La Collezione Del Cardinale Pietro Aldobrandini Nella Villa a Monte Magnanapoli
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La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli Lorenzo Finocchi Ghersi Nell’autunno del 1598, in una Ferrara diso- lampante della passione collezionistica del rientata da un anno tempestoso durante il cardinale2, ma, nello stesso tempo, induce quale si era consumata la storia della glorio- a una serie d’interrogativi che finora sono sa dinastia estense con l’occupazione delle rimasti irrisolti e che qui si vuole riconside- truppe papali di Clemente VIII Aldobrandi- rare al fine di un migliore intendimento dei ni, che l’avevano ricondotta in seno al domi- gradi attraverso i quali Pietro maturò il pro- nio pontificio, si verifica uno dei furti d’arte getto espositivo di una così vasta collezione. più clamorosi di tutti i tempi. Dai celebri Questa fu riunita, è il caso di sottolinearlo, «camerini» approntati nel primo ventennio con numerosi espedienti, come, oltre al del Cinquecento al primo piano della co- furto ricordato, l’eredità ricevuta, sempre siddetta «Via Coperta», vengono prelevate in quell’inverno del 1598, per la morte im- e condotte a Roma in tutta fretta, per conto provvisa di Lucrezia d’Este, sorella del duca del cardinale Pietro Aldobrandini, nipote Alfonso II, avvenuta a Ferrara il 12 febbraio, del papa, le opere di pittura più preziose che quando anche Pietro vi si trovava, e che l’a- il duca Alfonso I d’Este aveva commissiona- veva nominato erede universale del suo pa- to a Giovanni Bellini, Tiziano e Dosso Dossi, trimonio, nel quale è stato anche proposto di suo pittore di corte1 (tav. iii, figg. 1-4). Ci riconoscere due celebri Madonne di Raffael- si riferisce, naturalmente, ai celeberrimi lo3 (figg. 5-7). Finora non è mai stato chia- Baccanali tizianeschi, oggi divisi tra alcune rito il motivo di una tale generosità da parte delle più rinomate raccolte museali, e che di colei che, oltre ai nobili natali, era stata tanto sono stati discussi in sede critica, in anche duchessa di Urbino in seguito a un merito alla loro collocazione negli apparta- matrimonio infelice, ma non credo si possa menti ducali, anche in tempi recenti e re- escludere che la duchessa avesse chiesto a centissimi. L’inventario Aldobrandini del Pietro, in cambio della sua generosità, non 1603, in cui sono elencati ben 339 quadri di solo d’impedire che anche Ferrara, oltre a proprietà del cardinale Pietro, con l’indica- Modena e Reggio passasse al ramo illegitti- zione del soggetto e dell’autore ma non delle mo della casa, capeggiato da Cesare d’Este, misure, e nel quale figurano i dipinti sot- a lei inviso, ma anche che lei stessa potes- tratti agli Estensi, è senza dubbio una prova se conservare una situazione di prestigio in La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli 55 1 - Giovanni Bellini, Il Festino degli dei, Washington, National Gallery of Art città fino alla morte, che, sfortunatamente, con quale criterio furono esposte? La que- la colse quasi subito dopo la stesura del te- stione è di grande rilevanza storico-critica, stamento a favore del cardinale, avvenuta il poiché si trattò di un’occasione eccezionale, 4 febbraio in circostanze non chiare4. per il mondo romano dell’arte, di osservare Alla fine del 1598, quindi, Pietro Aldo- dal vero alcuni dei quadri più altamente rap- brandini possedeva una collezione di no- presentativi del Rinascimento veneziano e a tevole entità, con pezzi molto preziosi. Ma, ferrarese. Non a caso il già citato inventario tra le tante, una questione ancora insoluta del 1603 fu redatto dall’allora segretario di è la seguente: dove furono riunite, una volta Pietro Aldobrandini, Girolamo Agucchi, a Roma, le opere d’arte razziate a Ferrara, e fratello del più noto Giovanni Battista, che 56 AFAT 33 2 - Tiziano, L’offerta a Venere, Madrid, Museo del Prado l’avrebbe presto sostituto in quel ruolo, e la re Pietro Cardinale Aldobrandino, oggi con- cui ampia conoscenza delle diverse manie- servato nell’Archivio Aldobrandini di Fra- re della pittura italiana del Quattro e Cin- scati, elenca tanto i beni familiari, ossia di quecento ne faceva uno degli estimatori più proprietà della famiglia, quanto i beni et cose esperti del momento. Secondo quanto re- appartenenti a Sua Signoria Illustrissima, dei cita il titolo, l’Inventario Generale della Casa quali dovevano certo far parte i quadri e le dell’Illustriss[i]mo Rever[endissi]mo Sig[no] opere d’arte in genere. La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli 57 3 - Tiziano, Bacco e Arianna, Londra, National Gallery Nel periodo a cavallo dei due secoli, la era trasferita con il marito Giovan France- famiglia Aldobrandini, arricchitasi in anni sco Aldobrandini dalla casa ai Banchi Nuo- recenti soprattutto a partire dal 1592 con vi in un palazzo più elegante al Pozzo delle l’elezione al soglio pontificio di Clemen- Cornacchie, ai due cardinali Cinzio e Pie- te VIII, non possedeva ancora una dimora tro, che fino ad allora aveva abitato la casa adeguata al rango di famiglia regnante che in Parione, lo stesso pontefice aveva impo- poteva ormai vantare. Come notato pun- sto di trasferirsi in Vaticano5. È qui dun- tualmente da Francesca Cappelletti, se dal que, senza tema di sbagliare, che giunsero 1592 la nipote del nuovo papa, Olimpia, si le opere sottratte a Ferrara, anche perché, 58 AFAT 33 4 - Tiziano, Gli Andrii, Madrid, Museo del Prado come ho avuto già modo di rendere noto6, ne in quegli anni con Orazio Gentileschi e chi si occupò materialmente del trasferi- Agostino Tassi, nonché la conoscenza per- mento delle casse con i quadri da Ferrara sonale di Caravaggio7. Ma naturalmente la a Roma, altri non è che Cosimo Corli, fu- sistemazione nel Palazzo Apostolico non riere del Palazzo Apostolico alle dirette di- poteva che essere provvisoria, fino a quan- pendenze sia del papa Clemente VIII che di do il cardinale non avesse trovato una sede suo nipote Pietro, anch’egli collezionista, e adatta a dispiegarvi una tale ricchezza di ben noto per i suoi legami con l’ambiente arredi artistici. L’ansia di far presto e non degli artisti attivi a Roma in quel momento, perdere tempo sembra dominare le azioni come testimonia l’assidua frequentazio- in tal senso di Pietro Aldobrandini, che nel La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli 59 be rimasto il capo indiscusso anche dopo la scomparsa di Clemente VIII nel 160510. Di fatto l’inventario del 1603 si riferisce a un patrimonio unitario, nel quale erano elencati tanto i beni personali del cardina- le quanto quelli attinenti alla Casa, cioè alla famiglia nel suo complesso, nella previsio- ne che, nel futuro, essi sarebbero stati tutti affidati all’erede della primogenitura. Da ciò è chiaro il motivo per cui le opere pitto- riche del cardinale, menzionate nell’inven- tario successivo della collezione, risalente al 1626, dopo la morte di Pietro, vengano definite appartenenti alla “Guardarobba” del cardinale, e si indichi la loro collocazio- ne nella villa che aveva edificato alle pendici del Quirinale proprio tra il 1601 e il 1603, un dato che lascia pochi dubbi, se non la 5 - Raffaello, Madonna Aldobrandini, certezza, che la collezione fu sistemata per Londra, National Gallery la prima volta nella villa in anni compresi tra il 1603 e il 1605, dando compimento al progetto espositivo nell’edificio che doveva giro di poco più di due anni pone le basi per essere stato concepito con l’intento di ospi- ben tre residenze familiari: la villa a Monte tarla al meglio11. Magnanapoli (figg. 8-10), certo la prima a All’epoca il termine “Guardarobba” non essere ultimata, il palazzo in via del Corso, indicava necessariamente un luogo fisico di oggi inglobato nel palazzo Doria Pamphili e raccolta, ma era usato per alludere al com- la villa di Frascati8. plesso dei lussuosi beni mobili di proprietà Il fatto che ancora nel 1603 non venis- di personaggi d’eccezione, quali potevano se indicata una sede in cui erano riunite le essere il pontefice Clemente VIII e i suoi opere non significa, quindi, come è stato di familiari. Considerato che alla fine del 1598 recente ribadito9, che queste fossero divise Pietro Aldobrandini non possedeva anco- tra le diverse residenze del cardinale, che ra né la villa del Quirinale, né il palazzo al per altro in quell’anno dovevano essere tutte Corso, che avrebbe acquistato dal duca di e tre ancora in larga parte in via di sistema- Urbino solo nell’ottobre del 1601, amplian- zione. È più logico ritenere che l’inventario dolo progressivamente, e che anche la villa citato sia stato redatto quando la gran parte di Frascati era stata appena acquisita e sa- dei beni mobili si trovava ancora in Vatica- rebbe stata soggetta a una totale ricostru- no, e descriveva, quindi, la “Guardarobba” zione sotto la direzione di Giacomo Della di famiglia, affidata al cardinale Pietro che, Porta, Carlo Maderno e Giovanni Fontana12, fino alla morte, avvenuta nel 1621, ne sareb- è chiaro anche come il cardinale, dal suo ri- 60 AFAT 33 6 - Raffaello, Madonna del Passeggio, 7 - Raffaello. Piccola Madonna Cowper, Edimburgo, National Gallery of Scotland Washington, The National Gallery of Art entro a Roma dalle missioni in Francia nel li circonda almeno fino alla seconda parte 1599 e nel 1601 e fino al 1603, non dispo- degli anni dieci. Se la residenza papale era nesse di una dimora adeguata a collocar- indubbia garanzia di sicurezza per la cu- vi un numero tanto cospicuo di opere, un stodia, certo la sua inaccessibilità non ne punto che induce a ritenere che, già nella facilitava la visione da parte del pubblico fase progettuale, la villa fu pensata soprat- romano.