Corso di Laurea Magistrale in

Strategie della comunicazione pubblica e politica

DAL CARTACEO AL DIGITALE

Come cambia il giornalismo nell’era 2.0

Relatore: Carlo Sorrentino Candidato: Manuel Primi

Anno Accademico 2015/2016

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Introduzione Pag 2

1 – Il giornalismo oggi:

- Crisi della carta stampata Pag 6

- Il giornalismo On line Pag 18

2 – La nuova professione, il Content Management:

- Verifica delle fonti Pag 29

- I Social Network applicati al giornalismo Pag 41

- SEO cosa è, come funziona e perché

è importante per il giornalismo Pag 56

3 – Il futuro economico dell’editoria:

- Un giornalismo fatto di Nicchie Pag 73

- Modelli economici Pag 87

4-Conclusioni Pag 101

Bibliografia Pag 107

Sitografia Pag 110

Manuel Primi - 1 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Introduzione

Nel 2006 e la rivista settimanale Time nominava “persona dell’anno” il comune internauta. Un omaggio alla Rete che ai tempi colpì molto. “Il personaggio dell´anno sei tu.

Sì, tu. Sei tu che controlli l´era dell´informazione. Benvenuto nel tuo mondo” 1. Siamo nei primi anni del vero e proprio boom digitale. È in questo preciso anno che le funzionalità di

Google si intrecciano con il grande contenitore video di YouTube e risale sempre ai primi anni del nuovo millennio il fenomeno dei Blog. Ciò che nacque nel 1991 come sistema di scambio di informazioni in formato ipertestuale, in parole povere Il World Wide Web, raggiunge poco più di dieci anni dopo una sua ben specifica maturazione. Possiamo quindi comprendere la ragione dell’originale scelta del settimanale statunitense. L’informazione non è più quella di una volta. Il modello Top Down che vedeva l’acquisizione delle notizie spostarsi dall’alto verso il basso ora si trova a fare i conti con un modello orizzontale, dove chiunque può pubblicare una notizia, tenere una rubrica, alimentare una discussione pubblica. È la nascita del Citizen Journalism. Pionieri di questa rivoluzione erano, e sono, i comuni internauti, per l’appunto. La prima testata giornalistica a sfruttare questa novità fu la BBC. In occasione degli attentati di Londra nell’estate del 2005, il network inglese trasmise le drammatiche immagini all’interno della metropolitana, riprese con il cellulare da una cittadina qualunque 2. Si iniziava, quindi, ad intravedere e a mettere in pratica le svariate opportunità di un mondo che via via si faceva sempre più digitale. Ma il mondo dell’editoria e della carta stampata è un colosso che conta 5 secoli di anzianità 3, ben radicato nelle sue strutture ed ancorato alle tradizioni organizzative. Non è facile, dunque,

1 Copertina Time, 25 Dicembre 2006 – 1 Gennaio 2007 2 Paolo Campo, La libertà (di stampa) è partecipazione, in Europa Quotidiano, 25 aprile 2012, p. 8. 3 Paolo Murialdi, Storia del giornalismo italiano, dalle Gazzette a Internet, Il Mulino, 2006 Manuel Primi - 2 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

un cambiamento così immediato e così radicale, in un panorama che muta da un giorno all’altro. Se poi ci soffermiamo a guardare il mondo della carta stampata in Italia, dove non si è mai raggiunta una piena indipendenza economica dai grandi gruppi industriali e finanziari, dai partiti politici e dai finanziamenti pubblici, la sfida del digitale si fa sempre più ardua. Di fatto il cambiamento di fruizione e creazione dell’informazione ha accentuato una crisi della carta stampa già di per sé esistente e cronica nel sistema Italiano in particolare.

All’interno di questa tesi di laurea magistrale ci occuperemo quindi di un’analisi del mondo dell’editoria e di come questa si sia reinventata o si stia adattando al mondo digitale. Obbiettivo di questo elaborato sarà quello di valutare tutte le potenzialità di ogni singola piattaforma Online: sia da un punto di vista di diffusione di una notizia che per quanto riguarda la sua sostenibilità economica. Questa ricerca permetterà, dunque, di individuare quali saranno le potenziali soluzioni per la sopravvivenza del giornalismo professionistico. L’approccio di questo lavoro sarà orientato verso la pratica. La necessità e il desiderio di trattare il tema del cambiamento nel mondo del giornalismo sotto questo punto di vista nasce dal fatto che la rivoluzione digitale alla quale stiamo assistendo impone costantemente tanti piccoli cambiamenti quotidiani. Vedremo nel corso di questo scritto come le tante novità del mondo digitale costringano il giornalismo ad un continuo inseguimento verso nuove tecniche e nuovi formati che necessitano di quotidiani aggiornamenti nel lavoro pratico di tutti i giorni. È altrettanto vero che i cambiamenti riguardanti il nostro mondo naturale, sociale ed economico passino prima di tutto dai piccoli interventi nel quotidiano, a prescindere dalle decisioni dei grandi colossi del web.

La sfida digitale per l’informazione, quindi, non dovrebbe riguardare solamente le scelte economiche dell’editore o non necessariamente un ripensamento teorico e radicale della professione. Dato il maggior uso di Smartphone e Tablet per la lettura delle notizie, ad

Manuel Primi - 3 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

esempio, anche il singolo giornalista dovrà armarsi di nuovi canoni comunicativi. Egli dovrà prima di tutto usare un nuovo tipo di linguaggio che stanchi il meno possibile l’occhio del lettore, costretto alla retroilluminazione di un dispositivo elettronico, ed utilizzare una schematizzazione del contenuto che sia più chiara ed esaustiva.

Inizialmente cercheremo di dare un quadro generale, dal punto di vista economico e qualitativo, del mondo dell’editoria sia cartaceo che digitale. Cercheremo quindi, di comprendere quali sono i motivi teorici e le criticità pratiche che mettono in difficoltà gran parte dei principali gruppi editoriali in Italia. Daremo inoltre uno sguardo qualitativo al giornalismo on line. Cercheremo di capire come vengono utilizzati i diversi canali di distribuzione on line, come le diverse testate riescono a comunicare con i propri utenti e più in generale cercheremo di capire quali sono i passi che gli editori stanno compiendo verso la ristrutturazione della professione orientata all’on line.

Nel secondo capitolo di questo lavoro ci occuperemo di tutte le nuove tecniche di scrittura e di comunicazione, di come queste si differenziano tra una piattaforma online e l’altra. Verrà inoltre riservato un importante spazio alle nuove regole giornalistiche che impongono i motori di ricerca. Google rappresenta in Italia, con un tasso del 95,45% di ricerche effettuate 4, il primo motore di ricerca nel nostro Paese. Un tasso così alto ci dimostra che praticamente tutto ciò che si trova in rete è “costretto” a passare tra gli algoritmi di Google. Così come tutti gli altri elementi contenuti nella Rete, anche gli articoli delle testate online dovranno fare i conti con le tecniche di indicizzazione delle

SERP nei motori di ricerca. Creare un portale di informazione che si sposi, nelle sue parole, nei suoi titoli e nelle sue descrizioni, con la tecnica SEO (Search Engine

4 http://gs.statcounter.com/#all-search_engine-IT-monthly-201504-201604-bar – Periodo Aprile 2015, Aprile 2016 Manuel Primi - 4 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Optimization), diventa ormai indispensabile per la sopravvivenza del giornalismo Online.

A sommarsi alle 5 W, nel futuro del giornalismo, vi saranno anche delle nuove regole e delle nuove tecniche che ogni singolo giornalista dovrà far sue per poter far fronte al cambiamento digitale. All’interno di questo lavoro analizzeremo, quindi, tutti gli aspetti che riguardano l’ottimizzazione degli articoli per i motori di ricerca: cosa significa fare

SEO nel giornalismo e, dunque, quali sono le nuove tecniche per diventare una “buona penna digitale”. Infine un importante spazio di questo secondo capitolo verrà riservato al fenomeno dell’overload informativo. Cercheremo di capire come questo sovraccarico di informazioni modifichi le abitudini dei lettori e cosa potrebbe fare il giornalismo per far fronte al caos dovuto ai troppi contenuti presenti on line. Sempre nel secondo capitolo tratteremo del fenomeno delle Fake News. Cercheremo di analizzare questo fenomeno per capire come il mondo del giornalismo possa armarsi di strumenti e pratiche efficaci al fine di combattere la post verità.

L’ultimo capitolo sarà riservato ai modelli economici possibili per far fronte al cambiamento in corso. La natura stessa di internet ha abituato qualsiasi utente ad avere sempre più quantità di materiali e di poterli reperire in qualsiasi momento in modo gratuito. Uno dei pilastri su cui si fonda il world wide web e la navigazione on line, quindi, mette in seria crisi un settore giornalistico ad oggi più importante che mai e composto da professionisti. È altresì vero che nelle sue infinite possibilità ed evoluzioni, internet, possa fornire anche nuovi metodi per finanziare la professione e quindi per garantirne continuità.

Il terzo capitolo quindi tenterà di analizzare i nuovi modelli che le diverse testate giornalistiche nel mondo stanno testando. Cercheremo di capire non solo se questi nuovi modelli economici siano effettivamente delle strade praticabili per il mondo dell’editoria, ma tenteremo di spiegare come ogni modello economico influenzi direttamente le scelte e le linee editoriali di ogni singola testata.

Manuel Primi - 5 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

1 – Il giornalismo Oggi

1.1 – La crisi dell’editoria e Internet

“Newspapers don’t have a demand problem;

They have a business-model problem”

Erich Schmidt, Google

L’industria editoriale è in crisi. Questa “semplice” affermazione è ormai divenuta una delle grandi verità dal XX secolo ad oggi. A mettere in crisi l’industria dell’informazione cartacea non è stato di certo Internet. Il problema delle vendite di quotidiani, in Italia come nel resto del mondo, ha subito grandi oscillazioni economiche al sorgere di ogni nuova tecnologia che potesse competere sulla diffusione delle notizie.

Internet e la nuova informazione multimediale sono solo l’ultimo step di un’odissea iniziata con l’avvento della Radio e proseguita con quello della Televisione. La domenica del 3 Gennaio 1954 5 non è soltanto la data ufficiale della prima trasmissione televisiva in

Italia. Gli anni ’50 segnano di fatto un cambiamento strutturale nell’informazione. “Mentre l’editoria giornalistica e i giornali della carta stampata devono affrontare questa difficile svolta, nei paesi in cui i giornali sono prodotti dall’industria editoriale in regime di concorrenza si manifestano marcati segni di crisi determinati soprattutto, per i quotidiani, da un crescente divario fra i costi di produzione e i ricavi delle vendite e della pubblicità”6.

5 Paolo Murialdi, Storia del giornalismo italiano, dalle Gazzette a Internet, Il Mulino, 2006 P. 224 6 Ibidem p. 227 Manuel Primi - 6 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Questo piccolo estratto dal libro di Paolo Murialdi sembra parlare degli attuali problemi dell’informazione cartacea che deve fare i conti con il World Wide Web. La citazione riportata, invece, si riferisce alla crisi editoriale degli anni ’60 per colpa della Televisione e dei Telegiornali. Da questo periodo in poi, quindi, non esisterà un solo giorno nel quale il giornalismo cartaceo non inseguirà un nuovo modo di comunicare, un nuovo linguaggio o una più efficace e gratuita fruibilità delle notizie. Internet, Google, Facebook, le dirette streaming, il linguaggio multimodale, il Citizen Journalism: rappresentano solamente l’ultima sfida per l’informazione tutta. Con l’avvento della Televisione l’industria editoriale è riuscita, molto lentamente e con non poche difficoltà, a variare la sua offerta culturale e commerciale riuscendo a conservare un ruolo di spicco all’interno dell’industria dell’informazione. I quotidiani si differenzieranno dal media televisivo per i numerosi approfondimenti sulle tematiche di attualità, aumentano il numero delle pagine dando più spazio alle cronache locali ed incrementano il contatto con i propri lettori aprendo rubriche di posta 7. Ora è in atto la terza rivoluzione mediatica (prima la Radio e poi la Televisione) che di fatto sta mettendo in ginocchio l’intera industria dell’informazione su carta. Una rivoluzione che porta C.W. Anderson, Emily Bell e Clay Shirky della Columbia

Journalism School a parlare di giornalismo post-industriale 8. Il documento del 2012 è “in parte indagine e in parte un manifesto sulle attuali pratiche del giornalismo”9. Per questo primo capitolo ci serviremo dell’incipit contenuto nella prima pagina di questo documento.

Uno scenario ed alcune verità (quasi) assolute che vengono riassunte in Cinque punti chiave:

7 Ibidem 8 Post-Industrial Journalism: Adapting to the Present; C.W. Anderson, Emily Bell e Clay Shirky, Columbia Journalism School, Novembre 2012 9 “This essay is part survey and part manifesto, one that concerns itself with the practice of journalism and the practices of journalists in the United States” Manuel Primi - 7 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

• Il giornalismo è rilevante;

• Il “buon giornalismo” è sempre stato sovvenzionato;

• Internet ha rotto la parte di sovvenzione, di finanziamento del giornalismo che era

rappresentato dall’advertising;

• La ristrutturazione è dunque forzata, inevitabile;

• Ci sono molte opportunità per fare un buon lavoro giornalistico in nuovi modi; 10

I primi due punti ci suggeriscono che il giornalismo, soprattutto quello di qualità, avrà vita lunga perché “ rilevante ” per una società sempre più globalizzata che si sorregge

Figura 1

10 “We start with five core beliefs: • Journalism matters. • Good journalism has always been subsidized. • The internet wrecks advertising subsidy. • Restructuring is, therefore, a forced move. • There are many opportunities for doing good work in new ways”

Manuel Primi - 8 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

grazie alla comunicazione. Il secondo punto invece ci suggerisce che non importa il tipo di medium utilizzato per diffondere informazione: ” Il buon giornalismo è sempre stato sovvenzionato ”. La “qualità” e quindi strategie di Content Marketing saranno alla base del futuro del giornalismo di tutto il mondo, sia che esso sia on-line che su carta. “Content is

King”, il contenuto è re 11 . A coniare questa affermazione è stato il magnate di Microsoft,

Bill Gates, nel 1996 direttamente sul sito internet dell’azienda. Quel che cercava di spiegare Bill Gates è una pietra angolare del giornalismo tutto. Offrire degli articoli qualitativamente rilevanti attirerà molti lettori che a loro volta attireranno inserzionisti pubblicitari. Questa è una regola che vale sia per il cartaceo che per qualsiasi altro mezzo di comunicazione presente e futuro.

A conferma di quanto sostenuto fin ora vi è la ricerca dell’Osservatorio News-Italia su informazione e serialità pubblicata nel 2015 in occasione della giornata di apertura della terza edizione del Festival del giornalismo culturale.12 Come possiamo notare dal grafico

[Fig. 1], il calo del consumo di quotidiani dall’anno 2011 al 2015 è direttamente proporzionale all’ascesa di Internet. Mentre la televisione rimane ancorata al primo posto, anche se con una variazione del -3%, internet ha di fatto conquistato il secondo posto (dal

51% al 71%) a scapito dei quotidiani (dal 63% al 46%). Occorre però analizzare il tipo di consumo on-line delle notizie per riuscire a dare un quadro più completo di questo grande cambiamento [Figura 2]. Il primo dato che possiamo notare è una crescita contenuta della fruizione di quotidiani On-line: dal 53% nel 2011 al 58% del 2015. Una variazione, a fronte della grande variazione del medium internet in generale, che ci suggerisce una

11 Bill Gates, Content is King, 1 marzo 1996 http://web.archive.org/web/20010126005200/http://www.microsoft.com/billgates/columns/1996essay/essay9 60103.asp 12 Osservatorio News-italia 2015: Informazione, social TV e serialità, 25 Aprile 2015 https://news- italia.it/2015/04/23/osservatorio-news-italia-2015-informazione-social-tv-e-serialita/ Manuel Primi - 9 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

difficoltà da parte del giornalismo generalista nel saper sfruttare i nuovi mezzi d’informazione. Continuando l’analisi della ricerca di News-Italia possiamo invece notare come, nelle fonti internet, si siano affermati sempre maggiormente (dal 37% nel 2011 al

48% nel 2015) i siti web che nel corso del tempo si sono specializzati in determinati argomenti. Salvatore Aranzulla ha sviluppato un tipo di editoria di nicchia dedicata al mondo dell’informatica e alle soluzioni ad eventuali domande o problemi legati ad essa: ad oggi www.aranzulla.it è divenuto un sito web di informazione che conta 9 milioni di lettori al mese per un totale di 20 milioni di pagine visitate. Questo è sicuramente l’esempio più eclatante nello scenario italiano. Ma sono tantissimi i siti internet di informazione che concentrandosi su di un unico tema sono riusciti a ritagliarsi un’abbondante fetta di lettori.

Oltre a quelli specializzati in conflitti internazionali, sport, cinema e serie tv, abbiamo anche i nativi social: quei portali d’informazione che puntano tutto sulle piattaforme di social network riuscendo a creare contenuti virali e ad alto tasso di coinvolgimento. In

Italia c’è FanPage che possiede una base di più di 6 milioni di utenti. BuzzFeed invece è riuscita con più di 9 milioni di utenti a diventare un ruolo di riferimento per gran parte del globo per trovare contenuti social e virali. Un dato che ci conferma quanto sostenuto da

C.W. Anderson, Emily Bell e Clay Shirky della Columbia Journalism School, ovvero che il giornalismo di qualità viene sempre premiato dai lettori. Lo scenario attuale vede quindi l’industria del giornalismo affrontare una perdita consistente del mercato cartaceo a scapito dell’On-line con le relative perdite economiche per le copie non vendute. Sul fronte digitale invece, le testate giornalistiche generaliste non sono riuscite ad intercettare una percentuale significativa del pubblico che in questi ultimi anni ha migrato dalla carta stampata ai supporti elettronici. Ancora una volta quindi, le grandi case editrici faticano a trovare il modo per riuscire ad essere competitivi con un medium che stravolge i tempi dell’informazione e che cambia linguaggi e metodi.

Manuel Primi - 10 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Figura 2

Lo scenario si fa notevolmente più complesso se analizziamo i dati statistici e la variazioni economiche nel settore della carta stampata nel dettaglio. Pier Luca Santoro e

Paolo Pozzi hanno pubblicato ad Aprile 2015, all’interno di “New Tabloid” (il trimestrale dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia), uno speciale di 27 pagine intitolato “Non solo il web uccide i giornali” . L’inchiesta ci racconta di una industria del cartaceo che si trova ad affrontare molti più problemi di quanti si possa immaginare. “Anche le Poste, in

Italia, uccidono i giornali. Sono quasi raddoppiate, infatti, le tariffe postali per la spedizione dei giornali. Una decisione niente male per i giornali cartacei che almeno da una dozzina di anni devono già vedersela con la spietata concorrenza del web 13 ”. Un rincaro che in Italia sta mettendo a rischio centinaia di testate giornalistiche periodiche.

L’ultimo aggiornamento sul caso delle spese postali risale al periodo compreso tra Ottobre

2014 e Giugno 2015, quando con due lettere indirizzate a tutte le testate, ordini

13 Pier Luca Santoro e Peolo Pozzi in New Tabloid, Anno XLV N. 2 Aprile-Giugno 2015, Ordine dei giornalisti della Lombardia, Pag.7 Manuel Primi - 11 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

professionali, enti ed associazioni di categoria si comunicava un’improvvisa esclusione dalle agevolazioni postali. 14 Ad aggravare la situazione è l’enorme mole dei resi.

“Calcolando il totale del volume della tiratura complessiva per le sessanta testate prese in considerazione - il peso delle rese è del 33% esattamente una copia su tre quindi in Italia se ne va al macero. Domanda: quanto è alta questa percentuale? ” 15 Per darci un punto di riferimento possiamo vedere i dati della vicina Francia che possiede una percentuale di copie rese intorno al 14%. Nello specifico, in Italia la testata con la maggiore percentuale di copie al macero è il Manifesto (74%) seguito da Il Fatto Quotidiano (57%).

Successivamente, prendendo in considerazione le testate non sportive con una tiratura nazionale possiamo trovare con il 50% e con il 45%. Altra storia per quanto riguarda le testate con tiratura locale. In questo caso il territorio di diffusione limitato agevola anche una migliore diffusione in base al consumo effettivo da parte dei lettori. Nonostante una complessiva ottimizzazione della logistica della distribuzione non mancano gli esempi negativi: il Giornale dell’Umbria ed il Corriere dell’Umbria contano rispettivamente il 45% ed il 49% di copie non vendute e mandate al macero. “Nel complesso sono 12 le testate con resa superiore al 40%. Quanto hanno pesato le copie rese nei tre principali quotidiani italiani nel 2015? Al il peso è stato del 24%, a Repubblica del 31% e al Sole del 26%.” 16

Come se non bastasse c’è da fare i conti anche con la crisi economica e finanziaria che sta segnando questo secolo. Per quanto riguarda il settore editoriale questa crisi si manifesta sotto forma di mancati investimenti pubblicitari. I resoconti degli ultimi anni

14 ibidem 15 Lelio Simi, ChartaMente: Copie rese quotidiani italiani nel 2015; Marzo 2016 http://www.datamediahub.it/2016/03/15/chartamente-copie-rese-quotidiani-italiani- 2015/#axzz4MfgsEPvN 16 ibidem Manuel Primi - 12 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

degli introiti ci parlano di un mercato pubblicitario che ha subito una fortissima riduzione.

Gli investimenti sono scesi consistentemente e il fenomeno è stato particolarmente avvertito dalla stampa, sia quotidiana che periodica. Secondo il rapporto della Fieg 17 “ in Italia 2011-2013 ” uscito ad aprile del 2014, il fatturato complessivo dei quotidiani e dei periodici, per quanto attiene la pubblicità, in Italia è passato dai 1.588 milioni di euro del 2012 ai 1.252 milioni del 2013 con una flessione in un solo anno di 306 milioni, che in termini percentuali corrisponde a un -21,2%. 18 È giusto precisare che le contrazioni sulla spesa pubblicitaria hanno segnato, nel periodo di riferimento della ricerca, quasi tutti i settori di mercato. Gli stessi investimenti pubblicitari in rete che erano cresciuti costantemente per un decennio, hanno registrato una contrazione dell’1,8% nel periodo

2012-2013. Il dato aggregato dei sei tra i maggiori attori del mercato editoriale italiano conferma, una tendenza al declino degli investimenti pubblicitari con una flessione tra il dato del 2009 e quello del 2013 del 31% e un totale che sfiora i 600 milioni di euro [Figura

3] 19 . Nel dettaglio dei grandi gruppi editoriali si passa da un -19% del Gruppo 24Ore al –

43% del Gruppo Mondadori, il gruppo che percentualmente ha la tendenza peggiore. Il grafico [Figura 3] ci mostra, anche a colpo d’occhio che i soli RCS Mediagroup e Gruppo

Espresso-Repubblica da soli pesano oltre due terzi del totale a fine 2013. 20 I dati relativi alla flessione totale dal 2009 al 2013, sia in termini assoluti che percentuali, ma non aggregati sono visibili nel secondo grafico [Figura 4]21. Come possiamo vedere il Gruppo

RCS da solo basterebbe a segnare l’intero mercato: dal 2009 al 2013 perde in totale 237.3 milioni di euro con una contrazione dei propri introiti pari a -33%. Mentre il Gruppo

17 Federazione Italiana Editori Giornali 18 “La stampa in Italia 2011-2013”, Fieg – Federazione Italiana Editori Giornali, Aprile 2014 Pag. 50 19 http://www.datamediahub.it/2014/07/07/gruppi-editoriali/#axzz4MfgsEPvN 20 Ibidem 21 ibidem Manuel Primi - 13 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Mondadori segna una contrazione in termini percentuali più elevata di tutti: -43% dal 2009 al 2013 per un totale di 108.8 milioni di euro di perdite, al secondo posto per valore assoluto.

Figura 3

Figura 4

Manuel Primi - 14 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

All’interno di queste prime pagine si è cercato di dare un quadro, il più dettagliato possibile, delle varie cause, tecnologiche ed economiche, che stanno letteralmente affondando l’industria della carta stampata dai primi anni del secolo fino ad oggi.

Attraverso l’uso dei grafici e delle statistiche dei vari studi di settore si è provato inoltre a dare un volume al quadro che via via si è delineato. Nonostante questo lavoro di tesi si concentri maggiormente su come sia cambiata la professione giornalistica con l’ingresso delle nuove tecnologie, è necessario, prima di tutto, comprendere la dimensione della crisi editoriale di questi ultimi decenni. Tutti i dati qui riportati ci suggeriscono che l’industria editoriale, se vuole sopravvivere alla crisi economica e alla rivoluzione digitale in atto dovrà affrontare delle ristrutturazioni profonde e complesse e dovrà farlo il più in fretta possibile. In totale nel periodo di riferimento dal 2009 al 2013, fin qui preso in analisi, i principali gruppi editoriali hanno registrato perdite per un totale di più di un miliardo e mezzo di euro. 22 Il solo Gruppo RCS perde il 40% dei suoi ingressi economici per un totale di 891,6 Milioni di Euro. Molto più lontani, in termini assoluti, restano i restanti gruppi editoriali ma sempre con variazioni percentuali dei propri affari molto importanti: Il

Gruppo Mondadori perde il 17% per un totale di 264,3 milioni; Caltagirone perde il 29% mentre l’Espresso il 20% per un valore assoluto pari a 175 milioni di euro. 23 Pur essendo tutti dati che prendono in considerazione un ristretto numero di soggetti in un delimitato periodo di tempo (5 anni), va riconosciuto che il declino è irrefrenabile e costante. Servono quindi dei nuovi modelli di business, meglio se orientati alle nuove tecnologie. Ma soprattutto occorre fare le scelte giuste ed essere in grado di riuscire a cogliere in pieno i nuovi stili comunicativi e le nuove piattaforme. Investire (bene) nel digitale ed essere in

22 I bilanci ufficiali dei gruppi editoriali presi in esame dal 2009 al 2013 https://docs.google.com/spreadsheets/d/1jqBKw9tf8cMYK34TEqdRVlWvNSzs_PNzctnx_urgslc/pubhtml

23 ibidem Manuel Primi - 15 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

grado di monetizzare le visite sono solamente due dei pilastri che bisogna tenere sempre ben saldi.

Manuel Primi - 16 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

2.2 – Giornalismo On-Line

"It's not broadcast. It's not print. It's not individual speech. It's

the internet. And it's not something that we only use for speech,

it's something we use for just about everything."

ALBERTO IBARGÜEN AD knight foundation

Il giornalismo in Rete è un tema che solo nell’ultimo decennio ha sviluppato un ampio dibattito e delle profonde riflessioni sul futuro dell’informazione nel mondo globalizzato. Internet ed il Cyberspazio, però, non sono tecnologie nate in questo secolo.

Da quel lontano 1984 in cui i computer collegati in rete erano un migliaio circa ad oggi, anno 2016, sono più di 3 miliardi e 600 milioni gli utenti che utilizzano la rete. 24 Tuttavia il

World Wide Web ha subito delle notevoli trasformazioni in un lasso di tempo relativamente breve ed insieme a lui anche tutti i soggetti che lo utilizzavano. 25 La stampa

(intesa come mondo Giornalistico in senso ampio) non fa di certo eccezione. Già negli anni

’90 le testate giornalistiche iniziano ad interagire con la rete replicando nel Web il formato digitale del prodotto cartaceo. In questo periodo l’edizione On-line è la replica esatta dei quotidiani e dei periodi disponibili in edicola. 26 In questa Fase I (ne possiamo individuare

3) nascono i primi siti internet di informazione On-line di derivazione non cartacea: tematici (sport, tecnologia, meteo), spesso legati ai portali e con una redazione minima ma ad elevata quota di lanci e notizie di agenzia. 27 Nei primi anni 2000 assistiamo alla Fase II, nella quale i quotidiani cartacei ed i prodotti in rete restano sempre simili ma inizia un

24 (Dato assoluto non approssimato: 3,631,124,81) Dato aggiornato al 30 Giugno 2016. http://www.internetworldstats.com/stats.htm 25 Carlo Gubitosa, Hacker, scienziati e pionieri. Storia sociale del Ciberspazio e della Comunicazione Elettronica 26 http://www.slideshare.net/SitoH2/201406-social-new-media-in-italia 27 Ibidem Manuel Primi - 17 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

progressivo distacco tra le due versioni: reazione simile dopo la nascita della televisione.28

In questo periodo, in cui avviene la vera e propria diffusione di massa delle connessioni, i quotidiani on-line di derivazione cartacea iniziano a diventare un prodotto a sé stante: aggiornamenti continui, diversa composizione dell’agenda e diverso risalto alle notizie.

Tuttavia l’interattività resta ancora limitata: l’unica Call To Action che possiamo trovare è

“manda a un amico via mail”. 29 Possiamo individuare nella Fase III un cambiamento netto dagli schemi del passato. Dal 2007 in poi, infatti, il prodotto On-line si distanzia progressivamente dalla carta, grazie anche all’apertura dei Social Network che permettono interazione e diffusione tra gli utenti. Anche a livello di funzionalità e ricchezza dei formati si fanno enormi passi in avanti (ad esempio le photo gallery e i video). In questo periodo nascono anche molte nuove testate che sono esclusivamente diffuse in rete e molto connesse con i social. La sempre maggiore diffusione di smartphone permette alle testate cartacee di fare un passo in avanti, anche se solo apparentemente è un ritorno alla Fase I: l’utilizzo delle App permette una replica esatta dell’edizione cartacea su digitale. 30 La futura (ed in parte in corso) Fase IV del giornalismo on-line sarà oggetto di discussione in questa tesi negli ultimi capitoli dove verranno analizzati i nuovi modelli di business. In questo capitolo tenteremo di costruire un’immagine del mondo del giornalismo digitale. In questo paragrafo, più nello specifico, faremo un resoconto di quello che è il mondo del giornalismo digitale ad oggi (anno 2016). Questo breve excursus storico è propedeutico per la comprensione della complessità propria della rivoluzione informatica che stiamo vivendo. In poco più di un decennio Internet e le nuove tecnologie hanno costretto tutti ad un cambiamento molto veloce e decisamente radicale. Questa rincorsa al “nuovo” è stata

28 Paolo Murialdi, Storia del giornalismo italiano, dalle Gazzette a Internet, Il Mulino, 2006, Cap.12 Pag 301- 308 29 http://www.datamediahub.it/2014/09/12/evoluzione-consumo-dinformazione-negli-ultimi-5- anni/#axzz4MfgsEPvN 30 Ibidem Manuel Primi - 18 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

tanto veloce quanto brutale. Se è vero che di passi in avanti se ne sono fatti molti su molti aspetti, è vero anche che si è persa la strada per molti altri. Non è sufficiente essere On- line: è necessario saper utilizzare i mezzi a nostra disposizione. A conferma delle mie affermazioni vi è un interessante articolo di Alberto Puliafito dal titolo più che eloquente:

“il giornalismo non è morto. Ma cerca di suicidarsi online.” 31 Quel che critica Puliafito è

“la spasmodica rincorsa all’ultimo click, le testate sul web tentano disperatamente di attirare i lettori e gli utenti con strategie di breve o brevissimo periodo, senza più cercare di fidelizzarli. È una gara ad accaparrarsi quanto più possibile, subito. Spesso con pratiche – in particolar modo sui social network – che mettono a repentaglio l’immagine stessa di una testata.” 32

Un esempio eclatante fa comprendere al meglio la dimensione di questo grande problema del giornalismo italiano On-line: la risposta de ad un utente che si lamentava (su Facebook) per l’ennesima condivisione acchiappa-click. «Questo non è Il

Messaggero. – Scrivono dalla redazione - Questa è la pagina Facebook del Messaggero.

[…] Se vuole solo news selezionate compri il giornale invece di informarsi su Facebook che non è un giornale ma un social network ». Le pagine Facebook delle varie testate giornalistiche fanno parte, a tutti gli effetti, della testata stessa e le strategie comunicative intraprese ne influenzano direttamente la reputazione del giornale. In parte è vero anche quanto sostenuto dal Social Media Manager de Il Messaggero, i Social permettono di poter dare tutte le notizie che si vuole liberi dai limiti di ingombro e numeri di pagine limitati.

31 Alberto Puliafito. Il giornalismo non è morto. ma cerca di suicidarsi online. 13/04/2015 http://www.albertopuliafito.it/giornalismo-online-morto-suicidarsi/ 32 ibidem Manuel Primi - 19 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Ma l’immagine della testata è la stessa e i lettori anche. Se questi sono abituati ad un certo tipo di qualità si aspetteranno di trovarla sia nella versione on line che su quella cartacea. 33

La schizofrenia con cui ci si approccia alle differenti piattaforme comunicative

(vedi il caso de Il Messaggero) è una delle principali critiche che vengono mosse al giornalismo italiano on line. Il fenomeno del Click Baiting sono due importanti argomenti che meritano un paragrafo apposito. Quel che ci interessa capire ora è questo particolare nuovo modello di business (on-line) e le sue implicazioni sulla qualità degli articoli. Il modello economico cosiddetto Click Baiting viene descritto da Andrea Coccia in un suo articolo su Linkiesta.it come “l’unico modello, o quasi, su cui puntano i giornali online in questo momento e funziona più o meno così: da una parte ci sono gli investitori pubblicitari che, trattando con i concessionari di pubblicità, pagano un tot ogni 1000 pagine viste (una cifra che è sintetizzata dalla sigla Cpm, costo per mille, e che si aggira all’incirca tra uno e quattro euro); dall’altra ci sono i produttori di contenuti che in cerca della sostenibilità economica del proprio lavoro hanno come primo obiettivo aumentare il più possibile la quantità di pagine viste sulle proprie pagine. ”34 L’altra faccia della medaglia della continua rincorsa alla quantità di traffico è un progressivo peggioramento della professione giornalistica :

–“notizie date appena possibile, senza verifica alcuna;

– il confine fra il vero e il falso diventa il verosimile. Se una storia è verosimile,

ormai, vale la pubblicazione. Poi al massimo si ritratta oppure la si fa cadere nel

dimenticatoio[…];

– notizie deformate dal titolo (che poi influenza tutto il resto)

33 http://framino.com/questo-non-e-il-messaggero/ 34 Andrea Coccia, Fenomenologia del “click baiting”, 29 Luglio 2014 http://www.linkiesta.it/it/article/2014/07/29/fenomenologia-del-click-baiting/22388/ Manuel Primi - 20 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

– titoli che deformano qualsiasi tipo di “studio” per trasformarlo in qualcosa di

“incredibile”, “sconvolgente”, “commovente”:

– eccesso di straordinarietà (e dunque normalizzazione della medesima. Se tutto è

straordinario, non lo è più nulla);

– danni progressivi e permanenti al pubblico, che progressivamente perde

l’abitudine all’approfondimento, in un circolo vizioso.”35

Il problema di non aver compreso le nuove dinamiche digitali non è solamente italiano. Due grandi esempi ci fanno comprendere come gli editori abbiano tentato di ostacolare il passaggio al digitale ed entrambi hanno come oggetto della discordia Google

News. Il servizio del colosso Californiano permette un’aggregazione delle notizie presenti

On-line per poi rimandare direttamente al sito che l’utente sceglie. Tale servizio è completamente gratuito per gli editori e lo stesso Google non inserisce alcun tipo di monetizzazione sulle proprie pagine di ricerca. Ma a detta di alcuni editori Google News lucrerebbe sul materiale prodotto da altri. Fece scalpore il magnate dei media Rupert

Murdoch che nel 2009 accusò Google di furto e prese così la decisione di rinunciare alle indicizzazioni delle proprie pagine sul motore di ricerca. 36 Solo tre anni dopo fece marcia indietro e dichiarò di aver perso il 30-40% del traffico. 37 Nel 2014 invece fu la Spagna a schierarsi contro Google News. 38 In seguito alla legge varata dal parlamento spagnolo, che autorizzava gli editori a chiedere a Google il pagamento di una royalty per la pubblicazione anche di un solo estratto dei loro articoli, il Colosso Californiano decise di chiudere il

35 Alberto Puliafito. Il giornalismo non è morto. ma cerca di suicidarsi online. 13/04/2015 http://www.albertopuliafito.it/giornalismo-online-morto-suicidarsi/ 36 Bruno Saetta; Google News, la Google tax e la retromarcia di Murdoch; 01 Ottobre 2012 http://brunosaetta.it/internet/google-news-la-google-tax-e-la-retromarcia-di-murdoch.html 37 Bruno Saetta, L’incomprensibile guerra degli editori a Google News, 8 Novembre 2014 http://www.valigiablu.it/lincomprensibile-guerra-degli-editori-a-google-news/ 38 Leonid Bershidsky, Why Spain's Google Tax Is Doomed, 4 Novembre 2014 https://www.bloomberg.com/view/articles/2014-11-04/why-spain-s-google-tax-is-doomed Manuel Primi - 21 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

servizio dal 16 Dicembre 2014. 39 In Belgio tramite la sentenza di un giudice nel 2006 che accolse il ricorso degli editori contro Google, ll colosso californiano venne condannato al pagamento di una tassa per il servizio di aggregazione delle notizie. Nel 2013 in Germania gli editori ottennero dal Governo la Leistungsschutzrecht, più comunemente nota come

Link Tax o Google Tax. La nuova legge tedesca obbligava Google al pagamento per l’utilizzo dei link degli altri siti internet di informazione. In ognuno di questi casi Google chiuse completamente il proprio servizio Google News. Anche il risultato di tale manovra

è stato per tutti i Paesi lo stesso: gli editori che tornavano sui propri passi dopo un netto calo del proprio traffico web e riconoscendo l’utilità dei servizi di Google per ampliare la propria fetta di pubblico.

È utile, al fine di comprendere il mondo del giornalismo digitale, fare un’analisi quantitativa (oltre all’analisi qualitativa appena fatta), dello scenario delle News On-line.

Abbiamo visto nel primo paragrafo [Figura 2] come la dieta mediatica, in rete, degli italiani si sia concentrata sui siti specializzati (dal 2011 al 2015 +11%) a discapito di siti d’informazione generali (dal 2011 al 2015 -9%) e dei grandi quotidiani generalisti (dal

2011 al 2015 +5%). Questi dati confermano che Internet si stia rivelando come il luogo dove ci si reca principalmente per approfondire i temi del dibattito pubblico e non solo a scopo ricreativo cadendo sugli articoli acchiappa click. Ad ogni modo, secondo il Digital

News Report 2016, l’Italia è tra i paesi con il più alto tasso di gradimento per quelle che sono le Soft News (21% contro il 63% di utenti interessati alle notizie cosiddette Hard).

Tra gli utenti che dichiarano che la loro principale fonte di informazione è Facebook solo il

7% è interessato a tematiche di approfondimento politico o a quelle che vengono chiamate

39 Richard Gingras, An update on Google News in Spain, 11 Dicembre 2014 https://europe.googleblog.com/2014/12/an-update-on-google-news-in-spain.html Manuel Primi - 22 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Hard news mentre il 20% è interessato alle notizie di tipo Soft. 40 Un altro dato che può risultare interessante al fine di comprendere il peso delle diverse piattaforme digitali sulle conversioni in lettori sui siti di Web News ci viene fornito sempre dal Digital News Report

2016. Su scala Internazionale la metà del campione (51%) dichiara di utilizzare i social media come fonte di notizie ogni settimana. Circa uno su dieci (12%) dice che è la sua fonte principale. Facebook è di gran lunga il più importante network di notizie. Ma se analizziamo i dati nel dettaglio scopriamo che i lettori Italiani atterrano sui siti web delle testate On-Line principalmente tramite parole chiave inserite sui motori di ricerca, 54%

(percentuale in assoluto più elevata tra tutti i paesi analizzati nella ricerca). Sempre in

Italia, il 36% del traffico web sui siti di news è generato dai Social Media che rappresentano un importante canale d’accesso alle news considerando che soltanto il 22% d’accessi è generato dall’atterraggio diretto nelle Home (peggio dell’Italia soltanto il

Giappone con il 12%) 41 .

Per quanto riguarda la monetizzazione delle visite, ricoprono un ruolo importante per le tasche degli editori le pubblicità su video che rappresentano un quarto degli introiti pubblicitari totali. Questo dato è emerso dall’incontro “IAB Seminar Video Advertising: tra storytelling, creatività e innovazione ”, tenutosi il 18 ottobre 2016 a Milano. “ Il video advertising, che nel 2015 valeva 364 milioni di euro e il 21% di peso sul totale investimenti con un incremento del 25% rispetto all’anno precedente, chiuderà quest’anno con una crescita ancora più incisiva, che potrebbe superare il 30% rispetto al 2015 e che

40 Digital News Report - Distinctions between Hard and Soft News, Reuters Institute for the study of Journalism – University of Oxford URL http://www.digitalnewsreport.org/survey/2016/hard-soft-news- 2016/ 41 Digital news Report 2016 - How Audiences Discover News Online, Reuters Institute for the study of Journalism – University of Oxford http://www.digitalnewsreport.org/survey/2016/how-audiences- discover-news-online-2016/ Manuel Primi - 23 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

rappresenterà un quarto del totale advertising online.” 42 In termini più generali la pubblicità On-Line per i quotidiani sta lentamente aumentando e con l’incremento delle visualizzazioni crescono anche gli introiti per gli editori: dalla rete arriva il 25% degli incassi pubblicitari. 43 Ma vi son anche tipi di monetizzazione delle visite di tipo diretto, oltre alle campagne Pay Per Click, come ad esempio abbonamenti digitali, Paywall, News

Letter di settore. Secondo il campione intervistato per il Digital News Report 2016, alla domanda “ Avete pagato per i contenuti di notizie online o per l'accesso ad un servizio di notizie online nel corso dell'ultimo anno ?”44 , il 16% ha risposto si. [Vedi Figura 5] Una percentuale che colloca il nostro Paese al quarto posto dopo Norvegia (27%), Polonia e

Svezia (entrambi al 20%). 45 Nonostante la percentuale elevata in Italia la spesa per le News in termini assoluti è molto basso. Alla domanda “ Quanto avete pagato per i contenuti news online? ” i risultati dell’indagine in Italia ha portato ad una media di spesa che si aggira intorno 28 Sterline, un valore che colloca il nostro Paese all’undicesimo posto tra i paesi presi in esame [Vedi Figura 6]. Questo dato, che va assolutamente interpretato anche in base a quello che è il costo della vita in ogni singolo paese, ci suggerisce che le News in

Italia sono abbastanza economiche rispetto alla media Internazionale. 46

Una buona notizia nell’ambito del passaggio dal cartaceo al digitale viene direttamente dal Governo italiano che in un comunicato stampa del 24 Marzo 2017

42 F.Me, Pubblicità online, un quarto della torta arriva dai video, 18 Ottobre 2016 http://www.corrierecomunicazioni.it/digital/44024_pubblicita-online-un-quarto-della-torta-arriva-dai- video.htm

43 Claudio Giua, La rivincita dei giornali. "Record di nuovi lettori conquistati sul web", 16 Giugno 2016 http://www.repubblica.it/cultura/2016/06/16/news/report_informazione_giornali_web- 142120407/?ref=HREC1-24 44 Have you paid for ONLINE news content, or accessed a paid-for ONLINE news service in the last year? 45 Digital news Report 2016 - Paying for Online, News Reuters Institute for the study of Journalism – University of Oxford http://www.digitalnewsreport.org/survey/2016/paying-for-online-news-2016/ 46 ibidem Manuel Primi - 24 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

annuncia novità per quanto riguarda i fondi diretti all’editoria 47 . Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Paolo Gentiloni e del Ministro per lo sport con delega all’editoria Luca Lotti, ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo che, garantirebbe un cambiamento nell’assegnazione dei fondi diretti legati all’editoria. Nei nuovi criteri per l’accesso a questi fondi vi è un nuovo parametro inserito appositamente per favorire il passaggio dalle edizioni cartacee a quelle digitali. “ Per quanto riguarda i criteri di calcolo dei contributi, come nell’attuale sistema, i contributi sono calcolati in parte come rimborso di costi e in parte in base al numero di copie vendute. Vengono riconosciuti in percentuale più alta i costi connessi all’edizione digitale, al fine di sostenere la transizione dalla carta al web. Si prevedono parametri diversi a seconda del numero di copie vendute e si introduce un limite massimo al contributo, che non potrà in ogni caso superare il 50% dei ricavi conseguiti nell’anno di riferimento. 48 ” Questa novità tuttavia, non sarà diretta ai grandi gruppi editoriali che abbiamo preso in esame in questo capitolo. Infatti i nuovi fondi diretti non saranno più concessi a tutti i gruppi editoriali che sono quotati in borsa, a tutti i giornali di partito e a quelli legati a movimenti politici. Un aiuto, quello del Governo, che è diretto a tutte quelle testate che effettivamente non riescono a far fronte, per via delle loro dimensioni, ai costi legati all’innovazione tecnologica in atto. Alle grandi testate rimarranno tuttavia i fondi Indiretti, ovvero quei soldi stanziati per rimborso spese per l’acquisto di carta (ad esempio). Una voce di spesa che pian piano si ridurrà sempre di più.

In questo primo capitolo abbiamo solamente accennato a quelle che possono essere le potenzialità e le criticità del mondo digitale. Nonostante la situazione in Italia, dove il

47 Consiglio dei Ministri, Comunicato Stampa n. 20, 24 marzo 2017, http://www.governo.it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n20/7028 48 ibidem Manuel Primi - 25 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

mondo delle News Online sta ancora sperimentando e cercando di capire quali siano le strade percorribili, questi ultimi dati sulla monetizzazione ci fanno intravedere “la luce in fondo al tunnel” della crisi dell’editoria. Ovvero dei nuovi modelli di fruibilità delle notizie, che chiaramente comportano nuovi modelli di business per rendere sostenibile il lavoro di informazione e documentazione. Utilizzando le parole di Alberto Puliafito “ Il digitale offre enormi opportunità che vanno analizzate, studiate, capite e messe in pratica.

Ma non si pensi di poterlo fare negando la situazione di crisi, il cambio radicale di paradigmi e contesti e l’impossibilità di continuare a fare come si è sempre fatto”. 49 Per questo motivo i prossimi capitoli della tesi saranno orientati alla comprensione delle diverse piattaforme digitali: la loro natura, i loro linguaggi e le loro priorità. Al fine di comprendere quale sia il modo migliore, per una testata giornalistica e per un giornalista, di stare al loro interno sfruttando tutte le funzioni che permetterebbero di creare contenuti

49 Alberto Puliafito, DCM Dal giornalismo al Digital Content Management. Teoria e Tecniche delle nuove professionalità dell’informazione. Centro di Documentazione Giornalistica. Roma 2016. Pag. 11 Manuel Primi - 26 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

di qualità ed una maggiore fidelizzazione dei lettori ai propri contenuti.

Figura 5

Figura 6

Manuel Primi - 27 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

2 – La nuova professione, il Content Management

2.1 La verifica delle fonti

"If your mother says she loves you, check it out ."

Arnold Dornfeld

All’interno della rivoluzione digitale che stiamo vivendo c’è una piccola rivoluzione che cresce al suo interno: lo Smartophone. “Piccola” potrebbe anche suonare come un eufemismo. Il mondo degli Smartphone e quindi dell’accesso alla rete in ogni momento e in ogni luogo favorisce quello che è il sovraccarico di informazioni, il cosiddetto Overload informativo, al quale ogni singolo utente è sottoposto. Se da un lato essere sempre connessi migliora la nostra informazione e arricchisce di strumenti utili nella vita di tutti i giorni, dall’altra i troppi stimoli informativi ci rendono meno attenti e più confusi riguardo a ciò che accade intorno a noi o nel resto del mondo. Questa nuova tecnologia non solo trasforma ognuno di noi in un fruitore di notizie in ogni singolo momento della giornata, ma ci rende tutti dei Newsmaker. All’interno delle nostre tasche c’è tutto l’occorrente per documentare il presente e comunicarlo a tutto il mondo. In soli 60 secondi nel web vengono caricati 400 video su Youtube, 3,3 milioni di post su Facebook, più di 420 mila Tweet, poco più di 1200 articoli in Wordpress e 55 mila foto vengono postate su Instagram [Vedi Figura 7]. Grazie a questi numeri possiamo avere un’impressione di quale sia la dimensione dell’Overload informativo e di quanto sia complesso per chiunque, singolo utente o giornalista che sia, fare ordine in questo vero e

Manuel Primi - 28 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

proprio caos. Eric Newton, presidente della John S. and James L. Knight Foundation, ha creato un progetto multimediale dal nome molto evocativo: Searchlights & Sunglasses 50 .

Figura 751

Se un tempo occorreva ingegnarsi per trovare l’informazione che cercavamo (la luce), oggi per via dell’Overload informativo occorrono gli occhiali da sole per evitare di essere accecati dai troppi contenuti che ogni giorno vengono creati. Lo scenario qui descritto rappresenta al tempo stesso, per il giornalista, sia una problematicità che una

50 Eric Newton, Searchlights & Sunglasses, http://searchlightsandsunglasses.org/

51 Robert Allen, What happens online in 60 seconds?, 11 Agosto 2016, http://www.smartinsights.com/internet-marketing-statistics/happens-online-60-seconds/ Manuel Primi - 29 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

potenziale opportunità. Le potenzialità del caos sono ben spiegate dal documento già citato nel primo capitolo di questa tesi “Post-Industrial Journalism: Adapting to the Present”. Il documento a cura di C.W. Anderson, Emily Bell e Clay Shirky recita: “Con l’avvento dei social media, di Twitter come newswire, del giornalismo partecipativo…etc, i giornalisti non sono stati rimpiazzati ma riallocati ad un livello superiore della catena editoriale, passando dalla produzione iniziale di osservazione della realtà a quella che pone l’accento sulla verifica e l’interpretazione, dando un senso al flusso di testi, audio, foto e video prodotti dal pubblico.” 52 In parole povere e riprendendo l’analogia di Eric Newton, il giornalismo ed il giornalista sono gli occhiali da sole dei lettori e tramite il loro lavoro, di fatto, riordinano il caos esistente nel mondo dell’informazione digitale. Per riuscire in questo lavoro però vi è, come già accennato, una problematicità importante, ovvero: il giornalista, prima di essere tale è un utente, un lettore, un fruitore d’informazione come tutti. È quindi fondamentale per il professionista dell’informazione riuscire a non fare confusione nella raccolta di notizie, riuscire a gestire l’Overload, saperlo verificare e poi restituirlo ai suoi lettori. Un lavoro che viene reso sempre più difficile oltre che dalla quantità di dati presenti in rete, anche dalla qualità di quest’ultimi. Infatti cresce sempre di più il numero di siti internet e profili social che creano “bufale”, molte delle quali divengono talmente virali nei social che finiscono per essere percepite dall’opinione pubblica come reali. È il caso della CNN che, per errore, trasmette un filmato pornografico per 30 minuti al posto della sua normale programmazione. La notizia (falsa) è stata creata il 24 Novembre 2016 da un singolo utente tramite un Tweet e presa immediatamente per vera dalla testata Indipendent che l’ha pubblicata sul proprio portale. Da qui la Bufala è diventata virale in pochissimo tempo, tanto da costringere la stessa CNN a porgere, in un

52 Pier Luca Santoro, Giornalismo Post Industriale, http://www.datamediahub.it/2012/11/28/giornalismo-post-industriale/#axzz4PiHc7epE Manuel Primi - 30 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

primo momento ed in via preventiva, le proprie scuse ai telespettatori dicendo inoltre che stavano cercando di risolvere il problema che aveva portato alla sospensione della normale programmazione. 53

Il tema ed il dibattito sulle fake-news è più attuale che mai. Si pensi che negli Stati

Uniti nei tre mesi che precedevano il voto presidenziale tra Hillary Clinton e Donald

Trump, le 20 fake-news più virali hanno creato più engagement delle 20 notizie (vere) più performanti prodotte dai principali quotidiani statunitensi. 54 Anche in Italia il fenomeno delle Bufale on-line sta assumendo sempre più alti livelli di criticità. Nei due mesi precedenti il voto referendario del 4 Dicembre la notizia con una maggiore diffusione era una bufala: il presunto ritrovamento, in un inesistente paese di “Rignano sul Membro”, di

500.000 schede elettorali con il SI già segnato. Ma non è neanche un caso isolato, infatti tra le prime 10 notizie sul referendum più virali ben 5 sono delle fake-news. 55 Diventa quindi sempre più cruciale il tema centrale di questo capito. Oltre ad essere una pietra miliare della deontologia di questo mestiere, il fact-cheking diviene la ragione d’essere del giornalismo 2.0 o post-industriale che dir si voglia, soprattutto in un mondo dell’informazione dove il giornalista viene confermato come filtro tra realtà e finzione o come riorganizzatore del caos prodotto dalla rete.

53 Justin Carissimo, CNN denies airing 30 minutes of hardcore porn, New York, 25/11/2016 http://www.independent.co.uk/arts-entertainment/tv/news/cnn-accidentally-airs-30-minutes-of-non-stop- hardcore-porn-a7439371.html 54 Craig Silverman, This Analysis Shows How Fake Election News Stories Outperformed Real News On Facebook, 16/11/2016 https://www.buzzfeed.com/craigsilverman/viral-fake-election-news- outperformed-real-news-on-facebook?utm_term=.blr3Oy7bBD#.ci6XaLopbN 55 Pagella Politica e AGI, La notizia più condivisa sul referendum? È una bufala, https://pagellapolitica.it/blog/show/148/la-notizia-pi%C3%B9-condivisa-sul-referendum-%C3%A8-una- bufala Manuel Primi - 31 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Se negli Stati Uniti la fake-news sulla CNN è stata prontamente aggiornata sul sito dell’Indipendent 56 , in Italia ci sono ancora casi di “errori” editoriali non seguiti dalla buona pratica dell’ “errata corrige”. Un esempio per tutti è quello de L’Unità che pubblica il video elettorale di Berlusconi “meno male che Silvio c’è” sostenendo che una delle comparse fosse Virginia Raggi, candidata a sindaco di Roma per il Movimento 5 Stelle. La notizia priva di fondamento viene prontamente smentita dalla stessa Raggi, ed invece di scatenarsi il dibattito politico, vi è stato (tempo verbale) un acceso dibattito nel mondo del giornalismo. Infatti la questione venne riaccesa da un’intervista rilasciata dal direttore de

L’Unità, Erasmo D’Angelis, al Corriere della Sera: “ Non avete pensato ad una rettifica quando la Raggi vi ha smentito? «No, perché non è un’operazione politica, ma è giornalismo 2.0». Vuol dire che non si fanno più verifiche? «Voglio dire che la comunicazione social punta molto sulla quantità e sulla velocità. Sono sicuro che anche il

Corriere.it avrebbe caricato il video». Ma lei non crede che potevate controllare? «La somiglianza è oggettiva e i social pieni di “smanettoni” che segnalano foto e video.

Questo è accaduto». Ha richiamato il responsabile del suo sito? «No, perché ha fatto bene a pubblicare quel video». Ha fatto bene a pubblicare una «bufala»? «Il web ha modificato profondamente il giornalismo, sui siti e sui social gira di tutto».” 57 In parte è vero, “il web ha modificato profondamente il giornalismo”, ma è altrettanto vero che questo nuovo sistema digitale non sospende l’etica deontologica della professione. A correre in soccorso del professionista dell’informazione vi è un manuale che ultimamente è stato tradotto in

56 Si può notare la differenza tra il titolo contenuto nell’URL dell’articolo http://www.independent.co.uk/arts-entertainment/tv/news/ cnn-accidentally-airs-30-minutes-of-non-stop- hardcore-porn -a7439371.html ed il contenuto dell’articolo stesso. L’indirizzo URL viene creato con il titolo originale con il quale viene pubblicato l’articolo. Se si apre il link si troverà tutt’altro contenuto ed un diverso titolo: “CNN denies airing 30 minutes of hardcore porn”. Segno che contenuto e titolo sono stati corretti una volta che nella redazione si sono accorti dell’errore. 57 Maria Rosaria Spadaccino, Unità, il direttore ammette: «Raggi non era nel video con Berlusconi», 16 Aprile 2016, http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/16_aprile_16/unita-direttore-ammette-raggi-non-era- video-berlusconi-7aa78170-0405-11e6-b48d-5f404ca1fec7.shtml Manuel Primi - 32 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

lingua Italiana ed è disponibile on-line in versione completamente gratuita: il “ Verification

Handbook, la guida definitiva alla verifica dei contenuti digitali per coprire le emergenze” 58 . È durante le emergenze infatti, che è più difficile riuscire a svolgere il lavoro del giornalista (in questa parte del lavoro è inteso come riordinatore del caos nell’overload informativo). Nella straordinarietà dell’evento è difficile, ad esempio, avere inviati sul luogo di un attentato nei minuti successivi all’accaduto. Diventa tuttavia indispensabile riuscire a coprire l’evento per poter raccontare eventuali operazioni di soccorso o la caccia delle autorità ai responsabili. Per questo le testate giornalistiche si affidano, almeno nelle prime ore dall’evento, alle segnalazioni o al materiale che i singoli cittadini pubblicano on-line. È fondamentale in questi casi non farsi prendere dall’euforia dell’aver trovato il materiale giusto al momento giusto e quindi pubblicarlo il più in fretta possibile cercando di anticipare i propri competitor. “Quando un giornalista o un operatore umanitario trova certe notizie o contenuti sui social media, oppure gli vengono recapitati via email, deve impegnarsi a identificare quattro elementi primari:

1. Provenienza: trattasi di materiale originale?

2. Fonte: chi lo ha caricato?

3. Data: quando è stato creato?

4. Luogo: dove è stato creato?”59

In questi casi è opportuno risalire alla fonte e controllare il profilo che ha pubblicato il materiale che si vuole utilizzare. Se abbiamo trovato lo screenshot di un tweet è opportuno controllare direttamente il profilo che lo ha creato per assicurarci che quello non sia un falso. Per rispondere alla seconda domanda “chi lo ha caricato?” nel caso di un profilo

58 http://verificationhandbook.com/book_it/ 59 Verification Handbook, cap.3 Verificare i contenuti prodotti dagli utenti. Manuel Primi - 33 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

appartenete ad una persona famosa è sufficiente controllare le spunte di verifica dell’identità che social come Twitter e Facebook mettono a disposizione. Ad ogni modo all’interno del Verification Handbok si consiglia sempre di contattare direttamente l’utente interessato per rivolgergli domande dirette: “Più le risposte sono vaghe, più bisogna prendere con le pinze quanto racconta la fonte.” 60

Figura 8

Raccontare un storia tramite immagini è da sempre il modo efficace per ottenere attenzione e per dare al lettore una visione reale dell’accaduto. Tuttavia nell’era del Video

Editing e di Photoshop questo escamotage narrativo diviene sempre più un’arma a doppio taglio per chi fa informazione. L’immagine giusta al momento giusto può veramente deviare gran parte del traffico sul proprio portale, ma pubblicarla troppo velocemente, magari presi dall’euforia di poter battere la concorrenza sul tempo può portare a grandi errori di merito di fronte ai propri lettori. Un esempio per tutti è il caso dell’immagine (un

60 Verification Handbook, Cap. 4 Url http://verificationhandbook.com/book_it/chapter4.php Manuel Primi - 34 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

selfie) che si sarebbe scattato uno degli attentatori di Parigi del 13 novembre 2015 [Vedi figura 8].

L’immagine di sinistra è la foto che SkyTg 24 ha pubblicato per vera senza le dovute verifiche. Immediatamente è stata ripresa da molti media e siti di informazione prendendola per vera proprio perché a pubblicarla è stato un media autorevole come SkyTg

24. Come è possibile notare la foto è stata in realtà modificata con un programma di grafica, quello che in realtà è un programmatore che si scatta una foto allo specchio con il proprio tablet diviene un attentatore con in mano il Corano. Vi sono molti modi per verificare la veridicità di una foto, oltre al contatto diretto come già spiegato. Innanzi tutto

è possibile provarne la veridicità attraverso Google Images o TinEye 61 . Su entrambi i portali è possibile o caricare la foto o inserire l’URL relativo per vedere se vi sono foto

“visibilmente simili” caricate nel web nei giorni o negli anni precedenti e quindi riciclata per un evento attuale o relativo ad un’altra data. 62 Il caso del falso attentatore e di SkyTg

24 è una bufala che poteva essere sfatata facilmente con un semplice software:

Fotoforensic63 . Questo programma, facilmente accessibile anche online, utilizza l’error level analysis (ELA) per riconoscere eventuali modifiche artificiali effettuate su di una foto. Questo strumento non solo ci dice se l’immagine è stata modificata o meno ma ci segnala anche in quali punti è stata alterata. Un altro metodo per controllare data e ora è quello di estrapolare da una foto, un video o un file audio i Exchangeable Image File

(EXIF). Comunemente chiamati Meta-informazioni, questi dati ci forniscono tutto quello che vogliamo sapere sull’origine di un file multimediale: dall’apparecchio che lo ha creato,

61 http://tineye.com/ 62 Andrea Coccia (Traduzione italiana), 6 strumenti per riconoscere le bufale online, Articolo di Pete Brown, co-founder di Eyewitness Media Hub, pubblicato originalmente in inglese su The Conversation. (Six easy ways to tell if that viral story is a hoax), 2 Ottobre 2015 http://www.slow-news.com/2015/10/6- strumenti-per-riconoscere-bufale-online/ 63 http://fotoforensics.com/ Manuel Primi - 35 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

passando per data, orario fino all’esatta ubicazione geografica. Questi dati però sono inutili se le immagini o i video che dobbiamo controllare provengono da Facebook, Twitter o

Instagram. Questi social, infatti eliminano i dati Exif dai file caricati, mentre altre piattaforme come Whatsapp o Flickr mantengono i dati originali. 64 Anche per questo tipo di verifica gli strumenti sono online, uno per tutti è Jeffrey’s Exif Viewer.65 Un altro escamotage di verifica di un filmato o di una foto è quello del controllo climatico. Wolfram

Alpha 66 è un servizio online che tramite domande specifiche (formulate in lingua inglese) ci può rivelare le condizioni climatiche in un determinato luogo in dato giorno ed orario.

Un ultimo strumento utile che riguarda solo la verifica delle fonti video è Youtube

Dataviewer 67 . Questo servizio, a cura di Amnesty International, e molto efficace nell’estrapolazione delle informazioni dai file video. Dataviewer è in grado di risalire alla data di Upload ed in più separa le immagini thumbnail 68 associate. In questo modo è possibile effettuare un doppio controllo: tramite la data possiamo risalire alla versione del video originale e quindi alla sua prima data di caricamento; le immagini thumbnail nel frattempo ci forniscono informazioni su gli altri usi di questo video, se determinati fotogrammi sono stati utilizzati in altri contesti per raccontare, magari, altre storie in altri luoghi.

I 5 strumenti qui elencati sono solo alcuni dei tools che un giornalista può usare per la verifica di una fonte, tra i tanti esistenti rappresentano i più semplici da utilizzare e disponibili a chiunque in versione gratuita. La verifica di una fonte proveniente dal web è

64 Alberto Puliafito, DCM Dal giornalismo al Digital Content Management. Teoria e Tecniche delle nuove professionalità dell’informazione. Centro di Documentazione Giornalistica. 2016. Pag. 61 65 http://regex.info/exif.cgi 66 http://www.wolframalpha.com/ 67 http://www.amnestyusa.org/citizenevidence/ 68 Letteralmente “miniatura”, le immagini thumbnail in un video sono i fotogrammi che ne presentano l’anteprima. Manuel Primi - 36 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

tuttavia un’operazione che via via si fa sempre più complessa man mano che gli strumenti di modifica immagini/video si fanno più completi ed elaborati. Ad ogni modo la professione giornalistica nell’era del web 2.0 non cambia nei fatti. La verifica delle fonti è sempre stata una pietra miliare per questa professione e con l’entrata del digitale si fa

“solamente” più articolata e complessa. Torna quindi molto utile il sopracitato Verification

Handbook. Questo manuale redatto da giornalisti esperti è disponibile in una larga varietà di lingue e contiene al suo interno tutte le giuste norme di comportamento per la verifica di un’informazione digitale. Una volta che si prende dimestichezza con questi strumenti e si riesce ad organizzarli in un protocollo d’azioni facile, efficace e veloce, il processo di fact checking diviene naturale e parte integrante della redazione di un articolo. È giusto ricordare che errare è umano e quindi, se una volta svolto il processo di verifica si cade comunque sia nel tranello di una Bufala, è “sufficiente” scusarsi con i propri lettori, ammettere l’errore e porvi rimedio.

Il fenomeno sempre più diffuso delle Fake News e dalla disinformazione a mezzo internet sono oggi al centro di un complesso dibattito pubblico. Da questo fenomeno è anche nato il neologismo “post-verità” che è addirittura stato eletto dall’Oxford Dictionary come “ parola dell’anno 2016 ”69 . Ad intervenire sull’argomento vi è anche l’Accademia della Crusca, che spiega e giustifica la scelta del dizionario inglese: “La post-verità, infatti, sembra davvero permeare a fondo la società contemporanea, se una falsa notizia sui soldi spesi dalla Gran Bretagna per l’Europa (dato verificabile) può spostare in parte il voto sulla sua adesione alla UE; o se mettere in dubbio il luogo di nascita di un cittadino americano (dato verificabile) può influenzare l’elezione del presidente degli Stati Uniti

[…]. L’impatto del concetto veicolato da questa parola sulla società del nostro tempo è

69 Oxford Dictionary, Word of year 2016: Post-Truth, https://en.oxforddictionaries.com/word-of-the- year/word-of-the-year-2016 Manuel Primi - 37 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

quindi decisamente di larga scala e coinvolge sia i micro che i macrocosmi 70 .” Gli effetti sociali, politici ed economici del fenomeno qui in esame possono assumere livelli di criticità rilevanti se non contrastati efficacemente. Secondo il Guardian c’è chi riesce a guadagnare fino a 10mila dollari al mese con il business delle Fake-News 71 . Il caso della cittadina macedone di Veles (popolazione 45.000) è l’esempio più esaustivo di questo fenomeno. I giovani del luogo hanno lanciato sul web americano circa 140 siti internet dedicati alla politica statunitense durante il periodo delle elezioni tra Trump e Clinton.

Questo caso è stato scoperto da BuzzFeed che ha riportato anche le cifre di questo fortunato business. La giusta Fake News in Macedonia vale fino a 5mila dollari al mese, tutti soldi che vengono erogati da Google grazie ai servizi pubblicitari che chiunque può inserire sul proprio sito 72 . Cifre talmente elevate che ci fanno rendere conto di quanto sarà difficile far desistere chi, in questi anni, si è di fatto arricchito con questo modello comunicativo. Nel frattempo sia Google che Facebook hanno dichiarato guerra alla post- verità tagliando i fondi pubblicitari a tutti i siti internet e alle pagine che si muovono in questa direzione 73 . Una dichiarazione di intenti che trova il suo fondamento anche in altre iniziative messe in campo dai due colossi di Internet. Google News ha creato un apposito

Tag che accompagna i link delle notizie al fine di segnalare la veridicità delle affermazioni in esso contenuto 74 . Questo processo, chiamato “Claim Review”, è attualmente in

70 Marco Biffi, Viviamo nell'epoca della post-verità?, 25 Novembre 2016, http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/viviamo- nellepoca-post-verit 71 Abby Ohlheiser, This is how Facebook’s fake-news writers make money, 18 Novembre 2016 https://www.washingtonpost.com/news/the-intersect/wp/2016/11/18/this-is-how-the-internets-fake-news- writers-make-money/?tid=a_inl&utm_term=.357890aa4ecd 72 Craig Silverman e Lawrence Alexander, How Teens In The Balkans Are Duping Trump Supporters With Fake News, 4 Novembre 2016, https://www.buzzfeed.com/craigsilverman/how-macedonia- became-a-global-hub-for-pro-trump-misinfo?utm_term=.lrlR9onO9#.so67zyG1z 73 Julia Love and Kristina Cooke, Google, Facebook move to restrict ads on fake news sites, 15 Novembre 2016, http://www.reuters.com/article/us-alphabet-advertising-idUSKBN1392MM 74 Richard Gingras, Labeling fact-check articles in Google News, 13 Ottobre 2016, https://blog.google/topics/journalism-news/labeling-fact-check-articles-google-news/amp/ Manuel Primi - 38 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

sperimentazione nei soli Stati Uniti e prossimamente dovrebbe arrivare anche nel vecchio continente.

Più complessa, invece, è la posizione che ha preso Facebook per contrastare il fenomeno delle Bufale. Il colosso di Menlo Park ha dichiarato di volersi impegnare direttamente nel giornalismo, diventando così una media company a tutti gli effetti, per poter scendere in campo attivamente per ripristinare la verità all’interno della propria piattaforma 75 . Una notizia che, come vedremo dal prossimo paragrafo, non migliora i rapporti già complessi tra il Social Network più utilizzato al mondo e gli editori. Tutto

“merito” di un fenomeno che è diventato socialmente rilevante a causa di Facebook stesso e di un giornalismo, che spesso, ha preso sotto gamba la propria responsabilità sulla post- verità.

75 Fidji Simo, Svolta Facebook, adesso si impegna nel giornalismo, 11 Gennaio 2017, http://www.repubblica.it/tecnologia/social- network/2017/01/11/news/svolta_facebook_adesso_si_impegna_nel_giornalismo-155835009/?ref=search Manuel Primi - 39 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

2.2 - Social Network

“Facebook isn’t your enemy,

but it’s not your friend either”

Mathew Ingram

I Social Network rappresentano la grande novità in questa rivoluzione dell’informazione. Nati negli ultimi anni del ‘900, hanno conosciuto nei primi anni del

2000 l’inizio della loro grande ascesa. Nel 2004 il termine social network viene identificato con il logo ed il nome del neo nato Facebook. Il perché è presto detto: la piattaforma di

Mark Zuckerberg conta ad oggi 1,65 Miliardi di utenti attivi ogni mese, contro i 320

Milioni di Twitter e i 600 di Instagram 76 . Come abbiamo precedentemente, i portali social portano ai siti internet d’informazione il 36% del traffico totale ed il solo Facebook rappresenta la principale fonte d’informazione dei Millenials 77 per quanto riguarda le news.

Secondo il 12° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione 78 , tra le prime cinque fonti d’informazione utilizzate dai giovani in Italia troviamo “ al primo posto Facebook come strumento per informarsi (71,1%), al secondo posto Google (68,7%) e solo al terzo posto compaiono i telegiornali (68,5%), con YouTube che non si posiziona a una grande distanza (53,6%) e comunque viene prima dei giornali radio (48,8%), tallonati a loro volta dalle app per smartphone (46,8%)”. Diventa quindi indispensabile per tutti i newsbrand essere sui social network, ma soprattutto, saperli usare bene. Come vedremo nel corso di questo paragrafo, ogni piattaforma ha il suo stile comunicativo e un proprio algoritmo che da più o meno risalto a questo o all’altro tipo di informazione. Mi soffermerò

76 Free Social Media Statistics, https://www.socialbakers.com/statistics/?interval=last-3- months#chart-intervals 77 Generazione di utenti nati tra il 1980 ed il 2000 78 12° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, Roma, 26 marzo 2015, http://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=121009 Manuel Primi - 40 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

principalmente sulla piattaforma più usata e più redditizia di tutte: Facebook. L’esigenza di parlare di giornalismo e mondo social nasce principalmente da una ricerca 79 condotta dall’Inma, l’International News Media Association: “The Facebook media-relationship status, it’s complicated ”. La ricerca è un sondaggio effettuato intervistando 37 dirigenti di testate giornalistiche web europee e statunitensi e ci mostra come la percezione di

Facebook e delle sue eventuali potenzialità sia discontinua e contraddittoria. Per l’81% degli intervistati la ragione principale per utilizzare questo particolare social è per aumentare l’engagement e ampliare il pubblico sul proprio sito internet, tra questi il 79% dice di essere soddisfatto dalle modifiche messe in campo dalla piattaforma per aiutarli nel loro lavoro. Le note dolenti arrivano quando si parla delle modalità con cui Facebook comunica le sue modifiche alla piattaforma o all’algoritmo, con il 68% del campione degli intervistati che non si ritiene soddisfatto. Quel che viene lamentato in questo caso è lo stravolgimento dei propri contenuti editoriali in seguito alle correzioni dell’algoritmo del

Social Network. L’algoritmo di Facebook è la formula matematica, il codice di programmazione, che gestisce ciò che possiamo o non possiamo vedere sulla News Feed, ovvero sulla pagina principale del social dove è possibile trovare le notizie generate dai nostri contatti o dalle pagine a cui abbiamo messo il Like. Questo codice è stato battezzato con il nome di EdgeRank dallo stesso Facebook e reso pubblico nel 2010. Ma il colosso di

Menlo Park apporta spesso delle modifiche penalizzando un tipo di contenuto o per favorirne un altro. È un cambiamento che chiunque abbia un profilo Facebook può percepire, come ad esempio la presenza di molti più video sulla nostra Home oppure l’introduzione dei Live Streaming o le Gif animate. Più avanti in questo paragrafo vedremo come tutto ciò può penalizzare un editore.

79 Inma, l’International News Media Association; The Facebook media-relationship status, it’s complicated; 27 Settembre 2016 https://inma.org/report-detail.cfm?pubid=189 Manuel Primi - 41 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Per quanto riguarda il lato economico della ricerca dell’INMA, mentre il 41% dice che è importante generare ricavi con Facebook, il 57% non si ritiene soddisfatto delle modalità con cui questi ricavi vengono generati.

“Per gli editori, Facebook è il proverbiale gorilla di 800 chili nella stanza .80 ” È il commento di Pier Luca Santoro ai risultati del sondaggio Inma e continua affermando che la sintesi all’approccio ai social è descritto tra le righe di questo Report: “[i Social] sono stati vissuti inizialmente come un male necessario, poi eretti a canale di distribuzione per generare traffico al proprio sito web, e infine vissuti attualmente sempre più come una minaccia . Un percorso, un’evoluzione che è difficile definire virtuosa, fatta di pressapochismo e sottovalutazioni continue 81 ”.

Insomma, il dibattito sulla vera natura di Facebook e di come poterlo usare è vivo e sembra avere programmi di vita longevi. La critica di Pier Luca Santoro è più che legittima. I portali d’informazione hanno spesso cambiato le proprie politiche di approccio ai social anche se erano tutte dirette ad un unico fine, il proprio tornaconto. Il problema a monte è che lo stesso Facebook, come quasi tutti i social, non fa beneficenza e prima di tutto pensa ai propri interessi. Spiegare come funziona Facebook può sembrare un argomento inutile e scontato ma, come vedremo, non lo è affatto. Al social network più usato al mondo conviene che l’utente rimanga, più tempo possibile, all’interno del proprio portale. Tutte le modifiche del proprio algoritmo dal 2011 ad oggi sono propedeutiche a questo fine. È sufficiente una veloce ricerca tra le pagine Facebook dei principali quotidiani nazionali per rendersi conto che la principale strategia è quella di usare i social

80 Pier Luca Santoro, Un Gorilla in Redazione – tra link, troll e tanti errori, articolo in Pollice Verso, allegato a Il Manifesto, Mercoledì 2 Novembre 2016, Pag. 1 81 ibidem Manuel Primi - 42 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

network per condividere i link che rimandano ai propri siti internet. Usare Facebook come

“discarica di link 82 ” per generare traffico ai propri siti stona con la mission aziendale del colosso americano. Facebook ha tutto l’interesse perché questo tipo di politica non funzioni: l’utente deve rimanere sulla piattaforma social, non conviene che vada ad atterrare altrove. Questo è il primo concetto che un editore deve tenere a mente se vuole la propria testata giornalistica su Facebook. Non a caso l’introduzione degli “Instant Article” si muove in questa direzione. Introdotti ufficialmente per tutti gli editori nell’aprile 2016 questo nuovo formato viene presentato da Facebook come un nuovo strumento per una migliore esperienza utente da smartphone. Gli Instant Article infatti, permettono di poter aprire un contenuto editoriale 10 volte più velocemente che in passato 83 .

Con questo nuovo sistema le testate editoriali dovranno creare i propri articoli direttamente sulla piattaforma Facebook. La paura di molti editori è quello di perdere il controllo su i lettori, che non atterreranno più sul sito web della testata giornalistica perchè quest’ultima ha il timore di perdere i dati relativi all’esperienza utente (frequenze di rimbalzo, tempo di permanenza sull’argomento, ecc.) e soprattutto il controllo economico sulle inserzioni pubblicitarie che passeranno prima per l’intermediazione di Facebook. È lo stesso social network che in questo primo momento anche per le perplessità dei publisher ha fatto un passo indietro, o meglio, non ha ancora fatto il passo in avanti (se mai deciderà di farlo). Facebook infatti ha rinunciato al controllo sui contenuti prodotti sulla propria piattaforma. “ Con Instant Articles , - si legge nella nota stampa del colosso di Menlo Park- gli editori hanno il pieno controllo sull’aspetto delle proprie storie, dei dati e della

82 ibidem 83 Josh Roberts, Opening Up Instant Articles to All Publishers 17 Febbraio 2016 https://media.fb.com/2016/02/17/opening-up-instant-articles/ Manuel Primi - 43 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

pubblicità. Hanno la possibilità di vendere gli spazi pubblicitari in modo diretto e di trattenere quindi il 100% dei profitti, di tracciare i dati sugli annunci pubblicati tramite i propri sistemi di misurazione pubblicitaria, o possono monetizzare i loro contenuti attraverso Facebook Audience network .84 ” Ad ogni modo l’incertezza sugli Instant Article nel mondo dell’editoria regna sovrana. Facebook infatti ha “Il vantaggio di essere il padrone di casa, e di avere le chiavi 85 ”. Potrebbe quindi cambiare le regole in un secondo tempo costringendo il mondo dell’editoria, che avrà puntato risorse e strumenti su di un unico mezzo, a scegliere se sottostare alle nuove condizioni o se reinventarsi un nuovo modo di stare on line.

La paura degli editori è più che fondata. Non è un caso che Facebook sia considerato come un canale di distribuzione del proprio materiale, come abbiamo visto dai dati del report di Inma. La piattaforma social per eccellenza ha garantito questo tipo di utilizzo da parte dei vari publisher fino a qualche anno fa. Per spiegare questo cambiamento di tendenza vi è un altro concetto da fissare per comprendere il cambiamento e capire quindi come utilizzare Facebook per dare notizie: è il funzionamento dell’algoritmo che ci permette di visualizzare o meno dei contenuti sulle nostre News Feed.

L’Organic Reach è un termine introdotto dallo stesso Facebook nell’Aprile 2012 per spiegare a tutti i brand (testate giornalistiche incluse), che i propri post venivano mostrati solo ad una minima percentuale della propria community, il 16%.[Vedi Figura 9] “ Per

84 Ibidem “With Instant Articles, publishers have full control over the look of their stories, as well as data and ads. They have the ability to bring their own direct-sold ads and keep 100% of the revenue, and track data on the ads served through their existing ad measurement systems, or they can monetize their content through the Facebook Audience Network.” 85 Luca Della Dora, Perché gli Instant Articles non riguardano (solo) Facebook, 18 Maggio 2015 https://medium.com/italia/perch%C3%A9-gli-instant-articles-non-riguardano-solo-facebook- 5c0a480ea106#.gddqigv41 Manuel Primi - 44 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

assicurarsi che i tuoi fan vedano le tue storie, - spiega lo stesso Facebook nel suo comunicato -, sponsorizza i post per aumentare la portata del tuo contenuto. 86 ”

Figura 9

Questa portata è diminuita di anno in anno fino ad arrivare ad un esiguo 6% nel 2014.

Victor Luckerson, in un articolo del Time in cui spiega questo concetto, arriva ad ipotizzare che Facebook ha tutto l’interesse a far si che l’Organic Reach possa arrivare fino all’1/2%. 87 Viene da se che per superare questa stretta percentuale vi sono solamente due uniche soluzioni. La prima è suggerita dallo stesso Facebook nel comunicato del 2012: volete portare utenti fuori dalla piattaforma ed ottenere i risultati di un tempo? Pagate e vi sarà dato. L’altro modo è quello di adattarsi alla natura del social network: creare

Engagement cercando di cavalcare l’algoritmo di Facebook.

Anche se i dirigenti di publisher intervistati dall’Inma si dichiarano non soddisfatti di come Facebook comunichi i cambiamenti all’algoritmo, c’è da dire che all’interno della piattaforma vi sono tutti gli indizi, spesso vere e proprie istruzioni dettagliate, per capire come gestire i propri profili e le proprie pagine. D’altronde rientra nell’interesse di

Facebook che i propri utenti riescano a trovare i contenuti desiderati e che questi contenuti siano di loro gradimento. Per tale concetto indispensabile che i creatori di contenuti (editori

86 “To make sure your fans see your stories, sponsor your posts to increase the reach of your content.” (per il post completo vedi Figura 9) 87 Victor Luckerson, The Free-Marketing Gravy Train Is Over on Facebook, 22 Marzo 2014 http://time.com/34025/the-free-marketing-gravy-train-is-over-on-facebook/ Manuel Primi - 45 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

compresi) sappiano come ottimizzare i propri post. A questo fine è dedicata una Nota della società 88 pubblicata nel maggio 2013 dal titolo “ 12 Best Practices For Media Companies

Using Facebook Pages ”. Al suo interno Facebook spiega come utilizzare il Social per dare notizie, come comporre il messaggio nel post, che tipo di foto è meglio pubblicare e così via. Se ciò non dovesse bastare vi sono alcuni siti web ufficiali che l’azienda utilizza per comunicare i cambiamenti alla News Feed. 89 Proprio in merito alle “12 migliori pratiche per le media company su Facebook”, Albero Puliafito scrive in DCM – dal giornalismo al

Digital Content Management: ” molte cose non dovrebbero nemmeno essere suggerite da una piattaforma di social network e dovrebbero essere di puro buon senso giornalistico

(«Quando condividi una storia, aggiungi un’analisi da esperto: i tuoi utenti vogliono sentire la tua opinione, la tua voce »)[…]. Altre rispondono a principi base di storytelling ma anche alle esigenze proprie di Facebook ( «Condividi storie con foto e video per attirare l’attenzione dell’utente »)”90 .

Creare contenuti ad hoc per questa piattaforma è comunque un requisito indispensabile che ogni testata giornalistica dovrebbe avere all’interno della propria redazione web. Video a 360°, Live streamig, meme, gif animate sono solo alcune delle novità messe in campo dal colosso social nell’ultimo anno e che promettono una maggiore diffusione all’interno delle News Feeds. Ma non c’è solamente la creazione di contenuti all’interno di un Social Network. Il nome stesso che è stato dato a queste piattaforme è esplicativo di per sé: Reti Sociali. Facebook, Twitter, Telegram sono tutti strumenti che permettono alle redazioni di poter fare una cosa che altrimenti, con la carta stampata, non

88 Scott Hershkowitz and Vadim Lavrusik, 12 Best Practices For Media Companies Using Facebook Pages, 2 maggio 2013 https://www.facebook.com/notes/facebook-media/12-best-practices-for-media- companies-using-facebook-pages/518053828230111 89 http://newsroom.fb.com/ 90 8. Alberto Puliafito, DCM Dal giornalismo al Digital Content Management. Teoria e Tecniche delle nuove professionalità dell’informazione. Centro di Documentazione Giornalistica. 2016, pag.173 Manuel Primi - 46 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

sarebbero riusciti a fare (almeno non con la stessa efficacia e rapidità): dialogare con i propri lettori. “Facebook è un bar, una piazza di paese dove incontrare persone, comprenderne interessi, motivazioni, aspirazioni, e, soprattutto, dati, da interpretare correttamente per tradurli e renderli disponibili a casa propria, nel proprio sito, nei prodotti e nei servizi forniti.” Scrive Pier Luca Santoro, aggiungendo che “ è solo in questo modo che siamo in grado di valorizzare la relazione. Di creare valore aggiunto, anche economico, per le persone, i giornali e il giornalismo” 91 . Non a caso alcuni quotidiani si muovono in questa direzione, sfruttando anche un’altra tendenza del mercato dell’informazione 2.0: il Personal Branding. È il caso del Washington Post che ha creato una pagina dedicata alle sessioni di conversazione tra i propri giornalisti ed i propri

91 14. Pier Luca Santoro, Un Gorilla in Redazione – tra link, troll e tanti errori, articolo in Pollice Verso, allegato a Il Manifesto, Mercoledì 2 Novembre 2016 pag. 2 Manuel Primi - 47 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

utenti. 92

Figura 10 Guardando la situazione nel nostro paese c’è il caso de Il Manifesto che rappresenta un esempio virtuoso di interazione e dialogo con i propri lettori all’interno dei social. Il

“Quotidiano Comunista” ha adottato una strategia social che si discosta molto dagli altri quotidiani generalisti italiani con tiratura nazionale e anche da quei portali d’informazione nativi digitali. Il numero di Post condivisi quotidianamente inferiore agli altri competitor ci suggerisce una politica comunicativa che non punta alla quantità di traffico deviabile sul

92 https://live.washingtonpost.com/ Manuel Primi - 48 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

proprio sito ma alla qualità e al dialogo con la propria community 93 . Questo diverso approccio fa de il Manifesto “ il best performer tra tutti i quotidiani nazionali con un engagement rate, un tasso di coinvolgimento che, secondo l’analisi svolta, […] è superiore persino a quello di Fanpage, che ha una squadra di persone dedicate ai social e di ben 5 punti percentuali al di sopra di Repubblica. 94 ” Tradotto in numeri il Manifesto ha un

Engagement Rate del 40,32% con una fanbase di 270 mila persone (circa). Fanpage con ben 6 milioni (circa) di Fan raggiunge il 39,29% di engagement rate, mentre Repubblica il

35,12% con 3 Milioni (circa) 95 [vedi Figura 10]. L’Engagement Rate, rappresentato graficamente nella Figura 10, è un indicatore che permette di quantificare il tasso di coinvolgimento di una determinata pagina, ossia quanto una fanpage sia stata in grado di stimolare i propri utenti ad un’azione diretta sui propri contenuti. Questo indice mette in rapporto tra loro il numero totale di interazioni (like, commenti, condivisioni) ottenute in un dato giorno, con il numero di post pubblicati nella frazione di tempo ed il totale dei Fan della pagina sempre. Tale valore viene ricavato con questa formula per azzerare quelle che sono le differenze di volume (inteso sia come numero di fan totali che come numero di post pubblicati al giorno) da una pagina all’altra. Se espresse in valori assoluti vedremo come una Pagina con milioni di Fan (tipo Fanpage o Repubblica) che pubblica nel corso delle 24 ore più di 20 post, abbia sicuramente un numero totale di interazioni superiore ad una pagina dai pochi fan e da due post al giorno.

93 Pier Luca Santoro, E il manifesto “batte” tutti, articolo in Pollice Verso, inserto allegato a Il Manifesto, Mercoledì 2 Novembre 2016, Pag. 5 94 Ibidem 95 Percentuali engagement rate tratte dall’articolo di Pier Luca Santoro (vedi nota 82). Dimensione Fanbase presa dalle relative pagine Facebook il 13 gennaio 2017. Manuel Primi - 49 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Ad ogni modo, sembra che ogni testata abbia una sua diversa strategia di approccio ai social. Il manifesto è sicuramente la “mosca bianca” da studiare per quanto riguarda la cura che riserva ai propri lettori.

Per quanto riguarda gli altri newsbrand del panorama nazionale possiamo notare come le diverse strategie social si discostino l’una dall’altra pur avendo diversi capisaldi in comune. I quotidiani nazionali, ad esempio, tendono a replicare lo stesso contenuto più volte nella stessa giornata. Repubblica e il Corriere della Sera hanno rispettivamente 2500 e 3500 post medi pubblicati in un mese. Il profilo Facebook di Ansa può servire come metro di paragone per comprendere quanto appena affermato: essendo un’agenzia di stampa tende a coprire la maggior parte delle notizie giornaliere. Nonostante questo ha una media mensile che si aggira intorno ai 1500 post: meno della metà rispetto al Corriere 96 .

Rimanendo sul caso Ansa.it e sulla sua strategia di pubblicazione possiamo notare come

74% dei propri post sono link che rimandano a contenuti sul proprio sito internet: una percentuale, che come vedremo, rappresenta la quota minore tra tutti i principali newsbrand che qui di seguito andrò ad analizzare. Immagini e Video invece, contano circa il 18% del totale dei contenuti. Da segnalare inoltre è un ampio uso degli status non accompagnati da allegati per coprire le notizie in tempo reale 97 . Il Corriere della Sera sceglie una strategia quasi totalmente incentrata sui link al proprio sito (88,07%). Ciò che rimane è un 10% destinato alle foto, un 1% circa dedicato agli status e quel poco che rimane è destinato ai video. Una scelta, quella del Corriere, che sicuramente lascia a desiderare se pensiamo che i link al proprio sito web sono penalizzati dallo stesso

Facebook per favorire tutti i contenuti (video soprattutto) generati direttamente sul Social.

96 Pierluigi Vitale, L’uso di Facebook da parte degli editori. Cinque colossi e cinque strategie a confronto, articolo in Pollice Verso, inserto allegato a Il Manifesto, Mercoledì 2 Novembre 2016, Pag 4 97 ibidem Manuel Primi - 50 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Negli ultimi mesi, infatti, la piattaforma di Facebook ha dichiarato apertamente di dare molta più importanza, tramite il proprio algoritmo, ai contenuti Video soprattutto se in

Live Streming. Tant’è che il colosso di Menlo Park ha da poco annunciato di voler puntare anche economicamente sui formati video inserendo al loro interno spot pubblicitari 98 .

Repubblica sembra essere attenta alle novità che man mano Facebook sta introducendo. I contenuti video rappresentano circa il 14% del totale delle pubblicazioni, di cui un 4,6% dedicato alle dirette Live Streaming direttamente sulla piattaforma social. Il resto delle pubblicazioni di Repubblica non sono mai degli status senza una componente visiva: o sono link, quindi con relativa anteprima, o sono foto. La strategia social di

Repubblica viene premiata anche in ambito internazionale. La settima edizione della ricerca sui quotidiani condotta da Innova et Bella, “Facebook Top Newspapers 2016” pone la strategia Facebook di Repubblica al primo posto in Italia e all’undicesimo posto nel ranking internazionale 99 . Fanno parte della ricerca di Innova et Bella i principali quotidiani europei e statunitensi. Un campione di 60 testate con copertura nazionale suddivisi tra

Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia, Francia, Spagna e Germania. Ad aprire la fila c’è il New

York Times con un rating da tripla A. è, con la sua A, “ ad un passo dall’eccellenza . La testata mantiene saldo il record italiano dei likers che passano da 2,2 milioni nel 2015 a 2,7 nel 2016 (+26%). L’engagement dialettico sviluppato con i propri lettori e la community de La Repubblica delle Idee si riconfermano fra i punti di forza di

Repubblica e un aspetto interessante per il panorama dei quotidiani italiani. Completa l’offerta la presenza degli Instant Articles e l’adozione di emoji nei post più «informali ».

98 Ansa, Nei video di Facebook entrerà la pubblicità, 10 gennaio 2017 http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2017/01/10/facebook-nei-video-entrera-la- reclame_89ab9c79-bf73-4066-b5fe-77f8b0477cfd.html 99 Innova et Bella, Facebook Top Newspapers 2016 http://www.i- b.com/facebook_top_newspapers_2016/facebook_top_newspapers_sintesi.php Manuel Primi - 51 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

100 ” Nello scenario Italiano segue La Stampa, sempre con un rating A, che si posiziona a livello internazionale al quindicesimo posto; Il Fatto Quotidiano al ventunesimo posto internazionale con un rating B+ ed il “record mondiale conquistato dal quotidiano nel rapporto fra likers e copie diffuse: raggiungendo 1,9 milioni di likers (erano 1,7 milioni nel 2015) vanta ben 54 likers per copia diffusa. 101 ” Il Corriere della Sera viene valutato con un rating B, dovuto principalmente al fatto che il quotidiano milanese mantiene, anche su Facebook, il tipo di linguaggio istituzionale che da sempre lo contraddistingue. Fanalini di coda sia per quanto riguarda l’Italia che la classifica internazionale sono L’Unità e il

Messaggero, entrambi con rating C, il più basso nella scala di valutazione di Innova et

Bella.

Un altro importante Social Network per la professione giornalistica è Twitter. La piattaforma da 140 caratteri nata nel 2006 è stata al centro di numerose rivoluzioni,

Primavere Arabe in primis 102 . Tramite questo tipo di social le rivolte popolari riuscivano a comunicare le proprie istanze al resto del mondo, riuscendo a raggirare i blocchi ed i divieti imposti dai governi autoritari. Intorno al 2011 quindi, Twitter sembra rappresentare il futuro, un social che garantisca la libertà d’informazione e che addirittura riesca a rompere i vari bavagli imposti sulle libertà. Ad oggi sappiamo che tutto l’entusiasmo scaturito da quel periodo storico non ha lasciato particolari segni all’interno della piattaforma. Twitter non riuscirà mai ad avvicinarsi agli stratosferici numeri di Facebook, anzi, nel 2016 ha addirittura subito il sorpasso (in termini di utenti attivi al mese) di

100 Innova et Bella, Facebook Top Newspapers 2016, i migliori http://www.i- b.com/facebook_top_newspapers_2016/facebook_top_newspapers_i_migliori.php 101 ibidem 102 Marco Di Liddo, Andrea Falconi, Gabriele Iacovino e Luca La Bella; Il Ruolo dei Social Network nelle Rivolte Arabe; A cura del Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali); Osservatorio politica internazionale n°40 Settembre 2011 Manuel Primi - 52 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Snapchat e Instagram 103 . Di fatto Twitter è una enorme agenzia di stampa internazionale autogestita dagli utenti stessi (che essi siano comuni cittadini, professionisti o editori poco importa). Gli Hashtag di Twitter sono stati, nel periodo di massima diffusione di questo social network, sia delle grandi cartelle-contenitore di argomenti, sia degli ottimi strumenti per comprendere quale argomento fosse al centro della discussione pubblica. Questa funzione, tuttavia, continua ad averla, ma ormai è un fenomeno che sembra fermarsi agli addetti ai lavori. A conferma di quanto appena affermato c’è una ricerca condotta da Sara

Bentivegna (Sapienza - Università di Roma) e Rita Marchetti (Università di Perugia) dal titolo “ Giornalisti in mezzo al Guado. Norme e pratiche alla prova di Twitter 104 ”. La ricerca è stata condotta analizzando i profili Twitter dei giornalisti appartenenti ai principali quotidiani nazionali per analizzarne il comportamento: un totale di 1.202 profili e 203.736 Tweet. Il risultato di tale ricerca è facilmente riassumibile con il titolo di un articolo redatto da Pier Luca Santoro in analisi a tale ricerca: “ Giornalisti e testate cinguettano (quasi) solo tra loro” 105 . Twitter quindi è divenuto “ un social per –isti che si seguono a vicenda (giornalisti che seguono giornalisti, economisti che seguono economisti) che hanno anche la possibilità di dialogare in maniera diretta con il loro pubblico. 106 ” Così come abbiamo visto con Facebook, anche Twitter, essendo un social network tende, o almeno dovrebbe farlo, ad accorciare le distanze che ci sono tra giornalisti e lettori. Una raccomandazione, quella delle relazioni sociali, ripetuta da chiunque studi queste piattaforme. L’Advanced Media Institute dell’Università della

103 Giuseppe Tripodi, Snapchat ha più utenti attivi di Twitter?, 3 Giugno 2016 http://www.mobileworld.it/2016/06/03/snapchat-ha-piu-utenti-attivi-di-twitter-82599/ 104 Sara Bentivegna, Rita Marchetti, Giornalisti in mezzo al Guado. Norme e pratiche alla prova di Twitter, Settembre 2016 105 Pier Luca Santoro, Giornalisti e testate cinguettano (quasi) solo tra loro, articolo pubblicato in Pollice verso, inserto a Il Manifesto 2 Novembre 2016, Pag. 3 106 Alberto Puliafito, DCM Dal giornalismo al Digital Content Management. Teoria e Tecniche delle nuove professionalità dell’informazione. Centro di Documentazione Giornalistica. 2016 Pag. 180 Manuel Primi - 53 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

California ha redatto una vera e propria guida all’uso di Twitter rivolta ai giornalisti, dove al suo interno ribadisce l’importanza del dialogo reciproco per una crescita della professione e un’educazione alla lettura 107 .

107 Scot Hacker, Ashwin Seshagiri; Tutorial: Twitter For Journalists; Giugno 2007 https://multimedia.journalism.berkeley.edu/tutorials/twitter/ Manuel Primi - 54 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

2.3 - SEO: cosa è e perché è utile per il giornalismo

Il posto migliore dove nascondere

un cadavere è nella seconda pagina

di Google.

Dopo aver parlato della verifica delle fonti ed aver approfondito la nuova frontiera del giornalismo Social è il momento di parlare di un altro grande pilastro del mondo digitale: i motori di ricerca ed in particolar modo Google. Abbiamo visto nei capitoli precedenti come nella dieta mediatica la Televisione rappresenti ancora la fonte principale di informazione per quasi tutte le fasce di età. Ma una ricerca dell’American Press Institute del 2015 sulla fruizione di notizie da parte dei Millenials (giovani compresi tra i 15 e i 35 anni) ci suggerisce quanto sia importante il ruolo dei motori di ricerca nell’approfondimento delle notizie. Il 57% dei Millenials per approfondire un argomento interroga Google 108 . Tutte le altre possibili fonti, nell’ambito dell’approfondimento, non sono neanche lontanamente vicini alla percentuale espressa in favore dei motori di ricerca.

Nella ricerca dell’American Press Institute il primo medium per approfondimento dopo la ricerca in rete è Facebook che però, non riesce a raggiungere neanche i 10 punti percentuali

(7%). [Vedi Figura 11]Il motivo dì un così ampio margine da un mezzo d’informazione e l’altro sta in un fenomeno già citato nel paragrafo sulla verifica delle fonti: l’overload informativo. Riprendendo la stessa analogia utilizzata precedentemente, inspirandoci al lavoro di Eric Newton, Google rappresenta gli occhiali da sole di ogni utente web e

108 American Press Institute, Millennials’ nuanced paths to news and information, 16 Marzo 2015, https://www.americanpressinstitute.org/publications/reports/survey-research/millennials-paths-to-news-and- information/ Manuel Primi - 55 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

consente così di filtrare tutto ciò che si ritiene superfluo ed accecante per trovare esattamente ciò che occorre per una più completa informazione. Google rappresenta in

Italia, con un tasso del 95,45% di ricerche effettuate 109 , il primo motore di ricerca nel nostro Paese, mentre il sito Alexa.com lo classifica come primo indirizzo web al mondo.

Un tasso così alto ci dimostra che praticamente tutto ciò che si trova in rete è “costretto” a passare tra gli algoritmi di Google. Così come tutti gli altri elementi contenuti nella Rete, anche gli articoli delle testate online dovranno fare i conti con le tecniche di indicizzazione delle SERP (Search Engine Results Page) nei motori di ricerca. Creare un portale di informazione che si sposi, nelle sue parole, nei suoi titoli e nelle sue descrizioni, con la tecnica SEO (Search Engine Optimization), diventa ormai indispensabile per la sopravvivenza del giornalismo Online. A sommarsi alle 5 W, nel futuro del giornalismo, vi saranno anche delle nuove regole e delle nuove tecniche che ogni singolo giornalista dovrà far sue per poter far fronte al cambiamento digitale.

Quando un Millenials vuole approfondire una notizia dove cerca le informazioni 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%

Figura 11

109 Top 5 Search Enginees in Italy, http://gs.statcounter.com/#all-search_engine-IT-monthly- 201504-201604-bar – Periodo Aprile 2015, Aprile 2016 Manuel Primi - 56 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Prima di entrare nel vivo dell’argomento di questo paragrafo è opportuno avere chiari tutti i termini tecnici che incontreremo. Quando interroghiamo Google su di un qualsiasi argomento lo facciamo in moltissimi modi. C’è chi formula domande vere e proprie (“Come si chiama il Sindaco di Firenze?”) oppure possiamo scrivere solo delle parole chiave per ragioni di tempo (“Sindaco Firenze”). Qualunque sia la formula che preferiamo utilizzare, una volta premuto il tasto INVIO, ciò che ci apparirà è l’elenco dei risultati che il motore di ricerca ha trovato per noi. Questa pagina e l’insieme dei suoi risultati si chiama SERP, acronimo di Search Engine Results Page. Tra questi possiamo trovare gli annunci, che solitamente vengono visualizzati per primi e che Google segnala puntualmente con un’apposita etichetta. Tutto ciò che segue sono quelli che chiameremo

“risultati organici” e sono i tipi di risultati che interessano questa parte di tesi. Un alto posizionamento di un proprio articolo nelle SERP dipende da diverse tecniche e strategie anche dette SEO, Serch Engine Optimization. Questo acronimo, che possiamo comodamente tradurre con “ottimizzazione per i motori di ricerca”, permette al lettore di trovare l’articolo di un giornalista o il sito internet di un editore. I lettori che provengono dai motori di ricerca, come abbiamo visto nelle pagine precedenti, rappresentano una grande fetta del totale degli utenti on line e quindi un importante volano per l’economia di una testata giornalistica.

Scrivere un articolo tenendo conto della SEO significa farsi trovare dai lettori all’interno del caos rappresentato dall’overload informativo. Tuttavia questo insieme di tecniche è stato avvolto, almeno in Italia, da un alone di scetticismo legato alla sua prima natura: la SEO infatti nasce prima di tutto come tecnica di web marketing per le aziende e non per il mondo dell’editoria. Solo ultimamente nel nostro paese si è assistito ad

Manuel Primi - 57 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

un’inversione di tendenza con sempre un maggiore interesse dei giornalisti per i corsi SEO adibiti alla loro formazione continua per mantenere l’appartenenza all’albo 110 . Nel mondo anglofono la discussione sull’argomento è già stata abbondantemente superata, tanto da portare il New York Times ad applicare tecniche SEO anche sui propri prodotti off line 111 .

Con una semplice ricerca in Google con le parole chiave “Journalism SEO” appaiono 500 mila risultati (contro gli 87 mila in Italiano) e tra i primi troviamo il sito della BBC con un articolo di Martin Asser, Digital Editor di BBC Arabia che afferma: “[scrivere con tecniche SEO] non vuol dire abbandonare il buon giornalismo per scrivere con formule algoritmiche […]. La SEO ha dei vantaggi specifici rispetto ad altre forme di promozione dei siti internet: se una storia è ben posizionata attirerà traffico per settimane, mesi anche anni.” 112

Così come abbiamo visto per Facebook nel paragrafo precedente, anche Google apporta modifiche continue ai propri algoritmi che calcolano quali risultati far vedere nelle

SERP e che posizione dare ad ognuno di essi. Dal giorno della sua nascita nel 1998 a

Menlo Park ad oggi, il colosso californiano ha mutato innumerevoli volte i propri servizi ed i propri criteri di calcolo. Alcuni di questi aggiornamenti sono stati talmente grandi e radicali per la struttura del motore di ricerca da guadagnarsi dei nomi propri per poterli identificare: Google Panda, Google Penguin, Google Hummingbird… ecc. Tali aggiornamenti sono, per l’appunto, solo i più importanti e noti ai molti. Il sito internet

Moz.com raccoglie tutta la cronologia delle modifiche agli algoritmi di Google dall’anno

2000 ad oggi. All’inizio di questa Timeline i gestori di questo servizio tengono a fare una

110 Alberto Puliafito, Contenuti e lettori al centro dello schermo, articolo in Pollice Verso inserto de Il Manifesto, Pag 6, 2 Novembre 2016 111 ibidem 112 Martin Asser, Search engine optimization (SEO), 2007, http://www.bbc.co.uk/academy/journalism/article/art20130702112133608 Manuel Primi - 58 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

precisazione: “Ogni anno, Google cambia il suo algoritmo di ricerca circa 500-600 volte.

Mentre la maggior parte di questi cambiamenti sono minori, Google, occasionalmente, rilascia un aggiornamento significativo (come Google Panda e Google Penguin), che agisce sui risultati di ricerca in modo significativo 113 ” 500-600 modifiche all’anno vuol dire che Google apporta circa due modifiche al giorno ai propri sistemi di calcolo dei risultati. Nel mentre che si legge questo paragrafo, gli argomenti in esso contenuti potrebbero, potenzialmente, già essere diventati obsoleti per ben due volte. Ad ogni modo esistono dei capi saldi nelle tecniche SEO che si sono affermati con il tempo e che ci permettono di poter sviluppare un insieme di regole standard da utilizzare per la creazione di articoli on line ai fini dei motori di ricerca. La stessa azienda di Menlo Park ha rilasciato una “ Guida introduttiva di Google all’ottimizzazione per motori di ricerca (SEO) 114 ” per far sì che questi capisaldi siano il più trasparenti possibile per chi vuole interagire in modo ottimale con quelli che sono gli standard dettati dalla stessa azienda. Tra i tanti temi proposti all’interno della guida, alcuni dei quali dedicati all’ottimizzazione delle strutture dei siti, qui ci concentreremo sul come costruire i contenuti in modo tale che possano scalare le SERP e riuscire quindi a raggiungere più lettori. Tra le pratiche SEO più comuni e che sono alla portata di un qualunque giornalista on line troviamo:

1. Corrispondenza del contenuto;

2. Originalità del testo;

3. Aggiornamenti di pagina;

4. Uso dei Link;

5. L’uso delle parole chiave (Keyword);

113 MOZ.com, Google Algorithm Change History, https://moz.com/google-algorithm-change#2017 114 Google, Guida introduttiva di Google all’ottimizzazione per motori di ricerca (SEO), https://static.googleusercontent.com/media/www.google.com/it//intl/it/webmasters/docs/search-engine- optimization-starter-guide-it.pdf Manuel Primi - 59 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Corrispondenza del contenuto - È una norma SEO abbastanza elementare per un giornalista. Di fatto sta a significare che se titolo e descrizione promettono un certo tipo di contenuto, ma il testo all’interno della pagina parla di tutt’altro o comunque sia non è all’altezza delle aspettative, allora l’articolo verrà penalizzato dal motore di ricerca. Non dobbiamo dimenticare che Google è un’azienda privata che basa i propri profitti, come tutte le attività economiche, sulla soddisfazione del proprio cliente, che in questo caso è l’utente che effettua la ricerca. Tramite l’analisi del testo ed il tempo di permanenza dell’utente all’interno dell’articolo il motore di ricerca capisce se il contenuto è stato utile o meno al lettore. Se il tempo di permanenza è basso e l’utente esce quasi immediatamente per cliccare su di un altro risultato vuol dire che non è stato soddisfatto e quindi penalizzerà quel contenuto. Questa norma potrebbe risultare banale ma in molti cercano di scalare le SERP del motore di ricerca inserendo quante più parole chiave possibile pur di attirare un numero sempre maggiore di utenti. Questo perché l’algoritmo di Google, ai suoi esordi, era più semplice ed includeva meno variabili, prediligendo quasi esclusivamente la presenza delle Keyword nelle pagine web. Una delle principali norme per una buona pratica SEO coincide perfettamente con l’etica del buon giornalista cioè “non illudere i propri lettori”. Esattamente come si comporta Google, così dovrebbe fare un qualsiasi publisher. Se si vuole che un lettore ci legga e che riconosca il nostro portale come una fonte di informazioni attendibili, così che possa tornare a leggerci più volte, dobbiamo fare in modo che sia soddisfatto del prodotto che troverà aprendo un nostro link.

Originalità del testo - Questa norma SEO potrebbe risultare un poco più complessa. Molto spesso i giornalisti si affidano ad un facile Copia e Incolla per riportare, ad esempio, una parte di un comunicato stampa giunto in redazione oppure utilizzare i virgolettati per riportare dichiarazioni ufficiali lanciate dalle agenzie di stampa. Questo tipo di tecnica facilita e velocizza di non poco il lavoro, soprattutto se operiamo On line dove la

Manuel Primi - 60 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

velocità con cui si lancia una Breaking News è un fattore importante. Questa norma SEO nasce, come gran parte delle altre, per facilitare il lavoro di Google stesso. All’interno del mondo dell’E-commerce, ad esempio, capita di incontrare lo stesso prodotto su innumerevoli portali di vendita (Sito dell’azienda produttrice, Amazon, Ebay, ecc..). Molti di questi siti internet utilizzano, per comodità, la stessa descrizione che viene fornita dalla casa madre. Ma la SERP di Google funziona come se fosse una classifica, non possono esserci troppi risultati nella stessa posizione, quindi vengono premiati tutti quei contenuti che riescono a distinguersi dagli altri. Per le notizie il sistema di Google funziona allo stesso modo. Ogni giorno e per ogni notizia esisteranno molti portali che tratteranno inevitabilmente lo stesso argomento. Per riuscire a farsi notare dagli utenti sui motori di ricerca occorre abbandonare quasi del tutto la pratica del Copia e Incolla. “I tecnici di

Google hanno iniziato a lavorare ad algoritmi capaci di dare risposte sempre più precise alle richieste e, al contempo di distinguere fra le ripetizioni create ad arte per migliorare il ranking delle pagine e quelle realmente funzionali all’economia del testo. Con un miglioramento della capacità di comprendere la semantica Google ha iniziato a premiare i testi più ricchi, quindi quelli che invece di ripetere le stesse parole utilizzano dei sinonimi”. 115 Meno virgolettati ci sono, più il testo di un articolo si distinguerà dall’overload più alta sarà la posizione dell’articolo nei risultati di Google.

Aggiornamenti di pagina – Un articolo sul web ha potenzialmente una vita infinita. Nel mentre che il tempo passa però, la notizia contenuta in quell’articolo diviene vecchia per via dei normali sviluppi che comporta il tempo. Per questo motivo Google tende a mantenere in cima alle proprie SERP tutti quei risultati che sono di recente creazione o che sono stati costantemente aggiornati nel tempo. L’immortalità di una notizia

115 9. Davide Mazzocco, Giornalismo Online – Crossmedialità, blogging e social network: i nuovi strumenti dell’informazione digitale, Centro di Documentazione Giornalistica, 2015, Pag. 63 Manuel Primi - 61 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

caricata sul web ha comportato, negli ultimi anni, lo sviluppo di un amplio dibattito etico e normativo su quello che viene chiamato Diritto all’Oblio. Il caso di Mario Costeja

Gonzalez contro Google Spain e la successiva sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea 116 hanno sollevato il dibattito normativo in tutta l’UE. Il cittadino spagnolo sosteneva di avere il diritto di far rimuovere tutti i risultati che le SERP di Google fornivano se si inseriva il suo nome nel motore di ricerca. Molti di questi risultati riportavano a pagine di quotidiani che trattavano delle conseguenze dei problemi economici del signor Costeja Gonzales di ben 16 anni prima. Si sosteneva che questi contenuti non fossero più rilevanti come informazioni di pubblico dominio ed utilità poiché datatati ed ormai del tutto risolti. La Corte di Giustizia Europea con la sentenza del 13

Maggio 2014 riconosceva di fatto il Diritto all’Oblio ed obbligava Google Spain a rimuovere dai risultai tutti quei link che non fossero più rilevanti ai fini della pubblica utilità. La storia di questa famosa sentenza ha fatto si che Google creasse un’apposita pagina 117 di servizio per dare la possibilità a qualsiasi cittadino dell’Unione Europea di richiedere questo “diritto ad essere dimenticati”. In Italia a tal proposito si è espressa la

Corte di Cassazione con la sentenza n. 5525 del 2012 che cerca di mediare tra Diritto all’Oblio e Diritto di Cronaca. Nelle sue argomentazioni la Corte di Cassazione fa leva sul diritto di rettifica: ”Così come la rettifica è finalizzata a restaurare l’ordine del sistema informativo alterato dalla notizia non vera, del pari l’integrazione e l’aggiornamento sono invero volti a ripristinare l’ordine del sistema alterato della notizia (storicamente o

116 Sentenza Corte di Giustizia Europea, Diritto all’Oblio, 13 Maggio 2014, http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=152065&pageIndex=0&doclang=IT&mode =req&dir=&occ=first&part=1&cid=15140 117 https://support.google.com/legal/contact/lr_eudpa?product=websearch Manuel Primi - 62 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

altrimenti) parziale” 118 . Tramite queste parole si intende che se una testata giornalistica inizia a seguire una qualunque vicenda rilevante per il pubblico (come ad esempio l’inizio di un processo per tentato omicidio a carico di un soggetto), questa deve poi seguire l’intera storia fino al suo termine (quindi fino alla sentenza dell’ultimo grado di giudizio).

Come quindi possiamo vedere, la buona norma di aggiornamento dei propri contenuti, oltre ad essere una buona pratica SEO è anche una buona norma per la tutela del giornalista e dell’editore di fronte ad eventuali ricorsi o sanzioni. È inoltre una buona pratica per i propri lettori che cercando sui motori di ricerca un determinato argomento troveranno sempre dei risultati attuali e coerenti con il tempo. Il tenere aggiornati i contenuti suggerisce anche un nuovo stile giornalistico che su carta stampata non sarebbe possibile: gli articoli Live. In seguito ad un grande evento, come ad esempio un attentato terroristico, possiamo scegliere di avere tutte le informazioni sugli eventuali sviluppi in un unico post. I vantaggi possono essere diversi. È più conveniente per giornalista ed editore, in termini di tempo e denaro, aggiornare un contenuto già ben posizionato sui motori di ricerca che crearne uno nuovo sperando che ottenga gli stessi risultati. È conveniente per il lettore perché all’interno di un'unica pagina troverà tutti gli sviluppi dell’evento e quindi troverà sicuramente ciò che stava cercando.

Uso dei link - Uno dei capisaldi dell’informazione sul web è la reciproca legittimazione. Il Word Wide Web è un interscambio di informazioni: un ecosistema informativo dove le logiche di protezionismo sono un freno all’efficacia e ai buoni risultati.

I principali quotidiani italiani, nelle loro versioni on line, non utilizzano i link esterni (cioè collegamenti ad altre pagine web diverse dalle proprie). La paura è quella di fornire

118 Sentenza 5525 del 2012, Corte di Cassazione, http://www.ilsole24ore.com/pdf2010/SoleOnLine5/_Oggetti_Correlati/Documenti/Norme%20e%20Tributi/2 012/04/corte-cassazione-sentenza-5525-2012.pdf Manuel Primi - 63 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

un’alternativa ai propri lettori e vederli così migrare dalle proprie pagine a quelle a cui si è linkato un argomento. Un timore che costa in esperienza utente, in etica e in posizionamento Google. Prima di tutto il link aiuta il giornalista non obbligandolo a spiegare tutto. Se nel cartaceo una serie di infografiche o box di sintesi devono essere inserite accanto all’articolo principale per spiegarne i punti più complessi o per ridare un contesto, nel caso dell’evoluzione di una vicenda già trattata, nel web è possibile affidarsi ai link. Molte volte il proprio archivio può tornare utile e quindi linkare ad un proprio vecchio articolo può di certo aiutare. Ma non sempre l’archivio contiene quello che si cerca, ed in questi casi non bisogna aver paura di linkare sul sito di un nostro competitor: chi legge sarà grato della completezza dell’informazione offerta e Google premierà questo tipo di comportamento facendoci scalare le SERP. Oltre ad essere una buona pratica SEO, i link diventano anche una questione etica se ad esempio citiamo il virgolettato contenuto nell’intervista rilasciata alla concorrenza. Diviene una questione di riconoscimento di autorità della fonte scelta. Questo tipo di pratica, se utilizzata da tutti, diviene un automatico dare-avere che arricchirebbe il lavoro di tutti. “ Cover what you do best. Link to the rest” 119 . Questa celebre frase di Jeff Jarvis su Buzzmachine.com riassume con efficacia quello che dovrebbe essere il nuovo spirito del giornalismo on-line: Copri

(giornalisticamente) quello che sai fare meglio, linka tutto il resto. Quello che sostiene Jeff

Jervis nel suo articolo è che l’editoria on line, grazie anche all’uso dei link, consente di concentrarsi sui punti di forza della propria testata. “Questo cambia la dinamica delle decisioni editoriali. Invece di dire «dovremmo avere anche » e replicare ciò che è già là fuori, si dovrebbe dire «cosa facciamo meglio? » Cioè, «qual è il nostro valore unico? »

Significa che quando ci si siede per coprire una storia che altri hanno già lavorato, ci si

119 Jeff Jarvis, New rule: Cover what you do best. Link to the rest, 22 Febbraio 2007, http://buzzmachine.com/2007/02/22/new-rule-cover-what-you-do-best-link-to-the-rest/ Manuel Primi - 64 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

dovrebbe chiedere, «possiamo fare di meglio? » Se no, allora link. E dedicare il vostro tempo a quello che si può fare meglio.”120 Questa “nuova regola” è stata redatta nel 2007 e nei 10 anni che sono passati non è assolutamente cambiata. Il link building rimane ancora un tassello fondamentale per tutto il web e per l’editoria on line. Questo nuovo sistema di scambio e reciprocità consente di ottimizzare il lavoro di ogni testata giornalistica.

Significa poter allocare risorse umane e finanziarie in modo ottimale, evitando sprechi e perdite di tempo. Un sistema dell’informazione capace di costruire e curare reti di reciproco riconoscimento e legittimazione non sarà un valore aggiunto per il web, ma diverrebbe una pietra angolare per un giornalismo più efficace, trasparente e di qualità.

Uso delle parole chiave – Il buon uso delle parole è alla base di una buona SEO e, chiaramente, di un buon articolo giornalistico. Come detto in precedenza l’uso delle parole cambia la sua importanza in base al mezzo che stiamo utilizzando. Se ad esempio si riporta un evento per un quotidiano cartaceo, dopo un titolo ad effetto possiamo tranquillamente iniziare l’articolo come meglio vogliamo per catturare l’attenzione del lettore, incuriosirlo, invogliarlo alla lettura man mano che lentamente sciogliamo i nodi intorno alle note 5 W.

Scrivere un articolo per i motori di ricerca è diverso. Se un utente ha intenzione di approfondire un argomento affidandosi ai risultati di Google, lo farà interrogando il motore di ricerca come meglio crede. Spesso utilizzando poche e semplici Keyword, altre volte formulando vere e proprie domande. Qualunque sia lo stile di ricerca, un qualsiasi lettore utilizzerà parole che risponderanno a una o a più delle 5 W del giornalismo (Chi? Dove?

Come? Quando? Perché?). Scrivere un articolo orientato alla SEO significa rispondere a queste domande già nelle prime righe della pagina e poi lasciare spazio all’approfondimento del caso in esame. “ Se una volta si doveva vendere la propria storia

120 ibidem Manuel Primi - 65 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

al caporedattore o al direttore, ora nell’ipercinesi di Internet l’article marketing diventa relazione diretta e non più mediata fra il giornalista e i suoi lettori 121 ”. Questa relazione diretta la troviamo nella scelta di quali parole utilizzare, su quali Keyword puntare per riuscire ad apparire tra i primi risultati e riuscire ad ottenere click dagli utenti. Per fare ciò esistono molti strumenti con i quali ci possiamo aiutare e che presto vedremo, ma prima di tutto occorre pensare come un qualsiasi utente. Anche lo stesso giornalista, infatti, è un utente del web che effettua ricerche per approfondire o per ricercare informazioni. Per aiutarci in questa operazione viene in nostro soccorso lo stesso Google con il completamento automatico. Questa funzione appare ogni volta che iniziamo a digitare sulla barra di ricerca di Google ed ha lo scopo di suggerire tutte le possibili, e le più comuni, ricerche che possiamo scegliere. Essendo un servizio generato dall’algoritmo di Google permette di capire immediatamente quali sono le Keyword più utilizzate dagli utenti per ricercare informazioni. Vi è un ultimo concetto da fissare prima di passare agli altri strumenti di ricerca Keyword. Se si vuole iniziare a scrivere articoli orientati alla SEO, occorre sapere che c’è differenza se utilizziamo solo una o più Keyword per posizionare il nostro lavoro. La cosiddetta “Coda Lunga della SEO” [Vedi Figura 12] è efficace per comprendere questo concetto. Se scegliamo di posizionare nelle SERP un nostro articolo con un’unica parola chiave, ad esempio “ Olimpiadi ”, avremo un maggior numero di utenti che cercheranno questa esatta Keyword, ma anche moltissima concorrenza che diminuirà la possibilità di conversione dell’utente in un nostro lettore. Se invece ci affidiamo alla

Coda Lunga costruendo un articolo con due o più parole chiave, come ad esempio

“Olimpiadi 2016 Risultati Nuoto ”, allora il numero di competitor sarà minore, così come il numero di utenti che effettueranno questa specifica ricerca, ma la possibilità di trasformare

121 Davide Mazzocco, Giornalismo Online – Crossmedialità, blogging e social network: i nuovi strumenti dell’informazione digitale, Centro di Documentazione Giornalistica, 2015, pag 64 Manuel Primi - 66 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

un utente in lettore aumenta notevolmente. Questa regola è molto utile per tutte quelle testate editoriali che sono nuove nel Web e che difficilmente riusciranno a competere con i colossi che da anni si sono affermati in questo campo. Iniziare a scrivere articoli di Coda

Lunga garantisce molta meno concorrenza e la possibilità di conquistare la fiducia, almeno inizialmente, di una piccola nicchia di pubblico.

Figura 12

Tra i tanti strumenti da poter utilizzare per la ricerca di Keyword efficaci ci sono molte applicazioni che lo stesso Google mette a disposizione gratuitamente. Google Trends, ad esempio, consente di visualizzare le parole chiave di tendenza, per categoria o per nazione, nelle ultime 24 ore. Diviene uno strumento efficace anche per decidere quale tema trattare e quale taglio fargli assumere, infatti, questo strumento consente anche di comparare due o più Keyword e di verificarne l’eventuale rendimento nel tempo. Google Keyplanner è uno strumento di pianificazione di parole chiave creato per il mondo pubblicitario ma che può tornare utile anche a scopi giornalistici. Inserendo una parola chiave Keyplanner ne suggerisce delle altre, sempre in base alle ricerche che gli utenti effettuano nel tempo.

Questo insieme di parole chiave alternative possono tornare utili per una strategia di Coda

Lunga ma anche per competere con un’unica parola chiave meno utilizzata dagli altri

Manuel Primi - 67 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

publisher. Google Search Console è un altro strumento molto importante e l’ultimo che tratteremo. Questo tool ha delle funzionalità dedicate ai webmaster e quindi, alcune di esse sono più complesse delle altre. Quelle che possono interessare il giornalista sono le Analisi

Delle Ricerche. Possiamo vedere quali sono i nostri posizionamenti su Google, verificare quali articoli si sono posizionati e quale è stato il tasso di conversione. Questa funzione permette di comprendere sia su quali articoli concentrare il proprio lavoro di aggiornamento sia dove concentrare il nostro tempo per articoli futuri.

Vi sono, inoltre, una serie di buone pratiche da tenere a mente per la creazione vera e propria di un articolo orientate sia ad una buona SEO che a migliorare l’esperienza utente. Oltre a fare un buon uso delle parole chiave nei titoli e nelle prime righe del testo, come già è stato spiegato, è consigliabile dividere gli articoli in paragrafi accompagnati da altrettanti titoli. La suddivisione in paragrafi aiuta il lettore in una più rapida ed ordinata fruizione del contenuto. Ogni paragrafo deve essere accompagnato da un titolo in grassetto che ne descriva il contenuto, così come è stato fatto all’interno di questo capitolo sulla

SEO con “Corrispondenza del contenuto”, “Originalità del testo” “Aggiornamenti di pagina”, “Uso dei Link” e “Uso delle parole chiave”. Inoltre è opportuno utilizzare i

Grassetti sulle parole chiave. Le parole che all’interno di un articolo vengono evidenziate in grassetto sono immediatamente percepite da Google come parole chiave, quindi è un metodo che va utilizzato con intelligenza, senza esagerare e senza tralasciare Keyword importanti. Oltre a fare questo, per i motori di ricerca c’è un diretto tornaconto per quanto riguarda l’esperienza del lettore. L’uso oculato di paragrafi e grassetti infatti, aiuta il lettore nella fruizione del contenuto, ad una più veloce lettura e fa sì che possa trovare l’informazione che sta cercando quasi immediatamente. A rafforzare tali pratiche vi deve essere la consapevolezza che sempre più lettori usufruiscono delle notizie tramite dispositivi mobili. I risultati di una recente ricerca di ComScore sulle modalità di fruizione

Manuel Primi - 68 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

dei contenuti web nel 2017 degli italiani ci confermano quanto appena affermato. Vi è un sostanziale spostamento dalla navigazione via Desktop (-4% rispetto alla stessa rilevazione del 2016) a quella in mobilità (+12% nel 2017 rispetto all’anno precedente)122 . In totale il tempo trascorso on line tramite smartphone è maggiore (64%) di quello passato a navigare da computer (36%) 123 . Questi dati suggeriscono che, essendo la fruizione da smartphone più diffusa che quella da pc, gran parte dei lettori utilizzerà degli schermi molto più piccoli di quanto siamo abituati a pensare. Un articolo ben ordinato, suddiviso in paragrafi tematici, dove le parole chiave sono ben evidenziate dal grassetto, è un articolo più facile da leggere. Molte delle innovazioni nel campo del web si muovo in questa direzione, lo abbiamo visto con gli Instant Article di Facebook. Anche Google è al passo con le tecnologie mobili e dal 24 Febbraio 2016 ha rilasciato un importante aggiornamento, molto utile anche per gli editori: Google AMP. L’acronimo sta per Accelerated Mobile Pages. Un sistema identico agli Instant Article di Facebook che permette la creazione di contenuti orientati al traffico dati da dispositivi mobili. Oltre a garantire, nel nostro caso, che un articolo web sia caricato più velocemente su di uno smartphone, Google AMP garantisce un formato ottimizzato per questi dispositivi, ma soprattutto una differente SERP. Infatti, dall’introduzione di questo aggiornamento i risultati che fornisce Google sono differenti se si effettua una ricerca da Desktop piuttosto che da Mobile. Nei risultati in versione mobilità Google prediligerà quelle pagine che sono AMP. Redigere un articolo o costruire un sito web di informazione senza tenere conto di questo cambiamento, potrebbe precludere l’accesso alla gran parte del pubblico.

122 Diletta Parlangeli, Facebook e WhatsApp: ecco cosa fanno gli italiani su internet, 16 Febbraio 2017, https://www.wired.it/internet/web/2017/02/16/internet-italia-comscore/ 123 Beatriz Vieira, Dietro le quinte: una prospettiva multi-piattaforma sull’audience digitale in Italia, http://www.comscore.com/ita/Public-Relations/Data-Mine/Dietro-le-quinte-una-prospettiva-multi- piattaforma-sull-audience-digitale-in-Italia Manuel Primi - 69 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Un ulteriore appunto va fatto per la questione delle foto o dei contenuti multimediali in generale. Le immagini all’interno di un articolo sono fondamentali perché aiutano il lettore nella comprensione, possono dare un volto ai protagonisti della storia o descrivere visivamente una situazione o un contesto. Questo vale per la carta stampata come per il giornalismo on line. Ma possiamo far si che anche le immagini concorrano all’indicizzazione del nostro articolo sui motori di ricerca. Google non può leggere le immagini, almeno non nello stesso modo in cui possono farlo l’occhio ed il cervello umano. Non può riconoscere in automatico chi sono le persone raffigurate o descrivere il momento in cui è stata scattata una foto. I motori di ricerca riescono solo a leggere e a comprendere ciò che viene scritto. È opportuno, quindi, inserire titolo e descrizione a tutti i contenuti visivi che inseriamo all’interno di un articolo. Questo veloce accorgimento fa si che un utente possa atterrare all’interno di un articolo tramite una ricerca per immagini, invece che tramite una più generica ricerca web. Inoltre, l’inserimento di parole chiave nella descrizione o nel titolo di una foto rafforzerebbe la strategia SEO per quelle Keyword utilizzate.

In definitiva scrivere un buon articolo e far si che questo possa essere trovato dagli utenti sui motori di ricerca non comporta particolari stravolgimenti nella pratica del professionista dell’informazione. Come abbiamo visto, tutte le norme di Google sono orientate ad una migliore esperienza utente. Fanno si che un utente possa trovare quello che cerca, che l’articolo selezionato sia ben visibile, facilmente fruibile e continuamente aggiornato. Gran parte degli standard richiesti, in realtà, sono tutti in funzione di un buon giornalismo. Delle norme, come quella sui link, che non erano mai state scritte ma che già da tempo erano implicite all’interno della professione giornalistica non fanno altro che rendere il lavoro più facile, veloce ed eticamente corretto. L’unica differenza sta nel fatto che ora questi standard qualitativi sono scritti e ben chiari, ma soprattutto difficili da

Manuel Primi - 70 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

ignorare. Se si decidesse di farlo si rischierebbe di non raggiungere più il proprio pubblico.

Scrivere per i motori di ricerca significa, quindi, scrivere per i propri lettori. Fornire informazioni complete, corrette e dettagliate. Parafrasando nuovamente il lavoro di C.W.

Anderson, Emily Bell e Clay Shirky sul giornalismo post-industriale: la qualità, anche in questo caso, verrà sempre ripagata.

Manuel Primi - 71 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

3 – Il futuro economico dell’editoria

«Le persone non hanno smesso di pagare

per le news perché vogliono diventare più stupide.

Hanno smesso perché il vecchio modello di

business non si adatta alle loro necessità».

Lea Kosgaard, direttrice di Zetland

3.1 Un giornalismo fatto di nicchie

Come visto nel primo capitolo, il mercato editoriale sta subendo gravi perdite economiche sia per un netto calo delle vendite, sia per una contrazione degli investimenti pubblicitari sui quali si basano gran parte dei bilanci dei più importanti gruppi editoriali italiani. Dall’altro canto la fruizione delle news tramite internet (sia da smartphone che da dispositivi fissi) è in costante aumento, ma gli entrate economiche derivate dalle news on line non sono ancora vicini al rendere questo tipo di mercato sostenibile. Gli utenti di internet sono ormai abituati alla gratuità di questo mezzo. A concorrere alla svalutazione delle news vi è senza dubbio quel fenomeno, già trattato in questo lavoro, detto Overload informativo. La sovra-informazione ha comportato uno sbilanciamento nel gioco tra domanda e offerta. Questo perché per ogni fonte primaria a pagamento che tratterà un evento esistono numerosissime fonti secondarie che riprenderanno quella stessa notizia e la distribuiranno gratuitamente. “ La sovrabbondanza informativa della rete ha reso le notizie un bene di scarso valore economico, reperibili ovunque e senza doverle pagare.

Semplicemente ci ha cambiato la vita. Nel frattempo la crisi economica taglia le gambe

Manuel Primi - 72 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

alle aziende, che investono meno in pubblicità”. 124 Il futuro della professione giornalistica

è oggi più che mai in crisi. Non tanto perché non esiste più l’esigenza da parte dei lettori di essere informati, ma perché il vecchio modello giornalistico sta subendo la rivoluzione digitale che sta investendo ogni aspetto della vita sociale ed economica del mondo. Il dibattito sul come reinventarsi senza sradicare la propria natura d’essere è tutt’ora acceso e lontano da un’unica soluzione che capace di garantire un risultato certo. Ad ogni modo, con il passare del tempo ed il consolidarsi di una tecnologia rispetto che un’altra, si sta giungendo a dei punti d’incontro all’interno di questo dibattito sul futuro del giornalismo sui quali ogni testata può iniziare a puntare per rendere quel che verrà un po’ meno incerto.

Nel 2013 il direttore del Financial Times, Lionel Barber, scrive ai propri giornalisti una lettera dedicata al tema del futuro della professione. Nell’editoria che immaginava

Lionel Barber non vi era spazio per illusioni in eventuali rinascite del cartaceo e per questo affermava che “ sarà necessario adottare nuove regole e nuove consuetudini ”. Il futuro che ci si immagina è quello del Digital First. Vale a dire che nel futuro sarà il giornale cartaceo che deriverà dal web e non viceversa, come avviene ora. 125 Sulla stessa lunghezza d’onda vi sono anche alcuni grandi quotidiani nazionali, primo fra tutti La Repubblica che nel festeggiare i 20 anni del proprio portale internet pubblica un articolo di Mario Tedeschini

Lalli sul futuro dell’editoria. Anche nella parole di Tedeschini Lalli scritte nel 2017 vi è la visione di un superamento del primato della carta sul web con l’aggiunta di un altro importante concetto utile per la riflessione finale di questo lavoro: le nicchie. “ Il giornalismo professionale è e sarà sempre più una “nicchia” informativa, non il

124 Antonio Rossano, Wolfgang Blau: "Il giornalismo sarà dominato da poche testate globali", 11 Novembre 2013, http://espresso.repubblica.it/visioni/2013/11/11/news/wolfgang-blau-il-giornalismo-sara- dominato-da-poche-testate-globali-1.140624 125 Lionel Barber, memo to staff on reshaping the newspaper for the digital age. 10 settembre 2013. http://aboutus.ft.com/2013/10/09/lionel-barber-memo-to-staff-on-reshaping-the-newspaper-for-the-digital- age/#axzz4bCU8ONdp Manuel Primi - 73 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

principale protagonista – nel bene e nel male – del discorso pubblico. Una nicchia che potrà distinguersi solo per autorevolezza e perché fornisce contenuti di qualità diversa, cioè contenuti prodotti secondo un metodo diverso, più faticoso e più costoso, di ricerca, raccolta, verifica. Senza illudersi che questo faccia riconquistare ai giornali (sia pur

“digitali”) la centralità che stanno strutturalmente perdendo, ma nella convinzione che l’esistenza di alcune “ridotte” della qualità informativa possa comunque tornare socialmente utile.”126

Le Nicchie sembrano essere non solo uno dei punti di partenza del giornalismo del futuro, ma anche un eventuale punto di arrivo per quotidiani e riviste cartacee. Abbiamo già visto come l’introduzione dei Social Network nello scenario della comunicazione abbia di fatto abbattuto le distanze tra lettori e giornalisti garantendo un luogo di incontro e discussione che arricchirebbe entrambe le parti. Nell’analisi delle attività social abbiamo parlato di come Il Manifesto sia, tra i quotidiani a tiratura nazionale, il best performer per quanto riguarda la cura della propria comunità ed il dialogo con i propri utenti. Oltre al quotidiano comunista vi sono altri esempi, alcuni nativi digitali come Vice , o altri cartacei non a cadenza quotidiana ma mensile come Internazionale, che sono riusciti a ritagliarsi e a curare un piccola comunità di lettori che ne garantirebbero la sostenibilità economica.

Quando una testata riesce a diventare simbolo di una determinata comunità questa riuscirà non solo a consolidare il proprio numero di vendite e/o abbonamenti, ma anche ad attirare maggiori investimenti pubblicitari. “[l’individuazione di una nicchia di riferimento] è quanto di più interessa oggi agli inserzionisti: trovare un target di riferimento di cui

126 Mario Tedeschini Lalli, Quello che non avevamo previsto. 13 Gennaio 2017, http://www.repubblica.it/speciali/cultura/20-anni-repubblica/2017/01/13/news/tedeschini-155881100/ Manuel Primi - 74 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

conoscere alla perfezione gusti e abitudini 127 ”. Un altro grande esponente nel mondo del giornalismo e della comunicazione, Jeff Jervis, è intervenuto più volte su questo argomento all’interno del proprio sito BuzzMachine. Nel 2014 ha pubblicato un saggio dal titolo What

Now for News? 128 dove cerca di fornire tutte le linee guida necessarie per affrontare il nuovo mondo dell’informazione. Queste sue ipotesi sul giornalismo si sviluppano in tre riflessioni, la prima delle quali è intitolata “ No mas no mass media ” e spiega come il pubblico non possa più essere servito come massa ma come singolo individuo. Jeff Jervis sostiene che la costruzione dei rapporti con i propri lettori sarà la base economica del giornalismo del futuro. Per fare ciò occorre conoscere i singoli lettori in modo che siano loro stessi a contribuire attivamente alla creazione di quel valore aggiunto che contraddistinguerà ogni testata giornalistica. La chiave per ottenere questo risultato, secondo Jervis, saranno i contenuti. Il singolo articolo sarà la base di partenza sulla quale costruire la propria comunità e dove ottenere la propria reputazione. Quel che intende

Jervis non è soltanto un dialogo diretto con i propri lettori, ma anche una lettura, da parte di giornalisti ed editori, dei comportamenti e dei gusti della propria comunità (dove vive, che argomenti preferisce, l’età, ecc..). Sarà quindi il contenuto, ovvero un singolo articolo o più di essi, a comunicare se un argomento risulta interessante, utile o se è in grado di sopravvivere nel tempo. Una tesi, quella di Jeff Jervis, che sposta il fulcro della discussione dai contenitori (social network, siti internet, carta stampata) ai contenuti. Con il quotidiano cartaceo ogni testata costruiva il giornale in base a ciò che riteneva più interessante per ogni sessione: politica, cronaca, sport ecc. A vendere era l’insieme di tutte queste scelte di contenuto fatte all’interno della redazione, anche se un qualsiasi lettore

127 Andrea Daniele Signorelli, Tiratura illimitata – Dal crowdfunding ai native ads: Inchiesta sul giornalismo che cambia, Mimesis Edizioni, 2015. Pag 45 128 59. Jeff Jarvis, What now for news?, 10 Febbraio 2014, http://buzzmachine.com/2014/02/10/now-news/ Manuel Primi - 75 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

poteva essere interessato ad una sola sessione o semplicemente ad una singola notizia.

Quel che si vendeva, quindi, era un contenitore pieno di contenuti, a prescindere da quale o quali di questi contenuti fosse più importante per questo o quel lettore. Con internet è il lettore stesso che decide cosa leggere, ricerca ed infine sceglie il contenuto giornalistico che più lo soddisfa. In questo nuovo scenario è più semplice per una qualsiasi testata giornalistica comprendere quale tipo di articolo ha ottenuto più visualizzazioni ed addirittura può raccogliere dati qualitativi e reazioni dei propri lettori attraverso la sessione di commenti. A decidere la linea editoriale, quali articoli pubblicare e persino che tipo di taglio dare a una notizia sarà la comunità di lettori e non più la testata giornalistica. Inoltre questa nuova prospettiva sposta la posizione del giornalismo all’interno della società.

Innanzi tutto il giornalismo perde il ruolo di Agenda Setting : sono ormai gli utenti che con i propri comportamenti decideranno di cosa parlare domani; inoltre a spostarsi è la direzione della comunicazione: non più un modello Top Down o Botton Up ma sempre di più verso un modello orizzontale, dove tutti gli attori influenzano e sono influenzati allo stesso tempo. Questo non significa che i giornali perderanno la loro importanza e rilievo sociale.

Nel mondo sempre più globalizzato e connesso, caratterizzato da un forte overload informativo. Il giornalismo è chiamato a dare ordine al caos producendo contenuti di qualità che riescano a dare contesto, spiegazioni e approfondimenti di quanto sta accadendo.

Ad ogni modo vi è un nuovo strumento che, date queste premesse, riuscirebbe da una parte ad ottimizzare gli investimenti e dall’altra conseguirebbe nell’intento della cura delle cosiddette “nicchie”. La risposta più semplice a queste esigenze non viene da nuove piattaforme social o comunque sia da nuove tecnologie che intervengono direttamente per risolvere una specifica esigenza. Si tratta invece di una vecchia pratica web che dopo un breve periodo in cui sembrava diventata obsoleta è stata riscoperta da quasi tutti i soggetti

Manuel Primi - 76 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

che animano internet: le Newsletter. La vecchia pratica delle mail è stata recuperata sia dai professionisti dell’informazione che dai vari addetti di marketing di diverse aziende. “La quantità eccessiva di informazioni disponibili online e la possibilità di leggere un testo in modo interattivo e ipertestuale creano le premesse per la realizzazione del cosiddetto giornale personalizzato. […] Può essere definito un’edizione realizzata secondo le specifiche esigenze informative dell’utente che, sfruttando le caratteristiche di una pubblicazione elettronica che sta consultando, si costruisce un numero personale in base ai propri interessi” 129 A scrivere queste righe è stato Enrico Pulcini nel 1999, nel suo libro

“Dopo Internet”, l’autore aveva già predetto la divisione dei lettori in piccole comunità di interesse e la possibilità dei giornali, tramite i mezzi messi a disposizione da internet, di fornire dei contenuti personalizzati in base alle priorità stabilite dagli stessi lettori. Le

Newsletter riescono a rispondere a tutte queste esigenze in modo più che efficiente 130 .

Quasi la totalità degli utenti internet possiede uno o addirittura più indirizzi mail tramite i quali gestisce le proprie attività dentro o fuori la rete web. Nell’era segnata dall’overload informativo il lettore può scegliere a quale tipo di newsletter iscriversi, secondo i propri interessi e le proprie necessità, ed una volta che arriveranno questi contenuti personalizzati sulla propria casella mail può decidere anche di non aprirle o di leggerla in un altro momento della giornata o addirittura andare a rileggere i vecchi contenuti dei mesi o degli anni passati. Le potenzialità di questo strumento digitale è stato già colto da molti gruppi editoriali, blogger e giornalisti freelance anche italiani. Anche se nel nostro paese non vi sono particolari esempi che raccontano di grandi successi economici, la pratica delle newsletter comincia comunque a farsi spazio nello scenario informativo.

129 Enrico Pulcini, Dopo Internet, Castelvecchi editore, 1999, pag 61 130 Antonio Sgobba, Perché sono tornate di moda le newsletter, 26 Ottobre 2015, https://www.wired.it/internet/web/2015/10/26/newsletter-storia/ Manuel Primi - 77 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Il Corriere della Sera è l’unico quotidiano nazionale che fornisce “Primaora”, un servizio di newsletter integrato nell’abbonamento completo al quotidiano. Le mail partono ogni mattina verso gli indirizzi degli abbonati al giornale di via Solferino e contengono una selezione di notizie (a cura della redazione e non del lettore) del giorno. Tutti i link però riportano a notizie trattate dallo stesso Corriere. Good Morning Italia è un servizio di newsletter a pagamento che offre un servizio di filtro informativo (i famosi occhiali da sole con i quali proteggersi dall’overload) di tutte le notizie giornaliere prodotte sia da edizioni cartacee che da edizioni web, approfondimenti ed inchieste. Vi sono poi molti servizi di posta elettronica a pagamento che non sono generalisti, ma si occupano solo di temi ben specifici. Sempre in Italia c’è l’esempio di Francesco Costa che si è occupato delle elezioni americane del 2016, oppure Slow News e Wolf sono due servizi in abbonamento dedicati al mondo dell’informazione e del giornalismo, un tipo di servizio editoriale per appassionati del settore o per gli addetti ai lavori. Uscendo dall’Italia, ma rimanendo in

Europa, vi è il più calzante esempio di prodotto editoriale quasi completamente digitale, che si fonda su di un modello economico basato su abbonamenti e newsletter e che ha una linea editoriale che si rivolge ad un tema ben specifico: Politico.eu. La testata giornalistica tratta solo ed esclusivamente notizie relative al mondo politico dell’UE. È figlia di Politico, medesima mission editoriale ma nata a Washington per raccontare tutta la politica nella capitale degli Stati Uniti. Politico.eu, per raccontare le istituzioni europee a Bruxelles, si avvale di tre strumenti: il sito internet, due tipi di newsletter (una gratuita ed una ad abbonamento) ed il settimanale cartaceo. Questo tipo di informazione monotematica e quasi unica nel suo genere fa registrare un milione e mezzo di utenti sul proprio sito internet ogni mese, ben 50mila abbonati al “Brussels Playbook” (la newsletter curata da

Ryan Heath), più di 250 clienti tra istituzioni e imprese che usufruiscono della newsletter con più servizi chiamata Politico Pro e ben 30mila lettori del settimanale cartaceo che esce

Manuel Primi - 78 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

ogni Giovedì e che è riservato agli abbonati dei servizi di newsletter o gratuitamente presso le Istituzioni Europee.131

Altre piccole comunità con le quali il giornalismo del futuro dovrà fare i conti sono le vere e proprie comunità territoriali. Nonostante sia un tipo di editoria che negli ultimi anni è stata messa a margine nella discussione sul futuro, ultimamente il giornalismo locale sembra poter essere un modello di business sul quale investire nel futuro prossimo. Uno dei più grandi sostenitori di questa teoria è Rasmus Kleis Nielsen, direttore del Reuters

Institute fot the Study of Journalism dell’Università di Oxford ed autore del libro Local

Journalism: The Decline of Newspapers and the Rise of Digital Media. Nielsen sostiene che “i siti hyperlocal, spesso, sembrano avere un legame più forte con la comunità locale di forme più vecchie di media dove la copertura delle notizie spesso era razionalizzata e centralizzata, a tal punto da poter sembrare distante dalle vite quotidiane delle persone.

Finora, però, i progetti hyperlocal raramente si sono trasformati in imprese robuste o in organizzazioni non profit capaci di autofinanziarsi a lungo termine, dato che molti siti vengono chiusi solo dopo pochi anni.”132 Nonostante questi importanti presupposti economici che non sembrano garantire un futuro sostenibile per questo tipo di giornalismo,

Nielsen sostiene che la sfida del giornalismo si giocherà soprattutto sul locale. Questo perché le vite di tutti noi, sostiene Nielsen, sono concentrate nel nostro territorio di riferimento: compriamo al mercato locale, percorriamo le strade cittadine, tifiamo squadre locali e così via. “ Il business dell’informazione ha per tradizione riflesso questa realtà: ci interessavamo della nostra comunità, cercando notizie sui media locali e le autorità e le imprese che erano interessate a raggiungerci compravano a loro volta gli spazi

131 David Carretta, Ora c’è Politico a Bruxelles. E sa rendere un po’ sexy perfino l’Ue, articolo in IL – Il Futuro dei Giornali, Magazine de Il Sole 25 Ore, Giugno 2016, n° 81 pag.56 132 Rasmus Kleis Nielsen, Sempre più media, sempre meno giornalismo locale, 19 GIUGNO 2015, http://it.ejo.ch/economia-media/sempre-piu-media-sempre-meno-giornalismo-locale Manuel Primi - 79 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

pubblicitari dei media locali.”133 Tuttavia il subentro delle nuove tecnologie e la percezione di un mondo sempre più globalizzato, hanno spostato l’attenzione di tutti verso una dimensione superiore. L’essere connessi in ogni istante con contatti e notizie che vengono ricondivise e riproposte in ogni angolo del globo ha fatto sì che il mercato delle news locali venisse meno. Sono gli stessi publisher locali ad essersi arresi alla nuova tendenza convinti che interessassero di più gli aggiornamenti di conflitti internazionali o le questioni politiche nazionali. In realtà molti sondaggi sugli interessi e comportamenti dei consumatori di News riportano risultati differenti da quella che potrebbe essere la percezione del fenomeno. Secondo i risultati del già citato Digital News Report 2016 alla domanda “ A quali tipi di notizie siete interessati ?” al primo posto vi sono le notizie locali sia per i lettori appartenenti al genere maschile che femminile 134 .

La potenzialità di un mercato più attento alle esigenze locali, però, è già stato percepito dai due principali colossi del mondo digitale: Google e Facebook. Entrambi infatti hanno puntato negli ultimi anni al potenziamento di tutti quei servizi che potessero rispecchiare questo tipo di esigenza. Effettuando una ricerca su Google da smartphone, ad esempio, i primi risultati che appariranno saranno più pertinenti possibili alla posizione segnalata dal gps del nostro telefono. Queste novità hanno però ulteriormente aggravato le finanze di tutti i news brand locali che prima erano i principali fornitori pubblicitari per tutti gli investitori locali, ma che adesso si sono visti scavalcare dai grandi colossi digitali.

Cosciente di quanto sia promettente questo tipo giornalismo, Il centro per il Community

Journalism ha promosso il lavoro di due ricercatori, Josh Stearns e Molly de Aguiar che hanno pubblicato nel febbraio 2016 il Local News Lab. Una ricerca promossa dalla

133 ibidem 134 17. Digital News Report - Distinctions between Hard and Soft News, Reuters Institute for the Study of Journalism – University of Oxford http://www.digitalnewsreport.org/survey/2016/hard-soft-news- 2016/ Manuel Primi - 80 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Geraldine R Dodge Foundation e per la quale J. Sterns e M. Aguiar hanno trascorso un anno e mezzo testando nuovi modelli economici e forme di coinvolgimento della comunità con il giornalismo locale. Il risultato sono 6 articoli che cercano di dare indicazioni sulle possibili strade da seguire per riuscire a risollevare economicamente i progetti d’informazione locali. Possiamo riassumere il risultato di questo report 135 in 4 punti fondamentali:

1. Rilancio delle inserzioni locali e buona formazione dei venditori di

pubblicità;

2. Il Crowdfunding è una strada percorribile;

3. Dialogo con la comunità per l’impostazione della linea editoriale;

4. Collaborazione diretta con la comunità per la creazione di notizie.

Per quanto riguarda il primo concetto, i due ricercatori rilanciano l’importanza della pubblicità sulla stampa locale. Ma per conseguire lo scopo di una rinascita di questo tipo di mercato occorre informare debitamente gli inserzionisti sui maggiori vantaggi che avrebbero rispetto ad altri tipi di investimenti. Ne consegue, sostengono Aguiar e Stearns, anche una maggiore preparazione per i venditori delle testate. Un processo complesso ma possibile che potrebbe essere implementato cercando di sviluppare un Crowdfunding.

Questo nuovo sistema di raccolta fondi, prevalentemente su piattaforme web, consente ad un progetto, in questo caso un progetto editoriale, di poter raccogliere dei piccoli contributi economici dalle tante persone interessate alla realizzazione dell’idea. Per quanto riguarda il secondo punto, i due ricercatori tengono a precisare che una raccolta fondi di questo tipo non può essere fine a se stessa, ma dovrebbe essere inserita all’interno di un quadro

135 Molly de Aguiar and Josh Stearns, Lessons Learned from the Local News Lab, Geraldine R. Dodge Foundation, Febbraio 2016 Manuel Primi - 81 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

strategico più generale. Per spiegare cosa si intende all’interno del “ Lessons Learned from the Local News Lab” per quadro strategico in un contesto di stampa locale, occorre passare alla spiegazione dei punti successivi poiché ognuno propedeutico per gli altri. Quello che suggeriscono Aguiar e Stearns è un capillare dialogo e collaborazione tra giornalisti locali e comunità di riferimento. In poche parole la cura degli interessi della propria comunità, della propria nicchia di riferimento. I social network possono essere un luogo dove si sviluppa questo tipo di dialogo ma, il trovarsi sullo stesso territorio propone una enorme quantità di alternative che prevedono anche confronti faccia a faccia. Quel che viene suggerito alle testate locali è l’organizzazione di incontri, dibattiti o presentazioni all’interno dei luoghi di socialità del proprio territorio di riferimento. In questo modo i giornalisti e la testata possono confrontarsi dal vivo sui temi caldi, avere dibattiti ed uscirne entrambi, sia lettori che giornalisti, più arricchiti e più orientati verso i il punto di vista altrui. Abbiamo qui spostato l’attenzione su di un tipo di stampa a livello territoriale e quindi la comunicazione con i propri lettori non deve necessariamente svolgersi all’interno dei social network, che abbiamo visto nel capitolo precedente essere appositamente adibiti a questo scopo. Quel che viene suggerito nei risultati di questa ricerca è un dialogo dal vivo e quindi la creazione di incontri con i propri lettori sul territorio di riferimento e per permettere poi che i diversi punti di vista e le diverse opinioni trovino riscontro all’interno della linea editoriale del progetto editoriale. Il crowdfunding quindi assume, all’interno di questo quadro, un aspetto di membership da parte dei lettori che si sentono coinvolti e rappresentati all’interno della redazione.

Come ulteriore conferma di quanto sostenuto sull’importanza delle news locali vi sono i risultati di un’indagine condotta da Nielsen in collaborazione con il Gruppo

Manuel Primi - 82 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Editoriale Citynews.136 La ricerca è stata effettuata intervistando 1500 individui rappresentativi dei lettori di news on line. Dai risultati risulta una percentuale pari all’86% che dichiara di aver letto almeno una notizia relativa a territorio dove vive, mentre il 76% preferisce un mix di new tra locale e nazionale. Oltre ai dati statistici l’indagine Nielsen parla di un maggior riconoscimento qualitativo verso le testate giornalistiche locali. Le redazioni situate sul territorio sono considerate dai lettori di news on line come più attendibili e più precise rispetto alle altre di interesse nazionale. Per quanto riguarda il tema della sostenibilità economica i risultati della ricerca dimostrano come le pubblicità sui siti internet di informazione risultino catturare più attenzione dei lettori rispetto alla pubblicità situata sui siti di news nazionali. Il 61% del campione infatti, dichiara di prestare maggiore attenzione alla pubblicità situata sui siti locali. Inoltre, i siti di informazione locale si contraddistinguono per essere uno strumento efficace di guida al punto vendita e passaparola. Il 71% degli intervistati dichiara di essere più orientato ad andare in un punto vendita dopo aver letto una news locale, contro il 29% per le testate nazionali, e con il 69% che dichiara di parlarne con amici e parenti. Atteggiamento supportato dal fatto che gli

136 Sandy Suardi, Siti di news locali: un touchpoint strategico, 22 Marzo 2017, http://www.nielsen.com/it/it/insights/news/2017/sites-local-news-a-strategic-touchpoint.html Manuel Primi - 83 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

annunci proposti sono percepiti come più vicini agli interessi dei lettori. [Vedi Figura 13]

Figura 13 Chiudiamo questo paragrafo sull’importanza delle nicchie per il sostentamento economico dei progetti editoriali del futuro, con l’esempio di un caso che rispecchia a livello teorico quanto sostenuto finora all’interno di questo lavoro. Il progetto di cui vorrei parlare è Pratosfera 137 . Questo progetto editoriale si concentra su una determinata e ben specifica zona geografica, Prato per l’appunto, e ristringe ulteriormente la propria nicchia di riferimento non producendo articoli di cronaca, ma trattando solo di eventi e cultura. Il progetto di Pratosfera si sviluppa su tre canali di distribuzione. Il primo è un classico sito internet dove pubblicare i propri contenuti. Vi è poi una newsletter che viene inviata ai

137 http://www.pratosfera.com/chi-siamo/ Manuel Primi - 84 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

propri lettori una volta a settimana, il martedì, dove all’interno è possibile trovare una guida completa su tutti gli eventi mondani e culturali presenti in città fino al martedì successivo. All’interno della newsletter e del sito vi sono la maggior parte di fonti di ricavo: pubblicità sotto forma di articoli sponsorizzati, banner e pubblicità vendute da

Google. Il terzo ed ultimo canale di distribuzione è Telegram, un’applicazione di messaggistica istantanea prevalentemente utilizzata per le conversazioni su smartphone e che viene utilizzata per il progetto Prato Oggi. Questo servizio di Pratosfera offre ai propri iscritti due brevi rassegne stampa ogni giorno su tutto ciò che accade in città. Vi è quindi un servizio offerto di scrematura dell’Overload informativo da parte della redazione stessa per i propri utenti. All’interno di questi due messaggi giornalieri (uno all’ora di pranzo e l’altro all’ora di cena) vi è un’accurata selezione di tutti i principali eventi accaduti all’interno della città di Prato, tutti accompagnati da titolo, breve descrizione e link diretto alla testata giornalistica che meglio ha raccontato l’argomento. Un insieme di link quindi, che non produce traffico verso il proprio sito internet, fatta eccezione per una sola notizia di cultura ed eventi pratesi all’interno di ogni messaggio, e che quindi non ha paura di fornire lettori anche ad altre testate giornalistiche. Questo servizio di selezione notizie, oltre a sperimentare un nuovo strumento di distribuzione come un’applicazione di messaggistica istantanea, rappresenta un ottimo esempio di cura della propria comunità di riferimento. Un servizio non invasivo per i lettori e che crea ordine all’interno dell’overload informativo. Grazie a questi sistemi che creano un forte rapporto di fiducia tra lettori e redazione, Pratosfera riesce a realizzare circa 100mila utenti al mese sul proprio sito internet, 800 iscritti alla newsletter settimanale, quasi 400 iscritti al canale

Telegram, ma soprattutto riesce a vendere spazi pubblicitari all’interno della propria città di riferimento rendendo il proprio lavoro sostenibile dal punto di vista economico.

Manuel Primi - 85 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

3.2 Modelli di business esistenti

We are living at the most exciting time

for journalism since the advent of television.

James Harding, direttore BBC News

La linea editoriale scelta da un qualsiasi progetto giornalistico è direttamente correlata al tipo di modello economico con il quale decidiamo di finanziare il nostro lavoro. Alcuni tipi di modelli economici non sono consigliabili per le vecchie testate generaliste (vedremo a breve il perché) con una nota reputazione sulla carta stampata.

Occorre quindi calibrare bene quelle che sono le proprie esigenze, economiche e lavorative, per poi scegliere su quali tipi di finanziamento fondare un progetto editoriale. I modelli economici che prenderemo in esame nel corso di questo capitolo sono rivolti sia al mondo digitale che a quello cartaceo. Anche se il supporto cartaceo rappresenta quel tipo di fruizione delle notizie che con il sopravvento del web si avvia verso il disuso, questo non vuol dire che il quotidiano o il mensile su carta incontreranno necessariamente la loro fine in un futuro prossimo. Così come è avvenuto per la Radio che è riuscita a ritagliarsi una fetta di pubblico di riferimento per far fronte al proprio superamento tecnologico da parte della televisione, non vi è ragione di pensare che anche la stampa cartacea non riesca ad ottenere questo tipo di risultato per garantire la propria sopravvivenza. Tuttavia questo capitolo, così come gran parte di questo lavoro, si concentrerà su quello che è il mercato delle notizie on line per riuscire a comprendere quali sono le diverse alternative che un progetto giornalistico digitale può intraprendere per far si che sia economicamente sostenibile.

Manuel Primi - 86 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Il modello Mainstream . Il primo tipo di finanziamento di cui parleremo è anche il modello più diffuso nel web. Si tratta di un tipo di finanziamento che si basa quasi esclusivamente sulla pubblicità. Esistono diversi tipi di pagamento da parte degli inserzionisti ma tra i principali troviamo il Pay per impression, dove lo sponsor paga la testata giornalistica per il numero di volte che la propria pubblicità è apparsa sugli schermi dei lettori; ed il Pay per Click , un modello economico tramite il quale la pubblicità viene pagata alla testata giornalistica solo ed esclusivamente se il lettore aprirà l’annuncio pubblicitario. Questi tipi di modelli economici sono riusciti da una parte, a garantire ingressi economici a tutte quelle testate giornalistiche in grado di ottenere una grande mole di visualizzazioni da parte dei lettori, dall’altra però ha di fatto tagliato le gambe a chiunque non fosse in grado di convertire le masse di utenti in lettori. Le problematicità di questo modello però, non si fermano alle piccole realtà. Abbiamo già accennato nelle

Figura 14

Manuel Primi - 87 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

pagine precedenti al fenomeno del click baiting. Questo tipo di giornalismo dai titoli

“impressionanti” ed “esclusivi”, che promettono al lettore dei contenuti mozzafiato solo ed esclusivamente per ottenere l’attenzione della massa e quante più possibili visualizzazioni

è direttamente collegato a questo tipo di modello economico. Pur di ottenere tutto e subito molte testate giornalistiche hanno abbandonato l’idea di poter sviluppare un progetto editoriale di qualità volto ad ottenere risultati e lettori fidelizzati nel medio lungo termine.

Da qui le colonne di destra dei principali quotidiani generalisti nazionali, i video di gattini sui social e una grande quantità di breaking news da parte di tutti gli attori che contribuiscono all’amplificazione dell’Overload informativo. Ciò nonostante questo modello economico è il predominante all’interno del mercato editoriale on line ed è riuscito a produrre anche delle grandi realtà editoriali. Vi è ad esempio il caso dell’Huffington Post che nel Dicembre del 2014 dichiara al mondo di essere tra i più grandi e proficui siti d’informazione esistenti riuscendo a guadagnare 100 milioni di dollari l’anno 138 . Il problema è del come Huffington post, o altri esempi come questo, siano riusciti ad ottenere questo tipo di successo economico. Oltre alla questione di qualità, di un giornalismo sempre più orientato alla massa anziché al valore sociale e politico della propria professione, vi è anche un discorso di sfruttamento del lavoro dei propri collaboratori. Non a caso Huffington post nel 2011 è stato citato a giudizio per 105 milioni di dollari ai danni di oltre 9 mila blogger che hanno collaborato con la testata ma che non hanno mai avuto un riscontro economico, nonostante l’azienda incassasse utili da capogiro 139 . “La buona notizia è che, a oggi, - Scrive Andrea Daniele Signorelli - si è già trovato un modello che renda l’informazione sul web economicamente sostenibile per la

138 Henry Blodget, Huffington Post Now Makes $100s Of Millions Of Revenue, Putting Early Skeptics In Their Place, 3 Dicembre 2014, http://uk.businessinsider.com/huffington-post-revenue-2014- 12?r=US 139 Jeremy W. Peters, Huffington Post Is Target of Suit on Behalf of Bloggers, 12 Aprile 2011, https://mediadecoder.blogs.nytimes.com/2011/04/12/huffington-post-is-target-of-suit-on-behalf-of-bloggers/ Manuel Primi - 88 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

società editrice; la cattiva notizia è che questo modello è quanto di più lontano dal giornalismo di qualità si possa immaginare: redazioni ridotte all’osso; una pletora di giornalisti freelance affamati (più o meno metaforicamente) che scrivono articoli a velocità inaudite, per compensi irrisori e senza mai muoversi da casa. La priorità assoluta

è quindi data ad articoli potenzialmente virali da dare in pasto alle centinaia di migliaia di fan su Facebook, conquistati tramite campagne acquisti condotte puntando sul pubblico il più generalista possibile. 140 ” Quindi, se si vuole garantire al proprio pubblico una fruizione delle notizie completamente gratuita ci si deve preoccupare di attirare quanto più traffico possibile e quindi, questo modello economico, comporta necessariamente una linea editoriale quanto più generalista possibile. Allo stato attuale, infatti, un grande testata nazionale generalista che sta lentamente effettuando il passaggio dal cartaceo al digitale incontra enormi difficoltà ad eguagliare con internet quelle che erano le entrate garantite dalla vendita del cartaceo. Il quasi totale monopolio pubblicitario posseduto dai grandi colossi del web, come Google prima di tutto, impone alle testate giornalistiche un mercato segnato dalle decisioni di terzi soggetti e non permette quasi più il controllo diretto sui ricavi. Inoltre le sempre più invasive pubblicità contenute nel web hanno portato gli utenti a ricorre a software che impediscono la visione di spot o banner pubblicitari. Adblock è il software più diffuso al mondo per questo scopo e secondo il Report 2016 di Human

Highway gli utenti Italiani che bloccano la pubblicità online sono circa il 23% per un totale di 300 milioni di euro di mancato incasso per gli editori italiani 141 [Vedi Figura 14]. Per arginare i bassi profitti concessi da Google e il fenomeno degli AdBlockers i publisher devono puntare sempre ad un maggior numero di lettori. Quanto è più grande una testata

140 Andrea Daniele Signorelli, Tiratura illimitata – Dal crowdfunding ai native ads: Inchiesta sul giornalismo che cambia, Mimesis Edizioni, 2015, Pag. 28 141 Andrea Signorelli, 7 milioni di italiani usano gli adblocker, 8 Giugno 2016, La Stampa, http://www.lastampa.it/2016/06/08/tecnologia/news/milioni-di-italiani-usano-gli-adblocker- x0A3damMdwmvtVIiC1QHiM/pagina.html Manuel Primi - 89 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

tanto più dovrà garantire un maggior flusso di utenti trattando breaking news e sempre più video virali o gossip dell’ultimo minuto. Al contrario le piccole realtà possono riuscire nell’impresa di essere economicamente sostenibili puntando su pochi articoli evergreen ma ben posizionati su Google. Una differenziazione nei prodotti e nelle forme di finanziamento sarebbe comunque auspicabile, qui di seguito alcuni esempi di modelli economici che potrebbero aiutare il già consolidato, ma per nulla perfetto, modello mainstream.

Native Advertising . BuzzFeed ed il suo grande successo economico ed editoriale ha portato un’onda di cambiamento all’interno del panorama informativo. Il creatore di questa formula vincente è Jonah Peretti ed in una sua lettera ai propri 700 dipendenti nel

2014 parlava di 100 milioni di dollari di entrate e 75 milioni di utenti unici al mese 142 . Il modello editoriale di BuzzFeed è noto in tutto il mondo e molte testate giornalistiche hanno tentato di affrontarlo spesso con pessime conseguenze. Questo perché il portale di

Peretti si basa tutto sulla viralità dei propri contenuti sul web. Buzzfeed riesce a creare sia contenuti che riescano a cavalcare gli algoritmi di Facebook sia articoli con ottimi posizionamenti su Google. In poche parole riescono a creare contenuti che riescono immediatamente a convertire e a moltiplicare il traffico sul proprio sito internet. Quel che rende speciale questo tipo di modello è la sua forma di finanziamento. Buzzfeed infatti fa parte di quel modello economico detto Native Advertising. All’interno del proprio sito internet Buzzfeed non utilizza pubblicità diretta (banner, pop-up, ecc), ma la fonte dei propri guadagni è sempre basata sulla pubblicità. Sono gli stessi contenuti ad essere sponsorizzati, veri e propri articoli, video, classifiche, immagini che vengono realizzate per

142 Lukas I. Alpert, Buzzfeed Crosses $100 Million in Revenue, Staff Memo Says, 25 Novembre 2014, Wall Street Journal, http://blogs.wsj.com/cmo/2014/11/25/buzzfeed-crosses-100-million-in-revenue- staff-memo-says/ Manuel Primi - 90 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

le aziende sponsorizzatrici. Sono sempre più le testate giornalistiche che si affidano a questo tipo di sostenibilità economica. Ebbe molto successo una raccolta di 5 articoli pubblicata sul sito del Wall Street Journal che raccontava del narcotraffico in Colombia negli anni ’90, di Pablo Escobar e del cartello di Medellin dal titolo Cocainenomics 143 .

Questo tipo di contenuto, ancora disponibile sul sito del Wall Street Journal, non contiene nessun tipo di pubblicità diretta, l’unica dicitura riportata per far capire che si tratta di un contenuto sponsorizzato è e la scritta “ sponsor generated content ” [vedi Figura 15] ad inizio pagina, scritto piccolo ma in posizione centrale. La raccolta Cocainenomics finanziata da Netflix per lanciare l’uscita della propria serie televisiva sulla vita di Pablo

Escobar al suo interno è un dossier molto accurato e ben scritto, completo di mappe che rappresentano le tratte del narcotraffico, date storiche e foto d’archivio. La differenza tra la pubblicità tradizionale ed il Native Advetising sta proprio nella qualità del contenuto offerto al lettore che fa si che quest’ultimo metta in secondo piano il fatto che quell’articolo sia sponsorizzato. Nonostante questo modello economico sia da poco nato e già così remunerativo presenta grandi problematicità che non si possono ignorare.

Innanzitutto vi è una questione etica. Ponendoci un caso limite come esempio, cosa si può

143 Cocainenomics, http://www.wsj.com/ad/cocainenomics.html Manuel Primi - 91 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

e cosa non si può scrivere all’interno di un articolo che viene finanziato da una grande società che eticamente non rappresenta quei valori sui quali la nostra testata giornalistica si fonda? Di fatto il Native Advertising potrebbe trasformare le testate giornalistiche di informazione, inchiesta e approfondimento in mere agenzie di marketing pubblicitario. È un aspetto che si deve tener presente se si sceglie questa strada economica/editoriale.

Il mecenatismo. Ci sono casi nel mondo dove gli investimenti a fondo perduto alla

Figura 15 stampa da parte di facoltosi miliardari hanno prodotto tipi di giornalismo molto interessanti soprattutto dal punto di vista della ricerca tecnologica. Il caso più eclatante e che meglio si sposa con quanto detto finora è quello del Washington Post. Il Quotidiano della capitale degli Stati Uniti d’America è tra i più famosi al Mondo grazie anche ad una lunga tradizione di giornalismo investigativo e d’inchiesta. Nonostante sia la testata giornalistica che ha dato vita al caso Watergate e alle successive dimissioni del Presidente degli Stati

Uniti Nixon, il Washington Post è un giornale che come tanti soffre della crisi economica dovuta alle poche vendite del cartaceo. Il quotidiano della capitale è tornato sulla bocca di

Manuel Primi - 92 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

molti nell’agosto del 2013, quando ad acquistarlo è stato Jeff Bezos, il mecenate fondatore di Amazon, per 250 milioni di dollari. “Non so nulla di editoria- ha affermato lo stesso

Bezos in un’intervista -, ma conosco un paio di cose su internet. Questo, assieme alla mia disponibilità finanziaria, è la ragione per cui ho comprato il Washington Post 144 ”. Infatti il

Post non è ancora stato salvato da qualche magica ricetta del mecenate di internet. Quello che il capitale di Jeff Bezos garantisce al giornale della capitale è un sostanzioso investimento quotidiano per sperimentare quanto più possibile. Ma la base di finanziamento dei progetti digitali del Washington Post è ancora strettamente legata al vecchio modello di pagine visitate dagli utenti, circa 18,8 milioni di visitatori unici al mese. Tutti gli occhi però sono puntati sulle mosse del quotidiano all’interno di una partnership instaurata tra il Post e la stessa Amazon 145 . Tale collaborazione ha fruttato uno dei più interessanti esperimenti di finanziamento dei quotidiani ad oggi esistenti: un quotidiano distribuito solo in digitale. Quello che sembra essere un vecchio modello già sperimentato ed abbandonato, con la partnership di Amazon, in realtà potrebbe avere degli interessanti sviluppi nel futuro prossimo. Il team di tecnici assunti da Jeff Bezos ha sviluppato un’applicazione per Kindle (l’e-Reeder prodotto da Amazon) che consente di consultare la copia digitale del Washington Post per sei mesi. Al termine di questo periodo di prova l’abbonamento prevede il costo di 1 dollaro per la consultazione del giornale per altri sei mesi. Il costo per ora sembra essere strettamente legato alla sperimentazione messa in atto da Bezos, tuttavia questo tipo di distribuzione permette l’eliminazione di molti costi aggiuntivi quali rotative, costi di trasporto ed intermediari vari (come ad esempio le edicole). In definitiva la soluzione di un mecenate che cerca di risollevare l’economia e il

144 Mike Isaac, Amazon’s Jeff Bezos Explains Why He Bought The Washington Post, 2 Dicembre 2014, New York Times, https://bits.blogs.nytimes.com/2014/12/02/amazons-bezos-explains-why-he-bought- the-washington-post/?_r=0 145 Sam Frizell, Amazon Kindle Users Are Getting the Washington Post for Free, Time, 20 Novembre 2014, http://time.com/3597304/amazon-washington-post-kindle/ Manuel Primi - 93 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

nome di un quotidiano storico in nome della Libertà di Stampa non è una soluzione per tutti, ma se ci si concentra sulla ricerca tecnologica, questa potrà portare ad una soluzione economica alternativa per molti. Un altro esempio di mecenatismo per salvaguardare il futuro del giornalismo lo abbiamo con Intercept. La testata lanciata nel febbraio 2014 è divenuta famosa per il suo giornalismo d’inchiesta. Il direttore Glenn Greenwald è un ex giornalista del Guardian famoso per lo scoop sul Datagate e le falle nella sicurezza per la tutela della Privacy. Questo tipo di giornalismo Watch-dog è però completamente sovvenzionato dalla Silicon Valley. Nello specifico è il magnate di Ebay, Pierre Omidyar, che garantisce la struttura no-profit della testata. Nonostante alcune dichiarazioni dalla proprietà dell’Intercept, volte ad una sperimentazione economica per rendere il progetto del giornalismo d’inchiesta sostenibile, ad oggi il giornale rimane totalmente indipendente, tanto da non accettare neanche donazioni volontarie per sostenere la causa.

Qualità e abbonamenti - Un tipo di giornalismo che sia sostenibile e allo stesso tempo investigativo, di qualità, è possibile anche senza il fondatore di Ebay come garante per l’indipendenza economica. L’esempio proviene dall’Europa ed è rappresentato da

Mediapart. La testata francese è riuscita nell’intento di ottenere i finanziamenti necessari per la sopravvivenza grazie al proprio lavoro qualitativo. Il debutto di Mediapart in rete è avvenuto nel 2008 con la pubblicazione dello scandalo Bettencourt che rivelava i finanziatori della campagna elettorale di Sarkozy. Questo ingresso nello scenario mediatico insieme alla notorietà riconosciuta al direttore Edwy Plenel, ex direttore de Le Monde, hanno convito un sempre maggior numero di persone ad abbonarsi alla testata online.

Mediapart conta ben 100 mila abbonati che con 90 euro l’anno possono leggere tutte le inchieste prodotte dalla testata, chi ancora non è abbonato può usufruire solo della lettura delle prime righe di ogni singolo articolo. Grazie a questo modello che si basa principalmente sulla qualità, la testata francese riesce a mantenere una redazione composta

Manuel Primi - 94 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

da 30 giornalisti, garantendo allo stesso tempo ricavi e diffusione, senza dover ricorrere a strategie di click-baiting sui social o sul portafoglio di qualche miliardario.

Modello a 3 teste . Abbiamo visto nel capitolo precedente il caso di Politico all’interno delle istituzioni dell’Unione Europea. Questo tipo di progetto nasce però negli

Stati Uniti per raccontare la politica di Washington. Gran parte del modello di Politico.com

è molto simile, sia dal punto di vista editoriale che dal punto di vista economico, al gemello europeo. Il modello economico/editoriale di Politico è l’esempio perfetto per capire come sia possibile per gli editori differenziare prodotti ed entrate economiche. Il

50% degli incassi della testata derivano dalla pubblicità inserita all’interno del proprio sito internet, in poche parole il modello Mainstream descritto poco fa. Un tipo di modello economico che si adatta perfettamente al tipo di taglio editoriale che viene dato ai contenuti gratuiti e generalisti all’interno del portale. La particolarità di Politico, che la rende una testata degna di attenzione e studio, è la ripartizione del restante 50% del finanziamento. Il 40% si basa sulla propria unicità all’interno dello scenario mediatico.

Politico infatti è l’unica testata che racconta tutto quello che accade nella politica degli

States. La posizione di insider nelle “stanze che contano” rende Politico l’unico giornale in grado di raccontare ciò che avviene nei corridoi di Capitol Hill e della Casa Bianca, prima delle altre testate e con una qualità altamente competitiva. Questo tipo di giornalismo è dedicato potenzialmente a tutti, dato che le decisioni che vengono prese in questi ambienti influenzeranno la vita di tutti gli statunitensi. Il 40% dell’economia del giornale si basa quindi sull’esigenza di tutte quelle personalità e organizzazioni di sapere prima di tutti e meglio degli altri come cambieranno le leggi o l’economia del paese. PoliticoPro, il servizio che garantisce questo tipo di informazione, conta più di mille organizzazioni disposte a pagare delle elevate somme di denaro per essere sempre aggiornate sula politica degli States. PoliticoPro viene quindi suddiviso in 10 sezioni, ognuna delle quali è

Manuel Primi - 95 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

concentrata e specializzata in argomenti differenti: educazione, trasporti, tecnologia, agricoltura, ecc. Giusto per rendere l’idea di quanto il servizio di Politico si sia reso indispensabile per la politica statunitense, lo stesso dipartimento dell’Istruzione del

Congresso, nel 2014, ha sottoscritto il proprio abbonamento per la sessione Educazione di

PoliticoPro per ben 25mila dollari l’anno (abbonamento poi disdetto per il prezzo troppo elevato) 146 . Il restante 10% del bilancio di Politico viene garantito da una serie di eventi organizzati su temi specifici. Questo tipo di incontri sono sempre sponsorizzati da grandi aziende, portano sul palco nomi di spicco e richiamano l’attenzione e la partecipazione (a pagamento) di moltissimi addetti ai lavori che necessitano di aggiornamenti di settore.

Questo sistema a 3 teste permette di mantenere una redazione di 400 dipendenti, la metà dei quali sono giornalisti.

Paywall . Questo tipo di modello è già stato ampliamente sperimentato negli ultimi anni da diversi editori con risultati di dubbio successo. Per spiegare questo tipo di finanziamento e le sue implicazioni per un progetto editoriale è sufficiente tradurre quasi letteralmente all’italiano il suo nome. Si tratta di inserire all’interno del proprio sito internet un “ muro ” oltre il quale l’utente non può leggere nessun articolo se non è disposto a “pagare ”. Questo tipo di sistema permette all’editore di decidere quanto poroso debba essere questo “muro”. È possibile renderlo rigido, anche detto Hard Paywall, in modo tale che nessun articolo sia leggibile se non dietro pagamento, è possibile inserire il Paywall dopo qualche riga dell’articolo oppure si può optare per un tipo di “muro” che si attiva solo dopo un tot. di articoli letti in un determinato periodo di tempo: il cosiddetto Metered

Paywall. Il Corriere della Sera, ad esempio, ha optato per questa opzione. Sul sito internet

146 Valerie Strauss, U.S. Education Dept. decides Politico Pro costs too much, 30 Gennaio 2014, Washington Post, https://www.washingtonpost.com/news/answer-sheet/wp/2014/01/30/u-s-education-dept- decides-politico-pro-costs-too-much/?utm_term=.bc23c5601fd5 Manuel Primi - 96 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

del Corriere è possibile leggere gratuitamente un totale di 20 articoli al mese, superato questo limite scatta il Paywall che richiede la sottoscrizione di un abbonamento. Il primo mese di abbonamento è in offerta a soli 99 centesimi, nei mesi successivi il costo previsto è di 9,99 Euro. In un primo momento il Paywall del Corriere sembra che abbia ottenuto dei risultati soddisfacenti, circa 26 mila abbonati nel primo mese 147 , per poi trovare un calo del traffico web pari al 15% circa. 148 Probabilmente il primo dato positivo è dovuto alla formula di sconto applicata all’abbonamento del primo mese. Ad ogni modo il modello

Paywall per i siti di informazione sembra non essere una soluzione alla crisi economica dell’editoria. Prima di tutto perché basta avere un minimo di dimestichezza con la tecnologia per aggirare il “muro” e proseguire con la lettura. Il motivo principale però è una questione legata all’Overload informativo. Così come abbiamo detto in precedenza, per ogni fonte primaria ne esistono altre dieci o venti secondarie che riprendono la notizia, la rilavorano e la ripubblicano gratuitamente sulla rete. Questo sistema concede al lettore un numero sempre più elevato di notizie gratuite e quindi la possibilità di aggirare il

Paywall semplicemente migrando su un altro sito d’informazione. Questo accade soprattutto per i media generalisti che trattano ogni tipo di notizia. Siti con una linea editoriale più unica o specializzata, abbiamo visto il caso Francese di Mediapart , sono meno soggetti a questo tipo di migrazione dell’utente perché il contenuto che si cela dietro il Paywall è unico e non può essere trovato altrove.

Vi è poi un’altra questione che ha fatto innervosire i vari lettori del Corriere.it, ed è un tema strettamente legato alla natura generalista della testata e al modello di

147 Davide Casati, Corriere della Sera: 26mila gli abbonati alla nuova offerta digitale, 22 febbraio 2016, http://www.corriere.it/cronache/16_febbraio_22/corriere-sera-26mila-abbonati-nuova-offerta-digitale- 4e1d503e-d981-11e5-b385-82888b0a9701.shtml 148 Pier Luca Santoro, Corriere: Effetto Paywall?, 29 Febbraio 2016, DatamediaHub, http://www.datamediahub.it/2016/02/29/corriere-effetto-paywall/#axzz4c2rYbevY Manuel Primi - 97 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

finanziamento Mainstream tuttora esistente all’interno del sito. Il Corriere.it propone per il suo portale e poi sui diversi canali social tutte quelle soft news poco rilevanti in termini qualitativi e che puntano principalmente al traffico facile delle masse di utenti. Tutte quelle soft news con gattini, brevi dichiarazioni di vip o Breaking news estremamente povere, se visualizzate, concorrono al conteggio dei 20 articoli leggibili nell’arco del mese. Se si deve pagare per la visualizzazione delle notizie gli utenti si aspettano sempre più qualità ed unicità. Esattamente come affermavamo all’inizio di questo capitolo, la linea editoriale di un publisher deve essere in linea con il modello economico che si sceglie e viceversa.

L’essere generalisti nel caso dei Paywall, non sembra essere la strada vincente. Infatti i risultati della International News Media Association ci parlano di un sempre minor interesse da parte degli editori per la soluzione Paywall all’interno dei loro siti internet 149 .

Il sondaggio effettuato da INMA risale all’anno 2015 e già riportava che l’interesse verso i

Paywall era in netto calo rispetto all’anno precedente.

Crowdfunding Concludiamo con un ultimo modello economico a cui abbiamo già fatto riferimento nelle pagine precedenti. Il sistema di raccolta fondi on line per finanziare progetti, anche detto crowdfunding, è un tipo di soluzione che negli ultimi anni ha riscosso notevoli risultati in tutto il mondo. Questo tipo di soluzione permette ad un singolo giornalista o ad una piccola realtà di ottenere i finanziamenti necessari per iniziare o proseguire il proprio lavoro. Basandosi su piccoli investitori disposti a pagare delle piccole somme di denaro, il crowdfunded journalism non si adatta alle grandi realtà editoriali. Solo nel 2014 sono stati finanziati tramite Kickstarter – la piattaforma di Crowdfunding più seguita - più di 200 progetti legati al giornalismo: nuove testate cartacee, portali online,

149 Joseph Lichterman, Survey: News orgs are prioritizing mobile development and placing less emphasis on paywalls, 18 Maggio 2015, http://www.niemanlab.org/2015/05/survey-news-orgs-are- prioritizing-mobile-development-and-placing-less-emphasis-on-paywalls/ Manuel Primi - 98 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

radio, reportage fotografici e soprattutto inchieste e reportage.150 Una soluzione dal basso che permette di finanziare dei piccoli progetti ambiziosi che altrimenti non troverebbero il modo di essere economicamente sostenibili. Uno dei problemi è nella confusione e disorganicità con la quale vengono presentati questi progetti all’interno delle piattaforme come Kickstarter. In pratica, all’interno della piattaforma si trovano numerosissime raccolte fondi per altrettanti progetti editoriali disposti in maniera casuale. Non è certo che un buon progetto riesca ad ottenere i finanziamenti necessari per dare il via ai lavori mentre è possibile che un’idea meno ambiziosa e meno originale riesca a raccogliere anche più del dovuto. Tutto sembra un po’ lasciato alla fortuna in questa fase iniziale. Ma la problematicità maggiore è rappresentata dal seguito del progetto. Non vi è certezza, infatti, che il materiale prodotto dal lavoro giornalistico sia seguito in un secondo tempo.

Addirittura si possono ottenere casi in cui i lettori sono anche in numero minore dei finanziatori del progetto, questo perché è più facile e veloce riuscire a donare 2 Euro che a leggere e seguire un articolo in Long Form d’inchiesta, in più lo scenario confuso e il caos di questi portali di raccolta fondi non sempre riescono a garantire un rapporto continuativo tra donatore e giornalista. Perplessità a parte, questo tipo di modello riesce a garantire una stabilità economica al giornalista o al gruppo di professionisti che riescono ad emergere dalla raccolta fondi on line. Di fatto le potenzialità di questo nuovo sistema sono tante e i risultati possono variare da progetto a progetto. Resta comunque sia un tipo di finanziamento che se mirato ad un singolo progetto o ad un singolo giornalista, riuscirebbe, almeno in un primo momento, a risollevare le sorti del giornalismo d’inchiesta che più di tutti sta subendo i colpi inflitti dalla gratuità delle news on line.

150 Andrea Daniele Signorelli, Crowdfunded Journalism. È la stampa bellezza, 10 marzo 2015 https://www.che-fare.com/crowdfunded-journalism-e-la-stampa-bellezza/ Manuel Primi - 99 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Conclusioni

Il giornalismo non è morto e di certo non morirà finché vi saranno storie da raccontare. Il giornalismo e l’editoria, come abbiamo visto, stanno cambiando così come cambiano le abitudini e le necessità di una società segnata dai mutamenti tecnologici sempre più frequenti. Il problema principale è che questo cambiamento per l’editoria rappresenta uno scenario molto più complesso, pieno di piattaforme su cui distribuire e di diversi tipi di linguaggio da utilizzare. Tutto questo scardina i vecchi modelli economici su cui si basavano i grandi quotidiani nazionali e rompe gli schemi comunicativi che i vari professionisti avevano utilizzato per svolgere il loro mestiere. All’interno di questo lavoro si è voluto verificare come e quanto sia cambiato il mestiere giornalistico, sia a livello pratico che teorico, sia dal punto di vista del singolo giornalista che da quello dell’editore.

Abbiamo visto nel primo capitolo quali sono i dati economici che caratterizzano questo periodo di transizione dal cartaceo al digitale nei principali gruppi editoriali del paese (Gruppo Espresso, Mondadori, RCS, 24Ore). Si è potuto constatare che il mercato dell’editoria è in netta crisi e che le perdite economiche sono sempre più consistenti ogni anno di più. Si è potuto altresì verificare che non si ha un pieno controllo e consapevolezza delle varie piattaforme digitali. Un problema che di fatto rallenta di molto il passaggio da un modello all’altro e che penalizza ancora di più quelle testate che non riescono a fare i conti con i nuovi linguaggi ed i nuovi mezzi di distribuzione. Una problematicità che non solo si traduce concretamente in perdite economiche ma che si ripercuote anche sull’immagine del brand nell’immaginario collettivo e dei lettori più affezionati. Il passaggio dal cartaceo al digitale non solo è inevitabile ma potrebbe rivelarsi l’unica soluzione per riportare al centro della società il ruolo di questa professione. L’esempio di

Manuel Primi - 100 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Amazon che con il Washington Post sperimenta un’applicazione per la distribuzione dell’edizione giornaliera sui vari dispositivi Kindle è il caso più calzante di questo intero lavoro. In Italia l’edizione cartacea è ancora al centro delle redazioni giornalistiche. Il fulcro economico ed editoriale di gran parte delle testate tradizionali. Porre in primo piano un tipo di supporto in disuso e che comporta importanti costi di stampa e distribuzione è un problema assai radicale e profondo. I nuovi criteri di finanziamento all’editoria, orientati al passaggio dal cartaceo al digitale, aiuteranno di certo un cambiamento di rotta. Tuttavia i fondi diretti emessi dallo Stato italiano non saranno distribuiti ai grandi gruppi editoriali quotati in borsa che quindi dovranno trovare da soli i fondi necessari per investire sul cambiamento. Fondi a parte è giusto ribadire che prima di essere un cambiamento di investimenti all’interno dei vari gruppi è innanzitutto un diverso approccio alla creazione della notizia e verso i propri lettori.

Nel secondo capito dedicato interamente al mondo digitale abbiamo per l’appunto notato questo netto cambio di tendenza. La possibilità di comunicare con i propri lettori e raccoglierne i feedback attraverso i social network, ad esempio, rappresenta una grande novità per tutto il mondo giornalistico. Se utilizzati prevalentemente come canale di ascolto e dialogo, i canali social possono aiutare le varie testate giornalistiche al passaggio dal cartaceo al digitale. Un continuo confronto con il lettore adesso è possibile ed in tempo reale. Questo può servire per comprendere quali sono le nuove esigenze di fruizione, i temi più letti ed il modo in cui vengono discussi sono tutte informazioni che si possono raccogliere per correggere le varie linee editoriali. Allo stesso tempo però, il mondo social comporta una serie di criticità con le quali il mondo dell’editoria deve necessariamente fare i conti. Prima di tutto vi è il fatto che i social sono piattaforme cosiddette Walled Garden, ovvero circuiti chiusi che difficilmente promuovono contenuti volti ad indirizzare gli utenti su altri siti. È necessario quindi che il mondo del giornalismo si adatti alla creazione di

Manuel Primi - 101 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

contenuti ad hoc specificatamente creati per il mondo social e che allo stesso tempo non tradiscano la propria identità editoriale.

Se Facebook è l’equivalente del bar dove ci si reca in pausa pranzo per avere un attimo di relax, leggendo il giornale gratuitamente e discutendo con i vari amici delle notizie quotidiane, in questo nuovo contesto Google prende il posto delle vecchie edicole.

Il motore di ricerca, come abbiamo visto, diviene la piattaforma principale dove ci si reca per trovare quello che si cerca e per approfondire temi ed argomenti. L’approccio iniziale a questo lavoro era volto a scoprire quanto, questa nuova piattaforma, potesse mettere in crisi i vecchi modelli giornalistici. Nel corso della stesura del capitolo dedicato alla SEO e a Google ci si è resi conto che le nuove tecniche di scrittura richieste dalla piattaforma sono per gran parte vecchie regole di buon senso e di buon giornalismo. Si tratta infatti, come abbiamo visto, di scrivere articoli pensando al lettore. Titoli efficaci, una struttura che sia graficamente ottimizzata alla fruizione su schermi piccoli e luminosi e l’uso di quelle parole che il lettore intende trovare al suo interno. La novità più significativa ed interessante sembra essere quella del link building. Una buona pratica SEO che in ambito giornalistico si traduce in “riconoscimento del lavoro altrui”. Questa vecchia pratica di buon giornalismo con Google diventa un regola che se sfruttata in pieno è in grado di ottimizzare il lavoro redazionale. Permette infatti ad ogni testata di potersi concentrare su temi ed aspetti che si possono coprire meglio. Questa migliore ottimizzazione del lavoro redazionale ha la potenzialità di accrescere i propri punti di forza e risparmiare tempo e risorse in temi ed argomenti che potrebbero non essere qualitativamente rilevanti.

Che il giornalismo non sia morto ma al contrario si ponga su di un livello superiore all’interno dell’era digitale lo abbiamo visto nel capitolo dedicato alla verifica delle fonti.

La missione di questa professione è sempre stata quella di raccontare il presente, renderlo

Manuel Primi - 102 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

comprensibile ai più e suggerire, magari, chiavi di lettura per affrontare il futuro. Abbiamo visto come, in uno scenario segnato dall’overload informativo, il giornalismo è chiamato a rafforzare questa sua “vecchia” vocazione. In uno scenario mediatico segnato dal caos il giornalista è chiamato a porre rimedio. Garantire ai propri lettori un’informazione attendibile, ordinata e che sappia dare ordine e priorità alla dieta mediatica è un giornalismo che svolge il suo lavoro, è un giornalismo che riconquista fiducia, che punta su di una sempre maggiore qualità e che quindi, riesce a sopravvivere nel tempo. Abbiamo dimostrato come la verifica delle fonti, la lotta alle fake news e all’overload informativo siano i nodi cruciali per garantire un futuro, sia in termini economici che di prestigio, a questa professione.

Nonostante questa riscoperta dell’importanza del lavoro d’informazione dovuta a reali esigenze dei lettori vi è al contempo una svalutazione, in termini economici, di questo lavoro. A concorrere a questa realtà vi è da una parte lo stesso Overload Infomativo che lo riqualificherebbe. La gratuità e la libertà delle informazioni nella rete fanno si che per ogni fonte primaria, magari a pagamento, ve ne siano altre 10 o 100 secondarie che la ritrattano e la ridistribuiscono gratuitamente. Ad aggravare ulteriormente lo scenario economico vi sono le stesse grandi piattaforme digitali (I vari Google, Facebook ecc..) che detengono la maggior parte del business pubblicitario tanto utile agli editori. Riuscire a trovare un modello economico che valorizzi e renda sostenibile il lavoro giornalistico è un traguardo difficile da raggiungere per tutti. Lo è ancor di più per le vecchie testate generaliste, cioè gran parte delle vecchie testate giornalistiche con tiratura nazionale. Abbiamo visto infatti, come il pubblico non sia più omogeneo ed interessato a tutto, ma sempre più suddiviso in piccole nicchie contraddistinte da tanti interessi differenti. Da qui una possibile riscoperta del giornalismo territoriale ma soprattutto un diverso approccio da parte delle redazioni sui propri prodotti. Il modello giornalistico tradizionale è rivolto a misurare i propri risultati

Manuel Primi - 103 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

attraverso il grande contenitore che è il giornale quotidiano. Il diverso approccio del giornalismo on line sta proprio nell’efficacia di ogni singolo articolo e non di un insieme di essi. Ogni singolo contenuto prodotto può infatti essere misurato sia in termini quantitativi

(traffico internet ricevuto), sia in termini qualitativi (attraverso i commenti dei lettori).

Questo diverso punto di vista, così come abbiamo detto all’interno di questo lavoro, sposta il dibattito sul futuro del giornalismo dai contenitori ai contenuti. Uno sguardo rivolto sempre più verso i propri lettori e ai loro interessi piuttosto che verso le diverse piattaforme su cui essere presenti.

In questo scenario contraddistinto sempre più da nicchie di lettori e da grandi giornali generalisti, abbiamo visto nell’ultimo capitolo che finanziare i propri progetti editoriali è possibile ma a diverse condizioni. Abbiamo potuto notare come sia possibile sopravvivere al cambiamento tecnologico e come i modelli economici si siano evoluti e differenziati all’interno dello scenario di internet. Tuttavia è giusto ribadire il concetto che ad ogni modello economico corrisponde un diverso approccio editoriale e viceversa.

Comprendere e conoscere le proprie esigenze e quelle dei propri lettori è il primo passo, ed il più importante, per poi affrontare scelte economiche incidenti che potrebbero cambiare radicalmente la natura di un progetto giornalistico.

In conclusione mi sento di affermare che il giornalismo è tutt’altro che morto, anzi il nuovo scenario mediatico che si sta man mano delineando è ricco di sfumature e potenzialità. Sono infatti innumerevoli le strade percorribili all’interno di così tante piattaforme ed altrettanti format comunicativi. La formula vincente per sopravvivere al cambiamento resta comunque la qualità. Una pietra angolare sulla quale bassare le proprie fondamenta per la costruzione del futuro. L’insieme di pratiche e tecniche di copertura giornalistica, di diffusione del contenuto e di dialogo con i propri lettori garantiscono un

Manuel Primi - 104 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

futuro giornalistico fondato sempre su una maggiore qualità dei servizi e delle informazioni offerti. A giovarne però non sarà solamente la professione stessa, che così si garantirebbe una sostenibilità economica duratura, ma anche l’intera società ed i sistemi economico/politici che si basano sul libero scambio di informazioni. Per ogni testata giornalistica però, diviene fondamentale essere il più flessibile possibile per poter far fronte a tutti i cambiamenti in corso e a quelli che sicuramente verranno. Se ogni testata giornalistica riuscisse nell’intento di costruire delle salde fondamenta basate su qualità, consapevolezza della propria missione professionale e delle necessità dei propri lettori, ogni tipo di cambiamento tecnologico o di comportamento che verrà non sarà più un ostacolo così insormontabile come adesso può sembrare l’era del 2.0.

Manuel Primi - 105 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Bibliografia

1. Anderson C.W., Bell E. e Shirky C. (2012) , Post-Industrial

Journalism: Adapting to the Present ; Columbia Journalism School

2. Bentivegna S., Marchetti R. (2016), Giornalisti in mezzo al Guado.

Norme e pratiche alla prova di Twitter , SISP, Milano

3. Campo P. (2012) , La libertà (di stampa) è partecipazione , in Europa

Quotidiano

4. Caniglia E. (2009) , La Notizia – Come si racconta il mondo in cui

viviamo , Edizioni Laterza, Roma

5. Carretta D. (2016), Ora c’è Politico a Bruxelles. E sa rendere un po’

sexy perfino l’Ue , in “IL – Il Futuro dei giornali”, Magazine de Il Sole

25 Ore, p.56

6. De Aguiar M. and Stearns J. (2016), Lessons Learned from the Local

News Lab , Geraldine R. Dodge Foundation

7. Di Liddo M., Falconi A., Iacovino G. e La Bella L. (2011) ; Il Ruolo

dei Social Network nelle Rivolte Arabe ; A cura del Ce.S.I. (Centro

Studi Internazionali); Osservatorio politica internazionale

8. Fieg – Federazione Italiana Editori Giornali (2014) , “La stampa in

Italia 2011-2013 ”

Manuel Primi - 106 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

9. Gubitosa C. (2007), Hacker, scienziati e pionieri. Storia sociale del

Ciberspazio e della Comunicazione Elettronica, Nuovi Equilibri

Editore, Roma

10. Maltraversi M. (2014), SEO e SEM. Guida avanzata al web

marketing , Edizioni LSWR, Milano

11. Mazzocco D. (2015), Giornalismo Online – Crossmedialità, blogging e

social network: i nuovi strumenti dell’informazione digitale , Centro di

Documentazione Giornalistica, Roma

12. Moruzzi M. (2015) , 15 Domande sui Social Media , Ebook

13. Murialdi P. (2006) , Storia del giornalismo italiano, dalle Gazzette a

Internet , Il Mulino, Bologna

14. Nielsen R. K. (2015), Local Journalism: The Decline of Newspapers

and the Rise of Digital Media , I.B.Tauris

15. Partipilo M. (2015) , Sempre online – Le regole dell’informazione tra

vecchi e nuovi media , Centro di documentazione giornalistica, Roma

16. Pulcini E. (2013), Dopo Internet , Castelvecchi Editore, Roma

17. Puliafito A. (2016), Contenuti e lettori al centro dello schermo , in

“Pollice verso”, inserto a Il Manifesto, P. 6

18. Puliafito A. (2016) , DCM Dal giornalismo al Digital Content

Management. Teoria e Tecniche delle nuove professionalità

dell’informazione ; Centro di Documentazione Giornalistica. Roma

Manuel Primi - 107 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

19. Santoro P. L. (2015) , Il futuro dei giornali, i giornali del futuro ,

Informant editore

20. Santoro P. L. (2016), E il manifesto “batte” tutti , in “Pollice Verso”,

allegato a Il Manifesto, p. 5

21. Santoro P. L. (2016), Un Gorilla in Redazione – tra link, troll e tanti

errori , in “Pollice Verso”, allegato a Il Manifesto, p. 2

22. Santoro P. L. e Pozzi P. (2015), Non solo il web uccide i giornal, in

New Tabloid, trimestrale Ordine dei giornalisti della Lombardia Anno

XLV N. 2. P. 6

23. Santoro P.L. (2016), Giornalisti e testate cinguettano (quasi) solo tra

loro , in “Pollice verso”, inserto a Il Manifesto, p. 3

24. Signorelli A. D. (2015), Tiratura illimitata – Dal crowdfunding ai

native ads: Inchiesta sul giornalismo che cambia , Mimesis Edizioni,

Milano

25. Sofri L. (2015), Notizie che non lo erano – Perché certe storie sono

troppo belle per essere vere , Rizzoli, Milano

26. TIME Settimanale (2006), Time Inc. USA, p. 1

27. Vitale P. (2016), L’uso di Facebook da parte degli editori. Cinque

colossi e cinque strategie a confronto , articolo in “Pollice Verso”,

allegato a Il Manifesto, p. 4

28.

Manuel Primi - 108 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

Sitografia

1. Ricerche Web effettuate in Italia nel periodo Aprile 2015 –

Aprile2016

http://gs.statcounter.com/#all-search_engine-IT-monthly-201504-

201604-bar

2. Post-Industrial Journalism: Adapting to the Present

http://towcenter.org/research/post-industrial-journalism-adapting-

to-the-present-2/

3. Consumi mediatici degli italiani dal 2011 al 2015

https://news-italia.it/2015/04/23/osservatorio-news-italia-2015-

informazione-social-tv-e-serialita/

4. Lelio Simi, ChartaMente: Copie rese quotidiani italiani nel 2015;

Marzo 2016

http://www.datamediahub.it/2016/03/15/chartamente-copie-rese-

quotidiani-italiani-2015/#axzz4MfgsEPvN

5. Gruppi Editoriali: La Crisi della Pubblicità in 3 Grafici

http://www.datamediahub.it/2014/07/07/gruppi-

editoriali/#axzz4MfgsEPvN

6. Bilanci e Comunicati Stampa ufficiali dei principali gruppi editoriali

Italiani da 2009 al 2013

Manuel Primi - 109 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

https://docs.google.com/spreadsheets/d/1jqBKw9tf8cMYK34TEqd

RVlWvNSzs_PNzctnx_urgslc/pubhtml

7. Statistiche penetrazione Internet nel Mondo.

http://www.internetworldstats.com/stats.htm

8. Evoluzione consumo di informazione negli ultimi 5 anni

http://www.datamediahub.it/2014/09/12/evoluzione-consumo-

dinformazione-negli-ultimi-5-anni/#axzz4MfgsEPvN

9. Consiglio dei Ministri, Comunicato Stampa n. 20, 24 marzo 2017,

http://www.governo.it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-

ministri-n20/7028

10. Alberto Puliafito. Il giornalismo non è morto. ma cerca di suicidarsi

online. 13/04/2015

http://www.albertopuliafito.it/giornalismo-online-morto-suicidarsi/

11. Francesca Minonne, Questo non è il Messaggero, 22 marzo 2015

http://framino.com/questo-non-e-il-messaggero/

12. Andrea Coccia, Fenomenologia del “click baiting”, 29 Luglio 2014

http://www.linkiesta.it/it/article/2014/07/29/fenomenologia-del-

click-baiting/22388/

13. Bruno Saetta; Google News, la Google tax e la retromarcia di

Murdoch; 01 Ottobre 2012 http://brunosaetta.it/internet/google-

news-la-google-tax-e-la-retromarcia-di-murdoch.html

Manuel Primi - 110 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

14. Bruno Saetta, L’incomprensibile guerra degli editori a Google News,

8 Novembre 2014 http://www.valigiablu.it/lincomprensibile-guerra-

degli-editori-a-google-news/

15. Richard Gingras, An update on Google News in Spain, 11 Dicembre

2014 https://europe.googleblog.com/2014/12/an-update-on-google-

news-in-spain.html

16. F.Me, Pubblicità online, un quarto della torta arriva dai video, 18

Ottobre 2016

http://www.corrierecomunicazioni.it/digital/44024_pubblicita-

online-un-quarto-della-torta-arriva-dai-video.htm

17. Claudio Giua, La rivincita dei giornali. "Record di nuovi lettori

conquistati sul web", 16 Giugno 2016

http://www.repubblica.it/cultura/2016/06/16/news/report_informaz

ione_giornali_web-142120407/?ref=HREC1-24

18. Digital News Report - Distinctions between Hard and Soft News,

Reuters Institute for the Study of Journalism – University of Oxford

http://www.digitalnewsreport.org/survey/2016/hard-soft-news-

2016/

19. Digital news Report 2016 - How Audiences Discover News Online,

Reuters Institute for the Study of Journalism – University of Oxford

http://www.digitalnewsreport.org/survey/2016/how-audiences-

discover-news-online-2016/ Manuel Primi - 111 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

20. Digital news Report 2016 - Paying for Online, News Reuters Institute

for the study of Journalism – University of Oxford

http://www.digitalnewsreport.org/survey/2016/paying-for-online-

news-2016/

21. Robert Allen, What happens online in 60 seconds?, 11 Agosto 2016,

http://www.smartinsights.com/internet-marketing-statistics/happens-

online-60-seconds/

22. Eric Newton , Searchlights & Sunglasses,

http://searchlightsandsunglasses.org/

23. Pier Luca Santoro, Giornalismo Post Industriale ,

http://www.datamediahub.it/2012/11/28/giornalismo-post-

industriale/#axzz4PiHc7epE

24. Justin Carissimo , CNN denies airing 30 minutes of hardcore porn,

New York, 25/11/2016 http://www.independent.co.uk/arts-

entertainment/tv/news/cnn-accidentally-airs-30-minutes-of-non-stop-

hardcore-porn-a7439371.html

25. Craig Silverman , This Analysis Shows How Fake Election News

Stories Outperformed Real News On Facebook, 16/11/2016

https://www.buzzfeed.com/craigsilverman/viral-fake-election-news-

outperformed-real-news-on-

facebook?utm_term=.blr3Oy7bBD#.ci6XaLopbN

Manuel Primi - 112 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

26. Pagella Politica e AGI , La notizia più condivisa sul referendum? È

una bufala, https://pagellapolitica.it/blog/show/148/la-notizia-

pi%C3%B9-condivisa-sul-referendum-%C3%A8-una-bufala

27. Maria Rosaria Spadaccino , Unità, il direttore ammette: «Raggi non

era nel video con Berlusconi», 16 Aprile 2016,

http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/16_aprile_16/unita-direttore-

ammette-raggi-non-era-video-berlusconi-7aa78170-0405-11e6-b48d-

5f404ca1fec7.shtml

28. Verification Handbook , la guida definitiva alla verifica dei contenuti

digitali per coprire le emergenze.

http://verificationhandbook.com/book_it/

29. Andrea Coccia (Traduzione italiana), 6 strumenti per riconoscere le

bufale online, Articolo di Pete Brown pubblicato originalmente in

inglese su The Conversation, (Six easy ways to tell if that viral story is

a hoax), 2 Ottobre 2015 http://www.slow-news.com/2015/10/6-

strumenti-per-riconoscere-bufale-online/

30. Free Social Media Statistics,

https://www.socialbakers.com/statistics/?interval=last-3-months#chart-

intervals

31. Censis-Ucsi ; 12° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, Roma,

26 marzo 2015,

http://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=121009 Manuel Primi - 113 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

32. Inma , International News Media Association; The Facebook media-

relationship status, it’s complicated; 27 Settembre 2016

https://inma.org/report-detail.cfm?pubid=189

33. Josh Roberts, Opening Up Instant Articles to All Publishers, 17

Febbraio 2016, https://media.fb.com/2016/02/17/opening-up-instant-

articles/

34. Victor Luckerson , The Free-Marketing Gravy Train Is Over on

Facebook, 22 Marzo 2014 http://time.com/34025/the-free-marketing-

gravy-train-is-over-on-facebook/

35. Scott Hershkowitz e Vadim Lavrusik , 12 Best Practices For Media

Companies Using Facebook Pages, 2 maggio 2013

https://www.facebook.com/notes/facebook-media/12-best-practices-

for-media-companies-using-facebook-pages/518053828230111

36. Luca Della Dora , Perché gli Instant Articles non riguardano (solo)

Facebook, 18 Maggio 2015 https://medium.com/italia/perch%C3%A9-

gli-instant-articles-non-riguardano-solo-facebook-

5c0a480ea106#.gddqigv41

37. Innova et Bella , Facebook Top Newspapers 2016 http://www.i-

b.com/facebook_top_newspapers_2016/facebook_top_newspapers_sint

esi.php

Manuel Primi - 114 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

38. Oxford Dictionary, Word of year 2016: Post-Truth,

https://en.oxforddictionaries.com/word-of-the-year/word-of-the-year-

2016

39. Marco Biffi , Viviamo nell'epoca della post-verità?, 25 Novembre

2016, http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-

linguistica/domande-risposte/viviamo-nellepoca-post-verit

40. Abby Ohlheiser , This is how Facebook’s fake-news writers make

money, 18 Novembre 2016 https://www.washingtonpost.com/news/the-

intersect/wp/2016/11/18/this-is-how-the-internets-fake-news-writers-

make-money/?tid=a_inl&utm_term=.357890aa4ecd

41. Richard Gingras , Labeling fact-check articles in Google News, 13

Ottobre 2016, https://blog.google/topics/journalism-news/labeling-fact-

check-articles-google-news/amp/

42. Fidji Simo , Svolta Facebook, adesso si impegna nel giornalismo, 11

Gennaio 2017, http://www.repubblica.it/tecnologia/social-

network/2017/01/11/news/svolta_facebook_adesso_si_impegna_nel_gi

ornalismo-155835009/?ref=search

43. Giuseppe Tripodi , Snapchat ha più utenti attivi di Twitter?, 3 Giugno

2016 http://www.mobileworld.it/2016/06/03/snapchat-ha-piu-utenti-

attivi-di-twitter-82599/

Manuel Primi - 115 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

44. Scot Hacker, Ashwin Seshagiri ; Tutorial: Twitter For Journalists;

Giugno 2007

https://multimedia.journalism.berkeley.edu/tutorials/twitter/

45. Osservatorio News-italia, Informazione, social TV e serialità, 25

Aprile 2015 https://news-italia.it/2015/04/23/osservatorio-news-italia-

2015-informazione-social-tv-e-serialita/

46. Bill Gates , Content is King, 1 marzo 1996

http://web.archive.org/web/20010126005200/http://www.microsoft.co

m/billgates/columns/1996essay/essay960103.asp

47. Craig Silverman e Lawrence Alexander , How Teens In The Balkans

Are Duping Trump Supporters With Fake News, 4 Novembre 2016,

https://www.buzzfeed.com/craigsilverman/how-macedonia-became-a-

global-hub-for-pro-trump-misinfo?utm_term=.lrlR9onO9#.so67zyG1z

48. American Press Institute , Millennials’ nuanced paths to news and

information, 16 Marzo 2015,

https://www.americanpressinstitute.org/publications/reports/survey-

research/millennials-paths-to-news-and-information/

49. Martin Asser , Search engine optimization (SEO), 2007,

http://www.bbc.co.uk/academy/journalism/article/art201307021121336

08

50. MOZ.com , Google Algorithm Change History,

https://moz.com/google-algorithm-change#2017 Manuel Primi - 116 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

51. Google , Guida introduttiva di Google all’ottimizzazione per motori di

ricerca (SEO),

https://static.googleusercontent.com/media/www.google.com/it//intl/it/

webmasters/docs/search-engine-optimization-starter-guide-it.pdf

52. Sentenza Corte di Giustizia Europea , Diritto all’Oblio, 13 Maggio

2014,

http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=1520

65&pageIndex=0&doclang=IT&mode=req&dir=&occ=first&part=1&c

id=15140

53. Sentenza 5525 del 2012, Corte di Cassazione,

http://www.ilsole24ore.com/pdf2010/SoleOnLine5/_Oggetti_Correl

ati/Documenti/Norme%20e%20Tributi/2012/04/corte-cassazione-

sentenza-5525-2012.pdf

54. Jeff Jarvis , New rule: Cover what you do best. Link to the rest, 22

Febbraio 2007, http://buzzmachine.com/2007/02/22/new-rule-cover-

what-you-do-best-link-to-the-rest/

55. Beatriz Vieira , Dietro le quinte: una prospettiva multi-piattaforma

sull’audience digitale in Italia, http://www.comscore.com/ita/Public-

Relations/Data-Mine/Dietro-le-quinte-una-prospettiva-multi-

piattaforma-sull-audience-digitale-in-Italia

Manuel Primi - 117 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

56. Diletta Parlangeli , Facebook e WhatsApp: ecco cosa fanno gli italiani

su internet, 16 Febbraio 2017,

https://www.wired.it/internet/web/2017/02/16/internet-italia-comscore/

57. Antonio Rossano , Wolfgang Blau: "Il giornalismo sarà dominato da

poche testate globali", 11 Novembre 2013,

http://espresso.repubblica.it/visioni/2013/11/11/news/wolfgang-blau-il-

giornalismo-sara-dominato-da-poche-testate-globali-1.140624

58. Lionel Barber , memo to staff on reshaping the newspaper for the

digital age. 10 settembre 2013. http://aboutus.ft.com/2013/10/09/lionel-

barber-memo-to-staff-on-reshaping-the-newspaper-for-the-digital-

age/#axzz4bCU8ONdp

59. Mario Tedeschini Lalli , Quello che non avevamo previsto. 13

Gennaio 2017, http://www.repubblica.it/speciali/cultura/20-anni-

repubblica/2017/01/13/news/tedeschini-155881100/

60. Jeff Jarvis , What now for news?, 10 Febbraio 2014,

http://buzzmachine.com/2014/02/10/now-news/

61. Antonio Sgobba , Perché sono tornate di moda le newsletter, 26

Ottobre 2015,

https://www.wired.it/internet/web/2015/10/26/newsletter-storia/

62. Rasmus Kleis Nielsen , Sempre più media, sempre meno giornalismo

locale, 19 GIUGNO 2015, http://it.ejo.ch/economia-media/sempre-piu-

media-sempre-meno-giornalismo-locale Manuel Primi - 118 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

63. Lukas I. Alpert , Buzzfeed Crosses $100 Million in Revenue, Staff

Memo Says, 25 Novembre 2014, Wall Street Journal,

http://blogs.wsj.com/cmo/2014/11/25/buzzfeed-crosses-100-million-in-

revenue-staff-memo-says/

64. Mike Isaac , Amazon’s Jeff Bezos Explains Why He Bought The

Washington Post, 2 Dicembre 2014, New York Times,

https://bits.blogs.nytimes.com/2014/12/02/amazons-bezos-explains-

why-he-bought-the-washington-post/?_r=0

65. Sam Frizell, Amazon Kindle Users Are Getting the Washington Post

for Free, Time, 20 Novembre 2014, http://time.com/3597304/amazon-

washington-post-kindle/

66. Valerie Strauss, U.S. Education Dept. decides Politico Pro costs too

much, 30 Gennaio 2014, Washington Post,

https://www.washingtonpost.com/news/answer-sheet/wp/2014/01/30/u-

s-education-dept-decides-politico-pro-costs-too-

much/?utm_term=.bc23c5601fd5

67. Sandy Suardi, Siti di news locali: un touchpoint strategico, 22 Marzo

2017, http://www.nielsen.com/it/it/insights/news/2017/sites-local-

news-a-strategic-touchpoint.html

68. Henry Blodget , Huffington Post Now Makes $100s Of Millions Of

Revenue, Putting Early Skeptics In Their Place, 3 Dicembre 2014,

http://uk.businessinsider.com/huffington-post-revenue-2014-12?r=US Manuel Primi - 119 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

69. Jeremy W. Peters , Huffington Post Is Target of Suit on Behalf of

Bloggers, 12 Aprile 2011,

https://mediadecoder.blogs.nytimes.com/2011/04/12/huffington-post-

is-target-of-suit-on-behalf-of-bloggers/

70. Andrea Signorelli , 7 milioni di italiani usano gli adblocker, 8 Giugno

2016, La Stampa,

http://www.lastampa.it/2016/06/08/tecnologia/news/milioni-di-italiani-

usano-gli-adblocker-x0A3damMdwmvtVIiC1QHiM/pagina.html

71. Pier Luca Santoro , Corriere: Effetto Paywall?, 29 Febbraio 2016,

DatamediaHub, http://www.datamediahub.it/2016/02/29/corriere-

effetto-paywall/#axzz4c2rYbevY

72. Davide Casati , Corriere della Sera: 26mila gli abbonati alla nuova

offerta digitale, 22 febbraio 2016,

http://www.corriere.it/cronache/16_febbraio_22/corriere-sera-26mila-

abbonati-nuova-offerta-digitale-4e1d503e-d981-11e5-b385-

82888b0a9701.shtml

73. Joseph Lichterman , Survey: News orgs are prioritizing mobile

development and placing less emphasis on paywalls, 18 Maggio 2015,

http://www.niemanlab.org/2015/05/survey-news-orgs-are-prioritizing-

mobile-development-and-placing-less-emphasis-on-paywalls/

Manuel Primi - 120 -

DAL CARTACEO AL DIGITALE. Come cambia il giornalismo nell'era 2.0

74. Andrea Daniele Signorelli , Crowdfunded Journalism. È la stampa

bellezza, 10 marzo 2015 https://www.che-fare.com/crowdfunded-

journalism-e-la-stampa-bellezza/

Manuel Primi - 121 -