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Timeoutintensiva.it, N°25, Music, Settembre 2013

Mark-Almond “Rising” Columbia 1972

Recensione a cura di Ugo Sottile

Jon Mark chitarra e sax alto, baritono e tenore dopo aver fatto parte della band di epoca post Bluesbreakers fine anni sessanta negli album “Turning Point” del 1969 e “” del 1970 dove avevano ampiamente contribuito ad apportare sonorità al classico sound rock– del gruppo di Mayall, intraprendono un cammino autonomo sotto il nome della “Mark-Almond Band” e nel 1971 escono due album per l’etichetta Blue Thumb “Mark- Amond “ e “Mark –Almond II” segnati appunto con il pollice blu nel retro del vecchio vinile, album introvabili, chi potrà mai dimenticare la facciata “a” del primo album che conteneva le due suites “The Ghetto” e “The City” e si chiudeva con il malinconico “The Tramp and The Young Girl” o “The Sausalito Bay Suite” che occupava per circa 21 minuti l’intera facciata “a” di Mark-Almond II, album pieni di genio ed improvvisazioni stile jam session . Nel 1972 chiusa l’esperienza con la Blue Thumb incidono per la Columbia l’album “Rising” concepito e scritto fra Londra, Parigi, Los Angeles e le Hawaii, che a dire il vero, vista la diversa impronta sulle prime viene accolto tiepidamente, il suono si fa ancora più raffinato ma quello che viene tolto all’immediatezza delle improvvisazioni viene restituito sotto altra forma. Abbandonate le suites quasi chilometriche che ti incatenavano all’ascolto, affrontano con una dignità fuori dal comune songs dallo stile più classico, sicuramente canzoni ma sempre improntate al loro stile inconfondibile, un tessuto di armonie malinconiche dense di struggente dolcezza mai melense, la copertina ritrae uno strano essere metà donna e metà uccello immerso nella luce nato dal sogno di Dave Field e di John Corbett e liberamente ispirato alle

1 inquietanti figure surreali di Marx Ernst, si apre con l’incantevole “Monday Blue Song” dove primeggiano la dodici corde di , il sax di Johnny Almond accompagnati dalla tromba di Geoff Condon poi la calda voce di Jon Mark completa l’opera; “Song For a Sad musician” sembra quasi autobiografico, “Organ Grinder” dove gli impasti vocali dei cori si mischiano armonicamente con il suono tipicamente folk, “I’ll Be Leaving Soon” ne è appunto esempio un tipo di suono più accattivante che non eravamo abituati ad ascoltare dalla band, ma sempre pieno di grazia, poi viene la splendida “What am I living For” con inizio quasi in sordina voce e chitarra poi interviene il suono completo della band che trasforma la canzone in un impareggiabile miscuglio di folk rock jazz con svisate di organo finale; il pezzo, in versione dal vivo, verrà inserito in “Mark-Almond 73”, questo era l’ultimo pezzo del lato “a” del vinile; il lato “b” si apriva con, “Riding Free” la traccia che più richiamava le esperienze precedenti, quasi nove minuti di musica con la forza di un live; con “The Little Prince” le cose ritornano al loro posto, una elegante atmosfera jazz con la voce di Jon dal timbro delicatamente e volutamente impalpabile come se non volesse disturbare l’incantevole paesaggio sonoro dentro il quale è immersa con le tastiere di Ken Kraddock sugli scudi il quale si ripete al piano nella poetica “The Phoenix” l’ultimo brano dell’album. Nell’ottobre del 73, in seguito ad un incidente in moto nelle Hawaii, Jon Mark perdeva parte dell’anulare della mano sinistra, incidente simile era accaduto al grande Django Rienhart che all’età di diciotto anni aveva perduto nell’ incendio della roulotte parte del mignolo e dell’anulare della stessa mano, evento tragico per tutti ancor più per un chitarrista del suo calibro e avrebbe potuto decretarne la fine come musicista, per fortuna questo non è avvenuto. Lo dimostrava il successivo “Mark- Almond 73” soddisfacente album che conteneva tre pezzi dal vivo e tre pezzi in studio fra i quali ricordo il malinconico “Clowns”; nel 1975 Jon Mark registrava per l’etichetta Columbia il suo primo album solista “Song For A Friend”, quindi sempre a nome della band nel ‘76 usciva “To The Heart” e nel ‘78 “Other People Rooms “, il 1980 vedeva l’uscita di “Tuesday in New York”, ma l’incanto era quasi svanito ed il tempo non fa sconti a nessuno anche se il 1983 lo vedeva ancora attivo con il secondo lavoro solista “The Lady and The Artist” Jon Mark al momento attuale sembra essersi trasferito in Nuova Zelanda dal 1985 coltivando interessi e riscuotendo consensi nell’ambito della musica soft elettronica-ambient con temi mitologici e medievali; Johnny Almond ci ha lasciato definitivamente nel 2009.

Video: https://www.youtube.com/watch?v=1bOCRxaw1mU

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