<<

_ n.3

Anno VIII N. 71 | Aprile 2019 | ISSN 2431 - 6739 Riflessione sulla critica Green Book Non c’è dubbio che da Enrico Ghezzi sintetizzata dal geniale slogan alcuni anni gli inter- “chi pensa il cinema/chi è pensato dal cine- Trattare i drammi americani con venti più stimolanti, le ma?”. Questa premessa serve a sottolineare umorismo e levitas. Perché no? riflessioni più lungi- che la cine-filosofia nel tempo è diventata un miranti, le osservazio- evidenziatore dello stallo attuale della critica ci- “Quello che noi dobbiamo fare è non giudicare le ni più acute sul cine- nematografica italiana tradizionale, ha avuto persone dalle loro differenze, ma cercare invece ciò che hanno in comune. E noi tutti abbiamo un muc- Alberto Castellano ma sono quelle dei buon gioco (si fa per dire perché si tratta pur filosofi, complici uno segue a pag. successiva chio di cose in comune. Noi tutti vogliamo le stesse sguardo sulle immagini più libero e un ap- cose: noi vogliamo amore e felicità. E vogliamo proccio al cinema meno viziato da logore ge- essere trattati tutti allo stesso modo. E questa non è rarchie artistiche, obsolete categorie di gene- certo una cattiva cosa.” ri, fuorvianti preconcetti culturali. In realtà il rapporto tra cinema e filosofia non nasce ora perché già nei primi anni ’80 Deleuze con Credo che nessuno, L’immagine-movimento e L’immagine-tempo sol- prima delle nomina- levò il problema di una rifondazione del pen- tion del filmGreen book, siero sul cinema e di una ridefinizione del ci- vedendo qualcuno dei nema stesso per la quale gli autori sono film sceneggiati e gira- espressione e produttori di concetti quindi so- ti dei fratelli Peter e no dei filosofi e provocatoriamente invitava a , o anche chiedersi non “che cos’è il cinema?” ma “che solo scorrendo la loro cos’è la filosofia?”. Poi molti filosofi anche- ita filmografia, avrebbe -po liani hanno cominciato a leggere il cinema ap- tuto scommettere nep- plicando concetti e correnti di pensiero e la Marino Demata pure un dollaro sui rico- consacrazione di questo rapporto c’è stata con noscimenti e sul successo la rassegna di Procida “Il vento del cinema”, “Omaggio a Shining: le gemelline ai nostri tempi” di di questo film. Soprattutto se si pensa che il titolo incontri tra cineasti e filosofi inventata da Pierfrancesco Uva del film di esordio dei Farrelly è stato Dump and dumper / Scemo & più scemo, commedia de- menziale con e Jeff Daniels del 1994, il cui successo travolgente ha suggerito ai Stanley Kubrick: genio e sregolatezza due dinamici fratelli di realizzare recente- mente, nel 2014, un sequel, Scemo & + scemo 2. Ricordo di un geniale, visionario e immaginifico regista a Tra l’uno e l’altro film i due fratelli hanno realiz- vent’anni dalla scomparsa zato una sequela di altri film prevalentemente segue a pag. 3 “Le sue opere sono tra i più importanti contributi alla cinematografia mondiale eld Ventesimo secolo” (Michel Ciment)

“Amato o odiato, Stanley Kubrick è forse l’unico regista della vecchia generazione, quella di per intenderci, che è riuscito a fare esattamente ciò che voleva fare con il cinema in un sogno megalomane e solitario di onnipotenza. “ (Marco Giusti)

Stanley Kubrick muo- - “Ma Steven, con tutte le cose che potevi chie- re e va in Paradiso. An- dermi, perché proprio questa? Lo sai che Stan- che Steven Spielberg è ley odia i meeting”. - “Ma tu mi avevi detto che appena morto (è solo per qualsiasi cosa...” - “Mi dispiace davvero, ma un exemplum fictum, questo non mi è possibile.” Così, Gabriele lo ac- ché il grande regista è compagna in giro per il Paradiso e a un certo vivo e gode di buona punto Steven vede un tizio con la barba, capel- salute) e viene accolto li lunghi, una divisa militare e scarpe da ten- Nino Genovese dall’Arcangelo Gabrie- nis, che se ne va in giro in bicicletta. Allora le, che gli dice: - “Dio ha apprezzato moltissi- Steven dice a Gabriele: -“Mio Dio, guarda, mo i tuoi film e vuole esser certo che ti troverai quello è Stanley Kubrick! Possiamo salutar- bene qui da noi. Per qualsiasi cosa tu abbia bi- lo?!?...”. Gabriele prende da parte Steven e gli di- sogno, chiamami pure.” E Steven: - “Vedi, mi ce: - “Ma no! Quello non è Stanley Kubrick; è Dio! piacerebbe tanto incontrare Stanley Kubrick. Dio che crede di essere Stanley Kubrick!...”. Pensi di poterlo fare?”. Gabriele lo guarda e fa: segue a pag. 6

[email protected] n. 71

segue da pag. precedente mensili che danno grande spazio al cinema, con sempre più sufficienza e pressappochi- sempre di opinionisti elitari, in Francia è un siti, blog e quant’altro. Inquadrato nella glo- smo affidando le poche recensioni dei film più po’ diverso perché quotidiani come “Le Mon- bale trasformazione epocale della politica, importanti (quali?) a tromboni anziani so- de” o “Libération” ospitano periodicamente della società, dell’economia con tutti i pro e i pravvissuti a se stessi che non riescono più a riflessioni filosofiche sul cinema) visto che i contro, gli indiscutibili vantaggi e le ormai as- incidere più di tanto, a influenzare nelle scel- quotidiani e i periodici hanno abbandonato sodate ricadute negative sul piano etico, psi- te, a fare opinione. Paradossalmente questo del tutto qualsiasi ambizione di rinnovamen- cologico e comportamentale, diventa sempre scenario però ha prodotto un cortocircuito tra to, qualsiasi velleità di approfondimento. È pressante la domanda “qual è il presente e il critici e lettori selvaggi, un’aspettativa per chiaro che la trattazione del cinema da ango- futuro della critica segnata dalla rivoluzione l’intervento che non sia la recensione “precon- lazioni problematiche, con uno sguardo pro- telematica/informatica/digitale?”. Difficile, se fezionata” usa e getta. Molti giovani (ma l’età fondo e sofisticate proposte intellettuali, è da non impossibile, rispondere a questa doman- si allunga fino ai 30-35) infatti non saranno sempre prerogativa delle riviste specializzate da anche perché è impensabile e antistorico spettatori onnivori e grandi conoscitori di ci- storiche (sopravvivono “Cineforum” “Cabiria” ripartire dagli insegnamenti di due grandi in- nema, però difronte ai cinefumetti, agli hor- e “Segnocinema”), come è chiaro che non tellettuali di matrice marxista come Mino Ar- ror, al cinema tecnologico e digitale esigono vanno confusi spessori critici, contesti e de- gentieri, l’ultimo critico militante, scomparso qualcosa di più del “bello o brutto”, “ben fatto stinatari. E da questo punto di vista in Italia nel marzo 2017 le cui analisi sul rapporto tra ma…”, “è fedele o meno al fumetto”, “è l’horror c’è sempre stata una fisiologica frattura netta cinema, società, potere e censura sono diven- violento e gratuito”. E questo chiama in causa tra i periodici di settore e la cosiddetta “critica tate un punto di riferimento nell’ambito della un problema dello specialismo nello speciali- militante” dei quotidiani, settimanali e men- critica cinematografica, e Umberto Barbaro smo sollevato già alcuni anni fa quando sulla sili a diffusione popolare e qualcuno ha auspi- (critico, saggista, sceneggiatore oltre che critica c’era ancora un dibattito. Qualcuno ri- cato un “avvicinamento” abbastanza impro- grande teorico) scomparso nel marzo 1959, vendicava giustamente la possibilità per alcu- babile visto che le riviste avrebbero dovuto sempre alla ricerca dei profondi, complessi e ni film di genere o tendenze di integrare la re- “abbassarsi” a un livello più accessibile (ma è reali contenuti dell’opera cinematografica che censione canonica con approfondimenti di tutto da dimostrare se questo avrebbe incre- poi esprimeva con la particolare sensibilità specialisti di volta in volta di comics, generi, mentato le vendite o gli abbonamenti) e i gior- nei suoi scritti, ma si dovrebbe ricorrere più ma anche di tematiche impegnate trattate so- nali “aumentare” la qualità critica pena l’in- spesso a loro per trovare quello stimolo ideo- prattutto dalle cosiddette cinematografie -al comprensione delle recensioni per un lettore logico e morale esercitando così il potente di- lora emergenti (asiatiche, africane, latinoa- medio (che probabilmente li avrebbe penaliz- ritto di critica. Oggi ci troviamo in una no mericane). Naturalmente questa proposta zati sul piano della tenuta commerciale). Un men’s land della critica, un flusso inarrestabile urtò subito la suscettibilità della critica toga- caso a parte ovviamente è quello de “il manife- di interventi, recensioni di tutte le lunghezze, ta, scatenò la reazione indignata del critico sto” e dell’annesso settimanale “Alias” che ne- opinioni, forum, analisi stravaganti, ma an- onnisciente che vedeva minacciato dallo spe- gli anni sono diventati un modello di critica che critiche scontate, pretestuose, audaci. Un cialista il suo potere e temeva il contradditto- cinematografica stravagante e intellettuale magma incontrollabile di “critica dal basso” rio con chi potesse dire e scrivere analisi di- capace di muoversi tra analisi sofisticate, pro- causa ed effetto al tempo stesso della dissolu- verse dalle sue (fu inutile rilevare l’anomalia vocazioni audaci, battaglie politiche senza zione di un “centro”, della critica di un tempo facendo il paragone con altre discipline come ideologismi nostalgici, scelte lucide e antici- autorevole e potente con intorno tutti i satelli- la musica che richiede il critico specializzato patrici, spiazzanti prese di posizione (uno per ti che cercavano uno spazio. È quasi una rivol- nel jazz, nella operistica-sinfonica, nel pop e tutti l’esaltazione in tempi non sospetti di ri- ta dei peones contro il potere, una rivincita per l’arte che presuppone il critico che conosce valutazioni del “fascista” Clint Eastwood). Ma avere una visibilità dopo anni di un sistema meglio l’arte classica, quella moderna, quella questo oggi è un falso problema, è stato supe- che di fatto oscurava le potenzialità critiche sperimentale). Oggi è troppo tardi per recu- rato da una crisi decennale dell’editoria in ge- nascoste. Insomma ne è scaturito uno scena- perare visto che i giornali riservano sempre nere e della difficoltà per molti giornali a rio caratterizzato da una pulviscolarità critica meno spazio alla critica cinematografica in mantenere le tirature e le vendite di un tem- ma anche da una nebulizzazione dello spessore genere figuriamoci per riflessioni a margine. po, ma anche da un nuovo scenario della co- critico. Se è vero infatti che oggi c’è più demo- Però oggi nella nuova comunità cinefila onli- municazione. Dopo il “bipolarismo” della cri- crazia grazie alla Rete per dare voce a chiun- ne possono incontrarsi la domanda e l’offerta tica (da una parte la criptocritica specialistica que vuole dire la sua su un film, su un autore, di riflessioni capaci di ricondurre il giudizio sofisticata e spesso vanitosamente -incom su un evento, è anche vero che inevitabilmen- sul singolo film a un contesto più ampio, di prensibile, dall’altra quella che sui giornali te chi legge va incontro anche a giudizi discu- dare un senso più complessivo a un giudizio con spazi adeguati davano il giusto risalto al tibili, a interventi poco affidabili, a recensioni superficiale a caldo, di inquadrare il -cinefu cinema non più trattato come un “figlio di un che lasciano il tempo che trovano. Ma questo è metto Marvel di turno nella complessa mac- Dio minore” grazie anche a firme prestigiose lo scontato prezzo che bisogna pagare alla china produttiva e linguistica del fumetto o e autorevoli), che per decenni ha monopoliz- nuova pratica cinematografica, al nuovo- si Bohemian Rhapsody nel variegato mondo rock zato l’attenzione verso il mezzo tenendo an- stema all’insegna di “una critica non si nega a dei Queen e non solo o Il corriere nell’opera che vivo un dibattito ideologico sempre aper- nessuno”. Però senza rassegnarsi ai pessimi- complessiva autoriale di Clint Eastwood. In- to, si è assistito gradualmente a una stici quesiti “chi critica cosa” e “chi scrive per somma si può ancora fare, si può recuperare trasformazione della critica: spazi sempre mi- chi”, si può provare a mettere un po’ d’ordine una dimensione critica di ampio respiro, ab- nori a vantaggio del giornalismo cinemato- nel caos mediatico, ad individuare alcune co- bandonando obsolete categorie manichee o grafico e della cronaca, selezione drastica e ordinate di un possibile nuovo rapporto tra estetiche tardo-crociane. Anche questo ren- opinabile dei film da recensire; i tentativi poi critici e lettori (compresi quelli numerosi che dez-vous più costante e professionale con lo abortiti di testate settimanali e mensili di tro- leggono le recensioni senza vedere i film), tra spettatore di varie generazioni, formazioni e vare una via di mezzo tra lo specialismo e l’in- opinionisti e spettatori. Intanto c’è da dire aspettative può dare un piccolo contributo a formazione/divulgazione, di mettere d’accor- che sulla Rete alcune testate dedicate al cine- un rinnovato interesse per il cinema nella sua do lettore/spettatore medio e cinefili, con una ma sono diventate nel tempo un punto di rife- totalità, a una riscoperta della sala e del rito formula confortata da dati incoraggianti di rimento importante grazie a una selezione di collettivo. A patto di non avere più il comples- vendite all’inizio ma poi rivelatasi inadeguata chi scrive, a un’affidabilità di giudizi, a una so che bisogna fare i conti con i giudizi della a soddisfare nuove esigenze; l’irruzione negli professionalità giornalistica di pari passo con critica quotidianista o televisiva che non si ac- anni Duemila delle pubblicazioni online con la sempre maggiore perdita di credibilità del- corge di parlare ai fantasmi, a lettori/spetta- un sempre più vertiginoso moltiplicarsi di pe- le storiche testate giornalistiche cartacee tori che non ci sono più. riodici specializzati, quotidiani, settimanali o (quotidiani e periodici) che trattano il cinema Alberto Castellano 2 [email protected]

segue da pag. 1 comici, caratterizzati anche dal modo “politi- 3 Oscar cally incorrect” o addirittura offensivo di trat- 91esima edizione degli . Green Book è il Miglior Film: l’opera di Peter Farrelly ha vinto inoltre tare problemi seri. Fatto è che Peter & Bobby il premio per la Miglior sceneggiatura originale (a , Brian Currie e Peter Farrelly) e quello per il riescono in breve a creare una vera e propria Miglior attore non protagonista, Mahershala Ali. industria della risata e della demenzialità, creando una propria casa di produzione: i lo- nero – per quanto altolocato – negli Stati del Menzione Speciale Diari di Cineclub a ro film venivano dunque da loro sceneggiati, sud. E – diciamo la verità – già il prologo di #RomaFF13 prodotti e girati. Hanno lavorato quasi sem- questo strano viaggio, col bianco Vallelonga pre in coppia, salvo alcune eccezioni, tra le alla guida dell’auto e col nero, elegante e sofi- quali va annoverato proprio Green book, opera sticato Don Shirley seduto sul lato posteriore, Green Book del solo Peter Farrelly. Dunque il salto dalla è una scena (a cui ci abitueremo nel corso del filmografia demenziale a Green book è sicura- film) dall’indubbia valenza umoristica. Anche Menzione speciale alla Festa del Cinema di Roma mente notevole e imprevisto e certamente più perché Vallelonga è un italo-americano con 2018, la giuria di Diari di Cineclub periodico indipen- di uno spettatore o lettore di queste note è le- convinzioni razziste: in una delle scene ini- dente di cultura e informazione cinematografica, (ter- gittimato a chiedersi: quali sono gli elementi ziali trova due bicchieri sporchi nel lavabo za edizione), composta da Paola Dei (Presidente), An- di continuità di Green book rispetto al passato? della cucina nei quali devono aver bevuto due gelo Tantaro, Anna Maria Stramondo, Catello E quali gli elementi di più marcata novità da operai neri e lui non trova di meglio da fare Masullo, Maria Caprasecca, Ugo Baistrocchi, riunita- portare addirittura il film al premio Oscar che buttarli nel cestino dei rifiuti (dal quale si sabato 27 ottobre ore 13,30 presso la sede della Festa quale migliore opera del 2019? Non c’è alcun saranno recuperati dalla moglie, molto meno del Cinema, V.le P. de Coubertin, ha attribuito una dubbio che Green book si è giovato della vena razzista!). La strana coppia inizia bene il suo menzione speciale a: comica del passato, che qui però assume un “on the road” in auto: l’attraversamento di Stati Green Book di Peter Farrelly connotato nuovo perchè questa volta non più tolleranti verso gli afro-americani non ri- (Stati Uniti d’America) aspira alla risata sguaiata e irrefrenabile, ma serva sorprese eccessivamente sgradite. Per E’ un film classico alla fine del quale non solo i perso- al sorriso accompagnato dalla voglia di riflet- l’attraversamento e la permanenza negli Stati naggi ma anche gli spettatori sono cambiati. Impossi- tere e al tono diffusamente umoristico. Anche del profondo sud, Vallelonga ha con sé un aiu- bile non stupirsi e riflettere quando, Tony Vallelonga, perché qui non si tratta di storie comuni, ma to prezioso: quel “Green book” che dà il titolo uno dei protagonisti, scopre che negli USA del 1962 si di due personaggi realmente esistiti, alle pre- al film. Si tratta di una preziosa pubblicazione vendeva “The Green Book” (dal 1936!) una guida per i se con un viaggio realmente effettuato e con (titolo completo: “The Negro Travelers’ Green turisti afro-americani che volevano viaggiare sicuri, problemi di grande portata storica. Siamo all’i- Book”) così intitolata non dal colore verde del- con l’indicazione degli alberghi e dei locali riservati ai nizio degli anni Sessanta. Due persone total- la sua copertina. Al contrario, il colore verde neri o con informazioni preziose come il divieto “legale” mente dissimili, l’italo americano Tony “lips” deriva dal nome dell’autore, lo scrittore di per i neri di circolare di notte in certi stati americani. Vallelonga (), buttafuori in viaggi afroamericano Victor Hugo Green. Un film che irride a tutte le presunte superiorità cultu- un locale e temporaneamente senza lavoro, e L’utilità e in molti casi la necessità di tale pub- rali e fa ridere sul razzismo mettendone in ridicolo i un famoso pianista nero, Don Shirley (Maher- blicazione era data dal fatto che la discrimina- presupposti. Un Viggo Mortensen, sovrappeso e quasi shala Ali), restano insieme in un viaggio in au- zione razziale in molti Stati del sud era stata irriconoscibile, in una interpretazione da Oscar, è l’au- to per due mesi. Vallelonga, spinto dalla ne- in gran parte legalizzata dalle Jim Crow laws, tista italo-americano che accetta di portare in tournè cessità finanziarie e per non far mancare complesso di norme che rendeva possibile a negli Stati del Sud e proteggere un pianista nero, il nulla alla sua numerosissima famiglia, ha ac- gran parte degli esercizi commerciali non plurilaureato dott. David Shirley (l’indimenticabile cettato di fare da autista al famoso pianista, in avere mai a che fare con neri. Sul Green book spacciatore di “Moonlight” Mahershala Ali) compo- tournée per due mesi per una serie di concerti sono segnalati i ristoranti, gli alberghi, le sta- nente di un trio di esecutori di musica classica. “Green in vari Stati d’America. In realtà le sue man- zioni di servizio, perfino i barbieri nei quali Book” è una storia vera tradotta in una commedia che sioni non saranno solo quelle di guidare l’auto sono ammessi clienti di colore senza alcun ri- rappresenta un efficace strumento per combattere l’in- e di fare compagnia al celebre pianista, ma so- schio. Naturalmente si tratta di locali di cate- tolleranza e l’odio per il diverso, favorendo invece fra- prattutto quella di evitare spiacevoli inconve- goria inferiore a quelli riservati ai bianchi ed tellanza e accettazione dell’altro. nienti che sicuramente possono capitare a un segue a pag. successiva

3 n. 71

segue da pag. precedente anche questo particolare viene utilizzato dal regista per dare spazio alla sua vena umoristi- ca: il grande pianista nero in un albergo di in- fimo ordine e il suo autista bianco in un otti- mo hotel! L’autore dell’opuscolo rivendica la grande utilità della propria guida per mettere al riparo gli afroamericani da sgradite sorpre- se; ma allo stesso tempo, in una nota, si augu- ra che presto non ci sia più bisogno di una tale pubblicazione, e che tutte le persone possano sentirsi libere di fare quello che vogliono e di andare in qualunque luogo dell’America. La legge lo imporrà pochi anni dopo il periodo nel quale si svolge il film, nel 1964, con le leggi del Civil Rights Act, fortemente volute da John Kennedy e promulgate l’anno successivo alla sua morte. Pochi mesi dopo, così come auspicato dal suo autore, il Green book inter- rompe la sua diffusione e non avrà più biso- gno di aggiornamenti, anche se le nuove leggi non potranno mutare di un colpo solo menta- lità inveterate da decenni. Sulla falsariga della contraddizioni reali che la storia porta con sé fin dalla prima scena (il rozzo autista bianco con il distinto pianista nero), il film si snoda, come un che ha come meta l’infer- no degli stati del sud, ricco di episodi esem- plari: dopo un applauditissimo concerto, nel corso di un cocktail, a Shirley viene negato l’accesso alla toletta, perché per i neri non c’è altro che una lurida baracca in legno nel giar- dino! Fino all’episodio in Alabama, dove Shir- ley, spalleggiato in questo da Vallelonga, rifiu- ta di tenere il suo ultimo concerto della tournée perché impedito di sedersi a mangia- re assieme ai suoi amici bianchi! In realtà, nelle intenzioni del regista, il film vuole testi- moniare, attraverso il viaggio e le difficoltà che porta con sé, la nascita e la crescita dell’ amicizia, che all’inizio pareva impossibile per la persistenza di reciproci pregiudizi, tra il rozzo bianco Vallelonga e il sofisticato afroa- mericano Shirley. Alla fine quest’aspetto fini- sce con l’essere quello prevalente anche rispet- to ai drammi dei pregiudizi e del segregazionismo razziale, che molti critici avrebbero voluto ve- dere meglio sviluppati nel film. Peter Farrelly si è difeso dall’accusa di superficialità dicendo di aver voluto semplicemente descrivere una situazione senza calcare i toni. E indubbia- mente l’aver mantenuto un profilo basso ha giovato al carattere umoristico e volutamente lieve della sua storia, che è molto piaciuta al pubblico, specialmente bianco! Mentre alla popolazione afroamericana il film è piaciuto generalmente meno. A cominciare dai paren- ti del grande pianista, che contestano a Far- relly di aver costruito una “sinfonia di menzo- nel trattare i problemi della discriminazione durante il triste periodo del Maccartismo. Ci gne” intorno alla presunta amicizia che razziale. Tali critiche, in realtà, più che mette- riferiamo naturalmente a The front / Il presta- sarebbe maturata lungo il viaggio tra Valle- re in discussione il film in sé, finiscono per nome di Martin Ritt (regista a sua volta vittima longa e Shirley, che in realtà non ci sarebbe contestare una tipologia di cinema, capace di del maccartismo), tipico esempio di comme- stata, almeno nei termini così trionfalistica- suscitare umorismo e sorriso anche sui tanti dia/dramma, che purtroppo in pochi hanno mente enfatici descritti dal film. Personal- periodi bui e drammatici della storia america- visto in Italia, perdendo tra l’altro una splen- mente, anche se ci saremmo risparmiati vo- na. In questo senso Green book ha dei prece- dida interpretazione di , che rie- lentieri l’eccessivo buonismo della scena denti illustri. Basterebbe citare un piccolo gio- sce a dare il meglio di sé in un ruolo che Ritt finale del Natale, che sembra voler riecheggia- iello umoristico, la storia di uno scrittore della TV gli ritaglia su misura. re qualche finale di Frank Capra, restiamo un che viene impedito di svolgere il proprio lavoro po’ perplessi di fronte alle critiche di superficialità perché accusato di simpatie filo-comuniste Marino Demata 4 [email protected] Green Book, un viaggio nell’America razzista degli anni ‘60 Aggiudicatosi tre Pre- Don Shirley impara a mangiare pollo fritto delle scene durante un suo concerto gli viene mi Oscar, fra cui quel- senza forchetta e coltello mentre dal negato di usare il bagno dei bianchi ma la sua lo per il Miglior Film, canto suo impara a raccogliere i bicchieri di reazione é assolutamente ineccepibile mentre Green Book di Peter plastica che era solito gettare sull’autostrada Tony Mostra subito il suo diniego. Quando Farrelly, si ispira alla dal finestrino. Un duello esilarante che non suona Don viene ascoltato con grande ammi- storia vera di Tony Lip perde mai ritmo e non scende mai nel mero razione ma quando finiscono i concerti la sua (pseudonimo di Frank sentimentalismo. Intensi, divertenti, travol- vita é quella di un nero che si muove in una so- Anthony Vallelonga), genti e profondamente diversi i due protago- cietà razzista e piena di pregiudizi. Straordi- padre di Nick Valle- nisti regalano gag esilaranti fra la profondità naria la recitazione del premio Oscar Maher- Paola Dei longa, uno degli sce- di sentimenti universali. L’arte delle parole e shala Ali, ma anche Viggo Mortensen si cala neggiatori del film, con l’arte delle immagini si sposano perfettamen- nel personaggio di Tony Lip totalmente, sia la recitazione di uno strepitoso Viggo Mor- te per fondersi in una unica arte; quella del Ci- con il fisico sia con la gestualità. L’attore noto tensen, ingrassato e involgarito per l’occasio- nema. Giochi di luce, talento e una storia che principalmente per il ruolo di Aragon nella ne e un altrettanto efficace Mahershala Ali, ac- non implica una risposta diretta da parte de- trilogia cinematografica de Il Signore degli compagnati da Linda Cardellini, Sebastian gli spettatori e che non si propone come me- anelli diretto da Peter Jackson, ha lavorato con Maniscalco, Mike Hatton, Joe Cortese, Mag- diatrice di messaggi pedagogici. Soltanto registi di fama internazionale, fra cui Sean gie Nixon, Von Lewis. Un Penn e David Cronenberg per road movie che mette a con- il quale ha vestito anche i pan- fronto un americano bianco ni di Freud in A Dangerous rozzo e disoccupato insie- Method, dedicato a Carl Gu- me ad un raffinato violini- stav Jung e Sabine Spierl- sta nero omosessuale che lo rein. Impeccabilee straordi- ingaggia per accompagnar- nariamente vera é anche la lo nel suo tour di concerti. sua interpretazione di Cap- Due figure distanti anni lu- tain Fantastic dove interpre- ce l’una dall’altra che supe- ta il ruolo di un padre fuori rano ogni pregiudizio e dagli schemi che ha vissuto vanno al di là di stereotipi, in isolamento con la sua fa- misoginia, omofobia, di- miglia per oltre un decen- scriminazione razziale. Il nio, lontano dalla moderna e montaggio ci permette di consumistica società. Il film immedesimarci nei mo- fu presentato in anteprima menti più significativi del mondiale al Sundance Film percorso e di viaggiare in- Festival 2016, per poi essere sieme ai protagonisti che proiettato nella sezione Un chilometro per chilometro e Certain Regard al Festival di tappa dopo tappa divengo- Cannes 2016, dove ha vinto no sempre più inseparabili il premio per la miglior re- fra scontri e incontri men- gia. Nel corso del 2016 otten- tre Tony si trasforma in un ne diversi riconoscimenti. amico protettivo e tenta di Mahershala Ali già premiato convincere il raffinato pia- agli Oscar per Moonlight di nista che per ottenere qual- Barry Jenkins, considerato cosa nella vita occorre avere uno dei migliori film nella modi più ortodossi e meno storia del cinema, si é ag- delicati. Tony ha una moglie giudicato la seconda sta- e due figli a cui badare, e de- tuetta per la sua interpreta- ve trovare un modo veloce zione impeccabile. Peter per sostenerli. Subito si pre- Farrelly che di solito é ac- senta l’occasione buona quando il dottor Do- buoni sentimenti veri senza melense sdolci- compagnato dal fratello Bobby, é divenuto nald Shirley, che il realtà è un pianista che sta nature che quasi mai appaiono sincere anche noto per aver realizzato commedie ironiche per partire per un tour di concerti con il suo nella vita reale. Due sentimenti differenti fra caratterizzate da una comicità politicamente trio attraverso gli Stati del Sud degli Stati sequenze temporali che a un certo punto della scorretta. Il film non era fra i favoriti ma cer- Uniti, dall’Iowa al Mississipi. Shirley però storia attraverso un dialogo culminano in una tamente in sintonia con le tematiche dell’inte- è afroamericano, in un’epoca in cui essere di unica poetica. Costumi, scenografie, musiche grazione e dell’inclusione che hanno caratte- colore in America significava non essere be- accompagnano senza retorica le vite dei due rizzato l’intera serata della premiazione a naccetto , soprattutto nel Sud. Tony dal canto protagonisti riuscendo a mostrarci ed eviden- cominciare dal film di Barry Jenkins,Se la stra- suo é cresciuto con l’idea che i neri siano simi- ziare sempre l’essenziale. Il film è ambienta- da potesse parlare che ha visto Regina King ag- li ad animali Ma il musicista riesce a fargli to nell’America profonda e razzista degli anni giudicarsi la statuetta. Il film ha conquistato il cambiare idea con la sua cultura e sensibilità. Sessanta e molte sono le sequenze dove il re- cuore del pubblico e dell’Accademy e si è ag- É istruito, parla molte lingue, veste sempre in gista mette in evidenza le difficoltà del vivere giudicato tre statuette conquistando anche i smoking elegantissimi ed é avvezzo alle di- la quotidianità di Don, nonostante i suoi ta- riconoscimenti per la Miglior Sceneggiatura scriminazioni. Ma i due si compenetrano come lenti musicali. Più volte viene emarginato e Originale (Nick Vallelonga, Brian Currie e Pe- il bianco con il nero, come il sale con lo zucchero. umiliato sia per il colore, sia per l’omosessualità, ter Farrelly) e per il Miglior Attore non Prota- Dentro la Cadillac azzurra, luogo ideale per far sia per la raffinatezza con la quale gestisce le gonista (Mahershala Ali). nascere un legame profondo fra ore e ore di questioni. Nonostante tutto ciò riesce sempre a strada da percorrere, l’artista afro-americano mantenere l’eleganza che lo caratterizza. In una Paola Dei 5 n. 71

segue da pag. 1 che, invece, fa vedere la drammatica crudeltà 1955); il “thriller”, con Rapina a mano armata Questa barzelletta, che non si sa come nac- della guerra attraverso l’intervento armato (The Killing, 1956), incentrato stilisticamente que, ma che fu raccontata a Kubrick da Mat- degli Americani nel Vietnam. Ed ancora: il sulla frammentazione narrativa, in cui non thew Modine (l’attore protagonista di Full Me- “noir”, con Il bacio dell’assassino (Killer’s Kiss, viene più seguito l’ordine cronologico, tempo- tal Jacket), a Kubrick piaceva moltissimo. E rale, di svolgimento delle azioni (anticipan- non c’è da meravigliarsi, se si considera la do, in tal modo, il Tarantino de Le Jene, di Pulp sua personalità: megalomane, maniaco della fiction e di altri suoi film); il “peplum”, con un perfezione, ingegnoso, oltre che – specie ne- ”kolossal” come Spartacus (1960, tratto dall’o- gli ultimi anni, quando dalla nativa New York monimo romanzo di Howard Fast), una delle si trasferì in Inghilterra – paranoico, misan- produzioni più imponenti di Hollywood, con tropo, ossessionato dalla propria “privacy” e un budget di 6 milioni di dollari, divenuti, alla dal desiderio di vivere isolato nella sua fatto- fine 12 (quindi, esattamente il doppio dell’in- ria; anche se – come dice Peter Bogdanovih – vestimento preventivato), che si avvale dell’in- molti amici lo consideravano, al contrario, terpretazione di un cast eccezionale di attori sereno, divertente ed affettuoso. In ogni ca- (Kirk Douglas, Jean Simmons, Tony Curtis, so, stiamo parlando di un grande maestro del Laurence Olivier, Peter Ustinov, Charles Lau- cinema, di un genio, di cui ricorre il venten- ghton, Woody Strode, John Gavin ed altri) e nale della scomparsa, essendo nato a Manhat- “Paura e desiderio” (1953) che vinse un “Golden Globe” e ben 4 Premi tan / New York (Usa) il 26 luglio 1928, e morto Oscar (Scenografia, Fotografia, Costumi, -Mi ad Harpeden (Regno Unito) il 7 marzo 1999, gliore Attore Non Protagonista Peter Usti- all’età di 70 anni. Ricordiamo, en passant, tito- nov); la “commedia nera” o “dramma” che dir li come Orizzonti di gloria, Spartacus, Lolita, Dr. si voglia, con lo “scandaloso” (per quei tempi) Stranamore, 2001 Odissea nello spazio, Arancia Lolita (1962), tratto da un romanzo di Vladi- Meccanica, Shining, che sono entrati nell’im- mir Nabokov, con James Mason, Sue Lyon e maginario collettivo della gente (non solo dei Shelley Winters; la “satira politica”, con Il “cinefili” e degli “addetti ai lavori”) e impre- Dottor Stranamore, ovvero come ho imparato a ziosiscono la sua filmografia, composta solo non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. da 13 titoli, che, però, hanno lasciato tutti una Strangelove…, 1968, dal romanzo Red Alert di traccia indelebile nella storia del cinema Peter George), interpretato da un ecceziona- mondiale. Kubrick ebbe una personalità le Peter Sellers (che dà vita a diversi perso- eclettica, poliedrica: fu regista, direttore della naggi); la “fantascienza”, con lo stupendo (e, fotografia, montatore, scenografo, creatore “Il bacio dell’assassino” (1955) quando uscì, poco capito) 2001 - Odissea nello di effetti speciali, ecc.; ma anche un bravissi- spazio (2001: A Space Odissey, 1968), riflessione mo fotografo, con cui iniziò la sua carriera “filosofica” sul significato stesso dell’esisten- prima di passare dietro la macchina da presa. za, sulla natura dell’uomo nella sua evoluzio- E fu un perfezionista ai massimi livelli: basti ne e sul suo futuro in rapporto con l’universo pensare che seguiva i suoi film interamente, che ci circonda, che si avvale di una serie di in tutte le fasi della produzione, che faceva ri- avveniristici “effetti speciali”, da lui stesso re- petere una scena della quale non era soddi- alizzati (insieme con Douglas Trumbull) e sfatto anche centinaia di volte (Tom Cruise e così ben congegnati che coloro i quali, ancora ne sanno qualcosa relativa- oggi, ritengono che l’uomo non abbia mai mente al suo ultimo film, Eyes Wide Shut; e vi messo piede sulla luna, attribuiscono alla furono attori, anche famosi, che esasperati maestrìa di Kubrick le scene dell’allunaggio e dalla sua meticolosità, abbandonarono il set a “Rapina a mano armata” (1956) del paesaggio lunare (e fu l’unica “categoria” riprese iniziate e dovettero essere sostituiti); per la quale Kubrick vinse un Premio Oscar; il inoltre, seguiva le sorti dei suoi film anche film, nel 1969, ha vinto anche il “David di Do- nei vari Paesi in cui uscivano, quindi – prati- natello” come migliore film straniero); me- camente – in tutto il mondo, occupandosi morabile la sequenza iniziale in cui, con un perfino del doppiaggio. Ecco perché, quando salto di millenni, nell’ellissi più ardita della si dice “un film di Stanley Kubrick”, parliamo storia del cinema, l’osso lanciato in aria da davvero di un’opera che è tutta sua, intera- uno scimpanzé si trasforma in un’astronave, mente sua!... Una caratteristica che contrad- che si libra, quasi danzando, nello spazio, ac- distingue la sua breve, ma intensa carriera è compagnata dalle musiche di Strauss (note- la sua abile capacità di reinventare, reinter- vole l’influenza delle musiche scelte, in gene- pretare secondo la sua visione del mondo tut- re dal repertorio classico, che accompagnano ti i “generi” cinematografici: i “film di guer- “Orizzonti di gloria” (1957) tutte le opere di Kubrick); il soggetto era dello ra”, con il suo primo lungometraggio, Paura e scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke, desiderio (Fear and Desire, 1953), film sulla psi- basato sul suo racconto La Sentinella; ma Ku- cologia dei soldati in guerra, in bilico tra fol- brick lo stravolse a tal punto che Clarke, dopo lia ed orrore, e prima metafora filosofica sulla l’uscita del film, ne trasse un suo romanzo, in realtà drammatica della guerra, che, però, cui, in maniera meno ermetica rispetto all’o- Kubrick detestava, ritenendolo un immaturo pera cinematografica, spiegava il significato esercizio di stile, “noioso e pretenzioso”; stu- e l’assunto del racconto; ricordiamo, inoltre, pendo, invece, Orizzonti di gloria (Pants of che il film è stato restaurato nel 2018, a cin- Glory, 1957), prodotto ed interpretato da Kirk quant’anni dalla sua uscita nei cinema, pro- Douglas, film anti-militarista e pacifista, che posto a Cannes ed uscito di nuovo nella sale, si svolge nelle trincee francesi della grande per le “nuove generazioni, che si spera l’ab- guerra (anche se, per il divieto della Francia, è “Il dottor Stranamore, ovvero: come ho imparato a non biano adeguatamente apprezzato; il genere, girato in Germania); e Full Metal Jacket (1987), preoccuparmi e ad amare la bomba” (1964) segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente per così dire, “sociologico”, con un altro film “cult”, come Arancia meccanica (Clockwork Orange, 1971, dal romanzo di Anthony Bur- gess), che fu perfino proibito in alcuni Pae- si per l’impatto e l’influenza negativa che avrebbe potuto avere sulle giovani genera- zioni; il film “storico”, in costume, con l’im- maginifico e scenografico Barry Lyndon (1975), che si svolge in un Settecento, di cui “2001: Odissea nello spazio” (1968) Kubrick, con la meticolosa preparazione che sta alla base delle sue opere, ha studiato i quadri, i paesaggi, la musica, dando vita ad un’opera in cui nulla è lasciato al caso (basti pensare che gli interni sono davvero Kubrick Estate, accessibili per la prima volta girati a lume di candela, senza il supporto in quell’occasione; essa si articolava in sezio- di altre luci, grazie alle super-luminose ot- ni tematiche, atte a ripercorrere l’intera fil- tiche avute dalla Nasa e dalla Zeiss); l’”hor- mografia del regista, compresi i grandi pro- ror” con Shining (1980), rivisitazione genia- getti che non hanno mai visto la luce, ma ai le di un romanzo di Stephen King, in cui quali aveva lavorato a lungo, come Napoleon, tre soli personaggi (marito, moglie e figlio), “Arancia meccanica” (1971) che – se realizzato – sarebbe stato un kolossal e, chiusi nell’ambiente circoscritto di un hotel, presumibilmente, un altro capolavoro. Inol- in seguito allo svilupparsi degli eventi e alla tre, dal 13 al 21 marzo 2018, nelle sale del MIC crescente follia del protagonista (un super- - Museo Interattivo del Cinema di Milano, so- bo Jack Nicholson), riescono a creare negli no stati esposti oggetti di set e personali di spettatori un profondo senso di inquietu- Stanley Kubrick, provenienti dalla collezione dine, un’atmosfera da incubo; il “dramma del suo ex assistente Emilio D’Alessandro e di psicologico”, con Eyes Wide Shut (1999, dal sua moglie Janette, che il 27 marzo sono state romanzo Doppio sogno di Arthur Schnitz- vendute, all’incanto, da Aste Bolaffi, a Torino; ler), ultima, ermetica, ma suggestiva opera in occasione di tale Mostra, la Fondazione del grande Maestro. Tuttavia - nonostante “Cineteca Italiana” ha proposto anche una la sua ingegnosa versatilità e la sua geniali- “Barry Lyndon” (1975) rassegna di 10 lungometraggi realizzati dal tà creativa - Kubrick non ha avuto in vita i regista e 2 documentari sulla sua vita e carrie- riconoscimenti che avrebbe meritato: gli ra. Deve ancora essere inaugurata - sarà aper- sono stati attribuiti due Premi Bafta per ta dal 26 aprile al 17 settembre 2019 e, quindi, Dr. Stranamore e Barry Lyndon e – al di là di chi vuole (e chi può) potrà visitarla - la Mostra ben 13 “nomination” da parte del più im- organizzata dal “Design Museum” di Londra portante Premio statunitense - un solo (recentemente nominato “Museo Europeo Oscar per gli “effetti speciali”, da lui stesso dell’anno 2018”), sponsorizzata dal colosso curati (come già detto), di 2001 – Odissea dell’editoria Taschen, che indaga la relazione nello spazio, mentre Spartacus e Barry Lyn- tra Stanley Kubrick e il design del Regno Uni- don hanno anch’essi ottenuto degli Oscar, to, dove egli trascorse la maggior parte del ma per altre “categorie”, che non coinvol- “Shining” (1980) suo tempo a vivere e lavorare. Inoltre, il “Luc- gevano direttamente il regista. La “Mostra ca Film Festival - Europa Cinema 2019” pre- del Cinema” di Venezia, però, ha ricono- senta, nel Palazzo Ducale di Lucca, dal 6 al 24 sciuto il suo valore artistico, attribuendo- aprile, una Mostra-tributo al grande regista, gli, nel 1987, il prestigioso “Leone d’oro alla dal titolo “Fra cinema e pittura”, a cura del cri- carriera”. Infine - a parte una Bibliografia tico Riccardo Ferrucci, che propone dipinti sterminata che esamina, in maniera spesso inediti dell’artista lombardo Andrea Gnocchi, accurata ed approfondita, il suo variegato che trae la sua ispirazione prevalentemente corpus cinematografico - non sono manca- dal cinema. Da non trascurare, infine, che vi te, nel corso del tempo, le Mostre su di lui, sono state, anche in Italia, diverse iniziative cui qui accenniamo per gli appassionati, per ricordare il nostro regista: per fare solo un che amano averne conoscenza e – quando è “Full Metal Jacket” (1987) paio di esempi, il canale televisivo “Iris” gli ha ancora possibile – visitarle. A parte le nu- dedicato una “personale” e il settimanale “TV merose Mostre sulle sue fotografie, pre- – Sorrisi e canzoni” ha iniziato la pubblicazio- sentate in tante località, anche in Italia (ri- ne di buona parte dei suoi film. Ed il fatto che cordiamo Napoli e Taormina, durante ancora oggi (indipendentemente dalla ricor- un’edizione di parecchi anni fa del “Taor- renza dell’anniversario, che ha un valore rela- mina Film Fest”), vi sono le Mostre “vere e tivo) vi siano questo interesse e questo grande proprie, vale a dire quelle dedicate alle sue fervore nei confronti di Stanley Kubrick e del- opere filmografiche e a tutto ciò che vi sta le sue indimenticabili opere, sta a dimostrare dietro (bozzetti, disegni, costumi, copioni, il significato, l’importanza e l’impatto che appunti di regia, scenografie e sceneggia- questo grande regista - con la sua geniale e ture, ecc.). Tra quelle già effettuate, nel “Eyes Wide Shut” (1999) immaginifica visionarietà – ha avuto nel corso del tempo, spicca la Mostra, a cura di dal 6 ottobre 2007 al 6 gennaio 2008, che pre- mondo del cinema e su tante generazioni di Hans - Peter Reichmann, ideata e prodotta dal sentava l’opera del regista americano ponen- spettatori: e sicuramente ne avrà ancora!... “Deutsches Filmmuseum” e dal “Deutsches dola in relazione con il materiale preparatorio e Architektur Museum” di Francoforte, aperta tecnico proveniente dagli archivi dello Stanley Nino Genovese 7 n. 71 Da Doppio sogno a Eyes Wide Shut: il doppio labirinto Potremmo domandarci cosa significhi, - dissi - Ma non lo faremo, vero?1 “Mi ha chiesto di raccontargli le mie esperienze di prostitute e di orge […]. Ma quello che gli interessa è sempre l’ambientazione, la meccanica di queste cose, non quello che si è provato (d’altra parte come si possono filmare i sentimenti?). Si fa effeb del mio desiderio che la sceneggiatura abbia una struttura - che non avrà - ma la forma (o la distorsione della forma, come in “Full Metal Jacket”) è la sua unica difesa contro il caos e l’incertezza. Si è convinto che la nostra salvezza sta nel seguire le indicazioni di Schnitzler; se qualcosa non va bene, è perché si allontana da “Arthur”. All’inizio mi aveva dato l’impressione di potermi prendere ogni genere di libertà (anche far separare Bill e Alice), ma ora che l’innesto newyorchese ha funziona- to, vuole che la traduzione sia il più fedele possibile”.2

Secondo la testimonian- L’ambiguità lo lasciava libero e privo di re- za di - sponsabilità”.3 Kubrick amava portare il pro- sceneggiatore di Eyes prio spettatore al cuore delle cose: in lui è rin- Wide Shut - da più di tracciabile una vera e propria teoria dell’occhio, vent’anni Stanley Ku- con tutte le problematiche sui limiti della visi- brick desiderava trar- bilità cinematografica e sul ruolo spettatoria- Barbara Rossi re un film dallaTraum - le ad essa collegati. Mentre Schnitzler, dun- novelle di Arthur Schnitzler. Finalmente, dopo que, da narratore onnisciente, impone al svariate vicissitudini e trattative con le case di lettore il rigore di una visione “oggettiva”, Ku- produzione americane, a dodici anni di di- brick ribalta le regole dei generi in modo da stanza dal suo ultimo lavoro, Kubrick realizzò permettere allo spettatore di attraversare lo una pellicola che richiese al suo sceneggiatore specchio, come l’Alice del libro di Lewis Car- ben due anni per la sola stesura del soggetto. roll e la sua omonima in Eyes Wide Shut (molto Sempre secondo Raphael, le difficoltà mag- eloquenti si confermano - a questo proposito giori incontrate durante l’elaborazione della - nel film, il microscopico spostamento dello sceneggiatura si coagularono proprio intorno sguardo della seconda Alice proprio lungo la al perfezionismo maniacale del regista, il cui superficie dello specchio stesso, e la posizione della macchina da presa duran- te la lunga scena della discussio- ne in camera da letto). Ribadite alcune, comunque marginali dif- ferenze tra il testo di Schnitzler e il film di Kubrick, del resto ine- vitabili in ogni adattamento e, per altro, risolte sul piano nar- rativo (pensiamo, ad esempio, New York stanca, sporca, violenta, ridotta a alla diversa caratterizzazione un arcobaleno d’immagini, a un’immensa fisica di Nick Nigtingale, l’ami- fantasmagoria, dove tutto sta al posto di tut- co di Bill in EWS, rispetto al to, senza che ci sia un centro, appare come l’e- Nachtigall della novella; all’am- rede e la continuazione logico - cronologica bientazione, invernale nel film della Vienna scintillante di allora. Chiuso fra motto era: “seguire Arthur”. Kubrick, che e quasi primaverile nel racconto; all’introdu- queste due grandi capitali, la prima piena di nell’arco della sua carriera aveva sempre avu- zione in EWS del personaggio di Ziegler, as- promesse, la seconda invece di tradimenti e di to modo di misurarsi con i problemi legati sente da Doppio sogno, con evidente quanto di- inganni, il secolo è giudicato. Le grandi spe- all’adattamento cinematografico (essendo la scussa funzione chiarificatrice), si possono ranze di partenza del Novecento trovano una maggior parte delle sue opere di derivazione rintracciare con certezza nelle due opere più messa in scena che assomiglia molto a una letteraria), decise per l’ultimo film di rimane- analogie che differenze. In effetti, ad un esa- pietra sepolcrale”.4 Nel collegamento tra la re particolarmente fedele alla fonte, l’ambi- me più attento, anche quelle che appaiono co- New York contemporanea e la Vienna schni- gua novella schnitzleriana del 1926 incentrata me delle diversificazioni abbastanza fondate tzleriana il riferimento non è solo alla crisi del sugli smarrimenti paralleli di una coppia bor- tra la pellicola e la novella (l’opposizione tra la Novecento: il definitivo trait-d’union fra Ku- ghese nella Vienna d’inizio secolo. Schnitzler New York schnitzleriana e la Vienna kubri- brick e Schnitzler consiste nella comune vi- e Kubrick - il grande letterato e il geniale regi- ckiana; la scena dell’orgia, in EWS più distesa sione dell’esistenza, all’insegna dell’assurdo, sta - avevano sicuramente molto in comune: e ricca di particolari, di grottesche quanto del dramma e di un’acutissima mancanza di fra le altre cose, le origini ebraiche e il comune ambigue “appendici”; il finale aperto del film, senso: “Destituita la città di tutto il suo potere interesse verso la psicoanalisi (di matrice con quella fulminante battuta finale di Alice, fantasmagorico, Kubrick rimette al centro freudiana nel primo, junghiana nel secondo), solo fintamente innocente e, senza dubbio, della vita dell’uomo il cuore di tenebra, o di lu- fattore, quest’ultimo, che spinse entrambi assai meno consolatoria della conclusione del ce, che è irraggiungibile ed eternamente pre- nelle loro opere ad addentrarsi in quelle re- racconto di Schnitzler), si rivelano semplici sente: per vedere bene bisogna chiudere gli occhi, mote regioni della psiche troppo spesso tra- distonie dovute alla perenne sovrapposizione come diceva Kafka a Janouch”5. scurate o dimenticate: Mittelbewusstsein o Halb- di due universi paralleli i cui labirinti si in- Barbara Rossi bewusstsein, il “semiconscio” o “medioconscio”, trecciano e si confondono senza sosta, e i cui come lo chiamava Schnitzler. L’autore vienne- bordi sfilacciati sono condotti in via estrema a 1) Frederic Raphael, Eyes Wide Open, introduzione di se amava, però, il racconto: Kubrick, invece - combaciare. Il film, dunque, riflette la novella, Marco Giusti, Einaudi Tascabili, Torino, 1999, cit., p. 187. come ricorda Frederic Raphael in Eyes Wide che, a sua volta, pare rimbalzare sulla sua su- 2) Ivi, pp. 167 - 168. Open - “voleva mostrare, non raccontare. Pre- perficie: su antiche ma ancora solide radici, 3) Ivi, p. 122. feriva lasciare allo spettatore il compito di in- Kubrick innesta e offre libero sfogo alle pro- 4) Sandro Bernardi, Kubrick e il cinema come arte del vi- dovinare le motivazioni e la “psicologia”. Non prie magnifiche ossessioni. Sostiene, a questo sibile, Editrice Il Castoro, Milano, 2000, cit., p. 17. era mai esplicito su quello che “voleva dire”. proposito, lo studioso Sandro Bernardi: “La 5) Ivi, pp. 20 - 21. 8 [email protected] La storia di Don Bosco sui muri di Valdocco, Torino Intreccio tra Street Art e Cinema Mr.Weny è un artista deciso cosa usare di un lungo girato. nel mood; la gente comune è la nostra prima conosciuto in tutto il Qual è la sensazione quando si pensa che un’opera divulgatrice. mondo. Quando lo in- molto localizzata possa essere vista in qualsiasi Se poi c’è un regista come Enrico Bisi che intenzio- contriamo è in par- parte del mondo grazie a un documentario che cir- nalmente realizza un “corto”, l’effetto comunicativo tenza per il Giappone, cola nel Web? non è solo accolto ma ricercato. Come ha elaborato dove fra Tokyo, Osaka Noi della street art siamo nati con una grande la rappresentazione sul muro di Valdocco? e Hiroshima, va a rea- confidenza con i media e con la Rete. È nor- Ho frequentato la scuola internazionale di co- lizzare nuove opere male che le nostre opere siano riprese e che mix e le mie opere sono una storia, con un ini- Antonio Labanca che dialogheranno queste immagini siano diffuse attraverso i so- zio, uno sviluppo e una conclusione. Anche in con le sue già presenti a New York e questo caso è stato così. Ciò si tra- in altre città del mondo. Come a To- duce nella sequenza di scene che si rino, dove la scorsa estate ha rap- sovrappongono attraverso l’uso dei presentato nel suo stile la storia di colori di fondo che fanno da legan- Don Bosco sui muri che circondano te. Sono cerchi che fissano momen- l’isolato salesiano di Valdocco, il ti della vita di Don Bosco, anche luogo del primo oratorio del santo molto distanti fra loro, con l’obiet- dei giovani. L’intervista scaturisce tivo di ottenere un risultato narra- proprio da quest’opera, voluta da tivo. L’operatore video ha seguito i Missioni don Bosco, della quale nel movimenti del mio braccio, che ri- pomeriggio parlerà agli studenti spettava le tracce del progetto ma al del corso di Regia al Dams del capo- contempo lasciava un segno spon- luogo piemontese. Molti elementi taneo. caratterizzano questa opera d’arte Storie che avvicinano la figurazione sul affidata alla tenuta dei muri e alla muro a una sorta di fumetto, quasi a un clemenza atmosferica, oltre che al trailer. rispetto dei passanti. La “Don Bo- Le influenze del cinema sono im- sco story” è stata video-documenta- portanti nella mia formazione. Se Mr.Wany all’opera per la “Don Bosco story” realizzata nell’estate 2018 a Torino sul ta da Enrico Bisi, regista e docente risalgo alle origini, sono stati i car- muro di cinta di Valdocco, il luogo del primo oratorio dei salesiani, su commissione di cinema, che ha presentato l’ante- toon giapponesi a darmi l’imprin- di Missioni Don Bosco. (Foto: Ester Negro) prima di “Don Bosco on a Wall” al ting creativo. E poi la mia mente ha Sottodiciotto Festival & Campus ancora in Scheda del documentario fissato alcune sequenze come quella di Le corso mentre scriviamo. L’intreccio fra stre- Voyage dans la Lune di Georges Méliès, con et art e cinema è un dato che sfugge al gran- l’occhio del nostro satellite colpito dal pro- de pubblico ma che ha trovato nel tempo Don Bosco on a Wall iettile lanciato dalla Terra. Quando proget- molte evidenze. E se il cinema, soprattutto (Italia 2019, 12’) to e realizzo una nuova opera ho in mente quello di animazione, può avere ispirato la una storia da raccontare, e mi sento dun- fantasia di gran parte degli artisti di strada, Realizzato dalla società Base Zero di Enrico Bisi e que come un regista: la mia è ciò che po- il contenuto e lo stile del lavoro di questi of- Stefano Cravero, produzione Missioni Don Bosco. tremmo definire la “regia del muro”. Ho fre materia nuova per chi opera dietro alla Dedicato alla performance del writer MrWany sui avuto influenze dal cinema ma finora a macchina da presa: è quanto è accaduto fra muri all’angolo tra via Maria Ausiliatrice e via Ci- questo non ho tributato un omaggio grafi- Mr.Weny e Bisi. gna che circondano la Casa Madre dei Salesiani co, se non indirettamente. Com’è andata mentre dipingeva “Don Bosco nel quartiere Valdocco di Torino, il videoreporta- In molte sue “storie” c’è un personaggio che ritor- story” e vedeva girare intorno il cineoperatore? ge documenta tutte le fasi di lavorazione dell’im- na: un ragazzo. Ho cercato di mantenere la maggior natu- ponente graffito realizzato dallo street artist brin- Si tratta di Hiroshi Kabuki. È la mia icona, ralezza possibile. Non è la prima volta che le disino su iniziativa delle Missioni Don Bosco per in parte autobiografica. Nella logica del ci- fasi di realizzazione di un graffito siano og- celebrare il 150° anniversario di consacrazione nema, è un attore che compare, a seconda getto di riprese audiovisive. Molti docu- della Basilica di Maria Ausiliatrice. L’opera, realiz- del posto e della narrazione, con abiti e ruo- mentaristi seguono quel che facciamo e lo zata nel settembre 2018 e sviluppata su una super- li diversi. È la figura che interpreta alcune divulgano mediante semplici clip quando ficie di ben 170 metri quadri (utilizzando 900 espressioni della mia persona, quelle più non costruiscono un vero e proprio mon- bombolette di vernice spray), racconta l’intera vita serie. È anche nella Don Bosco story, è un ra- taggio. Importante per me è che non inter- di Don Bosco, dalla nascita all’opera avviata con i gazzo che si interroga sulla sua proposta feriscano più di tanto, che non mi chiedano ragazzi di strada nella Torino dell’Ottocento, fino educativa. Si tratta di un personaggio irrea- di fare certi gesti, di assumere certe posizio- all’impegno nelle missioni argentine, alternando le tuttavia molto presente, in grado di dia- ni. Al massimo posso ripetere un movimen- stili molto differenti, dall’astratto all’iperrealista, logare con tutti in tutte le situazioni. Come to, ma senza interrompere il filo logico che particolarmente evidenziati nel video documen- è successo a San Paolo, dove nel 2015 ho re- sto seguendo. Nel momento delle riprese tario. alizzato figure ispirate all’iconografia siamo due artisti all’opera, ma in questo ca- afro-brasiliana in occasione della Biennale so è l’altro che deve seguire me e non vice- internazionale Graffiti Fine Art. versa. Per la Don Bosco story c’è stato con me un cial media. Spesso queste fotografie o questi Ritiene che il cinema possa a sua volta ricevere ispi- operatore di ripresa affabile, curioso, capace; brevi video comprendono anche le persone razioni dalle performance della street art? mi sono sentito a mio agio. Abbiamo anche presenti. Talvolta il selfie di un passante da- C’è già un’influenza che va dal muro allo sperimentato riprese “soggettive”, con la ca- vanti a un’opera appena realizzata è il primo schermo. Negli Anni Ottanta sono stati girati film mera legata all’asta con la quale tracciavo del- fatto che la fa conoscere al pubblico. La nostra sui graffitari, ad esempio quelli ambientati nella le linee, per creare un legame narrativo fra un è una cultura che tende ad autocelebrarsi, ab- New York delle periferie, che sottolineavano punto e un altro del murale. Il regista poi ha biamo intenzione di essere più visibili, di entrare segue a pag. successiva 9 n. 71

segue da pag. precedente la dimensione trasgressiva delle loro imprese. Lavori in corso con Mr.Wany su via Maria Ausiliatrice Torino - Valdocco / Il flash mob del Recentemente la regista australiana Selina gruppo di danza di Loredana Furno (Il servizio fotografico è di Ester egro)N Miles ha prodotto un video virale, Infinity, e un film con un’animazione realizzata su un mu- ro, Blue, che ha poi suggerito copie da parte di artisti e di registi. Oltre al contenuto, possia- mo osservare che l’attività creativa detta qual- cosa anche alla tecnica di ripresa, quando ad esempio si ricorre al time lapse per documen- tare la progressione di un’opera. Antonio R. Labanca

Giornalista free lance, è anche editore. Ha dato vita alla testata MILLE che per molti anni ha raccontato con un periodico le tendenze giovanili e lo spettacolo dal vivo di Torino e del Piemonte. Ha collaborato con emittenti ra- dio-televisive locali e con vari organismi di volontariato per realizzare documentari sui temi della partecipazione e della solidarietà, anche all’estero. Attualmente è prevalen- temente impegnato nella promozione della produzione editoriale indipendente regionale e nello sviluppo dell’uffi- cio stampa di Missioni Don Bosco.

10 [email protected]

N o t i z i e d a S h e r w o o d

ANAC | Copyright: oltre 100 firme dal mondo del cinema italiano per il sì alla direttiva europea Lettera/appello di autori e attori agli europarlamentari italiani sul diritto d’autore sul web Egregio Onorevole , nei prossimi giorni sarà chiamato a esprimere il suo voto sul testo definitivo della Direttiva sul Copyright, un testo fondamentale a tutela del la- voro creativo e riguardante la diffusione sul web di film, canzoni, racconti, saggi, articoli, libri ecc. Stiamo parlando del diritto d’autore, un dirit- to riconosciuto da secoli in Europa. Anche grazie alle istituzioni europee e alle convenzioni internazionali emanate si sono fatti grandi passi in avanti nel promuovere forme di ge- stione dei diritti d’autore e affini tese a combattere la pirateria informatica e a garantire un’equa remunerazione. Ma la rivoluzione digitale ha accentuato le difficoltà per rendere efficaci e realmente protettive le misure indicate nelle normative via via adottate. Per questo abbiamo espres- so il più vivo consenso al testo di compromesso inter-istituzionale della direttiva che sarà sottoposta al voto dell’assemblea plenaria il 25 marzo. Esso rivede e aggiorna quanto finora acquisito inserendo misure adeguate per responsabilizzare e limitare il potere dei grandi gruppi che agi- scono sul piano globale e non contribuiscono né fiscalmente né con la considerazione dovuta alla remunerazione necessaria agli autori e alle im- prese di settori strategici della creatività, dell’editoria, delle culture. Il diritto d’autore non è un privilegio, come erroneamente si crede, ma un principio essenziale di equità nei confronti di chi vive della propria at- tività, realizzando opere dell’ingegno. La nuova direttiva, come Lei ben sa, introdurrebbe con molto ritardo un concetto basilare di remunerazione, secondo il quale, quando una piat- taforma – Youtube piuttosto che altri operatori di distribuzione massiva online – guadagna abbinando la pubblicità alle immagini di un film, al- le note di una canzone, ad un testo letterario, ad un saggio o ad un articolo, tutti gli aventi diritto potranno condividere una parte degli utili rica- vati. Agli evidenti vantaggi, di cui beneficeranno gli autori, se ne aggiungono altri forse meno evidenti, ma altrettanto importanti per la nostra eco- nomia. Primo aspetto: equità fiscale. I sei principali giganti del web tutti insieme hanno pagato in Italia nel 2017 quattordici milioni di tasse, gli autori tramite la Siae di milioni ne hanno versati duecentocinquanta. L’approvazione della Direttiva sul Copyright porterebbe agli autori il riconosci- mento di un’equa remunerazione per le opere in circolazione sul web e le relative tasse sugli utili determinati potrebbero come minimo triplicar- si, con un beneficio annuo di almeno cinquecento milioni per l’erario dello Stato. Secondo aspetto: sostegno alle piccole imprese. Pensiamo che non vi sia sostanziale differenza tra un orefice di Vicenza che immagina, disegna, realizza un gioiello unico e uno sceneggiatore che da un’idea passa al soggetto e alla sceneggiatura di un film. O tra un sarto di Napoli che dise- gna, taglia e cuce un abito e un musicista che compone ed esegue il suo brano. Gli autori sono in definitiva delle piccole imprese che producono beni immateriali. Tali imprese devono essere sostenute e difese come quelle che producono altri tipi di beni. Non ci riferiamo alla creatività e al talento soltanto come fondamenti della dialettica democratica, ma anche come fattori importanti di sviluppo. Il compromesso raggiunto non è il migliore immaginabile, ma è l’unico possibile prima della fine della Legislatura per dare un segnale al nostro mondo e ai giganti del web. Le chiediamo, pertanto, di accogliere questo nostro appello a votare “SI” alla Direttiva sul Copyright: un voto convinto per tutelare il talento, la creatività e la cultura italiana, alla quale ogni giorno diamo il nostro contributo come autori, artisti, interpreti e creativi. Roma, 19 marzo 2019 Firmato da ANAC – Associazione Nazionale Autori Cinematografici 100autori Associazione della Autorialità Cinetelevisiva WGI – Writers Guild Italia AIDAC – Associazione Italiana Dialoghisti e Adattatori Cine-televisi e individualmente da Dario Aita Emmanuele Aita Ezio Alovisi Roberto Andò Luca Argentero Pupi Avati Euridice Axen Alessia Barela Valentina Bellè Mia Benedetta Roberto Benigni Giulio Berruti Giulia Bevilacqua Paolo Bianchini Marco Bonini Andrea Bosca Nicoletta Braschi Mimmo Calopresti Maria Pia Calzone Piero Cannizzaro Cristiana Capotondi Enrico Caria Valentina Carnelutti Francesca Cavallin Liliana Cavani Francesco Cenetiempo Domenico Centamore Valentina Cervi Michela Cescon Gianluca Colitta Ste- fano Consiglio Pappi Corsicato Daniele Costantini Carolina Crescentini Valentina D’Agostino Anna Dalton Marco D’Amore Renato De Maria Francesca Romana De Martini Monica Dugo Giovanni Esposito Roberto Faenza Antonio Falduto Pierfrancesco Favino Isabella Ferrari Irene Ferri Francesca Figus Anna Ferzetti Camilla Filippi Giuseppe Fiorello Diane Fleri Claudia Florio Tino Franco Patrizia Fregonese Giuliana Gamba Matteo Garrone Beppe Gaudino Claudia Gerini Fabio Grassadonia Cateri- na Guzzanti Sabrina Impacciatore Simona Izzo Wilma Labate Sara Lazzaro Maurizio Lombardi Daniele Luchetti Filippo Luna Gabriele Mainetti Vinicio Marchioni Umberto Marino Massimo Martella Francesco Ranieri Martinotti Mario Martone Carlo Mazzotta Paola Minaccioni Carlotta Natoli Edoardo Natoli Filippo Nigro Ignazio Oliva Alessandro Occhipinti Trigona Roberto Ivan Orano Claudia Pandolfi Rocco Papaleo Andrea Papini Emanuela Piovano Marco Pontecorvo Claudia Potenza Vittoria Puccini Andrea Purgatori Luisa Ranieri Alba Rohrwacher Giovanni Ro- mano Alessandro Rossetti Serena Rossi Eleonora Russo Fabrizia Sacchi Lunetta Savino Maya Sansa Giulio Scarpati Giacomo Scarpelli Francesco Scianna Pa- squale Scimeca Pietro Sermonti Paolo Taviani Ricky Tognazzi Giuseppe Torna- tore Giorgio Treves Alessio Vassallo Paolo Virzì Giuseppe Zeno Luca Zingaretti https://www.anac-autori.it/online/lettera-appello-di-autori-e-attori-agli-europarla- mentari-italiani/

Il sito ANAC è edicola virtuale di Diari di Cineclub dove poter leggere o scaricare gratuitamente il periodico 11 n. 71

segue da pag. precedente N o t i z i e d a S h e r w o o d

Il CSC a Lecce Anello Verde In rete con Diari di Cineclub

Festival Internazionale dell’Ambiente e della Sostenibilità Green e Smart Economy Si è svolto a Finalborgo Finale Ligure dal 21 al 24 Marzo 2019. La Serata d’Onore è stata realizzata sabato 23 marzo alle 21.00 all’Auditorium di Santa Cate- rina Idea, progetto e direzione di Tiziana Voarino

http://anelloverde.it/

Diari di Cineclub | Media partner

37° Bergamo Film Meeting Annunciata l’apertura in Puglia di una nuova già operanti sul territorio regionale ma anche 9 | 17 marzo 2019 International sede della Scuola Nazionale di Cinema del nazionale. “Aprire la nuova sede di Lecce – è Centro Sperimentale di Cinematografia intervenuto poi il presidente Felice Laudadio Film Festival (CSC), unica istituzione pubblica di alta for- – è, per me e per tutto il CSC, un piacere, un mazione nel campo cinematografico. Una no- onore e un traguardo di portata storica. La Bergamo Film Meeting, si è appena conclus con- tizia molto attesa dal mondo del cinema, non Scuola di Cinema del Centro Sperimentale, clusa. E’ stata inaugurato venerdì 8 marzo presso solo pugliese, che colma un importante vuoto fra le più antiche e importanti del mondo, ha a l’Ex-Chiesa di Sant’Agostino con la sonorizzazione nel settore. L’accordo tra Regione Puglia, Fon- Roma la sua sede centrale che ospita dieci cor- live di Metropolis, capolavoro di Fritz Lang in versio- dazione Apulia Film Commission, Provincia si triennali più i quattro delle sedi distaccate. ne restaurata ed è stata eseguita dal dj statunitense di Lecce e CSC è stato firmato a febbraio nel Con la nuova missione affidata alla scuola di Jeff Mills. Sono stati proposti 7 lungometraggi in corso di una conferenza stampa svoltasi al cinema di Lecce si chiude un cerchio che è al anteprima italiana nella Mostra Concorso; 15 docu- Museo Castromediano di Lecce alla presenza tempo stesso culturale, teorico e produttivo. mentari nel concorso Visti da Vicino; l’omaggio a degli assessori regionali all’Industria Turisti- Siamo profondamente grati alla Regione Pu- Jean-Pierre Léaud, attore simbolo della Nouvelle ca e Culturale, oredana Capone, all’Istruzio- glia per aver accolto il nostro indirizzo di stu- vague; la personale completa in anteprima nazio- ne, Formazione e al Lavoro, Sebastiano Leo, al di e per darci l’opportunità non solo di forma- nale dedicata a Karpo Godina, figura tra le più rap- presidente della Provincia di Lecce, Stefano re nuove professionalità, ma di attivare una presentative del cinema jugoslavo e sloveno; il per- Minerva e al presidente del CSC, Felice Lauda- filiera che sarà insieme didattica e industria- corso nel nuovo cinema europeo contemporaneo dio. Un risultato straordinario per la Puglia leLa sede di Lecce sarà diretta dal prof. Paolo EUROPE, NOW!, con le personali di Bent Hamer che sul cinema ha scommesso e investito, solo Cherchi Usai, presente alla conferenza stam- (Norvegia) e Alberto Rodríguez (Spagna); un’incur- nell’ultimo anno, oltre 15 milioni di euro. Am- pa con il direttore generale del CSC, Marcello sione nel cinema di Peter Mullan (Gran Bretagna); monta a due milioni di euro l’investimento re- Foti, e il preside della Scuola Nazionale di Ci- la mostra fotografica Pasolini e le Mille e una notte gionale per l’avvio della “CSC Digital School”. nema, Adriano De Santis. Paolo Cherchi Usai con gli scatti di Roberto Villa sul set del film Il fiore Si chiamerà così la sede pugliese della Scuola è tra i più qualificati e prestigiosi professioni- delle Mille e una notte (1974); l’approfondimento sulle Nazionale di Cinema del CSC che troverà casa sti del settore a livello mondiale e tra i massi- contaminazioni tra cinema e arte contemporanea negli spazi di Palazzo Argento e sarà dotata di mi esperti di conservazione e restauro dei che ha visto protagonisti gli svedesi Nathalie Djur- laboratori digitali, strumentazioni e infra- film, nonché storico del cinema, docente uni- berg e Hans Berg; il cinema d’animazione con il re- strutture hardware e software all’avanguar- versitario e organizzatore culturale di caratu- gista polacco Mariusz Wilczyński; il passaggio di dia. L’obiettivo è duplice: formare operatori ra internazionale. Le attività si svolgeranno testimone con Bergamo Jazz; i classici restaurati, le altamente specializzati nel campo specifico tra Lecce e Roma presso le sedi del CSC e di anteprime, la fantamaratona, il Kino Club dedicato del restauro digitale del patrimonio cinema- Cinecittà. I bandi d’ammissione verranno ai giovani spettatori e il Daily Strip, l’appuntamen- tografico e audiovisivo e fornire supporto tec- lanciati in maggio 2019. to di BFM con il fumetto che quest’anno ha ospitato nologico per la post-produzione alle imprese DdC Alessandro Baronciani, Loputyn, Squaz e SerT. DdC 12 [email protected] IV. Viaggio all’interno del Centro Sperimentale di Cinematografia Il nostro viaggio all’interno della Fondazione Centro Sperimentale prosegue in una delle due grandi strutture che la compongono: la Cineteca nazionale, uno dei più antichi e prestigiosi archivi cinematografici. La Cineteca nazionale raccoglie, preserva e restaura un patrimonio di circa 120.000 pellicole, a cui si aggiungono anche le collezioni dell’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea. Per la prima volta nella storia del CSC è una donna a guidare questo imponente archivio, la dottoressa Daniela Currò, è la conservatrice della Cineteca Nazionale da quasi due an- ni. Daniela Currò proviene dalla George Eastman House di Rochester, nello Stato di New York, il più antico museo del mondo dedicato alla foto- grafia e uno dei più antichi archivi cinematografici. La conservatrice ha una grande esperienza a livello internazionale: negli Stati Uniti ha coor- dinato tutti i progetti di conservazione, restauro, digitalizzazione e accesso dei film delle collezioni della Eastman House, e prima ancora ha lavorato ad Amsterdam come restauratrice presso i celebri laboratori di restauro Haghefilm

Quali competenze deve L. Jeffrey Selznick School of Film Preservation concerne il cinema muto e le prime tecnologie avere oggi un restaurato- che è un tutt’uno con l’Eastman Museum, e del cinema, si pensi ad esempio ai sistemi co- re cinematografico? poi, dopo la pausa olandese (sono arrivata ad lore sviluppati prima dell’invenzione della Un restauratore è una Amsterdam proprio grazie ad una borsa di pellicola cromogenica da parte della Eastman figura piuttosto -com studio concessami in quanto studente della Kodak. Al George Eastman Museum mi sono plessa e sfaccettata, in Selznick School che più si era distinta nel per- occupata di supervisionare tutti i progetti di quanto deve conosce- corso di studi), da membro dello staff, che è restauro, fotochimico e digitale , di preserva- re sia la storia del ci- stato un graditissimo ritorno tra vecchi amici. zione e di accesso digitale e ho anche guidato Susanna Zirizzotti nema sia quella della Due sono le cose che mi sono sempre piaciute l’acquisizione e poi la gestione dell’ex labora- tecnologia cinematografica, saperne un po’ della Eastman House, e in fondo rispecchiano torio digitale della Kodak, che abbiamo svi- sia di chimica sia delle pratiche più moderne appieno lo spirito americano: la prima è l’or- luppato in un laboratorio capace di lavorare di post-produzione digitale, conoscere come i goglio con cui viene portata avanti qualunque sia internamente sia su commissione da parte film vengono e venivano girati e come sono attività, dalla più umile alla più importante, di terzi, un’esperienza impegnativa ma anche stati mostrati e fruiti nel corso del tempo. Al- quello che potremmo chiamare un orgoglio entusiasmante. Tra i progetti più belli ricordo il tra caratteristica fondamentale: avere sempre personale a “fare le cose per bene”, in maniera restauro del film “perduto” di Orson Welles Too lo spirito curioso di un detective. Much Johnson (1938), l’acquisizione Insomma, il restauratore ideale dell’archivio dell’artista sudafrica- deve essere in grado di compren- no William Kentdrige, ma anche dere e valutare una varietà di pro- il restauro delle opere del regista blemi e questioni, da quelle di eti- Leo Hurwitz, “blacklisted” nel ca del restauro a problematiche periodo McCarthy e il restauro molto tecniche, per questo credo della monumentale serie The Ci- di dover moltissimo all’aver mos- vil War del noto documentarista so i miei primi passi professionali Ken Burns, poi pubblicato in blu- in un laboratorio di restauro e ray e messo in onda dalla tv pub- post-produzione del calibro di Ha- blica PBS. ghefilm, ad Amsterdam, dove ho Quali caratteristiche deve avere un potuto conoscere tutta una serie archivio per considerarlo ad alto li- di questioni che altrimenti di nor- vello di conservazione ? ma rimangono misteriose per gli Alla Eastman House ogni tanto il archivisti puri. Una cosa che amo personale ironizzava sul fatto che ancora oggi è andare a visitare i le pellicole venivano trattate me- laboratori di restauro con cui col- glio dei dipendenti, e non scher- laboriamo, discutere con i tecnici zo, ma questo può farti capire il – i giovani che si occupano di digi- livello di attenzione in quell’ar- tale e i non più giovanissimi che si Daniela Currò, conservatrice chivio per le pellicole e i materiali occupano di fotochimico – per confrontarmi conservati, che del resto sono la ragione d’es- con loro sulle questioni più varie, spesso tra lo sere delle istituzioni dedicate alla conserva- stupore dei miei interlocutori che si rendono zione. Se un archivio vuole essere ad alto livel- conto di aver di fronte una persona esperta, lo deve dedicare tutto l’impegno e l’attenzione donna e (relativamente) giovane. Con il pas- possibili a conservare al meglio per le future sare degli anni questa professione è diventata generazioni gli oggetti che sono lo scopo della sempre più esigente in quanto le tecnologie propria missione istituzionale, ovviamente digitali hanno introdotto un ulteriore livello mantenendo contento anche il personale. Que- di complessità. Mi sento fortunata ad essere sto si mette in atto tramite strutture adeguate probabilmente una delle ultime persone che è che consentano di conservare i materiali in de- stata educata in un mondo ancora analogico terminate condizioni di temperatura ed umi- di cui ha potuto conoscere quanti più trucchi dità, ma anche tramite il lavoro attento del per- del mestiere possibili, ma allo stesso tempo ha sonale per ispezionare a rotazione tutti i cominciato a muovere i primi passi agli albori materiali e mantenere gli ambienti puliti e e poi nel pieno sboccio della rivoluzione digi- ben monitorati: insomma operare secondo lo tale, così da potermi sentire a mio agio in pari quasi scientifica, e la seconda è l’importanza spirito di cui dicevo: l’orgoglio di fare le cose misura con le “nuove” tecnologie e con quelle dello spirito di gruppo, per cui si è coscienti per bene. “vecchie” o per meglio dire “storiche”. che i grandi risultati si riescono ad ottenere Quanti archivi hanno al loro interno un laborato- Ci può parlare della sua esperienza alla Eastman ? solo quando vi è piena collaborazione di tutti rio fotochimico? Com’è la situazione attuale ? Alla George Eastman House, da un paio di an- e si mettono da parte individualismi e rivalità Purtroppo gli archivi con un laboratorio foto- ni ribattezzata George Eastman Museum, ci personali. Le collezioni del George Eastman chimico sono sempre meno. Negli Stati Uniti sono arrivata prima da studentessa presso la Museum sono favolose, soprattutto per quanto segue a pag. successiva 13 n. 71

segue da pag. precedente fotochimiche sono più veloci e meno costose l’opera nella sua manifestazione originale, per di certo resiste e resisterà ancora per molti che quelle digitali. Quella dei diritti è una que- le scelte artistiche e le tecnologie che le hanno anni il laboratorio fotochimico della Library stione importante di cui ci si deve occupare dato vita, e per la storia di quell’opera. L’archi- of Congress, probabilmente il più grande ar- una volta che il restauro è terminato e si vuole vista è confrontato giornalmente con decisioni chivio e biblioteca nazionale al mondo, che in mostrare il film al pubblico. In quel caso ov- da prendere e spesso si trova davanti a veri e anni recenti ha costruito un laboratorio all’a- viamente l’avente diritto può richiedere di ri- propri dilemmi, che deve risolvere anche con vanguardia anche grazie a fondi privati. Ri- l’aiuto dei colleghi dentro e fuori l’istituzione. cordo poi anche il laboratorio, sebbene di scala Una cosa che mi piace molto del lavoro di ci- molto più ridotta, dell’archivio film dell’Uni- netecario è che il campo è così specializzato e versità UCLA a Los Angeles. In Europa c’è il la- ristretto che esiste una comunità molto coesa boratorio L’immagine ritrovata della Cineteca in cui tutti si conoscono a livello nazionale ed di Bologna, quello della Kinemathek del Bel- internazionale e, soprattutto in anni recenti, gio (tra l’altro proprio lì è stato sviluppato il vi è una forte spinta verso la collaborazione. celebre metodo Desmet per riprodurre i colori Questa comunità è rappresentata a livello in- dei film muti, al tempo applicati sulla pellicola ternazionale dalla FIAF, la Federazione Inter- per imbibizione e viraggio), e anche quello del nazionale degli Archivi del Film, una piccola Bundesarchiv, l’archivio di stato tedesco. Di ONU degli archivi di cui anche la Cineteca Na- recente ho visitato a Berlino proprio questo Daniela Currò al tavolo di lavoro zionale è membro fin dal 1949. Oggi non si laboratorio, che è una delle divisioni dell’ar- tratta più di discutere su cosa sia “meglio” o chivio, e mi ha davvero impressionato in ma- “peggio”, la pellicola o il digitale, ma è utile in- niera positiva. Il giorno in cui verrà chiuso (e vece riconoscere le specificità di entrambi. As- purtroppo gli amici tedeschi mi hanno infor- solutamente: nel primo decennio del XXI se- mato che la chiusura è ormai stata decisa, an- colo la comunità archivistica era molto divisa che se rimandata a lungo) sarà un giorno mol- sull’adozione del digitale, con due fazioni – pro to triste, anche perché ogni chiusura segna la e contro digitale – ben distinte. Nel corso del perdita irreparabile di conoscenze e profes- tempo questa divisione si è progressivamente sionalità accumulate nel corso di tanti anni. sempre più attenuata e oggi siamo più co- Per fortuna ci sono anche segnali in contro- scienti di quali siano i vantaggi dell’utilizzo tendenza: mi piace citare ad esempio le cine- del digitale nel restauro, ma anche dei rischi teche del Portogallo e dell’Ungheria, dove con ad esso inestricabilmente connessi. Si tratta grande convinzione sono stati aperti labora- di due medium ontologicamente diversi ed è tori che lavorano molto bene e hanno un per- di fondamentale importanza che, anche chi sonale giovane e fortemente motivato. Inoltre utilizza unicamente mezzi digitali per lavora- un po’ per tutta Europa, dalla Francia, all’O- re sul patrimonio filmico, conosca bene le ca- landa alla Germania vi sono gruppi di giovani ratteristiche della pellicola per poterle preser- appassionati, tra cui molti artisti, che rilevano vare almeno in termini di “look”. Spesso e a prezzi irrisori i macchinari di laboratori in volentieri si tende a liquidare il supporto ana- dismissione (stampatrici, linee di sviluppo) logico come sorpassato, mentre invece è quel- per creare laboratori fotochimici per così dire lo che è stato in grado di tramandare le opere “autogestiti”. Parte dell’Archivio in una foto di Alberto Guerri cinematografiche fino ai giorni nostri. Vi è un Come rinasce una pellicola segnata dal tempo, dal scuotere per ogni proiezione una somma da po’ di “ingratitudine” verso questo glorioso suo naturale degrado e a volte dall’incuria. Quali lui stabilita. Per fortuna la legge assegna alla mezzo di espressione. Non c’è, e non ci sarà, di- sono le fasi del suo restauro e le difficoltà? Cineteca Nazionale la facoltà di mostrare i gitale in grado di sostituire a tutti gli effetti il L’ispezione, la riparazione manuale e la puli- propri film su territorio italiano senza dover supporto fotochimico, ma i due mezzi oggi tura sono fasi fondamentali del processo di pagare diritti, ove si tratti di proiezioni per sono complementari e devono coesistere. Se restauro, da cui non può prescindere né il scopo culturale e didattico senza scopo di lu- un determinato film alla sua epoca era com- classico restauro fotochimico né il restauro cro. Il legislatore in questo ha voluto garantire parso su pellicola, è bene che rimanga ancora digitale. Se queste fasi vengono fatte bene si è la possibilità per la cineteca di Stato di servire disponibile su quel medium oltre che in digi- a metà dell’opera, se vengono fatte male, ne- i cittadini diffondendo la cultura cinemato- tale. È molto simile al contrasto tra CD e vini- anche gli strumenti digitali saranno in grado grafia in maniera più ampia e democratica le. Anche il vinile, nel momento in cui è com- di risolvere o nascondere appieno i problemi possibile. Questa è la missione che portiamo parso il CD venne dato per spacciato, ma nel creati. Per questo dobbiamo essere grati all’e- avanti in cineteca giorno dopo giorno, ad corso degli anni è sopravvissuto, anche in ma- norme pazienza e manualità dei professioni- esempio tramite la nostra programmazione e niera sotterranea, e ora sta vivendo un suo sti che, negli archivi e nei laboratori, si occu- il nostro ufficio di diffusione culturale ma an- “comeback”, se non altro grazie al supporto di pano di questa delicatissima fase. Questa è che grazie ai tecnici ed ai proiezionisti che so- un gruppo ben preciso di amanti della musi- probabilmente l’unica fase del restauro dove è no il “braccio operativo” delle nostre attività. ca, che richiedono una esperienza più com- ammessa la creatività, intesa però come creati- Per ogni schermo illuminato c’è un proiezio- pleta. La proiezione di una copia d’epoca in vità volta a trovare soluzioni a problemi sem- nista che lavora in penombra nella cabina da pellicola è spesso impagabile rispetto al suo pre nuovi e diversi. Un piccolo rullino molto proiezione. surrogato digitale. Proprio di recente abbia- danneggiato può anche portare via una setti- Chi guida l’archivista nel suo lavoro, ha libertà di mo inaugurato una serie di proiezioni al Tea- mana intera di sole riparazioni dove l’archivi- scelta, di decidere di cambiare qualcosa o deve ri- tro Palladium in collaborazione con l’Univer- sta-restauratore passa ore e ore pazientemente spettare i canoni tradizionali sità Roma Tre e la rivista Quinlan.it che si chino sula pellicola. All’infuori della creatività che aiuta a trovare chiama, non a caso, “Ritorno in pellicola”. Com’è cambiato il modo di lavorare sulla pellicola. innovative soluzioni ai problemi, l’archivista Attualmente la Cineteca nazionale non ha un suo Quanto costa e quali problemi ci sono con i diritti? deve mantenere un atteggiamento il più con- laboratorio strutturato, cosa servirebbe per essere Come dicevo le prime fasi sono sempre le servativo possibile in tutte le sue scelte. E non all’avanguardia? Quali tecnologie dovrebbe acqui- stesse, poi, in base a che si scelga un workflow che ci siano poche scelte da fare nel corso del sire? analogico o digitale, i costi e i tempi cambiano. percorso di preservazione e restauro, ma la La Cineteca ha da un paio d’anni iniziato a fare Paradossalmente nel restauro le lavorazioni stella polare deve essere sempre il rispetto per segue a pag. successiva 14 [email protected]

segue da pag. precedente a detrimento del pubblico di domani. Dobbia- quella del Friuli, con cui quando è possibile internamente alcune delle lavorazioni che in mo quindi pensare non solo all’hic et nunc, il avviamo progetti di collaborazione. Ove pos- passato sono state sempre affidate a laborato- qui ed ora dei nostri contemporanei, ma an- sibile cerchiamo di supportare queste cinete- ri esterni. La scelta di affidarsi a terzi per il re- che alle generazioni che verranno, dato che è che anche con attività di “scambio”. Ad esem- stauro dei propri film senza sviluppare un la- nostra specifica responsabilità preservare il pio la Cineteca Griffith di Genova ci porta boratorio interno, scelta fatta molti anni fa, patrimonio anche per loro. In fondo è un po’ spesso delle vere e proprie rarità, soprattutto ha fatto sì che per decenni la cineteca abbia come quando parliamo di debito pubblico o in 16mm, da mostrare al nostro pubblico e investito una consistente fetta dei propri fi- riscaldamento globale: se ci si preoccupa solo quest’anno abbiamo digitalizzato per loro al- nanziamenti all’esterno da sé, anziché al pro- di compiacere i nostri contemporanei si por- cune di queste pellicole, sollevandoli dai costi prio interno. Questa scelta non è stata vincente tano avanti politiche miopi, egoiste ed in fon- che altrimenti non avrebbero potuto sostenere. e ha rappresentato un handicap fondamentale do criminali, che condannano le generazioni Quali possono essere i nuovi passaggi e gli inter- per la cineteca, soprattutto perché parliamo future a rinunciare alle risorse a cui noi abbia- venti utili a promuovere, agevolare e rendere più di- della cineteca dello Stato, la più importante in mo avuto accesso in maniera abbondante, sponibile e utilizzabile tutto il patrimonio audiovi- Italia. Questa scelta di astenersi dal confron- spesso sprecandole. sivo presente, a iniziare dall’associazionismo tarsi con le questioni tecniche, lasciando che La Cineteca nazionale svolge in Italia e all’estero, culturale cinematografico e dalle scuole. In partico- fossero altri a farlo per la cineteca, è probabil- un ruolo di valorizzazione e diffusione del patrimo- lare, pensa che la Cineteca Nazionale possa avere mente stata una scelta all’epoca “comoda”, nio cinematografico, mediante convenzioni con en- una funzione attiva rispetto alla nuova legge su ci- forse anche un po’ snobistica, che forse si po- ti, istituzioni, festival, scuole, università e associa- nema e audiovisivo che, sebbene non del tutto defi- trebbe ricondurre alla storica separazione zioni culturali. Ci sono stati anni di grande attività nita nei soggetti attuatori e nelle procedure, avreb- crociana tra attività teoretiche e tecnico-ma- perché in Italia erano tantissimi i luoghi in cui si be tra le sue intenzioni anche lo sviluppo ulteriore teriali, separazione che ha tanto influenzato organizzavano rassegne. Con le attuali difficoltà in della materia cinematografica nelle scuole? la cultura e società italiana. Comunque, dato cui versa l’associazionismo cinematografico, le stes- Le direttrici su cui lavorare per rendere mag- che è meglio tardi che mai, anche la Cineteca se sale cinematografiche, molte realtà hanno dovu- giormente disponibile ed utilizzabile il patri- Nazionale da qualche anno ha cominciato ad to sospendere l’attività per mancanza di fondi, di monio sono due: digitalizzazione per arrivare attrezzarsi per far fronte alle vecchie e nuove conseguenza stanno venendo meno anche le richie- più facilmente alle scuole ed alle piccole asso- sfide del nostro mestiere. Abbiamo due scan- ste, i film stanno circolando di meno, come state af- ciazioni, e applicazione meno rigorosa del di- ner, un Golden Eye ed un BlackMagic, che uti- frontando questi problemi? ritto d’autore, soprattutto laddove si parla di lizziamo per finalità di preservazione – il pri- Il nostro ufficio Diffusione Culturale continua utilizzo nelle scuole (devo dire che alcuni mo – e di accesso – il secondo – al patrimonio ad essere molto attivo ed impegnato, ma è in- aventi diritto per fortuna sono già molto di- e alcune postazioni di restauro e correzione negabile che circolano meno film che nei de- sponibili quando si parla di attività finalizzate colore. Quello che ci manca, ma ci stiamo la- cenni passati, anche perché la gran parte della alle scuole). La nuova legge cinema affida poi vorando su, è un sistema organico ed integra- nostra collezione è su pellicola 35mm e ormai alla Cineteca Nazionale un ruolo di coordina- to dove le lavorazioni possano essere fatte in pochi cinema riescono a proiettarla. Mostrare mento della rete nazionale delle cineteche, maniera più efficiente e veloce, sul modello il 35mm e supportare chi decide di proiettarlo anche per favorire la condivisione delle inizia- dei laboratori di post-produzione ed in linea rimane comunque una nostra missione fonda- tive legate alla diffusione del patrimonio fil- con gli standard internazionali. Sarebbe bello mentale, ma ci stiamo attrezzando per rende- mico nelle scuole. poter dire che programmiamo di aprire un la- re la collezione accessibile anche in digitale, Possiamo anticipare qualche progetto futuro? boratorio fotochimico, ma non è così e sono digitalizzando sempre più titoli a semplice Il 2019 segna il settantesimo anniversario contenta che i nostri colleghi di Luce-Cinecit- scopo di diffusione culturale. Nel 2018 la Ci- dall’istituzione della Cineteca Nazionale, fon- tà stiano invece lavorando per riattivare il lo- neteca ha restaurato circa quindici film e digi- data ufficialmente nel 1949, e vorremmo cele- ro, anche se su scala più piccola rispetto al la- talizzato più di cinquanta titoli a scopo di pre- brarlo in maniera appropriata con una pubbli- boratorio di un tempo. Per tornare alla tua servazione e/o accesso. Questo numero può cazione. Per l’anno prossimo sono poi previsti domanda, Susanna, direi che dovremmo ac- apparire alto, ma include lungometraggi, cor- due altri anniversari importantissimi: il cente- quisire tutte le tecnologie che sono in un nor- tometraggi e anche brevi film di formato 16mm nario dalla nascita di Federico Fellini e Alberto male laboratorio di restauro e post-produzio- e 8mm di particolare interesse, come quelli di Sordi, di cui come sai la Cineteca Nazionale ne e, cosa fondamentale, lavorare non solo recente depositati dagli eredi di Alida Valli e conserva l’archivio personale, per conto della per acquistare macchine, ma anche per for- dalla famiglia de Filippo. Un punto su cui stia- Fondazione Museo Sordi. Nel 2018 abbiamo mare il personale in queste nuove aree di exper- mo cercando di lavorare con più impegno è già restaurato due film importanti nella filmo- tise con cui non si è mai confrontato prima. anche una maggiore presenza sul territorio e grafia di Sordi: Fumo di Londra, la sua prima Con quali criteri un archivio decide quale vita deve nelle scuole. A novembre 2018 abbiamo ad prova da regista e Il medico della mutua. Ora stia- avere un film: tornare a circolare o dover restare un esempio inaugurato uno spazio di proiezione mo lavorando su Polvere di stelle, che verrà pre- film d’archivio ben conservato e basta. all’interno dell’Istituto Superiore Enzo Ferra- sentato in anteprima a maggio al Bif&st di Ba- Il fine ultimo di tutte le attività di preservazio- ri nel nostro quartiere, Cinecittà. Questo spa- ri. Aspettatevi poi tante altre iniziative per ne è l’incontro tra il film e il pubblico, quindi zio è stato pensato per servire non solo gli stu- celebrare Sordi, Fellini, ma anche tanti altri au- idealmente ogni film viene conservato e pre- denti del Ferrari e di altre scuole limitrofe o tori e autrici più o meno noti del cinema italia- servato al fine di tornare a circolare ed essere più periferiche, ma anche per servire la comu- no, iniziative che spero promuoveremo anche visto il più possibile. Ovviamente questo deve nità del quartiere, con proiezioni pomeridia- assieme alle tante associazioni e istituzioni ci- avvenire in maniera responsabile, il che im- ne e serali tre giorni a settimana. Mi piacereb- nematografiche sul territorio. plica che per far circolare i film bisogna prima be annodare anche rapporti più stretti con Susanna Zirizzotti conservare bene gli originali (come dicevamo l’associazionismo cinematografico, del resto, prima alla corretta temperatura ed umidità), prima ancora di diventare archivista e restau- www.fondazionecsc.it preservarli (tramite duplicazione, digitalizza- ratrice, mi sono fatta le ossa proprio nel mon- Scuola Nazionale di Cinema zione, ecc.) e creare delle copie specificamen- do dei cineclub e della programmazione. Cineteca Nazional te destinate alla circolazione, in modo da evi- Essendo la CN un punto di riferimento importante nel Biblioteca Luigi Chiarini tare di esporre elementi unici ai rischi legati sistema cinematografico generale, come si relaziona - Editoria alla proiezione. L’archivista ha una grande re- se si relaziona - rispetto ai problemi e ai bisogni delle CSC production sponsabilità: se la nostra attenzione fosse ri- cineteche regionali presenti nel nostro paese? via Tuscolana, 1524 - 00173 Roma - Italia volta solo al presente ed al pubblico di oggi, le Abbiamo storicamente ottimi rapporti con di- tel. 06.722941 fax 0257766.880 nostre azioni e decisioni finirebbero per andare verse cineteche regionali, da quella Sarda a 15 n. 71 Quando il rock cambiò l’Unione Sovietica. Riflessioni sul film Leto di Kirill Serebrennikov Siamo all’inizio degli e cambiamento. Questo desiderio di libertà ha e tutto era perfettamente controllato. Nono- anni Ottanta. Un treno trovato nel comportamento dei giovani una stante ciò, proprio a Leningrado nacque la co- viaggia verso Lenin- forma parallela di lotta che ha modificato le siddetta Scuola del Rock di Leningrado. La prima grado, oggi San Pietro- abitudini culturali e sessuali. Il mondo non importante figura rock della città che emerse burgo. I gruppi di una sarebbe lo stesso senza la presenza del suono fu quella di Mike Naumenko, leader del grup- band musicale sono elettrico delle chitarre, senza gli effetti di una po . Naumenko fu considerato il Bob seduti con a fianco i rottura nei sistemi di relazione e del compor- Dylan di Leningrado per il suo lavoro come loro strumenti. Alcuni tamento sociale. La Perestroika non fu solo paroliere, ma la sua ispirazione musicale era passeggeri li provoca- opera di Mikhail Gorbaciov, ma anche del sostanzialmente focalizzata sull’hard rock de- no. Chiedono ai giova- gruppo Kino di Victor Tsoi, giovane musicista gli anni Settanta, sebbene non si possa parla- Ángel Quintana ni perché si mettono a seguace dei Led Zeppelin e , o dei re di un suo stile specifico. Le circostanze cantare canzoni dei Zoopark di Mike Naumengo. All’inizio degli complessive lo costrinsero a una certa forma paesi capitalisti, quando nel frattempo in anni Ottanta il mondo viveva una forte onda- di eclettismo, poiché la sua musica divenne Russia si stanno perdendo tutti i riferimenti e ta conservatrice segnata dal potere centraliz- come una vera e propria spugna impregnata le radici culturali. Nasce tra loro una breve di- zato attorno ai governi di Ronald Reagan e di ogni tipo di influenza. Il suo centro d’azio- scussione. All’improvviso il gruppo inizia a Margaret Tatcher. I Sex Pistols si erano già ne era il Leningrad Rock Club. In quegli stessi suonare in modo spontaneo con alcuni accor- prodotti in un attacco alla Regina d’Inghilter- anni si mise in luce un altro musicista di ori- di di Psycho Killer dei Talking Heads.La coreo- ra in occasione del suo Giubileo. Il glam - rock gini coreane, del gruppo Kino che grafia si trasforma nelle sembianze di un vi- - Bowie, Bolan e gli altri- aveva creato una divenne presto tra i giovani una vera leggen- deoclip con piccole animazioni grafiche, da. Tsoi ha introdotto il punk, ma an- anche se in certi momenti sembra quasi che le influenze new age della fine de- di trovarsi di fronte a uno spettacolare gli anni Settanta: Blondie, Talking film musicale, che richiama Hair di Mi- Heads, Joey Division, Elvis Costello, los Forman. Qualcosa di nuovo irrompe etc.. Naumenko e Tsoi si trovarono nella scena, come se all’interno delle im- concordi sull’idea che fosse necessa- magini si fosse prodotto un curioso mi- rio trasformare il senso della vita a racolo con l’apparire di una sorta di per- partire dalla musica e dai suoi riferi- sonaggio extradiegetico, che si muove menti principali che diventarono au- in modo strano quale testimone esterno tentici inni della Perestrojka. La con- che certifica che tutto quel che si vede cezione musicale passò attraverso non è mai accaduto. Questa operazione l’utilizzo degli originali e la fusione porta a discernere la finzione dalla real- tra la musica dal vivo e gli effetti elet- tà, creando uno spaesamento in quel tronici. Naumenko e Tsoi morirono che si coglie dell’atmosfera del film Leto tragicamente e la loro morte li elevò (Summer - Estate, 2018). Siamo di fronte allo status di autentici miti. Leto rac- a un film che, come tutti i grandi musi- conta anche la storia del loro amore cal, si muove tra una sfera di aspettative triangolare, in cui i due giovani musi- desiderate e una realtà effettiva. La pro- cisti si ritrovano a relazionarsi con la posta filmica sorprende, soprattutto se stessa donna, facendo risaltare in loro pensiamo che Leto nasce all’interno una forte rivalità personale e profes- dell’attuale cinema russo come antitesi sionale. La storia d’amore è tenera e di un’inconscio in cui molti spettatori nello stesso tempo crudele. Viktor è associano la provenienza alla pesantez- da poco che si è legato al mondo di za e alla gravità estetica. Leto di Kirill Se- Naumenko e della sua giovane mo- rebrennikov è un film ricco di piccoli glie. Essi lo aiutano in modo che possa momenti illuminanti, con coreografie registrare il suo primo album e poter musicali che sanno rendere un sincero fare i suoi primi spettacoli; ma l’amo- omaggio a David Bowie, Marc Bolan –T re finirà per stravolgere lo stato armo- Rex- o . Ma il film funziona nico del loro rapporto. In Leto, la sto- non solo come semplice gioco d’artifi- ria d’amore non parte da una cio, convince anche come riflessione relazione convenzionale, ma da una storica sulla caduta del comunismo e certa bellezza incentrata sugli incon- come cronaca di contro informazione di nuova estetica gay e l’ha collocata nell’epicen- tri, scontri, abbracci e separazioni. Il suo pun- quanto il rock abbia aiutato a cambiare, tra- tro della società dei media. The Clash si augu- to di ancoraggio non ha alcun aggancio con la sformare, decomporre e distruggere i resti ravano che Londra potesse bruciare e si pro- tradizione del cinema russo, ma lo ha nel ci- della vecchia ex Unione Sovietica. Kirill Sere- clamarono decisi a sostenere la rivoluzione nema francese. Il film recupera una certa brennikov parte da un principio molto inte- sandinista in Nicaragua. E’ in quel contesto estetica che ricorda La maman et la putain ressante. Non si possono capire i cambiamen- che Lou Reed cantava che l’eroina era la sua (1973) di Jean Eustache, di Elle a passé tant ti politici di molti paesi - tra questi la vecchia vita e la sua sposa, trasformandosi in un gran- d’heures sous les sunlights (1985) di Philippe URSS – se non si confronta la rivoluzione po- de poeta rock. In tutto questo tempo, quale Garrel e anche di Boys meets girl (1984) di Leos litica con un’altra rivoluzione parallela: quella musica ascoltava la gioventù di Leningrado? Carax. Kirill Serebrennikov ci ha mostrato della controcultura, in cui gli stili e le forme Nell’URSS governata da Yuri Andropov era con questo suo lavoro come la Perestroika sia della musica rock hanno avuto un ruolo cen- impossibile alzarsi dalla poltrona durante una stata anche questione di rock e sesso. trale. Le vecchie strutture di un sistema poli- band che suonava sul palco. I commissari della Ángel Quintana tico sono state erose dal desiderio di apertura moralità vigilavano sui movimenti dei giovani Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis

16 [email protected] Il mio capolavoro (Mi Obra Maestra) Regia di Gastón Duprat. Un film con Guillermo Francella, Luis Brandoni, Raúl Arévalo, Andrea Frigerio, María Soldi. Titolo originale: Mi Obra Maestra. Genere Commedia - Spagna, Argentina, 2018, durata 100 minuti

Gastón Duprat regista perfetti sia nelle pose comiche che in quelle affrontare una trama che talvolta mostra delle di El Hombre de Al Lado drammatiche. Ne è un fulgido esempio la sce- piccole incongruenze narrative, nonostante il (2009) e El Ciudadano na in cui il Nervi si reca in un ristorante di lus- film abbia il merito di risultare spesso impre- Ilustre (2016), in que- so per consumare un lauto pranzo, preten- vedibile e originale. D’altra parte, anche gli at- sta sua nuova pellicola dendo di non pagare il conto perché in credito tori secondari sono scelti con grande cura, tra offre uno sguardo sar- con una società arrivista e volgare, incapace questi spicca Andrea Frigerio che veste i pan- donico e disincantato di riconoscerne il genio artistico. Qui Branda- ni di una snobissima gallerista preoccupata del mondo dell’arte, at- ni esercita una bravura mista a sfacciataggi- non solo dei suoi affari, ma anche della postu- traverso una lucida ana- ne, degna del miglior Barney Panofsky (il pro- ra e degli atteggiamenti da tenere per risulta- Giulia Zoppi lisi dell’ambiente in cui tagonista del bel romanzo di Mordechai re sempre credibile e smart. Per quanto ri- artisti, galleristi e collezionisti si confrontano Richler) porteño. Il pittore incarna, grazie guarda la sceneggiatura, come si diceva opera aspramente, non senza quell’ironia che tal- all’efficace prova attoriale di Brandoni, un fu- di Andrés Duprat, anch’ essa svolge la sua volta sfiora il paradosso, a cui il regista argen- rente anticonformismo che, di fronte all’oblio missione, confezionando scene e dialoghi de- tino ci ha abituati sin dalle precedenti pelli- cisamente divertenti, in cui viene messo cole. La trama di Mi Obra Maestra ruota in risalto il lavoro di personificazione de- intorno ad Arturo Silva (Guillermo Fran- gli attori, le cui battute risultano perfetta- cella), affascinante e scaltro proprietario di mente calibrate sull’andamento degli una galleria d’arte di Buenos Aires e voce eventi. Ciò che non sempre risulta chiaro narrante del film e a Renzo Nervi (Luis però, è se alcuni aspetti della storia siano Brandoni), vecchio pittore scontroso e as- volutamente trascurati e perché, e ci rife- sai irritabile, il cui momento di gloria risale riamo al rapporto tra i due uomini, pres- a circa 40 anni fa, quando le sue tele anda- soché insieme in ogni scena o quasi. Nella vano a ruba in tutte le gallerie del Sudame- prima parte del film infatti, non è ancora rica e il successo era una consuetudi- evidente fino a che punto sia solida e inos- ne. Sebbene siano uniti da una vecchia ed sidabile l’unione tra i due protagonisti. inossidabile amicizia, il loro atteggiamen- Solo nella seconda metà veniamo a cono- to intorno al mercato è diametralmente scenza di quanto sia cementata e leale l’a- opposto. Il gallerista infatti, cerca in ogni micizia che li lega (e il finale rafforza que- modo di rinnovare la carriera artistica sta ipotesi) e la scoperta è accompagnata dell’amico (con un occhio molto attento ai da episodi drammatici e quasi metafisici, ricavi) proponendogli continuamente nuo- in grado di far virare il film verso tinte fo- vi lavori su commissione (e inducendolo a sche e profonde (si pensi alle scene in cli- svecchiare la sua arte demodé), il pittore, nica). Tuttavia è la parte iniziale a risulta- dal canto suo, gli risponde picche, persi- re più accattivante e misteriosa, mentre stendo a dipingere le opere di sempre, in- nella seconda la tessitura degli inizi perde curante dei debiti che lo soffocano e del di- un po’ della sua tenuta, per lasciare spazio sordine in cui vive. Mi Obra Maestra è il a qualche falla narrativa che si apre a con- primo film di Duprat senza la co-regia del clusioni meno originali e più scontate. fidato Mariano Cohn (qui nelle vesti di pro- Nondimeno il film è un altro interessante duttore), nel quale chiama a firmare la sce- tassello della filmografia di Gastón- Du neggiatura il fratello Andrés, direttore del prat in cui, ancora una volta, sono trattati National Museum of Fine Arts di Buenos temi già molto presenti nelle sue opere Aires, la cui esperienza è messa al servizio precedenti, alla stregua di nuovi capitoli di un plot in cui ritmo, eleganza e attenzione del pubblico, risulta simpaticamente insop- dello stesso romanzo. Qui come in passato, ai dettagli, è tanto palese quanto apprezzabi- portabile e anacronistico, a segnare lo spar- Duprat continua ad interrogarsi sulla natura le. Tuttavia non siamo dalle parti di The Square tiacque tra due epoche oramai inconciliabili dell’arte, il ruolo dell’artista (o dell’intellettua- (palma d’oro a Cannes nel 2017): qui i temi so- dove il passato è rimpianto come un eden ir- le), in una società distratta e inconsapevole no l’amicizia che lega i due personaggi e l’ar- recuperabile e il presente veste gli abiti di un del loro reale valore (sempre che ne abbiano, e bitrarietà con la quale il mercato dell’arte bea- epoca falsamente libera e libertaria, oramai fino a che punto), in relazione al mercato e ai tifica o distrugge i suoi miti, a seconda delle compromessa da ipocrisia e arrivismo. Ed è consumi, alla vacuità del successo visto all’in- mode regolate dal mercato finanziario, sem- proprio per questa idiosincrasia che la storia terno di un contesto sociale sempre più su- pre più instabile e famelico…o in altri termini, ad un certo punto assume un carattere miste- perficiale e disinformato. El Ciudadano Ilustre si cerca di raccontare la precipitosa discesa rioso, più vocato al thriller che alla comme- ne è un esempio recente (e fulgido), anche se agli Inferi di Renzo, artista di grido nei lussu- dia… per dare corpo ad una vendetta culturale in quel caso Duprat e Cohn spingevano la re- reggianti anni ’80 del secolo scorso, oramai sociologico/affaristica, nella quale l’odioso (e gia su corde prevalentemente malinconiche e caduto irrimediabilmente in disgrazia. Men- irresistibile) Nervi e il compagno Arturo, pas- cupe, mentre qui si ride spesso e di gusto e in tre il film svedese solleva molte domande sano dal ruolo di vittime a quello di carnefici, modo felicemente dissacratorio. Resta indub- sull’egoismo, l’individualismo, l’abuso di po- con una disinvoltura impareggiabile. La cop- bio comunque, che questo film, presentato tere e l’egomania dei suoi personaggi (temi pia di interpreti, per la terza volta insieme do- all’ultimo festival di Venezia, sia un film auda- cari a Ostlund), la storia argentina cerca di in- po le serie televisive Sleeping With My Head e il ce e riflessivo che sarcasticamente riflette sul- dagare l’avidità del mercato dell’arte, sempre grande successo El hombre de tu vida, si unisce per le miserie del mondo dell’arte e sull’importan- più interconnesso e dipendente dal capitali- la prima volta sul grande schermo con esiti esila- za dei rapporti umani (nonostante tutto). smo sfrenato della contemporaneità, e lo fa ranti, dando prova di grande mestiere e complici- tramite una regia impeccabile e a due attori tà. Un duo che presenta la giusta chimica per Giulia Zoppi 17 n. 71 Un libro postumo veramente fuori dall’ordinario: ecco le Prove di autobiografia di Luca Ronconi Fare teatro per me significa sostenere che la verità non esiste da nessuna parte. Luca Ronconi (in quarta di copertina)

Chi legga, sulla coper- tanto inquieto e inarrestabile quanto produt- di Mulinetti. Ho avuto la fortuna di essere della tina del volume che tivo ed eternamente sorprendente, di conce- giusta generazione di spettatori abilitata a seguire Feltrinelli ha mandato pire e costruire il teatro, tale da far arretrare i da vicino il mezzo secolo registico di Ronconi, dai in libreria da poco più cinque straordinari colleghi (e Lunatici visto a vent’anni ai di un mese, la dicitura talvolta amici o maestri) sopra Lehman incrociati con pari entu- «a cura di Giovanni ricordati in un pur lussureg- siasmo a settanta. E persino tra i Nuccio Lodato Agosti», non può evi- giante e indimenticabile am- testimoni del rovinoso tentativo di tare un attimo di per- bito legato al pur grande Tra- replica dell’aristofanesca Utopia, plessità. Non trattandosi di un caso di omoni- dizionale. I venticinque brevi vanificato... dalla trascurata - pen mia -pensa infatti- cosa può entrarci lo capitoli nei quali il volume è or- denza della pur splendida Piazza straordinario storico dell’arte della Statale di ganizzato percorrono, ripor- Ducale vigevanese (settembre 1975). Milano (cui tra l’altro dobbiamo, di recente, tando quanto da lui stesso asse- A Firenze, davanti a Santa Croce, lo l’esperienza autenticamente straordinaria rito anche e soprattutto in spettacolo era saltato per la pioggia della triplice mostra di Gaudenzio Ferrari a lontane conversazioni poi ac- (e la piazza «sembrava la piana di Vercelli-Novara-Varallo dello scorso anno, e il cantonate con Maria Grazia Austerlitz dopo la battaglia» come relativo, magistrale catalogo) con le vicende Gregori, conclusesi con tutta la descrisse Ripellino, opportuna- biografiche del massimo regista teatrale ita- probabilità nel 1994 (ne resta- mente richiamato da Agosti in no- liano -o forse europeo- dell’ultimo mezzo se- no quindi forzatamente esclu- ta). A Vigevano (dove lo aveva tena- colo? La spiegazione è utile che il lettore vada si gli ultimi vent’anni della sua cemente voluto l’assessore Claudio a ricercarsela da solo su Youtube (www.you- vita e attività artistica) biogra- Bertoluzzi per il suo festival provin- tube.com/watch?v=Du1ZP7vpFMA), dove per fia e allestimenti, idee e proget- ciale “Si va per cominciare”, collega- fortuna si è provveduto a caricare integral- ti, spunti e temi della parabola to al circuito coproduttore delle Feste mente il dibattito /presentazione svoltosi al esistenziale e creativa di Ron- dell’”Unità”) fu lo stesso Ronconi a “Piccolo” milanese -l’ultimo dei teatri da lui coni. Ma un vero e proprio libro nel libro è rap- interromperlo d’imperdio quando, per l’inusitata pen- diretti- il 25 febbraio, con la partecipazione, presentato dalle informatissime e impeccabili denza dell’impareggiabile fondo dello scenario di Bra- oltre che sua, di Roberta Carlotto, Maria Gra- note che il curatore ha distillato con sovrana mante/Caramuel, Rosabianca Scerrino rovinò ma- zia Gregori, Margherita Palli e Sergio Esco- abbondanza lungo l’intero ordito testuale lamente dall’asse di equilibrio che il copione voleva bar. La vicenda che ha portato alla pubblica- («col modo di procedere tenuto da Paola Ba- percorresse, rischiando di farsi male sul serio. Ne zione di questo singolarissimo testo è davvero rocchi nella sua Storia moderna dell’arte in Ita- sarebbe seguita un’interminabile assemblea not- singolare, ma proprio per udirla ricostruire in lia»: un esemplare omaggio di Agosti alla sua turna di discussione polemica, nella vicina sala una chiave che si discosti dal rischio del gos- maestra). Questo apparato in apparenza ag- consiliare del Comune, con sindaco, pubblico, regi- sip, è opportuno che quanti interessati la de- giuntivo, e predisposto a scopi dichiarata- sta e attori, conclusasi peraltro in una ritrovata at- sumano visionando questo file, anticipando i mente informativo/esplicativi, con particola- mosfera amichevole, nonostante alcuni spettatori tre brevi (ma sinteticamente chiarificatori) re riguardo ai lettori cui l’età anagrafica abbia troppo avidi o entusiasti avessero... fatto sparire interventi introduttivi che la Carlotto, la Gre- negato l’accesso personale alla scena ronco- non pochi dei numerosi uccelli imbalsamati, parte gori e lo stesso curatore hanno preposto alle niana, è forse la cosa più dotta ed esauriente integrante dello sfortunato allestimento mobile in 400 densissime pagine del libro, corredato ol- finora scritta sulla sua opera. In concorrenza/ atto. spettacolo. E nel 1991, da presidente pro tem- tretutto da un foto/apparato da urlo, sia per collaborazione col magnifico sitowww.luca ( - pore dell’allora Teatro Comunale di Alessandria, quanto riguarda le 32 immagini di scena, con ronconi.it) e il Centro Teatrale Santa Cristina, sfiorai la gioia di potervi ospitare la scuola di reci- le più recenti a colori, dell’inserto centrale propiziati e diretti dalla fedelissima e impaga- tazione da lui ideata quando dirigeva lo Stabile to- (che decolla col Gassman/Riccardo III del ‘68 e bile Carlotto (della quale parlare per la prima rinese (il relativo sabotaggio, con ripiegamento del atterra col Popolizio/Lehman 2015), sia forse volta nel 1986 da Garboli a proposito di Feltri- capoluogo, fu l’ultimo colpo di coda del peraltro già soprattutto le 90, spesso anche di natura pri- nelli padre, quando ci anticipò, nella sua casa tramontante craxismo provinciale), vivendo l’emo- vata e personale, disseminate in bianco e nero di Vado di Camaiore un formidabile testo zione dei colloqui con lui, la sua assistente Ola Ca- lungo le pagine del testo. E non si trascuri poi narrativo sulla propria amicizia con Mario vagna, Mauro Avogadro che poi avrebbe diretto la densa e illuminante postfazione (Un po’ più Soldati, che avrebbe poi pubblicato in «Para- squisitamente l’operazione, e i due … magnifici cani di un viatico) con la quale lo stesso Agosti su- gone Letteratura» e riproposto in Falbalas. Im- dell’epoca, nel suo studio direttoriale di piazza San gella il testo: le pagine forse più densamente magini del Novecento.Garzanti 1990). La quale è Carlo ]. Al termine della lettura, resta forte la illuminanti. Sono ormai più di quattro anni stata anche il motore principale anche dell’o- convinzione che sull’immensa, anche quanti- che Ronconi ci ha lasciati (è il più classico e perazione che ha condotto in porto queste tativamente, opera registica di Luca Ronconi, amaro dei “sembra ieri”: era il 21 febbraio evo- Prove di autobiografia. Le note assommano cu- nonostante la copiosa bibliografia anche - re cato nella presentazione/ricorrenza). Non è mulativamente a più di cento pagine: rappresen- cente che questa novità editoriale corona, al assolutamente fuori luogo dire che senza di tano quindi un quarto abbondante del volume, momento, al più elevato e ricco dei livelli pen- lui il teatro italiano non è più la stessa cosa. Si considerando oltretutto che sono ovviamente sabili, ci sia ancora un enorme lavoro di scavo sarebbe stati, probabilmente, tentati via via di offerte in caratteri assai più piccoli rispetto al- e di scoperta. Nonostante il teatro sia pur- affermare qualcosa di simile quando suben- lo sviluppo del -o dei- testo/i di Ronconi. [Non troppo, notoriamente, la più scritta sull’acqua trarono le scomparse generazionali di Viscon- ha potuto esimermi dall’essere lettore immediato, delle discipline artistiche. Ma la lettura di ti (1976), in certo qual modo di Giannini (1990, avido e particolarmente coinvolto dell’inatteso e queste pagine, altrimenti destinate a restare ma aveva lasciato da tempo l’attività) e poi sorprendente testo. Sono stato amico e collaboratore ignote, rafforza il peraltro facile sospetto che, ancora quelle di Strehler (1997), di Costa (1999) di Franco Quadri sullo scorcio tra i decenni Sessan- al Maestro, questa precarietà non dovesse di- e di Squarzina (2010). Ma con Ronconi se n’è ta e Settanta, partecipando anche all’indimenticabile spiacere particolarmente. andato qualcosa di più: un modo complessivo, stagione preparatoria di quella che fu poi l spiaggetta Nuccio Lodato

18 [email protected] Umberto Barbaro, a 60 anni dalla sua scomparsa Oltre che a Roma vogliamo una strada ad Acireale in ricordo del grande uomo di cultura

Umberto Barbaro, critico e storico del cinema, maestro di cultura, nato ad Acireale nel 1902 e scomparso a Roma nel 1959. Nel 1962 grazie all’im- pegno di molti intellettuali, tra i quali Alberto Abruzzese, Giovanni Angella, Mino Argentieri e Lino Miccichè ,nasce la Biblioteca del Cinema Um- berto Barbaro con un nutrito numero di libri e riviste, copioni di film realizzati e soggetti e sceneggiature di film mai realizzati, periodici di set- tore e un ampio archivio fotografico. Il fondo è attualmente presso la Biblioteca Villino Corsini - Villa Pamphilj dell’Istituzione Sistema Biblioteche Centri Culturali del Comune di Roma. Il sindaco di Roma Luigi Petroselli (periodo mandato 1979 - 1981) è stato promotore nell’inte- stare una via di Roma a Umberto Barbaro nel quartiere Vigne Nuove. Con lo stesso intento, Diari di Cineclub ha inviato l’11 marzo scorso la Pro- posta di Onorificenza Comunale per Umberto Barbaro al sindaco di Acireale (Catania) ing. Alessandro Alì. Nella stessa data la proposta è stata inviata alla Commissione Toponomastica per richiesta di parere. Pieni di fiducia restiamo in attesa. Vi terremo aggiornati.

XIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ Magazine on-line di cinema 2015

Al Sindaco di Acireale ing. Stefano Alì [email protected]

Proposta onorificenza comunale per Umberto Barbato nato ad Acireale

Gent.mo, tramite Voi, la rivista online di cultura cinematografica Diari di Cineclub, di cui mi onoro di esserne il direttore, sostenuta da un comitato di rappresentanza composto da Luciana Castellina, Cecilia Mangini, Citto Maselli, Enzo Natta, Giulia Zoppi e dal presidente della FICC - Federazione Italiana dei Circoli del Cinema Marco Asunis, intende sottoporre all'amministrazione da Voi rappresentata una proposta di onorificenza comunale per un Vostro cittadino illustre. Sarebbe per tutto il mondo della cultura cinematografica del nostro paese un atto perfino tardivo se il Comune di Acireale riconoscesse con l'intitolazione di una strada o di una Piazza o di un altro qualsiasi atto, il valore nazionale dell'opera del grande critico cinematografico Umberto Barbaro, nato ad Acireale il 3 gennaio 1902 e deceduto a Roma a soli 57 anni il 19 marzo 1959.

Nel 2019 cadono i 60 anni dalla sua scomparsa.

Il comune di Roma già dagli anni '80, con l'illuminato e indimenticato sindaco Luigi Petroselli, ha intestato la via ad Umberto Barbaro nel quartiere Vigne Nuove. Sarebbe opera di grande sensibilità e lungimiranza se anche la città di Acireale si attivasse per deliberare in tal senso e dare valore postumo a un Suo figlio illustre in occasione del sessantesimo anniversario della sua scomparsa, quale grande esempio di intelligente e appassionato lavoro nell'ambito della cultura cinematografica italiana. Diari di Cineclub, si è più volte interessato della figura di questo grande intellettuale. Nei primissimi anni '60 a Roma, per volontà del compianto amico e collega Mino Argentieri, anch'egli noto critico e storico del cinema, è stata fondata la Biblioteca del Cinema Umberto Barbaro, di cui la rivista si è ampiamente occupata nei mesi scorsi per valorizzarne pienamente il suo utilizzo tra gli studenti e gli operatori del cinema. L'auspicio è che attraverso tutte queste iniziative non si disperda un inestimabile patrimonio e possa magari nascere anche ad Acireale un centro culturale che valorizzi la cultura cinematografica quale fonte di educazione e bellezza per tutta la comunità. Diari di Cineclub darà risalto a tutte le manifestazioni e iniziative che in tal senso l'amministrazione acese vorrà mettere in essere. Grazie per l'attenzione e per la certa disponibilità a un impegno di tal genere. Cordiali saluti,

Diari di Cineclub Il Direttore (Angelo Tantaro)

Roma, 11 marzo 2019

Siamo presenti sulle principali piattaforme social

Diari di Cineclub | [email protected] | www.cineclubroma.it Via dei Fulvi, 47 – 00174 Roma Tel/Fax 06.7140363 | 335.6957536 [email protected] (Angelo Tantaro)

* Mentre stiamo chiudendo il numero, la segreteria del Sindaco di Acireale ci ha informato che la Commissione Toponomastica ha valutato positivamente la nostra proposta, sebbene al momento non siano stati individuati luoghi nuovi e appropriati da intestare a Umberto Barbaro. Siamo parzialmente felici della notizia, ritorneremo sull’argomento appena possibile.

Acireale (Catania), piazza Duomo, veduta della Basilica dei SS Pietro e Paolo e Cattedrale 19 n. 71 La memoria di ieri e oggi: articoli ritrovati l’Unità – Mercoledì 19 giugno 1974 - Il seminario dell’Istituto Gramsci sull’opera del grande critico Attualità del pensiero di Barbaro La figura di un intellettuale militante impegnato a liberare la cultura italiana dalla prigionia del fascismo - Un ricco patrimonio teorico che continua a sollecitare la ricerca degli studiosi Indetto dall’Istituto Gramsci, in collaborazione con la biblioteca del cinema “Umberto Barbaro”, nei giorni scorsi sì è svolto il seminario sul tema “Attualità del pensiero critico di Barbaro”. Studiosi quali Gian Piero Brunetta, che a Barbaro ha dedicato un’ampia monografia, Lorenzo Qua- glietti, Edoardo Bruno, Renato Tomassino, padre Fabrizio Valletti, Alessandro Cappabianca ed Elio Mercuri hanno preso parte a un confronto che ha riconsiderato, a distanza di molti anni dalla scomparsa di uno fra i maggiori teorici marxisti dell’arte cinematografica, un patrimonio ide- ale tanto ricco quanto meritevole di non subire congelamenti Problematicità questo effettuato all’Istituto Gramsci è stato il L’attività di Barbaro primo tentativo di dedurre da una intensa pro- — che non conobbe né duzione giornalistica e saggistica i lineamenti soste, né frontiere, né di una pedagogia progressista che, fra l’altro, si limiti ristretti di inte- fondava sulla formazione di una attitudine cri- ressi — è stata riesa- tica e dialettica ed esaltava ogni esercizio crea- minata a più voci da di- tivo che riposasse su un concorso collegiale. verse angolazioni, si da Anche dentro questi solchi, apparentemente trarre un vero e proprio lontani dal cinema, Barbaro è stato un antici- Mino Argentieri lavoro di sfaccettatura patore e non a caso padre Valletti ha ricordato problematica che programmaticamente ha con quanta umiltà e dedizione uno fra i più escluso un intento celebrativo. Soprattutto squisiti e dotti analisti del film si sia consacra- per merito di Brunetta è riemersa nella sua to, senza alcuna protesa paternalistica, a favo- complessità la figura di Barbaro, intellettuale rire la crescita di una consapevolezza negli militante che nell’arco di un ventennio, quan- spettatori appartenenti alle classi più disagia- do il fascismo imperversava e tendeva a chiu- te ed emarginate. Su Barbaro e sulle sue fati- dere la cultura italiana in una prigionia pro- che miranti alla definizione di una estetica vinciale, si fece promotore in più campi di una marxista, all’interno della quale evidenziare la azione per rompere quel cerchio imposto dal specificità delle espressioni cinematografiche, regime. I riferimenti costanti alla letteratura si sono soffermati con dovizia di argomenti Lo- e al cinema sovietici e i richiami continui al renzo Quaglietti, Edoardo Bruno, Renato To- meglio della narrativa critica apparsa nell’Eu- massino e Alessandro Cappabianca, ciascuno ropa occidentale sono stati ampiamente lu- aggiungendo all’altro ulteriori tessere protese delle creazioni artistiche e a non scindere i meggiati per sottolineare oltre alla vastità de- a ricomporre il respiro di una lezione prema- due poli. Anche la nozione di realismo, quale gli interventi compiuti in varia veste da turamente interrotta e che tuttavia attende di contenuto dell’arte, è stata oggetto di verifica, Barbaro, l’organicità di un progetto antifasci- essere sviluppata e vivificata. La disamina ha ma purtroppo rendere conto sommariamente sta che lo scrittore attuava schivando ogni individuato non pochi capisaldi incontroverti- delle interpretazioni portate, oltre a condurci possibile censura e approfittando di qualsiasi bili: l’antidogmatismo di Barbaro, la sua avver- fuori dai confini di un resoconto informativo, spazio gli si aprisse davanti. Non a torto, nella sione instancabile al contenutismo e alle vuote rischierebbe di schematizzare e di ossificare trattazione di Brunetta e nel dibattito seguito prove calligrafiche, la sua ostilità verso il cine- le idee esposte. Sta di fatto che, dopo le gior- il ruolo ricoperto da Barbaro in piena dittatu- ma evasivo, i suoi molti “no” come ha menzio- nate che la Mostra di Porretta Terme nel ‘69 ra mussoliniana ha trovato una più congrua nato Renato Tomassino, al formalismo crocia- riservò a una prima analisi del pensiero criti- collocazione al di là del contesto cinematogra- no, al realismo inteso quale rispecchiamento co e teorico di Barbaro, il seminario organiz- fico, nel processo di una presa di coscienza meccanico della realtà, agli estetismi, al com- zato dall’Istituto Gramsci e dalla biblioteca destinata ad alimentare di motivi rinnovatori piacimento per le atmosfere, alla tesi estrinse- “Umberto Barbaro” segna l’intensificarsi di la Resistenza e l’Italia sorta dalla lotta parti- che alla compiutezza del prodotto artistico. una attenzione agevolata dalla riproposta di giana. Sotto questo profilo, gli apporti recati Una riscoperta alcuni testi recentemente ripubblicati dagli dal seminario su Barbaro costituiscono, sia Dall’insieme delle valutazioni, non sempre Editori Riuniti (anzitutto Il film e il risarcimen- pure nella loro parzialità, uno stimolante con- concordanti al millimetro ma proprio per que- to marxista dell’arte, per non dire di II cinema te- tributo alla messa a punto di una storia della sto motivo tali da allineare più angoli di osser- desco, ancora inedito fino al 1973) e dall’annun- parte più viva della cultura italiana nel lungo e vazione, è scaturita la portata del magistero cio che nei prossimi mesi finalmente saranno tormentato viaggio verso la sua rifondazione. barbariano nel ripensamento della teoria este- riesumati scritti letterari, teatrali e d’arte fi- In questo quadro opportune sono state le con- tica idealistica e nella ricerca di generalizzazio- gurativa di ardua reperibilità. Dal canto loro, siderazioni di padre Fabrizio Valletti, un gio- ni situabili in campo materialistico. Nuova- le riviste cinematografiche più avvertite han- vane prete che vive a contatto con i lavoratori, mente l’accento è caduto sull’importanza che no provveduto ad avviare una riscoperta di il quale ha posto in luce sull’opera di Barbaro Barbaro annetteva all’approfondimento dello Barbaro, che non è fenomeno casuale o di mo- l’esistenza di una metodologia pedagogica af- studio delle tecniche da lui reputate non rego- da e non risponde soltanto a un bisogno di fine all’insegnamento gramsciano e ad esso lamentablli attraverso canoni immobili, é non- storicizzazione. Augurandoci che gli atti di omologabile, per quanto sia certo che fino alla dimeno determinanti nella materializzazione questo ultimo incontro a carattere di studio liberazione lo stesso Barbaro non fosse a co- e nella storicizzazione della fantasia. E con- possano al più presto essere diffusi su larga noscenza delle profonde meditazioni del gran- cordemente i relatori hanno ribattuto sia a scala, forse non è azzardato avanzare l’ipotesi de teorico e dirigente comunista. Che Barbaro proposito della funzione conoscitiva e trasforma- che l’attualità di Barbaro risieda in una sem- insegnante presso il Centro sperimentale di ci- trice da Barbaro attribuita all’arte, sia al riguar- pre più accentuata esigenza di rimettere in nematografia e più tardi recensore su giornali do della distinzione operata fra componente discussione i termini basilari di una crisi che, popolari, fosse stato maestro per una leva di ci- fantastica e filtro dell’immaginazione; distin- in tutto il mondo, condiziona il cinema. neasti e di critici, in effetti era risaputo; ma zione che era diretta a risarcire la razionalità Mino Argentieri 20 [email protected] La memoria di ieri e oggi: articoli ritrovati l’Unità / martedì 19 marzo 1974 - A quindici anni dalla scomparsa dell’eminente teorico del cinema Il metodo di Barbaro Il dinamismo della ricerca e l’acuta sensibilità dialettica definiscono l’attività del grande critico alla cui lezione si continua ad attingere Cade oggi il quindice- l’idealismo crociano, Barbaro condusse nel simo anniversario del- campo del cinema una battaglia su due fronti: la morte di Umberto da un lato per sprovincializzare la nostra cul- Barbaro e assai oppor- tura appoggiandosi ai testi e ai modelli più ri- tunamente gli Editori levanti della teoria e della pratica europea e Riuniti, che già un an- sovietica, e dall’altro per riscoprire al nostro no fa ci avevano dato film le lontane radici di un discorso sia pur dell’indimenticabile primitivamente e rozzamente realistico, di teorico e critico il te- una possibile tendenza a un cinema autenti- sto inedito Il cinema te- camente nazionale. desco, ripropongono di Pazienza e ironia Ugo Casiraghi lui in edizione più agi- E’ chiaro che, col senno di poi, la duplice “ pro- le e popolare Il film e il vocazione “ di Barbaro presenta le sue omis- risarcimento marxista dell’arte ossia il volume sioni e sopravvalutazioni, ma non perde un che, nel marzo ’60, raccolse i suoi più impor- etto della sua importanza storica, come ha di- tanti saggi di teoria cinematografica: dalla mostrato ampiamente Gian Piero Brunetta prima celebre prefazione a Pudovkin (1932) al nel libro Umberto Barbaro e l’idea di neorealismo trattato di estetica generale rimasto purtrop- (1930-1943) pubblicato nel 1969 e dedicato, ol- po incompiuto (1959). A quell’antologia era se- tre che alla sua memoria, a quelle di Mario Ali- guita, nei 1962, un’ampia scelta di altri scritti e cata, Antonio Pietrangeli e Gianni Puccini che di recensioni sotto il titolo Servitù e grandezza erano stati suoi allievi al Centro Sperimenta- del cinema che completava una prima docu- le. Quanto al fatto che il regime abbia permes- mentazione su un trentennio di attività di co- so a un uomo, di cui non si potrebbe citare militante in un film del 1966, La guerra è finita, lui che fu giustamente definito “padre del che forse a Barbaro sarebbe piaciuto. Doti neorealismo italiano” (Sadoul) e “ vanto della che egli praticò in larga misura, perfino se a nostra cultura “ (Togliatti) e al cui magistero volte “ perdeva la pazienza “ e sbottava in non si è ancora finito di attingere. In un con- quelle reprimende che non risparmiavano vegno che l’Istituto Gramsci gli dedicherà, si nemmeno le personalità più in vista, da Vi- prenderanno finalmente in esame anche il sconti a Dreyer, da Zavattini a Lukàcs, e che, suo contributo, tenuto in così alta stima da giuste o meno giuste che fossero, riportava- Roberto Longhi, alla critica d’arte e la sua at- no comunque sempre a una indipendenza di tività letteraria. Ma è soprattutto sul terreno giudizio, a una fedeltà al proprio metodo di del cinema che i conti con Barbaro risultano cui era particolarmente fiero e che non si sempre aperti. E a farli non è chiamata la cul- stancava mai di consigliare, come regola di tura borghese contro la quale del resto Bar- vita, ai giovani. Sicché proprio il “ padre del baro si battè per tutta la vita e che lo ricam- neorealismo “ fu forse il primo — lui che per biò col silenzio anche dopo la sua scomparsa, la verità andava portando avanti una nozio- bensì proprio la “sua” cultura, quella che egli ne ancor più ampia di “ realismo “, fino a con tanta generosità e coerenza contribuì a identificare in essa tutta quanta l’arte —a formare e che, dialogando oggi col suo meto- rendersi conto di certi limiti del suo “figliolo”, do di lavoro, può essere certa di trovarvi uno Umberto Barbaro ( 1902 - 1959) esaltato con comprensibile trasporto per la stimolo ideologico e morale tuttora di vasta scoperta di sè che l’Italia offriva al mondo portata. Nella stasi innegabile che l’indagine una virgola messa lì per compiacerlo o servir- (chi, se non Barbaro, capì immediatamente la teorica sul film ha registrato dopo di lui, e tra lo, di operare in modo così profondo per una grandezza dei film di Rossellini?), ma senza le tante cose che si sono andate deteriorando cultura e un cinema ai suoi antipodi, la rispo- che l’entusiasmo facesse velo all’intuizione di nel nostro cinema e anche, salvi forse i contri- sta va cercata sia nell’ignoranza connaturata certi pericoli involutivi e “ formalistici “ che lui buti strutturalisti, nella nostra cultura cine- al regime stesso sia nei vecchio rapporto di stesso, forse precorrendo i tempi, avvertiva in matografica, la lezione di Umberto Barbaro amicizia con Luigi Chiarini che, fortemente una figura come quella di Visconti. Intuizione appare oggi quella di un ricercatore che, pur influenzato da lui, si convertì ai suoi ideali ed che l’avrebbe condotto più tardi a esaminare anche sbagliando e procedendo per approssi- ebbe il grande merito di fargli da “parafulmi- la sua opera, da Ossessione alle Notti bianche, mazioni come succede a tutti i veri ricercatori, ne” e da organizzatore, sia in quelle hegeliane come “fuori dal neorealismo”. tentò inflessibilmente la via della verità: infles- “astuzie della ragione” cui evidentemente si Rifiuto di modelli sibilità che va intesa appunto ed esclusivamen- può ricorrere per fini affatto diversi da quelli Abbiamo parlato di “metodo” per Barbaro e te in senso morale, perchè in senso ideologico e che possono apparire: mentre il fascismo ac- non certo di “ sistema “, anche se il suo grande critico è ormai ora di affermare che pochi, nei cettava tutto ciò che gli sembrasse gonfiare la sforzo rimasto brutalmente interrotto era periodi in cui egli operò e visse, furono meno sua “italianità”, Barbaro indicava in un film quello di un “ risarcimento marxista dell’arte “ dogmatici di lui. Pressoché solo negli anni dialettale del 1913-14, intitolato neanche a far- attraverso il film, e quindi di una sistemazio- Trenta, nei tempi calamitosi e oscuri del fasci- lo apposta Sperduti nel buio, il modo di sbro- ne delle sue teorie in una cornice più vasta. Ci smo più virulento; e senza posa misurandosi gliare la matassa per uscire dalla caverna. “Pa- sembra infatti che tutto il suo impianto teorico con l’unico pensiero allora dominante e cioè zienza e ironia” erano segnalate tra le virtù del segue a pag. successiva

21 n. 71

segue da pag. precedente (1919), classificato nel 1958 (pochi mesi prima sgorgasse con invidiabile naturalezza non da della sua morte!) tra i dodici massimi film del- Cinema a colazione tesi preconcette, ma dalla superiore sensibili- la storia del cinema in un referendum a Bru- tà che lo guidava nelle indagini sulla forma, al- xelles tra 117 storici e critici di 26 paesi. E il La sicurezza negli ambienti la ricerca dei profondi, complessi e reali con- motivo, piuttosto ineccepibile, è che in esso la digitali è il tema promosso tenuti dell’opera, cinematografica o no. Qui forma espressionista, oltretutto parziale e non serve asseverare, come si fa con formula semplicemente decorativa, non fa affatto vi- quest’anno da Just Imagine, generica e di comodo, che naturalmente le brare un analogo contenuto o messaggio, co- in collaborazione con il Co.Re. opinioni di Barbaro si possono più o meno me invece avveniva nelle manifestazioni arti- condividere (e ci mancherebbe altro). Dopo stiche del vero espressionismo. Aureo libretto Com. e la libreria Hamelin aver confermato che il suo metodo dì approc- il suo, se vogliamo riprendere la definizione cio è quello giusto e dialettico, e che egli ha da- d’epoca da lui piacevolmente attribuita, più di to numerosissime prove (anche nel suo ultimo quarant’anni fa, al suo Pudovkin. E come an- compendio sul cinema tedesco) di saperlo im- nota Lorenzo Quaglietti (che è stato il curato- pugnare con originalità, varietà e delicatezza, re delle sue antologie postume, coerente e illu- sarebbe invece utile cercare di trarre quelle in- minante è anche la sua posizione in merito dicazioni di ordine appunto metodologico, all’avanguardia, quando scrive: “L’avanguar- che anche oggi potrebbero consentirci di ve- dismo, almeno quello cinematografico, va in- der più chiaro. Se al passato ci si può oggi ac- teso, in modo apparentemente restrittivo, che costare con maggiore scientificità e diffusio- per altro è l’unico che lo legittimi, come un va- ne di studi rispetto ai tempi di Barbaro (quegli sto movimento di assaggio, di ricerca e di si- studi che lui e Chiarini iniziarono e promosse- stemazione delle risorse espressive del film: ro in Italia), non è detto che sul presente non si attività prevalentemente ricapitolatoria e si- avverta sempre più il bisogno di una imposta- stematrice, ma tavolta anche scopritrice e spe- zione criticoteorica rigorosa, capace di unire rimentatrice di mezzi e di forme nuove. Inte- al momento dell’analisi quello della sintesi so come tale l’avanguardismo è al riparo dalle nell’indagine delle singole opere, e anche il insofferenze e dalle negazioni indignate dei dovere di far luce sulle fondamentali linee di passatisti, ma anche dalle condanne, che giu- tendenza nel periodo storico che viviamo, stamente lo colpiscono quando esso pretende resìstendo, quando sia il caso, alle suggestioni di porsi come arte e come arte nuova “. E in- di svariatissimo genere che possono impanta- fatti oggi, e meritoriamente, non si pone più nare e rendere passivo e rassegnato il discor- come tale. Ma il giudizio riguardava l’avan- so, più che farlo avanzare. E’ qui che soccorre guardia storica, in cui raro e forse unico fu un il pensiero di Barbaro, e si profila ancora la film qualeL’àge d’or (1930), fulminante annun- sua attualità. Oggi per esempio si aspira, in di- cio di un’arte come quella di Buñuel, nome verse correnti del cinema come della cultura ci- che per varie ragioni non è rientrato negli in- nematografica contemporanea, a una identifi- teressi culturali di Barbaro, come d’altronde L’associazione socio-culturale Just Imagine con cazione tout court cinemavita. Mostruosamente non vi rientra, segnandone limiti storici lo scopo di promuovere la cultura e l’arte, come dilatando il fenomeno per cui da cinema na- obiettivi, nemmeno quello di Brecht. Eppure, strumento necessario per una vita dignitosa sce cinema (fenomeno non trascurato da Bar- se proprio dovessimo dire, sulla base dei suoi e propositiva, ha ideato e portato a termine baro ma da lui preso, secondo il suo costume, interventi e, speriamo, senza falsarne lo spiri- il format “Cinema a colazione”, organizzato con le molle e cum grano salis), tale identifica- to, da quale parte starebbe oggi Barbaro nel in collaborazione con Agiscuola di Puglia e zione finisce per restringere il campo delle confronto Lukàcs Brecht di cui riferiva nei Basilicata. E’ un Matinèe cinematografico, in esperienze personali del singolo autore e per giorni scorsi il suo giornale (che era, come tut- cui la visione in sala e l’approfondimento sono fare del film, quasi dittatorialmente, il - sup ti sanno, l’Unità), secondo noi starebbe piutto- accompagnati dalla consumazione di una porto espressivo di una particolare realtà fe- sto dalla parte di Brecht. E’ vero che, anche colazione e dalla proposizione di un contest nomenologica, dai limiti quanto mai pronun- per il filosofo ungherese, il realismo sta alla creativo a premi. Il contest rivolto alle classi ciati. Ma ben diversamente si pone il problema base di ogni arte, e che il tentativo sistematico partecipanti, ha lo scopo di mettere in pratica le (anche il problema della sperimentazione e di Barbaro sembra muoversi, nonostante le informazioni acquisite e le capacità stimolate, della ricerca, per per una vera “ avanguardia “ polemiche tra i due, più o meno nella stessa riuscendo a convertirle in un nuovo investimento del film) quando il singolo autore sia più pro- direzione. Ma è anche vero che, del nostro ma- di formazione: i premi possono consistere, fondamente immesso in una realtà meno cir- estro, vanno privilegiate altre linee di svilup- infatti, in ingressi prepagati per musei, eventi coscritta, aperto a un’esperienza di vita meno po: il dinamismo anche autocritico della ricer- culturali di vario genere, realizzazione di privata e a istanze assai più libere e problema- ca, l’acutissima sensibilità dialettica, il rifiuto workshop in aula. Vanta 4 edizioni all’attivo tiche di conoscenza del reale e di trasforma- — questo sì abbastanza sistematico — di mo- dal 2015, con ben oltre 1300 spettatori coinvolti zione del mondo. Allora il metodo di Barbaro delli e normative astratte, per rifarsi con “pa- nell’ultima Ed. 2017, e un totale di più di 3mila ci aiuta proprio con la sua libertà. Da un lato, zienza e ironia “ a esperienze concrete di vita bambini partecipanti totali. Quest’anno il teoricamente, sottolineando la natura “collet- e, con intensa e totale passione, a quelle della Film in visione sarà Ralph spacca internet, con la tiva “ del film, a cominciare dagli strumenti e dalle lotta di classe. partecipazione di 2000 bambini. persone che lo fanno, per terminare sulla verifica Ugo Casiraghi del suo rapporto con il pubblico; e dall’altro, nella In collaborazione col Co. Re. Com. Puglia - Co- critica concreta, mostrando come si possa Ugo Casiraghi (1921-2006), giornalista e critico cinema- mitato Regionale per le Comunicazioni per la non lasciarsi ingannare da casi anche clamo- tografico. Iscritto alPartito comunista italiano, comincia distribuzione della guida “comunica in sicu- rosi di “ collaborazione “, tali da esprimere, se- a lavorare per l’edizione milanese de l’Unità, nel 1947, in rezza”. condo alcuni, addirittura l’anima corale di qualità di critico cinematografico. Partecipa all’attività una nazione. Contro il sociologismo del Kra- organizzativa dei primi Circoli del Cinema e alla fonda- cauer e il formalismo di altri e pressoché di zione della Federazione italiana dei circoli del cinema. tutti, dunque, egli nega l’attributo di caposcuola Sarà più tardi anche segretario del Cine Club Popolare Carmen, Pier, Carmelo, dell’espressionismo al Gabinetto del dottor Caligari Milanese. Giovanna, Viviana, Domenico 22 [email protected] Mother! Un capolavoro metafisico Mother! è una pellicola incredibilmente azzeccati di questo film: gli invasione di devastatori (e persino di militari del 2017, ad opera di espertissimi Ed Harris e , in in assetto da guerra) mentre il marito, il suo uno dei più geniali re- perfetta forma professionale, che porteranno “Lui”, quasi del tutto ignorandola, incorag- gisti esistenti, Darren il caos e il più maldestro disagio nella “casa” gerà fino alla fine l’orda di quelli che, inizial- Aronofsky, già autore che fino ad allora era stata il clipeo perfetto mente, erano solo estimatori del suo lavoro. di veri e propri capola- della malassortita coppia aulica iniziale. Dal Fino al tremendo finale in cui si scoprirà (o vori da antologia ( The loro arrivo in poi, intere orde di ospiti non in- comunque avremo sufficienti indizi per- de Wrestler, Il Cigno Nero, vitati, sempre più numerosi e volgari, prende- durlo) chi veramente siano i due strani coniu- PiGreco – il teorema del ranno letteralmente d’assedio l’edificio, tra il gi che un tempo vivevano isolati dal mondo. delirio, e così via), il giusto sgomento di Jennifer e l’ambiguo e si- Rosemary’s baby e L’inquilino del terzo piano di quale non si smenti- nistro spirito accomodante di Bardem. Ini- Polanski rivivono in questo film insieme al su- sce neanche questa zialmente l’invasione sarà semplicemente blime Mulholland Drive di David Linch e a mol- Giacomo Napoli volta e crea un capola- statica, e le ingombranti figure si limiteranno ti altri film di eccellenza minori, comeLe verità voro unico nel suo genere, fondendo con una ad occupare gli spazi vitali della casa renden- nascoste o Gone girl, per certi versi. Ogni parti- maestria tutta talento e tecnica colare della pellicola, primo fra sopraffina, le inquietudini ango- tutti il foro organico che si crea scianti di Roman Polanski con le nel pavimento e che rimanda alla atmosfere sospese ed inquietanti vagina-utero di lei, rimanda ad di David Lynch.Facendo perno altro, come metaforicamente il su un quartetto di attori estre- rimandare ad altro è qualità cen- mamente convinti ed ispirati (e trale della poesia, cui il protago- magistralmente diretti), il regi- nista immola la sua esistenza, sta inscena una sorta di sit-com dando forma inizlamente ad uno apocalittica all’interno di un edi- spazio intimo e vitale per poi vio- ficio a pianta circolare che fin da lentarlo ripetutamente con in- subito viene definito come “la ca- cursioni esterne sempre più vio- sa” e che dimostra di possedere lente ed incuria programmatica. uno spirito proprio, vivente, a sé Raramente si è vista sullo scher- stante rispetto ai protagonisti mo une descrizione così vivida che la abitano. Mischiando sa- ed azzeccata del sentimento di pientemente generi anche di- violazione del proprio spazio pri- stanti tra di loro, come l’horror, il vato, così come raramente è stato thriller, il grottesco e il dramma- raffigurato il panico di trovarsi tico, tra le mura di questo fabbri- in mezzo ad una folla furibonda cato inizia sin da subito a dipa- che devasta e travolge tutto ciò narsi una trama assolutamente che incontra. Infine non passa originale. La bravissima Jennifer inosservata l’idea efficace di con- Lawrence, smessi i panni di eroi- trapporre così concretamente la na al servizio di blockbuster av- natura femminile, materna ed venturosi, con la sua terrea e istintivamente generosa, a quella concreta presenza, interpreta la maschile, immolata al proprio madre del titolo; estremamente egoismo procreativo col quale creativa (in un senso però più cerca di assicurarsi l’eternità concretista ed artigiano piutto- senza essere in grado di partori- sto che artistico), è colei che tiene re nulla di biologicamente vitale in vita “la casa”, bruciata durante ma piuttosto un “verbo” astratto un enorme incendio, ricostruen- (ma poetico) che finisce per inne- dola pezzo per pezzo, ridipin- scare una follia collettiva e di- gendola, prendendosene cura struttiva. In tal senso, non è pos- amorevolmente e facendone un sibile a mio avviso ignorare simulacro del figlio che desidera l’ulteriore piano di lettura misti- avere dal suo amato “lui”, un poe- co (e metafisico, appunto) secon- ta che ha perso l’ispirazione e do il quale “Lui” rappresenta un che, a differenza della moglie dio onnipotente che si palesa iperattiva, passa le giornate a fis- creando con la poesia, e lei invece sare la pagina bianca della nuova poesia che doli asfissianti ma ben presto inizieranno le è la natura ctonia che riceve forma e funzione non vuole scaturire dalla penna. “Lui”, un al- violenze e la distruzione fisica e sistematica dal suo creatore ma che finisce per essere di- tro insospettabile e bravissimo attore, Javier del fabbricato così amorevolmente ricostruito strutta dai discepoli dello stesso i quali, non a Bardem, è sfuggente, ambiguo, quasi etereo dalla protagonista. L’abnorme pressione degli caso, uccidono e mangiano (si nutrono) del lo- nella sua iniziale inconsistenza. Ma ecco che eserciti di invasori (verso la fine si contano ro figlio appena nato. Metafisica, mistica occi- la realtà sospesa (l’attesa in senso Casorate- dozzine di comparse in contemporanea) fi- dentale, simbolismo, sociologia e concetto di sco) dei due strani coniugi-eremiti viene im- nirà per innescare un collasso dell’edificio e luogo si amalgamano uniformemente in que- provvisamente violentata dall’irruzione di una devastazione non soltanto fisica dell’am- sto capolavoro che per quanto mi riguarda è un’altra coppia, stavolta molto più cacofonica, biente circostante, mentre Jennifer (final- già da antologia. Poderoso e notevole. Decisa- volgare e confusionaria, che ne invade la pri- mente incinta) sarà costretta a trascinare il mente consigliato a tutti gli amanti del gran- vacy stabilendosi sensa troppi preamboli in suo pesante fardello da stanza a stanza, ten- de Cinema. casa loro. Sto parlando degli altri due attori tando di proteggerlo come può dall’assurda Giacomo Napoli 23 n. 71 Il nudo nell’arte e nel cinema. Tra ipocrisie e falsi pudori Il risvolto, psicologico prima ancora che di approccio all’arte, col suo contorcimento lo- gico, a tratti comico, è significativo. Déjeuner sur l’herbe (Colazione sull’erba) è una nota tela di Manet, notevo- le per mille ragioni, Giacinto Zappacosta non solo pittoriche, ma anche inerenti alle reazioni che provocò (siamo in pieno XIX se- colo) nella critica e nell’opinione pubblica, al- meno in gran parte della società borghese del tempo. Il punto, che segna un’interessante polemica, verte non tanto sulla rappresenta- zione di una giovane donna nuda, particolare, questo, accettato per lunga tradizione prove- niente dalla cultura occidentale, quanto sulla sua trasposizione in epoca attuale, evidenzia- ta dagli abiti indossati dai due accompagna- “Colazione sull’erba” (Le déjeuner sur l’herbe) è un dipinto del pittore francese Édouard Manet, realizzato nel tori. Come a significare: va bene il nudo, ma 1863 e conservato al museo d’Orsay di Parigi. solo se contestualizzato in un tempo storico antecedente, inserito in uno sfondo dai con- torni chiaramente non coevi. L’aggettivo più ricorrente, in faccia al dipinto, nella reazione che ne seguì, fu indecente. L’indecenza, eviden- temente, risiedeva esclusivamente, il che de- nota una ipocrisia senza pari, nella contem- poraneità di quanto rappresentato. Vale a dire, per completezza, che solo gli antichi, se- parati da noi in virtù di una buona dose di an- ni, o di secoli, sono suscettibili di apparire quali soggetti di nudità. L’errore di Manet, parlando per assurdo, è nell’aver vestito le due figure maschili con fogge in uso al periodo corrente, le quali, viceversa, avrebbero dovuto assumere vestimenti remoti. Qui l’arte, nella “Ultimo tango a Parigi” (1972) di critica rivolta a Manet, soffocata da pregiudi- zi, langue e muore per asfissia, tanto più che potremmo dire annichilita, nel più ampio periodo considerato è segnato dal regresso e veniva eccepita l’inesistenza del nudo in rife- orizzonte pubblico e politico. La nudità, quin- dall’oscurantismo. Qualcuno, opportuna- rimento ad un tema mitologico, così come in di, e ne troviamo conferma in cerimonie reli- mente, aveva parlato, e la definizione si esten- gran parte della classicità. Un nudo, per inci- giose cui i fedeli, uomini e donne, prendevano de senza difficoltà al presente, di “secol super- so, niente affatto ostentato nella tela del pitto- parte senza abiti, ai giorni nostri tendenzial- bo e sciocco”. Nella sua rappresentazione re francese. Molto tempo è passato da allora, e mente relegata nel privato, era partecipata, filmica, il canto a due voci, godibile e fine, è svariate stagioni sono trascorse da quando il senza esibizionismo di sorta, a fronte della reperibile con facilità su youtube. Per quanto corpo, maschile e femminile, esordiva nelle generalità dei consociati. Tornando all’arte, e concerne più da vicino il cinema, Bernardo opere d’arte. Tralasciando la produzione crea- facendo un salto di secoli, notiamo un parti- Bertolucci, recentemente scomparso, immor- ta dalle genti mediterranee, le prime che, an- colare significativo: un madrigale, musicato talò scene d’amore in Ultimo tango a Parigi, pel- teriormente all’arrivo degli Indoeuropei, po- da Claudio Monteverdi, cremonese, su libret- licola che ormai può essere riguardata come polarono ampi territori rivieraschi, che to di Giovanni Francesco Busenello, venezia- un classico. Era il 1972. Le polemiche, che ac- comunque conosce il nudo, furono i Greci, in no, giurista prestato con grande profitto al compagnarono l’uscita del film, ci appaiono, a forme mai superate, a rappresentare corpi poetare fine ed aggraziato, ci consegna una distanza di qualche decennio, come superate senza veli. Senza scandali. Colpisce in effetti verso, Pur ti miro, pur ti godo, nel dialogo tra te- per assuefazione. Assuefazione a tutto quello la familiarità ellenica, nella vita quotidiana, nore e controtenore, che palesemente riman- che ci circonda, nudità comprese, nell’arte co- con abbigliamenti ben più che discinti, spe- da all’imminente amplesso tra i due aman- me altrove, nella più assoluta libertà di espres- cie, ed era avvertita come necessità, nell’ese- ti. Prendiamo questa frase sola, proferita per sione. e Maria Schneider, en- cuzione degli esercizi ginnici, che era parte la prima volta nella rappresentazione teatrale trambi passati a miglior vita, hanno segnato fondamentale nelle attività di un greco. Ci del 1642, in un’epoca che noi, uomini del XXI uno spartiacque, nella vita collettiva e nella soccorre l’etimologia: il ginnasio, ambito nei secolo, immaginiamo, per il fatto di essere storia del cinema. Guardando alla nostra con- quali si praticava lo sport, nudi ovviamente, temporalmente distante, retriva e puritana. temporaneità, non ogni nudo è ascrivibile rimanda al termine γυμνός aggettivo qualifi- In effetti, il metro di giudizio, ampiamente all’arte, semmai, in parte notevole, alla sua ne- cativo che sta a significare, appunto, e non po- usato, è nella collocazione storica: maggiore è gazione. Ma questo è un altro discorso, che ci teva essere diversamente, nudo. Era il contesto la lontananza dal nostro oggi, che, da perfetti porterebbe molto, troppo lontano. storico e geografico nel quale, come osservò He- idioti, consideriamo l’apice, la perfezione, il gel, la vita del singolo era totalmente assorbita, punto di arrivo della palingenesi, tanto più il Giacinto Zappacosta 24 [email protected] Sembra mio figlio Sembra mio figlio è un bosniaco Izet Sarajlic, vittima di un altro ge- in Pakistan, consegna le sue parole senza che film raro, per essere nocidio: “ E io, a poco a poco, resto senza po- la sua voce abbia esitazione, va diritta, non europeo. Ha due gran- polo./ E ciò vuol dire anche senza di me. “. La flette: “Quando eravamo piccoli mio fratello di doti, la leggerezza e successione silenzio/parola diventa istinto ed io camminavamo sempre separati. Mio pa- la mediterraneità. Co- nella regista. Il tempo è una lingua. Qui la pa- dre ci aveva insegnato così. Diceva sempre stanza Quatriglio é na- rola pronunciata ha una misura, uno statuto, che se uno fosse stato ammazzato almeno l’al- Costanza Ferrini ta e cresciuta a Palermo, un valore. E’ un gesto esito, finale. Costanza tro sarebbe rimasto vivo. E’ la prima cosa che città di questo mare Quatriglio sfiora con le sue immagini le pause impariamo da bambini. La nostra faccia è la che, da millenni aggiunge dèi portati da chi, fra un pensiero e uno sguardo, tra una parola nostra condanna. La forma dei nostri occhi dal mare, viene a stabilirsi lì, e accoglie dun- e una decisione, riesce a filmare il tempo di non la possiamo nascondere. I tajiki in Tajiki- que anche altri ritmi nella città. C’è nel film una risposta maturata dopo mesi, anni, nel stan, gli uzbeki in Uzbekistan e gli Hazara al una naturalezza priva di distanza. Costanza momento in cui affiora alla voce con tutto il guristan, il ‘cimitero’. Verso la fine del film, Quatriglio sembra aver passato anni a sentir suo tempo. Come si fa a filmare una parola Ismail incontra a una curva, nella sua strada ripetere questa storia come fanno i bambini o che viene da una lunga riflessione senza che tra Pakistan e Afganistan, un autobus, assali- chi ascolta i narratori di piazza. Nella reitera- lo spettatore la attenda? E’ questo uno dei me- to dai talebani. In questo punto del film, l’uni- zione dell’identico, il vuoto dentro di sé, l’ac- riti di questo film. La regista riesce a farci co in cui sono visibili i morti, non c’è l’inge- coglie con il suo tempo. La leggerezza nel nar- ascoltare attraverso gli occhi dei protagonisti, renza di uno sguardo che deve spiegare. Qui rare questa tragedia sta nel lasciare, nella meravigliosi silenzi che non vorresti siano in- la regista ancora una volta accompagna nel vicenda che la porta, l’essenziale e suo viaggio Ismail, sottraendosi il suo respiro. Mostrare solo che all’enfasi e all’opacità. Tutto è cal- ciò che rimane, che si lascia dietro. ligrafato sui muscoli del viso. Da Si ripete nei millenni, la storia di qui il lavoro della regista sulle in- un figlio che ricerca la madre. E’ quadrature e sui volti. Sembra epica, tragica e profondamente con- quasi che lo sfocato sia materico, temporanea. Qui i figli sono due: nello stratificarsi dei colori dello Hassan, il maggiore e Ismail. sfondo in primo piano il volto e, Ognuno dei due la vuole ritrovare a in modo ancora più evidente, nel- modo suo. I fratelli sono Hazara, la lunga focale in cui dal primo un popolo che subisce genocidi da piano plasmando gli sfocati, pon- più di un secolo – sono fuggiti una gono il volto in una profondità notte dall’Afganistan con più o me- plastica, concava. Nella prima no dieci anni a testa. Gliel’ha ordi- conversazione al telefono del fi- nato la madre per metterli in salvo. glio con la madre, lei nega di ave- Per buona parte del film il fratello re un figlio che si chiami Ismail, maggiore pare Ismail e non Has- ma come nella tradizione omeri- san, e non è solo perché nella fuga, ca del riconoscimento, al termine Hassan ordina a Ismail di salire su dei dettagli del suo racconto, la una macchina di passeurs, mentre madre, sommessamente, piange. lui sarà catturato e torturato dai E quando interviene l’uomo, chia- Talebani. E quando Ismail ritro- mato zio, a chiedere a Ismail: - verà il fratello dopo un anno sten- perché tua madre piange? la ri- terà a riconoscerlo, lo curerà e sposta è: perché ha ricordato. I provvederà a lui, anche una volta ricordi e il presente coincidono arrivati a Trieste, città rifugio di al- nel tempo del volto di Ismail. Pa- tre vittime di genocidi, e ora tappa rafrasando Izet Sarajilic sulla per- sulla via dei Balcani. Ma perché dita delle proprie sorelle, Ismail Ismail, come gli rimprovererà potrebbe dire devo mettermi alla Hassan alla fine del film, ha costru- ricerca di una nuova madre. /Mi è ito per lui una vita che non vuole. infatti impossibile non essere più Ismail incontra casualmente un vi- figlio. cino di casa del villaggio, che gli ri- Costanza Ferrini vela, dopo vent’anni, che la madre è viva. La notizia fa rinascere, nei due fratelli, la speranza di ritrovar- Del 1964. Dal 2013 ha intrapreso una ri- la. Per Hassan sarà la svolta, è il ri- cerca espressiva che coniuga il lavoro sulla torno alla tradizione, il matrimo- terra alla scrittura e al disegno, sia su ar- nio che gli combina la madre o il nuovo marito terrotti, neanche da parole. Nina, una bellissi- gilla che su carta. Non ha un suo studio fisso e ama spo- di lei... la vita che vuole. Per Ismail è una scelta ma figura, conosce, attraverso la madre fuggi- starsi. Ha lavorato e lavora con artisti di altri paesi e, in pura quella di rivedere la madre. Ma il desti- ta dalla guerra in Jugoslavia, ciò che è difficile particolare, con un gruppo di artiste. Mostre collettive e no, nelle storie epiche, sceglie diversamente. dire con le parole, più facile con le canzoni. E, personali a: Roma, San Sperate, Parigi, Oxford, Ca- In un genocidio, come dice l’etimologia, c’è il nonostante questa sua educazione, ha sempre gliari, Narni. Ha studiato filosofia e si è occupata di scrit- taglio della radice. I legami più intimi e pro- timore di non essere nel tempo giusto e si fer- ture del Mediterraneo contemporaneo come editor e ricer- fondi fratellanza, figliolanza, amori, amicizie, ma sempre sulla soglia del dire con un “ti pos- catrice. In Italia tra altri, Venature mediterranee. diventano mancanti di una parte, ma non è so fare una domanda?”. E Ismail la rimprove- Dialogo con scrittori di oggi (1999) l’antologia in due volu- una condizione personale, morti e sparizioni ra dolcemente: non c’è bisogno che chiedi mi Lingue di mare, lingue di terra (1999-2000). Olivicol- dell’altro capo del legame sono collettivi. Le permesso, parla. A Nina, Ismail prima di par- trice e studiosa della coltura dell’olivo, ha pubblicato so- storie sì, sono individuali. Come scrive il poeta tire, per il suo viaggio alla ricerca della madre pratutto in Francia e in Italia. 25 n. 71 Giorgio Bassani tra letteratura, cinema e dialetto Ecco. Si è scelto volu- tamente di aprire que- Campus sto secondo pezzo-ri- cordo di Giorgio Richiamandosi imperterriti alla qui ormai Bassani per le pagine universalmente riconosciuta di Diari di Cineclub, opportunità dei confronti infra ed extra con un omaggio-ri- senza più la minima remora insomma a Maria Cristina Nascosi cordo delle sue vesti di ruota libera scrittore, poeta, sce- - né sto a descriverti le musare Mario mio neggiatore ed una sua lirica, Campus, che tut- che quelle puoi di sicuro immaginartele - te, simbolicamente e metaforicamente, le riu- nisce, con ebraica ironia. Il suo stile, di cui già si considera più affine al Manzoni - interro- si accennava nel numero scorso è letterario e, gano dolcemente - oppure al ferrarese An- al contempo, visivo: è lo stile indiretto libero, tonioni? quasi una sorta di blank verse applicato a tutti i Opta per la linea Bernini-Borromini-Fellini suoi meravigliosi linguaggi, ante-litteram, pre- diciamo o per quella Giovanni Verga-Ros- cursori nella parole scritta e nell’immagine. sellini? Non a caso, allora, oltre 60 anni fa, la sua ‘sco- E Verdi? Non sembra a lei che Giuseppe perta’ di un grandissimo autore, Giuseppe To- Verdi ricordi come fenomeno un po’ masi di Lampedusa. Nel 1958 era uscito postu- il nostro Gershwin? Giorgio Bassani (1916 - 2000) mo Il Gattopardo, il suo capolavoro. Lui era E quel particolare cattolicesimo post-tri- scomparso, infatti, un anno prima, senza sa- dentino che solum è lombardo racconta la realtà della ricca borghesia ebraica pere di aver realizzato un lavoro a se stante, opera secondo lei più in Vincenzo Monti o a Ferrara durante il fascismo. Nel 1970 Vitto- senza precedenti né conseguenti nella storia di più in Luchino rio De Sica ne fa un film dal quale però Bassa- letteraria persino della Sicilia, tanto particola- Visconti? E va bene Lotto ni tiene sempre le distanze, tanto da chiedere re, tanto isolana, legata al fato del suo essere e Bellotto e persino Giotto che venga tolto il suo nome dai titoli di coda. solitaria e sensuale: amore e morte si intrec- ma e Zanzotto? Da tutte e tre le pellicole tratte da suoi testi ciano perfettamente nel testo e fu per un for- E lei medesimo infine in che rapporto si Bassani rimane lontano, avulso: non è sua la tunato caso - un caso divenuto destino – che sente mano ‘sceneggiatrice’ e lui disconosce allora Giorgio Bassani, lo disvelò al pubblico mentre col Boccaccio? le paternità filmiche; pretende la dicitura ‘li- era editor alla Feltrinelli e lo fece dare alle beramente tratto’, perché vive quel tramanda- stampe. Quel caso andato oltre al primo dinie- Questo è all’incirca ciò che mi chiedono re da carta a film come un tradimento (d’al- go di altre due importanti case editrici nazio- non pochi importanti tronde, tradére = tradire), però tramandato, nali, nella figura di Elio Vittorini, un altro cervelli in giro come se niente almeno alle future generazioni. Ma la sua eti- grande siciliano che non aveva voluto accetta- fosse talché più morto che vivo delle due l’u- ca, la sua onestà intellettuale non glielo per- re la grandezza di un suo conterraneo, met- na o di mettono - ancora una volta l’intelligére, il capi- tendolo subito in disparte, che per davvero di- botto li abbraccio ovvero spezzato re, il voler arrivare fino in fondo non gli venne destino: Giorgio Bassani, come già giusto a metà da una gran consentono che una vita senza falsità, senza sottolineato più sopra, era aduso al linguag- tosse fronte ai ginocchi ho cura di coprirmi compromessi: Il poeta dice sempre la verità - am- gio letterario e critico e ben conosceva la dop- ben bene moniva. Anche le sue radici, la sua lingua in pia grafia del linguaggio cinematografico - con entrambi le mani il viso qualche modo madre - quella dialettale ferra- quella che gli fece prendere le distanze da De Ecco quanto carissimo però per dirla rese - non fu da lui disdegnata, una sorta di Sica a causa della sceneggiatura non sua del col vecchio Griso è dura ulteriore onestà linguistica, pur applicata con Giardino – ‘riconoscendola’ subito nel libro di pudore, sommessamente. “Il vero cittadino fer- Tomasi. Ed ostico, inquieto e faticoso è il rarese (anche quelli dei ceti più alti, n.d.r.) – rapporto che continua da vero intellet- soleva dire – si esprime in italiano, ma ter- tuale a mantenere tra letteratura e cine- mina ogni suo ragionamento con una frase in ma. Vero è che con il termine intellettua- lingua dialettale, per rafforzare quanto vuole le si rischia, in realtà, di esser riduttivi: esprimere”. Ed una parola nella lingua Bassani lo fu per davvero, precorrendo i gergale ferrarese di grande forza, musa- suoi tempi come altri grandi che lo ave- re (ceffi, in lingua italiana, n.d.r.) appare vano preceduto - uno dei suoi maestri proprio in quella poesia con cui si è ini- bolognesi, ad esempio, fu Roberto Lon- ziato questo pezzo Campus (dalla raccol- ghi - o seguìto e, addirittura, da lui ‘sco- ta In gran segreto, Milano, Mondadori, perti’, come fu per Pasolini, poi suo ami- 1978), a stigmatizzare l’insipiente qua- co e sodale, ma pure critico feroce. A lunquistica ignoranza di chi considera la Pasolini, già scrittore e poeta in lingua vera cultura cosa di poco conto. Con essa italiana e nella lingua dialettale della ma- Bassani si rivolge a Mario che altri non è dre furlana, Susanna Colussi, fu fatto di che l’amico e sodale Mario Soldati, noto- introdurre, da Giorgio Bassani, già buon riamente un ‘innamorato’ del territorio conoscitore di entrambe, quella visiva: lo pre- Cinque storie ferraresi, che gli valsero il Premio ferrarese. In Campus è pure ricordato – ancora sentò ad un altro cineasta ferrarese, Floresta- Strega e due anni più tardi diede alle stampe shakespearianamente caso, destino? - un al- no Vancini, anche lui agli esordi, divenendo Gli occhiali d’oro, portato sullo schermo, nel tro grande Ferrarese, Michelangelo Antonio- suo collaboratore per la stesura cinematogra- 1987 da Giuliano Montaldo. Ma il successo ar- ni: letteratura, cinema e dialetto, tre sfaccet- fica de La lunga notte del ‘43, film tratto da una riva nel 1962 con il già citato Il giardino dei Fin- tature care ad una stessa grande personalità, delle Cinque storie ferraresi dello stesso Bassani, zi-Contini, romanzo di formazione scritto quella di Giorgio Bassani. ad inizio anni Sessanta. Nel 1956 pubblicò le all’Hotel Le Najadi di Santa Marinella. L’opera Maria Cristina Nascosi Sandri 26 [email protected] Associazionismo Nazionale di Cultura Cinematografica L’Assemblea Nazionale CGS 2019 a Cagliari SpettAttori – Non stare a guardare, entra in scena Si terrà a Cagliari il 6 e 7 aprile 2019 l’Assem- Buon lavoro CGS blea Nazionale dei CGS (Cinecircoli Gio- Diari di Cineclub esprime i migliori auguri di buon lavoro per la prossima Assemblea Nazio- vanili Socioculturali), nale, nel contempo ci è gradito augurarvi il miglior successo per il lavoro che vi siete assunti, associazione di cultu- volto a salvaguardare i valori della storia e dell’impegno solidaristico del cattolicesimo de- mocratico nell’ambito dell’Associazionismo di Cultura Cinematografica. Cristiano Tanas ra cinematografica fondata nel 1967 come Un cordiale saluto a tutte le amiche e amici dei Cinecircoli Giovanili Socioculturali. espressione del carisma salesiano nel mondo Angelo Tantaro - direttore DdC della comunicazione. Lo slogan scelto per quest’anno (SpettAttori – Non stare a guarda- re, entra in scena), si inserisce nel tema for- mativo “Io sono una Missione #perlavitade- glialtri”, che pone il giovane al centro del percorso educativo come vero attore protago- nista, in un’ottica di servizio responsabile: io non solo “ho” una missione da compiere in questo mondo, ma “sono” una missione; noi non condividiamo una missione da fare, ma “siamo” missione. Adulti e giovani non sono così semplici destinatari della missione asso- ciativa, ma sono soggetti attivi nel contribuire alla crescita della società. L’appuntamento as- sociativo prevede una parte istituzionale, nel- la quale si terrà anche l’assemblea straordina- ria per l’adeguamento dello statuto alla recente riforma del Terzo Settore, e una ses- sione formativa e culturale, che si aprirà con una riflessione a cura di mons. Giulio Maded- du, giornalista e direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Ca- gliari, sul tema “Giovani e comunicazione”, al- la luce del documento finale del recente Sino- do dei Vescovi. Ci sarà spazio anche per la presentazione di alcuni cortometraggi pro- dotti da giovani filmaker, alla presenza degli autori, ai fini della loro conoscenza e promo- zione nel circuito CGS.Inoltre, i rappresen- tanti dei Circoli provenienti da diverse Regio- ni d’Italia, saranno guidati alla scoperta della città di Cagliari, attraverso una passeggiata culturale per le vie del centro, e non manche- ranno certamente i sapori delle specialità sar- de. L’Associazione CGS, da sempre dedita alla promozione della cultura cinematograficacon e per i giovani, conta in Sardegna ben cinque circoli locali, impegnati anche nel settore del- lo spettacolo dal vivo (teatro e musica), che animeranno in particolare la serata di sabato 6 aprile presso il salone della Parrocchia – Oratorio San Paolo, uno dei principali centri di aggregazione della città. Il manifesto dell’e- vento racchiude in sé i significati dell’incon- tro: una sala cinematografica con le poltronci- ne rosse, un fenicottero rosa e il profilo della Sella del Diavolo, marchi distintivi della città di Cagliari, su cui campeggia il titolo dell’as- semblea, a richiamare ancora una volta il pro- tagonismo degli “SpettAttori” nell’Associazio- ne CGS. Cristiano Tanas C.G.S. CNOS - CIOFS Cinecircoli Giovanili Socioculturali 27 n. 71 ‘Eminas “La scrittura non deve storia dell’arte in qualsiasi forma di rappre- arrivare dall’esterno, è sentazione. Dai graffiti al digitale passando una sorta di ingiun- per tutte le magnificenze scultoree, pittoriche zione interna. Si scri- e di scrittura letteraria. Ultimo e primo viene ve sempre, si ha in sé il cinema. Dicevamo lo scorso 8 marzo alla Lu- una specie di luogo, di te-Unitre di Nuoro che non avrebbe ragione ombra, dove finisce tut- di esistere un cinema senza la presenza della to, dove l’integralità del donna. Il femminino, l’idea della donna, il Natalino Piras vissuto s’ammassa, si corpo della donna, l’idea del cinema come accumula. Rappresen- donna. Alla Lute abbiamo messo come centro ta la materia prima dello scritto, la miniera di del discorso e come filo della narrazione, pen- tutto ciò che si scrive. Questa zona d’oblio è lo sando a Le Camion di Marguerite Duras, il scritto non scritto: la scrittura stessa”. Mar- film Il sale della terra (The Salt of the Eart, 1953) guerite Duras, Le Camion (1977), intervista con di Herbert J. Biberman che fu uno dei dieci di Michelle Porte. Lo si legge nel libro Sequenza Hollywood, inquisito dal maccartismo al tem- segreta. Le donne e il cinema a cura di Piera De- po della caccia alle streghe comuniste. Diver- tassis e Giovanna Grignaffini pubblicato da se e tutte attendibili le ragioni di questa scel- Feltrinelli agli inizi degli Ottanta. Le Camion ta. C’è il fatto della censura che “l’idea di per dire in una specie di lunga intervista di un cinema come donna” richiama quasi come un film mai fatto. Interpreti la stessa Duras e fatto naturale. The Salt of the Eart in Italia è Gérard Depardieu. Il camion, elemento miti- uscito cinque anni dopo, nel 1958, con il titolo co di narrazione dalla pentalogia andina di western Sfida a Silver City: ben lontano dall’e- Manuel Scorza ai racconti che contiene lo vangelico vos estis salis terrae, così Gesù invia i scassato 42 di Ira ‘e Deus delle nostre parti, a discepoli, in ogni parte del mondo conosciuto confine tra Barbagia, Goceano e Logudoro, che reca sul becco un ramoscello d’olivo per e no, a predicare e diffondere la buona novel- nel segno della donna. Come una cantatrice. annunciare che il diluvio è finito. Come, dice- la. Il produttore del film di Biberman rimasto Come se fosse Marguerite Duras, francese e va un poeta della mia generazione perduta, sempre sposato con l’attrice Gale Sonderga- insieme indocinese e di qualsiasi altra latitu- lost generation, “brani di festa insensata don- ard (come il suo amico massimo sceneggiato- dine a raccontare, a scrivere, a fare cinema. na”. La donna, dice Raymond Bellour nel libro re di Hollywood Dalton Trumbo con Cleo Beth Nel segno della donna che è, come contesto e Il Western, ancora Feltrinelli nell’edizione ita- Ficher) si chiamava Paul Jarrico. Tutta gente come misura stilistica, la presenza del fem- liana, anni Settanta, è Teogonia: il mito della delle liste nere al tempo del maccartismo. Più minino, “la miniera di tutto ciò che si scrive”. madre generatrice di Dio. Il referente potreb- erano belli e intelligenti e migliori, più erano I cerchi concentrici che dalla donna partono e be essere My Darling Clementine (1946), titolo brujas e brujos. Una condizione del corpo alla donna come presenza ritornano. Sia che originale del film di John Ford fidaS infernale, dell’eretico e più del femminino come corpo e parli o scriva in francese, in indocinese, in ita- quella all’O.K. Corral: l’inizio e la fine del West anima da bruciare, da mettere al rogo. La rea- liano o in sardo o in qualsiasi altra variante come epopea e come mito, appunto Teogonia, lizzazione del film, nel 1953, subì molti e gravi della comunicazione di sé e all’altro da sé. Ira che ha la narrazione omerica come ‘e Deus era un segno di memoria. A Chento- archetipo. Oppure Lolly Madonna mines ricordavano su mezzu come il camion (la mia coetanea Season Hubley) de per antonomasia. Ira ‘e Deus: stesso nome La terra si tinse si rosso (The Lolly-Ma- macchina e guidatore, entrambi pericolosi. Il donna War, 1973, di Richard C. Sara- camion era un 42 antidiluviano e quando ces- fian dall’omonimo romanzo, 1969, sava di rombare e saettare a capofitto per folli di Sue Grafton) dove nel nome di curve, risalito alle plaghe di superficie dentro una donna si combatte per la pro- la foresta, finalmente fermatosi, era quel che prietà della terra e del territorio. Un era. Presentava ruote perennemente consu- capolavoro misconosciuto con tan- mate, copertoni che da tempo avevano perso te metafore di guerra, quella del la sagomatura. La cabina sembrava una civet- Vietnam compresa. Avevo scelto ta posata sul davanti da cui dipartivano spon- questo film, contemporaneo a Lan- “Il sale della terra” The Salt of the Eart (1953) di Herbert J. Biberman de di legno roso e rabberciato, tavole tenute cillotto e Ginevra (Lancelot du Lac, 1973) capola- ritardi perché ostacolato proprio dal maccar- da strisce di vernice indurita. I chiodi sporge- voro altrettanto misconosciuto di Robert Bres- tismo. Non è un western anche se ambientato vano a capocchia, martellati storti sul legno. E son (sintomatico che Ginevra-Laura Duke in luoghi western (e il western è un grande ge- giù altri strati di rossa vernice di fuoco striata Condominas sia coetanea di Season Hubley e nere cinematografico). Narra di uno sciopero a verde come un uccellastro di inquietante fia- mia) come referente e come chiave di volta di minatori messicani e indiani a Silver City, ba. Ma pure come araba fenice. Come colomba quando nei lontani anni Ottanta iniziai a scri- nel Nuovo Messico. I mineros fanno picchet- vere il romanzo La mamma del sole. Là tutto taggio di fronte al luogo del loro sfruttamen- è tessuto e tramato dalla presenza della to, l’imbocco verso le viscere della terra, il loro donna. Una Laura Valdes che ha Lolly-Ma- stesso lavoro. Li arrestano. Saranno allora le donna come archetipo e tante, a coro con- loro donne, mogli e madri, a prendere il loro trario, “piissime e ottuse attitatoras”, prefi- posto, a proseguire lo sciopero. Altre donne. che, che godono nella presenza e nella Altro spettacolo, però da oscurare. L’Fbi espul- rappresentazione della morte, davanti a se dagli Stati Uniti l’attrice messicana Rosa- tanti corpi di figli e padri e mariti e nemici ria Revueltas che si era prestata a dare corpo e uccisi. Il rovescio della Madonna ai piedi volto a una delle combattive scioperanti. Mi della Croce e della Pietà. ‘Eminas in sardo piace, a proposito del Sale della terra, riportare vuol dire donne e la loro presenza nel cine- uno scambio di battute su fb con il nostro Marco ma è indispensabile. Come lo è stato nella segue a pag. successiva “My Darling Clementine” (1946) di John Ford 28 [email protected]

segue da pag. precedente giovane è una delle streghe presunte, una vit- Asunis. Dice Marco: “Del film arrivò una pel- tima, la stessa Signoret che da donna matura licola a 16 mm in Cineteca Sarda grazie a Fa- interpreterà una combattente della Resisten- bio Masala. Impressionante è stato l’utilizzo za, il terribile quotidiano di quanti si oppose- di questo film negli anni 70/80 nei circoli del ro al nazifascismo che si uccidevano a vicenda cinema, nel sindacato, nelle sezioni di partito pur di non cadere in mano al nemico, nell’al- e nelle realtà associazionistiche sarde più in tro misconosciuto capolavoro L’armata degli generale”. Gli ho risposto: “Ciao Marco, veris- eroi (L’Armée des ombres, 1969) di Jean-Pierre simo quanto tu dici. Noi, allora eravamo gio- Melville. è una rappresenta- vani, proiettammo il film e lo discutemmo in zione del femminino. Femminini è Vera Bara- un’aula scolastica a Lula, paese di miniera”. novskaja che interpreta La madre (Mat, 1926, Correva nei paesi vicini a Lula la diceria che le tratto dall’omonimo romanzo, 1906, di Mak- donne della miniera fossero come una tale Pa- sim Gork’ki) di Vsevolod Pudovkin al tempo tata di Bitti, cantata dalla lingua acuta del po- della rivoluzione sovietica e che tanto somi- eta Remunnu ‘e Locu. Patata non godeva buo- glia alle madri deleddiane. Eleonora Duse che na fama al suo paese, suddiviso in caste, interpreta una delle madri della scrittrice perché lei donna era andata a lavorare alla mi- nuorese è la madre, alma mater e mama comen- na lulese. In miniera il lavoro delle donne era te emina chi tottu potet, tutto può, tottu ischit e pesante come quello degli uomini. Erano im- tottu amat, tutto sa è tutto ama, una costante piegate nella cernita e nella lavatura del mine- nella narrazione della donna nel cinema. Ma- rale. Trasportavano carichi. A volte cucinava- ma de dolore. La madre dell’ucciso (inevitabile il no. Nel 1987, Piero d’Onofrio e Fabio Vannini richiamo alla scultura di Francesco Ciusa) e realizzarono Noistottus, un documentario am- del tormentato, di chi espia, espiante, tutta bientato nelle miniere dell’Iglesiente con in una vita, lei stessa. Non c’è film, in qualsiasi chiusura alcune testimonianze di donne lule- epoca, in qualsiasi latitudine, dove non ci sia si, la loro esperienza de sa mina. Quasi nello una madre come principio e come fine. Teo- stesso periodo, Maria Teresa Rosu, biblioteca- gonia diciamo ancora, la mater come princi- ria comunale, intervistò due anziane che ave- pio di Dio. Deus est perché c’è una madre che lo vano lavorato in miniera: Erminia Cimino e ha generato. Athom Mother Earth (1970), come Nennedda Chessa che allora avevano entram- in uno dei primi 33 giri dei Pink Floyd. Mama be superato gli ottanta. Ne viene fuori uno est sale de sa terra: tutto torna all’umano, alla straordinario spaccato ambientale e antropo- storia, al fatto che ciascuna madre vive e com- logico, fatto di lavoranti e caporales, uomini e batte, quotidianamente, per la dignità dei fi- donne. Nennedda Chessa era figlia di una gli. Dice il tutto e il particolare. Il tutto come guardia giurata della miniera e andava a ve- guerra e il particolare come un altro femmini- dere “uve ini lavorande sas lavoratores”, dove no. Nella Grande guerra (1959) di Mario Moni- lavoravano le lavoratrici. C’erano sas capora- celli, il fante siciliano Salvatore Nicotra (lo in- les, ce ne erano quattro e c’erano le altre che terpreta il sardo Tiberio Murgia) è uno dei frantumavano il minerale con un martello. Lo tanti fidanzati di Francesca Bertini, diva del raccoglievano a mucchi, riempivano sas sac- chettas e facevano la spedizione. Altre donne invece purgavano il minerale: lo pestavano, lo lavavano. “Chimbe o ses abbas”, per cinque o sei volte. C’era “custu crivellu”, una specie di setaccio, che scendeva e risaliva da un vasco- ne, “comente una barza”, come dentro una del Goceano, per diverse legislature. “Le don- pozza. Il racconto di Nennedda serve a forma- ne di Anela nel 1945 e nel 1950 avevano occupa- re l’atlante geografico e storico della mina lu- to le terre incolte. Il 10 marzo 1950 ne furono lese: Guglielmina, Santa Barbara, Puthu Ro- arrestate 7. Erano e sono orgoglio del paese. manu, S’Aspiddagliu, Lunzineddu, Eneghes. Da sindaco di Anela avevo organizzato un “Conoscenza carnale” Carnal Knowledge (1971) d Quando lei era ragazza ci lavoravano 50, 60 convegno regionale di studi su questo fatto Mike Nichols donne. Lulesi, di Orune, di Bitti, e campidane- storico”. Il sale della terra dell’ 8 marzo a Nuoro sas. “Sa miniera prima it bella” ricorda tzia sono state due ore intense dove la continuata muto, fidanzata d’Italia per propaganda belli- Nennedda, “vene cumposta”. Come un senso apertura di testi e ipertesti, di cronache come ca. A Nicola Arigliano che questo gli fa notare di armonia nonostante la pesantezza del lavo- in presa diretta e meta-metastoria e meta-let- così risponde, in siciliano stretto, Salvatore ro, le stesse ore per uomini e donne. È il pas- teratura hanno spaziato dai film tratti dai ro- Nicotra: “donna Francesca Bertini onoratissi- sato quello che conta, non l’oggi: “como chi sa manzi di Grazia Deledda (Cenere, 1916, il ro- ma iè”. Ma il femminino resta Candice Bergen miniera est in d’una galleria”, adesso che la manzo è del 1904, di Febo Mari, al tempo del di Conoscenza carnale (Carnal Knowledge, 1971) miniera è solo galleria. Prima, nella giovinez- muto, l’unico film interpretato da Eleonora di Mike Nichols, lo stesso regista del Laureato za di Nennedda, a Sos Enattos, lo spiazzo del- Duse a La madre, 1919, diventato Proibito, 1954, (The Graduate, 1966) dove Mrs. Robinson, indi- le baracche aveva la dimensione familiare de di Mario Monicelli) alle Vergini di Salem (Les menticabile Anne Bancroft è il femminino più sa corte. Chiede Maria Teresa: “Accanto alla sorcieres de Salem, 1957, di Raymond Rouleau) femminino di tutti. Mrs Robinson come fa da fatica c’era anche la gioia della festa?” Rispon- tratto dal Crogiuolo (The Crucible, lo stesso 1953 traccia musicale nel finale del film e come la de Nennedda: “Non nde sentiana, vatica, non di The Salt of the Eart) di Arthur Miller che è rendono Simon&Garfunkel è un canto insie- nde sentiana”. In quello spiazzo pure si balla- stato anche marito di Marylin Monroe. Il cro- me struggente e sovversivo, la stessa valenza, va, qualche volta, e sa caporale avvertiva in po- giuolo è la messa in scena di una fatto di presunta per quanto attiene molte rappresentazioni esia le altre: che non coltivassero illusioni. Nel stregoneria nel del Seicento, ci fu- del femminino, di Bella ciao. Così sostiene Il dibattito su fb si è aggiunto Tonino Dettori, rono roghi e forche, di quanto come maccartismo sale della terra. mio coetaneo, che fu sindaco di Anela, paese toccò anche ad Arthur Miller. Simone Signoret Natalino Piras 29 n. 71 The other side of the wind - Il testamento di Orson Welles su Netflix Orson Welles aveva ad opera dei mille giornalisti e critici orbitanti (Peter Bogdanovitch) e, sul far della stessa se- cinquantacinque anni attorno ad Hannaford, da John Dale (Bob ra, durante il party in grande stile, organizza- quando, nel 1970, si im- Random), giovane attore protagonista del suo to per il suo compleanno. Gli eventi, appunto, barcò nella produzione ultimo film:The other side of the wind. La morte, si svolgono nell’arco di una giornata. Il film di del film The other side of il senso dell’incompiuto, lo squilibrio esisten- Welles possiede, dunque, un peculiare carat- the wind che avrebbe ziale dell’uomo e dell’artista, si congiungono tere tridimensionale, caratterizzato dal conti- Giorgia Bruni dovuto sancire il suo abilmente rendendo Hannaford, sia pure con nuo intrecciarsi delle dimensioni: alla dina- ritorno a Hollywood. La produzione subì varie le dovute distanze, un personaggio simile e – mica del film nel e durante il film, si aggiunge interruzioni per ragioni economiche e si pro- forse - complementare a Guido: alter ego di la cornice del documentario fasullo, realizza- trasse fino al 1976. Per le medesime - motiva Federico Fellini in 8½, cui prestò il volto Mar- to anni dopo da un personaggio ambivalente: zioni, il montaggio fu iniziato solamente – e cello Mastroianni. Dale, nella finzione, sostie- reale e scenico al contempo. Anche il tempo è in maniera discontinua – negli anni ottanta. ne di riaprire il doloroso capitolo della morte triplice: il giorno della morte di J.J. Hannaford Nel 1985, però, la morte del è accostato alle pizze di gi- regista lascia in eredità un rato del suo film ed - en materiale caotico, in stato trambi i parametri sosta- ancora selvaggio, troncato no, parallelamente, sul in fieri e rispondente a circa sostrato di un indetermi- cento ore di girato, quaran- nato “dopo” la cui sola indi- tacinque miseri minuti di cazione si riduce alla sta- montato e innumerevoli an- gione estiva. Welles notazioni e appunti. La sce- sembra riuscire nell’ambi- neggiatura, scritta da Wel- ziosa operazione di de- les con la collaborazione frammentazione dell’io, dell’ultima compagna, Oja scindendosi in molteplici e Kodar, affronta una com- anonime persone/fanta- plessa rosa di tematiche fra sma per ricucire – sotto cui emergono prepotente- mentite spoglie – le fila mente il rapporto tra crea- dell’epilogo di un uomo da tore-regista e creatura-atto- un imprecisato numero di re, la crisi del creatore, angolazioni che, d’altro l’omosessualità tardiva ma canto, fanno capo sempre e ancorata alla creazione arti- solo alla sua. Ma Welles po- stica. I conflitti tra la Kodar trebbe aver fatto confluire e la figlia del regista, Beatri- parte di sè anche nello stes- ce Welles, per i diritti dell’o- so personaggio di Hanna- pera, contribuirono alla sta- ford. John Huston, infatti, si del progetto che, dopo la vestì i panni di un cineasta scomparsa di Welles, rima- di fama e prestigio mon- se bloccato tra Stati Uniti e diali – durante la festa ver- Francia passando per l’Iran. rà addirittura definito il The other side of the wind riu- Murnau del cinema ameri- scì a vedere la luce, grazie cano e l’Hemingway della all’intervento economico, do- settima arte – precipitato, po la definitiva intromissio- seppur riesca a mascherare ne del colosso Netflix che il proprio stato d’animo, in acquistò i diritti di distribu- una crisi artistica e perso- zione conditio sine qua non nale: l’attore protagonista, per far estrarre, dall’ingente Dale, lo ha abbandonato blocco di marmo, una for- durante le riprese e, per di ma vitale nella speranza che più, l’ha ingannato men- potesse essere il più aderen- tendo sulle sue reali origi- te possibile a quella che ni. Il film, nel frattempo, Welles avrebbe plasmato, se non ha un copione e, gior- avesse avuto la possibilità di no dopo giorno, le scene – completare il suo ultimo estreme, provocatorie e ca- film. Peter Bogdanovitch, late nel pieno clima degli che aveva lavorato come attore nel film, lavorò del regista solo “molte estati dopo” la sua di- anni settanta – vengono improvvisate. Tra un all’edizione. ‘Questo è un tentativo di onorare partita, a causa delle ombre che i fatti avreb- drink e l’altro, il bukowskiano regista, accen- e completare la sua visione’ è la frase di chiu- bero gettato immediatamente su di lui. Gli na ironicamente al rapporto tra Dio, discepo- sura dei titoli di testa. La storia ripercorre l’ul- spezzoni di girato dell’ultimo film di Hanna- li, apostoli e accoliti trasferendo le categorie timo giorno di vita di un celebre regista, J.J. ford si intersecano immediatamente con la ri- del sacro al mondo dell’arte dove chi crea può Hannaford – interpretato da John Huston – costruzione delle immagini “vere” che ritrag- rischiare anche di essere mortalmente tradi- scomparso la sera del suo compleanno, attra- gono l’anziano cineasta dapprima sul set, to. verso l’espediente del falso documentario, re- durante l’ultimo ciak della giornata, poi in au- alizzato grazie all’unione delle svariate riprese to a fianco del fedelissimo Brooks Otterlake Giorgia Bruni

30 [email protected] 69. Berlinale 2019: qualità diversa, ma importanti echi del disagio contemporaneo, nei vincitori dei premi principali Orso d’Oro per il miglior film a “Synonymes”, di Nadav Lapid e Orso d’Argento, Gran Premio della Giuria, a “Grace à Dieu”, di François Ozon La 69. Berlinale, svolta- ventenne ebreo, che giunge a Parigi, fuggen- militarista israeliano e offre la grossolana pa- si dal 7 al 17 febbraio, do da Israele, dopo il servizio militare nelle rodia degli stereotipi parigini, con la sugge- ha comprovato il fatto forze speciali, e rifiutandone il nazionalismo, stione di un improbabile triangolo amoroso di essere il più impor- il modello di società e la lingua. Ê deciso a ri- che, in qualche modo, sembra la pessima imi- tante Festival interna- fiutare la sua identità ebraica e israeliana e a tazione di quello di Jules e Jim (1962), di François zionale del mondo co- integrarsi nel nuovo Paese e inizia a parlare Truffaut, trasposto nel nuovo millennio. È Giovanni Ottone me affluenza di pubblico, solo la lingua francese, essendo affascinato un’opera viscerale e spesso più criptica e ambi- con circa 340.000 ingressi nella cinquantina di sa- dalle parole e tormentato dai sinonimi. Entra- valente che stratificata e complessa, che oscilla le in cui si svolgono le proiezioni dei circa 350 to in contatto con due coetanei, ricchi borghe- tra il cinema nevrotico, concitato e ricco di ci- film (oltre 200 premières mondiali e decine di si, l’ambiguo Emile (Quentin Dolmaire), aspi- tazioni letterarie a sproposito di Andrzej Zu- anteprime internazionali), tra cortometraggi rante scrittore e filosofo, che lo concupisce, e lavski e la rappresentazione autocompiaciuta e lungometraggi, feature films e documenta- la provocante e fedifraga Caroline (Louise e pseudopoetica dei giovani radical chic pari- ri, presentati in tutte le sezioni. Ha inoltre ri- Chevillotte), che suona l’oboe e che diventa la gini, immaturi, saccenti e “tormentati” di The confermato una tradizione storica di impe- sua amante, Yoav si lancia in un vagabondag- dreamers (2003), di Bernardo Bertulucci, ma gno e di qualità, presentando alcune che sconfina anche nella mediocre- ec opere che affrontano temi di grande at- centricità, nelle invenzioni surreali e nel tualità e di impegno civile, ma anche film disordine comico dell’ingannevole Toni che trattano in termini nuovi l’identità Ederman (2016), di Maren Ade, e nell’ar- individuale, il disagio all’interno dei rap- tificiosità fragile, verbosa, compulsiva, porti di coppia e nella famiglia e le rela- grossolana, e disonesta verso lo spetta- zioni sociali. Inoltre ha promosso diversi tore, di Jeune femme (2017), di Léonor giovani autori esordienti di talento. Si è Serraille. trattato dell’ultima edizione a cura del te- L’Orso d’Argento, Gran Premio della desco Dieter Kosslick, Direttore Artistico Giuria, è stato meritatamente attribuito del Festival per 19 anni, a partire dal 2001: a Grace à Dieu (By the Grace of God), del verrà sostituito dall’italiano Carlo Cha- francese François Ozon, uno fra i miglio- trian, già Direttore Artistico del Festival ri film del Concorso. Si tratta di un’opera di Locarno dal 2012 al 2018. La giuria della drammatica costruita con estrema meti- Competizione Ufficiale, presieduta dalla colosità e realismo, molto controllata e nota attrice francese e Orso d’Oro a “Synonymes (Synonyms)”, di Nadav Lapid stratificata nella scrittura, nella messa composta dal regista Sebastián Lelio, dall’attri- gio errante nella città, costellato da una serie in scena e nella caratterizzazione del contesto ce Sandra Hüller, dall’attrice e produttrice Tru- di rocambolesche e assurde avventure e da sociale e culturale e dei personaggi: un affre- di Styler, dal programmatore Rajendra Roy e continui capovolgimenti. Con la contraddi- sco corale in cui il dolore e la personalità dei dal critico Justin Chang, ha conferito i premi zione di ritrovarsi a lavorare come addetto al- singoli protagonisti sono ben differenziati e principali ad alcuni dei film più rappresenta- la security nell’ambasciata israeliana di Pari- mai omologati. Un film di ampio respiro, evo- tivi di precise qualità autoriali, estetiche e gi, a contatto con improbabili agenti segreti cativo e didascalico nel senso migliore del ter- narrative. Invece ha purtroppo escluso dai alle prese con l’antisemitismo endemico in mine. Non è affatto una fredda inchiesta do- premi due film meritevoli, secondo il nostro Francia. Durante questo percorso Yoav viene cumentaristica, evita l’atto d’accusa convenzionale giudizio: Kiz kardeşler (A Tale of Three Sisters), costantemente ostacolato e frustrato dalla bu- e il sensazionalismo e mette a fuoco la sostanza, del turco Emin Alper e Gospod postoi, imeto i’ e rocrazia e dall’ipocrisia e deve fare i conti con la fallacità e la profanazione dei valori della fe- Petrunija (God Exists, Her Name is Petrunija), il malcelato razzismo di alcuni fra i francesi de e del sacro e le sfaccettature della natura della macedone Teona Strugar Mitevska. che incontra. Fino alla sua repentina presa di umana. Ozon ricostruisce uno scandaloso e L’Orso d’Oro è andato a Synonymes (Synonyms), coscienza di essere condannato a un limbo, clamoroso fatto di cronaca che ha scosso l’opi- terzo lungometraggio dell’israeliano Nadav avendo abbandonato Israele ed ritrovandosi nione pubblica e la Chiesa cattolica in Fran- Lapid. Il regista è autore di due film di buon escluso e marginalizzato in Francia, e alla “il- cia: il caso di Padre Bernard Preynat, un prete livello: Ha - shoter (Policeman) (2011), un dram- luminazione” circa la similarità di toni retori- oggi settantenne che ha compiuto abusi ses- ma - thriller duro e incisivo che mette a fuoco ci tra i due inni nazionali, quello francese, “La suali su almeno 70 ragazzini, chierichetti e le contraddizioni della lotta al terrorismo in Marsigliese”, e quello israeliano, “Ha Tikvah”. scout, a partire dagli anni ’70. Un religioso Israele e la crisi di identità di un soldato mem- Con la sottolineatura didascalica dell’immagi- protetto dal cardinale e arcivescovo Philippe bro di un’unità di élite dell’esercito; Haganenet ne finale del corpo di Yoav che sbatte contro Xavier Ignace Barbarin, che sovraintende la (The Kindergarten Teacher) (2014), un dramma una porta chiusa che non cede. Nadav Lapid, diocesi di Lione, il quale, pur a conoscenza dei ambizioso e inquietante che offre, con un ap- che in effetti vive tra Israele e la Francia, ha at- fatti ammessi dallo stesso religioso, non l’ha proccio freddo e distaccato, il ritratto di una tinto, verosimilmente con sincerità e con rab- mai veramente sospeso dalle funzioni e dai patologia comportamentale al femminile, bia ”politica”, a esperienze autobiografiche. contatti con bambini e adolescenti. L’affaire è suggerendo che sia connessa a una più ampia Tuttavia propone un personaggio del tutto giunto al processo penale, con una prima sen- problematica di malessere contemporaneo in contraddittorio, con l’io diviso, né genuina- tenza attesa nel corso della primavera 2019. Israele. Synonymes, al contrario, è una com- mente tragico, né realmente farsesco, calato Ozon racconta la vicenda attraverso le traiet- media drammatica molto pretenziosa e sup- in un caleidoscopio frenetico, destrutturato e torie di tre personaggi principali e di altri se- ponente, giocata su paradossi bislacchi e su frammentato. Synonymes punta sul linguag- condari, abitanti a Lione e oggi quarantenni, banali provocazioni, culturali e sessuali, a tratti gio del corpo, con fiammate slapstick e molti cli- vittime del prete pedofilo quando erano ado- davvero fastidiosa e noiosa. Racconta la para- chés, mette sotto accusa, in modo confuso e vel- lescenti. Alexandre Guérn (Melvil Poupaud) è bola esistenziale di Yoav (Tom Mercier), un leitario, l’appartenenza all’ebraismo e il machismo segue a pag. successiva 31 n. 71

segue da pag. precedente Ozon costruisce una trama in chiaroscuro, ca- coppia sposata di avere un unico figlio, la de- un alto funzionario di banca, agiato e posato ratterizzata da insicurezze e dubbi, in perfet- nuncia e la obbliga ad abortire. Per superare il borghese, cattolico credente e praticante, spo- ta coerenza con il suo cinema in cui prevalgo- gravissimo trauma, Liu Yaoyun e Wang Liyun sato e padre di cinque figli. François Debord no l’ambiguità, l’ambivalenza e le complicazioni si trasferiscono in una città marittima della (Denis Ménochet) è un informatico, piccolo della sessualità negli adulti e negli adolescenti, provincia di Fujian, nel sud del Paese, e adot- borghese, sanguigno e diventato ateo, mentre le relazioni o le non relazioni tra membri reali tano un orfano, dandogli il nome di Liu Xing Emmanuel Thomassin (Swann Arlaud), il più o immaginari della famiglia e quindi la sov- (Wang Yuan). Peraltro quest’ultimo, giunto ferito a causa degli abusi, svolge lavori occa- versione delle norme familiari e sociali. In all’età di 15 anni si rivela problematico e ribel- sionali e sconta una condizione economica e Grace à Dieu, come in molti tra i suoi film pre- le, non studia, è assuefatto al walkman e ai vi- psicologica complicata. Alexandre resta scon- cedenti, Ozon insiste sull’itinerario interiore deogames e infine compie un piccolo furto. volto quando scopre che Padre Bernard Prey- dei personaggi, che si confrontano con le diffi- Quando Liu Yaoyun lo rimprovera aspramen- nat, che lo aveva molestato quando era un boy coltà nell’affermare sé stessi, e nel combattere i te, il ragazzo fugge da casa. Passano molti an- scout, lavora ancora con ragazzi e bambini, propri demoni, in una società normalizzata e ni e, da un lato, Liu Yaoyun e Wang Liyun invec- non essendo mai stato sanzionato né tanto- oggettivamente repressiva. I suoi protagonisti chiano amaramente, lavorando stancamente meno condannato e estromesso dalla Chiesa. sono ancora una volta individui non perfetti e nel loro modesto negozio in cui riparano bici- I ricordi a lungo rimossi riaffiorano dolorosa- fragili, che si impegnano in un processo di clette, mentre, dall’altro lato, Shen Yingming mente. Quindi scrive all’arcivescovo Barbarin, metamorfosi, uscendo da una condizione di e Li Haiyan, si arricchiscono diventando che lo incontra e lo ascolta, ma che, nei fatti, (auto)repressione e di passività e proiettan- grandi possidenti grazie alle speculazioni im- non prende provvedimenti al riguardo. Allora dosi su un nuovo percorso esistenziale. mobiliari (sfruttando verosimilmente i privi- Alexandre inoltra una denuncia alla magistra- Di jiu tian chang (So Long, My Son), dell’affer- legi e le protezioni riservate ai membri del tura, documentando in forma circostanziata i mato regista cinese , ha otte- partito). Fino all’inverosimile e grottesco epi- crimini di pedofilia di Padre Preynat e, logo, quando Li Haiyan, tormentata dai nel 2016, inizia un’inchiesta della polizia. sensi di colpa, e prossima alla morte a Nel frattempo François e Emmanuel, an- causa di un cancro, ottiene che Liu Ya- ch’essi sconcertati dalla palese impunità oyun e Wang Liyun tornino a visitarla di Padre Preynat, dopo essersi incontrati nel luogo natio, divenuto una città mo- con altre vittime del prete, hanno costitu- derna quasi irriconoscibile per chi è sta- ito un’associazione e un sito, concepiti co- to assente per molti anni. La donna mo- me organizzazione di auto aiuto e di de- rente chiede e ottiene il loro perdono. E, nuncia, denominati “La parole libérée”. quando i due anziani coniugi, ormai L’associazione agita il caso, coinvolgendo rassegnati, stanno per tornare nella loro infine anche Alexandre. Ozon osserva e città, ricevono la telefonata del figliol descrive, con la giusta distanza, la vita at- prodigo, Liu Xing, che comunica di es- tuale, con contraddizioni e debolezze, e i Orso d’Argento, Gran Premio della Giuria “Grace à Dieu (By the Grace sere tornato con la fidanzata per vivere traumi del passato (attraverso diversi, of God) di François Ozon con loro, aiutandoli a gestire il negozio. forse troppi, flashback, evocativi delle Wang Xiaoshuai è autore di alcuni film molestie infantili subite, senza mai mostrar- nuto due premi: l’Orso d’Argento per la mi- significativi: Shi Qui Sui De Dan Che ( le), e i legami familiari dei tre protagonisti, il glior interpretazione femminile, assegnato a bycicle) (2001), la drammatica storia del con- loro processo decisionale per uscire allo sco- , e l’Orso d’Argento per la miglior in- fronto tra due adolescenti, sullo sfondo di perto e la battaglia per dichiarare pubblica- terpretazione maschile, attribuito a Wang Beijing dove i vecchi quartieri sono minaccia- mente la verità e per denunciare il silenzio Jingchun. Si tratta di un melodramma di tre ti dalla modernizzazione e dove le contraddi- colpevole e le protezioni dei vertici ecclesiasti- ore che, con una narrazione che percorre qua- zioni sociali sono diventate stridenti; Quing ci. Un percorso che comprende dapprima il si 30 anni, dal 1986 al 2011, costellata di fla- hong (Shanghai dreams) (2005), un malinconi- racconto di scambi epistolari tra Alexandre e shback e flashforward, innesti e inserzioni, co melodramma di derivazione autobiografi- il cardinale Barbarin e poi le confessioni dolo- propone l’itinerario esistenziale di due fami- ca, con una struttura narrativa classica, ri- rose delle vittime e i confronti tra loro e con i glie, facendo appello continuamente ai buoni guardante le problematiche in seno ad una loro familiari. Ne emerge un mosaico ricchis- sentimenti e fornendo una versione mistifi- famiglia, trasferitasi da Shanghai ad un vil- simo, senza eccessi retorici o pietistici, di dif- cante dell’epoca storica e del dolore e dell’op- laggio rurale durante la Rivoluzione Cultura- ferenti carature psicologiche e culturali e di pressione vissuti da milioni di persone a cau- le, quando all’inizio degli anni ’80 si prospetta interazioni sociali. In particolare risulta sor- sa delle scelte politiche e di coercizione la possibilità di tornare nella metropoli; Rizao prendente ed eccellente, in termini di cono- sociale del regime cinese. All’inizio della vi- Chongqing (Chongqing Blues) (2010), un dram- scenza e credibilità, la descrizione delle forme cenda Liu Yaoyun () e Wang ma - thriller in cui si evidenziano i fallimenti e dei rituali della comunità cattolica e, soprat- Liyun (Yong Mei), una coppia di trentenni, la- delle relazioni familiari e interpersonali, le tutto, del suo contesto più borghese, conser- vora in una fabbrica di una cittadina del nord ambiguità morali e i fraintendimenti sessuali, vatore, colto, riservato e formalista di Lione, della Cina. Nel 1994 sono schiantati da una nonché i meccanismi sociali conformisti e in cui si svolge la vita della famiglia di Alexan- tragedia assurda e incomprensibile: Xing mafiosi che, nella società cinese contempora- dre e dell’ovattata e ipocrita atmosfera nel pa- xing, il loro bambino di 8 anni, annega in un nea, provocano disagio, dolore ed esclusione; lazzo vescovile. Alcuni potrebbero essere sor- fiume mentre fa il bagno con altri ragazzini. I Chuang ru zhe (Red Amnesia) (2014), un retorico presi dal fatto che Ozon, noto per il talento, due sono molto legati a un’altra famiglia, co- melodramma - thriller psicologico, in cui un’an- l’ironia e il sarcasmo nel raccontare storie e stituita da Shen Yingming (Xu Cheng) and Li ziana vedova, dignitosa e ostinata, si ritrova ad personaggi, con felici e fantasiosi simbolismi, Haiyan (Ai Liya), essendo quest’ultima il su- essere perseguitata da vecchi colleghi, già gusto per la teatralità e raffinate provocazioni pervisore di Wang Liyun in fabbrica, e dal loro Guardie Rosse durante la Rivoluzione Cultu- e soluzioni estetiche, si sia misurato per la bambino Shen Hao, coetaneo di Xing xing, rale, animati da motivazioni meschine, dog- prima volta, con estrema misura e fluidità presente quando quest’ultimo era annegato e matiche e settarie. Purtroppo nel corso degli narrativa, con un fatto di cronaca. Grace à Dieu reticente sulla dinamica dello stesso. Nei mesi anni il cinema di Wang Xiaoshuai, sempre co- rispetta i fatti e riesce a manifestare impegno successivi, quando Wang Liyun rimane nuo- erentemente dedicato alle dinamiche familia- civile, ma mette in scena soprattutto, con sot- vamente incinta, Li Haiyan, fedele alla rigida ri nel corso del tempo, a confronto con le pro- tile empatia, una straordinaria disanima del do- direttiva del Partito Comunista per una piani- blematiche degli ultimi 50 anni della storia della lore delle vittime, tra sguardi, parole e silenzi. ficazione familiare basata sull’obbligo per ogni segue a pag. successiva 32 [email protected]

segue da pag. precedente e in cui la perdita di valori morali nella vita pagare il pizzo ai piccoli negozianti e ai ven- Cina, ha progressivamente accentuato le va- delle persone comporta conseguenze contro- ditori ambulanti del quartiere. Contempora- lenze didascaliche, mentre la caratterizzazio- verse e altamente drammatiche. neamente avviene il salto di qualità, dopo aver ne dei personaggi, e dei contesti passati e pre- L’Orso d’Argento per la migliore sceneggiatu- ottenuto un vero arsenale di armi da fuoco pe- senti in cui vivono, è diventata maggiormente ra è stato assegnato a Maurizio Braucci, Clau- santi da un anziano boss di un quartiere peri- stereotipata. Wang Xiaoshuai, insieme a dio Giovannesi e Roberto Saviano per La pa- ferico, bloccato agli arresti domiciliari (Renato Zhang Yuan, Lou Ye e altri, appartiene alla co- ranza dei bambini, di Claudio Giovannesi. Si Carpintieri), che appalta loro alcuni suoi affari. siddetta “Sesta Generazione” dei registi cinesi tratta dell’adattamento dell’omonimo roman- Diventano “una paranza”, ovvero una gruppo (quelli emersi dopo la tragedia del massacro zo di Roberto Saviano, pubblicato nel 2016: un armato giovanile, secondo il gergo camorri- di Piazza Tenanmen e osteggiati dal regime affresco ispirato alla realtà della nuova delin- stico che tramuta un vocabolo usato dai pe- alla fine degli anni ’90 a causa dei contenuti quenza giovanile napoletana, bande di adole- scatori per indicare quei pesci di piccole di- sociali dei loro film), ma So Long, My Son mo- scenti che cercano di sostituire i clan camorri- mensioni che, accecati e al contempo attratti stra purtroppo molti punti di contatto con stici colpiti dagli arresti della polizia. È un dalla intensa luce delle lampare, si staccano Fang hua (Youth) (2017), di Feng Xiaogang, dramma costruito come un romanzo di for- dal fondo del mare e salendo verso la superfi- opera molto lodata dal regime, caratterizzata mazione, con un’articolazione narrativa piut- cie vengono inesorabilmente intrappolati nel- dalla rappresentazione melodrammatica fal- tosto povera e costellata da incongruenze e pa- le reti dei pescatori. Non può mancare la storia sa, retorica e di maniera del travaglio e delle radossi, che denuncia una derivazione, senza d’amore tra Nicola e Letizia (Viviana Aprea), pene d’amore degli studenti cresciuti durante sostanziali novità, da molti film e serial televi- un’avvenente reginetta di bellezza, figlia di un la Rivoluzione Culturale e inseriti nella pizzaiolo dei Quartieri Spagnoli, con va- divisione artistica dell’esercito cinese nel canza romantica sulle spiagge del Gar- 1975. So Long, My Son ricostruisce con una gano. Fino ad un finale aperto e sospeso, certa cura il modo di vivere e i costumi che lascia immaginare un destino tragi- dell’epoca in cui lo stato cinese e il partito co, in tono dimesso, seppure non dida- erano controllati da Deng Xiaoping, ca- scalico. Claudio Giovannesi ha dimostra- ratterizzata da una cauta apertura al to la capacità di raccontare l’universo mondo capitalista occidentale e dalla pro- giovanile dei non garantiti, inseriti nei mozione dell’economia di mercato, gesti- quartieri periferici di Roma, tra quoti- ta dallo stato illiberale, e dei consumi, dianità incerta, disillusione, emargina- senza deflettere dallo stretto controllo zione e sogni di cambiamento, nei ri- sulla vita delle persone. Ma si tratta di svolti più intimi e contraddittori, al una sapiente rappresentazione scenogra- Orso d’argento per il miglior attore a WangJingchun con “Di jui tian netto di certi stereotipi, ponendosi dal- fica, mentre lo sguardo è distanziato e la chang” (So Long, My Son) la parte dei personaggi per catturarne le costruzione drammatica, nonostante la ricer- sivi realizzati negli ultimi anni e ispirati dal problematiche di identità e relazionali, le scel- cata composizione delle inquadrature e lo precedente romanzo di Saviano, “Gomorra”, te e le emozioni. Ne sono prova i suoi prece- sforzo stilistico naturalista, rafforzato dalle pubblicato nel 2006. La vicenda è ambientata denti cortometraggi e documentari e i lungo- qualità interpretative degli attori, non eviden- nei quartieri proletari del centro di Napoli nel metraggi, La casa sulle nuvole (2009), Alì dagli zia con chiarezza quanto le miserie e le soffe- 2006. Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, occhi azzurri (2012) e, soprattutto, Fiore (2016), un renze private dipendessero allora, e dipendo- O’Russ, Briatò e alcuni altri, sono quattordicen- coming - of - age film che ha il merito di con- no ancora oggi, in Cina, dal contesto politico ni e quindicenni che conoscono la strada e che tenere la tentazione sociologica a effetto e di antidemocratico e persecutorio. In sostanza vedono ogni giorno come i camorristi sfruttano evitare lo psicologismo di maniera, grazie a Wang Xiaoshuai costruisce una rievocazione la popolazione chiedendo il pizzo. Vogliono una significativa gestione dei tempi dramma- del passato molto contraddittoria e didascali- ottenere rapidamente molti soldi, comprare tici attraverso un intelligente lavoro di sottra- ca e una dialettica tra i personaggi che, dopo abiti e accessori firmati e motorini nuovi, ave- zione. Al contrario nella La paranza dei bambini un lungo, contorto ed elegiaco percorso di re accesso alla discoteche più note ed esclusi- lo sguardo è ambiguamente empatico, vaga- traumi, sofferenze, amori, tradimenti, sensi di ve e mettersi insieme alle ragazze più belle e mente dolente e privo della giusta distanza, colpa, rimorsi e ravvedimenti, approda a smorfiose. Si fidano della loro amicizia, nata con scarsa qualità documentaristica e con con- un’ambigua riconciliazione finale in nome del durante la prima infanzia, non temono il car- tinue cadute prosaiche a causa dei troppi stere- perdono e della solidarietà umana, nonostan- cere, pensano che l’unica possibilità loro con- otipi visti e stravisti sulla criminalità parteno- te le differenze di condizione sociale e di stili cessa è quella di giocarsi tutto, subito e, at- pea, persino nelle scenografie kitsch degli di vita che dividono le due coppie protagoni- tratti dal desiderio di potere, optano per il interni degli appartamenti dei camorristi, cu- ste. Si tratta indubbiamente di un film che crimine e la sopraffazione come scelta natu- rate da Daniele Frabetti. E la caratterizzazione punta a commuovere il pubblico, ma che in rale e definitiva, pur consci del rischio di mo- dei personaggi appare spesso di maniera e realtà è perfettamente consono alla politica rire. Percorrono in scooter il Rione Sanità, so- bozzettistica, a partire da una scrittura poco culturale promossa da Xi Jinping, l’attuale ca- no spavaldi e si fanno notare. Iniziano come incisiva, con soluzioni drammatiche da com- po supremo del regime, che rilancia i valori piccoli spacciatori al servizio di un clan mo- media cinematografica giovanile o mutuate del confucianesimo e che giustifica l’esperien- nopolista della vendita di hashish, poi su pro- dalla classica sceneggiata napoletana, viziate za maoista e post maoista, riducendo il grave posta di Nicola (Francesco Di Napoli), diven- da un’incongrua deriva sentimentadle alla disagio di milioni di persone a una questione tato il loro capetto, si alleano ai fratelli Striano, “anema e core”. Certamente si tratta di un’ope- di vicende e di colpe individuali. So Long, My loro coetanei ed eredi impotenti e screditati razione produttiva rispettabile, con un discre- Son è quindi molto meno vero e convincente di una famiglia camorrista della zona spode- to casting che mescola giovanissimi esordienti, sia rispetto ai migliori film di e stata e decimata. Poco dopo si procurano una non sempre credibili, e anziani professionisti di Chen Kaige, realizzati fino al 1994, sia ri- prima pistola rubandola a un metronotte e che gigioneggiano (in primis Renato Carpen- spetto al cinema di Jia Zang Ke che, dal 1997, iniziano ad ammazzare i rivali del quartiere, tieri), impreziosita dalla fotografia di Daniele racconta, con ben maggiore credibilità e qua- luogotenenti incapaci di un boss camorrista Ciprì, ma depotenziata da una messa in scena lità nella messa in scena, un Paese in cui il precedentemente arrestato con un’operazio- priva di vera personalità autoriale, in cui le “progresso” calpesta la dignità della gente co- ne in grande stile durante un matrimonio. Ap- scene d’azione, girate con telecamera a mano, mune, in cui l’arroganza e la sfacciata corru- profittando del vuoto di potere, conquistano il presentano modalità artigianali, e dal mon- zione dei funzionari pubblici locali e dei nuo- controllo del territorio e si comportano da boss taggio incerto di Giuseppe Trepiccione. vi ricchi vessa il popolo fino all’estremo limite “buoni” e populisti decidendo di non far più Giovanni Ottone 33 n. 71 Gli scritti sul cinema di Yasujiro Ozu Premessa Chi è il più grande fra i tre giganti (“la sacra tria- de”, come spesso viene definita) del cinema giapponese: Akira Kuro- sawa, Kenij Mizoguchi oppure Yasujiro Ozu? Stefano Beccastrini Difficile rispondere, anzi impossibile e, in fondo, inutile. Personal- mente, sono affascinato da tutti e tre ma con- fesso che, nel prediligere l’uno o l’altro o l’al- tro ancora dei tre, vado a periodi: attualmente sto vivendo, forse in quanto influenzato da due splendidi libri - recentemente letti - che parlano di lui e del suo cinema, da Yasujiro Ozu. I due libri sono “I pixel di Cezanne e altri sguardi su artisti” di Wim Wenders (che dedi- Yasujiro Ozu (1903 - 1963) ca a Ozu un capitolo assai bello e che ho già re- madre è nata nel 1874. Ha avuto tre maschi e che va dal 1931 al 1962. a prima parte, Chiac- censito qualche mese fa su Diari di Cineclub) due femmine, io sono il secondogenito. Tutti chiere sul mio mestiere, raccoglie considerazioni e “Scritti sul cinema”, antologia di testi sulla gli altri miei fratelli e sorelle hanno trovato che Ozu fa su di sé e sul suo cinema. Di parti- propria arte di Ozu medesimo, curata da moglie o sono andate in sposa e sono trascorsi colare interesse i due testi dedicati alla pole- Franco Picollo e Hiromi Yagi (che lo definisco- ormai più di vent’anni da quando siamo rima- mica contro il concetto di “grammatica del ci- no “il più giapponese dei registi giapponesi”), sti a vivere solo io e lei”). Nel 1963, all’età di nema”: Ozu spiega, con decisione e precisione, con una prefazione di Dario Tomasi, che del sessant’anni, Ozu morì di cancro. Venne se- che “campo e controcampo, dissolvenze in cineasta giapponese è un noto esperto (e che polto sulla collina di Kamakura, ove si trova il apertura e in chiusura, dissolvenze incrociate, lo definisce “uno dei più originali registi che primi piani per enfatizzare le emozioni, in l’Asia e la storia del cinema ci abbiano mai breve le presunte regole del cinema classi- dato”). L’editore - benemerito: il libro è usci- co, non sono vere regole cui ci si deve atte- to nel 2016 - è Donzelli, di Roma. In questo nere, ma semplici convenzioni o caratteri- numero di Diari dirò qualcosa proprio su stiche tecniche della macchina da presa tale libro e dunque, necessariamente, sul che in più di un caso limitano anziché fa- cinema di Ozu, sul quale il libro racconta, vorire la creatività. Quando giro un film, segnala, precisa molte informazioni. Ozu non penso alle regole del cinema, così co- non è conosciuto come merita, in Italia, e la me un romanziere quando scrive non pen- pubblicazione di questa antologia di suoi sa alla grammatica. Esiste la sensibilità, scritti - più o meno occasionali o impegnati- non la grammatica”. La seconda parte, vi - può rappresentare una buona occasione Qualche parola sui miei film, ci fa compren- per avvicinarsi a lui e ai suoi film (una man- dere, rispondendo a interviste sulla sua ciata dei quali sono rintracciabili, doppiati opera, l’importanza della “continuità”, in- in italiano, in DVD). tesa come il programmare preventivo, il Notizie biografiche “curare personalmente”, ogni minimo det- Yasujiro Ozu nacque a Tokyo, in un quar- taglio - come la disposizione sulla scena di “Viaggio a Tokyo” (1953) dia Yasujirō Ozu tiere popolare, nel 1903 e iniziò a occuparsi pareti, arredi, oggetti, costumi, luci, filtri e di cinema, quale assistente operatore presso tempio buddista di Engakuji. Sulla sua tomba attori -le riprese diventavano quasi la messa la Shochiku (la casa di produzione per cui la- c’è soltanto un monogramma: Mu, il Vuoto, il in opera di quanto pianificato. In tal modo, vorerà, salvo poche eccezioni, per l’intera esi- Nulla. Estremo messaggio al mondo d’un uo- Ozu ha fatto della continuità uno dei pilastri stenza), all’età di diciannove anni. Esordì nel- mo semplice ma profondo, modesto ma te- su cui ha edificato la perfezione formale del la regia nel 1927, con un film andato in seguito stardo, umile ma convinto delle sue scelte esi- suo cinema. a terza parte, Vado un attimo in perduto. Durante gli anni Trenta filmò, con il stenziali e artistiche: “Probabilmente, sono guerra e torno, permette, attraverso lettere ad supporto permanente di quella che venne su- l’unico a riprendere in questo modo in tutto il amici e qualcje intervista, di conoscere lo stato bito chiamata “la squadra Ozu”, capolavori Giappone, o forse nel mondo”. l suo film più d’animo con il quale Ozu visse i due anni di sua quali Storia di erbe fluttuanti e Il figlio unico. Si conosciuto in Occidente resta Viaggio a Tokyo, partecipazione diretta come soldato dell’eser- andava, insomma, delineando, film dopo del 1953: storia di due anziani coniugi ormai cito imperiale nipponico, dal 1937 al 1939, alla film, una ben definita poetica, un ben definito abbandonati dai familiari: lo stile cinemato- guerra sul fronte cinese: l’episodio che più ad- stile, una ben definita visione del mondo. Es- grafico di Ozu, lento e austero, narra come al dolora Ozu in quel periodo è la morte, appunto sa si consolidò con l’esperienza della guerra, solito modeste vicende familiari, l’incom- in quella stessa guerra, del suo collega e amico vissuta fra il 1937 e il 1939, sul fronte cinese. prensione tra le generazioni, l’umano invec- Yamanaka Sadao, genio nascente del cinema Nel dopoguerra, il suo cinema si rarefà, cresce chiare, il decadere delle tradizioni, il mutare giapponese: egli cadde il 17 settembre del 1938, in rigore formale, si rivolge a narrare - con ra- dei tempi. Storie d’ogni giorno, che l’arte su- quando aveva soltanto ventinove anni. La ra densità psicologica e lieve piglio narrativo blime di Ozu, quasi priva di movimenti di quarta parte, Un’arte ricca di varietà, è costituita - l’essenzialità dei sentimenti familiari: na- macchina e basata su rigorosi piani/sequen- da una serie di riflessioni sul cinema, giappo- scono così opere indimenticabili quali Tarda za, trasforma in altrettante lezioni di stra- nese e non, compiute in diversi momenti stori- primavera, Il tempo del raccolto del grano, Viaggio ziante bellezza e di maestosa saggezza. ci: per lui, fare cinema ha sempre significato a Tokyo, Il gusto del saké. Com’è fatta l’antologia cercare l’armonia (Wa: concetto fondamentale Scapolo solitario, ha sempre vissuto con l’ama- Il libro consiste in una selezione degli scritti nella sua poetica) nei rapporti umani, il rischio tissima madre (ebbe a scrivere nel 1958: “Mia di Ozu, e di sue interviste, risalenti al periodo segue a pag. successiva 34 [email protected] segue da pag. precedente La bustina del Dott. Tzira Bella della loro disgregazione, l’ineluttabilità dei cambiamenti”, con riferimento principale alla Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario famiglia, soggetto centrale di tutta quanta la della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes sua opera (fatta di oltre cinquanta film). Egli Il Dott. Ubaldugo Tzira Bella diceva di sè, a quanti gli chiedevano perché Aristofane aveva ragione, altro che se aveva ragio- non provasse mai a fare un film un po’ diverso ne, questa lettera proveniente dai più profondi reces- dagli altri: “Sono come un piccolo produttore si dell’universo cosmo, ne è l’inconfutabile convali- di tofu. Se si chiede a un piccolo prodittore di da: gli androgini esistono, sulla Terra sono stati tofu di preparare un piatto di curry o una co- eliminati dall’invidia di Zeus, ma da altre parti agli toletta di maiale impanata, lui non riuscirà olimpici signori c’hanno fatto maramèo! mai a farli bene e perciò anche questa volta sto preparando un film a modo mio” (era il 1956 e Quattra salte in pale- stava lavorando al film Inizio di primavera, che in Italia hanno visto, anni dopo, soltanto po- stro chi coraggiosi, su Rai 3, in piena notte. Cose di questo mondo Quattro azioni poetiche Si è visto come Ozu non amasse sottostare alla Gentilissima Dottora cosiddetta “grammatica del cinema”, che la Tzira Bella, chi scrive è infrangesse spesso, che non volesse sentirse- uno bella androfiga, si ne schiavo. In realtà, soltanto quattro scelte direbbe terraterra, (mi ricorrenti, quattro azioni tecnico/stilistiche e scusa la battuto) dalle tenendo bassa la cinepresa, vengono inqua- vostre parti. Sono resi- drati meglio. C’è, però, anche un motivo filo- denta nella Confedera- sofico: Ozu, seguace del Buddismo, aveva una zione Marsvenusica. Gli sacrale considerazione d’ogni essere umano, abitanti dei nostre pia- anche del più misero ed umile: filmarlo dal neti, Marto e Venera, da tempa ha eliminato i di- basso, gli conferiva un eroismo quotidiano del Dott. Tzira Bella tutto innovativo, quello necessario ad affron- stinzione di genere, (sia- tare con pazienza le difficoltà dell’esistenza. a mo tutte androgini), e abbiama deciso di crea- terza è il rifuggire dai romanzi, ossia dalle re un unica grande stata bis-planetario, a opere di letteratura, nel cercare ispirazione democrazia ormonale. Nel mio Paeso sono per le storie da portare sullo schermo. Ozu uno scienziata socialo, e ho l’incarica di stu- non amava ricorrere alla letteratura, per fare diare le diverse significati che i parole hanno cinema. Lo riteneva inutile e, anzi, dannoso. per voi stessi in un arca di tempo stabilita, nel “Fra i miei film” diceva con orgoglio “ non ci nostro casa, dal 1929, anno VIII dell’ero fasci- sono adattamenti di opere letterarie. Sono sta della Cavaliera Benita Mussolina, a adessa, quasi tutti soggetti originali. Prendiamo il ca- nella tempo del governa triarchico Salvietta, so di un libro straordinario che mi ha emozio- Maggio, Conta ‘nca …. Con una sistema, a voi nato profondamente. Quell’emozione non è sconosciuta possiamo sincronicamente ope- per me un motivo per trasformare il romanzo rare una confronto tra il perioda stabilita, divi- in un film. E’ tutta un’altra cosa...”. La quarta dendola in quante parte vogliamo noio. A me consiste nel “Mono no aware” ossia in quella in particolara è stata affidato la indagina dello “accettazione serena della transitorietà delle significata che nelli vostri scuole date alle pa- cose del mondo” che, a parere di molti suoi roli de le vostri materio di istruzione scolasti- ammiratori me compreso, rappresenta la ci- co. Comincia la mio ricerca dall’educaziona fi- filosofico/poetiche sempre presenti, caratte- fra stilistica ed esistenziale del cinema di Ozu. sico. Durante la fascisma era ginnastica: op, rizzano il suo cinema. La prima è quella di gi- Egli, nel preparare un film, cerca sempre di ri- op, op, punta, spara alla faccetta nera i ma- rare sempre - in tutti i suoi film - con un obiet- durre le sue componenti drammatiche (non schia, giochi con cerchietta, nastrine per i tivo da 50 MM: che stesse facendo il primo amava affatto i melodrammi cinematografici) femminuccia in gonnellino corta. Poi nella Se- piano d’un volto o l’inquadratura panoramica e far sì, invece, scena dopo scena, che si crei- conda Dopoguerra, palla lungo e pedalare i della via d’una grande città, egli usava il 50 no, quasi impercettibilmente, una sorta di maschia, in campette improvvisati o comuna- MM: esso restringe un po’ lo spazio, rispetto a suggestione che tocchi le corde profonde della li, i femminuccia solo guardano e applaudono, come lo vediamo con i nostri occhi. Come di- sensibilità estetica e dopo lasci un buon sapo- se piace. Ancora nelle Anni Settanta fina alla ce Wenders “La distanza delle cose è un po’ ri- re. Ecco, proprio questo significa esprimere il fine della millennia, in palestro, maschia e dotta, il mondo diventa, per così dire, più pre- “Mono no aware”: far sentire l’infinità tristez- femminucci a sudare. Ora, raramente pale- sente. Si è un po’ più vicini a tutto. A differenza za ma anche l’infinità sacralità delle cose del stro, neanche l’ombro di campa o campetta, degli altri registi, Ozu usava sempre e soltanto mondo, la loro transitorietà ch’è fatta di ma- ma in classe, culi maschia e femmini sedute quell’unico obiettivo, per i campi lunghi come linconia e di pazienza, di dolore e di rassegna- per apprendere uno materio adessa conside- per i primi piani”. La seconda è l’attaccamen- zione. rato teorica. Ancho la fisico delli insegnante to all’altezza Tatama. Il Tatama è la stuoia che, Conclusioni tutta fanno pensare, tranno che a scattanti e nelle case giapponesi, viene stesa sul pavi- Forse Ozu, che non amava scrivere, non è mai abile ginnasti. Noio tutte del team di ricerca mento per accogliere gli ospiti. Ozu amava andato tanto vicino ad esprimere concettual- siamo molta perplesse: cose del vostra monda! utilizzare, nello scegliere ove porre la macchi- mente il senso del suo cinema come quando Mi scusa per poco dimestico vostro lingua, per na da presa, l’”altezza Tatama”, in modo che ha affermato: “Far sentire l’esistenza di ciò noi, molta difficila i vostra modi di distinziona ne risultasse sempre un’inquadratura dal bas- che chiamiamo vita senza utilizzare avveni- maschia e femmino delle paroli dello vostro so. Il motivo pratico di questa scelta è che, in menti particolari. Questo è ciò che ho provato bello lingua. Tanta saluti e allo prossima lette- Giappone, è stando accoccolati sul Tatami che si in tutti i modi a mettere in scena”. ra su altro vostra disciplino scolastica. conversa e dunque i dialoghi tra i personaggi, Stefano Beccastrini AdonisVenus Pitium Pithciump 35 n. 71

I dimenticati #48 Renée Adorée Fin dagli albori della al suo fianco il film£ 500 Reward, del quale egli Raoul Walsh, il quale le offrì il ruolo di Clau- settima arte, i rappor- era ad un tempo, oltre che protagonista, sog- dia, la protagonista del film drammatico che ti cinematografici tra gettista, sceneggiatore, regista e produttore. si apprestava a girare, Il più forte (The Stron- la Francia e gli Stati Girato a Sydney e su un veliero nella vicina gest): Renée naturalmente lo accettò. Tratto Uniti sono stati fittis- Bermagui, questo melodramma romantico dal romanzo Le Plus Fort scritto dal celebre pri- simi e proficui: diversi ambientato in Canada, nel Queensland, uscì mo ministro francese Georges Clemenceau, e attori, registi e tecnici nel 1918 e segnò l’esordio della nostra attrice uscito nel febbraio del ’20, il film non ebbe hanno varcato l’Atlan- (col nome d’arte di Renée Adorée, letteral- grande successo, ma le permise comunque di tico per intraprendere mente “rinata” e “adorata”) davanti alla mac- farsi conoscere e le ottenne nuove parti, an- Virgilio Zanolla nuove esperienze pro- china da presa, nel ruolo di Irene, una giovane che se (talvolta) meno ambiziose: fu Miss fessionali, e non solo partendo dalla sponda rapita da un capitano di vascello e salvata do- Lowry in Made in Heaven di Victor Schertzin- europea. Diverso è il caso dell’attrice che mi po un naufragio dal promesso sposo. Dopo ger (’21), Anita Gray in A Self-Made Man di accingo a presentare, Renée Adorée: la quale, quella non esaltante esperienza, essendo nel Rowland W. Lee (’22), Della Moore in West of a dispetto delle origini francesi, nella cinema frattempo finita la guerra, ella fece ritorno in Chicago di Scott R. Dunlop e C. R. Wallace della madrepatria non ebbe mai a lavorare, e Europa e riprese il suo mestiere di ballerina, (id.), e Moira Seren nel drammatico Honor tranne il primo film svolse la sua carriera tut- esibendosi a Londra in alcuni teatri del West First di Jerome Storm (id.), dove venne asso- ta ad Hollywood, per lei prodiga di ciata per la prima volta a John Gilbert, successi, finendo per assumere la cit- attore col quale avrebbe formato una tadinanza americana. Émilia Louise della coppie artistiche più note e ap- Victorine Reeves era nata in Germa- prezzate del cinema americano negli nia, nel quartiere amburghese di Alto- anni Venti. Piccola, bruna, graziosa, na, il 30 settembre 1897, prima delle sensuale e ricca di personalità, lo due figlie del francese Joe, clown in un sguardo penetrante ed espressivo, ella circo, e della spagnola María de La riusciva a dare qualcosa di suo in ogni Fuente (il cui cognome venne trascrit- pellicola, a prescindere dal valore in- to erratamente Floente), anch’ella ar- trinseco del film. Intanto, la sera di tista circense; il suo atto di nascita, Capodanno del ’21 Renée aveva cono- rinvenuto di recente, permette di fare sciuto a New York l’attore d’origine ir- giustizia delle pesanti inesattezze - ri- landese Thomas J. Moore (1883-1955), guardanti perfino il suo vero nome - e sei settimane dopo il loro incontro, il che ancora riportano certe schede di 12 febbraio, l’aveva sposato in Califor- Wikipedia. All’età di appena cinque nia, nella sua casa di Beverly Hills; anni, snodata e flessuosa, ella esordì Moore, che aveva due fratelli anch’essi negli spettacoli dei genitori, esiben- affermati attori, aveva quindici anni dosi in alcuni esercizi acrobatici. Co- più di lei ed era al suo secondo matri- me tutti i circensi, i Reeves erano arti- monio. Ella lavorò un’ultima volta in sti girovaghi: sicché la giovane Émilia teatro in Sonny di George V. Hobarth, girò con loro in Francia, Germania, rappresentato per la prima volta il 16 Belgio, Svezia e altri paesi d’Europa, agosto 1921 al Cort Theatre di Broa- Italia inclusa (fu tra l’altro a Firenze, dway. Sul set, la nostra attrice ritrovò Venezia, Roma e Napoli), producen- Gilbert in Monte Cristo (The Count of dosi come acrobata, ballerina e caval- Monte Cristo, id.) di Emmett J. Flynn, lerizza senza sella, e quand’ebbe dieci dove però lei ebbe una parte di fianco, anni prese anche a recitare, sia pure quella di Eugénie Danglars. In Mixed in produzioni minori. Ella amava Faces di Rowland V. Lee (id.), nella molto il teatro di prosa e avrebbe volu- parte di Mary Allen Saye, affrontò per to studiare arte drammatica a Parigi: a impe- End. Ben presto, però, fu attratta dall’idea di la prima volta la commedia, cavandosela egre- dirglielo fu proprio la vita nomade del circo, trasferirsi in America: là i teatri erano moltis- giamente accanto a William Russell. L’ultimo dovuta ai costanti spostamenti di domicilio a simi e sempre stipati, il pubblico amava rivi- dei sei film nei quali lavorò nel 1922 fu il bellis- cui essi erano soggetti. Nel 1915, diciottenne, ste e spettacoli leggeri, che stavano vivendo simo cortometraggio comico Sogni ad occhi ottenne un posto come ballerina in uno dei lo- una stagione magica e irripetibile. Giunta a aperti (Daydreams) di Edward F. Cline e del cali-simbolo della ville lumière durante quella New York agli albori del 1919, e in possesso di grande Buster Keaton, nel quale, nel ruolo Belle Époque appena cancellata dalla brutalità ottime credenziali, Renée trovò facilmente la- della ragazza di Buster impegnata a leggere le della prima guerra mondiale: alle Foliers Ber- voro come ballerina nella compagnia delle lettere che lui le inviava, in verità non ebbe gère. Ma erano tempi grami: dopo che la capi- produzioni Shubert, prima nella rivista Oh, grande spazio. Nel ’23, dopo The Six-Fifty di Nat tale francese si era quasi trovata a tiro delle Uncle! che debuttò al Garrick Theatre di Wa- Ross, giunse finalmente per lei la grande occa- cannonate dei boches, si combatteva sulla Mar- shington nel mese di marzo, e fu poi nel New sione: la parte di Andrée Grange, la figlia di un na e la buona clientela scarseggiava. Su quel Jersey; la stessa rivista (o, come allora si dice- barista amata da due membri delle Giubbe palcoscenico parigino lavorò un anno, quindi, va, “show musicale»), ribattezzata Oh, What a Rosse, in Sotto la raffica (The Eternal Struggle, per fuggire a tale drammatica situazione, la- Girl! e con poche varianti, esordì in luglio allo id.) di Reginald Barker, dov’ebbe quali colleghi sciò la Francia con una compagnia di rivista, Shubert Theatre di New York ottenendo un Earle Williams, Barbara La Marr, Wallace Be- diretta in Australia per una tournée. Al Tivoli grandissimo successo. Con il suo terzo impe- ery e Pat O’Malley, di colpo la fece diventare Theatre di Sydney, dove rappresentarono l’atto gno, The Dancer, ella prese parte a una tournée una star. Nei due anni che seguirono - mentre unico The Magnys, Émilia conobbe l’attore e regista che la portò anche a Los Angeles. Qui a fine d’an- il suo matrimonio andava velocemente a rotoli, Claude Flemming, che le propose di interpretare no venne notata dal regista cinematografico segue a pag. successiva 36 [email protected]

segue da pag. precedente ancora con Gilbert e con Lionel Barrymore, la ebbe due brevi relazioni, con l’affascinante re- per concludersi col divorzio nel ’24 - Renée la- cinesina Wu Nang Ping nel tragico Mister Wu gista e produttore Howard Hughes e col suo vorò in altri nove film, alcuni dei quali - come (Mr. Wu; ’27) di William Nigh, la saggia Mu- partner più assiduo, John Gilbert. Nel trien- The Bandolero di Tom Terriss (’24), girato a Cu- sette della commedia On Ze Boulevard di Harry nio ’28-30, nel quale avvenne il passaggio dal ba e in Spagna, dove fu Petra; Scusatemi tanto! Millarde (id.). Il 28 giugno del ’27 Renée si muto al sonoro, passaggio per lei indolore a (Excuse me,’25) di Alf Goulding, accanto a sposò con William Sherman Gill (1887-1965), motivo della sua voce fonogenica (quando an- Conras Nagel e Norma Shearer, dove fu Fran- anch’egli alle seconde nozze; ma la relazione che in Europa, la sua fama era tale che nel ’29 cine; e Man and Maid di Schertzinger (id.), do- si avviò subito su un binario sbagliato, tanto il compositore Paolo Cassano le dedicò un val- ve nel ruolo della pretenziosa Suzette per la che a quanto pare, già l’anno seguente ella zer cantato intitolandolo col suo nome d’arte), prima volta interpretò un perso- l’attrice lavorò ancora con Gil- naggio negativo - confermarono bert (ne I cosacchi - The Cossack; il suo talento recitativo e il suo ’28 - di George W. Hill, in Redenzio- gradimento da parte del pubbli- ne - Redemption; ’30 - di Lionel co. Ma la parte per la quale so- Barrymore e Fred Niblo) ed ebbe prattutto viene ricordata nella tra i nuovi partner anche Ramón storia del cinema, una sua ma- Novarro in Amore di re (Forbidden gnifica interpretazione, è quella Hours; ’27) di Harry Beaumont e di Melisande ne La grande parata ne L’elegante scapestrato (A Certain (The Big Parade, id.) di King Vi- Young Man; id.) di Hobart Hen- dor, accanto a John Gilbert: film ley; mentre ne L’isola del sole (The di enorme successo, che per il ro- Pagan; ’29) di W. S. Van Dyke II e manticismo della sua storia fece ne La sivigliana (Call of the Flesh; scorrere fiumi di lacrime, ed è ’30) di Charles Brabin questi eb- tuttavia - su ciò non vi siano be come partner rispettivamente equivoci - di assoluta dignità ar- Dorothy Janis e Dorothy Jordan, tistica. La vicenda è ambientata e a Renée toccò una parte di fian- durante la prima guerra mondiale: Renée Adorée (Il delizioso peccatore, 1926) co. Giunta all’età di trentatré anni nel villaggio di Champillon, dove e con un consuntivo di oltre qua- un’unità dell’esercito alleato si ranta film interpretati, ella -s’ac trova di stanza in una fattoria, il corse che la sua salute stava rapi- soldato Jim Apperson (Gilbert) damente declinando. Mentre conosce e corteggia Melisande, lavorava ne La sivigliana, che fu il figlia della fattoressa. Questa fi- suo ultimo film, le venne diagno- nisce per innamorarsi di lui, ma sticata una tubercolosi polmona- un giorno, appreso che in patria re: volle comunque ultimare le ri- egli è fidanzato con Justyn, fugge prese, prima di ricoverarsi in in lacrime. L’unità di Jim viene una clinica di Prescott, in Arizo- mandata al fronte, dove questi è na, dove restò due anni. La forza- tra i pochi a salvarsi, ma ferito, ta inattività le produsse alcune perde una gamba. Rientrato in complicanze psichiche, che ac- America, Jim apprende che in centuarono i suoi problemi col sua assenza Justyn ha sposato secondo marito, sicché nel feb- suo fratello Harry. La madre, alla braio del ’33 i due divorziarono. quale parla di Melisande, gli sug- Due mesi dopo fu dimessa dalla gerisce di tornare a cercarla: pie- clinica col permesso per poter no di dubbi, Jim riattraversa l’At- tornare sul set; ma quasi subito lantico e si reca a Champollion: ebbe un improvviso peggiora- non appena giunge alla fattoria e Renée Adorée (Thin Gods, 1926) mento, talché in settembre fu co- Melisande lo scorge le si getta tra stretta a lasciare la sua casa nella le braccia. Ormai impostasi come San Fernando Valley, a Tujunga una delle attrici più versatili e Hills, per ospitarsi nel Sunland amate dal pubblico non solo ame- Health Resort, dove morì il 5 otto- ricano, Renée diede vita a nuove bre del ’33, all’età di trentacinque incisive figure di donna: come la anni e cinque giorni. Era l’enne- cantante Fifi ne Il corvo (The sima vittima della tisi: Corinne Blackbird; ’26) di Tod Browning, Luchaire, Tokihiko Okada, Lottie accanto a Lon Chaney e all’ex co- Lyell... Quanti attori abbiamo già gnato Owen Moore, la sbarazzina visto morire per questa malattia, Musetta ne La bohème (id.; id.) di tutti tra il terzo e il quinto decen- Vidor, ancora con Gilbert, ma qui nio del Novecento, e di quanti an- quale partner della grande Lillian cora si potrà dire! Renée venne Gish, e la zingara Silda ne Il deli- sepolta nell’Hollywood Forever zioso peccatore (The Exquisite Sin- Cemetery. Una stella sulla Hol- ner; id.) di Josef von Sternberg, lywood Walk of Fame, al 1601 di con Conrad Nagel. Altre sue riu- Vine Street, ricorda il suo contri- scite interpretazioni furono la buto all’industria cinematografi- danzatrice Salomé nel drammati- ca. co Il padiglione delle meraviglie (The Show; ’27) di Browning, Renée Adorée e John Gilbert (Honor First, 1922) Virgilio Zanolla 37 n. 71

Il cinema in Puglia Poetiche Non sono un assassino Gimnopedia La verità e la menzogna si intrecciano Il nuovo film thriller del personaggio. In alcune scene i miei capelli Non sono un assassino sono imbiancati: è trucco, tutto trucco, per (Italia 2019, 110’), trat- farmi invecchiare, per le riprese in cui inter- to dal romanzo di preto la parte più anziana del poliziotto. Inve- Francesco Caringella, ce sono tutti miei i baffi e la barba, ben cura- è ambientato e intera- ta...” Andrea Zaccariello è così ritornato in Adriano Silvestri mente girato in Puglia Puglia per la sua seconda opera filmica (dopo dal regista Andrea Zaccariello. I tempi del ci- Ci Vediamo Domani, una commedia lugubre, nema a volte sono molto ravvicinati. La lavo- con una impresa di onoranze funebri, avviata razione - infatti - era avvenuta tra Febbraio e in un Paese abitato solo da persone anziane, Marzo dello scorso anno, con location a Bari e girata nel 2012 tra Crispiano e Cisternino). Il Monopoli e con alcune riprese effettuate ad regista sardo aggiunge alcuni dettagli: “La do- Accadia. Il set principale è un elegante appar- mestica del Sostituto procuratore Mastropao- tamento del centro di Bari, in cui è stata rico- lo trova il suo “padrone” che giace a terra nella struita, con dettagli di arredamento moderno sua villetta, con la fronte bucata da un proiet- e con quadri di autore, l’abitazione del funzio- tile. L’omicidio non ha le caratteristiche della nario di polizia, che lo abita e che è il perso- malavita organizzata, anche se la vittima è naggio principale della vicenda. È stato utiliz- nota per le sue indagini contro la camorra pu- zato come set anche un pastificio, da tempo gliese. Si sospetta Francesco Prencipe, vice abbandonato, collocato sul lungomare di San questore, legato a Mastropaolo da rapporti di Giorgio. Il protagonista è Riccardo Scamar- collaborazione e anche di amicizia...” Sul set cio; il cast di tutto rispetto comprende Sarah più volte seguiva la lavorazione con attenzio- Felberbaum, Alessio Boni, Edoardo Pesce, ne, pur a debita distanza, il (vero) magistrato Claudia Gerini, Barbara Ronchi, e Vincenzo barese Francesco Caringella, autore del best- De Michele. Con la partecipazione di Silvia seller (edito da Newton Compton, 2014), a cui Santorini D’Amico, Pasqualina Sanna e Katsiaryna si ispira il film, e che tiene a precisare: “La sto- Shulha. La decisione di trarre la sceneggiatu- ria è inventata, però nella storia ho immesso ra da un romanzo, oltre a garantire un testo le mie sensazioni, i miei sentimenti, il mio Piega, se puoi, sul mare scuro dimenticando già collaudato, offre il vantaggio (anche com- modo di vedere il processo. Personaggi di fan- la musica d’un flauto sopra quei piedi nudi merciale) di rivolgersi in particolare ad un tasia raccontano sentimenti, idee, sogni e de- che calcarono il tuo sonno in quell’altra vita pubblico che ha già conosciuto la vicenda nar- bolezze, che sono tipiche dell’uomo, anche ora sommersa. rata ed i suoi personaggi. Va ricordato che an- quando quest’uomo è un giudice. Forse que- Scrivi, se puoi, sull’ultimo tuo ciottolo che recentemente in Puglia la stessa scelta è sto si può definire il primo legal thriller italia- il giorno il nome il luogo stata fatta per il film noir e la serie televisiva no, cioè un film che ha come epicentro una gettalo a mare perché vada a picco. Passeggeri Notturni, per la regia di Riccardo aula della Corte di Assise, in cui si celebra Ci siamo ritrovati nudi sopra la pomice Grandi, film e fiction girate insieme- eden quella operazione - incredibilmente disuma- rimirando le isole affioranti trambe ispirate ai racconti dello scrittore ba- na - in cui un uomo pretende di giudicare un rimirando le rosse isole andare a fondo rese Gianrico Carofiglio. E già è stato annun- altro uomo...” Il lungometraggio è prodotto nel loro sonno, nel nostro. ciato un lungometraggio che sarà tratto dal da Pepito Produzioni e Viola Film con Rai Ci- Ci siamo ritrovati qua romanzo “La Ferocia” di Nicola Lagioia, vinci- nema. Sceneggiatura: Paolo Rossi con lo stes- nudi, con la bilancia tore del Premio Strega 2015. L’attore andriese so Zaccariello. Fotografia: Fabio Zamarion. che traboccava verso l’ingiustizia. riassume così la trama del filmNon sono un as- Scenografia: Luca Gobbi. Costumi: Eva Coen. Tallone di potenza volontà senz’ombra calco- sassino: “Un funzionario di polizia (il vice que- Casting curati da Oz Film. Sono state impie- lato amore store Francesco Prencipe) viene accusato gati 26 lavoratori pugliesi, tra artisti e mae- piani che si maturano al sole meridiano dell’uccisione del suo amico magistrato. Inno- stranze, con il supporto logistico della fonda- rotta del fato al battito della giovine mano cente o colpevole? È un gioco di verità, con fo- zione Apulia Film Commission. Film sull’omero: cus nei diversi momenti di vita. Il film si muo- distribuito da 01 Distribution; debutta nelle qui nel luogo smembrato che non regge ve avanti e indietro nel tempo, per cercare di sale italiane il 30 Aprile prossimo. nel luogo che fu nostro ricostruire questa vicenda, un po’ tra la verità colano a picco – ruggine e cenere – le isole. delle cose accadute e un po’ anche nella testa Adriano Silvestri Are crollate e gli amici scordati foglie di palma nel fango. Lascia, se puoi, viaggiare le tue mani sul margine del tempo con la nave che toccò l’orizzonte. Quando il dado ha battuto sul marmo e la lancia ha battuto la corazza e l’occhio ha conosciuto il forestiero e seccato è l’amore in anime bucate, quando ti guardi attorno e tutt’in giro trovi piedi falciati segue a pag. successiva 38 [email protected]

segue da pag. precedente in giro mani morte L’Inferno di Lars von Trier occhi ciechi di buio, quando non hai più scelta La Casa di Jack (The House That Jack Built) ultimo, controverso di quella morte che volevi tua, film di Lars von Trier. Presentato fuori concorso, tra le polemiche, udendo un grido e sia grido di lupo, all’ultima edizione del Festival di Cannes, la pellicola vede tra i il tuo diritto, protagonisti Matt Dillon, Bruno Ganz e Uma Thurman lascia, se puoi, viaggiare le tue mani staccati via dal tempo infido e cola La Casa di Jack, spia la a picco: vita di un uomo malva- chi solleva i macigni cola a picco. gio (uno stupefacente Matt Dillon). Volonta- II. MICENE riamente. Cioè presen- ta ed indaga il Male, le Dammi le mani, dammi le tue mani, le mani. sue radici perverse e le Ho visto nella notte sue azioni attraverso la il vertice aguzzo del monte, storia di jack, artista fallito, psicopatico fin la piana inondata laggiù dalla luce Mario Dal Bello d’una luna segreta, da bambino, condan- girando il capo ho visto nato per libera scelta a compiere delitti effera- l’acervo dei macigni neri ti come opere d’arte sempre più perfette. Una e la mia vita tesa come corda, follia distruttiva in cui tra musiche di Bach inizio e fine suonate da Glenn Gould, tele di Delacroix e l’attimo supremo; Géricault, spezzoni di filmati di eccidi, si sno- le mie mani. dano gli omicidi - di donne per lo più ma pure Chi solleva i macigni cola a picco: di bambini – di un uomo che obbedisce ad una questi macigni alzai fin che potei sola legge: la perfezione dell’arte- dell’umani- questi macigni amai fin che potei, tà – attraverso la crudeltà. Una sorta di Virgi- questi macigni, il mio fato. lio –un perfetto Bruno Ganz, da poco scom- Piagato dal mio suolo parso – ne accompagna in un dialogo quasi e seviziato dalla mia camicia, ininterrotto le vicende, come un reflusso di e condannato dalle mie divinità, coscienza che lascia Jack solo davanti alle sue questi macigni. scelte. Egli è libero di continuare a uccidere, di So che non sanno; eppure io che percorsi nutrirsi di sangue e di morte. Tra la prima tante volte la via parte del lungo film e l’ultima, c’è una forte ce- dall’omicida al morto sura. Se dapprima von Trier racconta con det- contemporaneo che gode della morte e della e dal morto alla pena tagli raccapriccianti e compiaciuti le crudeltà crudeltà. Senza freni morali, tutto – per l’arte e dalla pena ad un altro omicidio, di Jack, poi l’uomo, vestito di rosso come un (!) è accettabile, possibile. L’arte potere, il po- palpeggiando novello Dante, scende con Virgilio all’inferno. tere è arte, la morte è la più sublime forma la porpora inesausta Da cronaca di un trhiller sanguinoso- Jack è d’arte. E’ la società attuale o di sempre, ed è in quella sera del ritorno ricercato dalla polizia a cui spesso sfugge – il pure – a quanto pare – l’inferno dentro l’anima – le Erinni cominciarono a fischiare film si trasforma in metafora. Nell’inferno di del regista stesso? Dio, quel Dio che in qualche nell’erba rada – lava e di fuoco, pare con un fioco lume di co- misura misteriosamente pareva in Melancho- ho visto serpi e vipere incrociate scienza attraversi Jack quando vuole scalare la lia - un capolavoro – qui tace, travolto dalla in un viluppo sulla mala stirpe, montagna infernale: verso la luce, la libertà o performance del male e dalla volontà di non il nostro fato¹. per esplorare altre forme del male? L’esito di- evitarlo. Un pessimismo crudele. E’ ciò che Voci su dal macigno, su dal sonno, pende dal rischio a cui accetta di sottoporsi o siamo o che saremo la domanda di questo film più fonde qua dove il mondo s’abbruna, meno. Nel complesso racconto- metafora, von imperfetto, certo, eccessivo ed inquietante? A memoria di travagli radicata nel ritmo Trier include ogni follia umana del passato e del ciascuno dare la propria riposta. che percosse la terra con piedi presente, perché Jack è figura- forse – dell’uomo Mario Dal Bello dimenticati. Inabissati corpi, alle radici d’un altro tempo, nudi. Occhi sbarrati, sbarrati sopra un segno che per quanto tu voglia non discerni: l’anima che combatte per farsi anima tua. Neppure il silenzio è più tuo qui dov’è fermo il giro delle mole.

Giorgio Seferis ottobre 1935

(Traduzione di Filippo Maria Pontani) 39 n. 71 Il cinema italiano dei feroci anni Settanta Terrorismo e malavita protagonisti del grande schermo Ore 16,37 di venerdì 12 dicembre 1969. A Mila- no nella Banca dell’A- gricoltura di piazza Fontana una bomba esplode causando la morte di 17 persone e il ferimenti di 88. Il paese è sgomento e il Pierfranco Bianchetti tragico episodio segna una svolta nella vita degli italiani. Un clima di paura e si incertezza si diffonde nel paese in tutti contesti sociali, culturali e politici. Ov- viamente anche il nostro cinema ne è conta- minato. Ai primi di gennaio 1970 esce sugli schermi il film di Elio Petri Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto con uno stre- pitoso Gian Maria Volonté. Giorgio Bocca, uno dei pochi giornalisti che non hanno cre- duto alla pista degli anarchici responsabili della bomba, sul quotidiano Il Giorno scrive un breve articolo nel quale esorta i suoi lettori “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970) dia Elio Petri ad andare a vedere il film che mette al centro della vicenda la figura di un commissario di polizia, il cui potere è immenso unito ad una volontà di repressione sindacale e politica senza limiti. La sceneggiatura di Ugo Pirro, scritta prima degli avvenimenti di Milano, an- ticipa la realtà che sorpassa la finzione. Il ci- nema come spesso accade sa intuire quello che sta maturando nella società. Dino Risi, autore di In nome del popolo italiano ci racconta insieme ad Age e Scarpelli, la storia del delitto di una bella ragazza probabilmente drogata, che frequentava ambienti dell’alta prostitu- zione. Il giudice democratico Mariano Boni- fazi (Ugo Tognazzi) avvia le indagini e convo- ca nel suo ufficio uno dei più probabili sospettati, Lorenzo Santecito, un industriale corruttore e uomo privo di scrupoli morali (Vittorio Gassman), proprietario di aziende fortemente inquinanti. Il soggetto, che si ispi- ra al celebre delitto Montesi, ha saputo antici- pare i tempi (la figura di Gassman decenni “La classe operaia va in paradiso” (1971) di Elio Petri dopo è stata vista da alcuni, con le ovvie diffe- renze, simile a quella di Berlusconi, all’ epoca un illustre sconosciuto). Il magistrato ha tro- vato un’agendina della ragazza che scagiona l’industriale, ma rimasto disgustato dagli ita- liani festosi nelle strade di Roma per la vitto- ria della Nazionale di calcio contro l’Inghilter- ra, decide di gettare la prova dell’innocenza di Santecito per l’omicidio, ma non per il suo comportamento immorale e corruttivo. Nel 1971 è ancora Elio Petri a firmare una pellicola che ha fatto epoca. Si tratta di La classe operaia va in paradiso, sempre con il grande Volonté e con la sceneggiatura di Ugo Pirro e dello stes- so regista; ritratto nevrotico di Lulù, un ope- raio del triangolo industriale alle prese con l’alienazione del suo lavoro malamente com- pensata dal calcio, dalla televisione, dal con- sumismo. L’anno successivo esce sugli schermi come una bomba Ultimo tango a Parigi segue a pag. succcessiva “C’eravamo tanto amati” (1974) di Ettore Scola 40 [email protected]

segue da pag. precedente 1979; L’ avvertimento, 1980. Sono film che rivi- nasce anche un filone cinematografico capace di Bernardo Bertolucci, destinato a cambiare sti oggi ci spiegano le vicende politiche-socia- di interpretare i timori e le paure degli italiani la storia del cinema. Pamphet sull’ amore, in- li di quel periodo probabilmente molto me- spaventati dai numerosi e sanguinosi atti ter- terpretato da Marlon Brando e Maria Schnei- glio di un testo di storia. Negli anni Settanta roristici e dal dilagare della malavita organiz- der, il film, osannato e odiato nel- zata più feroce che mai, protago- la stessa misura, subirà una nista di molte rapine, sequestri di odissea giudiziaria durata molti persona, racket della droga, della anni prima di diventare un’icona prostituzione e del gioco d’ azzar- leggendaria. Nel 1974 è Ettore do. Un fenomeno malavitoso Scola a dirigere un vero capolavo- contro il quale le forze dell’ordi- ro, C’eravamo tanto amati, stupen- ne, già faticosamente impegnate da cavalcata cinematografica sui nella lotta all’ eversione, fanno fa- trent’ anni dell’ Italia dalla Resi- tica a contrastare. È il cosiddetto stenza agli anni Settanta, prota- “poliziottesco”, un filone che vede gonisti l’intellettuale frustrato gangster feroci in lotta con poli- Stefano Satta Flores, l’avvocato ziotti dalla mano dura, tra emo- voltagabbana Vittorio Gassman e zionanti inseguimenti di auto l’umile portantino Nino Manfre- per le metropoli, sparatorie, pe- di; tre personaggi che rappresen- staggi e altre forme di violenza. I tano la storia del nostro paese nel poliziotti raccontati in questi “Milano calibro 9” (1972) di Fernando Di Leo bene e nel male. Ancora Age e film, stanchi di non poter assicu- Scarpelli lo stesso anno scrivono rare alla giustizia i criminali, il copione di Vogliamo i colonnelli operano spesso fuori da ogni diretto da Mario Monicelli, una contesto giudiziario seguendo pellicola che ironizza sul colpo di un po’ le orme del celebre Il giusti- stato militare in Italia come in ziere della notte, la vendetta di un Grecia, in realtà non immaginan- architetto americano interpreta- do che davvero da noi qualcuno to da Charles Bronson, che ucci- stava tentando di portarlo a ter- de senza pietà tutti i malviventi mine. Ancora una volta la finzio- per riscattare la morte della mo- ne cinematografica supera la re- glie assassinata da un gruppo di altà delle cose. Nel ’75 tocca a Pier teppisti (la pellicola si ispira a sua Paolo Pasolini dirigere un altro volta al mitico Ispettore Callaghan, capolavoro, Salò o le 120 giornate di il caso Scorpio è tuo con Clint Ea- Sodoma, un atto d’ accusa contro stwood). Nel 1972 tutto ha inizio la società dei consumi nella quale con La polizia ringrazia di Steno, il la sessualità viene mercificata “Ultimo tango a Parigi” (1972) di Bernardo Bertolucci primo episodio della serie che ve- ogni giorno. Gli anni Settanta drà titoli di grande successo, qua- rappresentano purtroppo anche li Milano calibro 9, 1972 di Fernan- la stagione insanguinata del ter- do Di Leo; La polizia incrimina, la rorismo che ha dilaniato l’Italia. legge assolve, 1973 di Enzo G. Ca- Ovviamente il tema scottante stellari; Milano odia: la polizia non non poteva non interessare i pro- può sparare, 1974 di Umberto Len- duttori e i registi. Ecco allora zi e poi molti altri. Agli inizi degli uscire nelle sale nel 1976 Cadaveri anni Ottanta anche questo filone eccellenti per la regia di Francesco si esaurisce. La società italiana Rosi, con Lino Ventura e Max von sta cambiando radicalmente con Sydow, tratto dal romanzo di Le- la fine del terrorismo e con una onardo Sciascia Il contesto, incen- parziale sconfitta della criminali- trato sulla faticosa indagine di tà che ha cambiato registro. Stan- un poliziotto incaricato di scopri- no per arrivare il periodo del di- re i responsabili dell’omicidio di simpegno, della ricerca del diversi magistrati. L’ uomo tutto “Cadaveri eccellenti” (1976) di Francesco Rosi benessere e del rifiuto delle ideo- d’ un pezzo alla fine verrà a cono- logie. Nel cinema saranno i fra- scenza di un complotto eversivo telli Vanzina, figli del grande Ste- in cui sono implicati uomini del no, a indovinare i nuovi gusti del governo. Altro grande regista che pubblico realizzando i cinepanet- ha saputo mettere a nudo la real- toni, che fanno inorridire la criti- tà drammatica di un’Italia demo- ca cinematografica facendo in- cratica in perenne lotta con pote- cassare invece molti soldi ai ri occulti, è Damiano Damiani, produttori. Questa nuova stagio- autore di una serie di pellicole di ne, caratterizzata anche dalla na- buon livello quali Confessione di un scita delle televisioni commercia- commissario di polizia al Procuratore li, muterà antropologicamente lo della Repubblica, 1971; L’ istruttoria è spettatore italiano. chiusa: dimentichi, 1971; Perché si uc- cide un magistrato, 1972; Goodbye & Amen- L’ uomo della Cia; 1977; Io ho paura, 1977; Un uomo in ginocchio, “La polizia ringrazia” (1972) di Stefano Vanzina Pierfranco Bianchetti 41 n. 71 Grande successo del festival culturale Buon compleanno Faber in Sardegna Si è conclusa a metà Marzo l’originale manifestazione culturale dedicata quest’anno a Riace Si è già avuto modo di Gerardo Ferrara e Maurizio Del Bufalo, diret- scrivere nel preceden- tore del festival cinematografico dei diritti te numero di Diari di umani di Napoli, tra gli ospiti di questo affa- Cineclub del bel festi- scinate viaggio. Insieme alla musica e al canto val culturale Buon Com- che hanno accompagnato tutte le serate, al pleanno Faber 2019, di cui confronto diretto con chi ha pubblicato storie, questa rivista da alcuni come nel caso della brillante calabrese Tiziana anni è convintamente Barillà che ha presentato il suo bel libro “Mimì sostenitrice e Media capatosta, Mimmo Lucano e il modello Riace”, Marco Asunis Partner. L’originale e e a tanti altri momenti di incontro e confronto, poliedrica manifesta- di leggerezza riflessione, un ruolo importante zione sarda, imperniata su svariate problema- lo ha avuto il cinema attraverso la valorizzazio- tiche di periferia sociale e di emarginazione – ne del documentario sociale. Un settore strate- quasi a inseguire nell’anima la poetica inquieta gico del progetto culturale complessivo soste- e ribelle a favore di negletti e ultimi di Fabrizio nuto dalla FICC – Federazione Italiana dei De André -, si è conclusa a metà dello scorso Circoli del Cinema, in cui sono emersi autori mese di Marzo. L’approdo finale è avvenuto nuovi e temi strettamente legati allo spirito nello spazio ampio ed accogliente dell’Aula del festival. Lo sono stati, ad esempio, raccon- Magna dell’Istituto Comprensivo di Doliano- tando il tema drammatico della migrazione Il va, paese del basso Parteolla con antica e ricca corpo di un migrante deve avere dignità di Cristi- vita agricola e vitivinicola testimoniata dalla na Cattaneo, Il presagio del ragno di Giuseppe presenza nel territorio di una importante can- Casu sul mondo dell’antica pesca delle tonna- tina sociale. Dolianova come paese simbolo, di re ormai in estinzione, La valigia di Tidiane una comunità legata al lavoro della propria Cuccu di Antonio Sanna e Umberto Siotto sul- terra che sarebbe senz’altro piaciuta a Faber. la storia di tziu Antoni Cuccu di San Vito, an- Un pubblico partecipe di oltre 500 persone ha ziano girovago in feste paesane a vendere so- accolto in una straordinaria atmosfera empa- gni con libretti di vecchie poesie di cantadores tica l’ultimo speciale ospite, l’artista musicista sardi, continuata dopo la sua morte da un gio- Mauro Pagani, amico e collaboratore di vec- vane ambulante senegalese. E ancora, con la chia data di Fabrizio De André, sollecitato per forte voglia di non smettere di raccontare la l’occasione in ricordi e riflessioni generali sui fantasia e lo straordinario coraggio di Mim- nostri tristi tempi dalla sapiente e sorniona mo Lucano, si è potuto assistere alla visione regia del giornalista free lance e artista pure del corto Riace, un modello di Accoglienza di Ales- lui Gerardo Ferrara. A fare da preziosa cornice sandro Carè. Storie raccontate grazie al cine- a questo ultimo appuntamento del festival il ma, che fanno da spunto ad altre concrete e talentuoso violinista miteleuropeo Michele attuali che viviamo quotidianamente, come Gazich, il Coro Inkantos d’Olia diretto dal ma- quella del senegalese Boucar Wade, che di estro Boris Smocovich, il gruppo di musicisti giorno fa l’ambulante e la sera scrive libri e Riccardo Pittau, Raoul Moretti, Tonino Macis presenta i suoi racconti in opere teatrali. Buon e Battista Dagnino. In particolare quest’ulti- Compleanno Faber 2019 è stato anche questo, mo, con chitarra e voce di resistente cadenza uno sguardo verso una realtà che tanti oggi pegliese in terra carlofortina, ha reso pre- vorrebbero far finta che non esistesse. Con gnante l’anima di Faber e del suo legame stret- uno spirito invece che vuole restare nel solco to tra la Sardegna e la sua Genova. Ricche e di andare “in direzione ostinata e contraria”, partecipate sono state però anche tutte le altre vogliamo rilanciare nuovamente la notizia serate del festival nel mese di Marzo, caratte- della nascita del progetto E’ stato il vento, per rizzate da nuovi luoghi e ospiti rispetto a quel- far nascere una Fondazione di solidarietà per le di febbraio sostenute soprattutto dall’am- Riace affinché prosegua il lavoro a sostegno ministrazione comunale di Monserrato, altra dei migranti di Mimmo Lucano, con un aiuto realtà atipica per la sua storia antifascista dell’a- attivo senza bisogno del sostegno pubblico. rea urbana cagliaritana. Insomma, attraversan- Marco Asunis do uno stesso filo altri ospiti si sono aggiunti, nuove problematiche e intensi momenti di con- fronto col pubblico si sono ulteriormente svi- Fondazione di soli- luppati. Il tema politico culturale è però rima- sto lo stesso, quello che ha aleggiato per tutta darietà per Riace la manifestazione e che ha avuto come sfondo la storia di Riace. A chiarirne compiutamente Per sostenere questa operazione nata lo spirito e il senso di ciò che ha prodotto il fe- dall’Associazione Recosol – Rete dei Comu- stival, in questa stessa rivista di Diari di Cine- ni Solidali si può fare un bonifico su Banca club ci hanno pensato ancora con i loro interventi Etica al Comitato E’ Stato il Vento all’Iban: proprio il direttore artistico della manifestazione IT48P0501801000000016787921 42 [email protected] Riflessioni sul dopo festival culturale di Buon Compleanno Faber Riflessioni sul dopo festival culturale di Buon Compleanno Faber Che grande questo tempo, che solitudine, che bella compagnia… Un meeting di pensie- Ancora una volta il per ricominciare”, dove le genti e le relative sto- ro resistente dedica- progetto Buon com- rie sono ancora “una goccia di splendore, di uma- to a Riace pleanno Faber ha as- nità, di verità”. Ed è opportuno e salvifico ri- sunto le caratteristi- pensare alla sua lucida visione sociale e umana Sbaglia chi pensa che che di un luogo di che narra di “visioni di anime contadine in volo Buon Compleanno Fa- incontro, di scambi, di per il mondo”, citazione che mi riporta all’evo- ber (BCF) sia solo un Gerardo Ferrara incroci, di sedimenta- cazione tanto poetica quanto potente del can- modo per ricordare zioni, elementi tipici del territorio sardo dove, tore sardo Sergio Atzeni, “passavamo sulla terra una delle voci più ama- da 7 anni, si svolge il festival. Un movimento leggeri”. te della canzone italia- di idee, un “luogo del pensiero”, per dirla alla Come un’anomalia… na, o, meglio, del panora- Gaber. Una rotta da seguire lungo un mese di Ecco perché Riace, la Riace della comunità ri- Maurizio Del bufalo ma culturale nazionale, avvenimenti, incontri, testimonianze, rela- masta, della comunità che non c’è più, della Fabrizio de Andrè, Faber appunto. C’è da re- zioni umane, “sotto il vento e le vele” del pe- comunità che verrà. Ecco perché Mimmo Lu- stare sorpresi dall’ ampiezza di orizzonti e dal- scatore Faber che diventa sestante, astrolabio, cano sia risultato in questo nostro festival il la disarmante sobrietà di questo appuntamento per indagare i fondali dell’attualità. Ripensare naturale portatore del messaggio di Fabrizio. cagliaritano di cui ho conosciuto e apprezzato i De Andrè, non ripensare a De Andrè. Parlare Ecco sollecitata la Riace che c’è in ognuno di promotori, Gerardo Ferrara e Marco Asunis, e attraverso De Andrè, non parlare di De Andrè. noi quando è messo di fronte tutto il gruppo di Vorrebbe essere questo il senso di un viaggio all’atavico dilemma del resta- animatori e autori. intorno ai temi, alla poetica, al pensiero del re, del partire del tornare…. C’è musica, certo, e Poeta-Cantore genovese. Attingere a piene Ecco perché ognuno di noi è pure il desiderio di mani al suo “lascito artistico, intellettuale e spiri- migrante ogni qualvolta ane- intercettare nuove tuale”. Un tentativo di realizzare una sorta di la ad un’opportunità migliore tendenze popolari mosaico deandreiano (così come faceva Faber delle sue condizioni di vita. ma c’è tanta passio- quando approntava la mappatura che gli sa- Ecco perché ognuno di noi di- ne sociale e deside- rebbe servita per la narrazione) composto di venta “clandestino” quando rio di far rivivere la storie, luoghi e genti, da destrutturare dal mo- questa opportunità gli viene migliore memoria saico stesso e riversare nell’urgente attualità preclusa, negata. Così è, “Mil- dei nostri anni, da che necessita di una visione altra e consapevo- le anni al mondo mille ancora, Raffaella Cosentino, giornalista RAI e documentarista. Si nord e sud, per le, per riportare “questo mondo a quote più uma- che bell’inganno sei anima mia e occupa di diritti umani, immigrazione e mafie intervistata amore della cultura ne” come sosteneva lo stesso Fabrizio. La vo- che grande questo tempo, che so- da Gerardo Ferrara (foto di Debora Locci) e della solidarietà. lontà del nostro percorso di intercettare tutte litudine, che bella compagnia…”. Dopo aver incon- quelle testimonianze di scrittori, attori, arti- Gerardo Ferrara trato Marco Asunis a Napoli, in occasione della sti, registi, musicisti cantautori e liberi pensa- direttore artistico di Buon Compleanno Faber giornata per Emergency del X Festival del Ci- tori che non necessariamente attingono alla nema dei Diritti Umani, ci eravamo dati ap- figura di Fabrizio De Andrè, ma che declinano E’, convinto di essere un giornalista raccoglitore, portatore puntamento a Cagliari, per questa edizione il loro cammino facendo affiorare tutte quelle e narratore di storie e che la Terra sia di chi la canta...E’ speciale di BCF dedicata a Riace e a Domenico “periferie umane, sociali, politiche e poetiche” dalle convinto che si possa raccontare Fabrizio De Andrè. Per Lucano, due icone che, per noi del Festival par- quali Faber ha saputo trarre linfa vitale per es- questo in terra sarda, da sei anni, ha dato vita al cantiere tenopeo, sono stelle fisse da sempre. Abbiamo sere voce del nostro tempo e profeta indiscus- aperto e libertario di “Buon compleanno Faber”. Soprat- scelto di essere presenti alla manifestazione so. Credo sia urgente, quanto ineluttabilmente tutto è convinto di non aver paura dei porti chiusi ma della per parlare dell’attacco che il Governo e le Isti- naturale, “affrontare” Fabrizio, oggi, ripensando chiusura del pensiero e dei cuori. Attraverso i social molti tuzioni di ogni ordine e grado stanno conducen- alle sue scelte di vita che lo hanno portato lon- lo cercano per curare la sua delirante follia. Ma non lo tro- do contro lo spirito cristallino del progetto di tano, negli angoli remoti dell’impero, nelle vano mai, perché lui sta in mezzo alla gente. Certe volte ospitalità condotto a Riace, da venti anni, perché terre sarde dove “c’è ancora il tempo e lo spazio anche alla Casa della Cultura di Monserrato. segue a pag. successiva

43 n. 71

segue da pag. precedente infedele; conta che i nemici quello a cui stiamo assistendo paradossale, qua- della mafia sono stati neutra- si surreale, se non fosse drammaticamente lizzati, a suon di legalità, e que- vero. E’ incredibile dover ribadire che Dome- sto fa venire i brividi perché la nico Lucano, solo e coraggioso in una terra storia continua e si ripete. Il popolata da molte “anime nere”, sia vittima caso delle due sindache, infatti, palese di una persecuzione ideologica per è stato antesignano del destino avere praticato l’accoglienza e la solidarietà di Domenico Lucano, bloccato per migranti e profughi che rischiano la pro- ed esautorato dalla sua funzio- pria esistenza tra i flutti di un mare patrigno che li separa dall’Europa. Questo atteggia- mento umano, ancorchè miseri- cordioso, in Italia viene perse- Domenica 24 febbraio, Teatro Alkestis, Cagliari (foto di Debora Locci) guito a termini di legge con il plauso di una consistente parte dell’opinione pubblica mentre noi altri, cittadini stupiti di un Paese oltraggiato quotidiana- Mimmo Lucano sindaco di Riace mente da mafie e poteri occulti, ci rifiutiamo di applaudire chi applica i princi- ne nel momento più pregnante pi che negano i fondamenti della Costituzio- della sua carriera politica ed ne e della Dichiarazione Universale dei Diritti istituzionale, proprio quando Umani. Come si può accettare che Ministro, la campagna anti-migranti, forze dell’ordine e Magistratura perseguano condotta dalle destre politiche con tanta convinzione un uomo solo, accam- in tutta Europa, ha raggiunto pando miserabili cavilli giudiziari e ammet- l’apice, sostenuta dal rifiorire tendo, al tempo stesso, che nessun interesse di razzismi e intolleranze che Giovanna Marini, musicista, cantautrice e ricercatrice etnomusicale e privato egli abbia mai prodotto? A cosa si sono sembravano confinati nel No- folklorista ridotte la legge e il diritto nel nostro Paese, a vecento. Anche qui le accuse stroncare chi difende l’umanità ad ogni costo mosse a Lucano sono apparse anche sfidando i limiti della legge? Ecco dun- da subito inconsistenti, ma so- que che la nostra partecipazione a BCF 2019 ci no bastate a fermare il delicato ha dato modo di ribadire la nostra adesione processo di innovazione istitu- incondizionata a questa idea di umanità rap- zionale di cui Domenico è stato presentata da Riace e da Domenico Lucano, protagonista nel suo piccolo contro, se così si può dire, la legalità formale paese calabrese, dal 1998 ad og- dello Stato, dei suoi Ministri, dei suoi Magi- gi. Davanti a frammenti di in- strati e Prefetti inflessibili garanti della Nor- tercettazioni telefoniche su ma. E per difendere questo straordinario presunti matrimoni combinati esempio di umanità abbiamo scelto un film tra migranti e italiani, cadono (siamo un Festival di cinema, no?), “Terre im- di colpo venti anni di lotta e di pure”, che racconta la storia di due sindache sacrifici che hanno mostrato alcune verità evidenti: i mi- calabresi, donne coraggiose ed illuminate, Casa della cultura di Monserrato: Marco Asunis e Maurizio Del Bufalo granti sono indispensabili alla che hanno dovuto soccombere ad un attacco (foto di Debora Locci) diffamatorio condotto sul filo della più assolu- crescita e alla rivitalizzazione ta legalità. La lezione finale, stando alle circo- delle nostre aree interne del stanze raccontate dal film di Raffaella Cosen- Sud, le migrazioni sono inar- tino, anch’essa donna calabrese e valente restabili e indispensabili nel giornalista, è che le persone che hanno accu- mondo globale in cui viviamo sato le due sindache sono state arrestate e e, infine, nessuno ha saputo processate, ma questo non ha impedito che le spendere meglio di Lucano i carriere politiche delle due donne siano state fondi europei per l’accoglienza sacrificate alla più rigorosa obbedienza alla e l’integrazione, interpretando Norma. Insomma, Carolina Girasole ed Elisa- con rara umanità il senso della betta Tripodi (questi i nomi delle sindache di nostra legge più alta, la Costi- Isola capo Rizzuto e Rosarno), sono state im- tuzione. Ecco dunque il valore molate sull’altare di un processo indiziario, della testimonianza del film di cancellando due amministrazioni antimafia Raffaella Cosentino e il senso in un’area ad altissima densità criminale, rag- che ci ha portato a discuterne a Sabato 2 Marzo Spazio Kairós, via Martini 23 Cagliari (foto di Debora Locci) giungendo lo scopo che le organizzazioni cri- BCF 2019. Dobbiamo vigilare perché non è la di migliaia di persone libere, l’opera dello minali si erano prefisse. E’ triste dirlo, ma le prima volta che lo Stato e il Diritto tentano di Sprar che Lucano ha guidato con passione dal mafie hanno appreso la lezione della legalità e divorare, attraverso la burocrazia, i propri fi- 2004 ad oggi. Questo è l’epilogo più bello della l’hanno piegata a propri fini, evitando l’uso gli migliori, eppure la lotta non si ferma e la storia che abbiamo raccontato a Cagliari, di della forza e della lupara che oggi non va più speranza non deve morire. E a Riace, contraria- cui tutti noi ci sentiamo parte, perché amia- di moda. Poco conta che le accuse principali mente al caso delle due sindache protagoniste del mo il prossimo e il nostro Paese che non ha bi- mosse alle due protagoniste del film vengano film della Cosentino, il finale sarà diverso perché sogno di eroi, ma di fedeli, umili e coraggiosi poi confutate e che persino le intercettazioni, in queste settimane è nata la Fondazione “E’ stato servitori. alla fine, siano risultate trascritte in modo il vento” che proseguirà, sostenuta dalle risorse Maurizio Del Bufalo 44 [email protected] Herman Hesse, la ricerca di un incontro “E pensavo dondolato dal vagone “cara amica il tempo prende il tempo dà.../Noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia e che senso abbia chi lo sa.../ Restano I sogni senza tempo, le impressioni di un momento, /Le luci nel buio di case intraviste da un treno:/Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno...” Incontro, Francesco Guccini

Herman Hesse, scrit- “due terzi dei miei concittadini leggono questa raz- tore, poeta, aforista, za di giornali, leggono mattina e sera queste parole, filosofo e pittore tede- vengono lavorati ogni giorno, esortati, aizzati, resi sco naturalizzato sviz- cattivi e malcontenti”. Ma il vero colpo di grazia zero, insignito del Hesse lo sferra ne Il giuoco delle perle di vetro. premio Nobel per la Infatti se le macchine erano il simbolo della letteratura nel 1946, è civiltà tecnologica, le terze pagine dei giorna- una personalità che ha li, erano per lo scrittore il simbolo della cultu- suscitato e continua a ra di massa, causa della mercificazione e della suscitare impressioni banalizzazione della cultura. La denuncia e fortemente divergen- l’analisi di Hesse sono solo l’inizio de Il giuoco Danilo Loddo ti: da una parte riceve delle perle di vetro, e vengono confinate in un grande stima da scrit- saggio introduttivo. Infatti se nel il lupo della tori come Thomas Mann, Thomas Eliot e An- steppa l’attacco alle macchine è la conclusione dré Gide, dall’altra grandi critiche, come il di un libro di denuncia, il Giuoco delle perle di rimprovero di essere troppo banale. Dunque, vetro è un libro di proposta, che il poeta descri- come mai Hesse ancora oggi è amato dal pub- ve sotto forma di utopia. Hesse affronta anche blico giovanile? Forse una risposta la si può il tema conflittuale fra la scienza e l’arte. Te- trovare nell’accanita posizione contro il siste- ma ben evidenziato in Sotto la ruota, in cui “la ma scolastico occidentale. Sistema che per prima ha sempre ragione, senza rendersi utile a Hesse fu traumatizzante, tanto che egli quin- nessuno, e la seconda continua a spargere il seme dicenne fuggì dopo soli sette mesi dal semina- della fede, dell’amore, della consolazione e della bel- rio di Maulbronn, tentando il suicidio. Non lezza, a dare il presentimento dell’eternità, e trova bisogna stupirsi dunque se lo scrittore tede- sempre un terreno fecondo”. In Narciso e Boccadoro sco combatte tale sistema, anzi si pone come troviamo l’emblematico dialogo tra il pensa- avversario di coloro che di quel sistema sono tore Narciso e l’artista Boccadoro, qui i due partecipi. Nel suo racconto Sotto la ruota, pubblicato nel 1906, Hesse ci imparo ad ascoltare gli insegnamenti che mostra come la scrittura possa lenire il mio sangue mi mormora... La vita di ed educare la nascente personalità di ogni uomo è un cammino verso se stesso, un individuo. Infatti in questo tipico la ricerca di un cammino, la traccia di un racconto di “educazione/formazio- sentiero. Mai nessun uomo è stato in tut- ne” (Bildungsroman in tedesco), lo to e per tutto se stesso; ognuno lotta co- scrittore ci mostra come la scuola munque per diventarlo, uno cupamente, possa spezzare una personalità ed l’altro più luminosamente, ognuno come una vita. Nel Demian, pubblicato nel può”. La vita per Hesse dunque è un 1919, Hesse scriverà che “di scuola in continuo cercare, è un tormento, è scuola, si ripete lo spettacolo della lotta l’ebrezza dell’effimero, è una sorta di fra lo spirito e la legge, e noi vediamo di “percorso della caducità”, la stessa ca- continuo la scuola e lo stato che si affan- ducità che accompagna il vagabon- nano a troncare alla radice le poche intel- daggio di Boccadoro. La vita viene de- ligenze profonde, di autentico valore, che scritta come offuscata dall’ombra spuntano tutti gli anni. E sono sempre gli della malinconia: “profondità ultima odiati dai maestri, quelli che vengono pu- della natura”, come diceva il filosofo niti più spesso, quelli che scappano, o che Friedrich Schelling, che sembra cela- vengono cacciati da scuola ad arricchire il re in sé il lutto per un bene irrime- patrimonio spirituale del nostro popolo”. diabilmente perduto. Si tratta di In tutta la sua produzione il poeta ri- quella malinconia di cui il poeta si pete incessantemente la sua posizio- dice “figlio” e a cui sente d’avvicinar- ne contro l’occidente, visto come “un si in ogni momento del suo lungo mondo accecato dal denaro” (Il pelle- viaggio. “Ora conforti tu le membra mie grinaggio in oriente). Dal punto di vista spossate, / hai accolto sul tuo grembo la esteriore, per Hesse l’occidente si mia testa/ ora che dai miei viaggi son tor- concretizza nelle macchine. Non a nato:/ giacché ogni mio vagare era un ve- caso il finale de Il lupo della steppa si nire a te. (Alla malinconia). La stessa conclude con una simbolica “lotta fra Herman Hesse (1877 - 1962) malinconia dell’effimero che perva- gli uomini e le macchine”, che lascia de la stagione ebbra dell’Ultima estate “dappertutto automobili schiacciate, contor- pensieri si contrappongono come modi di vita di Klingsor, la quale rimanda, forse ad una vi- te, mezzo bruciacchiate”. Hesse critica aspra- entrambi accettabili. Sempre in Demian, libro sione “decadente”, nella quale si forma l’ambi- mente anche gli intellettuali, prole del sistema che quest’anno compie 100 anni, il poeta scri- guità segreta del romanticismo. culturale occidentale. Un attacco è diretto ai me- ve “Io sono stato un uomo che cerca, e ancor oggi lo dia, attraverso i quali gli intellettuali agiscono sono, però non cerco più sopra le stelle e dentro i libri, Danilo Loddo 45 n. 71 Roma: cinema d’autore al Parco della Cellulosa Non c’è dubbio: le va- ste periferie del qua- drante nord ovest so- no, sul piano dei servizi culturali, tra le più sguarnite della Capitale. Ma rappre- Stefano Macera sentano anche, in po- sitivo, un interessante laboratorio dei tentativi compiuti dal basso per riportare l’espressione artistica in zone abbandonate dalle istituzioni. Infatti, nei municipi compresi in questo settore di Roma (il XIII e il XIV), da anni vengono organizzate iniziative ispirate all’idea di una città policen- trica, in cui non ci sia più bisogno di spostarsi Roma. Parco della Cellusosa, monumento naturale nei soli quartieri chic per assistere a uno spettacolo teatrale o alla proie- visione collettiva di ogni film è stata zione di un film. Gli esempi, in tal infatti anticipata da due interventi senso, sono numerosi: la stessa Rete introduttivi non lunghi, ma artico- Aurelio in Comune, di cui ci siamo oc- lati in modo tale da rendere comun- cupati nel n. 69 di Diari di Cineclub, que l’idea delle peculiari poetiche di oltre a rivendicare una maggiore Ferreri e dei Dardenne, inscindibili partecipazione dei cittadini alla ge- peraltro dalla spinta, comune ma stione della cosa pubblica, promuo- diversamente declinata, a cercare ve spesso eventi culturali. Ma l’elen- forme narrative del tutto nuove, non co non è solo lungo, ma anche ricco imprigionate dalla drammaturgia ci- di proposte dal taglio originale. Per nematografica classica. A proiezio- dire, nei giorni 21 febbraio e 20 ne finita, sono seguiti dei dibattiti marzo, in un luogo davvero insolito, piuttosto vivaci, in cui si è cercato si è tenuta la proiezione di due film collettivamente di mettere a fuoco di notevole rilievo artistico e cultu- le implicazioni sociali delle due ope- rale: Chiedo asilo (1979) di Marco Fer- re. Del resto, si tratta di film che reri e Il figlio (2002) di Jean-Pierre e non potevano non stimolare la più Luc Dardenne. Ma partiamo, ap- ampia discussione: nel caso di Chie- punto, dal luogo: si tratta di un ca- do asilo, per la forma aperta adotta- sale all’interno del Parco della Cellu- ta, espressione della volontà di Fer- losa, ampio polmone verde collocato reri di creare un rapporto diverso in prossimità del quartiere Casalot- con il pubblico; per quanto concer- ti. L’edificio è sede del Comitato Pro- ne Il figlio, in virtù dell’ammirevole motore per la Tutela e la Salvaguardia essenzialità della messinscena, che del Parco della Cellulosa, realtà nata sospinge gli spettatori al più diretto nel 2005 che si è da subito battuta contatto con il vissuto dei perso- per la tutela di due aree contigue naggi e le loro scelte morali. Va poi d’alto valore ambientale, un tempo utilizzate per decenni. Coinvolgere un pezzo significa- sottolineato che, promuovendo le due proie- dall’ex Ente nazionale cellulosa e carta e poi ca- tivo della popolazione nella gestione/fruizio- zioni nel territorio e sulle reti sociali come fa- dute in stato di abbandono per un lungo pe- ne di un Parco, vissuto come bene comune, cebook, si è messo senza remore l’accento sul riodo. Un’istanza che è stata in primo luogo vuol dire creare le condizioni affinché nel pro- loro carattere di stimolo a una discussione col- recepita da un Decreto del Presidente della prio territorio si riaffermi quel senso della co- lettiva. Nel primo comunicato diffuso pubbli- Regione datato 2006, che ha istituito il Monu- munità che è indispensabile a un vivere vera- camente, la mini-rassegna ha significativa- mento Naturale Parco della Cellulosa. Da quel mente civile. Ora, le proiezioni di cui parliamo mente assunto il titolo Appunti ritrovati della momento, il Comitato in questione si è fatto sono nate proprio da una collaborazione tra il Buona Scuola, alludendo alla pertinenza di en- carico della meno estesa (circa 14 ettari) tra le suddetto Comitato, diverse realtà dell’asso- trambe le opere al tema della formazione co- due aree, garantendone la manutenzione e la ciazionismo di base e una rivista di cinema me veicolo di promozione umana. In sostan- fruizione da parte del pubblico, anche attra- online, Schermaglie – Cinema inoltre (www. za, s’è trattato di una iniziativa perfettamente verso attività di carattere socio-culturale. schermaglie.it), che, nei suoi quasi 14 anni di in linea con la filosofia che da tempo viene vei- Dunque, il Comitato ha sin qui svolto una storia, ha saputo conquistare un cospicuo nu- colata da Diari di Cineclub. Perché, senza ab- funzione esemplare sotto almeno due profili: mero di lettori, coinvolgendoli in un percorso bracciare un generico e fuorviante contenuti- il primo rimanda alla riconquista, per tante conoscitivo mirato a “raccontare i cambiamenti smo, ma anzi muovendo dalla compenetrazione persone del quartiere, di quel rapporto diretto in atto nella realizzazione e nella visione dei film” tra scelte formali e visioni del mondo degli au- con la natura che è uno dei più sicuri antidoti ma anche a creare “uno spazio di confronto sulle tori, si è esaltata la capacità del cinema di of- all’alienazione metropolitana. Il secondo rin- questioni del nostro tempo, oltre il cinema”. Di più: frire angoli visuali inediti su un reale sempre via all’intervento su un altro grande problema nell’iniziativa è stata coinvolta anche Diari di più contraddittorio e assai difficile da leggere della città eterna: l’evidente disgregazione del Cineclub, rappresentata dallo scrivente, cui è rimanendo ancorati agli strumenti interpre- tessuto sociale, che è anche conseguenza della stato assegnato il compito, condiviso con Fabri- tativi tradizionali. sempre minore presenza di quelle pratiche col- zio Croce di Schermaglie, di presentare le due ope- lettive che ne hanno contraddistinto le periferie re. Seguendo lo schema tipico del cineforum, la Stefano Macera 46 [email protected] Già proletari di tutto il mondo, ri-unitevi Per una concezione materialistica dell’attualità Ricorda: sei solo un attore di un dramma e devi recitarlo, che sia lungo o breve, secondo la volontà del poeta. Se ti capita il ruolo di un mendicante, devi imperso- narne il carattere, e così con uno storpio, un re o un cittadino. Il tuo compito è solo quello di recitare la parte assegnata. A qualcun altro di sceglierla. (Eraclito, citato in Friedhelm Moser, Piccola filosofia per non filosofi, SUPERUE Feltrinelli, MI, 2002)

È in corso un’enorme partita a scacchi - che comprende tutto il mondo - se questo è il mondo naturalmente. Ah, che divertimento! Se potessi partecipare anch’io! Anche solo come pedone, l’importante sarebbe esserci, ma come regina naturalmente sarebbe la cosa più bella di tutte. (Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, 1 ed. inglese 1865, 1 ed. italiana 1872)

Chi domina i sentimenti e i pensieri domina gli esseri umani. I potenti lo sanno meglio di chiunque altro e perciò hanno sempre guardato con sospetto i filosofi, gli hanno esiliati o assoldati come prestigiosi buffoni di corte. Alcuni dei più famosi pensatori sono sfuggiti a stento al martirio, altri non ce l’hanno fatta. Perché Socrate fu giustiziato? Perché era un chiacchierone e distoglieva la gente dal lavoro? In tal caso la cicuta si sarebbe esaurita presto ad Atene. L’accusa ufficiale era: Socrate è colpevole di rovinare i giovani e di non onorare gli dèi secondo le usanze, preferendo nuove divinità. In breve: lo si accusava di incendio mentale doloso. (Friedhelm Moser, Piccola filosofia per non filosofi, SUPERUE Feltrinelli, MI, 2002)

Nei primi giorni di giusto significato al termine, su La Gazzetta del febbraio, immediata- Medio Campidano, 1 marzo 2019. Si ri-veda poi mente successivi al Pastores, la solita, lucida analisi di un grande Festival di Sanremo, intellettuale sardo, Natalino Piras, di Bitti come mette giusta- (NU), su Diari di Cineclub di marzo, per capi- mente in rilievo Mar- re la differenza tra il parlare a vanvera e fare co Palombi su Il Fatto un’analisi fondata su una concezione sana- quotidiano, del 17 febbraio mente materialistica della realtà dei problemi e ultimo scorso, (Rimasugli, sulla loro origine storica, frutto della decisio- Il dibattito post-Sanremo e ne di pochi e dell’insipiènza e inanità di tanti, Antonio Loru la guerra civile delle cazza- rappresentanti politici e soprattutto i rappre- te, pg. 24) abbiamo fat- sentati, che si sono addormentati davanti al to il pieno di cazzate, perché Sanremo è il televisore con lo smartphone in mano. Siamo grande cazzaturificio dell’Itaglietta beòta. In con Eraclito, rassegnati alla fatalità del Sardegna invece, soprattutto su pastori, prez- non-essere interpreti critici degli accadimen- zo del latte, annessi e sconclusionatamente ti e soggetti attivi del cambiamento, o con sconnessi, abbiamo sentito un mare di scioc- Lewis Carroll e Alice vogliamo con tutta la for- chezze, luoghi comuni, banalità, slogan e cori za del desiderio essere non solo partecipi, in da stadio che portano in direzione ostinata- seconda o terza fila, ma lì, proprio lì davanti, a mente contraria a quella di un ragionamento chiedere non solo pane, non solo per il nostro serio e intelligente, che è sempre quello di cui Eraclito, olio su tavola di Hendrick ter Brugghen, 1628 io personale, privato, di categoria, ma pane e abbiamo maledettamente bisogno in queste Rijksmuseum (Amsterdam) rose per tutti? In ogni caso è utile riflettere sul situazioni, per poter fare qualcosa di davvero monito di Friedhelm Moser sul potere della utile, nell’immediato ma soprattutto nel me- allevatori, gli imprenditori del settore, esisto- persuasione, sugli strumenti, oggi infinita- dio e lungo periodo. In mezzo a questo mare no le aziende; i pascoli, le transumanze, le mente più potenti di quelli di soli trent’anni di lenzuola, fogli di carta e cartoni: io sto con i greggi belanti in movimento, gli armenti addietro, di distrazione di massa, o di persua- pastori sardi, qualcuno per fortuna ci ha ricor- muggenti sono poesia, bella grande, alta poe- sione occulta, facce della stessa medaglia, vale dato che i pastori oggi non esistono più, in Eu- sia, nient’altro. Si veda il bel articolo di France- a dire della realtà globale attuale. Io sto con tutti ropa, in Italia e anche in Sardegna, esistono gli sco Diana: Pastore o allevatore: assegniamo il segue a pag. successiva

La lotta dei pastori è la lotta di tutti i sardi per la sovranità alimentare, contro la monocultura, per una economia circolare e giusta 47 n. 71

segue da pag. precedente riguarda gli animali. Vi sta bene il carrozzone turismo compreso, è più o meno residuale, si gli sfruttati e gli oppressi di tutto il mondo. su cui viaggia il benessere animale, parlando diceva una volta nel linguaggio dell’analisi so- Nessuno si salva da solo, in un contesto come con qualcuno di voi parrebbe che qualche per- cio-economia. Cosa conservano gli attuali l’attuale di povertà economica, miseria intel- plessità l’abbiate. I vostri figli, naturalmente protagonisti di questa vicenda della visione lettuale e morale. Non si può uscire da questa frequentano la scuola, quella dell’obbligo e le del mondo, di quella che era la cultura pasto- situazione lasciando immutate le regole del scuole superiori, qualcuno anche l’università. rale fino agli inizi degli Anni Settanta? I più gioco, non facendo chiarezza anche dall’in- Vi piace la scuola attuale, non avete niente da vecchi, un ricordo sbiadito dal tempo, il tem- terno, non dandosi un’organizzazione auto- po della loro infanzia, che si confonde, è sem- noma dai soggetti che oggi spadroneggiano pre così, era sempre così fino a cinquant’anni sul mercato dei prodotti dell’allevamento, tut- fa, quando ancora le storie erano comuni tra to l’allevamento, e dell’agricoltura. E poi non le generazioni, avi, padri, madri, figli, e il tutti i pastori e gli agricoltori sono uguali e mondo, almeno il nostro mondo sardo ancora hanno lo stesso potere contrattuale, non solo non conosceva la più spietata dittatura di quando vendono il loro prodotto, latte, for- ogni tempo storico, vale a dire del tempo di maggi o carni, pomodori, arance, pesche o cui possiamo dar nota, documentare, la ditta- carciofi, ma quando ricevono, chi li riceve, a tura delle multinazionali, e il pastore e l’agri- vario titolo, dai governi regionali, nazionali o coltore sardo, (ma non è differente per il sici- dalla Comunità europea, finanziamenti. Que- liano, il campano, il campesìno sudamericano, sto vale anche per i suinicoltori, per esempio quelli dell’Est europeo, gli africani, gli asiati- non è la stessa cosa allevare 100 maiali all’an- ci), c’è dentro, ne ha accettato il gioco e le sue no, 1000 o decine di migliaia, quando si va a regole, per poi stupirsi del risultato. I giovani? bussare alla porta della politica per chiedere Oggi, di nome e di fatto in Sardegna, coi voti riparo al danno del mancato guadagno per i Fiorenzo Serra. Regista sardo (1921 - 2005) dei pastori e degli agricoltori sardi vince Sal- più svariati motivi; non è la stessa cosa avere vini, Berlusconi, gli interessi delle grandi aziende di 50, 100 e più ettari di terreno, o do- dire, al limite da eccepire, al riguardo? Sapete multinazionali del turismo, dei costruttori di ver condurre piccolissime greggi in pochi et- che in Sardegna una buona fetta di abbando- squallidi resort, divertimentifici tristi conce- tari di terreno presi in affitto. Il mondo delle ni scolastici è costituita da figli di pastori? piti apposta per far pensare sempre di meno, campagne non è il mondo della classe opera- Niente da dire? Sulla disoccupazione intellet- in ossequio al Dio denaro, al rinato mito ia, che tra l’altro non esiste più in Sardegna da tuale? Avete mai partecipato a uno sciopero dell’economia dell’Ottocento de la mano invisi- almeno trent’anni, è stata fatta scomparire indetto da un’altra categoria, per solidarietà? bile, la ricchezza di uno sarà in qualche modo tra l’indifferenza di tutti. Anche nel vostro, A una manifestazione studentesca? Siete mai il benessere di tutti, quando la storia sempre, oggi più che mai fondamentale settore o com- intervenuti con coscienza politica in alcune quella degli ultimi trent’anni in particolare, parto produttivo, come oggi pomposamente situazioni di rilevanza generale? Vi si vede dimostra, a chi ha occhi per vedere e testa per si dice, bisognerà pure separare il grano dalla però, almeno qui da noi, immancabilmente intendere, che è vero esattamente il contra- pula o lolla. Certo è urgente in questo mo- nelle sagre paesane in onore del santo locale, rio. Ma le classi dominanti hanno lavorato su- mento, (ma lo era anche 2, 5, forse anche 10 in compagnia dell’immancabile vescovo, (an- gli occhi, affinché non si veda, sulle teste, af- anni fa) ricavare immediatamente un reddito che loro sono pastori in verità, e ultimamente finché non si pensi, dei dominati. Invito tutti ragionevole dalla vendita del latte e della car- a differenza di voi pare non se la passino ma- a rivedersi i documentari, e le analisi, che gli ne, ma se l’obiettivo è solo questo, la rivolta le). Pensate che questi siano vaneggi che non stessi pastori con gli altri cittadini di Orgoso- del latte sarà un po’ come i tumulti per il pane ci azzeccano un accidente con le vostre soffe- lo facevano allora, nel 1969, della loro occupa- di manzoniana memoria, magari qualche renze e con quelle oramai generali, nel Meri- zione di Pratobello, in risposta all’intimazio- Renzo, più esuberante e ingenuo degli altri dione d’Italia e in Sardegna in particolare, ma ne da parte dello Stato italiano di trasferire beccherà qualche denuncia, il prezzo pagato nel mondo vasto e terribile non è poi così di- altrove le loro greggi perché quell’area era sta- per il latte e forse per gli agnelli, per qualche versa la situazione: pochi, pochissimi ricchi ta destinata a Poligono di tiro e addestramen- mese sarà più o meno adeguato alle richieste sempre più ricchi, molti, moltissimi, sempre to dell’Esercito Italiano. Il cinema di Fiorenzo dei pastori, ma passata la buriana, punto e ac- di più, troppi, poveri sempre più poveri. Sono Serra , il documentarismo più attento alle ca- capo. Febbraio, andiamo. È tempo di votare. un insegnante, ancora una volta volevo parla- ratteristiche antropologiche e sociologiche di Ora in terra di Sardegna i miei pastori pren- re di scuola, ma l’attualità, che non amo fre- un popolo, Banditi a Orgosolo di Vittorio De dono il latte e lo buttano a mare. È tempo di sca di giornata in genere, stavolta urge, e allo- Seta, ma anche Padre Padrone, di Paolo e Vitto- elezioni regionali in Sardegna è tempo di rac- ra devo parlare di pastori, come dire di rio Taviani, per capire che dentro lo stesso no- colto. Qualcuno ha già fiutato l’affare, le economia della nostra regione, per niente me, pastore o contadino, in tempi diversi si mammelle gonfie di voti, e ha munto, ancora bella al contrario dei luoghi comuni che inva- nascondono, a chi vuole sottrarsi alle fatiche una volta voti gettati a mare, per la causa del riabilmente seguono il suo nome detto o del concetto, realtà profondamente diverse. vero progresso della Sardegna; cavalcata la scritto, nei servizi giornalistici, radio televisi- Oggi il sogno del pastore e del contadino è di sempre giovane puledra elettorale, si riporta vi, nei social, la Sardegna vagheggiata dai ric- diventare imprenditore, soggetto imprendi- nella sua povera stalla una cavalla vecchia e chi padrun imbecilli di breriana memoria e toriale. Ma il mondo dell’imprenditoria è un sfiduciata, fino alla prossima tornata, la si ca- vabbe’, oggi lo ripetono anche gli ultimi peo- mare con tanti pesci, piccoli, medi, grandi, valchi da destra, ed è ancora una volta il turno nes sottoccupati di braccio e di concetto, e va grandissimi, e voraci, dominato dallo squalo della destra più becera e arrogante, o da quel meno bbe’. L’economia sarda deriva quasi in- multinazionale. Da che mondo abitabile è guscio vuoto di valori che ci ostiniamo a chia- tegralmente dal lavoro dei tanti pastori e mondo abitabile, pesce grande mangia pesce mare sinistra, e la giunta regionale uscente in agricoltori, statisticamente rilevanti in una piccolo, ma i pesci piccoli possono, compat- tutti i sensi, per demeriti propri lo dimostra popolazione che conta oggi poco più di un tandosi spaventare il pesce grosso fin anche a ad abundantiam. C’è bisogno di tornare alla milione e quattrocentomila abitanti, meno farlo scappare, è l’unica possibilità di salvez- politica attiva, in prima persona. Siete i rap- della metà dei residenti romani, dispersi in za. Il mare è soprattutto popolato di pesci pic- presentanti principali dell’economia della un territorio che è il terzo per estensione tra coli, magari diversi tra di loro, ma piccoli, e da Sardegna? Diventatene i protagonisti. Al di là le regioni d’Italia, 24.090 km quadrati, subito pochi pesci grossi, che raramente si combat- della giusta richiesta del prezzo del latte, oc- dopo Sicilia e Piemonte, tutto il resto per l’e- tono tra di loro. cupatevi della sanità, regionale e nazionale, conomia reale, quella che consente alle popo- di quella degli uomini ma anche di quella che lazioni di vivere, più o meno dignitosamente, Antonio Loru 48 [email protected] Operazione sottoveste (Operation Petticoat, 1959) La retrospettiva che il rimpiazzo. Ecco giungere allora il tenente Ni- spazio e conseguente valorizzazione alle inter- 72esimo Locarno Film Fe- cholas Holden (Tony Curtis), aspetto da fasci- pretazioni attoriali; il risultato dell’agile ed at- stival (7-17 agosto) dedi- noso dandy ed una carriera più vicina ai salotti tenta regia di Edwards, idonea a rendere con cherà al cineasta ame- mondani che alla vita militare, ma anche una vivido realismo anche sequenze come quelle ricano Blake Edwards preziosa attitudine da maneggione: sottoma- degli attacchi aerei, è una messa alla berlina, (1922-2010), con un car- rino e militari vennero così riforniti di quanto graffiante ed irriverente nel suo acre - sarca tellone che prevede la la burocrazia tardava ad approvvigionare, smo, degli ambienti militari e dei loro compo- totalità dei suoi film dalla carta igienica alla pompa idraulica. Una nenti, a partire dal rigido ed ineffabile Sher- in qualità di regista volta levati gli ormeggi, non senza l’interven- man e del suo orgoglio bellico, messo alle (37 pellicole dal 1955 al to propiziatorio di uno sciamano e con un so- strette e piegato al compromesso dalla disin- 1993) ed una selezione lo motore funzionante, accompagnato da un voltura esegetica dei regolamenti propria del Antonio Falcone di quelli da lui sceneg- sinistro rumore gutturale, le traversie nel cor- commilitone Holden, dalla cui contrapposi- giati per al- zione caratteriale prendono piede tri cineasti, in particolare Richard vari spunti ironici che vedono i ri- Quine, oltre ad un’antologia dei spettivi interpreti, Grant e Curtis, suoi celebri lavori televisivi, rappre- concedere opportuno spazio al loro senterà una ghiotta occasione per diverso estro umoristico, assecon- esplorare un percorso filmico fra i dando una comicità slapstick, da ci- più personali e affascinanti del ci- nema muto riprendendo quanto nema americano tra gli anni Cin- scritto ad inizio articolo. Al primo è quanta e Novanta, puntellato da sufficiente a far suscitare il riso, sen- molti titoli misconosciuti e poco vi- za dimenticarne l’eleganza nel con- sti, sorprendenti e rivelatori, oltre tornare di sottili battute i vari impre- che dai grandi e più famosi capola- visti, anche un semplice sguardo, di vori. Edwards, dopo una breve espe- volta in volta, a seconda delle situa- rienza radiofonica, esordì ad Hol- zioni che si verranno a creare o in cui lywood dapprima come attore e poi si troverà coinvolto, compiacente, in guisa di sceneggiatore, per arri- esprimente disappunto o ferma as- vare dietro la macchina da presa nel serzione, ma anche trattenuta con- 1955 con Bring Your Smile Along (Quan- cupiscenza quando le ausiliarie sali- do una ragazza è bella), cui seguirono ranno a bordo del Sea Tiger, evento altre realizzazioni, anche se sarà il quest’ultimo che darà luogo d’al- brillante Operation Petticoat (Operazio- tronde ad episodi dai contorni pic- ne sottoveste, 1959), ad evidenziarne il canti neanche tanto reconditi, pur caratteristico tocco: un’ironia argu- nei limiti del buon gusto, per quanto ta, spesso caustica e pungente, la sia evidente, fra le righe, una certa beffarda dissacrazione del genere, tendenza al sessismo; riguardo il se- in questo caso il film di guerra, ma condo, non si può non rimarcarne la sempre con un occhio rivolto al pas- naturalezza nel rappresentare con sato nel mettere in scena le varie fare angelico e scanzonato la classica gag, rammentando al riguardo l’es- faccia da schiaffi, al colmo dell’irrive- senzialità visiva del cinema muto e renza nel farsi beffa di qualsivoglia la prevalenza dell’oggetto sul sog- regola istituzionale che ne ostacoli il getto in qualità di cardini primari personale tornaconto. La sua con- della comicità. Sceneggiato da dotta, azzardo, potrebbe rendere in e , metafora le intenzioni proprie di che mettono in campo dialoghi Edwards, ovvero servirsi di un gene- piuttosto brillanti, Operation Pettico- re cinematografico e ridimensio- at prende avvio nel 1959, quando narne la portata nell’adattarlo ai pro- Matt T. Sherman (Cary Grant), am- pri stilemi sulfurei, i suddetti toni da miraglio della Marina Militare degli Stati Uni- so della missione arrivarono puntuali, da uno sberleffo, tra farsa, nel senso nobile del termi- ti, giunge in porto: è in programma la demoli- scalo non previsto con salita a bordo di cinque ne, e commedia. Praticamente perfetto il ritmo zione del Sea Tiger, glorioso sottomarino donne ufficiali ausiliarie, che muterà non po- narrativo, nonostante le due ore di durata, con- reduce dal II Conflitto. Il nostro entra in quel- co il tono della vita a bordo, al siluramento di traddistinto inoltre da un fluido montaggio la che era la sua cabina, il diario di bordo è an- un camion o all’arruolamento, temporaneo, (Ted J. Kent e Frank Gross) e da un riuscito cora lì, a sfogliarne le pagine la mente ritorna di un maiale, senza dimenticare la necessità contrappunto sonoro (David Rose ed Henry indietro al 10 dicembre 1941, quando il som- di riverniciare il sottomarino ricorrendo alla Mancini, quest’ultimo non accreditato), volto a mergibile, ormeggiato in un porto delle Filip- miscelazione dei due soli colori disponibili, il sottolineare, ammiccando con le note, accadi- pine, subiva un pesante attacco dell’aviazione minio (rosso) e la biacca (bianca), finché … Pur menti o situazioni. Sempre godibile e mirabile, giapponese; in seguito agli ingenti danni ri- lontano da opere quali, ad esempio, Colazione Operation Petticoat ricevette una nomination schiava di non poter più prendere parte ad al- da Tiffany o Victor Victoria, Operation Petticoat agli Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale, cuna missione, ma l’orgoglioso Sherman, al rappresenta ancora oggi un più che valido mentre nel 1977 diede ispirazione per una serie tempo tenente comandante del Sea Tiger, otte- esempio di come si possa conferire opportuna televisiva (34 episodi fino al 1979, due stagioni, neva dai superiori il permesso di prendere sapidità ad una commedia sostanzialmente sulla rete ABC), con John Astin nei panni di egualmente il mare dopo le riparazioni essen- leggera, aggettivo comunque da intendersi nel- Matt T. Sherman e Jamie Lee Curtis, figlia di ziali, così da arrivare alla nave appoggio più vici- la sua accezione calviniana, sfruttando con saga- Tony, in quelli del tenente Barbara Duran. na, magari con un equipaggio ridotto e qualche cia la bontà della scrittura ed offrendo opportuno Antonio Falcone 49 n. 71 C’è tempo La SQ sta passando un librerie a soffitto, mobili pregiati e tinte raffi- viaggio dei due fratelli ha inizio, in sala risate momento difficile, è tri- natamente lattee; quella del fratello spiantato discrete e rilassate, bambini tranquilli che ste di suo e non tollera il con moglie alternativa (ma anche stronzetta e non dormono, non strillano, non strattonano clima di “cattivismo” interessata) è una specie di casareccia esposi- i genitori per uscire di corsa, le citazioni cine- che la circonda. Consa- zione di forme d’arte creativa povera, stra- file ci sono e si riconoscono facilmente rassi- pevolmente quindi, col- sbordante di oggetti coloratissimi ed originali curando gli insicuri ma la trama giunge subi- pevolmente consapevo- (tra i quali la pistola a pois di “Dillinger è mor- to a conclusione: i diversi si somigliano (hanno le, ha deciso di andare a to”). Ci sono poi dopo le prime due lacrime del lo stesso modo di passarsi le mani tra i capel- vedere il film di Walter bambino Giovanni, un po’ di battute che li), fanno pipì insieme, il piccolo soffre di in- Spettatrice Qualunque Veltroni C’è tempo che le strappano risate semplici e leggere agli spet- cubi notturni e abbandona il distaccante uso sembrava un sicuro antidoto a pensieri fune- tatori, per lo più donne, età media quaranta/ del “lei” per il confidenziale ”tu”. In poche pa- sti e rabbie (altrui) non repres- role i fratelli si riconoscono co- se. La scrittura della esperta e me tali, iniziano ad affezionar- consolidata sceneggiatrice Do- si l’uno all’altro, il viaggio riana Leondeff (rassicurante subirà delle variazioni sul pro- spalla dell’esordiente Veltroni gramma in modo tale da con- nel primo lungometraggio di sentire al buon Walter di striz- finzione) le offriva qualche spe- zare l’occhio anche alle nonne ranza di un plot ben strutturato affette da alzhaimer (la Laura e le cinquanta citazioni cinefile Efrikian dei musicarelli con più volte riferite nelle cinquan- Morandi ricorda a chi la rico- ta volte cinquanta interviste ri- nosce che la giovinezza è ben lasciate dal regista, stuzzicava- lontana). Vira quindi il maggio- no la tentazione di testare lone, su cui viaggiano per tutto conoscenze, ricordi e sintonie. il film i due fratelli, come Bruno La faccia stralunata e sorriden- Cortona e Roberto Mariani nel te e la corporatura strabordante “Sorpasso”, verso altre destina- di Stefano Fresi e il profilo deli- zioni e vira l’autore verso una cato e triste di Giovanni Fuoco storia di primi baci e attrazioni (il protagonista di “Incompre- amorose canore. L’imbranato so” scongelato per l’occasione Stefano non riuscirà a mostrar- con gli stessi abiti intonsi di ci performance di sesso e ciccia cinquant’anni fa) le porgevano traballante ma il momento è to- su un piatto d’argento quelle pico, perché vien fuori di botto rassicurazioni gradite a chi cer- la “tragedia veltroniana”. La SQ ca nella scelta del cast interpreti lo sa che sta commettendo una gradevoli con caratteristiche fi- scorrettezza mostruosa, che siognomiche del vicino di casa, non si giudica ma nemmeno si appena, appena migliorato da commenta un’opera confon- Photoshop. I primi problemi si dendola con diverse situazioni sono presentati nel trovare do- di vita e di comportamenti del ve andare a vedere il film. No- suo autore. Ma la SQ non è una nostante l’SQ, nome omen, non seria critica, è una libera spet- sia una raffinata intenditrice tatrice che sproloquia senza ma solo una Qualsiasi (qualun- pudore e senza remore. Prima quistica forse pure) Spettatrice, che la bella Simona si risvegli, il ha le sue sale preferite e abitua- romantico Stefano poggia un li. Quelle sale che garantiscono prisma su una scala e lo poggia proiezioni di buon livello, che in modo che i raggi del sole ri- selezionano prodotti apprezza- frangendosi in esso creino un bili, nelle quali si trovano quasi arcobaleno dentro la stanza. È sempre film che si può raccon- una citazione sfuggita a tutti i tare d’aver visto senza vergognarsene (come cinquanta ma anche coppie ed anche un paio critici autorevoli e importanti che, evidente- sta accadendo adesso). Altro indizio meno si- di famiglie con bambini al seguito. Cosa rara e mente, non sono mai stati bambini. Se di cita- gnificativo (capita anche con i film di nicchia), apprezzabile, se non si tratta di cartoni. uanti zione si tratta sappiamo (e lo sappiamo bene, la sala della multisala dove il film veniva pro- sono i genitori che rischiano di portare mino- come si vedrà) che il piccolo Walter guardava iettato era la saletta più piccola, scamuffa e re- ri a vedere un film con loro? Non c’entra la anche i film che piacevano alle bambine e Pol“ - mota del cinemone, per intenderci quella da censura e i limiti d’età, è solo qui merito della lyanna” ha lasciato in lui un segno profondo. trenta posti in cima alle scale, dietro il deposi- fiducia che si dà al vecchio Walter. Lui i bam- Nessuno l’aveva mai collegato ma le tristi sorti to delle scope. Conquistato il posto, finalmen- bini li ama, li rispetta, dedica loro documenta- di un glorioso partito, ha modo di temere l’SQ, te la SQ vedeva spegnersi le luci e illuminare ri e libri, ha sempre vivo dentro di sé il bambi- scaturiscono proprio da Pollyanna e dal suo lo schermo. Le prime immagini la rasserena- no che fu. Non scandalizzerebbe mai alcun “gioco della felicità”. Pollyanna è la protagoni- vano, è vero si comincia con una tragica noti- pargolo, andrebbe anche in Africa ad accudir- sta di due film (il primo muto del 1920, il se- zia ma le prime inquadrature sono di case spet- ne i più sfortunati se non sentisse irrefrenabi- condo della Walt Disney del 1960) e di un car- tacolari e specularmente antitetiche. Quella del le e impellente la priorità di seguirli in patria, di tone animato degli anni ‘80 tratti dal romanzo ricco bambino è un appartamento di architet- offrir loro esempi di buone azioni e buone inten- di Eleanor H. Porter del 1913. È una dodicenne tura razionalista con pareti concave che celano zioni. Venti minuti circa scorrono tranquilli, il segue a pag. successiva 50 [email protected]

segue da pag. precedente possibile il lavoro di Stefano cui capitano mille disgrazie. Ri- Fresi come osservatore di arco- masta orfana è ospitata da una baleni. Potrebbe trattarsi del gelida zia e saltando da un albe- cuore ideologico del film al ro perderà l’uso delle gambe. Il quale il politico Veltroni vor- “gioco della felicità”, insegna- rebbe affidare il suo messaggio. mento paterno, consisteva nel Risulta soltanto una scena nar- dispensare a tutti ottimismo, con rativamente del tutto estranea garbo, influenzando positiva- al momento, decontestualizza- mente il prossimo, addestrando- ta rispetto al racconto che l’ani- si in modo innaturale ad un per- ma del politico ha imposto alla sistente stato di felicità. Secondo razionalità del regista. L’ex mi- testi di psicologia comportamen- nistro della cultura vuole far sa- tale che la SQ ha facilmente tro- pere a tutti che non è ottusa- vato grazie a Google: “Tale condi- mente e comunque fautore del zione innaturale rischia di innescare mercato ma soprattutto è a fa- una condizione mentale totalmente vore della creatività. Ultima os- avulsa e lontana dalla realtà, da servazione critica la SQ la riser- cui poi difficilmente si riesce a tor- va alle ultime scene, all’omaggio nare indietro“. Il “gioco della feli- che il CP (Cinefilo Puro) WV, cità” è, di fatto: “una condizione dedica a Jean Pierre Léaud. An- mentale auto indotta di totale ne- che la cinica SQ riconosce a gazione della realtà e, quindi, forte- questo CP di essere stato un mente invalidante”. Evitare pen- sempre appassionato spettato- sieri negativi, sostituendoli con re, un critico cinematografico idee positive di pura fantasia del Venerdì di cui si apprezza- allevia dolore, preoccupazioni e vano i giudizi sui film allora in pene ma porta sollievo solo per programmazione, un direttore brevi periodi; protraendo a lun- dell’Unità che ha consentito ai go questo atteggiamento si in- suoi lettori collezioni di VHS di nesca un meccanismo di nega- indubbio spessore e valore. Qui zione degli eventi dolorosi la SQ rischia di contraddirsi impedendo alla mente di af- perché l’escamotage dell’auto- frontare le difficoltà concrete grafo invertito, della dedica che in maniera costruttiva. Imma- il piccolo Giovanni farà al Gran- giniamo che rischi corre un re- de Jean Pierre, è un trovata ca- sponsabile di cose pubbliche a rina, il problema però è che gestire un’organizzazione, un’as- c’entra questo con tutto il resto? sociazione, una città o un mini- Perché l’autore-regista non ha re- stero con tale approccio? “L’otti- alizzato un breve e intenso corto- mismo è una fonte di benessere che metraggio con quest’episodio? aiuta a vivere meglio e più serena- Avrebbe regalato una chicca de- mente, quello della protagonista liziosa ai molti amanti del cine- letteraria Pollyanna era un ottimi- ma che ha amato, non avrebbe smo ottuso, falso, costruito per al- avuto 250 copie da portare in lontanare dei pensieri negativi, 250 sale (spesso vuote) ma pro- una sorta di muro mentale che però iezioni limitate in cineforum se- impedisce alla persona di vivere lettivamente pieni. Caro Walter, concretamente il quotidiano, fatto di esperienze ne- è data la colpa al povero Occhetto d’aver scam- cosa ti sei concesso alle spalle di tutti coloro gative ma anche positive, di momenti tristi ma an- biato una realtà in crisi identitaria con “una che sono venuti a vedere il tuo film perché ti che sereni e felici”. Un muro mentale e non il formidabile macchina da guerra” e non si era chiami Walter Veltroni e non Biagio Vattelap- muro che divideva l’est dall’ovest danneggiò mai indagato sulle responsabilità che Pollyan- pesca? Hai attirato chi si aspettava la storia qualcuno prima e tanti di conseguenza. “Osti- na, col suo imprinting di irresponsabile bam- semplice di due fratelli diversi con un Fresi narsi ad un mondo irreale rende insensibili, indiffe- bina, aveva inoculato una sindrome pernicio- che si tuffa in una piscina di agriturismo delle renti, non influenzabili da nulla, sia in negativo sa nel fanciullino della FGCI. Sindrome non placide colline toscane, con la nostalgia dei ma anche in positivo. Questa forma di ingenuità superata ma almeno confessata, anche se ben ghiaccioli che si pagavano in lire, con i colori emotiva, che può trasformarsi quindi in una e vera nascosta, in C’è tempo La SQ si sforza di ab- degli arcobaleni e ne hai approfittato, renden- e propria sindrome, costringe le persone che vi ri- bandonare queste inopportune e insane elu- do stucchevoli le disquisizioni sulla fantasia al corrono costantemente a non crescere e a non matu- cubrazioni (anche esagerate e estremizzate potere contro l’aridità della logica di mercato, rare emotivamente ma anche psicologicamente, ri- perché il nostro Walter insensibile non è di sfruttando il tuo mito Léaud, incontrato “mira- manendo eterni bambini. Questo apparente ottimismo certo) e cerca di tornare a quanto non l’ha colosamente” a Parigi, spalmando,, con allegre risulta di fatto solo una difesa parossistica, esasperata convinta del film. L’SQ ha trovato totalmente canzonette, abbondanti dosi di melassa pol- ed estrema, attraverso l’uso del diniego e della nega- fuori luogo il “pezzo ideologico” della discus- lyannesca sullo schermo. E’ volato alto il pallo- zione dei fatti, scollando l’individuo dalla realtà sione tra Stefano Fresi e Sergie Pierattini. In ne Super Santos ma poi è atterrato senza che circostante, portandolo in una condizione mentale una scena Pierattini sembra un rivale di Fresi la parabola fosse comprensibile. che diviene col tempo patologica e disturbante”. nel corteggiare l’un po’ brilla Simona Molina- Capito che danno è stato un certo segretario ri. Nella discussione della scena che segue si per una certa formazione politica aver visto e rivela invece un molesto-modesto imprendito- amato Pollyanna e il suo gioco della felicità? Si re esperto di finanza e incapace di considerare S.Q. 51 n. 71 Gran finale per la IV edizione di La Spezia Film Festival - Short Mo- vie Dall’otto al 10 marzo si Premio a: Fauve di Je- è volta alla Spezia la Diari di Cineclub remy Comte (Canada) quarta edizione del La La Giuria del Premio composta da: Spezia Film Festival, Diari di Cineclub Alba Paolini, Angelo Tantaro, Daniela Igliozzi, Elisa- una manifestazione betta Pandimiglio, Fabio Massimo Penna, Giulia Zop- nata nel 2015 da un’i- pi, Leonardo Lauretti, Marco Asunis, Marino Demata, dea di Daniele Cecca- Massimo Dionisi, Massimo Pellegrinotti, Sara San- rini e Paola Settimini, tucci (Presidente), Simone Piccinin Soares, Ugo Bai- Daniele Ceccarini che l’anno scorso si è strocchi, Yala Iachini, dopo aver visionato le 10 opere a arricchito del presti- lei concesse, cui ha fatto seguito una attenta analisi, ha gioso patrocinio della RAI “quale riconosci- deliberato di attribuire il premio a: mento al valore culturale e sociale della mani- Diari di Cineclub FAUVE festazione”. Forte di un ottima presenza di di Jeremy Comte pubblico e partecipazione, è oggi diventato (Canada) una realtà solida e importante, un appunta- Due ragazzi spensierati giocano a sfidarsi, quasi mento per la città con un rilievo nazionale e ad affrontare un rito di passaggio in un ambiente internazionale. Negli anni ha visto la presen- pieno d’insidie, ma affascinante ai loro occhi, an- za di ospiti importanti come il critico Adriano che per la totale assenza di umani. La desolante Aprà, uno dei maggiori esperti di cinema in metafora di una società malata che ti inghiotte Italia che aveva collaborato con il critico spez- senza possibilità di salvezza. Unica altra presenza zino Enzo Ungari, Alessandro Haber, Gianni umana, una donna che appare alla fine della tra- Amelio e quest’anno i registi Maurizio Nichet- gedia per poi subito svanire, lasciando il protago- ti e Pierre Maillard. La giornata di apertura nista a una visione rassicurante, forse illusoria. come di consueto dedicata alla cinematogra- fia straniera ha visto come ospite d’onore il re- gista svizzero Pierre Maliard che al Cinema Il del professor Moretti. Il festival ha deciso di Nuovo ha incontrato il pubblico e introdotto il dedicare uno spazio alla creatività dei giovani suo film Campo Europa girato tra il Villaggio al fine di stimolare, attraverso la realizzazione Europa di Corniglia, Riomaggiore e La Spezia di uno o più cortometraggi, un confronto di- e selezionato nel 1984 al Festival di Locarno. retto tra studenti appartenenti a diverse scuo- Un film dove con uno sguardo poetico, dove le. Alla premiazione era presente il maestro del l’autore narra la storia di Anna (Valérie Favre), cinema fantastico Lamberto Bava che da ragazza svizzera in vacanza in Italia, turbata quest’anno si è aggiunto alla giuria del Festival. da un tragico dramma esistenziale. Numerosi Il logo di questa edizione è stato deciso attra- sono gli scorci spezzini anni Ottanta. Al fian- verso un concorso al quale hanno partecipato co di Lou Castel, nel cast ci sono anche Camil- gli studenti dell‘Istituto di Istruzione Seconda- Maurizio Nichetti, Daniele Ceccarini, Pierre Maillard lo Milli, il ducaconte Piermatteo Barambani ria Superiore “Einaudi Chiodo” vinto da Chiara (foto di Roberto Vendasi) di Fantozzi, l’attore, il regista teatrale spezzi- Cosimi della 5 C. Dopo gli incontri molto parte- no Roberto Di Maio e un giovanissimo Federi- cipati con il regista svizzero Pierre Maillard e co Queni in un ruolo lirico e simbolico. La se- Maurizio Nichetti si è conclusa domenica la conda giornata dedicata ad un maestro del quarta edizione con la rassegna dei cortome- cinema italiano ha visto come ospite d’onore traggi finalisti e la cerimonia finale. A vincere il l’attore, mimo, regista e sceneggiatore Mauri- premio miglior cortometraggio 2019 è stato zio Nichetti. Il regista ha incontrato il pubbli- Fauves diretto del canadese Jeremy Comte, am- co e ha introdotto la proiezione del film che bientato in una miniera, due ragazzi affonda- nel 1979 l’ha portato al successo nazionale: Ra- no in un gioco di potere apparentemente inno- tatàplan. Nella serata ha ricevuto il Premio cente con Madre Natura come unico osservatore “La Vela dei Sogni”, una scultura in tufo rea- Pierre Maillard, Daniele Ceccarini, Paola Settimini (foto dove il gioco non si rivelerà innocuo come pen- lizzata dalla scultrice Stefania Martinico. E’ di Francesco Tassara) savano. Gli altri premi assegnati sono: miglior stata un’occasione importante per celebrare i regia il cortometraggio spagnolo Ainhoa di quarant’anni dal successo di Ratatàplan, un Ivan Sainza Pardo che ha ottenuto anche il pre- film presentato alla Mostra del Cinema di Ve- mio miglior attrice la giovane protagonista Au- nezia, definito “uno straordinario slapstick relia Schikarsky, miglior fotografia a Daniele muto ambientato in mondi emarginati mila- Ciprì per il corto U muschettieri di Vito Palum- nesi”, che girato in assoluta economia di mez- bo, miglior attore Piergiorgio Bellocchio prota- zi per l’epoca, ebbe un grandissimo successo Fauve di Jeremy Comte (Canada) gonista di Non è una bufala di Niccolò Gentili e di pubblico e di critica. Un esempio di come si Ignacio Paurici, miglior sceneggiatura lo spa- possa far cinema di grande qualità quando si angustie e paure che il folletto Nichetti dissa- gnolo El Atraco, il premio come miglior colonna hanno buone idee, dove Nichetti interpreta cra allegramente con l’imperturbabilità della sonora Paolo Costa per il corto Per Sempre, il un personaggio tra Totò e Charlot che affida marionetta muta alla quale affida le sue fortu- Premio della Stampa Mama di Eduardo Viei- tutta la sua comunicazione alla mimica. Am- ne di attore. Una novità importante della rez e il Premio Diari di Cineclub, periodico di bientato come afferma Fernando DI Gian- quarta edizione è stata la sezione dedicata ai cultura e informazione cinematografica -im matteo in una Milano alienata e alienante, film realizzati dai ragazzi delle scuole supe- portante partner del festival, lo vince Fauves. simbolo della difficoltà della vita di ogni gior- riori della provincia che il venerdì mattina si è Daniele Ceccarini no alle soglie dei difficili anni ‘80, un tempo di svolta al Teatro-Cinema Palmaria sotto la guida Diari di Cineclub | media partner

52 [email protected] Riscoprire il regista che amava le donne: Antonio Pietrangeli L’associazione cultu- racconto da cui era scaturito il primo film, Il e del marito dell’amica di famiglia magistral- rale cinematografica sole negli occhi (1953) per orientarsi fin da subi- mente interpretato da Salvo Randone. Sce- Band Apart di Orista- to verso la commedia. Con il film La parmigia- neggiato dallo stesso Pietrangeli con Ruggero no, aderente alla FICC na del 1963, parzialmente ispirato al romanzo Maccari, Ettore Scola e Stefano Strucchi, con ha reso omaggio al re- omonimo di Bruna Piatti, Pietrangeli costrui- le musiche di Piero Piccioni e le canzoni dell’e- gista Antonio Pietran- sce il ritratto vivo e intenso di una giovane ra- poca, il film fu accolto favorevolmente dal geli (Roma 1919 – Gae- gazza attraente e disinibita in una società pubblico, meno dalla critica. Trattando un te- ta 1968) dedicandogli profondamente ipocrita. Il ruolo della giova- ma complesso come l’autodeterminazione una rassegna che si è ne Dora è interpretato da Catherine Spaak, della donna nella vita e nelle relazioni senti- svolta nel mese di feb- all’epoca non ancora ventenne ma già molto mentali, il film è tuttora modernissimo. Il se- Maria Paola Zuccheddu braio; sono stati pro- intensa in una delle sue migliori prove d’attri- condo film èIl magnifico cornuto del 1964; tratto grammati tre film rap- ce. Il film racconta una complessa educazione dalla commedia Le cocu magnifique di Fernand presentativi della carriera del regista con sentimentale e umana attraverso gli incontri Crommelynk, segna uno stacco deciso rispet- un’attenzione particolare a quelle opere che di Dora con diversi uomini e il suo concedersi to ai film precedenti: non più protagoniste meglio rappresentano la modernità femminili ma un uomo affetto da di Pietrangeli e la sua naturale pro- morbosa gelosia nei confronti della pensione alla direzione degli attori splendida moglie. Pietrangeli ap- e all’equilibrio interno del racconto porta alcune modifiche rispetto al che lo collocano tra i massimi espo- testo originale, ambientando la vi- nenti della commedia all’italiana. cenda a Brescia (non più nelle Fian- Nato nel 1919, Pietrangeli si laureò dre) e trasformando il protagonista in medicina e iniziò giovanissimo a in un industriale di cappelli (in ori- occuparsi di cinema, collaborando gine era uno scrivano). Andrea Ar- come critico cinematografico per tusi, marito ammalato di gelosia, è varie riviste, e ricoprendo per pri- interpretato con grande efficacia mo il ruolo di presidente della Fede- da Ugo Tognazzi, mentre la bella razione italiana dei circoli del cine- moglie Maria Grazia è Claudia Car- ma. Parallelamente portò avanti dinale. Il film è una commedia bri- l’attività di sceneggiatore collabo- osa che mette alla berlina i vizi di rando con i grandi registi del tem- una borghesia di provincia gretta e po, tra cui Visconti, Rossellini e Lat- meschina, che concepisce la vita di tuada. La sua formazione è improntata coppia come finzione e si ingegna al neorealismo che Pietrangeli rico- per nascondere le proprie relazioni nosceva come il linguaggio più adat- extraconiugali. La vicenda raccon- to a rappresentare la durezza del pe- tata è paradossale perché è proprio riodo bellico, dell’occupazione nazista Andrea, il protagonista, a tradire in Italia e delle enormi difficoltà del per primo la moglie, ma inizia su- dopoguerra. In seguito, prendendo bito a sospettare di un amico anti- atto dei cambiamenti in corso nella quario che la corteggia; a quel pun- società italiana, fu tra i primi a ten- to scatta in lui un’incontrollabile tare un bilancio del neorealismo gelosia che diventa vera e propria ancora in corso e a intuire la neces- ossessione. Pietrangeli si serve del- sità di un approccio diverso al rac- la voce fuori campo del protagoni- conto cinematografico, anche per sta e ne visualizza le fantasie sotto riconquistare quelle fasce di pub- forma di immagini fluttuanti che blico che non si sentivano più rap- provocano tanto più dolore in An- presentate e ricercavano un cinema drea quanto più sono deliranti e di pura evasione. Nella commedia improbabili. Per una volta è un per- all’italiana Pietrangeli trova la di- sonaggio maschile a prendersi la mensione giusta per raccontare un scena in un film di Pietrangeli, e le paese in trasformazione, e lo fa sen- donne risultano meno caratteriz- za subire i dettami del genere ma zate, ma l’attenzione del regista al- piuttosto adattandolo alle proprie corde, in o meno in un’alternanza di episodi che ne la coerenza interna del racconto traspare un’alternanza di risata e malinconia che è la mettono in luce il carattere e le debolezze. nell’impianto generale del film e nel finale sua cifra più autentica. Il cinema di Antonio Sullo sfondo un’Italia in piena ascesa econo- caustico e raggelante. Sceneggiato da Maccari Pietrangeli si caratterizza per uno stile molto mica, in cui nuove abitudini e riti collettivi e Scola, Strucchi e Fabbri, e lo stesso Pietran- accurato, per l’utilizzo di flashback talvolta stavano modificando gradualmente lo stile di geli pur non accreditato, il film si avvale delle anche molto brevi che sottolineano i momenti vita. La struttura frammentaria del film, tra musiche di Armando Trovajoli. La rassegna si cruciali del racconto e guidano lo spettatore episodi autoconclusivi e flashback, tipica del è conclusa con il film Io la conoscevo bene del nella comprensione di alcuni passaggi narra- cinema pietrangeliano, è ulteriormente arric- 1965. Il film nasce da un’indagine che Pietran- tivi, per l’uso di pianisequenza e inquadrature chita da morbidi passaggi della m.d.p. su og- geli condusse nel 1961 con rigore sociologico, mai scontate che segnalano la volontà di inno- getti o elementi di scena, come se tutto fosse intervistando giovani donne in cerca di suc- vare il linguaggio cinematografico e ne fanno un fluire ininterrotto che nasce nella mente cesso nel mondo del cinema e della moda; ne il nostro regista più europeo. I film proposti della protagonista. I personaggi maschili del emergeva il quadro impietoso di un certo am- nella rassegna appartengono alla prima metà film sono attratti dalla ragazza, anche quando biente, cinico e amorale, ben lontano dai so- degli anni ’60, ad una fase in cui Pietrangeli ave- il buonsenso e le convenzioni sociali non dovreb- gni un po’ ingenui di giovani donne cresciute va ormai abbandonato la lettura neorealista del bero consentirlo, come nel caso del seminarista segue a pag. successiva 53 n. 71

segue da pag. precedente Teatro in provincia, senza alcun talento particolare. Da queste interviste Pietrangeli, insieme ai suoi sceneggiatori Ruggero Maccari ed Ettore La casa nova in scena a Venezia Scola, trasse una sceneggiatura molto accura- ta che restò pressoché invariata fino alla fine Debutta la Compagnia Giovani del Teatro Stabile del Veneto La casa nova, la nuova 40 anni, dai tempi in cui venne allestita da Lui- produzione del Teatro gi Squarzina al Teatro Stabile di Genova, che Stabile del Veneto che l’opera attende un’edizione che dia conto della debutta giovedì 11 apri- rivalutazione che ne ha operato la critica negli le (repliche sino a do- ultimi vent’anni collocandola fra i testi più si- menica 14) al Teatro gnificativi che Goldoni ci abbia lasciato – spie- Goldoni di Venezia, è il ga il regista Giuseppe Emiliani – Sono anni primo passo verso l’at- quelli a cui risale la sua redazione fra i più ferti- tuazione del program- li per un commediografo che si rivela profon- ma di formazione Te- do e acuto lettore dei cambiamenti in atto nella Giuseppe Barbanti SeO - Teatro Scuola e società veneziana attraverso le scelte compiute Occupazione, frutto di un Accordo di Pro- di aspetti e momenti di cui propone la trasposi- (foto di Gianni Mameli) gramma tra la Regione del Veneto e il Teatro zione in palcoscenico”. La casa nova andò, infat- delle riprese. Si delineò così il personaggio di Stabile del Veneto in collaborazione con Acca- ti, in scena per il Carnevale del 1761, un anno Adriana, giovane ragazza spensierata dedita demia Teatrale Veneta. La nascita della Com- prima era toccato a I rusteghi, negli anni suc- ai lavori più disparati in attesa della grande oc- pagnia Giovani del Teatro Stabile del Veneto cessivi sarà la volta della Trilogia della villeggia- casione nel cinema, interpretata da Stefania è, infatti, una delle quattro fasi in cui si artico- tura. “Goldoni risolve in un impeccabile con- Sandrelli, giovanissima e intensa. Il film è co- la il programma TeSeO: la realizzazione ogni trappunto gli elementi drammatici e gli effetti struito come un mosaico di episodi che mo- anno fino all’annata 2020-21 di una serie di comici evidenziati in tuttala loro ricchezza di strano la vita della ragazza a Roma, tra piccoli spettacoli teatrali, attraverso cui i giovani for- sfumature. Protagonisti della vicenda sono An- lavori utili per mantenersi e serate nei locali mati possano essere inseriti in una compa- zoletto e Cecilia, novelli sposi alle prese con un più in voga con accompagnatori sempre diver- gnia professionale, è una delle fasi del pro- oneroso trasloco. – prosegue Emiliani - Cecilia si, per poi rientrare nel piccolo appartamento gramma pensato per giovani talenti che in affitto dove vive sola; spesso il regista si ser- vogliono intraprendere il mestiere dell’attore. ve di brevi flashback per fornire allo spettatore Si tratta di quella conclusiva di un sistema ar- qualche informazione aggiuntiva che ne deli- ticolato che ne prevede altre tre tra loro colle- nei meglio la personalità. Non mancano nel gate: la Propedeutica per intercettare i ragaz- film momenti e toni squisitamente comici (il zi delle scuole superiori che scelgono di giornalista che scrive l’articolo su Adriana, la seguire i corsi teatrali di base; la Scuola tea- lezione collettiva di dizione) e l’intero film è trale d’eccellenza con l’obiettivo di formare at- impreziosito dalle canzoni del tempo che sot- tori professionisti; la Specialistica che preve- tolineano i momenti più intimi, lo sguardo di de l’avvio di seminari e corsi di specializzazione Adriana perso sul paesaggio romano e le prove rivolti a professionisti che operano nei diversi di trucco allo specchio. Pietrangeli segue ambiti dello spettacolo dal vivo. Da qui al 2021 Prove a tavolino della compagnia Giovani Adriana nel suo percorso segnato da umilia- saranno 72 i giovani attori diplomati che po- zioni e relazioni fallimentari che, in apparen- tranno “entrare in arte” grazie a TeSeO: il nu- capricciosa, arrivista, amante dell’eleganza e za, le scivolano addosso senza intaccarne il mero così elevato è data dall’opportunità che del lusso.Anzoletto è debole, incapace di op- buonumore, in realtà la condurranno ad una sarà offerta a ciascuno di loro per una sola vol- porsi alle pretese della consorte. Un affannarsi fine tragica. Io la conoscevo bene rappresenta la ta nell’arco del triennio 2019-2021 di parteci- agitato e confuso anima il microcosmo attorno migliore espressione del cinema di Pietrange- pare pagati al modulo di formazione di 640 alla casa dove i due dovranno andare ad abita- li, per la coerenza del racconto e per la moder- ore spalmate su 4 mesi più che sufficienti a co- re. Un andirivieni frenetico, fra le cui pieghe si nità del linguaggio, molto vicino alle nouvelles prire i periodi di durata delle prove di due intuiscono gli sviluppi dell’ultima fertile sta- vagues del periodo. Tra i pregi del film la dire- spettacoli. Per di più in questo lasso di tempo gione goldoniana. Intorno alle dinamiche di zione magistrale degli attori, evidente nella in- l’ente formatore potrà ricorrere all’impiego di un banale trasloco l’autore innesca una mac- finita gamma espressiva di Stefania Sandrelli, esperti, nello specifico maestri d’armi,- ma china teatrale perfetta, che mette in luce l’orgo- ma anche nell’interpretazione di Nino Man- scherai, docenti di canto e danza, per qualifi- glio fatuo di una classe borghese smaniosa di fredi nel ruolo del press-agent e di Ugo To- care ulteriormente il livello di preparazione ostentare finte ricchezze, in preda a un’ossessi- gnazzi nel ruolo dell’attore caduto in disgrazia dei giovani interpreti. La casa nova è appunto va febbre di possesso”. Nella Compagnia Gio- che si umilia davanti agli ospiti di una festa. Il lo spettacolo che apre la serie dei quattro in vani sono inseriti due esperti interpreti del re- film vinse tre Nastri d’argento: miglior regia, cartellone nel 2019: oltre a questo di Carlo Gol- pertorio goldoniano, Piergiorgio Fasolo, nei miglior sceneggiatura e miglior attore non doni il regista Giuseppe Emiliani dirigerà, in- panni del vecchio Cristofolo, deus ex machina protagonista a Ugo Tognazzi; Stefania San- fatti, Uno nessuno e centomila di Luigi Piran- della vicenda, e Stefania Felicioli, due premi drelli non ricevette premi, ma fu molto ap- dello, il cui debutto è in programma per la Ubu per il teatro all’attivo, affiancati da Lucia prezzata e la sua Adriana è tra i personaggi più prossima estate a Padova; gli altri due sono Schierano. Accanto a loro Simone Babetto, An- intensi del cinema italiano. La scomparsa pre- canovacci di commedia risalenti al lungo pe- drea Bellacicco, Maria Celeste Carobene, Eleo- matura di Antonio Pietrangeli ha contribuito a riodo in cui Carlo Goldoni ha risieduto nell’ul- nora Panizzo, Cristiano Parolin, Filippo Que- eclissare la sua opera, eppure ancora oggi i tima parte della sua vita a Parigi che debutte- zel, Federica Serpe, Leonardo Tosini. suoi film hanno tanto da dire sulle dinamiche ranno, affidati alle cure di Marco Zoppello, al Quest’ultimo è anche autore delle musiche. Le sociali, sul ruolo della donna e sulla fragilità Teatro Goldoni di Venezia a giugno per esser- scene sono di Federico Cautero, i costumi di della condizione umana, e il suo cinema resta vi rappresentati per tutta la stagione estiva. Stefano Nicolao. Lo spettacolo andrà in scena un esempio luminoso della migliore comme- Ma veniamo a La casa nova, un testo goldonia- nelle stagioni dei principali teatri italiani dal dia all’italiana. no assente da parecchi decenni dal repertorio gennaio 2020. Maria Paola Zoccheddu delle compagnie primarie italiane “Sono oltre Giuseppe Barbanti 54 [email protected] Il sapore del grano (1986) Storia di un amore puro Sono in pochi a cono- una persona comune, corrotta e promiscua, scere Gianni Da Cam- ben diversa dall’immagine del piccolo Duilio, po - nato a Venezia nel rustico e tenero, illuminato di poesia, consa- 1943 e morto sempre a pevole del suo sentimento più di qualsiasi al- Venezia nel 2014 - e tra cosa. Duilio diviene presto per Lorenzo il questo è un male, per- suo personale metronomo del dolore, difatti Ignazio Gori ché oltre ad essere sta- quando Cecilia chiede a Lorenzo chi sia que- to uno dei più grandi sto studente meritevole di tanta attenzione, appassionati studiosi dell’opera di Georges lui risponde con un emblematico “non è uno Simenon, ha saputo girare tre lungometraggi studente, è uno che mi ha insegnato tutto.” La di una sensibilità e una purezza di sentimenti relazione con Cecilia sarà ovviamente desti- davvero rara, tanto da attirare le lodi del mae- nata al fallimento, perché rimediata e non ve- stro Valerio Zurlini. Oltre a Pagine chiuse ra, ma nonostante la consapevolezza di Lo- ha magistralmente eliminato ogni elemento (1968), un delicato film che trattava del diffici- renzo di essere ormai cambiato, alla fine scabroso – scabroso per la critica tout court – le adattamento di un ragazzino in un collegio dell’anno scolastico, terminato il periodo di lasciando ampio respiro a una gradazione di religioso, è soprattutto Il sapore del grano (1986) supplenza, sceglierà di andarsene, fuga che è emozioni universali. C’è Pasolini, c’è Penna, che ha catturato la mia attenzione. Già dal ti- anche paradigma del disperato tentativo di c’è Roger Peyrefitte, c’è Umberto Saba e il suo tolo si può capire come il segreto bucolico cui reprimere il sentimento provato per Duilio: Ernesto, c’è Costantinos Kavafis … ma soprat- allude il regista si celi in uno scrigno contadi- qualcosa di più grande di lui, di quello che fi- tutto c’è una visione personale – autoriale – no, ovvero nella premurosa e calda coltiva- dell’amore, caratterizzato da un intimismo zione di un sentimento genuino, che ri- davvero contagioso, un sentimento che ren- manda gli spettatori più colti all’Arcadia de gelose quelle persone incapaci di con- Ellenica, a un regno dove gli adolescenti traccambiare un simile dono, intendo quel maschi erano testimoni di una purezza sentimento in grado di capovolgere, far di- estetica ed erotica dal valore inestimabile e sperare, struggere fino alla negazione dunque sacra. Mi permetto di dire che que- dell’esistenza. L’atmosfera del film di Da sto è il film che Pier Paolo Pasolini non è Campo non è quella di un dramma – anche mai riuscito a fare a causa di un pudore che se ne ha alcuni connotati – ma è più simile a lo affliggeva e che in gioventù lo aveva co- un inno alla vita, a un’elegia sospirata d’e- stretto a lasciare il suo amato Friuli, “paese state, in riva a un fiume. Poco importa an- di piogge e primule” e che gli aveva fatto che che lo stile registico sia approssimativo scrivere e chiudere in un cassetto Atti impuri e le immagini sgranate (il film è stato edita- e Amado mio. Pasolini infatti era maestro di no allora aveva creduto di assaporare. Non so to in dvd nel 2011 dalla Ripley’s Home Video scuola e come il protagonista del film di Da quanto ci sia di sognato o trasognato in que- su interessamento di Sergio Grmek Germa- Campo si ritrova con stupore immerso, corpo sta commovente opera di Gianni Da Campo, ni); certo vanno tenute conto le scarse econo- e sensi, in un’attrazione il cui nome non si ma senza dubbio i connubi tra la rustica cam- mie di un film indipendente come questo, ma può nemmeno sospirare – soprattutto in pro- pagna e il suo mutare di stagioni, tra l’ingenu- quello che voglio sottolineare è la “pulizia” vincia – quella tra un adulto e un ragazzino ità dei protagonisti e il bisogno erotico di un dell’opera, l’ineccepibilità, quasi miracolosa, adolescente in una fase in cui l’inclinazione contatto, seppur sofferto, hanno elevato mag- della tensione narrativa operata da interpreti sessuale non è ancora nitida. Anche se fatta giormente la già alta poesia di questa sceneg- quasi tutti – e con l’eccezione di Marina Vlady intuire con un paio di scene “spauracchio” che giatura, una storia che avrebbe bisogno di – non-attori presi dalla strada – non a caso il irritano ed eccitano nella stessa misura il gio- un’altra epoca geologica per essere piena- regista ha ricevuto la targa Kim Arcalli al La- vane professore, la parola “omosessualità” mente capita, anzi, di un’altra società, non ceno d’oro – Festival del Cinema Neorealista non viene mai neanche nominata nel film, co- perché sia difficile, ma perché l’argomento del 1986. Non c’è nulla che Il sapore del grano ci me non viene (forse) consumata questa pas- trattato si è spesso avvalso in passato di un voglia dire oltre alle immagini finali delle la- sione; ma ciò non è importante ai fini della lessico cinematografico volgare o non realisti- crime di Lorenzo che si allontana in taxi men- storia, perché Duilio (il bravissimo Marco Me- co, o peggio ancora, esplicitato attraverso ipo- tre Duilio lo rincorre, non ci sono altri mes- striner) figlio di contadini veneti e orfano di criti filtri moralistici. Ci sono poche eccezioni, saggi sottintesi, perché l’amore non ha età, madre, sente di amare il suo professore (Lo- purtroppo, a questa analisi, una tra queste è giustificazioni, recinti o confini, se non quelli renzo Lena, bello ma meno bravo, visto in altri senz’altro Pianese Nunzio, 14 anni a maggio di presenti in codici di comportamento rigoro- due film pruriginosi come Fotografando Patri- Antonio Capuano, con un bravissimo Fabrizio samente autoimposti. Duilio, dodici anni, zia e La Bonne entrambi di Salvatore Samperi) Bentivoglio e il giovane Emanuele Gargiulo, sferzato da toni angelici e malinconici che so- di un sentimento limpido – quasi impossibile anche questa una vicenda dal finale amaro. lo un Rossellini, un De Sica o Zavattini avreb- per eccesso di purezza – l’amore dunque che Quello che ha maggiormente diviso la critica bero potuto meglio dipingere, si innamora del solo una volta capita nella vita; e questo amo- all’uscita del film è il fatto che l’innamora- suo professore e questo amore aiuta l’adulto a re, o meglio questa amorosa attenzione, cre- mento descritto non è imposto dal soggetto capire il suo animo, i suoi limiti; questo amore scente nel film e mascherata dietro sguardi più grande, ma da quello più piccolo, in modo è un amore maturo e non può essere rieduca- obliqui, sorrisi a fior di labbra, scatti improv- da suscitare nello spettatore un fascino parti- to a vizio infantile, non può riconoscere o ri- visi di gelosia e strette di mano nella penom- colare di spaesamento e di estrema tenerezza conoscersi negli ostacoli di una società che bra di una stalla, è talmente dirompente e sin- (scrive Sandro Penna, un poeta che avrebbe non è pronta, o meglio, non è “degna” di tanta cera da mandare in crisi il professorino apprezzato questo film immensamente: “La lucentezza. Affermava Machado: “Se un seme veneziano, il quale non vede, riflessa in uno tenerezza tenerezza è detta/se tenerezza cose del pensare potesse ardere/ non nell’amante, specchio distorto, che la sua frustrazione da nuove dètta.”); tantomeno si percepisce alcun ma nell’amore/ si potrebbe vedere la verità più sfogare con Cecilia (Alba Mottura), una ragaz- segno di corruzione, fisica o morale, e non è profonda”. za procace ma vuota, ipocrita e avida di sesso, cosa da poco, perché in questo modo il regista Ignazio Gori 55 n. 71 Sofia di Meryem Benm’Barek Presentato nella sezione Un certain régard dell’ultimo Festival di Cannes, Sofia ha cominciato il viaggio in Italia il 14 Marzo grazie alla distribu- zione di Cineclub Internazionale, conquistando anche la critica e il pubblico nostrani

Donne che parlano. E timore delle reazioni familiari e dalle conse- come una vergine Maria, Sofia abbraccia la -fi che decidono, da sole, guenze legali che essa comporta. Sofia parto- glia improvvisa senza contestare, tacendo, delle loro sorti. È ciò che risce segretamente ma deve pretendere il ri- ma solo per poco: quando si tratterà di stabili- essenzialmente succe- conoscimento del padre per poter essere re la sua posizione, non avrà dubbi. Lena, più de nel cuore di Sofia, libera (o quasi) dai problemi: lui è Omar, ra- ricca, più colta, più bella, ma soprattutto più film uscito il 14 Marzo gazzo conosciuto in un call center in cui lavo- consapevole, non riuscirà a liberarla dalle sca- nelle sale più valorose rava e da cui è stata licenziata. Nonostante il tole sociali in cui è ingabbiata e in cui sta coin- d’Italia. Donne che par- suo diniego iniziale, Omar accetta di sposarla, volgendo Omar. Sofia e Lena sono le due facce Giulia Marras lano è anche il titolo evitando per entrambi la prigione. A spingere femminili del Marocco; una tradizionale, an- dell’ultimo romanzo di Miriam Toews (Mar- Omar a questa decisione, la propria condizio- cora soggiogata da uno statuto patriarcale che cos Y Marcos edizioni), che racconta le conse- ne familiare e sociale precaria e gravosa. Se l’ha cresciuta, l’altra progressista ma soggio- guenze di un episodio realmen- gata da un pensiero coloniali- te accaduto in una comunità sta che l’ha formata. In que- mennonita della Bolivia: dopo sto senso il linguaggio è la notte, alcune donne si ri- rivelatore: Sofia non parla be- svegliano doloranti e intonti- ne il francese, Leno lo padro- te, spesso sanguinanti; per neggia come una lingua ma- tutti, era il demonio che le dre. violentava durante la notte, e Siamo donne senza voce, affer- dio glielo concedeva per pu- ma Ona, pacata. nirle dei loro peccati. Poco Siamo donne fuori dal tempo e tempo dopo si scoprì che era- dallo spazio, no gli stessi uomini della co- non parliamo nemmeno la lin- munità (spesso anche paren- gua del paese in cui viviamo. ti) a drogarle e violarle nel Donne che parlano - Miriam sonno. Toews però immagina Toews quello che avrebbe potuto In questo quadro, nessuna succedere dopo: una riunione donna è vittima, tutte sono segreta tra donne, alcune in- complici. Ed è proprio in que- cinta dei propri stupratori, sto che il primo lavoro della per decidere se abbandonare Benm’Barek conquista: lon- la comunità una volta per tut- tano da un femminismo ste- te, se combattere per rimane- rile e ossidato, Sofia guarda al re e vendicarsi, o semplice- ruolo della donna di oggi, mente perdonare gli uomini. parlando ancor prima del Queste donne non fanno che contesto socio-economico in parlare, confrontarsi, misu- cui si sviluppa, e che coinvol- rare la propria situazione in- ge tutti, anche gli uomini. E dividuale, sociale e culturale, gli uomini sono relegati a fi- soprattutto in relazione ad una gure di contorno, non per società propriamente patriar- questo meno importanti: lo cale, per fare una scelta radi- zio francese di Sofia non ha cale, che potrebbe cambiare volto, il padre non ha voce. Il la loro vita in meglio o in peg- solo a parlare è il poliziotto: la gio. Il film d’esordio della re- legge. Come nel romanzo del- gista marocchina Meryem la Toews, i colpevoli non com- Benm’Barek è collegato da un paiono ma sono la causa sca- filo invisibile (e puramente tenante del racconto: hanno concettuale) a questa storia, agito prima, danneggiando, molto più chiaro dopo la vi- ora sta alle donne prendere il sione. È un film infatti che, controllo e riparare il male. E mettendo per un attimo da anche se Cannes ha ricevuto parte gli eventi principali, si il premio per la sceneggiatu- concentra soprattutto sul discorso tra donne Sofia e i suoi genitori si assestano su un me- ra, la regista, debitrice del cinema di Farhadi, e sulla riflessione sul proprio status e sulla dio benestare, illuminato da un futuro forse ma anche di Ceylan e Mungiu, gestisce con scelta del proprio futuro. Anche se qui la pro- migliore, i parenti più prossimi fanno parte di maestria il non detto con primi piani esplora- tagonista è solo una, Sofia, per l’appunto, in- un ricco ceto borghese, influenzato da un ma- tivi quanto inquisitori. Alla fine - senza spoi- torno a lei gravitano figure femminili decisive trimonio francese: ecco da dove proviene la ler - il matrimonio: non il solito lieto fine delle e incalzanti. Ambientato nel Marocco con- cugina Lena, laureanda in Oncologia, che sarà storie d’amore occidentali, ma un altro gioco temporaneo, dove il codice penale prevede fi- la prima ad aiutare l’ignara Sofia.Ignara e di potere: potere dello sguardo femminile, no a un anno di reclusione per il sesso al di ignorata, Sofia appare nel campo solo dopo non più subito, ma ancora incastrato. Una fuori del matrimonio, la giovane Sofia si sco- diversi minuti di una lunga inquadratura su presa di coscienza piuttosto, dopo la quale pre incinta, e per giunta sulla via del parto: un un salotto da pranzo e i suoi commensali, tutto potrà cambiare. caso di diniego di gravidanza, causato dal quando ha inizio il suo pellegrinare. Quasi Giulia Marras 56 [email protected] Post-apocalittici troppo integrati Fin dagli albori della più probabile è no. Siamo troppo iperspecia- faccia la stupidità della specie umana che ha storia l’essere umano lizzati ormai, incapaci di sopravvivere a una portato a questa situazione: il mondo è finito ha sentito dentro di sé natura che ormai non conosciamo più e trop- e le persone hanno fatto i conti con questo, la la necessità di chie- po dipendenti da una tecnologia sempre più razza umana è già oltre, vive già nel “mondo dersi “cosa sarebbe ac- presente nel quotidiano. Anche la fiction di dopo la fine del mondo”, più simili a dei coloni caduto dopo la fine”, conseguenza inizia a reagire a questo e il po- su di un pianeta alieno. La sopravvivenza di- non importa se questa stapolittico, almeno secondo il sottoscritto, si viene quindi solo quella del nomade del deser- fine fosse quella del divide in due grossi filoni. Se da una parte ab- to e non più quella dell’erede della Caduta, e Nicola Santagostino singolo individuo o biamo storie di sopravvivenza in cui l’eroismo così ci possiamo permettere di spingere l’ac- del mondo. Gran par- o il sacrificio sono solo orpelli inutili, pensia- celeratore e di andare oltre le convenzioni eti- te delle religioni, infatti, contengono al loro mo a The Road il film di John Hillcoat - tratto che e morali tanto care all’umanità, ma non interno quello che viene generalmente defini- dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy spinti dalla disperazione o dalla necessità di ta “l’Apocalisse”, un momento che in alcuni - dove la specie umana è in un lento e doloroso tenere in piedi un barlume di qualcosa che casi essa rappresenta il passaggio da non si sa più definire. E così nel mon- un’età del mondo ad un’altra, in altri do della fiction ci troviamo davanti a semplicemente la conclusione della due filoni: da una parte la disperazio- storia del mondo a cui seguirà altro. ne del realismo (The Walking Dead, do- Insomma: l’ultimo chiuda la porta e ve i veri morti che camminano sono spenga la luce. Questo senso di immi- gli esseri umani o Sine Requie gioco di nente arrivo della fine spesso esce dal Ruolo di Matteo Curtini e Leonardo mondo delle religioni e contamina il Moretti edito da Serpentarium dove mondo della fiction, merito di quel pur di sopravvivere ai Morti risveglia- meraviglioso Linguaggio della Notte tisi dopo la Seconda Guerra Mondiale tanto caro a Ursula K. LeGuin che l’umanità cede ai più feroci compro- spesso ha il dono di essere più onesto messi, non a caso il motto del gioco è della realtà. Non è quindi un caso se “Solo cieca ferocia”) e dall’altra un nella filmografia del post Seconda “mondo dopo la fine del mondo” in Guerra Mondiale troviamo un gran cui possiamo osare e mischiare insie- numero di lavori riguardanti quello Far cry new dawn me qualsiasi genere senza porci trop- che accadrà “dopo la Bomba”: Hiro- pi problemi poiché la vera fine non è shima e Nagasaki sono impresse nella quella dell’umanità ma quella dei li- mente di tutti e le tensioni tra Ameri- miti. Alcuni interessanti esempi non ca e URSS, entrambe dotate di tecno- filmici di quest’ultimo stile possono logie belliche devastanti, fan temere essere Far Cry 5 New Dawn dove, dopo che ormai l’Orologio dell’Apocalisse una guerra nucleare, il mondo invece stia per scoccare la Mezzanotte. L’in- di diventare un arido deserto vive una nocenza degli anni ‘70, però, farà sì seconda vita per merito del Bloom, un che “il mondo dopo la fine del mondo” esplodere della natura in tutte le sue generi un immaginario sicuramente forme e colori, specialmente il rosa crudele, bizzarro e spietato ma dove shocking, e Nameless Land di Simone la razza umana o, chi per essa, in Morini, un gioco di ruolo edito da Ele- qualche modo riesce a sopravvivere. ven Aces, dove passiamo senza colpo L’atomo è ancora fonte di meraviglia ferire da biomacchine senzienti alle e viene visto come pieno di potenzia- Terre di Tiamat, una landa da incubo lità misteriose e non è infatti un caso che pare immaginata da David Cro- se gran parte della mitologia supere- Nameless Land, illustrazione interna tratta da I giorni delle fiamme neberg, a zone di mare dove le perso- roistica in qualche modo si leghi ad ne si vestono come i pirati dell’imma- esso (basti pensare ai famosi X-Men della declino sotto il gelido sguardo di un inverno ginario comune per poi toccare veri e propri Marvel, detti anche “Figli dell’Atomo”). Con (forse nucleare, o quantomeno il testo origi- squarci nello spazio e nel tempo. Questa pic- gli anni, però, le radiazioni iniziano a mostra- nale lascia intendere questo) e dove la soprav- cola carrellata, con cui spero di avere interes- re il loro lato più realistico e oscuro e il mondo vivenza ormai non segue la legge del più forte sato voi lettori, si conclude quindi con la spie- deve farne i conti: la Bomba e le conseguenze ma solo quella della disperazione, dall’altra gazione titolo: la post-apocalisse esiste da essa generate non saranno l’inizio di un possiamo mettere sulla tavola un Mad Max: ancora, forse non è più quella che ci immagi- qualcosa di nuovo, ma solo la fine di tutto, Fury Road. Lungi da me criticare un film che di niamo, ma solo perché si è semplicemente inoltre i temi legati all’ecologia e alla crisi del- sicuro ha una struttura narrativa interessante troppo integrata a noi e all’unica verità che le risorse cominciano a farsi sempre più pre- e dei personaggi costruiti in maniera talmen- sappiamo: quando l’ultima bomba cadrà qual- senti nel quotidiano e quella sensazione di fi- te approfondita da diventare un esempio di siasi cosa verrà dopo non sarà un “dopo”, ma ne della storia si fa sempre più pressante. Gli female empowerment, ma reputo Mad Max: un qualcosa di totalmente nuovo. anni successivi non aiuteranno di certo, rega- Fury Road un post-apocalittico classico? Sin- lando la sensazione di un mondo fatto di con- ceramente no. In Fury Road il post-apocalitti- Nicola Santagostino tinute cadute da cui diviene sempre più diffi- co è una scenografia davanti a cui si svolge la cile rialzarsi (pensiamo, ad esempio, alle storia, ma se la avessimo ambientata su un Si occupa del settore nerd da diversi anni. Attualmente conseguenze dell’Undici Settembre o alla Cri- pianeta desertico e privo di risorse non avreb- collabora con alcuni giochi di ruolo italiani, oltre a tenere si che ha distrutto i sogni opulenza dell’Occi- be avuto nessun tipo di cambiamento. Ormai eventi, da relatore, su temi legati al fantastico e alla criti- dente). La nostra società si trova quindi da- il dado è tratto da molti anni e Fury Road lo ac- ca cinematografica. Tra i suoi più recenti vale la pena se- vanti alla sua slow apocalypse, e la domanda cetta non ponendoci neanche il dubbio di co- gnalare: “Plasmare i confini del reale – Il cinema di David che si pone è: esisterà un “dopo”? La risposta sa sia accaduto in passato o sbattendoci in Cronenberg”. 57 n. 71 La simbologia visuale del movimento Quale rilevanza incon- del pensiero motivato. Questo conforta il si- fluisce in una dualità che presto trasla in uni- sapevole hanno i nume- lenzio scenico che la diva Swanson – nel per- cità senza equivoci. Le parole alterate, come le ri. Un’estremizzazione sonaggio della ex diva Norma Desmond, re- immagini, subissanti si amalgamano con mo- paradossale porta talora frattario a riconoscere il tramonto ‒ ripercorre dalità contrapposte, sì che la tensione conse- a confondere l’ordine come momento inevaso di prospettive dera- gna allo spettatore l’egida di comprimario a dei numeri con uno gliate. Gloria-Norma è il centro pulsante della uno scenario di apocalittico sembiante, da scenario non avulso da pellicola senza frammenti; apostrofata in conciliare tanto con l’oscurità che con una lu- intime riflessioni, alle un’interezza che s’ingloba in una vita valevole ce piena e, al contempo, nullificata. O, per al- quali è possibile acce- per la luce artificiale dei riflettori e che fa ap- tri aspetti, pietrificata. In Viale del tramonto dere soltanto nell’im- parire bistrato il vero in inverosimile e vice- scenari fragili, pur nella sontuosità, contribu- pressione scenica di versa. In effetti, in Viale del tramonto Gloria iscono a deragliare tanto la simbologia che la numeri. Controverso Swanson trattiene la vitalità del significativo metafora in un’astrusità visuale, viscerale, ta- Carmen De Stasio in una stre- lora in un’assenza prospettica devia- nua indifferenza o facilitato in ta da fenomeni accecanti di fascino semplice assenso, il mio dire si di- che defluiscono con inverosimile sperderebbe in liquidità, se non normalità. È la normalità dell’assur- riferissi di una simbologia visuale do, graziata nel film dalla perfor- che, nei numeri del tempo, riscri- mance dei protagonisti: dalla ve la memoria di Gloria Swanson, stessa Swanson, encomiabile nel- di colei che nel cinema è simbolo la distrofica e compatta dimensio- visuale di movimento. In questa ne allucinata per assenza di plausi sembianza, di Gloria Swanson re- vitalizzanti, assimilabile all’unico sta l’immagine complessa della abitante vanitoso del pianeta n. 2 protagonista di Viale del tramonto. de Il piccolo principe (Per i vanitosi Un ingegno avrebbe all’epoca de- tutti gli altri uomini sono degli ammi- cretato che quel nome seguito da ratori1), a W. Holden (alias Joe Gil- un umbratile attributo – e pure lis, soggettista in cerca di fortuna eponimo di un viale esistente a nella Hollywood disincantata ri- Los Angeles – entrasse nella tor- spetto a un divismo che dilania, mentata colloquialità fino a di- anziché prosperare), fino a Erich sperdersi tra storture linguistiche Von Stroheim, qui nelle vesti falcidiate da ridondanza. Viale del dell’autorevole e puntuale mag- giordomo, ex regista ed ex marito tramonto (Sunset Boulevard, nel ti- Gloria Swanson in Viale del Tramonto (1950) di tolo originale del film diretto da della diva Norma, nella cui figura Billy Wilder) decreta l’universali- si rifrange lo sguardo sterile di un tà dell’aspra realtà divistica di sogno estinto nel magma indi- ogni tempo in un mondo che è sposto a porsi ai margini dell’in- sempre altro, nel quale l’intona- quietudine. Tutto ciò calibra il ca- zione consacra la specularità in rattere che dal 1950 (anno di un simbolo di sogno che mai si lancio del film) avrebbe avuto ri- frange perché mai sostenuto da sonanza con il teatro dell’assurdo verificabilità, epperò presente in di Beckett, soprattutto con la un’iconografia sulla quale la- vi provvidenziale non-presenza au- sualità è destinata a permanere in toritaria di un qualsiasi Godot, quanto diffuso onirico prestato a nel quale insiste l’attitudine a ri- un pubblico ambizioso di posse- porre altrove il proprio quid lin- dere gli angoli remoti di una real- guistico senza nulla concedere a tà distratta dalla parola detta e in- uno sforzo di vita, pur se infittita catenata al volto, a un gesto e a dalla languida illusione affinché luoghi memorabili, nella frenesia Eric Von Stroheim, William Holden, Gloria Swanson in “Viale del Tramonto” qualcosa accada come nella pro- di una parvenza che è patina e, in- fezia lieta delle fiabe. Nel film l’ac- timamente, macchina corrosiva. Diva e star muoversi; gestisce le intenzioni in una dram- cadimento sommo si realizza e dà mimetica abitatrice di un mondo composto nell’impres- maticità che si trasforma continuamente e voce al deragliamento individuale che nuova- siva imponenza della plasticità mutevole e che, sprezzante, dissuade altresì la trama in- mente agisce su un piano disatteso, nel quale densa di significati del volto-gesto, nella pelli- tesa banalmente come noir e che tale non è, se la protagonista ricompone il suo esistere cola la Swanson rappresenta, più di altri colle- non come oscurità animata da deviazioni nell’effimero cinematografico, nei resti di un ghi dello star-system cinematografico, la con- comportamentali, alle quali non occorre dar viale ardimentoso che a nulla conduce; che è seguenza algebrica di motivi che nel muto grande voce perché emergano riflesse in reale-surreale nella metafora di gradini per- avevano accompagnato al vivere il regno ex- scandalosi fregi di modelli visuali inafferrabi- corsi nel composto declino di non-vita, lungo tra-ordinario della reciproca comprensione li e pure inesistenti. La drammaticità si tra- un tracciato irrimediabilmente incompiuto. scenica. Guardarsi e sprofondare per appro- sforma da subito in una sceneggiatura che fondire. Guardare per esplorare e, infine, ac- non ha alcun bisogno di spiegarsi, posseden- Carmen De Stasio quisire il magnetismo necessario alla magi- do una propria voce comunicazionale solleci- * Prossimo numero: strale eloquenza dello svolgimento. Un tratto tata da estranee e sporadiche parole, di tal La parola e la trama – Dal teatro al cinema emblematico coglie pure l’ambiente simbiotico spessore da invadere ciascun punto remoto della scena alla maniera di un dipinto me- dello spazio con la sagomatura dei corpi e i loro 1 A. de Saint Exupéry, Il piccolo principe ta-oggettivo di Pontormo. La pellicola così movimenti cadenzati, nei quali è la fulmineità (/1943), Bompiani, Milano, 1995, p. 55 58 [email protected] Vis comica nel cinema al femminile “Quello che i giova- diverse ricerche hanno collegato l’intelligenza propri scopi a ogni costo e quella soave, incan- notti dire e quello che al successo nelle scelte del partner: una perso- tevole, benevola, spesso vittima di uomini de- pensare essere due na intelligente risulta attraente fintanto che pravati o avversi destini. L’ironia, lo humor, il cose diverse”, senten- ha uno spiccato senso dell’umorismo. Una di nonsense non le si addicevano, non erano con- zia Mami a Rossella in queste ricerche evidenzia che in genere i ma- soni alla raffigurazione che l’immaginario Via col vento, celeberri- schi scherzano più delle femmine e il senso collettivo doveva farsi di lei. Negli Stati Uniti mo film del 1939 diret- dell’umorismo serve da collante per far bella degli anni Trenta /Quaranta, si afferma la to da Victor Fleming, figura e farsi apprezzare. Ma dobbiamo anche screwball comedy, ossia “commedia bizzarra Lucia Bruni poiché la ragazza ri- riconoscere che alcune persone hanno più hu- o svitata”, dove si inaugurano parti femminili batte sui gusti maschili e non intende sotto- mor di altre. Come in qualunque comporta- brillanti che sconfinando nel paradosso- di stare a certe regole di seriosità nel comporta- mento legato alla propria personalità, c’è chi vengono oggetto di comicità. Uno per tutti le mento imposte dal costume dell’epoca, le più di altri è portato a fare dell’humor, come due vecchie zie nel celeberrimo Arsenic and Old quali, oltre al morigerato appetito e a una par- c’è chi ha la battuta pronta e chi non riesce a Lace (“Arsenico e vecchi merletti”) del 1944, di- venza di estreme fragilità nelle ragazze, com- ricordare neanche una barzelletta, chi ap- retto da Frank Capra, dove Josephine Hull e prendevano la rinuncia alla risata fragorosa, prezza i giochi di parole e chi preferisce guar- Jean Adair, sorreggono egregiamente le as- allo scherzo ammiccante, o a qualche gesto dare un video divertente. In genere nella no- surdità delle circostanze accanto allo straor- canzonatorio. E’ vero che da allora sono pas- stra società, da sempre gli uomini fanno più dinario Cary Grant; oppure Bachelor Mother sati centocinquant’anni, nel frattempo la battute delle donne; una prova che, secondo (“Situazione imbarazzante”) del 1939, diretto donna ha guadagnato molto terreno in fatto alcuni ricercatori supporta la Sexual Signaling da Garson Kanin che ci mostra il dinamico di autonomia, diritti e elasticità di costumi, Hipothesis. Vale a dire, i maschi userebbero lo umorismo di Ginger Roger; o ancora, sempre ma è altrettanto vero che nel mondo dello humor per segnalare (a livello inconscio) il con il brio della Roger, The Major and the Minor spettacolo, le attrici coniugate al comico sono proprio sex appeal. In pratica si è visto che chi (“Frutto proibito”) del 1942, diretto da Billy assai rare (ricordiamo Lea Giunchi, attrice del ha un’intelligenza emotiva ben sviluppata Wilder, solo per citarne alcuni. Qualcosa di si- muto che veniva dal circo e che si ritirerà nel tende a ricorrere allo humor per consolidare i mile nasce anche qui da noi con il “Cinema dei 1919, considerata la prima donna comica) e la propri rapporti sociali. Oltre a saper gestire telefoni bianchi”, sorta di commedia/farsa ci- proliferazione nel cinema, per altro mai nu- bene le emozioni proprie e altrui, queste per- nematografica ma con tutt’altri intenti (non merosa, avverrà solo dalla metà del secolo sone risultano simpatiche. Un altro lato della proprio esemplari) di tutt’altro taglio e verve scorso. Perché non abbiamo al femminile un personalità che influisce sul senso dell’umori- qualitativa, in voga tra il 1936 ed il 1943. Ab- Totò, un Macario, un Buster Keaton, uno smo è l’espansività: di solito gli estroversi fan- biamo modo di apprezzare una sfrontata, ma Charlot, un Louis de Funès o una coppia no uso (e apprezzano) dello humor più spesso pur sempre pudica Elsa Merlini nel filmTren - Stanlio e Ollio, oppure delle “sorelle Marx”? degli introversi. A tutta prima può sembrare ta secondi d’amore (1936) diretto da Mario Bon- Forse uno dei motivi sta a monte della stessa che questa ampia trattazione poco abbia a che nard, oppure la “comica siciliana ”Rosina An- comicità, nella genesi dell’umorismo. Insom- vedere con il nostro argomento legato alla co- selmi in Gatta ci cova (1937) diretto da Gennaro ma, perché ridiamo? Pare che la teoria più micità femminile ma Righelli, o ancora, sem- ampia risalga ai filosofi greci: quella della -su non è così. Tornando alla pre Elsa Merlini in Ai vo- periorità; ovvero, ridiamo delle sventure al- frase che apre l’articolo, stri ordini signora… (1938) trui (o di un me stesso ormai passato) perché viene evidenziato in mo- per la regia di Mario Mat- ci fanno sentire superiori. E’ invece del Sette- do molto rigoroso, in ar- toli, tanto per fare qual- cento la prima formulazione della teoria del monia con quelli che era- che esempio. Dobbiamo sollievo, la cui versione più nota però è quella no i dettami del costume attendere attrici come successiva, di Freud: la risata ci permette di dell’epoca, che le donne Tina Pica che dal teatro allentare una tensione e liberare così “l’ener- “perbene” dovevano te- passò al muto, e attiva fi- gia psichica” che si era accumulata. Perciò nere un contegno misu- no agli anni Sessanta, la fanno ridere temi tabù come quelli escatolo- rato e serioso, addirittu- quale puntava molto sul- gici o sessuali, notava appunto Freud; quando ra scontroso, attente a la scarsissima se non arriva la battuta, le energie che usavamo per usare un linguaggio pri- nulla avvenenza, ma la reprimere le emozioni sconvenienti come il vo di ironie, doppi sensi sua comicità si limitava a desiderio o l’ostilità non sono più necessarie e o eccessive euforie, per certi espedienti di intri- si liberano nella risata. Da non confondere non dare adito a pensieri Tina Pica (Napoli 1884 - 1968) go o di battute divertenti. con l’elementare umorismo della slapstick, il licenziosi e libertini. Del Quando la donna (fine an- sottogenere del muto statunitense anni Venti, resto sempre in Via col vento, ne abbiamo un ni Cinquanta) è riuscita a liberarsi dal guinza- che si basa sulla comicità di gag semplici ed esempio in Bella Watling, la prostituta di At- glio di quel perbenismo che la teneva legata a efficaci che sfruttano il linguaggio del corpo lanta (personaggio per altro assai positivo), pesanti convenzioni relazionali, il mondo del- (le famigerate “torte in faccia”). Ma l’umori- che nelle sue risate e sibilline battute, rivela lo spettacolo, in particolare il cinema, si è ar- smo ha diversi aspetti. Secondo David Cheng, alcuni lati poco apprezzabili del proprio me- ricchito di figure di notevole spicco professio- psicologo e ricercatore all’Università del Nuo- stiere. Anche nel filmPiccole donne (1949, diret- nale e benché sia ancora valida la costante che vo Galles del Sud, in Australia, ridere è un ot- to da Mervyn LeRoy), qual è la reazione delle “Anche far ridere è più difficile per una don- timo modo per rimanere focalizzati su ciò che sorelle di fronte alle briose esuberanze dell’in- na”, come ha affermato qualche tempo fa la richiede tenacia e sacrificio, due qualità- es domita e trasgressiva Jo? Riprovazione, indi- conduttrice Cinzia Marseglia in Tv, non man- senziali per ritrovare uno stato di benessere gnazione, rifiuto. Direi che questa sorta di cano donne che ci portano nell’universo della generale e portare a frutto il meglio del nostro laccio comportamentale la donna l’ha portato comicità con una disinvoltura e un savoir-faire lavoro. Del resto si sa che una battuta ben riu- con sé fino almeno a una ottantina di anni fa e affatto trascurabile. Cito una per tutte Bice scita può fare miracoli: stempera lo stress, il cinema non fa eccezione. A cavallo fra le due Valori rinviando a una trattazione più ampia, mette le persone a proprio agio e favorisce un guerre infatti, il ruolo femminile nei film ten- da un recente ieri a un oggi, che ci consentirà clima di reciproche fiducie. E arriviamo a un deva a mostrare due diversi volti: quello per- di rendere giustizia alla donna in questo ruolo altro lato dell’umorismo. Secondo uno studio verso e quello angelico. Ossia, la donna catti- così difficile ma ricco, curioso e avvincente. citato dal mensile di neuroscienze Mind, va, femme fatale, determinata a raggiungere i Lucia Bruni 59 n. 71 Stan&Ollie, il grande puzzle Ridere è proprio dell’uo- Laurel e Hardy cambiano il modello, giocano guerra mondiale. Le loro carriere non sono di- mo scrive Rabelais, e a confondere lo spettatore ottenendo effetti verse a tratti, sia separati che uniti, da quelle Bergson: “non c’è niente ancor più esilaranti: lo sciocco, l’ingenuo di molti altri comici del tempo che ebbero di comico fuori da quel- (Stan) si rivela alla fine sempre più intelligen- però minor durata, Ben Turpin, Harry Lang- lo che è propriamente te del previsto e il furbo (Ollie) riesce ogni vol- don, Harold Lloyd, gli stessi fratelli Marx. Il umano”. Con questi ta a fare la figura dello stupido ed a coprirsi di sonoro segnò la fine di molti attori legati ad molti scrittori e filoso- ridicolo. Ambiguità di ruoli che spesso la vita una mimica ed a gags tipiche del cinema mu- fi, partendo da Aristo- ci riserva. L & H furono tra i pochi che parteci- to. Loro, invece, sono riusciti ad attraversare Enzo Pio Pignatiello tele s’interessarono a parono a tutte le fasi del cinema americano, questa giungla cinematografica rimanendo questo fenomeno, preoccupati di conoscere le dalle sue origini fino allo scoppio della seconda intatti nella popolarità fino ad oggi: complice origini e le ragioni, si ritrova- il parlato, la comicità del duo rono davanti allo stesso con- si evolse, impercettibilmen- cetto, per l’uomo ridere divie- te, dallo “slapstick” del comi- ne una necessità spirituale, co muto tradizionale alla com- un bisogno permanente di media di carattere. Al magro ottimismo e di buon umore, spettava anche di avere l’oc- richiesto dal ritmo frenetico chio dietro la macchina da della vita moderna. “Basta presa, lui era il cineasta vero, vederli, anche se non fanno con piena coscienza della sua niente”: così il regista e comi- arte e del lavoro necessario co francese Pierre Etaix ben per esaltarla. Al grasso spet- sintetizza il potere della più tava il compito di riempire famosa coppia di comici mai maggiormente lo spazio del- apparsa sugli schermi, ovve- la inquadratura, di dosare i ro Laurel e Hardy, affettuosa- movimenti, di dare i tempi mente noti come Stan e Ollie. comici, di accattivarsi gli Conosciuti ovunque, capaci spettatori. I piccoli gesti co- di strappare sempre un sorri- me il “camera-look” – quando so, anche dopo ripetute visio- guardava in macchina cer- ni della stessa gag, i due sono cando l’appoggio dello spetta- però spesso considerati solo tore davanti alla cosmica stu- come grandi interpreti, rara- pidità di Stan – o toccarsi la mente come autori a tutti gli cravatta, o il cappello, erano effetti. Da una parte il grande mosse inventate da Ollie per affetto del pubblico, durevole riempire e caricare il tempo nei decenni, dall’altra un cer- della gag. Ma soprattutto a li- to snobismo critico, che di- vello istintivo è straordinaria venta vera indifferenza nel la sua comicità visiva. Laurel, caso italiano, se si eccettuano il “cervello” della coppia, lo alcuni lavori pioneristici di capì subito e seppe inserirsi Josè Pantieri, Marco Giusti e perfettamente in essa, com- Giancarlo Governi. Appare Fotografia pubblicitaria del corto “Hats” Off (1927), unico due rulli di Laurel e Hardyadoggi pletandola e strutturandola perciò doppiamente utile ri- interamente perduto. Venditori ambulanti di una lavatrice, falliscono miseramente ad ogni tentativo nel modo giusto. Racconta considerare la statura auto- Stan che per riuscire a strap- riale – oltre che attoriale, be- pare a Ollie il suo esasperato ninteso – di Laurel e Hardy, “camera-look” giravano mol- oltre che indagare in profon- te volte la scena perdendo dità gli elementi che struttu- tempo apposta sapendo che rano tutta la loro opera, nella Hardy doveva andare a gio- quale lo sviluppo biografico care a golf con gli amici; solo dei due artisti si intreccia dopo l’ennesima ripetizione all’evoluzione dei loro perso- della scena la disperazione naggi e della loro carriera, dello sguardo era reale ed ef- dalle prime comiche separate ficace. L’opera di Laurel e all’incontro nel 1927; dal pe- Hardy, strutturata in figure riodo d’oro con la produzione ricorrenti, merita di essere di Hal Roach alla perdita del considerata come un unico controllo totale sulla propria gigantesco puzzle, in cui opera nel 1940, con il passag- ogni film, o addirittura ogni gio a compagnie che li consi- gag, non è che una tessera da derano solo come attori di leggere in relazione al dise- nome. Il comico fa ridere per gno più ampio, dotato di una la sua stupidità e la “spalla” gli profonda organicità, nono- offre in continuazione spunti stante le apparenze fram- per gags e battute: è la coppia mentarie. classica, la formula collaudata da tutto il teatro di varietà. Inserzione pubblicitaria di una marca di sigarette, sul New York Times del 27 agosto 1934 Enzo Pio Pignatiello 60 [email protected] Trentadue piccoli film su Glenn Gould (di F. Girard, 1993) In arte e in vita, proteso tra spirito e corpo Un frammento dal Cla- Gould chiude coi concerti e, dallo studio di re- vicembalo ben Temperato gistrazione installato dalla CBS nella sua bai- di Bach è a bordo del ta, si dedica all’incisione. Vi scorge il futuro Voyager 1, la sonda che della musica classica, e mentre molti ironiz- nel ’77 parte alla volta zano su quella che pare l’ennesima sua bizzar- dello spazio profondo. ria, egli mostra una lungimiranza di cui solo Ad eseguire quel brano oggi, col senno di poi, comprendiamo la por- – che una commissione tata. Se però la mente è rapita da celesti armo- annovera tra le grandi nie, le stanche membra reclamano un po’ di conquiste dell’umanità Demettrio Nunnari – è il canadese Glenn Gould [1932-82], pianista fra i più celebrati di sempre. Questi esordisce giovanissimo, e d’un tratto – all’apice di un successo senza pari - si ritira nel suo chalet in riva a un lago a soli trentadue anni. Da qui, il collage di cortometraggi di François Girard che danno, nell’insieme, idea degli aspetti persino antitetici dell’indole complessa del musicista, qui impersonato da Colm Feore. Eccentrico, misogino, ipocondriaco nel quoti- Gould assieme a Von Karajan Glenn Gould diano; formidabile oratore, visionario e ico- noclasta nell’arte. Oltre alle doti strumentali leggendarie, Gould possiede difatti un’intelli- genza tanto esuberante da mettere spesso a disagio il suo interlocutore. Perciò, la sequen- za intitolata “Gould incontra Gould” fa il verso ad un saggio di qualche decennio prima in cui, con superba bravura, egli intervista se stesso. La questione di fondo è il rapporto tra l’artista e il suo pubblico: l’uno – oberato da gravosa responsabilità – deve poter creare in autonomia, incurante delle istanze dell’altro. Solo così potrà raggiungere un ideale di per- fezione. Nemico della routine e del mercimo- nio della musica, il Maestro suona ed incide su stretta urgenza personale. Ha un reperto- rio assai stringato – il Settecento, i classici, la seconda scuola di Vienna – in un momento Leonard Bernstein, Gould e Igor Stravinskij storico dominato dai romantici. Ma non gli requie. Una bronchite cronica lo costringe, an- importa, giacché dinnanzi alla sua fama si che nella bella stagione, ad un abbigliamento piegano le eminenze grigie della discografia e da alieno. “Pillole” stigmatizza, non a caso, la dei teatri. E non solo. Ne “La soffiata” acquista sua mania per le medicine: ne possiede di ogni le azioni di un’oscura società petrolifera: la tipo, dagli antidepressivi ai peptici, e ne cono- voce corre, e le quote in Borsa vanno alle stel- sce nel dettaglio gli effetti. Ma non risulta che le. È isteria di massa o il capriccio di un vir- soffrisse di altre patologie. In “Quarantacin- Per ottenerlo, bisogna martoriare il prezioso tuoso della tastiera conscio della propria visi- que secondi e una sedia” è la musica a parlare; modello CD 318 di una casa costruttrice blaso- bilità? Altri interrogativi non trovano, nel una delle Invenzioni di Bach eseguita ad uno nata. La protesta è furibonda ma inutile. Tra film, una risposta. La sua presunta -omoses stacco ritmico vertiginoso. L’avversione per i le righe, la seduta vittoriana che nel filmato gli sualità – o misoginia – è fra questi. Di norma, vezzi di una prassi esecutiva da tempo conso- conferisce un aspetto tanto regale, ha l’aria di l’artista è colui che traduce l’esperienza, reale lidata è, per lui, cifra stilistica. La tendenza ad un divertito riferimento alla seggiola dalle ed onirica, in emozione. È, dunque, votato ad alterare, anche all’inverosimile, metro e segni gambe segate che lo accompagna durante tut- esasperare le passioni vissute. Ma non sem- espressivi – come nel finale della Tempesta di ta la sua carriera, costringendolo peraltro ad pre. C’è l’epicureo che è schiavo del vizio, e l’a- Beethoven in “Esercizio” -, ne colloca le inter- una posa grottesca. Poco prima di mancare sceta, saldo sulla via della temperanza. Sam- pretazioni nell’alveo di un’estetica di primo per le complicanze di un infarto, re-incide le son François [1924-70] è consunto dal fumo e Novecento, che vede nell’esecuzione una for- proibitive Variazioni Goldberg di Bach che lo dall’alcol, e Friedrich Gulda [1930-2000] già a ma di riscrittura del pezzo. La soggettività in- hanno visto debuttare nel ’55 e che non ha mai sedici anni compiace sotto le lenzuola una ric- nanzitutto. In nessuno dei suoi scritti o con- abbandonato. È una resa diversa, più adulta e ca mecenate. Benedetti Michelangeli [1920- tributi radiofonici Gould accenna al peso della composta, ma testimone della cura morbosa 95] ama Topolino e la vita claustrale. Gould – filologia. Iconoclasta inveterato, esegue senza di cui egli sa esser capace. Glenn Gould è oggi nella sua casa al limitar del bosco - si circonda remore il Barocco su un moderno coda da uno fra i pochi ad avere dimora tra le vette di animali; nessuna liaison con l’altro sesso, concerto, modificato nella meccanica al fine olimpie. I semidei, invece, traviati dalle debo- ma neppure un atteggiamento equivoco. È l’o- di ricreare l’inconfondibile suono che lo ha re- lezze della loro stessa umana natura, son sol- locausto che si vuole dal genio, nella tensione fra so celebre. Un timbro in qualche modo privo tanto comuni mortali. spirito e corpo: rinunciare alla vita per l’arte. delle nuance degli odierni strumenti da sala. Demetrio Nunnari 61 n. 71 Leonardo. Gli anni milanesi Da Firenze a Milano. portare a termine prima vino da parte di Gesù, Leonardo arriva nella che l’intonaco si asciughi Leonardo sceglie le fasi città lombarda uffi- e non consenta più l’ap- immediatamente succes- cialmente inviato da plicazione dei colori. sive alla sua frase: “in ve- Lorenzo De’ Medici a Inoltre, altra difficoltà rità vi dico che uno di voi presentare, insieme insormontabile per il ge- mi tradirà”. In questo ad Atalante Migliorot- nio di Vinci, tale tecnica modo l’artista può rea- ti, una lira (strumento non consentiva ripensa- lizzare il proprio studio Fabio Massimo Penna musicale) al Duca di menti. Conscio della pro- sui “moti dell’anima” che Milano. Non si può escludere, però, che il mo- pria lentezza nella realizza- si riverberano nei gesti e tivo del trasferimento fosse la commissione zione delle opere Leonardo nelle espressioni dei per- del monumento equestre di Francesco Sforza. sperimenta una tecnica sonaggi ritratti. Il pro- Ma nella realtà la prima committenza milane- originale con olio su di fondo turbamento che se Leonardo la ottiene dalla confraternita di una preparazione di ges- tali parole operano sugli Santa Maria della Concezione che richiede a so ma come sottolinea apostoli è evidente nelle lui e ai fratelli Evangelista e Giovanni Ambro- Carlo Vecce: “La tecnica espressioni stravolte e nei gio De Predis la pala per l’altare della cappella della tempera mista a olio gesti plateali, alcuni si in- della Confraternita. Leonardo realizza la tavo- sovrapposta a due strati dicano come a dire “Io, Si- la della Vergine delle rocce, opera della quale esi- di intonaco era rivolu- gnore?”, altri alzano l’indi- stono due versioni, mirabile esempio di im- zionaria, ma rischiosa, ce a chiedere “uno solo?”, piego dello “sfumato” leonardesco con le se applicata in condizio- altri ancora mostrano i figure contrassegnate da un potente chiaro- ni ambientali quali si ri- “La Dama con l’ermellino” olio su tavola (54 ×40 cm) palmi delle mani a procla- scuro e dai contorni che si di Leonardo da Vinci databile al 1488-1490. La donna mare la propria innocen- fondono con i toni bruni ritratta va quasi sicuramente identificata con Cecilia za. Un’onda di vibrazioni dello sfondo. Inoltre i per- Gallerani. l’opera è al Museo Nazionale di Cracovia percorre da una parte sonaggi sono legati tra di all’altra l’affresco scuo- loro da un teatrale intrec- velarono in seguito tendo le figure degli apostoli riunite a gruppi cio di gesti e sguardi: San quelle del muro del re- di tre, mentre al centro della composizione Giovannino e l’angelo indi- fettorio” (Carlo Vecce, Gesù è fermo, immobile, staccato e isolato dal cano il piccolo Gesù abbrac- Leonardo, Salerno edi- resto del gruppo a sottolineare come i suoi ciato da un protettivo gesto trice, Roma, 1998). In compagni lo abbiano abbandonato a un desti- della Vergine. L’artista to- effetti problemi di no di solitudine e morte. Altra caratteristica scano comincia, intanto, a conservazione dell’o- fondamentale dell’affresco è che lo spazio rea- realizzare studi per la sta- pera sorsero già venti le del refettorio e quello del dipinto si unisco- tua equestre di Francesco anni dopo la sua rea- no in una sorta di illusoria continuità come se Sforza, opera dal destino lizzazione (per salva- la sala proseguisse nell’affresco. La perma- infausto. Il primo colpo re il capolavoro nel nenza a Milano è anche occasione per metter- mortale al progetto del mo- Novecento sono stati si alla prova nella ritrattistica. A cominciare numento lo assesta Ludovi- necessari anni di la- da quel capolavoro assoluto che è La dama co il Moro stesso che invia il vori di restauro). Il dell’ermellino, in cui l’autore raffigura la favori- metallo che era stato accu- Cenacolo è un’opera in- ta di Ludovico il Moro, Cecilia Gallerani. Il ge- mulato per la fusione della novativa anche per al- nio di Vinci ritrae la fanciulla tramandandone scultura al Duca di Ferrara, tri motivi. In luogo del un’immagine fresca e giovanile poiché ancora Ercole d’Este, che ne ha bi- momento tradizional- non corrotta dal passare degli anni e dal peso sogno per realizzare i pezzi mente scelto dai pitto- dell’età. La ragazza emerge da un fondo scuro di artiglieria da impiegare ri per la raffigurazione e tiene in braccio un ermellino, omaggio al nella battaglia contro Carlo “Vergine delle Rocce” olio su tavola trasportato su dell’evento, la consa- Duca era stato insignito dell’Ordine dell’Er- VIII. Ma è nel 1500 che l’e- tela di Leonardo da Vinci, databile al 1483-1486 e crazione del pane e del mellino. Un’altra favorita del Moro viene im- norme modello in terracot- conservato nel Musée du Louvre di Parigi, mortalata da Leonardo: si tratta ta della scultura (alto oltre sette di Lucrezia Crivelli ritratta nella metri) viene distrutto dagli ar- Belle Ferronière. A Milano l’artista cieri francesi entrati a Milano. ospita in casa una certa Caterina, Comunque la permanenza di Le- molto probabilmente la sua ma- onardo nel capoluogo lombardo dre naturale, che rimane con lui vede la nascita di uno dei più alti fino alla propria morte. A confer- capolavori del genio di Vinci, L’ul- mare l’ipotesi vi è tra i documenti tima cena per il refettorio di Santa arrivati fino a noi una nota spese Maria delle Grazie. L’opera con- per la sepoltura della donna: ferma anche un problema che “Quello che colpisce , è l’apparen- l’artista si porta dietro per tutta te freddezza del documento che la carriera ovvero la sua avversio- non lascia trasparire alcuna ne per la tecnica dell’affresco. emozione” (Carlo Vecce, op. cit.). L’affresco richiede velocità di esecu- Nel 1499 Leonardo lascia la città zione all’artista il quale per prima co- meneghina. sa deve, al momento di mettersi al la- “L’ultima Cena” (1495-1498) di Leonardo da Vinci, (tempera grassa, lacche e oli su voro, decidere quale porzione di intonaco). L’opera conservato nell’ex-refettorio rinascimentale del convento adiacente al affresco (definita “giornata”) dovrà santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano Fabio Massimo Penna 62 [email protected] Il Nome della Rosa di Jean-Jacques Annaud (1986) Quanto sarebbe quieta la vita senza l’amore: tanto sicura, tanto calma, tanto noiosa... Guglielmo da Baskerville (Sean Connery)

Cast: Sean Connery: Guglielmo da Baskerville; F. Murray Abraham: Bernardo Gui; Christian Slater: Adso da Melk; Elya Baskin: Severino; Fëdor Fëdorovič Šaljapin: Jorge da Burgos;illiam Hickey: Ubertino da Casale; Michael Lonsdale: Abate Abbone; Ron Perlman: Salvatore; Volker Prechtel: Malachia; Michael Habeck: Berengario; Helmut Qualtinger: Remigio da Varagine; Valentina Vargas: Ragazza; Lucien Bodard: Cardinal Ber- trand; Urs Althaus: Venanzio; Leopoldo Trieste: Michele da Cesena

E’ di queste settimane Compare anche una ragazza del villaggio che in visione sui telescher- raggiunge il cellario Remigio a cui si concede mi una produzione ci- in cambio di cibo. Adso l’aiuta a sfuggirgli e la nematografica-televisi- ragazza per ringraziarlo fa all’amore con lui. va veramente di grossa Adso resta molto turbato ritenendosi un buon caratura quanto a sfor- uomo di chiesa, ma Bernardo lo consola per- zi produttivi e spetta- ché ha compiuto un qualcosa di naturale, pur colare tratta dalla rea- ammonendolo a che la cosa non si ripeta. Gu- Giuseppe Previti lizzazione scenica del glielmo scopre che tutte le morti sono legate romanzo di Umberto al possesso o alla lettura di un libro proibito, al Eco In nome della rosa. Questo ci ha invoglia- centro dell’attenzione di molti e certamente il to a rivisitare e riproporvi appunto il film rea- libro è stato impregnato di una sostanza vele- lizzato nel 1986 da Jean-Jacques Annaud. Il nosa causa di tutte le morti. L’arrivo di un film venne realizzato in maniera abbastanza nuovo inquisitore fa precipitare le cose, le autonoma dall’omonimo romanzo di Umber- morti non si fermano, e di tutto vengono ac- to Eco, pur conservandone il titolo. Ma pro- cusati la ragazza e due frati eretici, che sono prio nei titoli di testa compariva “tratto dal ro- condannati al rogo. Intanto anche Guglielmo manzo di Umberto Eco”, perché il testo del viene messo sotto accusa, lui e Adso riescono film non è quello del romanzo ma è originale a fuggire e attraverso un passaggio segreto pur ovviamente se ricavato dal ro- manzo. Ma a scanso di false interpre- avvincente thriller “storico-religioso”, tazioni lo stesso Eco dichiarò che con- appunto più spettacolare nella realiz- divideva la lettura di Annaud e quindi zazione cinematografica, più di- im non ritirava il suo nome dai titoli di pronta filosofica nel romanzo, con testa. D’altra parte se nel libro molto l’uso appunto da parte di Eco della spazio veniva lasciato alle disquisizio- chiave del giallo per sviluppare e nar- ni teoriche tra i vari protagonisti, rare concetti assi profondi. Uno dei molti i colloqui di Guglielmo nel corso grandi meriti del film di Annaud, con dello sviluppo della storia questo il pregio tra l’altro di avere un cast di avrebbe appesantito di molto la tra- attori bravissimi, Sean Connery e F. sposizione cinematografica e di con- Murray Abraham in testa, fu di gene- seguenza erano state eliminate o as- rare e sviluppare l’amore per i libri e sai ridotte. Una storia più lineare per argomenti in apparenza difficili sempre nella chiave del giallo, qui si ma necessari per comprendere lo svi- punta sui personaggi, ognuno dei luppo dell’umanità. Tutti i protagoni- quali porta impresso il proprio desti- sti, compresi i due inquisitori, aveva- no, nel bene o nel male. Molti perso- no molti dubbi e incertezze, più naggi del romanzo non figurano nel positivo l’atteggiamento di Gugliel- film, la biblioteca è assai più spettaco- mo, più intransigente ma anche più lare che nel libro, mentre per conser- macerato dalle incertezze Bernardo, vare il fascino della storia resta ben vi- ma la forza della pellicola era nel ri- va l’atmosfera gelida e invernale che è cordare i dubbi della fede, la forza del- uno punti affascinanti della narrazio- la cultura, dell’intelligenza, dello stu- ne. Il film inizia con l’arrivo presso dio, la grande fragilità degli uomini, un’abbazia benedettina tra i monti la violenza di chi praticava l’eresia. del Nord Italia di un frate, Guglielmo Ma nell’essenza una grande parabola da Baskerville e del suo novizio Adso, dovran- raggiungono la biblioteca, Bernardo sa che per penetrare nei misteri della vita. Ma non no indagare su una serie di morti avvenute qui è la chiave del mistero. La situazione pre- per nulla era legato a un libro che è stato da nel monastero. In apparenza il dotto Gugliel- cipita, la biblioteca viene data alle fiamme, in stimolo e da guida per molte generazioni per- mo dovrà partecipare a un importante conci- tutto c’è la mano di un frate vecchio e fanatico ché appunto dietro la suspense e il mistero lio francescano nella stessa abbazia, ma l’aba- che odia il riso e dei libri che ne parlano, solo della vicenda si celavano i grandi temi del te, a conoscenza della sua fama di inquisitore, nella paura e nella tragedia ci può essere il ri- tempo, sociali, religiosi, mitici. Certamente la gli affida il compito di indagare su queste corso alla fede, e quindi bando a chiunque pellicola di Annaud semplificò in tanti aspetti morti che per molti monaci sono opera del parli di divertimento, di commedia, di alle- il romanzo di Umberto Eco, si dice che mirò Maligno, mentre Guglielmo pensa invece che gria per vincere i mali del mondo. Abbiamo più a fare un “buon giallo”, ma secondo noi, ri- tra loro si celi un assassino. Molte le figure accennato a sommi capi a una trama com- vedendolo ancora oggi, Annaud fece una ope- singolari e sinistre che popolano il convento, plessa e assai significativa, dove si combatto- razione divulgativa assai importante non ve- vengono scoperti altri due morti e Guglielmo no le teorie considerate pericolose per la fede, nendo meno ai principi ispiratori dell’autore. ritiene che si tratti di delitti collegati tra loro. anche se tutto viene presentato come un Giuseppe Previti 63 n. 71 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di Marzo. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo

Alberto Castellano dela Scuola Civica Visconti. Alberto Amoretti il festival di Berlino. Il servizio dell’inviata di Introduzione - La lingua regista di “Atopos Generi Teatranti” e intervi- RaiNews24, Anna Maria Esposito. | https:// del cinema italiano - Le sta a Cecilia Mangini per ‘Visioni e Passioni’ a youtu.be/eYEU3r2rLTc Pillole della Dante Roma. | https://youtu.be/RdPNO9CpZ5M Una disamina sulla Francesco “CITTO” MASELLI e la sua carriera da lingua del cinema ita- I cortometraggi di Citto Maselli Ulivo d’Ooro

liano, l’uso dei dialet- I BAMBINI AL CINEMA, Italia, 1957, Betacam 6 Aprile 2017 | E’ tra i registi storici del cinema Nicola De Carlo ti, il doppiaggio, le SP, 10’, b/n Regia, soggetto, sceneggiatura: italiano ad essere stato il più precoce France- caratteristiche semi- Francesco Maselli. Fotografia: Luigi Zanni. sco “Citto” Maselli. Il Maestro del cinema im- otiche del linguaggio cinematografico. Voce: Giorgio Pirandello. Produzione: Opus pegnato, del cinema politico ha iniziato infat- https://youtu.be/qeh54Y9rpWo Film. Distribuzione culturale: Cineteca Na- ti poco più che adolescente a fare i suoi primi zionale. La tradizione domenicale del Cinema piccoli film. Al Festival del Cinema Europeo di Il neorealismo - La lingua del cinema italiano dei Piccoli a Villa Borghese, luogo di diverti- Lecce è tra i Protagonisti del cinema italiano e https://youtu.be/a8Vt2zURziU mento per generazioni e generazioni di spet- riceve l’Ulivo d’Oro alla carriera. Un percorso tatori in erba, ritratti con attenzione e simpa- artistico che ha ricordato nei suoi momenti Il cinema nazionalpopolare - La lingua del cinema tia nelle loro reazioni alle suggestioni dello più significativi, dalla ripresa del documenta- italiano spettacolo cinematografico. | https://youtu.be/ rio grazie a Civico Zero nel 2007 alla sua capa- https://youtu.be/S67VrJz-NkE Yh8Uu89AW4A cità di precorrere i tempi dando risalto alle fi- gure femminili ed alle protagoniste. Sono I dialetti nel cinema - La lingua del cinema italiano A tavola da “Otello alla Concordia” molte le attrici che devono molto a Citto Ma- https://youtu.be/gH4Cjd7_JnI A tavola da “Otello alla Concordia”, dove è na- selli e che il regista ricorda con dedizione e af- to il grande cinema italiano 13 APRILE 2015 fetto, da Lucia Bosè all’indimenticabile Virna Il caso totò - La lingua del cinema italiano Otello alla Concordia divenne negli anni il Lisi fino alla Valeria Golino sedicenne in Sto- https://youtu.be/PRqlFU0nyi4 punto di incontro abituale di registi, sceneg- ria d’amore, film del 1986 in programma al Fe- giatori e attori della commedia all’italiana e stival per la rassegna dedicata al regista. Tra i Il doppiaggio - La lingua del cinema italiano non solo. Ora la storia di questo locale capito- ricordi più nostalgici e più emozionanti, la https://youtu.be/PxTSAGrUaqo lino è al centro del documentario “Il segreto di manifestazione di stima di Luchino Visconti Otello” di Francesco Raniero Martinotti, pre- nei confronti di un Francesco Maselli alle pri- Modelli linguistici - La lingua del cinema italiano sentato a febbraio alla Berlinale nella sezione me armi, che all’epoca aveva girato brevi do- https://youtu.be/iLaLHwa0sv0 Culinary Cinema e a Roma, al cinema Farne- cumentari da 10 min ma che sono bastati al se. Il servizio di Carlotta Macerollo. | https:// grande regista per scoprire la genialità di Cit- Il cinema di genere - La lingua del cinema italiano youtu.be/JlUPdnhG3SI to. | https://youtu.be/nsfDh03Bno8 https://youtu.be/HIK_jKsbxfI Berlinale. “Otello” Il cinema d’autore - La lingua del cinema italiano L’Osteria romana “Otello”, storico ritrovo del https://youtu.be/-yjiyVrJSf4 miglior cinema italiano, ha conquistato anche Nicola De Carlo

Il cinema italiano, oggi - La lingua del cinema ita- liano https://youtu.be/3u8Bg7V7QVo

Influenza sulla lingua - La lingua del cinema ita- liano https://youtu.be/tqcTOanJoSw

Intervista ad Alberto Castellano Oltre al servizio sulla Gosfilmfond, Cult tv ha il piacere di offrire, a chi volesse approfondire la complessa storia del cinema russo e sovieti- co, questa intervista al celebre critico Alberto Castellano!! | https://youtu.be/ZK_6Ud- sW9yQ

Cecilia Mangini | Interviste alla radio Cecilia Mangini a Vogliamo anche le Rose | 29/06/2017 Palermo Sole Luna Doc Film Festival con Lu- cia Gotti Venturato e Andrea Mura. Principes- sa Mafalda un secolo di abissi, installazione 64 [email protected]

Gena Rowlands ha incontrato John Cassavetes mentre studiava recitazione all’American Academy of the Dramatic Arts, entrambi attori in cerca di successo per la loro carriera. Lei era radiosamente bella, sensibile, intelligente, artistica, e fieramente indipendente e con talento. Lui era scapolo bello, sangue caldo, con una passione che rasentava la follia e uno splendore che ribolliva sotto la superficie aspettando solo il suo sfogo.

Détournement di Nicola De Carlo. Automat - Tavola calda (1927) di Edwuard Hopper. 65 n. 71

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XXVI) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione... “ (Profezia avverata)

Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 66 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

67 n. 71

Omaggio Il Porto delle Nebbie - Le quai des brumes (1938)

di Marcel Carné con la sceneggiatura di Jacques Prévert dal romanzo di Pierre Mac Orlan

Baciami... Presto... Non c’è tempo... Presto... (Jean - , morendo, a Nelly - Michèle Morgan)

Raggiunto il porto di Le Havre con l’intenzione di abbandonare la Francia, Jean, disertore dell’armée colo- niale, incontra la bella Nelly, una malinconica ragazza terrorizzata dal suo tutore Zabel e con lei inizia una storia d’amore. Ma la donna è perseguitata da Zabel, il quale è anche autore dell’omicidio del suo ragazzo. Il tutore è ammazzato da Jean che tenta di fuggire in Venezuela con una nuova identità, ma per lui ormai non c’è più scampo. Viene assassinato in mezzo alla strada a colpi di pistola da Lucien, un giovane gangster lo- cale del quale aveva scatenato l’odio, umiliandolo e prendendolo a schiaffi pubblicamente in diverse occa- sioni. Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione www.passaggidautore.it www.laboratorio28.it cinematografica www.cineclubalphaville.it www.cinergiamatera.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.consequenze.org www.calamariunion.it Magazine on-line di cinema 2015 www.educinema.it www.cineconcordia.it/wordpress E’ presente sulle principali piattaforme social www.cinematerritorio.wordpress.com www.parrocchiamaterecclesiae.it ISSN 2431 - 6739 www.centofiori.de www.manguarecultural.org Responsabile Angelo Tantaro www.circolozavattini.it www.infoficc.wordpress.com Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.facebook.com/diaridicineclub www.plataformacinesud.wordpress.com www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.hermaea.eu/it/chi-siamo www.officinavialibera.it www.alexian.it www.ilpareredellingegnere.it www.corosfigulinas.it www.AAMOD.it/links www.cineclubpiacenza.it Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.gravinacittaaperta.it www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.ilclub35mm.com www.crcposse.org na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.suburbanacollegno.it www.cineclubinternazionale.eu www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it a questo numero hanno collaborato in redazione www.anac-autori.it www.cinemanchio.it Maria Caprasecca, Nando Scanu www.asinc.it www.cineclubclaudiozambelli.org il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.usnexpo.it Nicola De Carlo www.officinakreativa.org www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.monserratoteca.it www.laspeziashortmovie.wordpress.com www.cineclubroma.it www.prolocosangiovannivaldarno.it www.laspeziaoggi.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.cineclubgenova.net www.bibliotecaviterbo.it Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.centroesteticolacrisalidesassari.it www.cinalmese35.com La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.losquinchos.it www.cinenapolidiritti.it mente agli autori. www.associazionearc.eu www.unicaradio.it/wp I nostri fondi neri: idruidi.wordpress.com www.cinelatinotrieste.org Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.suonalaancorasam.wordpress.com lontari. www.upeurope.com www.domusromavacanze.it www.cosedaintolleranti.it Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.russiaprivet.org/ita Manda una mail a [email protected] www.rivegauche-artecinema.info www.firenzefilmcortifestival.com per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.isco-ferrara.com www.lombardiaspettacolo.com Edicole virtuali www.bookciakmagazine.it www.bibliotecadelcinema.it www.officinastudiotempi.com/forwards/index (elenco aggiornato a questo numero) www.cagliarifilmfestival.it www.laspeziafilmfestival.it dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.tottusinpari.it www.globalproject.info/it/resources www.cineclubroma.it www.cineforum-fic.com www.anelloverde.it www.ficc.it www.senzafrontiereonlus.it www.premiocentottanta.wixsite.com/contest www.cinit.it www.hotelmistral2oristano.it www.scuoladicinemaindipendente.com www.cineclubsassari.com www.ilgremiodeisardi.org il marxismo libertario www-pane-rose.it www.amicidellamente.org www.armandobandini.it www.umanitaria.ci.it www.carboniafilmfest.org www.radiobrada.com blog.libero.it/Apuliacinema www.teoremacinema.com www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com www.ilquadraro.it www.cinecircoloromano.it www.sardiniafilmfestival.it www.davimedia.unisa.it www.cgsweb.it/edicola www.radiovenere.com/diari-di-cineclub www.babelfilmfestival.com www.teatrodellebambole.it/co www.lacinetecasarda.it www.perseocentroartivisive.com/eventi www.retecinemabasilicata.it/blog www.romafilmcorto.it www.cinemafedic.it www.piccolocineclubtirreno.it www.moviementu.it www.greenwichdessai.it www.giornaledellisola.it www.cineforumorione.it 68