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Anno X VI, n. 1 - Maggio 2016 Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, LO/MI www.amaniforafrica.it AMANIPorta il tuo cuore in

© Francesco Zizola, 1995, Koinonia Mother House Koinonia 1995, Zizola, © Francesco , Vent anni dopo

di Gian Marco Elia* Abbiamo iniziato con un pensiero chiaro: mettere le nostre azione l’identità, il pensiero e la cultura africana: altrimenti capacità e il nostro desiderio di aiutare al servizio di un’A- non sarebbe possibile mettere radici. Se fossimo partiti da frica alla quale avremmo lasciato il posto centrale. Anche un modo di pensare e di agire tipicamente europeo, cer- ari amici di Amani, abbiamo avuto nei momenti peggiori siamo rimasti fedeli a noi stessi e a tamente realtà avviate in Africa vent’anni fa oggi non esi- molta fortuna. Siamo ancora qui, quel pensiero, rifuggendo dalla tentazione di sostituirci a sterebbero più, o comunque non avrebbero potuto essere vent’anni dopo i nostri primi passi. coloro a cui volevamo tendere una mano. Chi di Amani la- realmente utili a un profondo cambiamento e al miglio- C vora e ha lavorato in , e completa con ramento della vita di migliaia di persone. Padre Kizito e Sono stati anni difficili, attraverso i quali non era scontato la sua presenza il lavoro dello staff locale: è il valore ag- la Comunità di Koinonia hanno fatto crescere leader lo- che la nostra piccola imbarcazione restasse a galla. Sono sta- giunto. Dopo oltre vent’anni, siamo sempre “con” l’Africa, cali che hanno saputo suggerirci il percorso. A volte, vice- ti anche vent’anni di libertà, durante i quali abbiamo sem- mai “per”. Ciascuno porta le sue qualità, contribuisce con versa, questo ruolo è toccato a noi e vivere questa dina- pre potuto scegliere e fare ciò per cui ci sentivamo e ci sen- quello che sa e con ciò che di buono può fare, cercando di mica di rapporto è stata una scuola di vera cooperazione, tiamo portati. Dunque non anni di sacrificio, bensì di rea- “abitare i limiti” sia personali che di contesto. Concorre a che continua ancora oggi. lizzazione e di pienezza. una sintesi che deve però mantenere al centro della sua segue a pag 4

Dossier pag 3 Un lungo percorso di speranza Dona il tuo Nell’ultimo ventennio l’Africa si è trasformata più in fretta di quanto abbia saputo fare 5x1000 il nostro sguardo di Pietro Veronese ad Amani C.F.97179120155 News pag 5 A scuola sotto le bombe Una preziosa e aggiornata testimonianza Questa storia comincia con la tua firma. delle condizioni di vita sui Monti Nuba e tra gli sfollati dei campi profughi sudanesi Passa per un banco di scuola. di Renato Kizito Sesana Come continua lo scriverà lei. TRIMaprile2016:TRIM. Marzo '09.qxp 02/05/16 14:47 Pagina 2

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Lo spunto Libri per sempre

di Pier Maria Mazzola* La valigetta di libri africani da portarsi uscito per Passigli. Quello poetico è peraltro un genere molto praticato, “teologo della liberazione” nel continente (a parte il caso sudafricano). su un’isola deserta? dai vati della negritudine e non solo: pensiamo ai quattro volumetti dei Ma nella valigetta per l’isola deserta non può mancare la narrativa. Pos- Poeti Africani Anti-Apartheid (Edizioni dell’Arco), o all’ambientalista Niyi siamo metterci Mhudi (Baldini Castoldi Dalai), il primo romanzo di au- Mi rifaccia la domanda... Osundare (L’occhio della terra, Le Lettere) che abbiamo incontrato nel- tore sudafricano nero: scritto nel 1913 ma pubblicato integralmente so- lo scorso numero di Amani. lo nel 1978. L’autore, lo tswana Solomon Tshekisho Plaatje, primo seg- Ma il background originario della letteratura africana è la “oralitura”, e retario dell’African National Congress, mette in scena una donna, Mhu- in proposito segnalo due opere diverse. Con Fiabe africane (pubblicate di, che con il marito tiene testa a un ufficiale di Shaka Zulu. Epopea e nel 1955 da Einaudi nella collana “Gli Struzzi”, per volere di Italo Calvi- storia d’amore al tempo stesso. Con un salto a piè pari fino ai giorni nos- el 2001 la Zimbabwe International Book Fair già provvide no) i racconti popolari del continente acquisirono uno statuto non più uni- tri, non può mancare qualcosa di Alain Mabanckou, con la sua formi- Na stilare l’elenco dei cento migliori titoli africani del XX secolo, tuttora camente antropologico ma letterario. L’altro caso è quello di Amadou dabile e divertente satira sociale (Pezzi di vetro, per esempio) ma anche disponibile online (googlare “africa’s 100 best books”). È dunque superfluo Hampâté Bâ e del suo Kaydara. Non proprio suo, a dire il vero, trattan- capace di dolcezza (Le luci di Pointe-Noire; entrambi per 66thand2nd). ricopiarlo. Comunque troppi, per una valigetta. Restringo così il ventaglio dosi di un affascinante mito iniziatico fulbe che il grande uomo di cul- Tra le autrici, indimenticabile rimane Mariama Bâ con il suo Cuore a pochi titoli, solo in versione italiana e senza neppure azzardarmi a dis- tura maliano mise per iscritto. È un testo che fa toccare con mano come africano (edito da Sei e ultimamente da Modu Modu come Amica mia), tillare un canone di opere imperdibili – non ne avrei la competenza. Mi le tradizioni orali africane non siano solo proverbi, favole o genealogie, una «lunga lettera» che condensa, con scrittura d’arte, la condizione fem- limito a qualche libro letto che, anche a distanza di anni, mi risveglia qual- ma possano raggiungere vette di complessità, con letture possibili a più minile in Senegal. Praticamente l’esordio dello scrivere africano al fem- cosa dentro, anche ove non ne ricordi esattamente il contenuto. livelli. Lo dimostra la stessa traduttrice Nike Morganti, che a Kaydara ha minile. All’altro capo del continente, in Mozambico, Paulina Chiziane in E parto dalla poesia. Consapevole delle raffiche di critiche di cui la negri- dedicato un commentario (anch’esso edito da Ibis), Fiume bianco al Niketche (La Nuova Frontiera) demolisce la poligamia con uno strata- tudine è stata bersaglio, specie nella sua versione senghoriana e soprattutto paese delle acque nere. Di Hampâté Bâ (è lui quello di «quando in Africa gemma tutto da leggere. in seno al mondo intellettuale africano, difendo comunque la lirica di muore un vecchio, è una biblioteca che brucia») è inoltre disponibile un’al- Si direbbe che mi sia dimenticato di nigeriani e keniani... e molti altri Léopold Sédar Senghor con la sua capacità di accompagnare l’anima tra dozzina di titoli, una vera miniera per accostarsi allo spirito africano ancora. Ma qui finisce lo spazio per questo gioco. Perché non contin- nera, con la sua dignità e bellezza, all’«appuntamento del dare e del rice- profondo. Mentre, per mettere a fuoco come “funziona” la religione uarlo, con la partecipazione di tutti, su uno spazio web condiviso? vere» con la «civiltà dell’universale». Diverse le edizioni in cui le sue rac- tradizionale, c’è sempre Oltre la magia di John Mbiti (Sei) e, in campo colte sono apparse in italiano, ad esempio Canti d’ombra e altre poesie cristiano, La mia fede di africano di Jean-Marc Ela, forse l’unico vero * Pier Maria Mazzola è direttore responsabile del bimestrale Africa (www.africarivista.it).

In Breve a cura di Raffaele Masto

Tunisia Marocco Nigeria Algeria Nella vulcanica capitale economica della Nigeria Governance Libia è entrato in fase esecutiva un progetto ambi- Sahara Occ. Egitto Un terzo dei Paesi Africani – 21 su 54 – ha vi- zioso, concepito e realizzato interamente a La- sto la propria governance degradarsi dopo il gos: un campetto di calcio alimentato esclusi- 2011. È quanto emerge dallo studio annuale vamente da energia cinetica e solare. Il cam- Capo Verde Mauritania Mali elaborato dalla Fondazione Mo Ibrahim. po di calcio è il prodotto di una collaborazione Senegal Niger Eritrea L’indice Ibrahim sul “buon governo” in Africa si fra la multinazionale dell’energia Shell, il mu- Ciad Gambia Sudan basa su 93 indicatori, raggruppati in quattro ca- sicista Akon – da sempre sostenitore dell’im- Burkina Gibuti Guinea Bissau Guinea Faso tegorie: sicurezza e stato di diritto, partecipazione piego di energia solare in Africa – e Pavegen, Benin e diritti dell’uomo, sviluppo economico sosteni- un’azienda del Regno Unito impegnata per ri- Sierra Togo Nigeria Etiopia Leone Costa Sud Sudan bile e sviluppo umano. Nel presentare il rap- solvere i problemi di approvvigionamento elet- d’Avorio Liberia Ghana Rep.Centrafricana porto 2015, il presidente Mo Ibrahim ha sottoli- trico in Africa a costi contenuti e tramite le Camerun neato che il continente è a un punto morto. energie rinnovabili. S.Tomé Guinea Uganda Somalia e Principe Eq. L’Isola Mauritius resta in testa alla classifica, se- La novità non è l’alimentazione a energia so- Congo Kenya guita da Capo Verde e Botswana, ma anche lare ma l’integrazione di questa con l’energia Gabon Ruanda questi tre Paesi hanno registrato negli ultimi cinetica prodotta dai calciatori stessi che, gio- Burundi R.D.Congo quattro anni un declino del loro livello globale cando o allenandosi, calpestano delle specia- Tanzania di governance. Solo sei Paesi hanno registrato li piastrelle che catturano e immagazzinano Ebola Seicelle un miglioramento in ciascuna delle quattro ca- l’energia. Malawi tegorie: la Costa d’Avorio, il Marocco, il Ruan- Le piastrelle – circa centocinquanta – sono col- Angola L’OMS ha dichiarato finita l’epidemia di Ebola in Comore da, il Senegal, la Somalia e lo Zimbabwe. Pec- locate sotto il tappeto di erba sintetica. Dato che Mozambico Africa, certificando l’arresto di tutte le catene di Zambia cato che Costa D’Avorio e Somalia partissero da l’energia prodotta è superiore a quella richiesta trasmissione. zero: troppo facile, quasi inevitabile, risalire! durante i novanta minuti di gioco, la carica im- Zimbabwe In due anni Ebola ha ucciso più di 11mila perso- Namibia magazzinata viene poi utilizzata per illuminare ne in Liberia, Sierra Leone e Guinea. Ora, per la i lampioni stradali dell’intera comunità. Maurizio prima volta dall’inizio dell’epidemia, tutti e tre i Botswana Madagascar paesi non hanno notificato alcun caso da alme- no 42 giorni (periodo di tempo previsto per po- Swaziland ter proclamare la fine dell’allarme) anche se Sudafrica Lesotho l’OMS ha sottolineato che rimangono a rischio. Dopo due anni di grandi sforzi organizzativi, di sensibilizzazione ed economici, è a questi tre paesi, più che alle grandi organizzazioni inter- nazionali, che va il merito di aver sconfitto la malattia, evitando così scenari catastrofici. TRIMaprile2016:TRIM. Marzo '09.qxp 02/05/16 14:47 Pagina 3

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Passato e futuro Dossier

Camerun, alla Costa d’Avorio, il Ma l’illusione era durata poco. Na- jihadismo è adesso un fenomeno turalmente i mali dell’Africa indi- anche africano. pendente non erano nuovi, ma al Infine la Grande Migrazione verso volgere del secolo sembrava agli os- l’Europa, sconosciuta vent’anni fa servatori occidentali che il proces- he cosa è cambiato del- nelle proporzioni odierne, non ac- so degenerativo fosse giunto a com- Cl’Africa in vent’anni? Molto, mol- cenna a diminuire. È vero che nel- pimento. tissimo, naturalmente. Se tornia- la fase acutissima iniziata l’anno mo alla metà dell’ultimo decennio scorso il flusso principale proviene Invece, come si è letto poi in nume- del secolo scorso, e facciamo scorrere dalla Siria, ma i barconi carichi di rose autocritiche, le economie afri- velocemente le pagine del tempo fi- africani continuano a solcare in- cane avevano già da qualche anno di Pietro Veronese* no ad oggi, vediamo affollarsi av- cessantemente le acque del Medi- cominciato a tirare, trainate dalla venimenti epocali, in un divenire terraneo (e a naufragarvi). C’è sem- fame di materie prime delle indu- tempestoso che ha segnato per sem- pre più Africa in Europa. strie cinesi ed indiane. Ben presto pre genti e Paesi. i Pil di numerosi Paesi conobbero Un nuovo Stato è nato, il Sud Su- Come si vede, la Storia ha la- aumenti a due cifre su base annua, dan (2011), dopo che un altro era sciato un segno profondo nel- in alcuni casi superando persino i appena venuto al mondo, l’Eritrea, l’ultimo ventennio africano. E record asiatici. Undici anni dopo, nel 1993. ci siamo limitati a enumerare sol- nel numero del 3 dicembre 2011, Uno dei più grandi statisti di tutti tanto alcuni tra gli avvenimenti l’Economist rovesciava il suo giu- i tempi ha infine conquistato il di- maggiori, omettendo di proposito dizio. L’Africa era diventata The ho- ritto a governare e lo ha esercitato le guerre internazionali, a comin- peful continent, il continente della in maniera illuminata: Nelson Man- ciare da quella che investì la Re- speranza. E i suoi giornalisti in- dela, presidente del Sudafrica dal pubblica democratica del Congo a ventarono un titolo poi diventato 1994 al 1999. Poi non ha voluto ri- cavallo dei due secoli, la “grande quasi uno slogan: Africa rising, l’A- Un lungo candidarsi, ha trascorso una sere- guerra africana” del 1998-2003. Al- frica che sorge, l’Africa emergente. na vecchiaia e infine si è spento, cir- cune tendenze di fondo restano tut- In un decennio lo sguardo era to- condato dall’ammirazione e dal- tavia immutate, prima fra tutte talmente cambiato. l’affetto del mondo, alla veneranda quella demografica. L’Africa per- età di 95 anni, il 5 dicembre del mane un continente in pieno boom Oggi anche questo punto di vista ha 2013. di nascite, popolato da giovani e fatto il suo tempo. Il “superciclo” I ruandesi si sono eroicamente ri- giovanissimi. Altre società a gran- economico che ha creato la fortuna percorso di sollevati da una delle più grandi de crescita demografica, in parti- dell’Africa negli ultimi 15-20 anni, e tragedie del secolo passato, il ge- colare le grandi nazioni asiatiche co- ci spiegano gli economisti, è finito. nocidio dei Tutsi (aprile-luglio 1994), me l’India o la Cina, sono invece en- Il suo effetto si è spento con «il ca- durato cento giorni e costato alme- trate in una fase di rallentamento lo sostanziale del prezzo del petro- no 800mila vite. probabilmente irreversibile, effet- lio, del rame e del minerale di fer- speranza Una dopo l’altra, nel 2010-2011, tre to del loro sviluppo economico. Co- ro; il rallentamento dell’economia ci- società arabe del Nordafrica si so- sicché possiamo dire che oggi – e nese; e la stretta finanziaria globa- no ribellate contro i loro governan- sempre più nei decenni a venire – le», per citare una recente analisi ti, costringendo alla fuga o alla pri- c’è e ci sarà sempre più Africa nel della Banca Mondiale. Le economie gione presidenti che fino al giorno mondo. In rapporto al numero to- africane sono tornate in sofferenza. prima erano sicuri di stringere il tale degli umani, nasceranno sem- Le percentuali di crescita del Pil Nell’ultimo ventennio le potere saldamente in mano. Ma le pre più africani. sono ovunque in ribasso. Paesi co- loro “primavere” non hanno dato al- me il Mozambico, che la scoperta di tri frutti. Ad essere cambiata, e molto, è an- enormi giacimenti di gas aveva spin- società africane si sono La Somalia si è disgregata in una che un’altra cosa, non meno im- to a indebitarsi pesantemente, non feroce guerra civile, cominciata nel portante di quello che è andato ac- riescono al momento a commercia- trasformate più in fretta di 1991, e solo in anni recentissimi sta cadendo all’interno dei confini con- lizzare la loro materia prima e si ri- faticosamente cercando di tornare tinentali, nelle vaste terre racchiuse trovano nei guai. L’Africa, ai nostri quanto abbia saputo fare il alla vita civile. tra il Mediterraneo, l’Atlantico, l’O- occhi, non è più tanto hopeful. Un Paese africano, il Sudafrica, è en- ceano Indiano ed il Mar Rosso. È trato a far parte del ristretto club cambiato il nostro modo di Siamo così passati da quello che nostro sguardo delle cinque nuove economie più guardare all’Africa, alle sue vi- veniva detto all’epoca «afropessi- performanti del pianeta, i cosiddetti cende. Il nostro sguardo. E non mismo» a una visione rosea della “BRICS”. Anche se quel gruppo ha è detto che sia cambiato in me- crescita africana e infine a un nuo- avuto vita relativamente breve e glio. vo disincanto. Ma questi cambia- oggi lo stesso Sudafrica, insieme al menti, direbbe uno psicologo rela- Brasile, ha perso contatto con gli Il numero datato 13 maggio 2000 zionale, ci forniscono informazioni altri tre, Cina, India e Russia. dello stimatissimo settimanale bri- piuttosto su di noi che su quello Un Islam oscurantista, violento e tannico The Economist aveva una che avviene realmente in Africa. terroristico ha fatto la sua compar- copertina che è rimasta celebre. Al- Ce la dicono lunga sulle nostre sa nel continente, che prima era l’interno di una sagoma del conti- aspettative; sulla nostra stanchez- universalmente noto per la sua tol- nente africano un miliziano di una za nell’immaginare un continente leranza religiosa. Dalla Somalia al- delle tante guerre civili imbraccia- perennemente prigioniero del bi- la Nigeria, dal Kenya al Mali, al va un lanciagranate. Il titolo era sogno; su come il punto di vista eco- The hopeless continent, il continen- nomico domini ormai il nostro mo- Proteste giovanili in Senegal te senza speranza. Questo punto di do di valutare il mondo circostan- vista era, all’epoca, condiviso dai te. Il vero cambiamento, che più. Le promesse delle indipenden- non avviene con un titolo di ze apparivano largamente tradite. giornale ma richiede un lungo Gli Stati africani andavano nau- esercizio, è imparare a guar- fragando tra corruzione, colpi di dare il mondo con gli occhi de- Stato e conflitti interni. L’obiettivo gli altri. Scopriremmo allora dello sviluppo appariva clamorosa- che l’Africa è solo un acciden- mente fallito. Mentre a Oriente rug - te geografico; che quel che con- givano quelle che allora i media ta veramente sono gli africani, chiamavano «le Tigri asiatiche», le capaci di tenere ferma la rotta economie in verticale ascesa gui- della speranza molto più dei date in un primo tempo dalla Corea nostri oscillanti indicatori eco- del Sud, gli africani costituivano la nomici, anche se non sono riu- grande maggioranza dell’«ultimo sciti ancora a liberarsi dal bi- miliardo» di cui parlava un libro sogno. Sono un po’ meno poveri di dell’economista britannico Paul Col- quello che erano venti anni fa, ma lier. La parte dell’umanità che non sempre infinitamente più poveri di era riuscita a imboccare la strada noi. Eppure in questo arco di tem- dello sviluppo e continuava a gira- po, che è quasi quello di una gene- re in tondo nel circolo vizioso della razione, sono cresciuti molto più di povertà. Appena due anni prima il noi. In tutti i sensi. presidente americano Bill Clinton, visitando il continente, aveva par- *Pietro Veronese, giornalista, segue da lato di un «rinascimento africano». trent’anni le vicende africane. TRIMaprile2016:TRIM. Marzo '09.qxp 02/05/16 14:47 Pagina 4

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, da pag 1 Vent anni dopo Testimonianze Per me Amani è... di Nicoletta Dentico* Non prendeteci per degli ingenui. Amani non consiste in un elogio acritico degli africani: abbiamo avuto le nostre espe- rienze, anche amarissime, e fallimenti. Ma non abbiamo voluto né intendiamo cambiare direzione: il percorso continua. Vent’anni non sono un punto di arrivo, so- on basta fare il bene, bisogna anche farlo bene», sunzione di cambiare il mondo, ma di salvarlo sì, per quanto pos- no solo la conferma che l’intuizione iniziale «Nsosteneva Denis Diderot. Questa enunciazione racchiude nel sibile, con la bellezza; la bellezza che in Africa prorompe nella È era giusta. modo migliore ciò che per me è Amani. Prima di tutto, Amani è luce della sua natura, ma dimora a volte anche nelle tenebre del- Quando eravamo giovanissimi padre Ki- zito ci ha ispirato con un pensiero ancora questa dedizione intelligente e appassionata, estetica e politica, la sua storia, cosicché le domande sull’umano ci incalzano, con attuale. È stato un precursore: ci ha in- a voler fare le cose coltivando puntigliosamente la qualità del- premura anch’esse, quando siamo in Africa, e ci troviamo a bal- segnato che l’Africa era degli africani, che dovevamo metterli al centro, che non l’azione. Con creativa serietà, guardando gli africani dritto negli bettare prove di risposta. avremmo mai potuto sostituirci a loro e occhi, alla ricerca comune di soluzioni possibili per rispondere che da lì dovevamo partire prima di pen- ad un’umanità che geme. Amani grazie! In venti anni di storia hai insegnato un’altra gram- sare qualsiasi azione concreta. Allora le pa- role chiave erano altre: dall’Africa e dal- matica della cooperazione, che è solidarietà nelle relazioni e non le sue genti non veniva niente di buono, Un approccio che presuppone condizioni di grande cura. Pren- pietismo di assistenza. Ci hai educato a un’altra semantica, per soltanto bisogni, incapacità e un’idea di “noi” come essenziali e necessari alla so- dere il tempo per conoscersi e capire. Metterci il silenzio che ser- cui non si declinano poveri da aiutare ma culture da intreccia- luzione dei problemi. ve per ascoltare. Stabilire relazioni, nei percorsi che sottendono re, saperi da mettere in campo, vite sgualcite che non hanno per- Ho fondato Amani con un missionario e cinque amici. Oggi migliaia di persone ci ad alleanze solide e affidabili per tutti, bianchi e neri. Creare le so vitalità e tecnologia di esistenza, se solo si riescono a disten- sostengono e con centinaia siamo in rap- condizioni riconoscibili della fiducia, il solo cemento che tiene dere insieme le pieghe. Con te siamo tutte e tutti, se vogliamo, porto diretto. Siamo partiti dalla centra- i nervi saldi quando le sfide sembrano insormontabili. Non ci so- artigiani di un mondo più attento e aperto all’alterità: quanto ba- lità della relazione, che non è mai acqui- sita e richiede cura e costanza, tra noi, con no, in senso stretto, classici beneficiari di progetti. C’è invece plu- sta per cercarti con desiderio di approdo, in questo tempo di mu- A gli africani, con chi sostiene la nostra azio- ralità di protagonismi, perché Amani sa che il cammino di svi- ri, mari e manganelli. ne (e che ancora non riusciamo a chiamare solo “donatore”). luppo umano è di tutti o non è. Di questo parla la porta di Lam- Amani continua ad essere per i giovani ita- pedusa, dirompente varco di umanità ai confini di un’Europa *Nicoletta Dentico, giornalista, si occupa di diritti umani e di ques tioni legate agli squi- liani un’opportunità di viaggio non solo che rischia di affondare con i suoi migranti. libri internazionali nel campo della salute e della nutrizione. Coordinatrice in Italia della geografico ma anche spirituale, per acco- Campagna per la messa al bando delle mine, poi direttrice di Medici Senza Frontiere. starsi all’Africa in modo diretto, autenti- Non c’è neppure fretta di performance, per Amani. Altra è la ci- Dal 1999 segue a livello internazionale il tema dell’accesso ai farmaci essenziali, e in que- co e “africano”. Ne abbiamo accompagna- fra del suo agire ogni giorno in Africa, con gli africani, e non sta veste ha lavorato come consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). ti centinaia e continueremo a farlo. La È vicepresidente dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG). Da un anno segue società nuova nasce anche da questo. Al- segue la logica della produzione. Amani non coltiva, infatti, la pre- le attività internazionali della Fondaz ione Lelio Basso. trettanto importanti sono i percorsi di africani che abbiamo accompagnato in Europa. In vent’anni molte cose sono cambiate in Africa e nel nostro modo di guardare al- l’Africa (come racconta Pietro Veronese a pag. 3). In alcuni casi la situazione è forse peggiorata, come per esempio sui Monti © Archivio Amani Nuba del Sudan, dove prima ancora di co- stituirci legalmente portammo i primi aiu- ti nel 1995 (ne parla padre Kizito a pag. 5). Altri aspetti non sono cambiati: l’Africa era e resta un continente di giovani e, dunque, se noi continuiamo ad occuparci di loro an- diamo nella giusta direzione. Che sia in un ambiente più rurale come in Sudan o nelle grandi metropoli come e Lu- saka, bambini e ragazzi privi di famiglia, sostegno e possibilità hanno bisogno di essere ascoltati, capiti ed aiutati a com- piere un percorso di formazione umana, di studio e professionale che li lanci ver- so il futuro. I motivi che ci hanno spinto ad agire e a costituire Amani sono sempre presenti e forse ancor più imprescindibili per co- struire insieme il futuro del continente africano, perché il numero dei bambini di strada e l’entità del problema di un’ado- lescenza abbandonata a se stessa non ac- cennano certo a diminuire, anzi aumen- tano. Alla luce di tutto questo, vent’anni non significano nulla; al massimo sono per noi un motivo di passeggera soddi- sfazione. Il futuro dipenderà da come sapremo af- frontare il presente, che è certamente di scarsità. Oggi sembra che offrire un po’ di tempo o di denaro in sovrappiù sia quasi impossibile. Mi pare di intuire che la cri- si sia diventata più che altro spirituale, che quando ci sfiora ci raffredda, ci ren- de disumani e peggiori di quel che po- tremmo essere. Ogni giorno incontriamo persone che han- no perso tutto. A noi tocca ricostruire la speranza, per loro e per noi. Nonostante tutte le difficoltà questa speranza è de- positata nei giovani che hanno un chiaro desiderio di cambiare questo mondo per La Porta di Lampedusa - Porta d’Europa, renderlo più respirabile, più giusto, più monumento alla memoria dei migranti umano. Saranno loro a scrivere dei pros- simi vent’anni di Amani con parole mi- deceduti in mare, opera di Mimmo Paladino gliori di queste, raccontandovi di quanto ideata e realizzata da Amani e Arnoldo tutti insieme avremo saputo fare e di co- me non ci saremo arresi. Mosca Mondadori.

*Gian Marco Elia, è presidente di Amani. TRIMaprile2016:TRIM. Marzo '09.qxp 02/05/16 14:47 Pagina 5

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Nuba News A SCUOLA SOTTO

sempre difficile parlare e scrivere del Sudan, per tan- LE dalla salvaguardia delle tradizioni. Questa è l’eredità lasciata dal Ète ragioni. Una di esse, e non la più importante, è che il Sudan è primo leader della resistenza Nuba, Jusuf Kuwa, un maestro di scuo- un paese con una geografia e una storia estremamente complicati la primaria datosi alla politica prima e alla resistenza armata poi, e non si può prescindere da essi anche se si parla di attualità. quando vide che non c’era altro modo per contrastare Khartoum. Difficile spiegare il momento che stanno vivendo i Nuba, asserra- BOMBE Ora, dopo la ripresa del conflitto, tutto il sistema educativo nei Mon- gliati sulle omonime montagne, a sud del Sudan e confinanti con di Renato Kizito Sesana* ti Nuba è in crisi. L’istruzione sopravvive solo grazie a insegnanti il Sud Sudan. Difficile capire il contesto internazionale di questa guer- volontari che gestiscono 165 scuole primarie con 55.000 alunni e ra civile, che vede la Comunità Europea finanziare il governo di Khar- no accompagnato in un avventuroso viaggio lo scorso dicembre. 3 scuole secondarie, ma il loro numero è insufficiente. toum con cento milioni di euro per controllare il flusso di rifugiati Negli ultimi vent’anni ho visitato i Nuba almeno cinquanta volte, la Krandal Osman Tutu, 24 anni, è uno di loro. Dopo aver frequenta- eritrei attraverso il territorio sudanese. Ma non è lo stesso gover- prima nell’agosto del 1995 con Gian Marco Elia e Davide Demiche- to la scuola primaria a Sarbule, ha cercato rifugio nel campo di Kaku- no che fa fuggire dal suo territorio i Nuba e i darfuriani? Non è lo lis. La zona dei Monti Nuba, o Sud Kordofan, ha conosciuto la guer- ma, in Kenya, dove ha frequentato la secondaria e ha lavorato co- stesso governo che riceve dall’Arabia Saudita cinque miliardi di dol- ra fin dalla metà degli anni ottanta, quando la popolazione decise a me interprete per l’Unhcr. Racconta: «Sono tornato sui Nuba nel 2013 lari per comperare nuove armi che, pur attraverso transazioni ca- larga maggioranza di sostenere lo SPLA, il movimento di liberazio- e lo stesso giorno Sarbule e Gidel sono state bombardate per tut- muffate, provengono proprio da quei paesi europei che vorrebbe- ne nato nel 1982. L’arrivo della pace nel 2005, fortemente voluta dal- ta la giornata. I muri della scuola dove ho imparato a leggere e scri- ro fermare i migranti eritrei? la comunità internazionale, in primis dagli USA, non risolse le cause vere sono stati distrutti. Mi sono detto che dovevo restare qui a in- Ancora più difficile cercare di spiegare le radici di questo conflit- profonde della guerra civile, radicate nella storia conflittuale e nelle segnare a tutti i costi. In Sud Sudan ho seguito un corso per di- to. Inutile perdersi in sottili analisi geopolitiche, ciò che conta so- marcate diversità culturali fra le diverse componenti della società su- ventare insegnante, con lo scopo di ritornare a casa ed aiutare la no soldi e potere. Soldi dell’Arabia Saudita che usano personaggi danese. Così, nel 2011 il Sudan si è diviso in due stati e la parte me- mia gente. Adesso sono qui e non mi muovo più». come Omar al-Bashir (arrivato alla presidenza del Sudan nel 1989 ridionale ha preso il nome di Sud Sudan. Quasi immediatamente le Francis ha trent’anni ed è figlio di uno dei tre catechisti che du- con un colpo di stato) per controllare le risorse locali. Sette anni fa guerre sono riprese, per ragioni complesse e molto diverse, sia al- rante i tempi più difficili della guerra e dell’isolamento hanno te- la Corte Penale Internazionale ha spiccato un mandato di cattura l’interno del Sud Sudan che a nord, in Sudan. L’area Nuba, poco più nuto viva la comunità cattolica che, grazie a loro, da piccolissi- contro Bashir, accusato di crimini contro l’umanità in Darfur: ster- estesa dell’Austria, si trova in Sudan, al confine con il Sud Sudan. ma è diventata una componente importante della vita sociale e minio, deportazioni, tortura, attacchi contro civili. Da allora Bashir Storicamente i Nuba sono stati considerati, nonostante fossero a politica dei Nuba. ha fatto 75 viaggi all’estero in 22 paesi firmatari del Trattato di Ro- maggioranza musulmana, cittadini di seconda classe, sfruttati co- «Mio padre è stato uno dei primi ad insegnare a leggere e scri- ma, che quindi avrebbero dovuto arrestarlo. Nessuno l’ha fatto. Non me schiavi fino all’inizio del Novecento dall’élite di Khartoum; con- vere. Dapprima in arabo, poi, dopo aver colto l’importanza della c’è da meravigliarsi se Bashir – approfittando della distrazione tadini di pelle nera e di cultura non araba, ma africana, che risie- lingua inglese come strumento per uscire dall’isolamento lingui- della comunità internazionale occupata con terrorismo, Siria e on- devano in un’oasi di fertilità in un paese prevalentemente arido. Dal stico e accedere all’istruzione superiore, ne ha sostenuto l’inse-

© Archivio Amani data migratoria verso l’Europa – continui ad agire con gli stessi me- 1985 al 2002, quando venne firmato il cessate il fuoco che portò gnamento in tutte le scuole Nuba. Per questo, così come per i ser- todi condannati sette anni fa. alla pace del 2005, il governo condusse contro i Nuba una vera e vizi di assistenza sanitaria e l’impegno nella vita civile, ci siamo Negli ultimi mesi ho incontrato associazioni giovanili, centri mis- propria campagna genocidaria e ancora oggi l’oppressione gover- guadagnati la stima di tutti e la nostra chiesa è cresciuta in mo- sionari diocesani, cooperative e, per affrontare la complessità del- nativa continua. do significativo, un’eccezione in una società a prevalenza musul- la storia del conflitto sudanese, ho scelto di partire da un docu- Per i Nuba l’istruzione è una precisa forma di resistenza. È il mo- mana». mentario realizzato con Matteo Osanna e Bruna Sironi che mi han- do per affermare il diritto alla propria identità culturale, a partire *Renato Kizito Sesana, giornalista e missionario comboniano, è socio fondatore di Amani . © Archivio Amani

Per scaricare il documentario “A scuola sotto le bombe” vai sul profilo youtube di Amani: www.youtube.com/user/AmaniOnlus

Padre Kizito sui Monti Nuba TRIMaprile2016:TRIM. Marzo '09.qxp 02/05/16 14:47 Pagina 6

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Storie CRESCERE CON LA KABIRIA ROAD © Archivio Amani

di Anna Ghezzi*

Vent’anni negli slum di Nairobi, sulla Kabiria road. Il bimbo ac- vulnerabili. Ci sono persone di Koinonia che hanno dato se stes- colto vent’anni fa da Amani e Koinonia ora ha trent’anni, è l’uo- se per la comunità. E i bambini cresciuti sono diventati uomini mo che non sarebbe mai potuto diventare se fosse rimasto per di successo, anche più di noi che abbiamo messo in piedi tutto la strada a combattere contro fame, freddo, droga, abusi, senza questo. Credevamo che, cambiando una vita, saremmo riusciti possibilità di pensare al futuro. Quando Kivuli era un’oasi in mez- ad avere un impatto su tante altre. Così è stato. Quella di Geor- zo al nulla e la Kabiria Road era famosa per aggressioni e ra- ge è la storia di tanti, tanti altri ragazzi di Kivuli: ora lui è gran- pine, George Njuguna, che oggi siede sulla poltrona di General de, preparato, si prende cura dei ragazzi del centro. E quello che Manager di Kivuli, aveva otto anni e stava per strada. Richard c’è adesso è frutto di questi vent’anni di impegno con Amani». Muko Ochanda, uno dei fondatori di Koinonia, oggi docente uni- versitario, aveva 25 anni e con un gruppo di amici aveva un so- Amani e Koinonia, due gruppi di giovani, italiani e africani, gno: fare qualcosa per la sua città e per chi stava ai margini. con una visione comune. «Era tutto più facile all’inizio – ricorda Richard – poi siamo cresciuti, si sono moltiplicati i progetti, il Tutto è cominciato tirando calci a un pallone e mangiando fet- 2009 è stato l’anno nero per la fiducia e le relazioni tra Ama- te di pane con i bambini di strada che nessuno considerava. «Gio- ni e Koinonia. Ma abbiamo deciso di continuare a camminare cavamo a calcio il sabato coi bambini che stavano in strada, in- insieme, cercando di essere sempre più trasparenti. Dobbiamo torno a Riruta Satellite», racconta Richard. «Koinonia è nata mettere in comune sempre più cose: il mio sogno è che perso- come costola della comunità che padre Kizito aveva fondato in ne di Amani siedano all’interno degli organi di Koinonia e vi- Zambia. L’idea era mettere insieme i talenti che ognuno di noi ceversa, per rafforzare quell’unità che abbiamo quando si trat- aveva e trovare quelli sprecati in mezzo a una strada, per far- ta di occuparsi dei bambini di strada». li crescere». Alla Koinonia Mother House un gruppo di ventenni di Nairobi accoglieva i bambini di strada il sabato pomeriggio Prendersi cura di un bambino che poi si prenderà cura di al- offrendo la merenda, acqua e sapone per lavarsi e lavare i ve- tri bambini, dell’intera società: è questa la sfida vinta in que- stiti, un pallone da prendere a calci. I soldi per comprare quel sti primi vent’anni. «Amani può aiutarci a valorizzare questo che serviva ce li mettevano loro. Cento scellini alla volta. Poi è capitale sociale – spiega Richard – e ognuno può contribuire. Agosto 1996, Richard Muko Ochanda mentre prepara chapati per i arrivato un medico tedesco, l’anno successivo Gian Marco Elia Con la diminuzione dei fondi in arrivo dall’Italia non riuscia- ragazzi accolti alla Koinonia Mother House. con i suoi amici per il primo campo di incontro. «Gian Marco è mo a portare tutti i ragazzi che meritano alle scuole superio- venuto una prima volta, poi è tornato ed è tornato ancora: da ri o al college, ma i nostri ex ragazzi sono diventati a loro vol- più a vivere sulla strada. Per fare questo le famiglie devono lì è cominciato tutto con Amani. I bambini sono diventati il no- ta sostenitori. Un esempio: uno dei grandi voleva frequentare riuscire a mangiare, pagare un affitto, affrontare le spese. Ma stro pensiero fisso, con l’aiuto degli amici italiani abbiamo po- un master ma non avevamo abbastanza risorse, allora tutti i serve anche un cambiamento morale: i genitori devono capi- tuto fare di più e meglio, insieme», spiega Richard. Ora, dove suoi amici lo hanno aiutato a raccogliere i soldi necessari». re che i bambini sono responsabilità, non si possono “ridare prima c’era un edificio in mezzo al nulla, c’è un piccolo univer- indietro” quando non si riesce più a sostenerli. E vorrei che so attorno al quale è cresciuta e cambiata la stessa Kabiria Road. George ora è il General Manager di Kivuli. «A Kivuli ci sono nel frattempo Kivuli fosse di tutti quelli a cui ha cambiato la «Erano 10 bambini, all’inizio – dice Richard – non avremmo mai arrivato per un colpo di fortuna», racconta con un sorriso vita, che ognuno possa metterci un pezzo». immaginato che quell’attività avrebbe dato origine a Kivuli aperto. «Ero appena finito in strada, mio padre era morto e Centre, Anita e a tutto quello che si vede ora». mia madre era malata, non c’era da mangiare. Un giorno al «Koinonia offre ad Amani le mani, le forze e il cervello per ga- mercato ho incontrato Charles, un educatore. Gli ho raccon- rantire che ogni investimento fatto qui sia un progetto di lun- Kabiria è cresciuta con Kivuli. «Kivuli è diventato il centro di tato che me ne stavo per andare di casa e lui mi ha invitato go periodo», chiude Richard. «Insieme possiamo fare ancora Kabiria – spiega Richard – un sacco di realtà sono cresciute in questa struttura che stava nascendo. Avevo 8 anni, era un di più. Come nelle vere famiglie probabilmente ci saranno an- intorno noi e il Governo lo ha riconosciuto». Nel 1996 qui si posto di ragazzi, è diventato per me una famiglia. Non ave- cora problemi. E come nelle famiglie li risolveremo insieme». arrivava solo a piedi, quasi non c’era la strada. Di notte il buio vamo molto, i grandi lavavano i piatti, ci portavano a scuola Vent’anni fa Kabiria Road era famosa per i furti. Ora è un quar- era illuminato solo da lampade a olio. Ora ci sono luci per stra- e ci aiutavano a fare i compiti. D’estate arrivava Gian Mar- tiere pieno di vita e di speranza per il futuro: «Nel 2036 ma- da, matatu che portano in città, di sera un gran mercato in co, per il campo di incontro, e ogni anno speravamo tornasse gari avrà anche cambiato nome – dice George con un sorriso cui chi torna da lavoro compra qualcosa da cucinare o si fer- con qualcun altro e altri regali. Era una speranza, per noi. Ora ampio, di quelli che partono dagli occhi – e sarà un posto mi- ma a mangiare. ci sono metodi, scadenze, programmi personalizzati». gliore per tutti, per vivere».

«Koinonia di oggi è un passo più vicina al sogno che avevamo – Non basta però. «Il mio sogno – spiega George – è che posti *Anna Ghezzi, giornalista de La Provincia Pavese e volontaria prosegue Richard – ovvero fare la differenza per i bambini più come Kivuli non esistano più perché i bambini non andranno di Amani, vive e lavora a Pavia.

Progetti Buone Notizie

KENYA Kivuli Centre: progetto educativo che accoglie in forma residenziale 60 ex Riruta Health Project (RHP): programma di prevenzione e cura dell’Aids, I CASA DI ANITA bambini di strada, copre le spese scolastiche di altri 70 bambini ed è aperto nato in collaborazione con Caritas Italiana, offre assistenza a domicilio a malati a tutti, proponendo diverse attività. Kivuli è diventato un punto di riferimento terminali e a pazienti sieropositivi nelle periferie di Nairobi. 24 ex ragazze della casa di Anita sono state invitate per i giovani del quartiere circostante, con laboratori artigianali di avviamento dagli educatori ad una giornata di ritrovo nel centro, per professionale, una biblioteca, un dispensario medico, un progetto sportivo, Families to Families (FtoF): programma di sviluppo comunitario nato da capire cosa fanno oggi e come possiamo eventualmente un laboratorio teatrale, una sartoria, un pozzo che vende acqua a prezzi un gruppo di famiglie italiane per sostenere gli ex ospiti dei centri nel calmierati, una scuola di lingue, una scuola di computer e uno spazio sede percorso di reinserimento familiare e nella comunità locale. aiutarle. Più mature e con storie di vita diverse hanno di varie associazioni, per momenti di dibattito e confronto. incontrato le loro “sorelle minori” per uno scambio di Geremia School: una scuola di informatica che fornisce una formazione Casa di Anita: casa di accoglienza a Ngong (20 km da Nairobi) curata da professionale di alta qualità, per contribuire a colmare il digital divide esperienze e insegnamenti. Il consiglio più frequente? due famiglie keniane. La Casa di Anita accoglie 20 ex bambine e ragazze di Nord-Sud. "Studiate, non ci sono alternative, la scelta è una: o strada vittime di violenze di ogni genere, inserendole in una struttura familiare studiate o studiate". Già fissata la data dell’appuntamento e protetta, permettendo una crescita affettivamente tranquilla e sicura, e Diakonia Institute: offre corsi universitari in Scienze Sociali e Sviluppo continua a seguire le ragazze più grandi che sono rientrate in famiglia. Comunitario (microcredito, impresa sociale) per formare a livello accademico 2017 per coinvolgere proprio tutte le ex ragazze della figure in grado di lavorare nelle baraccopoli con professionalità. casa di Anita. Ndugu Mdogo (Piccolo Fratello): progetto socio-educativo, è un punto di riferimento per i 200 ragazzi che, con le loro famiglie, sono stati accolti nel programma di assistenza e riabilitazione dal 2006 ad oggi. ZAMBIA I MTHUNZI CENTRE Mthunzi Centre: progetto educativo realizzato dalle famiglie della comunità Su invito dell’Ambasciatore italiano e in collaborazione Kivuli Ndogo e Ndugu Mdogo Rescue Centers: sono centri di prima di Koinonia di . Oltre ad accogliere in forma residenziale 60 ex accoglienza e soccorso per i bambini e i ragazzi che negli immensi quartieri bambini di strada curandone la crescita e l’educazione, è un punto di con Celim e l’Africa Chiama, i ragazzi di Mthunzi hanno di Kibera e Kawangware sono ancora costretti a sopravvivere per strada senza riferimento per gli altri abitanti dei centri rurali circostanti, con il suo partecipato alle celebrazioni per il 25 aprile. la cura e l’affetto di un adulto. Questi centri sono il primo passo di un dispensario medico, con i suoi laboratori di falegnameria e di sartoria e la percorso di recupero che potrà portarli poi a Kivuli, Ndugu Mdogo o alla Casa scuola di computer intitolata a Margherita Ferrario. Alcuni di loro hanno curato il catering, cucinando e di Anita. servendo pasta e piatti tipici zambiani. Il Mthunzi Borse di Studio don Giorgio Basadonna: permettono a studenti meritevoli SUDAN Cultural Group si è esibito nel pomeriggio con acro- privi di possibilità economiche di proseguire nel percorso di studi superiore Centro Educativo Koinonia: due scuole sui Monti Nuba che garantiscono bazie, danze e sketch teatrali, mentre le donne della e acquisire una preparazione qualificata per il loro futuro: un modo concreto l’educazione primaria a circa 1200 ragazzi ed una scuola magistrale per comunità hanno allestito un banchetto con i loro per ricordare l’impegno di tutta una vita spesa da don Giorgio per la crescita selezionare e formare giovani insegnanti Nuba per riattivare la rete scolastica dei giovani. gestita dalle popolazioni della zona. prodotti di artigianato e sartoria. TRIMaprile2016:TRIM. Marzo '09.qxp 02/05/16 14:47 Pagina 7

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Progetti Adozioni a distanza Perché LE GOCCE CHE TUTTI INSIEME tutti insieme L’adozione proposta da Amani non è in- © Archivio Amani dividuale, cioè di un solo bambino, ma è rivolta all’intero progetto di Kivuli, della Ca- sa di Anita, di Ndugu Mdogo, di Mthunzi ABBIAMO TIRATO FUORI DAL MARE o delle Scuole Nuba. In questo modo nessuno di loro correrà di Chiara Avezzano * il rischio di rimanere escluso. Insomma "adottare" il progetto di Amani vuol dire adottare un gruppo di bambini, garan- Siedono in cerchio, sporchi e ubriachi di benzina, ascoltano in silenzio la notizia della prossima apertura del centro: tendo loro la possibilità di mangiare, stu- «Il vostro nuovo inizio è vicino, ma dovete comportarvi bene». diare e fare scelte costruttive per il futu- ro, sperimentando la sicurezza e l’affet- Uno alza la mano, vuole dire la sua: Io siedo in disparte e ho ancora negli to di un adulto. E soprattutto adottare un «Mi aspetto che quando andremo a occhi l’immagine dei diciassette che intero progetto vuol dire consentirci di Ndugu Mdogo vivremo come fratelli, si ripromettono di comportarsi bene non limitare l’aiuto ai bambini che vivo- non litigheremo, ci difenderemo a vi- per guadagnarsi una nuova vita. Fuo- no nel centro di Kivuli, della Casa di Ani- cenda». Tutti fanno sì con la testa. ri inizia a far buio, mentre i miei qua- ta, di Ndugu Mdogo, del Mthunzi o che fre- Uno aggiunge che è stato a Kivuli rantacinque amici di Kivuli ancora si quentano le scuole di Kerker e Kujur Sha- qualche giorno fa, ha visto com’è il divertono ad imitare i rapper ameri- bia, ma di estenderlo anche ad altri pic- centro, ordinato, pulito, ribadisce: «Dob- cani io penso a quei diciassette, ma an- coli che chiedono aiuto, o a famiglie in dif- biamo comportarci bene». che agli altri trentacinque, e poi a tut- ficoltà, e di spezzare così il percorso che Avranno in media dodici anni. Sono in te le altre centinaia di migliaia di bam- porta i bambini a diventare bambini di stra- diciassette. bini che ancora vivono in strada, che da o, nel caso dei bambini Nuba, di ga- Vivono in un posto che si chiama si preparano a passare l’ennesima not- rantire loro il fondamentale diritto all’e- Mtindwa, alla periferia di Nairobi. Ci te allo scoperto, accendendo fuochi di passa di mezzo la ferrovia, e il treno fortuna per difendersi dal freddo, stor- ducazione. due volte al giorno. A pochi passi dal dendosi con le droghe più diverse per Anche un piccolo sostegno economico campo dove abbiamo improvvisato combattere la fame. permette ai genitori di continuare a far cre- una partita di pallone c’è un mercato Poi Kamanje viene a tirarmi per un scere i piccoli nell’ambiente più adatto, e cumuli di immondizia, un canale di braccio, mi porta al centro della pista, e cioè la famiglia di origine. scolo dove il pallone cade in conti- tutti mi circondano e ridono muo- In questo modo, inoltre, rispettiamo la nuazione, dei fuochi accesi che bru- vendosi magistralmente al ritmo del- privacy dei bambini evitando di diffondere ciano plastica. l’ultima hit del momento. È bello ave- informazioni troppo personali sulla sto- Non sono solo in diciassette a formare re sotto gli occhi la prova concreta ria, a volte terribile, dei nostri piccoli ospi- questa banda di strada: poco distante si professionalizzanti, borse di studio per nonia Community è impegnata nella del cambiamento in atto: queste so- ti. Pertanto, all’atto dell’adozione, non in- da noi siede un gruppo diverso, alme- farli tornare a scuola e riprendere in ma- creazione di reti volte alla promozione no le gocce che tutti insieme abbiamo viamo al sostenitore informazioni relati- no altre trentacinque persone, tutte al no la loro vita. e protezione dei diritti dell’infanzia a ri- tirato fuori dal mare, oggi studiano, ve ad un solo bambino, ma materiale di sopra dei vent’anni, tutte altrettan- 4) Le scuole primarie: ne abbiamo se- schio. Fare rete è un aspetto da poten- ridono, si sentono benvoluti, sognano. stampato o video concernente tutti i bam- to ubriache di benzina, movimenti len- lezionate quattro, si trovano nei quar- ziare, unire le forze per un obiettivo co- Penso sia nostro dovere fare tutto ciò bini del progetto che si è scelto di so- ti, vestiti strappati. Abbiamo giocato tieri molto poveri di Kawangware e Ki- mune è l’unica strada. che è nelle nostre possibilità e anche stenere. tutti assieme, combattendo come se bera, hanno una popolazione di alme- di più per fare in modo che i bimbi in Una caratteristica di Amani è quella di af- stessimo disputando la finale dei mon- no mille studenti per scuola, con loro vo- Abbiamo iniziato a lavorare a questo strada siano sempre di meno. Servono fidare ogni progetto ed ogni iniziativa sul gliamo parlare di diritti e doveri, spie- nuovo progetto lo scorso mese di feb- diali, 5 a 4 il risultato finale, ora ci ri- più Kamanje sorridenti. territorio africano solo ed esclusivamen- lassiamo e chiacchieriamo in attesa di gargli il valore che hanno in quanto braio. È un programma triennale, che I diritti dei bambini vanno rispettati te a persone del luogo. Per questo i re- mangiare qualcosa. In tutto siamo dun- bambini, spingerli ad essere i primi di- rafforzerà il nostro intervento e ci farà e noi dobbiamo fare in modo che que- sponsabili dei progetti di Amani in favore que almeno cinquanta persone, ma se fensori di questa infanzia rubata. crescere. sto messaggio raggiunga più orecchie dei bambini di strada sono keniani, zam- ne aggiungono altre ora che si parla di 5) La comunità: vogliamo raggiungere Dopo essere stata in strada sono rien- possibile. Quest’anno ci aiuta anche il biani e sudanesi. cibo. Mancano, stranamente, le ragaz- la gente, le istituzioni, le altre orga- trata a Kivuli e mi sono seduta in com- Ministero italiano. Noi non dobbiamo ze; mi dicono che di giorno non si fan- nizzazioni che lavorano qui a Nairobi, pagnia dei ragazzi che in questo mo- fermarci mai, ma provare piuttosto a no vedere, si nascondono, escono allo tutti i diversi strati della società, per pro- mento vivono nel centro. È domenica fare sempre di più. Con l’aiuto di chi sostiene il progetto del- scoperto solo di notte. muovere la tutela dei diritti dei bam- pomeriggio, la televisione è accesa, le Adozioni a distanza, annualmente riu- bini attraverso l’organizzazione di even- sintonizzata su un video musicale a sciamo a coprire le spese di gestione, pa- ti pubblici e occasioni di confronto. tutto volume, i bimbi danzano e can- *Chiara Avezzano, dal 2003 volontaria e gando la scuola, i vestiti, gli alimenti e le Non è la prima volta che vengo da que- coordinatrice dei campi di incontro, oggi vive ste parti. Riconosco alcuni dei loro vol- 6) La rete sociale: in quanto contro- tano assieme, scherzano, si spingono a Nairobi ed è referente del progetto di coo- cure mediche a tutti i bambini. ti, erano qui già due anni fa. parte locale di tutti i nostri progetti, Koi- e poi ridono. perazione internazionale con il MAECI. Info: [email protected] Ogni anno lavoriamo con circa cento- cinquanta bambini che provengono da posti come Mtindwa. Ogni anno vai in Come aiutarci strada e ne trovi di nuovi. A volte sem- bra di voler raccogliere con le proprie Puoi "adottare" i progetti realizzati da mani l’acqua del mare. Non basta mai

© Archivio Amani Amani con una somma di 30 euro al quello che facciamo. Servirebbero cam- mese (360 euro all’anno): contri- biamenti più radicali. buirai al mantenimento e alla cura di tutti i ragazzi accolti da Kivuli, dalla Quest’anno abbiamo iniziato un nuovo Casa di Anita, da Ndugu Mdogo, dal programma cofinanziato dal Ministe- Mthunzi o dalle Scuole Nuba. ro degli Affari Esteri e della Coopera- zione Internazionale. L’intervento si sviluppa lungo sei campi d’azione: Per effettuare un’adozione a distanza 1) I bambini e le bambine di strada: vo- basta versare una somma sul gliamo aiutarne di più, portarli nei no- c/c postale n. 37799202 stri centri di prima accoglienza e poi da intestato ad lì verso opportunità migliori. Aprire- Amani Ong - Onlus mo un nuovo centro solo per le bimbe, via Tortona 86 – 20144 Milano lo abbiamo battezzato “Dada Mdogo”, o sul che significa “Piccola Sorella” in swahi- c/c bancario presso li, un nome che è nato spontaneo. Banca Popolare Etica 2) Le famiglie: sempre più sentiamo la IBAN IT91 F050 1801 6000 0000 0503 necessità di raggiungere i nuclei fami- liari e da lì partire con il cambiamen- 010 to. Se agisci sulla famiglia forse riesci BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A ad intervenire sulle cause che hanno portato il bambino in strada, e farai in Ti ricordiamo di indicare, oltre al tuo no- modo che i fratelli e le sorelle più pic- me e indirizzo, la causale del versa- coli non vadano a rinfoltire le fila de- mento: "adozione a distanza". gli . Ci consentirai così di inviarti il mate- 3) Gli adolescenti: per loro c’è bisogno riale informativo. di un intervento diverso, pensiamo a cor- TRIMaprile2016:TRIM. Marzo '09.qxp 02/05/16 14:47 Pagina 8

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Questo numero è stato realizzato nell’ambito del progetto AID010602 finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. I contenuti di questa comunicazione rientrano sotto la sola responsabilità dei promotori e non rispecchiano necessariamente il punto di vista del MAECI. Chi siamo Amani è un’associazione non profit che si impegna per affermare il diritto dei bambini e dei giovani ad avere un’identità, una casa protetta, cibo, istru- zione, salute e l’affetto di un adulto. Dal 1995 abbiamo istituito e sosteniamo case di accoglienza, centri educati- vi, scolastici e professionali in Kenya, Zambia e Sudan. Da allora offriamo ogni giorno opportunità e alternative concrete a migliaia di bambini e bam- bine costretti a vivere sulla strada nelle grandi metropoli, nelle zone rurali e di guerra. Amani ha carattere laico, apolitico e indipendente. Organizzazione non Go- vernativa riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri, ha sede legale a Mi- lano e gruppi locali attivi in diverse città italiane. Collaboriamo con scuole, associazioni, enti pubblici e privati, parrocchie, am- ministrazioni locali, fondazioni e imprese. In Italia Amani organizza iniziative e incontri culturali, di informazione e approfondimento. Ogni anno offriamo la possibilità di partecipare a campi di incontro in Kenya e in Zambia a gruppi organizzati, giovani volontari e famiglie che desiderano conoscere in prima persona la realtà africana e vi- vere un periodo di condivisione con la comunità locale. Come contattarci Amani Ong - Onlus Organizzazione non governativa e Organizzazione non lucrativa di uti- lità sociale Via Tortona, 86 - 20144 Milano - Italia Tel. +39 02 48951149 - Fax +39 02 42296995 [email protected] - www.amaniforafrica.it Come aiutarci Basta versare una somma sul c/c postale n. 37799202 intestato ad Amani Ong - Onlus - Via Tortona 86 - 20144 Milano, ORGANIZZA CON NOI UNA PROIEZIONE o sul c/c bancario presso Banca Popolare Etica IBAN IT91 F050 1801 6000 0000 0503 010 L’imperdibile documentario del fotografo ambientalista francese BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A Nel caso dell’adozione a distanza è previsto un versamento di 30 euro al YANN ARTHUS-BERTRAND mese per almeno un anno. Ricordiamo inoltre di scrivere sempre la causale del versamento e il vostro autore delle fotografie del calendario Amani 2016 “L’Africa vista dal cielo”. indirizzo completo. 2.000 interviste e spettacolari immagini raccolte in tre anni di viaggi Dona il 5x1000 ad Amani, basta la tua firma in 60 paesi per rispondere al cuore della questione “cosa significa essere umani?” e il nostro codice fiscale: 97179120155 CONTATTA LA SEGRETERIA DI AMANI Le offerte ad Amani sono deducibili I benefici fiscali per erogazioni a favore di Amani possono essere INSIEME ORGANIZZEREMO GRATUITAMENTE UNA PROIEZIONE conseguiti con le seguenti possibilità: NELLA TUA CITTÀ 1. Deducibilità ai sensi della legge 80/2005 dell’importo delle donazioni (so- [email protected] lo per quelle effettuate successivamente al 16.03.2005) con un massimo di 70.000 euro oppure del 10% del reddito imponibile fino ad un massimo di 70.000 euro sia per le imprese che per le persone fisiche. in alternativa: LA BOTTEGA DI AMANI 2. Deducibilità ai sensi del DPR 917/86 a favore di ONG per donazioni de- stinate a Paesi in via di Sviluppo. Deduzione nella misura massima del 2% del reddito imponibile sia per le imprese che per le persone fisiche. 3. Detraibilità ai sensi del D.Lgs. 460/97 per erogazioni liberali a favore di ONLUS, nella misura del 24% per un importo non superiore a euro

© Claudia Manzoni 2.065,83 per le persone fisiche; per le imprese per un importo massimo di euro 2.065,83 o del 2% del reddito di impresa dichiarato. Ai fini della dichiarazione fiscale è necessario scrivere sempre ONG - ONLUS dopo AMANI nell’intestazione e conservare: - per i versamenti con bollettino postale: ricevuta di versamento; - per i bonifici o assegni bancari: estratto conto della banca ed eventuali note contabili. Iscriviti ad Amaninews Amaninews è la newsletter di informazione e approfondimento di Amani: tiene informati gli iscritti sulle nostre iniziative, diffonde i nostri comu- nicati stampa, rende pubbliche le nostre attività. Per iscriverti ad Amaninews invia un messaggio a: [email protected]

Venite a visitare gli spazi di Via Tortona 86 a Milano AMANI Troverete articoli di artigianato e arte africana, bomboniere solidali, prodotti Porta il tuo cuore in Africa alimentari di qualità e altri oggetti per fare doni originali. Editore: Associazione Amani Ong-Onlus, via Tortona 86 - 20144 Milano Direttore responsabile: Pietro Veronese Nel periodo natalizio sarà possibile confezionare cesti regalo. Coordinatore: Gloria Fragali Acquistare alla Bottega di Amani è un modo semplice e concreto per contribuire Progetto grafico e impaginazione: Ergonarte, Milano alla crescita e all’istruzione di centinaia di bambini e giovani in Africa. Stampa: Grafiche Riga srl, via Repubblica 9, 23841 Annone Brianza (LC) Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale Civile e Penale di Milano Da lunedì a venerdì dalle 9:30 alle 17:30 e a dicembre anche nei fine settimana dalle 10 alle 18 n. 596 in data 22.10.2001