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Domenico Cimarosa

Teatro Dante Alighieri Stagione d’ 2013-2014 Fondazione Ravenna Manifestazioni Comune di Ravenna Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Emilia Romagna

Teatro di Tradizione Dante Alighieri Stagione d’Opera e Danza 2013-2014

Teatro Alighieri sabato 15, domenica 16 marzo

Il matrimonio segreto dramma giocoso in due atti libretto di revisione secondo i testi originali di Franco Donatoni

musica di

con il contributo di partner Cmc_ins gruppo opera_170x240_4c_es.pdf 1 04/12/13 12.08

Sommario

La locandina...... pag. 5

C Il libretto ...... pag. 6 M

Y Il soggetto ...... pag. 37

CM Dal “Marriage à-la-mode” al “Matrimonio MY segreto”: genesi di un tema drammatico CY nel Settecento CMY di Francesco Degrada ...... pag. 39

K “Se amor si gode in pace, non v’è maggior contento” di Nicola Badolato ...... pag. 55

Coordinamento editoriale Note di regia Cristina Ghirardini di Italo Nunziata ...... pag. 59 GraficaUfficio Edizioni Fondazione Ravenna Manifestazioni I protagonisti ...... pag. 61 Foto di scena in copertina e alle pp. 3, 37, 61 © Foto Piccinni Treviso; alle pp. 4, 39, 46, 48, 54, 55, 58, 59 © Marco Caselli Nirmal.

Si ringrazia la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara per la gentile concessione del materiale editoriale.

L’editore si rende disponibile per gli eventuali aventi diritto sul materiale utilizzato.

Stampa Edizioni Moderna, Ravenna Il matrimonio segreto dramma giocoso in due atti libretto di Giovanni Bertati revisione secondo i testi originali di Franco Donatoni Edizione Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano musica di Domenico Cimarosa personaggi e interpreti

Il Signor Geronimo Salvatore Salvaggio Elisetta Giulia Semenzato* Carolina Lavinia Bini Fidalma Loriana Castellano* Il Conte Robinson Omar Montanari Paolino Matteo Falcier * Vincitori del xlii Concorso Internazionale per Cantanti “Toti Dal Monte” dedicato a Il matrimonio segreto direttore Julian Kovatchev regia Italo Nunziata scene e costumi Pasquale Grossi light designer Patrick Latronica assistente alla regia Giacomo Benamati

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini maestro al cembalo Riccardo Mascia maestri collaboratori «Progetto formativo per Maestri Collaboratori» realizzato in collaborazione con l’Istituto Musicale L. Boccherini (coordinamento Professor Massimo Morelli) Francesco Armienti, Tetesa Russo, Alberto Vannucci (sala e palco), Francesca Cantini (luci) maestro ai sovratitoli Simone Tomei (sovratitoli a cura del Teatro del Giglio di Lucca) comparse «GiglioLab» Rita Bacchiddu, Sara Bertolucci, Alessandro Fulceri, Leonardo Micheli direzione di Palcoscenico Guido Pellegrini capo macchinista Luca Barsanti capo attrezzista Daniela Giurlani responsabile trucco e parrucche Sabine Brunner coordinamento sartoria Sartoria Teatrale Fiorentina di Massimo Poli scene Teatri e Umanesimo Latino S.p.A. di Treviso costumi Atelier Nicolao, Venezia attrezzeria Rubechini Carlo, Firenze calzature Sacchi Calzature Artistiche, Firenze parrucche Mario Audello, Torino coproduzione Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Alighieri di Ravenna in collaborazione con Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Mario Del Monaco di Treviso

5 ATTO PRIMO di quel che ha da scoprirsi, Il matrimonio segreto quale schiamazzo in casa, Dramma giocoso per musica in due atti Scena prima qual bisbiglio di fuori, o sposo amato! Sala, che corrisponde a vari appartamenti. Né un trasporto d’amor sarà scusato. Musica di Domenico Cimarosa Paolino e Carolina. Libretto di Giovanni Bertati Paolino [Introduzione] Dici il ver: vedo tutto. prima rappresentazione: Vienna, Burgtheater, 7 febbraio 1792 Paolino Carolina Cara, non dubitar. Il padre mio PERSONAGGI Mostrati pur serena. è un uom rigido è ver; ma finalmente Presto avrà fin la pena è d’un ottimo cor. In sulle furie Il signor Geronimo, ricco mercante basso comico che va turbarti il cor. monterà al primo istante Elisetta e Carolina, sue figlie che saper gliel farai; Fidalma, sorella del signor Geronimo, vedova ricca soprano Carolina ma dopo qualche dì certa poi sono, Caro, mi fai sperar. che pien d’amor ci accorderà il perdono. Il Conte Robinson basso Mi mostrerò più lieta. Paolino, giovine di negozio del signor Geronimo tenore Ma sposa tua segreta Paolino nasconderò il dolor. Sì: questa sicurezza La scena è in città nella casa del signor Geronimo. la sola fu che a stringere c’indusse Paolino il nodo clandestino. Forse ne sei pentita? Ma senti: oggi la sorte occasione propizia a me presenta Carolina di svelare il segreto No, sposo mio, mia vita. con meno di timore.

Paolino Carolina Dunque perché non mostri Dimmi, su, presto. Ah! mi consoli il core. il tuo primier contento? Paolino Carolina Mi è riuscito alla fine Perché ognor più pavento di poter soddisfare all’ambizione quello che può arrivar. del Signore Geronimo, T’affretta, deh! t’affretta che fanatico ognor s’è dimostrato l’arcano a palesar. d’imparentarsi con un titolato.

Paolino Carolina Sì, sposa mia diletta, E così? ti voglio contentar. Paolino Paolino e Carolina Sarà sposa Se amor si gode in pace del Conte Robinson mio protettore non v’è maggior contento; tua sorella maggiore ma non v’è ugual tormento con cento mille scudi. Or io d’entrambi se ognor s’ha da tremar. avendo gl’interessi maneggiati, spero così di avermeli obbligati. [Recitativo] Carolina Carolina Bene, sì, bene assai, Lusinga, no, non c’è. La nostra unione il Conte impegnerai lungo tempo segreta perché sveli a mio padre il nostro arcano. non può restar. E se si scopre avanti Ma quando egli verrà?

6 7 Paolino Geronimo di far un matrimonio uguale a questo, Elisetta Non è lontano. (ad alcuni servi) colla primaria nobiltà m’innesto. Cosa c’è? Lo spero in questo giorno, anzi a momenti. Non dovete sbagliar, gente ignorante. Ecco qua la sua lettera Che cosa è questo “lei signor Geronimo”? Paolino Fidalma che al Signore Geronimo In Italia i mercanti, (Questo poi mi dà affanno.) Che cosa è stato? io devo presentar. Ma parmi appunto che han dei contanti, han titol d’illustrissimo; di sentir la sua voce. e illustrissimo io sono; e va benissimo. Geronimo [Aria Geronimo] A casa è ritornato. Se poi... (ad ogni costo Che avete voi? Siete di tristo umore? voglio avere un diploma, Geronimo Carolina che della nobiltà mi metta al rango; Paolino Udite tutti, udite, È vero, è vero. che chi ha dell’oro ha da sortir dal fango.) Io? Signor no. le orecchie spalancate. D’esser dunque tranquilla io presto spero. Oh! Paolino caro. Di giubilo saltate. Geronimo Un matrimonio nobile [Duetto Paolino-Carolina] Paolino Che? concluso è per lei già. Ecco una lettera Signora Contessina Carolina del Conte Robinson, che per espresso Paolino quest’oggi ella sarà. Io ti lascio perché uniti inclusa in una mia venuta è adesso. Allegro anche son io Via bacia, mia carina, che ci trovi non sta bene. per queste nozze. la mano al tuo papà. (per partire, poi ritorna) Geronimo Che saltino i denari; Ah, tu sai ch’io vivo in pene Sì, son venuto adesso. E questa lettera Geronimo la festa si prepari; se non son vicina a te! di chi è? Chi la manda? Bene. Andate dunque godete tutti quanti a stare in attenzione di mia felicità. Paolino Paolino dell’arrivo del Conte; ed ordinate Sorella mia, che dite? Vanne sì, non è prudenza (forte) tutto quel che vi par che vada bene Che dici tu Elisetta? di lasciarci trovar soli... Il Conte Robinsone. per poterlo trattar come conviene. (a Carolina) (per partire, poi ritorna) (Paolino parte) Con quella bocca stretta Ah! tu sai che il cor m’involi Geronimo per cosa tu stai là? quando vai lontan da me. Il Conte Robinson: sì, sì, ho capito. Via, via, che per te ancora La leggo volentieri. Scena terza tuo padre ha già pensato: Carolina (legge sotto voce) Il signor Geronimo, indi Carolina, Elisetta, un altro titolato No, non viene... Sì, sì, adesso... Ah, ah... Comincia bene... Fidalma, e Servitori. sua sposa ti farà. Oh, oh... Seguita meglio... E stai col ciglio basso? Paolino Ih ih! ih! ih!... Di gioia Geronimo Non movi ancor la bocca? Dammi, dammi pria un amplesso. mi balza il cor nel petto! Orsù, più non si tardi Che sciocca! Oimè, che sciocca! a dar sì lieta nuova alla famiglia. Fai rabbia in verità. Paolino e Carolina Paolino Elisetta! Fidalma! Carolina! Invidia fai conoscere Ah! pietade troveremo (Ah ah, oh oh, ih ih, così ha già letto.) Figlie, sorella, amici, servitori, che dentro il sen ti sta. se il Ciel barbaro non è. quanti in casa vi son vengano fuori. (parte) (Carolina parte) Geronimo Venite, Paolino, Carolina venite ch’io vi abbracci. È vostro merito Signor Padre?... Scena quarta Scena seconda la buona riuscita, Elisetta, Carolina, e Fidalma. Paolino, poi il signor Geronimo. io vi sono obbligato della vita. Elisetta Signor?... [Recitativo] [Recitativo] Paolino Questo mi dà conforto. Fidalma Elisetta Paolino Fratello amato... Signora sorellina, Ecco qui che sen vien. Bisogna intanto Geronimo ch’io le rammenti un poco ella permetta ch’io mi avezzi a parlar in tuon sonoro Fra poco il Conte genero Carolina ch’io sono la maggior, lei la cadetta; per farmi intender bene. sarà qui a sottoscrivere il contratto: Che avvenne? che perciò le disdice Di sordità patisce assai sovente; Elisetta è contessa: il tutto è fatto. quell’invidia che mostra; ma dice di sentir s’anche non sente. Con Carolina or poi se mi riesce e che in questa occasion meglio sarìa,

8 9 se mi pregasse della grazia mia. Elisetta Fidalma ne sentirà mio padre, Il voltarmi le spalle a questo modo Finiam questa cosa, che vi dobbiate allontanar da lui, Carolina è un’altra impertinenza. tacetevi là. ei che v’apprezza al par degli occhi sui. Ah, ah, della sua grazia, quantunque singolare, Carolina Carolina Fidalma in verità non ne saprei che fare. Perdoni se ho mancato a Sua Eccellenza. Non posso soffrire. Eh, quanto a questo poi, potrebbe darsi che non mi allontanassi. Elisetta [Terzetto Carolina-Elisetta-Fidalma] Elisetta Sentite la insolente? La sua inciviltà. Elisetta Io son Contessa, e siete voi un niente. Carolina Posso saper chi sia? Le faccio un inchino Carolina, Elisetta, Fidalma Fidalma contessa garbata. Codesto garrire Fidalma Eccoci qua: noi siamo sempre a quella. Per essere dama fra voi ben non sta. No: è troppo presto. Ancor con chi vogl’io Tra sorella, e sorella, si vede ch’è nata. (Carolina parte) non mi sono spiegata. chi per un po’ di fumo, Per altro, per altro chi per voler far troppo la vivace, da rider mi fa. Elisetta un solo giorno qui non si sta in pace. Scena quinta Ditemi questo almeno: è giovinotto? Elisetta Fidalma ed Elisetta. Elisetta Strillate, crepate, Fidalma Qual fumo ho io? Parlate. son dama, e contessa. [Recitativo] Giovine affatto, affatto. Beffar se volete, Carolina beffate voi stessa. Fidalma Elisetta Qual io vivacità, che condannate? Per altro, per altro Chetatevi, e scusatela. Tra poco È bello? or or si vedrà. voi già andate a marito, ella qui resta; Elisetta così non vi sarà mai più molesta. Fidalma Non ho fors’io ragione? Fidalma Io mi consolo intanto Di Cupido egli è un ritratto. (a Elisetta) del vostro matrimonio; e voi fra poco... Fidalma Quel fumo, mia cara, Ma zitto... A voi il confido... Ah! nol diceste. Elisetta Sì: deve rispettarvi. è un poco eccedente. Per carità. È nobile? (a Carolina) Carolina Voi siete, mia bella, Elisetta Fidalma Ho dunque torto io? di troppo insolente. Fidatevi, fidatevi Non voglio Vergogna! Vergogna! che segreta son io. spiegarmi d’avvantaggio. Fidalma Così ben non va. No: non deve incitarvi. Fidalma Elisetta Carolina Ve ne consolerete ancor del mio. È ricco?... Rispondete. Elisetta Sua serva non sono. Che? Forse io la incito? Elisetta Fidalma Elisetta Del vostro? Troppo curiosa, o cara mia, voi siete. Carolina Son vostra maggiore. (se mi stuzzica ancora un pocolino, Che? Fors’io la strapazzo? Fidalma vado or ora a scoprir ch’è Paolino.) Carolina Sì: padrona di me stessa, Fidalma Entrambe siam figlie ricca pel testamento [Aria Fidalma] No, niente, no; non fate un tal schiamazzo. d’un sol genitore. del mio primo marito, e in età giovanil, non crederei Fidalma Carolina Elisetta chi mi diceste stolta È vero che in casa Io di lei non ho invidia; Stizzosa... se voglio maritarmi un’altra volta. son io la signora; non ho rincrescimento che m’ama il fratello, del di lei ingrandimento; Carolina Elisetta che ognuno mi onora; sol mi dispiace, che in questa occasione Fumosa. No, cara la mia zia: è vero ch’io godo ha di se stessa troppa presunzione. anzi fate benissimo, e vi lodo. la mia libertà... (per partire) Ma un dispiacer ben grande Ma con un marito

10 11 via meglio si sta. Carolina Paolino, amico mio, e il correr per le poste a me non nuoce. Sto fuori di casa (Oh me meschina! regna qui sol grazia, e brio. nessun mi dà pena; Qui nasce una rovina Bravo padre! Brave figlie! Paolino all’ora ch’io voglio se Paolin non fa presto.) Siete incanti, meraviglie, Convien che alziate un poco più la voce. vo a pranzo, vo a cena; siete gioie... Ma scusate: a letto men vado Geronimo ch’io respiri almen lasciate, Conte se n’ho volontà... E perché mò non ridi, e te ne stai o il polmon mi creperà. Con vostra permissione Ma con un marito con quella faccia tosta? vado appresso alla sposa via meglio si sta. Elisetta per farle un conveniente complimento. Un qualche fastidio Carolina Prenda pure, prenda fiato: è ver che si prova; Ho dolore di testa. Geronimo non sempre la moglie Carolina e Fidalma Oh, servitevi pure, contenta si trova; Geronimo Seguitare poi potrà. che questo, Conte mio, ci va de jure. bisogna soffrire S’egli è un signor di testa? È un cavaliere; Ed io che so che in tali incontri il padre qualcosa, si sa... e non vuoi che sia un uom ch’abbia talento? Paolino importuno diventa, Ma con un marito (Che fa troppo il caricato me ne andrò con Paolino via meglio si sta. Carolina non s’avvede, e non lo sa.) a far qualche altra cosa. Voi cara ragazza, (Ah! mi manca il consiglio in tal momento.) La sorella, e la zia stian con la sposa. che andate a provarlo, Geronimo (parte con Paolino) saprete fra poco (L’ho sentito, l’ho ascoltato, se il vero vi parlo; Scena settima ma capito non l’ho già.) voi meco direte Paolino, e detti, poi il Conte, Elisetta, e Fidalma. Scena ottava son certa diggià: Geronimo, Paolino, Elisetta, Carolina e Il Conte, Carolina, Fidalma, ed Elisetta. che con un marito Paolino Fidalma via meglio si sta. (forte) (Che un tamburo abbia suonato Conte (Fidalma parte) Signore, ecco qua il Conte. mi è sembrato in verità.) (accostandosi a Carolina) Permettetemi dunque, Geronimo Conte cara la mia sposina... Scena sesta Il Conte? Oh! presto, presto... Senza essere affettato Nobile appartamento. Rimettiamo il discorso... mi distinguo in civiltà. Carolina Il signor Geronimo, Carolina. Scendiamo ad incontrarlo sin dabbasso. Oh, no signore: [Recitativo] sbagliate; io non son quella, [Recitativo] Paolino quella che ha tanto onore è mia sorella. Ecco che ha più di noi veloce il passo. Conte Geronimo Orsù, senza far punto cerimonie, Conte Prima che arrivi il Conte [Cavatina Conte] ch’io le abborrisco già; suocero caro, Sbaglio? io voglio rallegrarti; ben che la prima volta vuol da tutte le parti Conte questa sia che permesso Fidalma oggi felicitarmi la mia sorte. Senza senza cerimonie, mi è di veder l’amabile mia sposa, Sicuramente. senti... Ma ridi prima, e ridi forte. alla buona vengo avanti, pur dicendomi il core riverisco tutti quanti. quale fra le tre dive Carolina Carolina Non s’incomodin: non voglio. la mia Venere sia, Di là, di là convien che vi voltiate. Non farei s’io ridessi Complimenti far non soglio. con vostra permissione allegro, e franco che una cosa sforzata, e senza gusto. Sol do al suocero un abbraccio. io me le vado a situare affianco. Fidalma (a Fidalma) Di qua, di qua. Geronimo Servitore a lei mi faccio. Geronimo Sicuro ci avrai gusto, (ad Elisetta) Certo sarete stanco, io ve lo credo, Conte sposa d’un cavalier tu pur sarai; Dal dover non m’allontano: Conte Genero amato. Ehi! da sedere. (a Fidalma) ora mi venne la proposizione, bacio a lei la bella mano... Signora mia, scusate. e in oggi esser vi dèe la conclusione. (a Carolina) Conte Voi dunque... Ridi, ridi, ragazza. vengo a lei, sì, vengo a lei, No, no, non dico questo; che ha quegli occhi così bei... non vò seder. Son fresco, e son robusto,

12 13 Fidalma Conte Paolino Conte No signor: sbagliate ancora. Il core m’ha ingannato, Sposa mia cara... Amico mio, io vo di te cercando e rimango dolente, e sconsolato. smanioso, ansioso, ch’è diggià mezz’ora: Conte Carolina ho di te gran bisogno. Sbaglio ancora? [Quartetto Carolina, Elisetta, Fidalma, Conte] Di poterti aver solo io non vedeva l’ora. Paolino Elisetta Conte Sappi che ogni dimora Ed io di voi. Sicuro. (Sento in petto un freddo gelo, è omai precipitosa: Ma che il faccia da scherzo io mi figuro. che cercando mi va il cor. mio padre a un cavalier va a farmi sposa. Conte Quella son io che il Ciel vi diede in sorte; Sol quell’altra, giusto Cielo, Sì: quello che tu vuoi: per te son io, quella son io che merita l’onore può spirarmi un dolce ardor.) Paolino ma prima dir mi lascia il fatto mio. di stringervi la man, di darvi il core. Ci mancava ancor questa Elisetta per più inasprirlo al caso! Paolino Conte (Tal sorpresa intendo appieno Ma non perdo il coraggio. Al Conte subito Sì signore: parlate. (Diamine!) Voi la sposa? cosa vuol significar. vado a raccomandarmi. Sento in petto un rio veleno, Conte Elisetta che mi viene a lacerar.) Carolina All’amor, Paolino, Che vuol dir tal sorpresa? Ma se sdegnasse il Conte che sempre ti ho portato Carolina d’entrar in questo impegno? sempre tu fosti grato. Conte (Freddo, freddo, egli è restato; Però non serve qui di far preamboli; Eh, niente, niente. lei confusa se ne sta. Paolino ma veniamo alla breve, Perdonatemi: io credo Così un poco castigato Di lui punto non dubito; che senza far un giro di parole che vogliate qui far, mie signorine, il suo orgoglio resterà.) ma al caso disperato, o cara mia, ciascheduno può dir quello che vuole. un poco di commedia. Or via, vi prego a piè mi metterei della tua zia: di non voler tirar più a lungo il gioco. Fidalma sa essa cos’è amore, Paolino (a Carolina) (In silenzio ognun qui resta, e del fratello suo possiede il core. Benissimo. Veniamo dunque al fatto. M’inganno, o non m’inganno? e so ben quel che vuol dir. Siete voi la mia sposa, o non lo siete? Una torbida tempesta, Carolina Conte parmi in aria di scoprir.) E te ne fideresti? Tu sai che ho già disposto Carolina di richiamarti a casa No signor: ve l’ho detto: è mia sorella. Carolina, Elisetta, Fidalma, Conte Paolino fra pochi mesi, e darti del contante (Un orgasmo ho dentro il seno; Sì: con bontà mi tratta, e con dolcezza, perché tu pur divenga un buon mercante; Fidalma palpitando il cor mi va. anzi quasi direi che mi accarezza. sì, già lo sai: non serve un tal racconto; È questa, è questa. Più non vedo il ciel sereno, ma alla breve, alla breve più non so quel che sarà.) Carolina quello che si vuol dir, dire si deve. Elisetta In qualunque maniera Io sì signor son quella. non devi diferir. Vedi là il Conte. Paolino E vi par forse ch’io... Scena nona Cogli questo momento, Ebbene, signor mio, Paolino, poi Carolina. datti coraggio. Io mi ritiro intanto lo sbrigarvi sta a voi. Conte tutta, tutta agitata. No... ma... scusatemi... [Recitativo] T’assista amor, che la cagion n’è stata. Conte Voi dunque certamente? (parte) Sentimi dunque. Paolino sia com’esser si voglia, Elisetta Più a lungo la scoperta o per l’una, o per l’altra Certo. non deggio differir. Il Conte alfine Scena decima delle ragioni che non si comprendono, è un uom di mondo, un uomo di esperienza, Paolino, poi il Conte. o sia come si sia, Fidalma mi vuol del bene, e mi darà assistenza. perché fare gran chiacchiere non soglio; Sicuro. Paolino la sposa non mi piace, e non la voglio. Carolina Sì, coraggio mi faccio Carolina Ah, Paolino mio... giacché solo qui viene. Paolino Indubitatamente. Che cosa dite mai?

14 15 Conte a te mi raccomando. Carolina darete all’amor mio qualche conforto. Dico assolutamente L’amabile cadetta... Dite, dite, parlate; e voglia il Cielo che non la voglio. Mi stimola, m’affretta: che le vostre parole Carolina non posso più resistere, diano al mio core di speranza un raggio. E nel momento istesso Paolino mi sento incenerir! di dover adempire a un sagro impegno, E come mai potreste Conte manchereste di fede? Io scuso bene oggi disimpegnarvene? Paolino (Questa già m’ama anch’essa. Orsù coraggio.) chiunque si lascia trasportar d’amore; Quel foco che v’accende Ah! mia cara ragazza, ma non uno che manca al proprio onore. Conte un altro forse offende. amor ha un gran poter! Voi che ne dite? Facilissimamente. (Ah, sento proprio il core Conte Invece di sposare la maggiore che in sen mi va a languir!) Carolina Oh, oh! Voi date in serio. Ed io tutt’altro sposerò la cadetta: Quello che dite voi. mi aspettava da voi. dei cento mille invece per la dote, Conte sol di cinquanta mille io mi contento: Quel foco che mi accende Conte Carolina ecco tutto aggiustato in un momento. da me più non dipende. E quelle debolezze Tutt’altro anch’io Quella, quella mi piace, Non sposo la maggiore che vengono da amor se ancor son strane, mi credea di sentire. quella m’ha innamorato. Ora da bravo, se credo di morir. s’hanno da compatir fra genti umane. vanne, fa presto, al padre ciò proponi, (partono) Conte sciogli, concludi, e poi di me disponi. Carolina Di sentir cosa? Io sono certamente Paolino Scena undicesima del vostro sentimento. Or seguitate, Carolina (Me infelice!) Sala. ditemi tutto il resto. Io non ve l’ho da dire. Carolina, poi il Conte. Se conoscete amor mi basta questo. Conte Conte Cos’hai? Carolina Conte All’onor si rimedia Paolino ritarda Quand’è così, stringiamo l’argomento. sposando voi per lei. Paolino con la risposta, ed io l’aspetto ansiosa; Niente, signore. e allor che qualche cosa Carolina Carolina con ansietà si aspetta Veniamo pure al punto. Questa cosa accordar mai non potrei. Conte ogni minuto vi diventa un’ora. Va dunque, va, fa presto. Ma cosa fa che non ritorna ancora? Conte [Aria Carolina] Quel pur che vedo è il Conte. Un segno è questo Io son venuto Paolino che il discorso è finito. per sposar Elisetta. Ma che serve Carolina (Misero me, che contratempo è questo!) Ed ei qui viene senza mio marito? che venuto io ci sia Perdonate, signor mio, quando non ho per lei che antipatia? s’io vi lascio, e fo partenza. [Duetto Paolino-Conte] Conte E quando a prima vista Io per essere Eccellenza (Non trascuro il momento.) Oh, Carolina! m’avete fatto voi vostra conquista? non mi sento volontà. Paolino La sorte è a me propizia, Tanto onore è riservato Signor, deh, concedete... perché lontani dall’altrui presenza Carolina a chi ha un merto singolare, Sdegnarvi io non vorrei. io vi posso parlar con confidenza... Io! cosa avete detto? a chi in circolo può stare Pensate, riflettete... con buon garbo, e gravità. Il dispiacer di lei, Carolina Conte Io, meschina, vo alla buona, la civiltà, l’onore, Ah! Questo è quello appunto Voi cosa avete inteso? io cammino alla carlona, di tutti lo stupore... che bramava ancor io. son piccina di statura, (Ah, che mi vo a confondere, Carolina io non ho disinvoltura, Ah! più non so che dir.) Conte È questo solo non ho lingue, non so niente: Lo bramavate, sì? (Ciò mi consola.) quel che avete da dirmi? farei torto certamente Conte veramente Paolino alla vostra nobiltà. Tu cosa vai dicendo? ve lo dovea dir lui; Conte Se un mi parla alla francese, Tu cosa stai seccando? ma pronta l’occasion trovando adesso, Questo, sì questo. E voi che ben sapete che volete ch’io risponda? Non star più discorrendo, quello ch’ei vi diria vel dico io stesso. compatire l’amore, Non so dire che Monsiù. scusando il mio trasporto, Se qualcun mi parla inglese,

16 17 ben convien ch’io mi confonda, Geronimo Carolina Elisetta non intendo che Addidù. Voi credete che i signori Lasciatemi, vi prego, Vo’ vendetta. Se poi vien qualche tedesco, faccian come li plebei: lasciatemi, deh! andar. Che nera infedeltà! vuol star fresco, oh, vuol star fresco! voi credete che gli sposi Non intendo una parola. faccian come i cicisbei. Conte Carolina Son infatti una figliuola Non signore, tante cose, Non lasciovi, mia bella, In me non c’è reità. di buon fondo, e niente più. che si dicono smorfiose, partir da questa stanza (parte) non le fanno, signor no. se un raggio di speranza Conte non date a questo cor. In lei non c’è reità. Paolino (in questo Elisetta in disparte) Scena dodicesima Mio signore, se vi piace Fidalma Il Conte solo. di vedere l’apparato, Carolina Che cosa è questo strepito? tutto quanto è preparato Tornate, deh! in voi stesso. [Recitativo] con gran lustro, e proprietà. Elisetta Conte Di fede il mancatore Conte Geronimo Mio ben, v’amo all’eccesso. con ella fa all’amore, Io resto ancora attonito. Come? Come? Cos’ha detto? ed or li ho colti qua. Ha equivocato lei? Carolina Ho equivocato io? Che cosa è stato? Paolino Pensate a mia sorella. Fidalma Un granchio tutti qui abbiam pigliato. (parola per parola forte) Uh! uh! che mancamento! Ma io son uom di mondo; e ben capisco Tutto... quanto... è preparato... Conte Non credo a quel che sento. da quel suo dir sagace, e simulato, Nella... sala... del banchetto... Per lei non sento amor, ch’ella già tiene qualche innamorato. Con gran lustro... e proprietà. s’io sposo voi per quella Elisetta Ma voglio seguitarla, non manco già al mio onor. Io voglio sussurrare ma il vo’ saper da lei Geronimo la casa, e la città. per poter pensar meglio a’ casi miei. Vanne al diavolo, balordo! (parte) Qua si crede ch’io sia sordo, Scena quindicesima Fidalma né patisco sordità. Elisetta che si avanza, detti, poi Fidalma. Io voglio esaminare Andiam subito a vedere il fatto come sta. Scena tredicesima la gran tavola, e il dessere, Elisetta Il signor Geronimo, Elisetta, Fidalma, poi che onor grande mi farà. No, indegno, traditore, Carolina Paolino. (partono) no, anima malnata; (a Fidalma) no, trista disgraziata, Deh, fatela acchetare, [Finale I] mai questo non sarà. che il vero ella non sa. Scena quattordicesima Per questo tradimento, Carolina ed il Conte. che mi si viene a fare, Conte Geronimo io voglio sussurrare Lasciamola strillare: Tu mi dici che del Conte Carolina la casa, e la città. non me ne curo già. mal contenta sei del tratto. Lasciatemi, Signore, Quello è un uomo molto astratto, non state a infastidirmi. Conte lo conosco, e ben lo so. Strillate, non m’importa. Scena sedicesima Conte Il signor Geronimo, che sopraggiunge, detti, poi Elisetta Se libero è quel core Carolina Paolino. Ma un’occhiata un po’ graziosa vi prego sol di dirmi. Sentite... ottenuta pur non ho. Fidalma Carolina Elisetta Silenzio, silenzio, Che non ho amante alcuno No, fraschetta. che vien mio fratello. Fidalma vi posso assicurar. usate prudenza, Trattar peggio colla sposa Carolina abbiate cervello. veramente non si può. Conte Ma prima... L’affar delicato Voi dunque la mia brama è troppo da sé. potete contentar.

18 19 Geronimo Fidalma ATTO SECONDO Geronimo Sentire mi parve Sappiate, fratel mio, Non la volete più! Mia figlia? Quella un strepito, un chiasso. che qua ci sta un imbroglio; Scena prima per cui steso è il contratto? Che fate? Gridate, ma adesso dir nol voglio, Gabinetto. Non la volete più? Voi siete un matto. ovvero è per spasso? che bene ancor nol so. Il signor Geronimo, poi il Conte. La vorrete benissimo. Che cosa è accaduto? La sposerete, signor sì. A Geronimo Ognun qui sta muto? Geronimo [Recitativo] non se ne fan di queste. E non è un uomo Di dirmi vi piaccia Io non capisco affatto. Geronimo da prendersi che diavolo c’è. Geronimo per un qualche babbeo. Conte Questa è ben curiosa! E Geronimo dice, e vi ripete, Paolino (tirandolo da una parte) Che si siano accordati che la vorrete, e che la sposerete. (La cara mia sposa Sappiate, con sua pace, in masticar parole dal capo alle piante la sposa non mi piace. Perché io non intenda? Conte mi sembra tremante, La sua minor sorella Ma voglio ben scoprir questa faccenda. Al Signor Geronimo oh, povero me!) è assai di lei più bella. Venite pur, venite, o Conte amato. io pur dico, e ripeto, Ma poi, ma poi con comodo Mi volete voi dir quello ch’è stato? che non la sposerò; ma che lo prego Conte il tutto vi dirò. di mostrarsi contento, (Che tristo silenzio!) Conte che fra noi segua un accomodamento. Geronimo e Paolino Anzi apposta men vengo Carolina Eh! andate tutti al diavolo. per dichiararvi il tutto, Geronimo Così non sta bene. Ba, ba, ce, ce, sì presto, senza riguardo alcuno. Ed io vi torno a dire in brevi accenti, un balbettare è questo, che non si parli di accomodamenti. Fidalma che intender non si può. Geronimo Parlare conviene. Ma come prima io resto. No, non c’è alcuno. [Duetto Conte-Geronimo] Ma che mistero è questo, Elisetta che intender non si può! Conte Geronimo Parlare si de’. Alcun riguardo ho detto, Se fiato in corpo avete, Che tristo silenzio! Carolina non ho di dirvi il tutto, e il dirò schietto. sì, sì, la sposerete. Le orecchie non stancate. Vi dirò in primo luogo in stil laconico, un bambolo non sono. Geronimo che pel mio gusto armonico Veder ve la farò. Sospetto mi viene. Conte cosa non ha Elisetta Affanno non vi date. Paolino che possa qual vorrei Conte accendere il mio cor, gli affetti miei; Se mi ascoltate un poco, Vi son delle scene: Elisetta e che mancando in me l’inclinazione, si calmerà quel foco. saperlo si de’. Da me, da me saprete. impossibil divien fra noi l’unione. Ma poi se v’ostinate, Geronimo Fidalma anch’io mi ostinerò. (a Carolina) Qual sia la verità. Geronimo Orsù che cosa è stato? Che armonico? Che affetti? Geronimo Lo voglio saper bene. Geronimo Che unione? E cosa adesso La sposerete, amico. La testa m’imbrogliate, mi andate voi dicendo? Carolina la testa mi fendete. Conte La cosa sol proviene Tacete, deh, tacete! Conte Io non la sposerò. da certo malinteso. Andate via di qua. Che Elisetta sposar più non intendo. (additando Elisetta) Geronimo Equivoco ha lei preso; Paolino Geronimo Sì, sì, sì, sì, io dico. e il Conte il motivò. Per imbrogliar la testa Che? Cosa avete detto? che confusione è questa! Conte Elisetta Capite se potete Conte Io dico no, no, no. No, non è vero niente. qual sia la verità. Ho detto che non trovo La cosa è differente. (partono) cosa in lei che mi piaccia, Conte e Geronimo Parlate con mia zia, e che più non la voglio. (Con questo uom frenetico che anch’io poi parlerò. fine dell’Atto primo sfiatare non mi vo.)

20 21 (si mettono a sedere uno da una parte, e l’altro Geronimo ch’io sposi Carolina. Fidalma dall’altra) (È un bel risparmio quel di tant’oro!... Addio, caro Paolino. Così si salva anche il decoro... Paolino Non mi avete veduta altro che adesso? Geronimo Con un baratto l’affare è fatto... Ma... lo dite davvero? (Ora vedete che bricconata! Io non ci trovo difficoltà.) Paolino Chi se l’avrebbe mai immaginata! Conte Vi vidi pensierosa, e non mi parve Questa è un’azione da mascalzone; Conte Certamente. Consòlati; e tu stesso di dover disturbarvi. ed al suo impegno non dée mancar.) (Tra sé l’amico va borbottando, va a darle questa nuova. al gran risparmio già sta pensando... Dille che ogni riguardo è ormai finito; Fidalma Conte Quest’è un boccone, che il buon ghiottone e che disponga il core Voi non mi disturbate. (Ora vedete che uom bilioso! da sé scappare non lascerà.) ad ubbidir con gioia al genitore. Pensieroso però, se non m’inganno, Come s’accende! Come è impetuoso! (parte) eravate anche voi? Non vuol sentire quel che vo dire, Geronimo d’aggiustamenti non vuol parlar!) (si alza) Paolino Ci ho già pensato. Scena terza Questo è ben vero. Geronimo Paolino, poi Fidalma. (Vediamo un poco se ci ha pensato.) Conte Fidalma (si alza) (si alza) Paolino Paolino? vi ascolto attento. Ecco che or ora scoppia Conte da sé la cosa. Io sono rovinato, Paolino (Proviamo un poco se si è calmato.) Geronimo scacciato colla sposa, e disperato. Signora. (si alza) Io del baratto sarò contento Ma no. Mi resta ancora una speranza s’anche Elisetta lo accorderà. nel buon cor di Fidalma. A lei men volo Fidalma Geronimo benché tutto tremante... I pensier nostri Ebben, signore? La sposerete? Conte Ma Fidalma qui giunge... Ecco l’istante. da un’istessa cagion per avventura Non dubitate: farò in maniera, sarebbero prodotti? Conte che avanti sera mi abborrirà. Fidalma Ebben, signore? M’ascolterete? (fermandosi in disparte) Paolino Il mio discorso vi può calmar. Conte e Geronimo (Egli è qua solo; e questo gabinetto È ciò impossibile. Siamo, siamo accomodati: è un luogo appartatissimo Geronimo ritorniam di buon umore. per parlar di segreti.) Fidalma Via, dite pure quel che vi par. Abbracciamoci di cuore, Non pensavate a me? e speriam felicità. Paolino Conte (Geronimo parte) (Ella mi sembra Paolino Se invece di Elisetta che volga in sé qualche pensier molesto. Non so negarlo. mi date la cadetta, Ah, che son disgraziato ancora in questo!) cinquanta mille scudi Scena seconda Fidalma vi voglio rilasciar. Il Conte, poi Paolino. Fidalma Ed io pensava a voi. Femmina esperta (Mi ha guardato sott’occhio, e ha sospirato?) dal più menomo indizio ancor s’avvede Geronimo [Recitativo] di quel che non si pensa, e non si crede. Quest’è per quel ch’io sento Paolino quell’accomodamento Conte (È turbata senz’altro. Il cor mi manca.) Paolino che voi vorreste far?... Per fare ch’Elisetta mi ricusi (Che se ne sia avveduta?) Lasciatemi, mio caro, il modo è facilissimo. Fidalma lasciatemi pensar. Oh! Paolino, Paolino. (E sospira di nuovo! Ah! fosse mai Fidalma (va di nuovo a sedere) che anch’ei per me sentisse Via, non vi confondete, Paolino quel ch’io sento per lui?) parlatemi con tutta confidenza. Conte In che posso servirvi? Vedete qual denaro Paolino Paolino potete risparmiar. Conte (Orsù, coraggio. (Se n’è accorta senz’altro.) (va a sedere) Da me stesso Il tempo pressa; ed io me le avvicino.) Ah! Signora... ho fatto tutto. Il padre è contentissimo Se mi è permesso...

22 23 Fidalma Paolino Paolino perché a svelar non pensi Mi avrete Sento, oimè! che mi vien male, Carolina!... Deh, va via. il nodo clandestin, che ci ha legati. pietosa, e non crudel. già mi manca quasi il fiato. Lo fai per il piacere Carolina di tradire due donne a un solo istante, Paolino Fidalma Tu invaghito di mia zia! me come sposa, e l’altra come amante. La bontà vostra Non è niente, sposo amato: il mio merito eccede, e mi consola. quest’è effetto del piacer. Paolino Paolino Ma con vostro fratello? Taci, taci, che per ora No, Carolina, no: chetati, e ascoltami. Paolino non mi posso qui spiegar. Fidalma Per pietà, che in svenimento Carolina Il fratel mio io mi sento già cader. Carolina E che deggio ascoltar? Non ti ho trovato deve ben accordar quel che vogl’io. (siede) Ci mancava questa ancora svenuto per amore per più farmi delirar. al fianco di mia zia? Non l’ho sentita Paolino Fidalma vantarsi del tuo affetto? E non farà rumore? Quest’è effetto del contento: Fidalma E che l’hai da sposar non ha già detto? passerà; no, non temer... Son qua pronta, son qua lesta... Fidalma Mio caro Paolino... Ma già in piedi ti ritrovo. Paolino Quale rumor? Contento ei dée mostrarsene Ma certo è svenuto. Dal contento ch’io ne provo, Questo è un inganno, o cara... quando ancor non lo fosse. Porgiamogli aiuto. questa man ti do a baciar. C’è alcuno di là? Carolina Paolino Paolino Eh sì, un inganno Oh mio conforto! Non mi prendo tanto ardire. che da te si commette. Dunque quando? Scena quarta Se tu amavi mia zia, Carolina e detti. Carolina perché non sposar lei? Perché sedurre Fidalma Mia signora, pian pianino. una fanciulla onesta Prestissimo. Fidalma priva d’ogni esperienza, e d’accortezza, Paolino (a Carolina) Fidalma per farla poi crepar dall’amarezza? Anzi senza dimora. L’amore, e il contento Bacia, bacia Paolino. vedete che fa. (a Carolina) Paolino Fidalma Non ci avete voi da entrar. Mi ascolta per pietà... Ebbene: in questo punto Carolina vi do la mia parola Ma cosa è accaduto? Carolina e Paolino Carolina che sarete mio sposo. Ma, oddio! Cos’è stato? Questa certa confidenza Che vuoi ch’io ascolti? di fanciulle alla presenza Comprendo in questo istante Paolino Fidalma che stia bene non mi par. il peso del mio fallo. Sposo? Il povero giovine Ma senti: io corro adesso di me innamorato Fidalma a’ piedi di mio padre: Fidalma per gioia in deliquio Di qualunque alla presenza svelerò quel che ho fatto; Sì, caro mio. vedete che sta. posso dar tal confidenza a qualunque castigo Io vado a pigliare a colui che ho da sposar. mi renderò soggetta. Paolino un certo elisire; (Fidalma parte. Carolina e Paolino mostrano di Di te poi seduttor, tristo, spergiuro, Io? non state a partire, partire, ma poi si arrestano) segua quel che si voglia, io non mi curo. restatevi qua. (per partire) Fidalma (parte, poi ritorna) Sì, mio bene. Scena quinta Paolino Consòlati, consòlati... Carolina Carolina e Paolino. Ferma, ferma, ti prego... Ma di color ti cangi? E che cos’hai? (Che creder, che dire [Recitativo] da me non si sa.) Carolina Paolino Giusto Cielo! Qual affanno! Carolina Oibò... mi lascia. (Qual nuovo contrattempo è questo mai!) Qual sospetto mi martella! Vanne, vanne; la séguita... No: arrestati. Su, ti scuoti. Su favella; Dimmi, tristo, su dimmi: Paolino [Terzetto Carolina-Fidalma-Paolino] ch’io mi sento lacerar. quante pensi sposarne? Ora comprendo No, ti dico.

24 25 Carolina Carolina Scena sesta creder voi mi dovete il più sincero, Vo andar... Ma non disse ella stessa Carolina sola. il più ingenuo di tutti: che tu l’amavi? che ho il core sulle labbra; e che son tale, Paolino [Recitativo] che di me pur io dico il bene, e il male. Sentimi; e poi Paolino subito te ne andrai se andar tu vuoi. Equivocò Fidalma. Carolina Elisetta Fuggir? Palese al mondo Vediamone una prova. Per esempio: Carolina Carolina render il nostro fallo? E far di noi quel di far all’amor con mia sorella, Ah! Chi poteva mai Confessa, o fo davvero. parlar con disonor? Questo sarebbe essendo a me promesso, questo da te aspettarsi! render più acerba ancora la ferita lo dite male, o bene? Paolino al seno di mio padre... Paolino Se un bugiardo mi credi, No, no. Pria di risolvermi Conte Ascolta, io dico. spingi senza pietade. a così duro passo, Male, male, malissimo. che costerebbe a me troppo dolore, Ecco ch’io lo confesso. In certi incontri Carolina Carolina voglio tentar quel che mi dice il core. sono di un naturale Io mi sento morir! Ah! mi vien freddo, ed il coltel mi cade. (parte) facile a sdrucciolar. Ma meglio udite s’è ver ch’io son sincero. In me sicuro Paolino Paolino che c’è del buon; ma prima Calmati un poco. Or sappi, sposa mia, che più maneggio Scena settima che i lacci d’Imeneo fra noi sian stretti, non trovo al scoprimento Appartamenti. io vi avverto di aver dei gran difetti. Carolina per salvar il decoro; e a noi non resta Elisetta da una parte, indi il Conte dall’altra. (piangendo) che di fuggir. Co’ buoni uffizi il padre Elisetta Così resterai libero: farem poi che si plachi. Elisetta Quando li conoscete, è cosa facile, così la sposerai. Quel ch’è fatto, è già fatto; ed alla fine Qua nulla si conclude, che possiate emendarvi. presto, o tardi lo sdegno ha il suo confine. qua ognuno sta in silenzio; Paolino ed io mastico intanto amaro assenzio. Conte Ah, no: che tu così morir mi fai. [Aria Paolino] Oh! Lo credo impossibile. Nell’inganno tu sei: ragion non senti; Conte Sempre ho sentito a dire: e ti scordi in un punto di furore Paolino (Qui la ritrovo alfin. Voglio provarmi che colla vita si mantiene, e dura chi sei tu, chi son io, tutto l’amore. Pria che spunti in ciel l’aurora se la posso ridurre a ricusarmi.) quel vizio che nell’uom passa in natura. che ti cheti, a lento passo, Servo, servo umilissimo. Carolina scenderemo fin abbasso Elisetta Cosa potresti dir? che nessun ci sentirà. Elisetta Voi mi sgomentereste Sortiremo pian pianino Venite come sposo, o mancatore? se vi credessi in tutto. Paolino dalla porta del giardino: Dir, che tua zia tutta pronta una carozza Conte Conte soltanto in quell’istante là da noi si troverà. Vengo qual mi volete. Basta... credete pure mi si scoperse amante; Chiusi in quella il vetturino Conoscitor del vostro quello sol che vi piace. Io con voi tratto e la sorpresa mia fu che mi tolse per schivar qualunque intoppo, merito singolar degno d’un foglio, da galantuomo; e in termini assai schietti l’uso dei sensi. Or vanne a publicarmi i cavalli di galoppo sol dal vostro piacer dipender voglio. io vi avverto di aver dei gran difetti... qual seduttor. Rovinami. Ma prima senza posa caccierà. prendi questo coltello; Da una vecchia mia parente Elisetta Elisetta e poiché sei impazzita, buona donna, e assai pietosa, Voi parlate d’incanto. Poiché me lo avvertite, qui dammi prima una mortal ferita. ce ne andremo, cara sposa, obbligata vi son. Ma non temete; e staremo cheti là. Conte cercherò di adattarmi. Carolina Come poi s’avrà da fare E più v’incanterò se mi ascoltate. Guarda che io te la do. penseremo a mente cheta. Conte Sposa cara, sta pur lieta, Elisetta Oh! questo poi Paolino che l’amor ne assisterà. Benissimo. Parlate. sarà difficilissimo. Non mi ritiro. (parte) ve ne sono di fisici, Conte ve ne son di morali. In somma io parlo In primo luogo ingenuamente; e tocca a voi signora,

26 27 di far poi riflessione a questi detti, vado tutti a maltrattar. acciò non ci disturbi. non vuol che in questa casa ch’io vi avverto di aver dei gran difetti. io me ne resti più. Voi mi farete Elisetta Fidalma de’ capitali miei restituzione, Elisetta Ora poi non credo niente, Ottimamente. e così finiremo ogni questione. (A mettermi comincia voi lo dite per scherzar. Questo è il pensier che anch’io volgeva in mente. un poco di apprensione.) Orsù Signore, Lasciate far a me: la fraschettina Elisetta giacché siete sincero, anche vi piaccia Conte mandatavi sarà doman mattina. Avete inteso bene? di dirmi quali sono Quando poi non lo credete, per poter regolarmi. dico questo, e ve lo giuro: Geronimo (Alla fin non vorrei sagrificarmi.) che a me nulla voi piacete, Scena nona Sordo non son. Farò quanto conviene. che non v’amo, e non vi curo, Il signor Geronimo, e detti. Conte non vi posso tollerar. [Terzetto Elisetta, Fidalma, Geronimo] Sentite: io ve li dico (parte) Geronimo perché voi lo volete, e vi ubbidisco; Ebben? Sei persuasa Fidalma per altro in verità che ne arrossisco. di rinunziare a questo matrimonio? Cosa farete? Via su, parlate. Scena ottava [Aria Conte] Elisetta, poi Fidalma. Elisetta Elisetta Non sarà vero mai ch’io vi rinunzi Via risolvete; via non tardate. Conte [Recitativo] perché poi mia sorella Son lunatico, bilioso, debba sposar il Conte. Elisetta e Fidalma son soggetto all’emicrania; Elisetta Presto, anzi subito si deve far. ho sovente certa smania, Potea parlar quell’anima incivile Geronimo che in delirio mi fa andar. con più di scandescenza! Si può fare un baratto Geronimo Son sonnambulo perfetto, per te vantaggiosissimo. Ma non strillate tutte due unite, che dormendo vo a girar. Fidalma sento che il timpano voi mi ferite. Sogno poi se sono a letto Elisetta mia cara, Fidalma Parlate piano, senza gridar. di dar calci, e di pugnar. vi trovo ben turbata! Non si fanno baratti. Anzi mi meraviglio, Elisetta e Fidalma Elisetta Elisetta che un uomo come voi prudente, e saggio, (piano) Tutto questo? Bagattelle! Se dagli occhi del Conte proponga ad essa un altro maritaggio. Diremo dunque, diremo piano, (Qua ci va della mia pelle... non si toglie ad un tratto Carolina, che in un ritiro di qua lontano Ma saprommi riguardar.) qui nasce una rovina. Geronimo per metter ordine al gran disordine Convien togliergli affatto ogni speranza Sì, un altro maritaggio. Ecco, tua zia la Carolina si dèe mandar... Conte di poterla sposar. è della mia opinione. Voi ci sentite? Piano, piano. Non è tutto, per gli amori ho un gran trasporto. Fidalma Fidalma Geronimo Per le donne casco morto. Dite benissimo. Anzi dico di no. Si deve togliere Che cosa dite? E di questo che vi par? Ma se voi la credete la causa del disordine. invaghita del Conte, io poi vi dico, Carolina fomenta Elisetta Elisetta che forse, forse con ragion fondata la passione del Conte; onde si deve (forte all’orecchie) Questo è un vizio troppo brutto... la credo di Paolino innamorata. farla sparir, mandarla in un ritiro; Abbiam parlato. Ma il potrete un dì lasciar. e acchetàti che sian tutti i rumori, Elisetta allora poi... sì, allor venirà fuori. Fidalma Conte Di quello non mi curo. (come sopra) Ma aspettate, mia signora, Elisetta Vi abbiamo detto. tutto detto non ho ancora; Fidalma Avete ben capito? son vizioso giocatore, Me ne curo ben io; né più mi sento Geronimo crapulone, bevitore; di tenerlo celato. Geronimo Sia maledetto questo strillar! mi ubbriaco spesso, spesso, Sì, sì: parlate pure. che vo fuori di me stesso, Elisetta Elisetta casco in terra, oppur traballo, Dunque facciam che debba Fidalma In un ritiro la Carolina... son più strambo di un cavallo, passar in un ritiro E se questo non fate, il mio decoro

28 29 Geronimo Geronimo mia sorella, e mia zia con me alterate, Carolina Già v’ho capito, cara signora. Alzati, ed ubbidisci al genitore. tutti in orgasmo; e come mai poss’io E dareste la mano a mia sorella? Io però ti prevengo Svelar in tai momenti il fallo mio?... Fidalma in quello che vuoi dirmi. Conte Mandar dovete doman mattina... Tua sorella, e tua zia t’hanno già detto [Recitativo accompagnato] Questo poi no. che devi in un ritiro Geronimo passar doman mattina; e tu ten vieni Come tacerlo poi se in un ritiro Carolina Già v’ho capito ch’è un quarto d’ora. tremante, e sbigottita, ad entrar son costretta?... Sposata pur l’avreste quasi ci avessi da restar in vita. Misera!... In qual contrasto senza contraddizion, s’io più di lei Elisetta, Fidalma e Geronimo de’ pensieri mi trovo!... Io son smarrita... per un gioco del caso in quel momento O che fracasso di Satanasso Carolina Cielo, deh, tu m’addita non vi fossi piaciuta? tutta la casa farà tremar. In un ritiro? Ah! mio signor... il consiglio miglior. Qualche speranza Senza far chiasso, senza fracasso, rendo al cor mio... Ma il core, oddio! mi dice: Conte si può ben dire, si può parlar. Geronimo Carolina infelice, Sì, è ver; ma mi piacete; ed il mio core (Fidalma ed Elisetta partono) Tu devi pietà di te non sente il ciel tiranno... or non vorria che voi. far la mia volontà. Ah! Disperata io vo a morir d’affanno... (per partire disperatamente, s’incontra nel Carolina Scena decima Carolina Conte, che la trattiene) Ma però tutto quel che il cor vorrebbe Il signor Geronimo solo. Fuori di tempo non è sempre possibile. è un ritiro per me... [Recitativo] Scena tredicesima Conte Geronimo Il Conte e Carolina. ve l’accordo anche questo. Geronimo Soli due mesi In un ritiro? E perché in un ritiro ci starai, e non più... [Recitativo] Carolina la devo far passar, se il mio interesse Dunque se l’ottenermi anzi vuol ch’io permetta Carolina Conte impossibile fosse, ah! Signor mio, che il Conte se la sposi! Deh! Padre mio, Dove? Dove, mia cara, perché coltivereste un tal desio? No. Piano. E mia sorella altro è quel che mi affanna... con tanta agitazione? Oimè! Parlate. Perché se voi mi amate se sdegnata perciò dal mio negozio Che avete? Che chiedete? Io son per voi mi vorreste infelice, leva i suoi capitali? Ella è una scossa Geronimo col cor, col sangue, colla vita istessa: quando potreste invece ch’oggi io non so se sostener la possa... Il mio interesse più di voi nulla al mondo or m’interessa. rendermi voi con una eroica azione Dunque andrà in un ritiro. lo vuole, e la mia pace... oggi la vita, e la consolazione? Pensiamo or dunque in qual miglior maniera Carolina devo darle la nuova innanzi sera. Carolina Ah, potessi parlar! Conte Ah! Permettete In orgasmo mi mette che a’ vostri piè mi getti; e che implorando Conte questo vostro parlar, che par d’incanto. Scena undicesima la pietade paterna... Che vi trattiene? Però non mi confondo. Carolina in disparte, e detto. Sì, v’amo; e questo amor, se a voi ciò piace, Geronimo Carolina d’ogni più bella azion sarà capace. Carolina Orsù, mi secchi Mi trattiene il decoro, (Son risoluta io stessa signora fraschettina. e quella diffidenza Carolina di vincer il rossor. Io sudo... Io gelo... Nel ritiro anderai doman mattina. che deggio aver nel caso mio importante Giuratemelo, Conte. Ma farlo, oddio! Convien... M’aiuta, o Cielo!...) (parte) d’uno che già mi si è scoperto amante. (in questo Elisetta, Fidalma ed il signor Ah, signore! A piè vostri ecco una figlia... Geronimo che osservano) Conte Geronimo Scena dodicesima Diffidar d’un che v’ama! Oh, questo caso Conte Che cos’hai? Che cos’è? Cos’è accaduto? Carolina sola. esser non può che quello Io ve lo giuro Alzati, e parla in piedi. di scoprirgli un rival. Ma udite, o cara: sull’onor mio, su questa bella mano Carolina un uom di mondo io sono: ch’io vo baciar. Sentiamo ora l’arcano. Carolina E possono mai nascere s’egli è prima di me, ve lo perdono. Ah, non signore. contrattempi peggiori!... D’esser tardi arrivato Il padre mio sedotto, incolperò la sorte mia rubella.

30 31 Scena quattordicesima Fidalma Senz’amor, né carità! [Recitativo] Fidalma, Elisetta, il signor Geronimo, e detti In un ritiro. Carolina Geronimo Elisetta Carolina (Io mi perdo, mi confondo, Venite qua Paolino. Questa lettera Còlti vi abbiam. (Ah, ch’io pazza divento! Io già deliro!) il cervel da me sen va!) spedite per espresso a Madama Intendente del ritiro, Fidalma [Quintetto Carolina, Elisetta, Fidalma, Conte, Geronimo, Elisetta e Fidalma che vedete qui scritto, acciò le arrivi Còlti vi abbiam sul fatto. Geronimo] (Se cadesse ancora il mondo, domani di buon ora. deve andarci, e ci anderà.) Sia cura vostra ancora Elisetta Carolina prima di andar a letto (a Geronimo) Conte Deh lasciate ch’io respiri, d’avvertire la Posta, acciò non manchi Vedete la sguaiata? (Io divento furibondo disgraziata, meschinella! di qui mandarmi all’alba s’anche un poco resto qua.) Io rival di mia sorella? quattro buoni cavalli... Eh? Cosa dite? Fidalma Non la sono, e il Ciel lo sa. (Carolina, il Conte, ed il signor Geronimo Vedete la fraschetta? partono per diverse parti) Incolpata son a torto. Paolino Tutti gli uomini alletta; (al Conte) Io non parlo, signor. e la mano si lascia Deh, parlate voi, signore: baciar da ognun che amore a lei prometta. Scena quindicesima sincerate il genitore, Elisetta e Fidalma. Geronimo Geronimo che più a voi si crederà. Bene, eseguite. Ora da dubitar più non mi resta. [Recitativo] Io mi ritiro adesso. Andate pure. Conte Stanco oggi son di tante seccature. Carolina Quest’amabile ragazza... Elisetta (prende un lume, ed entra nella sua stanza) Ma Signor... Sarete or persuasa Elisetta ch’è il Conte, e non Paolino Geronimo È un’astuta... quello di cui è invaghita? Scena diciassettesima Taci là. Ma non vi penso or più: sarà finita. Paolino solo. Fidalma Conte È una sguaiata. Fidalma Paolino Ma non sapete... Ed io credo benissimo E a risolversi adesso Elisetta e Fidalma che sia una civettina: o che piuttosto ad una pronta fuga Elisetta Siete parte interessata. una di quelle sia forse ancor tarderà la sposa mia? Tacete voi, che ben vi sta. che s’innamoran sol per debolezza Forse ancora potria Geronimo, Elisetta e Fidalma di ciascun che le guarda, o le accarezza. in queste circostanze Fidalma Nel ritiro andar dovrà. lusingarsi, e sperar favore, o aiuto? Tacete. [Aria Elisetta] Da chi? Come? In qual modo?... Io son perduto! Carolina No: si risolverà. Per affrettarmela Geronimo Sol tre giorni alla partenza Elisetta vado nella sua stanza. Domani nel ritiro. E voi, signore, io vi chiedo per pietà. Se son vendicata Non v’è più tempo; più non v’è speranza. o doman sposerete Palesar la mia innocenza contenta già sono. (prende un altro lume, ed entra nella stanza di quella cui prometteste, o dell’affronto qualche cosa vi potrà. Al Conte perdono Carolina) noi la vedrem se mi farò dar conto. la sua infedeltà. Elisetta Se tolto è l’oggetto Conte che il cor gl’incatena, Ma se... No: il ritiro è destinato. Scena diciottesima con faccia serena Il Conte, poi Elisetta. la man mi darà. Geronimo Fidalma (partono) Non vi do ascolto. No: il ritiro è preparato. [Duetto Conte, Elisetta]

Carolina Geronimo Scena sedicesima Conte Ma io... No: il ritiro è pronto già. Sala. (Il parlar di Carolina Tavolino con quattro lumi accesi. penetrato m’è nel seno. Elisetta Conte Il signor Geronimo e Paolino. Ah, saper potessi almeno Voi in un ritiro. Ma voi siete tanti cani, il segreto del suo cor!

32 33 Per sì amabile ragazza Paolino Chi fa tal rumore? Elisetta io non so quel che farei; Deh, ti conforta, o cara, No signor: lo giurerei, e salvarla ben vorrei seguimi piano, piano. Elisetta qualcun altro vi sarà. dal domestico livor.) Venite qua fuori: Carolina si tratta d’onor. Conte e Geronimo Elisetta Stendimi pur la mano, (sortono Fidalma ed il signor Geronimo con Stando in piedi questa sogna. (Ritirato io lo credeva che mi vacilla il piè. lume in mano) e lo trovo or qui vagante. Fidalma Un sospetto stravagante Carolina e Paolino Fidalma Qua confonderla bisogna. mi fa nascere nel sen.) Oh, che momento è questo Che cosa è accaduto? d’affanno, e di timore! Geronimo Conte Ma qui dobbiam far core, Geronimo Carolina, fuori, fuori... (A trovarla me ne andrei ch’altro per noi non c’è. Che cosa è mai nato? Anche questa si vedrà. se credessi di far ben.) (s’avviano per partire) (all’uscio di Carolina, la quale sorte con Paolino Fidalma e vanno ad inginocchiarsi a’ piedi del Signore Elisetta Paolino Io sono tremante. Geronimo) Signor Conte, serva a lei. Zitto... Mi par sentire... Che vuol dir che qui la trovo? Sì, sento un uscio aprir... Geronimo Carolina e Paolino Io son sconcentrato. Ah, Signore, a’ vostri piedi Conte Carolina e Paolino a implorar veniam pietà! Vuol dir quello, che mi movo. Potrebbe alcun venire: Elisetta Elisetta si tardi un po’ a partir. Il Conte sta chiuso Conte e Geronimo Che stia solo non convien. (rientrano nella stanza) con mia sorellina. Oh che vedo! Resto estatico! Si faccia rovina Conte Elisetta di quel traditore. Elisetta e Fidalma Grazie, grazie, mia signora; (con lume) Quest’è un’altra novità. vada pur, ch’io vado ancora. Sotto voce qua vicino Elisetta, Fidalma e Geronimo Tempo è già di riposar. certo intesi a favellar. (gridando alla porta di Carolina) Geronimo (si prendono un lume per cadauno) Una porta pian pianino Conte perfido, malnato, Cosa s’intende? ho sentito poi serrar... conte indegno, scellerato, Elisetta Ho sospetto... vo’ scoprire. fuori, fuori vi vogliamo, Fidalma Buona notte al signor Conte. (va ad ascoltare alla porta di Carolina) che scoperto siete già. Cosa vuol dire? A parlar pian pian si sente... Conte Vi sta il Conte certamente... Conte Carolina e Paolino Dorma bene madamina. Io li voglio svergognar. (esce dalla sua stanza) Vi supplichiamo di compatire, (va a battere alla porta di Fidalma) Qui dal Conte che si vuole? che d’amor presi... Son già due mesi... Elisetta Sortite, sortite, Quai indegnissime parole? Il matrimonio fra noi seguì. (Finché venga domattina venite qua in fretta. Ecco il Conte: eccolo qua. in sospetto devo star.) Geronimo e Fidalma Fidalma Elisetta, Fidalma e Geronimo Il matrimonio! Conte (di dentro) Quale sbaglio! Quale errore!... (Maliziosa sopraffina, Chi batte? Chi chiama? Perdonate, mio signore, Carolina e Paolino non vo farla sospettar.) qui un equivoco ci sta. Signori sì. (si ritirano nelle proprie stanze, resta la scena Elisetta oscura) Son io, Elisetta... Conte Geronimo (va a battere alla porta del Signor Geronimo) Ubriachi voi sarete. Ah, disgraziati! Qual tradimento! Scena ultima Aprite, deh, aprite, Andate, o tristi: pietà non sento. Paolino e Carolina dalla sua stanza, indi Elisetta, sortite signore. Geronimo e Fidalma Più non son padre: vi son nemico; poi Fidalma, poi il signor Geronimo, ed in fine il (additando Elisetta) io vi discaccio; vi maledico; Conte, tutti dalle rispettive loro stanze. Geronimo Io no certo: sarà lei. raminghi andate lontan da me. (di dentro) [Finale II] Chi picchia sì forte?

34 35 Carolina e Paolino Ma...vi voglio perdonar. Pietà, perdono. Colpa è d’amore. Il soggetto Paolino Fidalma Che trasporto d’allegrezza! Pietà non s’abbia d’un traditore. Carolina Conte Che contento! Che dolcezza! Deh! vi calmate. Deh! vi placate. Conte Elisetta Io mi sento giubilar! Rimedio al fatto più già non c’è. Elisetta Fidalma Oh che gioia! Oh che piacere! Sian discacciati, sian castigati, Già contenti tutti siamo. azion sì nera punir si de’. Queste nozze vi vogliamo con gran pompa celebrar. Conte Ascoltate un uom di mondo, Tutti Atto primo qui il gridar non fa alcun frutto; Che s’invitino gli amici, ma prudenza vuol che tutto che vi siano gli stromenti, anzi s’abbia da aggiustar. che si suoni, che si canti: Sala, che corrisponde a vari appartamenti. Il mio amor per Carolina tutti quanti han da brillar. Paolino, che ha sposato segretamente Carolina, figlia minore di Geronimo, cerca di m’interessa a suo favore. rasserenarla, dicendole che presto la loro pena avrà termine. Infatti egli ha convinto il perdonate a lor di core, Fine dell’opera suo protettore, Conte Robinson, a chiedere la mano della figlia maggiore di Geronimo, ch’io Elisetta vo a sposar. Elisetta, per una dote di centomila scudi; tenuto conto del desiderio di Geronimo per una parentela nobile, questo non potrà che giovare a Paolino quando svelerà a Geronimo Elisetta il suo segreto matrimonio. Purtroppo, appena Geronimo viene informato da Paolino M’interesso anch’io signore, dell’arrivo del Conte egli, infatuato dall’idea di nobiltà, decide su due piedi che anche la deh! lasciatevi placar. figlia minore sposerà un nobile; questo impedisce a Paolino di svelare il proprio segreto. Subito dopo Geronimo dà l’annuncio delle prossime nozze alle figlie Elisetta e Carolina Geronimo (a Fidalma) e a sua sorella Fidalma. Carolina è triste, Elisetta la rimprovera pensando che sia in preda Voi che dite? all’invidia. Le sorelle iniziano a litigare, poi Carolina si allontana indispettita, mentre la matura Fidalma confida a Elisetta che anche lei spera di potersi sposare presto, e deve Fidalma frenarsi per non rivelare subito di aver messo gli occhi addosso a Paolino. Voi che fate? Nobile appartamento. Conte, Paolino, Carolina e Elisetta Mentre Geronimo discorre con Carolina, preoccupato per il suo malumore, Paolino (tutti inginocchiati) annuncia l’arrivo del Conte; vengono subito chiamate anche Elisetta e Fidalma; il Conte Perdonate, perdonate. Robinson, entrando, si avvicina deciso a Carolina, convinto che la sposa sia lei. Quando viene informato che si tratta invece di Elisetta, rimane deluso. Tutti Che si chiamino i parenti, Gabinetto. Perdonate, perdonate. Carolina è disperata, il padre vuole darle per marito un cavaliere, e bisogna agire Fidalma rapidamente. Paolino crede di poter contare nell’aiuto del Conte, ma quest’ultimo gli Già che il caso è disperato, confida che Elisetta non gli piace e che vuole sposare invece Carolina, riducendo la dote a ci dobbiamo contentar. cinquantamila scudi. Il Conte incarica Paolino di proporre immediatamente il cambio a Geronimo. Geronimo Bricconacci! Furfantacci!... Sala. Son offeso, son sdegnato... Carolina attende notizie da Paolino e, quando vede il Conte, è convinta di trovare in

36 37 lui un alleato; invece il Conte le propone il matrimonio. Carolina rifiuta sdegnata, il Conte capisce che c’è sotto qualche segreto e si allontana per scoprirlo. Intanto Elisetta si lamenta con il padre per la freddezza del promesso sposo, mentre Paolino prepara il banchetto per le nozze. Il Conte ha raggiunto Carolina e insiste nelle sue profferte amorose, ma li sorprende Elisetta, gelosa. Al rumore sopraggiungono tutti gli altri e ciascuno esprime le proprie ragioni; Geronimo, che è sordo, non capisce cosa stia succedendo.

Atto secondo

Gabinetto. Geronimo viene finalmente informato dal Conte: egli non vuole sposare Elisetta, vuole Carolina, e si accontenta di cinquantamila scudi. Dapprima Geronimo si oppone, poi, pensando al risparmio, accetta e si allontana, mentre il Conte chiama immediatamente Paolino incaricandolo di avvertire Carolina della bella novità. A Paolino, disperato, non resta che sperare nell’aiuto di Fidalma; ma lei, che ha un debole per il giovane, fraintende il senso delle sue esitazioni e crede che voglia confessarle di essere innamorato di lei. Dal “Marriage à-la-mode” Quando finalmente Paolino capisce, cade in svenimento; alle invocazioni di aiuto di Fidalma accorre Carolina, alla quale la zia spiega che Paolino, nel rivelarle l’amore, è caduto in deliquio per la gioia. Quando Carolina resta sola con Paolino, egli a fatica riesce al “Matrimonio segreto”: genesi di a convincerla dell’equivoco. A questo punto, non resta che una possibilità: la fuga. un tema drammatico nel Settecento Appartamenti. di Francesco Degrada Il Conte, nel tentativo di farsi respingere da Elisetta, enumera tutti i propri difetti: ma la ragazza, sicura che la causa di tutto sia la presenza di Carolina, si allea con Fidalma; insieme convincono Geronimo a rinchiudere la figlia minore in un convento. Geronimo È l’uomo d’Italia al quale trovo più ingegno, e certamente egli non lo immagina: informa Carolina; lei in preda alla disperazione incontra il Conte e sta per svelargli il suo giacché in questo paese il regno dei pedanti dura ancora. Gli dicevo del mio segreto quando Geronimo, Elisetta e Fidalma li sorprendono. Carolina andrà in un ritiro entusiasmo per L’Italiana in Algeri; gli chiedo cosa preferisca, L’Italiana o Tancredi; mi risponde: “Il matrimonio segreto”. il giorno seguente. , Vita di Rossini.

Sala. C’è una pagina nelle Memorie di Lorenzo Da Ponte nella quale si narra con maligna Geronimo consegna a Paolino una lettera che deve essere immediatamente recapitata al acrimonia la visita che alla vigilia della partenza definitiva da Vienna egli fece a chi ritiro; non resta dunque altro che fuggire e, per convincere Carolina, Paolino entra nella era stato nominato a succedergli nell’ufficio di Poeta Cesareo, il veneziano Giovanni sua stanza. Il Conte si aggira nella sala, vorrebbe rivedere Carolina per conoscere il suo Bertati. Questi era allora intento alla stesura del libretto de Il matrimonio segreto, segreto, ma incontra Elisetta; dopo un freddo saluto, ciascuno entra nella propria stanza. destinato a riscuotere di lì a poco tempo un successo memorabile in occasione della sua È buio, nella sala non c’è nessuno, Paolino e Carolina si affacciano alla porta ma sentono rappresentazione presso il Teatro di Corte, avvenuta il 7 febbraio 1792. rumore e subito rientrano. È Elisetta, che piena di sospetto si aggira con un lume; si accosta alla porta di Carolina, sente bisbigliare, è convinta che siano Carolina e il Conte. Il nuovo poeta del teatro [il Bertati, appunto] era sovra tutti ansiosissimo di sapere s’io intendea partir Quindi chiama Fidalma, insieme a lei va a bussare alla porta di Geronimo. Tutti insieme da Vienna o rifermarmivi. Io conosceva le sue opere, ma non lui. Egli n’aveva scritto un numero infinito, e, a forza di scriverne, aveva imparato un poco di produr l’effetto teatrale. Ma, per sua disgrazia, non era si avvicinano alla porta di Carolina e chiamano a gran voce il Conte, il quale invece esce nato poeta e non sapeva l’italiano. Per conseguenza l’opere sue si potevano piuttosto soffrir sulla scena dalla propria stanza. Stupore generale: chi c’è nella stanza di Carolina? Finalmente gli che leggerle. Mi saltò il capriccio in testa di conoscerlo. Andai da lui baldanzosamente. Quando arrivai sposi segreti escono e confessano la verità. Geronimo dà in smanie, Fidalma è furente, ma alla sua abitazione, egli stava parlando con de’ cantanti alla porta della sua stanza. Me gli affacciai: mi il Conte intercede per loro e dichiara che alla fine sposerà Elisetta e così il perdono viene domandò il mio nome, gli dissi ch’io aveva avuto l’onore d’essere stato il suo antecessore [come librettista di corte a Vienna] e che il mio nome era Da Ponte. Parve colpito da un fulmine. Mi domandò in un’aria concesso. molto imbarazzata e confusa in che cosa poteva servirmi, ma sempre fermandosi sulla porta. Quando gli dissi ch’avea qualche cosa da comunicargli, trovossi obbligato di farmi entrare nella stanza, il che fece però con qualche renitenza. Mi offrì una sedia nel mezzo della camera: io m’assisi senza alcuna malizia presso alla tavola, dove giudicai dall’apparenze ch’ei fosse solito a scrivere. Vedendo me assiso, s’assise anch’egli

38 39 sul seggiolone e si mise destramente a chiudere una quantità di scartafacci e di libri che ingombravano borghese e uno squattrinato aristocratico dai rispettivi genitori. Al nostro discorso quella tavola. Ebbi tuttavia l’agio di vedere in gran parte che libri erano. Un tomo di commedie francesi, un interessa in particolare il primo quadro del ciclo, Il contratto, nel quale appaiono alcuni dei dizionario, un rimario, e la grammatica del Corticelli stavano tutti alla destra del Signor Poeta: quelli, che aveva alla sinistra non ho potuto vedere che cosa fossero. Credei allora di intendere la ragione per cui gli personaggi che si ritroveranno — sia pure profondamente trasformati — nella successiva dispiaceva di lasciarmi entrare. Mi ridomandò che cosa comandava, ed io, non avendo altra scusa in pronto, tradizione letteraria e drammatica, sino all’esito ultimo del lavoro di Bertati. gli dissi che andai a visitarlo pel piacer di conoscere un uomo di tanto merito e per pregarlo di darmi un Il dipinto rappresenta un salone in stile Kent nel palazzo del tronfio Lord Squanderfield esemplare delle mie opere, che alla mia partenza da Vienna aveva dimenticato di prender meco. Mi disse in (letteralmente “Sperperaterreni”). Il suo stemma nobiliare è riprodotto dappertutto e aria di dispregio che egli non aveva a far nulla co’ libri miei, ma che si vendevano per conto della Direzione dal custode delle logge del teatro. Dopo essere stato altri dieci minuti con lui e aver conosciuto per tutti i il conte, sofferente di gotta, accenna con aria di vacuo compiacimento al proprio albero versi che il Signor Poeta Bertati altro non era che una botta di vento, mi congedai... Andai un’altra volta a genealogico che trae origine da “William Duke of Normandy”. Con l’ammontare della trovar Casti. Gil parlai della visita ch’aveva fatta a Bertati, dell’apparato della sua tavola, della maniera con dote si appresta a pagare un’ipoteca che un avido usuraio gli sta porgendo. Dinanzi a lui il cui m’accolse; ma dopo avermi ascoltato per pochi minuti, altro non mi rispose che questo: “È un povero padre della sposa, un facoltoso borghese, sta studiando il contratto nuziale. Sul fondo, un ciuccio. Sta facendo un’opera per Cimarosa: non merita tanto onore. Vi scriverò e dirovvene l’esito”. architetto osserva, confrontandolo con un progetto, un sontuoso edificio in costruzione Poco più avanti, appunto, il Da Ponte narra che a Dresda, ove si era nel frattempo recato, di stile palladiano. I due promessi sposi stanno in un canto, con un’aria vuota e annoiata; lo raggiunse una lettera dell’abate Casti, nella quale si sarebbe data questa relazione della lui sorride fatuamente alla propria immagine riflessa in uno specchio mentre trae dalla prima esecuzione del lavoro: tabacchiera una presa di tabacco; lei gioca nervosamente con la vera facendola scorrere intorno a un fazzoletto attorcigliato. Il counseller Silvertongue (letteralmente “Lingua Iersera si rappresentò per la prima volta Il matrimonio segreto. La musica è meravigliosamente bella, ma le d’argento”) le fa la corte, mentre finge di temperare con aria indifferente una penna d’oca. parole riuscirono assai al di sotto dell’aspettazione, e tutti ne sono scontenti, particolarmente i cantanti. A terra due cani, incatenati l’uno all’altro, sembrano emblematicamente riecheggiare la Tutti dicono: “Il Da Ponte non lascerà impunito questo arrogante”. Vi mando il libretto, perché veggiate e impariate a fare de’ bei versi! situazione, secondo una simbologia che avrà nel quadro finale della serie un suo culmine tetro e drammatico. Questa sarebbe stata, infine, la risposta del Da Ponte: Le scene successive del ciclo descrivono in termini sempre pin graffianti e crudi la lenta discesa dei due sposi — uniti da nient’altro che dalla logica inumana dell’interesse delle Signore, la ringrazio del libretto da lei mandatomi, ma non seguo il consiglio. Ella ha buon’unghia da rispettive famiglie — verso un cupo destino di decadenza e di morte. Questa strada passa cavare la castagna dal foco. I versi di Bertati sono quello che dovevano essere. Vienna se li goda. E quanto a’ cantanti, la prego di dir loro: Victrix provincia, plora. attraverso il fasto, la dissipazione, la noia, la corruzione, la lussuria (rispettivamente raffiguranti Il mattino, Dal ciarlatano, La levée della sposa) e si risolve nella fine tragica dei Nella prosa del Da Ponte la crudeltà sta alla pari con la sfrontatezza; perché anche se due protagonisti: ucciso lui dal malfido Silvertongue allorché questi viene sorpreso in siamo disposti a dargli credito circa il peso che ebbe per il Bertati de Il matrimonio segreto la flagrante adulterio con la contessa, suicida lei alla notizia dell’impiccagione dell’amante. conoscenza dei suoi libretti (in particolare de Le nozze di Figaro e di Così fan tutte), sappiamo Come negli altri splendidi cicli di Hogarth (si pensi alle sublimi Carriere) l’esplicita anche quanto determinante fosse stata per il Da Ponte del Don Giovanni la lezione volontà di “dipingere ed incidere soggetti morali” esprimendo “temi analoghi alle del Convitato di pietra dello stesso Bertati. E d’altra parte si sa bene che la librettistica rappresentazioni sceniche” conferisce ai sei momenti del Marriage à-la-mode il carattere settecentesca muoveva dal presupposto dell’esistenza di un repertorio di situazioni, di una pièce teatrale nella quale la convulsa progressione drammatica, culminante di immagini, di espressioni considerato, di fatto, patrimonio comune. Mette conto, nell’espressionistica, gridata violenza del finale, si accompagna miracolosamente tuttavia, seguire il suggerimento del Da Ponte e cercare di scoprire (non certo per oziosa — all’interno delle singole scene — con uno stile estremamente analitico, netto, limpido, pedanteria erudita o per impertinente curiosità) quali fossero gli scartafacci e i libri che fermo, di una precisione spietata. L’indignazione della denuncia non impedisce l’orrore, il Bertati teneva sul proprio tavolo mentre scriveva il libretto del Matrimonio segreto e la pietà e gli accenti di una disperazione che tocca, nella raffigurazione del vuoto morale sui quali vanamente si appuntò l’occhio maligno del rivale; mettere in chiaro, in altre che accomuna vittime e persecutori, momenti di metafisico smarrimento; il possente parole, quali furono le sue fonti e in quale prospettiva vennero lette e utilizzate. Ciò che pedale etico o i feroci guizzi di sarcasmo riecheggiati dai temi dei quadri e degli affreschi permetterà anche — come vedremo — di seguire lo sviluppo di un tema drammatico che che ornano gli interni nei quali la vicenda si snoda riescono appena ad attenuarne scopriremo carissimo a un filone della drammaturgia settecentesca e per lungo tempo l’urgere segreto. vivo nella tradizione teatrale europea sino a Ottocento inoltrato. Dal ciclo di Hogarth fu tratta da George Colmann e una commedia in Un antecedente non tanto remoto — sebbene indiretto — de Il matrimonio segreto è da cinque atti dal titolo The Clandestine Marriage (Il matrimonio segreto) rappresentata a considerarsi il ciclo pittorico Marriage à-la-mode, che dipinse a Londra Londra, Teatro Drury Lane, nel 1766. intorno al 1743. Il rapporto di discendenza del lavoro teatrale dal ciclo pittorico è confermato dal Prologo Si tratta di sei quadri (dai quali venne tratta una seria parallela di incisioni) “raffiguranti di David Garrick, che di Hogarth fu amico e che proprio da Hogarth fu ritratto in alcuni — per usare le parole dello stesso Hogarth — una variazione su una vicenda moderna quadri memorabili. nell’alta società”. Il ciclo — una cruda parabola narrata da un moralista lucido e impietoso I poeti e i pittori che traggono entrambi i propri soggetti dalla natura, hanno convenuto fra loro che ognuno nella sua analisi minuziosa e cruda dei vizi della propria società — rappresenta le assisterebbe il proprio confratello e che sarebbe permesso loro farsi reciproci imprestiti. L’incomparabile conseguenze drammatiche di un matrimonio combinato per puro calcolo tra una ricca Hogarth ha dato l’idea di questo spettacolo e ha fornito il canovaccio che è servito di modello all’autore. Eh!

40 41 nelle ben costruite maglie dell’intrigo, il sentimento; e, anzi, proprio il sentimento, questo insopprimibile figlio della naturale inclinazione, che riprende sin dall’inizio i propri diritti, mettendo in moto, insieme con le nozze segretamente celebrate, la macchina teatrale. È noto che Hogarth diede mano, dopo aver terminato il ciclo del Marriage à-la-mode, dolente affresco dei guasti di una società cinica e corrotta, a un’ulteriore serie di tavole destinate a celebrare “Il matrimonio felice”. Il nuovo lavoro rimase incompiuto. “Non ha mai sentito la forza di quella che i francesi chiamano la bella natura”, scrisse il suo contemporaneo ed avversario Wilkes, commentando l’impossibilità — da parte dell’artista — di rappresentare la serenità dell’unione coniugale fondata sul reciproco consenso dei cuori. Studiando Il matrimonio segreto e la sua genesi, si potrebbe osservare che i contemporanei di Hogarth sentirono sin troppo la forza della “bella natura”: una mano di ottimismo, o se si preferisce una inconscia censura calò sul soggetto, rimovendone gli aspetti più inquietanti. Si veda la commedia di Garrick e Colmann, la più vicina, anche cronologicamente, alla drammatica rappresentazione di Hogarth: questi aveva ereditato la polemica degli Addison e degli Steele contro la cinica opinione che l’aristocrazia aveva del matrimonio; aveva ripreso una tematica dibattuta in una serie di commedie di costume dal contemporaneo teatro inglese, facendosi portavoce del movimento di opinione che avrebbe addirittura costretto il Parlamento a promulgare — per reazione — nel 1753, una legge contro i matrimoni clandestini. Garrick e Colmann vedevano il problema da una prospettiva se vogliamo socialmente più avanzata e consapevole, accogliendo in parte anche le suggestioni “sentimentali” che i romanzi di Richardson avevano da tempo sollecitato. Così i due sposi — pur non rinunciando alla connotazione soave e pudica che li avrebbe accompagnati in un estenuato moltiplicarsi di sospiri sino agli esiti estremi di fine secolo — non accettano più la supina sottomissione alle leggi spietate delle convenienze familiari. Il contrasto tra l’inclinazione naturale e il corrotto assetto sociale non sfocerà nella tragedia, come si è detto, ma nella sia pur fortunosa composizione dei contrasti. Chi poteva meglio infiammare l’immagine del poeta di colui il cui pennello ha dipinto così efficacemente i vizi e le virtu? Ma benché abbiano entrambi lavorato sullo stesso soggetto, tuttavia le loro scene sono Nonostante tutto, l’opera, The Clandestine Marriage non può definirsi propriamente state differenti; ognuno ha seguito una propria strada ed e attraverso mezzi opposti che hanno raggiunto una commedia sentimentale; è ancora piuttosto una commedia satirica nella quale lo stesso fine. Loro scopo comune era di dipingere uno di quei “matrimoni alla moda” nei quali il nobile, l’arsenico del segno di Hogarth si stempera in una minutissima serie di lepide caricature, alleandosi con il plebeo, non arrossisce di vendere un sangue illustre a peso d’oro, e nei quali l’onorato attentissime alle mode, alle manie, ai tic di un’aristocrazia esanime e di una borghesia commerciante, dimenticando la propria oculatezza, sacrifica la propria felicità all’orgoglio di un titolo vano. ottusamente pretenziosa. Garrick parla giustamente di mezzi opposti per raggiungere lo stesso fine: in effetti la Non a caso, protagonisti della commedia non sono lo scritturale Lovewell (!) e la commedia codifica un capovolgimento di situazione destinato a mantenersi inalterato affascinante Fanny (i due giovani innamorati e segretamente convolati a nozze), anche nelle rielaborazioni successive: il “matrimonio alla moda” non verra celebrato, i bensì i paradossali personaggi che li circondano: da una parte il cadente Lord Ogleby, suoi frutti perniciosi non giungeranno a maturazione. L’interesse dell’azione si sposterà imbalsamato cicisbeo, zio del pretendente alla mano di Fanny, Sir John Melvil, scolorito tutto, pertanto, sui modi con i quali questa insidia tesa ai diritti del cuore, della natura e amoroso (il futuro Conte Robinson del Bertati nascerà dalla sovrapposizione dei due della ragione, verrà sviata. tipi); dall’altra Sterling, negoziante arricchito, ossessionato dal denaro e dall’ansia di Lo spostamento del fuoco dell’attenzione dal manifestarsi del male in atto alla sua promozione sociale; sua sorella Mrs. Heidelberg (una donnacciona autoritaria e irosa possibile neutralizzazione comporta una parallela trasformazione del dramma in che come la nipote Miss Sterling, la futura Elisabetta, sogna le proibite delizie dell’alta commedia; l’inevitabile lieto fine vuole che al gelo del calcolo, alla losca determinazione società); e poi una folla di personaggi laterali, servi infedeli e servi impudenti, parassiti dell’intrigo sia sostituito un più lieto confronto di caratteri, un’atmosfera più cordiale come Canton “vecchio svizzero di Casa di Milord” (come pudicamente lo definisce una e partecipe: tale da rendere ipotizzabile, se non il ravvedimento dei colpevoli, il traduzione italiana ottocentesca) e un terzetto di loschi avvocati e procuratori. provvidenziale assecondamento del matrimonio segreto, che si rivelerà infine ai parenti Teatro dell’azione, che offre agli interpreti strepitose occasioni di affermazione — ciò come una soluzione inevitabile o, insomma, come il male minore. Soprattutto irromperà, che spiega il successo europeo del lavoro e, in particolare, la sua permanenza sulle scene

42 43 italiane sino a tutta la prima metà dell’Ottocento — è l’incredibile villa di campagna del Celicour borghese Sterling: una mostruosità ingombra di un coacervo di paccottiglie di orrido Vous ne pensez donc pas que de froides considérations, de vaines bienseances, doivent nous gusto, che straripano nell’incredibile giardino e nel parco provvisto, fra mille altre faire renoncer a nous même? Au bonheur de toute cianfrusaglie, delle indispensabili rovine. notre vie? Si direbbe che Garrick e Colmann vogliano misurarsi nella miniaturistica minuzia del segno descrittivo, con la tecnica pittorica di Hogarth, pur non raggiungendone che Clairville Ah! mon ami, je suis bien loin de le croire! raramente la micidiale forza corrosiva, meno che mai l’incandescente tensione morale. Ma è tempo di registrare le principali concordanze tra The Clandestine Marriage e Ariette Il matrimonio segreto; che della commedia inglese non solo mantiene sostanzialmente L’amour éxerce ses droits avec violence l’impianto narrativo, ma accetta anche suggerimenti non laterali nella caratterizzazione et la raison à sa voix garde le silence des qu’il se rend maitre d’un coeur di alcuni personaggi principali: Geronimo ha in Mr. Sterling un prototipo che attendeva fortune, éclat, grandeur solo di essere sfrondato dalla sin troppo insistita fisionomia inglese e dalla ridondante tout est chimère. caricatura; Mrs. Heidelberg e Miss Sterling hanno, sia pure per eccesso, tutte le Un amant ne voit le bonheur caratteristiche di Fidalma ed Elisetta; Lovewell è Paolino fatto e finito, ormai lontanissimo, qu’avec l’objet qui sçait lui plaire. L’amour éxerce ses droits avec violence ovviamente (e basterebbe il nome), dal diabolico Silvertongue del ciclo di Hogarth, che non Et la raison a sa voix garde le silence... (etc.) era comunque — già lo si e detto — personaggio assimilabile a una commedia. Anche la finale scena notturna — che il Bertati sfruttando il modello di Sempre l’amore è il protagonista di Beaumarchais‑Da Ponte (Le nozze di Figaro) — rese rispetto a Colmann e Garrick con ben quest’aria di Sophie (III, 1), nel momento in altra scaltrezza drammatica, ha qui il suo modello. cui sembra che la sua posizione sia ormai Ma probabilmente Il matrimonio segreto sarebbe riuscito altro da quel che riuscì, se Bertati insostenibile e che tutto sia perduto; più non avesse tratto profitto da un’altra fonte, questa volta francese, come aveva visto bene evidenti appariranno, accanto ai punti William Hogarth, Autoritratto mentre dipinge la musa della il Da Ponte: si tratta dell’opera-comique Sophie ou Le mariage caché di M.me Riccoboni, nata di contatto, le differenze rispetto alla commedia, 1764, Bagnacavallo, M.lle de Mezières, musicata da Joseph Kohaut e rappresentata per la prima volta a Parigi Carolina di Bertati-Cimarosa: Gabinetto delle Stampe Antiche il 4 giugno 1768. e Moderne. Le mariage caché è la ritrascrizione in chiave esasperatamente sentimentale di The Clandestine Amour, tendre amour je t’implore écoute, écoute ma voix. A p. 42, William Hogarth, Marriage, del quale riflette sostanzialmente, a una diversa temperatura affettiva e con assai più Sur l’objet que j’adore Marriage à-la-mode, 1743 ca., lieve satira di costume, la vicenda e il gioco dei caratteri. Con qualche significativa modifica, tu fixas mon choix. Londra, National Gallery. tuttavia. Così Sophie, la protagonista che dà il nome al lavoro come le Pamele, le Clarisse, Finis mes allarmes le Eloise, e quant’altre virtuose e infelici il secolo che fu anche di Casanova, di Choderlos comble mes desirs après tant des larmes de Laclos e di Sade amò vagheggiare, è retrocessa alla posizione di trovatella, allevata per tu me dois des plaisirs. pietà in una casa borghese; qui, sposa segreta di Clairville — figlio e non scritturale del ricco Amour je t’implore proprietario M. de Saint-Aubin —, deve sostenere l’assedio del giovane Celicour ma anche del écoute ma voix. vecchio Durval; nonché le gelose rimostranze di M.me de Saint-Aubin, madre della rivale Henriette. Qui alla logica del denaro e della discriminazione sociale si sostituisce la logica del O quest’ altra, sempre di Sophie, allorché sentimento: il rinchiudere la vicenda in un contesto sociale sostanzialmente omogeneo (tutti scoperta, la si minaccia di cacciarla e di i protagonisti sono o si comportano come borghesi) sottolinea una dinamica delle situazioni diseredarla (il motivo del “ritiro” sara che è esclusivamente governata dal cuore. Il cuore riscatta, appunto, la subordinazione di una novità del libretto del Bertati). Vi è classe, ricrea una naturale eguaglianza, umilia i potenti ed eleva gli umili. condensata, in qualche modo, la morale di Si ascolti questo dialogo tra Clairville, occulto sposo di Sophie, e il suo amico Celicour, tutta la storia: promesso di Henriette, ma innamorato di Sophie (II, 1): Est ce donc la richesse qui donne des plaisirs? Elle trompe sans cesse notre espoir, nos desirs. Celicour Le bonheur que j’envie est plus doux, plus constant (avec feu) point de bien dans la vie si le coeur n’est content. Clairville connoissez vous l’amour? Le sentiment vif impetueux, auquel nos plus grands efforts ne peuvent Est ce donc la richesse qui donne des plaisirs? rien opposer? Elle trompe sans cesse notre espoir, nos desirs. Une simple demeure loin du monde et du bruit Clairville qui nous offre à toute heure l’objet qui nous séduit (vivement) pour notre ame ravie est un bien suffisant Eh, qui jamais éprouva mieux que moi l’impossibilité de lui resister? point de maux dans la vie si le coeur est content.

44 45 delle belle e puntigliose sorelline, Elisetta e Carolina; infine il bravo “giovine di negozio” Paolino. Di fronte a loro, isolato in un’ipotetica grandeur nobiliare, quasi fosse sempre visto con gli occhi dei buoni borghesi — con una mano di improbabile fascino angelico affatto immotivato se non ne conoscessimo la provenienza dalla commedia di Colmann e Garrick — sta il Conte Robinson. Già abbiamo osservato che, da Hogarth in poi, la riconoscibilità sociale dei personaggi andava progressivamente attenuandosi, man mano che l’iniziale furore politico, il moralismo tagliente ed aggressivo, cedeva alla più lieve caricatura, o alla trasposizione della vicenda in chiave sentimentale. Ne Il matrimonio segreto non abbiamo più personaggi, ma caratteri e ruoli teatrali, ciascuno fissato secondo una tipeggiatura, sia pure lieve e affettuosa, che ne forza la fisionomia quel tanto che basta a isolarla da una prospettiva realistica: si tratti della sortita di Don Geronimo, della prevaricante ossequiosità del Conte, della sentimentalità da “primo amoroso” di Paolino, della civetteria paradossale della matura Fidalma o, infine, della commedia agrodolce delle sorelle rivali in amore. Questa disponibilità “teatrale” dei personaggi permette di conferire alla vicenda un ritmo assai più animato e costante, che illumina ciascuna figura di una luce calda e uniforme, eliminando ogni zona d’ombra. Si vedano, per esempio, Fidalma e Paolino, che — come Elisetta — non uscivano nelle precedenti versioni da un ruolo statico e indefinito di comprimari. Bertati ebbe l’idea, davvero geniale, di contrapporre alla commedia del corteggiamento di Carolina da parte del Conte, il parallelo assedio di Paolino da parte di Fidalma. Questa duplice declinazione del tema amoroso, secondo coordinate per diversi motivi paradossali, permetteva di porre al centro dell’opera il momento serioso della passione tra i due “sposi segreti”, togliendogli insieme — investito com’era dalla prevaricazione del motivo giocoso — ogni troppo rilevato palpito sentimentale. D’altra parte, la vicenda è Est ce donc la richesse qui donne des plaisirs? Elle trompe sans cesse notre espoir, nos desirs. condotta in modi tali da ridurre quelli che nelle precedenti versioni del tema erano stati motivi di polemica sociale e politica appassionatamente sentiti e vissuti, a puro gioco, Come si vede, in una ventina d’anni il soggetto che era servito a Hogarth per celebrare privo di intima serietà. il trionfo della moda e del calcolo sull’amore veniva modulato in chiave esattamente Di tutti i personaggi de Il matrimonio segreto, potrebbe giustamente dirsi quello che opposta; M.me Riccoboni lo aveva immerso in un’atmosfera roussoviana e ne aveva fatto Paolino osserva a proposito del Conte: un monumento alle ragioni del cuore e del sentimento. Che fa troppo il caricato In un caso e nell’altro, tuttavia, l’interpretazione della vicenda avveniva secondo direttrici non s’avvede e non lo sa. squisitamente ideologiche: non smentite neanche dall’ultima rielaborazione francese, quella di Joseph Alexandre Pierre, Visconte di Ségur, rappresentata con la musica di Lo stesso intreccio manca di ogni profonda necessità; Don Geronimo sembra avere François Devienne al teatro Montansier di Parigi l’11 novembre 1790, Le mariage clandestin: combinato il matrimonio della figlia per capriccio o per innocente mania, più che per che pure era la prima a trattare la vicenda in stile spensierato e — come dire — cantabile. calcolo astuto; e per quanto lo concerne il Conte, dipinto come un tipo “strambo e Bertati e Cimarosa compirono nei confronti della materia che la tradizione teatrale ciarliero” (secondo la definizione del libretto edito per la ripresa napoletana del 1793), europea consegnava loro così grondante di umori e di spunti di polemica sociale e appare così signorilmente al di sopra di ogni meschino interesse che gli basta una ideale, una radicale semplificazione, una operazione a tutti i livelli riduttiva. Dalla occhiata a Carolina per mandare a monte i faticati accordi economici. Come amanti, poi, folla di personaggi delle commedie precedenti, se ne salvarono sei, quelli strettamente sia lui sia Fidalma sono così improbabili, da non poter essere presi sul serio nemmeno dai indispensabili a portare avanti la vicenda. Cinque furono chiamati a rappresentare la rispettivi oggetti della loro passione. E lo stesso nucleo sentimentale, la tenera passione realtà svagata di una agiata famiglia borghese: il vecchio Don Geronimo, burbero di tra gli sposi, volge ben presto verso toni tragicomici allorché Paolino pare, suo malgrado, buon cuore, sempre pronto a scaldarsi per un nonnulla, ma anche sempre un po’ assente, emulare le imprese di un cinico libertino. Così gli si rivolge Carolina che sembra, anche come vivesse ormai il proprio mondo di computi e di interessi più per abitudine che nell’ira, nascondere un sorriso: per principio; sua sorella Fidalma, vedovella ricca e un po’ frusta, ma sempre attenta ad Dimmi, tristo, sì, dimmi, amministrare con oculatezza quanto le resta (o presume le resti) di fascino; la coppia queste pensi sposarne? Ora comprendo

46 47 perché a svelar non pensi tutte). Il Conte è coinvolto in due situazioni perfettamente simmetriche che le due sorelle, il nodo clandestin che ci ha legati. dalle quali sollecita in scene puntualmente rispondentisi e con risultato nell’un caso e Lo fai per il piacere di tradire due donne a un solo istante, nell’altro vano, rispettivamente l’amore e il disgusto. Paolino a sua volta si trova al centro me come sposa, e l’altra come amante. delle attenzioni di Carolina e di Fidalma; d’altra parte le coppie parallele delle sorelle da un lato, del Conte e di Geronimo dall’altro, offrono lo spunto a spassose scene di puntigli, Nelle concitazione delle spiegazioni, che Bertati vuole anche registicamente risolte secondo una disposizione simmetrica e tra le lagrime e i sospiri, balenerà statica degli attori ai due lati estremi del palcoscenico. addirittura la lama di un coltello; e il Quello che vieta tuttavia a Il matrimonio segreto di imboccare quella linea geometrica, fragile e liliale Paolino, che era addirittura quella scelta astratta di pure situazioni teatrali, che prima di essere carattere distintivo di svenuto alla inopinata dichiarazione Così fan tutte era stata proprio di certo Lorenzi, è proprio l’apporto di Cimarosa. d’amore di Fidalma, potrà così — Se studiamo le numerose varianti testuali introdotte nella partitura autografa da melodrammaticamente — fronteggiare l’ira Cimarosa, rispetto al libretto originate edito a Vienna in occasione della prima della candida Carolina: rappresentazione, si giunge alla conclusione che esse mirano a un maggiore spessore e a una più corposa perspicuità di dettato; a una più diretta adeguazione al parlato, Paolino Or vanne a pubblicarmi respingendo le lise cristallizzazioni del gergo teatrale; a una più cordiale e saporosa qual seduttor. Rovinami. Ma prima caratterizzazione dei personaggi. prendi questo coltello, Cimarosa, per fare un esempio, sceglie festa in luogo di pompa, gioia in luogo di e poiché sei impazzita, contento; sostituisce ai frequenti automatismi verbali del Bertati vocaboli e locuzioni qui dammi prima una mortal ferita. drammaticamente più pertinenti e incisive. Carolina Alcuni esempi: Guarda che te la dò. Libretto Partitura Paolino Quel fumo mia cara Quel fumo mia cara Non mi ritiro. è un poco eccedente, è un poco eccedente, voi siete mia bella voi siete carina Carolina di troppo insolente, un poco insolente Ma non disse ella stessa vergogna, vergogna vergogna, vergogna che tu l’amavi? così ben non va. finitela già. Paolino Silenzio, silenzio Silenzio, silenzio Equivocò Fidalma. che vien mio fratello. che vien mio fratello. Usate prudenza, Non s’ha per prudenza Carolina abbiate cervello. da fare un bordello. Confessa o fò davvero.

Paolino Una torbida tempesta Una torbida tempesta già mi sembra Se un bugiardo mi credi, parmi in aria di scoprir. di scoprir. spingi senza pietade. Altrove, e più spesso, è la faticata costruzione sintattica del Bertati ad essere resa insieme Carolina più scorrevole e più “naturale”: Ah! Mi vien freddo ed il coltel mi cade. Libretto Partitura Come il coltello melodrammaticamente Voi cara ragazza Mia cara ragazza brandito, cadono e si ricompongono via saprete fra poco fra poco saprete se il vero vi parlo. se il vero vi parlo, via i motivi di contrasto tra i personaggi, Voi meco direte e dopo direte i quali sembrano essere ormai nulla son certa di già son certa di già più che elementi di una ritmazione gia che con un marito che con un marito virtualmente musicale dell’azione. Si via meglio si sta. via meglio si sta. Io rival di mia sorella Io rival di mia sorella veda per esempio come Bertati muove i non la sono, e il ciel lo sa. no, non sono, e il ciel lo sa. sei personaggi (tre uomini e tre donne, secondo giochi di simmetrie forse non Per dare, con un solo altro esempio, la misura e il senso dell’intervento di Cimarosa sul ignari delle geometrie sublimi di Così fan testo, esaminiamo la parte finale del celebre duetto tra Geronimo e il Conte nella prima

48 49 scena dell’Atto secondo. cinquantamila scudi La versione del libretto originale suonava: vi voglio rilasciar. Geronimo Conte Se invece di Elisetta Quest’è per quel ch’io sento mi date la cadetta, quell’accomodamento cinquantamila scudi che voi vorreste far? vi voglio rilasciar. Lasciatemi mio caro, lasciatemi pensar. Geronimo (Va di nuovo a sedere) Quest’è per quel ch’io sento quell’accomodamento Conte che voi vorreste far? Vi lascio, sì, pensar. Lasciatemi mio caro, Geronimo lasciatemi pensare. (Qua risparmio del bell’oro (Va di nuovo a sedere) qua si salva anche il decoro Conte col baratto che vien fatto, Vedete qual denaro signor sì, che bene andrà). potete risparmiar. Conte (Va a sedere) (Va l’amico ruminando Geronimo al risparmio va pensando, (È un bel risparmio quel di tant’oro! e il boccone da ghiottone Così si salva anche il decoro... né scappar sel lascerà). Con un baratto l’affare è fatto... Geronimo Io non ci trovo difficoltà). Ci ho pensato, ci ho pensato. Conte (Si alza) (Tra se l’amico va borbottando) Conte al gran risparmio già sta pensando, Sentiremo, sentiremo. quest’e un boccone che il buon ghiottone (Si alza) da sé scappare non lascerà. Geronimo Geronimo Il baratto, sì, faremo, Ci ho già pensato. ma con patto ch’Elisetta (Si alza) ancor essa accorderà. Conte Conte Vi ascolto attento. S’è per questo, vado in fretta (Si alza) a far sì che m’odierà. Geronimo lo del baratto sarò contento Tutta la musica de Il matrimonio segreto tende a una tipizzazione discreta e affettuosa s’anche Elisetta lo accordera. dei personaggi, pur rifuggendo dal segno incisivo di un Paisiello (non si dice del gusto sanguigno di un Guglielmi o di un Fioravanti, che a Cimarosa appare qui affatto Conte Non dubitate: farò in maniera estraneo). Le figure e le vicende dell’opera ambiscono a un’illusoria consistenza realistica che avanti sera mi abborrirà. proprio attraverso la stilizzazione musicale; questa, lungi da impedirne la riconoscibilità empirica, svela l’ambizione sottesa a questo teatro di darsi come un perfetto analogon Cimarosa, cambiando la struttura metrica dal doppio quinario alla misura cantilenante della realtà. In altre parole, si direbbe che Cimarosa percorra a ritroso il cammino dell’ottonario, semplificando la composizione lessicale sino alla banalità bonaria di compiuto da Bertati nella sua attenta operazione di decontaminazione ideologica del un borbottio interiore, si costituì un testo più atto a disegnare, attraverso le iterazioni tema, per più versi scottante, del Marriage à-la-mode; ma non al fine di recuperarne l’occulta paradossali degli “a parte”, un sapido quadro di genere: problematica sociale, bensì per offrire la paradossale semplificazione del libretto come se fosse vera. Conte Se invece di Elisetta Questo intento è ancora più evidente nella versione approntata dal musicista nel 1793 per mi date la cadetta, il Teatro dei Fiorentini di Napoli (che tra l’altro conferma tutte le varianti introdotte nella

50 51 partitura rispetto al libretto del Bertati). “I pochi accomodi”, che l’impresario giustificava e senza fine sia il pacifico possesso degli affetti: la musica di Cimarosa fece di questo con la necessità di adattare l’opera alla nuova compagnia di canto, miravano in realtà momento una sorta di domestico “Imbarco per Citera”, l’ultimo forse che il Settecento a conferire allo spettacolo un’euritmia strutturale e una credibilità psicologica ancor italiano, nel suo sanguinoso tramonto e nella consapevolezza di un’irreversibile superiore. Al di là dei ritocchi alla Sinfonia, che curiosamente acquistò proprio nella nuova decadenza civile, poteva permettersi. redazione napoletana una connotazione “classica” e viennese, attraverso l’inserimento di Nulla potrebbe convincerci che Cimarosa, quest’uomo così aperto, pur nel suo un più ampio e armonico sviluppo, Cimarosa cercò di definire a tutto tondo le due figure umanistico equilibrio, a roussoviani abbandoni, fosse in cuor suo esponente degli inerti e che il libretto di Bertati lasciava ancora un po’ in ombra: Fidalma, alla quale il musicista statici ideali dell’Ancien Régime. Dovette aderire al contrario, con ogni probabilità, anche affidò un nuovo terzetto di apertura con Geronimo e Paolino e una nuova aria, ed Elisetta, se per avventura inconsciamente, al cauto e un po’ edulcorato riformismo illuminato che per la quale Cimarosa scrisse due arie nuove, che la trasformavano da ragazza capricciosa a un certo punto anche la corte borbonica fece proprio: dandogli una sorta di tangibile e “fumosa” in donna matura, capace di amore, di tenerezze e di abbandoni. incarnazione sul piano del costume nell’ambiguo esperimento della colonia di San Leucio Che queste modifiche giovassero all’opera nel suo insieme, non diremmo: ne chiarivano (nell’ambito della quale era stata inscenata nel fatale 1789, quasi a voler unire i due mondi comunque le intenzioni sul piano specifico della poetica musicale. La quale sceglie qui della finzione scenica e della finzione sociale, la favola commovente e didascalica della una via diversa da quella di Mozart, se vogliamo far riferimento a un autore con il quale Nina pazza per amore di Paisiello). L’illusione ingenua, ma non per questo meno convinta, Cimarosa avrebbe stipulato — al dire di — un “matrimonio segreto”. di un utopistico, idilliaco trionfo degli ideali della ragione che non passasse attraverso la La musica di Mozart sembra in ogni momento coinvolgere lo spettatore su un piano strada della violenza e del sangue dovette resistere in Cimarosa anche alla lezione della nel quale i singoli eventi drammatici, pur non perdendo nulla della loro consistenza, Rivoluzione francese. Non resistette a quella, straziante, dei fatti del ’99: a questi egli non sembrano diventare — in una caratteristica aura polisensa e ambigua — indici di una realtà riuscì a sopravvivere. più profonda, emblemi di un mondo complesso, stratificato, con il quale la scena allaccia un rapporto dialettico, criticamente attivo. Al contrario, la musica de Il matrimonio segreto sembra scoraggiare ogni sguardo che oltrepassi la puntuale empiria delle situazioni sceniche. Essa apre un mondo di pura, dolcissima euritmia, per chiuderlo immediatamente nel cerchio magico del suo incanto. Il tono di assoluta “naturalezza” dell’opera, quel suo ritmo interno tanto leggero e discreto, eppure così puntuale nel disegnare momenti, sviluppi, svolte dell’azione, sembrano sottolineare, insieme alla necessità di ogni gesto, di ogni sfumatura, la sostanziale renitenza dello spettacolo a darsi in una dimensione diversa e più profonda della sua empirica consistenza, del suo hic et nunc drammatico. In altre parole, l’opera di Cimarosa richiede un modo di appercezione in qualche maniera istantaneo e unidimensionale; una lettura immediata (in quanto criticamente non mediata), che non attraversi la realtà dell’immagine alla ricerca di un’inesistente densità prospettica di significato. Insomma, lo spettacolo chiede di essere fruito essenzialmente, e in senso proprio, come “musica”; e se questa poteva essere intesa, nell’ambiente napoletano dell’epoca (da un Galiani, per esempio) come “linguaggio naturale”, come dato di natura viene proposta la semplificante visione della realtà fornita dal libretto, in termini di gentilissima commedia fin-de-siècle. Con Il matrimonio segreto Cimarosa regalò al proprio tempo la rappresentazione utopica di un’umanità riconciliata, dove i grandi problemi sociali e ideali tacciono, e parlano in loro vece i piccoli accadimenti della vita quotidiana, descritti e rivissuti con partecipazione affettuosa e con una punta di discreta amabile ironia: l’idealizzazione di una mitica “innocenza” borghese, in sostanza una favola dolcissima, nemmeno lontanamente sfiorata dal sospetto della sua improbabilità. C’è una pagina, ne Il matrimonio segreto — sacra alla passione di Stendhal per Cimarosa —, che in qualche modo può emblematicamente riassumerne i motivi più profondi di ispirazione; è l’aria di Paolino “Quando spunta in ciel l’aurora”. Qui, allorquando gli eventi sembrano irrimediabilmente precipitare, il protagonista immagina di fuggire con Carolina, sua sposa segreta, e di portarsela lontano, in un luogo nel quale dolcissimo

52 53 “Se amor si gode in pace, non v’è maggior contento” di Nicola Badolato

Sulla strada del ritorno verso Napoli dopo il soggiorno in Russia, dove tra il 1787 e il 1791 era stato impiegato nella corte di Caterina II come compositore d’opera (fra gli altri lavori rappresentati nel Teatro dell’Ermitage ricordiamo La felicità inaspettata e La vergine del sole nel 1788, La nel 1789), Domenico Cimarosa fece tappa a Vienna. Giunto nella capitale asburgica sul finire del ’91, ottenne dall’imperatore Leopoldo II la commissione d’un’opera per il Burgtheater: il 7 febbraio 1792 venne dunque rappresentato Il matrimonio segreto, dramma giocoso scritto da Giovanni Bertati, da poco nominato poeta dei teatri imperiali dopo numerose esperienze come drammaturgo per musica a Venezia. Nel corso del soggiorno viennese Cimarosa compose in seguito altre due opere: la sfortunata Calamita dei cuori (1792), su libretto di Carlo Goldoni, e il più felice Amor rende sagace (1793), altro lavoro di Bertati. Dall’argomento del Matrimonio segreto trapelano fonti inglesi e francesi (le ha identificate Francesco Degrada in un suo studio degli anni Settanta ripubblicato nelle pagine che precedono). Dalla serie di tele del pittore inglese William Hogarth intitolata Marriage à-la-mode (realizzata a Londra intorno al 1745 e poi divulgata in forma di incisioni), deriva la commedia The Clandestine Marriage di George Colman e David Garrick (1766). Il ciclo pittorico fornì ai due commediografi lo spunto del matrimonio d’interesse tra un aristocratico e la figlia d’un ricco borghese (sposalizio invero appena progettato, giacché la fanciulla s’è già maritata di nascosto col suo spiantato spasimante). Di lì a un paio d’anni l’elemento sentimentale introdotto da Garrick e Colman è rimaneggiato in senso risolutamente larmoyant in un opéra-comique di M.me Riccoboni per la musica di Joseph Kohaut: Sophie ou Le mariage caché (1768). E sullo stesso soggetto, più di vent’anni dopo, il visconte de Ségur e François Devienne concepiscono un altro opéra-comique

54 55 per le scene parigine: Le mariage clandestin (1790). Rispetto agli antecedenti, l’ossatura del scenica. Sebbene al personaggio dell’ambiziosa e un tantino altera Elisetta, o meglio dramma di Bertati appare assai più asciutta e in particolar modo smussa molti elementi all’interprete Giuseppina Nettelet, Cimarosa non abbia riservato un rondò, tuttavia di quell’acuta satira sociale di cui sono punteggiati tanto il dramma inglese quanto i l’aria “Se son vendicata” brilla per i rigogliosi vocalizzi e consente non pochi sfoggi successivi rifacimenti francesi. vocali. L’interpretazione ironica di Dorothea Sardi Bussani caratterizzò il personaggio di Rispetto a quanto accade nei modelli precedenti, Bertati sembra conservare nel Fidalma, scaltra e smaliziata quasi quanto la Despina mozartiana. Nei panni del Conte Matrimonio segreto soltanto il tema della ridicolizzazione del vecchio borghese smanioso Robinson fu impiegato , senza dubbio il basso italiano più famoso di nobilitarsi (ancorché assai lieto di cogliere l’occasione di risparmiare metà della a Vienna in quegli anni (Mozart lo apprezzava particolarmente: per lui aveva scritto le dote promessa per maritare la figlia), e lo abbina casomai a una poco più che pallida parti di Figaro e di Guglielmo). Meno appariscente resta il personaggio di Geronimo, sfumatura egualitaria (nella scala sociale il giovane Paolino è di rango inferiore alla sua affidato al basso romano Giambattista Serafino Blasi, specializzato nell’idioma buffo di bella sposa, ma la risoluzione dei giochi è pur sempre nelle mani del nobile Robinson, ascendenza “napoletana” di cui il suo personaggio è filiazione diretta. La parte di Paolino, la cui superiorità morale non è mai messa in discussione). Il successo del Matrimonio personaggio centrale dell’opera, fu affidata a Santi Nencini ed è spinta verso un chiaro segreto fu immediato: si dice che Leopoldo ii ne sia rimasto tanto impressionato da registro serio. Il matrimonio segreto ci è giunto come il capolavoro buffo di Domenico richiederne un’esecuzione ripetuta la sera stessa della première . Il trionfo dell’opera si Cimarosa. Complice l’ottima fattura del libretto, l’invenzione musicale risulta priva di dovette senz’altro all’eccezionalità del cast: Dorothea Bussani (Fidalma), Irene Tomeoni debolezze o cedimenti. È questa l’unica opera italiana del Settecento rimasta pressoché (Carolina), Giuseppina Nettelet (Elisetta), Santi Nencini (Paolino) e in particolare la ininterrottamente in repertorio fino a oggi. Stendhal, grande estimatore dell’opera coppia Giambattista Serafino Blasi (Geronimo) e Francesco Benucci (Conte Robinson) del compositore aversano, considerava il livello di questo lavoro al pari dei maggiori nel duetto del second’atto strapparono le ovazioni di tutto il teatro. Di lì alla fine del capolavori mozartiani: lo scrittore francese ne restò talmente impressionato nel corso di secolo l’opera fu replicata oltre settanta volte nella sola Vienna e ottenne subito fama una rappresentazione a Novara nel 1809, che la volle inserire nel suo romanzo Le rouge et internazionale: nei primi due anni dopo la première fu data a Lipsia, Dresda, Parigi, le noir, nell’episodio in cui Julien Sorel, per far ingelosire l’amata Mathilde de La Mole, Berlino, Milano, Firenze, Napoli, Torino, Madrid e Lisbona. Giunse sulle scene di Calcutta si trova nel palco della marescialla de Fervaques ai Bouffes; lì non riesce a trattenere le nel 1870 e fu rappresentata nella Library of Congress di Washington nel 1933. Nella prima lacrime di fronte al patetismo degli “accenti divini della disperazione di Carolina”, che metà dell’Ottocento fu recitata in tedesco, francese, spagnolo, danese, svedese, polacco, gli rammentano quelli della giovane donna oggetto del suo desiderio, la quale pur di russo, inglese e ceco con i titoli più vari: Die heimliche Ehe, Le mariage secret, Der adelsüchtige seguirlo si adatta con la madre ad un palco di terz’ordine. La potenza irresistibile della Bürger, Il segreto e l’intrigo della lettera, Lo sposalizio segreto, Il matrimonio notturno. La sua fama musica riga di lacrime le gote del virile protagonista stendhaliano, aggiungendo un nel xix secolo fu accresciuta dalle interpretazioni di molti cantanti di grido: oltre a Maria tassello all’aura di cui Il matrimonio segreto restò circondato, divenendo quasi il simbolo Malibran (Carolina), Antonio Tamburini (Conte) e Giovanni Battista Rubini (Paolino), il dell’ e insieme dell’intero suo secolo. basso cantò nel ruolo di Geronimo al King’s Theatre di Londra e al Théâtre Italien di Parigi nel 1830. Sul piano della costruzione drammatica, la costellazione dei personaggi e la struttura del Matrimonio segreto sono in perfetta continuità con la tradizione dell’opera buffa settecentesca. Il finale notturno coi personaggi che si spiano e si sorprendono a vicenda entrando e uscendo agli opposti della scena si innesta nel fortunato filone che culmina con le Nozze di Figaro mozartiane, sovente riconosciute tra i modelli di Cimarosa. Anche sul piano compositivo l’opera ripropone formule e convenzioni tipiche del repertorio buffo, indulgendo talvolta a inflessioni malinconiche (nelle parti dei due sposi segreti) e a esplosioni di luminoso vitalismo (nei concertati: vedasi su tutte la baruffa del finale i). Tanto nei movimenti più lenti e malinconici quanto in quelli più scattanti e veloci, l’orchestra spicca per la raffinata strumentazione. I disegni strumentali si sovrappongono alle voci a mo’ di veri e propri temi: seduce il motivo affidato ai violini e agli oboi sullo sfondo del sillabato di Geronimo nella sua prima aria sui versi “un matrimonio nobile / concluso è per lei già”; produce effetti quasi stranianti l’inaspettata fioritura melodica sottesa al borbottio del Conte e di Geronimo nel duetto del second’atto. Quanto alle voci, nel Matrimonio segreto riconosciamo uno schema del tutto analogo a quello che Mozart costruisce in Così fan tutte: sei personaggi equamente distribuiti in tre voci maschili (due bassi e un tenore) e tre femminili (due soprani e un mezzosoprano). Il ruolo della prima donna Carolina fu cucito addosso alla prima interprete Irene Tomeoni, specializzata nel rendere i personaggi di carattere sentimentale con efficacia vocale e

56 57 Note di regia di Italo Nunziata

Ah, ancora una cosa... al mondo ci sono cose che è meglio non sapere. Ma sono proprio quelle che la gente muore dalla voglia di conoscere. Strano, vero? Madame de Staël

Cosa c’è di più intrigante, di più seducente, di più avvincente del termine “segreto” contenuto in una frase? Il solo titolo di un’opera come Il matrimonio segreto, se anche non ne conoscessimo già la trama, varrebbe di per sé ad attirare la nostra attenzione e la nostra curiosità, la nostra voglia di saperne di più o di venire a conoscenza di chissà quali arcani o anche solo prosaici avvenimenti. Questo è proprio il punto di partenza della messinscena, che non coinvolge solo i due giovani protagonisti del matrimonio segreto del titolo, ma tutti i sei personaggi, interpreti della movimentata trama dell’opera. Ognuno di loro ha qualcosa da nascondere, qualche piccolo “scheletro nell’armadio”, qualche segreta ambizione o piccola mania da poter svelare volta per volta, “in segreto”, a qualcuno o, al contrario, tener ben celata al pubblico sguardo. Ma, a volte, alla volontà di svelare e di condividere il segreto di qualcuno può corrispondere l’impossibilità, da parte di qualcun altro, di una eguale disponibilità alla condivisione di fatti e di episodi che si preferisce tener ben nascosti, innescando così il rocambolesco susseguirsi dell’azione. Di tutto questo ho tenuto conto, insieme allo scenografo e costumista, nell’ideare uno spazio/contenitore di una gran quantità di mobili, di oggetti, di suppellettili, sottolineando così ancor di più lo status di mercante del protervo capo famiglia della vicenda, al cui accumulo di oggetti di una più elevata classe sociale manca solo “l’acquisto” di un vero e proprio titolo nobiliare, grazie al matrimonio di una delle sue figlie con uno squattrinato conte. È proprio in questo labirintico accumulo di mobili che tutti i protagonisti hanno la possibilità di vivere in segreto le proprie realtà ed i lori segreti più reconditi, creandosi volta per volta, attraverso l’utilizzo di oggetti e di mobili più diversi, il loro luogo ideale e nascosto alla vista o al giudizio altrui. Abbiamo, inoltre, spostata l’ambientazione alla fine del xix secolo, periodo in cui la classe borghese iniziava

58 59 I protagonisti a mostrare le sue più evidenti crepe sociali. Quattro armadi/contenitori dividono lo spazio d’azione dell’avanscena da quello della scena più profonda, fungendo quasi, con la loro movimentazione, da obiettivo cinematografico per evidenziare la porzione di scena in cui l’azione si svolge. Altro punto di riferimento è stato il processo di consolidamento del plot narrativo settecentesco napoletano fino ad arrivare alla creazione delle indimenticabili commedie dell’equivoco di autori partenopei quali Scarpetta o De Filippo. Proprio la commedia Miseria e nobiltà di Scarpetta e la spassosissima versione cinematografica, di cui era protagonista Totò, mi hanno portato, insieme all’autore del disegno luci, a velare la spazio e le azioni sceniche di colori e sfumature che ritroviamo in alcune pellicole del passato, grazie all’utilizzo dell’allora innovativa invenzione del technicolor. Ho cercato, infine, di creare uno spettacolo che, attraverso il ritmo serrato della recitazione e della movimentazione scenica, rendesse evidente l’invenzione musicale e drammaturgica di quest’opera che non conosce debolezze o cedimenti, non dimenticando di sottolineare, quando la musica e la trama lo richiedevano, i momenti più sentimentali e sognanti tipici dell’opera della scuola napoletana. Uno spettacolo che mi auguro “divertente e divertito” tanto per il pubblico che per gli interpreti. dell’Orchestra sinfonica dell’Emilia Romagna “Arturo Toscanini” di Parma, della Nazionale della Rai di Torino, dell’Orchestra Sinfonica di Milano “Giuseppe Verdi”; mentre all’estero ha diretto l’Orchestra della Radio di Colonia, della Suisse Romande di Ginevra, della Radio di Praga e la KBS di Seul. È stato per diversi anni Direttore Principale della Sophia Philharmonic Orchestra, nonché Direttore Ospite dell’Orchestra Sinfonica di Zagabria e Principale Direttore Ospite al Teatro Verdi di Trieste. Tra le sue interpretazioni si ricordano: Capuleti e Montecchi a Ravenna Festival e al Carlo Felice Julian Kovatchev di Genova, Carmen, La sposa venduta, The Rake’s Progress e Roméo et Juliette al Verdi di Trieste, Avviato allo studio del violino dal padre, ha I dialoghi delle Carmelitane a Siviglia, Il trovatore a tenuto il suo primo concerto in pubblico all’età Stoccarda e a Ravenna, Werther a Sassari, Norma di cinque anni. Dopo una prima formazione a Reggio Calabria e a Trieste, Rigoletto a Toronto, a Sofia, si è trasferito in Germania, ma non Orfeo e Euridice in una nuova produzione al lontano da Salisburgo, dove ha studiato con San Carlo di Napoli. Inoltre Alcina, Trovatore e Franz Samohyl al Mozarteum. Vinta una Madama Butterfly a Stoccarda e al Carlo Felice borsa di studio messa in palio dalla Karajan- di Genova, Cavalleria rusticana, Pagliacci e La Stiftung, si è trasferito a Berlino, studiando forza del destino a Piacenza, La bohème al Festival direzione d’orchestra con Herbert Ahlendorf Puccini di Torre del Lago, Seoul e Toronto, e successivamente con Herbert von Karajan. Cavalleria rusticana, Pagliacci, Nabucco, Carmen e Ulteriore fondamentale esperienza, quella nelle La traviata all’Arena di Verona, La vedova allegra file dei Berliner Philharmoniker, dietro ai violini a Bari e al Verdi di Trieste, Madama Butterflya di spalla come Schwalbé, Brandis e Spierei. Cagliari, Seattle e San Francisco, La vedova allegra È stato premiato da Karajan nell’ultima edizione e I pagliacci al Teatro Filarmonico di Verona, del concorso da lui organizzato e sovrinteso nel Tosca a Francoforte, a Dresda e a Lucca, Lucia di 1984; l’anno successivo ha debuttato in Italia Lammermoor a Trieste, La traviata e La bohème a al Teatro Verdi di Trieste con Jenufa di Janáček, Dresda, Falstaff a Seoul e Otello a Budapest. diventando ospite regolare dei maggiori enti Ha diretto l’Orchestra del San Carlo di Napoli, lirici italiani. In Italia è inoltre spesso alla guida collaborando anche con Uto Ughi e ha tenuto

60 61 concerti a Trieste, Bologna, Verona, Napoli, Nel 2007 è impegnato in una nuova produzione Genova, Zagabria, Catania, Ankara, Bratislava, per la Fondazione Teatro di Venezia Praga, Cagliari e Las Palmas. È stato inoltre di Erwartung di Schönberg e Francesca da Rimini invitato al Tuscan Sun Festival di Cortona con di Rachmaninov (in prima rappresentazione l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e ha scenica in Italia), nella ripresa del fortunato diretto l’Orchestra Regionale della Toscana in allestimento veneziano del Don Pasquale di una serie di concerti. Donizetti per la Fondazione Teatro Verdi di Trieste e per la Fondazione Teatro Massimo di Palermo, nonché nel Macbeth di Verdi per il Patrick Latronica Teatro dell’Opera Nazionale di Kiev, in prima Approfondisce gli studi alla New York esecuzione in epoca moderna in Ucraina. University, dopo aver conseguito il diploma Sempre a Kiev, dal 2008 al 2010, ha messo in arti teatrali presso la Syracuse University. in scena tre nuovi allestimenti: Un ballo in Tra il ’62 e il ’64 è stato direttore di scena per maschera di Verdi, L’elisir d’amore di Donizetti e Pasquale Grossi diverse produzioni newyorkesi, tra cui The La Cenerentola di Rossini. Nel marzo del 2010 ha Blood Knot, Hello and Goodbye, The Blacks e Medea. Nasce a Roma nel 1942. Compiuti gli studi inoltre messo in scena, per il festival musicale Ha collaborato con molti teatri lirici italiani, classici, frequenta la Facoltà di Architettura di Al Ain negli Emirati Arabi, La finta giardiniera tra i quali il San Carlo di Napoli, il Massimo di e ottiene una borsa di studio per il corso di di Mozart, primo allestimento di opera lirica Palermo, il Rendano di Cosenza, il Petruzzelli costumista presso il Centro Sperimentale prodotto interamente dagli Emirati Arabi. Nel di Bari, l’Opera di Roma, il Bellini di Catania di Cinematografia. Nel 1983 vince il Premio 2012 firma L’elisir d’amore di Donizetti per una e La Fenice di Venezia. È stato light designer “Franco Abbiati” per le scenografie e i costumi coproduzione dei teatri di tradizione di Rovigo, per Teatri SpA di Treviso nelle produzioni del di Sansone e Dalila (Teatro Verdi di Trieste, Treviso e Jesi. Matrimonio segreto di Cimarosa al Teatro Lorenzo regia di Alberto Fassini). Nel 2004 gli viene Il suo lavoro per la ripresa moderna di opere del Da Ponte di Vittorio Veneto (2003), del Barbiere Italo Nunziata assegnato il Premio Samaritani alla carriera. Settecento e del primo Ottocento ha ottenuto di Siviglia di Rossini (2004) e nel Don Pasquale Nell’anno scolastico 2006/2007 insegna Disegno Inizia giovanissimo a lavorare in teatro come numerosi riconoscimenti, fra cui il Premio della di Donizetti, al Teatro Comunale Mario Del e Costume e Storia del costume all’Accademia attore ed assistente alla regia. A ventiquattro critica musicale italiana “Franco Abbiati” per Monaco di Treviso (2005 e 2011). Ha collaborato di Moda e Costume di Roma. Oltre ad alcune anni firma la sua prima regia lirica, Così fan tutte il dittico schubertiano Die Zwillengsbrüder e Der con il Teatro Bellini di Napoli nell’Opera da incursioni in televisione e al cinema, sempre in per il Teatro Petruzzelli di Bari. Seguono, negli vierjärige Posten, rappresentato a Cosenza nel 1997 tre soldi, in Sogno di una notte di mezza estate, veste di scenografo e costumista, ha collaborato anni Novanta, numerosi altri impegni in teatri e successivamente al Teatro Massimo di Palermo Masaniello, Viva Diego, I promessi sposi e Il ritratto di soprattutto col teatro di prosa, con registi quali italiani ed esteri. e all’Opera di Rennes in Francia. Dorian Gray. Ha ricevuto il Premio Positano per Gianfranco De Bosio, Giulio Bosetti, Giorgio Nel 2002 ha firmato la regia di Don Pasquale per la Ha inoltre collaborato alla stesura di soggetti il lavoro svolto in Italia nell’ambito della danza. Marini, Federico Tizzi. Ma la sua attività più Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, ripresa per alcune importanti produzioni di balletto Nei suoi cinquantaquattro anni di attività importante e significativa si svolge nell’ambito al Teatro dell’Opera di Roma nel 2003 e in diversi e svolto un’intensa attività didattica per la professionale, i suoi lavori sono stato visti in dell’opera lirica. Ha lavorato nei maggiori enti lirici e importanti teatri italiani e stranieri formazione dei cantanti, mirata in particolare trentaquattro paesi dei cinque continenti. teatri stranieri (Tokyo, Parigi, Vienna, Dallas, fino al 2013. Seguono Così fan tutte per l’Opera all’approfondimento del rapporto tra musica e Charleston, Chicago, Bruxelles) e italiani (La Company di Philadelphia (2003), la prima ripresa gestualità. Dal 1995 al 2006 è direttore artistico Scala, La Fenice, Massimo di Palermo, San in epoca moderna dell’Olimpiade di Pergolesi del Teatro Rendano di Cosenza e dal 2007 al Carlo di Napoli, Opera di Roma, Comunale di per il Pergolesi-Spontini Festival di Jesi (2002) e 2012 direttore artistico della Fondazione Nuovo Bologna). Tra i registi con cui ha lavorato più per i teatri di Ravenna, Modena e Reggio Emilia Teatro Verdi di Brindisi. (2003). Nel 2004 firma la messa in scena della frequentemente si ricordano Giancarlo Menotti, Bohème di Puccini per la Fondazione Teatro San Alberto Fassini, Luca Ronconi, Virginio Puecher, Carlo di Napoli, in occasione della riapertura, Paul Curran. Con Italo Nunziata ha firmato dopo più di 40 anni, del suggestivo anfiteatro numerosi allestimenti: Gina (Teatro Rendano), dell’Arena Flegrea. Nel 2006 cura una nuova Don Pasquale (Teatro La Fenice), Il matrimonio produzione di Manon Lescaut di Puccini per il segreto e Il barbiere di Siviglia (Teatro Comunale Teatro dell’Opera Nazionale di Kiev in Ucraina e di Treviso), Così fan tutte (Filadelfia),La finta cura la prima rappresentazione moderna, per il giardiniera (Abu Dhabi), Francesca da Rimini di Pergolesi-Spontini Festival, del Singspiel in due Rachmaninov e Erwartung di Schönberg (Teatro atti Theatralische Abentheuer di Göthe e Vulpius, La Fenice). Ha partecipato a prime assolute come su musiche di Mozart e Cimarosa, riscrivendo, Goya e La loca di Menotti, Riccardo iii e La brocca insieme a Vincenzo De Vivo, un nuovo testo per le rotta di Flavio Testi, Aspern e Caills en sarcophage di parti recitate andate perdute. Sciarrino.

62 63 Rosetta Cucchi e la direzione di Darrel Ang, per Scienze Giuridiche all’Università di Udine. la Fondazione Arturo Toscanini di Parma, al Ha seguito master di perfezionamento Comunale di Piacenza e al Lugo Opera Festival con Margareth Honig, Paul Triepels, diretto da Aldo Sisillo; interpreta Benoit e Christopher Robson, Vivica Genaux, Gemma Alcindoro nella Bohème di Puccini, regia di Bertagnolli, C. Forte, Ana Rodrigo, E. Giussani, Luciano Pavarotti, direzione di Janos Acs; E. Dundekova. Attualmente è allieva di Rosa Il campanello di Donizetti, regia di Jean Luis Dominguez presso la Schola Cantorum di Grinda e direzione di Fabrizio Maria Carminati Basilea. al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. È È stata selezionata per l’Académie du chant protagonista nello Scoiattolo in gamba di Nino del Festival Aix-en-Provence 2013, è vincitrice Rota e nei Cantori di Brema di Gaetano Panariello del premio Farinelli come miglior interprete al Teatro Rendano di Cosenza. barocco presso il concorso lirico “Città di Alla Minato Mirai Hall di Yokohama (Giappone) Bologna” e si è qualificata al secondo posto al Salvatore Salvaggio interpreta i ruoli di Geronimo nel Matrimonio concorso di canto barocco Fatima iii 2013. Come Lavinia Bini segreto di Cimarosa e Don Bartolo nelle Nozze di vincitrice del Concorso internazionale “Toti dal Si è diplomato con il massimo dei voti, lode e Si diploma in Canto al Conservatorio “Luigi Figaro di Mozart per la regia di Michael Hampe, Monte” 2012 ha debuttato nel ruolo di Elisetta menzione d’onore presso L’Istituto Musicale Cherubini” di Firenze, sotto la guida di diretto da Daisuke Murananka. Di recente è nel Matrimonio segreto di Cimarosa presso i Teatri Benedetta Pecchioli, frequenta poi la Scuola Pareggiato “Vincenzo Bellini” di Caltanissetta, stato Uberto nella Serva padrona e Nonacourt di Treviso, Ferrara e Rovigo (2013). dell’Opera Italiana del Teatro Comunale di seguito dal soprano Silvana Alessio Martinelli. Si nel Cappello di paglia di Firenze per il Teatro del Attiva anche in ambito concertistico, ha Bologna. Nel 2010 ottiene il Premio Speciale è perfezionato con il baritono Bruno De Simone. Maggio Musicale Fiorentino, Plutone nell’Orfeo recentemente interpretato il Gloria RV 589 di nel II Concorso Internazionale per cantanti Ha frequentato vari corsi di perfezionamento di Monteverdi all’Ermitage di San Pietroburgo, Vivaldi a fianco di , diretta da lirici “Benvenuto Franci” di Pienza e nel 2013 tra cui l’Accademia Lirica Internazionale di Don Abbondio nei Promessi sposi di Pippo Flora Nicola Valentini presso la Cattedrale di Ferrara. è vincitrice del Concorso As.Li.Co per il ruolo Katia Ricciarelli, l’Accademia Rossiniana di e Michele Guardì. Nel 2012 si è cimentato nel È stata soprano solista per due anni consecutivi di Adina nell’Elisir d’amore. Nel 2009 debutta Pesaro e i corsi del Maggio Musicale Fiorentino Don Pasquale di Donizetti al Teatro Pirandello di dell’ensemble di musica antica del Consorzio dei come Despina nel Così fan tutte nella stagione Formazione. Ha studiato anche con il baritono Agrigento nel ruolo del titolo e come regista. Conservatori del Veneto “Villa Contarini”. dell’Eurofestival di Roma, diretta da Paolo Renato Bruson ed il tenore Luis Alva. Ha interpretato i ruoli di Sandrina nella Cecchina Ponziano Ciardi, e interpreta il ruolo di Berta nel È stato vincitore di vari concorsi lirici di Piccinni (Teatro Donizetti di Bergamo, Barbiere di Siviglia al Teatro dell’Aquila di Fermo, internazionali, tra cui il xxxiii Concorso Teatro Malibran di Venezia 2011), Maria nei sotto la direzione di Giampaolo Maria Bisanti, Internazionale “Toti Dal Monte” di Treviso e Due timidi di Nino Rota (Teatro Malibran, 2011), con la regia di Damiano Michieletto. la xii edizione del “Francesco Cilea” di Reggio Zerlina nel Don Giovanni (Biennale Musica di Nel 2010 esordisce al Teatro Comunale di Bologna Calabria e ha ottenuto Premio del Pubblico alla Venezia, 2010). Inoltre ha cantato come soprano nel ruolo di Giannetta nell’Elisir d’amore, nella xvi edizione del Concorso Lirico Internazionale solista in diversi concerti e manifestazioni Serva padrona (Serpina) e in Livietta e Tracollo “Rocca delle Macie” (Siena). di musica barocca e contemporanea quali (Livietta) di Giovanni Battista Pergolesi, di Ha al suo attivo numerosi concerti e recital in Festival Grandezze e Meraviglie di Modena, nuovo al Teatro Comunale di Bologna e al tutta Italia, all’estero ha cantato nelle città di Bologna Festival, Biennale Musica 2010 di Festival della Valle d’Itria di Martina Franca. Ha Gent e Liegi in Belgio, a Londra e Peterborough, Venezia, “Il Carnevale dei ragazzi” della quindi debuttato il ruolo di Zerbine nella prima in Grecia nella città di Lamia, in Canada a Biennale di Venezia 2011, presso teatri quali rappresentazione italiana della Servante maitresse Montreal e in Germania a Berlino e Wolfsburg, Olimpico e Nuovo Teatro Comunale di Vicenza, di Pergolesi per la X edizione del Festival Pergolesi nonché all’Opera di San Pietroburgo. Debutta Comunale di Treviso, Sociale di Trento, Spontini di Jesi con la regia di Juliette Deschamps nel 2006 come regista e produttore nella Serva Teatro di Castelfranco, Auditorium di Pieve e la direzione di Giacomo Sagripanti. Hanno fatto padrona di Pergolesi al Teatro Regina Margherita di Soligo, Auditorium Palaunania di Fondo Giulia Semenzato seguito L’Italiana in Algeri (Elivira) al Petruzzelli di Racalmuto, di cui sarà direttore artistico (TN), Pantheon di Roma. È stata recentemente di Bari e Gianni Schicchi (Lauretta) al Maggio musicale, producendo opere di rarità come Ha intrapreso lo studio del pianoforte all’età impegnata in una serie di concerti a Dresda e Musicale Fiorentino. Di recente ha interpretato Il giocatore di Giovanni Maria Orlandini e La di sette anni, per proseguire più tardi presso il Berlino con l’orchestra Jungespodium Dresden nuovamente L’elisir d’amore a Padova, Bassano, zingara di Rinaldo Da Capua. Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia. Venedig. Sassari e nel Circuito As.Li.Co, nonché La serva Debutta a 20 anni nel ruolo di Gaspare nella Parallelamente ha studiato canto moderno/ Ha collaborato con direttori quali Rinaldo padrona al Maggio Musicale Fiorentino, Il cappello Rita di Donizetti, regia di Giovanni Folli, diretto jazz, partecipando a numerose manifestazioni Alessandrini, Nicolau De Figueredo, Leonardo di Paglia di Firenze (Elena), per la direzione di Sergio da Fabio Pirona. Seguono varie interpretazioni quali Veneto jazz, Ubi Jazz, Jazz Festival di Villa García Alarcón, Roy Goodmann, Alfredo Alapont e la regia di Andrea Cigni ed è stata la rossiniane, pucciniane e donizettiane, tra cui Celimontana (Roma), Out of the blue (Lisbona). Bernardini, Stefano Montanari, Maurizio Dini Sirena nel Rinaldo di Händel a Ravenna, Reggio Il viaggio a Reims, regia di Emilio Sagi, direzione Si è successivamente diplomata col massimo dei Ciacci, José Antonio Montano. di Pietro Rizzo al xxiii Rossini Opera Festival voti in Canto lirico allo stesso Conservatorio e Emilia e Ferrara, con la direzione di Ottavio di Pesaro, successivamente, con la regia di ha conseguito la Laurea Triennale di i Livello in Dantone e la regia di Pier Luigi Pizzi.

64 65 Aeneas di Purcell al Comunale di Bologna, è in Dido and Aeneas di Purcell all’Auditorium stata Bradamante nell’Alcina di Händel con Pedrotti di Pesaro. l’ensemble francese Le Parlement de Musique Da allora ha preso parte a vari allestimenti di Strasburgo al Teatro di Vannes e al Festival in numerosi teatri italiani e stranieri, Château de Suscinio. Ha inoltre interpretato interpretando opere sette e ottocentesche, Juditha Triumphans per il Festival International mettendosi alla prova specialmente in ruoli Musique Baroque di Beaune, Ser Marcantonio rossiniani (anche al Rossini Opera Festival di a Bad Wildbad, Catone in Utica di Vivaldi con Pesaro) e mozartiani, ma cimentandosi anche in Modo Antiquo e Federico Maria Sardelli in lavori meno conosciuti, quali La prova di un’opera un tour europeo, Pulcinella di Stravinskij con seria (Poeta Pasticci) di Gnecco a Kyoto, Una la Netherlands Radio Chamber Orchestra e partita a scacchi (Renato) di Abbà Cornaglia ad Thierry Fischer ad Utrecht. È stata Dorabella Alessandria e Satyricon (Eumolpo) di Maderna a in Così fan tutte a Matera e di nuovo Fidalma Roma ed a L’Aquila. Loriana Castellano nel Matrimonio segreto a Treviso e Ferrara. Tra i suoi impegni più recenti: La Cenerentola, Matteo Falcier Recentemente ha preso parte alla Cenerentola (nel come Dandini, a Spoleto, Tokyo, Osaka, Nata ad Altamura nel 1981, ha intrapreso lo Nato a Magenta nel 1983, si diploma col massimo ruolo del titolo) a San Paolo, e ha interpretato Hamamatsu, Nagoya, per la Fondazione dei voti sotto la guida di Gianni Mastino presso studio del canto sotto la guida di Amelia Felle La traviata ad Antibes, La cambiale di matrimonio Tercas con la regia di Massimo Ranieri ad Atri, il Conservatorio di Milano nel 2009. Lo stesso diplomandosi con il massimo dei voti in Musica ad Ingolstadt, La Betulia liberata a Wroclaw. Fermo ed Ortona e come Don Magnifico nel anno vince la Borsa di Studio del Rotary Club vocale da camera, presso il Conservatorio “Tito Ha appena cantato nel ruolo di Zelinda nella circuito As.Li.Co e al Municipale di Piacenza; Val Ticino intitolata a Giuliano Panigati. È stato Schipa” di Lecce. Si laurea in Scienze della prima rappresentazione moderna di Medonte di Il Viaggio a Reims come Don Alvaro a Piacenza e allievo dell’Accademia del Teatro alla Scala di Formazione e frequenta masterclass con Claudio Myslivecek a Leverkusen, con L’Arte del Mondo e come Trombonok a Trento con la Fondazione Milano per il biennio 2012/2013. Desderi, specializzandosi nel repertorio barocco Werner Ehrhardt, di cui è stata realizzata anche Toscanini e la regia di Rosetta Cucchi; Ha debutto come solista nel maggio 2005, in con Edward Smith e con Sara Mingardo presso un’incisione discografica. Il matrimonio segreto (Geronimo) di Cimarosa ad un concerto organizzato dal Teatro alla Scala la Cappella della Pietà di Turchini di Napoli. Nel 2006 è stata invitata a New York per una Istanbul, Ankara, Izmir ed a Spoleto; La Cecchina presso la Basilica di San Marco a Milano, diretto Nell’estate 2008 frequenta l’Accademia del serie di concerti per la Van Westerhout Cultural ossia la buona figliolaa Sassari, Werther (Johann) da Bruno Casoni. Nel 2007 interpreta Alfredo Belcanto di Bad Wildbad, con Raul Gimenez e Activities. Nel repertorio sacro ha interpretato la al Regio di Parma diretto da Michel Plasson, nella Traviata con la Compagnia d’Opera Italiana Alberto Zedda. Petite Messe Solennelle di Rossini, lo Stabat Mater Italiana in Algeri (Haly) al Regio di Torino, e la Schlote di Salisburgo in una tournée in Ha vinto numerosi concorsi nazionali ed di Pergolesi, il Gloria e Magnificat di Vivaldi e Il matrimonio segreto (Conte Robinson) a Spoleto, numerose città della Germania, Austria e internazionali: il primo premio di canto lirico Il Messia di Händel. I due Figaro (Plagio) diretto da Riccardo Muti Norvegia. e il secondo premio di musica vocale da camera al Festival di Salisburgo, al Real di Madrid, al Nel 2008 debutta nella Bohème nel ruolo al Concorso Nazionale Città di Adelfia 2005; Ravenna Festival ed al Colon di Buenos Aires; di Rodolfo in un nuovo allestimento del il primo premio al Concorso Lirico Nazionale L’inganno felice (Tarabotto), L’occasione fa il ladro Conservatorio di Milano in occasione delle Terra di Leuca (2006), grazie al quale ha (Parmenione), La cambiale di matrimonio (Tobia celebrazioni pucciniane e nel 2010 partecipa debuttato come Rosina nel Trionfo dell’onore di Mill), Il barbiere di Siviglia (Bartolo) al Teatro La ad una tournée in Giappone, ancora con il Scarlatti; il primo premio assoluto al Concorso Fenice di Venezia e nel circuito As.Li.Co, La gazza Conservatorio, per La traviata (Alfredo). Internazionale Roma Festival, interpretando ladra (Fabrizio) a Verona, Cleopatre di Massenet al Recentemente ha interpretato Il matrimonio il ruolo di Cherubino nelle Nozze di Figaro; il Festival di Salisburgo. segreto (Paolino) al Festival di Stresa, diretto da “Toti dal Monte” nel 2012, che le ha consentito È stato diretto, inoltre da Carella, Fedosseyev, Andrea Battistoni, ed al Teatro Regio di Torino di debuttare nel Matrimonio segreto. Nel 2010 Hager, Rizzo, Rota, Panni, Fasolis, Palleschi, ed con la regia di Michael Hampe, La scala di seta al Concorso Internazionale di Campolieto di ha collaborato con registi quali Fo, De Tommasi, (Dorvil) per il Ticino Musical, Norma (Flavio) ed Campobasso ottiene il secondo premio per la Toffolutti, Sagi, Scandella, Pressburger, Recchia. sezione Opera e per la sezione Musica Sacra. Ernani (Don Riccardo) a Sassari, La Cecchinna, ossia Nel marzo 2010 ha vinto la 64a edizione del la buona figliola al Teatro Donizetti di Bergamo, Concorso della Comunità Europea per giovani Zaira di Bellini al Festival della Valle d’Itria, Lucia cantanti lirici di Spoleto dove ha frequentato i Omar Montanari di Lammermoor (Arturo) nei Teatri del Circuito corsi di avviamento al debutto con Renato Bruson, Lombardo con la regia di Henning Brockhaus. Norma Fantini, Enza Ferrari, interpretando il Nato a Riccione, si diploma in canto lirico Svolge un’intensa attività concertistica che lo ruolo di Fidalma nel Matrimonio segreto. al Conservatorio di Pesaro, perfezionandosi vede impegnato sia in Italia che all’estero. Inizia la propria carriera nell’agosto 2005 come successivamente con Melani, Gorla, Matteuzzi, Fulvio nel Catone in Utica di Egidio Romualdo Aspinall, Zedda, Kabaivanska e Bruson. Duni, nell’ambito del Festival Duni della Vincitore del 59o Concorso Europeo “Adriano città di Matera. Ha poi preso parte al Dido and Belli” di Spoleto, nel 2000 debutta come Aeneas

66 67 Fondata da Riccardo Muti nel 2004, l’Orchestra Alla trionfale accoglienza del pubblico viennese Giovanile Luigi Cherubini ha assunto il nome di nella Sala d’Oro del Musikverein, ha fatto uno dei massimi compositori italiani di tutti i seguito, nel 2008, l’assegnazione alla Cherubini tempi attivo in ambito europeo per sottolineare, del prestigioso Premio Abbiati quale miglior insieme ad una forte identità nazionale, la iniziativa musicale per “i notevoli risultati propria inclinazione ad una visione europea che ne hanno fatto un organico di eccellenza della musica e della cultura. L’Orchestra, riconosciuto in Italia e all’estero”. che si pone come strumento privilegiato di Impegnativi e di indiscutibile rilievo i progetti congiunzione tra il mondo accademico e delle “trilogie”, che al Ravenna Festival l’attività professionale, divide la propria sede l’hanno vista protagonista, sotto la direzione tra la città di Piacenza e il Ravenna Festival, di Nicola Paszkowski, delle celebrazioni per il dove ogni anno si rinnova l’intensa esperienza bicentenario verdiano in occasione del quale, della residenza estiva. La Cherubini è formata sempre per la regia di Cristina Mazzavillani da giovani strumentisti, tutti sotto i trent’anni e Muti, l’Orchestra è stata chiamata ad eseguire provenienti da ogni regione italiana, selezionati ben sei opere al Teatro Alighieri. Nel 2012, nel attraverso centinaia di audizioni da una giro di tre sole giornate, Rigoletto, Trovatore e commissione costituita dalle prime parti di Traviata, in seguito riprese in una lunga tournée prestigiose orchestre europee e presieduta dallo approdata fino a Manama ad inaugurare il stesso Muti. Secondo uno spirito che imprime nuovo Teatro dell’Opera della capitale del all’orchestra la dinamicità di un continuo Bahrain; nel 2013, sempre l’una dopo l’altra a rinnovamento, i musicisti restano in orchestra stretto confronto, le opere “shakespeariane” di per un solo triennio, terminato il quale molti di Verdi: Macbeth, Otello e Falstaff. loro hanno l’opportunità di trovare una propria collocazione nelle migliori orchestre. La gestione dell’Orchestra è affidata alla Fondazione Cherubini costituita dalle municipalità di Piacenza e Ravenna e dalle In questi anni l’orchestra, sotto la direzione di Fondazioni Toscanini e Ravenna Manifestazioni. Riccardo Muti, si è cimentata con un repertorio L’attività dell’orchestra è resa possibile grazie al sostegno che spazia dal barocco al Novecento alternando del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Camera Orchestra Giovanile Luigi Cherubini ai concerti in moltissime città italiane importanti di Commercio di Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Confindustria Piacenza e dell’Associazione “Amici tournée in Europa e nel mondo nel corso delle dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini”. violini primi oboi quali è stata protagonista, tra gli altri, nei teatri Samuele Galeano**, Stefano Gullo, Francesco Salsi, Cecilia Mugnai*, Maria Chiara Braccalenti di Vienna, Parigi, Mosca, Salisburgo, Colonia, San Alessandro Cosentino, Roberta Mazzotta, Pietroburgo, Madrid e Buenos Aires. All’intensa Francesca Palmisano, Alessandro Ceravolo, clarinetti attività con il suo fondatore, la Cherubini Costanza Scanavini, Alessandro Sgarabottolo Andrea Scaffardi*, Roberta Patrini ha affiancato moltissime collaborazioni con artisti quali Claudio Abbado, John Axelrod, violini secondi fagotti Rudolf Barhai, Dennis Russel Davies, Gérard Aloisa Aisemberg *, David Scaroni, Isabella Rex, Andrea Mazza*, Angela Gravina Francesca Tamponi, Andrea Pasquetto, Maria Giulia Depardieu, Michele Campanella, Kevin Farrell, Calcara, Elisa Voltan corni Patrick Fournillier, Herbie Hancock, Leonidas Alessandro Piras*, Fabrizio Giannitelli*, Kavakos, Lang Lang, Alexander Lonquich, Wayne viole Davide Bettani Marshall, Kurt Masur, Krzysztof Penderecki, Flavia Giordanengo*, Davide Bravo, Friederich Binet, Giovanni Sollima, Jurij Temirkanov, Alexander Laura Garcia Hernandez, Chiara Scopelliti, trombe Toradze, Pinchas Zukerman. wFrancesca Moreschi Nicola Baratin*, Guido Masin Il debutto a Salisburgo, al Festival di Pentecoste, con Il ritorno di Don Calandrino di Cimarosa, ha violoncelli timpani segnato nel 2007 la prima tappa di un progetto Enrico Graziani*, Martina Biondi, Peter Krause, Sebastiano Nidi* quinquennale che la prestigiosa rassegna Giada Vettori ** spalla austriaca, in coproduzione con Ravenna contrabbassi * prima parte Festival, ha realizzato con Riccardo Muti per la Renzo Schina*, Davide Sorbello riscoperta e la valorizzazione del patrimonio musicale del Settecento napoletano e di cui la flauti ispettore d’orchestra Cherubini è stata protagonista in qualità di Jona Venturi*, Stella Ingrosso Leandro Nannini orchestra residente.

68 69 Fondazione Teatro di Tradizione Dante Alighieri Ravenna Stagione d’Opera e Danza Manifestazioni 2013-2014

Soci Direttore artistico Comune di Ravenna Angelo Nicastro Regione Emilia Romagna Coordinamento programmazione artistica Provincia di Ravenna Federica Bozzo Camera di Commercio di Ravenna Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Spazi teatrali Confindustria Ravenna Responsabile Romano Brandolini* Confcommercio Ravenna Servizi di sala Alfonso Cacciari* Confesercenti Ravenna CNA Ravenna Ufficio produzione Confartigianato Ravenna Responsabile Emilio Vita Archidiocesi di Ravenna-Cervia Stefania Catalano, Giuseppe Rosa Fondazione Arturo Toscanini Marketing e comunicazione Consiglio di Amministrazione Responsabile Fabio Ricci Presidente Fabrizio Matteucci Editing e ufficio stampa Giovanni Trabalza Vicepresidente Mario Salvagiani Sistemi informativi e redazione web Stefano Bondi Consiglieri Impaginazione e grafica Antonella La Rosa Ouidad Bakkali, Galliano Di Marco, Archivio fotografico e redazione social Giorgia Orioli Lanfranco Gualtieri Promozione e redazione social Mariarosaria Valente Segreteria Ivan Merlo* Sovrintendente Antonio De Rosa Biglietteria Responsabile Daniela Calderoni Segretario generale Biglietteria e promozione Marcello Natali Bruna Berardi, Laura Galeffi*, Fiorella Morelli, Paola Notturni, Maria Giulia Saporetti Responsabile amministrativo Roberto Cimatti Amministrazione e segreteria Responsabile Lilia Lorenzi* Revisori dei conti Amministrazione e contabilità Cinzia Benedetti Giovanni Nonni Segreteria amministrativa e progetti europei Mario Bacigalupo Franco Belletti* Angelo Lo Rizzo Segreteria amministrativa Valentina Battelli Segreteria di direzione Elisa Vanoli*, Michela Vitali

Servizi tecnici Responsabile Roberto Mazzavillani Assistenti Francesco Orefice, Uria Comandini Tecnici di palcoscenico Enrico Ricchi, Matteo Gambi, Massimo Lai, Marco Stabellini, Luca Ruiba, Christian Cantagalli, Marco Rabiti Servizi generali e sicurezza Marco De Matteis Portineria Giuseppe Benedetti*, Giusi Padovano, Samantha Sassi*

* Collaboratori www.kuni.it 70 > 14, 15 DICEMBRE Danzaora ROCÍO MOLINA COMPANY

Vázquez Molina © Félix Rocío > 18, 19 GENNAIO Workwithinwork Rain Dogs COMPAGNIA ATERBALLETTO

> 8, 9 FEBBRAIO Kaze Mononoke DACRU DANCE COMPANY

> 5, 6 APRILE Coppélia à Montmartre BALLETTO DEL TEATRO NAZIONALE DI BRNO opera danza

> 8-17 NOVEMBRE TRILOGIA D’AUTUNNO “VERDI & SHAKESPEARE” Macbeth Otello Falstaff

> 24, 26 GENNAIO Luisa Miller GIUSEPPE VERDI

> 15, 16 FEBBRAIO Il furioso all’isola di San Domingo GAETANO DONIZETTI

> 15, 16 MARZO Il matrimonio segreto DOMENICO CIMAROSA Macbeth © Anna Agliardi (Verdi Web 2.013) Web (Verdi Agliardi Anna Macbeth © UCNP_Libretto Opera Teatro Alighieri 170x240 IPAD ITA.indd 1 04/12/13 14:47