Sommario

Angelo Schiavio bandiera rossoblu ......

Bruno Roghi sul “Littoriale”, all’indomani della vittoria del sul Torino nella finale scudetto del 1929 ......

Rodolfo Pezzoli dal “Littoriale”, il 29 dicembre 1932 all’indomani del ritorno di Schiavio in Nazionale ......

Carlo Zangarini sulla “Vita sportiva”, dal mensile del Comune di Bologna del 1934: “Quando il tifo è poesia” ......

“I campioni del giorno e avvenimenti: Schiavio”, inserto della “Gazzetta dello Sport” del 1934 ......

“Non giocherà più?” di Alberto Giovannini, da “Sport fascista” del giugno 1936

Francesco Arcangeli scrittore e poeta, testo del 1941 da “Incanto della città”

Giulio Cesare Turrini firma calcistica di “Stadio”, articolo scritto l’11 giugno 1964

Gianni Brera giornalista e scrittore, articolo scritto per i cinquant’anni del Bologna

Vladimiro Caminiti immaginifica penna di “Tuttosport” intervista Angiolino Schiavio

“Cento anni di calcio italiano” di Franco Ossola e Renato Tavella

“Schiavio, mio padre” di Ercole Schiavio ......

“Addio Schiavio, Angelo del goal”, da “Il Resto del Carlino” del 18 settembre 1990

“Mio papà Schiavio, generoso e unico”di Simone Monati, da “La Repubblica” del 17 settembre 2010 ......

Partite nel Bologna ......

Partite in Nazionale ......

Bibliografia ......

Biografia ......

Angelo Schiavio bandiera rossoblu

Nasce a Bologna il 15 ottobre 1905, ultimo di otto fratelli, da una famiglia della buona borghesia bolognese originaria delle vallate attorno al lago di Como, il cosiddetto Triangolo Lariano, precisamente di Gorla, frazione di Veleso. Il padre, Angelo Schiavio senior è un noto commerciante di tessuti, il suo negozio in via De’ Toschi è presente a Bologna dal 1904. Schiavio scopre il calcio molto presto, per strada, come tutti i grandi campioni e viene subito notato dal Bologna, cui non sfugge quel bimbetto magrolino che dribbla tutti segnando caterve di goal. Dopo una breve comparsata tra gli allievi del Bologna, Schiavio lascia il calcio per dedicarsi agli studi e, nel 1920, ottenuta la licenza tecnica, passa all’Istituto Tecnico Superiore, ramo ragioneria. Ma il football è per lui una grande attrazione: sono più le ore che Angiolino dedica al pallone che quelle passate sui libri e, nel 1921, decide di abbandonare gli studi per entrare nell’azienda paterna, nel negozio in pieno centro storico a Bologna. Nel frattempo, dopo una breve parentesi nella Fortitudo Bologna, nel 1922, appena diciassettenne, entra definitivamente a far parte del Bologna Football Club, nella squadra riserve dove compie autentici prodigi segnando goal a ripetizione. Siamo alla vigilia di Natale, precisamente il 24 dicembre 1922: scendono in tournée in Italia le migliori squadre danubiane dell’epoca, nell’occasione gli austriaci del Wiener, forti di sei giocatori nell’orbita della nazionale austriaca (tra cui spiccano i famosi Horejs e Adolf Adi Fischera, autentico mito del football viennese e grande virtuoso del pallone), e gli ungheresi dell’Újpest di Budapest. La prima partita giocata contro il Wiener, è persa per 1-0 con goal di Klein ma Angiolino si mette particolarmente in luce, attirando su di sé l’occhio già particolarmente attento del Mago Hermann Felsner (il grandissimo allenatore austriaco del Bologna) che intravede in quel ragazzino la stoffa del fuoriclasse in erba. L’ultimo giorno dell’anno, il 31 dicembre 1922, si gioca la seconda partita contro i magiari dell’Újpest. Il Bologna è decimato dalle assenze: oltre al grande Alberti, il centravanti titolare infortunato al menisco, sono assenti anche Perin, Baldi e Giuseppe Della Valle, il capitano e centravanti rossoblu, l’uomo simbolo di quel Bologna, convocato in Nazionale. Felsner deve così schierare al centro dell’attacco l’enfant prodige Schiavio e con lui Baccilieri e Gisto Gasperi, arcigno e focoso calciatore, futura colonna della difesa. Nonostante il pronostico sfavorevole, l’inedito Bologna schierato da Felsner prevale per 1-0, con rete proprio di Schiavio su passaggio di Pozzi. Felsner incantato dal gioco fantasioso, tecnico e veloce di Schiavio, lo fa esordire in campionato a Pisa, contro lo Spezia, il 14 gennaio del 1923. È un esordio sfortunato: il Bologna perde per 2-1 e Angiolino non segna. Da quel giorno però Angelo Schiavio non uscirà più di squadra: per quindici lunghi campionati sarà il condottiero, l’uomo simbolo del Bologna. Ne sarà il capitano e diventerà il più grande realizzatore di tutti i tempi del glorioso sodalizio rossoblu, con 242 goal in campionato in 348 presenze accertate, tralasciando tutti quelli realizzati nelle amichevoli, che all’epoca non erano semplici partitelle, ma match molto importanti (era, infatti, l’unico modo per i club di confrontarsi a livello europeo). Da aggiungere le 15 realizzazioni in azzurro in 21 presenze, la più famosa nella finale mondiale del 1934, quando un Angiolino stremato e confinato all’ala, con uno dei suoi magnifici tiri batté il grande Plánička, regalando all’Italia il suo primo titolo mondiale. Il suo palmarès recita: un Campionato del Mondo 1934, un bronzo olimpico 1928, quattro scudetti 1924/25, 1928/29, 1935/36, 1936/37, del campionato 1931/32 (25 goal), due Coppe Europa 1932, 1934, un Trofeo dell’Expo di Parigi 1937. Purtroppo essendo le statistiche del campionato italiano iniziate dall’instaurazione del girone unico, nel 1929/30, classifiche dei marcatori comprese, al nostro Angiolino sono attribuiti solo 108 goal ufficiali e gli sono cancellati la bellezza di 134 goal, tutti realizzati prima dell’istituzione del girone unico. Senza quest’autentico scippo, Angelo Schiavio sarebbe il terzo bomber di tutti i tempi nella storia del campionato italiano, dietro a e , i grandi rivali di Schiavio negli anni Venti e Trenta. Di questo, Angiolino non se ne fece mai un cruccio: era, infatti, un uomo buono e leale. Con il Bologna e per il Bologna visse la sua intera stagione agonistica. Nel palmarès di Angiolino Schiavio, quattro scudetti: nell’ultimo, quello del 1937, partecipò in modo singolare. Non era più titolare, centravanti giocava il livornese Busoni. Schiavio rientrò alla penultima giornata di quel campionato, in tempo per firmare una doppietta contro il Milan. La sua maniera per salutare il pubblico che l’aveva adorato, la riaffermazione di un’abilità realizzativa non scalfita dall’età. Com’è stata per gran tempo tradizione del Bologna, anche Angiolino Schiavio continuò ad affiancare la società rossoblu dopo la conclusione della sua parentesi agonistica, lunga e gloriosa. A dire il vero, Schiavio aveva già cominciato da giocatore a prendersi cura degli aspetti tecnici e dirigenziali. Capitò nella stagione 1933/34. La squadra stentava, sotto la guida di Achille Lama e allora, a dicembre, fu affidata provvisoriamente a un triumvirato, composto da due famosi ex giocatori, Genovesi e Perin, e appunto dal capitano Angiolino Schiavio. La troika resse le sorti (con eccellenti risultati) per un mese e mezzo, sino all’arrivo del nuovo allenatore, Lajos Kovacs (allora la scuola danubiana teneva banco). La stessa esperienza fu ripetuta da Schiavio, che aveva oramai da parecchi anni appeso le scarpe al chiodo, nel primo campionato del dopoguerra, stagione 1945/46. Delusioni a seguire con lo slavo Alessandro Popovich in panchina e ricorso a un altro “comitato di salute pubblica”: questa volta una coppia formata ancora da Schiavio e dal fedelissimo Pietro Genovesi. Parentesi più prolungata, da gennaio ad aprile, quando il Bologna fu affidato a Giuseppe Viola. A parte i due saltuari incarichi di panchina, Schiavio ebbe una lunghissima militanza dirigenziale, fu in pratica un consigliere nobile nei lunghissimi anni della presidenza Dall’Ara. Il suo prestigio, il carisma di cui godeva presso la tifoseria, la sua scontrosa onestà lo rendevano sovente depositario dell’ “ultima parola”. Sul piano dirigenziale, il nome di Schiavio è rimasto legato a una vicenda sfortunata. Accadde quando la “Grande Inter” di Moratti e Herrera degli anni Sessanta fece una caccia spietata all’estroso goleador del Bologna, . Fra Bologna e Inter i rapporti non erano mai stati idilliaci, ma Herrera convinse il suo presidente a buttare sul tappeto una carta vincente: per avere Pascutti, oltre a una robusta cifra in contanti, l’Inter avrebbe fatto arrivare a Bologna l’emergente astro del Cagliari, Gigi Riva. La tentazione era forte, ma proprio Schiavio, erigendosi a paladino del pubblico che stravedeva per il numero undici rossoblu, proclamò seccamente, uscendo per una volta allo scoperto: «Pascutti non si tocca!» Così al Bologna non approdò Riva, e vista col senno del poi, non fu una grande scelta. Valutata al momento, la posizione dì Schiavio era motivata dalla volontà di conservare al Bologna il suo giocatore più amato. Un vecchio campione, rimasto fermo a un calcio che non avrebbe certamente mai consentito a trasferire un giocatore simbolo alla rivale più accanita. Angelo Schiavio ha lasciato la vita terrena il 17 settembre 1990, all’età di ottantacinque anni.

Bruno Roghi sul “Littoriale”, all’indomani della vittoria del Bologna sul Torino nella finale scudetto del 1929

Angelino Schiavio, l’autore morale del goal della vittoria; lo Schiavio dei tempi d’oro e delle giornate combattive. Che importa se il giocatore ha avuto, specie nel primo tempo, i suoi periodi d’incertezza e di sbandamento? Sono stati i palloni difficili, quelli che bisogna conquistare col talento e col cuore del combattente, i palloni che hanno illustrato la classe di Schiavio! Certi dribbling rischiosi e brucianti sull’avversario che si avventa; certi autentici morsi alla palla per tenerla stretta; certi scatti da leopardo per vincere l’antagonista che non cede: ecco la partita del soldato da plotone d’assalto.

Partite in Nazionale

11 aprile 1925 – Padova Italia-Jugoslavia 2-1 (2 goal) 18 aprile 1926 – Zurigo Svizzera-Italia 1-1 9 maggio 1926 – Milano Svizzera-Italia 3-2 (1 goal) 17 aprile 1927 – Torino Italia-Portogallo 3-1 1 gennaio 1928 – Genova Italia-Svizzera 3-2 1 giugno 1928 – Amsterdam Spagna-Italia 1-1 4 giugno 1928 – Amsterdam Spagna-Italia 1-7 (1 goal) 7 giugno 1928 – Amsterdam Italia-Uruguay 2-3 10 giugno 1928 – Amsterdam Italia-Egitto 11-3 (3 goal) 3 marzo 1929 – Bologna Italia-Cecoslovac. 4-2 4 aprile 1929 – Vienna Austria-Italia 3-0 28 aprile 1929 – Torino Italia-Germania 1-2 10 aprile 1932 – Parigi Francia-Italia 1-2 1 gennaio 1933 – Bologna Italia-Germania 3-1 (1 goal) 2 aprile 1933 – Ginevra Svizzera-Italia 3-0 (2 goal) 7 maggio 1933 – Firenze Italia-Cecoslovac. 2-0 (1 goal) 13 maggio 1933 – Roma Italia-Inghilterra 1-1 27 maggio 1934 – Roma Italia-Stati Uniti 7-1 (3 goal) 31 maggio 1934 – Firenze Italia-Spagna 1-1 3 giugno 1934 – Milano Italia-Austria 1-0 10 giugno 1934 – Roma Italia-Cecoslovac. 2-1 (1 goal)

Totale: 21 presenze – 15 goal