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La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli

Lorenzo Finocchi Ghersi

Nell’autunno del 1598, in una diso- lampante della passione collezionistica del rientata da un anno tempestoso durante il cardinale2, ma, nello stesso tempo, induce quale si era consumata la storia della glorio- a una serie d’interrogativi che finora sono sa dinastia estense con l’occupazione delle rimasti irrisolti e che qui si vuole riconside- truppe papali di Clemente VIII Aldobrandi- rare al fine di un migliore intendimento dei ni, che l’avevano ricondotta in seno al domi- gradi attraverso i quali Pietro maturò il pro- nio pontificio, si verifica uno dei furti d’arte getto espositivo di una così vasta collezione. più clamorosi di tutti i tempi. Dai celebri Questa fu riunita, è il caso di sottolinearlo, «camerini» approntati nel primo ventennio con numerosi espedienti, come, oltre al del Cinquecento al primo piano della co- furto ricordato, l’eredità ricevuta, sempre siddetta «Via Coperta», vengono prelevate in quell’inverno del 1598, per la morte im- e condotte a Roma in tutta fretta, per conto provvisa di Lucrezia d’Este, sorella del duca del cardinale Pietro Aldobrandini, nipote Alfonso II, avvenuta a Ferrara il 12 febbraio, del papa, le opere di pittura più preziose che quando anche Pietro vi si trovava, e che l’a- il duca Alfonso I d’Este aveva commissiona- veva nominato erede universale del suo pa- to a Giovanni Bellini, Tiziano e Dosso Dossi, trimonio, nel quale è stato anche proposto di suo pittore di corte1 (tav. iii, figg. 1-4). Ci riconoscere due celebri Madonne di Raffael- si riferisce, naturalmente, ai celeberrimi lo3 (figg. 5-7). Finora non è mai stato chia- Baccanali tizianeschi, oggi divisi tra alcune rito il motivo di una tale generosità da parte delle più rinomate raccolte museali, e che di colei che, oltre ai nobili natali, era stata tanto sono stati discussi in sede critica, in anche duchessa di Urbino in seguito a un merito alla loro collocazione negli apparta- matrimonio infelice, ma non credo si possa menti ducali, anche in tempi recenti e re- escludere che la duchessa avesse chiesto a centissimi. L’inventario Aldobrandini del Pietro, in cambio della sua generosità, non 1603, in cui sono elencati ben 339 quadri di solo d’impedire che anche Ferrara, oltre a proprietà del cardinale Pietro, con l’indica- Modena e Reggio passasse al ramo illegitti- zione del soggetto e dell’autore ma non delle mo della casa, capeggiato da Cesare d’Este, misure, e nel quale figurano i dipinti sot- a lei inviso, ma anche che lei stessa potes- tratti agli Estensi, è senza dubbio una prova se conservare una situazione di prestigio in

La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli 55 1 - Giovanni Bellini, Il Festino degli dei, Washington, National Gallery of Art città fino alla morte, che, sfortunatamente, con quale criterio furono esposte? La que- la colse quasi subito dopo la stesura del te- stione è di grande rilevanza storico-critica, stamento a favore del cardinale, avvenuta il poiché si trattò di un’occasione eccezionale, 4 febbraio in circostanze non chiare4. per il mondo romano dell’arte, di osservare Alla fine del 1598, quindi, Pietro Aldo- dal vero alcuni dei quadri più altamente rap- brandini possedeva una collezione di no- presentativi del Rinascimento veneziano e a tevole entità, con pezzi molto preziosi. Ma, ferrarese. Non a caso il già citato inventario tra le tante, una questione ancora insoluta del 1603 fu redatto dall’allora segretario di è la seguente: dove furono riunite, una volta Pietro Aldobrandini, Girolamo Agucchi, a Roma, le opere d’arte razziate a Ferrara, e fratello del più noto Giovanni Battista, che

56 AFAT 33 2 - Tiziano, L’offerta a Venere, Madrid, Museo del Prado l’avrebbe presto sostituto in quel ruolo, e la re Pietro Cardinale Aldobrandino, oggi con- cui ampia conoscenza delle diverse manie- servato nell’Archivio Aldobrandini di Fra- re della pittura italiana del Quattro e Cin- scati, elenca tanto i beni familiari, ossia di quecento ne faceva uno degli estimatori più proprietà della famiglia, quanto i beni et cose esperti del momento. Secondo quanto re- appartenenti a Sua Signoria Illustrissima, dei cita il titolo, l’Inventario Generale della Casa quali dovevano certo far parte i quadri e le dell’Illustriss[i]mo Rever[endissi]mo Sig[no] opere d’arte in genere.

La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli 57 3 - Tiziano, Bacco e Arianna, Londra, National Gallery

Nel periodo a cavallo dei due secoli, la era trasferita con il marito Giovan France- famiglia Aldobrandini, arricchitasi in anni sco Aldobrandini dalla casa ai Banchi Nuo- recenti soprattutto a partire dal 1592 con vi in un palazzo più elegante al Pozzo delle l’elezione al soglio pontificio di Clemen- Cornacchie, ai due cardinali Cinzio e Pie- te VIII, non possedeva ancora una dimora tro, che fino ad allora aveva abitato la casa adeguata al rango di famiglia regnante che in Parione, lo stesso pontefice aveva impo- poteva ormai vantare. Come notato pun- sto di trasferirsi in Vaticano5. È qui dun- tualmente da Francesca Cappelletti, se dal que, senza tema di sbagliare, che giunsero 1592 la nipote del nuovo papa, Olimpia, si le opere sottratte a Ferrara, anche perché,

58 AFAT 33 4 - Tiziano, Gli Andrii, Madrid, Museo del Prado

come ho avuto già modo di rendere noto6, ne in quegli anni con Orazio Gentileschi e chi si occupò materialmente del trasferi- Agostino Tassi, nonché la conoscenza per- mento delle casse con i quadri da Ferrara sonale di Caravaggio7. Ma naturalmente la a Roma, altri non è che Cosimo Corli, fu- sistemazione nel Palazzo Apostolico non riere del Palazzo Apostolico alle dirette di- poteva che essere provvisoria, fino a quan- pendenze sia del papa Clemente VIII che di do il cardinale non avesse trovato una sede suo nipote Pietro, anch’egli collezionista, e adatta a dispiegarvi una tale ricchezza di ben noto per i suoi legami con l’ambiente arredi artistici. L’ansia di far presto e non degli artisti attivi a Roma in quel momento, perdere tempo sembra dominare le azioni come testimonia l’assidua frequentazio- in tal senso di Pietro Aldobrandini, che nel

La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli 59 be rimasto il capo indiscusso anche dopo la scomparsa di Clemente VIII nel 160510. Di fatto l’inventario del 1603 si riferisce a un patrimonio unitario, nel quale erano elencati tanto i beni personali del cardina- le quanto quelli attinenti alla Casa, cioè alla famiglia nel suo complesso, nella previsio- ne che, nel futuro, essi sarebbero stati tutti affidati all’erede della primogenitura. Da ciò è chiaro il motivo per cui le opere pitto- riche del cardinale, menzionate nell’inven- tario successivo della collezione, risalente al 1626, dopo la morte di Pietro, vengano definite appartenenti alla “Guardarobba” del cardinale, e si indichi la loro collocazio- ne nella villa che aveva edificato alle pendici del Quirinale proprio tra il 1601 e il 1603, un dato che lascia pochi dubbi, se non la 5 - Raffaello, Madonna Aldobrandini, certezza, che la collezione fu sistemata per Londra, National Gallery la prima volta nella villa in anni compresi tra il 1603 e il 1605, dando compimento al progetto espositivo nell’edificio che doveva giro di poco più di due anni pone le basi per essere stato concepito con l’intento di ospi- ben tre residenze familiari: la villa a Monte tarla al meglio11. Magnanapoli (figg. 8-10), certo la prima a All’epoca il termine “Guardarobba” non essere ultimata, il palazzo in via del Corso, indicava necessariamente un luogo fisico di oggi inglobato nel palazzo Doria Pamphili e raccolta, ma era usato per alludere al com- la villa di Frascati8. plesso dei lussuosi beni mobili di proprietà Il fatto che ancora nel 1603 non venis- di personaggi d’eccezione, quali potevano se indicata una sede in cui erano riunite le essere il pontefice Clemente VIII e i suoi opere non significa, quindi, come è stato di familiari. Considerato che alla fine del 1598 recente ribadito9, che queste fossero divise Pietro Aldobrandini non possedeva anco- tra le diverse residenze del cardinale, che ra né la villa del Quirinale, né il palazzo al per altro in quell’anno dovevano essere tutte Corso, che avrebbe acquistato dal duca di e tre ancora in larga parte in via di sistema- Urbino solo nell’ottobre del 1601, amplian- zione. È più logico ritenere che l’inventario dolo progressivamente, e che anche la villa citato sia stato redatto quando la gran parte di era stata appena acquisita e sa- dei beni mobili si trovava ancora in Vatica- rebbe stata soggetta a una totale ricostru- no, e descriveva, quindi, la “Guardarobba” zione sotto la direzione di Giacomo Della di famiglia, affidata al cardinale Pietro che, Porta, e Giovanni Fontana12, fino alla morte, avvenuta nel 1621, ne sareb- è chiaro anche come il cardinale, dal suo ri-

60 AFAT 33 6 - Raffaello, Madonna del Passeggio, 7 - Raffaello. Piccola Madonna Cowper, Edimburgo, National Gallery of Scotland Washington, The National Gallery of Art entro a Roma dalle missioni in Francia nel li circonda almeno fino alla seconda parte 1599 e nel 1601 e fino al 1603, non dispo- degli anni dieci. Se la residenza papale era nesse di una dimora adeguata a collocar- indubbia garanzia di sicurezza per la cu- vi un numero tanto cospicuo di opere, un stodia, certo la sua inaccessibilità non ne punto che induce a ritenere che, già nella facilitava la visione da parte del pubblico fase progettuale, la villa fu pensata soprat- romano. Si spiega quindi il silenzio che tutto come luogo espositivo di opere d’arte cala sui dipinti negli anni di passaggio al piuttosto che come una residenza stabile. nuovo secolo, poiché non vi sono fonti che Questo sembra confermato dalle parallele li menzionino, almeno fino all’inventario azioni del cardinale per ottenere il palazzo Aldobrandini del 1603, quando è certifi- al Corso, che divenne la nuova residenza cata la fine della costruzione della villa a cittadina e la villa di Frascati, luogo di svago Monte Magnanapoli e probabilmente, in e di villeggiatura. previsione dello spostamento nella dimora La prima collocazione dei dipinti fer- privata del cardinale, si dovette avvertire la raresi all’interno del Palazzo Apostolico, necessità di una disamina accurata di tutta sembra confermata anche dal silenzio che la “Guardarobba”13.

La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli 61 Alla luce di quanto detto sugli inten- ti del cardinale riguardo alle tre proprietà di famiglia che commissiona quasi con- temporaneamente, il progetto dell’edificio della villa romana, affidato a Giacomo della Porta, appare molto più coerente di quan- to non sembri a un primo sguardo. È pale- se, infatti, come il classicismo essenziale dell’architettura, messo in risalto all’ester- no da sobrie decorazioni in stucco derivate dall’Antico e allusive allo stemma di fami- glia per la presenza dei motivi a stella, si ac- cordi con l’intento perseguito dal cardinale nel predisporre un edificio pensato non co-

8-9 - Roma, Villa Aldobrandini a Monte Magnanapoli e particolare dello stemma

62 AFAT 33 me una residenza, bensì appositamente per la collezione di quadri e sculture antiche, che in quel particolare momento era certo la raccolta privata romana più vasta e affa- scinante. L’essenzialità dell’edificio, conce- pito all’insegna di una semplice ma efficace chiarezza funzionale e distributiva, si spiega con quella che era l’esigenza principale del committente, ossia che il nuovo «viridario» Aldobrandini fosse la cornice in cui esporre al meglio la collezione, e non a caso fu re- alizzata in gran fretta, entro il 1603, in una veste adatta a rimanere in secondo piano rispetto alla rarità delle sculture antiche nei giardini e dei quadri all’interno. Appare più che logico poi, che, in se- guito alla morte del cardinale, alcune opere siano state spostate nelle altre residenze dei familiari, come risulta da fonti posteriori14. Ma quello che qui interessa è la destinazio- ne originaria della villa-museo, nella quale sappiamo che ancora nel 1626 il cardinale Ippolito Aldobrandini, figlio di Olimpia e 10 - Roma, Villa Aldobrandini a Monte nipote di Pietro, invia altri dipinti dal pa- Magnanapoli, piano terreno lazzo al Corso, a tutto vantaggio di quella che nel 1646 era ancora per Olimpia Aldobran- dini vedova Borghese, principessa di Ros- Per la storia della critica d’arte nella Ro- sano, il luogo dove erano concentrati i te- ma di primo Seicento, mi sembra, quindi, sori maggiori della sua famiglia d’origine15. che la prima sistemazione della collezione La stringata eleganza della veste archi- Aldobrandini costituisca un fatto ben più tettonica dell’edificio, e soprattutto l’as- significativo, in senso avanguardistico, senza di storie affrescate nelle pareti delle di quanto finora non sia stato reputato. I stanze interne, di cui non vi è traccia che si- motivi sono più d’uno, ma l’assenza di de- ano mai state realizzate neanche nella vasta corazioni parietali a fresco, che pur erano documentazione che ci è pervenuta, relati- state, dagli albori del Cinquecento, una ca- va ai lavori per la fabbrica e per il giardino, ratteristica spiccata delle residenze romane si spiegano con la necessità di avere ampie più importanti, prime fra tutte la villa Chigi pareti libere sulle quali esporre i numero- alla Lungara, villa Lante al Gianicolo e gli si dipinti, in maniera tale di evidenziare le appartamenti papali in Vaticano, è forse il diverse scuole pittoriche rappresentate dal principale. La rinuncia di Pietro alla deco- vasto insieme. razione degli interni a fresco, a favore di

La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli 63 una sorta di grande “mostra” antologica di pittura che consentiva il confronto diretto tra i maggiori artisti italiani del passato e contemporanei, poneva le basi per una mo- derna e innovativa valutazione critica degli stessi, ormai liberata, per l’empirismo en- tusiasta degli intenditori appassionati del tempo, dal condizionamento dei giudizi va- sariani. Del resto il gusto colto ed eclettico del cardinale per il collezionismo di dipinti e sculture, pare sancito, paradossalmente, dall’entusiasmo per l’opera a fresco di An- nibale Carracci appena completata nella

11-12 - Annibale Carracci, Decorazione della Galleria con Polifemo e Galatea e particolare di un putto. Roma,

64 AFAT 33 volta della galleria di palazzo Farnese, che nelle sale della villa alle pendici del Quiri- lo stesso Pietro ebbe modo di lodare ampia- nale. Nello stesso tempo, Annibale Carracci mente nel corso di una visita avvenuta il 2 coglieva l’occasione per una sfida epocale giugno 160116. nell’aggiornare il lussureggiante classici- Qui, infatti, dovendo secondare il car- smo tonale di Tiziano con la forza plastica dinale Odoardo Farnese nell’approntare di Michelangelo e la chiarità armoniosa di una decorazione in sintonia con le statue Raffaello, dando luogo a una svolta stilistica antiche da sistemare nella galleria, Anni- che avrebbe segnato tutta la pittura a venire. bale scelse di presentare diverse scene non Anche negli affreschi di Palazzo Farne- come fossero aperte nel cielo e nelle reni se, quindi, è ormai tramontato l’intento di della volta, bensì come finti quadri (Figg. emulare l’Antico secondo una logica cin- 11-13), con tanto di cornici dorate, inseriti quecentesca, fondata sui noti dettami di al centro e alle estremità della volta, come a Raffaello nella lettera a Leone X, per i quali sottolineare la funzione primaria della gal- le decorazioni all’interno e all’esterno di un leria, intesa come spazio espositivo sia delle edificio avrebbero dovuto rivelare una co- celebri sculture antiche raccolte nel corso erenza in tutte le sue parti, che ne conno- del Cinquecento, sia di moderni quadri da tasse la forma compiuta in senso strutturale stanza, anche se dipinti a fresco, nei quali e ornamentale. La grande novità del primo il pittore aveva fuso magistralmente l’entu- Seicento romano, al contrario, per quanto siasmante vitalità del colore dei veneti con attiene alle decorazioni interne ed ester- la grandiosità d’insieme di Michelangelo e ne, sembra essere una sorta di rinuncia a Raffaello17. In tali scene poi, nelle quali so- un progetto decorativo tanto ambizioso, no resi con soave sensualità gli amori degli dettata da una consapevolezza nostalgica dei che culminano nella volta con lo sfrena- dell’impossibilità di raggiungere l’equili- to corteo nuziale di Bacco e Arianna18, pare brio solare tra architettura e decorazione lecito vedere una trasposizione a fresco del- delle fabbriche antiche, che, al contrario, la sequela dei Baccanali di Giovanni Bellini, era stato vagheggiato dagli artisti maggiori Tiziano e Dosso, tanto ammirati da Anniba- nel corso del Cinquecento. le ancora quando si trovavano a Ferrara19, In tal senso si spiega la sobrietà rigorosa e che certo ebbe modo di rivedere quando di edifici come la villa Aldobrandini, la villa furono condotti a Roma, per altro a ridos- Ludovisi, all’epoca proprietà Del Monte, o so della sua opera nella Galleria Farnese, lo stesso casino dell’Aurora, in quegli anni tanto da far ritenere che ne siano stati i veri di proprietà del cardinale Scipione Borghe- modelli primari. Anzi, se ne potrebbe con- se, tutti edifici in cui la decorazione ispirata cludere ragionevolmente che i finti dipinti all’Antico, concentrata in pochi punti essen- a fresco di Annibale per il cardinale Far- ziali come i timpani, i marcapiani e le cornici nese, dovessero in qualche modo supplire delle finestre, sottolinea con grazia raffinata alla mancanza dei quadri di altissimo teno- l’eleganza sottile delle proporzioni dell’in- re qualitativo posseduti e vantati dal car- sieme, fino a proporre una versione classi- dinale Aldobrandini, e creare a loro modo ca dell’architettura, astratta e senza tempo, una decorazione analoga a quella realizzata proiettata solo a rievocare, senza l’ambi-

La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli 65 13 - Annibale Carracci, Trionfo di Bacco e Arianna. Roma, palazzo Farnese zione di far rinascere in forma concreta, il villa romana per farne l’ornamento prima- mito dell’Antico. Di tale ieratico classici- rio di essa in luogo di decorazioni a fresco, smo dell’architettura, non a caso, massimo ma s’impone subito come luogo eletto in cui interprete sarebbe stato, di lì a poco, Nico- i “conoscitori” del tempo potevano disqui- las Poussin nei fascinosi scenari urbani che sire con agio sullo stile e sugli artisti, le cui spesso si ritrovano protagonisti delle grandi opere vi erano conservate. Villa Aldobran- tele ispirate a temi mitologici e religiosi20. dini nasce all’alba di una civiltà artistica Questa nuova coscienza del rapporto rinnovata dalla strabiliante abilità rifor- con l’Antico, pur velata dalla malinconia di mativa della pittura italiana dimostrata da sapere irripetibile tanto l’Età dell’oro che la grandi artisti giunti a Roma dall’Italia pada- fede in una rinascita della stagione cinque- na come Caravaggio e i Carracci, divenen- centesca, trova nel collezionismo un appas- do la vetrina espositiva della collezione del sionante stimolo alla riflessione sul passato cardinale Pietro, una sorta di luogo di stu- prossimo della pittura e della scultura, e a dio aperto alla riflessione sulla svolta epo- formulare giudizi comparativi tra le diver- cale dei principali protagonisti della pittura se scuole, valutandone le qualità stilistiche del tempo a Roma. che le accomunavano e le differenziavano. Basti pensare al progetto assai più ma- La vasta collezione Adobrandini diveniva gniloquente e scenografico della villa di non solo un grande vanto per il possesso- Frascati21, acquistata e ricostruita di lì a re, che quindi teneva che fosse ordinata nel poco sempre da Pietro, per comprendere modo migliore negli spazi del casino della come questa fosse stata ideata come vera e

66 AFAT 33 propria residenza estiva, con la fronte im- osteggiava un suo secondo matrimonio, “la ponente rivolta verso Roma e grandi fughe sua guardarobba fu trasportata al casino di prospettiche sul retro che la proiettavano Monte Magnanapoli, et se fosse stata capace nel paesaggio, mentre la villa a Monte Ma- di riceverla con la sua famiglia, colà si sa- gnanapoli, nella sua essenzialità, doveva rebbe ritirata”24. essere stata pensata come una teca museale, Considerata la precocità dell’iniziativa, elegante e discreta, in cui sistemare i quadri penso che debba essere ribadita l’originali- per offrirne la visione migliore agli inten- tà assoluta del progetto espositivo voluto da ditori del tempo. Pietro, poiché le sculture antiche disposte In proposito è opportuno ricordare co- nei giardini e i dipinti all’interno pongono me, da una replica parziale dell’inventario le basi di quella colta e originalissima tradi- Aldobrandini del 1603, nel quale sono citati zione museale che a Roma troverà sviluppi i dipinti nelle pareti di due stanze al piano ammirati da tutta l’Europa fino al tardo Set- inferiore della villa, si noti una corrispon- tecento, con i casi emblematici delle siste- denza di progressione con l’inventario ge- mazioni museali di villa Albani e del Museo nerale del 1603: questo pare confermare che Pio-Clementino, imprescindibili esempi effettivamente il catalogo fu steso in par- per la storia della museologia moderna e tenza secondo quello che doveva apparire il contemporanea. miglior modo di raggruppare i dipinti per L’infilata di stanze di dimensioni ri- via di effetti stilistici e iconografici di ana- dotte ricorda innegabilmente il «corrido- logia e contrasto, atti a suscitare commenti re segreto» dei camerini ducali ferraresi, e valutazioni comparate nei visitatori, e rife- che penso possa essere stato d’esempio ribili anche agli ammirevoli e sempre validi per Pietro Aldobrandini, al momento di esempi delle sculture antiche nel giardino22. decidere in quali ambienti avrebbe trovato L’intenzione di dare luogo a un’architet- posto la collezione. Il piccolo ma raffinatis- tura concepita per un’esposizione di quadri simo complesso espositivo messo insieme al suo interno23, si palesa anche per l’infi- da Alfonso I, Ercole II e Alfonso II d’Este, lata di stanze comunicanti, di dimensioni dovette certo essere un modello imprescin- medie, che si ritrova all’interno del palazzo, dibile al momento di ricollocare i quadri in nel quale è assente un salone di dimensioni una nuova sede, tanto più che, come si nota maggiori, che potesse servire per gli am- anche nella sistemazione della raccolta del pi ricevimenti che di solito avevano luo- cardinale Ludovico Ludovisi, nella quale go nelle residenze di nobili e porporati. Il pervennero, nel 1621, Gli Andrii e l’Offerta a tono misurato degli spazi interni, pensati Venere di Tiziano, veniva sentita particolar- per la disposizione di gruppi di opere, do- mente l’esigenza di far brillare l’esuberanza veva essere avvertito anche al tempo, poi- cromatica e solare dei quadri veneti al con- ché ne abbiamo la riprova anche da fonti fronto con i migliori esempi della pittura documentarie che attestano l’impossibilità emiliana e toscana25. di Olimpia Aldobrandini junior di trasfe- Ed è l’indubbia predilezione di Pietro rirvisi, quando, rimasta vedova di Paolo Aldobrandini e di Clemente VIII per l’arte Borghese, in disaccordo con il suocero che veneta e la loro familiarità con essa, che ri-

La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli 67 salta in un’inedita corrispondenza dell’am- no facendo in abbellir molte chiese et luo- basciatore veneziano Marco Venier con il ghi dedicati al culto divino; et S[ua] Santità senato della Serenissima. Il 26 maggio 1601, interrompendomi, con maniera piacevole in visita al papa in una villa di Frascati, do- disse: “A voi non pareno belle se non quelle ve si trovava «per qualche sua ricreazione di Venezia; et continuando io che in par- a questo tempo, che è solita purgarsi», il ticolare era meravigliosa la fabrica di San Venier così scriveva: «Le dissi poi [al papa] Pietro, et gli ornamenti novi nella Chiesa di andar con mio gran conto considerando di S. Gio[anni] Laterano, dove sono fatture delle fabriche le grandezze et magnificenze veramente di gran momento et perfezione, de antichi Romani, et con molta devotione disse S[ua] Santità pur ridendo, che questo osservando la Religione che vedeva nella era detto per adulazione, perché era cosa città et le gran spese che ogni giorno si van- fatta da Lei»26.

Note

1 Cfr A. Ballarin, M.L. Menegatti, La devo- ria di Pietro Aldobrandini, in Dal Razionalismo luzione di Ferrara alla Santa Sede. Intermezzo al Rinascimento, a cura di M.G. Aurigemma, storico, in Il camerino delle pitture di Alfonso I, Roma 2011, pp. 218-222; Ead., La collezione a cura di A. Ballarin, IV, Cittadella 2002, pp. del cardinale Pietro Aldobrandini: modalità di 481-513; L. Finocchi Ghersi, Dosso Dossi, Gio- acquisizione e direttive culturali, in I cardinali di vanni Bellini e Tiziano nei “Camarini” di Alfonso santa Romana Chiesa collezionisti e mecenati, a I d’Este. In “Saggi e Memorie di Storia dell’Ar- cura di M. Gallo, I, Roma 2001, pp. 38-60. te” (Atti del Convegno di Studio: Le raccolte 3 Ballarin-Menegatti 2002, pp. 504-508; M.L. d’arte della Fondazione Giorgio Cini. Nuovi Menegatti, Qualche precisazione sull’eredità di studi. Istituto di Storia dell’Arte, Fondazione Lucrezia d’Este e sui quadri di Raffaello inclusi in Giorgio Cini, Venezia 3 e 4 dicembre 2003), quell’eredità, in Il camerino delle pitture 2007, 27, 2003 (2004), pp. 215-226. pp. 127-133, specialmente p. 132: la studio- 2 C. D’Onofrio, Inventario dei dipinti del cardi- sa cita l’opinione di Shearman (J. Shearman, nal Pietro Aldobrandini compilato da G.B. Aguc- Raphael in Early Modern Sources 1483-1602, I, chi nel 1603, VIII, 1964, nn. 1-3, (I) pp. 15-20; New Haven-London 2003, pp. 1421-22, doc. ivi, VIII, 1964, nn. 7-8, (II) pp. 158-162; ivi, 1598/2) secondo il quale con l’eredità di Lu- VIII, 1964, nn. 9-12, (III), pp. 202-211. Per crezia d’Este il cardinale Aldobrandini sareb- una corretta attribuzione a Girolamo Agucchi be entrato in possesso anche delle seguenti dell’inventario si veda D.L. Sparti, Il Musaeum opere di Raffaello: la Madonna Aldobrandini Romanum di Francesco Angeloni: formazione e (Londra, National Gallery), la Madonna del dispersione, “Paragone”, 585, 1998, pp. 47-80, passeggio (Edimburgo, National Gallery of specialmente pp. 47-48. Sulla formazione e Scotland) e la Piccola Madonna Cowper (Wa- l’entità della collezione Aldobrandini e per shington, National Gallery of Art). l’ampia bibliografia precedente, vedi L. Testa, 4 Ballarin-Menegatti, 2002, pp. 495-496, 505. Riflessioni sul ruolo dei fratelli Girolamo e Giovan 5 F. Cappelletti, Dosso, Tiziano, Correggio. In Battista Agucchi nella formazione della quadre- margine ad alcuni episodi ferraresi alle origini

68 AFAT 33 della collezione Aldobrandini, in Il camerino del- di Tiziano e di Girolamo da Carpi, e del rela- le pitture 2007, pp. 195-209, qui pp. 197-200. tivo celebre commento di Annibale Carracci. Vedi anche L. Testa, «...In ogni modo doma- Ricordo che la descrizione di essi che ne dà lo tina uscimo»: Caravaggio e gli Aldobrandini, stesso Vasari, che probabilmente non li vide in Caravaggio nel IV centenario della cappella mai, è molto imprecisa, tanto da non menzio- Contarelli, Atti del convegno a cura di C. Volpi, nare il Bacco e Arianna della National Gallery Torino, 2002, pp. 129-154, qui p. 130. di Londra e di ricordare erroneamente il putto 6 Finocchi Ghersi 2003, p. 221, n. 39. che orina nel fiume presente negliAndrii del 7 A. Lapierre, Artemisia, Paris, 1998, pp. 541-543. Prado di Madrid (e anche nella volta della Gal- 8 Considerato che il cardinale Pietro Aldobran- leria Farnese), come fosse uno di quelli che dini si reca in missione diplomatica a Lione già affollano l’Offerta a Venere dello stesso museo il 26 settembre 1600 e rientra a Roma solo il (G. Vasari, Le Vite dei più eccellenti pittori, scul- 29 marzo del 1601 (cfr. C. Vicentini, F. Cappel- tori e architetti, Roma 1991, 1287-1288). Per la letti, Fortuna e spettatori dei Baccanali fra Cin- postilla di Annibale Carracci alla descrizione que e Seicento. Dalla Via Coperta all’Europa, in Il vasariana cfr.: D. Benati, Le postille di Annibale Regno e l’Arte. I Camerini di Alfonso I d’Este, terzo Carracci al terzo tomo delle Vite di Giorgio Va- duca di Ferrara, a cura di C. Hope, Firenze 2012, sari, in Annibale Carracci, catalogo della mo- pp. 259-279, qui p. 271, n. 44), è solo da questa stra a cura di D. Benati, E. Riccomini (Bologna data in poi che pare logico ritenere che il car- 22 settembre 2006-7 gennaio 2007; Roma 25 dinale abbia iniziato a dare forma concreta alle gennaio-6 maggio 2007) Milano 2006, p. 462, iniziative volte all’ultimazione delle due dimo- nota 26; L. Finocchi Ghersi, Ricordi di lavoro. re romane e della villa di Frascati. Il palazzo al Il Festino degli Dei di Giovanni Bellini e la sua Corso fu acquistato anche più tardi, il 6 ottobre collocazione nell’appartamento del duca Alfonso del 1601, ed è molto probabile che in seguito I d’Este a Ferrara, in Ludicra. Per Paola Farenga fu soggetto a lavori di adeguamento, mentre 2009, pp. 157-162. È interessante in propo- della villa di Frascati si ha conferma dell’ulti- sito ricordare come lo stesso Tiziano, inter- mazione del palazzo in una stampa del Bertelli rogato da Francisco de los Cobos, fidatissi- databile al 1607, anche se i lavori per il teatro mo collaboratore dell’imperatore Carlo V nel erano ancora in atto nel 1621. Cfr. C. Benocci, corso degli anni trenta del Cinquecento, alla Villa Aldobrandini a Roma, Roma 1992, p. 30. domanda tendenziosa su quali potessero es- 9 Vicentini-Cappelletti 2012, p. 270. sere i suoi dipinti migliori posseduti dal duca 10 Sui vari significati del termine guardaroba al di Ferrara per esigerli come omaggio all’im- tempo, cfr. M.G. Aurigemma, Il posto delle cose, peratore, evitò di citare i Baccanali, cosicché in Ludicra. Per Paola Farenga, “Roma nel Rina- alla corte spagnola giunsero un San Michele, scimento”, 2009, pp. 162-172. una Giuditta e una Madonna (Cfr. J. A. Crowe, 11 Per la collocazione dei dipinti dal 1626 in poi G.B. Cavalcaselle, Tiziano, la sua vita ed i suoi vedi Cappelletti 2007, p. 199. tempi, 2 voll., Firenze 1877-78, qui I, Firenze 12 Benocci 1992, p. 30. 1877, pp. 359-364); cit. in M. Mancini, Tizia- 13 In effetti anche a Ferrara, diversamente da no e le corti d’Asburgo, Venezia 1998, p. 23, n. quanto generalmente sia stato ritenuto fino- 52. A riprova della segretezza che era sempre ra, i dipinti nei Camerini di Afonso I dovet- stata mantenuta riguardo alla consistenza dei tero essere conservati gelosamente, senza camerini ducali e dei loro preziosi arredi, è di mostrarli facilmente a visitatori estranei alla utile supporto una relazione diplomatica in- famiglia ducale, tanto che non se ne hanno viata a Milano, inedita, nella quale è descrit- testimonianze o descrizioni fino al 1598, con ta puntualmente l’entrata trionfale del papa le eccezioni delle citazioni di Vasari nelle vite Clemente VIII a Ferrara, avvenuta l’8 maggio

La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini nella villa a Monte Magnanapoli 69 1598, in cui, in seguito all’incendio che scop- 17 Per una trattazione approfondita dei temi e piò quella notte stessa nel Castello, il pontefi- delle motivazioni della genesi degli affre- ce dovette essere subito alloggiato nel “corri- schi di Annibale Carracci a Palazzo Farnese è dore segreto” che lo collegava con il palazzo di sempre valido il volume di R. Zapperi, Eros e Corte Vecchia, ossia nell’infilata dei camerini controriforma. Preistoria della galleria Farnese, dorati del duca Alfonso I (Archivio di Stato di Torino 1994. Milano, Atti di Governo, Potenze estere post 1535 18 Si noti la ripresa del putto che fa pipì (fig. 12) n. 104, (1598). Sull’entrata del papa a Ferrara dagli Andrii di Tiziano (fig. 4). vedi Ballarin-Menegatti 2002, pp. 510-513. 19 Benati 2006, p. 462, nota 26 È anche possibile che a corte un certo imba- 20 Cfr. C.L. Frommel, Poussin e l’architettura, in razzo si fosse creato nel tempo per lo sfrenato Poussin et , Actes du colloque à l’Académie de erotismo dei dipinti tizianeschi, certo non in France à Rome et à la Bibliotheca Hertziana, 16-18 linea con la palese simpatia per il protestante- novembre 1994, sous la direction d’Olivier Bonfait, simo della cerchia di Renata di Francia, sposa Christoph Luitpold Frommel, Michel Hochmann, di Ercole II d’Este e madre dell’ultimo duca di Sebastian Schütze, Paris 1996, pp. 119-134. Ferrara, Alfonso II. 21 C. D’Onofrio, La Villa Aldobrandini di Frascati, 14 Vicentini-Cappelletti 2012, pp. 268-279 Roma 2003. 15 Ivi, pp. 278-279 22 Vedi Sparti 1998, p. 48; Vicentini-Cappellet- 16 X.F. Salomon, Annibale Carracci e il cardinal ti 2012, p. 272, n. 48. Pietro Aldobrandini. Considerazioni sulla col- 23 Benocci 1992, p. 30. lezione, la cappella e le lunette Aldobrandini, in 24 Vicentini-Cappelletti 2012, p. 279. Nuova luce su Annibale Carracci, a cura di S. 25 Ivi, p. 273. Ebert-Schifferer, S. Ginzburg, Roma 2011, 26 Archivio di Stato di Venezia, Archivio proprio pp. 190-201, qui p. 190. Roma, Reg. 32 ter, c. 23v.

The author investigates the reasons why cardinal Pietro Aldobrandini decided to build a new Roman villa in the lower part of the Quirinale in Rome at the beginning of XVII Century. Primarily he needed it to host his well-known collection of paintings, whose famous part were those robbed in Ferrara in 1598. The dis- tinguished elegant and sober building seems to be conceived expressly to favor the exhibition of the works of modern and ancient art possessed by cardinal Pietro, so to demonstrate the birth of a new way to collect art objects, based on relevant stylistic comparisons among masterpieces of the different “Maniere”. [email protected]

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