l’attualità Quando la politica si fa capire a gesti La FILIPPO CECCARELLI Domenica il racconto La setta dei Thugs e la crociata inglese DOMENICA 16 MARZO 2008 di Repubblica FEDERICO RAMPINI

La banca del micro-credito di Muhammad Yunus sbarca nella patria del Capitalismo Una metafora della crisi Poverasu cui si affacciano gli States America FOTO ELI REED / MAGNUM

MARIO CALABRESI LAURA PERTICI cultura NEW YORK Victor Hugo pittore, il Sosia Nero a sede della Grameen Bank è in cima ad una scala stretta, poveri sono uguali in tutto il mondo. La Grameen GIUSEPPE MONTESANO e AMBRA SOMASCHINI passato un negozio di sari indiani e una piccola rivendi- Bank adesso è a New York perché evidentemente ta di dvd di film di Bollywood. Sono due minuscole stan- questo era il momento giusto per esserci. La cosa sta ze, in cui ci sono soltanto tre scrivanie, due telefoni, die- suscitando parecchia curiosità e molto stupore. Ma ciL sedie e una dozzina di foto del fondatore. Difficile immaginare «Iper me è solo un passo in più verso il pianeta che sogno, un posto in la lettura qualcosa di più spartano e volutamente modesto. Non siamo a Dac- cui ciascuno abbia diritto di farcela». ca in Bangladesh ma all’incrocio tra la Settantaquattresima strada e Muhammad Yunus, sessantotto anni, premio Nobel per la pace nel Roosevelt avenue, nella zona di Jackson Heights, nel quartiere del 2006, parla al telefono seduto alla sua scrivania di Dacca, Banglade- Aldo Moro e i terroristi-fantasma Queens, nella città di New York, a tredici minuti di metropolitana da sh. Ancora due ore e volerà verso Stati Uniti, Canada e Messico, per BEPPE SEBASTE Avenue, la strada con le case più costose al mondo. Siamo nel un giro di conferenze che in dieci giorni lo porterà anche a New York. quartier generale americano della banca di microcredito del premio Prima della partenza il professore ha però urgenza di spiegare. «An- Nobel Muhammad Yunus. drò a Queens, certo, per seguire i lavori e cercare di capire come allar- Nel palazzo di fronte hanno appena aperto una filiale della Citi- gare questa esperienza di micro-credito che sta per ora andando mol- spettacoli bank e all’angolo c’è la Commerce Bank, sono piene di luci, splen- to bene. Quaranta donne hanno già ricevuto dei prestiti, circa mille- denti e modernissime, promettono perfino viaggi premio nelle isole cinquecento dollari a testa per avviare un’attività, un piccolo nego- Stoccolma, museo pop per gli Abba caraibiche ai nuovi correntisti. Peccato che la maggioranza di coloro zio. E non è un caso se siamo presenti a Jackson Heights, dove ci sono che vivono qui non ci potranno mai entrare: un americano su dieci più immigrati, molti anche del mio Paese. Se già per chi ha meno è un LAURA PUTTI non ha un conto in banca e qui la percentuale schizza alle stelle. Se vero problema riuscire a ricevere un prestito da una banca, la crisi dei non hai credit history, cioè se non hai mai avuto un conto in banca, mutui subprime in America ha fatto capire quanto cagionevole sia il una carta di credito, se non puoi dimostrare che sei uno che restitui- sistema finanziario. Pensi a quella massa enorme di gente che non ha i sapori sce i soldi, allora non potrai entrare nel sistema, non ci sarà modo di un conto in banca, negli Stati Uniti parliamo di ventotto milioni di avere alcun prestito e non ti restano che i finanziamenti illegali e gli persone. Ecco, dare loro un’opportunità mi sembra doveroso. Così a strozzini. Il tasso di interesse che applicano oscilla tra il trecento e il Queens adesso abbiamo il nostro ufficio, tre dipendenti in tutto, un Il riscatto della cucina d’Irlanda quattrocento per cento all’anno. bengalese e due newyorkesi. Ma ci allargheremo, vedrà». CATHERINE DUNNE e LICIA GRANELLO (segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive)

Repubblica Nazionale 30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 16 MARZO 2008

la copertina Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace e creatore States in crisi della Grameen Bank, ha aperto uno sportello per il micro-credito a Jackson Heights, area multietnica nel cuore della Grande Mela. La spia che la locomotiva-America ha smesso di correre ma anche un segnale di speranza per milioni di indigenti made in Usa, nuovi e vecchi FOTO AP LA DEPRESSIONE. Newyorchesi in coda davanti alle banche durante la grande crisi del 1929 Il banchiere dei poveri a New York

MARIO CALABRESI Negli Stati Uniti trentotto milioni di Bank, che significa “la banca del villag- sparmiando per il fatto che non pagano persone vivono sotto la soglia della po- Finora sono stati gio” ha deciso di aprire qui. Perché è il più gli strozzini hanno deciso di far stu- (segue dalla copertina) vertà, e di questi due terzi sono donne. luogo perfetto dove provare che “il ban- diare i figli. A New York seicentocinquantamila prestati 220mila chiere dei poveri” può aiutare il Paese La prima domanda che viene in men- na cifra difficile da crede- persone vivono sotto la soglia della po- del capitalismo. Al muro hanno messo te è come la prenderanno gli usurai, im- re ma che segna la vita a vertà. Il Queens è il quartiere con più et- una grande cartina disegnata con i pen- magino che non siano contenti di veder milioni di persone. Per nie al mondo, è il mondo in un solo dollari a 75 persone narelli, in cui il quartiere è diviso in mi- spuntare qualcuno che potrebbe di- sopravvivere non si può quartiere. E Jackson Heights ne è il di- cro-aree colorate in modo diverso a se- struggere il loro mercato. «Oggi non sia- che accettare. In questo stillato perfetto: donne velate e jeans a Due-tremila dollari conda dell’etnia che ci abita: i villaggi. mo un problema, in questo momento i quartiere, dove di fronte vita bassa. Un tempo zona di operai ita- Il loro tasso d’interesse è del quindici loro affari vanno a gonfie vele, la crisi dei allaU bancarella che vende il libro dei liani e tedeschi, oggi è il solo luogo d’A- a testa per comprare per cento l’anno, un ventesimo di quel- mutui e la stretta che le banche hanno Principi per crescere una buona fami- merica che mescoli neri, asiatici, ispa- lo degli usurai. Prestano in media tra i dato a qualunque prestito rendono il glia islamica passano due ragazzine nici e bianchi di origine europea. Cam- una licenza, merci duemila e i tremila dollari. Dall’inizio mercato nero felice». Ritu Chattree, vi- con il piercing nell’ombelico ben visibi- minarci è spettacolare, ogni quattro dell’anno hanno avuto centoventi ri- cepresidente della banca, nata in India le a tutti, ci sono panettieri o pasticceri isolati le rivendite di giornali hanno i ti- chieste e settantacinque persone han- ma cresciuta in America, non ha dubbi: che non hanno i soldi per acquistare un toli in lingue e caratteri completamen- o forniture no ricevuto il prestito. Sono afroameri- la crisi è profonda e diffusa. Per questo frigorifero e allora sono costretti a com- te diversi, i profumi delle cucine cam- cani e immigrati colombiani, vietnami- ogni sera, o ogni mattina all’alba, nella prare ogni mattina le uova e il latte. La biano in continuazione dallo speziato per avviare ti, ecuadoregni, dominicani, portorica- stanzetta con le sedie la cui porta è sem- loro economia non riesce a progettare all’agrodolce. Si può comprare qualun- ni e, naturalmente, del Bangladesh. La pre aperta ci sono piccole riunioni: «È il oltre lo spazio di una giornata. Ma, que cosa. Ci vivono oltre due milioni di un piccolo business storia simbolo che raccontano è quella modo in cui lavoriamo. Se qualcuno quando arriva un giorno di festa in cui ci persone, la metà non sono nate in Ame- di una donna dell’Asia del Sud — qui vuole un prestito, deve unirsi con altre sarà più richiesta di dolci, allora saran- rica. Gente sottratta tutto è talmente mescolato che non si quattro persone. Noi prendiamo in no obbligati a chiedere un prestito per Molti immigrati sono piccoli impren- ricordano nemmeno da quale Paese considerazione solo gruppi di cinque poter fare una spesa speciale. Ci sono ditori, cioè hanno una micro-bottega al mercato nero provenga —. Ha trentotto anni, tre richiedenti. Prima si incontrano una parrucchieri che devono rivolgersi allo che in molti casi non si può permettere bambini e, insieme al marito, ha una volta alla settimana. All’inizio ricevono strozzino per acquistare un asciugaca- un affaccio sulla strada, e c’è la più alta piccola rivendita di caramelle. Con il molte informazioni sul progetto, poi pelli o lo shampoo. Da quel momento la concentrazione di persone che hanno degli strozzini prestito hanno potuto fare il magazzi- cominciano un programma di rispar- gran parte del guadagno servirà solo a accesso limitato o inesistente alle ban- no, andare a comprare le caramelle al- mi, e solo alla fine possono prendere il pagare gli interessi. che tradizionali. Per questo Grameen l’ingrosso, e con quello che stanno ri- prestito».

Repubblica Nazionale DOMENICA 16 MARZO 2008 DIREPUBBLICA

LEGUIDE ■ 31

Si comincia quest’anno Gli italiani In programma anche con una serie iniziative didattiche di appuntamenti che coinvolgono che preparano scuole e cittadini. le celebrazioni. E un’esposizione In Piemonte sulle trasformazioni e nelle altre regioni anni urbane in corso ILLUSTRAZIONE NINO BRISINDI dopo Mancano tre anni al 150esimo anniversario dell’unità d’Italia, ma a Torino hanno già pensato a tutto. Grandi restauri, eventi, mostre, spettacoli: un percorso di avvicinamento in più tappe. Per riflettere su come sta cambiando il nostro Paese

l’identità Il valore delle differenze la storia La profezia di d’Azèglio il futuro La sfida di Torino Orgoglio che va, Ma siamo stati Una seconda orgoglio che viene “fatti” italiani? giovinezza

EDMONDO BERSELLI LUCIO VILLARI MAURIZIO CROSETTI

irsi orgogliosi dell’Italia o degli italiani: una assimo d’Azèglio è stato uno acuto politi- orino che aveva quasi tutto, e quasi tutto ave- ilnuovopaese parola. Perché di solito si può nutrire orgo- co, un gentleman affascinante e seduttore va perduto, adesso possiede una nuova ambi- L’illustrazione mostra Dglio di un momento particolare: una vitto- M(bohémien, lo dipingevano gli invidiosi av- Tzione: diventare la più grande “mediopoli” ria sospirata come quella di Vittorio Veneto, dopo versari) e per finire un pittore e scrittore spigliato ed italiana. Perché Torino sa che dire metropoli sareb- la proporzione che c’è la catastrofe di Caporetto, con la possibilità di gri- elegante. Di formazione liberale (quindi profonda- be esagerato, e c’entrerebbe poco con la dimensio- nel nostro Paese tra residenti dare al Risorgimento completato. Oppure, più mente laico), a lui, presidente del consiglio, si deve ne che la città si è data dopo la crisi (risolta) della Fiat modestamente, e con meno spallate e tragedie al- l’ascesa politica di Cavour nel Piemonte di metà Ot- e del comparto industriale. Mediopoli significa cer- italiani e immigrati; le spalle, dopo un titolo mondiale di calcio, sotto tocento e, conseguenza storica, anche la miracolo- care risorse e ragioni in luoghi diversi, nella storia e per ogni 100 abitanti, il fascismo o al Santiago Bernabeu con il tifo di sa mutazione nel 1861 di un paese diviso in sette nella scienza, nella cultura e nel tempo libero, nel- Sandro Pertini. Stati (uno dei quali il grande Stato della Chiesa, che la ricerca e nelle aziende che restano il principale 5 sono stranieri. Ma per essere orgogliosi, ci vuole “qualcosa”: Cavour smantellerà nel 1860) nell’Italia unita. Dun- motore. Ma la catena di montaggio ha costruito in Vengono da una ventina un’entità, o almeno un’identità. E qui le cose si que, una personalità complessa e una figura politi- se stessa nuovi anelli, e adesso li trascina e nello complicano, perché bisogna sempre ricordare ciò ca di tutto rispetto. Per questo brucia ancora la sua stesso tempo si fa trainare verso un futuro che fi- di paesi. Qui sotto le che diceva il sociologo Zygmunt Bauman: «L’iden- profezia appena l’unificazione fu compiuta: «L’Ita- nalmente si distingue con chiarezza. percentuali dei primi cinque tità viene evocata quando la comunità crolla». Di- lia è fatta! Ora bisogna fare gli italiani». Per prima cosa, Torino ha rovesciato la percezio- scorso particolarmente complicato, allora, per l’I- E noi, italiani di centocinquanta anni dopo, dob- ne di se stessa. Ha smesso di vedersi come una gi- talia, perché la penisola è una somma di entità, e di biamo forse una risposta definitiva al marchese gantesca fabbrica con il grigio attorno, e anche al- conseguenza il riflesso di cento identità, grazie ai d’Azèglio. Siamo stati “fatti” italiani? Difficile dirlo. l’esterno ormai non la considerano più così. Sullo suoi cento campanili. Sicché bisognerebbe essere In certi momenti drammatici della nostra storia slancio delle Olimpiadi invernali di due anni fa, che capaci di essere soprattutto orgogliosi delle diffe- unitaria sembrerebbe di sì: ad esempio, dopo la hanno portato investimenti e ottimismo, entusia- renze. Essere capaci di trattarle come un valore, e presa di Roma nel 1870, dopo Caporetto nel 1917, smi e denaro, nuovi alberghi e una linea della me- non come una nevrosi: anche se ci sono fior di mo- dopo l’8 settembre 1943 (anche se, sbagliando, tropolitana (pareva impossibile, nella città dell’au- vimenti politici che hanno investito, ultima la Lega, qualche recente storico-ideologo pensa di no), do- to, e infatti lo era sempre stato), la città sabauda ha sull’avversione interna, sulla differenza percepita po la fine dei partiti politici nel 1992. Nei momenti deciso qual è la sua direzione. E i 150 anni dell’unità come una leva di animosità intestina. di vita nazionale più ordinaria e “normale” sem- d’Italia potrebbero unirla, davvero e ancora di più, FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. (segue all’interno dell’inserto) brerebbe di no. (segue all’interno dell’inserto) al resto d’Italia. (segue all’interno dell’inserto) Elaborazione su dati del Ministero dell’Interno

Repubblica Nazionale @ ON LINE DOMENICA 16 MARZO 2008 Da domani è attivo il nuovo sito www.italia150.it LEGUIDEDIREPUBBLICA con un blog sull’Italia e gli italiani. Temi chiave: l’identità, ■ 32 la democrazia, la lingua, gli italiani all’estero e il cibo

iluoghi IL MUSEO EGIZIO LA CAPPELLA DEL GUARINI LA GALLERIA SABAUDA IL TEATRO STABILE Grandi superfici vetrate, una cupola Riaprirà le porte al pubblico nel 2009 Nel cuore delle celebrazioni del 2011 Il Teatro Stabile di Torino ha stile Louvre che dà luce al nuovo la Cappella del Guarini, dove era si troveranno i musei che convergono in programma una serie di iniziative piano sotterraneo scavato sotto custodita la sacra Sindone e che sul complesso del Polo Reale. Fulcro dedicate ai 150 anni dell’unità d’Italia l’attuale cortile: il Museo Egizio nell’aprile 1997 è stata devastata del complesso è Palazzo Reale, dove che verranno realizzate nel corso di Torino in vista dei festeggiamenti da un violento incendio. Dopo anni verranno restaurate le decorazioni del 2011 e curate dal suo nuovo per i 150 anni dell’unità d’Italia di ricerche sono iniziati i lavori del primo e del secondo piano, direttore Mario Martone. Si tratta zoom raddoppia i suoi spazi passando di restauro che termineranno tra gli appartamenti del terzo e realizzate di un’iniziativa simile a quella portata da 6mila metriquadrati a 12mila. la fine del 2008 e l’inizio del 2009 zone di accoglienza. La Galleria avanti nel 2006 in occasione I lavori si concluderanno tra la fine e riporteranno la cappella al suo Sabauda, pinacoteca di livello delle Olimpiadi della cultura, del 2010 e gennaio 2011: l’obiettivo antico splendore: la Sindone non internazionale che oggi divide gli spazi quando Luca Ronconi curò il Progetto dividere nettamente la parte museale tornerà nella cappella ma rimarrà del Collegio dei Nobili con il Museo Domani: cinque grandi spettacoli dai servizi, tra cui ci saranno anche nella teca che la custodisce sotto Egizio, verrà ricollocata nella manica presentati in cinque diversi spazi una caffetteria e una buvette. la tribuna reale del Duomo. nuova di Palazzo Reale. cittadini.

l’identità L’orgoglio che va e viene

EDMONDO BERSELLI

(segue dalla prima dell’inserto) anto più che se si vuole prendere l’identità italiana Tcontemporanea non ci si può limitare a elencare tutti i tas- selli del puzzle: oggi infatti l’iden- tità è data anche a ciò che pensa- no gli altri, di noi. E basta scorrere qualsiasi giornale straniero per ri- trovare ogni volta i soliti luoghi co- muni. Magari con la differenza stressante che lo stereotipo viene intensificato o illuminato dalla presenza politica di Silvio Berlu- sconi. Insomma, l’orgoglio per l’Italia sembra essere un sentimento che va e viene, registrabile solo da un oscilloscopio. E come tutti i movi- menti tellurici sfugge alla razio- nalità: dovessimo elencare i para- metri fondamentali su cui si viene giudicati, da Maastricht alla pro- duttività, dal rispetto delle regole al civismo, finiremmo nella parte bassa della classifica. E allora si tratta di osservare se- lettivamente il patrimonio di conquiste e di traguardi raggiun- ti. Che non mancano mai sotto il profilo sportivo, per esempio, e tengono botta sul piano artistico e sul terreno del design, dell’in- trattenimento, del savoir vivre, del fun. Ma che invece latitano non appena si sfiorano classifiche di altro tipo, per esempio quelle dell’efficienza della giustizia o il rispetto delle clausole fiscali. Viene così da chiedersi se poi la linguaDai dizionari di pronuncia della Rai all’alluvione dei “come dire” vale davvero la pena di essere or- gogliosi di qualcosa. Perché l’or- goglio tende a valorizzare quelle caratteristiche che non è detto ilibri contribuiscano alla qualità di una Parliamo come mangiamo Il fatto è che esistono diverse Italie di cui essere fieri. forse anche troppo Bisogna sceglierne un paio ed essere contenti di quelle Tullio De Mauro collettività. Lo spirito di tolleran- STORIA STEFANO BARTEZZAGHI za può significare superficialità LINGUISTICA La Costituzione civica, la capacità di arrangiarsi si DELL’ITALIA UNITA linguistica italiana sovrappone all’improvvisazione Editori Laterza, 2003 e all’incapacità a programmare, atta l’Italia, fatti gli italiani all’utopia risorgimentale oggi stabilisce che l’ottimismo sconfina spesso in un restava da fare l’italiano, inteso come lingua unifica- atteggiamento da cicale. Fta e condivisa: la lingua in cui parlare, ma anche pen- l’importante è intendersi. Meglio essere orgogliosi più se- sare; in cui sdottorare, ma anche giocare; in cui insultare lettivamente. Tanto per dire, del- ma anche poetare. Per verseggiare e per narrare c’era, in O averne l’impressione l’inventiva degli stilisti o della realtà, già quell’italiano prezioso uscito dai laboratori del- qualità della Ferrari rampante. la letteratura patria, dal cumulo di Dante e dal cesello di zeggio”, termine di origine gergale e volgare (e si chiede Ma evitando, per carità, che il me- Petrarca, sino alla lavanderia toscana di Manzoni. Una venia), ma che in realtà è un tecnicismo che ha anche il rito degli uni si trasferisca sulla co- lingua quasi artificiale, inizialmente solo scritta, poi len- vantaggio di dare una plastica dimostrazione di ciò che munità intera. Alla fine, l’indivi- tamente naturalizzata attraverso la scuola e i mass-media. nomina. Nella dialettica di rispecchiamento fra media e dualismo degli ultimi decenni, Gian Luigi Beccaria L’unificazione linguistica dell’Italia l’ha perfezionata, realtà la lingua non ha un ruolo autonomo, né mai lo ha quelli post Reagan e Thatcher, TRA LE PIEGHE poi, la televisione. Lo ha stabilito una volta per tutte Tullio avuto; non ha fatto in tempo a costituirsi in istituzione, la dovrebbe averci vaccinato sulla DELLE PAROLE De Mauro, nel 1963: cinquant’anni fa e cioè a dieci anni di prescrizione normativa è sempre valsa solo nelle aule sco- qualità dei grandi aggregati socia- Saggi Einaudi, 2007 distanza dall’inizio delle trasmissioni delle Rai (1954). lastiche, solo nelle ore di lettere, e spesso in modo preca- li. La Thatcher diceva: «Quella co- Due erano i soli attorno a cui orbitava la lingua televisiva rio anche in quelle. sa chiamata società non esiste». dell’epoca. Dall’alto l’Istituzione calava un italiano forbi- E quindi, solo crucci e corrucci? L’italiano, in realtà, non Ecco, il fatto è che esistono diver- to e sorvegliato: il massimo sforzo in questo senso si sa- è mai stato tanto parlato e conosciuto, diffuso, quanto se, forse infinite Italie, non un’Ita- rebbe registrato con un dizionario di pronuncia che la adesso. L’unificazione linguistica è avanzata, e non è ar- lia sola di cui essere più o meno or- stessa Rai commissionò nel 1969 ai linguisti Migliorini e retrata, producendo una lingua dei molti per ovvie ragio- gogliosi. L’Italia dei rifiuti, e prima Tagliavini a favore dei propri “speaker”. Dal “basso”, per ne più informale e meno preziosa (e polverosa) di quella del colera, e l’Italia della bellezza, dire così, c’erano le frasi idiomatiche dei caroselli e dei dei pochi. dell’arte, dell’industria, per presentatori: primo fra tutti Mike Bongiorno, un italo- Sul piano qualitativo, bisogna poi vedere quali sono i pa- esempio. Forse conviene sceglie- americano (quasi a indicare dove si sarebbe andati a pa- rametri a cui ci si riferisce. L’alluvione di “come dire” e di re dal catalogo possibile un paio di rare). “voglio dire” segnala che l’articolo numero uno della Costi- Italie decenti, e limitare l’orgoglio Chi non se ne fosse accorto può tranquillizzarsi: oggi di tuzione linguistica italiana oggi vigente stabilisce che l’im- a quelle. manuali di pronuncia non c’è traccia, il conduttore lancia portante è intendersi, o averne l’impressione: se uno scola- Pietro Trifone un servizio sul Kòsovo e l’inviato prende la linea dal Kosò- ro, un telespettatore, un devoto, un cliente, un elettore, un MALALINGUA. vo. Qualche minuto di zapping già espone a un caleido- lettore non capisce la colpa (una colpa in Italia ci deve es- L’ITALIANO scopio di dizioni, intonazioni, idiotismi, regionalismi, a sere sempre) non è mai della sua ignoranza o della sua pi- SCORRETTO volte dialettismi veri e propri: e poi anacoluti, solecismi, grizia ma dell’incapacità di spiegarsi dell’altro. Lo stan- DA DANTE A OGGI catene metaforiche incongrue. Un vortice linguistico che dard, fatalmente, rimane bassino: e che «tanto ci capiamo», Il Mulino, 2007 si può ormai riassumere solo sotto la categoria del “caz- oltretutto, non è effettivamente vero quasi mai.

Repubblica Nazionale @ PER SAPERNE DI PIÙ DOMENICA 16 MARZO 2008 info: 011-5539600 ITALIANI150ANNIDOPO Comitato Italia 150 [email protected] ■ 33

iluoghi IL MUSEO DELL’AUTO MUSEO DEL RISORGIMENTO IL MUSEO DEL CINEMA SCIENCE CENTER Chiuso da aprile del 2007 per una Chiuso dal 2006 per un completo Per i festeggiamenti dei 150 anni Sarà portato a termine proprio in vista radicale ristrutturazione dell’edificio riallestimento che vede ripensato tutto dell’unità d’Italia si sta lavorando dell’anniversario del 2011 il nuovo e un completo riallestimento il percorso espositivo con la messa a un altro restyling del Museo Science Center che avrà come sede del percorso espositivo, il Museo a norma degli impianti Nazionale del Cinema, inaugurato Torino Esposizioni, l’edificio dell’Automobile di Torino, intitolato e la climatizzazione che prima non all’interno della Mole Antonelliana progettato da Luigi Nervi dove a Carlo Biscaretti di Ruffia aveva, il Museo del Risorgimento a luglio 2000. Già in occasione delle si svolsero le manifestazioni per zoom e inaugurato nel 1960, riaprirà italiano riaprirà nell’autunno del 2010, Olimpiadi invernali del 2006 il museo il centenario dell’unità d’Italia. A due al pubblico nel 2009 e si presenterà in vista delle celebrazioni del 2011. è stato profondamente rinnovato, passi dal Parco del Valentino ma per i festeggiamenti del 2011 con Il Museo, che ha sede al piano nobile con nuovi allestimenti, nuovi percorsi anche dai musei di anatomia un nuovo allestimento (arricchito di Palazzo Carignano, avrà di visita e la sostituzione di tutti e botanica e dalle facoltà scientifiche, da effetti speciali, proiezioni di film un percorso espositivo nuovo, aperto i sistemi di video proiezione. Più avrà spazi per mostre temporanee e un’illuminazione dinamica) e nuovi all’Europa e agli altri risorgimenti, di 200 le sequenze di film selezionate e permanenti sugli aspetti più attuali spazi. Come quello dedicato al design. arricchito con filmati multimediali. dalle origini del cinema ai nostri giorni. della ricerca, laboratori, sale incontri.

Nelle foto, a sinistra del 2011. Sotto, il complesso le manifestazioni del 2011. i giardini della Venaria Reale tardo ottocentesco delle Il progetto di riconversione che, dopo essere stati Officine Grandi Riparazioni prevede il restauro delle Ogr coinvolti in un progetto (Ogr), un tempo adibito alla salvaguardandone il più irestauri di recupero insieme manutenzione e riparazione possibile l’aspetto originario. la storia alla residenza reale, hanno dei treni. Oggi in fase Qui accanto, il modellino riaperto al pubblico l’estate di recupero, il complesso della biblioteca multimediale, scorsa e saranno uno sarà trasformato in spazio nuovo spazio espositivo- dei poli delle celebrazioni espositivo e museale per culturale ultimato per il 2010 . Siamo stati “fatti” italiani? FOTO DI MICHELE D’OTTAVIO MICHELE DI FOTO LUCIO VILLARI

(segue dalla prima dell’inserto) d era quello che nel Cin- quecento temeva un’altra Egrande figura della politi- ca, Niccolò Machiavelli, cioè che agli italiani mancasse so- stanzialmente la vocazione al “vivere civile” (l’espressione è sua) perché abituati, più che al- la concordia comunitaria (oggi diremmo “nazionale”) alle lot- te municipali, ai conflitti tra i si- gnori, tra caste, tra classi. Non è un caso che l’unità d’Italia e la sua indipendenza dallo stra- niero, avvenute con il Risorgi- mento, siano state giudicate dai maggiori patrioti come la realizzazione del sogno di Ma- chiavelli. Ma il torinese d’Azeglio im- maginava che l’Italia unita, che inizialmente aveva confermato Torino come capitale del nuo- vo Stato (d’Azeglio morì nel l866, quando ufficialmente la capitale era divenuta Firenze), non dovesse pensare - per un “effetto retorico-classico”, di- ceva - a Roma come capitale fu- tura. In un paese ricco di città e di ex-capitali come il nostro, sa- rebbe stato importante, a suo dire, avere una capitale “indu- striale”, una “religiosa”, una “artistica”, una “commercia- le”, una “erudita”, una “milita- re”. Non era una visione federa- lista, era invece la intelligente la cucinaDalla bagna cauda alla caponata, il valore della gastronomia è nella varietà provocazione di un uomo che conosceva bene le correnti mentalità del suo paese e che coincideva con quanto pense- ranno tanti italiani fino ai nostri giorni. Basti ricordare la secola- Il mondo è global? re polemica su Milano “capita- le morale”, fino alle risorgenti nostalgie borboniche e alle Pa- danie immaginarie. Tutti gli Il cibo resta local Stati moderni d’Europa hanno infatti una loro riconosciuta ca- pitale (tranne il caso dell’Olan- da con le due capitali L’Aia e Amsterdam, una politica l’altra amministrativa e il silente equilibrio in Russia tra Mosca e CARLO PETRINI Questa grande varietà è frutto delle Pietroburgo), ma nel caso del- diversità che hanno sempre caratte- Siamo la diversità l’Italia sono sempre esistite, al- rizzato il nostro Paese, una Nazione incarnata, meno fino a qualche decennio che ha trovato l’Unità soltanto un se- fa, certe differenze e incomuni- l cibo è il principale fattore di defi- colo e mezzo fa, che è diversa al suo in- una civiltà aperta cabilità di lingua - imperavano nizione dell’identità umana, poi- terno e ha subìto nella sua storia ogni i dialetti -, di costume, di tradi- Iché ciò che mangiamo è anche sorta di influenza esterna. Da un lato che di ciò ha fatto zioni, di comportamenti, tra gli sempre un prodotto culturale. Nu- le conquiste e le invasioni, dall’altro italiani divenuti nel 1861 Na- trendoci trasformiamo una base na- una geomorfologia molto particolare, la sua ricchezza zione (parola, a quel tempo, ri- sullastampa turale (la materia prima) nel prodotto che ha dato vita a diversi tipi di agri- voluzionaria). di una cultura (ciò che mangiamo). coltura e quindi a diversi modi di man- sempre più ampio e complicato man Ebbene, in attesa delle pros- “ orino, città dell’abnegazione Reinterpretiamo la Natura ogni volta giare. A diverse culture. mano che ci allontaniamo da noi». sime celebrazioni dei cento- Te del sacrifizio, dei forti che prepariamo il nostro cibo e questa Ma ciò non ci deve scoraggiare nel Quindi: «Se proprio di radici vogliamo cinquanta anni dell’Unità, To- proponimenti e della perseverante interpretazione ci dice molto di ciò tentativo di definire la nostra identità parlare usiamo fino in fondo la me- rino può rivendicare la primo- volontà, l’iniziatrice di questa gran che siamo. nazionale attraverso il cibo. Questa tafora e raffiguriamoci la storia della genitura delle altre immagina- rivoluzione nazionale che portò Sostenere che l’Italia abbia una pro- complessità ci dice molto di ciò che nostra cultura alimentare come una te, o reali, capitali d’Italia per- la bandiera tricolore dalle Alpi pria, unica identità gastronomica è siamo in quanto italiani, e soprattutto pianta che si allarga e mano a mano ché tra esse è stata la città più all’estrema Sicilia, è ben degna difficile, perché se è vero che il cibo ita- ci dà un’immagine di ciò che è l’iden- affonda nel terreno. Il prodotto è alla “politica”, quella che i liberali, di essere il convegno della riunita liano è facilmente riconoscibile in tità stessa. Spesso quando si rivendica superficie, visibile, chiaro, definito: esuli e condannati degli altri famiglia italiana, che oggi si riconosce quanto tale - attraverso stereotipi ga- la propria identità la si pensa come siamo noi. Le radici sono sotto, ampie, Stati italiani, a cominciare dal- e si abbraccia con un eterno stronomici - è altrettanto vero che se una cosa che tende a un punto fisso: numerose, diffuse: è la storia che ci ha la lontana Sicilia, scelsero agli amplesso pieno d’amore dovessimo stilare l’elenco dei piatti un’immagine ben precisa. Si rivendi- costruiti». Siamo la diversità incarna- inizi del Risorgimento come e d’entusiasmo”: si legge così “italiani” ci sarebbe da perdersi in un cano le proprie radici come se fossero ta, una civiltà aperta che ha sempre fat- luogo di libertà; quella che cu- sulla prima pagina della “Gazzetta mare di preparazioni e varianti. Le pa- facilmente riconoscibili, utili magari a to di questa sua eterogeneità la sua stodisce il primo Parlamento di Torino” di lunedì 18 febbraio 1861, ste ripiene sulla via Emilia non si rico- sottolineare delle differenze in ma- grande ricchezza. Per cui se parados- italiano, quella dove, nel l848, quando cioè si riunisce a Torino noscono più l’una dall’altra se ci si niera strumentale, tra popoli o, peg- salmente è quasi impossibile identifi- fu firmata la prima Costituzio- il nuovo Parlamento d’Italia per sposta di venti chilometri, la bagna gio, tra “razze”. Ma non è così: l’iden- care una “gastronomia italiana” in ter- ne della storia d’Italia. Una ere- proclamare l’unità del Regno affidato cauda piemontese è agli antipodi di tità è instabile, in continuo cambia- mini canonici, sappiamo tutti cos’è, dità culturale e storica così plu- a Vittorio Emanuele. Accanto le prime un cous cousdi pesce alla trapanese. In mento e ridefinizione, influenzata da siamo consci della sua infinita varietà rale non può essere mai di- pagine di altri giornali dell’epoca: Italia non è come in Francia, dove si scambi, incontri, innovazioni, conta- e quindi del suo inestimabile valore. menticata. l’“Opinione” di martedì 19 febbraio può parlare di una gastronomia na- minazioni, alleanze e conflitti. Potevamo liquidare il discorso dicen- 1861 e il quotidiano umoristico zionale che è stata codificata a cavallo Lo storico Massimo Montanari rac- do che l’identità italiana si ritrova in un l’“Arlecchino” dell’8 marzo 1861. della Rivoluzione, e che si può gustare conta bene quest’idea di identità: «La piatto di pasta al pomodoro. Ma né la Le immagini provengono dall’archivio tranquillamente, sempre la stessa, in ricerca delle radici non giunge mai a pasta (di origine arabo-cinese), né il della biblioteca del Senato. tutti i ristoranti. Da noi è più corretto definire un punto da cui siamo partiti pomodoro (importato dalle Ameri- parlare di gastronomie regionali. bensì, al contrario, un intreccio di fili che) hanno radici italiane.

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■ 34 ITALIANI150ANNIDOPO

gliappuntamenti LA FIERA DEL LIBRO LA BIENNALE DEMOCRAZIA L’ANNO CAVOURIANO IL FORUM DELLA SCIENZA Nel percorso di avvicinamento alle Il 2009 si apre con la Biennale Il 2010 è incentrato sul bicentenario Nel 2010 Torino si trasforma nella città celebrazioni del 2011 per i 150 anni della democrazia: un forum di un altro piemontese illustre, Camillo europea della scienza: dal 2 al 7 luglio dall’unità d’Italia, la prima tappa multidisciplinare internazionale Benso di Cavour, con eventi sparsi si tiene al Lingotto lo European è rappresentata dalla Fiera del Libro dedicato ai temi della politica e della per tutto il Piemonte. In suo onore Science Forum, un appuntamento di Torino, dall’8 al 12 maggio convivenza civile. Si svolge non a caso sono previsti incontri e lezioni per a cadenza biennale in cui si discute di quest’anno, durante la quale sono nell’anno del centenario della nascita parlare del Risorgimento come base di ricerca, innovazione, rapporti zoom previsti 5 incontri dal titolo “A che di Norberto Bobbio, a cui è dedicata. da cui partire per costruire il futuro. tra scienza e società, politiche punto è l’Italia?” in cui intellettuali Sono previsti dibattiti, laboratori, Tra i progetti c’è anche a sostegno della ricerca scientifica, italiani e stranieri esprimono lezioni e rassegne: tra i punti la trasformazione del castello mentre un programma di eventi le loro considerazioni sull’Italia di partenza le magistrali lezioni di Santena, sede della Fondazione e manifestazioni collaterali coinvolge in 5 diversi ambiti: scienza, cultura, del filosofo torinese. Si replica Cavour, in casa-museo, con tutta la città con lo scopo di avvicinare società, economia e politica. nel 2011 con una seconda edizione. il riallestimento del Museo cavouriano. i cittadini alla cultura scientifica.

la sfida La seconda giovinezza di Torino

IERI E OGGI MAURIZIO CROSETTI Sopra, l’immagine *della ricorrenza (segue dalla prima dell’inserto) del centenario orino non è mai stata così bel- nel 1961, “ la” dice uno slogan del Comu- con il rimando ne, dimenticando false mode- al prossimo T stie e bassi profili. L’altro slogan è: “Tu- appuntamento rin always on the move”. E difatti que- nel 2011. sta città che pareva nata vecchia si è Qui accanto, scoperta ringiovanita, anzi giovanis- una recente edizione sima. Ha imparato a vivere la sera e di del Salone del Libro notte, recuperando un quartiere qua- si abbandonato al degrado come il “quadrilatero romano” nel dedalo di strade oltre il mercato di Porta Palaz- zo, tra macellerie islamiche e aperitivi postmoderni. Ha imparato a sfruttare la risorsa del Po, dalle piste ciclabili lungo il magnifico parco del Valentino fino ai locali notturni dei Murazzi, cioè la riva della città che s’affaccia sul fiu- me (ed è proprio qui che la Fiat ha alle- stito il rutilante spettacolo fluviale per le celebrazioniIl taglio del nastro è previsto il 17 marzo del 2011 ma le tappe di avvicinamento sono già fissate il lancio della 500, nel luglio scorso). Una sorta di gusto per la vita che la so- brietà un po’ calvinista dei torinesi aveva soffocato troppo a lungo. Lo slancio edonista di Torino (ma sempre, per dirla con Bobbio, «esage- Passato, presente e futuro roma nen», non esageriamo) non si appoggia nel vuoto ma nella bellezza. Ed è a partire dal rilancio dei musei e delle mostre che la città sta vivendo una clamorosa e insospettabile sta- nella città delle esperienze gione turistica, capace di moltiplica- re le presenze negli hotel. Il vetusto Museo Egizio, affidato a una dinami- ca e giovane direttrice greca, ha ora un DIEGO LONGHIN Mirafiori, dove sulla pista si potranno sperimentare allestimento quasi hollywoodiano, le esperienze più avanzate sul fronte della velocità e con la galleria delle statue illuminata della guida sicura, e i parchi cittadini di Dora, Stura e in un suggestivo chiaroscuro cinema- Valentino: polmoni verdi dove si gusterà il futuro tografico. Sempre di cinema si tratta, a città delle esperienze, dove si incrociano pas- dell’agricoltura e della produzione alimentare. Due ma stavolta a pieno titolo, nell’omo- sato, presente e futuro del Paese. Nel 2011 To- i progetti pensati ad hoc per il 2011. La nuova Biblio- nimo museo dentro la Mole Anto- Lrino, prima capitale d’Italia, sarà la capofila teca multimediale, che insieme alle ex Officine gran- nelliana: per decenni, Torino non ha Migrantidelterzo delle celebrazioni per i festeggiamenti dei 150 anni di riparazioni delle ferrovie, diventerà lo Spazio Ita- saputo che farsene di quell’ingom- dell’Unità: un grande palcoscenico con mostre, ex- lia 150. In programma una mostra interattiva per brante simbolo, poi l’ha riempito millennio po ed eventi. raccontare i momenti più importanti della storia con il Museo del Cinema che oggi è Taglio del nastro il 17 marzo del 2011 e poi via per unitaria e un’esposizione del meglio dell’Italia in tut- sempre esaurito. A dieci minuti a pie- ono 60 milioni gli oriundi italiani nel mondo 250 giorni di kermesse e spettacoli, fino al 20 no- ti i campi, dalla moda al design, dalla enograstrono- di, il restaurato Palazza Madama: an- e tre milioni e mezzo gli italiani residenti vembre, nei luoghi simbolo scelti sotto la Mole. «L’i- che qui, ormai, c’è sempre la coda Sall’estero: anche loro fanno parte di quegli dea - spiega il sindaco di Torino, Sergio Chiampari- per entrare, come alla Reggia di Ve- “italici” che contribuiscono a plasmare no - è far vivere ai visitatori un’esperienza dell’Italia, La prima capitale d’Italia naria che a pochi mesi dalla riaper- l’immagine, l’identità, la cultura e l’economia un’esperienza dell’identità nazionale attraverso la si sta trasformando tura è già uno dei musei più visti d’I- del nostro Paese. Non necessariamente italiani valorizzazione del passato, il dibattito sul presente talia (tanto per dire, la Reggia ispirò per lingua e cittadinanza, ma appassionati e la sperimentazione sul futuro. Il tutto attraverso in luogo simbolo gli architetti di Versailles). d’Italia di tutto il mondo, che condividono i valori manifestazioni che permettano alla gente di parte- Cultura, ma anche mostre. La Fiera della cultura e dell’italian way of life. Anche cipare, di toccare e di raccontare, diventando così i e grande laboratorio del libro, annuale, e quella del gusto di loro si parlerà dunque nel corso degli eventi testimoni della straordinaria avventura dell’espe- (biennale, così come Terra Madre, le di avvicinamento ai 150 anni dell’unità d’Italia. rienza italiana». Da città delle Olimpiadi invernali per il resto del Paese principali creature di Slow Food) por- Questa scelta non influisce solo sulla selezione del 2006 Torino si sta trasformando in luogo simbo- tano turisti a Torino e i torinesi fuori di dei temi da trattare e delle future iniziative lo e laboratorio per il Paese in vista del 2011: «Chi mia ai prodotti di lusso. Altro polo sarà il Centro del- casa, in una vertigine che non s’arre- previste in varie parti del mondo, ma è da verrà a Torino - aggiunge il primo cittadino - potrà la Scienza allestito all’interno di Torino Esposizioni. sta più. Complice, certamente, la pe- intendersi come progetto di coinvolgimento vedere, in un lasso di tempo lungo quasi un anno, Scopo? Far conoscere e sperimentare i risultati della donalizzazione di molte piazze del attivo per offrire la possibilità di provare tutto ciò che ci sarà anche in altre parti dell’Italia». ricerca e della tecnologia italiana dell’ultimo secolo. centro storico e la costruzione di nu- una “esperienza d’Italia”agli italiani che vivono Non solo una manifestazione storica: «Il program- Le tappe di avvicinamento all’evento sono già fis- merosi parcheggi sotterranei: proprio da generazioni all’estero e a quelli che rispetto ma e le iniziative messe a punto serviranno a far sate. A gestire il percorso è il Comitato Italia 150, gui- la città dell’auto sta scoprendo che si ai due secoli passati sono invece protagonisti emergere soprattutto le risorse per il futuro». La dato da Paolo Verri. Si parte già a maggio con cinque può anche farne a meno. Ma nulla di di un’emigrazione diversa. Tra il 2002 e il 2006 macchina, con un budget di 300 milioni di euro, si è incontri alla Fiera del Libro su “A che punto è l’Ita- tutto questo è contro la tradizione in- il numero dei laureati iscritti all’Anagrafe degli già messa in moto. Da Roma sono arrivati i primi 50 lia?”, dibattiti sull’identità e il futuro del Paese. Il 17 dustriale: la ripresa della Fiat ha risol- italiani all’estero è passato da 39.013 a 59.756. milioni di finanziamenti per le opere connesse alla marzo del 2009 concerto dell’orchestra nazionale levato l’indotto, senza dimenticare Annualmente emigrano circa 3.300 laureati, manifestazione, altri 100 dovrebbero essere stan- della Rai a due anni dal via alla kermesse, mentre ad che oggi Torino significa soprattutto prevalentemente maschi e frequentemente ziati entro l’estate, nonostante la crisi del governo aprile il programma prevede la biennale della de- design (il 2008 celebra qui il suo anno assunti con ruoli tecnici o dirigenziali presso Prodi e le elezioni: «I 150 anni dell’Unità d’Italia non mocrazia: forum internazionale, diretto dall’ex pre- mondiale) e ricerca, “incubazione di centri di ricerca, università o grandi imprese sono né di destra né di sinistra - dice Chiamparino - sidente della Corte costituzionale Gustavo Zagre- idee” e invenzioni. I nuovi motori all’i- multinazionali. Tra le mete pricipali dei “nuovi se c’è un tema bipartisan è questo per cui, comun- belsky, dedicato ai temi della politica e della convi- drogeno nascono all’Environment migranti” gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. que vadano le elezioni, non credo che il nuovo go- venza civile. Nel 2010 rassegna di eventi in tutti i luo- Park, nel cuore dell’ex borgo delle ac- Molti di loro verrano coinvolti attivamente verno possa pensare di penalizzare l’evento e Tori- ghi piemontesi teatro del Risorgimento, in occasio- ciaierie riconvertito a città nella città. dalle iniziative messe in campo per i 150 anni no negando fondi già previsti». Il resto sarà investi- ne del bicentenario di Cavour e dei 150 anni della Eppure, la “mediopoli” non ha smar- e l’incontro fornirà gli strumenti per una nuova to dagli enti locali e dai grandi sponsor, a comincia- spedizione dei Mille. Tra marzo e novembre cele- rito le sue radici. È lanciata nel futuro, conoscenza, riflessione e sperimentazione re da Fiat e banche, in testa Intesa-Sanpaolo. brazioni in tutte le province piemontesi per valoriz- ma continua a fare la spesa al mercato dell’Italia e degli italiani. Già scelti i luoghi simbolo delle kermesse. Nel zare le eccellenze artistiche, culturali, paesaggisti- sotto casa. A Torino, che ha meno di (angelina de salvo) dossier studiato dall’assessore alla Cultura, Fioren- che, gastronomiche e produttive della regione. 900 mila abitanti, ne esistono quaran- zo Alfieri, e presentato al presidente della Repubbli- Kermesse che vuole attirare l’attenzione di tutto il tasette. È record italiano. ca, Giorgio Napolitano, è stata inserita la Reggia del- mondo e degli italiani nel mondo: «Non solo quelli la Venaria Reale, riportata agli antichi splendori da che vivono nel nostro Paese - dice Verri - il 2011 è pochi mesi, insieme ai giardini. Stanze e aree verdi un’occasione di integrazione per i nuovi cittadini per delizie e piaceri con mostre sui capolavori del- italiani e per gli oltre 60 milioni di emigranti in Ame- l’arte italiana, spettacoli, concerti e percorsi enoga- rica e in Europa. Persone che verranno coinvolte in stronomici. Tra i siti anche lo stabilimento Fiat di iniziative mirate».

Repubblica Nazionale DOMENICA 16 MARZO 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35

LA MONETA IL PIL LE FAMIGLIE Il dollaro continua Il Pil degli Usa Sono 7.605.000 a indebolirsi nel quarto trimestre le famiglie che vivono nei confronti dell’euro del 2007 è cresciuto sotto la soglia La moneta unica solo dello 0,6 per cento di povertà: più di 38 europea è vicina Nel 2008, secondo milioni di persone, al nuovo record le previsioni del Fondo il 13,3 per cento di 1,57 dollari monetario internazionale, della popolazione Un anno fa il Pil Usa dovrebbe (e il 10,2 per cento il cambio era a 1,31 salire dell'1,9 per cento delle famiglie) FOTO MARIO TAMA / GETTY IMAGES L’ASSISTENZA. Newyorchesi in coda davanti alla sede di una associazione umanitaria che distribuisce abiti e viveri

MELTING POT Sotto, nel fotoservizio di Gabriele Stabile, le numerose etnie che convivono a Jackson Heights, Queens, Yunus. “Se ci va bene qui, dove Muhammad Yunus ( nel tondo) ha aperto la filiale newyorchese andremo in altri paesi ricchi” della Grameen Bank

LAURA PERTICI

Hanno aperto il primo novembre (segue dalla copertina) dono sempre indietro il denaro. «Se tu concedi un pre- quelli della Grameen Bank vogliono di- dell’anno scorso, ma i primi soldi sono stito a una donna, stai sicuro che sarà reinvestito per mi- ventare autosufficienti, costruire un stati elargiti solo due mesi dopo: «Prima aureato in Economia nel 1960 all’università di gliorare la vita dei figli e degli altri componenti della fa- business che si mantenga da solo «per bisogna costruire la capacità di gestire il Chittagong, città portuale del Bengala orientale miglia. Con gli uomini è diverso. Ma in verità io comin- dare credito e alleviare la povertà a più denaro, la fiducia, così l’occasione non Lnella quale è nato, Muhammad Yunus non consi- ciai col finanziare il mondo femminile pensando di de- persone possibile». Poi andranno alla verrà sprecata. Finora abbiamo presta- dera il Terzo Mondo molto distante dai paesi opulenti. dicargli la metà del mio capitale. Vedevo che in Bangla- conquista dell’America, forse a Los An- to duecentoventimila dollari a settan- Da sempre. Lui a quindici anni era già uno studente mo- desh nessuno concedeva denaro alle donne, neanche a geles, forse a New Orleans, «dipenderà tacinque persone». Tra le carte che so- dello e con lo sguardo scavalcava i confini. Agli esami si quelle ricche, e mi sembrava assurdo, oltretutto nessun da dove avremo più sostegno». no nelle cartelline color crema dell’ar- era piazzato sedicesimo su trentanovemila diplomati di banchiere sapeva darmi una buona motivazione. Fu Intanto hanno conquistato questo chivio c’è anche scritto a cosa sono ser- tutto il Pakistan dell’est. E per premio, oltre che per for- difficile convincerle, non erano neanche abituate a toc- pezzo di Settantaquattresima strada ri- viti: accessori per un salone di bellezza, tuna, partì. Alla volta del Canada, verso un campo in- carli, i soldi. Mi dicevano “no, no, lasciali a mio marito, battezzato “Kalpana Chawla”, dove tessuti, macchine per cucire, caramel- ternazionale. Perché Muhammad era un boy scout. «È che a me fanno paura”. Comunque ce la facemmo. E poi due ragazzini in skateboard incrociano le, prodotti sanitari, una licenza per il stata un’esperienza pazzesca. Ma si rende conto? In Ca- verificammo che avevano fruttato molto di più gli inve- un vecchio ebreo ortodosso che discu- taxi. Denaro che serve per iniziare nada, io che venivo dal Bangladesh. E consideri che tre stimenti gestiti dalle madri o dalle mogli. “Dimenti- te da mezz’ora con un gruppetto di sick. un’attività, per creare una dispensa o anni prima ero già stato in India. Tutto questo mi ha fat- chiamoci degli uomini”, ci dicemmo. Così fu». Il nome sull’insegna all’angolo è quello perfezionare un business. to crescere in un colpo. Un ragazzino che fa il boy scout Nel frattempo Muhammad si sposa con una donna dell’astronauta indiana che morì sullo Ma non è beneficenza. Tanto che viene messo a confronto con le lezioni più importanti russa, nel 1977 ha una figlia, Monica, che è cresciuta in Space Shuttle Columbia esploso nei Chattree ha sì un’esperienza in orga- della sua vita. Provare a dare una mano, imparare il va- New Jersey con la madre. «Siamo però sempre in con- cieli del Texas durante il rientro nell’at- nizzazioni non governative come Hu- lore dell’onestà, condividere, acquisire disciplina. Sono tatto e oggi è un soprano di successo. Al concerto per il mosfera il primo febbraio del 2003. Era man Rights Watch, ma la sua carriera cose che formano. In più all’epoca avevamo delle divi- Nobel, ad Oslo, mi ha cantato O mio babbino caro, di un simbolo di orgoglio: un’immigrata l’ha costruita nelle banche d’investi- se meravigliose, ci rendevano davvero molto distinti». Puccini. Presentavano Sharon Stone e Angelica Hu- che diventa ingegnere aerospaziale e mento in Europa e a Wall Street, ha la- Gli anni Cinquanta: scoprire l’Occidente men- ston. Un’emozione». Dalla seconda moglie, do- astronauta della Nasa. In sanscrito Kal- vorato per J.P. Morgan e Merrill Lynch. tre sta covando il suo boom. Dal Canada Yu- cente universitaria di fisica, sposata nel 1980, pana significa «idea o immaginazione». Ci voleva qualcuno che conoscesse alla nus tornò passando per l’Europa. E andò in- il professore ha avuto un’altra figlia, Dina. Non c’è bisogno di andare dall’astrolo- perfezione i meccanismi del credito contro al successo allacciandosi presto al Nel 1983, lascia l’insegnamento e diven- go indiano della Trentasettesima ave- americano, capace di costruire un si- suo destino di banchiere dei poveri. «Di- ta direttore della Grameen Bank. La stra- nue per capire che in questo ufficietto stema che funzioni. Lo scopo del pro- ventai professore di economia a vent’an- da non è dritta. Eppure, tempo venticin- sopra il ristorante Kababish l’immagi- getto è di avere successo nel Queens per ni, ed era esattamente quello che volevo. que anni, porta a Jackson Heights. «Non nazione promette di scrivere una nuo- poi aprire in altre città negli Stati Uniti, I miei genitori non mi avevano aiutato un è la mia prima volta negli Stati Uniti. Già va storia. granché, consideri che papà aveva la- nel 1986 Bill Clinton mi chiamò per av- sciato la scuola a dodici anni e mia madre viare un progetto di micro-credito in anche prima, intorno ai nove. Però erano Arkansans, allora lui lì era il governatore. persone oneste, religiosissime. Hanno avu- Dopo siamo andati a Chicago, in North Ca- to una grande influenza su di me». rolina, in South Dakota. Anche ad Harlem. In Terzo di quattordici figli, di cui cinque morti America sono duecento le iniziative di micro-fi- bambini, all’università Muhammad recita, gli piace sta- nanza. Solo che fino ad ora i nostri progetti dipendeva- re sulla scena. Poi, nel 1969, eccolo pronto con un’altra no da donatori e ong. Adesso basta. Non vogliamo più valigia. Va in Colorado, anche qui studia. Si sposta in essere legati a fondi governativi e attività filantropiche. Tennessee, dove insegna sino al 1972. Ma a casa il suo Il micro-credito, per essere vincente, non va gestito dal- pezzo di Pakistan è da un anno diventato indipenden- lo Stato ma da privati. Altrimenti si rischia il clienteli- te, è nato il Bangladesh. E lui sente che è tempo di rien- smo. A Queens abbiamo i nostri uomini e controlliamo trare. «Ho ricominciato a lavorare all’università di Chit- tutto, dalla A alla Z. Come da tempo facciamo in moltis- tagong. E nel 1974, dopo la carestia terribile che ci fu da simi paesi: Costa Rica, Guatemala, Kosovo, Tanzania, noi, ho incrociato un volto che mi ha cambiato la vita». Zambia, Cina, India, Indonesia. Se avremo successo a In un villaggio poco distante dalla sua città, quello di Jo- New York andremo in altre nazioni ricche». bra, conosce Samia. È una donna che vive intrecciando In Italia? «Da voi ci sono già delle attività affini alla no- sgabellini di bambù per due penny al giorno. Muham- stra, per esempio a Napoli, o a Bologna, con MicroBo. mad tira fuori dalle tasche ventisette dollari. Il suo pri- Ma certo, se ci chiameranno verremo anche in Italia». mo micro-credito finanzierà lei e altre trentacinque la- Muhammad Yunus qui è atteso in luglio. Da capitalista voratrici. Due anni dopo nasce la Grameen Bank, ovve- solidale verrà a presentare il suo nuovo libro ancora non ro la banca rurale. «Da allora abbiamo prestato in tutto tradotto, Creating a world without poverty. Torna in Ita- il mondo sei miliardi e mezzo di dollari, a sette milioni e lia dopo aver ricevuto da noi otto premi legati alla pace mezzo di persone. Per il novantasette per cento donne. (in tutto ne vanta settantacinque, il Nobel è giunto co- E sa qual è il tasso di rimborso?». Dica. «Novantanove me sessantatreesimo) e tre delle sue ventinove lauree per cento». honoris causa (Torino, Firenze, Bologna). «Perché bu- FOTO GABRIELE STABILE Le donne moltiplicano la ricchezza, stando all’espe- siness is business», dice ridendo prima di abbassare il rienza di Yunus. I poveri sono più onesti dei ricchi, ren- telefono.

Repubblica Nazionale 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 16 MARZO 2008 l’attualità Silvio Berlusconi straccia il programma Propaganda elettorale degli avversari davanti alla platea e alle telecamere Non ha inventato nulla: fin dai tempi di Scipione il gesto clamoroso è parte della politica e del suo lato teatrale indissolubilmente legato al tema del potere FILIPPO CECCARELLI ungesto antico e al tempo stesso mol- to evoluto strappare platealmente qualcosa. Una carta, un bigliettino, una targa, una lettera, un assegno, BALLI & BACI magari il programma elettorale degli Dall’alto in basso: avversari. Forse Berlusconi non lo sa, Krusciov si leva e batte forseÈ nemmeno gli interessa, ma in quel movi- la propria scarpa mento, in quella lacerazione, in quei brandelli parlando all’Onu che si sono visti svolazzare sul teleschermo, in (12 ottobre 1960); quello strappo, appunto, vive una minaccia Mao nuota nello Yang simbolica e camuffata, e non solo. Comunque Tse (16 luglio 1966); roba ad alto impatto per l’odierna civiltà delle uno sconosciuto tira visioni a distanza. le orecchie a Fanfani Nulla di nuovo, come al solito, né di troppo (anni ’70); il ministro rassicurante. Nel gran museo delle violazioni degli Esteri De Michelis alla buona creanza, d’altra parte, Berlusconi balla in discoteca (anni era già ben piazzato dopo il completamento del ’80); il segretario del Pci trittico della volgarità: corna, dito medio e gesto Achille Occhetto bacia dell’ombrello. E tuttavia, cambiando genere e la moglie in una foto da un punto di vista più strettamente teatrale, di Elisabetta Catalano una volta stracciato il programma del Pd, pote- (Il Venerdì di Repubblica, va pure calpestarlo. Così fanno nei Balcani. O 25 agosto 1988) almeno: nel 2001 a Novi Sad il presidente del- l’assemblea della Vojvodina, a nome Nenad Canak, non solo andò per protesta a sminuzza- re davanti alle telecamere l’insegna della tv di Belgrado, ma se la mise sotto i piedi, una pas- seggiatina, come in un cartone animato. Con misurata gravitas, parecchi secoli pri- ma, si era regolato Scipione l’Africano. Colmo di sdegno per la richiesta di rendere conto dei profitti e del bottino di guerra, tirò fuori da un lembo della toga il quadernetto su cui aveva ap- puntato tutte le entrate e «librum statim coram discidit suis manibus et concerpsit aegre pas- sus», cioè immediatamente lo strappò davanti a tutti con le sue stesse mani riducendolo in pezzi. Così la mette Aulo Gellio ne Le notti atti- che (IV,18). In quell’occasione Scipione si mo- strò così indignato da scegliere di lì a poco la via dell’esilio, pronunciando la famosa frase: «Oh ingrata patria, non avrai le mie ossa». Proposi- to che un po’ ricorda, anche nel suo esito, quel- lo di Garibaldi e poi, per misteriose catene di corsi e ricorsi, quello del massimo cultore gari- baldino della Prima Repubblica, Bettino Craxi. Sia l’uno che l’altro, guarda caso, morti lontani dalla patria forse anche perché a loro modo specializzati in trasgressioni, brecce, rotture, disobbedienze e irregolarità. Come del resto lo furono, per restare nei paraggi, Napoleone e Mussolini: quanto di più distanti da “tessitori” quali Cavour, Giolitti, De Gasperi o Andreotti. Il punto è che i gesti sono gesti; e in tempi do- minati dalle immagini non contano solo gli strappi dei leader o dei condottieri, ma pure quelli delle star del pop. E allora sarà bene ri- cordare che nel 1992, in diretta sul Saturday Ni- ght Show, la cantante irlandese Sinead O’Con- nor prese una foto di Papa Wojtyla e la fece a pezzi davanti a qualche milione di telespetta- tori al grido, invero a quel punto del tutto pleo- nastico: «Fight your real enemy», combatti il tuo vero nemico. Grande risuonò ovviamente lo scandalo. Mentre all’opposto parecchi teleutenti ameri- cani si mostrarono entusiasti o comunque gra- ti alla conduttrice della rete Msnbc, Mika Brze- zinski, che non molto tempo fa (la scena è visi- bile su U-tube) prima tentò sempre in diretta di bruciare con un accendino e poi riuscì a strap- pare la scaletta del suo telegiornale che aveva Il mio strappo vi conquisterà posto come prima notizia l’uscita dal carcere di utilizzato le risorse della comunicazione pub- se avesse sciolto il terribile groviglio di nodi di Paris Hilton. Invece di alcune stragi in Iraq. C’è blicitaria e quelle del consumo. Ma ciò che con- una corda che legava il giogo al timone di un da aggiungere che, guardando il video, dopo tinua a stupire è quanto in questo processo co- certo carro, si fosse impegnato allo spasimo. E aver strappato i fogli Mika li appallottola men- sì post-moderno finiscano per pesare elemen- faticava, Alessandro Magno, e di sicuro si scoc- tre i colleghi che le sono al fianco si oppongono, ti che riemergono invece da un passato assai re- ciava, fino a quando, zac!, non aveva tagliato di e uno addirittura raccoglie il mucchietto di moto: messianismi, miracolismi, manichei- netto, cioè strappato quel proverbiale intrico frammenti e con qualche devozione se lo met- smi, donazioni di massa, troni, corone, tele-or- con un colpo di spada. te in tasca. dalie, taumaturgie; e poi corti, cortigiani, Ecco dunque uno dei primi strappi di suc- Non si capisce se scherzano o fanno sul serio. cortigiane, servi, letteratura apologetica, poe- cesso, anche mediatico, della storia. Un altro Ma dall’arcana dimensione da cui proviene, sia encomiastica alla Sandro Bondi. Ecco, è famoso colpo di spada, che il Dio dell’Antico anche per questo lo strappo trasmette una sua chiaro che tutto questo ha spezzato, spaccato, Testamento volle solo minacciato, ha come potenza spettacolare. Al Palalido Berlusconi squarciato, frantumato e irrimediabilmente protagonista il saggio re Salomone che si at- non poteva ignorarlo. Per attenuare l’effetto sminuzzato le consuetudini della politica e un trezzò a risolvere con le maniere forti una ani- drammatico calibrandone i danni, il Cavaliere po’ anche della democrazia degli ultimi cin- mata controversia fra mamme a proposito del- ha solo cercato di mascherare quel fatidico ge- quant’anni. Per riagganciarsi, semmai, a un la titolarità di un bambino. Un modo assai spe- sto proiettandolo sul centrosinistra, che a suo tempo oscuro, storicamente indistinto, quasi ciale, dopo tutto, per far emergere la verità. giudizio sarebbe pronto a distruggere e a buttar arcaico: là dove, per estremo paradosso, lo Va da sé che quest’ultima non è monopolio via i suoi stessi progetti — e su questo, cioè su strappo corrispondeva alla normalità, per non di giudici e comandanti, e se ne trova abbon- quanto nella pratica gli schieramenti rispetta- dire alla norma. dante traccia nella sapienza dei popoli. Il fon- no i programmi, si potrebbe addirittura discu- La stessa parola «strappo» è di origine gotica damentale Dizionario dei proverbi italiani del tere con qualche profitto, magari dopo il voto. e conserva in effetti una sua barbarica sonorità. professor Carlo Lapucci (Le Monnier, 2006) de- E però. Nel teatro del potere, al crocevia fra la Ma anche nel mondo classico il gesto di strap- dica allo strappo, all’atto di strappare e alle co- propaganda e la realtà, il mondo dei simboli e pare qualcosa, di rompere una consuetudine se strappate autentici bagliori di saggezza. Si va quello dei corpi e delle azioni, ogni colpo ad ef- era contemplato in forme primarie, essenziali, da «tira tira, la corda si strappa» fino al «calzo- fetto è più o meno consentito. Semmai è un fat- archetipiche. E quasi sempre indissolubilmen- laio di Carmagnola che tira lo spago e strappa la to di misura, nel senso che nessuno finora ha te legato al tema della sovranità, del comando, suola», operazione quest’ultima quasi impos- padroneggiato questa zona dell’immaginario del potere. Detto altrimenti: chi abbia un vago, sibile, per quanto toccata in sorte a chi sottova- più e meglio di Berlusconi, signore delle sor- triste e ormai lontano ricordo liceale di versio- luta le difficoltà; passando per vari rimarchevo- prese e a suo modo anche della meraviglia. Da ni latine o greche, da Arriano a Curzio Rufo, si li precetti di filosofia spicciola, ma anche fisica, quindici anni, ormai, egli regolarmente infran- sarà quasi sicuramente imbattuto nella storiel- chimica, concettuale e artigianale: «Mentre il ge e talvolta addirittura ribalta le tecniche e le la di Alessandro il Grande alle prese con il cele- grosso si affina, il fino si strappa»; «Punti lunghi modalità espressive della vecchia politica: rit- POLITICI & GIORNALISTI bre nodo di Gordio. «Alexander, postquam IN AULA & NELLE PIAZZE e ben tirati, oggi cuciti e domani strappati»; mi, luoghi, linguaggio, strumenti, personaggi Gianfanco Fini depone una corona Gordium, urbem in Phrigia, quae ex rege Gor- Senatori dell’opposizione «Meglio rattoppato che strappato»; e per con- di contorno, rapporti tra sfera pubblica e priva- di fiori al museo dell’Olocausto dio nomen trahebat, in sua potestate rede- festeggiano la caduta del governo cludere in gloria: «Chi non rattoppa le braghe ta, attitudine e caratteristiche della leadership, di Gerusalemme (25 novembre 2003); git...». Ecco, per fortuna oggi le traduzioni si tro- Prodi mangiando mortadella in aula strappate, mostra il culo la domenica e le altre insomma tutto. Mira Brzezinski, giornalista Msnbc, vano pure su Internet; e così agevolmente si (24 gennaio 2008); in un comizio feste comandate». In questo autentico e mai compiuto rivolgi- dà fuoco per protesta a una notizia può comprendere come il condottiero, invo- a Milano, Silvio Berlusconi straccia E tuttavia nessuna filastrocca potrà mai mento, il potere berlusconiano ha certamente su Paris Hilton (27 giugno 2007) gliato da un oracolo a conquistare l’Asia intera il programma del Pd (8 marzo 2008) smentire l’utilità di alcuni supposti e leggenda-

Repubblica Nazionale DOMENICA 16 MARZO 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37

TUFFI & TOGHE A un certo livello di notorietà il miglior Dall’alto in basso: Gianni Agnelli si tuffa calcolo è l’assenza di calcolo: Krusciov nudo (anni ’90); Sinéad O’Connor strappa una foto del Papa (1992); che all’Onu si toglie una scarpa Di Pietro si toglie la toga e lascia la magistratura e la picchia sul banco; Castro che alleva (6 dicembre 1994); le donne guardie galline sul terrazzo di casa; Gheddafi del corpo di Gheddafi; Veltroni saluta gli elettori che si fa difendere da guardie del corpo dal letto d’ospedale donne, bellissime, e vive in una tenda (26 maggio 2006) ri strappi alla regola, agli schemi, ai codici. Quel- lo di Cristoforo Colombo, ad esempio, che alla corte del Cardinal Mendoza sfidò chi cercava di sminuire la sua impresa a fare stare in piedi un uovo; e dopo i vani tentativi dei suoi detrattori ci riuscì picchiandolo leggermente contro il tavo- lo: «La differenza, signori miei, è che voi avreste potuto farlo, io invece l’ho fatto». Chi strappa sul serio, infatti, può essere orgoglioso e dolente. Dopo aver lavorato per anni e anni sul colossale monolite del Mosè, Michelangelo restò a tal punto travolto dalla bellezza di quella scultura da tirargli — anche questa è una leggenda — un martellata sul ginocchio. Ora, da Michelangelo a Berlusconi il passo è davvero impervio. E forse solo uno strappo ai raccordi convenzionali può agevolare il cammi- no. È il potere non di rado a pretendere salti e rot- ture. A un certo livello di notorietà il miglior cal- colo è l’assenza di calcolo, per cui il capriccio è l’anticamera della più strategica imprevedibi- lità. Se si aggiunge che i potenti condividono una forte dose di esibizionismo si arriva a compren- dere meglio Krusciov che all’Onu si toglie una

FOTO RALF HIEMISCH / GETTY scarpa e la picchia sul banco; o Fidel Castro che alleva galline sul terrazzo di casa; o Gheddafi che si fa difendere da guardie del corpo donne, bel- lissime, e vive in una tenda piantata nel deserto. «Il governante illuminato è così misterioso che sembra non avere dimora — ha lasciato scritto il filosofo cinese Han-fei-tzu, Terzo secolo a. C. — è così inesplicabile che nessuno lo cerca. Si cro- giola, in alto, nell’inattività, mentre sotto i suoi ministri tremano». Ma un bel giorno, illuminato o meno che fosse, anche il settantaduenne Mao si prese lo sfizio di una lunga nuotata nel fiume Yangtze, con i notabili attorno e le guardie rosse che facevano il tifo. Eccentrici e al tempo stesso costretti ad atti- rare l’attenzione sono in genere i leader cari- smatici. Incurante dei paparazzi, l’avvocato Agnelli si tuffava nudo dalla barca, celebrava lo scarto della norma indossando la cravatta sopra il golf o l’orologio sul polsino; e a differenza da qualsiasi altro «padrone» ci teneva a mostrarsi alla guida della sua automobile, senza ombra di autista. Se è vero che il comando reclama spacchi e fratture, l’impressione è che la storia e in fondo la vita procedono davvero e definitivamente per strappi. Il problema è piuttosto di conservare gli occhi e il cuore per riconoscerli. Sul momento è difficile, quasi impossibile, ma con il passare del tempo il materiale a disposizione si dilata, perde la schiuma, incontra il suo fuoco fino a dare il sen- so della trasformazione. Anche qui in Italia pare di coglierlo, in un pre- sente che mette alla prova una generazione o due, con i personaggi che la vita pubblica si merita. Metamorfosi per sballottolamenti, deviazioni, guasti, vuoti, pieni, tagli, rincorse, ribaltamenti: Pannella che offre felice i polsi alle manette, Ber- linguer che parla di pluralismo alla tribuna del Pcus, i craxiani che ridono, ballano, si godono la vita, Occhetto in posa che bacia la moglie, Cossi- ga che piccona, Di Pietro che si vuole togliere la toga, Fini alle Fosse Ardeatine, Prodi che corre e corre. E poi lui, sì, certo, Berlusconi, ci mancherebbe. Strappa i fogli sul palco e se li butta alle spalle. Qualcuno poi si chinerà a raccoglierli. La gloria della politica è fatta anche di gesti piccoli. (E qua- si certamente quello stracciato davanti alle tele- camere non era neanche il programma del Pd).

Repubblica Nazionale 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 16 MARZO 2008 il racconto Li conosciamo attraverso i racconti di Salgari: Falsi miti un’organizzazione di strangolatori devoti alla dea Kali, il nemico perfetto di cui l’impero britannico aveva bisogno per portare avanti l’opera di “civilizzazione” dell’India. Storia di un grande inquisitore, di un successo letterario, di un insabbiamento e di una strage di Stato

La setta dei Thugs e l’ultima crociata

FEDERICO RAMPINI record sinistro: avrebbe strozzato 931 È nel 1816 che l’ufficiale Sleeman s’im- fardello dell’uomo bianco», secondo la vittime da solo. La letteratura di tutto il merge nella lettura del libro di formula coniata da Rudyard Kipling. er molti italiani il loro nome mondo s’impadronisce di questo mito. Sherwood. Arrivato da poco in India, Devono passare quasi due secoli dalle evoca ricordi di letture d’in- Un Thug fa la sua apparizione nel ro- non ancora trentenne, Sleeman è un gesta di Sleeman prima che un ricercato- fanzia: I misteri della jungla manzo L’ebreo errante del francese personaggio atipico tra i suoi compatrio- re inglese, Kevin Rushby, ritorni sui luo- nera, I pirati della Malesia di Eugène Sue. Mark Twain ricorda di aver- ti che vivono in Oriente. È un uomo col- ghi dei delitti dei Thugs per riportare alla Emilio Salgari. È grazie alle ne sentito parlare nel suo diario di viag- to, le sue letture erudite includono i testi luce alcune scoperte imbarazzanti. A co- avventure di Sandokan che gio a Benares. E la serie continua fino ai di economia di David Ricardo. È poli- minciare da un contro-rapporto a firma cent’anniP fa i Thugs entrano anche nel nostri giorni. In Inghilterra il cinema glotta, padroneggia lo hindi e l’arabo. As- di un certo G.T. Lushington, ufficiale di nostro Paese nel lessico familiare, come rende omaggio al trionfatore della setta segnato al dodicesimo battaglione di collegamento tra il governo britannico e terroristi ante litteram. Nella fervida nar- con il film The Deceivers del 1988 in cui fanteria, non familiarizza con gli altri uf- il Rajah di Bharatpur. Lushington con- rativa di Salgari, il bengalese Tremalnaik l’attore Pierce Brosnan impersona un ficiali che amano l’alcol, il gioco d’azzar- danna senza esitazione i metodi usati dal (lui stesso un ex-Thug) deve liberare la sosia di Sleeman. do, e le donne locali. Sleeman rappre- suo collega giustiziere. «Chi cade nelle bella inglese Ada Corisbant prigioniera La tremenda impronta storica lasciata senta l’avanguardia di una nuova classe sue mani è costretto a confessare qual- della feroce setta di strangolatori che dai Thugs sembra essersi infiltrata perfi- dirigente coloniale, protagonista di un siasi cosa nella speranza di salvarsi dal- adorano la dea Kali. Il romanzo Le due ti- no nell’India moderna, contagiando la avvicendamento denso di conseguenze. l’impiccagione. Il prigioniero ha interes- gri del 1904 mette in scena lo scontro fi- letteratura noir e il cinema di Bollywood. Nei primi due secoli di penetrazione nel se ad accusare i suoi complici di ogni de- nale tra Sandokan e l’indiano Soyudana, Se ne ritrovano le tracce nell’aureola leg- subcontinente asiatico, gli uomini della litto: è la sua parola contro la loro. Alla fi- capo dei Thugs. gendaria che circonda alcuni gangster East India Company sono stati degli af- ne, quando si disseppelliscono i cadave- L’autore Salgari nella vita reale non si recenti come Koose Muniswamy Vee- faristi senza scrupoli ma non dei fanati- ri delle vittime, si scopre che il numero è spinto molto oltre l’entroterra padano: rappan, serial killer con 120 morti ci: hanno assorbito molte usanze locali, degli uccisi è molto inferiore a quello de- unica eccezione in tutta la sua biografia, sulla coscienza e numerosi rapi- dal cibo all’abbigliamento, si sono spo- gli omicidi confessati». Sleeman ha in- una breve gita sull’Adriatico. La vena menti a scopo di estorsione. O nel- sati con donne indiane, talvolta arrivan- trodotto un suo approccio al pentitismo. esotica della sua produzione è il frutto di le gesta di Phoolan Devi, la Regina do a convertirsi all’induismo o all’islam. Le indagini non si basano quasi mai su sterminate letture sui viaggi degli altri. I dei banditi che prima di essere as- Con Sleeman si affaccia invece il precur- prove documentate ma soprattutto su suoi orizzonti lontani si nutrono delle sassinata riesce a farsi eleggere in sore di una figura nuova: integerrimo e testimonianze a carico. Il presunto Thug descrizioni di Robert Louis Stevenson, Parlamento nel 1983: il suo collegio razzista, efficiente e autoritario, deter- che viene catturato vivo ha interesse a di- Jack London, Joseph Conrad e Jules Ver- elettorale, Mirzapur, è la sede di uno minato a non lasciarsi contaminare da ventare un informatore di primissima ne. Ma l’origine della sua attrazione per i dei più celebri templi della dea Kali. una civiltà che considera inferiore, deca- importanza per scambiare la propria vi- Thugs va ricercata in altre fonti, nell’in- Negli annali del Raj, l’amministra- dente e peccaminosa. ta con quella di altri. «Le deposizioni di- saziabile curiosità che spinge Salgari a zione britannica dell’India, la prima ap- Scoprendosi una vocazione da Sher- ventano un diluvio di dettagli macabri. divorare giornali, diari di viaggio, reso- parizione della terribile setta risale al 28 lock Holmes il giovane ufficiale intra- La probabilità di ottenere un perdono di- conti di esploratori e missionari. Quan- aprile 1810. Reca quella data un rappor- prende una sua inchiesta personale sui pende dall’efferatezza dei crimini rivela- do lui scrive il ciclo di Sandokan, già da to firmato dal maggiore-generale St Le- Thugs. Ben presto, alla testa di reparti ti». mezzo secolo gli strangolatori sacri del- ger, capo del quartier generale di Cawn- specializzati di polizia militare, mette a Ma la denuncia di Lushington viene l’induismo occupano un posto ingom- pore: «Diversi sepoys (soldati indiani ar- segno retate importanti. A poco a poco le censurata dai suoi superiori. Sleeman brante, scabroso e truculento, nell’im- ruolati nell’esercito coloniale, ndr) di ri- lingue si sciolgono, alcuni prigionieri ormai è un eroe dell’Impero e guai a chi maginazione occidentale. Li ha imposti torno presso le loro famiglie nei giorni di confessano. Le loro testimo- lo tocca. La sua vittoria sui Thugs è l’ori- per la prima volta un romanzo inglese di permesso, sono stati rapinati e uccisi da nianze compongono un mosai- gine di un “teorema” a cui danno soste- grande successo, Confessions of a Thug, personaggi denominati Thugs. Questi co impressionante e diabolico. gno gli scienziati. Nel 1916 l’etnologo Ro- scritto nel 1839 da Philip Meadows Tay- assassini si avvicinano con fare amiche- La capillare organizzazione se- bert Russell include la setta assassina nel lor, un ex ufficiale dell’esercito coloniale vole ai viandanti; offrono sostanze allu- greta dei Thugs viene ricostruita suo dettagliato elenco delle caste indui- britannico di stanza a Hyderabad nel- cinogene o tossiche mescolate a tabac- nei minimi dettagli: capi insospet- ste, spesso basate su antichi mestieri. l’India meridionale. Meadows si ispira a co, hookah, cibo e tè. Quando il veleno fa tabili cadono nelle mani degli in- Viene ignorato il fatto che nella lingua una storia vera. È l’epopea di un suo col- il suo effetto inducendo estasi o torpore, quirenti, la crudeltà degli strangola- hindi del Settecento il termine Thug si- lega d’armi, William Henry Sleeman, che essi strangolano le vittime». Ben presto si menti viene documentata, un mon- gnifica semplicemente truffatore, è un alla testa di una task force militare ha da- aggiungono altre descrizioni di agguati, do mafioso crolla sotto i colpi dell’in- epiteto generico che Sleeman scambia to la caccia per un decennio alla terribile in cui compare sempre la stessa tecnica: flessibile ufficiale britannico. Nel ro- per il nome di una setta. A smentire il fat- setta degli assassini. Grazie alle gesta dopo averne conquistato la fiducia il manzo che lo rende celebre, Confes- to che si tratti di una casta antica, tra le eroiche dell’ufficiale Sleeman — narra- Thug si avvicina alla sua vittima subdo- sions of a Thug, la vittoria finale di prede di Sleeman figurano indiani di no le cronache dell’epoca — tremila lamente, da dietro; stringe come un cap- Sleeman viene attribuita a una tattica te- ogni categoria sociale, dai bramini ai pa- Thugs sono stati catturati, 466 sono fini- pio il suo fazzoletto di seta, con oggetti meraria: l’inglese riesce a penetrare per- ria, dai soldati ai contadini, e di ogni cre- ti sul patibolo, gli altri nel carcere a vita o metallici annodati alle due estremità per sonalmente nell’organizzazione crimi- do religioso, indù o musulmani. Si sco- deportati per i lavori forzati nelle isole rafforzare la presa alla gola. La morte è nale, trasformandosi in una talpa. Nei prirà perfino che a capo di una banda di Andamane. immediata per la violenza del soffoca- rapporti ufficiali non vi è traccia di un si- Thug sgominata a Cawnpore c’è un ex L’impressione suscitata dal romanzo- mento. Un medico militare, Richard mile stratagemma. Ma anche negli an- soldato inglese, un certo Creagh ricerca- realtà di Taylor è enorme: la regina Vitto- Sherwood di stanza a Madras, in un sag- nali più sobri dell’esercito la vicenda è ri- to come disertore. Molti sono delin- ria ne vuole leggere le bozze in antepri- gio scientifico suggerisce per primo l’i- costruita con toni trionfali. La brillante quenti comuni, banditi di strada, rapi- ma, il duca di Wellington invita l’autore a potesi che sia un’ispirazione religiosa a LIBRI D’AVVENTURA operazione di polizia condotta con pro- natori che versano una percentuale del casa sua. L’efferatezza degli strangolato- muovere gli assassini: un sacrificio uma- In alto, copertine dei libri di Salgari fessionalità da un manipolo di inglesi è bottino al maharajah o al latifondista lo- ri rituali rafforza tra gli inglesi il mito di no in omaggio rituale alla dea Kali. Si che parlano dei Thugs; a destra riuscita a sradicare la setta criminale che cale, un po’ come i corsari inglesi al ser- un’India esotica e morbosa, selvaggia e sparge la voce che nei cimiteri segreti dei un’illustrazione di Trincia insanguinava l’India da secoli. Il lieto fi- vizio di Sua Maestà nelle scorribande feroce. Nel Guinness dei primati fa il suo Thugs siano sepolti due milioni di sche- dal capitolo I Thugs di un’edizione ne conforta la certezza che l’impero bri- contro i galeoni dell’oro di Spagna. ingresso in quegli anni un Thug di nome letri, le vittime accumulate in questa an- del 1958 del libro Le due tigri tannico ha una missione civilizzatrice da E tra le cause del dilagare del banditi- Buhram, detentore a quanto risulta di un tica e atroce carneficina. (Aldebaran, Bologna) svolgere in quella parte del mondo: «Il smo indiano nell’Ottocento ce n’è una

Repubblica Nazionale DOMENICA 16 MARZO 2008 Repubblica Nazionale

ILLUSTRAZIONE FOTOTECA GILARDI fratelli. torsioni contromogliefigli,genitori gatori nonappenaSleemanminacciari- molti dilorocrollanodurantegliinterro- so, ilpentitismodilagaancheperché animati dauninvincibilefervorereligio- prova chequestidelinquentinonsono sito deipreziosiconvoglididroga.Ari- curarsi laloroprotezioneduranteiltran- un “pizzo”aibanditidistradaperassi- d’oppio prendonol’abitudinediversare contadini affamati.Glistessimercanti e ilreclutamentodibandeladronifrai ra indiana,ilmoltiplicarsidellecarestie, terale èl’impoverimento dell’agricoltu- vazioni dediteall’oppio.Uneffettocolla- Sleeman, sicensisconodiecimilacolti- Malwa, cheèsottolagiurisdizionedi franco diCanton.Nellasolacontea veri peresportareglioppiaceinelporto no convertiteallacoltivazionedeipapa- l’oppio. Intereregionidell’Indiavengo- inglesi sibuttanosulcommerciodel- cui bilanciareirapporticonlaCina,gli la ricercadiunamercescambiocon dotto importatodall’ImperoCeleste.Al- provoca unboomdiconsumidelpro- cio conlaCina,permodadeltèche di undeficitstrutturalenelsuocommer- dell’oppio. Aquell’epocaLondrasoffre che risaleproprioagliinglesi:ilbusiness ne salvificadell’Impero. dava schiacciatoperaffermarelafunzio- sa eimmorale,il«nemicodentro»chean- to emerso dell’India lasciva, peccamino- sunta settadeifanaticiomicidierailvol- nero lapersonificazionedelMale.Lapre- al momentogiusto.IsuoiThugsdiven- la passionedeldetectiveful’uomo giusto ciale erudito dalladisciplina diferro econ e delcaratteredeisuoiabitanti».L’uffi- giosa, comeuntrattodistintivodell’India malvagia egigantescacospirazionereli- venne ingigantito,fudescrittocomeuna organizzati suscalalocale.Ilfenomeno da Sleemaneranogruppettidicriminali una crociata.IThugscatturatiescoperti ministrazione imperialedell’Indiain partire dal1830vollerotrasformarel’am- gli evangelicicristianiaLondra,che cidevano conilnuovoorientamentode- cesso diSleeman:«Lesueindaginicoin- chigan, haindicatolaverachiavedelsuc- Gordon, docenteallaUniversityofMi- ti colorochenonadoranoladea.Stewart uccidere perstrangolamentoritualetut- ai cultoridiKali,cioèildiritto-dovere mostro; laricompensaeternaconcessa creature cheriuscironoastrangolareil divinità indùricevettedaduedellesue gli esseriumani;ilpreziosoaiutochela suo duelloconundemoniochedivorava dotti dalmitomillenariodelladeaKali:il eccitato gliinglesi.Cheinveceeranose- LA DOMENICADIREPUBBLICA Ma unarealtàcosìbanalenonavrebbe 39 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 16 MARZO 2008 il personaggio I libri?Sono avvincenti ma pieni di incongruenze. Come quando Agitato, non mescolato Goldfinger invece di uccidere il suo nemico lo assume come assistente. I film? A parte i primi, sono divenuti solo una parodia del protagonista. Ma allora perché amiamo così tanto l’agente al servizio di Sua Maestà? A cento anni dalla nascita di Ian Fleming lo spiega un giallista che si considera suo allievo L’arma segreta della spia che visse più di due volte

ANTHONY HOROWITZ ammiratore — definì Fleming «uno scrit- saggio per la Cia sotto il sedile di una toi- Più precisamente, sono già stati pian- stava spopolando, e culmina in una bat- tore straordinariamente bravo» — come lette a bordo di un aereo. Nonostante il tati due semi che via via che la serie andrà taglia nello spazio con l’impiego di armi o davanti a me una copia lo fu Raymond Chandler, che lo descrive- suo servizio di sicurezza, Goldfinger non avanti diventeranno sempre più imba- laser e con Bond quasi costretto a «trova- sdrucita e macchiata di va come «lo scrittore più efficace e trasci- lo trova, e il messaggio arriva alla Cia con razzanti: i gadget e le trovate comiche. re la Forza». Agente 007. Licenza di uc- nante di quelli che, suppongo, in Inghil- straordinaria rapidità. Perché alla fine Nei libri di Ian Fleming non ci sono molti I film con Roger Moore non erano solo cidere, con l’etichetta del terra debbano chiamarsi thriller». E Goldfinger slega Bond, pur avendo sapu- gadget. Lo scrittore non aveva nemmeno brutti. Alcuni, — Octopussy. Operazione prezzo che indica tre scel- quando Anthony Burgess, nel 1984, com- to chi e cosa è? Ha impulsi suicidi? inventato il personaggio di Q, anche se Piovra, Bersaglio mobile— erano terribi- lini e sei pence. Il mio no- pilò l’elenco dei novantanove migliori li- E poi c’è Pussy Galore. Lasciamo stare certamente conosceva la “divisione Q”, li, più simili a una serie televisiva di bassa me,H scritto con grafia infantile, è scara- bri scritti tra il 1939 e il 1984, vi inserì an- il tetro umorismo da scolaretti del suo no- che durante la Seconda guerra mondiale qualità, Carry On, rispetto a quelli con bocchiato sulla copertina e dentro c’è la che Goldfinger. Ultimamente il Times ha me. Ecco una lesbica dal piglio deciso, faceva parte del Minister of Supply che, Sean Connery. Bond che impersona Bar- firma di mia madre. Avevo dieci anni e incluso Ian Fleming nella sua lista dei cin- violentata da suo zio quando aveva dodi- tra le altre cose, forniva pillole al cianuro bara Woodhouse (un’anziana matrona tutti i libri che portavo a scuola dovevano quanta scrittori più importanti dal 1945 a ci anni, che ora capeggia una banda spie- agli agenti dello Special Operations Exe- che addestra cani). Bond che fa snow- essere firmati da uno dei genitori per di- oggi: Fleming occupa il quattordicesimo tata, composta unicamente da donne. cutive impegnati all’estero. Nel romanzo boarding al ritmo di California Girls. mostrare che lo avevano approvato. Per i posto, battendo Salman Rushdie di una Eppure ci si aspetta che crediamo che, al- Dalla Russia con amore ci sono tre gad- Bond che ha cinquantotto anni, per l’a- miei insegnanti, Agente 007. Licenza di posizione. la prima occhiata a Bond, si trasformi in get: una pistola nascosta in un libro, mor del Cielo — Roger Moore è nato nel uccidere era un caso al limite di quella Sotto molti aspetti, Goldfinger rac- una docile gattina sexy («torna nella tua un’altra che sembra un telefono e un pu- 1927. Avrebbero potuto nascondere i che, nel 1965, poteva essere considerata chiude il meglio e il peggio di Fleming e cesta, Pussy»). Possiamo lasciar correre gnale avvelenato celato in una scarpa, gadget nel suo deambulatore. pornografia. contribuisce a far entrare il suo autore nel l’evidente sessismo che, semplicemen- ma nessuno di questi oggetti appartiene Poi fu la volta di Timothy Dalton, che Quel libro ha cambiato la mia vita. Do- pantheon della letteratura. Pubblicato te, è in linea con l’epoca in cui il libro è sta- a Bond: in effetti, rischia quasi di venire cercò di rendere il personaggio più inten- po tre anni segregato in un collegio ma- nel 1959, è la settima e la più lunga avven- to scritto. È la psicologia quella che certa- ucciso con ciascuno di essi. Il film li ha so e più coinvolgente, ma che sopravvis- schile a nord di Londra, ecco finalmente tura di James Bond e, per molti, resta il ca- mente offende. adottati e ha deciso di dotare anche Bond se solo due film, il secondo dei quali fu il l’avventura e l’emozione che mancava- polavoro di Fleming. Certo, ha più im- L’impressione generale, dunque, po- di un registratore nascosto in una mac- disastroso Vendetta privata. E poi arrivò no alla mia esistenza quotidiana. Penso magini stereotipate di quante ne serva- trebbe essere quella di un thriller scritto china fotografica e di una valigetta esplo- Pierce Brosnan, che rinvigorì il genere che quando il libro uscì per la prima vol- no, a cominciare forse dall’omicidio più in modo superbo, incalzante e diverten- siva contenente un pugnale, un fucile con Goldeneye(al botteghino incassò 350 ta, in un Paese appena uscito dall’auste- strampalato di tutta la letteratura, la ra- te… pulp fictioncon personaggi stupefa- pieghevole e un barattolo di talco (an- milioni di dollari) e con tre sequel, per rità del dopoguerra, altri lettori debbano gazza nuda dipinta d’oro… morto-eroti- centi e scene indimenticabili che fanno la ch’esso esplosivo). quanto abbastanza deludenti. Nel 1999 Tralasciando il sesso, le occasionali scene di violenza, l’alcol e le sigarette, il solo altro fenomeno editoriale paragonabile, sia in termini di vendite che di successo mondiale, è Harry Potter. A prima vista, ogni confronto sembrerebbe idiota Cosa possono avere in comune l’uomo più affascinante del mondo e un ragazzino miope? Eppure... aver provato più o meno la stessa cosa. In cism, lo si potrebbe definire. Ma poi c’è la loro apparizione durante tutto lo svol- Come certe piante rampicanti, una (Il mondo non basta), Variety scrisse di quei libri si viaggiava. All’inizio degli an- bombetta di Oddjob. La partita a golf al gersi dell’azione. [...] Ma niente di tutto volta introdotti i gadget, non ci fu più mo- «una servile devozione ad una formula ni Sessanta, prima dei pacchetti-vacan- Royal St Marks. E lo stesso Bond, a gam- questo spiega il radicamento di Bond do di fermarli e, ad ogni film, divennero trita» e aggiunse che «James Bond sta co- ze, visitare un luogo lontano come la Gia- be e braccia aperte davanti a una sega cir- nella coscienza britannica: una resisten- più numerosi e più ridicoli fino a che, in Il minciando ad assomigliare ad Austin maica era un’impresa, anche per una fa- colare che avanza lentamente e che, in za durata cinquant’anni, un eroe che è mondo non basta(1999) arrivò John Clee- Powers». Il successo della serie di Mi- miglia abbastanza benestante, e io non qualche modo, ha funzionato altrettanto riuscito a saltare agevolmente attraverso se, forse uno dei più monumentali errori chael Myers dimostra come la formula ero mai stato più lontano del Sud della bene quando, nel film, si è trasformata in almeno tre generazioni. La risposta, for- di casting della storia del cinema, trasfor- Bond fosse ormai matura per la parodia. Francia. un laser industriale. se, va ricercata nel personaggio. Si sareb- mando l’intera questione degli arma- Naturalmente, sui film ciascuno può E c’era il sesso. Honeychile Rider che si I personaggi sono tutti ugualmente be tentati di dire che la vera fonte della menti in uno scherzo in stile Fawlty pensarla come vuole, e i produttori di cer- china sulla spiaggia («la cintura rendeva memorabili, a cominciare proprio da longevità di James Bond è da far risalire ai Towers. Ora, tra i gadget compaiono un to farebbero valere gli incassi al botteghi- la sua nudità straordinariamente eroti- Goldfinger, che Bond incontra per la pri- film: ventuno, a cominciare dal 1962 con paio di ridicoli pantaloni da sci gonfiabi- no, che non hanno mai vacillato. Ma di- ca») mi sembrò un frutto proibito. Quan- ma volta barando alle carte. Fin dalla sua Agente 007. Licenza di uccidere. Il succes- li e degli occhiali muniti di un sistema a rei che James Bond non è sopravvissuto do Ursula Andress ne interpretò il ruolo, prima apparizione, Goldfinger si impone so di quella prima produzione fu, in se raggi X (che non erano credibili neanche grazie ai film. Casomai, è vero il contrario. con quel bikini bianco, cominciai a pen- come uno dei più grandi mostri della let- stesso, una sorpresa. Joseph Wiseman, negli anni Cinquanta, quando venivano C’è da stupirsi che sia sopravvissuto mal- sare che ci potesse essere vita al di là del- teratura, «con addosso nient’altro che che interpretava il ruolo principale, dis- venduti ai ragazzini insieme ai fumetti). grado i film. E allora come mai è riuscito a l’atmosfera repressa della Orley Farm uno slip di satin giallo» nel sole di Miami. se: «Pensavo che si sarebbe trattato solo Nei film, è diventata una consuetudine resistere fino ad ora? Non può essere che School. Non c’è da meravigliarsi che il no- Anche i personaggi minori sono descritti di un altro giallo di serie B alla Charlie far apparire sullo sfondo una serie di gad- sia per via dei libri. Chi li legge più? Né per me “Rider” si sia impresso nella mia men- in modo accurato. Prendiamo i malvi- Chan». E avrebbe potuto essere così. Pos- get che non hanno alcuna utilità. Il più i film: valgono troppo poco. Di certo, de- te e che vi fosse ancora trent’anni dopo, venti che si radunano per assaltare Fort siamo tirare un sospiro di sollievo per il inutile che mi venga in mente è un diva- ve essere qualcosa di più profondo, qual- quando scrissi Stormbreaker, la prima Knox e ai quali, sostanzialmente, è dedi- fatto che Ian Fleming non riuscì a fare a no che inghiotte chiunque vi si sieda (in- cosa che si nasconde nel personaggio. E avventura di Alex Rider, offrendo così il cato un solo capitolo. Sprinter, «con lo modo suo per la scelta degli attori. Lui travisto in Zona pericolo), benché la cabi- tuttavia Bond non è dotato di molto ca- mio omaggio, o la mia parodia, come pre- sguardo vuoto di chi è molto ricco o mol- avrebbe voluto il suo amico David Niven na telefonica dotata di airbag esplosivi rattere. Piuttosto, di manie. Quegli abiti ferite chiamarlo. Ma non ero il solo. Qua- to morto». Il glaciale Billy dalla faccia «che o Roger Moore (che stava già riscuotendo (Goldeneye) venga subito dopo. eleganti (molti di marca), i martini, le ses- si tutti noi, in un modo o nell’altro, siamo sembra uscita da un incubo». Pochi altri un grande successo televisivo interpre- Divertenti, forse, ma infantili. E la stes- santa sigarette al giorno: sono tutte ma- stati toccati da Bond. Ian Fleming, du- scrittori avrebbero profuso altrettanta tando Il Santo). La storia della cultura sa cosa si può dire delle trovate comiche nie citate da Kingsley Amis nel suo The Ja- rante la sua vita, ha venduto quaranta mi- energia per descrivere personaggi che a moderna avrebbe potuto essere molto che si moltiplicano, soprattutto dopo che mes Bond Dossier, la prima e più attendi- lioni di copie. Altre ventisette milioni so- mala pena ricompaiono nel resto del rac- diversa se il produttore, Cubby Broccoli, Connery abbandona la scena. Devo dire bile analisi dell’opera di Fleming (Amis no state vendute in un solo anno — il 1965 conto. non avesse insistito sulla sua scelta: un at- che, all’epoca, qualche volta ho riso. Ero ha scritto anche il primo e, secondo mol- — dopo la sua morte. Bond ha dato vita a Poi c’è lo stile, incisivo e laconico. tore scozzese praticamente sconosciuto giovane. Non conoscevo niente di me- ti, unico sequel decoroso, Colonel Sun, un’industria del valore di milioni di ster- Prendiamo il paragrafo in cui un malin- di nome Sean Connery. glio. Ma, a ripensarci, quelle trovate era- pubblicato nel 1968 con lo pseudonimo line (si calcola che un quarto della popo- conico Bond aspetta il volo che lo porterà Ma quanti, tra i film di Bond, valgono no tremendamente imbarazzanti, orri- di Robert Markham). Ma, come conclu- lazione mondiale abbia visto almeno un via da Miami: «L’ultima luce del giorno qualcosa? Quanti di essi hanno un qual- bilmente puerili. «Sei sempre stato un de Amis, «la sua mente è un organo asso- film di James Bond). era tramontata. Sotto un cielo indaco la che rapporto con i libri sui quali si basa- abile linguista», sussurra Miss Money- lutamente pratico». Il che significa che Perché? Cos’ha Bond che gli ha per- pista illuminata emetteva a intervalli una no? I primi film erano senza dubbio i mi- penny in Il domani non muore mai. «Cre- Bond non legge, non ascolta musica, non messo di resistere, mentre Bulldog luce verde e gialla e gettava piccoli rifles- gliori, c’erano tutti i talenti che avrebbe- do che stia tentando un rientro, signore», si interessa di sport, a meno che non si Drummond, Richard Hannay, Mike si sulla superficie oleosa dell’asfalto. Con ro reso la serie così popolare: le scenogra- osserva Q rivolto a M, guardando sullo tratti di golf e di bridge. Non ha senso del- Hammer, Harry Palmer e molti altri eroi un ruggito fragoroso, un Dc7 atterrò sul- fie di Ken Adam, la musica di John Barry, schermo Roger Moore che fa sesso in as- l’umorismo: in quattordici romanzi, rac- sono scivolati nell’ombra? Sono i film che la corsia verde. Le vetrate della sala tran- i titoli di coda creati da Maurice Binder e senza di gravità (Moonraker). Che cosa conta un’unica barzelletta (in Goldfin- gli hanno garantito questa longevità — siti tremarono dolcemente. La gente si le incontenibili interpretazioni di Lotte ha a che vedere tutto ciò con il mondo du- ger, e neanche tanto divertente). Si direb- assieme ai videogiochi, ai gadget, ai lanci alzò per guardare. Bond cercò di leggere Lenya (che era sposata con il composito- ro, essenzialmente freddo, che Ian Fle- be che non abbia un retroterra né una pubblicitari dei media — oppure i libri di la loro espressione. Speravano che l’ae- re Kurt Weill), di Robert Shaw, di Gert Fro- ming aveva creato? E quanto a questo, storia familiare: i suoi genitori, uno scoz- Ian Fleming nascondono un segreto? È reo si schiantasse, dando loro qualcosa di be, di Donald Pleasence e, naturalmente, che cosa hanno a che vedere questi film zese e una svizzera, sono morti in un inci- una domanda che gli eredi dello scrittore cui parlare, qualcosa che riempisse le lo- quella dello stesso Connery. Durante le con James Bond? Rivedendo la serie dei dente di montagna quando lui aveva un- sono autorizzati a porsi, dato che Seba ro vite vuote? Oppure speravano che tut- visite alle scuole, quando chiedo ai bam- film interpretati da Roger Moore — sette dici anni. Forse è per questa ragione che Faulks sta per resuscitare l’eroe in un li- to andasse per il meglio? Cosa augurava- bini di scegliere il James Bond che prefe- in tutto — sono rimasto colpito da quan- il Bond cinematografico ha potuto cam- bro, Devil May Care, che probabilmente no ai sessanta passeggeri? Di vivere o di riscono, la maggioranza sceglie lui, an- to fossero sciocchi, superficiali. In Moon- biare spesso senza provocare grandi sarà l’avvenimento dell’anno del cente- morire?». che se oggi è abbastanza vecchio da poter raker, per esempio, non c’è traccia della danni. Da Sean Connery a Daniel Craig nario di Fleming. Dolore cosmico e fumi di scarico. Fle- essere il loro bisnonno. Anche l’ultimo cospirazione ordita da traditori nazisti c’è una bella differenza, tuttavia entram- Quando si parla dei libri di James Bond, ming è una delle voci più caratteristiche sondaggio effettuato dalla rivista SFXnel per sottoporre Londra a un attacco nu- bi riempiono un recipiente vuoto. ci sono sempre state due fazioni. C’è la della letteratura moderna e tutto, in que- 2006 lo indica come il numero uno. E tut- cleare, come aveva invece immaginato «Non vogliamo invitare Bond a cena, critica di «sesso, snobismo e sadismo», sto brano — la sua economia, il tono — è tavia, verso la fine dell’era Connery, era- Fleming nel 1955. «È la cosa migliore che giocarci a golf o fare conversazione con espressa sul New Statesman da Paul unicamente suo. E tuttavia… tuttavia… no già presenti i primi segni di decaden- abbia fatto fino a questo momento», lui. Vogliamo essere Bond», continua Johnson, che iniziò il suo articolo descri- Per quanto io lo ami, devo ammettere che za. Le trame diventano sempre più biz- scrisse Noël Coward. «Molto emozio- Amis. Nel suo saggio, egli identifica l’eroe vendo Agente 007. Licenza di uccidereco- il libro è pieno di incongruenze: buchi co- zarre, fino a che si arriva alla sua ultima nante… sebbene troppo inverosimile, come «un intruso proveniente da un’al- me «senza dubbio il libro più disgustoso sì grandi che, se ci si soffermasse a pen- uscita ufficiale con Una cascata di dia- come sempre». Non così inverosimile tra epoca». In poche parole, l’eroe byro- che abbia mai letto». Sia Casino Royale sarci anche solo un minuto, il tessuto si manti, che ha poco a che vedere con il quanto il film, in cui compare un Hugo niano. «Fleming è riuscito nell’impresa che Vivi e lascia morire, in America, han- disintegrerebbe. Goldfinger non uccide contrabbando e dove troviamo Blofeld Drax, dalle dita unite da una membrana improbabile di racchiudere questo per- no ricevuto un’accoglienza tiepida. Per- Bond quando ne avrebbe l’occasione, al che ricatta il mondo con un satellite tem- e tuttavia azzimato, che vuole distrugge- sonaggio assolutamente romantico, sino la moglie di Fleming, Anne Rother- contrario, lo assume come assistente, pestato di diamanti. Perché? Non sareb- re la Terra e costruire una nuova civiltà quasi narcisista e, si potrebbe pensare, ir- mere, chiese che non le venisse dedicato anche se è evidente che non c’è bisogno be stato già abbastanza ricco, con tutti nello spazio. Il film è poco più di una sco- rimediabilmente superato, nell’involu- alcun libro. Ma Noël Coward fu un suo di nessun assistente. Bond lascia un mes- quei diamanti? [...] piazzatura di Star Wars, che all’epoca cro di un agente segreto, rendendolo

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SERIAL A fianco, copertine dei libri di Ian Fleming; in basso a sinistra, Sean Connery e Ursula Andress protagonisti di Agente 007 Licenza di uccidere; nel tondo, Ian Fleming

plausibile… e, a quanto pare, contempo- raneo». Contemporaneo nel 1953, quando fu pubblicato il primo libro di James Bond, Casino Royale. Contemporaneo mezzo secolo dopo, nel 2007, quando Daniel Craig appare con quel costume da bagno bianco. James Bond può essere capito e apprezzato soltanto nel contesto del mi- to e della leggenda. È un archetipo esat- tamente come lo sono Re Artù o Robin Hood, anche loro maltrattati sui libri, sul palcoscenico o sullo schermo (ricordate Kevin Costner nel Principe dei ladri?) e ciò nonostante anche loro sopravvissuti. Tra cinquecento anni, probabilmente, ci sarà chi crede che James Bond sia esistito realmente. Gli eroi popolari non muoio- no. Semplicemente, diventano reali. Non sono neanche sicuro che James Bond appartenga alla letteratura adulta, e di certo i film non si sono mai discostati da un divieto per i minori di quindici an- ni. Fleming descrive i racconti come “fia- be per adulti” e, in un’intervista citata da Amis, aggiunge: «Quello che mi interessa è spingere adolescenti di tutte le età, in- Non vogliamo invitarlo a cena, giocarci a golf o fare conversazione con lui Vogliamo essere lui

telligenti e disinibiti, in treno, in aereo o a letto, a girare le pagine». E ancora, nel lu- glio del 1963 (citato da Andrew Lycett, nella biografia dello scrittore): «James Bond è il sogno di uno scrittore, e il sogno, per definizione, non è la vita reale. È mol- to… è il genere di roba “spari e baci”. È ciò che ci si aspetterebbe dalla mente di un adolescente, che è appunto quella che si dà il caso io abbia». E infine, parlando al- la Bbc: «Sono abbastanza innamorato del mito per scrivere delle storie fondamen- talmente incredibili rimanendo serio». Un racconto per l’ora di andare a dor- mire. Una favola. Un mito per adole- scenti. Tralasciando il sesso, le occasio- nali scene di violenza, l’alcol e le sigaret- te, ci viene in mente, con riluttanza, il so- lo altro fenomeno editoriale paragonabi- le, sia in termini di vendite che di succes- so mondiale: Harry Potter. A prima vista, ogni confronto sembre- rebbe idiota. Cosa possono avere in co- mune la spia più affascinante del mondo e un ragazzino miope? Per cominciare, sono entrambi orfani. Tutti e due sono stati educati in collegi privati, Eton e Hogwarts. Entrambi sono stati creati da autori britannici e appartengono a una Gran Bretagna in cui il sole dell’impero non è mai davvero tramontato e in cui i vecchi valori — cavalleria e nobiltà — so- no ancora forti. Entrambi darebbero la vita per il loro Paese. Bond è fedele a M quanto Harry lo è a Dumbledore. In ef- fetti, la maggior parte dei romanzi di Bond si apre con l’agente segreto che vie- ne convocato, come un ragazzino nel- l’ufficio del preside. «Che diavolo sta suc- cedendo?», sbotta M in Goldfinger, quan- do Bond si mette a ridere davanti a lui. L’AUTORE «Smettila di comportarti come un male- Anthony Horowitz, scrittore detto ragazzino!». Quando M è di buon inglese di libri per ragazzi umore, lo chiama «James». Ma per Bond, e sceneggiatore tv, M è sempre «Signore». è famoso per aver inventato È un mito potente, quello dell’eroe ra- il personaggio di Alex Rider, gazzino. J.K. Rowling lo ha sfruttato ed è una spia di quattordici anni entrata nella storia dell’editoria (atte- Alcuni libri della serie standosi alla posizione numero quaran- (arrivata in Gran Bretagna tadue dello stesso elenco del Times). La al settimo episodio) mia impressione è che Ian Fleming si sia sono stati tradotti in Italia imbattuto esattamente nello stesso ar- da Mondadori: chetipo. James Bond potrà essere più Stormbreaker, freddo e più crudele, ma ha comunque a Operazione scheletro, che fare con il bambino che è in ognuno Operazione Gemini di noi. E per questa ragione, per quanto i tempi possano cambiare, non potrà mai morire. Traduzione di Antonella Cesarini (© Anthony Horowitz/ The Sunday Telegraph-Seven)

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Negli anni in cui fu esiliato da una Francia che ripudiò lui, CULTURA Baudelaire e tutti i suoi figli più libertari, l’autore di “Notre-Dame * de Paris” si dedicò a una forma d’arte oscura e a tratti esoterica Dipinse con fondi di caffè, chine lasciate colare in modo apparentemente casuale, pennini rotti a grattare la carta. Quello che uscì furono paesaggi e presenze che sembrano affacciarsi da altri mondi con i quali lo scrittore era in contatto

GIUSEPPE MONTESANO utto ha origine dal buio quasi to- tale di una materia brulicante, un lungo crepuscolo di miasmi usci- ti da un Crollo della Casa Usher che spinge gli occhi a conficcarsi su figure sfuggenti disgregate da livideT albe, una notte dell’anima che genera apparizioni non si capisce bene se umane o animali o minerali che sembrano fantasmi sul punto di disfarsi per ritornare in una primor- diale melma informe: è da questa tenebra il- luminata da lampi inferi che sorgono i grandi disegni visionari di Victor Hugo. Dove ha mai visto i suoi paesaggi Hugo? In quale mondo sotterraneo è disceso per trovare i neri densi e i marroni rugginosi che ha schizzato sui suoi fogli? Hugo disegnava a suo dire nelle pause tra una strofa e l’altra, quasi per chiedere sol- lievo alla fatica matematica delle migliaia di ri- me accumulate, come in un gioco fatto con le Hugo stesse penne che gli servivano per scrivere Les Misérables, Les Quatre Vents de l’Esprit, Les Orientales, Notre-Dame de Paris e tutta l’im- mensa biblioteca firmata Victor Hugo. e il Sosia Ma era davvero un gioco? Hugo non dise- gnava in nessuna maniera classica. Versava gli inchiostri di china rossi e neri e bruni sui fogli e poi li spargeva in vortici, volute, onde, segni; usava pennini rotti che lasciavano schizzare gocce e striature casuali, come un improvvi- satore che componga una musica di macchie e grumi; diluiva con acqua gli inchiostri ma Nero non disdegnava di addensarli con la polvere, la cenere, il grasso, i fondi di caffè: come resi- dui e relitti lasciati sulla pagina dalla marea dell’inchiostro; gettata una macchia su un fo- glio lo piegava in due e lo riapriva come fanno i bambini per vederlo fiorire forme bizzarre o mostruosamente simmetriche; lasciava se- gni di dita, graffiava le macchie con matite grasse o aguzze come bulini, grattava la carta, ci pressava sopra oggetti: e dai gesti sonnam- buli del bambino ritrovato in un corpo di adul- to sorgevano castelli sull’orlo dello sfacelo, macerie innominabili di un Lovecraft pittore, viscide paludi che comunicavano diretta- mente con l’Ade, caricature come verruche della matita, oscure bolle demoniache in for- ma di Satiri, carcasse notturne di animali prei- storici: e il superbo Le pendu, dove l’impicca- gione di John Brown, l’uomo che voleva abo- lire la schiavitù dei neri americani, diventò l’immagine gonfia e sfatta di una pena meta- fisica inflitta alla vita stessa. Non erano un gio- co, i disegni di monsieur Hugo, al contrario: e nell’Art magique Breton aveva ragione a di- chiararli superiori a quelli di Blake, di Fussli e di Redon. I più visionari nacquero in anni difficili, gli anni in cui Hugo fu espulso dalla Francia e si esiliò prima a Jersey, nell’arcipelago della “Manche”, e poi a Guernesey. Hugo fuggiva dal colpo di stato con il quale Napoleone III I disegni venuti dall’inferno aveva messo una pietra tombale sulla rivo- giocato nell’infanzia e che aveva sposato, e luzione del 1848, fuggiva da quel 2 dicembre Juliette Drouet, l’amante. A Jersey si fece fo- 1851 che imbavagliò la Francia in una de- tografare appollaiato sulle rocce come un mocrazia plebiscitaria che era la prima dit- profeta, e a Guernesey guidò i lavori che det- tatura mediatica dell’Occidente. Quella dit- tero vita a Hautville-House: una babelica tatura che aveva esiliato nella poesia e nello OROSCOPO mescolanza di frivolezza da bordello e di se- spleen il Baudelaire salito sulle barricate del sms verità da stile romanico, di menhir di pietra ‘48, che esiliò l’anarchico ateo Proudhon e il tagliata al vivo e di bibelots da Vittoriale, un socialista cristiano Leroux, e che Baudelaire La Buona Stella incrocio kitsch e geniale di camini medievali definì nel Mon coeur mis à nu con la massi- e salotti rococò e archi gotici con spruzzi di ma esattezza: «La grande gloria di Napoleo- Ancient Régime e relitti levigati dal mare. La ne III sarà stata quella di provare che il primo Ogni mattina il tuo oroscopo casa culminava in un belvedere nel quale Hu- venuto può, impadronendosi del telegrafo e go, su un leggio costruito su suo disegno, di- della stampa nazionale, governare una ceva di scrivere ascoltando l’Oceano. grande nazione. Imbecilli sono quelli che sul tuo cellulare. Al caravanserraglio non mancò niente: nel pensano che simili cose possano riuscire 1853 arrivò a Jersey Delphine de Girardin, senza il permesso del popolo: i dittatori sono una medium, e cominciarono le sedute spi- i domestici del popolo…». Dall’esilio Hugo ritiche con le tables tournantesche dettavano sferzava Napoleone III con le satire di Na- Iscriviti al servizio inviando un SMS al messaggi dall’aldilà. Sulla spinta delle sedu- poléon-le-petit e Les Chatiments, scriveva 48442 con scritto “STELLA segno te, il poeta della Fin de Satan disegnò spettri col sangue su un foglietto il suo pomposo ectoplasmatici, le macchie si allungarono in “Sparire, dissolversi, Credo in Deum inpopulumin Galliam, rice- zodiacale ON” (es. STELLA TORO ON). radiografie di spiriti, in grassi visitatori delle veva lettere da Mazzini e dai rivoluzionari di tenebre, e l’ossessione dei condannati a mor- dissiparsi, divenire tutta Europa, si rifiutava di parlare davanti Servizio in abbonamento: costo IVA incl. per SMS te si impadronì del pennino: forse tornavano alle bandiere rosse dei socialisti ma poi ac- ricevuto TIM 0,3098, Vodafone 0,30 e Wind 0,30. a infestarlo i rivoltosi torturati, fucilati e im- fumo, cenere, coglieva esuli e formava comitati di frater- Il costo dell’ SMS di richiesta è di 0,24 (Iva incl.). Per piccati dal generale Cavaignac nel Giugno nità: e come un re letterario maestro di pub- disattivare il servizio invia un SMS al 48442 con scritto 1848 e su cui l’allora conservatore Hugo ave- ombra, quale blicità continuava la sua doppia, tripla, mol- STELLA OFF. va taciuto? Ma alle visioni si mescolò la farsa: teplice vita. le tables tournantes presero a dettare un Chi poteva reggere il suo ritmo? Anche in dramma inedito di Shakespeare, ma Hugo si felicità! Ho anch’io esilio Hugo continuò ad avere due mogli: offese perché la dettatura era avvenuta in sua madame Hugo, la bambina con cui aveva assenza: come era possibile? I colpi prove- il mio sogno”

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SULL’OCEANO A sinistra, Ma Destinée, 1867 (Paris, Maison de Victor Hugo, cat.n 56); sotto, Le phare d’Eddystone, 1866 (Paris, Maison de Victor Hugo, cat.n 53)

In mostra quei diamanti delle tenebre

AMBRA SOMASCHINI

arbone, inchiostro, china, caffè, piume d’oca al po- Csto dei pennelli ma anche fiammiferi e pennini spuntati. Victor Hugo disegnava a margi- ne della pagina scritta e lo face- va soltanto per gli intimi. Quan- do non aveva niente per dipin- gere usava soltanto carta e piu- ma. In esilio fotografava, a Jer- sey aveva creato un atelier, ave- va imparato la tecnica del dagherrotipo, la carta ai sali d’argento (l’argento gli serviva per imprimere la luce nelle sep- piature). Victor Hugo, dessins vi- sionnaires (a cura di Danielle Molinari e Florian Rodari, edi- zioni 5 Continents, 128 pagine, 35 euro, nelle librerie francesi e italiane dal 20 marzo) è un libro e il titolo di una mostra allestita a Losanna dalla Fondation de l’Hermitage fino al 18 maggio. Appunti, disegni, quadri, ac- querelli, gouaches e caricature arrivano dalla Maison Victor Hugo di Place des Vosges, la sua casa di Parigi che ha ceduto per l’esposizione settanta pezzi, mentre pochissimi appartengo- no a collezioni private svizzere. Un’immagine diversa e inedi- ta in Italia dello scrittore roman- tico, un’immagine fatta di inci- sioni, dipinti, decalcomanie, collage, grattage (la raschiatura del foglio con la penna d’oca) empreinte (la tecnica dello stampino). Figure rimaste im- presse sui manoscritti, caricatu- re fatte prima sui banchi di scuo- la e poi su quelli del parlamento, annotazioni prese sui diari di viaggio. Ha scritto Georges Hu- go, il figlio più piccolo: «Qualche volta ho visto disegnare mio pa- dre, erano schizzi, paesaggi, ca- ricature, profili buttati giù con un tratto soltanto che lui faceva su pezzi di carta qualsiasi. Intin- geva il pennino nell’inchiostro e la macchia nera all’improvviso diventava un cielo in tempesta. Finiva con i fiammiferi, era con quelli che disegnava i suoi detta- gli architettonici». Ci sono schizzi di architettu- re, paesaggi e ritratti di sguardi inquieti, tristi, corrucciati («I ve- ri diamanti si trovano soltanto nelle tenebre della vita»), occhi lampeggianti, nasi diritti, storti, adunchi: sono i volti che descri- veva, le facce che conosceva, su cui ironizzava, quelle che gli ca- pitavano davanti. «La sua atti- vità di pittore si volgeva soprat- tutto quando si metteva seduto alla scrivania — spiega nell’in- troduzione Florian Rodari — ma non ha quasi mai dipinto con i pennelli, preferiva i pennini usati per scrivere, nel suo atelier non c’erano né colori pastosi, né tubetti a olio difficili da seccare. Il disegno gli serviva per mettere nienti dall’altro mondo che bussavano ai ta- mersione dell’Altro, del Doppio, del Sosia: un ottantadue anni, segnò sul taccuino una se- a fuoco il contrasto tra luci e om- volini lo affascinavano, e le sedute ripresero, Sosia Nero che Hugo aveva visto comparire al- duta di sesso, e tre giorni prima di essere stron- bre nell’immagine, lo usava co- fino a una sera dell’ottobre 1855, quando il le sue spalle fin da giovanissimo. Non era for- cato da una congestione polmonare annotò: me un prolungamento della proscritto Jules Allix diventò pazzo furioso, e i se quel sosia che aveva dettato allo scrittore di «Amare, è agire». Nel Promontorium Somnii scrittura, la preparava, la ap- tavolini spiritici furono accantonati. L’anno diciannove anni, mentre sua madre moriva, le scrisse: «Sparire, cancellarsi, dissolversi, dissi- profondiva, non se ne separava dopo anche Adèle Hugo, la figlia del poeta, co- pagine frenetiche e feroci di Han d’Islande? E parsi, divenire fumo, cenere, ombra, zero, non mai completamente». minciò a dare segni di follia. chi se non il Sosia Nero un anno dopo aveva essere mai stato, quale felicità, quale incorag- «A differenza dai suoi roman- Chi era Victor Hugo? Forse aveva ragione scatenato nel fratello Eugène, il quasi gemel- giamento a essere! Ho anch’io il mio sogno…», zi destinati a una larga diffusio- Baudelaire quando scriveva che Hugo era la lo, la follia che lo portò a Charenton? E il Tene- ma in Post-scriptum de ma vie aggiunse: «Si ne, i dipinti erano rivolti soltan- prova che «un grand’uomo può essere uno broso non era apparso di nuovo quando il pic- crede che fine significhi morte. Errore. Fine si- to alla sua sfera intima – spiega sciocco», o quando ghignava sul narcisismo colo Léopold-Victor, primogenito di Victor e gnifica vita. La morte non è. La non-materia Juliane Cosandier, direttrice abnorme del Vate: «Hugo-Sacerdozio ha sem- Adèle, era morto neonato? E il Mostro non era può fecondare la materia; sono i due sessi del- della Fondation de l’Hermitage pre la fronte troppo china; troppo china per emerso ancora dalle acque in cui era annega- l’infinito; non ci sono frontiere; tutto si amal- – ma le due attività andavano di vedere alcunché, eccetto il suo ombelico…». ta Léopoldine, la figlia diciannovenne di Hu- gama e si ama; flusso e riflusso del prodigio nel ECCE pari passo, erano assolutamen- Ma nel Salon du 1859Baudelaire seppe anche go? Lacerando la protezione della clarté e del- prodigio; mistero, enormità, vita…». HOMO te complementari. Hugo non è riconoscere «l’immaginazione grandiosa» l’alto artigianato dei versi, i morti i pazzi e i mo- Era questo il sogno perverso del grande spe- Il disegno stato soltanto un grande scritto- che governava i disegni di Hugo, e parlando stri assediavano Hugo, nutrivano segreti la sua rimentatore? Nel vischioso pullulare di vita in sopra re ma anche un appassionato di dei versi del poeta di Guernesey descrisse fame di sogni: e lui li fissava nelle taches d’in- morte dei dessinsagiva questa brama spaven- la copertina fotografia, un decoratore, un di- splendidamente la nera arte dei suoi inchio- chiostro con il gesto falsamente distratto che tosa, nel nero apriva squarci di mattini, for- del catalogo segnatore, un pittore e, come ta- stri: «I suoi sensi sottili gli rivelano abissi; egli apriva l’accesso all’Altro, in un sonno sveglio mava esseri delle origini, faceva ribollire le ac- della mostra le, un precursore del surreali- vede il mistero dovunque. Da qui quelle tur- degno del Nerval che nei sonetti delle Chimè- que madri, mescolava inizio e fine, il cieco ses- è Le Pendu smo. Un poeta, un esprit vision- bolenze, quelle accumulazioni, quei crolli, res parlava dagli abissi: «Io sono il Tenebroso, so animale e l’illuminazione di un mistico (o John Brown), naire appunto. Il genio visiona- quelle masse di immagini tempestose trasci- il Vedovo, l’Inconsolabile… Il mio liuto magi- sconsacrato: come un mare di sogno gli schiz- 1854 (Paris, rio dei paesaggi marini, le onde, nate con la rapidità di un caos che fugge, e co e stellato porta il sole nero della Melanco- zi di monsieur Hugo, i dessinse le macchie del Maison le albe, i tramonti, le mareggiate quelle ripetizioni frequenti, tutte destinate a nia… E ho attraversato due volte vincitore l’A- Sosia Nero, brulicano e chiamano i tuffatori de Victor Hugo, dell’esilio passato dal 1851 in esprimere tenebre rapinose o l’enigmatica fi- cheronte…». Due sole volte? Beato il buon Gé- nel profondo. cat.n. 55); poi nelle isole Jersey e Guerne- sionomia del mistero. Il genio che ha dispie- rard! Sotto il colosso Victor l’Acheronte scor- nel tondo sey. Gli arrivavano molte lettere, gato in ogni tempo nella pittura di tutta la mo- reva inesausto. Hugo sopravvisse alla morte Giuseppe Montesano è autore di romanzi dell’altra pagina sull’intestazione c’era scritto struosità che avviluppa l’uomo è veramente della moglie, alla morte del figlio Charles, alla (“Di questa vita menzognera”, “Nel corpo lo scrittore soltanto Victor Hugo, océan». prodigioso…». morte del figlio Francois-Victor, alla morte di Napoli”, “Magic people”) e saggi I nebulosi deserti e le maree affiorate dal re- dell’amante, alla congestione cerebrale. Il suo ultimo libro è su Baudelaire: gno dei morti dei disegni visionari erano l’e- Chi era Hugo? Un mese prima di morire, a “Il ribelle in guanti rosa”, Mondadori

Repubblica Nazionale 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 16 MARZO 2008 la lettura Trent’anni dopo Il 16 marzo del 1978 l’agguato in via Fani, il sequestro del presidente dc, la strage degli uomini della scorta Uno scrittore ripercorre quella vicenda cercando di immedesimarsi nei terroristi, nella loro ossessione della clandestinità: garanzia di successo in quell’attacco

BEPPE SEBASTE al cuore dello Stato e radice profonda del loro fallimento ono seduto sull’autobus, e guardo la città dal finestrino: le stra- de, i negozi, i bar, il solito traffico di auto. È quasi ora di pranzo, la gente si accalca per tornare a casa, donne e studenti soprat- tutto. Io sono un ricercato, terrorista in clandestinità, uno di quelli che per rapire il presidente della Democrazia cristiana ha sparato e ucciso cinque persone della scorta. Vado in via Mon- talcini,S strada di una periferia residenziale. Lì, al piano rialzato di una pa- lazzina di tre piani, teniamo prigioniero in un bugigattolo Aldo Moro. Tut- ti parlano di noi, le Brigate rosse. Anche sull’autobus. Come mi sento? E che cos’è la gente per me, le persone comuni che ho a fianco? Non è facile esse- re uno di loro, vestirsi con anonima cura, né troppo dimesso né elegante. Specchio la mia riuscita nell’indifferenza degli altri. Ma mi accorgo dei confini tra quello che recito e quello che sono divenuto? Sto facendo il percorso di un brigatista trent’anni fa, e penso queste co- se seduto sul 44. Tra i vari saliscendi – Monteverde, Colli Portuensi – guar- do la folla di palazzi ocra che si incastrano a cuneo come le automobili parcheggiate, il regno romano del terziario. Non molto diversi da quelli al capolinea, tranne che questi sono più bassi e con un’apertura panorami- ca sul quartiere della Magliana, la ferrovia per Fiumicino, le torri dell’Eur. Sono gli ex brigatisti a dire che si muovevano soprattutto in autobus. Non avevano granché da fare, oltre a entrare e uscire dallo stanzino di Moro, scrivere comunicati sul tavolo della cucina, recapitarli qui e là come cor- rieri privati, andare a dormire nelle rispettive abitazioni-rifugio. E so- prattutto fingere di essere normali. Ma come sono le persone normali? Fossi davvero un brigatista del 1978, Le Br fantasma non sarei sceso direttamente in via Montalcini, oggi capolinea del 44 che ho preso in via Dandolo, e che trent’anni fa non esisteva. Sarei sceso cin- quecento metri più giù, vicino alla chiesa moderna di Santa Silvia, in piaz- za Lorenzelli. A via Montalcini sarei arrivato a piedi: Camillo Montalcini, funzionario (1862-1948), dice la targa. Vi si potrebbe aggiungere la data di morte, avvenuta nel box di un garage, di un altro funzionario dello Sta- to: Aldo Moro, maggio 1978. Poche le palazzine all’epoca, appartamenti spaziosi, da media borghesia. Seduto su una panchina nel giardino di fronte, ex villa dell’ingegner Bo- nelli, ora sede del XV municipio e giardino pubblico ricco di alberi, guar- paradosso do l’anonima casa di quel garage, il numero 8: mattoncini rossi a vista, bal- coni col muretto bianco, grandi finestre. E soprattutto l’appartamento al piano rialzato, abitato nel 1978 da un altro ingegnere che stava sempre in casa, l’ingegner Altobelli, alias Germano Maccari. Difficile immaginare che in quella palazzina, per cinquantacinque giorni, Moro è stato prigio- niero, prima di essere ucciso in garage per ragioni di speculare fermezza tra apparati ideologici: i comunicati delle Brigate rosse e le dichiarazioni dei partiti di governo esibirono una comune autonomia della politica dal- la vita umana. del Caso Moro Intanto i carcerieri di Moro condussero una vita così anonima che sem- brava una commedia di Pirandello. Recitavano bene? Per niente, mi dice una signora che abita ancora lì, già insegnante di scuola, la stessa che li in- contrò in garage il mattino dell’uccisione di Moro, ed è turbata ancora og- gi da questa involontaria esperienza. L’ingegner Altobelli, che lavorava in casa come fosse uno scrittore, e la sua fidanzata che stava fuori tutto il giorno, erano cosi strambi, dice, che i vicini li sospettavano di traffici va- ri, senza tuttavia mai pensare che custodissero la chiave del più incredi- bile psicodramma politico dell’Italia repubblicana. Non uscivano mai, non ricevevano neanche una visita. L’incongruità della loro convivenza con Moro era anche mentale e linguistica. Ha scritto la residente ufficia-

Non è facile essere uno di loro, vestirsi con anonima cura, né troppo dimesso né elegante Specchio la mia riuscita nella loro indifferenza. Ma vedo i confini tra quel che recito e quel che sono diventato? le delle Br, Anna Laura Braghetti, «avevamo raggiunto il cuore dello Sta- to, e non ci capivamo niente». Dopo essere stato abitato da un’anziana signora, l’appartamento è sta- to di nuovo rinfrescato. Le grate bianche decorate poste su tutte le fine- stre e le porte-finestre che girano intorno all’edificio, fino al giardino con- dominiale sul retro su cui affaccia la cucina, furono messe da Mario Mo- retti. Dalle memorie della Braghetti conosciamo anche l’arredamento, acquistato in un mobilificio del raccordo anulare: divani a fiori gialli e arancione, un tavolo con le seggiole, tavolini di vimini, eccetera. C’è un giardino pensile male utilizzato, «l’unico nella tetra storia delle basi bri- gatiste». Aggiunse piante al soffitto, una vasca con pesci rossi, una gabbia con due canarini. Un secolo dopo Guido Gozzano, e senza ironia, è l’in- terno borghese nell’immaginario brigatista. La classe morta – titolava in quegli stessi anni un’intensa pièce teatrale di Tadeusz Kantor. A chi rife- rirla? In uno scritto sull’estetica degli anni Settanta – sui temi dello sparire, del dissolvimento, del diventare fantasmi – ho suggerito che anche i co- siddetti «terroristi», o almeno molti di essi, fossero presi da un’altra fan- tasia che non la «lotta armata per il comunismo» o l’«attacco al cuore del- lo Stato»: quella di sparire, come Il fu Mattia Pascal. Il potenziale estetico della clandestinità non viene cancellato neppure dalle rappresentazioni giornalistiche più banali, o dalle loro stesse testimonianze: «La forza del- la guerriglia urbana sta tutta nel fatto che agisce quando nessuno se lo aspetta: è come un fantasma», dichiarò Mario Moretti a proposito di via Fani. E su Via Montalcini: «Laura e il suo fidanzato sono le uniche perso- ne che gli altri inquilini vedono durante il sequestro. Prospero Gallinari, io e naturalmente Moro non siamo mai stati visti. Gallinari è un fantasma, esattamente come Moro». Anche nel film di Marco Bellocchio, Buongiorno notte, emerge la pi- randelliana condizione di ontologicamente clandestini dei brigatisti. L’appartamento più squallido, la vita più banale, la miseria triste del geo- metra, dell’ingegnere o del bancario Tal dei Tali, residente in una perife- ria impiegatizia, qualcosa che non si potrebbe immaginare più anonimo (ma con dentro una stanza murata), è come un teatro in cerca d’autore. (E, forse, la stessa ricerca poliziesca e giudiziaria di un “Grande Vecchio” che muovesse le fila del gioco, non era che l’insoddisfazione estetica di fronte a un’epica troppo banale). Il fascino del falso, di una vita e un no- me indossato come un abito, rende iperreale quella normalità giudicata «fascista» e «razzista» da Orson Welles, un decennio prima, ne La ricotta di Pier Paolo Pasolini. Giocare ai normali era il paradosso della vita di un

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brigatista e, forse, chissà, la sua intima ragione d’essere. Al loro cospetto, l’idea bellissima di Bellocchio, nell’interpretazione di Roberto Herlitzka, del sogno dell’evasione tranquilla dalla sua prigione di normalità di Aldo Moro, che cammina all’alba scoprendo con occhi da poeta il fascino del- la periferia, ne fa un eroe libero e felice come il personaggio della Passeg- giata improvvisa di Franz Kafka. È un sogno del cinema, ma capace di mettere in risalto per contrasto la cupezza e la miseria epica ed espressi- va dei professionisti della autonomia della politica – sia quelli dello Stato che quelli delle Br. Tra la miriade di libri dedicati al caso Moro e ai suoi segreti, oltre a quel- li dei brigatisti, cui si è finora delegato il compito della memoria, il recen- te Eseguendo la sentenza(Einaudi) di Giovanni Bianconi si legge con la su- spense di un romanzo, anche se conosciamo già la fine. È la ricostruzio- ne dei fatti certi avvenuti in quei cinquantacinque giorni (comprese le pubblicità di Carosello), un piccolo capolavoro di memoria e storia me- scolate. Gli eventi detti storici acquistano un’aura di straordinarietà, co- me se non fossero fatti della stessa sostanza della vita di tutti. Ma è vero il contrario: la storia è fatta di cose, luoghi e persone ordinarie, e indagare la loro infraordinarietà è quello che ci resta. La normalità interpretata dal- le Brigate rosse («fabbrica di omicidi», le definisce nel suo libro la Bra- ghetti) è in fondo la nostra, per questo è importante descriverla. Tempo fa sono andato a guardare le case che abitavano. La famosa via Gradoli, la meno nota via Chiabrera. Che cosa è abitare? C’è una geografia storica, una toponomastica che disegna un turismo della memoria del caso Mo- ro. Anche questa è un’estetizzazione della realtà, spettacolo della frantu- mazione del mondo in cui tutti hanno perduto i propri riferimenti. Alcu- ni anni fa in una grande città alcuni burloni posero delle targhe sui palaz- zi, con commemorazioni del tipo: «In questa casa / il 17 febbraio del 19.. / non è successo nulla». Targhe false, naturalmente, ma in questo senso: non c’è edificio abitato in cui non sia accaduto qualcosa di estremamen- te rilevante per qualcuno, ancorché invisibile. Potrei essere dunque l’ingegner Maurizio Borghi, alias Mario Moretti, colui che affittò già nel 1975 un altro “covo” dalla parte opposta della città, via Gradoli 96, sulla Cassia, dopo la Tomba di Nerone, e che durante il se- questro Moro abitò con Barbara Balzerani. All’epoca era una specie di vil- laggio: una strada ad anello senza uscita, con una parte ripida le cui case si affacciano su una boscaglia a strapiombo, come è il caso della palazzi- na A del numero 96. Un condominio popolare, appartamenti piccoli e nu-

L’appartamento più squallido, la vita banale, la miseria triste del geometra, ingegnere o bancario in una periferia impiegatizia, qualcosa che non si potrebbe immaginare più anonimo Un teatro in cerca di autore

merosi, dalle cui finestre esce odore di spezie indiane e musica etnica, e dove mi colpisce la presenza di volti scuri di immigrati. Nessuno conosce la Storia di trent’anni fa. Oggi è un quartiere residenziale dismesso, in cui è impossibile sostare in automobile (un cartello avverte che la via è solo per i residenti). Trent’anni fa vi abitavano esponenti di Potere operaio, dei servizi segreti e criminali comuni, ma le Brigate rosse, dichiarò Morucci alla commissione parlamentare d’inchiesta nel 1997, non sapevano nul- la. «Eravamo gente normalissima in giacca e cravatta che entrava e usci- va dagli appartamenti, non ci incontravamo sotto i lampioni, non face- vamo traffici strani». «Sembrate dei marziani paracadutati», obiettò il presidente della commissione. Ancora il mito dell’invisibilità. Fantasmi. Si sa che il covo di via Gradoli fu scoperto casualmente per una perdita d’acqua il 18 aprile del 1978, e la polizia stilò il triste inventario dei locali, interno 11, secondo piano, scala A: il soggiorno separato dalla cucina da una libreria contenente libri sulle armi; la camera da letto nel cui casset- tone c’erano svariate pistole, tra cui una pistola mitragliatrice; la cucina e il frigo con scatolette di carne, porzioni di affettato, marmellata, tavo- lette di burro, dadi Star; il bagno con la biancheria sporca e un giubbotto antiproiettile, e così via. Durante il sequestro Moro, Valerio Morucci abitò con Adriana Faran- da in via Chiabrera, quartiere San Paolo, da cui si muovevano in coppia per “postare” le lettere di Moro. È una specie di canyon di palazzi di otto piani, con macchine posteggiate ai lati e nel mezzo, a spina di pesce. C’è il cinema Madison, e un bar dove si riuniva la banda della Magliana. Pic- coli negozi, supermercati dai nomi secondari. E una rosticceria-pizzeria- tavola calda tale e quale era negli anni Settanta, e dove mi siedo nono- stante non abbia più il fisico di quegli anni. Guardo le finestre dell’appar- tamento al primo piano del numero civico 74, quello di Morucci e Faran- da. È quasi di fronte a una scalinata, via Valeriano, che porta a un casale contadino abbandonato tra i palazzoni (ospita adesso una Città dell’U- topia, luogo di servizio civile e corsi di lingue). In quegli anni la proprie- taria rinunciò a notificare l’identità di Morucci alla questura, come ri- chiesto dalla legge antiterrorismo: «Mi fido di lei», gli disse. Non però di quelli che abitavano prima, due studenti calabresi: «Lo sa che prima era una base delle Brigate rosse? Un giorno sono entrata, e nello sgabuzzino in fondo al corridoio ho visto una bandiera con la falce e martello!». Si svol- se qui la riunione che l’8 maggio 1978 sancì l’esecuzione di Moro, con Mo- rucci, Faranda, Moretti, Seghetti e Balzerani. Le finestre, proprio accan- to all’entrata, si affacciano basse sulla strada e sui piccoli negozi – di ab- bigliamento, di orologi, di surgelati. Mi alzo dalla sedia di plastica della rosticceria, indeciso se visitare la Città dell’Utopia o vedere il film al Ma- dison, La promessa dell’assassino. Quando passai la prima e unica volta in via Fani, angolo via Stresa, ri- cordai con trepidazione la ricostruzione dell’assalto, i brigatisti con divi- se da aviatori, la famosa mitraglietta Skorpion, il presunto Tex Willer, le armi difettose, la quantità di spari, il sangue, i morti, le varie automobili ILLUSTRAZIONI DI GIPI usate. La tragica rottura dell’ordine quotidiano di una strada, di un quar- tiere. Qualcosa del genere aveva descritto qualche anno prima Peter Handke in un libro capolavoro, L’ambulante, sorta di autopsia del gene- re poliziesco: «L’ordine è fatto del respiro che si trattiene prima di un gri- do». «Prima del delitto, l’ordine sembra addirittura disordine». Dopo il delitto, segue ogni volta il riordino del disordine precedente: il brulichio della vita corrente, quotidiana, abitudinaria, la nostra. Le macchine sfrecciano ne due sensi, tra le palazzine anni Settanta. Poi guardo la lapi- de, anzi la teca, con le foto in bianco e nero dei volti dei cinque uomini del- la scorta di Moro, «uccisi con fredda ferocia» in quel luogo, alle 9,05 del 16 marzo 1978. Sopra la teca, un albero di mimosa.

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Mancano un anno e quattro mesi all’inaugurazione a Stoccolma di ABBAtheMuseum, SPETTACOLI prevista per il 4 giugno 2009. Ma la fama smisurata della band svedese fa sì che la prevendita dei biglietti già impazzi su Internet. E l’amministrazione della capitale ha previsto fin d’ora una nuova linea di autobus e una di traghetti ARRIVAL per raggiungere l’edificio: “Vogliamo che i visitatori escano di qui (1976) L’album felici”, dice la fondatrice. “Proprio come si usciva dai concerti “dell’elicottero” segnò l’inizio di Agnetha, Björn, Benny e Anni-Frid” della fama mondiale degli Abba

WATERLOO (1974) Col brano LAURA PUTTI hanno dovuto lavorare in gran segreto. «Se che dà il titolo qualcosa fosse trapelato avremmo avuto all’album gli Abba STOCCOLMA addosso tutti i media del mondo». E quan- vinsero, primi svedesi, do a Stoccolma nel 2006, durante la prima l’Eurofestival conferenza stampa per la presentazione aeroporto di Arlanda è tap- del progetto, hanno annunciato che cer- pezzato di enormi fotogra- cavano un edificio adatto al museo, dopo fie sospese nel vuoto. Dal dieci minuti è arrivata una telefonata: l’e- gate d’arrivo fino all’uscita, dificio esiste, ve lo diamo. «Qui in Svezia, ilL’ passeggero è accompagnato dai volti de- come in tutto il mondo, la leggenda degli gli uomini e delle donne che hanno fatto la Abba è ancora talmente viva che solo pro- gloria della Svezia. C’è il signor Alfred No- nunciare il loro nome bel, munifico creatore del premio, come apre tutte le porte». dice la didascalia sotto la foto. C’è August L’edificio in cui nascerà Strindberg, «scrittore». C’è Björn Borg, ABBAtheMuseum è un «leggenda del tennis», ci sono Britt Ekland vecchio magazzino merci di e Lena Olin, entrambe «attrice», e Lasse proprietà del Porto di Stoc- Hallstrom, «regista». Quasi all’uscita di Ar- colma. Una bellissi- landa, colpo di scena finale, ci sono gli Ab- ma costruzione ba. La didascalia dice semplicemente: «li- in brownstone di ving legends». Non dice «leggende della un secolo fa, ap- musica». Neanche «popstar». Semplice- poggiata in riva al SUPER mente «leggende viventi». mare di fronte al TROUPER Nessuno sarebbe tenuto a sapere chi centro città. Il Co- Con questo siano quei quattro sulla foto. Potrebbero mune lo ha conces- album del 1980 essere campioni di bridge, architetti di fa- so immediatamente gli Abba sono ormai ma o gestori della prima fattoria biodina- e il Porto affronterà al top delle classifiche mica svedese. Ma la realtà è che tutti lo le spese di re- internazionali sanno. La realtà è che dal 1974 (anno in cui, stauro: 230 con Waterloo, vinsero l’Eurofestival, ras- milioni di segna al cui confronto anche Sanremo di- corone, circa 25 milioni di venta Woodstock) a oggi il mito degli Abba euro. Per raggiungerlo sarà creata una ha resistito. Esattamente come quello dei nuova linea di autobus e una di traghet- Beatles, come quello di Elvis. Solo che, nel- ti. «Contiamo di avere duemila persone al la loro breve parabola (1972-82), i quattro giorno, con biglietti a orario prenotati in svedesi non hanno cambiato il mondo, né precedenza, ma anche messi in vendita il la musica. «Li hanno resi entrambi, però, giorno stesso». più leggeri, più allegri, più spensierati», di- I tre piani del museo ospiteranno sale Un museo celebra la leggenda del quartetto pop ce Ewa Wigenheim-Westman, fondatrice, dedicate ai momenti più con suo marito Ulf, del futuro museo degli importanti della vita degli Abba la cui inaugurazione è prevista il 4 Abba. Dopo gli early giugno del 2009. Messi in vendita in rete years (il primo disco è poco prima di Natale, i primi tremila “pac- del 1972), si arriverà chetti” per la opening week (3-7 giugno nella sala Waterloo, do- 2009, dai 110 ai 190 euro) sono andati ve sarà ricostruito il pal- esauriti in un soffio, venduti in trentatré coscenico di Brighton Paesi. Iniziata giovedì scorso sul sito onli- sul quale il quartetto vin- ne (www. abbamuseum. com), la preven- se l’Eurofestival. Svolaz- dita ufficiale è inarrestabile. E dire che alla zando su MySpace, tra i opening night, il 3 giugno dell’anno pros- molti video degli Abba (la simo (ma per pochi invitati, con un even- maggior parte dei quali girati da to a sorpresa), manca più di un anno. un giovanissimo Lasse Hallstrom, Osservata da questo civilissimo Paese, poi regista di La mia vita a quattro da questa città così elegante, da questo zampe, Le regole della casa del si- piccolo ordinato ufficio, la gigantesca fa- dro, Chocolat…) c’è anche quello ma degli Abba appare a misura d’uomo. della prima storica performance Ma non lo è affatto. Dal 1972 a oggi i quat- del 1974: vi si vedono quattro ra- tro musicisti svedesi hanno venduto circa gazzi in improbabili costumi con trecentosettanta milioni di dischi. «Solo i richiami militari. Due stangone Beatles ed Elvis superano Agnetha, Björn, (Frida in gonna e Agnetha già molto Benny e Anni-Frid». Di quanto? «Nessuno stivalata, ma non ancora così attillate può saperlo», risponde la signora Wi- come sarebbero generosamente state in genheim-Westman. Nel 2002 era una pr seguito) accanto a due giovanotti poco consultant e Benny Andersson l’aveva sexy, saltellanti dietro a una musica scac- Con 370 scelta per occuparsi dell’apertura a Stoc- ciapensieri. «Sapevano di essere i primi colma del suo Rival Hotel (un cinque stel- svedesi della storia dell’Eurofestival e, vin- milioni le ritenuto oggi uno degli alberghi più bel- citori o no, credo fossero decisi a lasciare il li del mondo), avvenuta nel 2003. Dei quat- segno. Se avessero cantato in jeans e ma- di dischi tro Abba, il tastierista Benny Andersson glietta nessuno si sarebbe ricordato di lo- era il più discreto, il più posato, il più schi- ro». vo. «Ho imparato a conoscerlo, sono en- Dopo la sala dei video si arriva a quella, venduti trata in confidenza con lui. Tanto da osare molto grande, del 1976-78, l’inizio del suc- l’inosabile: perché non esiste un museo cesso conquistato con fatica: quali chance nel mondo, degli Abba?, gli ho chiesto. La risposta è poteva avere nel mercato europeo (quindi stata: “Non posso farlo da solo”. Allora ho anglofono) una band svedese che cantava sono superati capito che uno spiraglio c’era. Ne ho par- in inglese? Ma nel ‘76 arrivò il singolo Fer- lato con mio marito e gli abbiamo propo- nando, e subito dopo Arrival, “l’album sto il progetto. “Troppo lavoro, non me la dell’elicottero”, che conteneva Dancing soltanto sento”, ha risposto Benny. Non abbiamo queen (il cui video ha su MySpace sei e mi- mollato. Lui ha detto no e ancora no, no lioni e mezzo di contatti), Money money da Elvis again and again. Alla fine ha ceduto. Ab- money e Knowing me, knowing you. Al biamo contattato gli altri tre Abba i quali centro della sala dovrebbe esserci proprio e dai Beatles sono stati subito entusiasti dell’idea». l’elicottero, un Bell 47, della foto di coper- Da quel momento i coniugi Westman tina del disco. Poi una sala dedicata a Vou-

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GLI STIVALI Tra i cimeli del museo, gli stivali di scena di Björn

I COSTUMI I vistosi abiti di scena degli Abba Qui sotto in piccolo, un pop up del quartetto svedese

lez-vous (1979) e una per Super Trouper vi carriere solistiche, mentre nell’85 (1980). Benny e Björn (con Tim Rice) composero Tra le altre sorprese del museo, il dietro Chess, che fu un successo a Broadway. Nel le quinte di Mamma mia!, il musical che 1995 si riunirono per uno spettacolo tra dal 1999 a oggi ha contribuito a tenere vi- musical e melodramma: Kristina fran Du- vo il mito degli Abba. «Lo hanno visto più vemala (per la prima volta in svedese, per di trenta milioni di persone in centoset- un pubblico svedese), tratto da Emigranti tanta città del mondo ed è stato tradotto in di Vilhelm Moberg, classico della lettera- otto lingue, compreso il russo, il giappo- tura svedese, più di duemila pagine sulla nese e il coreano», dice Ewa Wigenheim- storia dell’emigrazione dell’Ottocento. Westman. E in luglio (in Italia in ottobre) Poi più niente. uscirà il film tratto dal musical, con Meryl Ci sarà nel museo una sala dedicata ai Streep, Colin Firth e Pierce Brosnan tra i costumi di scena? La signora Wigenheim- protagonisti. «Il Westman si alza, esce dalla stanza e torna che vorrà dire con uno stivaletto in pelle bianca con una che gli Abba arri- zeppa alta quattro dita. «È di Björn. Gli Ab- veranno in tutti i ci- ba ci hanno dato tutto quello che avevano: nema del mondo. scarpe, abiti, strumenti, video, dischi, fo- Così rispondo a chi tografie. È incredibile, ma le memorabilia mi chiede come fare- non sono poi così tante. Quando il gruppo mo ad attirare nel mu- si è sciolto, gli Abba hanno smesso di esse- seo anche chi, quando re gli Abba. E con il mito hanno gettato via gli Abba si sciol- anche gli abiti di scena». Perché, secondo sero, non era lei, la leggenda continua? Perché i Fugees ancora nato». e Madonna hanno inciso le loro canzoni? Ma la par- Perché i medici americani consigliano ai ticolarità jogger di mettere gli Abba nell’ipod? Per- del museo ché giovani band (come gli inglesi Abba sarà so- Mania) fanno il pieno ovunque ripropo- prattut- nendo le copie perfette (scene, costumi, to la scalette) dei concerti storici? «Perché la lo- sua interat- ro musica è ancora oggi moderna, fre- tività. I vi- schissima e di grande livello tecnico. Per- sitatori ché la decisione di sparire li ha protetti. potranno registrare la loro voce sulla Perché nessuno li ha mai visti a un party musica degli Abba nel Polar Studio (la sa- con un bicchiere in mano, fotografati su la d’incisione del gruppo), ricostruito in un giornale rosa in compagnia di un jet- scala più piccola; ci saranno karaoke, vi- setter. Perché è rarissimo che gli Abba con- deo interattivi, e altre situazioni per coin- cedano ad altri le loro canzoni: non esisto- volgere i fan, come sondaggi («Votate no suonerie originali dei telefonini con i per il più bel video, per la più bella loro motivi e quando il candidato repub- canzone»), mostre temporanee blicano John McCain si è dichiarato loro («Penso a una sulla pop-art»), fan e ha chiesto di poter usare Take a chan- eventi speciali («L’anteprima ce on me nel corso delle primarie, gli Abba del film Mamma mia!»). Sugli hanno detto di no». schermi (tutta la tecnologia Un’ultima domanda, signora: lei sa che sarà Sony, sponsor principale la sua autarchia di coppia tra poco non le del museo) scorreranno inter- basterà più, che in pochi mesi in questo uf- viste recentissime con i musici- ficio si scatenerà l’inferno. Chi glielo ha sti — bassisti e batteristi — che fatto fare? «È una questione sentimentale: per anni sono stati in scena con gli durante tutta la mia giovinezza ho pensa- Abba, e con Lasse Hallstrom. to di essere Agnetha. Mi mettevo davanti E Agnetha, Björn, Benny e Frida si allo specchio e iniziavo a cantare come lei. vedranno in giro? In video? All’inaugura- Qui non stiamo costruendo un monu- zione? «È presto per dirlo, chissà? Però se- mento, stiamo creando una attrazione per guono attentamente la creazione del mu- intrattenere e divertire la gente. Il nostro seo. Senza la loro approvazione non fac- scopo è che il visitatore esca dal museo de- ciamo un passo». Nel 1982 gli Abba deci- gli Abba felice, con il sorriso sulle labbra. sero di sparire. Le due ragazze fecero bre- Proprio come si usciva dai loro concerti».

Karaoke, video interattivi e altre

iniziative I BADGE I badge con l’effigie previsti dei quattro Abba sono una delle tante testimonianze per del loro incredibile successo. Malgrado coinvolgere si siano sciolti ormai da 26 anni i fan i loro dischi continuano a essere venduti nel mondo FOTO REDFERNS / GRAZIA NERI

Repubblica Nazionale 48 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 16 MARZO 2008 i sapori Tra terra e mare

Domani è San Patrizio, l’Isola Verde festeggia con litri di scurissima stout e i piatti della cucina tradizionale la giornata dedicata al vescovo patrono E gli irlandesi nel mondo gustano i nuovi formaggi gourmand e“glorificano” le carni d’agnello e di manzo

Cucina d’Irlanda A tutta birra, dal breakfast al dinner LICIA GRANELLO che birra sia. Domani, giorno di San Patrizio, il vescovo che passerella internazionale di Slow Food. ha dato il nome al pozzo più profondo della storia (in fon- Altri benemeriti del buon mangiare sono e i figli, che do al quale, secondo leggenda, si aprivano le porte del pur- hanno creato due strutture – e Ballymaloe Cookery gatorio), l’Irlanda intera sarà percorsa da fiumi di stout. School – in cui agricoltura e gastronomia si fondono in nome del bio- Certo, la cucina irlandese non è comprimibile nello spazio logico e degli orti-giardini, esaltando la freschezza di una grande va- di una pinta o di una lattina, soprattutto dopo che il pas- La festa rietà di erbe, verdure, pesci, frutta, là dove la cucina “di sussistenza” saggioE dal cibo della necessità a quello del piacere ha spalancato le por- non andava al di là di carni povere (salsicce, frattaglie, quinto quarto), te dell’innovazione gastronomica. Ma nulla avrebbe lo stesso sapore, Festa grande, domani, in Irlanda accompagnate da patate, cavoli, cipolle. lo stesso impatto, perfino lo stesso fascino se d’improvviso un dio cat- e per milioni di irlandesi sparsi Così, fermi restando i capisaldi della tradizione alimentare rurale – tivo prosciugasse le riserve irlandesi di orzo & luppolo. ragù di montone, piedini di maiale bolliti, aringhe affumicate, sangui- Succede così che la birra scura ad alta fermentazione e alta grada- nel mondo. L’annuale celebrazione nacci, ben presenti nei menù dei pub – nella nuova cucina irlandese si zione – quasi i due terzi del consumo locale, oltre sette milioni di euro di San Patrizio, patrono d’Irlanda, glorificano materie prime di alta qualità, come le carni di manzo e di di fatturato in Italia – entri ed esca da ricette e menù, attraversando tut- infatti, viene accompagnata da feste, agnello. Le produzioni, il cui marketing è curato dal Bord Bia (ente go- ta la giornata, dal robusto irish breakfast all’ultimo sorso prima della vernativo monodedicato) prevedono controlli strettissimi su alleva- buona notte, con la sola eccezione del tea-time a metà pomeriggio. E processioni, concerti, cacce al tesoro mento, benessere, alimentazione, gestione dei pascoli, ambiente. Ri- poco importa che si tratti di stufato di montone o torta della festa: ovun- e cene pantagrueliche. La birra sultato: esportazione in crescita (52mila tonnellate solo in Italia) e cre- que il palato venga sollecitato, da Londonderry a , qualsiasi sia dits nei ristoranti più prestigiosi. l’occasione di festa o cordoglio, c’è la birra di mezzo. è protagonista ed entra gloriosamente Dalla carne al settore ittico, il livello non si abbassa, anzi: basta pen- Se tutto o quasi l’universo alimentare irlandese ruota intorno al boc- perfino nella ricetta della torta sare al salmone selvaggio – la cui cattura è fortemente contingentata, cale, è giusto celebrare i suoi storici compari di gusto, a cominciare dai di San Patrizio, insieme a uvetta, ma ancora attiva – alle ostriche piatte e ai pesci d’acqua dolce, di cui i formaggi. Dopo anni di semi-oblio e produzioni tristanzuole, a imita- tanti fiumi irlandesi sono ancora ricchissimi. Ultima tappa, i dolci, ca- zione mediocre dei marchi più conosciuti, sono riemersi agli onori del scorze d’arancia, zenzero e spezie pitanati da plum pudding, fatto con uvette, birra e whisky, anzi whiskey mondo gourmand i casari virtuosi che lavorano solo latte crudo e con (con tanto di “e” aggiunta, per non confondersi con gli altri). Dicono ricette originali. L’uomo che più li rappresenta si chiama Seamus She- che il distillato di malto sia nato proprio nell’Isola Verde e poi esporta- ridan. A metà degli anni Novanta vendeva poche forme nel suo ban- to in Scozia dai monaci. Nessuna competizione con la birra, visto che chetto al mercato di Galway. Oggi sono suoi due negozi-culto nel cuo- gli irlandesi considerano irrinunciabili entrambe le bevande. In quan- re di Dublino, dove si vendono stagionature raffinatissime, le stesse che to agli stranieri, sono dieci milioni ogni anno (trecentomila italiani) i Sheridan porta ogni anno – tra “Cheese” e “Il salone del gusto” – sulla turisti che provano a sciogliere il dilemma.

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Belfast Dublino Cork

Archiviati gli anni L’animatissima Importante porto della guerra civile capitale marittimo all’estremità itinerari (troubles), la capitale della Repubblica sud dell’isola, Otto fratelli, padre dell’Irlanda del Nord d’Irlanda, tagliata è vivificata da molti oggi è famosa in due dal fiume Liffey, festival, gallerie d’arte, camionista, soprattutto è un’originale compagnie teatrali cresciuto per l’architettura, miscellanea di case che le sono valse la City Hall, i murales georgiane e palazzi la nomina di Capitale tra orti e giardini, e gli hotel di design hi-tech, panorami europea della cultura il talentuoso chef Imperdibile il vittoriano Crown Liquor Saloon, marini e notti allegre nei pub. Eccellente l’offerta 2005. Nella contea, pascoli, fattorie e pesce tempio di ostriche e guinness gastronomica eccellente ha trasformato DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE TEN SQUARE BOUTIQUE HOTEL ANNANDALE B&B GARNISH HOUSE i piccoli 10 Donegall Square South 84 Grace Park Road Western Road aiuti quotidiani Tel. (+353) 28-90241001 Tel. (+353) 1-8040822 Tel. (+353) 21-4275111 Camera doppia da 140 euro, colazione inclusa Camera doppia da 80 euro, colazione inclusa alla mamma DOVE MANGIARE in passione assoluta DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE JACOBS ON THE MALL THE JOHN HEWITT THORNTON’S RESTAURANT 30A South Mall “Cibo non è tanto 51 Donegall Street 128 Saint Stephens Green Tel. (+353) 21-4251530 il prodotto finito, Tel: (+44) 28-9023 3768 Tel. (+353) 1-4787008 Chiuso domenica ma la vita stessa” Chiuso domenica, menù da 30 euro Chiuso domenica e lunedì, menù da 45 euro menù da 35 euro è il motto DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DEANE DELI (con cucina) SHERIDANS CHEESEMONGERS ENGLISH MARKET del suo ristorante 42-44 Bedford Street 11 South Anne Street Princes Street & Grand Parade Tel. (+353) 28-90248800 Tel. (+353) 1-6793143 Aperto dal lunedì al sabato

Abbasso le carote evviva la fusion

CATHERINE DUNNE acon e cavoli. E carote. Spezzatino. E carote. Stu- Lamb Soup fato di manzo, con carote. Pasticcio di carne. E Shannon Salmon La regina delle zuppe Bcarote. Stracotto, e carote. Un tema fisso? Quando ero piccola le parole “irlandese” e “cucina” Muscolosi e ambitissimi irlandesi è fatta con l’agnello non sarebbero mai apparse accoppiate in una frase se i salmoni selvaggi di Connemara, terra non per spiegare il concetto di ossimoro… Se la me- che affrontano le impetuose di pascoli davanti alla costa moria non mi inganna, e probabilmente invece lo fa, ad essere sinceri, perché la memoria tende a porsi al ser- correnti del mar d’Irlanda occidentale, che regala vizio di ciò che vogliamo, il cibo della mia infanzia era e risalgono il fiume Shannon sapore e freschezza l’equivalente culinario di com’erano gli irlandesi negli per andare a riprodursi alla carne. Squisite anni Cinquanta e Sessanta. Questo vale in particolare per le verdure: tradizionali, prive di fantasia, senza pro- L’affumicatura li trasforma anche la Cockle Soup, spettive. L’insipida monotonia generalizzata. in ingrediente cult di mousse con i molluschi, e il Bacon Ho avuto spesso la sensazione che la nostra depres- sione nazionale sobbollisse e schiumasse nelle cucine e tartine, per colazione Broth, con orzo e pancetta d’Irlanda in quei tristi decenni. Il cibo che mettevamo e come antipasto in tavola di conseguenza aveva più di una fuggevole somiglianza con la nostra bandiera. Verde come i ca- voli cotti a morte, bianca come le cipolle bollite nel lat- Irish Coffee te e, sì, arancione come le carote, fatte a fettine, a da- Cashel Blue La calda magia di caffè, dini, schiacciate e propinate con ogni cosa. Il goloso erborinato Ovviamente c’erano le festività in cui il vitto norma- zucchero, panna e whiskey le guadagnava qualche punto. A Natale i cavolini di di mucca della contea sorbiti a strati nacque Bruxelles erano l’ospite sgradito di ogni famiglia. Insi- di Tipperary guida nel 1942 per confortare pidi e prepotenti al contempo, il loro odore stagnava la riscossa dei formaggi negli angoli per giorni e giorni. E poi veniva Pasqua, gli esausti passeggeri che spesso portava l’agnello. Delizioso se cucinato co- isolani, forti di una storia dei voli transoceanici me si deve, ma la tendenza da noi è di stracuocere tut- millenaria. Il presidio to omologando i sapori. Il giorno seguente gli avanzi Il nome arrivò in risposta venivano tritati, mescolati a cipolle e carote e ricoper- Slow Food tutela le pregiate alla curiosità di un cliente ti di purea di patate. Non si buttava nulla allora, era un lavorazioni a latte crudo, (“Questo non è caffè punto d’onore per le massaie far rendere al massimo come quella del Cooleney, ogni pezzetto di carne, sotto le più varie spoglie. brasiliano, ma irlandese”) E poi c’era l’umile patata, sotto molti aspetti un’ico- il Camembert d’Irlanda na della cucina irlandese, simbolo di realismo, povertà e politica. Benché parente non troppo lontana della pasta, del riso o del cuscus, non ha mai provato la ver- Black Pudding tigine di condimenti diversi per diverse occasioni. Da Coddle Nell’area agricola noi le patate si servivano in purea, all’epoca. Lesse. In Storico e popolare occasioni particolari addirittura arrosto o fritte. E ba- è il piatto del sabato sera, di Clonakilty vengono sta. Questo, è ovvio, molto tempo prima che la marea prodotti i migliori economica iniziasse a sollevare la nostra barca culina- rigorosamente gustato sanguinacci d’Irlanda, fatti ria nazionale. Ci sarebbero voluti trent’anni, e non a con una stout. Il brodo caso uno dei primi segni evidenti delle mutate fortune con avena, rognone dell’Irlanda fu l’improvvisa esplosione di ristoranti di cottura di salsicce o cotiche, cipolla e sangue che offrivano ogni tipo immaginabile di cucina. e pancetta (con osso C’è un piatto particolare della mia infanzia, però, di prosciutto) viene usato di maiale (o pecora) che mi è rimasto in mente anche se, ne sono certa, og- Il breakfast più tradizionale gi brilla di una patina di nostalgia. Mia madre il sabato per stufare i salumi lo prevede con uovo fritto, sera, come tradizione, faceva il coddle. Ricordo una a tocchetti insieme a dischi gran quantità di vapore, l’aroma dei pezzi di pancetta, di patate e anelli di cipolla pomodori grigliati e toast salsiccia, patata e cipolla che bollivano piano sul for- nello. Era un piatto molto indulgente, in pratica im- possibile rovinarlo eccedendo in cottura. E ho anche altri ricordi, ricchi di sapori. I miei geni- Galway Oysters tori iniziarono ad andare in vacanza in Spagna. Il pri- Guinness Sessanta chilometri di baia mo viaggio fu un’avventura: a bordo di una vecchia Creata da Arthur Guinness Ford scassata si imbarcarono sul traghetto per l’Inghil- nel 1759 a Dublino, sulla costa occidentale, terra, poi andarono da Dover a Calais e attraversarono dominata dalla cittadina tutta la Francia fino ad arrivare a destinazione, Valen- è la regina delle stout, che ospita a fine settembre cia. Al loro ritorno peperoncini verdi e rossi iniziarono le tipiche birre irlandesi scure a insinuarsi nel pasticcio di pollo della domenica — e ad alta fermentazione un festival godurioso: l’aglio, mon dieu! Vino la domenica e sangria a Natale. è questo l’habitat Uno zio amante della pesca portava a casa il maccarel- e ad alta gradazione lo freschissimo, appena pescato. Sfilettato e fritto in Di schiuma cremosa e gusto delle ostriche flat, piatte, buon burro irlandese, nulla reggeva il confronto. compagne insostituibili Ricordo anche le patate novelle in estate, delle di- amaro, si beve a qualsiasi di pane scuro e guinness mensioni di una biglia, con quel bel sapore di terra. E i ora e con tutti i cibi pomodori dell’orto, con i fusti verde scuro e sfumati, dai crostacei ai formaggi nei menù di Capodanno dal profumo aspro. Che gusto, che aroma vero, mica come gli esemplari di serra, perfetti e perfettamente insipidi, che si trovano oggi. Allora c’era il pane fatto in casa, lievitato col bicarbonato, scuro e bianco, che sa- Soda Bread peva di noci, caldo di forno, incoronato in anni più Spiced Beef Lievitazione istantanea prosperi dal re dei pesci, il salmone affumicato irlan- Il manzo è una delle glorie dese. Anche oggi un morso ad uno scone casereccio ri- alimentari dell’isola. Oltre durante la cottura coperto di marmellata di lamponi fatta da mia zia sa per il pane con aggiunta scatenare un’ondata di ricordi d’infanzia. alle ricette-base (bistecca di bicarbonato di sodio Oggi la cucina in Irlanda è internazionale come dap- con burro prezzemolato pertutto. Un trionfo di cibo fusion e mediterraneo, et- e latticello (sostituibile nico e tradizionale. Ne abbiamo fatta di strada. Come e roastbeef), si cucina con yogurt). Due forme: cake sempre la miglior cucina combina la tecnica con la fre- un “cioccolatoso” schezza dei prodotti locali che abbiamo in abbondan- stufato con cannella, pepe (tondo), farl (triangolare) za. Se solo potessimo aggiungere un buon rapporto e due colori, brown e white, qualità-prezzo alla nostra lunga lista di ingredienti di di Giamaica, chiodi a seconda delle farine usate prima qualità, alzeremmo il calice a brindare. di garofano, zucchero e sale, Urrà per San Patrizio. cotto nel forno a bagnomaria Perfetto col burro salato Traduzione di Emilia Benghi L’ultimo romanzo di Catherine Dunne è “L’amore o quasi”, seguito del suo grande successo “La metà di niente”, entrambi pubblicati da Guanda

Repubblica Nazionale 50 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 16 MARZO 2008 le tendenze Un terzo delle famiglie italiane non arriva Shopping intelligente al 27 del mese, oltre la metà ha a disposizione 1900 euro di stipendio. Vestirsi “come trend comanda” diventa un problema, eppure si può Basta sapersi orientare tra i marchi, scegliere capi reversibili e conquistare lo stile vincente

23.90

LAURA ASNAGHI n Italiaavanza una nuova tribù, fatta di donne e ra- 39.90 gazzine che adorano la moda. Non quella griffata che costa cifre da capogiro, ma quella low cost, dai “piccoli prezzi”. Una scelta dettata da budget fami- liari sempre meno ricchi. Gli ultimi dati Istat sono DOPPIO USO allarmanti: una famiglia su due vive con uno sti- Ed ecco il baby doll Ipendio medio di 1.900 euro e un terzo delle famiglie non di Yamamay arriva al 27 del mese. L’Italia non naviga certo nell’oro. E dal doppio uso la conferma viene dall’Ocse che ci informa che le nostre Si può portare buste paga, al netto delle tasse, arrivano in media a circa con i jeans 13.000 euro l’anno. Abbiamo gli stipendi più bassi dei pae- attillati e come si industrializzati. Siamo al ventitreesimo posto (su tren- miniabito per esibire ta), dietro Grecia e Spagna. I salari stagnano, ma le spese l’abbronzatura lievitano. Così i bilanci si sono ridotti notevolmente. In collezione, tutta Ma come resistere ai richiami della moda? Il rito dello la biancheria intima shopping piace a tutte le donne, così con i conti in banca da abbinare sempre più asciutti ha preso piede il fenomeno della “mo- da dai piccoli prezzi”. Una moda “democratica”, che costa poco ma rispecchia tutti i trend di stagione. Le mecche pre- dilette da chi è più attento al portafoglio sono numerose. Nella classifica dei marchi di culto figurano H&M, Zara, Be- netton, Stefanel, Mango, Conbipel, Promod, Sasch e Come essere di moda con il budget ridotto

Oviesse che negli ultimi mesi è diventata ancora più fa- shion. I templi dei marchi low cost, organizzati come gran- di boutique, accolgono fiumi di donne di tutte le età, che, con meno di trenta euro, riescono ad acquistare un abito e magari un paio di jeans. Per far quadrare i magri bilanci familiari e garantirsi un guardaroba con tutti i capi di stagione, le professioniste de- gli acquisti a prezzi imbattibili passano in rassegna scaffa- FANTASIE D’ESTATE li e negozi almeno due volte alla settimana. Poi, grazie al Fondo nero e cintura tam tam tra amiche, partono le segnalazioni «dell’abito in vita: da Oviesse che bisogna assolutamente avere» perché non solo costa gli abiti fantasia poco ma assomiglia tantissimo al tubino con volant di Al- sono uno dei must ber Elbaz (lo stilista che disegna Lanvin) o alla mise stile An- dell’estate. Leggeri, tonio Marras o perché è una perfetta imitazione della clas- ma anche molto sica giacca Armani. Certo per fare buoni affari bisogna ave- eleganti, sono perfetti re un occhio allenato alla moda, distinguere quello che è sia per l’ufficio “basic” dal capo di tendenza. Ma l’esposizione della mer- 59.90 che per il tempo libero ce su grandi isole colorate favorisce anche chi è alle prime armi. A dare un grosso impulso ai “prezzi corti” sono stati co- lossi come H&M e Zara. La loro forza? Garantire, con poca BON TON spesa, un guardaroba modaiolo, capace di spaziare dal sar- Fantasie toriale al multietnico, dall’hippy allo sportivo, passando anni Settanta per il genere romantico e tecno. Ma il gruppo svedese H&M per ragazze ha fatto di più: ha chiesto a Madonna e a stilisti famosi co- bon ton me Cavalli, Lagerfeld, Victor & Rolf e Stella McCartney di nella collezione 42.80 disegnare collezioni low cost. Il successo è stato incredibi- Benetton le. Gli abiti di Cavalli sono andati a ruba in un giorno. ricca di abiti, I piccoli prezzi interessano anche la biancheria intima. gonne, camicie Marchi come Yamamay e Calzedonia-Tezenis fanno da in vari colori apripista a tutto il settore dell’intimo. In questi negozi le sottovesti in seta stampata a meno di trenta euro sono di- ventate un must che le ragazze usano come abitini. L’abito piace, ma gli accessori piacciono ancora di più. ALTA SEDUZIONE Ecco perché da Benetton da Stefanel, da Zara, da H&M, La sfida di Intimissimi Mango o Oviesse, borse e accessori spopolano. E un mar- è proporre lingerie chio come Carpisa fa la gioia di chi non rinuncia ai zaini e ad alto tasso pochette e può acquistarne in quantità. Qualche esempio? di seduzione Per una “clatch” da sera con la chiusura a scatto bastano ma per tutte le tasche venticinque euro e con trentasei si può comprare la borsa Per l’estate tanti in vernice, simile a quella osannata dalle riviste e quotata pois su slip e bustier oltre mille euro. Come dire: tranquille, sarete alla moda in seta e microfibra spendendo poco.

43.00 IL PIÙ GETTONATO

9.95 Il sandalo rosso di Gioseppo con piccola zeppa gommata sarà certo uno dei modelli più gettonati dell’estate 2008 PALESTRA E UFFICIO Tornano in voga anche gli scaldamuscoli da usare sia in palestra che sotto la gonna leggera Questi in maglia d’oro lurex sono di Calzedonia

Repubblica Nazionale DOMENICA 16 MARZO 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 51

1900 euro I tre trucchi dei consumatori 48.00 È lo stipendio medio di metà delle famiglie italiane (Istat) Un paese costretto EFFETTO SPIRALE Si chiama Lady e gioca 1/3 a vivere low cost sull’effetto spirale, l’orologio bracciale (in acciaio) Un terzo delle famiglie ETTORE LIVINI di Swatch. Si abbina non arriva al 27 del mese (Istat) ai tailleur in tinta unita l buon senso non c’entra. E non è nemme- no che le cicale improvvisamente siano di- 29.90 Iventate formiche. Piuttosto il contrario. Il boom dell’Italia low cost, quella che si veste ai 13.000 euro grandi magazzini, snobba le griffe, fa la spesa all’outlet e vola con Ryanair, ha un’altra spie- Gli stipendi netti medi italiani gazione: il Belpaese nel terzo millennio ha fat- dell’anno 2007 (Ocse) to di necessità virtù. Adeguando un passo al- la volta la sua voglia di consumo (sempre più alta) allo spessore del suo portafoglio (sem- pre più sottile). La fotografia non vale per tutti. Dal 2000 in 4,8% poi, complice il battesimo dell’euro, il conto GIOVANI HIPPY in banca degli italiani si è mosso a due velo- L’aumento in un anno Il miniabito di cotone cità. I numeri parlano chiaro: secondo le rile- dei prezzi di pane e pasta a fiori proposto da Sasch vazioni di Banca d’Italia, lo stipendio dei la- ricorda quelli che, voratori dipendenti in sei anni è cresciuto in negli anni Settanta, termini reali dello 0,96 per cento, quello degli indossavano le giovani autonomi del 13,8. Una famiglia su due ha hippy. Va bene da solo meno di 26mila euro l’anno di reddito e da un o con i jeans strappati paio di anni a questa parte — spiega il Rap- e a zampa d’elefante porto sul risparmio Bnl-Einaudi — non riesce più a mettere via un euro a fine mese. Il dieci per cento degli italiani più ricchi invece, ha vi- sto salire in due anni dal 43 al 45 per cento la quota di ricchezza nazionale a sua disposi- zione. Il risultato? La busta paga degli italiani — certifica l’Ocse — è finita in serie B, a un mi- serrimo ventitreesimo posto tra i paesi più in- dustrializzati, superata dalla Spagna (e ci sta) ma persino dalla Grecia. Mentre la pressione fiscale sullo stipendio si è difesa molto me- glio, tenendo un brillante sesto posto. Il boom dei prodotti a basso prezzo è di- ventata così l’arma segreta di autodifesa (e di conseguenza un vero e proprio business) cui si è affidato il popolo della quarta settimana, quello che dal 20 del mese comincia a tirare la cinghia, per difendere il suo potere d’acqui- sto e conciliarlo con un reddito sempre più magro. Il boom dei voli low cost, quello dei prodotti senza marca sugli scaffali dei super- 89.00 mercati, le code domenicali per arrivare a un outlet sono l’immagine di questo esercito di ex-formiche che rinuncia alle marche ma non ha mai smesso (perlomeno fino ad oggi) di consumare. Certo qualche sacrificio, vista la perdita di 39.90 potere d’acquisto, è stato necessario farlo. Il primo è stato quello di abbassare le pretese. Sarà un caso ma negli ultimi anni la quota di MIMETISMO URBANO mercato dei prodotti di marca è andata via via Mimetico in canvas con dettagli calando (dal 29,8 al 28,3 per cento, secondo la sfiziosi. Da Conbipel i pantaloni Nielsen, solo nel 2007) mentre i marchi delle vengono proposti nella versione grandi catene di supermercati, i più econo- “jungle chic” e si portano mici, sono saliti un gradino alla volta fino al 15 con t-shirt di cotone colorato per cento del mercato. decisamente essenziali Secondo trucco per far fruttare al meglio stipendi sempre più magri è la “spesa intelli- gente”. Gli italiani negli ultimi tempi hanno concentrato lo shopping su telefoni e hi-tech (più 10 per cento nel 2007) proprio mentre i prezzi di questi articoli scendevano (meno 14 per cento), snobbando invece altri prodotti TOP MODEL (persino alimentari come la pasta) travolti da É di colore rubino il maxi un’ondata di rincari. pull in cotone realizzato Il terzo segreto dell’Italia low cost rischia di da Stefanel. Il maglione trasformarsi in una grande bomba a orologe- è lo stesso che la top ria nei portafogli tricolori. Visti i tagli alle bu- model Jisele Bundchen ste paga e i risparmi ridotti all’osso, in molti indossa nella campagna hanno imparato ad acquistare a debito. Non pubblicitaria siamo ancora alla patologia Usa, dove si spendono ogni anno più soldi di quanti se ne guadagnino. Eppure anche da noi l’allarme inizia ad accendersi. I prestiti al consumo —

quelli per comprare auto, lavatrici e tv — so- 7.90 no cresciuti negli ultimi anni a due cifre, più 14 per cento, fino ai 96 miliardi complessivi a giugno 2007. E oggi il popolo delle rate inizia a far fatica per onorare i suoi impegni. Il rischio — dicono gli esperti — è che dal- l’era del low cost si passi dritti dritti a quella del BELLI DA CONTENERE no cost. Quella dove si smette di comprare del Borse e accessori tutto. I primi segnali ci sono già tutti. Da tre dal prezzo imbattibile: mesi, dice la Confcommercio, i consumi han- no messo la retromarcia. Lo spettro della cri- è il primo obiettivo 12.00 di Carpisa. I modelli si dei mercati pesa. Tanto più che dopo anni seguono tutti i trend persino gli istituti di ricerca si sono resi conto della moda estiva: che a fronte di un’inflazione reale (più 2,9 per dalla borsa secchiello cento, in salita, nel 2007) c’è l’impennata dei a quella con stampa prezzi dei “beni ad alta frequenza di consu- coccodrillo mo”. In soldoni: pane, pasta e quello che ci serve davvero per vivere sono cresciuti del 4,8 per cento in dodici mesi. Ma il timore è che lo stop ai consumi imballi definitivamente la macchina già a tre cilindri dell’economia ita- liana. Cosa fare? Il coro è unanime. Lo dice Banca d’Italia, lo dicono i sindacati, lo dice la destra, lo sostiene la sinistra. Bisogna aumentare il potere d’acquisto, riprendendo a spingere al- l’insù i salari dei lavoratori dipendenti. Per salvare non solo loro, ma tutto il Paese. Però l’impressione, alla luce dei tempi lunghi del- la politica nazionale e della difficoltà cronica a tradurre i progetti in atti concreti, è che i TUTTI I GUSTI trucchi dell’Italia low cost (purtroppo) possa- Da H&M l’abito t-shirt in cotone no tornare utili ancora per un certo periodo di organico, di impronta fashion tempo. ma eco-compatibile Collezione primavera- estate con molti capi per tutti i gusti

Repubblica Nazionale 52 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 16 MARZO 2008 l’incontro Dietro le quinte Il più famoso regista teatrale italiano dei nostri tempi ha compiuto 75 anni Alle spalle ha imprese impossibili e un itinerario formidabile, fatto di quasi duecento messinscena Eppure è sempre stato Luca Ronconi un artista enigmatico, irregolare, defilato Resta un caso a sé, a cui è stata rinfacciata un’immagine da snob “Quando ti accorgi che c’è in te qualcosa di particolare”, dice, “è già successo. Non ti sembra né un privilegio, né una maledizione”

ANNA BANDETTINI ticata regia del Trittico pucciniano alla colpi di testa, recita per altri dieci anni. comincia il periodo più difficile e entu- tacolo di rottura anche se rompeva delle Scala. Con De Lullo, Antonioni. Conosce Vi- siasmante della sua vita. È più giovane dei consuetudini. Era la dimostrazione che si MILANO «Il teatro? Ho sempre saputo che avrei sconti, ha anche un gentile ma insidioso maestri Visconti, Strehler, Squarzina; è poteva non fare solo quello che già c’era. vissuto lì dentro. Non sapevo, all’inizio, contatto con Grassi e Strehler per un suo più esigente dei coetanei «avanguardi- Ma anche altro». on un soffio solo ha spento se come attore, regista, macchinista o approdo al Piccolo, poi naufragato. «Re- sti» di allora. Finisce che fa caso a sé, con- Non sempre quel talento è stato capi- le settantacinque candeli- scenografo, ma sapevo che sarei stato lì. citavo, sì, ma con sempre maggiori diffi- tribuendo già allora a quella immagine di to. Prato fu una esperienza esecrata, ne su una torta grande co- No, non certo per amor di esibizione. Mi coltà e maggiori disagi e quindi con risul- regista intellettuale, snob, talvolta ostico odiata dall’establishment teatrale come me una scrivania mentre piace talmente poco. Evidentemente c’è tati sempre più appannati, perché alle che tante volte nella sua vita di artista s’è dall’avanguardia. Il suo rigore nel legge- intornoC gli attori, gli amici, i fan (da Rimi- un’altra ragione che non ho mai voluto cose bisogna crederci». sentito rinfacciare. «Un po’ per la mia re i testi, l’anti-spontaneismo marchiati ni lo segue, dovunque, anche all’estero, indagare. Forse è una questione di sensi- La regia, vocazione della sua vita, arri- adolescenza, trascorsa negli anni della al punto da bollare per sempre come un pullman di vispe signore romagnole, bilità o forse un istinto di conservazione va però solo quando glielo chiedono. guerra, non posso negare che i miei rap- «ronconiani» i suoi attori. «Pazienza, non capitanate da Simona Moroni, amica da che ti fa capire che fuori da quel pelago sei Una prima volta Brignone e Santuccio a porti col mondo esterno sono stati a lun- si può piacere a tutti. Io resto dell’idea che quando avevano dodici anni) applaudi- un povero pesce in balia delle correnti. Bologna, con l’allora direttore Giorgio go i libri, i film, cose che mi venivano da la buona recitazione e il buon teatro sia- vano e intonavano «tanti auguri a te». Poi, Dentro quel pelago invece magari riesci a Guazzotti, e lui risponde no. Poi l’anno fuori e non legami generazionali o amici- no un fatto di senso e precisione. Quan- sabato 8 marzo, al Teatro Strehler, il mae- barcamenarti», è la riflessione, non si sa dopo, nel ‘63, Corrado Pani e Gian Maria zie coi miei compagni di scuola, per do vado a teatro ho spesso l’impressione stro del teatro italiano, l’eccellenza della se amara o ironica, dietro al tavolo — l’in- Volontè, suoi colleghi di compagnia, glie- esempio. Ma quando ti accorgi che c’è in che gli attori non sappiano nemmeno be- nostra cultura teatrale, ha fatto come fa in separabile Berta, il labrador marrone, lo chiedono per La buona moglie, due te- te qualcosa di particolare, è già successo. ne quello che stanno dicendo, fanno queste occasioni di folla, festa, monda- sdraiata sul divano — nello studio del Pic- sti goldoniani. «Il mio debutto da regista Non ti sembra né un privilegio, né una quello che piace a loro. Io invece sono ab- nità: un saluto gentilmente schivo e pre- colo Teatro dove dieci anni fa anni fa di- andò talmente male che mi lasciò la vo- maledizione. Oggi mi dico: sono quello bastanza convinto che, se non esistono sto, via, sparito, defilato in un angolo, ma- ventò il responsabile artistico accanto al glia di riprovarci. L’occasione si ripre- che sono e tanto vale abitarci nel modo precetti di recitazione, specie nel teatro gari dietro il muro di gente… Come una direttore Sergio Escobar, senza molta sentò nel ‘66 con La commedia degli migliore». italiano dove la lingua non è la nostra vi- specie di fuga. soggezione verso un personaggio enor- straccioni di Annibal Caro. Agli impresa- Quegli anni, nella sua sfolgorante sto- sto che su cento commedie solo il dieci Luca Ronconi resta un artista enigma- me come Strehler, allora appena scom- ri dissi: la faccio se con gli stessi attori mi ria, danno il segno di un cammino diver- per cento sono scritte in italiano e le altre tico. Irregolare. Da un lato è mite, guar- parso, e dopo essere passato per la guida fate fare qualcosa che scelgo io». so, a cominciare, nel ‘69, da quella vera fe- sono traduzioni, esistono però possibili dingo, defilato. Indifferente se non spa- di Torino e Roma. Sceglie I Lunatici di Middleton e Row- sta rinascimentale che fu l’Orlando Fu- approssimazioni per un più rigoroso rap- ventato dalle futilità, dagli esibizionismi, Nel «pelago» protettivo del palcosce- ley, diventa «il regista Luca Ronconi» e rioso, qualcosa di mai visto prima nella porto fra attore e pubblico». dalle esagerazioni del teatro. Dall’altro è nico e delle illusioni, Ronconi si è rifugia- scena italiana (sei anni dopo in tv farà no- È per questo che si appassiona coi gio- la passione accesa, deflagrante e pratica- to presto. «La prima volta avevo quattro ve milioni di spettatori), qualcosa di vani, molti dei quali allevati al teatro da mente esclusiva per il teatro, riversata in anni. Sarà dunque stato il ‘37 o il ‘38. Al- esplosivo per il pubblico, per gli attori. lui. È per questo che, quando non fa regie, un itinerario artistico formidabile, di ol- l’Argentina c’era uno spettacolo di Govi, Il teatro? Ho sempre «Anche per me — sottolinea oggi con di- va a Santa Cristina, in Umbria, vicino tre cento regie teatrali e più di ottanta in dialetto. Ne ho ricordi netti. Probabil- vertito distacco — dal momento che do- Gubbio, dove ha una cascina, ettari di oli- messinscena per il teatro lirico. E poi di mente non capivo nulla ma mi ricordo il saputo che avrei po Orlandonon battei più chiodo. Per al- vi, grandi prati, e dove ha investito rispar- imprese impossibili: cinque spettacoli palco, cosa ho visto e quello che poi mi meno sei, sette anni, il teatro italiano mi mi e sovvenzioni regionali. «Quello che allestiti contemporaneamente con lo hanno raccontato. Quando sei bambino vissuto lì dentro cancellò». Gira l’Europa. La Svizzera (leg- voglio fare a Santa Cristina è questo: un Stabile di Torino alle Olimpiadi del 2006; magari non capisci, ma vedere, vedi tut- gendaria nel ‘72 la Katchen von Heilbron luogo per attori già formati che ogni tan- le 754 pagine di Gli ultimi giorni dell’u- to. Per mia fortuna ho vissuto in una fa- Non sapevo se come di Kleist sul lago di Zurigo, letteralmente: to, per un mese, due, si mettono insieme manità di Kraus portate nel ‘90 nella sala miglia — chiamiamola così perché non montata su galleggianti dove stavano at- per porsi problemi interpretativi, come presse del Lingotto con sei azioni simul- era poi una famiglia, eravamo solo io e tori e pubblico, poi vietata per motivi di fanno gli studiosi all’università. Un posto tanee, cinquecento personaggi e sessan- mia mamma che si separò da mio padre attore, regista, sicurezza), la Germania, Vienna, Belgra- dove un attore abbia la voglia di interro- ta attori; i calcoli matematici di Infinities quando avevo due anni — diciamo che do dove ancora nel ‘72 realizza una delle garsi su qual è la fondatezza del suo lavo- disseminati in un affascinante labirinto ho vissuto in un ambiente dove andare a macchinista più grandiose Orestea che si ricordino, ro. Indipendentemente dai risultati. Rac- di cinque spettacoli simultanei progetta- teatro, ai concerti, leggere libri era una dentro un parallelepipedo “global” di Job conteremo l’esperienza al prossimo Fe- ti nel 2001 per una ex fabbrica milanese; cosa normale, naturale. Mia madre era o scenografo fornito di scale e perfino due ascensori. stival di Spoleto in una serie di incontri. fino alle due Odissee, Itaca e L’antro del- professoressa di lettere, per passione mi Sono gli anni più radicali della sua ri- Un luogo dove chiedersi se ciò che fai è ne- le Ninfe che da Ferrara ha portato al Pic- leggeva Dante, e riteneva, come allora Ma sapevo flessione sul senso e sul valore dell’espe- cessario o no. Se è giusto o sbagliato. Per colo di Milano in questi giorni, in con- forse era in voga, che i figli dovessero ar- rienza teatrale, oggi oggetto di decine di non impoverirsi. Per non essere più quel- temporanea con la limpida anche se cri- rivare alla maggiore età con un corredino libri, saggi, enciclopedie. Anni cui segui- lo di prima». Magari non solo a teatro. di sapere. Che so, conoscere la differenza che sarei stato lì rono le dodici ore di Ignorabimus,scono-

tra saggio e romanzo, tragedia e farsa…». sciuto drammone di Arno Holz, con cin- Di questa precocità culturale approfit- que attrici in panni maschili tranne una, ta per bruciare le tappe. «Ma non ero af- nell’86; I dialoghi delle carmelitane, fatto un prodigio, è che sono stato spedi- dell’87, con cinquanta cambi di scena per to a scuola a quattro anni perché una vol- emulare le sequenze cinematografiche; ta tornati a Roma da Susa, in Tunisia, do- L’Affare Makropoulos,del ’93, dove fa in- ve ero nato, mia mamma, già separata, vecchiare di centotrent’anni Mariangela doveva lavorare e non sapeva dove met- Melato, una delle sue attrici feticcio, che ‘‘ termi». A nove anni è alle medie («in col- farà ringiovanire (sei anni di età) in Mai- legio, se no non mi prendevano per via sie nel 2002… L’apice resta l’invenzione dell’età; e in Svizzera, dove non ho un bel del Laboratorio Teatrale di Prato, dal ‘76 ricordo ma mi fu utile perché è lì che ho al ‘78, ancora oggi la più avanzata espe- imparato le lingue»). A diciotto è in Acca- rienza di sperimentazione teatrale mai demia, dove si diploma in un anno e mez- fatta in Italia. Tutte cose difficili, spesso zo. Caso unico, probabilmente. Subito faticate, dove convivono la foga anche un promosso, era il ‘53, prim’attore. «Gas- po’ fanciullesca di osare con il teatro, un sman e Squarzina mi vollero protagoni- po’ come il bambino fa con i pezzi del sta di Tre quarti di luna. Il giorno dopo la Meccano, e la più matura riflessione sul- prima che pure era stata sorprendente le possibili articolazioni del linguaggio per l’esito dello spettacolo e anche per drammaturgico contemporaneo, che è me, mi aggiravo per l’Accademia dicen- l’ossessione di Ronconi. «Ho sempre do ai miei compagni: “Questo non è il mio avuto l’impressione che a teatro si possa mestiere, non credo proprio che mi piac- fare tanto. E mi riferisco ai testi, ma anche cia”». Era vero. Non era a suo agio. Si sen- agli spazi e agli attori. E non per rompere tiva uno che non sapeva bene quello che con qualcosa, ma per estenderequalcosa.

stava facendo. Ma non essendo il tipo da FOTO ROTOLETTI ARMANDO/AGN Orlando, per esempio, non era uno spet- ‘‘ Repubblica Nazionale