai margini del sistema imprenditoriale lo- fortissima specializzazione nel settore commer- cale: la stragrande maggioranza dei commercianti ciale, nei comuni del comprensorio lametino ed sono ambulanti e il salto di qualità dalle bancarelle è lecito interrogarsi sulle ragioni storiche di tale della fi era al negozio in sede fi ssa è riuscito sola- presenza. I primi marocchini, arrivati alla fi ne de- mente a pochi. Evidentemente è mancato un so- gli anni Settanta da Khouribga, anche in seguito stegno a questi imprenditori che permettesse loro alle restrizioni attuate dalla Francia in materia di di raggiungere determinati traguardi. È probabi- accoglienza, hanno creato una “testa di ponte”, fa- le anche che la scarsa capacità dei commercianti vorendo la nascita di una rete migratoria verso La- nordafricani di creare un fronte comune e tutelare mezia e il suo territorio. Tuttavia, ciò può spiegare in maniera collettiva i propri interessi non abbia solo la fase iniziale di questo radicamento e non permesso loro di uscire dall’ombra e di porsi all’at- giustifi cherebbe l’entità odierna di tale presenza tenzione dei poteri politico-economici locali. Vi e l’elevata concentrazione occupazionale nel set- è, poi, da non sottovalutare la crisi del Mercato di tore commerciale. In effetti questo fenomeno è la Mortilla: la sfi ducia dei grossisti marocchini non risultante di elementi territoriali, catalizzatori dei lascia presagire scenari futuri positivi. fl ussi migratori dal Marocco: la presenza di una Oltre a vivacizzare il sistema delle imprese, l’im- comunità religiosa islamica, costituita nel terri- migrazione straniera in Calabria, come in altre torio dai primi arrivati, benché riconosciuta uffi - parti d’Italia, contribuisce a ringiovanire il tessuto cialmente solo dal 1992, e, soprattutto, il Mercato sociale, avviato altrimenti ad un lento declino de- dei marocchini, presente anch’esso come aggre- mografi co. Anche in Calabria, infatti, l’età media

AGEI - Geotema, 43-44-45 229 degli immigrati è decisamente più bassa di quella Brusa C., «Dalla regolazione della legge “Bossi-Fini” allo svilup- degli italiani e ciò costituisce una garanzia per il fu- po locale nelle “terre del riso”. Contributi e attività scientifi - ca dell’unità di ricerca dell’Università del Piemonte Orien- turo. Si tratta però di un’immigrazione diversa da tale», in Nodari P., Rotondi G. (a cura di), Verso uno spazio quelle del passato: mentre quelle di fi ne Ottocen- multiculturale? Rifl essioni geografi che sull’esperienza migratoria to verso i nuovi mondi e del secondo dopoguerra in Italia, Bologna, Pàtron, 2007, pp. 326-327. verso l’Europa centro-occidentale erano alimenta- Brusa C., «Prefazione. La visione globale di un problema di scottante attualità anche per l’Italia», in Samers M., Migra- te da un mercato che garantiva una domanda ele- zioni, Roma, Carocci, 2012, p. 12 (trad. it. a cura di L. Stan- vata di forza lavoro, questa è più l’effetto di forze ga, da Migration, London, Routledge, 2009). espulsive che, per ragioni non solo economiche CCIAA di Catanzaro, Istituto Guglielmo Tagliacarne, Osservato- ma anche politiche, spingono uomini e donne rio Economico della Provincia di Catanzaro 2008. Linee evolutive fuori dai propri paesi verso le coste dell’Europa del sistema economico provinciale (2008), pp. 149-150. Caritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione 2011, 21o Rap- mediterranea (Bonifazi, 2007, pp. 18-23; Véron, porto, Roma, IDOS Edizioni, 2011, pp. 6-13, 85-150, 425-429. 2008, pp. 71-75). Quindi gli immigrati che arriva- Colucci M., Sanfi lippo M., Le migrazioni. Un’introduzione storica, no in Italia si trovano in una condizione peggiore Roma, Carocci, 2009, pp. 91-99. e con delle prospettive meno favorevoli rispetto ai Cristaldi F., Morri R., «Lo studio dei fenomeni migratori a migranti degli anni Cinquanta e Sessanta. Roma e nel Lazio», in Nodari P., Rotondi G. (a cura di), Verso uno spazio multiculturale? Rifl essioni geografi che sull’espe- Bisogna sicuramente rifl ettere sull’apporto e rienza migratoria in Italia, Bologna, Pàtron, 2007, p. 180. sui vantaggi che gli immigrati possono arrecare Fondazione Ethnoland, ImmigratImprenditori in Italia. Dinamiche nel breve e nel lungo periodo all’economia, né del fenomeno. Analisi, storie e prospettive, Pomezia, Arti Grafi - è possibile considerare questi vantaggi semplice- che, 2009, p. 233. Krasna F., Alla ricerca della identità perduta. Una panoramica degli mente in termini di una maggiore disponibilità di studi geografi ci sull’immigrazione straniera in Italia, Bologna, forza lavoro a basso costo. Molte comunità stranie- Pàtron, 2009, pp. 25-28. re presenti in Italia, come quella marocchina nel Meini M., «L’insediamento di popolazione extracomunitaria comprensorio lametino, non sono costituite da in Italia: dalla precarietà alla stabilizzazione», in Di Blasi forza lavoro stagionale, ma da uomini e donne che A. (a cura di), Geografi a. Dialogo tra generazioni, Vol. II, Atti del XXIX Congresso Geografi co Italiano, Bologna, Pàtron, hanno legittimamente scelto di vivere e lavorare 2005, pp. 411-418. nel nostro Paese (Meini, 2005 pp. 411-418). Le dif- Poinard M., Spostamenti e migrazioni nel bacino mediterraneo, Mi- fi coltà economiche e gran parte dei loro problemi lano, Jaca Book, 2002, pp. 67-72 (trad. it. da Mobilités et mi- sono simili a quelli di molte famiglie italiane an- grations dans le bassin méditerranéen, Aix-en-Provence, Édisud, 2003). che se spesso gravati da forme di sfruttamento ed Pugliese E., L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni inter- ostacoli all’integrazione che peggiorano la qualità ne, Bologna, Il Mulino, 2006, pp. 11, 81-82. della vita. Comprendere questi problemi, anche Sciuto G., «Catanzaro: centro coordinatore politico-ammini- attraverso l’indagine biografi ca e la documenta- strativo della Calabria», Annali del Mezzogiorno dell’Università zione di singole “storie di vita”, come suggerisce di Catania (1975), p. 240. Sciuto G., Di Blasi A., Longo A., Pennisi C., «L’immigrazione a Flavia Cristaldi, ci consente di decostruire e scom- Catania quale fattore di sviluppo locale», Annali della Facoltà porre un quadro articolato che ci viene troppo di Economia dell’Università di Catania (2005), pp. 333-400. spesso proposto – specie dai media – come banal- Sciuto G., Di Blasi A., Longo A., Pennisi C., «L’imprenditoria mente omogeneo (Cristaldi, Morri, 2007, p. 180). immigrata in Sicilia», in Nodari P., Rotondi G. (a cura di), Verso uno spazio multiculturale? Rifl essioni geografi che sull’espe- Interpretando con le lenti della storia le oppor- rienza migratoria in Italia, Bologna, Pàtron, 2007, pp. 421- tunità che le migrazioni ci offrono, ci rendiamo 464. conto di come la vivacità culturale sia una risorsa, Unioncamere Calabria, Osservatorio Economico Regionale, anche economica, importantissima. In un mondo Giornate dell’economia regionale 2011, Lamezia Terme, 2011, che resta dominato dall’entropia, non vi è svilup- pp. 235-307. Véron J., L’urbanizzazione del mondo, Bologna, Il Mulino, 2008, po economico senza contatti e scambi di fl ussi di pp. 71-75 (trad. it. da L’urbanisation du monde, Paris, La Dé- merci, di informazioni, ma soprattutto di idee e di couverte, 2006). uomini. Queste aperture, queste forme di “metic- ciamento” culturale non sono nuove nel Mediter- raneo, ma ne hanno segnato la storia e determi- Note nato i cicli di crescita. È questo, ancora oggi, un 1 Sebbene il lavoro sia frutto di una rifl essione comune ai due ribollire, un fermento che rigenera il mondo. Autori, a Elena Di Blasi sono da attribuirsi i §§ 1 e 2, ad Ales- sandro Arangio i §§ 3 e 4. 2 Dati Istat, aggiornati al 31/12/2011. Bibliografi a 3 Dati Unioncamere Calabria, quarto trimestre 2010. 4 Dati Istat, aggiornati al 31/12/2011. Bonifazi C., L’immigrazione straniera in Italia, Bologna, Il Muli- 5 Dati Unioncamere Calabria, quarto trimestre 2010. no, 2007, pp. 18-23. 6 Dati Unioncamere Calabria quarto trimestre 2011.

230 AGEI - Geotema, 43-44-45 Antonino Longo

Immigrazione femminile e integrazione nell’era della globalizzazione

Summary: FEMALE IMMIGRATION AND INTEGRATION IN THE GLOBALIZATION AGE Researchers mainly analyze male role about immigration, overlooking often female impact on economical system. This situa- tion is actually more complex, because it affects emotional, cultural and social aspects beyond economical ones. The female immigration should not be considered as a problem but as an opportunity.

Keywords: Female Immigration, Integration, Labour Market.

1. Immigrazione Secondo il primo fi lone, che fa appello a fattori macrosociali, le spinte all’emigrazione sarebbero Il concetto di migrazione, inteso nella sua ac- date da guerre, carestie, povertà, persecuzioni e cezione più ampia come movimento di persone, altre calamità che affl iggono determinati paesi. merci, servizi, capitali, cultura e idee, rappresen- Tale posizione è detta “strutturalista” e al suo in- ta uno dei principali elementi distintivi del seco- terno si ritrovano teorie che mettono in risalto il lo appena trascorso e lo sarà, probabilmente con divario tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, ma caratteristiche differenti rispetto al passato, anche si potrebbe obiettare che non possono essere solo per il XXI secolo. le differenze economiche e sociali a spingere ver- Il fenomeno migratorio, riferito specifi cata- so l’emigrazione. Infatti, gli immigrati non arriva- mente ai movimenti di persone, viene spesso per- no esclusivamente dai paesi in assoluto più poveri, cepito come un problema o una malattia del mon- né dagli strati più poveri della popolazione. do, ma un’analisi approfondita delle componenti Secondo le spiegazioni micro, i fenomeni mi- intrinseche di tale fenomeno potrebbe condurre gratori sono da considerare il frutto di scelte indi- all’identifi cazione della migrazione come sinto- viduali, nella valutazione delle differenze salariali, mo di differenti mali che indeboliscono il piane- dei livelli di occupazione e dei conseguenti costi e ta spaccandolo in due porzioni identifi cate come benefi ci. Inoltre, ciò che spingerebbe ad emigrare nord e sud del mondo. sarebbe la propensione ad un miglioramento del- Il contesto socio-economico attuale, pervaso la qualità della vita propria e dell’intera famiglia, dal fenomeno della globalizzazione che dovrebbe per cui non si può escludere che si continui ad facilitare qualunque processo di integrazione, in emigrare nonostante un miglioramento delle con- realtà presenta non poche contraddizioni. Con- dizioni del paese d’origine. vivono, infatti, da un lato l’accettazione del plu- In una posizione intermedia si ritrovano al- ralismo etnico, culturale, religioso e ideologico, tre teorie, come ad esempio quella che richiama dall’altro si registra un certo grado di chiusura l’importanza delle reti di relazione tra immigrati culturale per cui il diverso e tutto ciò che si ignora e migranti potenziali, i cosiddetti networks defi niti o non si comprende viene temuto e, quindi, deni- come raggruppamenti di individui che manten- grato e allontanato. gono contatti ricorrenti gli uni con gli altri, at- Numerose teorie politiche e socio-economiche traverso legami occupazionali, familiari, culturali hanno tentato di fornire una adeguata spiegazio- o affettivi; complesse formazioni che incanalano, ne del crescente fenomeno migratorio, ma sostan- fi ltrano e interpretano informazioni, articolano si- zialmente si possono distinguere due grandi cate- gnifi cati, allocano risorse e controllano i compor- gorie teoriche: quella delle spiegazioni “macro” e tamenti (Ottaviano, 2004). Il ricorso al concetto quella delle spiegazioni “micro” (Ambrosini, 2009, di network permette di collegare fattori micro e pp. 11-40). macro, in quanto ponendo come perno delle mi-

AGEI - Geotema, 43-44-45 231 grazioni queste reti sociali, permette la prosecu- delle migrazioni è dovuta al cambiamento nelle zione dei fl ussi anche in presenza di condizioni di strutture produttive dei paesi di accoglienza che mercato sfavorevoli, costituendo un fattore fonda- produce una maggiore richiesta di manodopera mentale nel determinare l’incontro tra la doman- femminile con qualifi cazione scarsa, insieme con da e l’offerta, e nel creare le condizioni necessarie un corrispondente calo della domanda di mano- per l’insediamento e la formazione di comunità dopera maschile. etniche sul territorio ospitante. Altre posizioni sottolineano il ruolo della glo- balizzazione nell’incremento dei legami fra di- 3. Dinamica dei fl ussi migratori verse aree del pianeta ma anche la domanda di lavoro povero da parte dei paesi sviluppati, in un L’Europa del sud e l’Italia in particolare, sono momento in cui la capacità dei governi di contra- state interessate da fl ussi migratori femminili fi n stare le sollecitazioni della domanda di mercato dagli anni ’70, proprio per la specifi cità della do- è ritenuta limitata, in quanto interveniente in un manda di lavoro insoddisfatta dalla manodopera periodo di transizione ad un’economia globale e italiana. È nell’attività domestica che le immigrate ad un sistema sempre meno regolato dallo Stato e hanno trovato inizialmente la loro principale oc- sempre più dal mercato (Harris, 2000, 21-34). cupazione, causa della loro invisibilità sul mercato Altra interpretazione è quella che pone l’accen- del lavoro e nella società. Oggi, tuttavia, anche il to sulla regolazione normativa del fenomeno da tempo dell’invisibilità, che aveva caratterizzato le parte degli Stati riceventi. Secondo tale teoria le domestiche fi lippine, capoverdiane o salvadore- politiche adottate nei paesi d’immigrazione han- gne rinchiuse nelle case, sembra fi nito. no determinato la consistenza dei fl ussi, defi nen- A spingere verso i paesi occidentali donne sole do i criteri di appartenenza alla comunità naziona- in cerca di fortuna non sono solo gli squilibri esi- le e di accesso allo status di cittadino, impostando stenti tra paesi ricchi e poveri, la crisi economica, politiche di accoglienza e rapporti interculturali il progressivo impoverimento delle zone rurali e (Bonifazi, 2007, pp. 15-47). delle periferie delle metropoli, la seduzione cultu- rale rappresentata dai modelli di vita e consumo occidentali, bensì altri cambiamenti che hanno 2. Immigrazione femminile eroso i meccanismi di riproduzione della famiglia allargata, minato le basi economiche e culturali Senza negare la validità di ogni spiegazione del dei regimi patriarcali, modifi cato i comportamen- fenomeno, l’immigrazione presenta una tale com- ti riproduttivi, mutato i rapporti economici e di plessità che non permette l’esclusiva accettazione potere tra donne e uomini. di una teoria. Inoltre, all’interno di ognuna, le mi- In Europa le immigrate sono una popolazione grazioni vengono considerate un fenomeno pret- eterogenea ed estremamente variegata per quanto tamente maschile, in quanto il ruolo della donna riguarda i paesi d’origine, la durata del soggiorno, è considerato secondario. Essa resta al di fuori del la posizione giuridica, l’istruzione e le appartenen- mercato del lavoro e le viene riservato lo status , ze culturali e religiose. Molte sono venute in Euro- anche giuridico, di compagna del migrante. pa per raggiungere il coniuge nella fase seguita alla Infatti, la normativa sul ricongiungimento fami- grande ondata di reclutamento di manodopera dai liare legano il permesso di soggiorno della donna paesi del Mediterraneo degli anni ’60 e inizio ’70. a quella del marito e lo considerano non rinno- Altre sono arrivate da sole già negli anni ’50, come vabile in caso di divorzio. Tuttavia, dei circa 5 mi- quelle giunte nel Regno Unito dalle Indie occiden- lioni di immigrati presenti in Italia quasi la metà tali, o sono immigrate di recente come le profu- sono donne. Alcune sono arrivate sole, lasciando ghe, richiedenti asilo e le immigrate irregolari. nel proprio paese marito e fi gli, altre raggiungo- L’immigrazione in Europa è stata a lungo orien- no il coniuge dopo una lunga separazione. Que- tata al reclutamento di forza lavoro maschile, per ste donne spesso rimangono invisibili alla società lavorare in periodi in cui l’Europa industrializzata perché relegate entro le mura domestiche, anche aveva carenze di manodopera. Veniva data prefe- se la loro consistenza numerica è sempre più con- renza agli uomini perché tradizionalmente erano correnziale a quella degli uomini. loro a essere occupati nell’industria, anche a cau- Di fronte all’evidente aumento di immigrate, è sa della durezza del lavoro offerto. Le donne ve- stato avanzato il modello di lettura del nuovo sot- nivano considerate come membri della famiglia, toproletariato globale femminile (Sassen, 2004, rimaste a casa nel paese d’origine, o come soggetti pp. 231-253), in base al quale la femminilizzazione passivi al seguito dei loro uomini.

232 AGEI - Geotema, 43-44-45 Al giorno d’oggi, con un’industria più automa- altre famiglie e altri soggetti il proprio ambiente tizzata e informatizzata e un’economia spostata di vita e di lavoro, la scuola dei propri fi gli e l’uso verso il settore dei servizi, i fl ussi migratori tendo- dei servizi sociali. no a comprendere un numero maggiore di don- Per quanto attiene alla nazionalità, la variabile ne. Anche se in passato esisteva già una doman- genere gioca un ruolo signifi cativo. Innanzitutto, da di lavoro femminile per alcuni tipi di impiego è la connotazione principale di certi gruppi nazio- nell’industria, attualmente e nel prossimo futuro nali, nel senso che alcuni sono prevalentemente l’offerta di lavoro si concentrerà soprattutto nel a composizione femminile, altri maschile. Inoltre, commercio, nella ristorazione e nei servizi alla pur all’interno di un’omogeneità di condizioni tra persona. Si tratta di settori in cui la percentuale di le immigrate, rappresentato dal lavoro domestico, lavoratrici è tradizionalmente alta, e si può preve- è possibile rintracciare diversità nelle modalità di dere che aumenteranno sempre di più le donne prestazione di tale lavoro che trovano espressione che vengono in Europa in cerca di lavoro. anche in fattori etnico-nazionali. Una percentuale sempre meno consistente Si registra, inoltre, una stretta correlazione tra delle immigrate che vivono attualmente in Italia religione, gruppo nazionale e collocazione nel hanno livelli di istruzione bassi o sono totalmen- settore del lavoro domestico. Le organizzazioni a te analfabete. Per contro, molte hanno qualifi che carattere religioso, a riguardo, hanno svolto una professionali eccellenti, anche se nel mercato del funzione di assistenza ed intermediazione in que- lavoro italiano è diffi cile per un’immigrata utiliz- sto settore del mercato del lavoro. E poiché si trat- zare le proprie competenze a livelli adeguati. Esi- ta di un ambito lavorativo che diffi cilmente viene ste, inoltre, una profonda differenza fra la prima abbandonato, attraverso il meccanismo della cate- generazione di immigrate e le successive: queste na migratoria, questo modello si estende ad altri ultime hanno in genere livelli culturali più alti del- membri della comunità. Inoltre, gioca un ruolo le loro madri e nonne, e anzi sono molte quelle fondamentale la vicinanza culturale e la condivi- che hanno ottenuto o stanno ottenendo livelli di sione dell’ideologia religiosa tra la lavoratrice im- istruzione superiori. Tale conquista però non è fa- migrata e il datore di lavoro. cile né automatica. Le immigrate provenienti dai paesi europei hanno in genere meno diffi coltà di adattamento 4. Tendenze insediative e mercato del lavoro al nuovo ambiente, mentre quelle che vengono da paesi extra europei portano con sé un bagaglio di Per quanto attiene alle aree di insediamento, i tradizioni culturali e religiose molto diverse che diversi gruppi etnici non sono omogeneamente causano incomprensioni fra immigrate autoctone. distribuiti nel territorio, e alcune comunità ten- Ciò si verifi ca più di frequente quando viene con- dono a concentrarsi di più in certe realtà rispetto trapposta una visione stereotipata di determinati ad altre. Queste particolarità dell’insediamento valori o credenze (ad esempio l’Islam) a una vi- derivano dal grado di sviluppo economico delle sione altrettanto stereotipata dei cosiddetti valori regioni e, in specifi co, delle metropoli. I diversi occidentali. contesti territoriali creano condizioni differenti Inoltre, il modello del maschio capofamiglia relativamente alla collocazione professionale, ai produttore di reddito è tuttora ideologicamente tipi d’insediamento e alle forme di concentrazio- dominante, anche se per lo più non corrisponde ne degli immigrati in rapporto alle peculiarità del- alla realtà, funziona da ostacolo alla parità di dirit- la domanda di lavoro. ti e di trattamento fra donne e uomini. Nel caso La presenza femminile è, in prima istanza, col- delle immigrate, esso ha contribuito a relegarle in legata alle caratteristiche dei mercati del lavoro una posizione secondaria e dipendente, rispetto locali, per cui sarà più diffi cile trovare compo- alla posizione del titolare del permesso di soggior- nenti femminili signifi cative in aree dove prevale no, che è in genere il marito. una domanda di lavoro tipicamente orientata al La presenza delle donne, spesso coniugata con maschile, con caratteristiche occasionali e forte- la presenza di bambini, a differenza di quella de- mente precarie. gli uomini, rende forte e visibile la realtà delle im- Una componente femminile maggiormente migrazioni ponendola in una luce nuova. Non si consistente è presente nelle aree dove l’occupa- tratta più per il paese ospite di accogliere donne zione maschile tende ad essere più stabile, mentre che limitano ogni propria esperienza di vita priva- una componente d’immigrazione di tipo econo- ta per proporsi come lavoratrici domestiche nelle mico si trova in misura signifi cativa dove più eleva- case occidentali, ma si tratta di condividere con ta è la domanda di servizi domestici, in particolare

AGEI - Geotema, 43-44-45 233 nelle aree metropolitane. Tuttavia, la collocazione il diritto delle lavoratrici domestiche al permesso territoriale degli immigrati non è meccanicamen- di lavoro e di soggiorno è vincolato al datore di te determinata dal mercato del lavoro ma entrano lavoro che le ha assunte o che le ha fatte entrare in gioco anche variabili che determinano il per- nel paese. corso di insediamento. Fino ai primi anni ’90, il lavoro domestico aveva In una prima fase, un ruolo prioritario viene una grande incidenza sul numero degli avviamen- svolto dalla catena migratoria, cioè prevale il rap- ti, mentre per le donne rappresentava lo sbocco porto con amici e parenti. Nella fase successiva, prevalente. Attualmente, invece, le immigrate entrano in gioco fattori quali le opportunità di stanno conoscendo una fase di maggiore emanci- lavoro, il livello dei servizi d’accoglienza, l’associa- pazione e iniziano ad inserirsi in diversi settori, dai zionismo della comunità, le condizioni abitative. pubblici esercizi e attività del terziario fi no all’agri- Lavoratori e lavoratrici immigrati hanno a lun- coltura e industria. go occupato un ruolo ben preciso nelle strutture industriali dell’Europa occidentale. Le donne, in particolare, rappresentavano un segmento ideale 5. Conclusioni della forza lavoro grazie alla loro disponibilità ad accettare i lavori industriali più monotoni, preca- L’immigrazione rappresenta, dunque, per l’Ita- ri, dequalifi cati e mal pagati, che non riuscivano lia come pure per tutta l’Europa, una grande sfi - ad attrarre lavoratori autoctoni, infatti, il fl usso da, in termini di integrazione sociale, ma anche migratorio diretto verso l’Italia negli anni ’70 era una opportunità sotto il profi lo del mercato del costituito prevalentemente da donne. lavoro e della crescita economica. Tali immigrate, inizialmente provenienti dai pa- L’immigrazione femminile, in particolare, sta esi del sud del mondo erano anche occupate in assumendo un signifi cato sempre più importante mansioni umili nel settore dei servizi, come ausi- sotto il profi lo socio-economico in quanto le im- liarie nei servizi sanitari, negli alberghi, nella ri- migrate sono ormai diventate una forza lavoro im- storazione, come donne delle pulizie e aiutanti in prescindibile per l’Italia. In alcune regioni, il nu- cucina. Si tratta di sbocchi occupazionali tuttora mero di donne immigrate ha addirittura superato rilevanti ma spesso part-time, senza alcuna sicurez- quello degli uomini. za né prospettive di miglioramento. Non si registra, tuttavia, solo un aumento del Esse costituiscono ancora oggi ma in misura fl usso migratorio femminile ma anche una mag- inferiore rispetto al passato un fl usso silenzioso e giore stanzialità, autonomia lavorativa ed integra- invisibile, che giunge in Italia tramite associazio- zione sociale; elementi che riaccendono il dibatti- ni religiose e agenzie di collocamento, in quanto to circa il ruolo della donna all’interno dei model- la mansione di colf o badante signifi ca rinchiu- li sociali occidentali. dersi all’interno delle abitazioni in cui si lavora, Oltre alla grande rilevanza nel mondo della col- usufruendo di vitto e alloggio ma anche di poco laborazione domestica, dei servizi alla persona e, tempo libero, non riuscendo quindi ad interagi- più in generale, del settore terziario, si rileva, al- re con l’ambiente esterno. Solo col passare de- tresì, l’importanza della presenza di immigrate in gli anni e con l’arrivo di altre donne, tramite le Italia connessa alla ripresa demografi ca del paese. consuete catene migratorie, quelle di più antica Gli immigrati, dunque, uomini e donne, non immigrazione fanno il salto di qualità, lasciando devono essere visti come una società a parte, ma il posto di domestica fi ssa per uno di domestica come una parte della società. ad ore, acquistando maggiore visibilità e maggiori spazi per sé. Tuttavia, i datori di lavoro spesso preferiscono Bibliografi a assumere immigrate irregolari in quanto consente loro di non pagare i contributi sociali. Dunque, il Ambrosini M., Abbatecola E. (a cura di), Migrazioni e società, lavoro domestico spesso signifi ca non avere con- una rassegna di studi internazionali, Milano, FrancoAngeli, 2009. tratto di lavoro né previdenza ed accettare orari Bonifazi C., L’immigrazione straniera in Italia, Bologna, Il Muli- di lavoro molto lunghi in cambio di salari inferio- no, 2007. ri ai minimi nazionali. Le lavoratrici domestiche Cristaldi F., Immigrazione e territorio: lo spazio con/diviso, Bologna, che vivono presso le famiglie si trovano ad avere Pàtron, 2012. Di Liberto E., Lo Iacono M., «Immigrazione femminile in Ita- un rilevante controllo sulla loro vita in quanto i lia», in Cortesi G. (a cura di), Geotema, vol. 33 (2007). loro documenti, persino il passaporto, rimangono Harris N., I nuovi intoccabili. Perché abbiamo bisogno degli immigra- ai datori di lavoro. In alcuni paesi, tra cui l’Italia, ti, Milano, Il Saggiatore, 2000.

234 AGEI - Geotema, 43-44-45 Krasna F., Alla ricerca dell’identità perduta: una panoramica degli Ottaviano P., Il lavoro degli extracomunitari, 2004, <fi lodiritto. studi geografi ci sull’immigrazione straniera in Italia, Bologna, com>. Pàtron, 2009. Sassen S., «Città globali e circuiti di sopravvivenza», in Ehren- Samers M., Migrazioni, trad. it. da Migration, Londra, Routled- reich B., Russel Hochschild A. (a cura di), Donne globali. ge, 2010 (a cura di Stanganini L., Roma, Carocci, 2012). Tate, colf e badanti, Milano, Feltrinelli, 2004.

AGEI - Geotema, 43-44-45 235 Gianluca Di Maria

Indagine sull’immigrazione femminile a Catania

Summary: SURVEY ON FEMALE IMMIGRATION IN CATANIA Immigration has often been intended as world’s needs consequence, but a deeper analisys identifi es it as multiple problems symptom, occuring both on northern and southern countries of the world. This research considering a sample of 100 immigrated women living in Catania, identifi es the prevalent elements of female immigration and shows how it has not to be considered as a problem but as an opportunity.

Keywords: Female Immigration, Labour Market in Catania, Maternities and Families.

1. Immigrazione femminile a Catania mento delle immigrate all’interno del territorio del comune di Catania sorge sia dalla necessità di Nel corso dell’ultimo ventennio le migrazioni ottenere informazioni su molti aspetti della vita femminili sono cresciute notevolmente e le immi- delle donne straniere che non verrebbero altri- grate sono progressivamente uscite dall’invisibili- menti rilevati, sia per includere nell’analisi anche tà suscitando l’attenzione degli studiosi. Tale in- le straniere che si trovano in condizione di clan- teresse è dovuto a diversi fattori, quali l’aumento destinità o in una situazione di irregolarità, il cui quantitativo delle donne nella partecipazione ai numero è tutt’altro che limitato ma che nessuna fl ussi migratori e nelle popolazioni immigrate sta- statistica uffi ciale può contenere. bilizzate, il crescente ingresso delle immigrate nel mercato del lavoro e il dibattito femminista sulla posizione della donna nella società. 2. Indagine sull’immigrazione femminile a Sebbene siano molteplici le motivazioni per le Catania quali le donne emigrano, spesso differenti rispet- to a quelle tipiche della popolazione maschile, Da giugno ad agosto 2011, pertanto, è stato alcune ragioni appaiono legate al mondo femmi- somministrato un questionario contenente 32 item nile, quali ad esempio il desiderio di fuggire dalla ad un campione composto da 100 straniere pre- posizione sottomessa che la cultura e le tradizio- senti nel comune di Catania. ni del paese d’origine riservano alle donne nei Al momento dell’intervista, l’87% di chi ha ri- confronti dell’uomo, il desiderio di sottrarsi alle sposto ha dichiarato di possedere un regolare per- violenze maschili e all’autorità paterna; vedove, messo di soggiorno, mentre l’8% ha ammesso di separate o divorziate cercano di sfuggire a una essere clandestina, ma anche le 5 intervistate che cultura non più condivisibile. Tuttavia, le tipolo- non hanno risposto rientrano presumibilmente in gie di motivazioni non sono mai separate l’una una condizione di non regolarità. dalle altre, in quanto il solo fattore economico Per quanto riguarda le nazionalità delle inter- non è più l’unico elemento a determinare la de- vistate, il 46% proviene dall’Africa, il 20% dall’Eu- cisione di emigrare. ropa orientale, il 18% dall’America centro-meri- Catania è uno dei comuni del Sud Italia in cui dionale e il 15% dall’Asia centro-meridionale. Le la presenza femminile straniera sembrerebbe es- comunità più rappresentate nel campione rispec- sere pari o maggiore di quella maschile. Tale fe- chiano, in linea di massima, la graduatoria delle nomeno ha caratterizzato la città prevalentemen- presenze uffi ciali: le mauriziane e le cingalesi, te nell’ultimo decennio soprattutto a seguito dei ciascuna rappresentante il 14% del campione, le sempre più numerosi progetti migratori autonomi marocchine l’11%, le colombiane il 7% e le ru- pianifi cati da donne sole in cerca di fortuna. mene, che seppur nella graduatoria uffi ciale delle L’idea di una indagine sui percorsi di inseri- soggiornanti a Catania sono solo al settimo posto,

236 AGEI - Geotema, 43-44-45 nel campione sono l’etnia più numerosa, rappre- niuge, l’83% delle donne che è partita sola e che sentando il 16% delle intervistate. si trova in Italia insieme al coniuge ha risposto di Le fasce di età in cui si colloca la maggior par- essere arrivata dopo il partner, e il restante 17% ha te delle intervistate è 39-60 anni (30%) e 25-30 affermato di essere partita prima. (28%), segue 31-38 anni (24%) e 18-24 (18%). In Per quanto riguarda la maternità, il 69% ha al- particolare, il 60% delle senegalesi e il 50% delle meno un fi glio, in particolare l’81% delle madri mauriziane hanno un’età compresa tra i 39 e i 60 dichiara di avere 1-2 fi gli, il 16% 3-4 (in special anni, mentre, le rumene hanno un’età compre- modo le africane), il 2% 5-6 fi gli e l’1% più di 6 sa tra i 25 e i 30 nel 37,5% dei casi e un’età tra fi gli. L’età in cui hanno avuto il primo fi glio va dai i 39 e i 60 anni nel 31% dei casi. Giovani (25-30 15 ai 18 anni per il 13%, dai 19 ai 23 per il 39%, anni) e molto giovani (18-24) sono le marocchine dai 24 ai 28 per il 32% e oltre 28 anni per il 12%. (64% delle intervistate), nigeriane (60%) e cinga- In particolare, molto giovani (15-18 anni) si rive- lesi (57%), mentre il 47% delle sudamericane ha lano le rumene (5 donne su 10) al momento della un’età media di 35 anni. loro prima maternità, così come le marocchine Per quanto riguarda lo stato civile, il 64% di che in 6 casi su 9 hanno avuto il loro primo fi glio esse si dichiara coniugata, il 27% nubile (l’11% è ad un età che va dai 19 ai 23 anni. Diversamente le fi danzata), il 5% divorziata/separata, il 3% vedova sudamericane che partoriscono il primo fi glio ad e l’1% non ha risposto. Delle 75 donne che han- un’età più matura (24-28 anni ed oltre). no affermato di avere un partner, in 66 casi esso si Relativamente alla scolarizzazione, il 61% di- trova in Italia, in 7 nel paese d’origine e in 2 casi chiara di possedere un titolo di studio di base, non è stata data risposta. Inoltre, in 49 casi esso è corrispondente alle scuole obbligatorie, il 26% un della stessa nazionalità dell’intervistata, in 21 è un titolo di studio secondario, quali diploma di matu- italiano, in 4 è di nazionalità diversa e in 1 caso rità, il 5% un titolo di studio universitario, il 6% ha non è stata data risposta. dichiarato di non possedere alcun titolo di studio In particolare, tutte le mauriziane e cingalesi e/o di essere analfabeta, e il 2% non ha risposto. sposate hanno il coniuge della stessa nazionalità Il titolo di studio per la più parte delle intervista- e in Italia, così anche la quasi totalità delle maroc- te (91%) è stato conseguito nel paese d’origine, chine è sposata con un connazionale che si trova mentre solo alcune (9%) hanno studiato in Ita- anch’esso in Italia. Ciò è sintomo di un’immigra- lia, e ciò si verifi ca nel caso delle immigrate che si zione più sedimentata e di lungo periodo. Diversa- sono spostate in Italia da bambine, insieme ai loro mente, per le rumene che dichiarano di avere un genitori. Tra le donne che hanno conseguito il ti- partner (50% del campione), nel 50% dei casi si tolo di studio in Italia compaiono solo in piccola trova in Italia e nell’altro 50% è rimasto nel paese misura le sudamericane, dunque esse migrano in d’origine. Italia con un bagaglio culturale maggiore rispetto alle altre. La crescente presenza delle seconde generazio- 3. Percorsi migratori e ricongiungimento familiare ni di immigrate e dei fi gli ricongiunti conferma come il fenomeno migratorio si stia diffondendo Per meglio comprendere il percorso migratorio in forma strutturale all’interno dell’intero sistema intrapreso da tali donne, è interessante conoscere di istruzione, conducendo verso una piena scola- se esse sono emigrate col coniuge oppure da sole, rizzazione di base che però non sempre si sostan- e in tal caso comprendere se il loro arrivo in Ita- zia in un inserimento più qualifi cato nel mercato lia è avvenuto prima o dopo il coniuge. Nell’insie- del lavoro. me, risulta marcatamente prevalente la tipologia Per quanto concerne gli anni di soggiorno in di donne migranti da sole (46%). Tra le rumene Italia, il 23% delle intervistate indica meno di un questa tipologia è ancora più frequente (75%), anno, il 20% da 2 a 5 anni, il 23% da 6 a 10, il mentre fra le mauriziane e marocchine essa si ri- 17% da 11 a 15 e l’11% da più di 15 anni, il 6% duce rispettivamente al 57% e al 45% in quanto, non ha risposto. Dunque, nel campione vi è una mentre le rumene vengono in Italia sole perché notevole varietà per quanto riguarda gli anni di hanno lasciato la famiglia in patria, che molto pro- permanenza in Italia, mentre si nota un’immigra- babilmente la raggiungerà solo nel lungo periodo, zione recente da parte delle rumene (il 75% di le mauriziane e ancor di più le marocchine arri- esse ha risposto di essere in Italia da meno di un vano in Italia sole perché stanno raggiungendo il anno) e, diversamente, una presenza da più tem- coniuge già migrato precedentemente. Infatti, alla po da parte delle marocchine (tutte le intervistate domanda se esse sono migrate prima o dopo il co- sono presenti in Italia da almeno 6 anni) e delle

AGEI - Geotema, 43-44-45 237 Foto 1. Negozio interetnico di generi alimentari, centro storico, piazza Carlo Alberto. In questo “bazar”, accanto a Foto 3. Nigeriana ritratta nei pressi del mercato “fera o’ prodotti provenienti dallo Sri-Lanka, si vendono prodotti luni”, centro storico, corso Sicilia. alimentari nazionali ed internazionali.

Foto 4. Mauriziana con fi glia nata in Italia ritratte nei pres- Foto 2. Negozio interetnico di generi alimentari, quartiere si di una scuola elementare, quartiere S. Cristoforo, via Civita, via Anzalone. S. Maria della Salette. sudamericane (su 18 intervistate 9 sono presenti miliare risulta essere determinante per il 19% del- dai 6 ai 10 anni e 2 dagli 11 ai 15). le intervistate, inoltre, il 4% ha deciso di emigrare Nella spinta iniziale a lasciare il proprio paese per altri motivi e l’1% non ha risposto. Dunque, emergono, su tutti, motivi economici e la ricerca l’immigrazione femminile a Catania non è passiva, di lavoro (76%), mentre il ricongiungimento fa- cioè costituita da donne che vengono solo perché

238 AGEI - Geotema, 43-44-45 il marito è già presente ma, viceversa, è un’immi- abita il 56% delle rumene. Nella zona adiacente grazione fortemente attiva, costituita da donne lo stadio “Cibali” vive il 6% delle intervistate, men- che arrivano in Italia per migliorare le proprie tre, nei quartieri più periferici, quali Librino o condizioni economiche e sociali. S. Giovanni Galermo/Misterbianco, risiedono ri- Si tratta di donne che fanno della modernità spettivamente il 3% e il 2% delle intervistate. Una la loro bandiera, abbracciandone i comportamen- particolarità riguarda la nazionalità marocchina ti e gli stili di vita, a volte in maniera troppo su- che predilige gli spazi periferici; infatti, il 73% vive perfi ciale, tagliando i ponti col passato e con la ad Acireale (28%), Aci S. Antonio (28%) e Giarre tradizione, e causando un grande sconvolgimento (17%). nelle famiglie e dentro di sé, altre volte in maniera Riguardo al tipo di abitazione, la maggioranza più dinamica, agendo da trait d’union, ricamando, delle immigrate a Catania ha una casa in cui risie- ricucendo e tenendo insieme mondi diversi. de con la propria famiglia (68%) o da soli (4%). Se si analizzano le singole etnie, si rileva che per La minoranza vive invece in situazioni di maggio- rumene e colombiane la ricerca di lavoro legata a re precarietà: il 19% con altri connazionali, l’8% problemi economici è molto rilevante come causa presso il proprio datore di lavoro, l’1% non ha d’emigrazione (rispettivamente 100% e 86%), mi- risposto. Tra coloro che non abitano presso il da- nore per le mauriziane e cingalesi (rispettivamen- tore di lavoro (92% delle intervistate), l’89% è in te 79% e 71%), diversamente, per le senegalesi e affi tto, il 3% ha una casa di proprietà, il 6% vive marocchine incide maggiormente il ricongiungi- nelle baraccopoli e il 2% non ha risposto. Dun- mento familiare, infatti, il 60% delle prime ed il que, sono pochissime le immigrate che hanno 55% delle seconde hanno risposto di essersi spo- acquistato un appartamento e coloro che vi sono state in Italia per ricongiungersi al coniuge. riuscite (senegalesi, congolesi e colombiane) sono La maggioranza delle intervistate conosceva sposate con autoctoni. già qualcuno prima di arrivare a Catania, mentre il 26% non conosceva nessuno. Tale risposta risul- ta di notevole importanza per comprendere l’in- 5. Sbocchi occupazionali fl uenza delle catene migratorie nella decisione di emigrare. Infatti, alla domanda riguardante la mo- Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, il 52% tivazione per cui hanno scelto Catania come meta è occupato nel settore domestico e dei servizi alla di destinazione, il 53% delle intervistate ha indica- persona, in particolare il 38% delle intervistate fa to la presenza nel territorio di amici/parenti. In pulizie ad ore, il 2% svolge l’attività di colf giorno particolare, hanno dato tale risposta il 71% delle e notte, il 7% badante ad ore e il 5% badanti gior- colombiane, il 64% delle mauriziane e cingalesi e il no e notte. Inoltre, il 14% lavora nel commercio 55% delle marocchine. Diversamente, il 47% delle come venditrice ambulante, negoziante o com- intervistate ha dato come motivazione nella scelta messa, il 4% si dichiara mendicante, il 2% non ha di Catania la presenza di possibilità occupazionali, risposto e, infi ne, il 26% non lavora. in particolare il 60% delle nigeriane e il 44% delle L’analisi per singole nazionalità mostra che la rumene, quest’ultime sono il gruppo etnico che in maggioranza delle marocchine non lavora (64%) maggior misura (38%) ha risposto di non conosce- e le altre non sono occupate nel settore domestico re nessuno prima di arrivare a Catania. ma nel commercio (36%). Diversamente, le don- ne dello Sri Lanka e delle Isole Mauritius sono tutte impiegate nella collaborazione domestica e 4. Localizzazione insediativa nei servizi alla persona (rispettivamente 100% e 78%). Le rumene sono occupate soprattutto nel Le zone della città privilegiate dagli stranieri settore del badantato ad anziani sia come lavoro come abitazione fanno parte del centro e sono in ad ore (19%) che giorno e notte (31%), anche se particolare le aree limitrofe alla piazza Carlo Al- vi è una quota di mendicanti (19%). berto, alla piazza Teatro Massimo, alla stazione e al La maggioranza delle intervistate occupate svol- quartiere Borgo dove vive il 33% delle intervistate. ge un lavoro dipendente (89%) e solo una piccola È abitato anche il quartiere S. Cristoforo (11%), percentuale (11%) un lavoro autonomo, di queste per il basso costo dei fi tti dovuto alla fatiscenza il 57% sono marocchine e il 43% senegalesi, nige- degli immobili. Vi è una discreta presenza (9% riane e colombiane, generalmente commercianti ciascuno) anche nei quartieri Picanello, nel quale o venditrici ambulanti di capi d’abbigliamento hanno dichiarato di vivere il 36% delle mauriziane e/o accessori. Inoltre, solo il 53% delle donne che e il 29% delle cingalesi, e Canalicchio, nel quale svolgono un lavoro subordinato risulta assunta re-

AGEI - Geotema, 43-44-45 239 golarmente mentre il 36% è in nero e il rimanente minista sulla posizione della donna nella società. 11% non ha risposto. Il comune di Catania, per la notevole femminiz- Più di due terzi delle intervistate che svolgono zazione del fenomeno immigrazione, rappresenta un’attività sono arrivati in Italia senza una prospet- un territorio da indagare con particolare interes- tiva certa riguardo l’occupazione, il 25%, invece, se. I quartieri in cui abita la stragrande maggio- aveva già trovato lavoro in Italia prima di partire, ranza delle immigrate sono quelli centrali, in cui soprattutto attraverso reti informali o catene di si può facilmente usufruire dei mezzi di trasporto, connazionali. In tale percentuale, il 31% è costi- e i quartieri in cui il costo dei fi tti delle case è mi- tuito da rumene, che, il più delle volte, scadendo nore. il permesso di soggiorno per turismo, si fanno so- Le prospettive future dell’immigrazione a Ca- stituire nel loro lavoro da una connazionale, ritor- tania, come pure nel resto d’Italia, sono di un nando poi allo scadere del permesso di quest’ul- notevole aumento della presenza di stranieri sia tima. uomini che donne. Sicuramente saranno molte Relativamente ai modi attraverso i quali le in- le diffi coltà che si dovranno affrontare ma, allo tervistate hanno trovato occupazione arrivate a stesso tempo, saranno molteplici i vantaggi che Catania o prima, hanno un peso notevole le cate- deriveranno da tale fl usso migratorio che produr- ne di connazionali, difatti, il 53% ha trovato lavoro rà arricchimento culturale e crescita economica tramite esse, ma rivestono un ruolo rilevante an- anche per i paesi d’emigrazione. Inoltre, si avrà che i familiari (18%) e i centri di assistenza per gli disponibilità di manodopera per il superamento immigrati (14%). Infi ne, il 15% ha trovato occu- di numerose strozzature presenti nel mercato del pazione attraverso altri mezzi, quali ad esempio la lavoro italiano e, allo stesso tempo, si verifi cherà ricerca personale. Il 64% delle cingalesi ha trovato un decongestionamento in quello dei paesi espor- impiego tramite un connazionale o familiare; ciò tatori di manodopera. Dunque, essi non devono dimostra la cooperazione e unione che caratteriz- essere visti come una società a parte, ma come una za tale comunità. parte della società. In merito alle intenzioni migratorie future, un Ciò di cui molti paesi, che chiudono le porte numero quasi uguale di intervistate si divide tra agli immigrati, non si rendono conto è che in re- il volere ritornare nel paese d’origine tra 10-20 altà essi hanno bisogno dell’affl usso migratorio. Si anni (38%) e il volere rimanere a Catania (35%). calcola che la popolazione europea, che nell’an- Il 19%, di cui più della metà rumene, ha risposto no 2010 contava circa 450 milioni di persone, nel di volere ritornare nel paese d’origine tra breve, 2050, senza l’ingresso di immigrati, scenderà a 400 solo il 6% ha indicato di voler migrare in altra cit- milioni e alcuni paesi, quali Italia, Austria, Germa- tà italiana e il 2% non ha risposto. Le mauriziane nia e Grecia, vedrebbero la loro popolazione dimi- si dividono quasi esattamente tra chi intende ri- nuita di circa un quarto. manere a Catania (42,9%) e chi vuole tornare nel Risulta, quindi, anche una necessità, sia in Italia lungo periodo (50%), mentre tra le marocchine, che in Europa, guardare gli immigrati come una e ancor più tra le cingalesi, prevalgono quelle che opportunità e, dunque, adottare politiche d’inte- intendono tornare tra 10-20 anni (rispettivamente grazione adeguate a questa nuova condizione. 73% e 79%), su coloro che intendono rimanere a Catania (rispettivamente 27% e 7%). Bibliografi a

6. Conclusioni Castels S., Miller M.J., L’era delle migrazioni: popoli in movimento nel mondo contemporaneo, trad. it. da The age of migration, Ba- Nel corso dell’ultimo ventennio le migrazioni singstoke, Palgrave Macmillan, 2009 (a cura di Bonatto M., femminili sono aumentate consistentemente e le Bologna, Odoya, 2012). Cristaldi F., Immigrazione e territorio: lo spazio con/diviso, Bologna, immigrate sono progressivamente uscite dall’in- Pàtron, 2012. visibilità suscitando l’attenzione degli studiosi. Di Liberto E., Lo Iacono M., «Immigrazione femminile in Ita- Tale interesse è dovuto a tre diversi fattori, quali lia», in Cortesi G. (a cura di), Geotema, vol. 33 (2007). l’aumento quantitativo delle donne nella parteci- Krasna F., Alla ricerca dell’identità perduta: una panoramica degli studi geografi ci sull’immigrazione straniera in Italia, Bologna, pazione ai fl ussi migratori e nelle popolazioni im- Pàtron, 2009. migrate stabilizzate, il crescente ingresso delle im- Samers M., Migrazioni, trad. it. da Migration, Londra, Routled- migrate nel mercato del lavoro e il dibattito fem- ge, 2010 (a cura di Stanganini L., Roma, Carocci, 2012).

240 AGEI - Geotema, 43-44-45 Allegato 1. Questionario.

1. Qual è il tuo paese di provenien- 12. I tuoi fi gli sono rimasti nel paese F autonomo; za? d’origine? F non risponde. ______F si; 23. Possiedi un contratto di lavoro? 2. Quanti anni hai? F no; F si; F 18-24; F non risponde. F no; F 25-30; 13. A quanti anni hai avuto il primo F non risponde. F 31-38; fi glio? 24. Quanto guadagni al mese? € F 39-60; ______F meno di 250 ; F € F oltre 60; non risponde. F 250-500 ; 14. Che titolo di studio possiedi? € F non risponde. F 500-750 ; F di base (elementari, medie); € 3. Qual è il tuo stato civile? F 750-1.000 ; F secondario (istituto superiore); F € F nubile/fi danzata; 1.000-1.500 ; F università; F € F sposata; oltre 1.500 ; F sono analfabeta; F non risponde. F divorziata/separata; F non risponde. 25. Prima di arrivare a Catania sapevi F vedova; 15. Hai conseguito il tuo titolo di stu- già dove saresti andata a lavorare? F convivente; dio: F si; F non risponde. F nel paese d’origine; F no; 4. Dove si trova il tuo partner? F in Italia; F non risponde. F in Italia; F non risponde. 26. Come hai trovato lavoro? F nel paese d’origine; 16. Qual è il motivo che ti ha spinto F tramite un connazionale; F non risponde. ad emigrare? F un familiare; 5. Di che nazionalità è il tuo part- F problemi economici/lavoro; F organi religiosi/centri di assisten- ner? F guerre; za; F F della mia stessa nazionalità; ricongiungimento familiare; F altro ______; F F italiano; studio; F non risponde. F F di diversa nazionalità; motivi politico/religiosi; 27. Possiedi un permesso di soggior- F F non risponde. altro; no? F non risponde. 6. Quando sei partita dal tuo pae- F si; 17. Perché hai scelto Catania come se? F no; destinazione? ______F in attesa di riceverlo; F vicinanza; F non risponde. F non risponde. F relazioni amicali/parentali; 28. Ricorri ai servizi sanitari naziona- 7. Con chi sei partita? F per lavoro; F li in caso di malattia? sola; F casuale; F F col coniuge; F non risponde. si; F F col coniuge e fi gli; 18. In che quartiere/zona abiti? no; F F coi genitori; ______; non risponde. F con parenti/amici; F non risponde. 29. Con chi trascorri il tuo tempo li- F con altri; 19. La tua abitazione é: bero? F non risponde. F in affi tto; F sola; 8. Sei arrivata in Italia: F di proprietà; F con la famiglia; F prima del partner; F una stanza d’albergo; F con altri connazionali; F dopo il partner; F presso il datore di lavoro; F con immigrati di nazionalità di- F insieme; F altro; versa; F F non risponde. F non risponde. con italiani; F non risponde. 9. Conoscevi già qualcuno quando 20. Qual è la tua condizione abitati- 30. Mantieni tradizioni e usanze della sei arrivata in Italia? va? tua nazione? F si; F vivo sola; F si; F no; F con la propria famiglia; F F no; F non risponde. con altre persone dello stesso paese; F non risponde. 10. Quanti fi gli hai? F con altre persone di altro paese; 31. Hai acquisito usanze italiane? F nessuno; F non risponde. F si; F 1-2; 21. Che lavoro fai? F no; F 3-4; F pulizie ad ore; F non risponde. F 5-6; F colf 24h; 32. Quali sono i tuoi progetti migra- F oltre 6; F badante anziani/bambini ad ore; tori? F non risponde. F badante 24h; F rimanere a Catania; 11. In quale nazione sono nati i tuoi F commerciante/ambulante; F andare in altra città italiana; fi gli? F altro ______; F tornare nel paese di origine entro F in Italia; F non lavoro; breve; F nel paese d’origine; F non risponde. F tornare nel lungo periodo (10-20 F in altra nazione; 22. Si tratta di lavoro: anni); F non risponde. F dipendente; F non risponde.

AGEI - Geotema, 43-44-45 241 Carlo Donato, Caterina Madau

Le principali politiche comunitarie per contrastare l’immigrazione clandestina 1

Summary: THE MAIN COMMUNITY POLICIES TO OPPOSE THE ILLEGAL IMMIGRATION The paper presents a synthesis of main EU policies considering illegal foreign immigrations, starting from the introduction of the so-called ‘community method’, adopted with the Amsterdam Treaty, through to the most recent developments, realized by means of tightened control and surveillance policies on external frontiers, particularly in the Mediterranean area. These actions are coupled with EU choices aimed at a tighter cooperation with third countries originating such migration fl ows.

Keywords: European Community, Migration Policy, Illegal Immigration.

1. Introduzione paesi europei, è sembrata per molti disperati la sola via percorribile per accedere in Europa. Fin Tra la fi ne degli anni ’80 e i primi anni ’90 dall’entrata in vigore dell’Accordo di Schengen, l’Europa è interessata da intensi fl ussi migrato- nel 1995, si è resa necessaria la collaborazione ri favoriti non solo dall’apertura delle frontiere, fra gli stati membri su alcuni aspetti della sicu- ma anche dai signifi cativi sconvolgimenti geopo- rezza interna, tra cui il controllo delle frontiere litici registrati nell’Europa Orientale e in molti esterne dell’Unione, anche attraverso la realizza- paesi del Medio Oriente e dall’instabilità politica zione di uno schedario informatizzato, denomi- ed economica di molti Stati della sponda sud del nato “Sistema di Informazione Schengen” (SIS). Mediterraneo. In questo contesto, anche Spagna Il controllo delle frontiere si concretizzerà solo e Italia, tradizionalmente terre di emigrazione, più tardi con l’istituzione nel 2004 dell’Agenzia iniziano ad avere la loro centralità come aree di Frontex3 e nel 2006 con l’adozione del Codice destinazione e/o transito di questi fl ussi. Il feno- frontiere Schengen4 che, arricchito di successivi meno, peraltro, cresce nel decennio successivo, regolamenti e convenzioni, ribadisce l’assenza di per raggiungere nel periodo 2005-2010 quasi 2,5 controlli sulle persone all’attraversamento delle milioni di ingressi (Cespi, 2011). frontiere interne5, mentre conferma gli stessi su I recenti cambiamenti dei preesistenti assetti po- coloro che valicano i confi ni esterni degli Stati litici avvenuti, anche in forma violenta, in Tunisia, membri dell’Unione Europea con una gestio- Egitto e Libia hanno, poi, moltiplicato gli arrivi di ne integrata e in vista dei futuri allargamenti clandestini provenienti, spesso, da regioni sudsa- dell’Unione. hariane. Aumentano così gli immigrati irregolari Qui di seguito si è voluto, in una necessaria che già nel 2008 nell’ambito dell’UE dei 27 veni- sintesi, presentare i principali approcci tenuti vano stimati, sulla base di una elaborazione gros- dall’Unione Europea nell’affrontare i problemi solana delle diverse stime nazionali, tra 1.949.00 e derivanti da una immigrazione che negli ultimi 3.811.000 unità (Kovacheva e Vogel, 2009)2. due decenni sembra di diffi cile controllo, spe- La crescita dell’immigrazione, soprattutto in cialmente per quelle correnti che si muovono in area mediterranea, ha determinato convergenze ambito Mediterraneo. Attenzione è stata posta su politiche e dato luogo a più o meno concrete quelle politiche limitative l’immigrazione clande- cooperazioni sia tra paesi europei, sia tra questi e stina, su quelle azioni volte al controllo delle fron- quelli della sponda sud del Mediterraneo, per la tiere esterne degli Stati membri, particolarmente gestione della stessa e per contrastare quella irre- permeabili ai movimenti clandestini, e sui processi golare e clandestina. Quest’ultima, infatti, causa di globalizzazione che passano attraverso i neces- le misure sempre più restrittive inerenti all’in- sari rapporti con i paesi terzi da dove si originano gresso e al soggiorno dei migranti adottate dai questi fl ussi.

242 AGEI - Geotema, 43-44-45 2. Le misure di contrasto all’immigrazione europea, costringevano i migranti a ricorrere a clandestina nel quadro di un approccio globale gruppi criminali in grado di assicurare il passaggio verso il territorio Schengen. Secondo alcuni osservatori la convergenza del- Proprio a fronte del crescente coinvolgimento le politiche richiamate in premessa è frutto di di- di queste organizzazioni malavitose, l’Unione è versi fattori, fra cui l’introduzione, con il Trattato intervenuta con una specifi ca direttiva (2002/90/ di Amsterdam, del metodo comunitario (Melotti, CE) invitando ogni Stato membro ad adottare, se 2003). Con la sua entrata in vigore (1999) si su- ritenuto opportuno, le misure necessarie affi nché pera la logica della cooperazione intergovernati- le attività di favoreggiamento, tanto perpetrate va prevista dal precedente Trattato di Maastricht all’attraversamento illegale della frontiera, quanto e si assegna alle istituzioni comunitarie maggiori correlate al soggiorno irregolare, fossero punite competenze in materia di ingresso, soggiorno, con apposite sanzioni penali, specifi cate in una immigrazione e soggiorno illegale, rimpatrio de- decisione-quadro (2002/946/GAI)8. gli immigrati irregolari6. Fu disposta, inoltre, l’in- La prevalenza della logica di controllo permea tegrazione nell’Unione dell’acquis di Schengen anche i successivi consigli di Siviglia (2002), di Sa- a titolo di cooperazione rafforzata (Draetta e Pa- lonicco (2003) e il Programma dell’Aja – adottato risi, 2010). Tuttavia per prevenire e ridurre l’im- nel 2004 – in sostituzione a quello di Tampere. È migrazione illegale in tutte le sue dimensioni era in questo clima che viene istituita l’agenzia Fron- necessario inquadrare tale problematica nel più tex, per il controllo delle frontiere esterne e per ampio contesto di una politica comune, proposta assistere operativamente gli Stati frontalieri. Sulle durante il Consiglio europeo di Tampere (1999) effettive capacità di funzionamento dell’Agenzia ed incentrata su quattro principali capisaldi: il sono state espresse non poche perplessità, soprat- partenariato con i paesi d’origine, un regime eu- tutto per quanto riguarda il coordinamento delle ropeo comune in materia di asilo, un equo tratta- operazioni nella parte centrale del Mediterraneo mento dei cittadini dei paesi terzi e la gestione dei e il rispetto della Carta Europea dei diritti fonda- fl ussi migratori. Per contrastare l’immigrazione mentali, a cui è peraltro vincolata (Human Rights clandestina il Consiglio chiede che siano attuate Watch, 2009 e 2011). specifi che azioni con i paesi di origine e transito: Nella seconda metà del decennio l’Ue appare campagne di informazione sull’immigrazione le- interessata a rilanciare la politica globale. Nume- gale, cooperazione per il controllo delle frontiere, rosi documenti prodotti nel periodo ribadiscono assistenza per promuovere il rientro volontario. La che per gestire effi cacemente i fl ussi migratori, cooperazione con i paesi terzi è ritenuta di fonda- sono necessarie forme autentiche di partenariato mentale importanza per il successo delle politiche e di cooperazione allo sviluppo con i paesi terzi. In non solo di contrasto alla clandestinità, ma anche questo contesto s’inseriscono sia l’istituzione, nel per gestire la problematica dell’immigrazione nel 2008, dell’“Unione per il Mediterraneo” (UpM), suo complesso. Il dialogo poteva essere peraltro che include ai precedenti partner del Pem altri pa- sviluppato attraverso i rapporti di collaborazione esi mediterranei, in particolare quelli delle sponde allora esistenti, fra cui il “partenariato euromedi- occidentali della Penisola balcanica (Cespi, 2010), terraneo” (Pem) istituito già a partire dal 1995 fra sia le diverse conferenze ministeriali euro-africane l’Unione europea e dodici Paesi della sponda sud. che, a partire dal processo di Rabat (2006), tenta- L’approccio avviato a Tampere viene ridi- no di defi nire un programma di cooperazione per mensionato dopo gli attentati terroristici dell’11 la gestione del fenomeno dell’immigrazione e per settembre 2001 che, in qualche misura, giustifi c- la promozione dello sviluppo nei Paesi d’origine arono le misure di sicurezza e controllo7 attraver- dei fl ussi. Si pongono, quindi, le basi per la ricerca so una “risacralizzazione delle frontiere esterne” di un rapporto sinergico tra politiche migratorie e (Bigo e Guild, 2002, p. 10). politiche di sviluppo, che superi la logica del “Root Vale la pena osservare che l’effetto immediato causes approach”, tipica delle politiche europee de- della logica di controllo e sicurezza prevalsa dopo gli anni ’90, per approdare verso l’approccio “Bet- gli attentati è stato una crescita di fl ussi di migran- ter Migration for More Development’’ (Pastore, 2003). ti che, a differenza dei decenni precedenti, non Il potenziamento della cooperazione, peraltro, sono più falsi rifugiati, ma clandestini che varcano è assunto come impegno prioritario nel “Patto eu- le frontiere (Duez, 2008), spesso con il concorso ropeo sull’emigrazione e l’asilo” (2008). Anche di organizzazioni criminali. Del resto il processo in questo documento, dal quale ci si aspetterebbe di rafforzamento dei controlli alle frontiere ester- contenuti concilianti, permangono inalterate le ne e la crescente diffi coltà d’accesso nell’Unione restrizioni amministrative all’ingresso nella “For-

AGEI - Geotema, 43-44-45 243 tezza Europa”, al punto che alcuni autori parla- costiera, polizia, dogane e marina militare) di no di schizofrenia dell’UE (Saquella e Volpicelli, scambiarsi reciprocamente e con Frontex infor- 2012). La solidarietà è espressa verso quegli Stati mazioni operative, non solo per impedire l’attra- esposti per la loro posizione geografi ca a un af- versamento illegale delle frontiere ma anche per fl usso di immigranti: da qui l’urgenza di dotare ridurre le perdite di vite umane in mare. L’im- Frontex dei mezzi per esercitare compiutamente piego delle nuove tecnologie interessa, inoltre, la propria missione e per far fronte a situazioni di il cosiddetto progetto “frontiere intelligenti” ba- crisi. Agli Stati membri si chiede di ricorrere a di- sato sulla creazione di un “entry-exit system” (EES) sposizioni comuni per assicurare l’allontanamen- e sull’adozione di un Programma per Viaggiatori to degli stranieri in posizione irregolare (identifi - Registrati (RTP). Il primo strumento consiste nel- cazione biometrica dei clandestini, voli comuni) la registrazione in una banca dati elettronica della e di concludere accordi di riammissione per sem- data, del luogo d’ingresso e della durata del sog- plifi care il rimpatrio dei cittadini irregolari. Se- giorno di breve durata autorizzato, in sostituzione condo alcuni osservatori è proprio l’attenzione dell’attuale sistema di apposizione di timbri sui posta sulla necessità di riammissione ad ostacola- passaporti. Tali dati resterebbero poi a disposizio- re la politica di cooperazione avviata nel contesto ne delle autorità preposte al controllo di frontiera dell’UpM: i paesi che hanno fi rmato accordi con e dei servizi d’immigrazione per individuare co- l’Ue sono soprattutto situati nei Balcani (oltre a loro che alla scadenza del permesso di soggiorno Cina, Hong Kong e Sri Lanka), mentre i maggiori restano in Unione europea irregolarmente. Il se- paesi di transito dell’immigrazione mediterranea condo consente ai cittadini di paesi terzi che per come Algeria, Marocco e Turchia, mostrano forti motivi di lavoro o di famiglia attraversano spesso resistenze, preferendo forme di cooperazione bi- le frontiere (stimate dalla Commissione europea laterale (Cespi, 2010). in 4-5 milioni l’anno) di benefi ciare di verifi che Al di là di questa diffi coltà, gli impegni citati nel semplifi cate entrando nell’UE attraverso apposite Patto sono stati accolti nel Programma di Stoccol- porte automatiche. ma (2010-2014) e tradotti in azioni concrete in un apposito piano d’azione. L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (2009) dovrebbe inoltre faci- 3. Conclusioni litare il conseguimento degli obiettivi di Stoccol- ma, grazie a nuove e più incisive regole9 (Cafalà, Nonostante il potenziamento dei controlli alle 2011). Tuttavia, il fenomeno delle “primavere ara- frontiere esterne e lo sviluppo di accordi di par- be” ha mostrato appieno la diffi coltà di gestione tenariato permane numerosa, negli Stati membri, dell’emergenza evidentemente determinate da la presenza di immigrati irregolari che giungono lacune normative o da strumenti non del tutto ef- in Ue sotto spinte repulsive molto forti. L’istitu- fi caci. La situazione vissuta dall’Italia è eloquente zione dell’Agenzia Frontex e la gestione integrata vista l’impossibilità di applicare gli accordi di rim- del controllo delle frontiere esterne, basata su tec- patrio stipulati con la Tunisia e la Libia a causa nologie innovative, hanno certamente garantito della caduta dei governi: il diniego alla collabora- un buon livello di sicurezza. Si consideri che tra zione da parte degli Stati membri e il rifi uto del il 2006 e il 2010 Frontex ha, con funzioni di co- Consiglio europeo di fronte alla richiesta italiana ordinamento, preso parte a diverse operazioni di di poter concedere tutela immediata e tempora- pattugliamento congiunto tra Stati europei e non nea, prevista dalla Direttiva 2001/55 CE in caso nell’Atlantico e nel Mediterraneo: ciò nell’intento affl ussi eccezionali, sono solo due esempi di forte sia di prevenire l’ingresso nel territorio degli Stati debolezza delle politiche. membri di migranti non autorizzati, sia di ester- La stagione del cambiamento politico avviata nalizzare, i controlli e trasferire anche sui Paesi di nel 2010 nei paesi della sponda sud del Mediterra- transito parte delle responsabilità e degli oneri del neo ha semmai contribuito a rafforzare le misure contrasto all’immigrazione irregolare10. di controllo e sorveglianza della Fortezza Europa Permangono, comunque, molte perplessità in attraverso una gestione integrata delle frontiere e ordine all’operato di Frontex, soprattutto dopo la con l’ausilio di nuove tecnologie altamente sofi - denuncia sostenuta da alcune ONG che hanno ri- sticate, quale, ad esempio, EUROSUR (Europe- petutamente posto all’attenzione comportamenti an Border Surveillance System). Il sistema, che poco rispettosi nei confronti dei migranti intercet- dovrebbe essere operativo entro il 2013, consen- tati. Allo stesso modo, l’utilizzo di tecnologie alta- te alle autorità degli Stati membri responsabili mente innovative potrebbe rivelarsi insuffi ciente e della sorveglianza (guardie di frontiera, guardia lesivo dei diritti umani, soprattutto se si farà un

244 AGEI - Geotema, 43-44-45 uso improprio dei dati biometrici. Sul fronte del- des frontières: une nouvelle étape dans la consolidation de la cooperazione, anche gli accordi di partenariato l’acquis schengen», Europe, 8-9 (2006), pp. 4-7. Bigo D., Guild E., «De Tampere à Séville, vers une ultra gouver- non hanno prodotto risultati soddisfacenti per la nementalisation de la domination transnationale ?», Cultu- disparità degli obiettivi e della “posta in gioco”. res & Confl its, 45, (2002), pp. 5-18. Una rifl essione conclusiva ci porta a pensare Draetta U., Parisi N., Elementi di diritto dell’Unione europea, Mila- che le politiche europee sull’immigrazione trovi- no, Giuffrè, 2010. Duez D., L’Union européenne et l’immigration clandestine: de la sécu- no diffi coltà nell’elaborare strategie equilibrate, rité intérieure à la construction de la communauté politique, Bru- globali e coerenti per combattere i fl ussi migratori xelles, Éditions de l’Université de Bruxelles, 2008. clandestini, nel disporre di maggiori benefi t per Elsen C., «Le Conseil européen de Thessalonique. Un nouveau quelli “legali” e nel trovare giusti accordi di coo- pas vers une politique commune en matière d’asile, d’immi- gration et de contrôle aux frontières», RMUE, (2003), pp. perazione con i Paesi Terzi. Pur in presenza del 516-518. trattato di Lisbona, in cui ci si prefi gge l’obiettivo Gestri M., «Immigrazione e asilo nel diritto dell’Unione euro- comune di garantire parità di diritti tra cittadini pea», in Gasparini Casari V. (a cura di), Il diritto dell’immigra- comunitari e non, la politica migratoria europea zione. Profi li di Diritto Italiano, Comunitario e Internazionale. IV Quaederno de Il diritto dell’economia, Modena, Mucchi editore, continua a “normare” con modalità differenti 2010, pp. 45-92. l’immigrazione legale e illegale. Di certo maggiori Human Rights Watch, Scacciati e schiacciati, New York, Human sforzi sono stati fatti nel contrasto ai fl ussi clande- Rights Watch 2009. stini, impegni che hanno portato a elaborare rego- Human Rights Watch, The EU’s dirty hands: Frontex involvement in Ill-Treatment of Migrant Detainees, New York, Human Rights le e norme più articolate e a introdurre sanzioni Watch 2011. dissuasive nei confronti di privati e Stati che “fa- Jandl M., «The Estimation of Illegal Migration in Europe», Stu- voriscono” l’illegalità. Diffi coltà che si riscontrano di Emigrazione/Migration Studies, 153, (2004), pp. 141-155. anche nella complessità dei diversi “regolamenti” Klep S., «A Contested Asylum: The European Union betwe- en Refugee Protection and Border Control in the Medi- e nell’individuare puntualmente i luoghi delle terranean Sea», European Journal of Migration and Law, 12, frontiere dell’Unione. Per tali motivazioni si è cer- (2010), pp. 1-21. cato negli ultimi tempi di identifi care un obietti- Kovacheva V., Vogel D., The size of the irregular foreign resident vo comune quale quello dell’integrazione che ha population in the European Union in 2002, 2005 and 2008: ag- gregated estimates, Hamburg Institute of International Eco- permesso di sviluppare forme di cooperazione tra nomics, Database on Irregular Migration, Working Paper Stati molto più signifi cative, designando la gestio- n. 6, 2009. ne anche ai Paesi terzi, nello specifi co quelli del Licastro G., «Il Codice frontiere Schengen», Diritto comunitario e Mediterraneo. Ma capita, a volte, che questa col- degli scambi internazionali, 3, (2006), p. 587-591. Lutterbeck D., «Policing Migration in the Mediterranean», Me- laborazione comunitaria veda il prevalere degli in- diterranean Politics, 1, (2006), pp. 59-82. teressi di ogni singolo Stato e si fatichi ad adottare Melotti U., Multiculturalismo, culture politiche e comunitarizzazione una vera e propria politica condivisa: debolezza, delle politiche d’immigrazione, Jean Monnet European Centre, distanza geografi ca e contraddizione dell’Unione n. 1, Università degli Studi di Trento, 2003, . sono gli elementi che infl uiscono negativamente Pastore F., “More Development for Less Migration” or “Better migra- sulla sua autorevolezza nelle regioni interessate tion for more Development?” Shifting Priorities in the European che, a causa anche di ondate migratorie incontrol- Debate, Roma, Cespi, 2003. labili, spesso interrompono la cooperazione per il Saquella S., Volpicelli S., «Migrazioni e Sviluppo: una relazione controllo delle frontiere. Un cambio di rotta po- da riconsiderare», in Saquella S., Volpicelli S. (a cura di), Migrazione e Sviluppo: una nuova relazione?, Roma, Edizioni trà realizzarsi solo se l’Unione Europea opererà Nuova Cultura, 2012, pp. 31-59. attivamente come unico attore e si impegnerà a Tapinos G., «Clandestine Immigration: Economic and Political utilizzare molte e più risorse. Issues», in Oecd-Sopemi, Trends in International Migration, Parigi, OECD Publ., 1999, pp. 229-251.

Bibliografi a Note

Cafalà L., «Stranieri tra politiche e diritti dopo Lisbona: la sta- 1 I paragrafi 1 e 3 sono di C. Donato. C. Madau è autrice del gione degli ossimori?», Lavoro e diritto, 3, (2011), pp. 527- paragrafo 2. 556. 2 Quando si parla di immigrazione illegale l’attenzione deve Ceriani P., Fernández C., Manavella A., Rodeiro L., Picco V., essere posta sulle diverse categorie (Tapinos, 1999) assimilabili Report on the situation on the Euro-Mediterranean borders, Unive- a questa defi nizione; non a caso infatti all’irregolarità può se- sity of Barcelona - OSPDH, work package 9, 2009. guire una situazione di regolarità e la stessa clandestinità può Cespi, Flussi migratori, Osservatorio di Politica Internazionale, trasformarsi in un successivo stato di legalità. Da qui l’oggettiva 1, 2010). diffi coltà di quantifi care il numero di immigrati illegali se non Cespi, Flussi migratori, Osservatorio di Politica Internazionale, attraverso stime che, per quanto diverse nella loro metodologia 7-8, 2011. e qualità (Jandl, 2004), si propongono spesso con un valore Chetail V., «Le Code communautaire relatif au franchissement minimo ed uno massimo.

AGEI - Geotema, 43-44-45 245 3 Regolamento CE 2007/2004 e successive modifi che (2007 e 8 Le sanzioni possono comportare l’estradizione, oltre che 2011). l’eventuale confi sca del mezzo di trasporto utilizzato per com- 4 Regolamento n. 562/2006 del Parlamento europeo e del mettere il reato, il divieto di esercitare direttamente o per in- Consiglio. Si tratta, peraltro, del primo atto legislativo relativo terposta persona l’attività professionale esercitata in occasione allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, che il Parlamento della commissione del reato e l’espulsione. Nei casi in cui il Europeo ha potuto adottare, insieme al Consiglio, in forza reato sia commesso con un’organizzazione criminale e abbia della procedura di codecisione. Per un commento si vedano messo in pericolo la vita delle persone che ne sono vittime, è Chetail (2006) e Licastro (2006). prevista la reclusione per un periodo massimo non inferiore a 5 Si prevede comunque che, in caso di minaccia grave per l’or- otto anni. dine pubblico o la sicurezza interna, uno Stato membro possa 9 Si richiamano brevemente alcune novità: l’estensione della ripristinare i controlli per un periodo limitato, dando notizia procedura di codecisione, la prevista adesione dell’Unione alla agli altri Paesi dell’UE. Convenzione europea dei diritti dell’uomo, il riconoscimen- 6 È stato, comunque, previsto un periodo di transizione (cin- to alla Carta dei diritti fondamentali (proclamata a Nizza nel que anni), durante il quale la materia è rimasta assoggettata ad 2000) dello stesso valore giuridico dei Trattati, l’incremento un insieme di regole speciali e di deroghe: il voto all’unanimità delle competenze della Corte di Giustizia (Gestri, 2010). La per l’adozione delle delibere del Consiglio, la sola consulta- procedura di codecisione oltre ad un maggiore coinvolgimen- zione del Parlamento e il permanere di un potere di iniziativa to del Parlamento europeo, comporta anche il graduale pas- degli Stati membri, accanto al potere di proposta della Com- saggio al voto a maggioranza qualifi cata, da applicare a partire missione (Gestri, 2010). dal 1o novembre 2014. L’attuale sistema di voto (unanimità) 7 Si vedano le conclusioni del Consiglio di Laeken (dicembre potrà comunque essere esteso fi no al marzo 2017 qualora ne 2001), il Piano globale di lotta contro l’immigrazione clande- faccia richiesta un membro del Consiglio. stina e la tratta di esseri umani (2002), il Programma d’azione 10 Per ulteriori approfondimenti si vedano Lutterbeck (2006), in materia di rimpatrio e il Piano per la gestione delle frontiere Ceriani, Fernández, Manavella, Rodeiro e Picco (2009) e esterne degli Stati membri (2002). Klepp (2010).

246 AGEI - Geotema, 43-44-45 Silvia Battino, Maurizio Cociancich

I principali caratteri e le più immediate conseguenze dell’immigrazione irregolare a Malta 1

Summary: T HE MAIN CHARACTERISTICS AND THE MOST IMMEDIATE CONSEQUENCES OF ILLEGAL IMMIGRATION IN MALTA Malta has become a place of immigration, as it is located on one of the main routes that links Africa with Europe. For irre- gular immigrants the living conditions in “closed and open centres” are poor, with scarce opportunities to get integrated to the Maltese society. For Malta this system is at the same time a deterrent and a weight to use in the power relations with the European Union, an actor that tries to shift the burden of patrolling and managing asylum seekers to small and marginal States at the border of the empire.

Keywords: Illegal Immigration, National Policy Immigration, Malta.

1. Introduzione 2. Immigrazione clandestina: caratteristiche e accoglienza Con l’allargamento dell’Unione Europea e la modifi cazione degli equilibri geopolitici ed eco- Per decenni Malta è stato un Paese di emigra- nomici tra le diverse aree geografi che mondiali zione e solo dal 2002, con l’arrivo dei primi boat si è assistito negli ultimi anni ad un cambiamento people, l’Isola ha iniziato a trasformarsi in un Pae- fondamentale nella storia delle migrazioni. Ciò ha se d’immigrazione. Tra il 2002 e il 2011 sono ben determinato signifi cative tensioni socio-economi- 14.756 gli irregolari arrivati a Malta, sbarcati negli che e territoriali, in particolare nelle regioni di anni con l’utilizzo di 370 barconi (fi g. 1) e prove- confi ne dell'Unione Europea. Uno dei Paesi che nienti per lo più dalla regione sub sahariana. Nel più ha sofferto dell’alterazione degli equilibri in 2011 i Paesi di provenienza sono stati principal- essere nel Mediterraneo, trasformandosi in pochi mente Somalia, Eritrea e Nigeria, ma si registrano anni da Paese di partenze a Paese di arrivi, è uno anche alcuni arrivi da paesi asiatici quali Bangla- degli ultimi entrati (maggio 2004) nella grande desh e Pakistan4. “famiglia” dell’Unione Europea: Malta. Le persone che rischiano la vita su precarie im- Lo Stato di Malta è costituito da un arcipelago barcazioni sono spinte da una pluralità di fattori. formato da sette isole situato nel Mar Mediter- La povertà è sicuramente una motivazione, ma raneo di cui solo tre sono abitate: Malta, Gozo e molte volte è la situazione politica in cui vivono e, Comino2. Esso si trova in un punto strategico nel in particolare, la presenza di confl itti e di guerre a cuore del Mediterraneo essendo distante 43 NM muovere queste “nuove carovane” verso nord. dalla Sicilia, 140 NM dalla Tunisia e 162 NM dal- Gli irregolari arrivano sull’Isola via mare dalla la Libia: per tale posizione è da sempre luogo di vicina costa nord-africana5, seguendo rotte ormai “conquista” da parte di diversi popoli3. da tempo consolidate: un “itinerario del mare” Malta è dal 2007, anno in cui è entrata a far par- che spesso rappresenta l’ultima tappa, la più breve te dell’area Schengen, uno dei “baluardi” meridio- ed al contempo la più pericolosa, di un lungo viag- nali, assieme ad alcune isole italiane come Lam- gio. Infatti, sono tre le principali vie di migrazione pedusa e Pantelleria, dell’Unione Europea nei che possono individuarsi sul continente africano e confronti dei fl ussi migratori e dei traffi ci illegali. tra queste si evidenziano quelle che attraversano il Questo articolo propone una prima analisi dei Sahara orientale e quelle che dal Corno d’Africa principali caratteri dell’immigrazione irregolare portano alla Libia: le prime conducono ad Aga- a Malta e dei metodi di accoglienza verso questi dez, in Niger, e in seguito a Sebbah, in Libia; le clandestini da parte delle autorità locali. Inoltre, seconde, frequentate sopratutto da immigrati so- esamina gli effetti che i fl ussi migratori hanno sul- mali, etiopi ed eritrei, si dirigono verso il sud-est la società maltese e si sofferma sui rapporti tra UE della Libia, attraversando il deserto fi no alla costa e Malta nel contesto d’indagine. (IOM, 2008; Simon, 2006)6.

AGEI - Geotema, 43-44-45 247 I barconi con a bordo gli irregolari, soccorsi ne” le autorità maltesi hanno anche istituito al- dalle Forze Armate nell’ampia zona di competen- cuni “centri aperti” (Open Accomodation Centres)8, za di Search and Rescue (SAR), cadono sotto la giu- condotti da vari enti, tra cui organizzazioni non risdizione del governo maltese. L’arrivo a Malta, governative, dove chi esce dai “centri di detenzio- poi, è contraddistinto per tutti in un periodo di ne” gode di libertà di movimento. detenzione in centri (Closed Accomodation Centres), Questi centri (fi g. 2) ospitano gli immigrati fi no spesso sovraffollati, fi no alla determinazione della a quando non sono rimpatriati o, in qualità di ri- loro identità e fi nché la loro domanda di asilo non fugiati oppure sotto “protezione umanitaria”, non viene accolta, e comunque per un periodo massi- si inseriscono nel locale tessuto sociale9. Le condi- mo di 18 mesi. zioni dei “centri aperti” sembrano ancora peggiori I “centri di detenzione”, ubicati nella parte rispetto a quelle dei “centri chiusi” sia per quanto meridionale dell’isola di Malta (fi g. 2), sono 3: riguarda l’abitabilità delle strutture, spesso tende, Safi , Lyster Barracks e Ta’Kandja. I primi due sia per quanto concerne il sovraffollamento e l’as- sono sotto la supervisione delle forze armate e sistenza. l’ultimo sotto il controllo della polizia (Médecins Le condizioni degli immigrati a Malta sono pre- Sans Frontières, 2009)7. Nonostante questi centri carie sia dal punto di vista del godimento dei ser- di detenzione limitino completamente la libertà vizi basilari, sia per ciò che concerne le prospettive degli immigrati essi rappresentano un requisito di inserimento sociale: il fenomeno della disoccu- amministrativo utile, secondo le autorità maltesi, pazione e dell’occupazione irregolare si somma, a garantire la sicurezza e l'ordine pubblico. Il Mi- così, alle altre situazioni di disagio che determi- nistero della Giustizia maltese, in collaborazione nano la percezione negativa del fenomeno immi- con altri ministeri, s’impegna a garantire il rispet- grazione da parte degli autoctoni. Le politiche di to delle norme basilari come ad esempio la forni- integrazione sono particolarmente deboli, come tura di assistenza medica gratuita e di attrezzature anche dimostrato dall’indice MIPEX 201010 che sanitarie adeguate. Il sistema, però, è considerato posiziona Malta al 30o posto tra i 33 Paesi presi in inadeguato da una pluralità di soggetti, organizza- considerazione: un ritardo, questo, che potrebbe zioni internazionali governative e non, che accu- portare a situazioni di esclusione come ad esem- sano condizioni particolarmente diffi cili (Calleya, pio la nascita di ghetti o “hyperghetti”, portatori di Lutterbeck, 2008; United Nations, 2009). Mag- isolamento ed emarginazione spesso generaziona- giore attenzione, infatti, dovrebbe essere prestata li. Uno degli effetti negativi è, poi, l’insorgenza di a chi è più indifeso, come minori non accompa- comportamenti discriminatori e di atteggiamenti gnati, persone con disabilità, famiglie e donne razzisti, anche con derive violente. La popolazione in gravidanza che però vengono messi in libertà residente, infatti, non abituata a ricevere stranieri solo dopo la valutazione di vulnerabilità da par- che non fossero inglesi o al massimo europei, ha te dell’Organization for the Integration and Welfare of reagito spesso in modo deciso11. Asylum Seekers (OIWAS) (Médecins Sans Frontiè- res, 2009). Tutti i bisogni essenziali sono per lo più garanti- 3. Le relazioni tra Malta e l’Unione Europea sulla ti, all‘interno dei centri, da soldati e poliziotti, “cu- questione immigrazione stodi” che molto spesso non sono adeguatamente formati per relazionare con persone provate nel Affrontare il problema degli arrivi di immigrati fi sico e nella mente. Per ovviare a tale problema irregolari, appartenenti a etnie e religioni diverse è stato stilato nel 2006 un documento chiamato da quella cristiano-cattolica, è divenuta la priorità The standing instructions for police and military inside della politica nazionale maltese. Al contempo il detention centres, il cui scopo fondamentale è quello Paese ha chiesto all’Unione Europea una condivi- di indicare il comportamento da seguire con gli sione del peso derivante dal suo “ruolo di guardia- immigrati. Al fi ne di sopperire queste carenze lo no” del Mediterraneo. Malta desidera fortemente Jesuit Refugee Service Europe (JRS), ha istituito un che anche gli altri Paesi europei, principali desti- progetto di addestramento per gli operatori pres- natari di questi fl ussi migratori, si facciano carico so i “centri di detenzione” i cui temi principali della gestione del problema. riguardano la corretta identifi cazione dei bisogni Tra Malta e l’Unione Europea si gioca una con- psico-sociali degli immigrati, la conoscenza delle tinua partita per ottenere un signifi cativo ricono- norme governative sull’immigrazione e la compe- scimento allo sforzo che questo piccolo Paese deve tenza in materia della protezione dei rifugiati. affrontare per “proteggere” i confi ni meridionali Per gestire il periodo successivo alla “detenzio- del Vecchio Continente.

248 AGEI - Geotema, 43-44-45 Fig. 1. Immigrati irregolari ar- rivati a Malta dal 2002 al 2011. Fonte: Elaborazione da National Statistics Offi ce (2012).

Fig. 2. I “centri di detenzione” e i “centri aperti” a Malta. Fonte: Elaborazione da National Statistics (2012); http://globalde- tentionproject.org.

Le politiche di deterrenza sembrano essere, per che disciplinano il trattamento degli irregolari. La il tessuto politico locale, la soluzione più effi cace durezza di queste regole è guardata con sospetto per evitare una nuova “colonizzazione” da parte da molte istituzioni internazionali tra cui l’Unione di altri individui che diffi cilmente potrebbero es- Europea. L’effetto che l’apparato politico maltese sere integrati nel contesto sociale ed economico intende creare con queste posizioni è rivolto sia del Paese. Si è così creata una barriera nei con- all’interno, quindi verso l’opinione pubblica, sia fronti di politiche di integrazione più effi caci ed verso l’esterno, l’Unione Europea. Quello che un’ostinata difesa delle rigide “regole” interne si vuole è l’estremizzazione della realtà, trasfor-

AGEI - Geotema, 43-44-45 249 mando tutti gli eventi in una situazione di crisi. L’Unione Europea con l’agenzia FRONTEX, Il fenomeno ha assunto forti connotazioni operativa dal 2005, ha cercato di offrire un sup- umanitarie poiché l’attraversamento del Mediter- porto organizzativo coordinando la collaborazio- raneo, soprattutto durante i mesi invernali, è par- ne di controllo dei confi ni tra i vari Paesi. Nello ticolarmente rischioso e provoca centinaia di vitti- specifi co i mezzi navali messi a disposizione da me ogni anno (Calleya, Lutterbeck, 2008). Dopo parte di altri Stati alle autorità maltesi sono pochi aver raggiunto le coste di Malta le problematiche in quanto vi è il rischio che i migranti accolti a umanitarie si concentrano sulle condizioni di vita bordo ricadano sotto la responsabilità del Paese degli immigrati che per lunghi periodi sono co- armatore: come conseguenza il 90% dell’area di stretti a vivere in detenzione, anche se in attesa Search and Rescue (SRR) rimane sotto la responsa- della valutazione per l’asilo. bilità dei soli mezzi maltesi (Calleya, Lutterbeck, Secondo la Convenzione di Dublino è il primo 2008). Paese di entrata ad essere responsabile della pro- Certamente l’Unione Europea sempre più do- cedura di richiesta di asilo. Sotto questo aspetto vrà assumersi la responsabilità nei confronti di Malta è chiaramente svantaggiata. Cambiare que- queste immigrazioni, caotiche e non preventivate, sta Convenzione è un processo che non può esse- irregolari nel fl usso e diverse nei caratteri etnici. re espletato nel medio periodo perché esiste una In particolare l’Unione dovrà curare e sostenere forte resistenza da parte di molti Paesi dell’Unio- forme di partnership per migliorare le condizioni ne. Nonostante questa empasse la Commissione di vita dei paesi di provenienza di questi migranti. delle Comunità Europee (2007) ha rilevato, nel “Libro Verde sul futuro regime comune europeo in materia di asilo”, la necessità di riconoscere ai 4. Conclusioni Paesi in prima linea di piccole dimensioni e dalle capacità ricettive ridotte, sul modello di Malta e Da un decennio Malta si trova a gestire un pro- Cipro, un correttivo sul peso da essi sopportato, blema assolutamente nuovo quale l’immigrazione come ad esempio il disbrigo delle pratiche per il irregolare, pur non rappresentando la destinazio- riconoscimento dell’asilo politico. Il proposito di ne fi nale. alleviare questo carico sproporzionato di lavoro e La presenza di etnie e credi diversi per il mo- responsabilità, che Paesi come Malta sostengono, mento non sembra essere accettata dalla maggio- è stato espresso anche nel “Patto europeo sull’im- ranza dei maltesi. Comportamenti dalle sfumature migrazione e l’asilo”, fi rmato dai capi di stato ap- razziste hanno riguardato giornalisti interessati al partenenti al Consiglio europeo il 24 settembre tema ed esponenti di associazioni impegnate nella del 2008. La volontarietà del sostegno, però, ha tutela dei diritti degli immigrati. L’opinione pub- fatto sì che solamente pochi Paesi, quali la Ger- blica vede il periodo di detenzione obbligatorio mania ed i Paesi Bassi, hanno offerto la loro col- come una forma di deterrenza necessaria a evitare laborazione. fl ussi ancora più consistenti. Le condizioni in cui Malta è l’unico Paese dell’Unione Europea dove sono tenuti i richiedenti asilo sono precarie nei gli immigrati irregolari sono condotti a detenzio- centri adibiti a questa funzione e diffi cile risulta il ne automatica senza considerare la loro possibilità percorso di integrazione con la società locale: vi è di richiedere asilo pur nella consapevolezza che la una perenne sensazione di crisi. grande maggioranza dei boat people (tra il 70% e Sono diverse le istituzioni internazionali, tra cui l’80%) ne ha il diritto. Proprio questa pratica del- varie agenzie delle Nazioni Unite, e le ONG che la “detenzione indiscriminata”, particolarmente denunciano uno stato di degrado nelle condizioni dura, e le condizioni di vita nei diversi centri di di sussistenza degli irregolari e una quasi impossi- accoglimento sono le motivazioni di denuncia di bilità di trovare una collocazione attiva nella socie- alcune ONG ed istituzioni internazionali, come il tà maltese. Consiglio d’Europa (Calleya, Lutterbeck, 2008). Proprio la crisi è utilizzata dall’apparato politi- Particolarmente impegnativo, poi, è lo sforzo co locale per innalzare i toni e far valere le proprie per sorvegliare lo spazio marittimo di competen- ragioni di diffi coltà a livello di Unione Europea. za. Quest’area, “Search and Rescue” (SAR), è molto Malta è convinta che il peso che deve sopporta- estesa (250.000 km2; www.sarmalta.gov.mt/sar_in_ re per accogliere e risolvere le pratiche di asilo Malta.htm) e le esigue forze maltesi, composte da sia molto superiore alle proprie capacità e che i tre pattugliatori e da un ridotto numero di altre “vantaggi” di quest’azione vadano ai Paesi del core piccole imbarcazioni, non sono suffi cienti ad assi- dell’Europa, quelli dove il fl usso sarebbe in via di curare un servizio effi cace. principio diretto.

250 AGEI - Geotema, 43-44-45 La Convenzione di Dublino da una parte e Sitografi a l’agenzia FRONTEX dall’altra non sembrano an- cora aver dato una suffi ciente risposta alle proble- matiche dell’Isola, per cui il “confl itto” tra Malta e Unione Europea, con la pressione anche di altri attori internazionali, sarà la chiave di volta per de- Note terminare come nuove politiche di integrazione ed azioni per la condivisione nella gestione del 1 Pur nell’unità del testo sono da ascrivere alla dott.ssa Silvia fenomeno interagiranno al fi ne di creare dignitosi Battino i paragrafi 1 e 2 e al dott. Maurizio Cociancich i para- percorsi di vita per i “nuovi ospiti” della Vecchia grafi 3 e 4. Europa. 2 Le altre isole più piccole, disabitate, sono Filfola, Cominotto e le Isole di St. Paul (National Statistics Offi ce, 2011). 3 Usanze e mentalità maltesi sono la sintesi secolare di almeno tre culture: araba, italiana (cattolica) e britannica. Bibliografi a 4 Nel 2011 (National Statistics Offi ce, 2012) sono arrivati a Mal- ta 1.579 immigrati irregolari di cui 455 dalla Somalia (29,64%), Bjötngren Cuadra C., Policies on health care for undocumented mi- 280 dall’Eritrea (18,24%), 239 dalla Nigeria (15,57%), 114 dal- grants in EU27: country report Malta, Malmö, MIM/Health la Costa d’Avorio (7,43%), 103 dall’Etiopia (6,71%), 86 dal and Society - Malmö University, 2010. Mali (5,60%), 76 dal Ghana (4,95%), 54 dal Sudan (3,52%), Calleya S., Lutterbeck D., Managing the Challenges of Irregular 31 dal Bangladesh (2,02%), 29 dal Pakistan (1,89%). Immigration in Malta, Malta, The Today Public Policy Insti- 5 La maggior parte degli immigrati si imbarca da piccoli porti tute, 2008. siti sulle coste tunisine e libiche, tra Tunisi e Bengasi. Fra questi Commissione delle Comunità Europee, Libro Verde sul futuro il porto libico di Zuwara sembra essere uno dei principali scali regime comune europeo in materia di asilo - COM (2007) - 301 (Munro, 2009). def., Bruxelles, 2007. 6 Si stima che ogni anno circa 80.000 persone percorrano que- IOM, Irregular Migration from West Africa to the Maghreb and the sta via, maggiormente utilizzata dai clandestini provenienti dal European Union: An Overview of Recent Trends, Geneva, IOM - sud-Sahara. International Organization for Migration, n. 32, 2008. 7 Questi centri insieme hanno una capacità di circa 1.800 posti Médecins Sans Frontières (MSF), Not Criminals. Médecins Sans (Calleya, Lutterbeck, 2008). Frontières Exposes Conditions for Undocumented Migrants and 8 Essi sono 5: Birkirkara, Fgura, Floriana, Hal Far e Marsa (Na- Asylum Seekers in Maltese Detention Centres, Brussels, Médecins tional Statistics Offi ce, 2012). Sans Frontières, 2009. 9 Gli immigrati che vivono nei “centri aperti” sono liberi di la- Munro D., Malta migrants and migration routes, Malta, IRMCo vorare e di godere dei servizi di assistenza medica e scolastici, Ltd., 2009. allo stesso modo dei cittadini maltesi, e solo coloro a cui viene Jesuit Refugee Service, Becoming vulnerable in detention, Brussels, riconosciuto lo status di rifugiato godono di social benefi t. Jesuit Refugee Service - Europe, 2010. 10 Un indicatore sviluppato da British Council e Migration Po- Jesuit Refugee Service, A report on a pilot study on destitution licy Group (www.mipex.eu/). amongst the migrant community in Malta, Malta, Jesuit Refu- 11 Nel 2005 il 75% della popolazione maltese si dichiarava gee Service, 2010. non disponibile a fornire assistenza e spazi abitativi a questi National Statistics Offi ce, Malta in fi gures 2011, Valletta, 2011. immigrati (Calleya, Lutterbeck, 2008). La popolazione, come National Statistics Offi ce, World refugee day 2012, Valletta, 2012. peraltro in molti altri Paesi dell’Unione Europea, ha reagito Simon J., «Irregular Transit Migration in the Mediterranean: all’aumento dei fl ussi di immigrazione irregolare con la nascita Facts, Figures and Insights», in Nyberg Sørensen N. (a cura di movimenti anti-immigrazione e di matrice razzista. Anche di), Mediterranean transit migration, DIIS - Danish Institute se questi movimenti sono di entità limitata essi sono una com- for International Studies, 2006, pp. 25-66. pleta novità in un Paese come Malta. Vi sono stati eventi in cui United Nations, Report of the Working Group on Arbitrary Deten- persone ed associazioni, come il Jesuit Refugee Service che pro- tion, 2010. teggevano i diritti degli immigrati, sono stati oggetto di azioni Vella D., Try to understand, Malta, Jesuit Refugee Service, 2008. intimidatorie.

AGEI - Geotema, 43-44-45 251 Elena De Pasquale

Lampedusa, terra di frontiera nel cuore del Mediterraneo

Summary: LAMPEDUSA, A BORDERLAND IN THE HEART OF THE MEDITERRANEAN SEA The article explains how the Migrantes Foundation managed (and still manages) to tell, through the direct witnessing of the residents, the experiences of great openness and generosity that took place in Lampedusa during and beyond the emergencies related the arrivals of boats fi lled with migrants on the island shores. The experience had as outcomes the publication of a book and the ongoing experience offered by the Migrantes Foundation website through the section “Lampedusa and Linosa 365 days online”.

Keywords: Lampedusa Island, Arab Spring, Migrantes Foundation.

1. Lampedusa e Linosa: due isole più vicine alla siccazione delle spugne hanno rappresentato una costa africana che a quella italiana fonte di reddito fi no al sopravvento delle spugne sintetiche. Lampedusa e Linosa è un comune italiano della Oggi l’economia di Lampedusa e Linosa si basa provincia di Agrigento, che secondo i dati ISTAT principalmente sul turismo. Sono le attività com- nel mese di gennaio 2011 contava 6.299 abitanti. merciali a rappresentare il fl orido presente. Quasi Circondate dal Mare Mediterraneo, più vicine alla tutti gli isolani lavorano per i loro ospiti, che fan- costa africana che a quella italiana, Lampedusa no di questo lembo di terra quasi africana la meta e Lampione, a sud, e Linosa, a nord, si trovano delle loro vacanze. Armati soprattutto di buona vo- a sud-ovest della Sicilia, costituendo l’estremo lontà, in tanti si sono cimentati nel turismo. Qual- lembo meridionale dell’Italia. Dal porto di Lam- che volta nei servizi offerti si sente la mancanza di pedusa parte il collegamento con Linosa per poi un’adeguata preparazione professionale, ma è an- proseguire per Porto Empedocle, che costituisce che vero che il carattere aperto e schietto degli iso- il più vicino terminale sull’isola siciliana per le co- lani aggiunge quel pizzico di genuino, che toglie municazioni stradali e ferroviarie. La traversata, il sapore troppo spesso asettico di certe vacanze lunga 120 miglia, ha la durata di circa sette ore in da grand’hotel. Il comune di Lampedusa e Lino- traghetto o tre ore e mezza in aliscafo. Lampedusa sa, suo malgrado, deve la notorietà internazionale ha un proprio aeroporto collegato sul continen- al colonnello libico Gheddafi , che nell’aprile del te, per mezzo di voli giornalieri, con quello di Pa- 1986 ordinò il lancio di due missili “scud”, fortu- lermo/Punta Raisi e con tre voli settimanali con natamente mai andati a segno, ammarando poco quello di Catania/Fontanarossa. I porti di Paler- lontano, nel tratto di mare di fronte alla maggiore mo e Messina garantiscono gli altri collegamenti delle isole Pelagie. Una notorietà che viene perio- col continente. L’economia di questo piccolo co- dicamente rinforzata dall’attenzione mediatica mune, come è consuetudine nella maggior parte destinata ai fl ussi migratori, che dalla sponda sud delle isole, si è sempre basata sulla pesca e sulle del Mediterraneo si dirigono verso il nostro Paese. attività che ne derivano. Infatti, la principale ric- chezza è stata a lungo il pesce azzurro che, oltre ad essere la preda ambita dei tanti pescherecci lampe- 2. La Primavera Araba. Il contesto geopolitica dusani, era la materia prima delle industrie dedite alla conservazione di sgombri, alici e acciughe, sia Il 2011, a seguito della rivolta dei Paesi del Ma- sott’olio che in salamoia. Un’attività abbandonata ghreb e del Vicino e Medio Oriente, che prende perché non più redditizia. Un’altra attività tradi- il nome di “Primavera araba”, ha fatto registrare zionale è stata per secoli la pesca delle spugne, di sulle isole Pelagie l’arrivo di quasi 52.000 migran- cui furono scoperti nell’ottocento ricchi banchi ti. In una prima fase sono giunti dalla Tunisia, il proprio nel mare circostante. Lavorazione e es- Paese che, dopo il gesto estremo del venditore

252 AGEI - Geotema, 43-44-45 ambulante Mohamed Bouaziz, ha dato origine Nastasi, nei giorni della grande emergenza 2011, di alle proteste. In una seconda fase, l’arrivo ha ri- cui abbiamo sopra delineato i contorni, a spingere la guardato i migranti dell’Africa subsahariana e del Fondazione Migrantes nel cuore del Mediterraneo. Un Corno d’Africa partiti dalla Libia, che dal 17 feb- appello rivolto al direttore generale della Fondazione, braio 2011 è stata teatro della guerra civile contro che ha subito trovato riscontro nell’iniziativa proposta il colonnello Gheddafi e la sua famiglia, conclusasi dall’Uffi cio diocesano Migrantes di Messina: raccontare i il 20 ottobre con l’uccisione del dittatore e la fi ne momenti più intensi di quei giorni, dando però la parola di un regime durato 42 anni. ai veri protagonisti di quell’accoglienza nel mondo tanto Una situazione che ha messo a dura prova il elogiata, i lamp edusani. comune di Lampedusa e Linosa, a causa del mas- È questa la cornice che ha fatto da sfondo alla siccio numero di migranti sbarcati nel giro di po- prima fase del progetto “La Migrantes a Lampedu- che settimane, soprattutto perchè nel momento sa - Raccontare la speranza”, che ha raccontato un dell’emergenza il territorio non è stato sostenuto altro volto dell’Isola cercando di captarne l’animo da adeguate politiche di accoglienza (De Paquale, e il cuore, dando la parola a chi ne conosce an- Arena, 2011). Gli isolani, che nonostante ormai da che l’angolo più remoto. Le testimonianze sono più di vent’anni sono abituati all’arrivo dei barco- state racchiuse in un “Diario di Bordo”, fi nestra ni della speranza dalla sponda sud del Mediterra- virtuale aperta sul sito della Fondazione Migran- neo, fi no all’emergenza dello scorso inverno non tes. Attraverso questo strumento, è maturata la avevano mai sperimentato l’incontro diretto con possibilità di confrontarsi con una realtà che, su- quanti sbarcavano sulle loro coste. Lampedusani perando i “confi ni mediatici” delle immagini che e linosani, grazie ad un profondo spirito di col- hanno fatto il giro del mondo mostrando un’Isola laborazione capace di mettere insieme anche le in costante emergenza, ha invece raccontato di sé diverse “anime” dell’Isola, hanno dato vita ad una molto altro. Ciò grazie alla grande apertura e al “macchina dell’accoglienza” messa a servizio dei profondo spirito di condivisione del Progetto da fratelli migranti, abbandonando posizioni precon- parte degli stessi lampedusani, che avvolgendo i cette e ponendo al primo posto i bisogni dell’Al- giornalisti-volontari in un simbolico abbraccio ca- tro. Una fase vissuta con intensità e vicinanza, rico di umanità, hanno aperto il loro cuore alla ma purtroppo non supportata da scelte politiche Fondazione, permettendo di realizzare un lavoro mirate a liberare poco per volta l’Isola, evitando andato ben oltre i “limiti” della cronaca. È stata quella concentrazione che ha inevitabilmente esa- superata quell’invisibile barriera che spesso si sperato gli animi sia dei migranti che degli isolani. crea tra chi pone una domanda e chi vi risponde, Per diversi mesi Lampedusa e Linosa sono state al è stata annullata la “distanza” tra intervistatore e centro delle cronache nazionali e internazionali, intervistato, perché a confrontarsi sono stati uomi- le immagini degli sbarchi hanno fatto il giro del ni con altri uomini, senza ruoli da rispettare, tutti mondo facendo perdere di vista ciò che stava acca- sullo stesso piano. Così come avvenuto nel corso dendo fra le strade e nelle case degli isolani, pron- dell’ultima emergenza, quando esseri umani han- ti ad aprire le porte del cuore, offrire un letto e no aiutato e salvato altri essere umani. Lampedusa, un pasto caldo. Ma Lampedusa e Linosa non sono l’Isola considerata incrocio di “colori”, l’Isola del solo terre di sbarchi. Tanti sono infatti i proble- paradosso, dove non nascono gli isolani perché mi e le diffi coltà che riguardano la quotidianità manca un ospedale, ma vedono per la prima volta di un arcipelago abbandonato non solo nel mo- la luce i piccoli immigrati, l’Isola dove a volte le mento dell’emergenza ma anche nell’ordinarie- navi non attraccano per il maltempo, ma dove rie- tà: dal mondo della sanità a quello dei trasporti, scono ad arrivare i malandati barconi, rappresenta dall’istruzione al turismo, le Isole portano con sé un “campione” di umanità, un insieme di razze, un bagaglio di fragilità di cui gli isolani, da soli, si culture e tradizioni che tra loro si mescolano cer- sono sempre dovuti fare carico. cando di trovare un equilibro in un rapporto di reciproca conoscenza. Quell’Isola che viene spes- so guardata dall’“alto in basso”, ai confi ni dell’Ita- 3. Il progetto della Fondazione Migrantes lia, geografi camente più vicina all’Africa che allo 3.1. La prima fase “raccontare la speranza” Stivale, dove si ama trascorrere le vacanze estive, ma che viene dimenticata nei mesi invernali, ha «Certe cose non possono essere raccontate, devono essere invece dato dimostrazione di grande civiltà, mo- vissute, qui accanto a noi». Sono state queste parole, strandosi capace di accogliere l’Altro con la sua pronunciate dal parroco di Lampedusa, don Stefano diversità. Quella diversità che mette paura ai Capi

AGEI - Geotema, 43-44-45 253 di Governo, temendo forse di andare incontro – un libro può rappresentare uno strumento di a coloro che appartengono ad un’altra cultura, formazione da poter utilizzare in ambito scola- un’altra religione, ma che in quel momento sono stico, civile e pastorale, perché grande è stata la solo uomini in cerca di aiuto. E così la diffi denza lezione che due piccole isole come Lampedusa viene celata dall’incapacità, secondo alcuni voluta, e Linosa hanno dato a quella parte di mondo di gestire l’emergenza; la paura di riconoscere che che osservava impaurito e inerme quanto stava ormai siamo tutti uguali spinge a dire che gli immi- accadendo; grati non possono essere trattenuti perché nel Pae- – un libro può rappresentare, ancora, uno stru- se non c’è abbastanza spazio, perché la crisi econo- mento di informazione/conoscenza: una buo- mica impedisce di aiutare i cittadini del territorio, na informazione permette anche di avere una fi gurarsi gli stranieri. Lo hanno pensato tutti nei buona conoscenza dei fatti e una buona cono- giorni degli sbarchi, ma non loro, non i lampedu- scenza dei fatti permette, a propria volta, di non sani, che nonostante un comprensibile momento formulare pensieri scorretti, ma soprattutto di di esasperazione, non si sono mai tirati indietro, abbattere facili pregiudizi. offrendo fi nché possibile una tazza di caffè e una Il libro racconta quanto successo a partire dalla doccia di ristoro. Testimonianze preziose raccolte notte del 9 febbraio 2011, che ha segnato l’inizio nel diario di bordo de “La Migrantes a Lampedu- di un periodo in cui, come detto, a seguito del- sa” che hanno permesso di capire cosa signifi chi le rivolte nordafricane, gli abitanti delle Pelagie essere un isolano ma al tempo stesso un cittadino sono stati chiamati ad affrontare una situazione del mondo e come tale essere capace di confron- mai conosciuta in precedenza. A partire da quella tarsi con il prossimo. I volontari della Fondazione data gli sbarchi si sono succeduti con una frequen- lo hanno raccontato grazie alla disponibilità di za che sembrava inarrestabile, mettendo in risalto Vincenzo, Giacomo, Rosina, Franco, che con le l’impreparazione o forse la mancanza di una vo- loro storie di “straordinaria normalità” hanno aiu- lontà reale, da parte delle istituzioni, di fronteggia- tato a comprendere perché Lampedusa sia “l’Isola re un’emergenza abbondantemente preventivata. delle genti”, l’Isola che si affaccia sul mondo. Inspiegabili ritardi, che nel mese di marzo hanno fatto registrare a Lampedusa la presenza di oltre seimila migranti, un numero superiore ai residen- 3.2. La seconda fase: Lampedusa e Linosa si raccontano ti, costretti a bivaccare in ogni angolo dell’Isola e Mantenendo un fi lo conduttore con il tema privati di quei diritti che andrebbero assicurati a centrale della missione lampedusana, ovvero ogni uomo. Una situazione estrema che ha eviden- “Raccontare la Speranza”, l’idea della Fondazione ziato ancora una volta la generosità dei lampedu- è stata quella di ritornare nel cuore del Mediterra- sani, che si sono distinti per aver aperto la porta neo per raccontare, ma soprattutto raccogliere en- della loro terra e del cuore a quanti cercavano tro la “cornice” di un libro, “Sullo stesso barcone. un approdo di dignità. Sono emblematiche a tal Lampedusa e Linosa si raccontano” (2011), i pen- proposito le testimonianze contenute nel primo sieri e le testimonianze degli isolani dopo la fase capitolo del libro “Teniamoci per mano…ognuno clou dell’emergenza. Il testo, realizzato dai due ha il proprio Destiny”: protagonisti sono Ahmed autori messinesi Elena De Pasquale e Nino Arena, e Mohamed Alì, 23 e 27 anni, i due giovani alle è riuscito a far comprendere, a quanti hanno os- cui storie, non a caso, gli autori hanno deciso di servato i fatti di Lampedusa attraverso la tv, che le riservare l’apertura del libro. Vivono ancora oggi vicende vanno analizzate e considerate sotto diver- a Lampedusa bene inseriti nella comunità isolana, si punti di osservazione: nel caso specifi co quello in casa di coloro che li hanno accolti come fi gli, della comunità lampedusana, che in tutte le sue fratelli e amici; simbolo di quell’accoglienza che componenti ha affrontato i giorni dell’emergenza ha trovato nell’integrazione la sua naturale prose- con profondo spirito di collaborazione e condivi- cuzione. Giovani come tanti altri che, a volte, an- sione delle sofferenze altrui. che solo per un giorno, hanno affollato le strade Ma perché proprio un libro per raccontare i di Lampedusa, in attesa di imbarcarsi su una nave giorni della grande emergenza? per raggiungere uno dei Centri allestiti sul territo- – un libro rappresenta un documento che per- rio italiano o peggio per essere rimpatriati a bordo mette di ricordare, in qualsiasi momento, di un aereo. Giovani che, quando gli è stato possi- una pagina di storia di cui tutti, in un modo bile, hanno cercato di esprimere la loro gratitudi- o nell’altro, siamo stati protagonisti, dalla cui ne verso i lampedusani; lo racconta bene la storia lettura, anche a distanza di tempo, è possibile di una mamma dell’Isola, a cui nel giorno della rielaborare quanto accaduto; Domenica delle Palme un ragazzo tunisino, non

254 AGEI - Geotema, 43-44-45 Foto 1. A un passo dalla salvezza.

Foto 2. I primi soccorsi dopo lo sbarco.

Foto 3. Lampedusa, terra di vita. Foto 4. Pezzi di vita.

AGEI - Geotema, 43-44-45 255 sapendo come sdebitarsi per aver ricevuto un bot- intrecciano nel cuore del Mediterraneo, dove ve- tiglia di latte e un pacco di biscotti, ha intrecciato dere “in diretta”, e non quella tv, la stretta di mano con le proprie mani le fi bre di una delle piante di un volontario o il sorriso di un bambino, ha per- presenti nella spiaggia di “Cala Palma” per farglie- messo di avere una risposta a tante domande che ne dono. A mischiarsi per le strade dell’Isola con i altrimenti sarebbero rimaste senza. giovani migranti anche tanti ragazzi di Lampedu- L’aver vissuto a fi anco degli isolani ha permesso sa. Ciascuno a proprio modo, ha condiviso con il alla Fondazione Migrantes di conoscere diverse re- fratello africano quelle giornate vissute all’insegna altà del territorio, tra cui la comunità parrocchiale dell’incertezza, cercando di parlarsi nonostante le di San Gerlando e l’Associazione Culturale “Aska- diffi coltà linguistiche. Giovani che con le loro sto- vusa”, appunto. Il confronto con queste due realtà rie hanno raccontato di una solidarietà che non ha fatto emergere la necessità di alcuni interventi, ha conosciuto confi ni e barriere geografi che, che che la Fondazione Migrantes ha voluto sostenere: ha superato la tentazione di isolarsi dietro le sigle il corso di arabo per facilitare la comprensione lin- o le appartenenze. Storie come quella di France- guistica con i migranti e il Museo delle Migrazioni, sca Matina, studentessa del liceo scientifi co “Luigi realizzato con quanto raccolto sui barconi. Finita Pirandello”, la cui tesina presentata all’esame di l’emergenza, spenti i rifl ettori di tutto il mondo, stato ha trattato il tema dell’immigrazione parten- che per mesi sono invece stati puntati sui porti do proprio dall’esperienza personale. Francesca, delle due isole, quell’Arcipelago sembra essere infatti, si considera a tutti gli effetti sorella di Ah- tornato “prigioniero” della sua solitudine. È pro- med, il ragazzo tunisino protagonista di una del- prio per questo che la Fondazione Migrantes ha le storie del libro, che dalla sua famiglia è stato deciso di non abbandonare quella terra, ma di ri- accolto. E come non ricordare poi i racconti dei tornarvi, avviando una seconda fase del progetto, ragazzi dell’associazione “Alternativa Giovani”, “oltre l’emergenza”. A distanza di un anno dai fatti che nei giorni dell’emergenza non hanno smesso che hanno messo a dura prova la comunità isola- un attimo di darsi da fare, organizzando raccolte na, la Migrantes ha deciso di dare ancora spazio al di vestiti e cibo per i piccoli immigrati. E proprio grande patrimonio racchiuso nel cuore del Medi- loro sono stati gli ideatori di quella che viene ri- terraneo, dove è sì forte l’esigenza di rielaborare cordata come la “giornata del couscous”, il 25 quanto avvenuto, ma lo è altrettanto il desiderio marzo 2011, quando tutti insieme hanno deciso di di guardare avanti cogliendo spunto da ciò che è cucinare per i migranti una pietanza che potesse accaduto e potrebbe riaccadere. farli sentire “a casa”. Grande impegno anche dei Oltre 40 le storie raccolte: voci della comunità giovani dell’associazione “Askavusa”, che assieme parrocchiale, come le catechiste, Angela, Pina, ai volontari della parrocchia di S. Gerlando han- Pilla, sempre a fi anco dell’infaticabile don Ste- no condiviso i servizi di raccolta e distribuzione. fano, pronte, così come tanti altri lampedusani, Giacomo Sferlazzo, che ne è il presidente, raccon- ad aprire le porte delle proprie abitazioni, offrire ta come questa esperienza abbia rafforzato la sua un ricovero e un pasto caldo; voci degli studenti considerazione nei confronti del parroco, don dell’istituto onnicomprensivo “Luigi Pirandello”, Stefano Nastasi. A suo dire una persona genero- visceralmente legati alla loro terra, ma al tem- sa quanto determinata nel sostenere le ragioni di po stesso consapevoli di non poter costruire lì il una comunità che rivendicava il diritto di non es- proprio futuro; voci di una Lampedusa nostalgica sere lasciata da sola nell’affrontare una situazione della purezza di un tempo, di quell’Isola non an- al di sopra delle proprie forze. Giacomo assicura cora “contagiata” dagli effetti del turismo di mas- che, grazie ai tunisini, in tanti hanno sperimentato sa che ne ha in parte cancellato il passato, che che l’incontro con l’Altro deve cominciare da chi ne ha condizionato il presente e ne condizionerà ti sta ogni giorno accanto, bene prezioso da valo- il futuro; voci di un mondo, quello sanitario, che rizzare per i grandi e piccoli progetti. E di progetti patisce gli effetti di una complessa gestione del l’associazione ne ha tanti in cantiere, dal “Lam- settore dove a essere sacrifi cati sono soprattutto i pedusa Film Festival”, giunto quest’anno alla sua centri di minori dimensioni, in particolari quelli terza edizione, all’’implementazione del “Museo isolani. delle Migrazioni”, in cui conservare ed esporre Le mille sfaccettature di una realtà che cerca di tutto ciò che i migranti portano con loro durante fare il possibile per affrontare i disagi di cui è vit- i viaggi della speranza: oggetti, fotografi e, ricordi, tima a causa delle proprie latitudini geografi che. vestiti, pagine del Corano o della Bibbia, che ven- Eppure, sono state proprio quelle latitudine a far- gono ritrovati sui barconi che giungono in porto. ne una terra preziosa, nella storia meta di navigan- Pezzi di vite e di storie. Episodi e racconti che si ti e marinari, di cristiani e musulmani che tra le

256 AGEI - Geotema, 43-44-45 insenature della sua costa frastagliata hanno pre- sociative presenti sulla Terra delle Genti. Un mon- gato, hanno trovato un rifugio, un approdo, ieri do dalle mille sfaccettature che fa da tramite tra come oggi e anche come domani. passato, presente e futuro. Ogni mese, inoltre, un articolo trova spazio sul mensile “Migranti Press” della Fondazione Migrantes. 3.3. La terza fase: “Lampedusa e Linosa 365 giorni Nell’ambito del progetto, insieme alla parte in rete” “scritta e raccontata”, vengono organizzati due momenti formativi, indirizzati alle diverse realtà che hanno avuto un ruolo attivo nelle vicende che hanno coinvolto la comunità nel periodo de- gli sbarchi e uno stage conclusivo, che avrà come protagonisti giovani lampedusani e giovani prove- nienti da diverse realtà diocesane. Durante la prima formazione, attraverso attivi- tà di rifl essione personale e di condivisione collet- tiva, i partecipanti cercheranno di comprendere i fatti passati e quali cambiamenti si sono prodotti nelle coscienze dei singoli e in una collettività, diventata suo malgrado un crocevia di vicende na- zionali e internazionali, vissute sulla pelle di per- sone alla disperata ricerca di un futuro migliore. Anche nella terza ed ultima fase del proget- Quindi, nel secondo momento, si procederà con to, il fi lo conduttore è stato quello del racconto. una ricerca guidata per individuare percorsi in “Lampedusa e Linosa 365 giorni in rete”. Questo rete tra le diverse realtà di impegno professionale il titolo del progetto che ha preso il via giovedì 2 e sociale (servizi, scuole, parrocchia, associazioni, febbraio 2012 e che per un anno intero, appunto ecc.) che compongono la collettività del Comune: 365 giorni, terrà aperta una fi nestra sul Comune ciò in vista di un’animazione sociale della realtà di Lampedusa e Linosa. Ancora una volta, prota- locale nei diversi momenti che la caratterizzano gonisti sono gli isolani, non semplici spettatori, (vita ordinaria, presenza turistica, sbarchi futu- ma attori attivi di quella grande rete di comunica- ri…). zione che ha nel sito della Fondazione Migrantes Ed, infi ne, l’ultimo step: lo stage, che vedrà impe- la chiave d’accesso. I racconti, le storie, le testimo- gnati giovani del mondo associativo di diverse real- nianze di chi sulle Isole delle Pelagie ci è nato e tà italiane, che saranno protagonisti di dinamiche cresciuto e di quanti ne conoscono i punti di forza animative e di confronto. e di debolezza, consentono di avere una visione Un progetto lungo e articolato quello che la “privilegiata” dei fatti, delle situazioni, dei modi di Fondazione Migrantes ha deciso di sostenere, an- vivere delle Isole: e ancora, delle abitudini di una cora una volta, sull’Isola delle Genti. Ciò con la comunità la cui centralità deve essere legata alla profonda consapevolezza che mai come in questo vita vissuta, quella di tutti i giorni. caso è necessario rielaborare gli eventi e trarvi L’obiettivo è quello di raccontare un anno di un concreto insegnamento da mettere a frutto in normalità vissuto nel Comune di Lampedusa e Li- situazioni di bisogno. Che non per forza dovran- nosa. Ciò è reso possibile dall’invio settimanale di no scadere nell’emergenza, ma che comunque un articolo e di un contributo fotografi co, realiz- presuppongono e presupporranno una forma di zati dai testimoni “privilegiati” individuati nell’am- confronto e conoscenza dell’altro di fronte alla bito del progetto, che vengono pubblicati sul por- quale più nessuno può tirarsi indietro. Ma a tutto tale creato sul sito della Fondazione Migrantes. ciò si affi anca l’esigenza, non meno importante, Sono stati coinvolti rappresentanti della parroc- di conoscere i tanti volti di una realtà, quella ap- chia, del mondo della scuola (studenti e docen- punto dell’arcipelago delle Pelagie, abbandonata ti), della realtà commerciale e imprenditoriale; e a sé stessa nelle diffi coltà quotidiane. Straniera sul poi ancora personaggi che hanno rappresentato proprio territorio. e continuano a rappresentare un pezzo importan- te della storia di Lampedusa e Linosa, isolani che trascorrono fuori l’inverno ma che mantengono Bibliografi a sempre forte il legame con le proprie radici; e De Pasquale E., Arena N., Sullo stesso barcone, Todi (Pg), Tau, come non confrontarsi con i giovani e le realtà as- 2011.

AGEI - Geotema, 43-44-45 257 Angela Gabriella Cantarella, Sebastiano Maccarrone

Da Lampedusa a Mineo. Genesi di un modello organizzativo/gestionale di centri di accoglienza per immigrati extracomunitari

Summary: FROM LAMPEDUSA TO MINEO Starting from the diffi cult situations created by the landings of boats fi lled with migrants in Lampedusa, the paper offers an analysis of the complexity of the experiences lived in a Center for Asylum Seekers such as the one in Mineo (in the province of Catania, in Sicily). Together with the juridical and economic problems, there are also social and psychological ones, not to mention those related to the cultural, linguistic and religious differences.

Keywords: Integration, Refugees, Immigration, Center for Asylum Seekers in Mineo, Lampedusa.

1. Il vento della primavera araba travolge riuscito a salvarsi perdendo, però, i suoi compagni; Lampedusa aver udito chi raccontava che avevano buttato in mare il corpo di un congiunto. Ricordo il silenzio Era il 17 dicembre del 2010 quando l’ambulan- dell’unico sopravvissuto ad un naufragio che, sot- te tunisino Mohamed Bouazizi si diede pubblica- to shock, non ha parlato per settimane e lo strazio mente fuoco per denunciare i sistemi violenti e ar- di donne giunte martoriate per le violenze subite bitrari della polizia di Ben Alì. Fu la scintilla di un prima della partenza. Tuttavia nel dolore cresce fuoco che covava da tempo, un malcontento che anche la speranza, come quando, con la partecipa- viaggiava via internet nei Paesi dell’area del Magh- zione di tutti i Lampedusani, abbiamo celebrato il reb, dove l’oppressione dei sistemi politici e una battesimo di un bambina nata su un barcone. crisi economica gravissima avevano creato condi- Erano gli anni in cui i media ogni giorno tra- zioni di vita insopportabili. In breve tempo, la pro- smettevano i bollettini degli sbarchi; numeri im- testa dilagò in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen, dove pressionanti che creavano negli Italiani l’ansia da caddero i governi allora al potere, senza tuttavia “invasione”. Nonostante le cifre (10.156 ospiti solo raggiungere fi no ad oggi una stabilità sociale ed nel 2007, v. foto 1), in realtà le statistiche ci dicono economica. L’opinione pubblica del mondo inte- che non più di un terzo degli immigrati giunge via ro ha osservato stupita e ammirata la forza travol- mare, la maggior parte arriva in Europa attraverso gente dei popoli che si sono ribellati. Ma siamo i Balcani, ma quel battage mediatico diede i suoi nell’epoca della globalizzazione e ciò che accade, frutti. Nel 2008 gli accordi bilaterali Italia-Libia vicino o lontano, ci coinvolge direttamente. Se ne portarono ad una drastica diminuzione degli ar- sono accorti, Italiani e Europei, quando nel marzo rivi, da 31.249 migranti del 2008 si scese a 2.454 del 2011 gli sbarchi a Lampedusa sono diventati del 2009. Dietro le aride cifre si cela una realtà incontenibili. complessa, vi è quella politica dei respingimenti Lampedusa, non a caso defi nita “porta d’Eu- che ci è costata una dura condanna da parte della ropa”, era da tempo la prima meta del viaggio di Corte dei diritti umani di Strasburgo e, soprattut- migliaia di profughi che dall’Africa si dirigono ver- to, ha signifi cato il carcere, la tortura e spesso la so il miraggio della civiltà del benessere. Qui nel morte per migliaia di persone imprigionate nelle 2007 ho inaugurato il nuovo Centro di Soccorso e maglie della polizia libica. Tuttavia non pochi han- Prima Accoglienza di Contrada Imbriacola, gestito no tirato un sospiro di sollievo; in un momento di dalla LampedusAccoglienza. crisi economica come questo dividere il poco che Chi non ha vissuto sulla propria pelle la tragedia si ha diventa impossibile ed è facile prendersela di quegli sbarchi diffi cilmente può capire cosa sia con i più deboli. Nel 2010 si parlò di chiusura del l’immigrazione. Per comprendere cosa sia l’immi- CSPA (Centro di Soccorso e Prima Accoglienza) grazione occorre aver condiviso, come il sottoscrit- di Lampedusa, sembrava che il rubinetto dell’im- to per anni, giorno e notte, l’angoscia di chi era migrazione si fosse chiuso. Agli inizi del 2011 la

258 AGEI - Geotema, 43-44-45 Foto 1. Donne e uomini origi- nari soprattutto dalla Nigeria e dalla Somalia in occasione della manifestazione “Natale nei vicoli” del 2011. L’evento si celebra ogni anno a Mineo il cui centro storico si tramuta in un presepe a cielo aperto. Nel 2011 è stato allestito un presepe etnico con la presenza di ospiti del CARA che indos- savano costumi tradizionali da loro stessi creati nei laborato- ri del Centro. La struttura dei presepi era arricchita secondo le loro tradizioni con ceramica, conchiglie ecc. situazione era chiaramente diversa, ma il ministro del 2012, si dichiarò lo stato d’emergenza uma- degli Interni Roberto Maroni non lo ammetteva. nitaria nel territorio nazionale per l’eccezionale Laura Boldrini, portavoce dell’ UNHCR, afferma- affl usso di cittadini provenienti dal Nord Africa. va che: “l’arrivo dei primi gommoni non fu considerato Il 12 aprile del 2011 fu elaborato un Piano per l’ac- un’avvisaglia di ciò che stava per accadere, ma un fe- coglienza dei migranti e con Ordinanza n. 3933 nomeno sporadico. Era un segnale politico che non si del Presidente del Consiglio si affi dava l’attuazio- voleva aprire il centro”. ne dello stesso alla Protezione civile, il cui capo A marzo la situazione precipitò in poche setti- Dipartimento, Franco Gabrielli, veniva nominato mane. D’urgenza mi recai sull’isola. Fu come esse- Commissario Delegato per fronteggiare lo stato di re catapultato in un altro pianeta: una situazione emergenza. Alle regioni era affi dato il compito di indescrivibile, migliaia di migranti per strada, per coordinare le misure di accoglienza predisposte terra, nel centro che non bastava a dare accoglienza dalla Protezione civile e per la provincia di Cata- a tutti. Seimila migranti contro cinquemila Lampe- nia fu designato come Soggetto Attuatore il presi- dusani. Sono state settimane durissime, facevamo dente della Provincia, on.le Giuseppe. Castiglione la spola fra il molo e il centro almeno per fornire e fu individuato, quale centro di accoglienza per acqua, pasti e beni di prima necessità, fornivamo richiedenti asilo, il Residence degli Aranci, presso coperte, ma molti dormivano sotto i tir o dentro Mineo. le barche dismesse. Senza adeguati servizi igienici, Mineo è un piccolo centro dominante il cuore senza potersi lavare, i migranti spesso nascondeva- della piana di Catania, arroccato su due colli dei no il volto alle telecamere per il senso di vergogna monti Iblei, alle cui pendici fu costruito dalla Piz- che provavano a vivere in quelle condizioni. zarotti il cosiddetto Residence degli Aranci, destina- Sappiamo come è andata a fi nire, con gli aerei, to ad essere affi ttato agli Americani della Base di le navi e molta enfasi i migranti sono stati chi rim- Sigonella e costruito appunto come un centro di patriati, chi portati nei centri per richiedenti asilo. soggiorno. Sembra la cartolina di un paese degli Si trattava, però, di un numero esorbitante di USA, con le villette a due piani, davanti il patio per persone rispetto alle strutture esistenti e occorre- l’auto e il prato inglese. La scelta di trasformare il va dare risposte rapide ed esaurienti all’opinione residence nel “Villaggio della solidarietà”, secondo pubblica. Una situazione d’emergenza a cui fu le parole di Maroni, non fu scevra di polemiche e data una risposta d’emergenza. proteste. I cittadini dello hinterland calatino erano perplessi sull’opportunità di avere quasi duemila migranti nel loro territorio, mentre i vari comitati 2. Il Residence degli Aranci presso Mineo antirazzisti parlavano dell’ennesimo lager e della trasformato nel villaggio della solidarietà volontà politica di creare un luogo di segregazio- ne isolato nel deserto. Con Decreto del Presidente del Consiglio del Sfatare i pregiudizi è stato il primo ostacolo da 12 febbraio 2011, prorogato fi no al 31 dicembre superare quando abbiamo assunto la gestione del

AGEI - Geotema, 43-44-45 259 centro il 18 ottobre del 2011. Ci siamo trovati ad torare i soggetti più deboli e/o bisognosi di atten- organizzare la vita di un piccolo paese, con le sue zione (bambini, donne e nuclei familiari) sia è di 404 villette, che normalmente ospita fra le 1500 e offrire un sostegno per tutti nell’affrontare il disa- le 1800 persone. Certo non è un paese come gli gio dell’attesa dello status di rifugiato o l’angoscia altri, la sua unicità sta nella sua natura di luogo di un diniego. transitorio. L’area legale assicura un aiuto concreto Qui sono transitati ad un anno dalla nostra ge- nell’espletare le pratiche necessarie alle richieste stione 2991 persone di trentotto nazionalità dif- d’asilo nonché fornisce un insostituibile supporto ferenti. La maggior parte proviene dalla Somalia nella ricostruzione della memoria personale del e poi a seguire dalla Nigeria, dall’Eritrea, dal Pa- richiedente e nel recupero della documentazione kistan, dal Ghana, dal Ciad, dalla Costa d’Avorio, relativa alla sua storia. Prepara, altresì, il soggetto dal Mali, dall’Afghanistan, ma sono rappresentate a sostenere il colloquio con la Commissione terri- quasi tutti i Paesi dell’Africa (Egitto, Sierra Leone, toriale per il riconoscimento della protezione in- Burkina Faso, Benin, Niger, Mauritania, Marocco, ternazionale in modo corretto. Liberia, Libia), né mancano cittadini dell’area L’area dei mediatori contempla professionisti asiatica (Iran, Iraq, Bangladesh e Mongolia). che conoscono l’inglese, il francese, l’arabo e dia- L’obiettivo che ci siamo proposti fi n dall’inizio letti specifi ci dell’area africana: tigrino e saho (Eri- era passare da una situazione emergenziale ad una trea); isaq, darod, hawiya esab (Somalia); wolof reale possibilità di integrazione nel territorio, con (Senegal); dioulà, morè e bambara (Costa d’Avo- la creazione di una sottile ma salda rete di relazio- rio, Burkina Faso, Mali e Senegal). La mediazione ni interculturali (v. fi g. 2). L’esperienza maturata non consiste in un semplice lavoro d’interpretaria- a Lampedusa ci ha permesso di elaborare un mo- to, ma nel saper elaborare approcci diversifi cati in dello gestionale che tenga conto del rispetto della relazione a contesti e culture differenti onde si ve- dignità della persona per assicurare non solo il be- rifi chi una comunicazione intertestuale in grado nessere materiale, ma soprattutto per soddisfare di superare ogni rigidità culturale e psicologica. quelle esigenze umane, sociali, psicologiche e cul- Gli operatori dei vari settori interagiscono con gli turali che creano la specifi cità di ogni individuo. ospiti e li assistono nelle varie aree attrezzate del Nel Centro l’assetto organizzativo è articolato centro. L’Info Job è uno sportello di orientamento in quattro macroaree a cui fanno riferimento fi - al lavoro dove si elaborano i curricula e si indivi- gure professionali altamente qualifi cate: assistenti duano le competenze professionali richieste dal sociali, psicologi, avvocati e mediatori culturali. territorio. Il profi lo professionale di ciascun ospi- L’area socio-psicologica si occupa sia di moni- te viene inserito nel database dell’agenzia “Idea la-

Foto 2. Lampedusa, Centro di Soccorso e Prima Accoglienza di contrada Imbriacola, 2008. Un momento di una riunione informativa con gli ospiti, in prevalenza Eritrei e Somali. Al centro il direttore Sebastiano Maccarrone.

260 AGEI - Geotema, 43-44-45 voro” che raccoglie le richieste di impiego delle consapevolezza che occorreva affrontare molti aziende di tutta Italia. Sono stati avviati i seguenti problemi inerenti la lentezza burocratica dell’iter progetti in collaborazione con PISITIS e CIOFS delle varie Commissioni territoriali, dall’altro la FP Sicilia: corso di formazione per assemblatore certezza di essere riusciti a creare un clima di personal computer e installatore di reti locali; la- dialogo e di rispetto reciproco. Così, infatti, è boratorio di drammatizzazione, progetto “azione stato, un momento di rifl essione e di scambio di di sistema per lo sviluppo della cultura del bene opinioni tra le autorità: Francesca Cannizzo, S.E. della legalità; progetto “Start it up”, nuove impre- prefetto di Catania, Antonino Cufalo, questore se per cittadini stranieri. di Catania, monsignor Calogero Peri, vescovo di L’Info point è, invece, il luogo ove gli ospiti Caltagirone, Monsignor Algeri, direttore della Ca- ricevono tutte le informazioni di cui necessitano, ritas, Maria Rosaria Giuffrè, vice prefetto di Ca- mentre nell’Internet point possono accedere ai tania, Maria Rosaria Acagnino, presidente Io sez. computer e via internet comunicano con i propri Trib. Civ. Catania, Luca Odevaine, consulente per cari o comunque usufruiscono di una “fi nestra” la Protezione Civile, On.le Giuseppe Castiglione, sul mondo. Il servizio di money transfert consen- presidente della Provincia di Catania e soggetto te agli ospiti di ricevere o inviare denaro senza attuatore del CARA (Centro di Accoglienza Ri- spostarsi a Catania ed è un servizio indispensabile chiedenti Asilo) di Mineo, molti sindaci dello hin- poiché molti sono persone giovani che sono fug- terland, e le rappresentanze delle varie comunità gite per poter aiutare la famiglia lasciata in patria. per rammentare a tutti che ancora la comunità Non stiamo qui a menzionare i servizi essenziali internazionale non riconosce il diritto d’asilo a quali la mensa, il bazar, il Punto famiglia e il Pun- molti che, invece, provengono da Paesi in cui la to mamma in quanto, essendo servizi alla perso- vita è insostenibile per motivi economici, sociali na, li riteniamo imprescindibili e scontati. Così e religiosi. Tuttavia lo Stato italiano ha mostrato come è ovvio che siano garantiti gratuitamente i una grande sensibilità al problema dei rifugiati e collegamenti con i comuni vicini (Mineo, Calta- lo dimostra la visita, il 18 luglio, al C.A.R.A. di girone e Catania), ma anche con Palermo o altri Mineo del Ministro degli interni, Anna Maria luoghi se vi è la necessità. Allo stesso modo è as- Cancellieri la quale, pur non dando assicurazioni sicurata la possibilità di celebrare i propri culti: è sul futuro del centro per “problemi di bilancio”, stata allestita appositamente una tenda che possa ha anche asserito che “cerchiamo di garantire agli fungere da moschea per i musulmani, così come immigrati un’accoglienza civile e una possibilità di vita è stato individuato un locale per la celebrazione dignitosa”. dei riti cristiani. Vorremmo solo sottolineare la Certo ci augureremmo che in tutti i CARA. particolare cura che si ha verso i bambini, vitti- d’Italia fossero garantiti gli stessi standard di assi- me inconsapevoli di complesse dinamiche politi- stenza di Mineo. Ma questa è un’altra storia. che ed economiche, che si cerca di sottrarre ad Il comune denominatore di tutti i richiedenti ogni situazione stressante e angosciosa facendo però rimane la diffi coltà nell’esperire le pratiche loro vivere un’esistenza il più possibile “norma- relative allo status di rifugiato. E non bisogna mai le”. Nell’estate 2012 hanno vissuto le loro vacanze dimenticare, e noi di certo non lo facciamo, che con il grest, tra piscina, mare e agriturismo. Con in qualsiasi situazione, sia nei momenti di tensio- la fi ne delle vacanze trascorrono il loro tempo tra ne che nei momenti di festa e convivialità insie- la scuola, dove vengono accompagnati dagli ope- me agli ospiti, siamo dinanzi a persone con uno ratori, i compiti (in questo assistiti dagli insegnan- specifi co bagaglio di esperienze professionali e ti del CARA) e la ludoteca. Attività normali, così culturali le quali sono in attesa di poter iniziare a come normali sono tutte le iniziative attraverso costruirsi una nuova vita in Italia o all’estero e che, cui gli ospiti si sono interfacciati con il compren- senza documenti, si sentono privati della propria sorio calatino: le partite di calcio, i festeggiamenti dignità e della propria autenticità. della Madonna del Ponte, alla presenza del Ve- Un momento non facile è stato vissuto quando scovo di Caltagirone, monsignor Calogero Peri, e gli Egiziani copti, esasperati, hanno protestato per- le corrispettive preghiere della comunità copta, ché l’opinione pubblica ignora la persecuzione, la ma anche di quella musulmana, fi no ad arrivare discriminazione e l’emarginazione dei cristiani in alla Giornata mondiale del rifugiato, il 21 giugno. Egitto. Solo la disponibilità all’ascolto e al dialogo Un evento organizzato con mille incertezze; non ci ha permesso di sedare gli animi e di indurre gli è usuale, infatti, organizzare convegni e portare ospiti a raccogliere una documentazione, da sot- autorità istituzionali all’interno di un centro per toporre all’attenzione delle autorità competenti. richiedenti asilo. Ma noi avevamo da un lato la La vita al CARA di Mineo, comunque, non si

AGEI - Geotema, 43-44-45 261 svolge solo tra la straordinarietà di pratiche, av- cettare le cure ha signifi cato per lei non solo la vocati e documenti, ma è fatta anche di quotidia- salvezza sua e del nascituro, ma anche superare e nità. comprendere una realtà completamente estranea al suo mondo. Ottenere questo per noi è stata una piccola vittoria e anche l’ennesima riprova di cosa 3. La quotidianità di una situazione extra-ordinaria possa signifi care uno shock culturale per chi fugge dal proprio mondo con tante speranze e nessuna Raccontare la quotidianità al CARA di Mineo esperienza. non è semplice né tanto meno ovvio, perché in Quasi tremila persone sono passate per il cen- un centro per richiedenti asilo che ospita 1800 tro, ciascuna di loro rappresenta una storia e ha persone non esiste la routine di una vita normale, lasciato un segno nell’anima di chi scrive. Come fatta di lavoro, scuola e famiglia, ma si vive l’ec- M., un senegalese dall’età indefi nibile e dall’atteg- cezionalità di una vita sospesa. Nonostante ciò, giamento fi ero. Possiede un’autorevolezza natura- poiché ogni individuo si riconosce anche in un le, da leader, che in poco tempo gli ha consentito insieme di abitudini, ciascuno ricrea una sua nor- di farsi portavoce del suo gruppo. Quando gli ho malità anche in questa situazione. Ogni giorno i chiesto la sua storia, l’ho visto accartocciarsi su se bambini, come tutti i bambini del mondo, vengo- stesso, le spalle piegate in avanti, il volto farsi pie- no accompagnati a scuola mentre nel pomeriggio no di rughe. Ha sessant’anni, era un militare e i svolgono i compiti e poi vanno a giocare in ludo- ribelli hanno sterminato la sua famiglia dinanzi teca. Si festeggiano i compleanni e gli anniversari a lui. Ho provato un intenso disagio di fronte al con dolci e inviti. Gli adulti frequentano i corsi di suo dolore e al suo pudore, sentiva quasi di doversi italiano o i vari laboratori. Si celebrano le festività giustifi care per essere fuggito e non esser morto religiose: ciascun gruppo, omogeneo per naziona- con i suoi. lità e cultura, si ritrova nelle comuni tradizioni. Fortunatamente non tutti hanno alle loro spal- Così i musulmani hanno onorato il Ramadan e le storie drammatiche, ci sono anche molti giovani gli Eritrei hanno ricordato la Festa della Croce. speranzosi di costruirsi un futuro nuovo in una so- Quando gli osservatori esterni notano la tran- cietà in cui siano tutelati i diritti umani di libertà quillità del centro si stupiscono, e a ragione, ma e sicurezza. in realtà dietro questa situazione vi è un grande V. e M. sono due ragazze provenienti dal nord sforzo organizzativo teso a favorire l’interazione Africa; non sono sole, sono giunte insieme al pro- culturale. Soddisfatti i bisogni primari, in realtà prio nucleo familiare. Per loro l’Italia è il paese ad un anno dalla nostra gestione possiamo affer- delle possibilità. Vorrebbero iscriversi all’Univer- mare che l’impegno maggiore è stato quello di sità, ma soprattutto hanno scoperto che qui l’es- far nascere un dialogo tra le diverse nazionalità sere maggiorenni signifi ca svincolarsi dalla tutela presenti nel Centro e fra queste, il territorio e le e dall’autorità maschile, che ancora, invece, rap- istituzioni locali. Grazie a strategie d’interazione presenta in molte culture un indiscutibile limite individualizzate ogni giorno i mediatori culturali alla libertà individuale delle donne. Costruirsi un – ma anche lo staff dei psicologi, degli assistenti futuro per loro equivale a sovvertire tradizioni an- sociali e, non ultimi, gli operatori – cercano in- cestrali per guadagnarsi un’indipendenza fi nora sieme alla Direzione di interpretare le piccole e mai neppure immaginata. grandi esigenze che si presentano. Anche A. è poco più che maggiorenne, fuggito Certamente in un microcosmo così complesso dalla miseria del suo Paese per poter inviare aiu- i problemi sono innumerevoli, occorre superare ti alla famiglia. Sembra un uomo adulto, ma ha molte barriere culturali. Lo abbiamo visto con F.K, in testa gli stessi sogni di tanti suoi coetanei, non una giovane eritrea, da poco arrivata in Italia, at- frequenta nessun corso, dorme tutto il giorno e traverso l’impervia via degli sbarchi a Lampedu- la sera gioca a pallone, perché vuole diventare un sa. Smarrita, aveva negli occhi il terrore di essere calciatore famoso. Il suo caso è emblematico di scampata alla morte e il disagio di trovarsi in terra ciò che non possiamo fare: possiamo organizzare straniera. Parlava soltanto la sua lingua, non aveva stage lavorativi, corsi di italiano, ma non possiamo familiari, solo compagni di sventura e un enorme obbligare nessuno a frequentarli. Affi anchiamo gli problema: era incinta di cinque mesi e affetta da ospiti con i legali, ma non possiamo garantire loro una grave forma di anemia. La cura risolutiva sa- un lavoro né riportare alla realtà i sogni velleitari rebbe stata una trasfusione, ma la ragazza rifi uta- di un ragazzo. va, non per motivazioni religiose, semplicemente Si sono infranti presto, invece, i sogni di K, che le sembrava strana una simile prassi sanitaria. Ac- dopo un banale litigio si è ritrovato all’Unità spi-

262 AGEI - Geotema, 43-44-45 Foto 3. Catania, reparto di Unità spinale dell’ospedale Cannizzaro. La direzione del CARA ha fatto dono di un computer portatile a K., vittima di un banale incidente che ha avuto serie conseguenze. Fra i presenti amici vecchi e nuovi di K., alcuni mediatori culturali del CARA con il direttore Sebastiano Maccarrone, l’on. Giuseppe Casti- glione, Presidente della Provincia di Catania e il direttore generale del Cannizzaro dott. Francesco Poli.

nale dell’ospedale Cannizzaro di Catania Non si nerale del Cannizzaro Francesco Poli e degli amici è mai perso d’animo e intorno a lui abbiamo cre- vecchi e nuovi di K. Una festa che ha visto protago- ato una forte rete di solidarietà grazie anche alle nista anche Laura, una studentessa catanese che istituzioni che sono state sempre presenti. Infatti ha saputo condividere con amicizia e sincerità il la nostra principale preoccupazione è stata quella suo destino di sofferenza con K, perché nel dolore di garantire in primis le migliori cure al giovane, cessa ogni differenza e discriminazione e si scopre ma era anche necessario non farlo sentire abban- un’uguaglianza che trascende il colore della pelle donato, così oltre che a recarci periodicamente a o l’appartenenza a culture diverse (v. foto 3). trovarlo, abbiamo garantito anche che venissero a Questa è la nostra quotidianità dove ogni gior- visitarlo i suoi amici e che non gli mancasse l’assi- no si affrontano mille problemi diversi e si cerca- stenza psicologica e materiale. Un segno tangibile no mille soluzioni che siano sempre rispettose del- di tutto ciò si è avuto il 4 ottobre 2012, quando, la dignità della persona. per festeggiare la parziale ripresa degli arti supe- riori, è stato donato dalla direzione del CARA un “Quello che facciamo è una goccia nell’oceano. computer portatile alla presenza del Soggetto attua- Ma se non ci fosse, quella goccia mancherebbe all’oceano” . tore, on.le Giuseppe Castiglione, del direttore ge- Madre Teresa di Calcutta

AGEI - Geotema, 43-44-45 263 Maddalena Lenny Napoli

Immigrazione, accoglienza e integrazione: il caso del CARA di Bari-Palese

Summary: IMMIGRATION, RECEPTION, INTEGRATION. CASE STUDI: CARA (REFUGE FOR ASYLUM SEEKERS) IN BARI-PALESE The aim of this research is to evaluate changes in migration patterns between 2008 and 2011 with specifi c reference to Bari and the surrounding area. Particular attention is given to the problems connected to the phase of integration of foreigners in Puglia. To this end, investigations were carried out at the CARA (Refuge for Asylum Seekers) in Bari-Palese. Some of the results of these investigations are included in this paper.

Keyword: Cultural Integration, Immigration, Refugees.

1. Introduzione i georgiani, che passano da 44 presenze all’inizio del 2009 a ben 731 nello stesso periodo del 2011, Le motivazioni alla base di questa ricerca sono superando i cinesi. quelle di valutare i mutamenti avvenuti nello sce- Per quel che riguarda la distribuzione sul ter- nario dei fl ussi migratori negli ultimi anni con par- ritorio comunale, si vede che la popolazione stra- ticolare riferimento al territorio della provincia di niera preferisce stabilizzarsi nel centro cittadino. Bari e del suo capoluogo. Una specifi ca attenzione A fronte di questo quadro generale dell’immi- è stata posta nel delineare i problemi legati alla grazione in Puglia, si è indagato un fenomeno fase di integrazione degli stranieri in Puglia; a tal che interessa da vicino il nostro territorio: quel- fi ne è stata condotta un’indagine diretta presso il lo dell’immigrazione irregolare. Si pensi che Centro di accoglienza richiedenti asilo (CARA) di nell’ultimo anno, fi no a settembre 2011, sono sta- Bari-Palese, della quale si presentano alcuni risul- ti 62.000 i cittadini stranieri irregolari giunti via tati. mare e sbarcati sulle coste italiane, di cui più di A scala regionale, la Puglia, alla fi ne del 2010, 10.000 sono sbarcati sulle coste pugliesi1. ospita 95.709 immigrati (circa 10.000 persone in Al fi ne di indagare questo fenomeno una spe- più rispetto al 31/12/2009). cifi ca attenzione è stata posta nel delineare i pro- A livello provinciale è Bari ad ospitare il mag- blemi legati alla fase di integrazione degli stranieri gior numero di stranieri, seguita da Foggia, Lecce, in Puglia, attraverso un’indagine diretta presso il Taranto, Brindisi e la BAT. Centro di accoglienza richiedenti asilo (CARA) di Da una ricerca da noi compiuta presso il Comu- Bari-Palese. ne di Bari, si evidenzia che tra l’inizio del 2009 e Il Centro di accoglienza di Bari-Palese è sta- l’inizio del 2011, ad una lieve diminuzione della to inaugurato il 28 aprile 2008, grazie al D.Lgs. popolazione totale, si è contrapposto un aumen- 28/1/2008 n. 25. Dispone di 744 posti ed è il terzo to degli stranieri, che raggiunge le 9.252 presenze Centro di accoglienza più grande d’Italia2. Per la rispetto alle quasi 7.000 presenze dello stesso pe- sua capienza, con decreto del Ministero dell’Inter- riodo del 2009. no, è diventato anche Centro di accoglienza per Mettendo a confronto i dati ottenuti nel 2009 e richiedenti asilo (CARA). quelli del 2011, l’ etnia più rappresentata rimane Il CARA di Bari-Palese è la principale struttura quella albanese che tende leggermente ad aumen- di riferimento per gli immigrati nel territorio del- tare; la seconda etnia (che nel 2009 era rappre- la provincia di Bari. È situato sulla vecchia pista sentata dai mauriziani) nel 2011 diventa quella dell’aeroporto militare di Bari-Palese e si presenta rumena (che vede la presenza di più di 200 unità come un piccolo villaggio costituito da 124 moduli rispetto al 2009). Seguono i mauriziani, dato non prefabbricati, montati su un grande piazzale di ce- in linea con quello nazionale e regionale. Sicura- mento, intorno ad una grande cupola di tela usata mente più signifi cativa è la situazione che interessa come mensa e sala comune (Foto 1).

264 AGEI - Geotema, 43-44-45 Foto 1. Vista aerea del CARA di Bari- Palese. Il Centro è costituito da 124 moduli prefabbricati costruiti intor- no ad una grande cupola di tela usa- ta come mensa e sala comune. Fonte: .

Foto 2. Gli ospiti quotidianamente impegnati in momenti di preghiera. All’interno del CARA sono presenti una Chiesa e una Moschea nel rispet- to delle due religioni principalmente praticate. La stretta vicinanza delle due favorisce uno scambio religioso conti- nuo e pacifi co. Fonte: .

Foto 3. Gli ospiti impegnati durante una partita a calcetto. Presso il CARA di Bari-Palese sono presenti campi di calcetto, un campo da basket, due aree protette per i bambini, una ludoteca e una sala computer. Fonte: .

Il CARA è dotato di diverse strutture: l’aula per Gli alloggi sono rappresentati da una serie di la formazione del personale, la mensa, la sala di “mini-appartamenti” posti all’interno di container, accoglienza sanitaria; inoltre, offre il servizio per situati intorno al perimetro del Centro. Ognuno la mediazione linguistico-culturale e il servizio so- di essi conta al suo interno sei posti letto, armadi e cio-psicopedagogico. un impianto di riscaldamento e di raffreddamen-

AGEI - Geotema, 43-44-45 265 to condizionato. Esternamente agli alloggi, nelle mente o indirettamente, agli ospiti del Centro al immediate vicinanze, si trovano i servizi sanitari e fi ne di ricostruire non solo le loro caratteristiche le docce. demografi che e sociali ma soprattutto le motiva- La mensa si trova nel cortile centrale, nel ten- zioni alla base del loro progetto migratorio, la si- done più grande dei tre presenti; è capace di ospi- tuazione lavorativa pregressa nel Paese d’origine, tare circa 1.000 persone ed è frequentata da tutti le loro aspettative. gli ospiti durante i tre pasti giornalieri (colazione, L’indagine condotta, pur con le innegabili dif- pranzo e cena). fi coltà, consegna risultati inediti di estremo inte- La Moschea e la Chiesa sono state costruite resse. nel rispetto delle due religioni principalmente I dati sono stati ricavati dai registri depositati praticate all’interno del Centro: il cattolicesimo e presso l’uffi cio amministrativo del CARA di Bari- l’islamismo. La stretta vicinanza tra la moschea e Palese. L’ingresso e la consultazione delle fonti la chiesa all’interno del campo garantisce la cir- sono stati possibili grazie al permesso rilasciato colazione delle opinioni differenti e uno scambio dalla Prefettura di Bari e alla presenza di un’unità religioso continuo e pacifi co (Foto 2-3). preposta a tal fi ne. L’autorizzazione è stata con- Come vedremo, l’integrazione è sembrata, sin cessa per i mesi di maggio e giugno 2010, relativa- dall’inizio, la strada migliore da percorrere per mente alla consultazione dei dati relativi al perio- accompagnare i richiedenti asilo e rifugiati dalla do aprile 2008 - giugno 2010. prima accoglienza al riconoscimento dello status Dalla data di apertura del CARA di Bari-Palese di rifugiato, non per altro, i Centri di accoglienza (28 aprile 2008) fi no a giugno 2010 sono transitati perseguono questo obiettivo fi n dalla loro costitu- all’interno del Centro 6.933 ospiti3, di cui 5.544 zione. uomini, 804 donne e 585 minori, con una perma- nenza media di circa 65 giorni. Come emerge dall’elaborazione dei dati, gli 2. Gli stranieri ospitati al CARA nel triennio 2008- stranieri di nazionalità nigeriana si collocano al 2010 primo posto delle presenze registrate nel perio- do oggetto di studio (16,8%), seguiti dai somali Sullo sfondo della complessa e articolata orga- (15%) e dai tunisini (12,8%). Gli afghani e gli nizzazione del CARA e delle sue principali fi nalità, eritrei, con l’11% di presenze, sono seguiti da nu- la ricerca empirica, di cui in questa sede si presen- merose comunità di nazionalità differenti, ma di tano i risultati, intende “restituire la voce”, diretta- piccole dimensioni.

Fig. 1. Gli ospiti del CARA nel triennio 2008-2010 distribuiti per anno d’arrivo e Paese di provenienza (valori percentuali).

Fonte: Elaborazione su dati ricavati presso il CARA di Bari-Palese.

266 AGEI - Geotema, 43-44-45 La maggior parte degli stranieri ospitati 3. Analisi di un campione di stranieri presenti al nel Centro d’accoglienza proviene dall’Africa CARA nel 2010 (72,7%); di questi, il 43,5% dall’Africa subsaha- riana e il 29,2% dal Nordafrica. Nel 15,4% si Dopo aver ottenuto l’autorizzazione dalla Pre- tratta di ospiti che provengono dal subcontinente fettura a consultare i registri generali del CDA/ indiano e per l’11,6% dal Medio Oriente; segue CARA di Bari-Palese, nel periodo che va da mag- lo 0,3% proveniente dai Balcani, dalla Russia e gio a giugno 2010, si sono esaminate, attraver- dalla Cina. so un’analisi diretta e specifi ca, le informazioni Se questo è il quadro offerto dall’analisi del relative ai 370 ospiti presenti al momento della periodo complessivo di osservazione (2008-2010), ricerca4. Le informazioni ricavate, grazie alla col- analizzando le provenienze degli ospiti per anno laborazione di un’unità di personale addetta5, ri- d’arrivo, emergono interessanti spunti di rifl essio- guardano: sesso, età, luogo di nascita, nazionalità, ne (Fig. 1). religione, stato civile, numero di fi gli, scolarità, Nel 2008 – dal 28 aprile al 31 dicembre – tran- professione nel Paese di provenienza, percorso sitano presso il CARA di Bari-Palese 3.367 stranie- migratorio (prima area o struttura di accoglien- ri, quasi la metà del campione oggetto di studio za in Italia), data di arrivo, motivo e destinazione (48,6%); le donne rappresentano l’11,8% del to- prevista dopo l’uscita dal CARA, data di uscita dal tale degli ospiti accolti. Per quanto concerne la di- CARA6. stribuzione degli stranieri per nazionalità, il mag- Il campione preso in esame è costituito da 370 gior numero di presenze si registra per i tunisini individui: il 77% è di sesso maschile e il 23% di (25,7%), i somali (22,8%), i nigeriani (17,6%) e sesso femminile. L’età media è di 27,7 anni. gli eritrei (15,1%). Dallo studio dei dati, oltre alla signifi cativa pre- Nel 2009, unico anno completo, gli ospiti accol- valenza degli uomini rispetto alle donne – un ele- ti ammontano a 1.734 unità, pari al 25% del totale mento caratterizzante la presenza straniera presso del periodo oggetto di studio; la componente fem- il CARA nell’intero periodo analizzato – si eviden- minile raggiunge il 13% sul totale degli arrivi. Ad zia un’incidenza maggiore degli ospiti di età com- una maggiore presenza di nigeriani (31,3%), che presa tra i 19 e i 30 anni (173 uomini e 54 donne). aumenta in misura signifi cativa rispetto a quanto Seguono gli stranieri d’età compresa tra i 31 e i rilevato per il 2008, corrisponde una diminuzio- 50 anni (89 uomini e 16 donne) e gli ospiti più ne sia degli ospiti di origine somala (15,6%) che giovani, con età compresa tra gli 0 e i 18 anni (18 degli stranieri di origine eritrea (13,8%); scende uomini e 12 donne). Solo in 8 casi gli ospiti accolti drasticamente la quota relativa alla presenza di tu- hanno un’età superiore ai 50 anni. nisini che, nel 2009, rappresentano solo l’1,3% del Dalla distribuzione del campione per stato civi- totale. le, emerge una maggiore presenza di celibi e nu- Gli stranieri registrati dall’inizio del 2010 fi no bili (60%), con una netta prevalenza di celibi in al 30 giugno 2010 raggiungono le 1.832 unità (il relazione, come è ovvio, alla massiccia presenza di 26,4% del periodo oggetto di studio), una cifra uomini rispetto alle donne. I coniugati rappresen- piuttosto elevata, soprattutto se letta in riferimen- tano il 36,8% del totale; quasi nulla è la presenza to ai dati del 2009, in quanto si riferisce al primo di vedovi (1,3%) e separati (1,1%). È, inoltre, in- semestre del 2010. Analizzando nel dettaglio la teressante sottolineare, all’interno del campione provenienza degli ospiti, si evince che la popola- analizzato, la presenza di 21 nuclei familiari costi- zione maggiormente rappresentata nei primi sei tuiti, prevalentemente, da genitori e fi gli. mesi di osservazione del 2010 è quella afghana Per quel che riguarda la nazionalità dei soggetti (35%), seguita a lunga distanza da quella pakista- che costituiscono il nostro campione di riferimen- na (9,3%) e, infi ne, da quella ghanese e somala to, lo scenario geografi co relativo alle aree di pro- (entrambe con il 9% di presenze sul totale dei venienza ripropone quanto già descritto per il to- casi). In conclusione, gli stranieri ospitati presso tale degli ospiti transitati presso il CARA nel trien- il CARA in quest’ultimo periodo di osservazione nio oggetto di studio: la maggior parte proviene provengono, prevalentemente, da aree geografi - dal subcontinente indiano (31,1%), seguono gli che diverse rispetto a quanto registrato negli anni stranieri originari del Medio Oriente (28,9%) e precedenti: a fronte di un forte aumento di afgha- quelli arrivati dal Nordafrica (28,1%). Per quel ni (+24%), si registra la totale assenza dei tunisini; che riguarda l’Africa subsahariana, le presenze si i nigeriani e gli eritrei subiscono un forte decre- attestano all’8,1% mentre gli ospiti provenienti mento, attestandosi rispettivamente all’1,7% e allo dai Balcani ammontano al 3,2% del totale. 0,7% sul totale delle presenze. In particolare, le presenze più elevate si regi-

AGEI - Geotema, 43-44-45 267 strano per gli eritrei con il 26,2%, gli afghani con L’1,9% è uscito dal CARA poiché aveva soggiorna- il 16,5% e i pakistani con il 13,8%. to al suo interno per sei mesi, termine massimo Volendo infi ne incrociare i dati in nostro pos- di accoglienza. L’1,9% è, invece, stato condotto sesso, è possibile ricavare delle informazioni piut- presso altre strutture di accoglienza. Il program- tosto specifi che e rilevanti. Il dato sulla scolarità, ma Sprar7, ha provveduto a trovare un alloggio per correlato all’età del campione, evidenzia un livel- due individui (0,5%), mentre un solo ospite del lo di studi piuttosto basso. Il 26,2% è in possesso CARA ha ottenuto il permesso di soggiorno per della licenza elementare, il 25,1% possiede un di- rifugiato, dopo una permanenza di circa 3 mesi, ploma superiore e il 24,6% ha conseguito la licen- da cui ne consegue la libertà di circolazione sul za media. Gli analfabeti rappresentano il 15,9% territorio italiano per un anno. del campione; di contro, i laureati costituiscono il 4,3%. Infi ne, il 3,9% ha un’età inferiore ai 10 anni e, quindi, vista l’età anagrafi ca, non ha anco- 4. Conclusioni ra conseguito un titolo di studio. In particolare, le donne possiedono un titolo di Attraverso l’attenta analisi di un campione di studio inferiore rispetto agli uomini: il 30,6% del- individui transitati dal Centro di Accoglienza di le donne è in possesso di una licenza elementare Bari-Palese nel primo semestre del 2010, si è vo- mentre il 21,2% è analfabeta. Nel 24,7% dei casi la luto delineare un identikit dello straniero giunto donna è in possesso di una licenza media; infi ne, clandestinamente in Italia. le donne diplomate rappresentano il 15,3% del L’ospite del Centro è prevalentemente uno totale della compagine femminile del campione. straniero irregolare, individuato sul territorio na- Per quanto concerne la professione svolta pri- zionale; solo pochi, infatti, riescono ad ottenere ma dell’arrivo in Italia, il 13% del totale risulta lo status di rifugiato. Il campione è composto per disoccupato, mentre l’11,9% è studente. Gli uo- la gran parte da uomini, di età media pari a 27,7 mini impegnati in un’attività lavorativa rientrano anni. La maggioranza proviene dal subcontinente principalmente all’interno delle categorie degli indiano e dal Medio Oriente e possiede un’istru- agricoltori, dei commercianti e dei muratori. Le zione più che suffi ciente; le donne possiedono donne risultano prevalentemente casalinghe, do- un titolo di studio inferiore rispetto agli uomini. mestiche, disoccupate o studentesse. Prima del processo migratorio, gli uomini erano La maggior parte del campione (57,9%) è ar- impegnati come agricoltori, commercianti o mu- rivata a Bari via mare o via terra, ed è stata subito ratori; le donne come domestiche o casalinghe. accolta presso il Centro di Bari-Palese. L’11,1% è Seguendo le traiettorie geografi che e l’iter che giunto sul territorio regionale pugliese, via mare li ha condotti sul territorio italiano, la maggior o via terra, e solo in un secondo momento è sta- parte risulta essere arrivata direttamente a Bari, to accompagnato presso il CARA di Bari-Palese. via mare o via terra, e aver soggiornato in media Il 27,5% è invece arrivato al CARA di Bari-Palese 45 giorni all’ interno del CARA. L’uscita dal Cen- da altre città italiane. Infi ne l’1,9% arriva da altre tro è risultata legata a diverse motivazioni: gli stra- strutture, in particolare dal Centro di identifi ca- nieri analizzati si sono allontanati dal campo pre- zione ed espulsione (CIE) di Bari. valentemente per una scelta arbitraria, divenendo, Il tempo medio di permanenza all’interno del a tutti gli effetti, clandestini; non mancano, tutta- campo è di 45 giorni; esso varia in relazione alle via, casi in cui gli stranieri ottengono un permesso motivazioni che spingono gli ospiti ad uscire dal di soggiorno valido fi no a sei anni. CARA. Raggiunti i sei mesi di accoglienza all’interno Su un totale di 370 ospiti analizzati, il 31,1% è del CARA, gli ospiti sono costretti all’uscita defi - uscito dal Centro mentre il 68,9% risulta ancora nitiva; molto spesso essi cercano rifugio in altre presente alla data ultima della rilevazione dei dati. strutture di accoglienza, altre volte vanno ad incre- La principale motivazione di uscita dal CARA, che mentare la quota di irregolari presenti in Italia da interessa il 19,5% dei casi, è rappresentata dall’al- dove, frequentemente, si spostano per stanziarsi in lontanamento arbitrario, cioè la libera uscita dal altre nazioni europee. Centro dopo una permanenza di circa 10-15 gior- In conclusione, anche se in Puglia la presenza ni. Il 7% è invece rimasto all’interno del CARA per straniera risulta ancora poco consistente rispetto un periodo di circa 5 mesi, al termine dei quali ha ad altre regioni italiane, il fenomeno è avvertito ottenuto un permesso di soggiorno che permette sul piano sociale e si opera positivamente a favore la libertà di circolazione sul territorio nazionale della prima accoglienza degli immigrati. per un periodo di tempo non superiore ai 6 anni. Il caso del CARA di Bari-Palese è un esempio

268 AGEI - Geotema, 43-44-45 positivo da seguire, ma molto deve essere ancora Gentileschi M.L., Geografi a delle migrazioni, Roma, Carocci edi- fatto per quel che riguarda l’integrazione degli tore, 2009. Herm A., Recent migration trends: citizens of EU-27. Member States stranieri. Tutte queste strutture vanno ripensate, become ever mobile while EU remains attractive to non-EU citizens, ridefi nite e potenziate per garantire una vita di- Eurostat, Statistics in focus n. 98/2008. gnitosa a tutti gli immigrati ospiti e soprattutto Krasna F., Alla ricerca dell’identità perduta. Una panoramica degli per offrirgli delle possibilità una volta usciti. L’au- studi geografi ci sull’immigrazione straniera in Italia, Bologna, spicio è che tutti gli stranieri che arrivino sul ter- Pàtron editore, 2009. Macioti M.I., Pugliese E., L’esperienza migratoria. Immigrati e rifu- ritorio italiano possano trovare ospitalità, magari giati in Italia, Roma-Bari, Laterza, 2010. mediante la creazione di una serie di strutture Russo Krauss D., Geografi a dell’immigrazione: spazi multietnici nelle uniformemente distribuite sul territorio e dedite città, Napoli, Liguori, 2005. all’integrazione piuttosto che all’esclusione. Sitografi a Bibliografi a Ambrosini M., Richiesti e respinti. L’immigrazione in Italia come e perché, Milano, il Saggiatore, 2010. Bellencin Meneghel G., Lombardi D. (a cura di), Immigrazione Note e territorio, Bologna, Pàtron Editore, 2002. Brusa C. (a cura di), Immigrazione e multiculturalità nell’Italia di 1 Per un’analisi più dettagliata dei dati, si veda: SPRAR, Rap- oggi. La cittadinanza e l’esclusione, la “frontiera adriatica” e gli porto annuale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati altri luoghi dell’immigrazione, la società e la scuola. Vol. II., Mila- 2010-2011, (Roma, 2011. no, FrancoAngeli, 1999. 2 consultato il 13/07/2012. I più grandi Brusa C. (a cura di), Processi di globalizzazione dell’economia e mo- Centri di accoglienza in Italia sono quello di Crotone con 875 bilità geografi ca, Memorie della società geografi ca italiana, posti e quello di Foggia (Borgo Mezzanone) con 856 posti. 2010. 3 Del totale degli ospiti transitati nel triennio, 3.367 sono arri- Cristaldi F., Immigrazione e territorio. Lo spazio con/diviso, Bolo- vati nell’arco del 2008 (dal 28 aprile al 31 dicembre), 1.734 nel gna, Pàtron editore, 2012. 2009 e 1.832 nei primi sei mesi del 2010. European Commision; Eurostat, Migration and migrantpopu- 4 Non tutte le schede personali degli ospiti offrono informa- lation, in Europe in fi gures, Eurostatregionalyearbook 2011, zioni specifi che sullo straniero, sono state esaminate, quindi, 2011. solo quelle più signifi cative e ricche di dati. Fondazione ISMU, 16o Rapporto sulle migrazioni 2010, Milano, 5 Si ringrazia per la collaborazione la Società Cooperativa Au- FrancoAngeli, 2010. xilium, che ad oggi gestisce il CARA di Bari-Palese. Fondazione Leone Moressa, Rapporto annuale sull’economia 6 La data di ingresso e uscita dal CARA di Bari-Palese è stata dell’immigrazione. Gli stranieri: un valore economico per la socie- utilizzata per studiare la permanenza media degli ospiti all’in- tà. Dati e considerazioni su una realtà in continua evoluzione, terno del Centro. Bologna, Il Mulino, 2011. 7 Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati Fondazione Migrantes e Caritas diocesana di Roma, Dossier sta- (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che – per la re- tistico 1991-2010: per una cultura dell’altro, Roma, Idos, 2010. alizzazione di progetti di accoglienza integrata – accedono, nei Frontex, FRAN Quartely. Issue 3, July-September 2010, Warsaw, limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e 2011. i servizi dell’asilo.

AGEI - Geotema, 43-44-45 269 Emanuela Gamberoni, Paola Marazzini

Primavera araba e rifugiati: le risposte del territorio veronese 1

Summary: ARAB SPRING AND REFUGEES: THE RESPONSES OF THE TERRITORY OF VERONA This paper is related to the responses of the territory of Verona regarding the reception of refugees from Libya since spring 2011. The analysis of bureaucratic procedure for the recognition of the refugee status, the distribution of the migrants in facilities involved for their availability and the interviews carried out show the complexity of the topic and the queries still open.

Keywords: Refugees, Emergency, Verona.

1. Dal Nord Africa all’Italia con decreto datato 12 febbraio 2011, la situazione di Emergenza Umanitaria nel territorio naziona- Il presente contributo illustra le principali di- le e in data 18 febbraio 2011, ordinanza 3924, ha namiche innescatesi nel territorio veronese in ri- indicato le disposizioni per fronteggiare il fl usso sposta allo sbarco dei rifugiati a Lampedusa nel migratorio. 2011. Lo scritto è la prosecuzione di un percor- Il DPCM del 5 aprile 2011 (art. 2) ha stabilito so di ricerca iniziato dalle autrici alcuni anni or che ai nordafricani arrivati dall’1 gennaio al 5 sono inerente al fenomeno migratorio in ambito aprile 2011 poteva essere concesso un permesso di locale. Il primo studio è stato pubblicato nel 2007 soggiorno umanitario di sei mesi, rinnovabile di con un’analisi della presenza straniera nella città altri sei mesi3 (i benefi ciari furono circa 11 mila). scaligera (Marazzini, 2007). In relazione alla for- I profughi giunti dopo quella data, invece, hanno te componente africana un successivo articolo ha avuto un trattamento diverso: i tunisini sono sta- esaminato quanto Verona fosse già storicamente ti respinti, mentre chi proveniva dalla Libia, ma “legata” all’Africa subsahariana2. In seguito, in con cittadinanza diversa da quella libica, ha potu- occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato to presentare domanda di asilo politico. Poiché la e dei forti cambiamenti politici nel Maghreb dei Convenzione di Ginevra prevede che per ottenere primi mesi del 2011, alcune pagine sono state la protezione internazionale debba esserci perse- dedicate alla fi gura del rifugiato in Italia (Gam- cuzione nel proprio paese d’origine, gli unici le- beroni, Marazzini, 2011). In questo lavoro si era gittimati a richiedere tale protezione erano i libici. prefi gurato che, considerando i numerosi esuli A tutti gli altri, per tale ragione pur colpiti dalla dell’Africa subsahariana residenti in Libia e l’ef- guerra, le Commissioni non hanno attribuito le- fetto domino della rivolta tunisina sugli altri paesi gittimità alle richieste, creando quindi una situa- arabi del Mediterraneo, l’ondata di profughi tuni- zione complessiva di estremo disagio/confusione sini fosse l’annuncio di un esodo più consistente. dal punto di vista umano e organizzativo. La conseguente instabilità generata dalle proteste Al fi ne di comprendere la macchinosità am- nella regione nordafricana e mediorientale e le ministrativa, il numero degli enti coinvolti e la profonde implicazioni geopolitiche hanno attira- quantità di ordinanze emanate4 con l’evolversi to grande attenzione e suscitato preoccupazione della situazione, si riporta nei passaggi essenziali anche in Italia. l’iter burocratico che il rifugiato ha dovuto segui- Nel 2011 sono giunti nella penisola 62.692 mi- re dopo il 5 aprile. Ottenuto il foglio di riconosci- granti, il 44,8% tunisini, il 45,2% africani e asiatici mento dalle autorità del luogo di sbarco, soggior- (Bangladesh, Pakistan) e il 10% di altre naziona- na in alcuni Centri di Accoglienza per Richiedenti lità (Pasta, 2012). Per fronteggiare la situazione Asilo (CARA); in seguito si reca alla Questura di caotica prodottasi con l’arrivo di migliaia di per- riferimento per fornire le informazioni anagrafi - sone sulle coste italiane, il Governo ha dichiarato, che e le motivazioni a sostegno della domanda di

270 AGEI - Geotema, 43-44-45 protezione internazionale (compilazione del mo- tiformi le soluzioni abitative: ostello, casa diocesa- dello C3). Nel frattempo la Questura avvia le pro- na per ritiri spirituali/convegni, albergo sociale9, cedure di accertamento riferite sia al Regolamen- appartamenti e altre residenze già abitualmente to Dublino5 sia al dlgs. 28 gennaio 2008 n. 25. Il funzionanti nel territorio per servizi sociali. Vi modello C3 è inviato alla Commissione Territoria- sono stati gruppi minimi (ad esempio quattro le Riconoscimento Protezione Internazionale di persone ospitate in appartamento) e altri molto competenza (formata dal vice prefetto e dai rap- più numerosi (un centinaio di persone riunite in presentanti di UNHCR, Comune e Questura)6. Il una casa di accoglienza per i senzatetto). rifugiato entra in possesso di un cedolino (validità Il programma per l’Emergenza ha previsto un un mese) che lo legittima a rimanere sul territo- apporto economico non trascurabile10: per ogni rio. Tale cedolino si rinnova ogni tre mesi sino cittadino straniero è stata assegnata una diaria di alla risposta defi nitiva della Commissione; esso 46 euro (80 euro se minore) per vitto, alloggio, consente di attivare la tessera sanitaria annuale abbigliamento, farmaci, accompagnamento nelle STP (Stranieri Temporaneamente Presenti) che pratiche burocratiche, pianifi cazione e gestione di assicura a titolo gratuito le prestazioni sanitarie, eventuali attività educative e di formazione profes- quali cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti sionale. Circa il 5% dell’ammontare mensile indi- e interventi di medicina preventiva. Dopo circa viduale è stato destinato a piccole spese (giornali, quattro mesi dal suo arrivo il rifugiato è convoca- sigarette, carte telefoniche ecc). to dalla Commissione per spiegare la sua posizio- Il rifugiato ha mosso poi l’attivazione di altri ne; il tempo per acquisire la risposta è vario (dai servizi quali la mediazione culturale, la consulen- tre ai sette mesi). Il richiedente può ottenere il za psicologica, l’insegnamento della lingua italia- riconoscimento dello status di rifugiato (permesso na e un complessivo supporto logistico fornito ge- di soggiorno valido 5 anni) o di protezione sussi- neralmente da operatori/educatori. Le strutture diaria (permesso valido 3 anni). Se la Commissio- mediche presenti nel territorio sono state coinvol- ne non accoglie la domanda ma ritiene che possa- te nel momento dei controlli sanitari. no sussistere gravi motivi di carattere umanitario, Profi cuo è stato il progetto di tirocinio lavora- può trasmettere gli atti al questore per l’eventuale tivo laddove avvenuto11. I dieci ospiti della Comu- rilascio di permesso di soggiorno umanitario del- nità dei Giovani, ad esempio, dopo un percorso la durata di un anno7. Al diniego da parte della di cinque mesi, a tutt’oggi continuano a lavorare Commissione l’interessato può formulare ricorso nelle ditte del territorio coprendo diverse mansio- entro 30 giorni e attendere una seconda risposta ni (giardiniere, lavapiatti ecc.). A dicembre 2012, anche più di un anno. data di chiusura del Piano di Emergenza12, si pre- In ragione della situazione in cui i rifugiati ar- fi gura per tali soggetti un’autonomia fi nanziaria rivano e della lunghezza/pesantezza dei passaggi e abitativa in attesa della convocazione per il re- burocratici si può intuire quanto il fenomeno pos- sponso ai ricorsi presentati, che, presumibilmente sa permeare il territorio e inneschi diversi tipi di sarà nel 2013. dinamiche. Esempio di organismo già attivo sul territorio a livello sociale, la Casa di Accoglienza il Samarita- no appartenente alla Caritas ha ospitato da aprile 2. A Verona 2011 a settembre 2012 – anche utilizzando altri edifi ci della Diocesi – 105 rifugiati. Gli interessa- Nel territorio veronese a maggio 2011 sono ti hanno potuto frequentare stage s propedeutici arrivati circa 300 rifugiati, la quasi totalità nati- all’inserimento lavorativo nei comparti meccani- vi dell’Africa subsahariana (soprattutto Nigeria, co, elettronico, edilizio e della ristorazione. Molti Ghana, Mali, Senegal, Niger, Costa d’Avorio). hanno ottenuto il permesso di soggiorno, alcuni Sono stati accolti da quattordici enti che hanno il diniego defi nitivo e gli altri hanno avviato il ri- dato la loro disponibilità, sulla base di una proce- corso. Chi ha già ottenuto i documenti si è trasfe- dura gestita dalla Prefettura di Verona, con il coin- rito in altre nazioni, soprattutto nordeuropee, alla volgimento logistico della Protezione civile8. ricerca di un impiego, come è avvenuto per due In ragione dei posti fruibili, i rifugiati hanno coppie nigeriane con fi gli alloggiate nell’albergo avuto collocazioni diversifi cate per ubicazione, sociale gestito dalla Cooperativa Azalea. tipologia di strutture e quantità dei componenti L’Associazione Betania onlus ha ospitato nel il gruppo. Alcuni sono rimasti in un contesto ur- medesimo periodo in case comunitarie 88 rifugia- bano, altri hanno avuto accoglienza in territorio ti di cui 66 maschi, 18 femmine e 4 minori di dif- collinare o nella campagna a Sud di Verona. Mul- ferente nazionalità. Corte Zaccaria, invece, strut-

AGEI - Geotema, 43-44-45 271 tura deputata alla ricezione turistica, ha concesso alloggio in miniappartamenti per una ventina di persone che hanno trovato piccole occupazioni nella campagna circostante. Nel loro insieme le informazioni ottenute evi- denziano alcune problematiche comuni agli Enti del Veronese. Prima fra tutte la faticosa convivenza, almeno nei primi periodi, sia tra differenti nazionalità sia tra varie etnie; in seconda battuta gli operatori hanno dovuto gestire diffi coltà di adattamento, manifestate in particolare dai cittadini nigeriani. Ostacoli si sono verifi cati anche nell’accettazione del cibo italiano. Allo stesso modo gli ospiti hanno esplicitato il loro disaccordo con gli operatori per forniture di abbigliamento che ritenevano non idonee per tipologia o colore. Ci si potrebbe chiedere quanto Verona abbia recepito la presenza dei rifugiati. Articoli apparsi sul quotidiano locale e alcuni eventi hanno offer- to l’opportunità di acquisire conoscenze su tale questione umanitaria. Nello specifi co – in occa- sione della Giornata Onu dei Diritti Umani (fi g. 1) e della Giornata Mondiale del Rifugiato – si Fig. 1. Incontro dedicato al confronto tra istituzioni e mi- sono svolti incontri aperti con proiezioni di fi l- granti sul tema dei diritti nel vivere quotidiano. mati (fi gg. 2-3) e con la testimonianza diretta dei

Fig. 3. Un evento con proiezione, interventi musicali e dia- Fig. 2. La proiezione a Verona di Mare Chiuso, fi lm presen- loghi per “trasferire” a scala locale lo scenario nazionale tato al 69° Festival del Cinema di Venezia. sui rifugiati.

272 AGEI - Geotema, 43-44-45 migranti. L’Emergenza, tuttavia, non sembra aver sempre ragione. La polizia prima della partenza mi coinvolto la cittadinanza nella sua globalità. ha ritirato il passaporto. Ho preso la barca il 28 mag- gio per Lampedusa, sono rimasto a Manduria, poi mi hanno mandato a Verona”. (In aprile 2012 ha subito un intervento chirurgico. Ha ottenuto il permesso di 3. I rifugiati maliani soggiorno umanitario a causa della malattia). C. “Sono nato nel 1985 a Makon nella regione Nel gruppo dei rifugiati presenti a Verona la di Koulikoro; ho due fratelli. Ho fatto le elementa- comunità maliana (circa una ventina di persone) ri. Sono andato in Costa d’Avorio con mio padre in costituisce un caso particolare in ragione della re- cerca di lavoro ma allo scoppiare della guerra sono cente vicenda politica del loro paese d’origine, de- ritornato in Mali e lì facevo il muratore. Poi mio pa- stabilizzato dal colpo di Stato avvenuto nel marzo dre è morto a causa di una sorcellerie [malocchio]. Per 2012. In relazioni a tale fatto, il Ministero dell’In- paura che mi succedesse la stessa cosa, mia madre mi terno nel giugno 2012 ha emanato una circolare ha detto di fuggire in Algeria. Nel 2005 sono partito ai presidenti di tutte le Commissioni territoriali in per Kidal. Ho attraversato il deserto e alcuni com- pagni sono morti durante il viaggio. Nel 2006 ero a cui suggerisce di riconoscere ai maliani la prote- 13 Tripoli e facevo il manovale. Poi tutta la mia famiglia zione sussidiaria . è venuta in Libia per paura del malocchio. Ero nel- 14 Si riportano alcune testimonianze ritenute si- la parte desertica della Libia quando è scoppiata la gnifi cative per i vissuti che esprimono in merito guerra. Non ho notizie di mia madre; mio fratello è all’incidenza della guerra maliana e libica e ai fat- ancora in Libia. Sono arrivato a Lampedusa nel mag- tori implicati nella migrazione. gio 2011, sono rimasto a Manduria una settimana poi sono venuto a Verona in giugno. Non ho proble- A. “Sono nato a Gao nel 1985, ho due fratelli e tre mi nella struttura dove sono, ma non ho amici”. (A sorelle. Ho fatto la scuola elementare. Nel 2010 sono fronte della risposta negativa della Commissione ha andato in Libia e lì facevo il muratore. Durante la formulato ricorso). rivolta sono rimasto chiuso in casa per due mesi. Il 28 maggio 2011 un arabo insieme ai militari mi ha aiuta- Nel primo racconto è manifesta la preoccupa- to ad imbarcarmi e ho pagato 600 dinari [370 euro]; zione per i familiari e il proprio paese, le altre dopo tre giorni di traversata sono rimasto una notte sono esemplifi cative di quanto il vissuto sia legato a Lampedusa, in Manduria per 13 giorni e a giugno alle sofferenze personali (la sorcellerie è un fenome- sono arrivato qui a Verona. In Libia ho sofferto tan- no assai esteso nei paesi africani) e all’esperienza to. In Italia, sono passato davanti alla Commissione e libica. Il sentimento diffuso in tutti i rifugiati ma- dopo un anno è arrivata la risposta negativa; ho fatto liani era la paura di essere uccisi e la necessità di ricorso. La mia famiglia è a Gao. Ho chiamato e ho saputo che fra le 20 persone uccise c’era mio cugino: rimanere nascosti, l’impossibilità di ritornare in la gente uscita in strada per protestare è stata uccisa Mali in quanto non vi sono prospettive economi- e poi denudata e trascinata per la città. I Tuareg han- che che è la causa primaria della loro migrazione, no collaborato con i banditi che sono nel Sahara e l’isolamento affettivo, l’inattività logorante e l’im- nei Paesi del Sahel. Ma adesso, ci sono problemi tra potenza di fronte alla lunga attesa per risolvere la i Tuareg e gli islamisti. Quello che fanno i Tuareg loro posizione burocratica. non piace agli islamisti; vanno nelle abitazioni ruba- no e violentano le donne. Non c’è corrente, acqua e hanno bruciato gli ospedali di Gao. Se non ci fosse la guerra in Mali, oggi lascio questo paese. Se vado a 4. Da rifugiato a … Gao forse mi uccidono; cosa devo fare?”. B. “Sono nato nel 1984 a Djiguidala nella regione Le biografi e di tutti i rifugiati contengono di Koulikoro; la mia famiglia è a Bamako. Ho fi nito tratti comuni: il possesso di un lavoro in Libia; il DEF (terza media) nel 2001, poi ho lavorato saltua- la decisione di emigrare in Italia avvenuta esclu- riamente per 4 anni. Nel 2006 sono andato in cerca di sivamente a causa della rivolta; il coinvolgimen- lavoro in Camerun dove sono stato imbrogliato e de- to di polizia e militari nel predisporre la fuga, il rubato; a fi ne anno sono ritornato in Mali. Nel mese desiderio di ottenere quanto prima il permesso di dicembre 2009 sono partito per la Libia e sono di soggiorno, la volontà di muoversi in altri pa- arrivato dopo tre mesi. Lì vendevo scarpe. Quando esi europei, il rifi uto di rientrare comunque nel è iniziata la guerra i miei genitori mi hanno chiesto di ritornare ma era impossibile; sono rimasto a Tri- paese d’origine anche con l’opportunità del rim- poli con un fratello che mi ha aiutato a partire con patrio assistito (confermando così la motivazione i suoi due fi gli. Ho dato 500 dinari [310 euro] per iniziale della scelta migratoria legata ad un im- il viaggio ai poliziotti. Non esiste nessun diritto per piego che consenta una vita migliore e l’invio di gli stranieri in Libia: in caso di dispute i libici hanno rimesse ai familiari).

AGEI - Geotema, 43-44-45 273 Nella relazione tra enti e ospiti è stata sotto- la tutela della salute dei profughi sia nei rapporti lineata da molti la discrasia tra quanto l’ente con loro, che non comprendevano le ragioni di doveva/poteva offrire e quanto i rifugiati chiede- tali ritardi. vano/si aspettavano (ad esempio all’ottenimento A scala locale anche la mancanza di un’effi cace del permesso di soggiorno essi contavano sulla rete di coordinamento tra gli enti ha prodotto un consegna di un’abitazione e su un’offerta di un isolamento tale per cui ognuno di essi si è trovato lavoro). Tutte le iniziative che gli enti hanno at- spesso a prendere decisioni o a fronteggiare le dif- tivato avevano più che altro il senso di mettere le fi coltà senza linee guida, criteri comuni di orienta- persone nelle condizioni migliori per poi prose- mento e sostegno reciproco. guire autonomamente alla ricerca di una stabilità Una delle questioni che rimane aperta e che economica. coinvolge direttamente il territorio e i suoi abitan- Dai colloqui avuti e dai materiali consultati è ti riguarda la scadenza del Piano Emergenza. Che emerso che la macchina organizzativa, soprattut- attori sociali diverranno i rifugiati ancora in attesa to inizialmente, ha avuto problemi gestionali. È delle risposte ai ricorsi? (fi g. 4). La loro presenza stata altresì segnalata una certa diffi coltà nel re- sul territorio italiano, legittimata sino alle udien- cepimento e nell’applicazione tempestiva delle ze previste (un intervistato ha indicato la data di normative nazionali e regionali varate per fron- aprile 2013) dalla ricevuta attestante la richiesta teggiare l’emergenza umanitaria. La situazione ha di asilo politico, assumerà diverse valenze. In pre- richiesto concretamente l’apertura di uffi ci appo- senza di una forma di reddito un rifugiato potrà siti. Nonostante ciò non sono mancate complica- sostenere le spese di un affi tto; gli altri dovranno se zioni burocratiche per il rilascio dei documenti di débrouiller appoggiandosi, ad esempio, alle struttu- soggiorno e soprattutto per l’assistenza sanitaria. re sociali di accoglienza già attive nel territorio. Se Questo ha creato non pochi problemi agli opera- a ciò si aggiunge che la chiusura del Piano avverrà tori in termini di allungamento dei tempi sia per in pieno inverno, si può comprendere – e gli enti non hanno esitato a sottolinearlo – come questo possa essere un reale problema in quanto si ag- graverà la già diffi cile assistenza sperimentata nel territorio con altre categorie emarginate rispetto al “pericolo freddo”.

Bibliografi a

Del Grande G., Mamadou va a morire, Castel Gandolfo, Infi nito edizioni, 2010. Gamberoni E., Marazzini P., «Esistenze in pericolo: i rifugiati. Uno sguardo alla situazione italiana», Ambiente Società Terri- torio, 2, (2011), pp. 3-7. Marazzini P., «L’immigrato a Verona», in Bernardi R., Gambe- roni E., Lazzarin G. (a cura di), Strutture e infrastrutture per la qualità della vita, Roma, S.G.I., 2007, pp. 315-332. Mezran K., Colombo S., van Genugten S., L’Africa mediterranea. Storia e futuro, Roma, Donzelli editore, 2011. Pasta E., «Quando l’asilo è una falsa promessa», La Repubblica- Inserto D, (14 luglio 2012), p. 57.

Note

1 Il lavoro è stato condotto congiuntamente dalle due Autrici. Nella stesura fi nale E. Gamberoni ha redatto i parr. 2-4 e P. Marazzini i parr. 1-3. 2 «Africa a Verona: una presenza di lungo periodo, tra linguag- gio museale e fi lmico», relazione presentata al Convegno Mi- grazioni di ieri e di oggi: in cammino verso una nuova Europa tra integrazione e globalizzazione, Trieste, Dipartimento di Scienze Fig. 4. Workshop focalizzato sulle problematiche comples- della Formazione e dei Processi Culturali - sezione Geografi a sive del vissuto dei rifugiati con una particolare attenzione Economica e Politica del Territorio, 6-7 aprile 2011, in corso al futuro. di stampa.

274 AGEI - Geotema, 43-44-45 3 DPCM 6 ottobre 2011. 9 Questo albergo, da molti anni, ospita in una sua ala e coin- 4 Ordinanze n. 3925, 3933, 3934, 3935, 3947, 3948 artt. 4 - 7 e volge nel lavoro persone con disabilità, in collaborazione con successivi provvedimenti. l’azienda sanitaria locale. 5 Reg. CE n. 343/2003. 10 OPCM 20 giugno 2011 n. 3948. 6 Nel 2011 sono state istituite sezioni aggiuntive sia all’interno 11 Si precisa che i tirocini lavorativi, per la tipologia di organiz- di alcune Commissioni originarie sia in sedi distaccate tra cui zazione richiesta, non sono stati attivati da tutti gli enti coinvolti. Verona. 12 Data stabilita dal DPCM 6 ottobre 2011. 7 D.l. 25 luglio 1998, n. 28 e successive modifi cazioni, aggiorna- 13 Circolare del Ministero dell’Interno 15 giugno 2012 n. 4369. to al 9 agosto 2012. . 14 Si ringrazia il dott. Vincent Togo per l’accurato lavoro di me- 8 OPCM 13 aprile 2011 n. 3933. diazione linguistico-culturale.

AGEI - Geotema, 43-44-45 275 Luigi Gaffuri

Il 22o Rapporto Caritas/Migrantes 2012 sull’immigrazione in Italia

Summary: 22ND CARITAS/MIGRANTES REPORT ON IMMIGRATION TO ITALY The 2012 Immigration Statistics Dossier has reinstated the central idea of immigrants as human beings. It is estimated that on the fi rst of January of this year there were over 5 million foreign citizens in Italy, half of whom were legally employed. Over three and a half million come from countries outside the European Union, and of these the largest communities include Moroccans, Albanians, Chinese and Ukrainians. Within this framework, integration concerns everybody: it cannot be addressed exclusively by specialists but rather must involve to Italian residents as well as immigrants.

Keywords: Immigration to Italy in 2011, Statistics, Territory.

1. Andare oltre i numeri tivazioni, ragioni, diritti – vale a dire che il corpo è, in realtà, una mente incorporata. Così, parlare Inevitabili, le migrazioni costituiscono percor- di migranti come corpi sociali non signifi ca solo si strategici scelti dalle persone in un mondo at- utilizzare un’espressione metaforica, ma evocare traversato da crisi politiche ed economiche e da la persona sotto i dati impiegati per rappresentare un’ineguale distribuzione della ricchezza. Forse una realtà sociale e culturale in movimento. Del è anche perché si tratta di risposte pratiche, cioè resto, tutti i traslochi sono un ripensamento del- comportamenti portatori di domande, che quan- la propria vita non solo biologica, e gli immigrati do si parla di immigrati c’è sempre qualcuno lo sanno bene. Ogni numero, dunque, è sempre “delegato” a porsi interrogativi o a dire qualcosa molto più di un numero e, nel caso dei migranti, sulla questione. Il Dossier Statistico Immigrazione ciascun numero è una storia – in genere una storia Caritas-Migrantes, in quanto emanazione di una densa di tribolazioni, qualche volta accompagnata istituzione aperta all’ascolto, la cui prassi è messa da successo. ogni giorno a confronto con storie di vita disloca- In questo orizzonte il Dossier, che ha monitorato te, sembra più autorizzato di altri a fornirci una per oltre due decenni la storia migratoria in Ita- sintesi della situazione migratoria in Italia1. Al suo lia assumendo un’importante ruolo di supplenza interno i diversi punti di vista non sono ovviamen- anche rispetto agli studi specializzati del settore, te neutri, perché osservano un sistema di relazioni si pone verso l’opinione pubblica come prassi sbilanciate, quello tra italiani e migranti, che ogni scientifi ca in grado di suggerire politiche, tramite anno chiama in causa gli stessi redattori e autori la comprensione del fenomeno migratorio e la co- del volume. municazione di un messaggio, analitico ed etico, Tali angolazioni interpretative sono tanto più anche alle istituzioni cui spetta il governo e la so- necessarie in quanto, nelle rappresentazioni socia- cializzazione dei fl ussi migratori. Il Dossier è quin- li, l’immigrato spesso non è che un corpo da te- di una forma di sapere, uno strumento cognitivo nere oltre le frontiere e, quando le supera, rischia pragmatico e anche passionale, capace di stipulare di restare ai margini del corpo sociale. È vero che patti di lettura con i suoi utilizzatori, oggi davve- ogni soggetto è anzitutto un corpo, e i provvedi- ro numerosi. Questo patto, nel trasmettere cono- menti di politica migratoria, ma anche l’analisi sta- scenza da un soggetto all’altro, spinge chi scrive e tistica, considerano il corpo in prima istanza dal chi legge a seguire un canale di pensiero, aperto lato della natura (delle cose, degli oggetti) e, in all’innovazione e alla tolleranza, avvicinando le secondo luogo, da quello della società (dei signi- persone a percorrere la pista irreversibile della fi cati, delle identità). Ma è anche consapevolezza compresenza, della condivisione, della compar- diffusa che il corpo dei soggetti è un fl usso ininter- tecipazione. Un luogo d’incontro che, a partire rotto di sensazioni psicologiche, sentimenti con- da potenziali spazi di scontro, diventa l’occasione trastanti, esigenze pratiche, istanze valoriali, mo- di una “traduzione” nella quale è possibile per le

276 AGEI - Geotema, 43-44-45 culture confrontarsi, dialogare, spiegarsi, scopren- riferimento alle elaborazioni Istat basate sui per- dosi diverse ma non pregiudizialmente restie a in- messi di soggiorno degli archivi del Ministero vestire l’una sull’altra. dell’Interno – una fonte in grado di fornire un In quanto strumento di comunicazione, il Dos- quadro abbastanza ricco di dettagli su questa par- sier è dunque un ambiente che genera saperi ed te importante della popolazione straniera, benché esperienze, facendo maturare nei soggetti coinvol- relativa ai soli immigrati non comunitari titolari di ti, autori e lettori, la consapevolezza che esistono permessi effettivamente in vigore, esclusi dunque conoscenze ignorate, talora inibite, addirittura quelli in corso di rinnovo. negate dalla cultura egemone o dal clima politico A questo proposito, i migranti presenti in Ita- di volta in volta vincente. Un’energia costruttiva lia all’inizio del 2012 e in possesso di regolare e uno sforzo euristico che ritengono discutibile permesso di soggiorno sono risultati 3.637.724, separare in modo meccanico ricerca statistica, inclusi i minori iscritti sul titolo dei genitori e al analisi dei dati e indagine sulla realtà migratoria. netto dei casi di doppia registrazione – un valore Dietro al dato c’è infatti un contesto sociale e cul- in aumento di 101.062 rilasci rispetto al 2010, pari turale che i numeri cercano in qualche misura di a un 2,9% in più. Oltre la metà dei questi cittadini esprimere, sintetizzando aspetti di quel luogo er- stranieri (52,1%) è titolare di permessi con dura- meneutico, percorso da fl ussi di ogni genere, che ta illimitata. Proprio da quest’ultima base, cioè il è il territorio. volume dei permessi di soggiorno in vigore nel 2011, l’équipe del Dossier è partita per appronta- re le proprie elaborazioni statistiche, tra le quali 2. Consistenza, provenienza e distribuzione terri- anche il numero degli immigrati comunitari, sti- toriale dei migranti mati in circa 1.373.000, per l’87% provenienti dai nuovi 12 Stati membri dell’Unione Europea. In Come strilla il motto di copertina dell’ultimo questo caso, le principali collettività provengono Rapporto Caritas/Migrantes, il ventiduesimo Dos- dalla Romania (997.000), dalla Polonia (112.000) sier della serie, i migranti “non sono numeri”2: ma e dalla Bulgaria (53.000). i numeri, in verità, sono importanti. Secondo gli A sua volta, la ripartizione per aree continen- organismi internazionali, nel 2010 erano circa 214 tali vede prevalere l’Europa che, tra comunita- milioni i migranti nel mondo (compresi i rifugia- ri (27,4%) e non comunitari (23,4%), supera la ti) – spostamenti di popolazione in grado di ge- metà delle presenze in Italia. Africa (22,0%), Asia nerare un fl usso fi nanziario annuale che, per rile- (18,8%), America (8,3%) e Oceania (0,1%) se- vanza commerciale e monetaria, è secondo solo a guono poi il vecchio continente. Tra gli europei quello delle esportazioni petrolifere. Nell’Unione non comunitari titolari di permesso (1.171.163) i Europea, durante lo stesso anno, gli stranieri resi- più numerosi sono gli albanesi (491.495), ma è im- denti sono risultati 33,3 milioni, tre quarti dei qua- portante anche la presenza di ucraini (223.782), li concentrati in Francia, Germania, Italia, Regno moldavi (147.519), serbo-montenegrini (101.554) Unito e Spagna. Tuttavia, se si considerano anche e macedoni (82.209). Per quel che concerne inve- i nati all’estero che hanno acquisito la cittadinan- ce il continente africano (ai cui migranti sono stati za del territorio d’approdo, si arriva a poco meno rilasciati complessivamente 1.105.826 titoli di sog- di 50 milioni di persone (48,9) – una cifra che fa giorno), la nazionalità maggioritaria è quella ma- dell’Unione Europea il più consistente polo im- rocchina (506.369), del resto la più numerosa in migratorio del pianeta insieme al Nord America. assoluto tra i non comunitari (Tabella 1). Vengono Secondo le stime elaborate dall’équipe del Dos- infi ne, con consistenze signifi cative di permessi ot- sier, in Italia agli inizi del 2012 il numero comples- tenuti, gli immigrati d’origine tunisina (122.595), sivo degli immigrati regolari, inclusi i comunitari e egiziana (117.145) e senegalese (87.311). quelli non ancora iscritti in anagrafe, ha superato Dal loro canto, i cittadini stranieri con visto re- di poco i 5 milioni di persone (per la precisione golare provenienti dall’Asia raggiungono un tota- 5.011.000, di cui uno su sette nato nel nostro pa- le di 924.443 presenze nel nostro paese. All’inter- ese), circa 43.000 in più rispetto alla stima dello no dell’Unione Europea, l’Italia è lo Stato dove scorso anno. Si tratta di una consistenza cresciuta sono più numerose le comunità cinese (277.570), di oltre dieci volte se riferita alle presenze del 1990 fi lippina (152.382), bengalese (106.671) e srilan- e di oltre tre volte se riferita a quelle del 2000. In kese (94.577), così come è secondo solo alla Gran carenza di dati Istat aggiornati sui cittadini stra- Bretagna per le presenze di indiani (145.164) e nieri residenti nel territorio della penisola, non pakistani (90.185). Sono poi 415.241 i migranti ancora disponibili per l’anno 2011, qui faremo del continente americano dotati di un valido ti-

AGEI - Geotema, 43-44-45 277 Tab. 1. Le principali nazionalità straniere con permesso di soggiorno in Italia.

Nazionalità Numero Nazionalità Numero Marocco 506.369 Egitto 117.145 Albania 491.495 Perù 107.847 Cina 277.570 Bangladesh 106.671 Ucraina 223.782 Serbia e Montenegro 101.554 Filippine 152.382 Sri Lanka 94.577 Moldova 147.519 Pakistan 90.185 India 145.164 Ecuador 89.626 Tunisia 122.595 Senegal 87.311 Fonte: Dossier Statistico Immigrazione. Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno/Istat. tolo di soggiorno. In questo caso, le nazionalità Piemonte, Toscana, cioè le prime sei regioni per con il maggior numero di permessi sono quelle consistenza di presenze, con i loro circa 3.722.000 peruviana (107.847) ed ecuadoregna (89.626). immigrati ospitano i tre quarti dei cittadini stra- Quanto poi all’Oceania, la più gran parte dei per- nieri in Italia (Tabella 2). messi è stata rilasciata ad australiani (circa 2.000). Nell’insieme, l’incidenza dei minori sul complesso dei migranti risulta elevata e, in particolare, lo è 3. Il mondo del lavoro ancora di più tra i non comunitari, dove sfi ora il 24% ed è costituita in maggioranza da seconde ge- Attualmente i cittadini stranieri regolarmente nerazioni nate in Italia. occupati in Italia sono circa due milioni e mezzo, Una tendenza consolidata mostra come la di- un decimo dell’occupazione totale. Tra il 2007 stribuzione territoriale dei cittadini stranieri per e il 2011, nel nostro paese la crisi economica ha aree della penisola sia disomogenea: in base alle provocato la perdita di un milione di posti di lavo- stime del Dossier, almeno sei immigrati su die- ro, in parte compensati da 750.000 assunzioni di ci sono insediati nel Nord del paese (3.074.000, immigrati in settori e mansioni ai quali non viene pari al 61,3%), mentre il Centro Italia ne accoglie attribuito grande interesse da parte degli italiani meno della metà (1.275.000, vale a dire il 25,4%) (tra questi ultimi, del resto, il tasso di disoccupa- e nel Mezzogiorno risiedono i restanti 662.000 zione è aumentato meno che fra i migranti, 8,0% (13,3%). La tradizionale suddivisione dell’Italia in contro 12,1%). Nell’ultimo anno, poi, mentre gli un settentrione, in un centro e in un meridione, occupati nati in Italia hanno subito una riduzione pur segnalando distinzioni importanti, non ren- di 75.000 unità, quelli nati all’estero sono cresciuti de però pienamente ragione della distribuzione di 170.000. L’impegno lavorativo dei migranti con- territoriale dei migranti: vale la pena allora ricor- fl uisce soprattutto nel settore dei servizi (60,4%) e rere alla ripartizione regionale, per sottolineare nell’industria (35,0%), mentre in agricoltura è oc- che Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto, cupato il restante 4,6%. Nell’odierna congiuntura,

Tab. 2. Stima della popolazione immigrata nelle regioni italiane.

Regioni Presenze Regioni Presenze Lombardia 1.178.000 Friuli-Venezia Giulia 120.000 Lazio 615.000 Umbria 101.000 Emilia-Romagna 555.000 Puglia 100.000 Veneto 554.000 Trentino-Alto Adige 100.000 Piemonte 422.000 Abruzzo 85.000 Toscana 398.000 Calabria 78.000 Campania 194.000 Sardegna 39.000 Marche 161.000 Basilicata 15.000 Sicilia 142.000 Valle d’Aosta 9.000 Liguria 136.000 Molise 9.000 Fonte: Dossier Statistico Immigrazione. Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno/Istat.

278 AGEI - Geotema, 43-44-45 il supporto degli immigrati al sistema produttivo del lavoro produce conseguenze “virtuose” anche nazionale resta importante, sia per la loro età me- verso l’esterno attraverso le rimesse che, come è diamente più giovane rispetto a quella della forza noto, sono in qualche modo una testimonianza lavoro italiana, sia per la disponibilità che mostra- della riuscita nel percorso migratorio, costituen- no nell’accettare qualsiasi tipo di occupazione, sia do un indicatore di stabilità lavorativa e della ca- per la fl essibilità rispetto a orari e condizioni di pacità di risparmio dei cittadini stranieri. Con le lavoro – “qualità”, queste, che conducono a forme loro rimesse, che già di per sé rappresentano una e modalità di sfruttamento talora anche gravi e, risposta alla crisi, i migranti riescono a contribuire spesso, discriminatorie. talora in modo importante alla crescita economica La categoria lavorativa nella quale i migranti delle nazioni di provenienza, mediante periodiche sono più numerosi è quella dei collaboratori fami- iniezioni di valuta estera forte che può dare slan- liari (oltre 750.000, pari all’85% degli occupati del cio ai consumi e allo sviluppo. Nel 2011 le rimesse settore) che, in un paese dove ogni anno 90.000 in uscita dall’Italia, pari a un quinto del totale eu- nuove persone diventano non autosuffi cienti, for- ropeo, sono tornate complessivamente a crescere niscono un contributo di insostituibile rilevanza (7,4 miliardi di euro). In particolare, tra i paesi be- sociale. Non meno indispensabili sono i 40.000 nefi ciari ne emergono due, ma per ragioni oppo- infermieri stranieri che, a loro volta, garantiscono ste: la Cina che le ha viste aumentare e le Filippi- le proprie prestazioni professionali sia all’interno ne che, viceversa, le ha viste diminuire. Sul piano del servizio sanitario nazionale sia nelle strutture occupazionale, rimane infi ne da accennare a uno a gestione privata (in questo comparto, uno ogni degli aspetti più dinamici della presenza stranie- dieci infermieri è nato all’estero). Anche l’agricol- ra in Italia, quello relativo alle imprese basate sul tura (8,5%), tenuta in scarsa considerazione dagli lavoro autonomo. Circa 250.000 aziende intestate italiani, è un settore in cui gli immigrati trovano ai migranti, pari al 4,1% sul totale delle imprese, ampio spazio e, nel 2011, è stato l’unico ad aver sono un capitale sociale da non trascurare, dato fatto registrare un saldo occupazionale positivo che in questo ambito gli immigrati producono ric- per i cittadini stranieri. Altri settori nei quali il chezza e aiutano concretamente a contrastare la contributo dei migranti rimane signifi cativo sono crisi economica del paese. l’edilizia (33,0%), i trasporti (5,2%) e ogni tipo di lavoro a forte manovalanza: se per esempio è già alta l’incidenza degli immigrati nelle coopera- 4. Una più adeguata politica migratoria tive di pulizie (oltre un sesto), ancor più elevata è quella riscontrata nelle cooperative impegnate Nonostante questa situazione, in Italia si veri- nella movimentazione merci (oltre un terzo). fi cano ancora reazioni di chiusura e, non solo Ciò nondimeno, in Italia il mercato del lavoro non vi è complessivamente una visione positiva si presenta come un sistema a velocità differen- del fenomeno migratorio, ma esiste piuttosto una ziata: se gli italiani occupati come operai sono spaccatura: una parte della società italiana ritiene poco meno del 40,0%, gli immigrati sono più del che gli immigrati siano troppi e pensa che biso- doppio in termini percentuali e sfi orano il 90% gnerebbe mantenerli a una certa distanza3; l’altra tra gli stranieri non comunitari. Inoltre, il 40,9% parte considera i cittadini stranieri una ricchezza degli immigrati ha un’occupazione che non cor- culturale e, malgrado ciò, constata che essi riman- risponde al livello formativo scolastico acquisito, gono comunque discriminati4. A ciò contribu- mentre circa un quarto di essi ha una retribuzione iscono, seppure in modo non esplicito, gli studi inferiore a quella degli italiani. Del resto, gli im- di settore anche a forte caratterizzazione solidale. migrati sono concentrati nelle fasce più basse del Infatti, nominare in un certo modo come soggetti mercato del lavoro e sono maggiormente sogget- d’indagine scientifi ca i protagonisti della mobilità ti al rischio infortunistico (incidenza del 15,9%). umana sul territorio, chiamandoli immigrati, è un Malgrado questo, i migranti forniscono un appor- atto di istituzione linguistica socialmente fondato: to signifi cativo all’economia del paese ospitante. attraverso quella espressione, come membri di un Ciò è attestato dal rapporto tra costi e benefi ci, gruppo predominante numericamente ed egemo- cioè dal bilancio che mostra quanto essi costano ne sotto ogni altro profi lo, i ricercatori parlano di in termini di welfare e quanto invece versano nelle una minoranza contribuendo a imporre una visio- casse dello Stato con i contributi previdenziali e il ne, più o meno autorizzata, di un insieme di co- gettito fi scale: il saldo, pari a 1,7 miliardi di euro, è munità tra loro molto diverse, favorendo una spe- ampiamente positivo. cifi ca costruzione simbolica dei migranti reali. Ed Tale collocazione degli immigrati nel mondo è proprio così che l’immigrato viene intrappolato

AGEI - Geotema, 43-44-45 279 in uno statuto impostogli dall’esterno, da qualcu- Perché l’integrazione, così come l’intercultura, no che non solo rivendica ed esercita il monopolio non riguardano soltanto i cittadini stranieri, ma dell’enunciazione sulle identità e sulle differenze, coinvolgono tutti noi: non possono essere mate- ma che, soprattutto, pone in termini legislativi le ria esclusiva di specialisti, ma devono diffondersi condizioni alle quali i limiti e i confi ni possono gradualmente tra i residenti italiani e gli abitanti essere valicati, oltrepassati. immigrati, facendo del territorio un impasto ca- Per queste e altre ragioni, il quadro generale pace di tenere insieme le differenze, spingendo- dell’immigrazione in Italia richiederebbe l’adozio- le a interagire. In questo senso, nel confrontarsi ne di una più adeguata politica migratoria che gli con vecchi e nuovi stereotipi, con pregiudizi duri estensori del Dossier identifi cano in una serie di mi- a morire e febbrili ansie di sicurezza che attra- sure per il recupero del sommerso, la qualifi cazio- versano diversi strati della società italiana, anche ne dei nuovi cittadini, la stabilizzazione della loro l’ultima edizione del Dossier , condensando infor- permanenza, la semplifi cazione della burocrazia, mazioni e stime, rimane un esempio signifi cativo il potenziamento dei provvedimenti di inserimen- di come si possano accumulare “scorte di senso” to e l’accoglienza dei migranti che sono costretti a alle quali attingere nel corso del tempo – risorse spostarsi per motivi umanitari. Più specifi camente, dell’intelligenza che nessuno può permettersi il sarebbero opportune iniziative quali la regolariz- lusso di sprecare. zazione di chi è già inserito nel mercato del lavoro, la semplifi cazione delle procedure riguardanti i documenti di soggiorno, l’individuazione di per- Note corsi più rapidi o alternativi a quelli oggi esistenti 1 Si ringraziano qui il Comitato di redazione e il coordinatore nell’acquisizione della cittadinanza, la possibilità del Dossier Franco Pittau che hanno messo a disposizione i dati di accedere ai servizi senza dover aspettare la carta per la presentazione del 22o Rapporto avvenuta a Milano il 30 di soggiorno e, infi ne, lo sviluppo di spazi di parte- ottobre 2012, servita da traccia per questo articolo. cipazione e il superamento delle discriminazioni. 2 Caritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione 2012 - 22o A tal proposito conviene ricordare che non esi- Rapporto, Roma, Idos, 2012. 3 Secondo un’indagine Istat del mese di luglio 2012, promossa ste reale integrazione in una società se non si dà dal Dipartimento Pari Opportunità, per la maggioranza degli un’integrazione diffusa sul territorio, che implichi italiani i propri fi gli non dovrebbero sposarsi con gli immi- non solo il volontariato o gli operatori del settore, grati, soprattutto qualora si trattasse di rom (84,6%), romeni ma riguardi in generale il lavoro, la casa, la scuo- (68,9%), albanesi (67,8%) o marocchini (67,5%). 4 Stando sempre alla medesima indagine, il 60,0% degli italia- la, la sanità, i servizi sociali, il mondo delle pro- ni ritiene che gli immigrati costituiscano una presenza arric- fessioni, dell’imprenditoria e tutti i gruppi sociali chente per il confronto culturale, mentre il 59,5% sostiene che che vivono in uno spazio geografi co e lo abitano. essi sono trattati meno bene degli altri cittadini.

280 AGEI - Geotema, 43-44-45 RAFFAELLA AFFERNI - Laboratorio di Geografi a, Dipartimento di Studi Umanistici, Università del Piemonte Orien- tale

ANNA MARIA ALTAVILLA - Dipartimento di Economia e Impresa, Università di Catania

ALESSANDRO ARANGIO - Dipartimento di Scienze umane e sociali, Università di Messina

SILVIA ARU - Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio, Università di Cagliari

MARGHERITA AZZARI - Laboratorio di Geografi a applicata, Dipartimento di Studi Storici e Geografi ci, Università di Firenze

SILVIA BATTINO, Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, Università di Sassari

ROSSELLA BELLUSO - Dipartimento di Scienze Documentarie, Linguistico-Filologiche e Geografi che, “Sapienza” Università di Roma

GIUSEPPE BORRUSO - Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche, Università di Trieste

CARLO BRUSA - Laboratorio di Geografi a, Dipartimento di Studi Umanistici, Università del Piemonte Orientale

SALVATORE CANNIZZARO - Dipartimento di Scienze Umanistiche, Università di Catania

ANGELA GABRIELLA CANTARELLA - Liceo Scientifi co Leonardo, Giarre

DONATELLA CARBONI - Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali, Università di Sassari

BERNARDO CARDINALE - Dipartimento di Storia e Critica della Politica, Università di Teramo

DONATA CASTAGNOLI - Sezione di Geografi a, Dipartimento Uomo e Territorio, Università di Perugia

LINDA CICIRELLO - Dipartimento di Economia Politica, Università di Milano - “Bicocca”

MAURIZIO COCIANCICH - Transport, Logistics and Supply Chain Management Unit, Venice International University

CARMELO CRISTALDI - Dipartimento di Scienze Umanistiche, Università di Catania

FLAVIA CRISTALDI - Dipartimento di Scienze Documentarie, Linguistico-Filologiche e Geografi che, “Sapienza” Università di Roma

FRANCISCA CUKJATI - Dottore di Ricerca in Territorio, Ambiente, Risorse, Salute. Indirizzo “Uomo e ambiente”, Università di Padova

ADRIANA DADÀ - Dipartimento di Studi Storici e Geografi ci, Università di Firenze

ELENA DE PASQUALE - Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana

ARTURO DI BELLA - Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, Università di Catania

ELENA DI BLASI - Dipartimento di Scienze umane e sociali, Università di Messina

AGEI - Geotema, 43-44-45 281 ELENA DI LIBERTO - Dipartimento di Beni Culturali, Università di Palermo

GIANLUCA DI MARIA - Dipartimento di Architettura, Università di Catania

CARLO DONATO - Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali e Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione, Università di Sassari

ANNAMARIA FANTAUZZI - Docente di Antropologia Culturale e Medica, Università di Torino

CARLA FERRARIO - Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa, Università del Piemonte Orientale

LUIGI GAFFURI - Dipartimento di Scienze Umane, Università dell’Aquila - Comitato scientifi co Dossier Statistico Immigrazione

EMANUELA GAMBERONI - Dipartimento Tempo Spazio Immagine e Società, Università di Verona

TERESA GRAZIANO - Dottore di Ricerca in Geografi a, Università di Catania

FRANCESCA KRASNA - Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche, Università di Trieste

ANTONINO LONGO - Dipartimento di Architettura e Urbanistica, Università di Catania

ESMERALDA LOSITO - Dipartimento di Antichistica, Lingue, Educazione, Filosofi a, Università di Parma

SEBASTIANO MACCARRONE - Direttore del CARA di Mineo

CATERINA MADAU - Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali e Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione, Università di Sassari

PAOLA MARAZZINI - Dipartimento Tempo Spazio Immagine e Società, Università di Verona

ANGELO MAZZA - Dipartimento di Economia e Impresa, Università di Catania

MONICA MEINI - Laboratorio Mobility, Regions, Geo-econimics and Network Analysis - Dipartimento Bioscienze e Territorio, Università del Molise

LEONARDO MERCATANTI - Dipartimento di Beni Culturali, Università di Palermo

ARMANDO MONTANARI - Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali, “Sapienza” Università di Roma

MONICA MOSCA - Dipartimento di Studi Umanistici, Università del Piemonte Orientale

JOSEFINA DOMÍNGUEZ-MUJICA - Universidad de Las Palmas de Gran Canaria, Presidente della Commissione “Global Change and Human Mobility” (UGI)

BENIAMINO MURGANTE - Scuola di Ingegneria, Università della Basilicata

MADDALENA LENNY NAPOLI - Dottore di Ricerca in Geografi a Economica, Università di Bari

ENRICO NICOSIA - Dipartimento di Scienze dell’Educazione, Beni Culturali e Turismo, Università di Macerata

DAVIDE PAPOTTI - Dipartimento di Antichistica, Lingue, Educazione, Filosofi a, Università di Parma

CONCETTA RIZZO - Dipartimento di Scienze Umanistiche, Università di Catania

MILENA ROMANO - Dipartimento di Scienze Umanistiche, Università di Catania

ALESSANDRO SANTINI - Laboratorio di Geografi a, Dipartimento di Studi Umanistici, Università del Piemonte Orientale

ROSY SCARLATA – Dipartimento di Storia e Critica della Politica, Università di Teramo

GAETANO SCIUTO - Dipartimento Economia, Università di Catania

MARIA SORBELLO - Dipartimento di Scienze Umanistiche, Università di Catania

BARBARA STANISCIA - Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali, “Sapienza” Università di Roma

MARCELLO TANCA - Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio, Università di Cagliari

GIUSEPPINA TUMMINELLI - Dipartimento di Studi su Politica, Diritto e Società “G. Mosca”, Università di Palermo

PAOLA ZAMPERLIN - Laboratorio di Geografi a applicata, Dipartimento di Studi Storici e Geografi ci, Università di Firenze

282 AGEI - Geotema, 43-44-45

ELENCO DEI FASCICOLI PUBBLICATI

Geotema 1, L’offi cina geografi ca teorie e metodi tra moderno e postmoderno a cura di F. Farinelli - pagine 156 (esaurito) Geotema 2, Territori industriali: imprese e sistemi locali a cura di S. Conti - pagine 110 (esaurito) Geotema 3, Le vie dell’ambiente tra geografi a politica ed economica a cura di U. Leone - pagine 104 (esaurito) Geotema 4, Geografi a e beni culturali a cura di C. Caldo - pagine 152 Geotema 5, Geografi a e agri-cultura per seminare meno e arare meglio a cura di M. G. Grillotti - pagine 92 Geotema 6, Realtà virtuali: nuove dimensioni dell’immaginazione geografi ca a cura di V. Guarrasi - pagine 102

Geotema 7, L’ “invenzione della Montagna”. Per la ricomposizione di una realtà sistemica a cura di R. Bernardi - pagine 140 (esaurito) Geotema 8, Il viaggio come fonte di conoscenze geografi che a cura di I. Luzzana Caraci - pagine 198 Geotema 9, La nuova regionalità a cura di G. Campione - pagine 118 Geotema 10, Le aree interne nelle strategie di rivalorizzazione territoriale del Mezzogiorno a cura di P. Coppola e R. Sommella - pagine 148 Geotema 11, Spazio periurbano in evoluzione a cura di M. L. Gentileschi - pagine 88 Geotema 12, Il Mediterraneo a cura di G. Campione - pagine 176 (esaurito) Geotema 13, I vuoti del passato nella città del futuro a cura di U. Leone - pagine 120 Geotema 14, Vivere la città del domani a cura di C. Santoro - pagine 102 Geotema 15, Turismo, ambiente e parchi naturali a cura di I. Gambino - pagine 190 Geotema 16, L’immigrazione in carte. Per un’analisi a scala regionale dell’Italia a cura di L. Cassi e M. Meini - pagine 96 Geotema 17, La Geografi a all’Università. Ricerca Didattica Formazione a cura di G. De Vecchis - pagine 128 Geotema 18, Geografi a e religione. Una lettura alternativa del territorio a cura di G. Galliano - pagine 110 Geotema 19, 2004 Anno Internazionale del Riso a cura di C. Brusa - pagine 108 Geotema 20, Parchi letterari e professionalità geografi ca: il territorio tra trasfi gurazione e trasposizione utilitaristica a cura di P. Persi - pagine 144 Geotema 21, Orizzonti spirituali e itinerari terrestri a cura di G. Galliano - pagine 140

AGEI - Geotema, 43-44-45 285 Geotema 22, Confl ict and globalization a cura di E. Biagini - pagine 160 Geotema 23, L'immigrazione straniera in Italia. Casi, metodi e modelli a cura di P. Nodari - pagine 214 Geotema 24, Territorio, attori, progetti. Verso una geografi a comparata dello sviluppo a cura di P. P. Faggi - pagine 168 Geotema 25, Lotta alla siccità e alla desertifi cazione a cura di P. Gagliardo - pagine 136 Geotema 26, Geografi a e sviluppo locale tra dinamiche territoriali e processi di istituzionalizzazione a cura di E. Dansero e F. Governa - pagine 112 Geotema 27, Itineraria, Carte, Mappe: dal reale al virtuale. Dai viaggi del passato la conoscenza dell’oggi a cura di S. Conti - pagine 240 Geotema 28, Dai luoghi termali ai sistemi locali di turismo integrato a cura di G. Rocca - pagine 182 (esaurito) Geotema 29, Paesaggi terrazzati a cura di G. Scaramellini e D. Trischitta - pagine 184 Geotema 30, Territori tradizioni oggi a cura di G. Botta - pagine 158 Geotema 31-32, Competitività in sostenibilità: la dimensione territoriale nell’attuazione dei processi di Lisbona/ Gothenburg nelle regioni e nelle province italiane a cura di M. Prezioso - pagine 158 Geotema 33, Luoghi e identità di genere a cura di G. Cortesi - pagine 136 Geotema 34, Geografi a e nomi di luogo a cura di V. Aversano e L. Cassi - pagine 116 Geotema 35-36, 2009 Anno Internazionale delle Fibre Naturali a cura di C. Brusa, - pagine 184 Geotema 37, Identità territoriali. Rifl essioni in prospettiva interdisciplinare a cura di T. Banini - pagine 86 Geotema 38, I luoghi del commercio fra tradizione e innovazione a cura di C. Cirelli - pagine 144 Geotema 39, Dal turismo termale al turismo della salute: i poli e i sistemi locali di qualità a cura di G. Rocca - pagine 166 Geotema 40, Porti, trasporti marittimi, città portuali a cura di S. Soriani - pagine 144 Geotema 41, La ricerca empirica nel lavoro del geografo a cura di M. Loda - pagine 114 Geotema 42, Geografi e d’Italia e d’Europa: invito alla ricerca a cura di M. Prezioso - pagine 148 Geotema 43-44-45, Immigrazione e processi di interazione culturale a cura di C. Brusa - pagine 286

286 AGEI - Geotema, 43-44-45

geotema

In questo numero

Carlo Brusa $UWXUR'L%HOOD Migrazioni e processi di interazione culturale: forme d’integrazione e di orga- Spazi e cyberspazi della città multiculturale nizzazione territoriale in alcune realtà italiane 7HUHVD*UD]LDQR(QULFR1LFRVLD -RVH¿QD'RPtQJXH]0XMLFD *HRJUD¿DGHOOHPLJUD]LRQLHQDUUD]LRQLFLQHPDWRJUD¿FKH Mobility in times of uncertainty: a geographical perspective $QQDPDULD)DQWDX]]L Un dono al plurale )ODYLD&ULVWDOGL Immigrazione e territorio: la segregazione residenziale nelle aree (OHQD'L%ODVL*DHWDQR6FLXWR metropolitane Economia sommersa e immigrazione in Italia nell’era della globalizzazione e dell’egoismo del mercato )UDQFLVFD&XNMDWL Nuovi attori e processi di riterritorializzazione in ambiti urbani degradati: il $QWRQLQR/RQJR ruolo dell’immigrato nel quartiere Carmine di Brescia Immigrazione e lavoro nero in Italia: attualità di un fenomeno socio-economico

(VPHUDOGD/RVLWR'DYLGH3DSRWWL (OHQD'L%ODVL Luoghi di radicamento, luoghi di spaesamento: un’indagine qualitativa sul vis- Immigrazione e mercato del lavoro in Italia: crisi di un sistema tra recessione suto territoriale di alcuni immigrati a Parma e crescita

Rossella Belluso $OHVVDQGUR6DQWLQL Un esempio di distribuzione spaziale nella scelta imprenditoriale e insediati- &ULVLHFRQRPLFDHYLVVXWRGHLPLJUDQWL$OFXQHULÀHVVLRQL va: la comunità Bengalese a Roma )UDQFHVFD.UDVQD Rileggere in chiave moderna il dualismo città/campagna: i mille volti *LXVHSSLQD7XPPLQHOOL “Intercity”: esempi di trasformazione degli spazi in un quartiere del centro dell’immigrazione straniera storico di Palermo *LXVHSSH%RUUXVR%HQLDPLQR0XUJDQWH Analisi dei fenomeni immigratori e tecniche di autocorrelazione spaziale. $QQD0DULD$OWDYLOOD$QJHOR0D]]D/HRQDUGR0HUFDWDQWL 3ULPLULVXOWDWLHULÀHVVLRQL 7ZRVROLWXGHVSingalesi e Tamil tra Catania e Palermo 5DIIDHOOD$IIHUQL&DUOD)HUUDULR &RQFHWWD5L]]R ,PPLJUD]LRQHHLPSUHQGLWRULDOLWjULÀHVVLRQLVXOFDVRSLHPRQWHVH Il radicamento socio-territoriale delle comunità immigrate nel sistema urbano catanese /LQGD&LFLUHOOR L’economia degli imprenditori stranieri in provincia di Milano 0DULD6RUEHOOR Volti, luoghi e percorsi degli immigrati nel Catanese 0DUJKHULWD$]]DUL Dal sottoscala, al distretto, al mercato globale. Il ruolo dell’imprenditoria &DUPHOR&ULVWDOGL straniera nell’evoluzione del sistema economico della Piana di Firenze e Prato Immigrati e integrazione nel sistema territoriale urbano e policentrico di Siracusa 3DROD=DPSHUOLQ 6DOYDWRUH&DQQL]]DUR ,PSUHQGLWRULDIHPPLQLOHLQ7RVFDQD Le “città serricole” della provincia di Ragusa: enclave di lavoratori immigrati in via di integrazione socioeconomica $GULDQD'DGj Uno sguardo allo specchio. Quando i migranti erano toscane e toscani 6LOYLD$UX0DUFHOOR7DQFD Immigrare a Cagliari. Commercio extracomunitario e dinamiche insediative (OHQD'L%ODVL$OHVVDQGUR$UDQJLR nel quartiere Marina L’imprenditoria immigrata e il suo contributo allo sviluppo della Calabria. L’esempio del Catanzarese (OHQD'L/LEHUWR$QJHOR0D]]D/HRQDUGR0HUFDWDQWL Le recenti strategie insediative della comunità rumena in Sicilia $QWRQLQR/RQJR Immigrazione femminile e integrazione nell’era della globalizzazione

0RQLFD0HLQL *LDQOXFD'L0DULD Territorio e immigrazione straniera: dieci anni di esperienze di ricerca Indagine sull’immigrazione femminile a Catania attraverso inchieste sul campo &DUOR'RQDWR&DWHULQD0DGDX 'RQDWD&DVWDJQROL Le principali politiche comunitarie per contrastare l’immigrazione clandestina Un’indagine qualitativa sul multiculturalismo delle scuole primarie romane 6LOYLD%DWWLQR0DXUL]LR&RFLDQFLFK %HUQDUGR&DUGLQDOH5RV\6FDUODWD I principali caratteri e le più immediate conseguenze dell’immigrazione Realtà immigratoria, sistema scolastico e percorsi di integrazione: una irregolare a Malta proposta di ricerca e alcune risultanze dell’indagine (OHQD'H3DVTXDOH 'RQDWHOOD&DUERQL Lampedusa, terra di frontiera nel cuore del Mediterraneo Le nuove frontiere dell’immigrazione: la stabilizzazione attraverso l’analisi dei minori stranieri e delle politiche scolastiche. L’esempio della Sardegna $QJHOD*DEULHOOD&DQWDUHOOD6HEDVWLDQR0DFFDUURQH Da Lampedusa a Mineo. Genesi di un modello organizzativo/gestionale di 0RQLFD0RVFD centri di accoglienza per immigrati extracomunitari Immigrazione lingua ed educazione 0DGGDOHQD/HQQ\1DSROL Immigrazione, accoglienza e integrazione: il caso del CARA di Bari-Palese 0LOHQD5RPDQR Lingua e integrazione: italiano L2 in apprendenti stranieri a Catania (PDQXHOD*DPEHURQL3DROD0DUD]]LQL Primavera araba e rifugiati: le risposte del territorio veronese $UPDQGR0RQWDQDUL%DUEDUD6WDQLVFLD Da migrazioni permanenti a mobilità di passaggio: la partecipazione dei /XLJL*DIIXUL ricercatori italiani ai progetti europei (FP7), il caso della Sapienza Il 22o Rapporto Caritas/Migrantes 2012 sull’immigrazione in Italia