Specchio e Paretoni nei

È assai nota lesistenza, in tutto il Salento, delle famose specchie enor- mi cumuli di pietre, quasi collinette artificiali, di forma tondeggiante od ovale, con il vertice più o meno pianeggiante alte da m. 10 a m. 20 circa e larghe alla base sino a m. 40 circa. Esse, come dice il Palumbo (Salento Me- galitico. In Studi Salentini; dicembre 1956), sorgono qua e là sul culmine delle collinette o nel mezzo dei vasti altipiani e nelle zone più prossime al mare. Quante fossero in origine queste specchie non è possibile dire; forse qualche migliaio. Lopinione più comune è che le specchie siano costruzioni proto - storiche erette a scopo di vedetta. Ed alcuni elementi glottologici, messi di recente in evidenza dal prof. Alessio (Osservazioni sulle specchie pugliesi. In Studi Salentini; dicembre 1956) confermano in pieno tale ipotesi. Dato ciò è da ritenere che, in cima alle specchie, gruppetti di uomini ricoverati in qualche trullo o pagliaio vigilassero in difesa del territorio del proprio paese, contro le incursioni nemiche; e che, alloccorrenza, con fuochi o fumate dessero lallarme. Le specchie, più che posti di vedetta semplice, erano, direi, posti di ve- detta fortificati. Infatti pochi uomini vigilanti sulla loro cima, in caso di at- tacco, potevano difendersi bene, sia perché in posizione dominante in con- fronto allaggressore; sia perché dallalto della specchia essi potevano lanciare, rotolare contro il nemico una parte delle pietre di cui la specchia era formata. ln merito alle specchie si ritiene anche che esse siano state costruite dai Messapi: lancor poco noto popolo che abitò e dominò il Salento dallI l o al 3^ secolo a C. quando essi furono soggiogati per sempre dai Romani. Ma contro quale nemico i Messapi avrebbero costruito le specchie? Ve- diamo: I Messapi, come è ritenuto dagli eruditi moderni, sembra che, politica- mente, fossero organizzati in tanti staterelli, capitanati, ognuno, da una delle- 12 - 13 principali città. Quantunque fossero della stessa nazionalità, non è da escludere che i diversi staterelli rnessapici possano essere stati, spesso, in guerra fra di loro. Forse che le città della Grecia antica e quelle dellItalia medioevale, sebbene molto più civili di quelle messapiche, non furono assai spesso in guerra fra di loro Ora, dato ciò, e data, a causa della vicinanza, la probabilità che gli armati di uno degli staterelli di sorpresa ed in poche ore potessero mettere

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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce a ferro e fuoco lintero territorio di quello vicino e la stessa città capitale di questo, o compiere in esso delle razzie, ecco il motivo per cui i diversi staterelli messapici avrebbero a volte eretto presso i confini dei loro territori o nei punti più eminenti di essi, le specchie. I Messapi, poi, come dirò in seguito, furono a lungo in guerra con la potente città greca di Taranto, e quindi, le specchie possono essere state erette anche a vedetta contro di questa città. Nelle zone costiere, poi, le specchie furono invece erette specialmente per la sorveglianza contro le incursioni piratesche dalla parte del mare. Infatti, dal all8° secolo a. C., cioé in pieno periodo messapico, ed anche dopo, i Libur- ni, che abitavano nel golfo del Quariiaro, cioè tra lIstria e la Dalmazia, ed altre genti pirate spadroneggiavano tutto lAdriatico. E non sarebbe nemmeno del tutto da escludere, per quanto lipotesi mi sembri poco probabile, che le specchie siano servite come segnali di confine degli agri delle singole città. Se questo è avvenuto, molto probabilmente, però, sarà avvenuto in epoca tarda, quando, avendo Roma sottomesse a sè Taranto e le città messapiche e sbaragliati i pirati che infestavano 1 Adriatico, venne meno lo scopo per il quale le specchie erano state erette in un primo tempo. E, forse, a volte, per completare la delimitazione di qualche agro, ne sarà stata costruita apposita- mente qualche altra. In merito a questa ipotesi che, però, io non condivido, faccio noto che anticamente, quando ogni città costituiva insieme al suo agro più o meno una economia a sè, unautarchia, nella quale la terra con le sue coltivazioni, i suoi boschi, i suoi pascoli era lelemento fondamentale, anticamente, ripeto, sarà stato forse utile, per evitare sconfinamenti, che i segnali di confine fos- sero ben visibili anche a distanza, certi ed inamovibili. Lesistenza delle specchie, come già detto, è assai nota; invece poco nota, per non dire quasi ignorata, è lesistenza nel Salento dei cosiddetti pa- retoni (1) : antiche, quasi ciclopiche muraglie di pietre informi, larghe alla base anche m. 10 ed alte in origine, credo, 6 - 7 metri ed anche più. Esse, in origine, avranno costituito una rete di muraglie lunga alcune centinaia di chilometri in tutto il Salento centrosettentrionale (e), cioè quello che sta fra Taranto e . Di questi paretoni esistevano, sino ad alcuni anni or sono, soltanto avanzi, lunghi sia pure diversi chilometri, come ad esempio il cosiddetto Paretone di Virginio. tra e Latiano, corrente da nord a sud, e lungo ai primi di questo secolo, quasi 7 chilometri. Ora, sembra certo che specchie e paretoni abbiano la stessa origine e fossero connessi fra di loro, costituendo un insieme difensivo ; precisamente

(1) Per i diversi paretoni vedi il mio lavoro : Il Limitane dei Greci e la Muraglia Messa pica, op. (2) Nel Salento centro - meridionale e meridionale, per quel che io sappia, non vi sono non vi erano paretoni, tranne quello di l'orto Cesario citato dal De Giorgi (vedi nota 3). e quello di Specchia Catone citato dal Marciano (vedi nota 3). Vi erano e poi sono tutti scomparsi ? Oppure non ve ne sono mai stati ? Io ritengo che non ve ne siano mai stati, altrimenti, come si trovano nel Salento centro - settentrionale e settentrionale, così si trove- rebbero in quello centro - meridionale e meridionale.

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Provincia di Lecce - Media teca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce i paretoni erano opere di sbarramento e le specchie erano opere di avvista- mento (1). Avendo i paretoni la stessa origine delle specchie ed essendo state queste costruite, quasi certamente, dai Messapi, anche i paretoni sarebbero stati costruiti dai Messapi. Il fatto che i paretoni si trovino o si trovassero quasi tutti nel Salento settentrionale e centro-settentrionale, cioè a nord del parallello dí Brindisi, andrebbe spiegato nel seguente modo: Come è noto, i Messapi, durante quasi due secoli, e cioè dal 6° al 4° se- colo a. C., furono assai spesso in guerra con la potente città greca dí Ta- ranto, la quale sembra volesse impadronirsi almeno del Salento settentrionale e centro-settentrionale e giungere con il suo dominio sino a Brindisi. Le guerre

(1) Il primo a vedere questa connessione tra specchie e paretoni mi pare sia stato il Teofilato che si è occupato ed ha scritto molto sulle specchie. Egli infatti (Di alcuni me- galiti salentini. Tn Rinascenza Salentina. Lecce, maggio - giugno 1933) dice che Le spec- chie stanno ai paretoni così come, nel medio evo, le torri stavano alla cinta muraria delle città. In questo stesso lavoro il Teofilato dice che Specchia Sativa, in agro di , era a cavallo di un paretone largo m. 4 e corrente da nord a sud ; e conferma inoltre quanto già detto dal Marciano (Descrizione, origine e successi della provincia dOtranto. Napoli, .1855, pag. 397), cioè che da Specchia Calone, sita sullAdriatico, fra Brindisi e Lecce, aveva inizio un paretone del quale il Teofilato ha visto gli ultimi avanzi. D. Teofilato, poi, in una sua lettera in data 2 - 2 - 58 a me diretta, ed a conferma della sua tesi, dice che quasi tutte le specchie da lui conosciute erano connesse a paretoni, tra cui Specchia Miano, detta anche di Castelluzzo, e le altre specchie francavillesi ; le specchie di e Specchia Colombaia in agro di Latiano. Ed aggiunge che, dove i paretoni mancano vuol dire che sono stati distrutti. Il De Giorgi (Le specchie in Terra d Otranto. In Rivista Storica Salentina, Lecce, gennaio - febbraio 1905) dice che presso il Paretone che correva da nord a sud, sito tra Francavilla Fontana ad ovest, e Latiano ad est, lungo circa Km. 7 e detto a Francavilla Fontana, Paretone di Virginio, vera una specchia detta, appunto, del Paretone. E dice anche che dalla Specchia dei Cianuri, sullo Jonio, e subito a sud di Porto Ce- sario, aveva inizio un paretone largo alla base m. 4 ed alto da m. 1 a m. 3 (in origine di più) che si dirigeva verso Copertino. Il Vacca (Rinascenza Salentina. Lecce, 1938, n. 3) dice che nellagro di Castellaneta vi era un paretone detto del Crocifisso e, presso di questo, due specchie. Presso alcune specchie site tra Francavilla Fontana e Ceglie Messapica. tra cui quella di Talena, detta anche della Sardella e quella di Faccia Ascàta (faccia bruciata) vi era sino a pochi anni fa (1950) il paretone detto di Montefocaro o di Faccia Ascàta, lungo diversi chilometri, largo alla base circa in. 10, ed alto m. 2 circa (in origine, di più) e corrente da est ad ovest. (Drago : Specchio di Puglia ; In Boll. Paletnologia Italiana. Roma, 195-1,- 55 ; Teofilato : Specchia Miano. Lecce, 1929). Lo stesso Teofilato in Specchia Miano dice che anche la specchia Capece, tra Francavilla Fontana e Ceglie Messapica, era a cavallo di un muraglione con andamento est - ovest. Giuseppe Magno (Preziosi monumenti megalitici nella zona di Ceglie Messapica. In Gazzetta del Mezzogiorno. Bari, 12 marzo 1952) dice che, almeno nella zona di Ceglie Mes- sapica, è evidente la connessione tra specchie e paretoni, che costituivano insieme un com- plesso difensivo a protezione del territorio di Ceglie, ai tempi Messapici, quando questa, importante città messapica, per moltissimi anni dovette sostenere lattacco della potente città greca di Taranto. Questo complesso dice il Magno « è oggi perfettamente visibile, sen-

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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce fra Taranto, che ripeto era di nazionalità greca, ed i Messapi, sembra si sia- no svolte principalmente nel Salento centro-settentrionale, e sulla direttiva di marcia Taranto - Brindisi; e quivi sono appunto gran parte dei paretoni. Dato ciò, è da ritenere che i Messapi delle città di Manduria, Oria, Ce- glie Messapica, , Rudia Peucetica, tra Francavilla e Latiano, ora scomparsa, di Brindisi, e di qualche altra, per sbarrare la strad.a ai Greco - Tarentini e per ostacolare le incursioni di questi nel loro agro, abbiano recinto di muraglie i loro singoli territori, accoppiandole, naturalmente, spesso, alle specchie. Accanita e lunga sarà stata la resistenza opposta da Ceglie come si de- durrebbe dalle varie specchie connesse a paretoni esistenti nell'agro di Ce- glie e adiacenze, dalla parte di Taranto (I). Non sarebbe però da escludere che, allorchè l'avanzata dei Tarentini verso Brindisi avrebbe, nel 4° secolo a. C., oltrepassato Manduria, Oria, Carovigno, Ceglie e Rudia, i Messapi di Brindisi insieme forse con quelli delle città del Salento centro-meridionale, abbiano sbarrata con una lunghissima muraglia corrente da nord a sud, cioè dall'Adriatico allo Ionio, tutta la Penisola Sa- lentina, o per lo meno la parte di essa che si trovava lungo la principale direttrice di marcia dei Greco-Tarentini verso Brindisi. Avanzo di questa muraglia sarebbe il Paretone di Virginio, tra Francavilla Fontana e Latiano, dianzi citato. Infatti il Ribezzo (Nuove Ricerche per il Corpus Inscriptionurn lliessa- picarum. Roma, 1944, pag. 36 e 93) ritiene che il Paretone di Virginio fa- cesse parte della presunta Muraglia che cingeva l'agro di Rudia Peucetica, oppure di una presunta muraglia costruita per sbarrare l'ulteriore avanzata dei Tarentini verso Brindisi. In seguito il Ribezzo (La spedizione di Archita Tarentino contro Illesa- nia. In Archivio Storico P agliese. Bari dicembre 1951) ritenne senz'altro che il Paretone di Virginio facesse parte della predetta presunta muraglia di sbarramento sulla direttrice di marcia dei Tarentini verso Brindisi. Comunque sia, e dato che i paretoni corrono in direzioni molto diverse, così la presunta muraglia di sbarramento sulla direttrice Taranto-Brindisi non esclude le muraglie confinarie dei singoli agri. Ho detto in precedenza che specchie e paretoni, a mio parere, vanno attribuiti ai Messapi, cioè a quel popolo che, quale fosse la sua origine e nazionalità, abitò e dominò gran parte del Salento, secolo circa al 3° secolo a. C., visse in centri abitati che potremmo dire città, s'intende picco-

za possibilità di equivoci. Si inizia con la specchia di 'falene, a cui, in ordine, sullo stesso tracciato e a distanza di circa 2 chilometri, si susseguono quelle di Virgilio, di Madonna della Grotta, di Capece, di Castelluzzo, (detta anche Miano), dei Pulledri, di Faccia Ascàta e Specchia Tarentina ». Ed aggiunge che in alcuni tratti tra le predette specchie sono tuttora visibili le tracce delle muraglie che congiungevano tra loro le specchie. (1) Per la guerra fra Taranto ed i Messapi, anche con riguardo a Ceglie Messapica vedi Ribezzo : .Nuove Ricerche per il Corpus Inscriptionwn Messapicarum. Roma, 1944; La spedizione di Archita Tarentino contro Melania. In Arch. Stor. Pugliese. Bari, dicembre 1951. Vedi anche Magno : articolo citato.

Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce le, rozze e primitive di quei tempi, e conobbe la scrittura che aveva imparato dai Greci. Ma perchè ai Messapi? A mio parere per i seguenti motivi: Le specchie ed i paretoni sono specifici della penisola Salentina; i Mes- sapi sono specifici della stessa regione. Dato ciò è più che logico ritenere che specchie e paretoni siano stati costruiti dai Messapi. Le specchie ed i paretoni saranno stati costruiti nell'età del ferro, per- chè non è possibile pensare che le innumerevoli pietre, a volte di durissimo calcare compatto, che sono servite alla loro costruzione, si siano potute e- strarre e spaccare con attrezzi di rame e bronzo. Ora, siccome l'epoca del ferro, nel Salento, comincia appunto con i Messapi, (vedi Drago : Autoctonia del Salento, 1950 pag. 77), cosi non è da pensare che specchie e paretoni possano essere stati costruiti prima. Nemmeno è da pensare che possano essere stati costruii i dopo, perchè dopo i Messapi vennero meno i motivi per i quali, come ho già detto, essi sarebbero stati costruiti. Come è noto, i Messapi eressero, a protezione delle loro città, delle cin- te murarie, a volte anche duplici. E se alcune di quelle comunemente attri- buite ai Messapi (quella a grossi massi isodomi) furono forse costruite in epoca romana, quindi dopo i Messapi, tuttavia non vi è dubbio che quelle più arcaiche (quelle a pietre informi) siano state costruite dai Messapi. I Messapi, quindi, conoscevano e praticavano 1 arte di costruire potenti cinte murarie, attorno alle loro città ; sia con pietre squadrate che con pietre informi. Di conseguenza, niente di straordinario che essi abbiano potuto erigere le specchie e i paretoni. Si capisce bene che la costruzione delle specchie e dei paretoni avrà richiesto dei decenni. ma l'epoca messapica durò 6 - 7 secoli e più. Messapi sapevano fare uso di grossi massi isodomi, come risulta dal fatto che molte specchie hanno alla base, ed internamente, un muro circolare di grossi massi isodomi, a sostegno e rinforzo della massa di pietre informi. Ed allora, se essi nelle costruzioni sapevano fare uso di grossi massi isodomi, perchè come posti di vedetta non costruirono delle piccole torri e si sobbarcarono nel lavoro immane della costruzione delle specchie ? Forse perchè la costruzione delle specchie riusciva loro tecnicamente più facile, sebbene più laboriosa. Forse anche perchè le specchie, con la loro grande quantità di pietre, costituivano, per giunta, una grande riserva di proiettili da lanciare, da ro- tolare contro gli assalitori, da parte del gruppetto di uomini che vi geilava sull'alto della specchia.

LUIGI SCODITT1

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