[email protected] Green Book Stanley Kubrick: Genio E
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_ n.3 Anno VIII N. 71 | Aprile 2019 | ISSN 2431 - 6739 Riflessione sulla critica Green Book Non c’è dubbio che da Enrico Ghezzi sintetizzata dal geniale slogan alcuni anni gli inter- “chi pensa il cinema/chi è pensato dal cine- Trattare i drammi americani con venti più stimolanti, le ma?”. Questa premessa serve a sottolineare umorismo e levitas. Perché no? riflessioni più lungi- che la cine-filosofia nel tempo è diventata un miranti, le osservazio- evidenziatore dello stallo attuale della critica ci- “Quello che noi dobbiamo fare è non giudicare le ni più acute sul cine- nematografica italiana tradizionale, ha avuto persone dalle loro differenze, ma cercare invece ciò che hanno in comune. E noi tutti abbiamo un muc- Alberto Castellano ma sono quelle dei buon gioco (si fa per dire perché si tratta pur filosofi, complici uno segue a pag. successiva chio di cose in comune. Noi tutti vogliamo le stesse sguardo sulle immagini più libero e un ap- cose: noi vogliamo amore e felicità. E vogliamo proccio al cinema meno viziato da logore ge- essere trattati tutti allo stesso modo. E questa non è rarchie artistiche, obsolete categorie di gene- certo una cattiva cosa.” ri, fuorvianti preconcetti culturali. In realtà il Peter Farrelly rapporto tra cinema e filosofia non nasce ora perché già nei primi anni ’80 Deleuze con Credo che nessuno, L’immagine-movimento e L’immagine-tempo sol- prima delle nomina- levò il problema di una rifondazione del pen- tion del filmGreen book, siero sul cinema e di una ridefinizione del ci- vedendo qualcuno dei nema stesso per la quale gli autori sono film sceneggiati e gira- espressione e produttori di concetti quindi so- ti dei fratelli Peter e no dei filosofi e provocatoriamente invitava a Bobby Farrelly, o anche chiedersi non “che cos’è il cinema?” ma “che solo scorrendo la loro cos’è la filosofia?”. Poi molti filosofi anche ita- filmografia, avrebbe po- liani hanno cominciato a leggere il cinema ap- tuto scommettere nep- plicando concetti e correnti di pensiero e la Marino Demata pure un dollaro sui rico- consacrazione di questo rapporto c’è stata con noscimenti e sul successo la rassegna di Procida “Il vento del cinema”, “Omaggio a Shining: le gemelline ai nostri tempi” di di questo film. Soprattutto se si pensa che il titolo incontri tra cineasti e filosofi inventata da Pierfrancesco Uva del film di esordio dei Farrelly è stato Dump and dumper / Scemo & più scemo, commedia de- menziale con Jim Carrey e Jeff Daniels del 1994, il cui successo travolgente ha suggerito ai Stanley Kubrick: genio e sregolatezza due dinamici fratelli di realizzare recente- mente, nel 2014, un sequel, Scemo & + scemo 2. Ricordo di un geniale, visionario e immaginifico regista a Tra l’uno e l’altro film i due fratelli hanno realiz- vent’anni dalla scomparsa zato una sequela di altri film prevalentemente segue a pag. 3 “Le sue opere sono tra i più importanti contributi alla cinematografia mondiale eld Ventesimo secolo” (Michel Ciment) “Amato o odiato, Stanley Kubrick è forse l’unico regista della vecchia generazione, quella di Orson Welles per intenderci, che è riuscito a fare esattamente ciò che voleva fare con il cinema in un sogno megalomane e solitario di onnipotenza. “ (Marco Giusti) Stanley Kubrick muo- - “Ma Steven, con tutte le cose che potevi chie- re e va in Paradiso. An- dermi, perché proprio questa? Lo sai che Stan- che Steven Spielberg è ley odia i meeting”. - “Ma tu mi avevi detto che appena morto (è solo per qualsiasi cosa...” - “Mi dispiace davvero, ma un exemplum fictum, questo non mi è possibile.” Così, Gabriele lo ac- ché il grande regista è compagna in giro per il Paradiso e a un certo vivo e gode di buona punto Steven vede un tizio con la barba, capel- salute) e viene accolto li lunghi, una divisa militare e scarpe da ten- Nino Genovese dall’Arcangelo Gabrie- nis, che se ne va in giro in bicicletta. Allora le, che gli dice: - “Dio ha apprezzato moltissi- Steven dice a Gabriele: -“Mio Dio, guarda, mo i tuoi film e vuole esser certo che ti troverai quello è Stanley Kubrick! Possiamo salutar- bene qui da noi. Per qualsiasi cosa tu abbia bi- lo?!?...”. Gabriele prende da parte Steven e gli di- sogno, chiamami pure.” E Steven: - “Vedi, mi ce: - “Ma no! Quello non è Stanley Kubrick; è Dio! piacerebbe tanto incontrare Stanley Kubrick. Dio che crede di essere Stanley Kubrick!...”. Pensi di poterlo fare?”. Gabriele lo guarda e fa: segue a pag. 6 [email protected] n. 71 segue da pag. precedente mensili che danno grande spazio al cinema, con sempre più sufficienza e pressappochi- sempre di opinionisti elitari, in Francia è un siti, blog e quant’altro. Inquadrato nella glo- smo affidando le poche recensioni dei film più po’ diverso perché quotidiani come “Le Mon- bale trasformazione epocale della politica, importanti (quali?) a tromboni anziani so- de” o “Libération” ospitano periodicamente della società, dell’economia con tutti i pro e i pravvissuti a se stessi che non riescono più a riflessioni filosofiche sul cinema) visto che i contro, gli indiscutibili vantaggi e le ormai as- incidere più di tanto, a influenzare nelle scel- quotidiani e i periodici hanno abbandonato sodate ricadute negative sul piano etico, psi- te, a fare opinione. Paradossalmente questo del tutto qualsiasi ambizione di rinnovamen- cologico e comportamentale, diventa sempre scenario però ha prodotto un cortocircuito tra to, qualsiasi velleità di approfondimento. È pressante la domanda “qual è il presente e il critici e lettori selvaggi, un’aspettativa per chiaro che la trattazione del cinema da ango- futuro della critica segnata dalla rivoluzione l’intervento che non sia la recensione “precon- lazioni problematiche, con uno sguardo pro- telematica/informatica/digitale?”. Difficile, se fezionata” usa e getta. Molti giovani (ma l’età fondo e sofisticate proposte intellettuali, è da non impossibile, rispondere a questa doman- si allunga fino ai 30-35) infatti non saranno sempre prerogativa delle riviste specializzate da anche perché è impensabile e antistorico spettatori onnivori e grandi conoscitori di ci- storiche (sopravvivono “Cineforum” “Cabiria” ripartire dagli insegnamenti di due grandi in- nema, però difronte ai cinefumetti, agli hor- e “Segnocinema”), come è chiaro che non tellettuali di matrice marxista come Mino Ar- ror, al cinema tecnologico e digitale esigono vanno confusi spessori critici, contesti e de- gentieri, l’ultimo critico militante, scomparso qualcosa di più del “bello o brutto”, “ben fatto stinatari. E da questo punto di vista in Italia nel marzo 2017 le cui analisi sul rapporto tra ma…”, “è fedele o meno al fumetto”, “è l’horror c’è sempre stata una fisiologica frattura netta cinema, società, potere e censura sono diven- violento e gratuito”. E questo chiama in causa tra i periodici di settore e la cosiddetta “critica tate un punto di riferimento nell’ambito della un problema dello specialismo nello speciali- militante” dei quotidiani, settimanali e men- critica cinematografica, e Umberto Barbaro smo sollevato già alcuni anni fa quando sulla sili a diffusione popolare e qualcuno ha auspi- (critico, saggista, sceneggiatore oltre che critica c’era ancora un dibattito. Qualcuno ri- cato un “avvicinamento” abbastanza impro- grande teorico) scomparso nel marzo 1959, vendicava giustamente la possibilità per alcu- babile visto che le riviste avrebbero dovuto sempre alla ricerca dei profondi, complessi e ni film di genere o tendenze di integrare la re- “abbassarsi” a un livello più accessibile (ma è reali contenuti dell’opera cinematografica che censione canonica con approfondimenti di tutto da dimostrare se questo avrebbe incre- poi esprimeva con la particolare sensibilità specialisti di volta in volta di comics, generi, mentato le vendite o gli abbonamenti) e i gior- nei suoi scritti, ma si dovrebbe ricorrere più ma anche di tematiche impegnate trattate so- nali “aumentare” la qualità critica pena l’in- spesso a loro per trovare quello stimolo ideo- prattutto dalle cosiddette cinematografie al- comprensione delle recensioni per un lettore logico e morale esercitando così il potente di- lora emergenti (asiatiche, africane, latinoa- medio (che probabilmente li avrebbe penaliz- ritto di critica. Oggi ci troviamo in una no mericane). Naturalmente questa proposta zati sul piano della tenuta commerciale). Un men’s land della critica, un flusso inarrestabile urtò subito la suscettibilità della critica toga- caso a parte ovviamente è quello de “il manife- di interventi, recensioni di tutte le lunghezze, ta, scatenò la reazione indignata del critico sto” e dell’annesso settimanale “Alias” che ne- opinioni, forum, analisi stravaganti, ma an- onnisciente che vedeva minacciato dallo spe- gli anni sono diventati un modello di critica che critiche scontate, pretestuose, audaci. Un cialista il suo potere e temeva il contradditto- cinematografica stravagante e intellettuale magma incontrollabile di “critica dal basso” rio con chi potesse dire e scrivere analisi di- capace di muoversi tra analisi sofisticate, pro- causa ed effetto al tempo stesso della dissolu- verse dalle sue (fu inutile rilevare l’anomalia vocazioni audaci, battaglie politiche senza zione di un “centro”, della critica di un tempo facendo il paragone con altre discipline come ideologismi nostalgici, scelte lucide e antici- autorevole e potente con intorno tutti i satelli- la musica che richiede il critico specializzato patrici, spiazzanti prese di posizione (uno per ti che cercavano uno spazio. È quasi una rivol- nel jazz, nella operistica-sinfonica, nel pop e tutti l’esaltazione in tempi non sospetti di ri- ta dei peones contro il potere, una rivincita per l’arte che presuppone il critico che conosce valutazioni del “fascista” Clint Eastwood). Ma avere una visibilità dopo anni di un sistema meglio l’arte classica, quella moderna, quella questo oggi è un falso problema, è stato supe- che di fatto oscurava le potenzialità critiche sperimentale).