AssoSoftwareDayPress domenica, 19 maggio 2019 AssoSoftwareDayPress domenica, 19 maggio 2019

Fatturazione Elettronica

19/05/2019 La Nazione Pagina 11 «Sono Mister Web, risolvo problemi» 3

19/05/2019 Pagina 14 DAL NOSTRO INVIATO GIAMPAOLO VISETTI L' azienda Quid della veronese Fiscale ricicla tessuti e dà lavoro a 120 donne svantaggiate Oggi fattura 3 milioni trasformando la 5 diversità in creatività

19/05/2019 La Repubblica Pagina 40 DAL NOSTRO INVIATO MATTEO PINCI Roma, una partita piccola piccola ora la Champions è lontana 7

Fisco e Dichiarazioni

19/05/2019 Il Sole 24 Ore Pagina 19 Paolo Bricco Cara Italia, occhio al tuo futuro 9

19/05/2019 Pagina 20 Oliviero Franceschi La compilazione del 730 e il pianeta casa 11

Industria 4.0

19/05/2019 Pagina 34 «Siemens, in Italia presenza solida Pronti alla sfida dell' automazione» 12

19/05/2019 Il Sole 24 Ore Pagina 21 BABY BOOK 14

19/05/2019 Il Messaggero Pagina 1 Romano Prodi L' Italia eviti l' isolamento per cambiare l' Europa 15

19/05/2019 Il Sole 24 Ore Pagina 30 Roberto Casati Quanto «mi piace» la matematica! 17

Lavoro e Previdenza

19/05/2019 Il Messaggero Pagina 18 Immobili pubblici a garanzia: così si può abbattere il debito 19

Privacy e GDPR

19/05/2019 Corriere della Sera Pagina 27 LUIGI IPPOLITO Dietro una foto Quei piedini in posa del neonato reale Lo stile Kardashian irrompe a corte 20

19/05/2019 Pagina 18 È giusto tener d' occhio i figli adolescenti ma senza invadere la loro privacy 22

19/05/2019 La Repubblica Pagina 15 DI ANNA LOMBARDI E Toronto si ribella a Google City 23

Sanità Digitale

19/05/2019 La Nazione Pagina 34 Diabete modello di sanità digitale 25

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[§20731303§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 11 La Nazione Fatturazione Elettronica

«Sono Mister Web, risolvo problemi»

Aranzulla, autodidatta milionario. «Sul mio sito le risposte a ogni dubbio informatico»

MILANO NON HA NEMMENO 30 anni, fattura 3 milioni di euro l' anno, dieci persone lavorano per lui, e il suo nome è ormai un brand. All' anagrafe si chiama Salvatore Aranzulla, classe 1990, originario di Mirabella Imbàccari, paesino a qualche chilometro da Caltagirone, in Sicilia, ma per tutti è aranzulla.it, uno dei siti web più visitati d' Italia. Non è un informatico né un programmatore («Sono un imprenditore e un divulgatore», precisa anche rispondendo ai suoi detrattori), anzi il suo obiettivo è «fornire soluzioni semplici a problemi semplici» con la tecnologia. Un modello di successo nato per caso, quasi per una sfida.

Come ha fatto Salvatore Aranzulla a diventare il marchio Aranzulla? «Tutta colpa di mio cugino Giuseppe È stato uno dei primi ad avere un computer, nel 2000. Mi prendeva in giro: 'Io ce l' ho e tu non ce l' avrai mai'. Arrivata l' estate, i miei genitori volevano comprare un condizionatore ma io, appena vidi un computer, lo abbracciai e piansi finché non si convinsero a comprarmelo». Una passione fin da piccolo. «In realtà né io né i miei genitori sapevamo davvero cosa fosse un pc. Avevo 10 anni, dopo i compiti cercavo da autodidatta di capire come usarlo e risolvere i problemi che riscontravo. D' altra parte non potevo confrontarmi con altre persone». Praticamente il primo utente di Aranzulla è stato Aranzulla. «Sì! Poi anche gli amici comprarono il loro pc e quindi chiedevano a me consigli e soluzioni. Mi resi conto che facevano quasi sempre le stesse domande (tipo: 'come far funzionare la stampante'). Da qui l' idea di dare risposte per iscritto. Diventai uno 'spacciatore di soluzioni cartacee'».

La svolta digitale? «Nel 2002 Internet mi aprì un mondo. A 12 anni creai un primo spazio dove caricavo le risposte che davo agli amici. Una soluzione amatoriale: il blog era online solo se il pc era collegato a Internet. Una volta scomparve addirittura nel nulla, la connessione costava tanto e arrivò una bolletta pari al triplo dello stipendio di papà che mi staccò il cavo. Poi ripresi a collegarmi di nascosto quando i miei andavano a fare la spesa. Ormai avevo capito il meccanismo e il sito continuava a crescere».

Di che cifre parliamo? «Nel 2008, ogni mese 300mila italiani visitavano il mio sito».

Fu lì che pensò di farlo diventare il suo lavoro?

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«Ebbi l' intuizione di inserire i banner pubblicitari accanto agli articoli gratuiti. Con i primi ricavi mi spostai a Milano. Volevo capire come trasformare la mia passione in un' impresa».

Quindi non ha una formazione da informatico? «No, ho studiato Economia aziendale e management alla Bocconi. L' affitto e la retta universitaria erano pagati con i guadagni del sito. Il mio metodo era (ed è) il 'sistema dei titoli': dalle ricerche online degli utenti si individua l' argomento su cui scrivere un articolo. E aranzulla.it ebbe un boom che continua oggi».

Tradotto in numeri? «Oggi il sito ospita oltre 10mila articoli ed è visitato da 700mila italiani al giorno. Ma la filosofia è la stessa di quando avevo 12 anni: sono come l' amico che cerca di dare soluzioni semplici ai problemi». E infatti ci mette il nome e la faccia. Però ormai Aranzulla è un' impresa, non più l' hobby di un ragazzino. «Fatturiamo 3 milioni. Ho 10 collaboratori esterni, sulla parte editoriale e su quella tecnica».

Ci sono domande ricorrenti? «In realtà cambiano spesso, per esempio in base all' età degli utenti. Le esigenze sono molto semplici: 'come scaricare musica', 'come si installa un antivirus', 'come si configura Facebook sul cellulare'. E poi, fino a qualche anno fa il 90% delle risposte riguardava il pc; oggi invece sono quasi tutte relative ai telefonini».

Il successo attira però anche invidie e critiche. Sa di avere molti detrattori? «Io sono un imprenditore e un divulgatore, non un informatico o un programmatore. È una questione di target: chi mi critica è un addetto ai lavori e non ha naturalmente bisogno dei miei consigli».

Come chi ha persino cancellato la voce 'Salvatore Aranzulla' dalla Wikipedia italiana? «Forse è gente che non ha altro da fare: le discussioni online per decidere la mia esclusione sono molto più lunghe di tutti i libri che ho scritto io in dieci anni. A me non interessa, basterebbero anche solo due righe: 'Salvatore Aranzulla è un imprenditore nato il 24 febbraio 1990, proprietario del sito aranzulla.it'». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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[§20731304§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 14 La Repubblica Fatturazione Elettronica

#Eu4you Viaggio nella Ue/6 L' azienda Quid della veronese Fiscale ricicla tessuti e dà lavoro a 120 donne svantaggiate Oggi fattura 3 milioni trasformando la diversità in creatività

PREMIATA DALLA UE Anna e le sue sorelle cacciatrici di stoffe per vestire il mondo

DAL NOSTRO INVIATO GIAMPAOLO VISETTI

VERONA - Rotoli di stoffe diverse riposano nel seminterrato del nuovo capannone di Avesa, quartiere di Verona a due passi dal fiume Adige e dal vecchio teatro romano. Sopra, un centinaio di donne e qualche raro uomo cuciono e stirano abiti. Sono nati in 20 nazioni di tre continenti, sopravvissuti a conflitti, usciti da droga e alcol o da una disoccupazione tardiva. Qualcuno lotta per superare il proprio handicap fisico e mentale o per ritrovare la luce dopo il carcere. A unire queste persone che conoscono il sapore della sofferenza non c' è solo la dignità di guadagnarsi il pane con la sapienza delle mani: come i tessuti che tagliano e ricreano, anche loro sono ciò che la società tratta come scarti e spesso ignora come rifiuti. Da tutto questo, da individui e stoffe "in eccesso" pronti per essere smaltiti non si sa dove, da sette anni nel Nordest dominato da una crescente intolleranza xenofoba nasce la bellezza di una grande moda italiana che riesce a conciliare mercato, sostenibilità ambientale, solidarietà e accoglienza. Il prodigio del progetto "Quid" è sbocciato nel cervello di una giovane studentessa di Economia dell' università Bocconi di Milano. Si chiama Anna Fiscale, ha 31 anni e dopo la laurea, nella stessa settimana, ha dovuto scegliere fra tre strade: tornare ad Haiti per una Ong della cooperazione internazionale, accettare il contratto di consulenza offerto da una multinazionale o fondare un' azienda «capace di creare cose belle partendo da ciò che si butta via e offrendo una seconda opportunità a persone ferite». Questa "terza via" è stata imboccata proprio qui, ad Avesa, in un garage a pochi passi dalla casa in cui Anna è nata e dove ancora vive. «Eravamo cinque compagni di scuola - dice la presidente di Quid - e non avevamo un soldo. Abbiamo cominciato grazie a 15mila euro offerti dalla Fondazione San Zeno ». Il primo anno le collaboratrici erano due e il fatturato ha chiuso a quota 90mila euro. Oggi al posto del garage e del successivo scantinato di una scuola, ci sono una sede con due capannoni propri, 120 dipendenti e un giro d' affari che nel 2019 supererà i 3,5 milioni di euro. Cinque i negozi a marchio Quid, oltre 100 quelli che in Italia vendono le collezioni, oltre al sito per l' ecommerce. Obbiettivo: raddoppiare i collaboratori entro il 2020 e far decollare un progetto internazionale per l' accoglienza e l' inserimento sociale dei migranti diretti in Europa. «Del resto - dice Anna - ci chiamiamo Quid perché i prodotti che offriamo ai clienti hanno quel "cosa" in più di un valore umano aggiunto, sintetizzato dal marchio della molletta che tiene unite realtà differenti impedendo loro di cadere». Associazioni e comunità che offrono un percorso di recupero a termine non sono una novità. Unica invece è una casa di moda etica che, riciclando tessuti inutilizzati, offre contratti di lavoro stabili, riuscendo a crescere dentro le regole del mercato. «La sfida della cooperativa - dice Ludovico Mantoan, 36 anni, amministratore delegato e

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013-2019 ..: powered by Volo.com :.. Pagina 5 cofondatore di Quid - è trasformare i limiti di persone svantaggiate o reduc i da esperienze dolorose nella nostra più importante risorsa aziendale. L' impresa sociale non è un' esibizione di carità, ma la conferma che anteporre la persona al profitto può generare un valore nuovo. La diversità favorisce la creatività e in ogni prodotto c' è una storia da raccontare». Oltre a una trentina fra i più famosi brand della moda italiana, grandi stilisti e aziende internazionali del tessile, del design e dell' alimentazione biologica, se ne sono accorte anche le istituzioni europee. La Commissione Ue e la Banca europea per lo sviluppo negli ultimi cinque anni hanno premiato Anna Fiscale aiutando finanziariamente la crescita dell' impresa e la formazione di chi ci lavora. «Passo giorni al telefono con aziende che possono offrirci tessuti rimasti in magazzino - dice Marco Penazzi, 30 anni, ex infermiere trasformato in cacciatore di stoffe - poi salgo sul furgone e ritiro i rotoli di cui i creativi hanno bisogno. I nostri sono prodotti naturali in limited edition : un abito tagliato da fibre ecologiche rimaste, una borsa ricavata dalla fodera di un divano o una busta per la verdura realizzata con il poliestere derivato dalla plastica dispersa negli oceani, non può superare i 50-100 pezzi. Un problema industriale così si trasforma in una soluzione commerciale». Senza il sostegno Ue questo "miracolo italiano", portato ad esempio mondiale di accoglienza e attenzione alle fragilità, non sarebbe stato possibile. Per questo il vento neo-nazionalista e xenofobo che torna a scuotere l' Europa preoccupa Anna Fiscale. «Rispetto a cinque anni fa - dice - per iniziative simili gli ostacoli burocratici sono esplosi e i finanziamenti sono crollati. Se le forze anti- europee prevarranno, rimanere umani dentro un' economia di mercato sarà più difficile. Resto ottimista: nella vita le persone sono più aperte e generose degli slogan elettorali di una classe dirigente e politica che si autosostiene grazie alla paura per una realtà inesistente. Come tutti i giovani, abbiamo fiducia nell' Europa casa comune». Nei capannoni di Quid non si raccontano le storie personali di rifugiati, vittime di violenze e superstiti del dolore. Dallo scarto allo stile, solo la bellezza per una volta ad Avesa ha il diritto di parlare. Chi cuce le prossime collezioni sorride. Ora ha un lavoro, una casa, una giusta retribuzione, perfino un avanzato welfare interno. Presto anche disabili, ex schiave e detenute, saranno modelle in passerella. Non si vergognano più perché sanno che ognuno, a modo suo, in un mondo senza confini chiusi scopre di essere un grande. PROGETTOQUID.IT j L' imprenditrice Anna Fiscale, 31 anni, veronese, nel 2012 ha fondato l' impresa sociale "Quid" premiata dalla Ue.

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[§20731305§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 40 La Repubblica Fatturazione Elettronica

A Sassuolo solo 0-0 Roma, una partita piccola piccola ora la Champions è lontana

DAL NOSTRO INVIATO MATTEO PINCI

REGGIO EMILIA - Una tifoseria furibonda, un futuro da costruire da zero, il timore di un' estate infernale. La Roma di oggi è più incerta di questi giorni di maggio: il sole è una speranza vaga nascosta da litri di pioggia. Quella caduta sul Mapei Stadium sotto forma di insulti alla società che ha voluto il divorzio da De Rossi. Lo 0-0 in casa del Sassuolo è l' ultima condanna: oggi Atalanta e Milan possono escludere la Roma dalla prossima Champions, colpo di grazia a una stagione maledetta. Ma la partita è stata soltanto un sottofondo sportivo a due ore di contestazione: una frattura forse insanabile tra la curva e la proprietà americana. L' Aventino dei romanisti è il Mapei Stadium. «De Rossi eterno capitano, Pallotta eterno riposo», recitava un messaggio di pessimo gusto esposto dai millecinquecento arrivati a Reggio Emilia. Quei tifosi che spesso hanno accompagnato in silenzio le partite all' Olimpico non hanno smesso un secondo di gridare insulti al presidente Pallotta, principalmente, ma pure al suo consulente Franco Baldini e al vice presidente Baldissoni. De Rossi s' è alzato dalla panchina solo per salutare con gli occhi gonfi, ma il dubbio che per qualcuno il suo addio fosse un pretesto è sorto quando in campo sono piovuti fumogeni, lanciati solo per poter urlare "paga la multa" a Pallotta: idiozie sottolineate dal "buffoni" urlato dal resto dello stadio (pochi). Ma che la fattura sia insanabile o quasi lo diceva uno striscione: «In 7 anni avete distrutto la romanità, via dalla Roma Pallotta e società». Eppure avrebbe potuto essere una Roma davvero romana, la prossima, se De Rossi avesse accettato il ruolo dirigenziale. Oggi invece è tutto in dubbio. Persino il futuro di Totti, unico assente ieri, ufficialmente per un impegno preso da tempo, o forse per il ritardo nel viaggio di ritorno dal Kuwait, dove ha dato spettacolo giocando a calcetto. A giorni chiederà un chiarimento con Pallotta, perché forse gli ultimi 24 mesi da dirigente ma in posizione marginale qualche segno l' hanno lasciato. La risposta della società sarà affidargli la direzione tecnica appena verrà ufficializzato il ds (Petrachi, che però deve liberarsi dal Torino): un ruolo vero, dopo la "scuola guida". Il primo mattone della ricostruzione sarà però l' allenatore. A Trigoria hanno chiuso un accordo con Gasperini, che per dire sì aspetta solo di liberarsi dall' Atalanta (due giorni fa il primo incontro con il presidente Percassi per sciogliere il vincolo fino al 2021). Una situazione d' incertezza che però consente contestualmente di attendere. Per capire quali piani abbia Sarri, che tra Chelsea, Juve e la promessa fatta mesi fa ai vertici romanisti non ha ancora scelto la strada da prendere. Chi verrà, rischia di dover ricominciare a giocare già il 25 luglio, secondo turno preliminare d' Europa League. Oggi la

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Roma è sesta e li dovrebbe affrontare, col rischio di compromettere pure la prossima stagione. Da vivere senza De Rossi e, forse, senza l' amore dei tifosi. In panchina prima della festa Daniele De Rossi saluta i tifosi: in panchina per tutta la partita "in attesa della sua festa col Parma" come ha spiegato Ranieri LAPRESSE/FILIPPO RUBIN/LAPRESSE.

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[§20731306§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 19 Il Sole 24 Ore Fisco e Dichiarazioni

Mondo di domani. Nel saggio «Fuoco e fiamme» Alberto Forchielli fornisce una descrizione rapida (e divertente) della tavolozza di positività e contraddizioni del Bel Paese, alla luce dei vasti orizzonti geopolitici internazionali Cara Italia, occhio al tuo futuro

Paolo Bricco

Con Fuoco e fiamme. Tutto quello che non ti dicono e devi sapere sul mondo di domani Alberto Forchielli, insieme a Michele Mengoli, ha scritto un saggio dal ritmo rapido, composto da una lunga serie di micro capitoli, che assomiglia alla velocità sincopata del presente e all' approssimarsi parossistico del futuro. Forchielli, che dopo la laurea in economia a Bologna nel 1978 ha conseguito un master ad Harvard nel 1981, ha lavorato negli anni Ottanta nella consulenza internazionale e, negli anni Novanta, ha collaborato in diverse posizioni con il ministero del Bilancio e con il ministero degli Affari esteri e ha operato come segretario generale per le privatizzazioni dell' Iri. Poi è stato senior advisor della Banca Mondiale che lo ha distaccato, nel 2000, alla Banca Europea degli Investimenti. E, dal 2004, ha fondato l' Osservatorio Asia, dando poi vita al Mandarin Capital Management. Tutto questo per sottolineare come, in questo caso, il libro sia frutto di una conoscenza analitica e in presa diretta del profilo del nostro Paese, dei meccanismi della globalizzazione e degli equilibri geopolitici in continua, persistente, rimodulazione. E che questo insieme di tratti, nel libro, emerga più di quanto non faccia lo spirito guascone e irriverente che lo ha trasformato in un opinionista cercato dalle radio, dal web e dalle tv italiane. Il quadro che si compone, per quanto riguarda l' Italia, è segnato da un pessimismo della ragione che è, in qualche minima misura, compensato dall' ottimismo del cuore. Anche perché Forchielli nota alcune asimmetrie positive che contraddicono una lettura solo apocalittica del futuro italiano. Così commenta una notizia uscita a fine gennaio di quest' anno: «Nella competizione mondiale ideata al Mit di Boston, in collaborazione con la Nasa, studenti di tutto il mondo si sfidano nella programmazione robotica per manovrare delle micro sonde in ambiente spaziale, guidandole in una simulazione a bordo della Stazione spaziale internazionale. Su 200 team iscritti, quelli italiani erano 25. E tra i 42 team giunti in finale, 11 erano del nostro Paese. Fino al trionfo con il podio tutto azzurro, composto dagli studenti dei licei Avogadro di Vercelli e Cecioni di Livorno e dell' Istituto tecnico Righi di Napoli». Nonostante le asimmetrie positive, dovute più alla sedimentazione di lungo periodo di un sistema culturale e tecnologico che nel Novecento ha avuto una sua centralità nel contesto occidentale, la nostra questione nazionale riguarda la capacità del Paese di intercettare le grandi tendenze e di innestarsi sulle nuove dorsali della realtà che hanno costruito il mondo di oggi e che stanno delineando il mondo di domani. Forchielli fa emergere i passaggi mancati, i disallineamenti, i ritardi: l' assenza di una cultura dell' innovazione disruptive, la minore vocazione

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013-2019 ..: powered by Volo.com :.. Pagina 9 quantitativa della nostra cultura e della nostra formazione, il provincialismo cognitivo delle nostre élite. E questo - aggiungiamo noi - non solo per la natura gerontocratica di un Paese che vive una profonda torsione demografica. Il metodo è quello di evitare il «Madamina, il catalogo è questo», per citare il Don Giovanni di Mozart. La scelta è, invece, quella di fare emergere tutto ciò nella descrizione, appunto, delle isole e degli isolotti, delle rade e dei canali che formano l' arcipelago del futuro: la nuova geografia delle città globali, la centralità dell' Asia, l' incognita dell' Africa, la crescente marginalizzazione dell' Europa, il potenziale ancora non percepito dell' intelligenza artificiale e i suoi impatti non solo sulla manifattura e sui servizi ma perfino sull' antropologia dell' uomo che verrà, il tema dell' energia. Tutto ciò, appunto, viene fatto da Forchielli in maniera rapida e divertente, ma adoperando dati e attingendo alla sua esperienza di lungo corso. Con un occhio all' Italia e lo sguardo alla realtà internazionale. Con un piede nel passato, un piede nel presente e la mente rivolta al futuro. Scrive Forchielli: «Non sono pessimista. Lo sono solo pensando all' Italia e alla ciurma di bucanieri che la guida, e lo sono anche pensando all' Europa». La piccola vicenda italiana si inserisce nell' attuale passaggio internazionale che, nonostante la crisi psico-politica ed emotivo-sociale della civiltà occidentale, ha numeri sintetici significativi. Basta guardare tre parametri base: sicurezza personale, condizione economica, livello di istruzione. L' edificio del futuro è costruito su fondamenta che storicamente non sono mai state così solide e ben costruite: «La somma di povertà e morti per crimini violenti e malattie non è mai stata tanto bassa in percentuale alla popolazione globale. E, particolare non da poco, l' odierna popolazione della Terra è la più istruita di sempre e Internet e le tecnologie in costante evoluzione lasciano ben sperare che tutto ciò proceda a passo spedito». © RIPRODUZIONE RISERVATA Fuoco e fiamme. Tutto quello che non ti dicono e devi sapere sul mondo di domani Alberto Forchielli con Michele Mengoli Baldini+Castoldi, Milano, pagg. 299, 18.

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[§20731307§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 20 Il Messaggero Fisco e Dichiarazioni

Sportello fisco La compilazione del 730 e il pianeta casa

Oliviero Franceschi

È in piena attività la campagna del 730 2019 che, salvo proroghe, dovrebbe concludersi nella seconda metà di luglio. Non sono pochi i dubbi che accompagnano i contribuenti durante la compilazione, ma una delle poche certezze è che rispetto all' anno passato è pressoché immutata la tassazione Irpef sugli immobili. La regola generale prevede che il reddito dei fabbricati, soggetti ad Imu e non affittati, (compresi quelli dati in uso gratuito), non sia tassato ai fini dell' Irpef e delle relative addizionali: questi immobili vanno però sempre indicati nella dichiarazione dei redditi anche se risultano non imponibili e dunque non concorrono a formare il reddito complessivo del contribuente. Fanno eccezione gli immobili situati nel Comune dove il contribuente possiede l' abitazione principale e che sono sfitti, per i quali si paga l' Irpef e le addizionali sul 50% del reddito, anche se soggetti ad Imu. Discorso leggermente diverso va fatto per l' abitazione principale (e relative pertinenze): essendo esente da Imu (se non di lusso) il reddito è imponibile ma spetta comunque una deduzione pari alla rendita catastale rivalutata che di fatto azzera l' imposizione. Invece le abitazioni principali di lusso, cioè quelle accatastate come A/1, A/8 e A/9, essendo soggette ad Imu non pagano l' Irpef e le addizionali, secondo la regola generale. Passando agli immobili locati, questi usufruiscono come lo scorso anno di una piccola franchigia sui redditi di locazione pari solo al 5%. La franchigia è riconosciuta al padrone di casa per compensarlo - in modo forfettario delle spese sostenute per conseguire il reddito da locazione. Già dal 2013 qualcuno ha pensato bene di ridurre la franchigia al solo 5% e, pertanto, al momento di pagare le imposte i proprietari pagheranno sul 95% del canone di locazione. Il fisco è invece decisamente più mite con chi ha optato per la cedolare secca: l' imposta sostituiva è pari al 21%, ma diminuisce ulteriormente al 10% per i contratti a canone concordato. Si tratta di un ulteriore miglioramento per chi ha affittato con la cedolare secca e per giunta con canone concordato: l' imposta sostituiva da liquidare nel 730 è al 10% fino al 31 dicembre 2019, salvo ulteriori proroghe. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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[§20731308§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 34 Corriere della Sera Industria 4.0

Chi è «Siemens, in Italia presenza solida Pronti alla sfida dell' automazione»

Picech: un anno per completare lo scorporo della divisione Gas&Power

MILANO «I vecchi modelli di conglomerati non funzionano più. I cambiamenti imposti dalla digitalizzazione ormai totale della società e le sfide della globalizzazione economica ci costringono a cambiare pelle in fretta per non trovarci a dover rincorrere la concorrenza». Claudio Picech, 51 anni, è presidente e amministratore delegato di Siemens Italia da poco meno di un anno. Ingegnere, con un passato nelle multinazionali Abb ed Alstom nella divisione dei generatori di potenza, racconta il piano appena annunciato a livello globale dal ceo di Siemens, Joe Kaeser. I media internazionali parlano di un progetto che vuole evitare al colosso tedesco, leader mondiale nelle macchine per l' automazione industriale, il destino dell' americana General Electric che ha pagato il modello di conglomerata attiva in diversi settori. Così Kaeser ha immaginato lo scorporo della divisione «gas and power». Sarà autonoma e in grado di competere sul mercato come un player puro da settembre 2020. Un progetto che aveva previsto tre diverse realtà: la Digital Industries (automazione industriale, digitalizzazione dell' industria manifatturiera), la Smart Infrastructure (distribuzione dell' energia, smart grid e automazione degli edifici) e appunto Gas and Power (che in Italia comprende anche due stabilimenti produttivi), che viene scorporata.

Ingegner Picech che cosa significa? «Non c' erano le condizioni di essere leader. Questa decisione di costruire una società oil gas nella generazione di potenza, nella trasmissione e nella relativa manutenzione significa che viene scorporata una divisione da 30 miliardi di fatturato e 80 mila dipendenti. Ci vorrà un anno per completarla, ma i margini si stavano assottigliando e occorreva indirizzare il cambiamento». Sembra un' operazione per fare cassa e comporta anche un' importante riduzione di perimetro... «Non è un' impostazione corretta. Si tratta di una divisione che aveva già avuto diverse ristrutturazioni. Siemens resta azionista rilevante, ma debutterà il modello public company. Bisogna avere un profilo flessibile. Senza agire da grandi corazzate con un processo decisionale troppo elefantiaco. A regime assumeremo 10 mila persone nelle diverse realtà dell' azienda con un focus sul digitale».

Si sente di rassicurare gli addetti italiani dei due stabilimenti, di Trento e Cairo Montenotte, che fatturano quasi 400 milioni? «L' Italia assume ancora più una dimensione solida: le due fabbriche di Trento e di Cairo Montenotte, che producono trasformatori, non avranno impatti e non c' è al momento alcun segnale di riduzione di posti di lavoro. L' impianto di

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Trento ha una nomea di riferimento internazionale, siamo pieni di ordini». Ammetterà che qualche preoccupazione resta. Come ci sarebbe stata se fosse andata in porto la fusione tra la vostra divisione Mobility e Alstom Ferroviaria. «Su questa questione ora è tutto fermo. Aspettiamo le elezioni europee, il nuovo Parlamento e la nuova Commissione. La decisione di bloccare l' integrazione per questioni di concorrenza ci ha colpito. La tesi della Commissaria Vestager secondo la quale sarebbe stato penalizzato il consumatore finale sul costo del biglietto ci è sembrata sorprendente. L' Europa dovrebbe costruire dei giganti in grado di competere con i produttori asiatici, così vengono penalizzate entrambe le realtà».

L' Italia ha ancora una fortissima vocazione manifatturiera ma il cambiamento tecnologico dell' industria trova il Paese attrezzato? «È vero, siamo di fronte ad uno shift di competenze, ma abbiamo tempo per lavorarci. Noi stiamo collaborando con le università, gli istituti tecnici, ogni anno organizziamo le Olimpiadi dell' automazione dove coinvolgiamo le scuole su progetti specifici. Non vedo rischi di disoccupazione tecnologica derivante dall' uso dei robot e dell' intelligenza artificiale».

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[§20731309§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 21 Il Sole 24 Ore Industria 4.0

BABY BOOK

«Il codice delle ragazze» di Alessandra Spada (Solferino, pagg. 270, 15), già autrice del manuale per genitori «Faccio quello che posso» (Demetra, 2017), è la bella avventura estiva di tre ragazzine alla soglia dell' adolescenza, più una, che si conoscono a una scuola di programmazione in Svizzera. Per Lin, italocinese, è il suo sogno, lo ha raggiunto grazie a una borsa di studio; per Carlotta è l' ennesimo parcheggio estivo escogitato da genitori troppo impegnati; per Chiara è il momento del confronto con i suoi tre fratelli maschi. Scegliendo un linguaggio e situazioni a misura di dieci-tredicenni, Alessandra Spada accompagna le fanciulle in un territorio ancora troppo maschile, quello del coding, della robotica, della tecnologia in generale, e le porta a fare propri i tre princìpi della scuola: pensare con la propria testa; seguire l' intuizione; usare la tecnologia, non lasciarsi usare. L' autrice presenterà il libro il 30 maggio a Milano, alle 18, alla Feltrinelli Red di viale Sabotino, con Valentina De Poli e Valeria Cagnina. (La. Ri. )

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[§20731310§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 1 Il Messaggero Industria 4.0

Il senso del voto L' Italia eviti l' isolamento per cambiare l' Europa

Romano Prodi

Stiamo arrivando al termine di una strana campagna elettorale. Una campagna che riguarda le elezioni europee ma nella quale la politica nazionale ha, fino ad ora, giocato un ruolo assolutamente prevalente. I dibattiti delle scorse settimane si sono infatti solo concentrati sulle liti fra i partiti di governo, sullo sfondo di un' opposizione tutta dedicata a mettere in luce queste contraddizioni. Abbiamo assistito a raffinatissime analisi sulle possibili conseguenze dei risultati del voto, sui rapporti di forza fra i diversi partiti e quindi sulla durata del governo in carica. Ben poco invece su quale debba essere la politica europea che il nostro paese ha interesse a perseguire. L' unico cambiamento sostanziale durante la campagna è stato il progressivo abbandono, da parte dei partiti sovranisti, del proposito di abbandonare l' Europa e l' Euro. Di fronte alle tragicomiche operazioni britanniche per mettere in atto la Brexit e di fronte a Trump e a Putin che vedono l' Europa solo come un concorrente da contenere, si sono finalmente tutti convinti che lasciare l' Unione Europea porti solo un salto nel buio. La campagna d' Europa di Lega e Cinque Stelle è ora dedicata soprattutto a imputare all' Unione Europea gli errori di una nostra politica economica che confina la crescita italiana ora all' ultimo, ora al penultimo posto tra i 28 membri dell' Unione. Nel frattempo i partiti di governo non hanno cessato di litigare con tutti gli altri paesi dell' Unione Europea: perfino con Francia e Germania che, pur spesso in disaccordo sui temi di politica estera ed economica, agiscono fra loro in perfetta armonia quando si debbono mettere in pratica i grandi progetti comuni che plasmeranno il futuro dell' industr ia e della tecnologia europea. Il nostro governo, pur a malincuore, accetta la nostra permanenza in Europa ma il suo isolamento ci riduce ad un ruolo assolutamente marginale. Addirittura nei confronti degli altri paesi sovranisti, insieme ai quali si esibisce con tanti appelli comuni, esso non riesce a trovare un accordo di collaborazione nemmeno sul tema dell' immigrazione. D' altra parte i sovranisti, per definizione, non possono che agire per se stessi, senza tenere conto che, nella realtà di oggi, la sovranità si difende solo condividendola con altri. Per fortuna abbiamo ancora una settimana prima delle elezioni e tutte le analisi disponibili ci dicono che, data la crescente mobilità del voto, i due terzi degli elettori che intendono recarsi al seggio non hanno ancora preso una decisione e che un numero sempre maggiore di loro deciderà solo al momento di entrare in cabina. C' è quindi una settimana di tempo per riflettere non solo sui grandi risultati che l' Unione Europea ci ha dato in termini di pace e di sviluppo ma soprattutto sul fatto che oggi esistono al mondo 23 cinesi e 6 americani per ogni italiano e che, fra poco più di una generazione, dovremo fare i conti con 30 indiani e

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013-2019 ..: powered by Volo.com :.. Pagina 15 non so quanti indonesiani e pachistani per ogni nostro cittadino, mentre vi saranno t anti nigeriani quanti europei. La prossima settimana dovrà quindi essere dedicata a riflettere sulle cose che potremo e dovremo fare assieme tutti noi europei per vivere o, se mplicemente, per sopravvivere. È ovvio che, prima di tutto, dobbiamo mettere progressivamente in atto il progetto di un esercito europeo. Sarà un cammino lungo ma le evoluzioni dei rapporti con gli Stati Uniti ci obbligano a costruire, nell' ambito dell' Alleanza atlantica, un vero esercito comune fornito di un suo retroterra industriale e di un' efficiente capacità operativa. A questo si aggiunge l' altro grande obiettivo: armonizzare la politica economica e fiscale in tutti i settori in cui essa incide sulla co ncorrenza fra i diversi paesi. Queste sono le premesse di una futura politica europea a cui si debbono aggiungere alcuni altri obiettivi possibili, concreti e indispensabili per il futuro dei nostri cittadini. Obiettivi che possono essere raggiunti solo con una stretta col laborazione a livello europeo. Intendo prima di tutto una politica dell' innovazione e della ricerca che ormai si concretizza in campi nei quali le capacità dei nostri s ingoli paesi sono fuori gioco. Pensiamo solo all' intelligenza artificiale, riguardo alla quale perfino il piano straordinario della Germania è un' infima frazione di quello americano e cinese. Pensiamo quindi alla politica ambientale, all' energia e all' agricoltura e soffermiamoci infine al grande capitolo del welfare, antico orgoglio dell' Europa, depauperato dagli anni della crisi economica. Esiste già pronto un grande progetto, preparato dalle Casse Depositi e Prestiti e dalle Banche Pubbliche di tutti i 28 membri dell' Unione Europea per fornire alle esauste risorse nazionali, regionali e comunali dei diversi paesi oltre 100 miliardi di Euro all' anno per la sanità, la scuola e l' edilizia popolare. Abbiamo ancora una settimana di tempo per riflettere su quanto grande sia la posta in gioco delle prossime elezioni europee e come sia importante mandare al Parlamento di Bruxelles persone che sappiano perseguire questi obiettivi con una conoscenza dei fatti che può dare frutti positivi solo se fondata su robuste alleanze con i nostri partner. Piaccia o non piaccia, nel mondo globale non si può avere alcun futuro litigando con tutti e applicando una diletta ntesca politica di isolamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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[§20731311§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 30 Il Sole 24 Ore Industria 4.0

Intelligenza artificiale. Gli algoritmicelati dietro Facebook, Google e Apple Quanto «mi piace» la matematica!

Roberto Casati

In questa recensione vi dò del voi, lettrici e lettori, per segnalare che gli autori del libro di cui discutiamo vi danno del tu (o quantomeno, questa è la scelta del traduttore, visto che l' originale inglese non distingue le due forme di «you»). Se quindi riuscite a superare il continuo bombardamento di messaggi personali amichevoli («Anche se la matematica non fa per te, non preoccuparti») e se non andate troppo per il sottile rispetto all' umorismo decisamente da nerds, questo libro fa per voi. In realtà, è un libro da consigliare assolutamente perché offre una panoramica intelligente e storicamente informata dell' intelligenza artificiale contemporanea, spiegando l' unica cosa che va veramente spiegata, ovvero la matematica che sottende il lavoro degli algoritmi che trattano enormi quantità di dati. Se scriveste un libro sulla storia dei mezzi di trasporto, a un certo punto dovrete ben raccontare come funziona il motore a scoppio. Non farlo significa non permettere di capire perché a un certo punto scompaiono i cavalli dalle nostre strade e si scavano dappertutto pozzi di petrolio, o in alternativa significa invocare dei poteri magici. La divulgazione, e quindi il dibattito pubblico, sull' intelligenza artificiale sono oggi polarizzati tra incomprensione e invocazione di poteri magici, e questo risulta in un' ulteriore polarizzazione tra entusiasmo e terrore. Ma gli autori hanno ragione quando vi rassicurano, quantomeno sulla matematica. La forza dell' intelligenza artificiale viene dal fatto di utilizzare una matematica relativamente semplice per addestrare un computer a estrarre automaticamente pattern di ogni tipo da un insieme di dati: un volto noto, un comportamento anomalo in una transizione bancaria, un pomodoro difettato. Il grosso del lavoro non viene fatto dai matematici, ma da chi raccoglie i dati e da chi addestra i computer. E se la raccolta dati è diventata come l' aria che respiriamo (andate a guardarvi la lista dei cookies che sono stati depositati sul vostro browser), l' addestramento configura interessanti scenari di schiavitù digitale. Polson e Scott raccontano le storie di alcuni pionieri e, fatto molto interessante, pioniere della matematica che sottende l' IA; donne che hanno fatto il lavoro sporco di analizzare dati e estrarne pattern interessanti, o che hanno permesso progressi concettuali. Un esempio su tutti è quello di Henrietta Leavitt, astronoma di Harvard, che dopo una quindicina d' anni di analisi di foto di stelle tra il 1893 e il 1912 scoprì la correlazione tra il periodo di una pulsar e la sua luminosità; non è cosa da poco perché il confronto tra la luminosità apparente e quella reale permette di determinare la distanza di una galassia che contiene una pulsar. Come capita in molte storie di donne scienziato, un uomo raccolse i frutti maturi di questa ricerca. Edwin Hubble osservò una pulsar all' interno di Andromeda, e a questo punto fece scattare una impressionante cascata inferenziale: Andromeda è a una distanza finora mai nemmeno immaginata, un milione di anni luce dalla terra; dato che la si vede a occhio nudo, è un oggetto enorme; è quindi una

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013-2019 ..: powered by Volo.com :.. Pagina 17 galassia, come la nostra; quindi ci sono altre galassie nell' universo. Ma la premessa fondamentale venne stabilita da Leavitt. Altre grandi storie di donne e di dati sono quelle di Florence Nightingale, che oltre a soccorrere i feriti nella guerra di Crimea a metà dell' Ottocento inventò i diagrammi polari i quali le permisero di dimostrare che i soldati morivano più per malattie infettive che in battaglia (molto di più); o quella di Grace Hopper, che nel secondo dopoguerra, in un mondo di nerds (maschi) poco inclini a farsi impartire lezioni difende l' idea trasgressiva per cui i programmi informatici devono venir scritti in un linguaggio simile al linguaggio naturale, e si inventa il compilatore, ovvero un sistema per trasformare il codice sorgente, leggibile da un essere umano («1. Stampa "Hello world". 2. Vai a 1. »), nel codice oggetto che la macchina capisce quando cambia gli stati elettrici dei suoi componenti. A fare da contraltare a queste storie, c' è il grande fallimento di Newton, che da direttore della zecca reale di sua Maestà non possiede e non riesce a sviluppare gli strumenti statistici relativamente semplici che gli permetterebbero di scovare la causa della variabilità nel peso delle monete e di combattere le frodi; la soluzione del suo problema venne quasi un secolo più tardi e serve ancora oggi a far scattare un allarme antifrode per le carte di credito. Se Polson e Scott danno il giusto credito alle ricercatrici che hanno reso possibile l' IA, mostrano anche come l' IA possa aiutarci a capire le prevenzioni di genere. Per esempio, usando un modello di IA addestrato a classificare i personaggi di scene di film hollywoodiani in base al loro genere, è stato possibile scoprire che le donne appaiono per un terzo del tempo, gli uomini per due terzi. In un solo tipo di film, i film dell' orrore, c' è preponderante presenza femminile, ma in tal caso le donne hanno il ruolo di vittime. © RIPRODUZIONE RISERVATA Numeri Intelligenti. La matematica che fa funzionare l' intelligenza artificiale di Google, Facebook, Apple & Co Nick Polson e James Scott Utet, Torino, pagg. 323, 23.

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[§20731312§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 18 Il Messaggero Lavoro e Previdenza

Immobili pubblici a garanzia: così si può abbattere il debito

Bisogna distinguere il contingente (lo spread) dallo strutturale (il debito). Perché il differenziale che si avvicina a quota 300 punti base è un rischio autoinflitto frutto di improvvide dichiarazioni governative, sommate ad una politica economica tutta in deficit, assistenzialista e senza alcuna reale attenzione alla crescita. Certo il rifinanziamento del nostro debito pubblico monstre è un problema che ci portiamo avanti da troppo tempo per non considerarlo il vero problema nazionale. Lo spread è solo una spia accesa che lo segnala. Non appena le elezioni europee saranno alle spalle, chiunque sia l' interprete della politica italiana avrà davanti il compito di ridurre questo fardello. Purtroppo, nei primi anni dell' euro, abbiamo buttato alle ortiche una irripetibile occasione. Grazie a tassi di interesse bassi e all' economia in crescita, il rapporto debito-pil era arrivato nel 2007 sotto il 100% della ricchezza. Poi la risalita con la crisi mondiale del 2008: da allora a oggi l' aumento è stato del 76%, facendoci accumulare 2.358 miliardi di debito, pari al 133% del Pil. Quasi 40 mila euro per ogni italiano, neonati compresi. Il punto è che questo macigno - il terzo al mondo in rapporto al Pil - ci rende vulnerabili di default: ogni anno dobbiamo reperire più di 400 miliardi per rifinanziarlo e se il rischio paese aumenta, altrettanto cresce la fatica nel collocare i nuovi titoli. Non è un caso che ultimamente sia aumentata la quota di debito in mano italiana, pur essendo intervenuta massicciamente la Bce. Ciò significa che i grandi investitori istituzionali, tipo i fondi pensione, hanno scelto di mettere altrove i soldi che gestiscono. La cura è una sola: un intervento straordinario sul debito, attraverso l' utilizzo del patrimonio immobiliare e mobiliare pubblico. Idea rilanciata, ora, anche dall' ad di Banca Intesa, Carlo Messina. Molteplici le modalità, ma credo che la migliore sia quella di conferire immobili e titoli (almeno 400 miliardi) ad un veicolo societario ad hoc - una public company con lo Stato azionista di controllo - che possa emettere obbligazioni garantite proprio da quegli asset. Inoltre gli immobili andranno valorizzati e gradualmente ceduti. Così facendo, in un tempo relativamente breve si potrebbero recuperare risorse tali da tagliare la parte del debito eccedente il 100% del Pil. (twitter @ecisnetto)

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[§20731313§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 27 Corriere della Sera Privacy e GDPR

Dietro una foto Quei piedini in posa del neonato reale Lo stile Kardashian irrompe a corte

Il vezzo come i vip di Hollywood imbarazza Buckingham Palace

LUIGI IPPOLITO

Di Master Archie, il figlio di Harry e Meghan, finora non si è visto granché. Ai giornalisti lo avevano presentato tutto infagottato e pure con la cuffietta calata sugli occhi: ma domenica scorsa sono spuntati i piedini, in una foto attentamente coreografata e in posa «artistica», ovviamente pubblicata sul loro profilo Instagram. Un' immagine che ci racconta molto dell' impronta che l' ex attrice americana sta cercando di calcare sulla monarchia britannica: e dei conflitti che questo potrebbe provocare. Innanzitutto la data scelta per postare la foto, il 12 maggio, festa della mamma: ma negli Stati Uniti (e in Italia), non certo in Gran Bretagna, dove la ricorrenza cadeva il 31 marzo. Un piccolo segno dell' americanizzazione strisciante che si sta facendo largo al seguito di Meghan e di cui si era avuto un potente assaggio alla cerimonia nuziale, il cui primo anniversario cade proprio oggi. Poi c' è l' immagine stessa: i piedini del neonato sono ormai diventati un cliché delle celebrities e di recente abbiamo potuto rimirare quelli dei figli di Eva Longoria, già casalinga disperata, e di Geri delle Spice Girls. Precedenti che hanno ben poco a che fare con le tradizioni reali: e che rimandano invece a uno star system con i cui riti Meghan continua a identificarsi. E qui sta il problema: perché c' è un abisso fra l' essere un' attrice hollywoodiana e interpretare il ruolo di membro della famiglia reale. Ma la neo duchessa del Sussex sembra ancora avere difficoltà a tracciare il confine. Lei ha cercato di mantenere il più stretto controllo su tutta la comunicazione attorno al «baby Sussex», con una regia attentamente studiata che include l' apparizione a Windsor col bimbo in braccio a Harry e poi la foto dei piedini accarezzati dalla sua mano (di cui è stata notata la manicure perfetta). Ma questo sforzo l' ha messa in conflitto con Buckingham Palace: e così si spiegano le contraddizioni e il mezzo fiasco del giorno della nascita. Il 6 maggio, infatti, è arrivata nel primo pomeriggio la notizia che il travaglio di Meghan era appena iniziato: comunicazione di fatto smentita solo 40 minuti dopo, quando è stato annunciato che il bambino era già nato ma... 9 ore prima! Una confusione che non è stata diradata neppure sulle circostanze della nascita. Meghan aveva espresso il desiderio di partorire in casa, nel cottage di Windsor dove è andata a vivere con Harry: ma è subito trapelato che sarebbe stata trasportata d' urgenza nella notte in un ospedale di Londra. Contrariamente alla tradizione, si ignora quali medici abbiano assistito la partoriente: perfino il (tardivo) comunicato ufficiale affisso di fronte a Buckingham Palace era firmato direttamente dalla regina, invece che dai ginecologi reali. Solo venerdì scorso è spuntato il certificato di nascita di Archie, che ha confermato il parto al Portland Hospital della capitale: ma va notato che il piccolo è stato registrato all' anagrafe con ben undici giorni di ritardo. È un alone di mistero che attizza la curiosità dei sudditi, ma rischia di rinfocolare spericolate teorie complottiste che

Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013-2019 ..: powered by Volo.com :.. Pagina 20 erano sorte sulla gravidanza di Meghan: quando in Rete si erano scatenati i dietrologi che sostenevano che il pancione fosse finto. Certo, qui siamo dalle parti dei terrapiattisti (o dei panciapiattisti, verrebbe da dire): ma qualche giorno fa il Times , accanto a una foto di Meghan incinta, ha pubblicato un lungo pezzo sulle protesi di silicone vendute per simulare una gravidanza. Nessuna insinuazione esplicita, ma qualcuno poteva leggervi un' allusione nascosta. Harry e Meghan motivano tutto questo riserbo col desiderio di proteggere la propria privacy e quella del neonato. Ma sembrano dimenticare che i privilegi dei reali comportano degli obblighi: come quello di essere sottoposti a scrutinio pubblico. E Meghan in particolare non sembra poi farsi problemi a fare sfoggio di sé quando le aggrada, come con la stravagante festa pre-parto a New York, che le è valsa accostamenti con Maria Antonietta. E arriva a sfiorare il millantato credito, quando sul suddetto certificato di nascita si definisce «principessa del Regno Unito»: cosa che non è affatto. E così anche la foto dei piedini su Instagram ammicca più a uno stile Kardashian che non alla tradizionale sobrietà di casa Windsor. Restiamo sintonizzati, ne vedremo ancora di belle.

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[§20731314§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 18 La Stampa Privacy e GDPR

È giusto tener d' occhio i figli adolescenti ma senza invadere la loro privacy

Cara Flora, benvenuta nel club dei genitori di adolescenti. E sarà una lunga marcia, preparati, perché oggi quell' età ingrata dura oltre il limite fisiologico. Probabilmente perché abbiamo creato un Paese talmente ostile ai giovani che non c' è nessuna voglia di crescere e poche possibilità di trovare un' autonomia soddisfacente. Poi possiamo anche indagare le colpe dei ragazzi, ma la responsabilità principale è nostra, nessuno escluso. Ma non voglio allontanarmi dal tema che poni: fiducia o controllo? Gli esperti ti direbbero sicuramente «fiducia» e in fondo è anche quello che penso io. Lasciare che facciano le loro esperienze, che commettano anche errori rafforzandosi così nel percorso che li renderà autonomi. Questo in teoria. Io in pratica ho fatto diversamente, alternando fiducia e controllo. I miei ragazzi dicono che sono come i servizi segreti. La verità è che ho sempre intuito quando c' era qualcosa che non andava e allora ho esercitato il controllo. In qualche caso ho fatto bene, in altri casi ho fatto male. Certamente sarebbe meglio osservarli con attenzione senza invadere la loro privacy, sorreggerli senza tendergli ogni volta una rete di protezione che li protegga dalla caduta. «Cadere» fa bene, il dolore aiuta a convincerli che è bene evitare situazioni rischiose. Ma cadendo si possono anche rompere e allora ecco che sarebbe stato meglio «proteggerli». Non esiste una risposta unica alla tua domanda, almeno non so dartela io. L' adolescenza è un momento complicato in cui si pensa di essere onnipotenti, unici detentori insieme ai coetanei della verità. Una fase in cui gli adulti sono considerati dei «vecchi» fastidiosi perché impediscono la loro piena libertà o comunque mettono un sacco di ostacoli. In questi momenti di massima euforia si possono commettere sbagli, i più recuperabili o comunque innocui. Alcuni invece gravi. Ed è inutile che te li elenchi perché la lista è lunga e nota. Quindi cara Flora segui l' istinto. Tua figlia si confida con te e quindi non ha nessun senso rompere questo canale privilegiato. Cerca di fare capire a tuo marito che sbaglia, che controllare non significa invadere in maniera così aggressiva la sua privacy. Lasciatela correre, sbagliare, cadere, rialzarsi, combattere. Siate spettatori attenti, non protagonisti della sua storia. La star è lei. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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[§20731315§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 15 La Repubblica Privacy e GDPR

CANADA E Toronto si ribella a Google City

Sarà il primo quartiere governato dal web Ma i cittadini temono l' intrusione nelle loro vite

DI ANNA LOMBARDI

Un' autostrada leggera dove corrono veicoli che si guidano da soli. Case modulari riscaldate a energia solare. E poi semafori che riconoscono la presenza di pedoni, il parco dotato di panchine intelligenti che ti riparano se piove. Mentre dalle consegne a domicilio alla raccolta dell' immondizia, un esercito di robot si occupa dei lavori più umili in tunnel sotterranei... Chiamatela Utopia. O Grande Fratello? Di sicuro quando due anni fa il premier canadese Justin Trudeau e l' ex Ceo di Google Eric Schmidt lanciarono il progetto Quayside , "lato molo", che avrebbe dovuto riqualificare l' ex zona industriale a est di Toronto trasformandola in una sorta di "Google City", città del futuro, a molti sembrò che il Canada stava davvero imbroccando una grande occasione. Economica perché Google avrebbe costruito lì il suo nuovo quartier generale. E tecnologica, perché in quella zona così desolata da essere scelta perfino da Guillermo del Toro per ambientare la fosca e umida Baltimora del suo film da Oscar La forma dell' acqua , gli ingegneri di Mountain View avrebbero davvero scritto la Storia. Mettendo in pratica tutto quello su cui lavorano da anni, dalla "Google Car" alla domotica. E infatti il colosso del web ha già investito ben 50 milioni di dollari su quel grande progetto affidato a SideWalk Labs , consociata di Google guidata da Dan Doctoroff, vicesindaco di New York al fianco di Micheal Bloomberg che sognava di portare le Olimpiadi nella Grande Mela: pronta a investire un miliardo per realizzarlo. Peccato che di quell' utopia verde e iper connessa, che per ora consiste solo in una serie di bellissimi rendering, i cittadini di Toronto proprio non ne vogliono sapere. E in una ribellione senza precedenti hanno denunciato governanti locali e nazionali sperando di bloccare così quella che già definiscono "rats-city": la città delle cavie. «Per funzionare Quayside deve raccogliere costantemente dati rendendo la tutela della privacy impossibile: quasi fosse la città del Grande Fratello di orwelliana memoria» denuncia il Toronto Star . E Brenda McPhail, presidente della Canadian Civil Liberties Association attacca: «Telecamere e sensori registrano, o meglio spiano le abitudini dei cittadini. Chi ci dice che nelle mani di un soggetto con interessi economici come Google non verranno usati, ad esempio, per proporre prodotti commerciali selezionati in base alle abitudini delle persone? O peggio ancora per influenzarne il voto?». Dan Doctoroff si difende: «I dati verranno gestiti da una società indipendente, chiameremo i cittadini a decidere quale. Metteremo i sistemi in open source» promette. Ma intanto a Google City non vuole andarci a vivere nessuno. SIDEWALK LABS SIDEWALK LABS I rendering I piani sviluppati da Heatherwick e Snohetta Studio Sul lago Un rendering che immagina l' area del lago Ontario.

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[§20731316§] domenica 19 maggio 2019 Pagina 34 La Nazione Sanità Digitale

Diabete modello di sanità digitale

IN SANITÀ la digitalizzazione fatica a decollare, anche dove i sistemi sono disegnati sui bisogni dei pazienti. «Nel diabete - spiega Mariano Agrusta, Associazione medici diebetologi Amd - sono già disponibili sistemi di monitoraggio glicemico in continuo, terapie in rete, sensori indossabili. E i vantaggi coinvolgono i medici». Occorre però affermare questo processo. Le aziende, ha detto il manager Massimo Balestri, a margine del congresso Digitalizzazione e Diabete, svoltosi a Napoli (www.digitaldiabete.it) puntano allo sviluppo di un ecosistema che faccia colloquiare i dispositivi con app e cartella clinica in rete, per sostenere le istituzioni che devono mantenere il giusto equilibrio economico del sistema, migliorando la qualità di vita per tutti.

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