IN MEMORIA DI a cura della classe IIIB

Nel mese di novembre il Comune di Dogliani ha voluto ricordare la figura di Giulio Einaudi, a vent’anni dalla scomparsa, attraverso incontri presso la Biblioteca Civica, visite guidate, video testimonianze. Sono stati organizzati anche laboratori per la scuola Secondaria di primo grado di Dogliani, in cui si è approfondita la conoscenza della vita e dell’attività di una persona che ha contribuito in modo determinante a plasmare la cultura italiana del Novecento e che ai doglianesi ha fatto dono di un vivace centro di promozione culturale: la Biblioteca Civica.

La vita

Giulio Einaudi nacque a Dogliani il 2 gennaio 1912 da Ida Pellegrini e da . Frequentò il liceo classico a Torino, dove ebbe come insegnante , il quale lo educò a valori della cultura, della libertà e dell’impegno civile. Nel 1933, a ventun anni fondò la casa editrice “Giulio Einaudi”, con un gruppo di amici, compagni di Liceo: Leone Ginzburg e la moglie Natalia, Massimo Mila, . Giulio Einaudi mantenne sempre saldo il suo legame con Dogliani e San Giacomo, dove però volle crearsi una residenza autonoma e separata sulla collina dirimpetto a quella dell’illustre genitore, ristrutturando un vecchio cascinale, “il Melo”, ove invitava spesso i suoi collaboratori e gli autori dei libri che pubblicava. Luogo di residenza e di lavoro fu anche il castello di Perno, nel comune di Monforte. Dopo 64 anni di lavoro come editore, Giulio Einaudi andò in pensione a 85 anni. Morì il 5 aprile 1999 all'età di 87 anni. È sepolto nel cimitero di Dogliani.

La casa editrice

Ideale fondante dell’esperienza editoriale di Giulio Einaudi fu l’impegno civile. La casa editrice, infatti, si caratterizzò per una chiara impronta antifascista: in un periodo pericoloso per l’espressione del libero pensiero, ha pubblicato libri non conformisti, non sottomessi alla politica. Rappresentativo di tale idea è il logo che appare sui testi: uno struzzo nell'atto d'ingoiare un chiodo con il motto «Spiritus durissima coquit», ovvero un cuore valoroso che ha il coraggio di affrontare e superare ogni grave offesa. La casa editrice si è avvalsa di collaboratori come e , con i quali Giulio Einaudi lavorava in squadra. Le riunioni, per scegliere i libri da pubblicare, avvenivano ad un tavolo ovale, simbolo della parità che intercorreva fra ognuno. Lo stesso testo era letto da più persone, per operare un confronto di idee diverse, a volte anche conflittuali. Secondo l’editore erano da stampare le opere che suscitavano più contrasto e critica.

La Biblioteca Civica

Giulio Einaudi nel 1963, per onorare la memoria del padre Luigi, donò ai doglianesi la Biblioteca Civica “Luigi Einaudi”, un’opera utile ai cittadini, per avvicinare i libri alla gente e promuovere la cultura. Il fondatore si propose di realizzare un modello di biblioteca “popolare” e “moderna”: popolare in quanto aperta al pubblico, dove poteva entrare chiunque avesse desiderato avvicinarsi alla lettura; moderna poiché non solo punto di distribuzione libraria, ma anche centro vivace di promozione culturale, sempre al passo con i tempi, in grado di offrire a tutti mezzi di istruzione all’avanguardia. A perseguire tali obiettivi ambiziosi fu innanzitutto Bruno Zevi, l’architetto che progettò l’edificio. Non fu infatti casuale la propria scelta di innalzare la struttura lungo il Rea: l’opera doveva essere “un tratto coperto” della passeggiata in riva al torrente, un punto in cui i cittadini potevano far diventare il loro cammino una passeggiata fra i libri. Per attrarre l’attenzione del passante, invitandolo ad entrare per sfogliare testi, l’architetto, inoltre, ideò sia di tinteggiare i muri esterni di rosso, colore brillante e di richiamo, sia di realizzare una vetrina culturale, costruendo pareti di vetro, che potessero rendere visibili i volumi da fuori. Bruno Zevi, infine, si adoperò ad attuare anche all’interno quei propositi di centro culturale aperto a tutti e “vivo”, luogo per incontri, scambi e approfondimenti. Il locale, infatti, fu allestito per essere flessibile, polifunzionale: non muri e tramezze, ma solo scaffali mobili. Questi, correndo su guide poste sul soffitto, avrebbero permesso di creare un unico spazio per conferenze con ottanta posti a sedere, oppure una divisione in settori, cioè una sala per il prestito e un vano lettura. Dopo che fu eretta l’opera architettonica, Giulio vi fece collocare circa cinquemila volumi, non scelti a caso, ma consigliati dai più autorevoli intellettuali del tempo, in quanto fondamentali come patrimonio iniziale di una biblioteca civica. L’amministrazione comunale con responsabilità ha lavorato e continua ad operare cercando di interpretare e essere fedele alle intenzioni di Giulio: rendere la biblioteca “luogo della comunità” e “far sentire la cultura viva”. Nel corso degli anni si sono organizzate mostre, dibattiti e presentazioni di libri, ospitando personaggi di rilievo del panorama culturale nazionale e affrontando temi di maggior attualità. A disposizione dell’utenza c’è anche un computer che permette di accedere gratuitamente a Internet. La biblioteca è pure un punto in cui le persone si recano a chiedere le più svariate informazioni e che supporta le diverse manifestazioni che si svolgono in paese durante l’anno.