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Dramma in quattro parti

Libretto di Salvadore Cammarano

Musica di

PERSONAGGI

Il Conte di Luna baritono Leonora soprano Azucena mezzosoprano Manrico tenore Ferrando basso Ines soprano Ruiz tenore Un Vecchio Zingaro basso Un Messo tenore

Compagne di Leonora e religiose, famigliari del Conte, uomini d’arme, zingari e zingare

L’avvenimento ha luogo parte in Biscaglia, parte in Aragona. Epoca dell’azione: 1409.

Prima esecuzione assoluta: Roma, Teatro Apollo, 19 gennaio 1853

(Revisione a cura di David Lawton, University of Chicago Press, Chicago; Editore Casa Ricordi, Milano) ATTO PRIMO ella dischiude i rai, e chi trova d’accanto a quel bambino?...

Parte prima: Il duello Famigliari e Armigeri Chi? favella. Chi? chi mai? [1. Introduzione] Ferrando SCENA PRIMA (con mistero) Atrio nel palazzo dell’Aliaferia: porta da un lato Abbietta zingara, fosca, vegliarda!... che mette agli appartamenti del Conte de Luna. Cingeva i simboli di maliarda! E sul fanciullo, con viso arcigno, Ferrando e molti famigliari del Conte, che giac- l’occhio affiggea torvo, sanguigno! ciono presso la porta: alcuni uomini d’ar mi pas- D’orror compresa è la nutrice! seggiano in fondo. Acuto un grido all’aura scioglie; ed ecco, in meno che labbro il dice, i servi accorrono in quelle soglie, Ferrando e fra minacce, urli, percosse (ai famigliari vicini ad assopirsi) la rea discacciano ch’entrarvi osò. All’erta, all’erta! Il Conte n’è d’uopo attender vigilando, ed egli Famigliari e Armigeri talor, presso i veroni Giusto quei petti sdegno commosse! della sua cara, intere L’insana vecchia lo provocò! passa le notti. Ferrando Famigliari (raccontando) Gelosia le fiere Asserì che tirar del fanciullino serpi gli avventa in petto! l’oroscopo volea... (parlando) Ferrando Bugiarda! Lenta febbre del meschino Nel Trovator, che dai giardini move la salute struggea! notturno il canto, d’un rivale a dritto Coverto di pallor, languido, affranto ei teme! ei tremava la sera, il dì traeva in lamentevol pianto... Famigliari (con terrore) Dalle gravi Ammaliato egl’era! palpebre il sonno a discacciar, la vera storia ci narra di Garzia, germano (Famigliari e Armigeri inorridiscono) al nostro Conte. La fattucchiera perseguitata Ferrando fu presa, e al rogo fu condannata: La dirò: venite ma rimanea la maledetta intorno a me. figlia ministra di ria vendetta! Compì quest’empia nefando eccesso... (i famigliari eseguiscono) Sparve il fanciullo, e si rinvenne mal spenta brace, nel sito istesso Armigeri ov’arsa un giorno la strega venne, (accostandosi pur essi) e d’un bambino... ahimè!... l’ossame Noi pure! bruciato a mezzo, fumante ancor!

Famigliari Famigliari e Armigeri Udite, udite. Oh scellerata! oh donna infame!... Del par m’investe ira ed orror! (tutti accerchiano Ferrando) (alcuni) E il padre? Ferrando Di due figli vivea padre beato Ferrando il buon Conte de Luna; Brevi e tristi giorni visse! fida nutrice del secondo nato Pure ignoto del cor presentimento dormia presso la cuna. gli diceva che spento Sul romper dell’aurora un bel mattino non era il figlio; ed a morir vicino

6 bramò che il Signor nostro a lui giurasse Famigliari, poi Armigeri di non cessar le indagini... Ah! fûr vane! D’un gufo!...

Armigeri Ferrando E di colei non s’ebbe Con occhio lucente guardava, guardava! contezza mai? Il cielo attristando d’un urlo feral... Allor mezzanotte appunto suonava... Ferrando Nulla contezza... Oh! dato Famigliari, poi Armigeri mi fosse rintracciarla Guardava!!! un dì! (una campana suona improvvisamente a di stesa Famigliari la mezzanotte) Ma ravvisarla potresti? Ferrando, Famigliari e Armigeri (con sùbito soprassalto) Ferrando Un grido! Calcolando gli anni Ah! sia maledetta la strega infernal! trascorsi... lo potrei. (odonsi alcuni tocchi di tamburo. I famiglia ri Armigeri vanno verso la porta. Gli uomini d’armi accorro- Sarebbe tempo no in fondo) presso la madre, all’inferno spedirla. [2. Cavatina]

Ferrando SCENA SECONDA All’inferno! Giardini del Palazzo: sulla destra, marmorea (cupo assai) scalinata che mette agli appartamenti; la not te è inoltrata, dense nubi coprono la luna. È credenza che dimori ancor nel mondo l’anima Leonora ed Ines. perduta dell’empia strega (sempre più cupo), Ines e quando il cielo è nero Ché più t’arresti? L’ora è tarda; vieni: in varie forme altrui si mostri! di te la regal donna chiese, l’udisti? Famigliari, poi Armigeri (con terrore) Leonora È vero! È ver!... Un’altra notte ancora senza vederlo! Armigeri Sull’orlo dei tetti alcun l’ha veduta!... Ines In upupa, o strige talora si muta! Perigliosa fiamma tu nutri! Oh! come, dove Famigliari la primiera favilla In corvo tal altra, più spesso in civetta, sull’alba in te s’apprese? fuggente al par di saetta! Leonora Ferrando Ne’ tornei: v’apparve Morì di paura un servo del Conte, bruno le vesti ed il cimier, lo scudo che avea della zingara percossa la fronte! bruno e di stemma ignudo sconosciuto guerrier, che dell’agone Armigeri, poi Famigliari gli onori ottenne: al vincitor sul crine Ah! morì!... il serto io posi!... Civil guerra intanto arse: nol vidi più, come d’aurato sogno, (tutti si pingono di superstizioso terrore) fuggente immago, ed era volta lunga stagion... ma poi... Ferrando Apparve a costui, d’un gufo in sembianza, Ines nell’alta quiete di tacita stanza! Che avvenne?

7 Leonora Leonora Ascolta! Di tale amor ecc. Tacea la notte placida ... ah sì, per esso morirò! e bella in ciel sereno, la luna il viso argenteo Ines mostrava lieto e pieno; (c. s.) quando suonar per l’aere, (Non debba mai ecc.) infino allor sì muto... dolci s’udiro e flebili (ascendono agli appartamenti) gli accordi d’un liuto, e versi melanconici [3. Scena, Romanza e Terzetto] un Trovator cantò. Versi di prece, ed umile SCENA TERZA qual d’uom che prega Iddio; Il Conte. in quella ripeteasi un nome... il nome mio... Conte Corsi al veron sollecita... Tace la notte! Immersa Egli era, egli era desso! nel sonno è certo la regal Signora, Gioia provai che agl’angeli ma veglia la sua Dama! Oh Leonora! solo è provar concesso! Tu desta sei, mel dice Al core, al guardo estatico da quel verone tremolante un raggio la terra un ciel sembrò! della notturna lampa... Ah! l’amorosa fiamma Ines m’arde ogni fibra! Ch’io ti vegga è d’uopo... Quanto narrasti di turbamento che tu m’intenda... Vengo... A noi supremo m’ha piena l’alma!... Io temo! è tal momento!...

Leonora (cieco d’amore avviasi verso la gradinata: odonsi Invano... gli accordi d’un liuto; egli si arresta) Ines Il Trovator!... Io fremo! Dubbio, ma tristo presentimento in me risveglia quest’uomo arcano! Manrico (la voce del Trovatore) Tenta obliarlo... (fra le piante) Leonora Deserto sulla terra, Che dici? Oh basti! col rio destino in guerra, è sola speme un cor Ines al Trovator! Cedi al consiglio dell’amistà... Cedi! Conte Oh detti! Io fremo!... Leonora Obliarlo! Ah! tu parlasti Manrico detto, che intender l’alma non sa... (c. s.) Di tale amor che dirsi Ma s’ei quel cor possiede, mal può dalla parola, bello di casta fede, d’amor che intendo io sola, è d’ogni re maggior il cor s’innebriò! il Trovator! Il mio destino compiersi non può che a lui dappresso... Conte S’io non vivrò per esso, Oh detti!... Oh gelosia!... per esso io morirò! Non m’inganno... Ella scende!... Ines (da sé) (si avvolge nel suo mantello) (Non debba mai pentirsi chi tanto un giorno amò!)

8 SCENA QUARTA Conte Leonora e il Conte. Se un vil non sei, discovriti...

Leonora Leonora (correndo verso il Conte) Ohimè! Anima mia! Conte Conte Palesa il nome... (Che far!) Leonora Leonora (piano a Manrico) Più dell’usato Deh! per pietà!... è tarda l’ora!... io ne contai gl’istanti co’ palpiti del core!... Alfin ti guida Manrico pietoso amor fra queste braccia... (sollevando la visiera dell’elmo) Ravvisami: Una voce Manrico io son! (fra le piante) Infida! Conte Tu!... Come! (nel tempo stesso la luna mostrasi dai nugo li, e Insano! Temerario! lascia scorgere una persona di cui la vi siera D’Urgel seguace, a morte nasconde il volto) proscritto, ardisci volgerti a queste regie porte?

SCENA QUINTA Manrico Manrico e detti. Che tardi? Or via, le guardie appella, ed il rivale Leonora al ferro del carnefice (riconosce entrambi e gettasi a’ piè di Man rico) consegna. Qual voce!... Ah! dalle tenebre tratta in errore io fui! Conte (agitatissima) Il tuo fatale A te credei rivolgere istante assai più prossimo l’accento, e non a lui... è dissennato! Vieni! A te, che l’alma mia sol chiede, sol desia... Leonora Io t’amo, il giuro, t’amo Conte! d’immenso, eterno amor! Conte Conte Al mio sdegno vittima Ed osi? è d’uopo ch’io ti sveni!

Manrico Leonora (sollevandola) Oh ciel!... t’arresta... Ah! più non bramo!... Conte Conte Seguimi... Avvampo di furor! Manrico Leonora Andiam... Io t’amo!... Leonora Manrico (Che mai farò?) Ah! più non bramo!...

9 Archivio Storico Ricordi © & C. S.r.l. Milano www.archivioricordi.com

Il trovatore. Atto primo, introduzione. Partitura autografa di Giuseppe Verdi, 1853 (Milano, Archivio Storico Ricordi).

10 Conte ATTO SECONDO Seguimi... Parte seconda: La gitana Manrico Andiam! [4. Coro e Canzone] Leonora (Un sol mio grido perdere SCENA PRIMA lo puote!) M’odi!... Un diruto abituro, sulla falda d’un monte della Biscaglia: nel fondo, quasi tutto aperto, arde un Conte gran fuoco. I primi albori. No! Di geloso amor sprezzato Azucena siede presso il fuoco. Manrico le sta di- arde in me tremendo il foco... steso accanto (sopra una coltrice ed,) avviluppato Il tuo sangue, o sciagurato, nel suo mantello; ha l’elmo a’ piedi e fra mani la ad estinguerlo fia poco!... spada; su cui figge immobilmente lo sguardo. (a Leonora) Una banda di Zingari è sparsa all’intorno. Dirgli, o folle!... “io t’amo”... ardisti!... Ei più vivere non può. Zingari e Zingare Un accento profferisti Vedi, le fosche notturne spoglie che a morir lo condannò! de’ cieli sveste l’immensa volta. Sembra una vedova che alfin si toglie Leonora i bruni panni ond’era involta! Un istante almen dia loco All’opra, all’opra... Dagli... Martella... il tuo sdegno alla ragione, (danno di piglio ai ferri del mestiere. Al misura- io, sol io, di tanto foco to tempestar dei martelli cadenti sulle in cudini, son pur troppo la cagione... or uomini, or donne, e tutti in un tempo infine Piombi, piombi il tuo furore intuonano la cantilena seguente) sulla rea che t’oltraggiò... Vibra il ferro in questo core, Chi del gitano i giorni abbella? Chi? che te amar non vuol né può. La zingarella!

Manrico (gli Zingari si fermano un poco dal lavoro e di- Del superbo vana cono alle donne) è l’ira; ei cadrà da me trafitto: il mortal che amor t’inspira, Zingari dall’amor fu reso invitto. Versami un tratto: lena e coraggio (al Conte) il corpo e l’anima traggon dal bere. La tua sorte è già compita! L’ora omai per te suonò! (le donne mescono ad essi in rozze coppe) Il suo core, e la tua vita il destino a me serbò! Zingari e Zingare Oh! guarda, guarda! del sole un raggio Conte brilla più vivido nel mio/tuo bicchiere! All’opra, Folle! all’opra. Digli “t’amo”..., oh folle, ardisti!... Chi del gitano i giorni abbella? Il tuo sangue ecc. (c.s.) La zingarella! Ah! di geloso amor ecc. Azucena Leonora (canta; gli Zingari le si fanno da lato) Piombi, ah! piombi ecc. Stride la vampa! la folla indomita corre a quel foco lieta in sembianza! Manrico Urli di gioia intorno echeggiano... La tua sorte ecc. cinta di sgherri donna s’avanza! Sinistra splende sui volti orribili (I due rivali si allontanano con le spade sguainate; la tetra fiamma che s’alza al ciel! Leonora cade, priva di sentimento.) Stride la vampa! giunge la vittima

11 nero vestita, discinta e scalza! Manrico Grido feroce di morte levasi; (rifuggendo con raccapriccio dalla fiamma) Ahi! l’eco il ripete di balza in balza!... sciagurata! Sinistra splende sui volti orribili la tetra fiamma che s’alza al ciel! Azucena Condotta ella era in ceppi al suo destin tremendo, Zingari e Zingare col figlio... sulle braccia io la seguia piangendo: Mesta è la tua canzon! infino ad essa un varco tentai, ma invano [aprirmi, Azucena invan tentò la misera fermarsi e benedirmi, Del pari mesta che fra bestemmie oscene pungendola coi ferri, che la storia funesta al rogo la cacciavano gli scellerati sgherri! Allor da cui tragge argomento! con tronco accento “Mi vendica!” sclamò. (rivolge il capo dalla parte di Manrico e mormora Quel detto un eco eterno in questo cor lasciò. cupamente) Mi vendica! mi vendica! Manrico La vendicasti? Manrico (L’arcana Azucena parola ognor!) Il figlio giunsi a rapir del Conte... lo strascinai qui meco... le fiamme ardean Un vecchio Zingaro [già pronte... Compagni, avanza il giorno: a procacciarci un pan, su, su, scendiam Manrico per le propinque ville. (con raccapriccio) Le fiamme? oh ciel! Tu forse? Zingari e Zingare Andiamo... Azucena Ei distruggeasi in pianto... (ripongono sollecitamente ne’ sacchi i loro ar- io mi sentiva il core dilaniato, infranto! nesi e discendono giù alla rinfusa per la china; Quand’ecco agl’egri spirti, come in un tratto tratto, e sempre a maggior distanza, ode- [sogno apparve si il loro canto) la vision ferale di spaventose larve! Gli sgherri!... ed il supplizio!... la madre Chi del gitano i giorni abbella? Chi? [smorta in volto, La zingarella!... scalza... discinta!... il grido, il noto grido [ascolto... [5. Racconto] “Mi vendica!” La mano convulsa tendo... Manrico [stringo (sorgendo) la vittima... nel foco la traggo, la sospingo... Soli or siamo! deh! narra Cessa il fatal delirio... l’orrida scena fugge... quella storia funesta. la fiamma sol divampa, e la sua preda strugge! Pur volgo intorno il guardo, e innanzi a me Azucena [vegg’io... (c. s.) dell’empio Conte il figlio! E tu la ignori, tu pur! Ma giovanetto i passi tuoi d’ambizion lo Manrico sprone Ah! che dici! lungi traea!... Dell’ava il fine acerbo è quell’istoria: la incolpò superbo Azucena Conte di malefizio, onde asseria Il figlio mio... colto un bambin suo figlio... Essa bruciata venne ov’arde quel foco! Manrico Ah!

12 Azucena aura vital non iscovrì, nel seno ...mio figlio avea bruciato! non t’arrestò materno affetto? E quante cure non spesi a risanar le tante Manrico ferite!... Qual orror! Manrico Azucena (con nobile orgoglio) Ah! Che portai quel dì fatale, Mio figlio!... ma tutte qui nel petto, io sol fra mille già sbandati, al nemico Manrico volgendo ancor la faccia!... Il rio De Luna Quale orror!... su me piombò col suo drappello: io caddi, però da forte io caddi! Azucena Il figlio mio avea bruciato! Azucena Ecco mercede Manrico a’ giorni che l’infame, Orror! nel singolar certame, Quale orror!... ebbe salvi da te! Qual t’acciecava strana pietà per esso? Azucena Sul capo mio le chiome sento drizzarsi ancor! Manrico (Azucena ricade trambasciata sul proprio seg- O madre! non saprei dirlo a me stesso! gio; Manrico ammutisce, colpito d’orrore e di sorpresa. Momenti di silenzio) Azucena Strana pietà!... [6. Scena e Duetto] Manrico Manrico Mal reggendo all’aspro assalto Non son tuo figlio?... E chi son io? chi ei già tocco il suolo avea; [dunque?... balenava il colpo in alto che trafiggerlo dovea... Azucena (agitato e cupo) (interrompendo, con la sollecitudine di chi cerca Quando arresta un moto arcano emendare involontario fallo) nel discender questa mano, Tu sei mio figlio! le mie fibre acuto gelo fa repente abbrividir! Manrico mentre un grido vien dal cielo Eppur dicesti... che mi dice: “non ferir!”.

Azucena Azucena Ah! forse?... Ma nell’alma dell’ingrato Che vuoi? Quando al pensier s’affaccia il truce non parlò del cielo un detto! caso, lo spirto intenebrato pone Oh! se ancor ti spinge il fato stolte parole sul mio labbro... Madre, a pugnar col maledetto, tenera madre non m’avesti ognora? compi, o figlio, qual d’un Dio, compi allora il cenno mio! Manrico Sino all’elsa questa lama Potrei negarlo? vibra, immergi all’empio in cor!

Azucena Manrico A me, se vivi ancora, Sì, lo giuro: questa lama nol dei? Notturna, sui pugnati campi scenderà dell’empio in cor! di Pelilla, ove spento fama ti disse, a darti (odesi suono prolungato di corno) sepoltura non mossi? La fuggente

13 L’usato messo Ruiz invia... Forse?... Azucena (dà fiato anch’esso al corno, che tien sospeso ad E speri? e vuoi?... armacollo) Manrico Azucena (Perderla?... Oh ambascia!... (resta concentrata, e quale inconsapevole di ciò Perder quell’angel?...) che avviene) (Mi vendica.) Azucena (È fuor di sé!)

SCENA SECONDA Manrico Un Messo e detti. (postosi l’elmo sul capo, ed afferrando il man - tello) Manrico Addio! (al Messo) Inoltra il piè... Guerresco evento, dimmi, seguia? Azucena No... ferma... odi... Messo (porgendo il foglio che Manrico legge) Manrico Risponda il foglio che reco a te. Mi lascia...

Manrico Azucena (leggendo la lettera) (autorevole) (“In nostra possa è Castellor; ne déi Ferma... Son io che parlo a te! tu per cenno del prence Perigliarti ancor languente per cammin selvaggio ed ermo! vigilar le difese: ove ti è dato, Le ferite vuoi, demente, affrettati a venir: Giunta la sera, riaprir del petto infermo? tratta in inganno di tua morte al grido, No, soffrirlo non poss’io... nel vicin claustro della Croce il velo il tuo sangue è sangue mio!... cingerà Leonora...”) Ogni stilla che ne versi (con dolorosa esclamazione) tu la spremi dal mio cor! Oh! giusto cielo!... Manrico Azucena Un momento può involarmi (scuotendosi) il mio ben, la mia speranza!... (Che fia!) No, che basti ad arrestarmi terra e ciel non han possanza... Manrico Ah! mi sgombra, o madre, i passi... (al Messo) Guai per te s’io qui restassi!... Veloce scendi la balza, tu vedresti a’ piedi tuoi ed un cavallo a me provvedi... spento il figlio di dolor! Messo Corro... Azucena No, soffrirlo ecc. Azucena (frapponendosi) Manrico Manrico!... Guai per te ecc.

Manrico Azucena Il tempo incalza... Ferma, deh! ferma... Vola, m’aspetta del colle a’ piedi. Manrico (Il Messo parte affrettatamente) Mi lascia, mi lascia...

14 Azucena Ferrando M’odi, deh! m’odi! La squilla vicino il rito annunzia!... Manrico Perder quell’angelo?... Conte Mi lascia... addio!... Ah! pria che giunga all’altar... si rapisca! Azucena Ah! ferma, m’odi, Ferrando son io che parlo a te; Oh bada!... ferma!... ferma!... Conte (Manrico si allontana indarno trattenuto da Taci!... non odo... andate!... Di quei faggi all’ombra Azucena) celatevi!...

[7. Aria] (Ferrando ed i seguaci si allontanano)

Ah! fra poco! SCENA TERZA mia diverrà! Tutto m’investe un foco! Chiostro d’un cenobio in vicinanza di Castellor: alberi in fondo; è notte. (ansioso, guardingo, osserva dalla parte ove deve giungere Leonora; Ferrando e i seguaci dicono Il Conte, Ferrando ed alcuni seguaci, inol trandosi sottovoce) cautamente, e avviluppati ne’ loro mantelli. Ferrando e Seguaci Conte Ardir! andiam! celiamoci Tutto è deserto! né per l’aure ancora fra l’ombre... nel mister! suona l’usato carme... Ardir! andiam! silenzio! In tempo io giungo! si compia il suo voler!

Ferrando Conte Ardita opra, o Signore, (nell’eccesso del furore) imprendi. Per me, ora fatale, i tuoi momenti affretta... Conte La gioia che m’aspetta, Ardita, e qual furente amore, gioia mortal non è!... ed irritato orgoglio Invano un Dio rivale chiesero a me. Spento il rival, caduto s’oppone all’amor mio, ogni ostacol sembrava a’ miei desiri: non può nemmeno un Dio, novello e più possente ella ne appresta! donna, rapirti a me. l’altare! Ah no!... non fia Ferrando e Seguaci d’altri Leonora mai... Leonora è mia! Ardir! andiam ecc. Il balen del suo sorriso d’una stella vince il raggio!... Conte il fulgor del suo bel viso (c. s.) novo infonde a me coraggio!... Per me, ora fatale ecc. Ah! l’amor, l’amore ond’ardo le favelli in mio favor!... Ferrando e Seguaci Sperda il sole d’un suo sguardo Ardir ecc. la tempesta del mio cor! Conte (odesi il rintocco de’ sacri bronzi) Non può nemmen ecc.

Qual suono!... oh Ciel! (Ferrando e seguaci si allontanano. Il Conte pure s’allontana a poco a poco e si nasconde con loro fra gli alberi)

15 [8. Finale Atto II] ricongiungermi un dì. Tergete i rai, (incamminandosi) Coro interno di Religiose e guidatemi all’ara... Ah! se l’error t’ingombra, o figlia d’Eva, i rai, Conte presso a morir, vedrai (irrompendo ad un tratto) che un’ombra, un sogno fu, No... giammai... anzi del sogno un’ombra la speme di quaggiù! Ines e Donne Il Conte! Conte (nascosto fra le piante) Leonora No, no, non può ecc. Giusto ciel!

Ferrando e Seguaci Conte (c. s.) Per te non avvi Coraggio, ardir ecc. che l’ara d’lmeneo...

Coro interno di Religiose Ines e Donne Vieni e t’asconda il velo Cotanto ardia!... ad ogni sguardo umano: cura, o pensier mondano Leonora qui vivo più non è. Insano e qui venisti? Al ciel ti volgi, e il cielo si schiuderà per te. Conte A farti mia! Conte (c. s.) (e sì dicendo scagliasi verso Leonora, onde No, no, non può ecc. impadronirsi di lei; ma fra esso e la preda trovasi, qual fantasma surta di sotterra, Man rico. Un Ferrando e Seguaci grido universale) (c. s.) Coraggio, ardir ecc. Tutti Ah! Coro interno delle Religiose Al ciel ti volgi ecc. Leonora (con tutta la gioia) E deggio e posso crederlo? SCENA QUARTA Ti veggo a me d’accanto? Leonora, con Ines e seguito muliebre, poi il È questo un sogno, un’estasi, Conte, Ferrando e seguaci, indi Manrico. un sovrumano incanto? Non regge a tanto giubilo Leonora rapito il cor sorpreso!... Perché piangete? Sei tu dal ciel disceso, o in ciel son io con te? Ines Ah! dunque Conte tu per sempre ne lasci? Dunque gli estinti lasciano di morte il regno eterno! Leonora A danno mio rinunzia O dolci amiche, le prede sue l’inferno! un riso, una speranza, un fior, la terra Ma se non mai si fransero non ha per me! Degg’io de’ giorni tuoi gli stami, volgermi a Quei, che degli afflitti è solo se vivi e viver brami, sostegno, e dopo i penitenti giorni, fuggi da lei, da me. può fra gli eletti al mio perduto bene

16 Manrico Ruiz e Armati Né m’ebbe il ciel, né l’orrido (accerchiandolo) varco infernal sentiero. Vaneggi! Infami sgherri vibrano mortali colpi, è vero!... Ferrando e Seguaci Potenza irresistibile Che tenti, Signor? hanno de’ fiumi l’onde! Ma gli empi un Dio confonde! (il Conte è disarmato da quei di Ruiz) Quel Dio soccorse a me! Conte Leonora (con gesti ed accento di maniaco furore) O in ciel son io ecc. Di ragione ogni lume perdei! È questo un sogno ecc. Leonora Ines e Donne (M’atterrisce!) (a Leonora) Il cielo in cui fidasti Manrico pietade avea di te! Fia supplizio la vita per te!

Ferrando e Seguaci Donne (al Conte) Cedi! Tu col destin contrasti: suo difensore egli è! Fernando e Seguaci Cedi!

SCENA QUINTA Ruiz e Armati Ruiz seguito da una lunga tratta di armati, e detti Vieni! Armati. Conte Ruiz e Seguaci Ho le furie nel cor! Urgel viva! Ines e Donne Manrico Ah sì! il ciel pietade avea di te! Miei prodi guerrieri! Ruiz e Armati Ruiz (a Manrico) Vieni... Vieni: la sorte sorride per te!

Manrico Ferrando e Seguaci (a Leonora) (al Conte) Donna, mi segui! Cedi: or ceder viltade non è!

Conte Leonora (opponendosi) Sei tu dal ciel ecc. E tu speri? (ensemble) Leonora Ah! (Manrico tragge Leonora seco, il Conte è re - spinto, le donne rifuggono al cenobio, scende Manrico subito la tela.) (al Conte) T’arretra!...

Conte (sguainando la spada) Involarmi costei? No...

17 ATTO TERZO Ivi l’util ci aspetta e la gloria, ivi opimi la preda e l’onor! (partendo) Parte terza: il figlio della zingara No, giammai ecc.

[9. Coro] (si disperdono)

SCENA PRIMA [10. Scena e Terzetto] Accampamento: a destra il padiglione del Conte de Luna, su cui sventola la bandiera in segno di supremo comando: da lungi torreggia Castellor. SCENA SECONDA (Il Conte, uscito dalla sua tenda, volge un bie co Scolte ed uomini d’arme da per tutto: altri gio- sguardo a Castellor) cano, altri forbiscono le armi, altri passeggiano; poi Ferrando dal padiglione del Conte. Conte In braccio al mio rival! Questo pensiero Alcuni Armigeri come persecutor demone ovunque Or co’ dadi, ma fra poco m’insegue! In braccio al mio rival! Ma corro, giocherem ben altro gioco! surta appena l’aurora, io corro a separarvi... Oh Leonora! Altri Armigeri (che puliscono le armature) (odesi tumulto) Quest’acciar dal sangue or terso fia di sangue in breve asperso! SCENA TERZA (odonsi strumenti guerrieri; tutti si volgono là Ferrando e detto. d’onde il suono si avanza. Un grosso drap pello di Balestrieri, in completa armatura, traversa il (entra Ferrando.) campo) Conte Alcuni Che fu? Il soccorso domandato... Ferrando Altri Dappresso il campo Han l’aspetto del valor! s’aggirava una zingara; sorpresa da’ nostri esploratori Tutti si volse in fuga; essi a ragion temendo Più l’assalto ritardato una spia nella trista, or non fia di Castellor! l’inseguir. No, no, non fia più! Conte Ferrando Fu raggiunta? (dal padiglione del Conte) Sì, prodi amici, al dì novello, è mente Ferrando del capitan, la rocca È presa! investir d’ogni parte. Colà pingue bottino Conte certezza è rinvenir più che speranza: Vista l’hai tu? si vinca, è nostro. Ferrando Tutti No! della scorta Tu c’inviti a danza! il condottier m’apprese l’evento... Squilli, echeggi la tromba guerriera, (tumulto più vicino) chiami all’armi, alle pugne, all’assalto. Fia domani la nostra bandiera Conte di quei merli piantata sull’alto. Eccola! No, giammai non sorrise vittoria di più liete speranze finor!

18 SCENA QUARTA pur contenta del mio stato: Azucena, con le mani avvinte, e trascinata dagli sola speme un figlio avea! Esploratori, un codazzo di altri Soldati, e detti. mi lasciò!... m’oblia l’ingrato! Io deserta vado errando Esploratori di quel figlio ricercando, Innanzi, o strega, innanzi!... di quel figlio che al mio core pene orribili costò!... Azucena Qual per esso provo amore Aita! Mi lasciate... madre in terra non provò! ah furibondi! Ferrando Esploratori (Il suo volto!) Innanzi!... Conte Azucena Di’, traesti Che mal fec’io? lunga etade tra quei monti?

Conte Azucena S’appressi. Lunga, sì. (Azucena è tratta innanzi al Conte) A me rispondi, Conte e trema dal mentir! Rammenteresti un fanciul, prole di conti, Azucena involato al suo castello, Chiedi. son tre lustri, e tratto quivi?

Conte Azucena Ove vai? E tu... parla... sei?

Azucena Conte Non so... Fratello del rapito! Conte Che! Azucena (Ah!) Azucena D’una zingara è costume Ferrando mover senza disegno (notando il mal nascosto terrore di Azucena) il passo vagabondo, (Sì!...) ed è suo tetto il ciel, sua patria il mondo. Conte Conte Ne udivi E vieni? mai novella?

Azucena Azucena Da Biscaglia, ove sinora Io? No... Concedi le sterili montagne ebbi ricetto. che del figlio l’orme io scopra... Conte (Da Biscaglia?) Ferrando Resta, iniqua! Ferrando (Che intesi!... Oh! qual sospetto!) Azucena (Ohimè!) Azucena Giorni poveri vivea,

19 Ferrando Ferrando Tu vedi Trema! chi l’infame orribil opra commettea! Conte Oh sorte! In mio poter! Conte Finisci! Ferrando Trema! Ferrando Trema! È dessa... Conte Azucena Oh sorte! (piano a Ferrando) Azucena Taci! Ah! Deh! rallentate, oh barbari, le acerbe mie ritorte... Ferrando Questo crudel martirio È dessa che il bambino è prolungata morte! arse! D’iniquo genitore empio figliuol peggiore, Conte trema! v’è Dio pei miseri, Ah! perfida! e Dio ti punirà!

Esploratori Conte Ella stessa! Tua prole, o turpe zingara, colui, quel traditore? Azucena Potrò col tuo supplizio Ei mentisce! ferirlo in mezzo al cor! Gioia m’innonda il petto, Conte cui non esprime il detto! Al tuo destino Meco il fraterno cenere or non fuggi. ampia vendetta avrà!

Azucena Ferrando ed Esploratori Deh! Infame pira sorgere, ah sì, vedrai tra poco... Conte Né solo tuo supplizio Quei nodi sarà terreno foco: più stringete! le vampe dell’Inferno a te fian rogo eterno, ivi penare ed ardere (i soldati eseguono) l’anima tua dovrà! Azucena Azucena Oh Dio! oh Dio! Deh! rallentate ecc.

Esploratori (al cenno del Conte i soldati traggon seco loro Urla pur! Azucena; egli entra nella sua tenda, seguito da Ferrando) Azucena (con disperazione) [11. Aria] E tu non vieni, o Manrico, o figlio mio?... Non soccorri all’infelice SCENA QUINTA madre tua! Sala adiacente alla cappella in Castellor, con verone in fondo. Conte Di Manrico genitrice! Manrico, Leonora e Ruiz.

20 Leonora Leonora e Manrico Quale d’armi fragor poc’anzi intesi? L’onda de’ suoni mistici pura discende al cor! Manrico Vieni, ci schiude il tempio Alto è il periglio!... vano gioie di casto amor! dissimularlo fora! A la novella aurora (si avviano giubilanti al tempio; Ruiz viene assaliti saremo!... frettoloso)

Leonora Ruiz Ahimè! che dici? Manrico!

Manrico Manrico Ma de’ nostri nemici Che! avrem vittoria... pari abbiamo al loro ardir, brando e coraggio!... Ruiz (a Ruiz) La zingara, Tu va’... le belliche opre vieni... tra ceppi mira... nell’assenza mia breve a te commetto!... Che nulla manchi! Manrico Oh Dio! (Ruiz parte) Ruiz Per man de’ barbari accesa è già la pira! SCENA SESTA Manrico e Leonora. Manrico (accostandosi al verone) Leonora Oh ciel! mie membra oscillano... Di qual tetra luce Nube mi copre il ciglio!... il nostro imen risplende! Leonora Manrico Tu fremi! Il presagio funesto, deh!... sperdi, o cara!... Manrico E il deggio! Sappilo!... Leonora io son... E il posso? Leonora Manrico Chi mai... Amor... sublime amore, in tale istante ti favelli al core! Manrico Ah sì, ben mio, coll’essere Suo figlio! io tuo, tu mia consorte, Ah! vili... il rio spettacolo avrò più l’alma intrepida, quasi il respir m’invola!... il braccio avrò più forte. Raduna i nostri... affrettati, Ma pur se nella pagina Ruiz... va’... torna... vola... de’ miei destini è scritto ch’io resti fra le vittime (Ruiz parte) dal ferro ostil trafitto, fra quegli estremi aneliti Di quella pira l’orrendo foco a te il pensier verrà! tutte le fibre m’arse, avvampò! e solo in ciel precederti Empi, spegnetela, o ch’io fra poco la morte a me parrà! col sangue vostro la spegnerò! Era già figlio prima d’amarti... (si ode il suono dell’organo dalla vicina cappella) non può frenarmi il tuo martir!... Madre infelice, corro a salvarti, o teco almen corro a morir!

21 Leonora ATTO QUARTO Non reggo a colpi tanto funesti!... Oh! quanto meglio saria morir! Parte quarta: il supplizio Manrico Di quella pira ecc. [12. Scena ed Aria]

(Ruiz ritorna con armati) SCENA PRIMA Ruiz e Armati Un’ala del palazzo dell’Aliaferia: all’angolo una All’armi! all’armi! eccone presti torre, con finestre assicurate da spranghe di a pugnar teco, o teco a morir. ferro: notte oscura.

Manrico Si avanzano due persone ammantellate: Ruiz e Corro a salvarti ecc. Leonora. Madre infelice ecc. All’armi!... Ruiz (sommessamente) (Manrico parte frettoloso seguito da Ruiz e dagli Siam giunti: ecco la torre, ove di Stato gemono armati, mentre odesi dall’interno fragor d’armi e i prigionieri... Ah! l’infelice di bellici strumenti.) ivi fu tratto!

Leonora Vanne... lasciami, né timor di me ti prenda... Salvarlo io potrò forse.

(Ruiz si allontana)

Timor di me! Sicura, presta è la mia difesa. (i suoi occhi figgonsi a una gemma che fregia la sua destra) In quest’oscura notte ravvolta presso a te son io, e tu nol sai!... Gemente aura, che intorno spiri, deh! pietosa gli arreca i miei sospiri... D’amor sull’ali rosee vanne, sospir dolente!... del prigioniero misero conforta l’egra mente!... Com’aura di speranza aleggia in quella stanza!... lo desta alle memorie, ai sogni dell’amor!... Ma, deh! non dirgli, improvvido, le pene del mio cor!

(suona la campana dei morti)

Voci interne Miserere d’un’alma già vicina Il trovatore Albertet de Sisteron mentre suono il liuto. Miniatura da Recueil des poésies des troubadours, alla partenza che non ha ritorno; contenant leurs vies, 1201-1300 miserere di lei. Bontà divina, (Parigi, Bibliothèque nationale de France). preda non sia dell’infernal soggiorno.

22 Leonora [13. Scena e Duetto] Quel suon, quelle preci solenni, funeste, empiron quest’aere di cupo terror! SCENA SECONDA Contende l’ambascia che tutta m’investe S’apre una porta: n’esce il Conte con alcuni al labbro il respiro, i palpiti al cor! seguaci. All’avanzarsi di alcuni, Leonora si pone in disparte. Manrico (dalla prigione) Conte Ah! che la morte ognora (ad alcuni seguaci) è tarda nel venir Udiste? Come albeggi a chi desia morir!... la scure al figlio, ed alla madre il rogo! Addio, Leonora!... (i seguaci entrano, per un piccolo uscio, nella torre) Leonora Abuso forse del poter che pieno Oh ciel!... in me trasmise il prence! A tal mi traggi, Sento mancarmi!... donna per me funesta! Ov’ella è mai? Ripreso Castellor, di lei contezza Voci interne non ebbi, e furo indarno Miserere ecc. tante ricerche, e tante! Ah! dove sei, crudele? Leonora Sull’orrida torre, ahi! par che la morte Leonora con ali di tenebre librando si va!... (avanzandosi) Ah! forse dischiuse gli fian queste porte A te davante. sol quando cadaver già freddo sarà! Conte Voci interne Qual voce!... come!... tu donna? Miserere!... Leonora Manrico Il vedi! (c. s.) Sconto col sangue mio l’amor che posi in te!... Conte Non ti scordar di me!... A che venisti? Addio, Leonora, addio!... Leonora Leonora Egli è già presso Di te, di te scordarmi?... all’ora estrema, e tu lo chiedi? Sento mancarmi!... Conte Manrico Osar potresti?... Sconto col sangue mio ecc. Leonora Coro interno Ah! sì, per esso pietà domando. Miserere!... Conte Leonora Che!... tu deliri! Di te?... di te?.... scordarmi di te?... Tu vedrai che amore in terra Leonora mai del mio non fu più forte... Pietà!... vinse il fato in aspra guerra, vincerà la stessa morte... Conte O col prezzo di mia vita Ah! Io del rival sentir pietà? la tua vita salverò, o con te per sempre unita Leonora nella tomba scenderò! Clemente Nume a te l’ispiri...

23 Conte Leonora È sol vendetta mio Nume!... Me stessa! Va’... Conte Leonora Ciel!... tu dicesti?... Pietà! domando pietà! Leonora Leonora E compiere (si getta disperatamente a’ suoi piedi) saprò la mia promessa! Mira, di acerbe lagrime spargo al tuo piede un rio... Conte Non basta il pianto? Svenami... È sogno il mio... ti bevi il sangue mio... calpesta il mio cadavere... Leonora ma salva il Trovator! Dischiudimi la via fra quelle mura... Conte Ch’ei m’oda!... che la vittima Ah! dell’indegno rendere fugga, e son tua. vorrei peggior la sorte... fra mille atroci spasimi Conte centuplicar sua morte... Lo giura.

Leonora Leonora Svenami! Lo giuro a Dio, che l’anima tutta mi vede! Conte Conte Più l’ami, e più terribile Olà! divampa il mio furor! (corre all’uscio della torre; si presenta un cu stode; il Conte gli parla all’orecchio; Leonora sugge il Leonora veleno chiuso nell’anello) Calpesta il mio cadavere ecc. Leonora Conte (M’avrai, ma fredda, esanime Più l’ami ecc. spoglia!) (vuol partire; Leonora si avvinghia ad esso) Conte Leonora (tornando a Leonora) Conte! Colui vivrà...

Conte Leonora Né cessi! (alzando in alto gli occhi, cui fan velo lagri me di letizia) Leonora (Vivrà!. .. contende il giubilo Grazia! i detti a me, Signore... ma coi frequenti palpiti Conte mercé ti rende il core!... Prezzo non avvi alcuno Ora il mio fine impavida, ad ottenerla! Scostati... piena di gioia attendo... Potrò dirgli morendo: Leonora salvo tu sei per me!) Uno ve n’ha! sol uno! Ed io... te l’offro! Conte Fra te che parli? Volgimi, Conte mi volgi il detto ancora, Spiegati... o mi parrà delirio qual prezzo, di’? quanto ascoltai finora... Tu mia!...

24 Leonora Manrico (Vivrà!) (torcendosi le mani) Fuggir! Conte ...tu mia!... Ripetilo... Azucena il dubbio cor serena. Non attristarti. Ah! ch’io lo credo appena, Far di me strazio non potranno i crudi! udendolo da te! Manrico Leonora Ah! come! (Vivrà ecc.) Salvo tu sei ecc. Azucena (sorgendo) Conte Vedi! le sue fosche impronte Tu mia ecc. m’ha già segnato in fronte il dito della morte! Leonora Andiam!... Manrico Ahi!... Conte Giurasti! Pensavi!... Azucena (parlando) Leonora Troveranno È sacra la mia fé! un cadavere muto, gelido!... anzi (Vivrà ecc.) (con gioia feroce) uno scheletro!... Conte Tu mia ecc. Manrico Cessa! (entrano nella torre) Azucena [14. Finale ultimo] Non odi?... gente appressa... i carnefici son!... vogliono al rogo SCENA TERZA trarmi!... Difendi la tua madre!... Orrido carcere: in un canto, finestra con infer- riata; porta nel fondo; smorto fanale pendente Manrico dalla volta. Alcuno, ti rassicura... Azucena giacente sovra una specie di rozza col- tre; Manrico seduto a lei dappresso. Azucena (senza badare a Manrico) Manrico Il rogo! Madre... non dormi? Manrico Azucena ...alcuno qui non volge. L’invocai più volte, ma fugge il sonno a queste luci!... Prego. Azucena Il rogo!... Manrico Parola orrenda! L’aura fredda è molesta alle tue membra forse? Manrico Oh madre! oh madre!... Azucena No; da questa Azucena tomba di vivi solo fuggir vorrei Un giorno perché sento il respiro soffocarmi!... turba feroce l’ava tua condusse...

25 al rogo! Mira la terribil vampa! Manrico Ella n’è tocca già! già l’arso crine O mia Leonora!. .. al ciel manda faville! Ah!. .. mi concedi, pietoso Nume, Osserva le pupille gioia sì grande, anzi ch’io mora! fuor dell’orbita loro! Ah! chi mi toglie a spettacol sì atroce! Leonora Tu non morrai!... vengo a salvarti... (cade, tutta convulsa, in braccio a Manrico) Manrico Manrico Come! A salvarmi? Fia vero! Se m’ami ancor, se voce di figlio ha possa d’una madre in seno, Leonora ai terrori dell’alma Addio! oblio cerca nel sonno, e posa e calma. Tronca ogn’indugio... t’affretta... parti!... (la conduce presso la coltre) (accennandogli la porta)

Azucena Manrico Sì... la stanchezza m’opprime, o figlio... E tu non vieni?... alla quiete io chiudo il ciglio! Ma se del rogo arder si veda Leonora l’orrida fiamma, destami allor! Restar degg’io!

Manrico Manrico Riposa, o madre: Iddio conceda Restar! men tristi immagini al tuo sopor. Leonora Azucena Deh! fuggi! (tra il sonno e la veglia) Ai nostri monti... ritorneremo!... Manrico l’antica pace... ivi godremo!... No! Tu canterai... sul tuo liuto... in sonno placido... io dormirò! Leonora (cercando trarlo verso l’uscio) Guai se tardi!... Manrico Riposa, o madre: io prono e muto Manrico la mente al cielo rivolgerò. No! Azucena Leonora Tu canterai ecc. La tua vita!...

Manrico Manrico La mente al cielo ecc. Io la disprezzo!...

(Azucena si addormenta. Manrico resta in ginoc- Leonora chio daccanto a lei) Parti, parti!

Manrico SCENA ULTIMA No! S’apre la porta; entra Leonora; gli anzidetti; in ultimo il Conte con seguito di Armati. Leonora La tua vita! Manrico Che!... non m’inganna quel fioco lume? Manrico Io la disprezzo!... Leonora Pur... figgi, o donna, in me gli sguardi!... Son io, Manrico!... Da chi l’avesti ed a qual prezzo? Mio Manrico!

26 Parlar non vuoi!... Balen tremendo!... Manrico Dal mio rivale!... Intendo, intendo!... La morte! Ha quest’infame l’amor venduto! venduto un core che mio giurò! Leonora Ah! fu più rapida Leonora la forza del veleno Oh, come l’ira ti rende cieco!... ch’io non Oh, quanto ingiusto, crudel sei meco!... pensava!... T’arrendi... fuggi... o sei perduto! nemmeno il cielo salvar ti può! Manrico Oh fulmine! Azucena (dormendo) Leonora Ai nostri monti... ritorneremo!... Senti... la mano è gelo!... l’antica pace... ivi godremo!... (toccandosi il petto) Tu suonerai... col tuo liuto... Ma qui... qui foco terribil in sonno placido... io dormirò!... arde!

(Leonora è caduta ai piedi di Manrico) Manrico Che festi, o cielo! Manrico Ti scosta... Leonora Prima... che d’altri... vivere Leonora io... volli tua morir!... Non respingermi... Vedi!... languente... oppressa Manrico io manco! Insano!... ed io quest’angelo osava maledir! Manrico Va’, ti abbomino... Leonora ti maledico... Più non resisto!

Leonora Manrico Ah! cessa, cessa! Ahi misera! Non d’imprecar, di volgere per me la prece a Dio (entra il Conte e si ferma sulla soglia) è questa l’ora! Leonora Manrico Ecco l’istante!... io moro! Un brivido Manrico! corse nel petto mio! Manrico Leonora Ciel! (cade bocconi) Manrico! Conte (Ah!... ) Manrico (correndo a sollevarla) Leonora Donna! svelami!... (stringendogli la destra in segno d’addio) Narra! Manrico! Or la tua grazia... Padre del cielo, imploro... Leonora Ho la morte Conte in seno! Ah! volle me deludere e per costui morir!

27 La fontana sul lungotevere Tor di Nona eretta nel 1925 in memoria del Teatro Apollo, demolito nel 1888 per la sistemazione degli argini del Tevere. In un’epigrafe una dedica di Fausto Salvatori in cui vengono ricordate le prime rappresentazioni del Trovatore e del Ballo in maschera di Verdi:

IL TEATRO APOLLO SULLE PIETRE DELL’ANTICA TORRE ORSINA A FASTI E GLORIE D’ARTE MUSICALE APRÌ LE DORATE SCENE E DOVE FOSCHEGGIÒ TORRE DI NONA LIBERA SI DIFFUSE LA PURA MELODIA ITALICA DEL TROVATORE IL XIX GENNAIO DEL MDCCCLIII DI IL XVII FEBBRAIO DEL MDCCCLIX QUI DOVE SUL TEATRO DEMOLITO PASSA LA NUOVA STRADA ROMANA IL GENIO DI GIUSEPPE VERDI AFFIDA L’ETERNA MELODIA CANORA ALL’ARIA AL SOLE AL CUORE UMANO

A RICORDANZA DELLA TORRE DEL TEATRO DEL GENIO CREATORE IL COMUNE DI ROMA POSE ANNO DOMINI MCMXXV.

28 Leonora Azucena Prima... che d’altri... vivere... Ah ferma! m’odi! io... volli tua morir!... Addio! (il Conte trascina Azucena verso la finestra) io moro! Conte Manrico Vedi! Insano!... ed io ecc. Azucena Conte Cielo! Ah! volle me deludere ecc. Conte (Leonora spira) È spento!

Conte Azucena (additando agli armati Manrico) Egl’era tuo fratello! Sia tratto al ceppo! Conte Manrico Ei! quale orror! (partendo fra gli armati) Madre! oh madre, addio! Azucena Sei vendicata, o madre! Azucena (cade a piè della finestra) (destandosi) Manrico! Ov’è mio figlio! Conte (inorridito) Conte E vivo ancor! A morte corre! Fine dell’Opera

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