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RIVISTA DI STUDI DANTESCHI periodico semestrale Direzione: Giancarlo Alessio, Saverio Bellomo, Theodore J. Cachey, Corrado Calenda, Leonella Coglievina, Peter Dronke, Enrico Malato, Lino Pertile, Cesare Segre Direttore responsabile: Enrico Malato ANNO I • 2001 SALERNO EDITRICE ROMA RIVISTA DI STUDI DANTESCHI sotto gli auspici della «edizione nazionale dei commenti danteschi» Direttori Giancarlo Alessio, Saverio Bellomo, Theodore J. Cachey, Corrado Calenda, Leonella Coglievina, Peter Dronke, Enrico Malato, Lino Pertile, Cesare Segre Direttore Responsabile Enrico Malato Redattori Rudy Abardo, Andrea Mazzucchi Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 375/2001 del 16.8.2001 Tutti i diritti riservati - All rights reserved Copyright © 2001 by Salerno Editrice S.r.l., Roma. Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l’adattamento, anche parziale o per estratti, per qual- siasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm, la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della Salerno Editrice S.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. PER UN’EDIZIONE CRITICA DELLA DIFESA DELLA ‘COMMEDIA’ DI DANTE DI JACOPO MAZZONI Tasso. Quella appunto, se non m’inganna la memoria, è la casa del sig. Giacopo Mazzoni. Voglio, avanti ch’io mi parta, andare a visitarlo: perciocché mi parrebbe di far torto a me me- desimo e all’onorate qualità sue, se passando per Cesena io non lo vedessi e salutassi insie- me. Ma eccolo appunto […]. B. Baldi, Il Tasso ovvero della Natura del verso italiano (1592). Prologo. Il lettore che sfogli le prime pagine del volume della seconda parte della Difesa della ‘Commedia’ di Dante (C2) di Jacopo Mazzoni, apparsa postuma a Cesena nel 1688 (la prima, vivente l’autore, era stata stampata nel 1587), può imbattersi in un periodo come questo: Non pecca [Dante] nemmeno nel terzo segno con dire il male operato da alcuna persona, e tacere il bene che potrebbe dire; percioché biasimando egli il vitio, e dandoli proportionato castigo nell’Inferno, non è cosa convenevole rammentare la Virtú di alcun Dannato, essendo fuori dell’intentione, e potendo parere, ch’egli volesse rimostrare, che quel tale fosse men degno di quella pena; con tutto ciò quando ha conosciuto di poterlo fare senza noia né scrupolo l’ha fatto, come si vede nelle lodi date con molte legiadria, et avvedutezza a Ser Brunetti [sic] Latini suo Maestro, et altrove ad altri.1 Il brano fa parte di un capitolo nel quale Si risponde alle accuse fatte […] contra Dante, mostrando chiaramente, ch’egli non merita nome di scrittore maligno. Mazzoni aveva in precedenza elencato i nove «segni» per i quali si riconosce, secon- do Plutarco, se uno scrittore è «maligno» (l. iv, cap. 8, pp. 32 sgg.), e aveva spiegato che il terzo segno è «quando si tacciono le buone e virtuose attioni che fariano a proposito dell’Historia» (ivi, p. 34). L’intento è di mostrare, con i modi consueti dell’enumerazione, perché Dante non rientri in nessu- no dei nove punti e non sia dunque da considerarsi maldicente nei con- fronti della sua città, dei suoi concittadini, ecc. Nessuno sinora si era accor- 1. Libro iv, cap. 10, pp. 47-48. Per sigle e descrizione dei manoscritti e delle stampe vd. par. 3. 75 claudio gigante to che neanche una virgola del brano, peraltro ben scritto e in armonia con il contesto, è opera di Mazzoni: ne è autore un poco noto funzionario della curia romana, Bartolomeo Tortoletti, Veronensis Doctor Theologus, come si legge nelle Apes urbanae di Leone Allacci,2 nonché tragediografo di poca fortuna,3 che nel 1639 aveva ricevuto dal domenicano Niccolò Riccardi, Maestro del Sacro Palazzo, l’incarico di leggere il testo, ancora manoscritto, della seconda parte della Difesa, per verificare se vi fossero le condizioni – non solo materiali, ovviamente, dati i tempi di trionfante Inquisizio- 4 ne – per pubblicarlo. In Br3, uno dei due manoscritti che visionò Tortoletti (egli non poté disporre dell’originale, l’attuale Br1), nel luogo corrispon- dente del brano, a c. 39r, vi è uno spazio lasciato in bianco (riproduce l’omologo vuoto lasciato incompiuto da Mazzoni in Br1, c. 19r), integrato dal solerte funzionario con il passo testé citato su un foglietto, conservato fra le cc. 38 e 39 (ha cosí inizio: «a c. 39 cosí pare, che possa empiersi quella 5 lacuna»; segue il testo). Il brano apocrifo fu inglobato nel testo e quindi stampato nel 1688 in C2, come se fosse di Mazzoni: non era, del resto, immaginabile per un editore del tempo lasciare uno spazio bianco e spie- gare che l’autore, dei nove «segni» elencati, aveva lasciato non scritto il terzo. Nelle pagine che seguono affronteremo analiticamente il problema di un’edizione critica della Difesa della ‘Commedia’: ma prima ancora di proce- dere, si può dire che l’esempio addotto – uno dei tanti arbitrî attuati sulla parte dell’opera pubblicata postuma – costituisce da solo una motivazione (e un incoraggiamento) per chi vorrà realizzare un’edizione critica del la- voro di Mazzoni. 2. Cfr. Leoni Allatii Apes urbanae sive de viris illustribus, qui ab Anno mdcxxx per totum mdcxxxii Romae adfuerunt, ac typis aliquid evulgarunt, Romae, L. Grignanus, mdcxxxiii, pp. 59-62. 3. Di lui si ricordano, fra l’altro, Gionata. Tragedia […], In Macerata, appresso P. Salvioni, 1624, e Il giuramento o vero il Battista santo. Tragedia […], In Roma, appresso L. Grignani, 1645. A. Belloni, Gli epigoni della ‘Gerusalemme liberata’, Padova, A. Draghi, 1893, p. 511, attesta anche un poema eroico: Giuditta Vittoriosa, Roma, L. Grignani, 1628. 4. Per avere un’idea del clima della curia romana di quegli anni, si tenga conto che il Riccardi, alla morte di Urbano VIII (1644), dispose la proibizione di nuove edizioni dei Poemata del Barberini, perché in alcuni brani erano parafrasati passi della Vulgata: cfr. G. Spini, Galileo, Campanella e il «divinus poeta», Bologna, Il Mulino, 1996, pp. 59-66; G. Fragnito, La Bibbia al rogo. La censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura (1471-1605), ivi, id., 1997, pp. 325-26. 5. A parte dettagli formali, segnalo che nel brano manoscritto si ha le Virtú in luogo di la Virtú; l’ha anche fatto invece di l’ha fatto; lodi ch’egli dà e non lodi date; altrove per altrove ad altri. 76 per un’edizione critica della difesa della ‘commedia’ di dante 1. Cenni sulla composizione della Difesa della ‘Comedia’. Sul ri- lievo della figura di Jacopo Mazzoni,6 sul ruolo da lui avuto nella polemica sulla Commedia di Dante, che coinvolse nell’ultimo trentennio del ’500 vari intellettuali, e, piú in generale, sul suo pensiero, esiste una bibliografia consistente alla quale si rinvia,7 limitandoci per il momento a richiamare alcuni dati essenziali che piú ci interessano. Nel 1587 Mazzoni pubblicò a Cesena la prima parte della Difesa della 8 ‘Comedia’ di Dante (C1), voluminoso trattato con il quale intendeva nuova- mente intervenire – con meno verve polemica dell’esile Discorso in difesa della ‘Comedia’ del divino poeta Dante di quindici anni prima,9 ma con mag- 6. Per la biografia di Mazzoni è ancora essenziale P.A. Serassi, La Vita di J. Mazzoni Patrizio Cesenate, Roma, Stamp. Pagliarini, 1790. Vd. anche: E.V. Ercole, Biografia di J. Mazzoni, in Biografie e ritratti di xxiv uomini illustri romagnoli, a cura di A. Hercolani, Forlí, M. Casoli, vol. ii 1835, pp. 101-24; A. Di Benedetto, in ED, vol. iii pp. 876-77. 7. Sul ruolo di Mazzoni nella polemica, vd. M. Barbi, Della fortuna di Dante nel secolo XVI, Pisa, Nistri, 1890, pp. 56-60 e 68-70; G. Toffanin, La fine dell’Umanesimo [1920], Prefaz. di G. Mazzacurati, Manziana, Vecchiarelli, 1992, pp. 159-70; B. Weinberg, A History of Literary Criticism, Chicago, Ch. Univ. Press., vol. ii 1961, pp. 636-46; B. Hathaway, The Age of Criticism. The Late Renaissance in Italy, Ithaca-New York, Cornell Univ. Press, 1962, pp. 349-89; A. Val- lone, Aspetti dell’esegesi dantesca nei secoli XVI e XVII attraverso testi inediti, Lecce, Milella, 1966, pp. 82-94; S. Battaglia, Processo a Dante nel ’500 [1965], in Id., Esemplarità e antagonismo nel pensiero di Dante. Parte seconda, Napoli, Liguori, 1974, pp. 59-87; N. Bonifazi, Introduz. a I. Mazzoni, La Difesa di Dante. Passi scelti, Urbino, Argalía, 1982, pp. 5-28; E. Musacchi-G. Pellegrini, Prefaz. a J. Mazzoni, Introduzione alla Difesa della ‘Commedia’ di Dante, Bologna, Cappelli, 1982, pp. 5-20. Sul suo pensiero, vd. A. Corsano, Per la storia del pensiero del tardo Rinascimento, iv. I. Mazzoni e l’Aristotele perduto, in «Giorn. critico della filos. ital.», a. xxxviii, s. iii vol. xiii, fasc. 4 pp. 485-91. Un filone di studi, propriamente riguardante i rapporti fra Mazzoni e Torquato Tasso, fornisce utili spunti anche sul pensiero del primo: B.T. Sozzi, T. Tasso e I. Mazzoni sulla scorta di postille tassesche inedite, in Id., Studi sul Tasso, Pisa, Nistri-Lischi, 1954, pp. 257-68; S. Battaglia, L’arte come finzione (T. Tasso e I. Mazzoni), in Id., Esemplarità e antagonismo, cit., pp. 97-125; C. Scarpati, Icastico e fantastico. Mazzoni tra Tasso e Marino, in Id., Dire la verità al Principe. Ricerche sulla letteratura del Rinascimento, Milano, Vita e Pensiero, 1987, pp. 231-69; E. Russo, Il rifiuto della sofistica nelle postille tassiane a J. Mazzoni, in «La Cultura», a. xxxviii 2000, fasc. 2 pp. 279-318 (l’esemplare della Difesa postillato da Tasso – di recente ritrovato dal Russo – è ora alla Bibl. Nazionale di Napoli, segn. S.Q. XXXI C 105). 8. Per i dati della stampa cfr. il par. 3. Il Proemio è stato riproposto, con qualche taglio e ammodernamento, in J. Mazzoni, Introduzione alla Difesa della ‘Commedia’ di Dante, cit. Del- l’opera esistono due brevi antologie: quella di Bonifazi, cit., e On the Defense of the ‘Comedy’ of Dante.