AREA IDROGEOLOGICA DELL'arco IONICO TARANTINO L'arco Ionico Tarantino, Settore Meridionale Della Fossa Premurgiana, Si
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248 17. - AREA IDROGEOLOGICA DELL’ARCO IONICO TARANTINO 17.1. - INTRODUZIONE L’Arco Ionico Tarantino, settore meridionale della Fossa Premurgiana, si estende dal Fiume Bra- dano, ad Ovest, fino alle propaggini delle Murge tarantine ad Est, e confina a Nord con le pendici dell’altopiano murgiano (Murge di Matera-Castel- laneta; tav. 1 f.t.). Esso presenta una configurazione morfologica ad anfiteatro e a gradinata, definita da una successione di ripiani e di scarpate (terrazza- menti marini) che si articolano a partire da circa 400 metri s.l.m. fino all’attuale linea di costa. Detti terrazzi marini sono il risultato dell’interazione tra il sollevamento tettonico della piattaforma apula e le variazioni glacio-eustatiche del livello del mare avvenute durante il Pleistocene, come enunciato al capitolo 1. Estendendosi per lo più con uno svi- LE ACQuE SOTTERRANEE E L’INTRuSIONE MARINA IN PuGLIA 249 luppo longitudinale parallelo alla costa, essi sono sono intervenuti diversi fattori, tra cui l’assetto caratterizzati da superfici di abrasione, con margini strutturale preesistente del basamento carbonatico, interni corrispondenti a linee di riva riferibili a sta- l’erosione fluviale, il sollevamento regionale e le zionamenti di livelli marini posti a quote maggiori variazioni glacio-eustatiche (MASTRONuzzI, 1996), rispetto a quelle attuali. circostanze che hanno condizionato anche la Le ripetute oscillazioni del livello di base, pro- struttura idrogeologica dell’Arco Ionico Taran- dotte dalle fluttuazioni eustatiche pleistoceniche, tino, in cui il Mar Piccolo si inserisce. Pertanto, hanno lasciato tracce evidenti sia nell’idrografia di per la comprensione delle dinamiche che coinvol- superficie (terrazzamenti marini e fluviali, valli epi- gono le acque sotterranee circolanti nel sottosuolo genetiche, sovraincisioni e interrimenti del talweg, dell’Arco Ionico Tarantino, unitamente alla defi- ecc.) sia nel sottosuolo (morfologie fossili di falde nizione dei rapporti stratigrafici delle formazioni superficiali e profonde), condizionando così la cir- ivi esistenti, si ritiene indispensabile premettere colazione idrica sotterranea attuale. In particolare, una dettagliata ricostruzione delle caratteristiche gli assetti strutturali acquisiti dalle formazioni geo- morfologico-strutturali dell’area stessa, conside- logiche ivi affioranti, e la notevole variabilità delle rando sia l’andamento del tetto del basamento car- permeabilità che le caratterizzano, hanno causato bonatico, all’interno del quale la falda acquifera l’instaurarsi di modalità di deflusso delle acque di profonda circola, sia gli assetti dei depositi Plio- falda notevolmente articolate, dando luogo a nu- Pleistocenici ivi affioranti, aventi funzioni ove di merose manifestazioni sorgentizie, subaeree e sot- sostegno, ove di tamponamento della falda acqui- tomarine, e influenzando in maniera determinante fera profonda. Saranno poi approfonditi i caratteri i rapporti tra acqua dolce e acqua di mare. idrogeologici ed idrochimici delle falde idriche ivi Gran parte delle acque circolanti nell’ammasso circolanti, scaturiti dai risultati dei molteplici rilievi, carbonatico mesozoico murgiano trovano recapito indagini e accertamenti svoltisi nell’ultimo sessan- nel Mar Piccolo (circa 2÷2,5 m3/s), attraverso ef- tennio. flussi subacquei (noti anche come Citri), o in canali alimentati dalle acque venute a giorno da sorgenti 17.2. - CARATTERI LITOSTRATIGRAFICI DELL’ARCO subaeree di trabocco. Fra le sorgenti subacquee, la IONICO TARANTINO principale manifestazione sorgentizia è rappresen- tata dal Citro Galeso, che eroga una portata di La configurazione geologico-strutturale del- picco di circa 800 l/s con concentrazione salina l’Arco Ionico Tarantino è definita da un’impalca- dell’ordine di 4 g/l. Il grande efflusso idrico subae- tura di rocce calcareo-dolomitiche del Cretaceo reo è quello delle Sorgenti del Tara (con punte di superiore, ascrivibile alla formazione del Calcare 4 m3/s), le cui acque si riversano nel Mare Ionio. di Altamura, quindi a successioni carbonatiche di Il Mar Piccolo di Taranto rappresenta, per la sua piattaforma interna (tav. 1), su cui poggiano in tra- conformazione morfologico-strutturale, una sorta sgressione, con lieve discordanza angolare, lembi di anomalia del paesaggio fisico pugliese che ha ri- discontinui e di diverso spessore sia di unità marine chiamato l’attenzione di più studiosi (DE GIORGI, plio-pleistoceniche (Calcareniti di Gravina ed Ar- 1913; VERRI &DE ANGELIS D’OSSAT,1899; PARENzAN, gille Subappennine), sia di unità marine terrazzate 1960; 1984; PAGLIARuLO & BRuNO, 1990). Diverse pleistoceniche (Supersintemi, cap. 1). Localmente sono state le ipotesi sulla sua genesi, addebitata affiorano anche sedimenti alluvionali e costieri olo- tanto a processi carsici, quanto a processi tettonici; cenici (fig. 17.1). nell’Atlante dei tipi geografici è inserito fra le forme costiere (MARINELLI, 1922). L’attribuzione 17.2.1. - I calcari del Cretacico delle forme del Mar Piccolo a modellamento ma- rino non è, però, né così immediata, né così chiara, I calcari del Cretacico (Calcare di Altamura, Cre- né così esclusiva. Nel suo modellamento, sino al taceo sup.) affiorano in modo più o meno continuo raggiungimento della sua configurazione attuale, a NE di Taranto lungo l’asse Crispiano-Grottaglie- 250 AREA IDROGEOLOGICA DELL’ARCO IONICO TARANTINO Manduria (figg. 17.1 e 17.2). Nell’area in esame, Come noto, le Calcareniti di Gravina passano questa formazione è rappresentata da una sequenza in continuità stratigrafica verso l’alto e lateralmente stratificata di calcari compatti, ceroidi, grigio noc- alle Argille subappennine (Pliocene sup. - Pleisto- ciola talvolta rosati, calcari cristallini, vacuolari e lo- cene medio), definite da argille fortemente consi- calmente calcari dolomitici. In generale, sono stenti, a frattura concoide, marne argillose, argille presenti calcari micritici in cui sono immersi intra- marnose e siltose grigio-azzurrognole, fossilifere e clasti e resti fossili di Rudiste e di grossi foramini- con un abbondante tenore di carbonati. A diverse feri. Localmente, la successione carbonatica si altezze stratigrafiche sono presenti intercalazioni presenta fessurata con evidenti fenomeni di ero- sabbiose di colore grigio-azzurro e talora grigio- sione per dissoluzione carsica; le superfici di frat- verdastro. Questa formazione si presenta general- tura sono sempre incrostate da una patina rossastra mente compatta ed interessata da discontinuità sia e, localmente, giallastra a composizione limonitica. singenetiche, quali i piani di stratificazione sub- orizzontali, con spaziature da decimetriche a cen- 17.2.2. - Le formazioni plio-pleistoceniche timetriche, sia secondarie, sub-verticali, prodottesi durante il sollevamento neotettonico. Di norma la Sui calcari del Cretacico, a valle della scarpata porzione più superficiale della formazione, per uno murgiana, si conservano le testimonianze di spessore di qualche metro, è caratterizzata da una un’avanzata del mare sulle terre, emerse per buona colorazione ocracea - marroncino chiara, con parte del Cenozoico (cap. 1). La trasgressione plio- fiamme di ossidazione dovute a fenomeni di alte- pleistocenica consentì l’accumulo in ambiente co- razione fisico-chimica (COTECCHIA, 1971; CAFARO stiero delle Calcareniti di Gravina e in quello & COTECCHIA, 2001). Inoltre, a luoghi, nella parte epipelagico delle Argille subappennine. Nel loro più alta, sono presenti anche croste ricche di car- complesso, questi depositi di copertura sono co- bonati e/o solfati. stituiti da litotipi meno cementati rispetto alle Lo spessore della formazione è molto variabile rocce del substrato sottostante, su cui giacciono (CIARANFI et alii, 1971): da pochi metri si passa a con contatti inconformi e talora con la presenza di 250 m a NE di Taranto e ad oltre i 700÷800 m ap- un conglomerato di transizione basale. prossimandosi verso la Fossa Bradanica (figg. 17.2, Nell’area in esame le Calcareniti di Gravina (Plio- 17.3). Essa affiora nell’area di Grottaglie e di Mon- cene sup.?-Pleistocene inferiore), spesse al massimo temesola, dove sono presenti grandi cave; altri af- una cinquantina di metri, sono costituite da calcare- fioramenti si rinvengono nella zona delle Saline di niti bioclastiche, di colore bianco-giallastro, con un Taranto e lungo la costa del Mar Piccolo in corri- tenore dei carbonati molto elevato (80-99%). L’as- spondenza della scarpata del terrazzo marino ivi sortimento granulometrico ed il grado di diagenesi presente. dei suddetti litotipi sono molto variabili: da una gra- nulometria medio grossolana si passa ad una medio- 17.2.3. - I depositi marini terrazzati pleistocenici fine, da un litotipo a consistenza lapidea ad una sorta di sabbione debolmente cementato, talora facilmente I Depositi marini terrazzati, ascrivibili ai Super- frantumabile. Come si evince dalla figura 17.1, in af- sintemi marini del Pleistocene medio-superiore fioramento le Calcareniti di Gravina sono presenti (cap. 1), poggiano in discordanza su superfici di nella zona pedemurgiana, raggiungendo i maggiori abrasione, poste a quote diverse degradanti verso spessori nella zona fra Massafra e Crispiano e nel- il Mare Ionio, incise nel substrato mesozoico o nei l’area fra Francavilla Fontana e Manduria. Talora si depositi plio-pleistocenici (figg. 17.1÷17.4) (DAI ritrovano solo nel sottosuolo, interposte fra i calcari PRA & HEARTY, 1988; CIARANFI et alii, 1988a, cretacei e le Argille subappennine, mentre all’intorno 1988b). In affioramento nella