Comune di Comune di Comune di Cabras

Nuovo Consorzio Pescatori

Pontis Sardegna Cabras

REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA PIANO OPERATIVO REGIONALE 2000-2006 MISURA 1.5 – RETE ECOLOGICA REGIONALE

Piano di Gestione

Stagno di Cabras SICp - ITB030036 ZPS - ITB034008

Gruppo di Lavoro Coerentemente con le linee guida dell’Assessora della Difesa Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna la redazione del presente Piano di Gestione per il sito Natura 2000 “Stagno di Cabras” è stata affidata ad un gruppo di esperti di quei settori rispetto ai quali è stato logico e necessario sia effettuare ricognizioni in campo e bibliografiche, che le valutazioni e le proposte del caso. Gli esperti incaricati dal Comune capo-fila, Nurachi, dopo la fase di ricognizione in campo e sulle fonti documentali disponibili, hanno contribuito alla definizione delle linee d’intervento funzionali ad assicurare quel soddisfacente stato di conservazione degli habitat e delle specie nonché ad individuarne le strategie di gestione. I lavori sono stati coordinati dall’Ufficio Area Marina Protetta Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre in quanto, essendo l’Ufficio che per definizione si occupa della gestione ambientale della fascia costiera e del mare, è parsa la struttura che meglio potesse svolgere tale ruolo anche in ragione del fatto che su cinque siti ricompresi nella rete Natura 2000 ben quattro si interfacciano con l’Area Marina Protetta. Tale approccio strumentale giustificato anche dal fatto che tale struttura poteva assicurare mezzi, strumenti, metodi ed informazioni per l’elaborazione del Piano. Il Gruppo di Lavoro è cosi costituito: • A. Mastinu, responsabile Area Tecnica del Comune di Nurachi – Responsabile del procedimento, Coordinatore del Comune capofila; • D. Mascia, responsabile area tecnica Comune di Riola Sardo – referente del Comune; • B. Paliaga, Direttore Responsabile dell’AMP – Coordinatore tecnico e scientifico; • G. Massaro, AMP – Università Cà Foscari di Venezia – supporto, cartografia, elaborazione dati; • P. Piras, geometra del Comune di Cabras – usi civici; • Legambiente Sardegna, Partner di progetto – facilitatore; • Nuovo Consorzio Pontis, Consorzio Cooperative - concessionario dello Stagno, Partner di progetto; • B. Sulis, architetto – urbanistica e pianificazione; • F. A. Pani, geologo – idrogeologia e pianificazione; • R. M. Sanna, geologo – geologia, uso del suolo; • G. Fenu, ricercatore – supervisione e verifica per flora e vegetazione; • I. Piras, naturalista – verifiche in campo per documentazione flora e vegetazione; • H. Schenk, naturalista – fauna selvatica; • G. De Falco, ricercatore – ecologia delle zone di transizione; • S. Como, ricercatore – ecologia delle zone di transizione; • S. Sebis, archeologo – esperto in storia del neolitico, eneolitico e nuragico • C. Del Vais, archeologo – esperto in storia fenico-punico e romano • A. M. Stiglitz, archeologo – esperto in storia medievale e moderna • D. Boi, socio-economista – socioeconomia • R. Ponti, geometra - procedure catastali • S. Lochi, geometra - procedure catastali

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A completamento degli apporti specialistici, di quelli istituzionali e di quelli dei partner di cui prima il gruppo di lavoro ha tenuto nel debbiato conto i dati relativi alla colonna d’acqua, all’ttiofauna ed all’idrologia ed idraulica desunti dalle relazioni di settore elaborate, rispettivamente, dall’Università di Sassari, di e dal Consorzio di Bonifica di fornite al Gruppo di Lavoro dagli Uffici dell’ADA della RAS.

Si tratta di: • Relazione concernente le attività svolte in merito a “Recupero ed analisi dei dati e conoscenze disponibili per l’elaborazione della prima fase del Piano di recupero ambientale e rilancio produttivo dello Stagno di Cabras a cura del Dipartimento di Botanica ed Ecologia vegetale dell’Università di Sassari; • Relazione settoriale concernente le attività svolte in merito alla componente biologica per l’elaborazione della prima fase del Piano di recupero ambientale e rilancio produttivo dello Stagno di Cabras a cura del Dipartimento di Biologia animale ed ecologia dell’Università di Cagliari;

Tali ultimi contributi costituiscono i presupposti per il Piano di recupero ambientale e rilancio produttivo dello Stagno di Cabras elaborati per la RAS unitamente al Consorzio di Bonifica di Oristano ed al Presidio Multifunzionale di Prevenzione della ASL di Or, a seguito della moria avvenuta nel 1999.

3 Premessa

Per inquadrare il lavoro di cui al seguito giova, seppur in sintesi, rimarcare che il Piano di Gestione in questione riguarda SIC/ZPS “Stagno di Cabras”, il quale oltre alla riconosciuta ed avvalorata significatività naturalistica che ne ha motivato l’inserimento nella Rete Natura 2000, possiede una dichiarata e consolidata significatività economica, sociale e culturale non solo nel contesto di locale ma anche nel contesto regionale. La significatività economica deriva dall’essere da tempo immemorabile un contesto produttivo nel quale attualmente operano circa 230 pescatori. Ancora oggi fondato esclusivamente e tradizionalmente sul prelievo di pesce la cui produttività è legata a fattori naturali (cicli) che negli ultimi decenni è condizionata anche da fenomeni di disturbo di origine antropica (disequilibri). Alcuni di fattori di disequilibrio (idraulici, chimico-fisici e biologici), trovano la loro origine nel vasto e complesso bacino imbrifero del Montiferru ed in parte dell’alto Campidano, ragion per cui fin d’ora s’intravvede che eventuali soluzioni, più radicali e definitive non saranno realisticamente gestibili unicamente dai soggetti (Comuni e Consorzio dei pescatori) che a diverso titolo sono coinvolti direttamente. I disequilibri ambientali possibili si ripercuotono, e/o si possono ripercuotere, maggiormente sul comparto della pesca lagunare introducendo elementi di instabilità, di disagio e di tensione sociali che non potranno in ogni caso essere gestiti nell’ambito di un Piano di Gestione che, anche secondo la filosofia della direttiva habitat, giova sottolinearlo, deve tenere conto della dimensione socio-economica che caratterizza il SIC-ZPS in questione. Quanto prima serve a sottolineare la tensione che ha permeato il gruppo di lavoro il quale ha operato per ricercare un realistico equilibrio tra le esigenze della conservazione e tutela e le esigenze di mantenimento e sviluppo sostenibile di attività che oltre che essere uno dei tratti economici più significativi del territorio di riferimento è un vero e proprio giacimento culturale nelle sue diverse articolazioni (tecnologia della pesca, produzioni e gastronomia ittica,...). L’equilibrio ricercato dal gruppo di lavoro non sembra forzato e/o irraggiungibile se si deve tener nel massimo conto che ci si trova in un contesto ove a fronte di indicatori di naturalità ancora buoni/eccellenti, sono altrettanto evidenti i livelli di antropizzazione secolare riferibili comunque a forme di sfruttamento estensive ed a basso impatto tecnologico. Si tratta di forme di sfruttamento che, se opportunamente indirizzate ad una gestione ambientale (innovazione), potranno contribuire ad una gestione sostenibile sia dal punto di vista naturale che da quello socio-economico. Con tale spirito il Gruppo di Lavoro ha tenuto nel debito conto del paradosso costituito dall’aver ricompresso una parte dello Stagno di Cabras (la parte meridionale) entro le delimitazioni del SICp e ZPS “Stagno di Cabras” (ITB030034 – ITB034006) ragione per la quale la lettura del PdG relativa alla laguna di Mistras consentirà una migliore comprensione del tutto ed anche sostenere l’ipotesi di una nuova definizione della perimetrazione del SIC – ZPS.

4 SOMMARIO Premessa 4 1. Introduzione ...... 12 1.1. Caratteristiche del sito e necessità del piano di gestione ...... 12 1.1.1. Specificità del sito e tipologia di appartenenza...... 12 1.1.2. Applicazione dell’iter logico decisionale per le scelte del piano e l’individuazione del tipo di piano di gestione ...... 12 2. Quadro di riferimento normativo ...... 14 2.1. Convenzioni internazionali e Direttive comunitarie ...... 15 2.1.1. Convenzione di Berna ...... 15 2.1.2. Convenzione di Barcellona...... 16 2.1.3. Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2002, relativa all'attuazione della gestione integrata delle zone costiere in Europa...... 16 2.1.4. Convenzione di Ramsar...... 17 2.1.5. Convenzione europea del paesaggio (Firenze 2000) ...... 17 2.2. Normativa nazionale...... 18 2.2.1. Legge Quadro sulle Aree Protette (Legge n. 394/1991)...... 18 2.2.2. Vincolo idrogeologico (Regio Decreto. n. 3267/1923) ...... 19 2.2.3. Acque Pubbliche e Pertinenze Idrauliche ...... 19 2.2.4. Tutela dei Corpi Idrici (D.Lgs. n. 152/1999) ...... 19 2.2.5. Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137 (DECRETO LEGISLATIVO 22 gennaio 2004, n. 42 - ex T. U. In materia di Beni Culturali L. N° 490/99)...... 20 2.2.5.1. Fascia di pertinenza fluviale (art. N°142 lett. C) ...... 21 2.2.5.2. Aree boscate o incendiate (art. N°142 lett. G)...... 21 2.2.5.3. Aree università agrarie ed usi civici (art. N°142 lett. H)...... 21 2.2.5.4. Beni archeologici (art. n°142 lett. M) ...... 21 2.2.5.5. Aree sottoposte a Vincolo Paesaggistico (ex 1497/49)...... 22 2.3. Quadro legislativo regionale e piani di settore in materia di tutela ambientale ...... 22 2.3.1. Norme per l’istituzione e la gestione dei parchi, delle riserve e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza naturalistica ed ambientale (L.R. n. 31/1989)...... 22 2.3.2. Piano Paesaggistico Regionale...... 23 2.3.3. Piano stralcio di assetto idrogeologico ...... 25 2.3.4. Piano forestale regionale ambientale ...... 28 2.3.5. Piano regionale d’estrazione di cava...... 28 2.3.6. Piano regolatore generale acquedotti ...... 29 2.3.7. Acque Pubbliche e Pertinenze Idrauliche ...... 30 2.3.8. Piano d’ambito...... 30 2.3.9. Piano tutela delle acque ...... 31

5 2.4. Piano Urbanistico Provinciale ...... 31 2.5. Piani Urbanistici Comunali...... 31 2.5.1. PUC di Nurachi...... 32 2.5.2. PUC di Riola Sardo ...... 32 2.5.3. PUC di Cabras...... 33 3. Quadro normativo di riferimento per la gestione dei Siti Natura 2000 e le misure di conservazione...... 36 3.1. Direttiva “Habitat”...... 36 3.2. Direttiva “Uccelli selvatici” ...... 36 3.3. Misure di conservazione ...... 36 3.3.1. Misure Regolamentari ...... 37 3.3.2. Misure amministrative ...... 38 3.3.3. Misure contrattuali ...... 38 3.3.3.1. ATTIVITÀ...... 39 3.3.4. IPOTESI ENTE DI GESTIONE:...... 40 3.3.4.1. Aspetti amministrativi ...... 40 3.3.4.2. Aspetti tecnico-scientifici ...... 40 3.3.4.3. Aspetti decisionali...... 41 3.3.4.3.1. Deliberazione RAS 917 del 7/3/2007...... 41 4. Quadro conoscitivo ...... 43 4.1. Caratteristiche generali del sito...... 43 4.2. Componente fisica ...... 44 4.2.1. Caratteristiche climatiche ...... 44 4.2.1.1. La termometria ...... 45 4.2.1.2. Le precipitazioni ...... 46 4.2.1.3. Igrometria ...... 47 4.2.1.4. Barometria ...... 47 4.2.1.5. Aspetti anemologici...... 47 4.2.1.6. Indici climatici...... 48 4.2.1.7. Diagrammi climatici ...... 49 4.2.1.8. Classificazioni fitoclimatiche ...... 50 4.2.1.9. La climatologia ...... 51 4.2.2. Caratteri geologici ...... 51 4.2.2.1. La penisola del Sinis in generale ...... 52 4.2.2.2. Il Campidano ...... 60 4.2.3. Geomorfologia ...... 65 4.2.3.1. Il Sinis ...... 65 4.2.3.2. Lo stagno di Cabras ...... 66 4.2.3.3. Le lagune e le paludi minori ...... 67 4.2.4. Principali processi morfogenetici...... 68 4.2.5. Inquadramento idrogeologico...... 70 4.2.5.1. Idrografia superficiale ...... 70

6 4.2.5.2. Caratteri idrogeologici del settore adiacente lo stagni di Cabras...... 72 4.2.6. Caratteristiche Pedologiche...... 77 4.2.6.1. Unità di paesaggio e suoli ...... 78 4.2.6.1.1. I suoli sui basalti pliocenici ...... 78 4.2.6.1.2. I suoli sulle marne e sui calcari del Miocene ...... 78 4.2.6.1.3. I suoli sui depositi conglomeratici marini quaternari...... 78 4.2.6.1.4. I suoli sulle alluvioni del Pleistocene...... 79 4.2.6.1.5. I suoli sulle alluvioni ciottolose oloceniche ...... 79 4.2.6.1.6. I suoli sulle sabbie eoliche dell’Olocene ...... 79 4.2.6.1.7. I suoli su sedimenti litoranei olocenici ...... 79 4.2.7. Elementi di degrado e fonti di inquinamento...... 80 4.2.7.1. Vulnerabilità idrogeologica ...... 80 4.2.7.2. Le discariche...... 81 4.2.7.3. Le industrie...... 81 4.2.7.4. L’attività agricola intensiva e l’allevamento intensivo...... 81 4.2.7.5. Aree urbanizzate prive di servizi ...... 82 4.2.7.6. Prelievi eccessivi dalle falde sotterranee ...... 82 4.2.7.7. Il rischio di inondazione del settore a ridosso del Rio Tanui e della SP1...... 83 4.2.7.8. Il rischio di inondazione del settore a ridosso del Rio Mar’e Foghe...... 83 4.3. Assetto floristico e vegetazionale ...... 85 4.3.1. Scheda Natura 2000...... 85 4.3.2. Habitat d'interesse comunitario ...... 85 4.3.2.1. Habitat integrativi...... 87 4.3.2.2. Habitat ufficiali non confermati sul campo...... 87 4.3.3. Specie floristiche...... 87 4.3.3.1. Principali specie botaniche ...... 87 4.3.3.2. Specie endemiche...... 88 4.3.3.3. Specie di elevato valore bioeografico e conservazionistico...... 88 4.3.3.4. Specie incluse negli allegati II e IV della Direttiva Habitat...... 88 4.3.3.5. Specie prioritarie ...... 88 4.3.3.6. Specie incluse nella Lista Rossa Nazionale ...... 88 4.3.3.7. Specie alloctone ...... 88 4.3.4. Vegetazione presente ...... 89 4.3.4.1. Descrizione delle fitocenosi ...... 89 4.3.4.2. Inquadramento sintassonomico ...... 91 4.4. Assetto faunistico...... 93 4.4.1. Checklist dei Vertebrata (Amphibia, Reptilia, Aves, Mammalia non volanti)...... 93 4.4.1.1. Criteri ...... 93 4.4.1.2. Tutela legale in Sardegna ...... 97 4.4.1.3. Checklist degli Uccelli (Aves), 1997 - 2006 ...... 97 4.4.1.4. Checklist degli Anfibi (Amphibia), 1997 - 2006 ...... 106 4.4.1.5. Checklist dei Rettili (Reptilia), 1997 – 2006 ...... 107 4.4.1.6. Checklist dei Mammiferi (Mammalia), 1997 - 2006 ...... 107

7 4.4.1.7. Sintesi dello status faunistico dei Vertebrati (Amphibia, Reptilia, Aves, Mammalia non volanti) che si riproducono nello Stagno di Cabras, 1997 - 2006...... 108 4.4.1.8. Cenni sull’ittiofauna ...... 110 4.4.1.9. Cenni sugli Invertebrati ...... 111 4.4.2. Importanza dello Stagno di Cabras in base alla Direttiva “Uccelli selvatici”...... 111 4.4.3. Importanza dello Stagno di Cabras in base alla Direttiva “Habitat” ... 116 4.4.4. Valutazione dell’importanza nazionale del Sito...... 116 4.4.5. Valutazione dell’importanza comunitaria del Sito...... 121 4.4.6. Importanza dello Stagno di Cabras in base alla Convenzione di Ramsar...... 123 4.4.7. Specie minacciate a livello mondiale, nazionale e regionale ...... 125 4.4.8. Testuggine comune-EN ...... 128 4.4.9. Specie di interesse biogeografico...... 130 4.4.9.1. Forme endemiche ...... 130 4.4.10. Tutela legale delle specie di Vertebrata a livello regionale ...... 132 4.4.11. Unità ambientali e ricchezza di specie con uno status di conservazione insoddisfacente ...... 134 4.4.12. Aree chiave per la conservazione della biodiversità dei Vertebrata dello Stagno di Cabras e identificazione delle minacce (criticità)...... 137 4.4.13. Posizione del Sito rispetto al sistema regionale delle aree protette.... 141 4.5. ASSETTO IDROBIOLOGICO (Colonna d’acqua e benthos) ...... 143 4.5.1. Introduzione...... 143 4.5.2. Livello di materia organica nei sedimenti superficiali...... 144 4.5.3. Trasporto dei sedimenti all’interno della laguna ...... 145 4.5.4. Variazioni temporali della sedimentazione...... 146 4.5.5. Comunità macrobentoniche animali quale strumento di valutazione ambientale ...... 147 4.5.6. Pressioni e indicatori per la valutazione della situazione attuale ...... 148 4.5.7. Scenari gestionali derivanti dalle conoscenze scientifiche ...... 151 4.5.8. Serie storiche di dati su alcuni parametri relativi allo Stagno di Cabras ...... 151 4.5.8.1. Volumi scaricati dallo Stagno di Cabras nel mare (1924-2000) ...... 151 4.5.8.2. Salinità ...... 152 4.5.8.3. Precipitazioni ...... 154 4.6. Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali ...... 155 4.6.1. Il patrimonio archeologico ...... 155 4.6.2. COMUNE DI CABRAS ...... 155 4.6.2.1. Neolitico ed Eneolitico (V-III millennio a.C.)...... 155 4.6.2.2. Periodo nuragico (Età del Bronzo-Età del Ferro: 1800-VIII sec. a.C.) ...... 156 4.6.2.3. Età fenicia ...... 157 4.6.2.4. Età punica ...... 157 4.6.2.5. Età romana e tardo-antica ...... 157 8 4.6.2.6. Età medievale ...... 159 4.6.2.7. Età moderna ...... 159 4.6.2.8. Tutela e valorizzazione ...... 159 4.6.3. COMUNE DI NURACHI...... 160 4.6.3.1. Neolitico ed Eneolitico (V-III millennio a.C.)...... 160 4.6.3.2. Periodo nuragico (Età del Bronzo – Prima Età del Ferro) ...... 160 4.6.3.3. Età punica ...... 160 4.6.3.4. Età romana...... 161 4.6.3.5. Età medievale ...... 161 4.6.3.6. Età moderna ...... 161 4.6.3.7. Tutela e valorizzazione ...... 161 4.6.4. COMUNE DI RIOLA SARDO ...... 161 4.6.4.1. Area di indagine ...... 162 4.6.5. Individuazione delle aree archeologiche...... 162 4.6.5.1.1. Analisi delle conoscenze pregresse ...... 162 4.6.5.1.2. Prospezione nell’area interessata dall’intervento...... 162 4.6.5.1.3. Determinazione delle aree archeologiche ...... 163 4.6.5.1.4. Vincoli esistenti ...... 164 4.6.5.1.5. Valutazione del rischio archeologico ...... 164 4.6.5.1.6. Azioni per la riduzione del rischio archeologico ...... 165 4.7. ASSETTO SOCIO-ECONOMICO...... 166 4.7.1. Situazione catastale (proprietà) ...... 166 4.7.2. Territorio e popolazione ...... 175 4.7.2.1. Il quadro territoriale...... 175 4.7.2.2. La situazione demografica ...... 177 4.7.2.3. Le dinamiche demografiche ...... 179 4.7.2.3.1. Le variazioni inter-censuarie di medio periodo...... 179 4.7.2.3.2. Le dinamiche demografiche annuali ...... 180 4.7.2.4. La struttura della popolazione ...... 182 4.7.3. Livello di scolarizzazione ...... 183 4.7.4. Il mercato del lavoro ...... 185 4.7.5. La struttura economica ...... 186 4.7.5.1. Il sistema delle imprese...... 187 4.7.5.2. La struttura dell’occupazione per settori e comparti di attività ...... 191 4.7.6. L’agricoltura ...... 197 4.7.7. Il turismo...... 203 4.7.8. STAGNI DI CABRAS E DI MISTRAS: BENI AMBIENTALI E IDENTITARI...... 206 4.7.9. Soggetti amministrativi e gestionali competenti ...... 227 4.7.9.1. Amministrativi: ...... 228 4.7.9.2. Gestione...... 228 4.7.10. Altri soggetti e agenti di sviluppo...... 228 4.7.11. Tipologie di risorse finanziarie utilizzabili per la gestione del sito ...... 228

9 4.7.11.1.1. Fondi Regionali ...... 228 4.7.11.1.2. Fondi Nazionali...... 229 4.7.11.1.3. Fondi Europei...... 229 4.8. Inquadramento territoriale, paesaggistico e urbanistico ...... 230 4.8.1. Riola Sardo ...... 230 4.8.1.1. Il quadro territoriale...... 230 4.8.1.2. Unità ambientali di paesaggio ...... 231 4.8.1.2.1. Paesaggio della pianura...... 231 4.8.1.2.2. Paesaggio delle zone umide ...... 231 4.8.1.3. Caratteri urbanistici ...... 232 4.8.2. Nurachi ...... 232 4.8.2.1. Il quadro territoriale...... 232 4.8.2.2. Unità ambientali di paesaggio ...... 233 4.8.2.3. Caratteri urbanistici ...... 233 4.9. Caratteristiche dell’uso del suolo...... 235 4.9.1. AREE URBANIZZATE ...... 235 4.9.1.1. Aree urbane...... 235 4.9.1.1.1. Cabras ...... 235 4.9.1.1.2. Nurachi ...... 236 4.9.1.1.3. Riola ...... 236 4.9.1.1.4. San Salvatore ...... 237 4.9.1.2. Discariche ed aree di depositi di materiali di scavo...... 237 4.9.2. TERRITORI AGRARI ...... 237 4.9.2.1. Strutture aziendali e serre ...... 238 4.9.2.2. Seminativi e colture erbacee ...... 238 4.9.2.3. Oliveti e frutteti...... 238 4.9.2.4. Vigneti ...... 238 4.9.2.5. Aree a pascolo ...... 238 4.9.2.6. Risaie...... 238 4.9.3. AREE UMIDE, FLUVIALI E RIPARIALI ...... 238 4.9.3.1. Acque ...... 238 4.9.3.2. Lagune e stagni...... 238 4.9.3.3. Aree fluviali e ripariali ...... 239 4.9.3.4. Acquacoltura...... 239 4.10. INFORMAZIONE E COINVOLGIMENTO DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI E DEGLI ATTORI SOCIALI NELLA DEFINIZIONE DEL PIANO DI GESTIONE...... 240 4.10.1. I pescatori ...... 240 4.10.2. La Società Sinis – San Vincenzo ...... 242 4.10.3. Il Consorzio di Bonifica...... 242 5. OBIETTIVI DEL PIANO DI GESTIONE ...... 244 5.1. Obiettivo generale ...... 244 5.2. Obiettivi specifici...... 244

10 6. STRATEGIA DI GESTIONE E SCHEDE DELLE AZIONI DI GESTIONE . 247 6.1. Strategia di gestione (sintesi) ...... 247 6.1.1. Comune di Nurachi...... 247 6.1.2. Comune di Riola...... 247 6.1.3. Comune di Cabras...... 248 6.2. Modificazioni alla perimetrazione (Cabras) ...... 248 6.3. 249 6.4. Ipotesi di proposte gestionali per alcuni ambiti del SIC / ZPS “Stagno di Cabras”...... 249 6.5. SCHEDE AZIONI DI GESTIONE...... 251 7. CONCLUSIONI...... 280 8. BIBLIOGRAFIA CONSULTATA E CITATA...... 281

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1. Introduzione

1.1. Caratteristiche del sito e necessità del piano di gestione

1.1.1. Specificità del sito e tipologia di appartenenza Vedere Formulari Natura 2000 Allegati.

1.1.2. Applicazione dell’iter logico decisionale per le scelte del piano e l’individuazione del tipo di piano di gestione Premesso che dall’analisi della normativa vigente in materia di conservazione e tutela degli habitat e delle specie presenti nel SIC – ZPS “Stagno di Cabras” risulta che l’applicazione delle normative vigenti in materia di Pianificazione Urbanistica, di Tutela del Paesaggio, di Tutela dei Beni Archeologici, di tutela dei suoli, di tutela della Acque, di tutela della Fauna, ecc…, dovrebbe assicurare, o perlomeno controllare, forme d’uso delle risorse sostenibili ricompresse nel SIC-ZPS in questione, la decisone di elaborare ed adottare un Piano di Gestione, in attuazione del DPR 357/97 e successive modiche, nasce dall’evidente incompletezza ed inadeguatezza degli strumenti vigenti rispetto alla esplicita necessità di disporre uno strumento di governo specificatamente orientato alla gestione degli habitat e di alcune specie presenti nell’ambito di tale SIC-ZPS.

Pur non rendendosi necessaria la formulazione e l’adozione di norme specifiche sulle forme d’uso delle risorse in ragione del fatto che il sistema delle norme pur frammentato su diversi strumenti specifici esistenti (urbanistica, suolo, paesaggio, acqua ecc.) che già assolvono a tale compito, per una più esplicita e/o efficace protezione degli habitat e delle specie si rende necessario redigere un Piano di Gestione allo scopo di:

- Dare significato politico alla vigenza della Direttiva 92/43; - Elevare a rango di specifica area da tutelare le superfici ricadenti entro il SIC-ZPS; - colmare la lacuna della designazione di aree protette (a livello locale e regionale) in senso naturalistico e non tanto e solo rispetto alle singole componenti di pertinenza degli strumenti normativi vigenti, ma anche nell’ottica specifica della tutela dell’ecosistema in senso ampio; - valorizzare e/o meglio funzionalizzare norme e dispositivi preesistenti al concetto di habitat nel senso della Direttiva Habitat (92/43); - redigere un documento specifico che analizzi e descriva le risorse del territorio in termini di habitat e specie correlate, affinché costituisca un riferimento per orientare le politiche di gestione e sviluppo (piani di settore, Piani di Azione Locale) nonché per la gestione operativa (autorizzazioni, fattibilità, manutenzione, bonifica ecc.); - creare le basi culturali, metodologiche e strumentali per il miglioramento/aggiornamento continuo sulla conoscenza dello stato delle risorse intese come risorse strategiche per uno sviluppo subordinato al mantenimento della qualità delle risorse naturali in termini quali-quantitativi (sviluppo sostenibile); - applicare e far applicare le procedure della Valutazione d’incidenza e d’impatto ambientale non solo come procedure obbligatorie ma come funzionali all’ottimizzazione della politica ambientale e di quella economica (valutazione ex ante); 12 - mettere in valore il potenziale economico dei valori naturali, culturali e tradizionali mediante forme d’uso della risorse non depauperanti, fondate su produzioni e colture tradizionali, qualitativamente competitive sui mercati, forme autentiche di agriturismo ed ittiturismo, turismo naturalistico e culturale, ecc. - reinterpretare le classificazioni delle risorse presenti negli altri strumenti di governo nelle quali piuttosto che l’approccio all’habitat hanno sempre proposto un approccio a zone omogenee tipici della visione urbanistica;

13 2. Quadro di riferimento normativo

Per quanto riguarda la Rete Ecologica Regionale il riferimento normativo primario è rappresenato dalle Direttive “Uccelli” (79/409/CEE) ed “Habitat” (92/43/CEE) che sono state emanate dall’Unione Europea e che prevedono la creazione della Rete Natura 2000. La Direttiva “Habitat” è stata recepita dallo Stato Italiano attraverso il D.P.R. 357/97 ed il successivo D.P.R. 120/2003, mentre la Direttiva “Uccelli” è stata recepita nell’ordinamento nazionale attraverso la Legge n. 157/92 e nell’ordinamento della Regione Sardegna con la L.R. n. 23/1998. Entrambe le Direttive prevedono la individuazione di aree di particolare tutela, le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e i Siti d’Importanza Comunitaria (SIC). L’individuazione dei Siti è stata realizzata in Italia dalle singole Regioni, attraverso il Progetto LIFE “Bioitaly”, concluso per la Sardegna nel 1997 e successivamente integrato nel 2004. Il Ministero dell’Ambiente, ha seguito della pubblicazine da parte dell’Unione Europea della guida “La gestione dei siti della Rete Natura 2000”, ha redatto due documenti di riferimento: le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”, D.M. 3 settembre 2002, ed il “Manuale delle linee guida per la redazione dei Piani di Gestione dei siti Natura 2000”. Le direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, con i relativi allegati, sono state recepite e solo in parte attuate dalla Regione Sardegna con la L.R. n. 23/1998, che costituisce attuazione anche delle Convenzioni Internazionali di Parigi (1950), di Ramsar (1971) e di Berna (1979). Sino al completo recepimento delle citate direttive europee con apposita norma regionale, in Sardegna si applicano le disposizioni di cui al D.P.R. 357/97, modificato ed integrato con il D.P.R. 120/2003. “Il D.P.R. 357/97 attribuisce alle Regioni la competenza all’adozione delle misure di conservazione necessarie e dei piani di gestione che possono essere specifici o integrati ad altri piani di sviluppo.” La Regione Sardegna può quindi esercitare direttamente le funzioni amministrative assegnate dal D.P.R. 357/97, oppure prevedere con propria norma l’attribuzione della funzione di soggetto gestore ad ente terzo, che può essere individuato nella Provincia o nel Comune o aggregazione di Comuni interessati dalla presenza di un sito, in ogni caso nel rispetto dei principi di sussidarietà e legalità. Allo stato attuale, in mancanza di una disciplina specifica in materia di gestione dei siti della Rete Natura 2000, la Regione Sardegna rimane titolare della responsabilità generale sull’attuazione della Direttiva Habitat, ma per rendere efficaci le scelte regolamentari e di programmazione del piano di gestione si dovrà far riferimento, facendo eventualmente ricorso a strumenti convenzionali, ai diversi livelli di governo del territorio con i quali il piano di gestione deve integrarsi” (Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato Difesa Ambiente – Servizio Conservazione della Natura e degli habitat, “Linee Guida per la redazione dei piani di gestione dei pSIC e ZPS” , dicembre 2005). La Regione Sardegna con la Misura 1.5 – Rete Ecologica regionale dell’Asse 1 – Risorse Naturali del POR Sardegna 2000-2006 promuove la realizzazione della Rete Ecologica regionale mediante l’attuazione di tre azioni: 1.5.a – Programmazione della rete ecologica, con la predisposizione degli strumenti di gestione (Piani di Gestione); 1.5.b – Interventi di tutela, valorizzazione e salvaguardia ambientale previsti dai Piani di Gestione; 1.5.c – Azioni economiche sostenibili (promozione e valorizzazione delle attività locali e delle iniziative imprenditoriali compatibili, coerenti con gli strumenti di gestione).

14 Alla data del 30 novembre del 2006 la Provincia di Oristano, i Comuni (singoli o aggregati) e l’Area Marina Protetta della Penisola del Sinis, hanno presentato alla Regione Sardegna i Piani di Gestione delle seguenti aree della Rete Ecologica regionale (nell’ambito del bando 2005 della Misura 1.5 del POR Sardegna): 1. pSIC “Stagni di Marceddì, San Giovanni e Corru S’Ittiri” () 2. pSIC “Stagno di S’Ena Arrubia e territori limitrofi” (Arborea - ) 3. pSIC “Cirras – Sassu” (Santa Giusta); 4. pSIC “Stagno di Santa Giusta” (Santa Giusta Oristano); 5. pSIC “Stagno di Pauli Maiori” (-Santa Giusta); 6. pSIC “Stagno di Sale Porcus” (San Vero ); 7. pSIC “Stagni di Putzu Idu – Sa Salina Manna” (); 8. pSIC “Sos Molinos – Sos Lavros – Monte Urtigu” (Santulussurgiu – ); 9. pSIC “Media Valle del Tirso – Altopiano di – Rio Siddu” (12 Comuni Alto Oristanese, capofila ); 10. pSIC/ZPS “Stagno di Cabras” (Cabras, Riola Sardo e Nurachi – capofila) 11. pSIC/ZPS ”Stagno di Mistras di Oristano (Cabras capofila e Oristano) 12. pSIC “San Giovanni di Sinis” (Cabras); 13. pSIC/ZPS “Isola di mal di ventre (Cabras) 14. pSIC “Catalano” (Cabras);

La Comunità Montana del Montiferru ha anche redatto i Piani di Gestione dei Monumenti Naturali di “Sa Roda Manna” (Scano Montiferro) e di “S’Archittu” (), nell’ambito del bando 2002 della Misura 1.5 – Rete Ecologica regionale del POR Sardegna. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), in attuazione delle L. n. 979/82 (difesa del mare) e della L. n. 394/91 (legge quadro sulle aree protette), con decreto del 12.12.97 (modificato con Decreto del Ministro dell’Ambiente del 17.07. 2003, è stata istituita l’Area Marina Protetta “Penisola del Sinis Isola di Mal di Ventre”, della quale l’Ente Gestore è il Comune di Cabras. Nell’AMP sono completamente ricompresi i pSIC 12, 13, 14 e parzialmente il n. 11 (è in corso l’ampliamento dell’AMP allo scopo di ricomprenderlo per intero) rispetto ai quali il MATTM sostiene l’applicazione delle Direttive citate. Inoltre, nell’AMP sono in corso di recepimento le disposizioni della Convenzione di Barcellona allo scopo di definire un’area ASPIM.

2.1. Convenzioni internazionali e Direttive comunitarie

2.1.1. Convenzione di Berna La Convenzione di Berna è relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa ed è stata adotta, a Berna, il 19 settembre del 1979, e ha come scopo primario quella di assicurare òa conservazione della flora e della fauna selvatiche e dei loro habitat la cui conservazione richiede la cooperazione di vari Stati e di promuovere tale cooperazione. È scaturita tra gli Stati Membri dalla necessità di riconoscere che la flora e la fuana selvatiche costituiscono un patrimonio naturale di valore: - estetico; - scientifico; - culturale; - ricreativo; - economico;

15 - intrinseco da preservare e trasmettere alle generazioni future. Passo importante per la conservazione di alcuni habitat e specie è stato compiuto riconoscendo che la conservazione dovrebbe rientrare negli obiettivi e nei programmi nazionali e che una cooperazione internazionale dovrebbe instaurarsi per preservare in particolare le specie migratrici. La comunità ha approvato tale convenzione con decisione 82/72/CEE del Consiglio e integrata con successive decisioni dallo stesso. L’area (habitat e specie) oggetto del presente Piano di Gestione, è interessata da quanto sancito dalla Convenzione di Berna.

2.1.2. Convenzione di Barcellona La Convenzione di Barcellona ed i relativi Protocolli, che la regione ha considerato necessari per la protezione del mar Mediterraneo, sono gli strumenti legali adottati sotto il MAP (Mediterranean Action Plan). La Convenzione emendata ed alcuni Protocolli non sono ancora entrati in vigore, in quanto parte dei paesi contraenti si rifiutano ancora di completare il processo di ratifica. Rivedendo lo stato delle ratifiche della Convenzione emendata e dei sei Protocolli (sia di quelli nuovi che emendati), aggiornato al 18 luglio 2003, solo il nuovo Protocollo sulle aree protette e sulla Biodiversità è entrato in vigore. 15 Parti Contraenti hanno notificato l’emendamento della Convenzione, il cui testo modificato è stato adottato a Barcellona nel 1995. In accordo con l’articolo 16(3) del testo originale del 1976, gli emendamenti richiedono l’adesione dei tre-quarti delle Parti (17 Paesi) per entrare in vigore. L’area del Piano di Gestione è interessata dal Protocollo sulle aree protette e sulla Biodiversità

2.1.3. Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2002, relativa all'attuazione della gestione integrata delle zone costiere in Europa Tale atto, in considerazione dei processi di sviluppo in atto lungo le coste europee ed alla luce degli scenari ipotizzati in ambito globale ed europeo, raccomanda modellelli di approccio, principi e strategie per affrontare le problematiche connesse. Tutto ciò sottolineando e ribadendo quanto le zone costiere rappresentino un luogo strategico ma allo stesso tempo sensibile in ambito ambientale, economico, sociale, culturale e ricreativo nel contesto europeo. Vengono richiamati i concetti e le azioni fondamentali sviluppate fino ad allora nell’ambito della gestione integrata della fascia costiera e, in senso più ampio, nello sviluppo sostenibile: - Agenda 21; - i cambiamenti climatici - l’incremento demografico e il disequilibrio sociale; - il depauperamento delle risorse naturali, sia in termini economici (pesca,…) sia conservazionistici (perdita di habitat, specie minacciate,…); - la collaborazione internazionale e le strategie comuni.

Le aree oggetto del presente Piano di Gestione sono interessate, sia per ragioni geografiche che funzionali, dai processi di sviluppo legati alla gestione integrata della fascia

16 costiera. Si devono quindi prendere in forte considerazione tutte le racomndazioni del Parlamento e del Consiglio.

2.1.4. Convenzione di Ramsar In data 2 Febbraio 1971 è stata stipulata la “Convenzione relativa alle zone umide di importanza internazionale soprattutto come Habitat degli uccelli acquatici” più comunemente nota come “Convenzione di Ramsar”; a tale convenzione può aderire senza limiti di tempo qualsiasi membro dell’Organizzazione delle Nazioni Unite oppure di una delle sue agenzie specializzate oppure dell’Agenzia internazionale sull’energia atomica oppure Parte contraente dello statuto della Corte Internazionale di Giustizia. Nella Convenzione di Ramsar sono inserite trentotto zone umide italiane otto delle quali si trovano nel territorio sardo.

Tabella 1 – Siti identificati nella Convenzione di Ramsar in Sardegna.

Denominazione Provvedimento di istituzione

Saline di Macchiareddu, Stagno di S. Gilla G.U. n° 291 del 25.10.1977

Stagno di Molentargius e territori limitrofi G.U. n° 291 del 25.10.1977

Stagno S’Ena Arrubia e territori limitrofi G.U. n° 301 del 04.11.1977

Stagno di Cabras G.U. n° 111 del 21.04.1978

Peschiera Corru S’ittiri – Stagno di S. Giovanni e Marceddì G.U. n° 114 del 26.04.1978

Stagno Pauli Maiori G.U. n° 142 del 24.10.1978

Stagno di Mistras G.U. n° 79 del 20.03.1982

Stagno di Sale Porcus G.U. n° 78 del 20.03.1982

L’area del Piano di Gestione è interamente ricompresa nello Stagno di Cabras così come perimetrata dalla RAS.

2.1.5. Convenzione europea del paesaggio (Firenze 2000) La Convenzione Europea del Paesaggio è un documento adottato dal Comitato dei Ministri della Cultura e dell'Ambiente del Consiglio d'Europa il 19 luglio 2000, le cui procedure di preparazione e definizione sono state curate dall’Italia. La cerimonia di apertura alla firma, 20 ottobre 2000, è avvenuta a Firenze La Convenzione è stata firmata da 27 Stati della Comunità Europea e ratificata da 10 Stati. Si applica all'intero territorio degli Stati firmatari (art. 2) e ha l'obiettivo di promuovere presso le autorità pubbliche l'adozione di politiche di salvaguardia, di gestione e di pianificazione dei paesaggi e di organizzare la cooperazione europea nelle politiche di settore. La Convenzione non è immediatamente vincolante, ma è aperta alla firma degli altri Stati europei. Con la ratifica gli stati firmatari si impegnano a realizzare gli obiettivi illustrati negli artt. 5 e 6. come, per esempio, il riconoscimento giuridico del paesaggio, integrare il paesaggione nelle politiche di pianificazione del territorio, avviare procedure di partecipazione ed attivare misure specifiche (sensibilizzazione, formazione ed educazione,…) Essa definisce il Paesaggio quale determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dalle azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni (art. 1, let. a); "...comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana sia i paesaggi degradati." (art. 2).

17

2.2. Normativa nazionale In Italia il primo riferimento di un insieme normativo che possa essere definito “diritto dell’ambiente” è stato il R.D. n. 45 del 1901, che emanava norme sulle industrie insalubri e pericolose, ed una prima normativa sull’igiene pubblica. Nel 1923 il R.D. n. 3267 stabiliva la normativa sulla tutela idrogeologica del suolo. Nel 1939 le leggi n. 1089 sulla tutela delle cose di interesse artistico e storico e n. 1497 sulla protezione delle bellezze naturali hanno segnato la nascita della disciplina di tutela dell’ambiente e del territorio. La Legge n. 431 del 08/08/1985, detta “Legge Galasso”, ha rappresentato il primo tentativo organico di disciplinare la tutela dell’ambiente in Italia attraverso la pianificazione attiva dell’ambiente. Con la Legge Galasso e la successiva circolare del ministero dei beni culturali ed ambientali n. 8 del 31/08/1985 viene definito il paesaggio come “patrimonio paesistico ambientale il quale comprende in sé tutti quelli elementi che concorrono a dare ad ogni località, peculiari caratteristiche paesistiche ed ambientali, comprese le testimonianze della presenza dell’uomo”. Affianco alle citate leggi di tutela dell’ambiente, una serie di norme ha riguardato, più nello specifico, il problema degli inquinamenti: la Legge n. 615 del 1966, disciplina il controllo sull’inquinamento atmosferico, la Legge n. 319 del 1976 si occupa della difesa delle acque dall’inquinamento, il D.P.R. n. 915 del 1982 e la Legge n. 411 del 1987, dettano una serie di regole sul trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. La sovrapposizione di nuovi strumenti settoriali con quelli esistenti ha provocato nel tempo l’insorgere di incertezze nei procedimenti di attuazione riguardanti i problemi del territorio e dell’ambiente. L’esigenza di una considerazione globale dei problemi del territorio si è manifestata recentemente, dapprima con l’Articolo 80 del D.P.R. n. 616 del 24/07/1977, ed in seguito con il II paragrafo dell’Articolo 2 della Legge n. 337/82, fino a trovare riscontro nell’Articolo 1 della Legge n. 537 del 24/12/1993, che, nel disporre la riorganizzazione dell’Amministrazione, prevede, tra l’altro, l’emanazione di un decreto legislativo inteso ad unificare le funzioni in materia di ambiente e territorio.

2.2.1. Legge Quadro sulle Aree Protette (Legge n. 394/1991) La Legge Nazionale n. 394 del 06/12/1991 detta “Legge quadro sulle aree protette” oltre alla classificazione dei parchi naturali regionali individua i principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali e protette. Essa tuttavia, prevedeva che, ogni qualvolta le aree protette di rilievo nazionale rientrassero in un territorio regionale, si dovesse procedere alla realizzazione di un’intesa con la Regione interessata. A seguito dell’approvazione della legge è stato previsto in Sardegna un sistema di parchi naturali di istituzione nazionale, individuati nelle aree del Gennargentu dell’Asinara e del Golfo di Orosei. In relazione alla Legge Nazionale, la Regione Autonoma della Sardegna ha sollevato una serie di questioni di legittimità costituzionale riguardanti l’istituzione delle aree marine protette, l’istituzione da parte della Regione, di aree protette nel territorio di un parco nazionale, l’esercizio venatorio e i vincoli di inedificabilità e di trasformabilità. Tuttavia la Corte Costituzionale, con sentenza n. 366/1992, ha giudicato non fondate tutte le questioni di legittimità. Successivamente, il 14 Gennaio 1994, l’Assessorato della Difesa all’Ambiente ha presentato il disegno di Legge n. 457 sulle modificazioni di adeguamento delle LL.RR. n.

18 31/1989 e 45/1989, concernenti l’istituzione e la gestione dei parchi, delle riserve e dei monumenti naturali regionali, alla Legge n. 394, ma la proposta, approvata dalla Quinta Commissione Permanente 18/03/1994, è stata in seguito bocciata dalla Giunta Regionale nell’Aprile 1994. Nel 1997, con Decreto del Ministero dell’Ambiente è stata istituita l’Area Marina Protetta “Penisola del Sinis Isola di Mal di Ventre” che ha un’estensione di 30.357 ha, - la più estesa tra le tre aree marine presenti in Sardegna: le altre due sono Tavolara-Punta Coda Cavallo (Olbia-Loiri Porto S.Paolo-S.Teodoro) e Capo Carbonara (Villasimius)- Nel settore di diretta pertinenza non sono presenti aree interessate dalle tutele disposte dalla 394/91.

2.2.2. Vincolo idrogeologico (Regio Decreto. n. 3267/1923) I vincoli idrogeologici sono espressi dalla Legge n° 3267 del 30/12/1923 la quale prescrive le limitazioni d’uso delle aree vincolate ai fini di non turbarne l’assetto idrogeologico, ed in particolare tendono a conservare o migliorare l’assetto dei versanti caratterizzati da dissesto o da una elevata sensibilità. Le attività di controllo del territorio e le procedure autorizzative per le aree vincolate dalla 3267/23 sono di competenza degli Ispettorati Ripartimentali delle Foreste con giurisdizione provinciale in virtù della delega che la Regione Sardegna ha ricevuto per esercitare le funzioni dello Stato per la protezione delle risorse idriche. La legge in oggetto prevede limitazioni nelle opere e nel taglio di vegetazione nelle aree vincolate, perciò qualsiasi opera da realizzarsi in un’area vincolata deve essere preventivamente autorizzata dall’Ispettorato Ripartimentale competente. L’area interessata dal Piano di Gestione, non ricade nei settori vincolati ai termini della Legge n. 3267/23 e conseguentemente all’art. 142, lett. g del Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici (D. Lgs. n° 42/04 ex L. n° 490/99).

2.2.3. Acque Pubbliche e Pertinenze Idrauliche

Nell’area sono presenti corsi d’acqua e superfici d’acqua classificate, compresi nell’elenco del Testo Unico delle Disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici reso vigente con Regio Decreto 11 dicembre 1933, n° 1775, o superfici d’acqua a pelo libero e conseguentemente sono presenti servitù idrauliche di cui all’art. 142, lett. c del Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici (D. Lgs. n° 42/04 ex L. n° 490/99), ma il Piano di Gestione proposto non interferisce in modo alcuno con tali pertinenze idrauliche, ma le assentisce.

2.2.4. Tutela dei Corpi Idrici (D.Lgs. n. 152/1999) Il D. Lgs. 152/99 all’art. 18 definisce le aree sensibili quale oggetto diretto di tutela

TITOLO III TUTELA DEI CORPI IDRICI E DISCIPLINA DEGLI SCARICHI

Capo I Aree richiedenti specifiche misure di prevenzione dall’inquinamento e di risanamento e salvaguardia degli usi sostenibili

Articolo 18 - (Aree sensibili) - Le aree sensibili e sono individuate secondo i criteri dell’allegato 6. - Ai fini della prima individuazione sono designate aree sensibili:

19 Le zone umide individuate ai sensi della convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971, resa esecutiva con decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n.448; I corpi idrici ove si svolgono attività tradizionali di produzione ittica sostenibile che necessitano di tutela. Il territorio in oggetto è interessato dalle tutele definite dall’Art. 18 sulle aree sensibili in quanto corrispondente alle categorie c) e e).

Articolo 41 - (Tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici) Ferme restando le disposizioni di cui al Capo VII del Regio Decreto 25 luglio 1904, n. 523, al fine di assicurare il mantenimento o il ripristino della vegetazione spontanea nella fascia immediatamente adiacente i corpi idrici, con funzioni di filtro per i solidi sospesi e gli inquinanti di origine diffusa, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità da contemperarsi con le esigenze di funzionalità dell’alveo, entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto, le regioni disciplinano gli interventi di trasformazione e di gestione del suolo e del soprassuolo previsti nella fascia di almeno 10 metri dalla sponda di fiumi, laghi, stagni e lagune comunque vietando la copertura dei corsi d’acqua, che non sia imposta da ragioni di tutela della pubblica incolumità e la realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti. Omissis…

Il Piano di Gestione interessa direttamente corpi idrici ma non necessita del relativo nullaosta degli uffici del Genio Civile.

2.2.5. Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137 (DECRETO LEGISLATIVO 22 gennaio 2004, n. 42 - ex T. U. In materia di Beni Culturali L. N° 490/99) Il Codice Urbani, pur successivamente modificato con il DLgs n. 156/2006 recante “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione ai beni culturali” e il DLgs n. 157/2006 recante “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio”, all’art. 142, definisce le aree tutelate per legge e di ciò va tenuto conto nella destinazione d’uso del territorio al fine di non produrre delle incompatibilità in fase di pianificazione. L’art. 142 elenca i beni categoriali ed in particolare recita:

Articolo 142 Aree tutelate per legge 1. Sono comunque di interesse paesaggistico e sono sottoposti alle disposizioni di questo Titolo:

a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; c) i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole;

20 e) i ghiacciai e i circhi glaciali; f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227; h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; i) le zone umide incluse nell’elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448; l) i vulcani; m) le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del presente codice.

2.2.5.1. Fascia di pertinenza fluviale (art. N°142 lett. C) omissis... c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n.. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; omissis... L’area del Piano di Gestione comprende interamente la fascia dei 150 m.

2.2.5.2. Aree boscate o incendiate (art. N°142 lett. G) omissis... g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n.. 227; omissis... Il settore interessato non comprende superfici boscate sensu strictu.

2.2.5.3. Aree università agrarie ed usi civici (art. N°142 lett. H) omissis... h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; omissis... Le aree interessate dal Piano di Gestione sono parzialmente gravate da Uso Civico.

2.2.5.4. Beni archeologici (art. n°142 lett. M) omissis... m) le zone di interesse archeologico. omissis... Sono presenti beni archeologici all’interno dell’area interessata dal Piano di Gestione.

21 2.2.5.5. Aree sottoposte a Vincolo Paesaggistico (ex 1497/49) La legge n° 1497 del 1939 definiva il vincolo paesaggistico quale tutela temporanea in attesa della stesura dello strumento principale costituito dal Piano Paesaggistico, poi ricomresa nel Dlgs 42/03 all’art. 157 Articolo 157 Notifiche eseguite, elenchi compilati, provvedimenti e atti emessi ai sensi della normativa previgente Fatta salva l'applicazione dell'articolo 143, comma 6, dell'articolo 144, comma 2 e dell'articolo 156, comma 4, conservano efficacia a tutti gli effetti: - le notifiche di importante interesse pubblico delle bellezze naturali o panoramiche, eseguite in base alla legge 11 giugno 1922, n. 778; - gli elenchi compilati ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497; - i provvedimenti di dichiarazione di notevole interesse pubblico emessi ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497; - i provvedimenti di riconoscimento della zone di interesse archeologico emessi ai sensi dell'articolo 82, quinto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, aggiunto dall'articolo 1 del decreto legge 27 giugno 1985, n. 312, convertito con modificazioni nella legge 8 agosto 1985, n. 431; - i provvedimenti di dichiarazione di notevole interesse pubblico emessi ai sensi del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490; - i provvedimenti di riconoscimento della zone di interesse archeologico emessi ai sensi del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490. Per quanto riguarda il territorio comunale di Nurachi, esiste un vincolo ex/1497 attivato con il Decreto dell’Assessore della Pubblica Istruzione, Beni Culturali Informazione Spettacolo e Sport del 06 Aprile 1990 n° TPUC/20. Mentre per quello di Riola il vincolo ex 1497 è imposto attraverso il Decreto del Ministro per i Beni culturali ed Ambientali del 28 Ottobre 1982. Per il comune di Cabras il vincolo è imposto attraverso Decreto dell'Assessore della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spattacolo e Sport del 6 Aprile 1990, n° TPUC/27, pubblicato sul Supplemento ordinario al BURAS n° 23 del 18.06.1990.

2.3. Quadro legislativo regionale e piani di settore in materia di tutela ambientale

2.3.1. Norme per l’istituzione e la gestione dei parchi, delle riserve e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza naturalistica ed ambientale (L.R. n. 31/1989) La Legge, approvata dal Consiglio Regionale il 7/06/1989 prevede l’Istituzione del sistema delle Aree protette della Sardegna. L'Allegato A della legge individua: - 9 Parchi naturali (Gennargentu, Limbara, Monte Linas, Marganai, Margine, Goceano, Monte Arci, Sinis, Montiferru, Giara di Gesturi, Settefratelli, Sulcis) - 60 Riserve naturali - 16 aree di rilevante interesse naturalistico ed ambientale - 24 monumenti naturali, per una copertura pari a 1/5 circa del territorio regionale.

22 L'unico atto effettivamente adottato dall'Assessorato Difesa Ambiente è la pubblicazione di 17 Decreti (D.A.D.A. n. 704 del 29/04/1993; BURAS n.17 dell'11/5/93) con i quali vengono istituiti altrettanti monumenti naturali. Nel 1990 è stato predisposto lo studio per il Piano di 7 Parchi Regionali tra cui quello per ilParco Regionale del Sinis Montiferru che comprende i territori dei Comuni di Bonarcado, Cabras, Cuglieri, Milis, , Nurachi, Riola Sardo, San Vero Milis, , Scano Montiferru e . Il parco si sviluppa su una superficie di circa 42.000 Ha con i Comuni di Cabras, Seneghe e Cuglieri che hanno l’intero territorio compreso all’interno del perimetro del Parco. Allo stato attuale non è stata approvata nessuna Legge istitutiva dei Parchi ne, di conseguenza, alcun Piano di gestione e regolamento di attuazione. Il settore interessato dal Piano di Gestione si trova all’interno del Parco Naturale Regionale del Sinis

2.3.2. Piano Paesaggistico Regionale Con Delibera del 5 settembre 2006, n. 22/3 L.R. n. 8 del 25.11.2004, art. 2, comma 1, la Giunta Regionale ha adottato il Piano Paesaggistico Regionale relativo al primo ambito omogeneo – Area Costiera. Nelle N.T.A. del P.P.R. agli articoli 19 e 20, relativi alla fascia costiera è detto:

Art. 19 - Fascia costiera. Definizione 1. La fascia costiera, così come perimetrata nella cartografia del P.P.R. di cui all’art 4, rientra nella categoria dei beni paesaggistici d’insieme ed è considerata risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo sostenibile del territorio sardo, che necessita di pianificazione e gestione integrata. 2. I territori della fascia costiera di cui al comma precedente, sono caratterizzati da un contesto territoriale i cui elementi costitutivi sono inscindibilmente interrelati e la preminenza dei valori ambientali è esposta a fattori di rischio che possono compromettere l’equilibrio dei rapporti tra habitat naturale e presenza antropica. 3. Non sono comprese tra i beni elencati nel comma 1 le seguenti zone, così come individuate dagli strumenti urbanistici comunali: a) le zone omogenee A e B; b) le zone omogenee C con piani attuativi efficaci, realizzati in tutto o in parte, immediatamente contigue alle zone B di completamento; c) le zone omogenee D e G con piani attuativi efficaci, realizzati in tutto o in parte.

Art. 20 - Fascia costiera. Disciplina 1. Fatto salvo quanto previsto dall’art.15, fino all’adeguamento degli strumenti urbanistici, nella fascia costiera di cui all’art.19 si osserva la seguente disciplina: a) Nelle aree inedificate all’entrata in vigore del P.P.R. è precluso qualunque Piano di Gestione di trasformazione, ad eccezione di quelli previsti dall’art. 12; b) Non è comunque ammessa la realizzazione di: 1) nuove strade extraurbane di dimensioni superiori alle due corsie, fatte salve quelle di preminente interesse statale e regionale, per le quali sia in corso la procedura di valutazione di impatto ambientale presso il Ministero dell’Ambiente, autorizzate dalla Giunta Regionale;

23 2) nuovi interventi edificatori a carattere industriale e grande distribuzione commerciale; 3) nuovi campeggi e strutture ricettive connesse a campi da golf, aree attrezzate di camper.

In ogni caso. L’art. 15 che definisce le norme transitorie, dice:

Art. 15 – Ambiti di paesaggio costieri. Disciplina transitoria 1. Negli ambiti di paesaggio costieri di cui all’articolo 14, fino all’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali alle previsioni del P.P.R., è consentita l’attività edilizia e la relativa realizzazione delle opere di urbanizzazione nelle zone omogenee A e B dei centri abitati e delle frazioni individuate dai Comuni ai sensi dell’articolo 9 della legge 24 dicembre 1954 n. 1228, purché delimitate ed indicate come tali negli strumenti urbanistici comunali. Sono altresì realizzabili gli interventi edilizi ricadenti nelle zone C immediatamente contigue al tessuto urbano consolidato ed interclusi fra altri piani attuativi in tutto o in parte già realizzati. 2. Nelle restanti zone C, D, F, e G possono essere realizzati gli interventi previsti negli strumenti urbanistici attuativi purché approvati e con convenzione efficace, alla data di pubblicazione della delibera della Giunta regionale n. 33/1 del 10 agosto 2004, per i Comuni non dotati di PUC approvato e ricadenti nella fascia di 2000 metri dalla linea di battigia marina, anche per i terreni elevati sul mare, e nella fascia entro i 500 metri dalla linea di battigia marina, anche per i terreni elevati sul mare, per le isole minori a condizione che, limitatamente alle zone F, siano rispettati i parametri di cui all’articolo 6 della legge regionale 8/2004. Alla stessa data dovranno risultare legittimamente avviate le opere di urbanizzazione, nel senso che sia stato realizzato il reticolo stradale e si sia determinato un mutamento consistente ed irreversibile dello stato dei luoghi. 3. Nelle medesime zone C, D, F, e G possono essere realizzati gli interventi previsti negli strumenti urbanistici attuativi purché approvati e con convenzione efficace alla data di adozione del Piano Paesaggistico Regionale: 1) per i Comuni dotati di PUC approvato ai sensi dei commi 1 e 2 dell’art.8 della L.R. n.8/2004; 2) per i Comuni ricadenti nell’ambito territoriale di competenza del Piano Territoriale Paesistico del Sinis; 3) per i Comuni non dotati di PUC approvato, relativamente agli interventi ricadenti oltre la fascia dei 2000 metri dalla linea di battigia marina anche per i terreni elevati sul mare e oltre la fascia dei 500 metri dalla linea di battigia marina anche per i terreni elevati sul mare per le isole minori. 4. In fase di adeguamento degli strumenti urbanistici comunali alle previsioni del P.P.R. e comunque non oltre dodici mesi dall’entrata in vigore del P.P.R., negli ambiti di paesaggio di cui all’art.14 è altresì consentita la realizzazione di interventi non localizzati nelle zone omogenee A, B e C, finalizzati alla riqualificazione urbanistica ed edilizia di strutture per l’esercizio di attività ricettive, agricole, produttive e per servizi generali, previa verifica di compatibilità degli interventi proposti con le previsioni del P.P.R., e fatto salvo quanto previsto dagli articoli 146 e 147 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche e integrazioni; 5. Le attività e gli interventi di cui al precedente comma 4, sono autorizzati con delibera della Giunta regionale, su proposta dell’Assessore regionale all’Urbanistica, previa intesa in conferenza di servizi tra Comune, Provincia e Regione ai sensi della L.R. 40/90. 6. E’ fatta salva la realizzazione degli interventi pubblici finanziati dall’Unione Europea, dallo Stato, dalla Regione, dalle Province, dai Comuni o dagli enti strumentali statali o regionali autorizzati con delibera della Giunta regionale, su proposta dell’Assessore regionale all’Urbanistica.

24 7. Ai piani attuativi ricadenti nella fascia dei 100 metri dal perimetro dei sistemi storico culturali individuati al comma 2 dell’articolo 59 si applicano, fino all’adeguamento dei rispettivi Piani Urbanistici Comunali, le norme di cui al precedente comma 4. 8. Dal momento dell’adozione del P.P.R e fino alla sua approvazione. si applica l’articolo unico della Legge 1902/1952 e succ. mod. e integr., in riferimento al rilascio dei titoli abilitativi in contrasto con le disposizioni del presente articolo. In applicazione della disciplina presente il Piano di Gestione è attuabile e perfettamente coerente con le previsioni in esso contenute

2.3.3. Piano stralcio di assetto idrogeologico Nel corso del marzo 2005 è entrato definitivamente in vigore il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico, P.A.I., che prevede una serie di limitazioni sulla pianificazione per le aree a pericolo di frana e/o di inondazione e di tutele e limitazioni sulle aree a rischio di frana e/o di inondazione.

L’art. 6 delle N.T.A. del P.A.I. recita: ARTICOLO 6 Coordinamento del PAI con il sistema di piani e programmi regionali ed infraregionali della Regione Sardegna 1. Nelle ipotesi in cui i contenuti delle direttive, dei vincoli e degli schemi di assetto territoriale che costituiscono il quadro regionale di coordinamento territoriale risultino in potenziale contrasto con le perimetrazioni e le prescrizioni del PAI per le aree di pericolosità idrogeologica le possibilità di conflittosono risolte nell’ambito di apposite Conferenze di servizi. 2. In applicazione dell’articolo 17, comma 4, della legge n. 183/1989 le previsioni del PAI - in quanto recante prescrizioni d’uso e interventi per ridurre il pericolo ed il rischio idrogeologico e per tutelare l’incolumità pubblica, attività e beni di importanza strategica ed il patrimonio ambientale e culturale prevalgono: a. su quelle dei piani territoriali paesistici, con particolare riferimento alle tipologie degli usi e degli interventi consentiti nei diversi ambiti di tutela; b. b. su quelle dei piani regionali di settore di cui all’articolo 17, comma 4, della legge n. 183/1989; c. c. su quelle degli altri strumenti regionali di settore con effetti sugli usi del territorio e delle risorse naturali, tra cui i piani di bonifica, i piani delle attività estrattive, i piani per i materiali lapidei di pregio, i piani per gli ambiti territoriali ottimali di gestione delle risorse idriche, i piani delle riserve naturali e dei parchi regionali perimetrati ai sensi della legge regionale 7.6.1989, n. 31, i piani per le infrastrutture, il piano regionale di utilizzo delle aree del demanio marittimo per finalità turistico- ricreative di cui alla Delibera della Giunta regionale n. 17/1 del 14.4.1998. Le norme d’uso stabilite per i parchi e le riserve naturali regionali prevalgono tuttavia sulle prescrizioni del PAI in materia di interventi strutturali e non strutturali nelle aree di pericolosità idrogeologica media e moderata. 3. Ai sensi dell’articolo 17 comma 4 della legge n. 183/1989 il PAI approvato prevale sulla pianificazione urbanistica provinciale, comunale, delle Comunità montane, anche di livello attuativo, nonché su qualsiasi pianificazione e programmazione territoriale insistente sulle aree di pericolosità idrogeologica. 4. Ai sensi del precedente comma il PAI approvato prevale di conseguenza tra l’altro: a. sulle previsioni dei piani urbanistici provinciali; b. sui contenuti degli strumenti attuativi dei piani urbanistici provinciali; c. sulle previsioni dei Programmi Integrati d'Area (PIA) disciplinati dalla legge della Regione Sardegna 26.2.1996, n. 14;

25 d. sulle previsioni dei Piani Integrati Territoriali (PIT) e. sulle previsioni dei piani urbanistici comunali, dei relativi strumenti di attuazione, dei programmi f. pluriennali di attuazione e dei regolamenti edilizi comunali; g. sui piani di assetto organizzativo dei litorali previsti dall’articolo 4 della legge della Regione Sardegna 8.7.1993, n. 28, “Interventi in materia urbanistica”, quali strumenti di coordinamento delle relative previsioni degli enti locali; h. sulle previsioni dei piani urbanistici e dei piani di sviluppo socio-economico delle Comunità montane. 5. I meccanismi dell’intesa e dell’accordo di programma per l’attuazione del programma triennale di Piano di Gestione di cui all’articolo 22, comma 6-bis, della legge n. 183/1989 sono normalmente impiegati per la soluzione dei potenziali conflitti tra le previsioni del PAI e quelle di piani e programmi di livello regionale ove le leggi che li regolano o le presenti norme non dispongano in modo specifico. Conseguentemente, in fase di variante di un piano esistente o di adozione di un nuovo piano, oppure ancora di adeguamento del P.U.C. al P.A.I. l’art. 8 enuncia:

ARTICOLO 8 Indirizzi per la pianificazione urbanistica e per l’uso di aree di costa 1. Conformemente a quanto disposto nell’articolo 6, comma 2, nel quadro di una attività continua di verifica, già all’avvio degli studi o delle istruttorie preliminari devono essere resi compatibili con il PAI, con le sue varianti adottate e con le sue norme di attuazione tutti gli atti di pianificazione, di concessione, autorizzazione, nulla osta ed equivalenti di competenza di Province, Comuni, Comunità montane ed altre pubbliche amministrazioni dell’ordinamento regionale della Sardegna relativi ad aree perimetrate con pericolosità idrogeologica. 2. Indipendentemente dall’esistenza di aree perimetrate dal PAI, in sede di adozione di nuovi strumenti urbanistici anche di livello attuativo e di varianti generali agli strumenti urbanistici vigenti i Comuni – tenuto conto delle prescrizioni contenute nei piani urbanistici provinciali e nel piano paesistico regionale relativamente a difesa del suolo, assetto idrogeologico, riduzione della pericolosità e del rischio idrogeologico - assumono e valutano le indicazioni di appositi studi di compatibilità idraulica e geologica e geotecnica, predisposti in osservanza dei successivi articoli 24 e 25, riferiti a tutto il territorio comunale o alle sole aree interessate dagli atti proposti all’adozione. Le conseguenti valutazioni comunali, poste a corredo degli atti di piano costituiscono oggetto delle verifiche di coerenza di cui all’articolo 32 commi 3, 5, della legge regionale 22.4.2002, n. 7 (legge finanziaria 2002). Il presente comma trova applicazione anche nel caso di variazioni agli strumenti urbanistici conseguenti all’approvazione di progetti ai sensi del DPR 18.4.1994, n. 383, “Regolamento recante disciplina dei procedimenti di localizzazione delle opere di interesse statale”. 3. Gli studi di cui al comma 2 analizzano le possibili alterazioni dei regimi idraulici e della stabilità dei versanti collegate alle nuove previsioni di uso del territorio, con particolare riguardo ai progetti di insediamenti residenziali, produttivi, di servizi, di infrastrutture. 4. Le prescrizioni urbanistiche ed edilizie a corredo degli atti di pianificazione di cui al comma 2: a. contengono norme ed interventi per adeguarsi alle disposizioni delineati nel presente Titolo II; b. dettano prescrizioni in ordine alla sicurezza idrogeologica delle attività e degli insediamenti programmati applicando, specificando ed adattando le disposizioni del PAI secondo le situazioni di pericolo esistenti nel rispettivo territorio; c. garantiscono il mantenimento o il miglioramento della permeabilità dei suoli esistente adottando eventuali misure ed interventi compensativi;

26 d. prevedono che le aree prive di insediamenti siano gradualmente dotate di adeguati sistemi di drenaggio lento delle acque meteoriche. 5. In applicazione dell’articolo 26, comma 3, delle presenti norme negli atti di adeguamento dei piani urbanistici comunali al PAI sono delimitate puntualmente alla scala 1: 2.000 le aree a significativa pericolosità idraulica o geomorfologica non direttamente perimetrate dal PAI. 6. In sede di adozione di piani di settore e di piani territoriali diversi da quelli di cui al comma 2, o di loro varianti, per quanto di rispettiva competenza sono stabiliti interventi, azioni e prescrizioni allo scopo di: a. rallentare i deflussi delle acque, incrementare la permeabilità dei suoli, sistemare e riqualificare le reti di drenaggio artificiali e naturali, mantenere il regime idraulico e la qualità ambientale delle spiagge, degli stagni e delle aree lagunari, accrescere il numero e l’ampiezza delle aree libere naturalmente o artificialmente inondabili anche attraverso intese e misure compensative rivolte a soggetti titolari di attività economiche o proprietari e utenti di aree; b. ridurre i fenomeni di erosione, di arretramento e di crollo delle pareti rocciose che costituiscono la linea di costa attraverso la regimazione delle acque di deflusso, naturale e non, che recapitano nelle aree pericolose, attraverso il consolidamento delle pareti pericolanti e il mantenimento della funzione protettiva e stabilizzante della vegetazione naturale. 7. In particolare i piani urbanistici provinciali approvano norme di relazione e di compatibilità tra le aree di pericolosità idrogeologica perimetrate dal PAI, le scelte generali di assetto del territorio e le condizioni di vulnerabilità valutate con riferimento agli elementi insediativi, territoriali, ambientali e culturali, alle infrastrutture, agli impianti tecnologici, energetici e produttivi esistenti o programmati al fine di: a. incrementare i livelli di prevenzione stabiliti dal PAI; b. specificare localmente a scala di dettaglio le presenti norme. 8. Nelle aree perimetrate dal PAI come aree di pericolosità idraulica di qualunque classe gli strumenti di pianificazione di cui ai commi 2 e 6 regolano e istituiscono, ciascuno secondo la propria competenza, fasce di tutela dei corpi idrici superficiali: a. lungo il corso dei fiumi, dei torrenti non arginati, degli stagni e delle aree lagunari per una profondità di cinquanta metri dalle rive o, se esistente, dal limite esterno dell’area golenale; b. lungo il corso dei canali artificiali e dei torrenti arginati, per una profondità di venticinque metri dagli argini; c. lungo i corsi d’acqua all’interno dei centri edificati, per una profondità di dieci metri dagli argini dei corsi d’acqua o per una profondità di venticinque metri in mancanza di argini. 9. Nelle fasce di tutela dei corpi idrici superficiali individuate ai sensi del precedente comma sono vietati. a. a. nuovi depuratori delle acque e impianti di smaltimento di rifiuti di qualunque tipo; b. b. tutte le nuove edificazioni; c. c. ogni nuova copertura di corsi d’acqua affluenti non richiesta da esigenze di protezione civile; d. d. tutti i tagli di vegetazione riparia naturale ad eccezione di quelli richiesti da una corretta manutenzione idraulica; e. e. ogni opera suscettibile di trasformare lo stato dei luoghi ad eccezione degli interventi per eliminare o ridurre i rischi idraulici indicati dal PAI o dal programma triennale di Piano di Gestione e ad eccezione degli interventi per la salvaguardia dell’incolumità pubblica. 27 10. Le fasce di tutela dei corpi idrici superficiali individuate ai sensi dei precedenti commi 8 e 9 integrano e non sostituiscono le fasce fluviali di inedificabilità di cui all’articolo 10 bis della legge della Regione Sardegna 22/12/1989, n. 45, come aggiunto dall’articolo 2 della legge regionale 7/5/1993, n. 23. 11. In applicazione dell'articolo 41 del decreto legislativo 11/5/1999, n. 152, “Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole” le fasce di tutela dei corpi idrici superficiali hanno anche la finalità di: a. a. conservare la naturalità e la biodiversità dei corsi d’acqua interessati; b. b. mantenere la vegetazione spontanea con particolare riferimento a quella capace di rinsaldare gli argini e stabilizzare i terreni limitrofi, fatte salve le esigenze della manutenzione idraulica; c. c. favorire la creazione di fasce tampone; d. d. mantenere libero l’accesso ai corsi d’acqua per il migliore svolgimento dei servizi di polizia idraulica, di piena e di protezione civile. 12. Nelle aree perimetrate dal PAI come aree di pericolosità da frana di qualunque classe gli strumenti di pianificazione di cui ai commi 2 e 6 possono istituire fasce speciali di tutela regolandone l’uso in funzione delle rispettive competenze. 13. Nelle aree di pericolosità idrogeologica che includono le falesie costiere, e limitatamente agli ambiti costieri, sono primari gli interessi di salvaguardia e valorizzazione degli arenili, delle aree umide, di tutela dei tratti interessati da fenomeni erosivi. In tali ambiti la realizzazione di nuovi complessi ricettivi turistici all’aperto, di costruzioni temporanee o precarie per la permanenza o la sosta di persone, di attrezzature leggere amovibili e di servizi anche stagionali a supporto della balneazione, di percorsi pedonali e di aree destinate al tempo libero e alle attività sportive è subordinata alle conclusioni positive di uno studio di compatibilità geologica e geotecnica predisposto ai sensi dell’articolo 25. I Comuni, d’intesa con la competente autorità marittima, vigilano sulla sicurezza dei siti e dei rispettivi accessi da terra e da mare. Le aree interessate dall’Piano di Gestione sono marginalmente interessate dal Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico nel suo ultimo aggiornamento (agosto 2004) per il pericolo di esondazione. In particolare, il limitare della zona prossima all’alveo posta nel settore in riva al Mar’e Foghe è caratterizzato da una inondabilità stimata con valutazioni morfologiche e non con verifiche idrauliche, avente un tempo di ritorno cinquantenario.

2.3.4. Piano forestale regionale ambientale Il Piano Forestale Regionale Ambientale è stato approvato con Delibera della Giunta Regionale D.G.R. n. 3/21 del 24 gennaio 2006. Il Piano interessa la gestione delle aree forestali a fini vegetazionali ed idrogeologici. Le aree di Piano di Gestione non sono interessate dal piano in oggetto.

2.3.5. Piano regionale d’estrazione di cava Al fine di regolamentare l’attività Estrattiva di cava, la RAS, ha definito un Piano stralcio che regola l’attività di cava e ne definisce la tollerabilità in funzione di numerosi parametri. Sulla base di tale Piano l’area su cui insiste il Piano di Gestione, in funzione della normativa del PTP, vigente al momento dell’emanazione del Piano Stralcio dell’Attività Estrattiva di Cava, è parzialmente esclusa dalla possibilità di effettuazione di attività Estrattiva di cava, adducendo motivi di ordine archeologico e/o naturalistico.

28 Il piano non vincola peraltro l’attività Estrattiva in aree archeologiche di elevato valore.

2.3.6. Piano regolatore generale acquedotti Nell’ambito degli strumenti di pianificazione delle risorse idriche, il Piano Regolatore Generale degli Acquedotti disciplina l’uso della risorsa destinata al soddisfacimento del fabbisogno idropotabile e la realizzazione delle necessarie infrastrutture di trasporto e potabilizzazione delle risorse idriche. In particolare il Piano Regolatore Generale degli Acquedotti deve recepire l’evoluzione di tutti quei parametri che contribuiscono a definire la domanda di risorsa del territorio e contemperarla con l’offerta della stessa risorsa, in rapporto al grado di realizzazione delle opere previste. La Regione Autonoma della Sardegna, in forza dell’art. 68 del D.P.R. 19.06.1979, n° 348, che contiene la delega alla stessa R.A.S. delle funzioni concernenti le modifiche del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti sulle destinazioni e nell’utilizzo di risorse idriche per esigenze del proprio territorio regionale, fin dal 1997 con deliberazione di Giunta Regionale n° 9/31 disponeva di affidare all’E.S.A.F. la revisione del nuovo piano regolatore generale degli acquedotti (il provvedimento venne, poi, rideliberato in data 02.07.1999 con delibera di Giunta n° 29/24). Il piano è costruito su di un modello previsionale di crescita della popolazione fino al 2041 e comprende anche la valutazione dei fabbisogni turistici estivi residenziali e i fruitori delle strutture portuali dedicate. Norme di riferimento del Piano: legge 04.02.1963, n° 129, «Piano Regolatore Generale degli Acquedotti e delega al governo ad emanare le relative norme di attuazione» legge 18.05.1989, n° 183, «Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo» legge 05.01.1994, n° 36 (“legge Galli”), «Disposizioni in materia di risorse idriche», che riforma il settore idrico italiano D.P.C.M. 04.03.1996 «Disposizioni in materia di risorse idriche», che detta le direttive generali e di settore per il censimento delle risorse idriche e per la disciplina dell’economia idrica nonché le metodologie ed i criteri generali per la revisione e l’aggiornamento del Piano regolatore generale degli acquedotti; decreto del Ministero dei Lavori Pubblici 08.01.1997, n° 99, «Regolamento sui criteri e sul metodo in base ai quali valutare le perdite degli acquedotti e delle fognature» L.R. 17.10.1997, n° 29, «Istituzione del Servizio Idrico Integrato, individuazione degli ambiti territoriali ottimali, in attuazione della legge 05.01.1994, n° 36» L.R. 07.05.1999, n° 15, «Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17.10.1997, n° 29 (Istituzione del Servizio Idrico Integrato, individuazione degli ambiti territoriali ottimali, in attuazione della legge 05.01.1994, n° 36) D.Lgs. 11.05.1999, n° 152, così come modificato dal D.Lgs. 18.08.2000, n° 258, che recepisce la direttiva n° 91/271/CE relativa al «Trattamento delle acque reflue» e la direttiva n° 91/676/CE direttiva n° 2000/60/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque D.Lgs. 02.02.2001, n° 31, «Attuazione della direttiva 98/83 CE relativa alla qualità delle acquedestinate al consumo umano» Dal confronto dei fabbisogni previsti dal Piano vigente al 2031 con quelli che scaturiscono dalla revisione con orizzonte al 2041, si rileva una contrazione del valore atteso a causa di una riduzione della popolazione residente stimata e della riduzione delle dotazioni attribuite ai maggiori centri (Cagliari e Sassari).

29 Naturalmente, centro per centro le variazioni tra le previsioni del vecchio Piano e quelle della revisione sono profondamente diverse in virtù delle vicissitudini cui ogni comune è andato soggetto negli ultimi decenni, cosicché si ritiene significativo considerare ogni singola situazione. Il fabbisogno complessivamente previsto al 2031 dal Piano 1983 era pari a 456,633 Mmc (a cui corrispondeva una portata del giorno di massimo consumo pari a 24.633,37 l/sec) di cui appena 40,749 Mmc provenienti da risorse locali. La revisione del Piano prevede al 2041 un fabbisogno complessivo pari a 325,807 Mmc con una contrazione dei volumi impegnati pari a complessivi 130,83 Mmc. Il Piano acquedotti non interessa direttamente l’area del Piano di Gestione

2.3.7. Acque Pubbliche e Pertinenze Idrauliche Nell’area sono presenti corsi d’acqua e superfici d’acqua classificate, compresi nell’elenco del Testo Unico delle Disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici reso vigente con Regio Decreto 11 dicembre 1933, n° 1775, o superfici d’acqua a pelo libero e conseguentemente sono presenti servitù idrauliche di cui all’art. 142, lett. c del Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici (D. Lgs. n° 42/04 ex L. n° 490/99), ma il Piano di Gestione proposto non interferisce in modo alcuno con tali pertinenze idrauliche, ma le assentisce.

2.3.8. Piano d’ambito Commissionata dal Presidente della Giunta della Regione Sardegna, con Ordinanza Commissariale n.286 del 2 maggio 2002, la proposta di Piano d’Ambito Sardegna si configura come lo strumento di regolazione tecnica ed economica della gestione del servizio idrico integrato da adottarsi da parte dell’Autorità d’Ambito della Sardegna. Il Piano d’Ambito è stato articolato nelle seguenti fasi: • Ricognizione delle opere e delle infrastrutture esistenti, relative al servizio idrico integrato, comprensiva della verifica dello stato attuale dei livelli di servizio (attività propedeutica); • Identificazione delle aree sottoposte a maggiore rischio di crisi idrica; • Programmazione degli interventi; • Piano degli investimenti, costituito dalla descrizione degli interventi programmati con un rilevante livello di definizione in termini di obiettivi prefissati, aspetti previsionali (effetti attesi, arco temporale, costo), priorità di Piano di Gestione; • Piano gestionale ed organizzativo, con la definizione delle linee guida del modello organizzativo e gestionale (organizzazione sul territorio, attività da espletare, stima dei costi operativi, dimensionamento dell’organico;ecc) • Definizione delle risorse disponibili e articolazione della tariffa.

Il Piano d’Ambito, approvato con Ordinanza del Commissario Governativo dell’Emergenza idrica in Sardegna n. 321 del 30/09/2002 è stato adottato dall’Autorità d’Ambito nel 2003 . Da esso è stato estratto un Programma Operativo Triennale (POT) con annualità per il 2003/04 per l’impegno dei fondi della programmazione comunitaria POR del periodo 2003- 2006 , e dei fondi della Delibera CIPE 36/2004. Dai materiali informativi supportanti il Piano d’Ambito è stato investigato sia lo stato di fatto dell’utilizzo delle risorse per fini irrigui che il futuro assetto previsto ed entrambi non confliggono con il Piano di Gestione proposto, sia geometricamente che in quanto all’utilizzo delle risorse idriche disponibili.

30 In entrambi le situazioni, attuale e futura non ci sono interferenze tra il Piano d’Ambito ed il Piano di Gestione proposto.

2.3.9. Piano tutela delle acque Il Piano di Tutela delle Acque (PTA) approvato con Delibera della Giunta Regionale D.G.R. n. 14/16 del 4 aprile del 2006, è stato redatto, ai sensi dell'Art. 44 del D. Lgs. 152/99 e s.m.i., dal Servizio di Tutela delle Acque dell'Assessorato della Difesa dell'Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna, con la collaborazione di un R.T.I. esterno e del Gruppo Tecnico Scientifico dell'Università di Cagliari, con la partecipazione dell’Autorità d’Ambito e delle Province. Il PTA costituisce un piano stralcio di settore del Piano di Bacino Regionale della Sardegna, ai sensi dell’art. 17, c. 6-ter della legge n. 183 del 1989 e s.m.i.. Nella redazione del documento si è tenuto conto delle prescrizioni dettate dalla Direttiva 2000/60/CE che disciplina la redazione del Piano di Gestione dei bacini idrografici e che, pur non ancora recepita dallo Stato Italiano, non esonera le Regioni dall'applicazione della stessa. In realtà, il D. Lgs. 152/99, anticipando in larga parte il contenuto della Direttiva, all'epoca dell’emanazione dello stesso in avanzata fase di definizione, ha individuato nel Piano di Tutela un documento già pienamente rispondente al Piano di Gestione, a meno di alcuni elementi aggiuntivi che, in questa redazione, sono già stati in gran parte presi in considerazione. Il documento, che segue una prima versione adottata dalla Giunta Regionale con D.G.R. 17/15 del 12/04/2005, è redatto sotto forma di linee generali, come previsto dalla L. R. 14/2000, ed è stato oggetto sia di un confronto col Piano Stralcio per l'Utilizzo delle Risorse Idriche e col Piano Regionale Generale Acquedotti, sia di una consultazione pubblica rivolta a tutte le istituzioni pubbliche e private interessate all'argomento. L’area interessata dal Piano di Gestione, sulla base delle cartografie facenti parte dell PTA, è caratterizzata da una vulnerabilità da alta ad elevata, ma le attività previste, non sono tipicamente potenzialmente inquinanti e quindi non influenzeranno la falda quaternaria presente.

2.4. Piano Urbanistico Provinciale Il Piano Urbanistico Provinciale (PUP) è redatto con riferimento alle disposizioni della Legge Regionale 22.12.1989, n.45 - Norme per l’uso e la tutela del territorio, e sue modifiche e integrazioni. Il PUP, in applicazione dell’art. 16 della L.R. 45/89, così come modificato dall’art. 72 della Legge Regionale 15.02.1996, n.9, ha valenza di Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, ai sensi dell’art. 15 della L. 08.06.1990, n.142. Il Piano Urbanistico Provinciale di Oristano è stato adottato con deliberazione del Consiglio Provinciale n° 17 del 18-03-2005, pubblicato ed inviato ai Comuni si trova in corso di verifica ed aggiornamento. Tale strumento, una volta entrato in vigore, potrà dispiegare effetti di indirizzo per gli strumenti Comunali in materia di pesca, caccia, acque e rifiuti e potrà armonizzarsi con le previsioni dello strumento di gestione

2.5. Piani Urbanistici Comunali La zona in oggetto ricade nel territorio comunale di Cabras, Riola e Nurachi. I comuni sono tutti dotati di strumenti di pianificazione urbanistica del territorio in adeguamento alle prescrizioni del vecchio PTP n° 7 del Sinis. 31 In base alle previsioni del PTP tutte le aree comprese nel perimetro sel SIC godono di un adeguato grado di tutela che dovrebbe essere ulteriormente migliorato alla luce delle indicazioni contenute nel nuovo PPR. Preme però evidenziare che oltre agli usi di tipo urbanistico ed edilizio è importante regolare in maniera adeguata le altre forme di trasformazione e di uso del territorio al fine di perseguire l’obiettivo del mantenimento degli habitat nelle condizioni di soddisfacente integrità. La normativa urbanistica vigente da sola non è in grado di incidere in maniera adeguata sugli aspetti riguardanti la pianificazione ed il controllo delle attività di sfruttamento delle risorse naturali. L’area interessata è compresa, nei rispettivi Piani Urbanistici Comunali, in zone con destinazione d’uso coerente con le previsioni e gli obiettivi del Piano di Gestione, tuttavia, per una migliore omogeneizzazione degli ambiti di tutela sulla fascia peristagnale, si propone di mutare la destinazione d’uso prevista nel PUC Comune di Nurachi come Zona E5 in zona H1 di tutela ambientale. Tale modifica potrà garantire così nel sito la necessaria conservazione dello status naturale attuale

2.5.1. PUC di Nurachi Approvato con deliberazione n° 79 del 22-12-1998 in adeguamento al PTP n° 7 del SINIS, dovrà essere ora adeguato alle norme del nuovo Piano Paesaggistico Regionale. La cartografia di Piano prevede nelle aree interessate dal SIC ZPS una zona di tipo agricolo, per la quale l’art. 17 dell N.T.A. recita: La zona E agricola, si suddivide in tre sottozone: E1) comprende le aree caratterizzate da una produzione agricola tipica e specializzata (zona olivetata); E2) sottozona a estensione prevalente con funzione agricolo-produttiva destinata alla risicoltura, a seminativo e zootecnia; E5) aree nelle quali viene ravvisata l'esigenza di garantire condizioni adeguate di stabilità ambientale. La sottozona E5 (Art. 20 N.T.A.) comprende i terreni rivieraschi dello Stagno di Cabras, per i quali è prevista l’inclusione entro la permetrazione del Parco del Sinis. Sono consentiti gli usi elencati per le sottozone E1 ed E2 e compatibili con l’ambito di tutela “2a” in quanto connessi alla conduzione del fondo.

2.5.2. PUC di Riola Sardo Approvato definitivamente con deliberazione n° 20 del 05-08-1999 in adeguamento al PTP n° 7 Gli ambiti territoriali ricadenti nel SIC sono classificate nella cartografia del vigente P.U.C. in zona H che all’art. 3 delle norme di attuazione definisce:

Zona H – Tutela: comprende le parti di territorio non classificabili secondo i criteri in precedenza definiti e che rivestono un particolare pregio ambientale, naturalistico, geomorfologico, archeologico, paesaggistico o di particolare interesse per la collettività. sono state individuate quattro sub-zone H:

32 Zone H2, le parti di territorio che rivestono un particolare pregio ambientale, naturalistico, geomorfologico o paesaggistico, ricomprese attualmente entro la delimitazione degli ambiti 2a previsti dal P.T.P., ma riconducibili ad ambito 1 ai sensi dell’art. 2 L.R. 23 del 07/05/1993, comma 1, lettere b) e c), per cui devono essere garantiti vincoli di integrale conservazione dei singoli caratteri naturalistici e morfologici;

L’Art. 21 definisce le “ATTIVITA’ CONSENTITE NELLE ZONE AGRICOLE E NELLE ZONE DI SALVAGUARDIA”

21.3 Le zone di salvaguardia ambientale sono destinate alla funzione prioritaria di tutela. Entro le zone di salvaguardia ambientale (zone H1 e H2) deve essere garantita la conservazione integrale dei singoli caratteri naturalistici, storici, morfologici e dei rispettivi insiemi, non sono ammesse alterazioni allo stato attuale dei luoghi e sono consentiti, previa autorizzazione di cui all’art. 7 della L. 1497/39 i soli interventi volti alla conservazione, difesa, ripristino, restauro e fruizione della risorsa, e in particolare: a) attività scientifiche, comprendenti l’insieme delle attività finalizzate allo studio, controllo e conservazione delle risorse ambientali; b) fruizione naturalistica, comprendente l’insieme di attività di fruizione dell’ambiente a fini didattici e ricreativi, con eventuale realizzazione di infrastrutture leggere (sentieri natura, segnaletica) o strutture leggere di supporto (capanni di osservazione e per la sola somministrazione di bevande e alimenti, ecc.), aree belvedere e postazioni naturalistiche; c) fruizione culturale, comprendente l’insieme delle attività legate all’uso dei monumenti, zone archeologiche e beni culturali i genere, con eventuale realizzazione di infrastrutture e strutture leggere finalizzate alla conservazione del bene; d) opere di difesa e ripristino ambientale in presenza di alterazioni o manomissioni di origine antropica; e) il recupero di strutture esistenti con le tipologie originarie; f) l’apertura e la sistemazione delle piste forestali strettamente necessarie alla gestione del bene; g) l’installazione di tralicci, antenne e strutture simili se necessari per la salvaguardia delle risorse naturali; h) gli interventi volti alla difesa del suolo sotto l’aspetto idrogeologico; i) interventi connessi alla realizzazione di opere pubbliche o di preminente interesse pubblico;

2.5.3. PUC di Cabras Attualmente il Comune di Cabras è dotato di un Programma di Fabbricazione approvato con deliberazione n° 91 del 27-12-2002 ha subito numerose varianti di cui l’ultima del 2002 ha modificato la zonizzazione su un’area contermine al SIC per destinarla a fini turistici. Il nuovo PUC, il cui iter di approvazione è attualmente alla fase di esame da parte della Regione, è stato adottato con delibera C.C. n° 21 del 21-12-2004 dovrà essere rivisto alla luce delle previsioni del PPR. Visti i diversi aggiornamenti già discussi che non hanno sostanzialmente mutato il quadro della zonizzazione in ambito SIC si ritiene di poter prendere in esame lo strumento in corso di approvazione poiché, verosimilimente verranno mantenute le attuali destinazioni. Dal punto di vista della suddivisione in ambiti omogenei delle aree compresenel SIC occorre far presente che lo strumento, nella sua redazione ultima esaminata, nella cartografia tematica di analisi include la perimetrazione delle aree soggette a tutela speciale (SIC e ZPS) attribuendo alle stesse, nella tavola della zonizzazione, diverse tipologie di utilizzo compatibili con la conservazione delle risorse naturali. Tutto il perimetro dello stagno, nella fascia compresa tra la riva e le formazioni vegetali ripariali sono classificate in zona H1; parte delle zone più esterne sino al limite del SIC sono invece classificate come zone E1. 33 Di seguito vengono riportati gli articoli delle N.T.A. con le relative prescrizioni

ART. 28 - ZONE “E” – AGRICOLE

Le zone E – Agricole – sono normate dai successivi articoli con le seguenti finalità: a) valorizzare le vocazioni di sviluppo economico delle zone agricole del Comune; b) valorizzare e tutelare le attitudini ambientali delle aree che rivestono particolare rilievo dal punto di vista naturalistico, geomorfologico, paesaggistico, archeologico ecc. c) porre in atto misure di tutela del suolo e delle aree particolarmente esposte a rischi di natura idrogeologica o pedologica; d) incoraggiare la permanenza, nelle zone classificate agricole, della popolazione rurale in condizioni civili ed adeguate alle esigenze sociali attuali; e) favorire il recupero funzionale ed estetico del patrimonio edilizio extraurbano esistente, sia per l'utilizzo aziendale che per quello abitativo; f) tutelare le parti di territorio a vocazione produttiva agricola e salvaguardare l’integrità dell’azienda agricola e rurale; g) orientare ad un corretto uso delle risorse presenti nell’Agro del Comune di Cabras.

ART. 29 – AREE ASSOGGETTATE AD USI CIVICI.

1. Entro le aree assoggettate ad usi civici, così come normate dal PTP ed in quanto costituenti bene culturale ai termini del Dlgs 42/04 art 142 lett c, ricadenti nelle zone agricole, non è consentito alcun intervento edilizio a cura del privato, ad eccezione di eventuali impianti finalizzati alla salvaguardia del territorio. Per tali aree le norme in materia di usi civici, prevalgono sulle Norme di Attuazionedel P.U.C.

ART. 30 - INDIVIDUAZIONE DELLE SOTTOZONE AGRICOLE

1. Nel Piano Urbanistico Comunale il territorio extraurbano o spazio rurale viene classificato come segue: • Sottozone E1: aree caratterizzate da una produzione agricola tipica e specializzata; • Sottozone E2: aree di primaria importanza per la funzione agricolo produttiva, anche in relazione all’estensione, composizione e localizzazione dei terreni; • E2 • E2rc (zona agricola di rispetto costiero) • Sottozone E5: aree marginali per attività agricola nelle quali viene ravvisata l’esigenza di garantire condizioni adeguate di stabilità ambientale; • E5 • E5it • E5in

ART. 42 - SOTTOZONE H1 – di salvaguardia ambientale.

Costituiscono le sottozone H2 le parti di territorio che rivestono un particolare pregio ambientale, naturalistico, geomorfologico o paesaggistico, nelle quali devono essere garantite

34 condizioni prioritarie di tutela e stabilità ambientale. Nel territorio comunale di Cabras tali zone sono già costituite nelle Aree Protette di Torre del Sevo e di Paul’e Sali. Ove non siano prescritte norme più restrittive nei Regolamenti che governano le Aree protette, per tutte le zone di salvaguardia ambientale (sottozone H2) sono consentiti, previa autorizzazione di cui all’ART. 7 della L. 1497/39 e successive modificazioni e integrazioni i soli interventi volti alla conservazione, difesa, ripristino, restauro e fruizione della risorsa, e in particolare: 1. attività scientifiche, comprendenti l’insieme delle attività finalizzate allo studio, controllo e conservazione delle risorse ambientali; 2. fruizione naturalistica, comprendente l’insieme di attività di fruizione dell’ambiente a fini didattici e ricreativi, con eventuale realizzazione di infrastrutture leggere (sentieri natura, segnaletica) o strutture leggere di supporto (capanni di osservazione e per la sola somministrazione di bevande e alimenti, ecc.), aree belvedere e postazioni naturalistiche; 3. fruizione culturale, comprendente l’insieme delle attività legate all’uso dei monumenti, zone archeologiche e beni culturali i genere, con eventuale realizzazione di infrastrutture e strutture leggere finalizzate alla conservazione del bene; 4. opere di difesa e ripristino ambientale in presenza di alterazioni o manomissioni di origine antropica; 5. interventi necessari per la tutela, valorizzazione e recupero degli ambienti umidi; 6. il recupero di strutture esistenti con le tipologie originarie; 7. l’apertura e la sistemazione delle piste forestali strettamente necessarie alla gestione del bene; 8. l’installazione di tralicci, antenne e strutture simili se necessari per la salvaguardia delle risorse naturali; 9. interventi volti alla difesa del suolo sotto l’aspetto idrogeologico; 10. interventi connessi alla realizzazione di opere pubbliche o di preminente interesse pubblico.

35

3. Quadro normativo di riferimento per la gestione dei Siti Natura 2000 e le misure di conservazione

3.1. Direttiva “Habitat” La Direttiva n. 43 del Consiglio delle Comunità Europee del 21 Maggio 1992 è relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e delle faune selvatiche. Ai sensi dell’Articolo 2 della presente Direttiva, scopo principale è quello di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche del territorio europeo degli Stati membri ai quali si applica il trattato. Le misure adottate a norma della presente direttiva sono intese ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli abita naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario. Nell’ambito della perimetrazione dei SIC la Regione Sardegna ha proposto un perimetro che interessa interamente l’area di Piano di Gestione. La procedura su cui si basa la fattibilità degli interventi e delle trasformazioni che possono in qualche modo influire sullo stato degli habitat e delle specie ricadenti in un SIC o in un ZPS, è la Valutazione di Incidenza, come previsto dalla normativa vigente.

3.2. Direttiva “Uccelli selvatici” La Direttiva Comunitaria n. 409 del Consiglio delle Comunità Europee del 2 Aprile 1979 concerne la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato. Essa si prefigge la protezione, le gestione e la regolazione di tali specie e ne disciplina lo sfruttamento. Essa si applica agli uccelli, alle uova, ai nidi e agli habitat. L’area ZPS dello Stagno di Cabras è adiacente l’area di Piano di Gestione.

3.3. Misure di conservazione Affrontando questo capitolo si ripropone l’interrogazione posta alla base della redazione di questo Piano di Gestione: è necessario dotarsi di un Piano di Gestione? Non si può infatti negare che gli habitat e le specie animali e vegetali descritti in precedenza non meritino un'attenzione particolare. Ma se da un lato si riconosce l'esigenza di specifiche attenzioni dall'altro si vuole sottolineare che il rispetto delle norme e della pianificazione esistente e la presenza di specifici Piani di Settore (Piano Forestale, Piano di Assetto Idrogeologico,…) già di per sé, se attuati compiutamente e rispettati, possono assicurare adeguati livelli di protezione all’interno dei SIC e ZPS. Ciò premesso l’esigenza di introdurre misure di conservazione che siano specifiche dei luoghi dei quali il gruppo di lavoro si è occupato si assegna a quanto esposto al seguito il valore di Regolamento di disciplina delle attività rimandando a specifici regolamento d’attuazione o disciplinari l’adozione di misure di conservazione di dettaglio. Tale raccomandazione del gruppo di lavoro discende dalle seguenti evidentze e necessità:

36 1. maggiore approfondimento sulla componenti ambientali caratterizzanti il SIC/ZPS (previsto entro le schede-progetto 1.5 b); 2. maggior approfondimento sulle attività e sui livelli di infrastrutturazione delle imprese e/o degli operatori; 3. attuare specifici e necessari momenti di approfondimento per un ampia condivisione/sensibilizzazione con gli operatori e portatori di interesse.

I disciplinari relativi alle diverse attività (pesca, acquacoltura, agricoltura, allevamento, servizi al turismo, attività ricreative,…) saranno articolati in: - Misure regolamentari; - Misure amministrative; - Misure contrattuali;

3.3.1. Misure Regolamentari Il presupposto per la regolamentazione dev’essere, come già richiamato in precedenza, l’esigenza delle normative e delle pianificazioni esistenti in quanto esse sono sufficientemente cautelative e garantiscono la conservazione dello stato attuale, dove ritenuto soddisfacente e prevedendo anche il ripristino delle condizioni, dove queste lo dovessero richiedere. Ciò detto laddove le conoscenze esistenti lo hanno permesso si ritiene possano essere definite delle linee di condotta che successivamente potranno essere “recepite” nei Regolamenti di esecuzione. Di contro, per gli ambiti per i quali le informazioni non sono sufficienti a definirne lo stato, le misure di regolamentazione dovranno essere ricondotte a quelle previste dalla normativa. Il gruppo di lavoro raccomanda che: - Dovrebbe esser ridotta e se possibile evitata la frammentazione degli habitat, riferendosi alla trasformazione delle superfici e la costruzione di edifici e strutture. Le alterazioni/modificazioni delle superfici devono essere intese come: o modificazioni delle superfici drenanti; o modificazioni delle pendenze; o modificazioni sostanziali delle direzioni di dilavamento; - Dovrebbe esser evitata e se possibile ridotta la frammentazione degli habitat, riferendosi alla trasformazione delle superfici e la costruzione di edifici e strutture. - Dovranno essere previsti misure che vietino/limitino l’utilizzo di prodotti chimici in agricoltura all’interno e nelle zone limitrofe (p.e.: l’utilizzo di diserbanti o i trattamenti fitosanitari con prodotti chimici) - Dovrà essere regolamentato il pascolo, in habitat particolarmente sensibili al calpestio e nelle aree lungo le rive ed in prossimità di zone umide. - Dovrà essere regolamentata l’introduzione in natura di specie alloctone, sia invasive che avventizie - Gli interventi di ripristino/recupero ambientale ed ornamentali dovranno essere attuati impiegando germoplasma autoctono - Regolamentare il prelievo di specie autoctone, attraverso gradi di vincolo variabili a seconda che si tratti di specie prioritaria della DIR 92/43/CEE o esclusiva del Sinis, endemica o peculiarità a livello italiano (Viola, Coris, etc.), di interesse fitogeografico e, ultimo livello, di interesse paesaggistico (es: palma nana), sia ad uso alimentare che ornamentale. - Regolamentare la sentieristica e l’accesso all’interno del SIC e degli ZPS, in accordo anche con periodi particolari (p.e.: riproduzioni di specie ornitiche, periodi di fioritura/fruttificazione). - Regolamentare la caccia, sia in accordo con le misure e indicazioni della Regione e

37 della Provincia, sia in relazione ai risultati di monitoraggi periodici sullo stato della conservazione della fauna.

3.3.2. Misure amministrative

Premesso che in quasi tutti i casi è già previsto dalle normative vigenti che per la pratica delle attività sia necessario avviare procedure amministrative, quali autorizzazioni e/o comunicazioni, si ravvisa la necessità che l'Ente di Gestione sia destinatario di “copia” di tali richieste. Quando possibile, sentiti gli Enti competenti, sarebbe necessario, l'EG fosse parte in causa attiva, con parere consultivo o vincolante.

Particolare attenzione deve essere posta nella: 1) piantumazione alberi e piante (in accordo con la pianificazione e normativa vigente: vedere piano forestale) 2) Attività di bruciamento; 3) Apertura di nuove strade all’interno dei SIC e degli ZPS; 4) Movimentazione e sbancamento di terra; 5) effettuazioni di manifestazioni e feste, soprattutto se non tradizionali; 6) emissioni sonore e luminose; 7) pianificazione degli accessi; 8) gestione, quando e dove necessaria, dei flussi e delle presenze attraverso azioni di contingentamento;

Per quanto riguarda invece le attività DISCIPLINATE dall'Ente Gestore, si dovrà prevedere la costituzione di un ufficio o di un procedimento ad hoc che si occupi delle pratiche concessorie o informative.

3.3.3. Misure contrattuali Potranno essere previste misure che finalizzate allo sviluppo di Piani di sviluppo su specifici ambiti (agricoltura, turismo, pesca,...). Potranno essere previste misure quali: 9) permute; 10) cessioni: 11) acquisti; 12) accordi di settore; 13) incentivi; 14) produzioni tipiche; 15) incentivazioni di produzioni tipiche, con l’utilizzo di metodologie biologiche certificato o altre a basso impatto

In coerenza con le prescrizioni e gli indirizzi del PPR che si applicano pienamente al SIC è necessario : 16) Procedere al ricoscimento formale del bene identitario così come prescritto dalla normativa del PPR;

38 17) Conservare lo stato di naturalità del complesso delle zone umide; 18) Mantenere le tipologie costruttive tradizionali; 19) Restaurare le attrezzature della pesca tradizionali nei manufatti e nei materiali.

3.3.3.1. ATTIVITÀ Coerentemente con gli strumenti di pianificazione (PPR, PUC,…) sono consentite le attività di:

● ricettività sostenibile e ristorazione tipica e in particolare iniziative per la realizzazione di: o Aziende ricettive alberghiere o strutture ricettive extralberghiere o aziende ricettive all’aria aperta o strutture a completamento dell’offerta di attività sportive ecocompatibili quali: posti tappa, rifugi; o ristorazione tipica per non più di 60 coperti. - Sviluppo dell’artigianato delle produzioni locali e recupero delle botteghe artigiane tipiche. In particolare saranno finanziabili: o realizzazione di nuovi impianti produttivi; o ampliamento, ristrutturazione, completamento e trasformazione di strutture già operanti; o adeguamento dei laboratori, strutture e impianti, compresi i macchinari e le attrezzature, alle normative in materia di igiene, ambiente e sicurezza nei luoghi di lavoro. - Servizi connessi alla gestione e alla fruizione del patrimonio naturalistico. - progetti di creazione e sviluppo di imprese che erogano i seguenti servizi: o guida e interprete naturalistico, animazione ed educazione ambientale; o attività sportive ecocompatibili (escursionismo, arrampicata, birdwatching, canoa, diving, navigazione, vela, surf, wind-surf, kite-surf, bikinig, etc), anche con centri di addestramento finalizzati esclusivamente allo svolgimento dell’attività sportiva; o servizi turistici di informazione, accoglienza e accompagnamento, servizi di trasporto; o tutela e recupero ambientale, quali ad esempio manutenzione e monitoraggio ambientale, bonifica dei fondali, attività di censimenti florofaunistici, etc. - Realizzazione di reti di promozione dell’offerta tipica locale con coordinamento delle azioni di informazione, divulgazione e commercializzazione dei beni e servizi: o reti di promozione dell’offerta di produzioni tipiche locali, dell’offerta turistica e ricettiva; o creazione di reti tra imprese di diverse aree naturalistiche per la qualificazione delle produzioni o dei servizi erogati nonché di condivisione dei dati ambientali. - Sono inoltre consentite, secondo i disciplinari specifici: o Pesca o L’attività fotografica; o L’attività ricreativa o L’organizzazione di eventi a scopo di divulgazione ed sensibilizzazione o Gli interventi che mirano a diminuire il degrado ambientale o Le escursioni a cavalla o L’utilizzo di aquiloni o La pratica di giochi quali il calcio, la pallavolo,… o Il tiro con l’arco (con bersaglio) o Concerti e spettacoli; o le fiere, le feste tradizionali

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Sono vietate: - l’attività di fuoristrada; - il motocross - l’uso di esplosivi o fuochi d’artificio al di fuori delle occasioni concordate - le moto d’acqua (a scopo ricreativo) - lo sci nautico - la navigazione a velocità superiore di 5 nodi - il pascolo non controllato del bestiame e delle greggi

Nell’ottica di una gestione reale delle aree oggetto del Presente Piano di Gestione, si ritiene necessario sottolineare che un qualsiasi insieme di misure di conservazione, può essere efficace se all’attività di regolamentazione, non vengono previste e messe in atto attività di controllo e monitoraggio. Il primo come strumento repressivo nei confronti di azioni illecite, il secondo per valutare l’efficacia delle azioni e della gestione in atto.

3.3.4. IPOTESI ENTE DI GESTIONE:

Al fine di garantire l’avvio e un minimo di continuità adeguata alla gestione del Sito, viene descritta in seguito un’ipotesi di come potrebbe essere costituito l’Organismo di Gestione. Si auspica l’identificazione di un Comitato di pilotaggio (funzione politica e tecnica) che accompagni la gestione degli interventi finanziati e pianifichi nuovi interventi, sulla base delle esigenze dello stato di conservazione e di gestione degli habitat e delle specie. Per esempio un gruppo di lavoro costituito da un rappresentante per ogni comune in cui ricade il SIC e un tecnico/professionista per ogni ambito di rilievo (agronomo, botanico, biologo,…) “coordinati” da funzione “gestionale” quale potrebbe essere l’ufficio dell’AMP.

3.3.4.1. Aspetti amministrativi Nello specifico, per quanto riguarda il funzionamento ordinario della segreteria del SIC, ogni comune dovrà assicurare l’impegno per garantire l’attività minima basale (gestione posta, autorizzazioni, concessioni,…). La stima dei costi è riportata in scheda apposita.

3.3.4.2. Aspetti tecnico-scientifici Si ipotizza possano essere sviluppati attraverso: - la componente tecnica del gruppo di pilotaggio (occasionalmente); - continuativamente, l’identificazione e l’affidamento a strutture/organizzazioni/enti singoli e/o gruppi di specialisti esistenti. La presenza di una figura tecnica in modalità part-time, garantirebbe: - l’aggiornamento di data-base tematici relativi al SIC; - potrebbe occuparsi della parte tecnica relativa ai procedimenti di autorizzazione,

40 concessioni; - mantenere l’avanzamento delle attività tecnico-scientifiche, delle

3.3.4.3. Aspetti decisionali Di competenza del Comitato di pilotaggio, in accordo con gli EE.LL., la RAS e il MATTM, sentito il parere del gruppo tecnico-scientifico.

Costi della gestione 1. Limitati e coincidenti con l’attuazione degli interventi, ovvero ai professionisti incaricati sarà fatto obbligo di partecipare al comitato di pilotaggio, per quanto di loro competenza. (nel breve periodo). 2. La gestione tecnico amministrativa (le istruttorie, aggiornamento di database,… potranno essere garantite implementando una sorta di “commissione edilizia” pro SIC. 3. Ordinaria: sulle strutture preesistenti (da definirsi); 4. Straordinaria (comitato);

3.3.4.3.1. Deliberazione RAS 917 del 7/3/2007

Si ritiene che le misure di tutela e conservazione di cui alla Deliberazione, e allegati, della Regione Autonoma della Sardegna N. 9/17 del 7/3/2007, con oggetto “Designazione di Zone di Protezione Speciale”, debbano , appunto per come vengono definite ...valide per tutte le ZPS debbano essere rese valide da provvedimenti differenti dal presente specifico Piano di Gestione. Tali misure prevederanno: ...

Raccomandazioni per misure di conservazione valide per tutte le ZPS

Le seguenti norme dovranno essere applicate in tutte le Zone di Protezione Speciale. In particolare, in tali aree dovrà essere vietata la realizzazione di nuovi impianti, particolarmente impattanti per specie e habitat, quali:

● nuove discariche o ampliamento di quelle esistenti; ● impianti di trattamento e smaltimento di fanghi e rifiuti o ampliamento di quelli esistenti ● elettrodotti aerei di alta e media tensione se non si prevedono le opere di prevenzione del rischio di elettrocuzione/collisione mediante l’applicazione di piattaforme di sosta, la posa di spirali di segnalazione, di eliche o sfere luminescenti, di cavi tipo elicord ● impianti da sci ● impianti eolici ● nuove cave o ampliamento di quelle esistenti

e inoltre dovranno essere vietate le seguenti attività:

41 ● introduzione di specie animali alloctone in ambienti naturali in rispetto ai sensi dell’art. 63 della Legge Regionale 29 luglio 1998, n. 23 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna” ● ripopolamenti a scopo venatorio ad esclusione di quelli realizzati con soggetti appartenenti alle specie autoctone mantenute in purezza ● circolazione motorizzata fuoristrada fatta eccezione per i mezzi agricoli, i mezzi di soccorso, di controllo e sorveglianza, nonché per l'accesso al fondo degli aventi diritto ● esercizio dell’attività venatoria in deroga in attuazione dell'articolo 9 della Direttiva 79/409/CEE" ai sensi dell’art. 49 della Legge regionale 29 luglio 1998, n. 23 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna” ● l’attività di addestramento di cani da caccia, con o senza sparo, dal 1 febbraio al 15 settembre.

Ed inoltre nello specifico per la tipologia “ambienti umidi” delle ZPS dello stagno di Mistras e dello Stagno di Cabras, la deliberazione regionale prevede ...

Misure di conservazione valide per le singole ZPS appartenenti alle diverse tipologie ambientali

● Divieto dell’esercizio dell’attività venatoria sulle specie ornitiche ● Impedimento di tutte le attività di realizzazione e/o manutenzione di manufatti e connesse a pratiche agricole quali: taglio, sfalcio, trinciatura, incendio, diserbo chimico, lavorazioni superficiali del terreno della vegetazione spontanea arborea, arbustiva e erbacea nella fascia di rispetto peristagnale di larghezza pari a 50 m nel periodo 1 marzo – 15 agosto. ● Divieto di introduzione di specie ittiche alloctone ● Divieto di svolgere attività di addestramento di cani da caccia con o senza sparo ● Rispetto degli articoli 105 e 106 Parte III del D. lgs 152/2006 che disciplinano gli scarichi di acque reflue industriali e di acque reflue urbane in acque superficiali ed in corpi idrici ricadenti in aree sensibili e rispetto degli art. 22 e 40 delle “Norme di attuazione del Piano di Tutela delle Acque” della Regione Autonoma della Sardegna Regolamentazione delle attività sportive (footing), ricreative (fotografia naturalistica) e di monitoraggio scientifico durante il periodo riproduttivo delle specie.

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4. Quadro conoscitivo

Il quadro conoscitivo mira, oltre che a fornire informazioni sul sito specifico oggetto del Piano, ad inquadrarlo in un contesto più ampio di vasta scala.

4.1. Caratteristiche generali del sito

Si riporta il capitolo relativo alla Laguna di Cabras da “Le lagune in Sardegna” L’importante indagine effettuata dal Consiglio Regionale nel 1981 registra la prima fase di cambiamenti. Infatti la relazione generale mette in evidenza comunque la potenzialità intrinseca nelle zone umide.

“La laguna (stagno) di Cabras è il più esteso tra tutti i bacini ad acqua salmastra esistenti in Sardegna: la sua superficie è infatti di 2228 ettari. Ad ovest, rispetto ad essa, si trova la penisola del Sinis, con formazioni dunari che creano vaste depressioni, nelle quali le pioggie danno luogo a ristagni temporanei durante la stagione invernale (Pauli Trottas, Pauli Civas, Stagno Istai, Cuccuru Isperrau, Pischeredda); a nord si trova una zona paludosa (Pauli Ludosu); a nord-est una vasta zona bonificata, laddove si trovava lo stagno di Mar’e Foghe, nella quale scorre il relativo canale (Rio di Mar’e Foghe o Rio Sa Praja); sempre in questa zona si trovano i centri abitati di Riola Sardo e Baratili S.Pietro; ad est continua la zona di bonifica, attraversata da numerosi canali, nella quale si trovano i due piccoli stagni di Mar’e Pauli e Pauli e’ Sali; vi si trovano, inoltre, i centri abitati di Nurachi e di Cabras, quest’ultimo confinante con le sponde dello “stagno”. A sud la morfologia è più complessa: vi sono infatti due diversi cordoni litorali, il più antico dei quali rappresenta l’attuale bordo meridionale dello “stagno” di Cabras; esso era attraversato da quattro stretti canali che si riunivano poi in uno per confluire nello “stagno” di Sa Mardini. Quest’ultimo, insieme allo “stagno” di Mistras, è delimitato dall’attuale cordone litorale, attraverso il quale entrambi comunicano con il mare. Lo “stagno” di Cabras ha una forma allungata, in direzione nord-sud, perpendicolarmente alla costa; si può considerare quasi diviso in due parti principali: la prima, va dai canali emmisari fino al restringimento all’altezza di Capo Nurachi; l’altra da qui all’estremità settentrionale, dove si immette Il Rio Sa Praja. La prima parte è quella che risente maggiormente della comunicazione con il mare e le cui acque hanno il grado di salinità maggiore; la seconda parte, lungo oltre 5km e larga, al massimo, 2km all’altezza di Capo Nurachi, subisce maggiormente l’influenza degli apporti d’acqua dolce; qui il grado di salinità è molto basso, fino a diventare quasi nullo nei pressi della foce del Rio Sa Praja. La profondità dello “stagno” varia da 40 cm a 3 metri circa; essa è maggiore verso il centro e degrada progressivamente verso le coste. I fondali sono prevalentemente fangosi. Il Rio Sa Praja è l’unico emmissario; esso è un canale creato per raccogliere e convogliare le acque del Rio Mannu e del Rio Cispiri, provenienti dal Monte Ferru, le quali, giunte in corrispondenza di Mar’e Foghe, provocano vasti allagamenti nei territori di , Riola Sardo e Nurachi. La portata delle acque fluviali che alimentano lo stagno, raggiunge i 615 mc al secondo; altri apporti minori provengono dai canali della Bonifica Destra Tirso del Campidano di Oristano e dagli scarichi fognari di Cabras. La comunicazione con il mare avviene attualmente attraverso un canale scolmatore, lungo circa 4km, di larghezza e profondità variabili lungo il percorso, recentemente costruito per ovviare ai danni provocati dallo straripamento delle acque nei periodi di piena. Lo “stagno” Sa Mardini, che era separato da quello di Mistras da una diga in muratura e costituiva un vivaio

43 naturale per l’accrescimento dei pesci che poi entravano nello “stagno” di Cabras, è stato colmato. Opere di bonifica sono in corso anche nella zona ad ovest dello “stagno” di Cabras, per colmare le depressioni nelle quali si formano gli stagni temporanei. Lo “stagno” di Cabras ha sempre rappresentato per la sua pescosità una fonte di ingente ricchezza e come tale, è stato, per secoli, al centro di complesse vicende patrimoniali e di lotte sociali per il suo sfruttamento. Le prime notizie su di esso risalgono ad un diploma del 1493, con il quale il re Ferdinando di Castiglia ne vietava l’alienazione, la cessione ed il pegno; nel 1652, invece, il re Filippo IV di Spagna lo cedette in pegno a Gerolimo Vivaldo e nel 1838 il re Carlo Alberto rinunciò al diritto di rivendicare tali peschiere, in favore di Pietro Vivaldi Pasqua. La famiglia Vivaldi, nel 1853, le cedette a Salvatore Carta; fin dal 1858 lo Stato ha tentato, inutilmente, di rivendicare la demanialità dello stagno: è risultata anche impossibile l’applicazione della legge regionale 2 marzo 1956, n. 39, abolitiva dei diritti perpetui esclusivi di pesca. La lunga controversia è giunta solo recentemente a soluzione con l’approvazione della legge regionale 30 maggio 1980, n. 7, che prevede la stipula di una transazione per l’aquisizione degni stagni di Cabras al demanio marittimo. Le condizioni attuali dello stagno sono, però, notevolmente deteriorate a causa dell’incerta situazione giuridica protrattasi per tanto tempo: da un lato, infatti, i privati detentori non si sono curati di effettuarvi adeguate opere di manutenzione, dall’altro, la mancanza di una precisa regolamentazione della pesca a consentito ai due o trecento pescatori della zona di depauperarne gravemente il patrimonio ittico. Nell’ultimo anno la produzione totale è stata valutata intorno ai 4500 ql, costituiti da cefali, anguille e carpe; la presenza di qualità di scarso pregio, ma di grande adattabilità a condizioni ambientali difficili, è conseguenza dell’inquinamento prodotto da scarichi fognari ed agricoli (fertilizzanti, pesticidi), e dell’eccessiva dolcificazione delle acque; di quest’ultimo fenomeno sarebbe responsabile, secondo alcuni, il canale scolmatore, poiché consente lo scarico in mare delle acque interne in eccesso, ma impedisce praticamente l’afflusso delle acque marine. Si resero, perciò, indispensabili interventi urgenti per la bonifica ittica dello “stagno” la cui produzione può raggiungere, in condizioni ottimali, i 20000 ql/anno (2.000.000 kg/anno) consentendo di dare occupazione ad oltre 600 unità lavorative. Se lo “stagno” di Cabras è il più importante dal punto di vista produttivo, quando si considera il valore ecologico vengono in rilievo i piccoli bacini che si trovano ad est e ad ovest di esso. La vegetazione è, infatti, particolarmente abbondante e varia negli stagni di Mari’e Pauli e di Pauli’e Sali e nelle depressioni del lato occidentale; qui sono presenti numerose specie di uccelli considerati di importanza internazionale. Perciò l’intera area, per una superficie complessiva di 3575 ettari, è stata inserita, nel marzo 1979, nella lista delle zone umide di importanza internazionale prevista dalla Convenzione di Ramsar. Nella parte settentrionale dello stagno di Mari’e Pauli (circa 30 ettari), è stata istituita, nel settembre 1980, un’oasi di protezione faunistica e di cattura ai sensi della legge regionale sulla caccia, n. 32 del 28 aprile 1978.“

4.2. Componente fisica

4.2.1. Caratteristiche climatiche

Per delineare i caratteri climatici dell’area circostante lo stagno di Cabras e le aree che con esso hanno rapporto, sono stati analizzati i regimi dei principali parametri meteoclimatici. A tal fine sono state acquisite le serie storiche dei parametri meteorologici, in particolare i dati pluvio-termometrici, anemometrici, di umidità dell’aria, dell’insolazione, della pressione atmosferica, della nuvolosità e del regime idrico dei suoli, rilevati nelle stazioni meteorologiche ricadenti nel territorio in esame ed in quelle ubicate nel suo intorno. 44 I dati utilizzati provengono dalla sezione del Genio Civile di Cagliari dell'Assessorato Regionale ai Lavori Pubblici, dagli Uffici Regionali dell'ENEL, dall'EAF, dalla Marina Militare, dal S.A.R. e dall’Atlante della Sardegna (Pracchi et alii). Il diversi regimi meteoclimatici sono stati definiti elaborando ed analizzando le osservazioni giornaliere, rilevate dal 1922 al 1992 nelle stazioni meteorologiche di Cabras, Riola, Cantoniera Cadreas, Capo Frasca, Oristano (1922-2002), Santa Giusta e Santa Lucia. Di queste stazioni solo quelle di Capo Frasca (91 m slm), Santa Giusta (10 m slm) e Santa Lucia (8 m slm) registrano regolarmente, oltre alla pluviometria anche le temperature e la ventosità, quelle di Capo Frasca e di Santa Lucia rilevano l’umidità dell’aria, mentre solo quella di Santa Lucia rileva costantemente l’eliofania. Il diversi regimi meteoclimatici sono stati definiti elaborando ed analizzando le osservazioni giornaliere, rilevate dal 1922 al 1992 nelle stazioni meteorologiche di Cabras, Riola, Cantoniera Cadreas, Capo Frasca, Oristano, Santa Giusta e Santa Lucia. Di queste stazioni solo quelle di Capo Frasca (91 m slm), Santa Giusta (10 m slm) e Santa Lucia (8 m slm) registrano regolarmente, oltre alla pluviometria anche le temperature e la ventosità, quelle di Capo Frasca e di Santa Lucia rilevano l’umidità dell’aria, mentre solo quella di Santa Lucia rileva costantemente l’eliofania.

4.2.1.1. La termometria L’analisi dei dati rilevati nelle stazioni termometriche disponibili indicano che nel settore interessato dal progetto la temperatura media annua è di 16,3°C. Le escursioni termiche annue variano tra i 14,2°C di Santa Giusta ed i 13,3°C di Capo Frasca, mentre le escursioni termiche giornaliere sono comprese tra i 6,1°C ed i 12°C. Il mese più freddo è generalmente gennaio con temperatura media di 9,6°C, anche se temperature assolute più fredde si possono registrare anche nei mesi di dicembre e febbraio. In questi mesi e nel mese di marzo si possono registrare infatti temperature assolute prossime od inferiori a 0°C. I mesi più caldi sono luglio e agosto, con valori medi di temperatura massima intorno ai 30°C. In questi mesi le temperature massime assolute possono raggiungere i 37-38°C e superare anche i 40°C. Anche nei mesi di settembre e giugno si possono registrare temperature abbastanza alte con valori massimi generalmente intorno ai 35°C e meno frequentemente con valori massimi intorno ai 36-37°C. Il soleggiamento giornaliero si misura in ore. Alle nostre latitudini il soleggiamento teorico è di 8-9 in inverno e di 14-16 ore in estate. Il soleggiamento relativo ha un valore minimo di 0,30-0,50 in inverno ed uno massimo di 0,65-0,85 in estate. Per quanto riguarda i dati relativi alla radiazione solare incidente esistono le rilevazioni effettuate dalla rete attinometrica del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare, che hanno permesso di calcolare i valori medi mensili di radiazione solare globale (diretta + diffusa), incidente sull'unità di superficie orizzontale in Sardegna. Il valore medio annuo calcolato è di circa 165 W/mq, con un massimo di 180 W/mq nelle zone montane ed un minimo di 150-170 W/mq che si riscontra invece in corrispondenza delle zone di pianura. Questi dati danno un'informazione generale sull'andamento della radiazione nell'Isola, che risulta una delle più alte in Italia. Nell'area non sono invece disponibili dati relativi a misure della radiazione solare pertanto risulta assai difficile descrivere in dettaglio l'andamento di questo parametro. Gli unici dati disponibili su questa area sono quelli sull'eliofania, rilevati nella stazione meteorologica sita nel Campo sperimentale di Santa Lucia (8 m slm), in agro di , dell'Istituto di Agronomia generale e Coltivazioni erbacee dell'Università di Sassari. I dati dell'eliofania relativi a questa stazione sono riportati nella Tabella seguente.

Tabella 2 - Medie mensili dell'eliofania per la stazione di Santa Lucia (Zeddiani)

45 Mesi G F M A M G L A S O N D

n/N 0,41 0,46 0,52 0,53 0,60 0,68 0,75 0,74 0,67 0,60 0,49 0,48

Dove n/N è il rapporto tra la durata del tempo in cui il sole è effettivamente visibile al suolo (n = eliofania assoluta) e la durata astronomica della permanenza del sole sopra l'orizzonte (N).

Questi dati possono essere considerati validi anche per le aree che presentano caratteri orografici e di esposizione analoghi a quelli di questa stazione, ossia aree pianeggianti poste ad altitudine non molto diversa e assenza di ostacoli che possano creare ombre. In media si hanno 133 giorni sereni, 112 nuvolosi e 120 coperti, con nuvolosità minore ai 3/10 di cielo aperto, rilevati nella stazione di Oristano.

4.2.1.2. Le precipitazioni

La pluviometria varia tra 550 mm/anno ed i 650 mm/anno. Per la Stazione di Riola (9 m slm), posta internamente all’area di progetto, sono disponibili rilevazioni per circa 49 anni ed il valore medio delle precipitazioni è di 642.0 mm/anno. La piovosità massima mai registrata sulle 24 ore è di 97 mm, mentre quella probabile a 500 anni è di 139.77 mm.

Nella Stazione di Cabras (9 m slm), per la quale si hanno solo 21 anni di osservazioni, il valore medio annuo delle precipitazioni è di 629,2 mm/a. Il mese più piovoso è dicembre, con valori medi di 95,6 mm/m, mentre quello pù secco è luglio con valori medi di 2,3 mm/m. In questa stazione il massimo pluviometrico in 24 ore di 79,4 mm/g si registrò nel 1933. In quella di Riola il mese più piovoso, con valori medi di 152,2 mm/m, è dicembre, quello più asciutto è luglio con 3,1 mm/m. a media annua delle precipitazioni. A Santa Lucia si registrano valori medi annui di precipitazioni di 574,7 mm/a, il mese più piovoso con 134,8 mm/m è dicembre, quello più asciutto, con 4,6 mm/m, è luglio. Per Oristano (12 m slm) il valore delle precipitazioni medie annue è di 581,8 mm/a. Per questa stazione il mese più piovoso risulta quello di dicembre con media mensile di 93,6 mm/m, mentre quello più secco risulta luglio con 2,0 mm/m di precipitazioni. Il massimo pluviometrico nelle 24 ore paria 74,0 mm di pioggia in un giorno è stato registrato nell’ottobre giugno del 1959. Per la stazione di Santa Giusta (10 m slm) e precipitazioni medie annue sono di 580,9 mm/a. Il mese più piovoso è dicembre con valori medi di 95,2 mm/m,mentre quello più asciutto è luglio con 3,1 mm/m. Le massime precipitazioni in 24 ore pari a 72,5 mm/g si verificarono nel settembre del 1949. Per tutte le stazioni considerate le precipitazioni sono generalmente concentrate nel periodo autunno-invernale ed il maggior quantitativo di pioggia cade nel mese di dicembre. Il periodo estivo è caratterizzato per tutte le stazioni da una accentuata aridità, con anni nei quali il periodo secco si prolunga anche per otto mesi. Nel periodo invernale, nel mese di gennaio e talvolta di febbraio, si possono verificare alcune settimane di tempo secco, le cosiddette secche di gennaio. La media annua di giorni piovosi varia tra 61 ed 70 gg. Il regime pluviometrico risulta estremamente irregolare con forti variazioni tra anno ed anno. All’andamento tipico mediterraneo ogni tanto si alterna quello mediterraneo di transizione caratterizzato da due periodi piovosi, uno in inverno ed l’altro in primavera.

46 Nell’arco di tempo coperto da osservazioni si notano alcune serie di anni particolarmente siccitosi, così come non sono infrequenti eventi pluviometrici di portata straordinaria. Nel complesso l'area esaminata mostra un regime pluviometrico con una piovosità di bassa entità, concentrata nel periodo invernale, con estati rigorosamente asciutte, solo qualche volta interessate da eventi temporaleschi anche eccezionali. La primavera è generalmente scarsa di apporti mentre l'autunno è sovente più ricco dell'inverno. Buona parte degli eventi meteorici di rilievo ha avuto luogo in periodo autunnale e precisamente tra settembre e dicembre, con episodi notevoli anche nei primi 2 mesi dell'anno. Le precipitazioni nevose sono rare.

4.2.1.3. Igrometria L’umidità dell’aria mostra generalmente un andamento decrescente dalla costa verso l’interno, per la forte influenza giocata dalle brezze di mare che caricano di umidità l’aria e dall’inverno all’estate. I valori di umidità relativa registrati nella stazione di Oristano sono dell’ordine dell’84% in gennaio, dell’82% in aprile, del 77% in luglio e dell’80% in ottobre.

4.2.1.4. Barometria La pressione atmosferica media annua, ridotta al livello del mare, sempre relativa alla stazione di Oristano, è di 1015,2 mb, con un massimo di 1015,7 mb nel mese di luglio ed un minimo di 1014,5 mb nei mesi di gennaio e aprile. Nel Sinis la pressione atmosferica media annua mostra valori di poco superiori ai 1015,2 mb.

4.2.1.5. Aspetti anemologici L’area è caratterizzata da un’elevata ventosità. I venti dominanti sono quelli provenienti dal IV quadrante (maestrale e di ponente), che spesso raggiungono e superano la velocità di 25 m/s, e quelli provenienti dal II e III quadrante (scirocco e libeccio). Nella stazione di Oristano il vento dominante è rappresentato dal ponente. Questo vento, con il 20% della frequenza, raggiunge sovente velocità intorno ai 25 m/s. Il grecale mostra una frequenza del 15% con velocità generalmente non superiori ai 25 m/s, ed il maestrale con una frequenza intorno al 13%, raggiunge e supera la velocità di 25 m/s. Il vento meno frequente è lo scirocco, che però talvolta raggiunge e supera i 25 m/s. Le giornate di calma di vento rappresentano il 20,42% del totale.

Tabella 3 - Dati anemometrici della stazione Cirras

CALMA N NE E SE S SO O NO no dir. V<0.5 m/s

V media 6.9 4.6 3.3 4.5 5.7 5.4 5.1 6.7 5.4

V massima 37.7 29.7 23.7 21.1 20.6 19.9 24.3 27.6 24.9

Frequenza % 11.5 9.8 11.6 9.6 6.0 6.0 14.7 22.7 5.9 2.2

Nella stazione Cirras (Tabella), prevalgono i venti di NO, con una frequenza del 22,7% sul totale delle osservazioni. Seguono il ponente (14,7%), il levante (11,6%) e la tramontana (11,5%), mentre gli altri presentano frequenze inferiori al 10%. La frequenza delle calme è dell’ordine del 5,9%, infatti anche nel periodo estivo, generalmente meno ventoso, si instaurano i regimi di brezze di mare, che abbassano la frequenza delle calme di vento.

Nel periodo invernale risultano nettamente prevalenti i venti del I e IV quadrante con particolare frequenza per il ponente, il maestrale ed il grecale. Nel periodo estivo prevale 47 nettamente il ponente con il maestrale con subordinato libeccio. Le giornate di calma non sono elevate in quanto nell’area, circondata dal mare, si instaurano regimi di brezze costiere. Nel Sinis, in condizioni morfologiche e microclimatiche particolari questi dati possono subire variazioni anche rilevanti. La posizione geografica e la forma piuttosto appiattita del Sinis, permettono al vento di raggiungere velocità assai elevate e quasi sempre maggiori di quelle registrate nelle stazioni di riferimento. Il forte vento rappresenta anche un mezzo di trasporto per un’abbondante quantità di materiali detritici sabbiosi e limosi. Questo fatto, prima dell’imbrigliamento delle dune di Is Arenas, provocava un avanzamento verso l’entroterra delle coperture sabbiose. Il regime anemometrico della regione, come descritto nel grafico seguente, è caratterizzato da una prevalenza dei venti provenienti dal I e dal IV quadrante. In particolare, per i settori considerati, la stagione a maggiore intensità anemometrica è l'inverno, seguita dalla primavera, dall'autunno ed infine dall'estate. Per la stazione di Oristano sono disponibili i dati nei tre diversi archi temporali e curiosamente caratteristici. Per l’arco temporale più vecchio disponibile è possibile vedere una dominanza delle direzioni da W e da NE, mente negli anni successivi le misurazioni mostrano dominare il NW e secondariamente E e NE. Le misurazioni complessive effettuate su Capo Frasca dall’Aeronautica Militare riportano un diagramma con una notevole dominanza dei venti di W e NW seguiti dai venti di SE.

4.2.1.6. Indici climatici Per la classificazione dei vari tipi di clima che caratterizzano una regione, sono stati proposti diversi indici, che mettono in relazione una o più variabili e consentono di suddividere un dato territorio in aree geografiche e/o in fasce vegetazionali, con caratteri climatici diversi. Di seguito sono illustrati alcuni indici climatici, significativi per la classificazione del clima della regione in esame.

• Indice di continentalità idrica di GAMS (IG = cotg P/A) IG = cotg P/A = 1°,01

I valori soglia dell'indice sono i seguenti:

DA A

0° 5°° zone litoranee

5° 15° pianure interne

15° 30° aree collinari

30° oltre aree montuose

• Indice di De MARTONNE ID = P/T+10 = 24,30 I valori soglia dell'indice sono i seguenti:

DA A

0 5 condizioni desertiche

5 10 clima steppico

48 10 20 prateria

20 oltre condizioni ottimali per lo sviluppo della vegetazione forestale

• Pluviofattore di LANG PL = P/T = 39,00 I valori soglia dell'indice sono i seguenti:

DA A

25 43 zone litoranee

43 52 zone sublitoranee

52 64 colline interne

62 137 zone montuose

• Classificazione Bioclimatica di Emberger Q = 2.000P/M2-m2 = 73

Secondo Arrigoni la regione in esame ricade nel bioclima mediterraneo semiarido, orizzonte superiore.

4.2.1.7. Diagrammi climatici

I diagrammi climatici sono rappresentazioni grafiche su un piano cartesiano, ottenute dall'elaborazione dei dati termo-pluviometrici.La loro interpretazione consente di risalire ad una definizione sintetica, ma efficace, delle caratteristiche del clima in ciascun mese dell'anno, evidenziando il/i periodo/periodo aventi maggiore grado di xerofilia.

- Climogramma di PEGUY (1961)

Analizza in forma grafica il regime termo-pluviometrico del territorio, attraverso l'individuazione di quattro periodi stagionali.

Nel grafico seguente è possibile rilevare quanto segue: i mesi di giugno, luglio, agosto e settembre ricadono nel periodo caldo arido, i restanti mesi dell'anno nel periodo temperato.

Analogo riscontro si ottiene dall'elaborazione del diagramma di WALTER E LIETH, illustrato nella pagina seguente.

- Diagramma di BAGNOULS GAUSSEN - WALTER E LIETH (1960)

In un sistema di assi cartesiani sono riportati i valori medi delle precipitazioni e delle temperature rilevati nei mesi dell'anno.

49 Nel diagramma umbrotermico è possibile osservare la presenza di una stagione caldo arida, ricadente nel periodo compreso tra la terza decade di maggio ed il mese di settembre.

In questa stagione il bilancio termico ed idrico è evidenziato con l'area sottesa tra le due curvilinee, rappresentati l'andamento termo-pluviometrico annuale. Il deficit idrico che si presenta nel periodo estivo è conseguenza delle scarse precipitazioni ed elevate temperature.

Temperature medie mensili e piogge medie mensili 1922-2001

gradi *2 e mm 150

140

130

120

110

100

90

80

70

60

50

40

30

20

10

0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC mesi

Figura 1 - Diagramma umbrotermico

4.2.1.8. Classificazioni fitoclimatiche La vegetazione è considerata uno dei più importanti bioindicatori del carattere climatico di un territorio. Per tale ragione sono state elaborate diverse forme di classificazione fitoclimatica. Aldilà del fatto che una più coerente descrizione del fitoclima viene proposta nel contesto sulla vegetazione, di seguito sono riportate alcuni tipi di classificazioni fitoclimatiche di ambienti mediterranei, possibili di eventuali intergrazioni e revisioni con le più recenti di Rivas-Martinez.

- Classificazione fitoclimatica del PAVARI (1916)

Questa classificazione è la prima adottata in Italia. Successivamente al 1916 è stata rivista dal De Philippis (1936) che ha suddiviso il territorio Italiano in cinque zone climatiche. Per la classificazione del territorio in fasce climatiche si utilizzano i valori termici annuali quali temperatura media, temperatura media del mese più freddo, temperatura media dei minimi.

50 I valori termici rilevati nella stazioni in esame permettono di collocare il territorio costiero dell'Oristanese nella fascia climatico-forestale del Lauretum "sottozona calda con siccità estiva".

- Classificazione del PIGNATTI (1979)

la classificazione del Pignatti, introdotta più recentemente, si basa sui valori di temperatura media annua e sulle caratteristiche ecologiche dell'ambiente (vegetazione naturale presente e vegetazione potenziale). Secondo questa classificazione, il territorio in esame ricade nell'ambiente ecologico mediterraneo-arido, rappresentato da specie stenomediterranee in formazioni a boscaglia bassa, sempreverde (macchia mediterranea) e da specie litorali psammofile. Nonostante l'area presenti un elevato grado di antropizzazione, è possibile individuare, quale vegetazione climatogena potenziale, l'associazione Oleo- lentiscetum.

Per quanto riguarda l’inquadramento bioclimatico si fa riferimento a quanto proposto da Rivas-Martinez et al. (2002); per calcolare tale indice si fa riferimento ai dati termo- pluviometrici della stazione di Santa Giusta. Dall’analisi dei dati risulta che l’area presenta un bioclima di tipo Mediterraneo pluvistagionale oceanico con un termotipo termomediterraneo superiore e ombrotipo secco superiore.

4.2.1.9. La climatologia

L’evapotraspirazione reale, calcolata con la formula di Thornthwaite, per l’area in esame mostra valori di 529 mm/a, calcolati per la Stazione di Santa Giusta, (Arangino et alii, 1986). Il bilancio idrico secondo Thornthwaite produce un deficit idrico fra i mesi di maggio ed ottobre, il periodo della ricostituzione della riserva idrica inizia ad ottobre fino a metà gennaio e solo da metà gennaio ad aprile si stabilisce il periodo di eccedenza idrica. L'area in esame ricade nella fascia climatica del clima temperato caldo sub-arido, tipicamente mediterraneo con estati asciutte ed inverni miti e debolmente piovosi. Secondo la classificazione climatica di Thornthwaite, si tratta di un clima mesotermico, B2, sub-arido, con eccedenza idrica invernale da moderata e scarsa. La Piana di Oristano, il Sinis e l’intera fascia costiera, dove alle elevate temperature medie annue, generalmente superiori ai 17°C, sono associate scarse precipitazioni, che in alcuni casi, come per esempio nel Sinis, possono essere stimate intorno ai 400 mm/a (Pinna, o.c.), sono caratterizzati dal sottotipo climatico subtropicale-semiarido. Dall’indagine svolta risultano assai scarse le fonti di inquinamento atmosferico presenti nel territorio ed i caratteri meteoclimatici che incidono sulla qualità dell’aria sono tali da garantire una veloce diffusione e dispersione delle missioni prodotte, per cui in generale si può valutare la qualità dell’aria del territorio come buona. Va evidenziato che sono presenti alcuni inquinanti primari di origine naturale, tra i quali è opportuno citare, per l’influenza diretta sulla vegetazione naturale e sulle colture, quello dell’elevata concentrazione di sali dispersi, in seguito al fenomeno dell’aerosol marino, nelle masse d’aria che insistono sulla fascia costiera.

4.2.2. Caratteri geologici

51 Lo Stagno di Cabras si inserisce in un contesto geologico ben più complesso ed ampio del territorio di pertinenza del SIC-ZPS per cui per rendere più semplice ed organica la lettura dei caratteri geologici del territorio si è preferito suddividere l’area nelle seguenti sub-aree:

- la penisola del Sinis; - il Campidano; delle quali verrà data una descrizione separata.

4.2.2.1. La penisola del Sinis in generale

Il territorio del Sinis, compreso tra l’horst granitico dell’isolotto di Mal di Ventre ad ovest e la fossa del Campidano di Oristano ad est, dal quale è separata da una serie di faglie quaternarie di notevole rigetto dirette circa N-S, è costituito interamente da terreni vulcanici e sedimentari che si sono formati nel lasso di tempo che va dall’Oligocene all’Attuale. Le formazioni geologiche possono essere raggruppate in 4 unità principali per significato paleogeografico e strutturale: 1. Basamento oligo-miocenico; 2. Miocene superiore; 3. Pliocene marino e continentale; 4. Vulcaniti e terreni di copertura quaternari. Il basamento oligo-miocenico, costituito da vulcaniti di tipo andesitico, del ciclo vulcanico oligo-miocenico, seguite da sedimenti marini, attribuibili al Miocene inferiore e medio, non affiora nel territorio comunale, ma presumibilmente si rinviene nel suo sottosuolo. Il basamento, già tettonizzato prima della deposizione dei terreni tardo-miocenici, è stato ribassato anche nel tratto centro meridionale del Sinis, così come è avvenuto nel Campidano, dove, una perforazione profonda 1700 m, eseguita dalla SAIS nell’anno 1962 per indagini petrolifere in prossimità dell’abitato di Riola, ha incontrato le vulcaniti andesitiche, correlabili con quelle affioranti nel Sinis settentrionale, dalla profondità di 856 m fino alla fine del sondaggio, con intercalato un unico livello sedimentario marino di età miocenica tra le profondità 1298 e 1308. Se pur fuori dal territorio comunale di Cabras, è importante menzionare i termini più antichi della sequenza stratigrafica del Sinis rappresentati da vulcaniti oligoceniche di tipo andesitico e da depositi calcarei e conglomeratici del Miocene medio, che affiorano in una fascia stretta ed allungata di superficie limitata, nel settore nord-orientale della penisola. Le vulcaniti, rappresentate da lave e brecce piroclastiche andesitiche, costituiscono i piccoli rilievi collinari di Perda Martigiana, Costa Atzori e Serra Araus. Esse sono collegate geneticamente al ciclo vulcanico “calco-alcalino” auct., ben rappresentato nel vicino Montiferru. Le lave, ricche di anfibolo, di colore grigio-grigio-verdastro, si presentano compatte e dure e solo localmente alterate. Le facies piroclastiche sono costituite da frammenti della stessa andesite anfibolica fortemente cementati da una matrice cineritica grigia. Queste piroclastiti sono spesso debolmente caolinizzate per cui solo raramente si presentano dure e compatte. Sembra che le andesiti si sovrappongano alle piroclastiti e che solo locaslmente, come nel settore meridionale di Costa Atzori, le attraversino verticalmente. I termini sedimentari sono rappresentati da conglomerati poligenici trasgressivi ad esclu- sivi clasti paleozoici, ricoperti da calcari organogeni ad Ostree.

52 I conglomerati sono formati da ciottoli di quarzo, granito e scisti silicizzati e metamorfici del Paleozoico, con diametro compreso fra 5 e 10 cm, che passano inferiormente ad arenarie quarzose più o meno cementate. Queste due litofacies affiorano, in banchi debolmente inclinati verso ovest, nel versante occidentale della collina di Costa Atzori, dove mostrano spessore di una ventina di metri. I conglomerati poligenici si rinvengono anche fra Conca ‘e S’Omini e Pauli Benatzu su Moru, dove sono ricoperti dai calcari organogeni ad Ostree, e sono messi in contatto per faglia con i terreni del Miocene superiore. Sempre presso Serra Araus si rinvengono anche arenarie a Balanidi e Pectinidi e marne arenacee a Globorotalia acostaensis acostaensis Blow, Globorotalia menardii (D’Orbigny) e Globorotalia merotumida Blow & Banner, indicative dell’appartenenza al Tortoniano. Il terreni appartenenti al Miocene superiore, formato da sedimenti marini del Tortoniano terminale e del Messiniano inferiore e da sedimenti in facies lagunare e continentali sempre del Messiniano, si rinvengono con continuità nel Sinis. Nella successione stratigrafica si rinvengono dall’alto in basso: calcari, calcari marnosi ed argille, per uno spessore complessivo di circa un centinaio di metri, con stratificazione regolare e giacitura generalmente suborizzontale debolmente inclinata verso il mare. La base della successione è costituita da argille grigio-scuro, fossilifere, con frequenti cristalli di pirite cubica e piccole lenti sapropelitiche, indicatori di un ambiente riducente e condizioni di mare ristretto. La macrofauna è rappresentata da balanidi e lamellibranchi, mentre la microfauna è costituita da foraminiferi, in prevalenza plantonici. Questo deposito è stato attribuito, su base micropaleontologica, al Tortoniano superiore (Cherchi et alii, 1978). Questi terreni hanno uno sviluppo areale decisamente subordinato a quello dei messiniani, affiorando alla base della falesia occidentale di Capo San Marco, con potenza massima di 2 metri per uno sviluppo longitudinale di 10-15 metri. Anche se la presenza di dislocazioni nel basamento oligo-miocenico e delle vaste coperture detritiche quaternarie, fa presuporre che essi costituiscano, insieme alle argille messiniane, il sottosuolo profondo del Sinis. Allo stato attuale delle conoscenze non è possibile verificare se la sedimentazione marina responsabile dei depositi tortoniani di Serra Araus è proseguita ininterrottamente fino al Tortoniano sommitale, responsabile dei depositi di Capo San Marco. Il passaggio fra i depositi del Tortoniano superiore e quelli del Messiniano inferiore avviene in continuità. I terreni messiniani del Sinis hanno una particolare importanza paleogeografica perché testimoniano, con le loro facies evaporitiche, il presunto abbassamento del livello del Mar Mediterraneo. La serie messiniana è stata suddivisa da Cherchi et alii (1978) in tre unità litostratigrafiche, che dal basso in alto sono: - Formazione di Capo San Marco; - Calcari laminati del Sinis; - Formazione dei Calcari di Torre del Sevo; La formazione di Capo San Marco, potente una ventina di metri, costituisce l’ossatura di Capo San Marco, dove è bene rappresentata in tutte le sue diverse facies e dal quale prende il nome. La formazione è formata da una sequenza di argille marnoso-siltose con intercalati orizzonti di calcari organogeni, che si sono formati in un ambiente marino sublitorale eualino, alla base, che passa ad un ambiente lagunare mixoalino, alla sommità. Questa formazione è molto eterogenea da un punto di vista litologico. Al suo interno si trovano banchi di calcari duri e compatti che si alternano a livelli di marne calcaree e marne argillose, compatte e ben steatificate, e banchi, anche piuttosto potenti, di argille siltose, 53 meno consistenti delle altre facies che mostrano consistenza variabile in funzione del contenuto d’acqua. Queste argille-siltose, costituite da una buona percentuale di minerali delle argille a reticolo espandibile nei periodi secchi, quando il contenuto d’acqua è minimo, diventano pulverulente in superficie e tendono a spaccarsi secondo un sistema di fessure poligonali. I cicli alterni di disseccamento ed imbibimento dell’ammasso roccioso portano alla lunga all’allargamento e all’approfondimento di queste fessure di disseccamento, modificando l’originale consistenza della roccia. La formazione è riccamente fossilifera. Fra le macrofaune abbondano i lamellibranchi, in particolare ostree e pectinidie subordinatamente brachiopodi, mentre fra le microfaune prevalgono i foraminiferi. I livelli più francamente argillo-siltosi, di colore grigio-giallastro, inglobano cristalli di gesso, piccoli noduli di pirite e tubicini ferruginosi, residuo di forme algali questi ultimi. Essi affiorano nella zona dell’istmo, dove formano la falesia di retrospiaggia, nella parte medio- basale del rilievo della Torre di San Giovanni, nella zona ad ovest del rilievo di Murru Mannu. Essi sono inoltre presenti con continuità anche lungo la costa orientale del promontorio, dove però sono spesso sepolti sotto le coperture detritiche quaternarie. Gli orizzonti marnoso-argillosi, marnoso-calcarei ed i calcari organogeni trovano invece la loro miglior esposizione nella paleofalesia che si rinviene a nord di Nuraghe Babboe Cabitza. Altri affioramenti, sempre di limitata estensione si rinvengono alla base di Nuraghe S’Argarara, alla base del versante orientale di Monte Palla, ed ancora a Scab’e Sai nella zona dove è stato scavato il canale che mette in comunicazione lo stagno di Is Benas con il mare. Il tratto sommitale della formazione è caratterizzato dalla presenza di depositi di ambiente continentale rappresentati da paleosuoli montmorillonitici e sabbie fluviali. La presenza di questo periodo di continentalità è evidenziata anche da una netta superficie di erosione, che sovrasta questi depositi continentali e che separa la formazione di Capo San Marco, termine basale del Messiniano, dai soprastanti Calcari Laminati del Sinis. La formazione dei calcari laminati del Sinis è costituita da calcari bianchi, microcristallini, quasi sterili, costituiti per il 96% di carbonati di deposito chimico per evaporazione da acque ipersaline. Si tratta di rocce compatte ma tenere, in giacitura generalmente sub-orizzontale, che possono essere disgregate facilmente dall’azione erosiva degli atmosferili. I calcari laminati rappresentano il primo orizzonte di facies evaporitica del Miocene terminale. Essi prendono il nome dalla penisola del Sinis dove, costituendo la parte basale della dorsale, affiorano frequentemente. Dall’entroterra di Funtana Meiga fino alla falesia di Su Tingiosu, nel settore di Monte Rasu e Monte Prama questi depositi, localmente nascosti dai suoli agrari e dalle coperture quaternarie, si rinvengono quasi in continuità. Altri affioramenti si rinvengono poco ad NE della spiaggia di Is Aruttas e lungo il tratto meridionale della spiaggia di Mari Ermi. L’affioramento più meridionale è quello di Capo San Marco dove sono ben visibili i rapporti con la sottostante formazione di Capo San Marco. La miglior esposizione si rinviene nella falesia di Su Tingiosu, che rappresenta anche la sezione tipo. Fuori dal territorio comunale essi si costituiscono la costa meridionale di Capo Mannu, la falesia di S’Arena Scoada - Putzu Idu, Monte Palla, Monte Trigu e Monte Benei ed ancora la zona di Torre Scab’e Sai. La sequenza messiniana è chiusa da calcari e calcari dolomitici residuali, brecciati, più o meno intensamente, di colore bianco-grigiastro, con modelli interni di bivalvi, che costituiscono la Formazione dei Calcari di Torre del Sevo.

54 Questi calcari, costituiti da oospariti e microspatiti a noduli di anidrite, parzialmente sciolti e/o conservati in strutture tipo chickenwire (Cherchi et alii, o.c.) , depositatisi in ambiente iperialino-sopratidale, mostrano tracce di dissoluzione, operata da acque circolanti dolci o salmastre in ambiente subaereo, in forma di vacuoli rivestiti da minuti cristalli aciculari di calcite. Questa formazione poggia trasgressiva sui Calcari laminati del Sinis e termina con una superficie di erosione che la separa dai terreni di copertura quaternari. Per posizione stratigrafica, viene attribuita al Messiniano, del quale costituisce il secondo orizzonte carbonatico di facies evaporitica. Gli affioramenti più estesi sono quelli di Torre del Sevo, quelli del settore a nord di Capo Sa Sturaggia e quelli di Torre di Scab’e Sai, mentre piccoli lembi si rinvengono presso Monte Palla e nell’entroterra di Is Arutas, dove in passato è stata aperta una cava. Questa formazione ha dato luogo ad erratici o trovanti che spesso si rinvengono sparsi nelle zone pianeggianti come intorno a Monte Chibuddas ed in località Perdas de sa Marchesa e Maillonis. Essi inoltre si trovano spesso inglobati nei crostoni quaternari. I calcari di Torre del Sevo sono duri e compatti dislocati da faglie dirette, oggi parzialmente obliterate, sono stati intensamente erosi prima della sedimentazione della serie marina pliocenica, che poggia trasgressiva su di essi. Essi sono caratterizzati dalla presenza di sacche di terre rosse residuali, risultato dei processi carsici che interessano l’ammasso roccioso. La serie pliocenica marina, potente una trentina di metri, è costituita da una breccia, a prevalenti blocchi e clasti di elementi messiniani, alla base, che evolve in arenarie ed argille siltoso-calcaree, fossilifere, verso il tetto. Tipico di questo deposito è la presenza di livelli ricchi di spicole di spongiari. L’unico affioramento è rappresentato dalla sezione esposta nella falesia occidentale di Capo San Marco, dove il contatto Pliocene inferiore-Miocene è evidenziato da una notevole discordanza angolare. I sedimenti messiniani della formazione di Capo San Marco sono inclinati di 40-45° ed immergono verso nord mentre quelli pliocenici sono inclinati di 15° ed immergono verso sud. La fase marina pliocenica è seguita da un periodo continentale testimoniato da paleosuoli fortemente arrossati e da sabbie-ciottolose localmente cementate, costituite da elementi paleozoici e quarzo, che si rinvengono alla base dei tavolati basaltici, che costituiscono la dorsale del Sinis. Questi depositi, riferiti al Pliocene medio per posizione stratigrafica, di ambiente fluviale, contengono resti di gasteropodi pulmonati. Essi affiorano lungo il versante occidentale della dorsale, dove spesso sono rimaneggiati dall’aratura ed in parte ricoperti dal suolo attuale. Questi depositi possono essere ricollegati ad una paleoidrografia del Sinis, fossilizzata poi dall’espandimento basaltico. Problematica è però la ricostruzione della paleogeografia pre- basaltica e quindi l’andamento del paleo-fiume, che potrebbe essere stato alimentato dall’entroterra o da una terra emersa ad occidente, che ha come suo ultimo testimone l’isola di Mal di Ventre. A Capo San Marco, fra i sedimenti marini pliocenici e le colate basaltche plio- pleistoceniche, si rinviene, sempre nella falesia occidentale, un paleosuolo, dello spessore di un metro, pittosto arrossato e francamente argilloso, con abbondanti resti di ossi e denti di animali nella sua parte più alta (Passiu, 1982). Il potente complesso di arenarie eoliche e paleosuoli intercalati, che costituisce il promontorio di Capo Mannu, viene considerato da Pecorini (1973), una facies dunare della formazione di Samassi (Pliocene), molto diffusa nel sottosuolo campidanese. Alla base della formazione eolica, presso Mandriola, lo stesso Autore segnala un giacimento di resti fossili di mammiferi lageomorfi e roditori Nella successione stratigrafica seguono le vulcaniti plio-pleistoceniche rappresentate da espandimenti basaltici e da un piccolo “laccolite” di basalto doleritico. 55 A Nuraghe S’Argara, alla base del versante, si rinviene un basalto in evidente giacitura laccolitica, in quanto sembra aver sollevato i terreni miocenici sovrastanti, tanto che Nuraghe S’Argara, con i suoi 93 m slm di quota, costituisce il punto altimetricamente più alto di tutto il Sinis e del territorio comunale. Si ipotizza che la messa in posto di queste lave, potenti almeno 12 m, come mostrano le pareti di una grande cava, sia avvenuta posteriormente al Messiniano inferiore. Si tratta di una roccia dura e compatta, a pasta olocristallina feldspatico-pirossenica verdastra o grigio scuro, usata, negli anni 50-70 come materiale da costruzione. Più recenti sono i basalti, legati geneticamente al vulcanismo sviluppatosi in seguito alla fase tettonica disgiuntiva plio-quaternaria, responsabile anche della messa in posto degli espandimenti basaltici del Montiferru e delle lave basaltiche rinvenute nel sottosuolo del Campidano presso Riola e Sassu. Non esistono datazioni assolute ma, se si correlano con quelli rinvenuti nel sottosuolo campidanese, che ricoprono la successione di Samassi (Pliocene medio), i basalti del Sinis possono essere collocati alla fine del Pliocene-inizio Pleistocene, o come ipotizzato da Pomesano Cherchi (1971) possono essere riferiti al Villafranchiano. I basalti, di colre grigio-nerastro, molto duri e compatti, sono caratterizzati da una fitta rete regolare di giunti di raffreddamento. Petrograficamente presentano struttura porfirica per fenocristalli di palgioclasi ed olivina e tessitura intersertale. Il feldspato, del tipo andesinico-labradoritico, talora zonato, mostra geminazione albite, mentre i microliti della pasta di fondo sono rappresentati da termini aciculari a maggior acidità (oligoclasio). L’olivina, in piccoli cristalli è frequentemente alterata. Essi giacciono sui calcari laminati del Sinis, sui sedimenti pliocenici marini e continentali, caratterizzando la parte centrale delle colline del Sinis, con il tipico paesaggio tabulare. L’espandimento, esteso nel settore centrale della penisola, è stato smembrato dall’erosione in pianori, fra i quali i più estesi sono quelli di Pranu Nuragheddu e di Roia Sa Murta, mentre quelli di Matta Tremontis, di Nuraghe Giovanni Nieddu, della Torre di San Giovanni, di Murru Mannu e di Capo San Marco, sono di dimensioni più piccole. Le lave basaltiche mostrano spessori generalmente non superiori ai 15 m nel settore centrale della penisola, dove in genere si riconoscono due colate sovvrapposte. A Capo San Marco essi, in affioramento raggiungono lo spessore di 45 m, nella falesia meridionale del capo. Qui alla base della falesia i basalti mostrano la tipica struttura colonnare, mentre nella parte medio alta si riconoscono almeno quattro colate sovrapposte. Le colate successive, talora debolmente alterate nella parte più superficiale, sono riconoscibili per al presenza di lave scoriacee al letto ed al tetto di ogni singola colata, caratterizzate da un colore bruno-rossastro ed altamente bollose. Le lave sono venute a giorno attraverso centri di emissione lineari, ubicati lungo una lineazione diretta circa N-S, mancano infatti evidenze morfologiche riconducibili a centri di emissione puntiformi, se si esclude il piccolo rilievo presso Nuraghe Babboi Cabitza a Capo San Marco e quello sul quale insiste la Torre di San Giovanni. Esse si riversarono nelle aree topograficamente più depresse, presumibilmente una valle fluviale, poco profonda, modellata nei terreni neogenici, colmandola. L’azione erosiva degli atmosferili, attiva durante il Quaternario, guidata dalle discontinuità strutturali e litologiche, ha smantellato buona parte del complesso miocenico, più facilmente erodibile, che lambiva la valle suddetta, mentre ha lasciato quasi integre le coperture basaltiche, molto più resistenti all’erosione, isolando l’originale basso morfologico, che oggi costituisce l’area altimetricamente più elevata del Sinis. La sequenza stratigrafia è completata dall’insieme delle formazioni quaternarie, molto diffuse nella penisola e rappresentate da facies continentali alternate a facies marine o di ambienti di transizione. Durante il Quaternario, caratterizzato da frequenti variazioni climatiche, accompagnate da oscillazioni del livello del mare, nella penisola si alternano periodi di avanzamento delle 56 acque marine sulla terra ferma e periodi di regressione marina, tali da provocare un’importante azione di modellamento delle terre emerse. Testimonianze di questo succedersi di eventi sono le coperture sedimentarie quaternarie, costituite da depositi alluvionali, conglomerati trasgressivi, arenarie marine e di spiaggia, depositi palustri, arenarie eoliche, colluvi, paleosuoli, limi e depositi argillosi di ambiente palustre, sabbie eoliche e di spiaggia e suoli, che si rinvengono diffusi nella penisola, spesso separati da nette superfici di erosione. L’affioramenti più significativo della sequenza stratigrafica quaternaria si rinviene nel tratto di costa compreso tra San Giovanni - Funtana Meiga - Turr'e Seu, dove si rinviene la successione più completa. In questo tratto di costa, la falesia retrostante la spiaggia attuale ed i tratti di costa rocciosa sono modellati nei depositi quaternari. A San Giovanni di Sinis la sequenza stratigrafica quaternaria inizia con un livello marino costituito da depositi di spiaggia che, con giacitura debolmente inclinata verso SE, poggia discordante sul basamento pre-quaternario, rappresentato dalle argille-siltose della formazione di Capo San Marco. Il contatto è evidenziato da una netta superficie di erosione, modellata sui terreni messiniani. La base del deposito è costituita a un livello conglomeratico fossilifero, poligenico ed etometrico (30-40 cm di spessore). I clasti, spesso grossolani, di calcare e marne fossilifere messiniane di arenarie marine, probabilmente quaternarie, basalto e quarzo, sono immersi in matrice arenacea grossolana con frammenti di conchiglie ed orizzonti a minerali pesanti di ferro e manganese. Lateralmente il conglomerato è sostituito da arenarie marine conglomeratiche, stratificate e ben cementate, con sacche di arenarie quarzose fini, che sempre lateralmente (verso sud) passano a delle arenarie marnose quarzose, di colore grigio bianco, ad abbondanti frammenti di ostree e bivalvi. In continuità seguono arenarie di spiaggia a stratificazione parallela, con frammenti di gusci di bivalvi, seguite da arenarie di retrospiaggia non stratificate, con struttura a canneleurs, ed arenarie eoliche, anch’esse non stratificate e struttura a canneleur, troncate sommitalmente da una netta superficie di erosione. Questo complesso marino, che è stato attribuito dubbitativamente da Pecorini (1954) al paleo-Tirreniano (interglaciale Mindel-Riss), mentre altri Autori ipotizzano l’appartenenza ad un ultimo stadio del Riss (Ulzega & Ozer, 1982) o ancora che lo stesso si sia formato durante l’interglaciale Riss-Wurm. Questo complesso è correlabile con quello che si rinviene a Capo San Marco, nella parte sud-orientale della falesia meridionale, dove, in mare tra –15 m e – 5 m di profondità si rinviene una scarpata costituita interamente da blocchi e ciottoli di basalto ben arrotondati in matrice arenacea, che raccorda la piana sabbiosa ad hamat di posidonie posta a –15 m, con una superficie di abrasione, con canaloni e marmitte, modellata su un’arearia, localmente microconglomeratica e frammenti di fossili, che si rinviene a circa – 5 m. La successione è troncata da una netta superficie di erosione, sulla quale poggia, in giacitura debolmente inclinata verso ESE, un complesso continentale costituito da una sequenza di arenarie e colluvi con sabbie e paleosuoli intercalati, chiuso superiormente da crostoni carbonatici. Questo deposito, per il quale è stata proposta la denominazione di Formazione di San Giovanni (Ulzega & Ozer, 1982), indica un lungo permanere delle condizioni regressive. In esso è stata segnalata la presenza di molari di Elefante nano (Maxia & Pecorini, 1968) e frammenti ossei di Mammiferi (cervidi). Questo complesso continentale si rinviene anche nella punta sud-orientale di Capo San Marco, dove è costituito da un potente banco di arenarie, talora microconglomeratiche a resti di Helix e frammenti ossei di mammiferi, a stratificazione regolare alla base e giacitura massiva nella parte sommitale. Questa areanarie continua anche sottacqua, dove costituisce la vasta superficie di abrasione, con marmitte e canaloni, che ricopre il conglomerato trasgressivo paleotirreniano, sopra menzionato.

57 Sulla superficie di erosione del complesso continentale a resti di elefante e cervidi si sovrappone, in netta discordanza un complesso marino, costituito da un livello conglomeratico basale che si evolve in arenaria marina grossolana ben stratificata con bivalvi interi o in frammenti, sul quale poggia, para-concordante, un banco caratterizzato dalla presenza di mitili (Mytuls galloprovincialis Lamarck) in posizione stratigrafica fisiologica, in matrice arenacea, localmente microconglomeratica. Sul livello a mitili si rinviene un’areanaria marnoso-argillosa fossilifera, con fauna omposta prevalentemente da ostracodi e Cardium edulis, che indica un ambiente lagunare ipoalino. Segue un livello di arenarie-siltoso-argillose con resti di ostracosi, placche di tartarughe di ambiente palustre e denti di cervidi (Caloi et alii, 1980), ricoperto da arenarie quarzose ben cementate a resti ossei di mammiferi e frammenti minuti di mitili, che evolvono in marne- arenacee ben cementate, a modelli interni di gasteropodi pulmonati e tracce di limnivori. Una netta superficie di erosione, evidenziata da un crostone carbonatico, separa questo complesso da un successivo deposito marino trasgressivo. La parte basale è costituita da un lumachella a Pinna nobilis e da un sottile strato di conglomerato fossilifero a Lithothamnium, Conus testudianarius, Patella patellastra ferruginea, la parte sommiatale e costituita da arenaria di spiaggia, caratterizzata da stratificazione suborizzantale e forte laminazione (inclinazione 45°), con frammenti di mitili e cardium rimaneggiati, che evolve in arenaria eolica. Il deposito marino viene attribuito al Neotirrerniano. I depositi marini della sequenza di San Giovanni costituiscono la cosidetta “panchina tirreniana” auct. Le arenarie eoliche che chiudono il deposito indicano l’inizio della regressione wurmiana. Segue un ultimo complesso continentale, attribuito al Wurm, costituito da una sequenza di colluvi, talvolta conglomeratici, paleosuoli ed arenarie eoliche, dentro i quali si rinvengono resti di pasti, frammenti di terracotta e carbone vegetale. Nelle arenarie eoliche di questa formazione è stata scavata la necropoli di Tharros, a San Giovanni e la cava che si rinviene in località La Sala da Ballo. Gli ultimi due depositi marini e le arenarie eoliche wurmiane, si rinvengono con continuità nella costa orientale di Capo San Marco, dalla Caletta a Torre Vecchia, ed ancora da Torre Vecchia fino a Murru Mannu. Le arenarie wurmiane hanno rivestto quasi totalmente il versante orientale della penisoletta e la zona dell’istmo. In esse e stata scavata la necropoli di Tharros. Anche a Tharros, alcune costruzioni, e parte delle fognature sono scavate in queste nelle arenarie eoliche. In alcuni tagli è visibile la caratteristica stratificazione incrociata. Sotto Torre Vecchia, nel tratto Meridionale della Caletta ed a Murru Mannu, la trasgressione basale è costituita da un potente conglomerato a blocchi e ciottoli di basalto prevalenti, ben arrotondati in matrice arenacea con frammenti di conchiglie rimaneggiati. La sequenza superiore della sezione di San Giovanni si riviene anche a Capo Sa Sturaggia, Porto S’Uedda, Punta Su Bardoni, Is Aruttas, Su Stricauru, Punta Maimone, Is Caugheddas, Funtana Meiga e a Mandriola e a Sa Mesa Longa fuori dal territorio comunale. A Funtana Meiga il conglomerato trasgressivo è ricoperto da un complesso continentale costituito prevalentemente da un paleosuolo fortemente arrossato e sottili lembi di arenarie eoliche. Nella piana di San Salvatore affiora con continuità l’arenaria fossilifera, la cosidetta “panchina tirreniana” auct., caratterizzata da una fauna a Cardium, tipica di un ambiente lagunare o di mare ristretto. Questo deposito, caratterizzato da una netta superficie di erosione, evidenziata da un crostone carbonatico, ricopre, insieme a crostoni calcareo-arenacei, un paleosuolo argilloso fortemente arrossato, correlabile con quelli che si rinvengono nella Formazione di San Giovanni. Attualmente il paleo-suolo. Affiora diffusamente ad oriente della dorsale, in quanto i

58 crostoni e la panchina tirreniana spesso, poco potenti, sono stati frantumati e scalzati dai moderni macchinari agricoli ed accantonati ai bordi dei campi. In corrispondenza dello svincolo per San Salvatore si riviene un affioramento di arenaria eolica nel quale sono state scavate delle cisterne per la raccolta delle acque meteoriche. Oggi questo affioramento è parzialmente nascosto da materiale di riporto proveniente dagli scavi per la realizzazione dell’insediamento turistico di Funtana Meiga. Punta Maimoni e punta Su Bardoni sono costituite dalle arenarie eoliche wurmiane, interessate in tempi antichi da attività di cava. In queste località come anche nella cava presso San Giovanni i lavori di cava si interrompono quando alla base della formazione eolica si incontra un’areanari grossolana, presumibilmente di spiaggia, con inclusi ciottoletti di quarzo bianco ben arrotondati. Anche le arenarie wurmiane che si rinvengono nell’entroterra di Is Arutas e presso Monte Corrighias, spesso tafonate fino a formare delle grotticelle, sono state utilizzate come materiale da costruzione. Si tratta di antiche dune litoranee, potenti fino a 10 metri, che mostrano ancora la stratificazione incrociata. Queste arenarie eoliche, più meno cementate, sono molto diffuse in tutto il Sinis, sia nella pianura litoranea che nel versante orientale della dorsale, dove passano gradualmente a paleosuoli molto arrossati, a colluvi ed a crostoni calcarei di piccole paludi interdunari e d’incrostazione nei pendii miocenici. Questi crostoni calcarei sono molto diffusi e derivano ora a precipitazione di carbonato di calcio da acque palustri, ora a fenomeni pedogenetici in clima semi-arido, con forte evaporazione, che si sono ripetuti nel tempo, contemporaneamente alla deposizione di apporti eolici. Non è facile tracciare un limite fra queste facies, per cui sono state tutte cartografate come arenarie eoliche. Il settore centro-settentrionale del Sinis è invece rivestito con continuità da un suolo areanceo-calcareo, formatosi per pedogenesi dei depositi calcarei messiniani, dei crostoni calcareo-arenacei e delle arenarie eoliche. Lungo la provinciale che da San Salvatore porta Riola, si incontrano alcuni tagli dove si vede il substrato composto da arenarie eoliche che sfuma nei suoli suddetti. Nella parte nord-orientale della penisola si rinvengono depositi alluvionali, costituiti da ghiaie e sabbie, assenti invece nella parte centrale e meridionale della stessa per l’assenza di un reticolo idrografico sviluppato. Limi ed argille di ambiente palustre caratterizzano le aree depresse paludose, costituendo il fondo delle stesse e le aree limitrofe. Questi depositi sono pertanto localizzati lungo la sponda nord-occidentale dello Stagno di Cabras, dove sono numerose le aree paludose e piccoli stagni. Gli stessi caratterizzano le aree dove insistono gli stagni di Sale Porcus, di Is Benas, di Sa Salina Manna e Sa Marigosa. Nell’area studiata, orlano la sponda meridionale ed occidentale dello stagno di Cabras, con la creazione di piccole aree paludose, rivestono il fondo degli stagni di retrospiaggia come per esempio quello di Mari Ermi e si rinvengono lungo le sponde della Laguna di Mistras, dove spesso sono interdigitati a depositi sabbiosi e presumibilmente ricoprono arenarie conglomeratiche marine. Nel settore compreso la laguna e Capo San Marco sono presenti piccole depressioni impermebilizzate da questi depositi, che costituiscono dei piccoli bacini endoreici, dove nel periodo estivo, in seguito alla forte evaporazione si formano crostoni di sale. I depositi quaternari più recenti sono rappresentati dal detrito di falda, dalle sabbie eoliche e dai depositi d spiaggia. I detriti di falda non sono molto diffusi nella penisola. Essi si trovano localizzati lungo i bordi dei pianori basaltici e sono costituiti da blocchi e clasti di basalti talora frammisti alle sabbie eoliche, incrostazioni calcarre e ad argille. Le sabbie eoliche sub-attuali ed attuali sono invece molto più diffuse.

59 I campi dunari subattuali ed attuali caratterizzano il settore settentrionale della penisola con la vsata distesa di dune di Is Arenas. Le dune, di tipo longitudinale, sono disposte parallelamente alla direzione del maestrale, vento dominante. Negli anni ’50 per arginare il feomeno dello spostamento delle sabbie eoliche nell’entroterra, ad Is Arenas è stata impiantata una pineta artificiale, che oggi costituisce uno dei pochi polmoni versi ad alberi d’alto fusto del Sinis. Altri campi dunari si rinvengonoa punta Maimone, a Funtana Meiga e a San Giovanni, tutti caratterizzati da dune di tipo longitudinale disposte parallelamente alla direzione del vento. Il campo dunare di San Giovanni, attualmente molto degradato per la presenza, prima delle capanne di falasco, attualmente di infrastrutture varie, un tempo molto più esteso raggiungeva e ricopriva completamente la città di Tharros. Per quanto riguarda i depositi di spiaggia si rinvengono sabbie di spiaggia lungo la costa orientale le sabbie di spiaggia si rinvengono da Su Siccu a Murru Mannu, ricompaiono in alcune piccole calette sotto Tharros ed ancora poco a sud di Torre vecchia rivestono una piattaforma di arenaria, dove sono intagliate alcune “vasche”, presumibilmente quanto rimane di una vecchia cava, ed ancora si rinvengono alla Caletta. Qui le sabbie lasciano il posto ad un deposito a grossi ciottoli di basalto, che si rinviene quasi in continuità anche alla base delle falesie di Capo San Marco. Nella zona dell’Istmo, a San Giovanni ed a Funtana Meiga le sabbie molto fini, prevalentemente quarzose, bianco grigiastre, localmente presentano un’elevata concentrazione di minerali pesanti. I depositi di spiaggia, che orlano la costa occidentale da Capo Su Sturaggia a Turr’e Seu, sono alquanto caratteristici. Essi sono formati quasi totalmente da piccoli granuli di quarzo bianchi, ben arrotondati. L’origine dei granuli di quarzo è ancora poco chiara, alcuni pensano derivino dallo smantellamento dell’horst granitico di Mal di Ventre, altri ipotizzano un paleo-fiume, alimentato dall’entroterra o da una terra emersa ad occidente, testimoniata da Mal di Ventre, che avrebbe trasportato ed in parte elaborato i clasti di quarzo. In alcuni tratti della costa prevalgono i granuli più minuti, in altri quelli più grossolani.

4.2.2.2. Il Campidano

La parte orientale del territorio comunale occupa una piccola porzione del Campidano di Oristano, del quale presenta i caratteri tipici. Il Campidano, una vasta superficie sub-pianeggiante o debolmente ondulata, modellata sui potenti depositi detritici plio-quaternari di varia origine, si estende per circa 100 km, con direzione NO-SE dal golfo di Cagliari al Golfo di Oristano, con una larghezza di circa 40 km, delimitata ad est e ad ovest da due pilastri tettonici, che nel Campidano di Oristano sono rappresentati dalla dorsale del Monte Grighine e dall’edificio vulcanico di Monte Arci, ad est, e dalla penisola del Sinis ad ovest. A nord la pianura è delimitata dal massiccio vulcanico del Montiferru. La pianura oristanese costituisce l’estremità occidentale della fossa tettonica plio- quaternaria più nota come “graben campidanese”, risultato del ringiovanimento, lungo i bordi paleozoici, delle direttrici tettoniche, responsabili della parte mediana e meridionale della struttura oligo-miocenica, che si sviluppava dal golfo di Cagliari a quello dell’Asinara, nota come “Fossa Sarda”. La fossa oligo-miocenica è stata colmata da oltre 1.500 m di sedimenti marini quali marne, calcari, calcareniti spesso fossiliferi, alternati ad episodi vulcanici del ciclo calco- alcalino, che spesso affiorano lungo i bordi della fossa.

60 Durante il Plio-Quaternario nel Campidano sono stati ulteriormente deposti circa 800 m fra sedimenti e vulcaniti alcaline, che poggiano sulle formazioni più antiche del ciclo sedimentario e vulcanico oligo-miocenico. La serie sedimentaria plio-quaternaria, di spessore variabile fra qualche decina e qualche centinaia di metri, è il risultato della colmata operata da parte del fiume Tirso e dei suoi affluenti nel Pleistocene ed Olocene. Questa successione è costituita da sedimenti continentali, per lo più appartenenti alla Formazione di Samassi, sui quali poggiano potenti depositi alluvionali, lacustri e lagunari pleistocenici, seguiti da depositi marini e lagunari flandriani-versiliani con intercalate le lave basaltiche. I depositi marini quaternari, rappresentati da depositi di ambiente freddo, e da depositi tirreniani tipici, sono presenti nelle sole fasce costiere. Il sottosuolo campidanese è quindi caratterizzato dall’alternarsi di strati più o meno potenti, talora lentiformi, di ghiaie ciottoloso-sabbiose, di argille, argille limose e sabbie argillo-limose, localmente sono presenti anche dei livelli torbosi, deposti a più riprese dal Tirso e dei suoi affluenti, che grande importanza hanno avuto nella formazione della piana e nel suo successivo modellamento. I singoli orizzonti, spesso lentiformi, presentano spessori molto variabili da luogo a luogo, rendendo difficili le correlazioni stratigrafiche. La sequenza stratigrafica del Campidano di Oristano è stata ricostruita sulla base dei risultati di due perforazioni profonde eseguite nei primi anni ‘60 per una ricerca di idrocarburi promossa dalla Regione Autonoma della Sardegna. Il primo sondaggio eseguito presso Case Sassu (tra lo Stagno di S’Ena Arrubia e l’ex stagno di Sassu), raggiunse la profondità di 1802 m ed attraversò i seguenti terreni: Sabbie limi argillosi, con livelli di conchiglie marine e di stagno (Quaternario) da 0 a 33 m; Argille, limi e scarse sabbie ciottolose in facies alluvionale e palustre (Quaternario) da 33 a 94 m; Argille grigiastre, limi e rare sabbie in facies prevalentemente alluvionale, con resti di gasteropodi d’acqua dolce e di piante palustri (Pliocene sup.) da 94 a 304 m; Basalto, grigio scuro, compatto, in colate, da 304 a 310 m; “Formazione di Samassi”, costituita da alternanze di limi marnoso-calcarei, talora sabbiosi, conglomerati a ciottoli di marne mioceniche prevalenti, argille e marne ad abbondanti foraminiferi miocenici e pliocenici rimaneggiati, in facies fluvio-torrentizia e subordinatamente lacustre (Pliocene medio-superiore) da 310 a 730 m; Marne arenacee a foraminiferi e resti di molluschi marini (Pliocene inf.) da 730 a 820 m; Complesso sabbioso-ciottoloso, argillo-marnoso e sabbioso-marnoso sterile (Messiniano?) da 820 a 870 m; Alternanze di marne ed arenarie fini di ambiente di mare aperto, a foraminiferi e lamellibranchi (Tortoniano-Burdigaliano) da 870 a 1430 m; Marne prevalentemente arenacee ed arenarie con intercalazioni tufacee, piroclastiche e probabilmente laviche, andesitico-basaltico, talora in giacitura caotica (Burdigaliano- Aquitaniano) da 1430 a 1802 m. Il secondo sondaggio eseguito nella periferia sud-occidentale dell’abitato di Riola raggiunse il 1700 m di profondità ed attraversò i seguenti terreni: Sabbie dunari, sabbie e limi a conchiglie marine e di stagno, ricoprenti ghiaie alluvionali prevalentemente quarzose (Quaternario) da 0 a 20 m; Argille e limi sabbiosi con intercalazioni ghiaiose, in facies alluvionale prevalente e palustre (Quaternario – Pliocene Sup (?)), da 20 a 218 m;

61 Basalto grigio scuro, da compatto a bolloso, in colate, da 218 a 243 m; “Formazione di Samassi”, costituita da alternanze di marne arenaceo-calcaree, conglomerati a ciottoli di marne e arenarie mioceniche prevalenti, sabbie, argille torbose, limi, ad abbondanti foraminiferi miocenici e pliocenici rimaneggiati, in facies fluvio-torrentizia e subordinatamente lacustre (Pliocene medio-superiore) da 243 a 671 m; Marne argillose ed arenacee, a foraminiferi e resti di lamellibranchi marini (Pliocene inf.) da 671 a 729 m; Marne e sabbie talora grossolane, in facies marina e dubbitativamente continentali nella parte alta (Messiniano ? Miocene superiore-medio?) da 729 a 856 m; Ignimbriti, andesiti e tufi associati (Miocene inf.) da 856 a 1298 m; Tufiti con intercalati livelli marini ad ostree (Miocene inferiore) da 1298 a 1308 m; Andesiti, Ignimbriti e tufi associati, talora con filoni e vene di calcedonio (Miocene inferiore – Oligocene superiore) da 1308 a 1700 m. I basalti plio-quaternari, omologhi a quelli di Capo Frasca, di Capo San Marco e del Sinis, si trovano nel sottosuolo, disposti a gradinata, perché ribassati da una serie di faglie, parallele ed ortogonali alla direzione della fossa, mostrando profondità crescenti da nord verso sud e da est verso ovest. La colata più superficiale, attraversata da numerose perforazioni per acqua effettuate poco a monte dell’abitato di , si trova ad una profondità di alcune decine di metri, ricoperta da depositi alluvionali, e poggia a sua volta su altri sedimenti alluvionali di età precedente. Nelle perforazioni effettuate dall’AGIP, le colate basaltiche sono ribassate alla profondità di circa 218 metri presso Riola e di 304 metri presso Sassu. Nell’Oristanese la pianura è attraversata dal tratto terminale del fiume Tirso e dei suoi affluenti, tale superficie è resa meno monotona dalla presenza di superfici terrazzate, lagune, stagni e piccole paludi. Questi corpi idrici, relitti di bracci fluviali e meandri abbandonati del Tirso e dei suoi affluenti, oggi in parte bonificati, ed i terrazzi fluviali testimoniano le modificazioni evolutive dei corsi d’acqua e della linea di costa legate a periodi di sedimentazione alternati a periodi di erosione. L’area, oggi pressoché pianeggiante, è caratterizzata dalla presenza di terrazzi fluviali dovuti alle inondazioni dei fiumi gravitanti nell’area. Nella piana, nel settore caratterizzato dal talweg del Tirso, si riconoscono diversi ordini di terrazzi dal T0 attuale e subattuale al T3 legato agli eventi alluvionali più antichi. Oltre che per la posizione topografica differente tali terrazzi possono essere differenziati anche per il tipo di depositi e per il tipo di suolo che su di essi si è evoluto. I terrazzi sub- attuali ed attuali si trovano nell’area di golena e sono costituiti da sabbie quarzose fini e ghiaie e ciottoli eteromorfi e poligenici, su di essi si sono evoluti dei suoli, denominati terreni di “Bennaxi”, che presentano elevate potenzialità per l’uso agricolo. I terrazzi più antichi, che si sviluppano a quote più alte rispetto ai primi, sono caratterizzati da livelli di ciottoli e ghiaie poligeniche ed eterometrice, in matrice sabbio-limo-argillosa ferrettizzata, fortemente addensati . Su di essi si sono evoluti dei suoli meno fertili dei precedenti, denominati terreni di “Gregori”. La piana è attraversata anche da una fitta rete di canali artificiali, realizzati dagli anni ‘30 fino ad oggi. In affioramento il termine più antico dei depositi detritici quaternari è rappresentato dalle alluvioni antiche terrazzate. Questi depositi, costituiti da alternanze di livelli ciottolosi, ghiaiosi e sabbiosi, in matrice argillo-limosa, con locali lenti di argilla e di torba, caratterizzati da una elevata eterometria della frazione più grossolana, non si rinvengono in affioramento nel territorio comunale. Seguono i depositi delle alluvioni medie, rappresentati da livelli ciottoloso-ghiaiosi, ma con una maggiore frazione sabbiosa, le così dette alluvioni rimaneggiate, formatesi evidentemente, nel Pleistocene medio e superiore, dall’erosione e successiva sedimentazione di parte dei depositi alluvionali antichi, ad opera dei fiumi presenti.

62 Generalmente questi depositi alluvionali sono costituiti da materiali detritici provenienti dal bacino del Tirso. Le sabbie sono di tipo quarzoso-feldspatico, ed i ciottoli e le ghiaie sono costituiti da clasti di quarziti, granitoidi e rocce cristalline del basamento paleozoico della Sardegna, estesamente diffuso in affioramento nei territori attraversati dal Tirso. Questi depositi alluvionali, per la loro origine, presentano caratteri macroscopici molto simili a quelli delle alluvioni antiche, dalle quali derivano, pertanto i limiti fra le due formazioni non sono sempre netti e facilmente riconoscibili in campagna. L’unico aiuto per la delimitazione degli affioramenti di questa formazione è dato dalla morfologia, più uniforme, rispetto a quella dei depositi antichi. Questi terreni, che costituiscono buona parte del territorio comunale campidanese, ne occupano il settore altimetricamente più elevato compreso tra i 4 e gli 8 m.s.l.m.. Essi si sviluppano con continuità dall’abitato di Cabras fino ai limiti comunali settentrionale ed orientale. A sud sono troncati in corrispondenza dell’argine destro del Tirso, dove lasciano il posto alle alluvioni recenti, e a sud-ovest dall’alveo, oggi canalizzato e rettificato, del Rio Tanui. Localmente inglobano piccole aree depresse, vecchie paludi bonificate, dove si rinvengono invece terreni più francamente limoso-argillosi. Nella sequenza stratigrafica seguono i depositi alluvionali ciottoloso-sabbiosi sciolti, subattuali ed attuali, che si rinvengono lungo l’alveo del Tirso, caratterizzato in questo tratto da andamento meandriforme, lungo l’alveo del Rio Tanui, e nei terreni che si sviluppano fra questi due corsi d’acqua. Anche nel settore della foce del Tirso si rinvengono questi depositi alluvionali recenti, che nella zona più prossima alla linea di riva sfumano nelle sabbie di spiaggia e sono ricoperti dal sabbie eoliche. Questi depositi ciottoloso-sabbiosi, decisamente sciolti, mostrano una maggiore granulometria decisamente più minuta dei depositi alluvionali medi, con prevalenza delle frazioni argillo-limose e sabbiose. Essi derivano in parte dal rimaneggiamento dei depositi più antichi, ma è consistente anche il materiale derivante dalla deposizione del carico solido delle piene del Tirso. Nelle zone più vicine alla costa oltre agli apporti prettamente fluviali, questi depositi hanno ricevuto consistenti apporti sabbiosi di origine eolica, provenienti dalla vicina spiaggia e dal campu dunare retrostante, quello dove negli anni ’50 è stata impiantata la pineta di Torregrande. Questi depositi, interessati nel tempo da processi pedogenetici, risultano ora ricoperti da suoli vertici anche di notevole spessore, e solo in profondità si notano meglio le facies alluvionali più tipiche. Nel settore compreso tra la strada provinciale per San Giovanni di Sinis e quella per Torregrande le alluvioni recenti, lasciano il posto ai limi palustri, che si sviluppano attorno alla Peschiera di Pontis e nel ramo residuo dello Stagno di Sa Mardini. Depositi argillo-limosi, talvolta torbosi, di ambiente palustre prendono il posto dei depositi alluvionali lungo la sponda sinistra dello stagno di Cabras, sviluppandosi anche nel settore a nord dell’abitato dove sono presenti gli stagni di Mar’e Pauli e di Pauli e Sali. Il passaggio fra queste due formazioni è spesso graduale, altre volte è digitato. Di colore scuro, talvolta nerastro, sono costituiti da alternanze di fanghi nerastri, limi- argillosi, argille e lenti di torba, accumulatisi nel tempo nelle aree più depresse della pianura, dove si sviluppavano aree palustri. La formazione, da poco costipata a molle, presenta una certa frazione sabbiosa, derivante dall'erosione delle zone circostanti. Il territorio comunale, così come il resto della Sardegna, non è classificato sismico. Anche l’attività vulcanica, presente ed importante in ere precedenti, risulta oggi del tutto assente.

63 I terreni descritti sono riportati nella carta geologica allegata dove non sono state differenziate tutte le facies presenti, perché spesso gli affioramenti, di dimensioni assai ridotte, non sono facilmente cartografabili. Nella descrizione che segue si cercherà di descrivere tutti gli eventi riconoscibili, soprattutto per quanto riguarda i depositi marini e quelli eolici, in quanto nel territorio comunale affiora una delle sequenze più complete della Sardegna, di età Pleistocene medio-superiore ed Olocene. I caratteri geologici del l’area studiata sono sintetizzati nella carta geologica allegata.

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4.2.3. Geomorfologia

L’assetto geomorfologico del territorio comunale è dovuto all’interazione degli aspetti geostrutturali dell’area con i processi esogeni, intendendo con il termine geostrutturali: la tettonica, i processi vulcanici, i caratteri litologici, ossia le caratteristiche chimico-fisiche che condizionano la resistenza dei materiali nei confonti dei processi di demolizione (composizione, coerenza, alterabilità, resistenza, fragilità, etc.), e quelli giaciturali; e con il termine processi esogeni: alterazione, erosione, trasporto e deposizione. Giocano un ruolo attivo anche le condizioni climatiche, la presenza e lo stato di copertura vegetale e non ultima l’attività antropica. Il territorio circostante lo Stagno di Cabras, per quanto in un primo momento possa sembrare omogeneo e monotono, mostra invece una considerevole variabilità di forme e processi morfogenetici, che creano paesaggi morfologici assai vari, di interesse didattico– scientifico e paesaggistico. In esso si possono riconoscere quattro principali domini geomorfologici: - il Sinis - il Campidano - La zona umida dello stagno di Cabras - l’isola di Mal di Ventre Ognuna di queste aree presenta caratteri morfologici tipici molto diversi dalle altre, come conseguenza diretta della natura geostrutturale e dei processi morfogenetici in essa prevalenti.

4.2.3.1. Il Sinis Dalla forma allungata in direzione meridiana, la penisola del Sinis è caratterizzata da una morfologia prevalentemente tabulare e subpianeggiante nella quale spiccano la dorsale basaltica, smembrata in piccoli pianori ed i piccoli rilievi isolati, modellati nelle rocce oligo- mioceniche. L’assenza di una rete idrografica ben sviluppata, con fiumi o torrenti a regime perenne, costituisce una delle peculiarità della penisola. Sono presenti solo solchi di ruscellamento a regime occasionale. Le piccole incisioni, per quanto poco evidenti, in periodi caratterizzati da condizioni climatiche differenti, hanno avuto un ruolo importante, insieme alle variazioni del livello del mare, nel modellamento della regione e nel trasporto del materiale eroso. La conseguenza più evidente della capacità erosiva di tali ruscelli è l’inversione di rilievo dell’espandimento basaltico. Le lingue di lava effuse entro una paleovalle modellata nei sedimenti neogenici, ora costituiscono la parte più elevata del Sinis, con quota media intorno ai 50 m slm. I rilievi miocenici, che contornavano il tavolato, molto più erodibili dei basalti sono stati smantellati quasi completamente. Questo processo ha portato a giorno le testate delle colate basaltiche, che formano un bordo netto ed aggettante , mettendo a nudo le testate delle colate successive. I pianori sono caratterizzati da bordi con cornici nette ed aggettanti dove, le testate delle colate esposte sono soggette ad arretramento, che si manifesta con frane di crollo, per erosione differenziale.

65 Il materiale detritico così formatosi, arricchito da materiale fino lisciviato dai suoli, costituisce il detrito di falda che si rinviene alla base delle scarpate basaltiche e che spesso raccorda più dolcemente le testate basaltiche con i terreni sottostanti. I bordi della dorsale si presentano piuttosto frastagliati, sia per l’erosione regressiva operata dai torrenti in epoche più piovose, sia per lo scalzamento operato dai lavori agricoli. La dorsale appare inoltre nettamente spezzata in due dall’ampia vallata di Matta e Cannas, percorsa dalla strada che porta a Is Aruttas. Tra le incisioni più evidenti si possono rocordare quelle di Sa Gora de sa Scaffa nel versante Ovest e quella di Rio Fenosu in quello Est. Il Sinis di Cabras è suddiviso dalla dorsale basaltica, che si sviluppa in senso meridiano, in due ambienti morfologici differenti: il versante occidentale, modellato nei sedimenti messiniani degrada dolcemente fino al mare, mentre quello orientale più ripido, per la presenza di una faglia alla base o lungo il versante, raccorda il pianoro sommitale con la piana costiera sottostante, dalla quale poi si passa al graben campidanese. La tettonica di graben è all’origine delle lagune e paludi costiere che si rinvengono nel Sinis orientale. Qui una subsidenza più accentuata, dovuta ad un sistema di faglie a gradini rivolte verso il golfo di Oristano, ha ribassato questa zona che poi è stata parzialmente ricolmata dai sedimenti quaternari. Sottili cordoni dunari e frecce di sabbia hanno successivamente suddiviso in diversi bracci, comunicanti e non, le aree depresse residue, invase dalle acque marine. Le coste del Sinis di Cabras sono alternativamente alte e rocciose e basse sabbiose. Ambedue le forme di costa sono in arretramento sul versante occidentale, molto esposto ai venti dominanti. Nel versante orientale invece la situazione è più stabile. Solo nel promontorio roccioso di Capo San Marco si manifesta un lento e continuo arretramento della linea di costa per scalzamento alla base. L’assetto morfologico attuale della penisola del Sinis è il risultato di processi di erosione e sedimentazione che, guidati dai principali lineamenti strutturali, si sono sviluppati nel Quaternario in condizioni climatiche differenti dalle attuali. I tipi morfologici sono numerosi e strettamente legati alla variabilità litologica e giaciturale delle rocce.

4.2.3.2. Lo stagno di Cabras Lo Stagno di Cabras, che si sviluppa con forma allungata nord-sud, perpendicolare alla costa del golfo di Oristano, costituisce l’esempio più importante di laguna costiera del Sinis. Esso può essere suddiviso in due parti principali, la prima va dai canali emissari fino al restringimento presso Capo Nurachi, l’altra da questo punto al canale di Mare Foghe. La profondità della laguna varia dai 40 cm lungo le sponde ai 3 m nel settore centrale. I fondali sono prevalentemente fangosi. La morfologia del settore meridionale risulta più complessa per la presenza di due diversi cordoni litorali, il più antico dei quali, l’attuale bordo meridionale dello stagno, era attraversato da 4 stretti canali che si riunivano poi in un unico collettore che confluiva nello stagno di Sa Mardini, mentre il più recente costituisce l’attuale cordone litorale che separa lo stagno o meglio la laguna di Sa Mardini dal mare. Il bordo del settore nord occidentale si presenta dolce e l’area immediatamente attigua, pianeggiante, è caratterizzata da piccole depressioni che nel periodo delle piogge vengono colmate d’acqua. Queste depressioni in origine le aree infradunari, sono l’unica testimonianza morfologica di un vasto campo dunare, oramai spianato dall’erosione. Le acque dello stagno per i continui apporti acquadulcicoli da parte del Rio Cispiri-Mare Foghe può essere considerata più dolce che salmastra, anche se la salinità varia da luogo a luogo in funzione del tipo degli interscambi con il mare, oggi resi più semplici e continui dal canale scolmatore che permette la facile risalita di un cuneo salino anche verso l’emissario. La parte meridionale dello stagno risente maggiormente della comunicazione con il mare e le acque presentano il grado di salinità maggiore; la seconda parte, larga 2 km e lunga 5 km risente invece degli apporti dolci del Mare Foghe, e le acque diventano pressoché dolci nel

66 tratto prospiciente la foce del fiume. Lo stagno di Cabras, un tempo il più pescoso della Sardegna, attualmente mostra un notevole decremento della produttività imputabile alla mancanza di una regolamentazione della pesca e di un’adeguata manutenzione.

4.2.3.3. Le lagune e le paludi minori Le lagune e paludi salmastre minori, caratterizzate da profondità minime, si rinvengono un po in tutto il Sinis ed all’interno del corpo idrico maggiore. Particolarmente interessanti sono le lagune (Mistras) e gli stagni costieri, di retrospiaggia, separati dalla spiaggia dal cordone dunare, che nei periodi secchi per l’elevata evaporazione si prosciugano e danno luogo a concentrazioni e precipitazioni di sali che rivestono il fondo delle depressioni. Si tratta di piccoli bacini evaporanti tipo sebka. Altri sono invece di origine infradunare. Si tratta delle depressioni che si formano tra una duna e l’altra e dove il vento deposita gli elementi più fini che tendono ad impermeabilizzarne il fondo. Il Sinis di Riola, confinante e naturale proseguo di quello di Cabras è costituito da una vasta zona pianeggiante modellata nei sedimenti miocenici sui quali si sono sviluppati processi pedogenetici che hanno dato luogo ad un suolo generalmente poco potente. Quest’area è delimitata dai rilievi residuali di Monte Palla e monte Trigu, ed chiusa verso la costa dalle eolianiti fossili di Cuccuru Mannu e dalla falesia di Su Tingiosu. Verso lo stagno di Cabras e il Mare Foghe si notano numerose depressioni occupate da piccole paludi, tra le quali si può ricordare Pauli Civas, che testimoniano l’esistenza di un paleo campo dunare. La costa prossima al mare, in questo tratto rocciosa ed alta, è in lento arretramento, per fenomeni di crollo provocati da erosione al piede. Le spiagge che si rinvengono lungo la costa occidentale del Sinis, tutte molto esposte ai venti e mari dominanti, sono in continua modificazione. La spiaggia di San Giovanni di Sinis, che all’inizio del secolo aveva una profondità superiore al centinaio di metri, di anno in anno risulta sempre meno profonda. Questa tendenza evolutiva porta a pensare ad un arenile in erosione. L’assenza misurazioni regolari e di informazioni sulla morfologia della spiaggia sommersa, che dopo ogni mareggiata subisce intense modificazioni nel profilo, e dove spesso si formano barre sabbiose, fà ipotizzare che la spiaggia sia in lenta erosione ma che il materiale asportato dalla spiaggia emersa venga ridistribuito nella spiaggia sommersa. Le forme di erosione sono costituite da ripe di erosione attive, da piattaforme di abrasione marina, da solchi di battente anche fossili e grotte ed archi di erosione. Particolarmente significativa è inoltre l’azione morfogenetica esplicata dall’uomo. Tra i processi antropici ricadono tutte le modificazioni del rilievo dovute all’attività umana, siano esse determinate deliberatamente dall’uomo, come costruzioni, strade, laghi artificiali, o siano conseguenze morfologiche non previste di tali attività, come certi tipi di frane, dissesti, etc..

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4.2.4. Principali processi morfogenetici La fase morfogenetica principale responsabile dell’assetto morfologico della vasta area in esame è certamente legata a fattori strutturali. Sotto questa voce si intendono le evidenze morfologiche legate sia alla natura litologica e giaciturale dei diversi affioramenti sia alle deformazioni tettoniche che li hanno interessati. I due principali sistemi di lineazioni tettoniche, che hanno originato il sistema di horst e graben della pianura e del Sinis, e che hanno condizionato l’assetto morfostrutturale di tale area sono orientate rispettivamente secondo le direttrici NO-SE e N-S. La naturale messa in posto dei prodotti vulcanici e le dislocazioni tettoniche hanno guidato la successiva erosione ed il modellamento del Sinis e la colmata della pianura da parte dei fiumi gravitanti nell’area. Tutta la fascia costiera è interessata da fenomeni di aloclastismo. Le acque meteoriche producono effetti legati sia all’azione diretta di impatto della pioggia sul terreno sia quelli dovuti allo scorrimento superficiale delle stesse. L’erosione pluviale in senso stretto produce spostamento delle particelle più fini del terreno, progressivo spostamento verso valle degli elementi e la messa in movimento dei detriti. Questo processo è particolarmente attivo in seguito alle piogge autunnali che trovano i terreni preparati dalla disgregazione fisica e dal disseccamento del periodo estivo e nelle aree dove la copertura vegetale è scarsa o assente. Esso provoca nel tempo un impoverimento dei suoli, l’occlusione dei pori del terreno e la diminuzione della permeabilità dello stesso, tutti fattori che favoriscono l’instaurarsi di processi di erosione areale. Tra le frane di scivolamento rotazionale la più estesa ed importante è quella che si rinviene alla fine della strada provinciale Cabras-Capo San Marco (segnalata nel progetto AVI e ripresa dal PAI). Nella pianura i processi fluviali sono poco attivi e solo in seguito ad abbondanti precipitazioni si possono manifestare fenomeni di locale approfondimento del talweg e accentuazione delle piccole ripe di erosione. I terrazzi fluviali, posti a diverse quote altimetriche, ed le conoidi alluvionali sono le forme fluviali che testimoniano come in un passato relativamente recente i processi fluviali hanno avuto enorme importanza nel modellamento del Campidano. La presenza di opere di regolazione delle acque, soprattutto lungo l’alveo dei fiumi principali ha portato nel tempo ad un profilo tendente all’equilibrio nel tratto terminale. La pendenza del talweg garantisce il trasporto dei detriti senza che lungo tale tratto si manifestino evidenti fenomeni di erosione e/o accumulo. Fenomeni di deflazione e corrasione esplicati da parte del vento sono frequenti lungo la fascia costiera e nell’immediato retroterra. Essi inoltre hanno avuto un ruolo non trascurabile nel modellamento delle morfosculture presenti e nell’evoluzione dei frequenti tafoni. Lungo tutta la fascia costiera l’azione del vento ha dato luogo a vasti campi dunari, alcuni ancora attivi, come Torregrande, sono stati rimboschiti per cercare di stabilizzare le dune. I campi dunari non protetti dalla vegetazione subiscono frequenti modificazioni ad opera del vento. L’area come già detto è caratterizzata da tratti alterni di costa alta e rocciosa e costa bassa e sabbiosa. Il settore meridionale dell’area, che si affaccia nel golfo di Oristano è caratterizzato da una costa ad arco sabbiosa. La spiaggia, alimentata dagli apporti solidi del Tirso, nonostante il trasporto solido del fiume sia diminuito nel tempo per la presenza di alcune dighe di ritenuta lungo il suo corso, sembra essere in una situazione di equilibrio. Non sono evidenti

68 arretramenti della linea di spiaggia, forse anche per la presenza nella spiaggia sommersa di vaste praterie di posidonia che proteggono il sistema spiaggia dall’azione erosiva delle onde. Le coste rocciose più basse, nelle siltiti e nelle arenarie eoliche, sono modellate in piattaforme e ripe di erosione marina, o falesie dell’ordine di qualche metro, spesso lambite da sabbie di spiaggia e depositi detritici più grossolani, che però non sempre sono in grado di garantire protezione per le retrostanti falesie. Particolarmente significativa è inoltre l’azione morfogenetica esplicata dall’uomo. Tra i processi antropici ricadono tutte le modificazioni del rilievo dovute all’attività umana, siano esse determinate deliberatamente dall’uomo, come costruzioni, strade, laghi artificiali, o siano conseguenze morfologiche non previste di tali attività, come certi tipi di frane, dissesti, etc..

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4.2.5. Inquadramento idrogeologico Per definire i caratteri idrogeologici generali del territorio adiacente lo specchio diello stagno di Cabras sono stati analizzati gli aspetti riguardanti l’idrografia superficiale, sono stati descritti i caratteri idraulici delle formazioni rocciose presenti, e su questa base sono state identificate e descritte le principali unità idrogeologiche.

4.2.5.1. Idrografia superficiale L’idrografia superficiale del territorio comunale è caratterizzata dalla presenza del sistema di lagune comunemente ricondotte allo Stagno di Cabras e di numerosi stagni, lagune e paludi e da un reticolo idrografico non sempre ben sviluppato e definito. La zona pianeggiante ad Est dello stagno, che ricade nel Campidano, è costituita da alluvioni antiche in profondità, passanti ad alluvioni medie e recenti in superficie, con depositi quaternari recenti di vario tipo. In questo settore si trova il Rio Tanui che costituisce il residuo dell’unico corso d’acqua naturale affluente in sinistra idrografica dello Stagno. Oltre ad esso confluiscono nello stagno il Mar’e Foghe, il Zoddias, l’Iscas ed il Mannu, tutti posti in sinistra idrografica, ed alimentati dal sistema delle vulcaniti del Montiferru. Il Tanui costituisce uno dei bracci di drenaggio delle esondazioni del Tirso ed ha smesso tale funzione a seguito dell’arginatura del Tirso stesso. In passato infatti, prima della realizzazione delle diverse dighe lungo il corso del Tirso e dell’arginatura in Campidano, i territori circostanti venivano invasi per lunghi periodi dalle piene del fiume. Nelle zone depresse, ricadenti nel territorio tra Cabras e Torre Grande si formavano vaste aree paludose, di difficile utilizzo da parte della popolazione e fonte di problemi per il permanere dell’acqua anche nei periodi secchi, che aumentava il rischio malarico. Il Tirso, dopo la confluenza del Rio Sant’Elena, compie gli ultimi 19 km con un alveo con debole pendenza, per gran parte arginato. Nel tratto finale l’andamento diventa meandriforme e spesso si riconoscono vecchi meandri abbandonati, lungo le sue sponde. La lama d’acqua che defluisce al Ponte di Sili, è di 241,6 mm, il coefficiente di deflusso è di 0,30, e gli afflussi sono pari a 805,3 mm. La foce del Tirso, un tempo un piccolo delta, si presenta oggi ad estuario. Durante la stagione estiva, quando gli apporti sono minimi, spesso un cordone di sabbia chiude la foce, creando una zona di ristagno delle acque fluviali. Il Rio Tanui che si origina nella zona di Solarussa e funge da colo per tutto il settore compreso tra il Tirso e i terrazzi alluvionali dell’allineamento Solarussa-Siamaggiore-Massama interessa più direttamente il territorio comunale, che attraversa, tra argini artificiali, prima di gettarsi nello stagno di Cabras con un canale a marea. Il Tanui, fungendo da colletore degli scarichi di un vasto settore, ed avendo un bacino piuttosto ampio, in occasione di grosse precipitazioni può avere portate discrete. La zona più prossima allo stagno di Cabras, piuttosto depressa, era in origine caratterizzata dalla presenza di numerose paludi in parte collegate allo stagno ma anche a una certa distanza da esso. La circolazione superficiale naturale era rappresentata da modeste incisioni che scaricavano nello stagno il troppo pieno delle paludi, senza un reticolo ben definito, data l’alta permeabilità di terreni. Queste paludi sono state bonificate e si è costruita una fitta rete artificiale di canali di colo cui si sovrappone quella delle rete irrigua.

70 Tra le paludi maggiori si possono ricordare Pauli Nurechi, al confine con Donigala e le vicine Pauli sa Nuschi e Pauli Sa Canna in comune di Nurachi che sono drenate dal colo di Pauli Gippa che si getta poi nel Rio Tanui. Pauli Santu Pedru è invece collegata con un canale in parte sotterraneo con Pauli Su Dottori. Entrambe sono drenate, insieme a Pauli Riu Proccheddu dal colo omonimo che confluisce all’idrovora di Argiola Beccia e quindi nello stagno di Cabras. Altri coli drenano le acque superficiali direttamente nello stagno o a Mari e Pauli, altra depressione che orla lo stesso nel lato Est. Di contro il Sinis è caratterizzato da un reticolo idrografico poco sviluppato e non sempre ben definito. Sono assenti i fiumi ed i torrenti a regime perenne, ma a causa delle scarse precipitazioni, che ne fanno una delle aree più aride della Sardegna, della permeabilità dei terreni superficiali e dell’assenza di situazioni morfologiche favorevoli, sono presenti solo solchi di ruscellamento a regime occasionale. La penisola del Sinis, allungata in direzione nord-sud è costituita da una dorsale debolmente inclinata verso ovest, di altezza modesta, ricoperta da lave basaltiche. I suoi fianchi si presentano asimmetrici. Quello occidentale declina dolcemente fino al Mare di Sardegna, mentre quello orientale è costituito da una ripida scarpata, di raccordo con la pianura costiera. Questa asimmetria comporta lo spostamento dello spartiacque verso il settore orientale della penisola. Il versante orientale piuttosto acclive, sfuma velocemente nella piccola pianura costiera sottostante e, solo in occasione di grosse precipitazioni, nelle rientranze della dorsale, come in regione Riu Fenosu e Su Monte de Mesu, i solchi di ruscellamento diventano piccoli torrenti con discrete portate ma di durata effimera. Nel versante verso il mare aperto, date le maggiori distanze dal mare e le pendenze più dolci, il reticolo idrografico, sempre precario, mostra maggiore incisività. Nello slargo di Matta Sa Canna, precorso dalla provinciale per Is Aruttas è talvolta attivo il Rio Grisanti, mentre dall’incisione di Sa Gora de sa Scafa proviene il rio omonimo che raramente arriva sino al mare presso Monte Corrighias. Nel Sinis non sono presenti sorgenti perenni, solo a Capo San Marco esiste una sorgente a carattere temporaneo. L’area che si sviluppa subito a sud della laguna di Mistras è caratterizzata dalla presenza dei piccoli Pauli di Su Pizzinnu Mortu e S’Argiolas, dove le acque meteoriche, raccolte durante la stagione delle piogge, evaporando nella stagione secca, danno luogo a crostoni di sale. Elementi caratteristici dell’idrografia del Sinis sono i piccoli stagni, generalmente asciutti nel periodo estivo, che si rinvengono lungo la costa occidentale della penisola nella zone di retrospiaggia, alimentati dalle acque meteoriche e talvolta raggiunti dagli spruzzi delle onde durante le forti mareggiate di maestrale. Fra questi il più importante è quello di Mari Ermi, che copre una superficie di circa 15 ha, nella zona retrostante la spiaggia omonima. Questi stagni costieri sono salmastri. Nel settore centro occidentale del Sinis è inoltre presente una piccola vasca di raccolta delle acque meteoriche. Fra la penisola del Sinis ed il Campidano si sviluppa il complesso di lagune conosciuto come Stagno di Cabras, che influisce in maniera determinante sullo sviluppo ed impostazione dell’idrografia superficiale e che costituisce l’elemento più caratteristico dell’area. Questo complesso di stagni e lagune costituisce una delle zone umide più importanti del Mediterraneo. Il corpo idrico principale è rappresentato dalla laguna di Cabras, impropriamente detto Stagno, che viene alimentata dal Rio Marefoghe, a sua volta originato dalla confluenza presso Zeddiani del Mannu di Milis e del Cispiri, che drenano il settore meridionale del Montiferru.

71 Il Marefoghe è stato oggetto di sistemazione idraulica e si presenta come un vasto canale. All’altezza di Torre Piscaredda è stato sbarrato con una tura per evitare la risalita di acque saline dallo stagno verso l’interno, specialmente in periodi di prolungata siccità. Lo stagno di Cabras, (2228 ha) è il più esteso fra i bacini salmastri dell’Isola. Di forma allungata in direzione N-S, può essere suddiviso in due parti principali, la prima si sviluppa dalla zona dei canali emissari fino a Capo Nurachi, l’altra da capo Nurachi fino all’estremità settentrionale dove si immette il Rio Mare Foghe. La prima parte è quella che risente maggiormente della comunicazione con il mare. Le acque mostrano infatti un grado di salinità maggiore. La seconda risente maggiormente degli apporti d’acqua dolce, provenienti dal Rio Mare Foghe. Le acque di questo settore mostrano un grado di salinità molto basso che si riduce quasi totalmente in prossimità della foce del riu suddetto. Il collegamento con il mare avviene attualmente con il Canale Scolmatore, lungo circa 4 km, costruito negli anni ’70 per ovviare lo straripamento delle acque dello stagno nell’abitato durante i periodi di piena. In origine lo stagno comunicava con il mare attraverso quattro canali che si riunivano per confluire nello “stagno” di Sa Mardini tramite quattro Poco a sud-ovest dello Stagno di Cabras tra la linea di costa e la pianura orientale del Sinis si trova la vasta laguna di Mistras utilizzate in parte come peschiera. Nel lato Est dello stesso si hanno le importanti paludi di Mari e Pauli e di Pauli e Sali, oggetti recentemente di interventi di valorizzazione naturalistica. Il lato Ovest è invece caratterizzato da una zona adiacente allo stagno vero e proprio costituita da paludi semipermanenti, in parte bonificate per essere utilizzate come terreni agricoli.

4.2.5.2. Caratteri idrogeologici del settore adiacente lo stagni di Cabras La natura dell’ecosistema ha imposto l’identificazione delle principali unità idrogeologiche ed è stata elaborata la carta idrogeologica allegata alla presente. Nell’identificazione delle unita idrogeologiche, una prima discriminazione è stata fatta suddividendo le formazioni permeabili per porosità da quelle permeabili per fratturazione. Successivamente, all’interno dei due singoli gruppi sono state definite, qualitativamente, le diverse classi di permeabilità, e ad esse sono state associate le litologie che, sulla base dei caratteri idraulici, ricadono generalmente in una determinata classe di permeabilità. Le litofacies, caratterizzate dallo stesso tipo di permeabilità e ricadenti nella stessa classe di permeabilità sono state aggregate per formare le unità idrogeologiche. Le unità idrogeologiche presenti nel territorio comunale sono:

• unità delle spiagge di sabbia, permeabilità per porosità alta; • unità delle sabbie eoliche, permeabilità per porosità alta; • unità dei suoli arenacei - calcarei, permeabilità per porosità media; • unità dei detriti di pendio, permeabilità per porosità media; • unità delle alluvioni sciolte attuali e sub-attuali, permeabilità per porosità alta; • unità delle paludi bonificate, permeabilità per porosità bassa; • unità dei paleosuoli del Sinis, permeabilità per porosità bassa; • unità delle arenarie eoliche, permeabilità per porosità media; • unità della “panchina” tirreniana permeabilità per porosità bassa; • unità delle alluvioni medie, permeabilità per porosità media; • unità dei basalti dei pianori, permeabilità per fratturazione bassa;

72 • unità dei basalti doletitici, permeabilità per fratturazione bassa; • unità dei calcari vacuolari brecciati, permeabilità per circolazione carsica media; • unità dei calcaro laminati del Sinis, permeabilità per porosità bassa. Da quanto fin qui esposto, anche per quanto riguarda i caratteri idrogeologici si può fare una netta divisione tra le rocce sedimentarie e vulcaniche che costituiscono il Sinis e le rocce detritiche che compongono la pianura del Campidano, in quanto in ognuna di queste aree sono del tutto differenti le modalità della circolazione delle acque sotterranee. I dati a disposizione sono numerosi, sia per diretta conoscenza degli scriventi, sia perchè negli anni 90-91 Mele ha effettuato un’indagine sulle falde idriche della zona per conto del Consorzio di Bonifica di Oristano, col censimento di numerosi pozzi e con l’effettuazione di analisi chimiche delle acque. Numerosi pozzi vengono poi controllati periodicamente per quanto riguarda sia la salinità che le portate. Inoltre sono stati esaminati di recente alcuni pozzi campione per verificare l’attualità dei dati raccolti a suo tempo. In linea di massima sono state confermate le analisi effettuate con variazioni minime. La zona pianeggiante attorno a Cabras, come precedentemente illustrato, è costituita da sedimenti quaternari, con alla base le alluvioni antiche e quindi le altre formazioni più recenti. Le alluvioni antiche terrazzate sono presenti con gli ultimi terrazzi verso Baratili e Zeddiani, per essere poi ricoperte attorno a Cabras dalle alluvioni medie e recenti. Sono inoltre presenti depositi sabbiosi, calcari d’acqua dolce e argille palustri, sopratutto attorno allo stagno e nelle paludi bonificate. Il substrato profondo, come testimoniato da numerosi pozzi, è costituito da alluvioni di colore giallo-nocciola. I pozzi sono piuttosto numerosi, specie nelle zone non servite dalla rete irrigua e si addensano attorno al centro abitato. Per la maggior parte si tratta di pozzi a cassa anche se ultimamente sono numerosi i pozzi trivellati. La falda oscilla attorno ai 3-4 metri dal piano campagna. Rispetto al 90-91 si sono avute modeste variazioni specialmente negli anni 93-94 in seguito alla prolungata siccità. Attualmente il livello idrostatico è risalito alle quote precedenti. E’ presente una permeabilità per porosità, specialmente in senso orizzontale. L’alimentazione è quasi esclusivamente dovuta alle precipitazioni, anche se deve essere presente una laterale legata al Tirso. La qualità delle acque è in genere discreta. I prelievi non sono eccessivi, sia perchè è talvolta presente la rete irrigua, sia perchè le colture della zona sono quasi esclusivamente ortive, con prelievi quindi modesti. Inoltre i pozzi vengono usati in genere quando non è presente l’acqua della rete irrigua e quindi nei periodi primaverili e autunnali, quando le necessità sono minori. Nella zona tra la provinciale per Torregrande e quella per Zeddiani, attorno a Solanas, le acque mostrano un contenuto salino attorno a 1 grammo/litro. Fa eccezione il pozzo dell’Azienda Ibba, presso Solanas, con valori attorno ai 2 grammi/litro. I pozzi esaminati nell’ultimo periodo mostrano nel complesso una corrispondenza quasi completa con le analisi eseguite nel 1991. Tra la provinciale per Zeddiani e quella per Nurachi i pozzi non sono frequenti. Essi si addensano attorno alla periferia di Cabras, per irrigare numerosi orti. La salinità delle acque è in genere attorno ai 1,5-2 grammi/litro. La situazione peggiora notevolmente nel settore attorno allo stagno, compreso tra questo, l’abitato di Cabras e la provinciale per Riola. I pozzi, anche in questo settore non sono

73 numerosi dato che i terreni sono prevalentemente ad oliveto ed è presente la rete irrigua. La salinità è comunque elevata, e si aggira attorno ai 3 grammi /litro. Particolarmente interessante è la situazione del pozzo, ubicato in prossimità dello stagno in località Pauli Sa Mestia. Si tratta di un pozzo trivellato, nel quale l’acqua fuoriesce spontaneamente. Risulta isolato con bentonite per i primi 50 metri, la salinità dell’acqua era nel 91 di 1,5 grammi/litro. Nonostante l’uso prolungato i valori misurati attualmente sono rimasti praticamente identici. Un caso analogo è stato riscontrato in due pozzi recentemente trivellati presso le rive dello stagno, come quello comunale nei nuovi giardini, nei quali le falde superficiali risultano salmastre, mentre quelle più profonde sono invece con valori attorno a 1 grammo litro. Evidentemente le falde più profonde, per la presenza di livelli argillosi, non risentono dell’influenza dello stagno. Nell’esecuzione dei pozzi occorre perciò impedire la mescolanza delle falde con opportuni accorgimenti costruttivi. I pozzi nel centro abitato di Cabras, quasi tutti a cassa e usati per le necessità domestiche, avevano negli anni 96-98 una salinità variabile in genere attorno a 1,5 grammi litro. In conclusione si può dire che questo settore del territorio comunale presenta problemi solo nelle vicinanze dello stagno, che possono essere superati con trivellazioni profonde e con l’isolamento delle falde superficiali. Molto più complessa è la situazione nel Sinis, dove le acque sotterranee mostrano variazioni di salinità anche in ambiti molto ristretti. Le portate sono invece sempre abbondanti. Gran parte della penisola, dal pianoro basaltico sino al mare è costituita superficialmente da suoli calcareo-sabbiosi. La trasformazione irrigua delle colture ha fatto si che siano stati trivellati numerosi pozzi che hanno sempre la seguente stratigrafia:

• suoli sabbioso-calcarei; • calcari laminati del Sinis; • argille marnose della formazione di Capo San Marco; • sabbioni conglomeratici.

L’acqua viene sempre rinvenuta al contatto tra le argille marnose e i sabbioni, e ha una notevole risalita artesiana. Le portate sono cospicue, arrivando anche ai 10 litri/secondo. E’ presente però una notevole salinità, attorno ai 3,5 grammi/litro, dovuta in genere alla salinità delle rocce, formatesi in ambienti lagunari e marini. Non sembra invece dovuta a infiltrazioni di acque marine, data la presenza dello spesso livello argilloso. Rispetto ai controlli del 91 la salinità si è in genere mantenuta costante, con lievi variazioni in aumento solo in alcuni pozzi. Il problema è rappresentato dall’eccessivo sfruttamento che può portare all’esaurimento della falda fossile e a un aumento della salinità per concentrazione di sali in acque meno abbondanti. Alcuni agricoltori più consapevoli utilizzano i pozzi in anni alterni e in questo caso i valori di portata e salinità si mantengono più costanti. In questa zona del Sinis è presente anche una falda superficiale, impostata nello spesso mantello detritico, a circa 4-5 metri dal piano campagna. L’alimentazione dipende esclusivamente dalle precipitazioni e la salinità si aggira attorno a 1,5-2 grammi/litro. In questo caso essa è dovuta quasi esclusivamente all’aerosol marino che trasportato dai forti e 74 frequenti venti di maestrale si deposita sul terreno. Sono però sufficienti alcune precipitazioni abbondanti durante la stagione invernale perché i terreni, molto permeabili, si liberino dal sale. Occorre anche precisare che le colture tradizionali del Sinis, che utilizzavano queste falde per irrigazioni di soccorso, mostrano una grande tolleranza dei confronti delle salinità elevate. Alcuni pozzi sono infine impostati nelle arenarie eoliche. Si tratta di pozzi risalenti anche all’età romana, che captavano falde più profonde e di maggiore garanzie. Notevole per esempio, il pozzo scavato presso Monte Corrighias. Una situazione analoga presentano i pozzi tra la dorsale e lo stagno almeno a sinistra della provinciale per Riola. Tra questa e le coste Ovest dello stagno la situazione si presenta invece più complessa. I numerosi dati raccolti sia nel 91 che recentemente hanno permesso di identificare una “linea” di demarcazione che non segue un andamento rettilineo. A destra di questa, verso lo stagno, la salinità è notevole, attorno ai 3-4 grammi/litro. A sinistra di questa, verso la provinciale, essa decresce bruscamente sino a valori sui 2 grammi/litro. Il substrato profondo è costituito da argille e sabbioni. La linea di separazione tra i due domini idrici potrebbe essere costituita dalla faglia che ha sollevato il Sinis. Ancora più complessa è la situazione attorno alla zona di San Salvatore, dove i pozzi sono numerosi, molti sono scavati nella roccia sin da tempi antichi. Recentemente sono numerosi i pozzi trivellati, in genere attorno ai 30-40 metri. Le portate sono sempre molto abbondanti, nel’ordine dei 5-10 litri/secondo. La salinità è invece molto variabile, passando in ambiti molto ristretti da meno di 1 grammo/litro a 3-5 grammi. Non si segue in questa zona un ordine preciso ma le variazioni sono casuali. Si tratta quindi di bacini di alimentazione diversi, ipotizzabili solo, per i pozzi con maggior portata e minore salinità, con collegamenti, sia pure difficilmente spiegabili, se non con motivi tettonici, con il conoide del Tirso o con il più lontano Montiferru. Tra la strada per San Giovanni e il mare la situazione si presenta più schematica. I pozzi, generalmente a cassa ma anche trivellati, hanno tutti un’alta salinità, legata sicuramente a infiltrazioni di acque salmastre. Nell’area infatti sono prevalenti le coltivazioni irrigue che necessitano di elevati prelievi. La situazione peggiora notevolmente verso San Giovanni, dove pozzi trivellati, profondi oltre i 100 metri, hanno sempre evidenziato un’alta salinità. Occorre precisare però che qualora vengano isolate le falde superficiali la situazione migliora notevolmente per la presenza in profondità di banchi argillosi. Inoltre le acque più superficiali oltre che un’alta salinità hanno un caratteristico odore di materiale vegetale in putrefazione. In questa zona quindi i pozzi devono essere eseguiti con particolare attenzione. A San Giovanni e Funtana Meiga, dove si sono trivellati ultimamente numerosi pozzi, le acque hanno sempre salinità elevata. In definitiva per il Sinis nel suo complesso la situazione si presenta piuttosto grave, in quanto i numerosi pozzi trivellati recentemente, specialmente se mal eseguiti, ma soprattutto con forti prelievi, mostrano un potenziale aumento della salinità, in molti casi già reale, per cui occorre una attenta regolazione dei prelievi . I pozzi dovrebbero essere lasciati a riposo per un certo periodo in modo da permettere la ricarica delle falde e seguiti periodicamente da analisi chimiche delle acque. La circolazione sotterranea nel territorio comunale presenta aspetti piuttosto complessi e non ancora del tutto chiariti. Il problema principale è rappresentato non tanto dalla mancanza di risorse, che sono abbondanti , sia pure con differenti modalità di prelievo secondo le zone, quanto dal fatto che spesso le acque sotterranee presentano una elevata salinità. I motivi sono dovuti non tanto, o non solo, a infiltrazioni di acque salmastre nelle zone costiere, quanto al fatto che si è avuto, negli ultimi tempi, un forte aumento del prelievo.

75 Tutto il Sinis è infatti privo della rete irrigua e contemporaneamente la crisi dell’agricoltura in asciutto ha portato a un forte aumento delle colture irrigue che devono necessariamente ricorrere alle falde sotterranee, con prelievi veramente considerevoli. Il sistema risulta particolarmente vulnerabile all’inquinamento nelle zone di sfruttamento, dove i pozzi spesso mettono in comunicazione falde di diversi acquiferi.

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4.2.6. Caratteristiche Pedologiche L'ambiente pedologico del territorio deve essere visto in relazione soprattutto alle formazioni geolitologiche presenti, ai loro diversi aspetti morfologici, vegetazionali, ed al loro uso (presente e passato). Pertanto i suoli, nell'ambito dell’area considerata, sono stati suddivisi in funzione della roccia madre dalla quale derivano e della relativa morfologia. Il livello tassonomico raggiunto nella classificazione (Soil Taxonomy) è quello del sottogruppo. Per ciascun tipo di suolo sono state esaminate le caratteristiche più importanti per quanto attiene la sua genesi e la sua utilizzazione. Le tipologie prevalenti ricadono negli ordini degli Entisuoli, degli Alfisuoli e degli Inceptisuoli. Qui di seguito vengono brevemente illustrate le caratteristiche peculiari di alcuni suoli principali fra quelli individuati.

ALFISUOLI Sono suoli caratterizzati dalla presenza di un orizzonte diagnostico con accumulo illuviale di argilla (orizzonte argillico) e da una saturazione in basi da moderata ad alta. Si ritrovano sui substrati alloctoni (depositi pleistocenici) già parzialmente alterati che permettono la migrazione dell'argilla verso il basso. - Typic Palexeralfs Suoli a profilo A-Bt-C A-Btg-Cg, da mediamente profondi a profondi, tessitura da franco- sabbioso a franco-argillosa, più argillosi negli orizzonti profondi; ricchi in scheletro. Il drenaggio varia, quindi, da normale a lento. La fertilità va da media a modesta e le limitazioni d'uso sono dovute alla presenza di scheletro talvolta elevata.

INCEPTISUOLI I profili di questi suoli presentano orizzonti pedogenetici a minore evoluzione rispetto agli Alfisuoli. Si trovano anch'essi sulle superfici alluvionali terrazzate. Il profilo è di tipo A-Bw- C, con I'orizzonte Bw (orizzonte cambico), derivato dall'aIterazione in sito dei minerali argillosi e contenente ancora molti minerali alterabili diversi dal quarzo. - Typic Xerochrepts Sono caratterizzati da un profilo A-Bw-C, da mediamente profondi a profondi, tessitura franco-sabbiosa. La permeabilità in genere buona con drenaggio anche rapido. Le limitazioni d'uso principali sono imputabili all’elevato contenuto di scheletro e, a tratti, alla pietrosità superficiale.

ENTISUOLI Sono suoli debolmente sviluppati o di origine recente, privi di orizzonti diagnostici ben definiti e con profilo di tipo A-C. -Typic Xerofluvents Presentano profilo di tipo A-C, da profondo a molto profondi con tessiture e percentuali in scheletro variabilissime in dipendenza delle caratteristiche granulometriche e litologiche delle alluvioni sulle quali questi suoli si sono evoluti. Il drenaggio varia da buono a lento.

77 Le limitazioni all'uso agricolo sono modeste e rappresentate dall'eventuale presenza di scheletro, ovvero di tessiture troppo fini che determinano difficoltà di drenaggio, se non veri e propri ristagni idrici, ovvero la presenza di falde freatiche superficiali. -Typic Xerorthents Si tratta di suoli a profilo A-C, da mediamente profondi a profondi, tessitura da franca a franco-sabbiosa. Il drenaggio è generalmente normale.

4.2.6.1. Unità di paesaggio e suoli Le unità di paesaggio descrivono porzioni di territorio ad ugual comportamento per tipo ed intensità di processo morfogenetico, entro le quali è possibile inserire un'associazione (o catena) di suoli differenti, accomunati da parametri fisici omogenei, quali substrato litologico, copertura vegetale, uso del suolo, quota, pendenza, tipo ed intensità di erosione. I suoli vengono quindi riuniti su superfici sufficientemente omogenee sia per attitudini naturali sia nelle risposte agli usi cui queste aree sono sottoposte in rapporto al tipo, o ai tipi, di suolo in esse presenti. II substrato pedogenetico è stato il primo elemento su cui ci si è basati per la definizione delle unità di paesaggio. Si è proceduto in seguito all'ulteriore distinzione delle unità cartografiche indicate con una lettera dell'alfabeto seguita da un numero progressivo. Ogni unità di paesaggio, inoltre, è stata associata con una classe di capacità d'uso prevalente accompagnata da eventuali classi di capacità d’uso accessorie.

4.2.6.1.1. I suoli sui basalti pliocenici Sono i suoli che si sono formati per l’azione pedogenetica sui basalti del Pleistocene. Questi suoli, spesso superficiali, sono caratterizzati da elevata rocciosità e pietrosità ed eccesso di scheletro, con copertura vegetale degradata. I suoli appartengono al sottogruppo Lithic Xerorthents.

4.2.6.1.2. I suoli sulle marne e sui calcari del Miocene Risultano di buon interesse agricolo, anche se talvolta possono essere, caratterizzati da una certa pietrosità, o eccesso di carbonati. Questi suoli talvolta possono rivelarsi limitati anche da un drenaggio lento, con comparsa di caratteri vertici. Da notare i rischi di erosione di tali substrati, particolarmente elevati nel caso di messa in coltura di pascoli o di superfici a pendenza media o elevata. Il contenuto di sostanza organica e di nutrienti è generalmente medio, eccettuato che in alcune situazioni particolari dove, in condizioni morfologiche più favorevoli, si possono trovare suoli più evoluti, con un profilo di maggiore spessore e migliori caratteristiche agronomiche. Soprattutto nei terreni migliori una buona gestione agronomica può sortire effetti favorevoli dal punto di vista delle dotazioni in nutritivi e sostanza organica. La reazione del terreno è neutra o subalcalina, e sono sempre presenti carbonati in quantità più o meno elevata. Talvolta si può osservare l’inizio di formazione di un orizzonte di accumulo secondario di carbonati (orizzonte calcico). Sono presenti i sottogruppi Typic e Lithic Xerorthents, Ruptic, Calcixerollic, Typic e Vertic Xerochrepts, Typic e Lithic Rhodoxeralfs.

4.2.6.1.3. I suoli sui depositi conglomeratici marini quaternari I suoli formatisi sui conglomerati marini quaternari occupano alcune aree grossomodo nelle zone di retroterra degli stagni. Si tratta di substrati di buono spessore (da 30 cm a 1 m), di buon interesse per le caratteristiche produttive, con limiti legati ad una certa presenza di scheletro.

78 Negli orizzonti intermedi si trova spesso un orizzonte petrocalcico, che ostacola le lavorazioni e può limitare la permeazione dell’acqua, e viene spaccato con gli scassi del terreno. Il drenaggio è per il resto buono. La fertilità chimica è buona, con discreta dotazione in nutritivi e sostanza organica. La messa in coltura e corrette pratiche di gestione agronomica possono migliorare l’evoluzione di questi suoli. Sono presenti Typic e Lithic Xerorthents, Lithic e Typic Xerochrepts alternati a roccia affiorante.

4.2.6.1.4. I suoli sulle alluvioni del Pleistocene I suoli che più comunemente si rinvengono su questi substrati sono abbastanza sviluppati (Typic Palexeralfs); Si tratta di suoli mediamente antichi, che hanno subito per lungo periodo l’azione degli agenti del clima e che sono pertanto piuttosto alterati (presentano infatti talvolta un orizzonte cambico), con sviluppo notevole del profilo, generalmente oltre i 100 cm. I substrati che più comunemente si rinvengono hanno granulometria da sabbioso-franca a franco-sabbioso- argillosa. Gli orizzonti profondi possono in alcuni casi essere ricchi in parti fini e molto fini (da franco-sabbioso-argillosi a franco-argillosi) molto compatti, con drenaggio ridotto. Dal punto di vista della fertilità chimica si possono avere situazioni differenziate, con suoli comunque non particolarmente dotati in nutritivi e sostanza organica. Su tali suoli si possono insediare positivamente colture erbacee e soprattutto arboree, anche irrigue, a patto di considerare i limiti derivanti da eccesso di scheletro e presenza di orizzonti impermeabili sottostanti. Dal punto di vista tassonomico sono ascrivibili al sottogruppo dei Typic Palexeralfs.

4.2.6.1.5. I suoli sulle alluvioni ciottolose oloceniche I suoli che ricoprono questi substrati, ubicati nelle aree prossime all’area del Tirso nella piana a SE dell’abitato, sono solo debolmente sviluppati (Typic, Mollic, Aquic e Vertic Xerofluvents e Typic Fluvaquents), di medio spessore, altamente scheletrici e facilmente drenati. Sono suoli di buone caratteristiche generali, che si prestano bene all’agricoltura. Queste alluvioni sono costituite da accumuli con granulometrie miste, con orizzonti per lo più incoerenti o poco cementati, a matrice grigio-bruna, e con ciottoli di dimensioni variabili. Con il variare delle granulometrie può variare anche la potenza degli strati, nonché il comportamento idrologico dei profili. I suoli a tessitura più fine sono naturalmente i più fertili. Le buone caratteristiche pedo- agronomiche di tali substrati sono limitate principalmente dal problematiche legate a situazioni di ristagno idrico anche possibili per risalita delle falde o per inondazione. Questi suoli dal punto di vista agricolo risultano comunque estremamente validi, e sono quanto possibile da valorizzare.

4.2.6.1.6. I suoli sulle sabbie eoliche dell’Olocene Prevalgono i suoli dunali come i Typic Quartzipsamments, i Typic Xeropsamments e i Lithic Xerochrepts che sono il frutto di una pedogenesi difficile e spesso recente. Si tratta di aree di elevato valore paesaggistico e naturalistico, estremamente sensibili dal punto di vista dell’equilibrio ambientale, attualmente sottoposte ad un intensa pressione antropica (soprattutto nella stagione estiva), il cui uso va regolato per evitarne una degradazione accellerata.

4.2.6.1.7. I suoli su sedimenti litoranei olocenici

79 Sono i suoli delle aree pianeggianti o depresse prossime agli stagni retrocostieri, incolte, con vegetazione naturale alofila palustre. Questi suoli fanno parte di un ecosistema (quello degli ambienti umidi) di elevato valore geomorfologico, idrologico, faunistico, vegetazionale e anche pedologico, da proteggere e valorizzare opportunamente. I suoli sono classificati come Typic Salorthids, profondi, argilloso-limosi. Si tratta di suoli con severe limitazioni d'uso derivanti dall'elevata idromorfia e dall'eccesso di salinità superficiale (suoli salsi); questi suoli, infatti, mancano di capacità di drenaggio, ciò che li porta all’accumulo di sale. Il loro profilo e di tipo A-C, con tessitura argillosa o argilloso-limosa e drenaggio da lento ad impedito. In alcuni casi, soprattutto in aree più retrostanti rispetto alle aree di stagno, essi possono essere inclusi fra altre formazioni ; in tale caso si può ricorrere a interventi di bonifica e desalinizzazione, che possono rendere tali suoli nuovamente utilizzabili per fini agricoli. Viceversa sono da considerarsi non idonei alle coltivazioni (classe di capacità d'uso VIII) i suoli delle aree più prossime agli stagni di Mistras e Cabras; dato l’elevato interesse paesaggistico (per le alte valenze naturalistiche, sia faunistiche che vegetazionali) si auspica un'azione di salvaguardia che garantisca la totale conservazione di questo ambiente naturale.

4.2.7. Elementi di degrado e fonti di inquinamento Di seguito vengono sinteticamente descritti i principali elementi e processi di degrado del paesaggio geologico e le principali fonti di inquinamento reali e potenziali che possono interferire con le acque sotterranee causando danni alle stesse. Altri elementi di degrado sono rappresentati dalle discariche abbandonate ed in uso, sia quelle per rifiuti solidi urbani sia quelle per inerti. Anche queste infatti oltre a modificare il naturale assetto morfologico costituiscono una fonte di inquinamento potenziale delle falde sotterranee, poiché il percolato, se non sono state prese tutte le precauzioni necessarie può raggiungere ed inquinare le acque sotterranee ed i suoli. Anche i depuratori e gli scarichi fognari, i depositi di rottami, i distributori di benzina, le industrie, l’attività agricola intensiva, l’allevamento intensivo ed le aree urbanizzate prive di servizi sono state considerate come elementi di degrado del paesaggio geologico e geomorfologico e fonti di inquinamento potenziale per le acquee sotterranee. Nei sedimenti miocenici del Sinis si rinvengono inoltre alcune cave utilizzate come materiale per calce. Le più importanti sono a Cannevadosu, a Monte Palla e a Monte Raseddu.

4.2.7.1. Vulnerabilità idrogeologica Dalle analisi settoriali eseguite, il territorio circostante lo stagno di Cabras presenta alcune problematiche di ordine geologico-tecnico, geomorfologico ed idrogeologico, legate sia alla naturale evoluzione dell’area sia alla frequentazione ed alla gestione del territorio da parte dell’uomo. I rischi ed i fattori a cui è sottoposto il territorio comunale sono riassumibili in:

• Erosione per ruscellamento concentrato e diffuso dei versanti del Sinis • Il pericolo di esondazione dello stagno di Cabras nell’abitato, presente in passato, non è più evidente in seguito alla costruzione del canale scolmatore. • Il pericolo di esondazione delle aree di Brabau e delle aree della golena e della foce del Tirso (P.A.I.). • Potenziale rischio di inquinamento delle acque sotterranee, soprattutto nel settore costiero, dove i pozzi spesso mettono in comunicazione falde di diversi acquiferi.

80 • Potenziali rischi di inquinamento delle acque sotterranee, nel settore di piana costituito dai sedimenti detritici olocenici, caratterizzati da elevata permeabilità, per uso inadeguato di fertilizzanti e pesticidi in agricoltura.

I fenomeni di dissesto idrogeologico sono solitamente determinati da cause naturali, anche se la trascuratezza e certi interventi dell’uomo sul territorio possono fungere da fattori innescanti e/o acceleranti di tali processi. Pertanto una regolamentazione degli interventi antropici ed un adeguato sistema di regimazione delle acque possono in qualche modo contribuire alla stabilità del territorio.

4.2.7.2. Le discariche I rifiuti solidi urbani vengono attualmente conferiti a discariche controllate. Permangono ovviamente le situazioni di inquinamento dovute alla presenza dei rifiuti, con gradi diversi a seconda della situazione idrogeologica del sito di ubicazione della discarica. Bisogna evidenziare che queste discariche, anche se ubicate in aree caratterizzate da terreni impermeabili o poco permeabili, non sono realizzate con sistemi di raccolta del percolato, che pertanto viene disperso nel sottosuolo, e può quindi raggiungere le acque sotterranee sottostanti alterandone la qualità. Particolarmente grave è quindi la situazione della ex-discarica di Nas’e Canna. In tutto il territorio sono presenti numerose discariche di materiali vari, dagli inerti ai rottami ferrosi, alle carcasse di auto, ai rifiuti organici. Queste discariche si trovano quasi sempre lungo le strade nelle zone attorno al paese con substrato alluvionale, e pertanto non sempre è garantita l’impermeabilità del sito. Si possono quindi avere, in corrispondenza di eventi meteorici dilavamenti sul suolo e successivamente in falda degli elementi chimici più solubili.

4.2.7.3. Le industrie Nella zona in esame non esistono stabilimenti industriali di una certa importanza. Nella zona artigianale di recente costruzione si ha prevalenza di industrie di lavorazione del ferro e dell’alluminio, depositi di materiali per l’edilizia, officine meccaniche, etc., pertanto i residui di lavorazione non sono generalmente fortemente inquinanti. Più diffuse le aziende che operano in campo agro-alimentare, con produzione di rifiuti organici in teoria depurati, ma che per la loro natura non sono comunque paragonabili come effetti sull’ambiente a quelli industriali. In particolare sono ovviamente diffusi gli stabilimenti per la commercializzazione dei prodotti ittici. Nel paese esistono 3 frantoi oleari con produzione di acque reflue e sansa. Essi sono in genere possesso di relazione idrogeologica con l’indicazione dei siti adatti per lo scarico delle acque reflue, mentre conferiscono le sanse ad apposite ditte. L’immissione in rete delle acque reflue operata nel modo dovuto non comporta comunque inquinamenti di una certa importanza.

4.2.7.4. L’attività agricola intensiva e l’allevamento intensivo Queste attività sono considerate delle potenziali fonti di inquinamento. L’inquinamento è prodotto dal dilavamento dei campi ad opera delle acque piovane e d’irrigazione che trascinano fertilizzanti, diserbanti, insetticidi o prodotti del metabolismo animale.

81 I pesticidi, termine con il quale si intendono numerosi usi di diserbanti, insetticidi e fungicidi, sono molto usati nelle pratiche agricole irrigue, come per esempio la risicoltura, molto diffusa nel Campidano di Oristano e in alcune zone del territorio comunale.. Non si hanno però dati sulla quantità e sul tipo dei pesticidi utilizzati. Per quanto riguarda l’allevamento esso è diffuso sopratutto, nel Sinis. Le deiezioni animali abbandonate nei pascoli o stoccate in prossimità delle stalle, lisciviate dalle acque superficiali sono una delle principale fonti di inquinamento batteriologico delle acque sotterranee e di quelle superficiali, sia per lo stagno di Cabras che per quello di Mistras.

4.2.7.5. Aree urbanizzate prive di servizi Nel territorio in esame esistono, oltre ai centri abitati, numerosi agglomerati rurali privi di impianti fognari o di impianto di depurazione. Particolare importanza rivestono le borgate marine che specie nel periodo estivo ospitano decine di migliaia di persone. Prive di fognature sono tutte le località del Sinis.

4.2.7.6. Prelievi eccessivi dalle falde sotterranee Nel Sinis, nel settore costiero della piana del Campidano, dove sono numerosi i pozzi che attingono dalle falde freatiche e dalle falde confinate più profonde, sono molti i pozzi che presentano valori anomali di conducibilità elettrica dovuti all’intrusione di cunei salini e o salmastri per la rottura degli equilibri esistenti tra le superficie acqua dolce/acqua salata, in seguito ad emungimenti eccessivi e prolungati nel tempo. La qualità delle acque sotterranee è inoltre influenzata dall’uso del suolo e da tutte le attività antropiche. La presenza di numerose fonti di inquinamento, tra le quali è necessario citare l’agricoltura specializzata ed in particolare la coltivazione del riso, stanno determinando un peggioramento generale della qualità delle falde freatiche delle aree di pianura, ed in alcuni casi, dove gli acquiferi sotterranei non sono sufficientemente isolati uno dall’altro o sono messi in comunicazione tramite pozzi, anche degli acquiferi profondi. Un altro problema esistente nel Campidano e nel Sinis è rappresentato dal sovrasfruttamento degli acquiferi in quanto altera le potenzialità produttive degli acquiferi. Il sovrasfruttamento delle acquiferi superficiali ha determinato nelle recenti annate siccitose un abbassamento generale della superficie piezometrica, tanto che numerosi pozzi hanno mostrato portate nettamente inferiori rispetto alle medie precedenti, ed altri si sono seccati. Anche nel 1995, anno particolarmente arido, questo fenomeno si è ripresentato. In alcune aree dove gli i prelievi per sopperire la scarsa disponibilità d’acqua per uso irriguo sono elevatissimi, si parla in alcuni casi di portate superiori ai 10 l/s 24 ore su 24 ore, molti pozzi superficiali si sono totalmente prosciugati. La mancanza di una adeguata regolamentazione dei prelievi dagli acquiferi superficiali e da quelli profondi e la presenza di numerosi pozzi che mettono in comunicazione acquiferi superficiali con acquiferi profondi sono sicuramente i fattori più importanti che concorrono ad accelerare i processi di alterazione della qualità dell’acque sotterranee e che possono influire negativamente sulla produttività potenziale degli acquiferi suddetti. Gli emungimenti elevati e prolungati nel tempo, soprattutto in periodi caratterizzati da elevata siccità, possono innescare alla lunga fenomeni di subsidenza. In definitiva risultati delle indagini ed analisi effettuate hanno messo in evidenza i seguenti problemi:

82 - caratteri idrochimici delle acque che mostrano un elevato contenuto in sali, probabilmente per la natura dell’acquifero e per progressiva intrusione di cunei di acqua salata nelle falde costiere; - modificazioni delle portate dei pozzi in seguito ad eccessivo emungimento.

4.2.7.7. Il rischio di inondazione del settore a ridosso del Rio Tanui e della SP1 Il settore compreso tra la destra idrografica del Tirso e lo stagno di Cabras è costituito da una piana alluvionale, con pericolo di straripamenti per la golena del Tirso. Più rari gli straripamenti del Rio Tanui che possono interessare il settore meridionale del centro abitato. Il pericolo rappresentato dalle esondazioni dello stagno, in seguito alle piene provenienti dal Mare Foghe dovrebbe essere ormai scongiurato con la costruzione del canale scolmatore. L’unico problema effettivo è dovuto alle piene del Tirso che nella fascia di golena e, nel caso di piene cinquecentenarie, dell’area di Brabau, possono dar luogo a fenomeni che interessano vaste aree (PAI). I fenomeni di frana mappati dal PAI per il settore del Sinis sono incompleti, riduttivi ed errati. Una gran parte di essi, ovviamente non connessi ad elementi a rischio annuali (residenze stabili o infrastrutture), andavano in ogni caso mappati in riferimento alle presenze turistiche estive (vedi spiagge di San Giovanni, Funtana Meiga e Istmo di Capo San Marco). Il settore interessato dalla piena a ritorno cinquantenario è incluso interamente in golena e conseguentemente è gia sottoposto al vincolo di inedificabilità, mentre la parte della bonifica di Brabau è interessata dalla sola piena a ritorno cinquecentenario.

4.2.7.8. Il rischio di inondazione del settore a ridosso del Rio Mar’e Foghe Nel Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) l’area di Mar’e Foghe è interessata dal rischio di esondazione sulla base delle metodologie di valutazione adottate nel PAI stesso. Tali valutazioni di esondabilità portano alla definizione del pericolo di una piena con ritorno cinquantenario che verrebbe ad occupare il vecchio alveo del Mar’e Foghe andando ad interferire parzialmente con elementi a rischio di rilievo (alcuni edifici, le attrezzature sportive ed altro). Al fine di meglio evidenziare il pericolo (“hazard”) da frana è stata ampliata l’area di indagine ed è stato effettuato un supplemento di valutazione con una discesa di scala appropriata che ha consentito di confermare quanto proposto nel PAI. Al fine di porre rimedio alla condizione si è ritenuto opportuno dopo svariate valutazioni e soluzioni, di intervenire con una arginatura soft caratterizzata da una rinaturazione spinta ed avente il fine di mettere in sicurezza le aree altrimenti sommergibili. Le aree in oggetto, nel PAI, sono configurate come H2 ed H4, peraltro confermato da una valutazione su cartografie aerofotogrammetriche e rilievi a terra.

83

84 4.3. Assetto floristico e vegetazionale

4.3.1. Scheda Natura 2000 In allegato Formulari ufficiali della Rete Natura 2000:

• Stagno di Cabras SICp - ITB030036 con cartografia ufficiale; • Stagno di Cabras ZPS - ITB034008 con cartografia ufficiale.

I due centri rappresentano la descrizione sintetica rispetto alla quale quanto segue costituisce un quadro descrittivo scaturito sia da ricognizioni in campo che da ricognizioni documentali.

4.3.2. Habitat d'interesse comunitario Vengono di seguito elencati gli habitat d'interesse comunitario riportati dalla Direttiva 92/43/cee del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (Allegato I - tipi di habitat naturali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di conservazione, GU l 206 del 22.7.1992), presenti nello stagno di cabras. Gli habitat ufficiali sono quelli inseriti nel formulario standard per le zone di protezione speciale (ZPS) e per i siti d'interesse comunitario (SIC) ricompresi nella rete NATURA 2000, cui lo stagno di Cabras appartiene. Sono qui presenti 4 habitat classificati entrambi all'interno del cosiddetto “Habitat costieri e vegetazione alofitiche” e solo uno fra questi, “Lagune costiere” è considerato habitat prioritario. E’ necessario sottolineare come per l’area non siano mai stati realizzati studi organici e/o puntuali sulla componente e pertanto anche la verifica in campo della presenza o meno di habitat d’interesse comunitario risulta difficoltosa. Ciò basta per motivare la necessita, nell’ambito delle attività del Piano di gestione, di completare il quadro conoscitivo dell’area onde poter procedere alla completa caratterizzazione del sito. In questa fase, data l’impossibilità di eseguire analisi di dettaglio, si è operato principalmente su base bibliografica; i contributi bibliografici attualmente disponibili sono limitati a lavori parziali (Perria, 2003) o a studi realizzati su zone umide in territori vicini (Filigheddu et al., 2000; Biondi et al., 2004). Non esistono contributi specifici relativi alla vegetazione sommersa e sulle formazioni delle paludi temporanee presenti soprattutto sulla parte settentrionale dello stagno. Risulta importante evidenziare che in alcuni elaborati (es: Perria, 2003) vengono riportate informazioni relative alla presenza di habitat e associazioni vegetali non riportate nel formulario e tra queste, anche una segnalazione riguardante un habitat (1510-Steppe salate mediterranee, Limonietalia) di interesse prioritario per la Comunità Europea; si tratta di aspetti che non sono stati riconfermati durante i sopralluoghi realizzati nel periodo estivo. È di tutta evidenza che per la corretta gestione del sito sarà importante approfondire gli studi su tali aspetti per verificarne la reale presenza o assenza. Il Sito di Importanza Comunitaria proposto (SICp) “Stagno di Cabras” è univocamente determinato dal Codice Natura 2000 di identificazione del sito ITB030036, così come indicato dal Decreto Ministeriale del 3 aprile 2000, ai sensi della Direttiva Habitat dell’Unione Europea (92/43/CEE) e della Direttiva Uccelli (79/409/CEE). Il SICp si estende su 4806 ettari interessando il territorio del comune di Cabras, Nurachi e Riola Sardo, in provincia di Oristano (Sardegna); si trova ad una altezza compresa tra il livello del mare ed i 18 m s.l.m., tra le coordinate geografiche 8° 29' 01" Est e 39° 57' 49"Nord, all’interno della Regione Biogeografica Mediterranea.

85 La sua proposizione come Sito di Interesse Comunitario discende dalla presenza degli habitat di interesse comunitario elencati di seguito:

1150 *Lagune costiere

1420 Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosae)

1310 Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie annuali delle zone sabbiose e fangose

1410 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)

Codice Copertura % nel Rappre- Superficie Grado di Valutazione Habitat sito sentatività relativa conservazione globale

1150 40 B C B B

1420 10 A B A A

1310 10 B C B B

1410 5 A B A A

Si propone a seguire la breve descrizione di tali habitat, così come riscontrati all’interno dell’area pSIC:

1150 * Lagune costiere. E' costituito fondamentalmente da distese di acqua salata in aree costiere, poco profonde, con salinità e quantità d'acqua variabile a seconda dell'apporto di acque dolci (meteoriche e/o da apporti fluviali), salmastre e a seguito dell'evaporazione delle stesse. In tali ambienti si insediano cenosi di fanerogame specializzate riferibili alle classi Ruppietea marittimae, Potametea, Zosteretea o Charetea. Sulla base del Manuale di interpretazione questo habitat può anche presentarsi privo di tali aspetti di vegetazione. Tali caratteristiche ecologiche sono presenti sia nello stagno di Cabras che nelle paludi satelliti tuttavia risulta evidente la necessità di ulteriori analisi per una corretta definizione e quantificazione di tale habitat. Le cenosi di fanerogame specializzate sono apparentemente limitate per estensione alle zone marginali dello stagno; risulta necessario approfondire le analisi sulla distribuzione e sullo sullo stato di conservazione al fine di poter individuare le criticità in atto e proporre misure conseguenti di conservazione.

1420 Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosae) Questo habitat è caratterizzato dalla presenza di praterie a prevalenza di Chenopodiaceae perenni su suoli sabbiosi o limosi ai margini delle zone umide. A seconda della variazione del gradiente di salinità è possibile individuare diverse associazioni vegetali. Nell’ambito del SIC ritroviamo questo habitat principalmente nella parte meridionale mentre risulta limitato per estensione a un piccolo lembo nel restante perimetro dello stagno, principalmente a causa dello sviluppo delle aree destinate all’agricoltura che arrivano fino a pochi metri dalla sponda dello stagno. Tale habitat è limitato nella sua naturale estensione per la presenza di strade, colture specializzate (soprattutto risaie), etc. Lo stato di conservazione può essere definito precario a causa della frammentazione e, anche se nei siti in cui tale habitat è ben rappresentato, si rileva un certo disturbo dovuto alle azioni antropiche, principalmente alla discarica di materiali, al pascolo, etc.

86 1310 Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie annuali delle zone sabbiose e fangose Habitat caratterizzato da cenosi vegetali di piante annuali, composte da Chenopodiaceae del genere Salicornia o da Poaceae, che occupano le aree inondate periodicamente: margini degli stagni, radure della vegetazione alofila perenne (rif. Habitat 1420), in aree soggette a inondazioni prolungate e prosciugamento estivo. Comunità similari si possono trovare anche su substrati sabbiosi e limosi che non sono mai inodati.

1410 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) Habitat definito per la presenza di formazioni appartenenti agli Juncetalia maritimi. Si tratta di formazioni emicriptofitiche dominate fisionomicamente da Juncus maritimus e/o Spartina juncea, rinvenibili nelle depressioni ad inondamento prolungato, su suoli generalmente sabbiosi, umidi anche in estate. Sono distribuite in modo disomogeneo lungo il perimetro dello Stagno e solo raramente costituiscono formazioni rilevanti essendo spesso ridotte a piccoli lembi.

4.3.2.1. Habitat integrativi Non vengono indicati ulteriori habitat in quanto non si hanno elementi sufficienti per identificare particolari situazioni rilevate durante i sopralluoghi e verosimilmente riferibili ad habitat non riportati nel formulario. Con ciò si conferma la necessità di ulteriori studi, per un adeguato periodo di tempo, finalizzati alla migliore caratterizzazione di tali situazioni.

4.3.2.2. Habitat ufficiali non confermati sul campo

4.3.3. Specie floristiche

4.3.3.1. Principali specie botaniche Attualmente non esiste una flora dell’area in oggetto per cui non è possibile apportare dati esaustivi in proposito. Come sottolineato in precedenza per gli habitat si evidenzia la necessità di colmare nel breve tempo questa lacuna. Particolarmente poco indagate risultano le paludi satellite dello stagno, nella zona settentrionale del SIC. A titolo puramente esemplificativo e senza nessuna pretesa di esaustività si può citare un elenco floristico, risultato di indagini sul campo effettuate tra il 2001 ed il 2003, nel settore nord-orientale dello stagno di Cabras (area di Mar'e Pauli-Piscaredda). Tale elenco risulta costituito da 144 entità specifiche distribuite di 52 famiglie: si evidenzia la numerosa presenza di famiglie in rapporto alle specie ma, soprattutto, la predominanza di alcune, quali Chenopodiacee, Asteraceae, Poaceae, Polygonaceae, Apiaceae e Cyperaceae, che da sole ricoprono il 38 % delle famiglie. Tutte le altre famiglie sono rappresentate da poche specie Analoghi risultati emergono da altri lavori di dettaglio realizzati in questi ultimi anni (Perria, 2003). La nomenclatura delle specie segue Pignatti (1982), rivisto sulla base della recente checklist della flora vascolare d’Italia (Conti et al., 2005). Nella maggior parte dei casi, all’interno di queste famiglie, predominano specie alofile. Per quanto riguarda il territorio in esame, nella serie evolutiva acquatica la dinamica del "mezzo acqua" è il fattore preponderante che imprime l'aspetto vegetazionale e il suo impianto floristico. Nel caso delle zone umide salmastre e/o salate, al fattore acqua si deve aggiungere il fattore "sale", rimarcato da una categoria ecologica ben definita di piante, dette alofite, in grado di caratterizzare tali habitat. L’elevato numero di Chenopodiacee è indicativo di un tipo

87 di ambiente con elevati valori osmotici della soluzione circolante, con tendenze nitrofole in Polycnemum, alofile in Salicornia, Arthrocnemum, Salsola, Halimione e Suaeda, alofilo - nitrofile in Atriplex e Bassia. Per quanto concerne le forme biologiche, è netta la predominanza di Terofite (anche come risposta alla massiccia interferenza antropica), Emicriptofite e Geofite che, da sole, occupano il 76% del contingente floristico: sono specie che ben si adattano alle condizioni climatiche fisiche dell’ambiente oggetto di studio. Le Idrofite sono presenti esclusivamente nello stagno di Cabras, tranne Ranunculus peltatus Schrank (settore di Mar’e Pauli); Hydrocotile ranuncoloides L. f., Apium nodiflorum (L.) Lag. ssp. nodiflorum, Sparganium rectum L., e Alisma Plantago-aquatica L. (foce del Rio Mar’e Foghe). Fra le 11 specie di fanerofite rammentiamo che 2 sono lianose e 4 sono introdotte, dunque solo 5 specie sono da annoverare fra il contingente “legnoso”: Anagyris fetida L., Pistacia lentiscus L., Rhamnus alaternus L. (elementi della siepe), Tamarix africana Poir. (unico elemento arbustivo perilacustre) e Ficus carica L. (individui isolati). I dati ricavati dallo spettro corologico evidenziano una componente floristica di marcata impronta mediterranea e una bassa percentuale di specie endemiche. Poche le specie endemiche (è un’area di recente genesi geologica) e numerose le subcosmopolite, a testimonianza della forte antropizzazione dell’ambiente.

4.3.3.2. Specie endemiche Endemiche sarde • Vinca difformis Pourr. ssp. sardoa Stearn, nelle siepi, localizzata. Endemiche sardo-corse • Romulea requieni Parl., nei pratelli salsi perilacustri, rara. Altre endemiche • Arum pictum L. f., presso luoghi ruderali ed antropizzati, localizzato.

4.3.3.3. Specie di elevato valore bioeografico e conservazionistico

• Ephedra distachya L., in una piccola porzione presso le rive orientali dello stagno di Cabras.

4.3.3.4. Specie incluse negli allegati II e IV della Direttiva Habitat Nessuna

4.3.3.5. Specie prioritarie Nessuna

4.3.3.6. Specie incluse nella Lista Rossa Nazionale Non essendo mai stato realizzato un dettagliato elenco floristico non è possibile riportare tali dati attendibili.

4.3.3.7. Specie alloctone

88 • Pinus pinea L., pochissimi individui isolati. • Cupressus sempervirens L., nelle siepi, localizzato nel comparto agricolo. • Eucalyptus spp., numerosi filari di frangivento nel comparto agricolo. • Cotula coronopifolia L. avventizia del Sudafrica presente, anche se sporadiaca, dalla foce del Rio Mar'e Foghe lungo tutto il setore orientale. • Opuntia ficus-indica (L.) Miller, a ridosso dei coltivi. A queste vanno aggiunte tutte le specie legate alle coltivazioni e in particolare alle risaie, che occupano una buona parte dell’area attorno allo stagno di Cabras.

4.3.4. Vegetazione presente

4.3.4.1. Descrizione delle fitocenosi Il Sinis si trova nel sottosettore biogeografico Oristanese (settore Campidanese) e si caratterizza per la morfologia tipicamente sub-pianeggiante, a contatto solo nella parte settentrionale con rilievi che, sulle pendici basaltiche del Montiferru, tendono ad elevarsi oltre i 200 m. Tutta l’area è ampiamente utilizzata per le colture agrarie estensive ed intensive e per le attività zootecniche. Nelle depressioni salate la tipologia di vegetazione potenziale è data dal geosigmeto mediterraneo, edafoigrofilo, subalofilo dei tamerici (Tamaricion africanae) con microboschi parziamente caducifogli, caratterizzati da uno strato arbustivo denso ed uno strato erbaceo assai limitato, costituito prevalentemente da specie rizofitiche e giunchiformi. Tali tipologie vegetazionali appaiono dominate da specie del genere Tamarix. Gli stadi della serie sono disposti in maniera spaziale procedendo in direzione esterna rispetto ai corsi d’acqua. Generalmente si incontrano dei mantelli costituiti da popolamenti elofitici e/o elofito-rizofitici inquadrabili nell’ordine Scirpetalia compacti (classe Phragmito-Magnocaricetea) e nell’ordine Juncetalia maritimi (classe Juncetea maritimi). Rivestono notevole importanza le formazioni delle zone umide caratterizzate dalla presenza di comunità specializzate su suoli scarsamente drenanti, allagati per periodi più o meno lunghi da acque salate. È presente una tipica articolazione catenale del geosigmeto alofilo sardo delle aree salmastre, degli stagni e delle lagune costiere con tipologie vegetazionali disposte secondo gradienti ecologici determinati prevalentemente dai periodi di inondazione e/o sommersione, dalla granulometria del substrato e dalla salinità delle acque (Ruppietea, Thero-Suaedetea, Saginetea maritimae, Salicornietea fruticosae, Juncetea maritimi, Phragmito-Magnocaricetea). Viene di seguito riportata una descrizione delle principali cenosi vegetali presenti nel territorio per le quali esistono dati bibliografici sufficientemente approfonditi e riscontrati durante i campionamenti in campo.

VEGETAZIONE SOMMERSA Costituita da comunità specializzate alla vita subacquea in ambiente lagunare o stagnale, quindi in diverse condizioni di salinità, profondità, qualità del fondale e turbolenza delle acque; si tratta di tipologie di vegetazione fanerogamica sommersa delle acque salmastre a sviluppo invernale – primaverile e degli stagni salati a completo disseccamento estivo. Sono generalmente dominate da diverse specie del genere Ruppia, presentano diversa composizione floristica a seconda del regime idrico (stagni temporanei o permanenti), salinità e profondità dell’acqua.

Cenosi a Ruppietum sp. pl. (ancora da studiare e definire)

89 Si sviluppa su depressioni poco profonde ad allagamento temporaneo nei mesi invernali – primaverili, che si presentano sempre secche in estate.

VEGETAZIONE AMBIENTI SALMASTRI Costituita da comunità specializzate su suoli generalmente limoso-argillosi, scarsamente drenanti, allagati per periodi più o meno lunghi da acque salmastre. Comprende tipologie di vegetazione alofila terofitica, alo-nitrofila emicriptofitica, alofila camefitica e, in piccollissimi lembi, alofila fanerofitica. Vegetazione alofila annuale La ritroviamo ai bordi degli stagni, nelle depressioni e nelle radure della vegetazione perenne, in aree soggette a prolungata inondazione e prosciugamento estivo; si tratta di comunità poiniere di terofite alofile. Le ritroviamo anche su substrati drenanti, sabbiosi o limosi, costantemente asciutti o mai inondati.

Salicornietum emerici (O. De Bolòs 1962) Brullo & Furnari 1976 Associazione monospecifica presente su aree lungamente inondate che rimangono umide anche in estate. Anche sui margini degli stagni nelle depressioni, a contatto con formazioni elofitiche subalofile e con formazioni camefitiche.

Salsoletum sodae Pignatti 1953 Assocciazione che si sviluppa in zone soggette a periodiche inondazioni di acqua salata che rilasciano consistenti depositi di materia organica. Vegetazione lineare paucispecifica costituita da Salsola soda L.

Suaedo maritimae – Salicornietum patulae (Brullo & Furnari 1976) Géhu & Géhu-Frank 1984 Associazione perimediterranea sui substrati più elevati rispetto alle altre formazioni terofitiche alofile, quindi più secche in estate e presumibilmente più salate.

Spergulario salinae – Hordeetum marini Biondi, Farris & Filigheddu 2001 Su suoli argilloso-sabbiosi d’accumulo, aridi in estate e sottoposti a pascolamento e calpestio. Si tratta di pratelli terofitici, subnitrofili, dominati da Hordeum marinum Huds. s.l., Polypogon monspeliensis (L.) Desf. e Spergularia salina J. & C. Presl., a mosaico con formazioni perenni della classe Salicornietea.

Vegetazione alonitrofila emicriptofitica Su suoli costantemente umidi, periodicamente inondati. Dominata da emicriptofie e geofite che indicano la variazione del gradiente di salinità, al passaggio dalla zona a vegetazione alofila a quella alotollerante.

Scirpo – Juncetum subulati Géhu, Biondi, Géhu-Franck & Costa 1992 Associazione presente su suoli allagati in inverno ma asciutti in estate, con conseguente aumento di salinità. Sono i giuncheti a composizione quasi monospecifica, dominata da Juncus subulatus Forssk.

Inulo-Juncetum maritimi Brullo in Brullo, De Sanctis, Furnari, Longhitano & Ronsisvalle 1988 Vegetazione dominata fisionomicamente da Juncus maritimus Lam., situata nelle depressioni retrodunali ad allagamento prolungato e nei canali, su suoli sabbiosi, umidi anche in estate lungo tutto il perimetro dello stagno.

90 Vegetazione alofila camefitica Comprende associazioni vegetali costituite da camefite alofile, che si dispongono spesso a mosaico con le associazioni precedentemente descritte.

Puccinellio festuciformis – Halimionetum portulacoidis Géhu, Biondi, Géhu-Franck & Costa 1992 Associazione presente su suoli limoso-sabbiosi, raramente soggetti ad allagamento, ai margini delle depressioni e sui bordi dei canali, a quote più elevate rispetto alle formazioni terofitiche. Dominata da Atriplex portulacoides L.

Puccinellio convolutae – Arthrocnemetum macrostachyi (Br.-Bl. (1928) 1933) Géhu ex Géhu, Costa, Scoppola, Biondi, Marchiori, Peris, Géhu-Franck, Caniglia & Veri 1984 Nei livelli medio alti delle depressioni salate, su suoli argillosi umidi in inverno ma asciutti in estate; legata a terreni iperalini.

Pucinellio festuciformis – Sarcocornietum fruticosae (Br.-Bl. 1928) 1952 Géhu 1976 Nei livelli medio bassi delle depressioni salate, su suoli argillosi iperalini, umidi anche in estate. E’ la associazione camefitica più diffusa.

Vegetazione forestale alofila del Tamaricion africanae Br.-Bl. & O. Bolòs 1957 Comprende formazioni forestali di modesta estensione, spesso lineari, generalmente presenti nelle aree a salinità più elevata, ma che sono presenti anche nelle aree settentrionali dello stagno. Non sono disponibili studi specifici su tali formazioni.

Accanto alle associazioni descritte, principalmente su base bibliografica, si trovano altre cenosi per le quali non è possibile fornire una chiara descrizione, in ragione anche del fatto che il periodo in cui viene realizzato questo piano di gestione non consente la realizzazione di studi floristici e vegetazionali esaustivi. In particolare si tratta di aspetti di vegetazione dulciacquicola, elofitica e altre formazioni, come per esempio le cenosi a Typha angustifolia L. o quelle a Spartina versicolor Fabre. Per la definizione di tali aspetti di vegetazione sono necessari studi specifici, realizzati per periodi di almeno due annualità.

4.3.4.2. Inquadramento sintassonomico Dettagliando quanto sinteticamente esposto in precedenza per quanto riguarda la componente botanica occorre sottolineare come ancora non sia stato realizzato alcuno studio organico sulla flora e sulla vegetazione dell’area. Lo schema riportato riguarda solo gli aspetti per i quali sono disponibili sufficienti ed attendibili dati.

RUPPIETEA J. Tüxen 1960 Ruppietalia maritimae J. Tüxen 1960 Da definire

PHRAGMITO-MAGNOCARICETEA Klika in Klika & Novàk 1941 Scirpetalia compacti Hejny in Holub, Hejny, Moravec & Neuhäusl 1967 corr. Rivas- Martìnez, Costa, Castroviejo & E. Valdés 1980 Scirpion campacti Dahl & Hadac 1941 corr. Rivas-Martìnez, Costa, Castroviejo & E. Valdés 1980 Scirpo – Juncetum subulati Géhu, Biondi, Géhu-Franck & Costa 1992

91 Phragmitetalia Koch 1926 em. Pignatti 1954 Phragmition communis Koch 1926 Phragmitetum communis (Koch 1926) Schmale 1939

JUNCETEA MARITIMI Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952 Juncetalia maritimi Br.-Bl. ex Horvatic 1934 Juncion maritimi Br.-Bl. ex Horvatic 1934 Inulo-Juncetum maritimi Brullo in Brullo, De Sanctis, Furnari, Longhitano & Ronsisvalle 1988

SAGINETEA MARITIMAE Westhoff, Van Leeuwen & Adriani 1962 Frankenietalia pulverulentae Rivas-Martìnez exCastroviejo & Porta 1976 Hordeion marini Ladero, F. Navarro, C. Valle, Marcos, Ruiz & M.T. Santos 1984 Spergulario salinae – Hordeetum marini Biondi, Farris & Filigheddu

SALICORNIETEA FRUTICOSAE Br.-Bl. & Tüxen ex A. & O. Bolòs 1950 Salicornietalia fruticosae Br.-Bl. 1933 Arthrocnemion glauci Rivas-Martìnez & Costa 1984 Puccinellio convolutae – Arthrocnemetum macrostachyi (Br.-Bl. (1928) 1933) Géhu ex Géhu, Costa, Scoppola, Biondi, Marchiori, Peris, Géhu- Franck, Caniglia & Veri 1984

Salicornion fruticosae Br.-Bl. 1933 Puccinellio festuciformis – Halimionetum portulacoidis Géhu, Biondi, Géhu-Franck & Costa 1992 Pucinellio festuciformis – Sarcocornietum fruticosae (Br.-Bl. 1928) 1952 Géhu 1976

THERO – SUAEDETEA Rivas-Martìnez 1972 Thero – Salicornietalia Tüxen in Tüxen & Oberdorfer ex Géhu & Géhu-Frank 1984 Salicornion patulae Géhu & Géhu-Frank 1984 Suaedo maritimae – Salicornietum patulae (Brullo & Furnari 1976) Géhu & Géhu-Frank 1984 Salicornietum emerici (O. De Bolòs 1962) Brullo & Furnari 1976

Thero – Suaedetalia Br.-Bl. & O. Bolòs 1958 Thero – Suaedion Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952 Salsoletum sodae Pignatti 1953

NERIO-TAMARICETEA Br.-Bl. & O. Bolòs 1958 Tamaricetalia Br.-Bl. & O. Bolòs 1957 em. Izco, Fernàndez & Molina 1984

92 Tamaricion africanae Br.-Bl. & O. Bolòs 1957

4.4. Assetto faunistico

Questo capitolo tratta l’assetto faunistico del pSIC e della ZPS “Stagno di Cabras”, con particolare attenzione alla classe degli uccelli, seguendo, per quanto possibile, le indicazioni delle “Linee Guida per la redazione dei Piani di gestione dei pSIC e ZPS” della RegioneAutonoma della Sardegna, Assessorato della Difesa dell’Ambiente e del “Manuale delle linee guida per la redazione dei piani di gestione dei siti Natura 2000” (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, senza anno).

4.4.1. Checklist dei Vertebrata (Amphibia, Reptilia, Aves, Mammalia non volanti)

4.4.1.1. Criteri Come punto di partenza per le successive analisi e proposte è stata elaborata una “Checklist” dei Vertebrata (Amphibia, Reptilia, Aves, Mammalia non volanti) osservati nella ZPS e nel pSIC Stagno di Cabras durante il periodo 1997 – 2006. Le specie sono numerate in ordine progressivo per ogni singola classe (anfibi, rettili, uccelli e mammiferi). Per ogni specie di vertebrati che si è riprodotta nell’area di studio nell’ultimo decennio (1997-2006) si forniscono informazioni sullo status faunistico, sullo status di conservazione, sui biotopi nei quali normalmente avviene la riproduzione, sullo status legale e eventuali note. Il simbolo “?” esprime incertezze nella definizione dello status faunistico.

Status faunistico I dati utilizzati fanno riferimento alla bibliografia specifica (Toschi & Lanza, 1959; Toschi, 1965; Vaurie, 1959; 1965; Schneider, 1971; Bruno & Maugeri, 1977; Lanza, 1986; 1993; Corbett, 1988; Puddu et al., 1988; Lanza, 1983, 1986; Lanza & Corti, 1993; Schenk, 1976; 1982, 1986, 1995, 2003; Schenk et al., 1982; Meschini & Frugis, 1993; Grussu, 1995, 1996); Societas Herpetologica Italica, 1996; Serra et al., 1997; Baccetti et al., 2002; criticamente valutati, e a dati inediti dell’autore (1964-2006). Le informazioni relative allo status faunistico sono state aggiornate al mese di ottobre del 2006, grazie anche a notizie non pubblicate gentilmente messi a disposizione da diversi ricercatori e naturalisti, citati volta per volta.

Lo status faunistico delle singole specie viene definito nel seguente modo: • riproduzione certa = R certa (1997-2006); • riproduzione possibile = R poss (1997-2006); • riproduzione probabile = R prob (1997-2006); • riproduzione irregolare = R irreg (1997-2006).

Per la classe degli uccelli (Aves) si aggiunge la categoria delle specie migratrici e ospiti (estivante e/o svernante) regolarmente riscontrabili nell’area di studio, 1997-2006, con l’indicazione dei mesi di presenza, per esempio: mar (zo) – set (tembre);

• specie migratrice/ospite regolarmente presente = M/O (1997–2006). 93

Status di conservazione Ad ogni specie trattata si attribuisce lo status di conservazione attuale (1997-2006) in Sardegna, in Italia, a livello comunitario (europeo) e a livello mondiale se pertinente. Per la definizione dello status di conservazione viene utilizzato il nuovo sistema di categorie e di criteri dell’IUCN (2001; 2006, cfr. Figura 1). Lo status di conservazione per la Sardegna si basa su Schenk (2003, aggiornato), per l’ Italia su Bulgarini et al. (1998), LIPU & WWF (1999), per l’Unione Europea (25 Stati membri) sugli Allegati II e IV della Direttiva “Habitat” n. 92/43/CEE e n. 97/62/CE, su Blanco & Gonzales (1992), sull’Allegato 1 della Direttiva “Uccelli selvatici” n. 409/1979/CEE e su BirdLife International (2004); a livello mondiale lo status di conservazione fa riferimento alla Lista Rossa” dell’IUCN (2006). Le categorie di minaccia dell’IUCN (2001) comprendono (cfr. Figura 1): specie estinta = EX (extinct) una specie è estinta quando non vi è alcun ragionevole dubbio che l’ultimo individuo è morto (prima del 1995); specie estinta in natura = EW (extinct in the wild) una specie è estinta in natura quando sopravvivono solo individui in allevamenti, cattività oppure in popolazioni naturalizzate al di fuori dell’areale storico; specie in pericolo critico = CR (critically endangered) una specie è in pericolo critico quando è di fronte ad un rischio estremamente alto di estinzione in natura;

Figura 2 - Struttura delle categorie di minaccia per le specie faunistiche dell’IUCN (2001)

specie in pericolo = EN (endangered) una specie è in pericolo quando è di fronte ad un rischio molto alto di estinzione in natura;

94

specie vulnerabile = VU (vulnerable) una specie è vulnerabile quando è di fronte ad un rischio alto di estinzione in natura; specie quasi minacciata = NT (near threatened) una specie è quasi minacciata quando non soddisfa i criteri di una delle precedenti categorie; specie di minore preoccupazione = LC (least concern); una specie è di minore preoccupazione quando non soddisfa i criteri di una delle precedenti categorie; si tratta di specie diffuse e (ancora) abbondanti che appartengono alla categoria delle specie non minacciate; specie con carenza di informazioni = DD (data deficient); una specie è con carenza di informazioni quando vi sono informazioni inadeguate per effettuare una valutazione diretta o indiretta del rischio di estinzione basato sulla sua distribuzione e/o sullo status di popolazione. Una specie può essere ben conosciuta, compresa la sua biologia, ma vi è mancanza di dati appropriati sulla sua abbondanza e/o distribuzione. Per questi motivi carenza di informazioni non entra nelle categorie delle specie; specie non valutata = NE (not evaluated) una specie è non valutata quando ad essa non sono stati ancora applicati i criteri di valutazione. Le specie ricadenti in questa categoria non figurano nella IUCN Red List. specie non minacciata = NM alle precedenti categorie dell’IUCN (2001) si è aggiunto la categoria delle specie non minacciate (cfr. Zbinden, 1989), che comprendono i taxa che non soddisfano i criteri di una delle precedenti categorie (categoria aggiunta in questo lavoro e corrispondente alla categoria least concern).-

Le specie in pericolo in modo critico (CR), in pericolo (EN) e vulnerabili (VU), nel loro insieme, costituiscono le specie minacciate (threatened) in senso stretto. Per la classe degli uccelli vengono inoltre indicate le specie dell’Allegato 1 della Direttiva “Uccelli selvatici” (409/79/CEE) e quelle di interesse conservazionistico europeo come definite da Tucker & Heath (1994) e aggiornate da BirdLife International (2004):

SPEC 1 = Specie con uno status di conservazione sfavorevole di interesse conservazionistico globale e criticamente minacciata; in pericolo; vulnerabile; di minore preoccupazione o con carenza di informazione – secondo i criteri dell’IUCN (2001); SPEC 2 = Specie con uno status di conservazione sfavorevole e classificata a livello comunitario come criticamente minacciata; in pericolo oppure vulnerabile nell’applicazione regionale dei criteri dell’IUCN (2001); SPEC 3 = Specie con uno status di conservazione sfavorevole il cui status di conservazione a livello comunitario è stato classificato Declining; Rare, Depleted or Localised come definiti da Tucker & Heath (1994) e da BirdLife International (2004). Non-SPEC = Specie concentrate in Europa ma con uno status di conservazione favorevole oppure specie non concentrate in Europa e con uno status di conservazione favorevole. Nella “Checklist” non vengono esplicitamente indicate.

Sulla base dei criteri definiti in Tucker & Heath (1994), BirdLife International (2004) ha elaborato criteri aggiuntivi a quelli dell’IUCN (2001) per definire lo status di conservazione di

95 ognuna delle 448 specie native presenti all’interno dei 25 Paesi membri dell’Unione Europea. Lo status di conservazione è sfavorevole se

1. la specie è di interesse conservazionistico globale ed è stata classificata criticamente minacciata (CR), minacciata (EN), vulnerabile (VU), quasi minacciata (NT) oppure con carenza di informazioni (DD), secondo i criteri della Lista Rossa dell’IUCN (2006); 2. la specie è criticamente minacciata (CR), minacciata (EN) o vulnerabile (VU) a livello comunitario (25 Paesi membri); 3. la specie è in declino (Declining), rara (Rare), in fase di recupero (Depleted) oppure localizzata (Localized) a livello comunitario.

• Una specie viene considerata Declining (in declino), se la specie non soddisfa i criteri dell’IUCN (2001), ma sta calando con più del 10% durante l’ultimo decennio; • una specie viene considerata Rare (rara), se la specie non soddisfa i criteri dell’IUCN (2001) e la cui popolazione comunitaria ammonta a meno di 5.000 coppie (oppure 10.000 individui nidificanti oppure 20.000 individui svernanti) e non è marginale (confinante) ad una più grande popolazione non-europea; • una specie viene considerata Depleted (in fase di recupero), se la specie non soddisfa i criteri dell’IUCN (2001) e non è Rare oppure Declining nell’Unione Europea, ma non ha ancora recuperato un moderato o consistente declino storico manifestatosi durante il periodo 1970-1990; • una specie viene considerata Localised (localizzata), se la specie non soddisfa i criteri dell’IUCN (2001) e non è Rare, Declining oppure Depleted nell’Unione Europea, ma la cui popolazione europea è concentrata con più del 90% in 10 o meno siti (Important Bird Areas) tra quelli elencati da Heath & Evans (2000).

Lo status di conservazione di una delle 448 specie native presenti all’interno dei 25 Paesi membri dell’Unione Europea è favorevole se • La specie è stata classificata Secure (sicura) e non entra in nessuna delle categorie definite per le specie con uno status di conservazione sfavorevole.

Habitat frequentati Dal punto di vista ecologico-funzionale si possono individuare le seguenti tipologie di habitat facenti parte di ecosistemi funzionali (sensu Odum, 1969), tra i quali nell’area di studio sono presenti ecosistemi di compromesso (ad usi multipli), ecosistemi di produzione (intensiva) e ecosistemi urbani ed industriali. Le indicazioni per le singole specie si riferiscono generalmente agli habitat di riproduzione. La definizione degli habitat tiene conto, in forma semplificata, del progetto CORINE BIOTOPES (Devillers et al., 1991) che contiene una classificazione degli habitat naturali e semi-naturali presenti nell’Unione Europea. Boano (1997) ha introdotto tale classificazione ad uso ornitologico in Italia, che si presenta tra parentesi con il relativo codice numerico.

Habitat attribuibili agli ecosistemi di compromesso: zone umide costiere (comprendenti estuari –13; paludi salati – 15; lagune – 21; stagni retrodunali – 16.3) – W fiumi, ruscelli e torrenti (corsi d’acqua e loro alveo – 24) – Fiu macchia mediterranea (macchie e boscaglie – 31.8) – Ma

96 praterie e pascoli di pianura e degli altipiani (praterie secche su suoli calcarei – 34 e su suoli acidi – 35; prati da sfalcio e pascoli mesofili delle pianure - 38) – Pa praterie e pascoli di pianura e degli altipiani alberati (praterie secche su suoli calcarei – 34 e su suoli acidi – 35; prati da sfalcio e pascoli mesofili delle pianure - 38) – Paa

Habitat attribuibili agli ecosistemi di produzione: coltivazioni agricole legnose (frutteti e piantagioni – 83; linee di alberi, siepi, mosaici agricoli – 84;) – Ale coltivazioni agricole seminative (coltivi – 82) – Ase rimboschimenti (boschi di conifere – 42; boschetti [di eucalitto] – 84.3) - Rim

Habitat attribuibili agli ecosistemi urbani edindustriali: ambienti urbani (città, villaggi e industrie – 86) – U (presenti soltanto marginalmente) insediamenti sparsi e strutture tecnologiche (villaggi, case rurali – 86.2) – Isp.

Le specie sono numerate progressivamente e quelle che attualmente (1997-2006) si riproducono vengono indicate con un asterisco (*).

4.4.1.2. Tutela legale in Sardegna La normativa regionale (L.R. n. 23/1998) distingue: • Specie di fauna selvatica cacciabile – cacciabile; • specie di fauna selvatica particolarmente protetta; • specie di fauna selvatica particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat; • specie di fauna selvatica protetta – protetta; • specie di fauna selvatica non tutelata – non protetta.

Va evidenziato che le dizioni utilizzate nella “Checklist” per motivi di brevità – cacciabile; particolarmente protetta; particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat; protetta e non protetta fanno riferimento comunque alle definizioni fornite dalla L.R. n. 23/1998, come sopra riportate.

4.4.1.3. Checklist degli Uccelli (Aves), 1997 - 2006 Per le singole specie, numerate progressivamente, si forniscono informazioni relativamente allo status faunistico, agli habitat principalmente frequentati (ad esclusione di specie che generalmente sorvolano l’Isola: Falco pecchiaiolo e poche altre), allo status conservazionistico se pertinente a livello mondiale (IUCN, 2006), europeo (BirdLife International, 2004; Allegato 1 della Direttiva “Uccelli selvatici”), italiano (LIPU & WWF, 1999) e regionale (Schenk, 2003, aggiornato – soltanto per le specie nidificanti). Tutte le specie dell’Allegato 1, numerate tra parentesi, sono evidenziate in grigio e quelle nidificanti nell’ultimo quinquennio (2001–2006) sono segnate con un *.

* 1. TUFFETTO - Tachybaptus ruficollis: R reg (sedentario?); M/O reg (svernante); W, Fiu; Secure; protetto.

* 2. SVASSO MAGGIORE - Podiceps cristatus: R reg (sedentario?); M/O reg (svernante); W; Secure; particolarmente protetto.

97 3. SVASSO PICCOLO – Podiceps nigricollis: M/O reg (svernante); W; NE (IT); Declining; protetto.

4. CORMORANO - Phalacrocorax carbo: M/O reg (svernante); W, Fiu; EN (IT, SAR), Secure; particolarmente protetto (popolazione nidificante).

* 5 (1). TARABUSO – Botaurus stellaris: R prob (fide R. Manca); M/O irreg (svernante?); Allegato 1; SPEC 3, EN (IT), CR (SAR); W, Fiu; Depleted; particolarmente protetto.

* 6 (2).TARABUSINO - Ixobrychus minutus: R reg (estiva); M/O reg (irregolarmente svernante); Allegato 1; SPEC 3, LR (IT, SAR); W, Fiu?; Depleted; particolarmente protetto.

7 (3). NITTICORA - Nycticorax nycticorax: M/O reg (set-ott; mar-mag); Allegato 1; SPEC 3, Secure, VU (SAR); W, Fiu; particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

8 (4). SGARZA CIUFFETTO - Ardeola ralloides: M/O reg (ago-ott; mar-mag); Allegato 1; SPEC 3, VU (IT), EN (SAR); W, Fiu; Rare; particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

9. AIRONE GUARDABUOI – Bubulcus ibis); M/O reg, W, Fiu, Ale, Pa, Paa; Secure, VU (IT, SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

10 (5). AIRONE BIANCO MAGGIORE – Casmerodius alba: M/O reg (svernante; estivante); W, Pa, Fiu; Allegato 1, NE (IT); Secure; particolarmente protetta.

11 (6). GARZETTA - Egretta garzetta; M/O reg, W, Fiu; Allegato 1, VU (SAR); Secure; particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

12. AIRONE CENERINO - Ardea cinerea: M/O reg (estivante e svernante); W, Fiu, Ase, Ale, Pa, Paa; Secure, LR (IT); protetto.

* 13 (7). AIRONE ROSSO - Ardea purpurea: R reg (estiva); M/O reg; Allegato 1; SPEC 3, LR (IT), VU (SAR); W, Fiu; Depleted; particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

14 (8). CICOGNA NERA – Ciconia nigra: M/O irreg?; Allegato 1; SPEC 2, NE (IT); W, Fiu; Rare; particolarmente protetta.

15 (9). CICOGNA BIANCA - Ciconia ciconia: M/O irreg?; Allegato 1; SPEC 2, NE (IT), EN (SAR); Ase, Pa, Isp, W; Depleted; particolarmente protetta.

16 (10). SPATOLA – Platalea leucorodia: M/O reg (svernante; estivante); Allegato 1; SPEC 2; Rare, NE (IT); W; particolarmente protetta.

17 (11). MIGNATTAIO - Plegadis falcinellus: M/O reg (mar/apr; sett/ott; svernante); Allegato 1, Rare, SPEC 3, CR (IT, SAR); W, Fiu; particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

18 (12). FENICOTTERO – Phoenicopterus ruber: M/O reg (estivante; svernante); Allegato 1; SPEC 3, Localised, NE (IT), VU (SAR); W particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

19. OCA LOMBARDELLA – Anser albifrons: M/O reg? (svernante); W, Pa, Ase; Secure; protetta.

20. OCA SELVATICA - Anser anser: M/O reg (svernante); W, Ase, Pa; Secure; protetta.

* 21. VOLPOCA - Tadorna tadorna: R reg (sedentaria?); M/O reg (svernante); W; Secure, EN (IT), VU (SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

22. FISCHIONE - Anas penelope: M/O reg (svernante); W; Secure; cacciabile.

98 23. ALZAVOLA - Anas crecca: M/O reg (svernante); W, Fiu, Ase, Pa; Secure,EN (IT); cacciabile.

* 24. GERMANO REALE - Anas platyrhynchos: R reg (sedentario?); M/O reg; W, Fiu, Ase (risaie), Pa; Secure, cacciabile.

25. CODONE - Anas acuta: M/O reg (svernante); SPEC 3, W; Declining; cacciabile.

* 26. MARZAIOLA - Anas querquedula: R poss (estiva); M/O reg (mar/apr; lug-set); W; SPEC 3; Vulnerable, VU (IT), DD (SAR); cacciabile.

* 27 CANAPIGLIA – Anas strepera: R reg (2006); M/O reg; W; SPEC 3; Secure; CR (IT), NE (SAR); cacciabile?;

* 28. MESTOLONE - Anas clypeata: R prob (sedentario?); M/O reg (svernante); W, Ase (risaie); SPEC 3, EN (IT), DD (SAR); Declining; cacciabile.

* 29. FISTIONE TURCO – Netta rufina: R reg (sedentario?); M/O reg (svernante); W; Secure, EN (IT), VU (SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

* 30. MORIGLIONE - Aythya ferina: R reg (sedentario?); M/O reg (svernante); SPEC 2; W; Declining, VU (IT, SAR); cacciabile.

31 (13). MORETTA TABACCATA – Aythya nyroca: M/O reg (svernante); W; NT (MON), Allegato 1; SPEC 1; Vulnerable, CR (IT, SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

32. MORETTA - Aythya fuligula: M/O reg (svernante); W; SPEC 3, CR (IT); Declining; cacciabile.

33 (14). FALCO PECCHIAIOLO - Pernis apivorus: M reg (apr-mag; ago-set); sorvolo; Allegato 1; Secure, VU (IT); particolarmente protetta.

34 (15). NIBBIO BRUNO - Milvus migrans; M reg (apr-giu;ago-ott); Allegato 1; SPEC 3; sorvolo; Secure,VU (IT), NE (SAR); particolarmente protetta.

* 35 (16). FALCO DI PALUDE - Circus aeruginosus: R reg (sedentario?); M/O reg (svernante); W, Fiu, Ase, Pa; Allegato 1; Secure, EN (IT), LR (SAR); particolarmente protetto.

36 (17). ALBANELLA REALE - Circus cyaneus: M/O reg (svernante); Allegato 1; SPEC 3; W, Ase, Pa, Paa; Declining; particolarmente protetta.

* 37 (18). ALBANELLA MINORE - Circus pygargus: R prob-irreg? (estiva); M reg (apr/mag; ago/set); W, Ase, Pa; Allegato 1; Secure, VU (IT), EN (SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

38. SPARVIERE - Accipiter nisus: M/O reg (svernante), Ale, Ase, Rim, Pa, Paa; Secure; particolarmente protetto.

* 39. POIANA - Buteo buteo: R reg (sedentaria); M/O reg; Rim, Ale, Pa, Ase, Paa, W; Secure; particolarmente protetto.

40 (19). FALCO PESCATORE - Pandion haliaetus: M/O reg (luglio/ago-apr; talvolta estivante); SPEC 3; W, Fiu; Allegato 1; Secure; particolarmente protetta.

41 (20). GRILLAIO - Falco naumanni: M/O reg (apr/mag; set); Ase, Pa, Paa, Isp; VU (MON); Allegato 1; SPEC 1, LR (IT), EN (SAR); Depleted; particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

* 42. GHEPPIO - Falco tinnunculus: R poss (sedentario); M/O reg (svernante); SPEC 3; U, Ale, Ase, Pa, Paa, Isp; Declining; particolarmente protetto.

43. FALCO CUCULO: Falco vespertinus: M/O reg (apr/mag); SPEC 3, NE (IT); Ale, Ase Pa, Paa; protetto.

99 44 (21). SMERIGLIO - Falco columbarius: M/O reg; Ase, Pa, Paa, W; Allegato 1; Depleted; particolarmente protetta.

45. LODOLAIO - Falco subbuteo: R reg (estivo); M/O reg (apr/mag; set/ott); Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, W; Secure, VU (IT), LR (SAR); particolarmente protetto.

46 (22). PELLEGRINO - Falco peregrinus: M/O reg; W, Ase, Pa; Allegato 1; Secure; VU (IT), LR (SAR); particolarmente protetto.

* 47 (23). PERNICE SARDA - Alectoris barbara: R poss (sedentaria); Ma, Rim, Pa, Paa; Allegato 1; SPEC 3, Depleted, VU (IT), LR (SAR); cacciabile.

* 48. QUAGLIA - Coturnix coturnix: R reg (estiva, parzialmente svernante); M/O reg; Ase, Pa; SPEC 3, Secure, LR (IT, SAR); cacciabile.

* 49. PORCIGLIONE - Rallus aquaticus: R reg (sedentario?); M/O reg; W, Fiu; Secure, LR (IT); cacciabile.

50 (24). VOLTOLINO - Porzana porzana: M/O reg; W; Allegato 1; Secure, EN (IT), NE (SAR); protetto.

* 51. GALLINELLA D'ACQUA - Gallinula chloropus: R reg (sedentaria); M/O reg; W, Fiu;Secure; cacciabile.

* 52 (25). POLLO SULTANO - Porphyrio porphyrio: R reg (sedentario); M/O reg?; W, Fiu; (LR) (MON); Allegato 1; SPEC 3, Localised, VU (IT, SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

* 53. FOLAGA - Fulica atra: R reg (sedentaria?); M/O reg (svernante); W, Fiu; Secure; cacciabile.

54 (26). GRU – Grus grus: M/O reg (svernante); Allegato 1; SPEC 2; Ase, Pa ,W; Depleted; protetto.

55 (27). GALLINA PRATAIOLA – Tetrax tetrax: M/O irreg (sedentaria); Ase, Pa, Paa; NT (MON); Allegato 1; SPEC 1; Vulnerable; EN (IT), VU (SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

56. BECCACCIA DI MARE - Haematopus ostralegus: M/O reg; W; Secure, EN (IT); protetto.

* 57 (28). CAVALIERE D'ITALIA - Himantopus himantopus: R reg (mar-sett/ott); M/O reg; W; Allegato 1; Secure; LR (IT, SAR); particolarmente protetto.

* 58 (29). AVOCETTA - Recurvirostra avosetta: R reg (sedentaria?); M/O reg (apr- lug; svernante); W; Allegato 1; Secure; LR (IT), VU (SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

* 59 (30). OCCHIONE - Burhinus oedicnemus: R reg (prevalentemente sedentario?); M/O reg (svernante); Ase, Pa, Paa,W; Allegato 1; SPEC 3; EN (IT), VU (SAR); Vulnerable; particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

* 60 (31). PERNICE DI MARE - Glareola pratincola: R reg (estiva); M/O reg (mar- mag); W, Pa; Allegato 1; SPEC 3; Declining; EN (IT), CR (SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

* 61. CORRIERE PICCOLO - Charadrius dubius: R reg (estivo, localmente svernante: Cagliari); M/O reg, Fiu, W; Secure, LR (IT); protetto.

62. CORRIERE GROSSO - Charadrius hiaticula: M/O reg (svernante), W, Ase (risaie); Secure, NE (IT); protetto.

* 63. FRATINO - Charadrius alexandrinus: R reg (sedentario?); M/O reg (svernante); W; SPEC 3; Declining; LR (IT); protetto.

64 (32). PIVIERE DORATO - Pluvialis apricaria: M/O reg (svernante); Ase, Pa, W; Allegato 1; Depleted; particolarmente protetta.

100 65. PIVIERESSA – Pluvialis squatarola: M/O reg (svernante ed estivante); W; Secure; protetta.

66. PAVONCELLA - Vanellus vanellus: M/O reg (svernante); Pa, W, Ase; SPEC 2; Vulnerable; cacciabile.

67. PIOVANELLO MAGGIORE – Calidris canutus; M/O reg; SPEC 3; W; Declining; protetto.

68. GAMBECCHIO - Calidris minuta: M/O reg (svernante); W, Ase; Secure; protetto..

69. GAMBECCHIO NANO – Calidris temminckii; M/O reg (irregolarmente svernante); W; Declining; protetto.

70. PIOVANELLO - Calidris ferruginea: M/O reg (lug-set; mag/giu); W, Ase (risaie); protetto.

71. PIOVANELLO PANCIANERA - Calidris alpina: M/O reg (svernante); SPEC 3; W, Ase (risaie); Declining; protetto.

72 (33). COMBATTENTE - Philomachus pugnax: M/O reg (localmente svernante); SPEC 2; W, Ase (risaie), Pa; Allegato 1; Vulnerable; particolarmente protetta.

73. FRULLINO - Lymnocryptes minimus: M/O reg (svernante); SPEC 3; W, Ase (risaie), Pa; Depleted; cacciabile.

74. BECCACINO - Gallinago gallinago: M/O reg (svernante); W, Fiu, Ase (risaie), Pa; SPEC 3; Declining; NE (IT); cacciabile. Declining;

75. BECCACCIA - Scolopax rusticola: M/O reg (svernante); SPEC 3; W, Fiu; Depleted; EN (IT); cacciabile.

76. PITTIMA REALE - Limosa limosa: M/O reg (localmente svernante); W; SPEC 2; Vulnerable; CR (IT); protetto.

77. PITTIMA MINORE – Limosa lapponica: M/O reg (localmente svernante); W; protetto.

78. CHIURLO PICCOLO - Numenius phaeopus: M/O reg; W; Declining; protetto.

79. CHIURLO MAGGIORE - Numenius arquata: M/O reg (svernante); W, Pa; SPEC 2; Declining; NE (IT); protetto.

80. TOTANO MORO - Tringa erythropus: M/O reg (svernante); W; SPEC 3; Declining; protetto.

* 81. PETTEGOLA - Tringa totanus: R prob (sedentaria?); M/O reg (svernante); W, Ase (risaie), Pa; SPEC 2; Declining; EN (IT), VU (SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

82. ALBASTRELLO – Tringa stagnatilis: M/O reg (mar-mag; lug-set); W; Secure; protetto.

83. PANTANA - Tringa nebularia: M/O reg (svernante), W, Fiu; Secure; protetto.

84. PIRO PIRO CULBIANCO - Tringa ochropus: M/O reg (svernante); W, Fiu, Pa; Secure; protetto.

85 (34). PIRO PIRO BOSCHERECCIO - Tringa glareola: M/O reg (localmente svernante); SPEC 3; W, Fiu, Ase (risaie), Pa; Allegato 1; Depleted; particolarmente protetta.

86. PIRO PIRO PICCOLO - Actitis hypoleucos: M/O reg (svernante); W, Fiu; SPEC 3; Declining; VU (IT); protetto.

87. VOLTAPIETRE – Arenaria interpres: M/O reg; W; Declining; protetto.

101 88 (35). GABBIANO CORALLINO - Larus melanocephalus: M/O reg (svernante); W; Allegato 1; Secure; VU (IT), NE (SAR); protetto.

89. GABBIANELLO - Larus minutus: M/O irrreg? (mar-mag; sett/ott); SPEC 3; W; Secure; protetto.

* 90. GABBIANO COMUNE - Larus ridibundus: R prob (sedentario?); M/O reg (svernante); W, Fiu, U, Ase, Pa; Secure; VU (IT, SAR); particolarmente protetto.

91 (36). GABBIANO ROSEO - Larus genei: M/O reg; W; Allegato 1; SPEC 3; Localised; particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

92 (37). GABBIANO CORSO - Larus audouinii: M/O reg?; W; NT (MON); Allegato 1; SPEC 1; Localised;EN (IT), VU (SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

93. ZAFFERANO - Larus fuscus: M/O reg (svernante); W, Pa; Secure; protetto.

94. GABBIANO REALE - Larus cachinnans: M/O reg; W, Fiu, U, Ase, Pa; Secure; protetto.

* 95 (38). STERNA ZAMPENERE - Gelochelidon nilotica: R reg (estiva); M/O reg; Allegato 1; SPEC 3; W, Pa, Ase; Rare; EN (IT, SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

96 (39). STERNA MAGGIORE – Hydroprogne caspia: M/O reg; W; Allegato 1; SPEC 3; Rare; NE (IT); particolarmente protetta.

97 (40). BECCAPESCI - Sterna sandvicensis: M/O reg (svernante); W; Allegato 1; SPEC 2; Declining; VU (IT); particolarmente protetta.

* 98 (41). STERNA COMUNE - Sterna hirundo: R reg (estiva); M/O reg; W, Fiu; Allegato 1; Secure; LR (IT), VU (SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

* 99 (42). FRATICELLO - Sterna albifrons: R reg; M/O reg (estiva); W, Fiu; Allegato 1; SPEC 3; Declining; VU (IT, SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

100 (43). MIGNATTINO PIOMBATO – Chlidonias hybridus: M/O reg (apr/mag); W; Allegato 1; SPEC 3; Depleted; EN (IT); particolarmente protetta.

101 (44). MIGNATTINO - Chlidonias niger: M/O reg (apr/mag); W; Allegato 1; SPEC 3; Declining, CR (IT); particolarmente protetta.

102. MIGNATTINO ALIBIANCHE – Chlidonias leucopterus: M/O irreg? (apr/mag); W; Secure; CR (IT); particolarmente protetta.

103. PICCIONE SELVATICO - Columba livia: Pa, Ase; Secure; VU (IT); protetto.

104. COLOMBACCIO - Columba palumbus: M/O reg (svernante); Bo, Rim, Paa; Secure; cacciabile.

* 105. TORTORA DAL COLLARE ORIENTALE - Streptopelia decaocto: R reg (sedentaria); M/O reg; U, Ale, Isp; Secure; protetto.

* 106. TORTORA SELVATICA - Streptopelia turtur: R reg (estiva); M/O reg; Fiu (formazioni riparali), Ale, Rim, Pa; SPEC 3; Vulnerable; LR (SAR); cacciabile.

* 107. CUCULO - Cuculus canorus: R reg? (estivo); M/O reg; Ma, W, Ale, Rim, Pa, Paa; Declining; protetto.

* 108. BARBAGIANNI - Tyto alba: R reg (sedentario); U, Ase, Pa, Paa, Isp; SPEC 3; Declining; LR (IT); protetto.

* 109. ASSIOLO - Otus scops: R prob (parzialmente sedentario); M/O reg; Ma, Ale, Rim, Paa; SPEC 2; Depleted; LR (IT); protetto.

102 * 110. CIVETTA - Athene noctua: R reg (sedentaria); SPEC 3; Ale, Pa, Paa, Isp, U; Declining; protetto.

111 (45). GUFO DI PALUDE - Asio flammeus: M/O reg (svernante); W, Pa; Allegato 1; SPEC 3; Declining; NE (IT); particolarmente protetta.

*112 (46). SUCCIACAPRE - Caprimulgus europaeus: R poss; M/O reg; Ma, Ale, Rim, W; Allegato 1; SPEC 2, Depleted; LR (IT, SAR); protetto.

* 113. RONDONE - Apus apus: R reg (estivo); U, W, Fiu, Ma, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Isp (sorvolo); Secure; protetto.

114. RONDONE PALLIDO - Apus pallidus: M/O reg; U, W, Ma, Ale, Ase, Pa, Paa; Secure; LR (IT); protetto.

115. RONDONE MAGGIORE - Apus melba: M/O reg; sorvolo; Secure; LR (IT); protetto.

* 116 (47). MARTIN PESCATORE - Alcedo atthis: R prob (sedentario?); M/O reg; Fiu, W; Allegato 1; SPEC 3; Depleted; LR (IT, SAR); particolarmente protetto.

* 117. GRUCCIONE - Merops apiaster: R reg (estivo); M/O reg; Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Ma, W; SPEC 3; Depleted; LR (SAR); protetto.

118 (48). GHIANDAIA MARINA - Coracias garrulus: M/O reg; Pa, Paa, Isp; NT (MON); Allegato 1; SPEC 2; Vulnerable; EN (IT), VU (SAR); particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat.

* 119. UPUPA - Upupa epops: R reg (prevalentemente estiva; localmente svernante); M/O reg; Ale, Ase, Pa, Paa, Isp, Ma, W (sponde); SPEC 3; Declining; LR (SAR); protetto.

* 120. TORCICOLLO - Jynx torquilla: R poss (parzialmente sedentario); M/O reg (apr/mag; set/ott); SPEC 3; Ale; Declining; protetto.

* 121 (49). CALANDRA - Melanocorypha calandra: R reg (prevalentemente sedentaria); M/O reg; Ase, Pa; Allegato 1; SPEC 3; Depleted; LR (IT, SAR); particolarmente protetto.

* 122 (50). CALANDRELLA - Calandrella brachydactyla: R reg (estiva); M/O reg; Ase, Pa, W; Allegato 1; SPEC 3; Vulnerable; LR (SAR); protetto.

123 (51). TOTTAVILLA - Lullula arborea: M/O reg ?; Ma, Ale, Rim, Paa; Allegato 1; SPEC 2; Depleted; protetto.

* 124. ALLODOLA - Alauda arvensis: R reg (parzialmente sedentaria?; migrazione verticale?); M/O reg (svernante); Ase, Pa, W; SPEC 3; Declining; cacciabile.

125. TOPINO - Riparia riparia: M/O reg (mar-mag; lug-set); Pa, W, Fiu; SPEC 3; Declining; protetto.

126. RONDINE MONTANA - Ptyonoprogne rupestris: M/O reg?; Pa, W (inverno); Secure; protetta.

* 127. RONDINE - Hirundo rustica: R reg (estiva); M/O reg (localmente svernante: Cagliari); U, Isp, W, Fiu, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa; SPEC 3; Declining; protetta.

128. RONDINE ROSSICCIA – Hirundo daurica: M/O irrreg? (apr); W, Ma, Fiu; Secure; particolarmente protetta; particolarmente protetto.

129. BALESTRUCCIO - Delichon urbica: M/O reg; U, Fiu, W, Isp, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa; SPEC 3; Declining; protetto.

* 130 (52). CALANDRO - Anthus campestris: R reg. (estivo); M/O reg; Ale, Ase, Rim, Pa, Paa; Allegato 1; SPEC 3; Depleted; protetto.

131. PRISPOLONE: Anthus trivialis: M/O reg; Pa, Paa; Declining; protetto.

103 132. PISPOLA - Anthus pratensis: M/O reg (svernante); W, Ase, Pa, Fiu; Declining; protetto.

133. SPIONCELLO - Anthus spinoletta: M/O reg (svernante); W, Fiu, Pa, Ase; Secure; particolarmente protetto.

* 134. CUTRETTOLA - Motacilla flava: R reg (estiva); M/O reg; W, Ase (risaie), Pa; Declining; LR (SAR); protetto.

135. BALLERINA GIALLA - Motacilla cinerea: M/O (svernante); Fiu, U, W, Pa, Ase, Isp; Secure; protetto.

136. BALLERINA BIANCA - Motacilla alba: M/O reg (svernante); Pa, U, W, Ase, Pa, Isp; Secure; protetto.

137. SCRICCIOLO - Troglodytes troglodytes: M/O reg?; Ma, Rim; Secure; protetto.

138. PASSERA SCOPAIOLA - Prunella modularis: M/O reg (svernante); Ma, Rim, Ale; Secure; protetta.

139. PETTIROSSO - Erithacus rubecula: M/O reg (svernante); Ma, U, Isp, Rim, W; Secure; protetto.

* 140. USIGNOLO - Luscinia megarhynchos: R reg (estivo); M/O reg; Fiu, W, Ale, Rim; Secure; protetto.

141 (53). PETTAZZURRO – Luscinia svecica: M/O reg (svernante); W, Fiu; Allegato 1; Secure; NE (IT); protetto.

142. CODIROSSO SPAZZACAMINO - Phoenicurus ochuros: M/O reg (svernante); U, Ma, Pa, Paa, Isp; Secure; protetto.

143. CODIROSSO - Phoenicurus phoenicurus: M/O reg (apr/mag; ago-ott); SPEC 2; Ma, Ale,Rim; Depleted; protetto.

144. STIACCINO - Saxicola rubetra: M/O reg (apr/mag; set); Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, W; Declining; protetto.

* 145. SALTIMPALO - Saxicola torquata: R reg (sedentario); M/O reg (svernante); Ma, W, U, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Isp; Secure; protetto.

146. CULBIANCO - Oenanthe oenanthe: M/O reg (ago-ott; mar-mag); W, Ase, Pa; SPEC 3; Declining; particolarmente protetto.

147. MONACHELLA - Oenanthe hispanica: M/O reg (apr/mag); SPEC 2; Pa; Declining; VU (IT); protetto.

* 148. MERLO - Turdus merula: R reg (sedentario?); M/O reg (svernante); Ma, U, Ale, Rim, Paa, Isp; Secure; cacciabile.

149. CESENA - Turdus pilaris: M/O reg (svernante); Is, Ale, Pa, Paa; Secure; cacciabile.

150. TORDO BOTTACCIO - Turdus philomelos: M/O reg (svernante); Ma, Ale, Rim, Pa; Secure; cacciabile.

151. TORDO SASSELLO - Turdus iliacus: M/O reg (svernante); Rim, Pa, Ma; Secure; cacciabile.

* 152. USIGNOLO DI FIUME - Cettia cetti: R reg (sedentario); M/O reg, Fiu, W, Ale, Pa, Isp; Secure; protetto.

* 153. BECCAMOSCHINO - Cisticola juncidis: R reg (parzialmente sedentario); M/O reg, W, Ase, Pa; Secure; protetto.

154 (54). FORAPAGLIE CASTAGNOLO: Acrocephalus melanopogon: M/O reg (svernante); W, Fiu; Allegato 1; Secure; protetto.

155. FORAPAGLIE - Acrocephalus schoenobaenus: M/O reg (mar-mag); W; Secure; VU (IT), NE (SAR); protetto.

104 * 156. CANNAIOLA - Acrocephalus scirpaceus: R reg (estiva); M/O reg; W, Fiu, Ase; Secure; protetto.

* 157. CANNARECCIONE - Acrocephalus arundinaceus: R reg (estivo); M/O reg; W, Fiu; Declining; particolarmente protetto.

158. CANAPINO - Hippolais polyglotta: M/O reg (mag); Ma; Secure; NE (SAR); protetto.

159. CANAPINO MAGGIORE- Hippolais icterina: M/O reg (mag); Ma, Rim; Secure; NE (IT); protetto.

160 (55). MAGNANINA SARDA - Sylvia sarda: M/O reg?; Pa, Ma, W; Allegato 1; Secure; LR (SAR); protetto.

161 (56). MAGNANINA - Sylvia undata: M/O reg; Ma, W, Rim, Pa; Allegato 1; SPEC 2; Depleted; protetto.

* 162. STERPAZZOLA DI SARDEGNA - Sylvia conspicillata: R reg (estiva; localmente svernante); M/O reg; W, Ase, Pa; Secure; LR (SAR); protetto.

163. STERPAZZOLINA - Sylvia cantillans: M/O reg; Ma, Rim, Ale; Secure; protetto.

* 164. OCCHIOCOTTO - Sylvia melanocephala: R reg (sedentario?); M/O reg; Ma, U, W, Fiu, Ale, Rim, Pa, Paa, Isp; Secure; protetto.

165. STERPAZZOLA - Sylvia communis: M/O reg (apr/mag; ago-ott); Ma, Rim; Secure; protetto.

166. BECCAFICO - Sylvia borin: M/O reg (apr/mag; ago-ott); Ma, Rim; Secure; protetto.

* 167. CAPINERA - Sylvia atricapilla: R reg (sedentaria?); M/O reg (svernante); U, Fiu, Rim, Isp; Secure; protetto.

168. LUI PICCOLO - Phylloscopus collybita: M/O reg (ott-mar/apr); U, W, Ma, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Isp; Secure; NE (SAR); protetto.

169. LUI GROSSO - Phylloscopus trochilus: M/O reg (apr/mag; ago/set); Ma, Ale, Rim; Declining; NE (IT); protetto.

* 170. PIGLIAMOSCHE - Muscicapa striata: R reg (estivo); M/O reg; U, Isp; SPEC 3; Declining; protetto.

171. BALIA DAL COLLARE - Ficedula albicollis: M/O reg (apr/mag); Rim, Ale; Allegato 1; Secure; LR (IT); protetto.

172. BALIA NERA - Ficedula hypoleuca: M/O reg (apr/mag); Ale, Rim; Secure; protetto.

* 173. CINCIARELLA - Parus caeruleus: R reg (sedentaria); M/O reg?; Ale, Ma, U, Rim, Paa, Pma, Isp; Secure; protetto.

* 174. CINCIALLEGRA - Parus major: R reg (sedentaria); M/O reg?; Ale, Ma, U, Rim, Paa, Isp; Secure; protetto.

175. PENDOLINO - Remiz pendulinus: M/O reg (svernante); W, Fiu; Secure; protetto.

176. RIGOGOLO - Oriolus oriolus: M/O reg (apr/mag; ago/set), Ale, Bo, Ma, Paa; Declining; protetto.

177 (57). AVERLA PICCOLA - Lanius collurio: M/O reg (mag); Ma, W, Ale, Rim, Pa, Paa; Allegato 1; SPEC 3; Depleted; LR (SAR); protetta

* 178. AVERLA CAPIROSSA - Lanius senator: R reg (estiva); M/O reg; Ma, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Isp; SPEC 2; Declining; VU (IT, SAR); potetta

* 179. TACCOLA - Corvus monedula: R prob?; M/O reg; U, Ase, Pa, Isp; Secure; protetto.

105 * 180. CORNACCHIA GRIGIA - Corvus corone: R reg (sedentaria); M/O reg?; U, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Isp, W; Secure; cacciabile.

181. CORVO IMPERIALE - Corvus corax: M/O reg; W, Ase, Pa, Paa; Secure; LR (IT); protetto.

182. STORNO - Sturnus vulgaris: M/O reg (svernante); U, W, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Isp; SPEC 3; Declining; protetto.

* 183. STORNO NERO - Sturnus unicolor: R reg (sedentario); M/O reg?; U, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Isp; Secure; protetto.

* 184. PASSERA SARDA - Passer hispaniolensis: R reg (sedentaria?); U, W, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Isp; Secure; protetta.

* 185. PASSERA MATTUGIA - Passer montanus: R reg (sedentaria?); M/O reg; U, W, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Isp; SPEC 3; Declining; protetto.

* 186. FRINGUELLO - Fringilla coelebs: R reg (sedentaria?); M/O reg (svernante); Ma, Ale, Ase, Rim, Pa, Isp; Secure; protetto.

* 187. VERZELLINO - Serinus serinus: R reg (sedentario); M/O reg?; U, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Isp; Secure; protetto.

* 188. VERDONE - Carduelis chloris: R reg (sedentario?); M/O reg; U, Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Isp; Secure; protetto.

* 189. CARDELLINO - Carduelis carduelis: R reg (sedentario?); M/O reg; Ale, Ase, Rim, Pa, Paa, Pm, Pma, Isp, W; Secure; protetto.

190. LUCARINO - Carduelis spinus: M/O reg (svernante); Fiu, Ale, Pa, Paa; Secure; VU (IT); protetto.

* 191. FANELLO - Carduelis cannabina: R reg (sedentario); M/O reg; SPEC 2; Ase (risaie), Pa, W; Declining; protetto.

192. ZIGOLO NERO - Emberiza cirlus: M/O reg?; Ma, Ale, Rim, Isp; Secure; protetto.

193. MIGLIARINO DI PALUDE – Emberiza schoeniclus: M/O reg (svernante); W, Fiu; protetto.

* 194. STRILLOZZO - Miliaria calandra: R reg (prevalentemente sedentario); M/O reg (lug/ago); SPEC 2; Ase, Pa, Ale, Rim, Paa, Isp; Declining; protetto.

4.4.1.4. Checklist degli Anfibi (Amphibia), 1997 - 2006

Per le singole specie si forniscono informazioni relativamente allo status faunistico, allo status conservazionistico regionale (Schenk, 2003, aggiornato), italiano (Bulgarini et al., 1998), europeo (Allegati II e IV della Direttiva “Habitat”) e mondiale (IUCN, 2006), agli habitat principalmente frequentati, alla tutela legale ai sensi della L.R.n. 28/1998 e eventuali note (endemismi sardi, quelli sardo-corsi e quelli tirrenici e eventuali altre notizie di interesse).

1. ROSPO SMERALDINO Bufo viridis: R certa; W, Pa, (abbeveratoi; pascoli inondati), Fiu, Ase (risaie?), U?; NM (SAR), Allegato IV; protetto. 2. RAGANELLA SARDA Hyla sarda R certa; W, Fiu, Isp, Ale, U; (NM) (SAR), LR (IT), Allegato IV; protetta. Nota. Endemismo tirrenico.

106

4.4.1.5. Checklist dei Rettili (Reptilia), 1997 – 2006

Per le singole specie si forniscono informazioni relativamente allo status faunistico, allo status conservazionistico regionale (Schenk, 2003, aggiornato), italiano (Bulgarini et al., 1998), europeo (Allegati II e IV della Direttiva “Habitat”) e mondiale (IUCN, 2006), agli habitat principalmente frequentati, alla tutela legale ai sensi della L.R.n. 28/1998 e eventuali note (endemismi sardi, quelli sardo-corsi e quelli tirrenici e eventuali altre notizie di interesse).

1. TESTUGGINE D’ACQUA Emys orbicularis: R certa; Fiu, W; LR (SAR, IT, MON), (LR) (EUR), Allegato II; particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat. 2. TESTUGGINE COMUNE Testudo hermanni: R prob; Ma, Ale, Pa; LR (SAR), EN (IT, MON), (LR) (EUR), Allegato II; particolarmente protetta. (presente a Seu, limitrofo SIC) Nota. In Sardegna è presente la sottospecie T. hermanni hermanni.

3. EMIDATTILO TURCO Hemidactylus turcicus : R certa; Isp, U, Ale; protetto. 4. TARANTOLA MAURITANICA Tarentola mauritanica : R certa; U, Isp, Ale, Pa, Paa; protetta. 5. LUCERTOLA CAMPESTRE Podarcis sicula cettii: R certa; W (bordi), Pa, Paa, Ale, Ase, Rim, U, Isp; Allegato IV; protetta. (presente a Su Pranu, limitrofo SIC) Nota. Endemismo sardo?

6. LUSCENGOLA Chalcides chalcides vittatus: R certa; W (bordi), Ma, Pa, Paa, Ase, Ale; protetta. Nota. Endemismo sardo?

7. GONGILO OCELLATO Chalcides ocellatus tiligugu: R prob; Ma, Isp, Ale, Rim; Allegato IV; protetto. 8. BIACCO Hierophis viridiflavus (Obs. Coluber viridiflavus): R certa; Ma, Ale, W (bordi), Pa, Paa, Rim, U, Isp; Allegato IV; protetto. 9. BISCIA VIPERINA Natrix maura : R certa; Fiu, Ser, W, Pa (abbeveratoi; pozzi); protetta.

4.4.1.6. Checklist dei Mammiferi (Mammalia), 1997 - 2006 La seguente Checklist dei mammiferi dell’area di studio non prende in considerazione i Chiroptera per le quali non sono attualmente disponibili dati rappresentativi e sufficientemente attendibili. Per le singole specie si forniscono informazioni relativamente allo status faunistico, allo status conservazionistico regionale (Schenk, 2003, aggiornato), italiano (Bulgarini et al., 1998), europeo (Allegati II e IV della Direttiva “Habitat”) e mondiale (IUCN, 2006), agli habitat principalmente frequentati, alla tutela legale ai sensi della L.R.n. 28/1998 e eventuali note (endemismi sardi, quelli sardo-corsi e quelli tirrenici e eventuali altre notizie di interesse).

1. Riccio Erinaceus europaeus : R certa; Ale, Ma, Rim, Pa, Paa, Isp, U; LR-lc/NM (MON); protetto. 2. Crocidura rossiccia Crocidura russula ichnusae : R certa; Ase, Ale, Ma, W, Pa, Paa, Rim, Isp; VU (IT); protetto. Nota. Endemismo sardo?

107 3. Mustiolo Suncus etruscus : R certa; Pa, Paa, Ale, Ase, Ma, Rim, Isp, W; protetto. 4. Lepre sarda Lepus capensis mediterraneus: R certa; Ma, Pa, Paa, Ase, Ale, Rim; LR-lc/NM (SAR, MON), VU (IT), (LR) (EUR); cacciabile. Nota. Endemismo sardo? 5. Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus : R certa; Ma, Pa, Paa, Ase, Rim; LR- lc/NM (MON, EUR); cacciabile. 6. Topo selvatico Apodemus sylvaticus : R prob; Ma, Rim, Ale, Isp; non protetto. 7. Ratto bruno Rattus norvegicus : R certa; U, Isp,W, Fiu; LR-lc/NM (MON); non protetto. 8. Ratto nero Rattus rattus: R prob; Is, Isp, U; LR-lc/NM (MON); non protetto. 9. Topolino domestico Mus musculus : R certa; U, Isp; LR-lc/NM (MON); non protetto. 10. Volpe Vulpes vulpes ichnusae : R certa; Ma, Pa, Paa, Rim, W (bordi), Ase, Ale; cacciabile. Nota. Debole endemismo sardo-corso? 11. Donnola Mustela nivalis boccamela : R certa; Ma, Isp, Pa, Paa, Ale, Ase, Rim, U; LR-lc/NM (MON); protetta.

4.4.1.7. Sintesi dello status faunistico dei Vertebrati (Amphibia, Reptilia, Aves, Mammalia non volanti) che si riproducono nello Stagno di Cabras, 1997 - 2006 Nella Tabella 1 si riassume lo status faunistico delle 98 specie di Vertebrata che attualmente si riproducono all’interno del pSIC e della ZPS “Stagno di Cabras”, distinguendo tra riproduzione possibile (poss), probabile (prob) e certa (cfr. Meschini & Frugis, 1993; Schenk & Torre, 1992). I dati relativi allo Stagno di Cabras vengono poi confrontati con quelli relativi all’intera Sardegna per lo stesso periodo 1997-2006. Attualmente nell’area di studio, corrispondente allo 0,2% della superficie complessiva della Sardegna, si riproduce quasi la metà di tutti i vertebrati della Sardegna, il 49,7%, con una variazione tra il 22,2% (Anfibi) e il 52,1% (Uccelli). Tale incidenza qualifica lo Stagno di Cabras (sensu latu) tra i più importanti Siti della Rete Natura 2000 della Sardegna e può essere considerato un centro di dispersione perl’avifauna nidificante e, in particolare di quella acquatica.

Tabella 4 - Status faunistico degli Anfibi (Amphibia), dei Rettili (Reptilia), degli Uccelli (Aves) e dei Mammiferi (Mammalia) non volanti riproducentesi nell’area dello Stagno di Cabras e in Sardegna, 1997 – 2006

Stagno di Cabras 2 Sardegna pSIC (4,806 km ) e ZPS 2 (3,628 km2) (24.090 km ) e e Numero specie riproducentesi Numero specie riproducentesi Classe (1997-2006) (1997-2006) (%) (%) (%) (%) (%) (%) poss poss prob prob (%) (%) certa certa totale totale totale

- - 2 2 - - 9 9 Anfibi (100) (100) (100) (100) (Amphibia)

- 2 7 9 - - 20 20 Rettili (22,2) (77,8) (100) (100) (100)

108 (Reptilia)

5 8 63 76 1 6 139 146 Uccelli (6,6) (10,5) (82,9) (100) (0,7) (4,1) (95,2) (100) (Aves)

- 2 9 11 1 1 20 22 Mammiferi (22,2) (81.8) (100) (4,5) (4,5) (91,0) (100) (Mammalia) (Mammalia)

5 12 81 98 2 7 188 197 Vertebrati1 (5,1) (12,2) (82,7) (100) (1,0) (3,6) (95,4) (100) (Vertebrata)

1 Nel conteggio complessivo dei Reptilia della Sardegna sono comprese anche le due sottospecie distinte, geograficamente isolate e riconoscibili sul campo della Lucertola tirrenica (Podarcis tiliguerta): Podarcis tiliguerta toro (Isola del Toro) e Podarcis tiliguerta ranzii. (Isola di Molarotto).

109 4.4.1.8. Cenni sull’ittiofauna

La componente ittica dello Stagno di Cabras risulta essere stata largamente trattata nelle relazioni che l’Università di Cagliari e altri Enti ed Istituti di Rircerca hanno prodotto in questi ultimi anni, in occasione differenti. Le specie ittiche più importanti vengono illustrate nella Tabella 2. La distrofia che ha interessato lo stagno nel 1999 ha successivamente indirizzato l’attenzione sugli aspetti relativi alla produzione ittica in termini quantitativi. A questo proposito, come risulta dalle relazioni, si sono registrati cambiamenti sia nelle quantità di pescato che nei rapporti tra le specie commerciali presenti. Il dato più rilevante è stato il crollo della produttività registrata dal Consorzio delle Cooperative dei pescatori a cui la Regione Autonoma della Sardegna ha affidato la gestione produttiva dello Stagno di Cabras: da 850 tonnellate del 1998 a 350 tonnellate del 1999, anno della distrofia e conseguente moria diffusa degli organismi presenti. Andamento poi confermato dall’analisi dei dati relativi al periodo 1994-2001. I dati sul pescato nel compendio ittico di Cabras (2.228 ha) fra gli anni ’50 e il 1996, analizzati nell’ambito del “Programma annuale di monitoraggio delle popolazioni di Cormorano Phalacrocorax carbo sinensis e di valutazione del loro impatto sulle attività di pesca nei compendi ittici dell’Oristanese”, realizzato dall’Associazione per il Parco Molentargius Saline Poetto & IVRAM (1996) per conto dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna, variavano tra 149 kg/ha/anno (1994) e 404 kg/ha/anno (anni ’50). Gli studi mostrano come dopo l’evento del 1999 anche la composizione dei popolamenti ittici (specie commerciali) è variata. Pressoché nulla la presenza di anguilla (Anguilla anguilla) e notevolmente aumentata la percentuale di Liza ramada rispetto alle altre specie della famiglia dei mugilidi (Mugil cephalus, Liza aurata, Liza sapiens, Chelon labrosus), comportando ripercussioni in campo economico. Non sono sufficientemente rilevanti gli studi e le ricerche su specie di valore naturalistico, e non solo commerciale: tale aspetto non è stato affrontatato nel corso degli anni con adeguata attenzione.

Tabella 5 - Principali specie ittiche dello Stagno di Cabras FAMIGLIA SPECIE NOME ITALIANO Anguillide Anguilla anguilla Anguilla Atherina Atherina boyeri Aterina Ciprinidae Cyprinus carpio Carpa Cyprinodontidae Aphanius fasciatus Nono Moronidae Dicentrarchus labrax Spigola Mugilidae Chelon labrosus Labbrone Liza aurata Muggine dorato Liza ramada Muggine calamita Liza saliens Muggine musino Mugil cephalus Cefalo

110 4.4.1.9. Cenni sugli Invertebrati Pur trattandole in quanto strumento di valutazione dello stato ambientale nel seguito del Piano, le specie acquatiche di tale componente potranno essere analizzate con approfondimenti successivi.

4.4.2. Importanza dello Stagno di Cabras in base alla Direttiva “Uccelli selvatici”

Nel 1988 il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste ha designato 74 aree quali “Zone a Protezione Speciale” (ZPS) ai sensi dell’articolo 4 della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli selvatici”. Le ZPS sono costituite da territori idonei per estensione e/o localizzazione geografica alla conservazione delle specie di uccelli di cui all'allegato 1 della direttiva citata, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Sulla base della deliberazione 2 dicembre 1996 del Ministereo dell’Ambiente, relativa alla “Classificazione delle Aree Protette”, la tipologia delle ZPS viene elevata a rango di “area protetta” ai sensi dell’articolo 3 della “Legge quadro delle aree protette” (legge 394/1991). Le ZPS classificate dallo Stato Italiano sono comprese nella rete “Natura 2000” ai sensi dell’articolo 3 della Direttiva “Habitat” (92/43/CEE). I confini delle ZPS sono stati recentemente pubblicati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, DPN (2004). Le ZPS della Sardegna sono 15: Isola Asinara; Arcipelago La Maddalena; Isole Tavolara, Molara e Molarotto; Isola Mal di Ventre; Stagno di s’Ena arrubia; Corru s’Ittiri, Stagno di S. Giovanni e Marceddì; Stagno di Pauli Maiori; Stagno di Mistras; Stagno di Sale Porcus; Stagno di Cabras; Isola Serpentara; Isola dei Cavoli; Stagno di Molentargius; Stagno di Cagliari e Foresta di Monte Arcosu.

Specie dell’Appendice 1 presenti nello Stagno di Cabras

Nella Tabella 3 vengono elencate le specie dell’Appendice 1 della “Direttiva Uccelli selvatici” e il loro status faunistico e di conservazione a livello europeo relativi all’ultimo decennio (1997-2006). Nella ZPS (3.628 ha) e nel pSIC (4.806 ha) “Stagno di Cabras” sono presenti (1997- 2006) 57 specie dell’Allegato 1 della Direttiva “Uccelli selvatici”, corrispondenti al 79,2% delle 72 specie complessivamente presenti in Sardegna nell’ultimo decennio (1997- 2006). 18 specie (31,6% del totale di 57) dell’Allegato 1 nidificano nell’area di studio, di cui 12 con certezza (66,6%), 3 probabili (16,7%) e 3 possibili (16,9%). Assume particolare importanza la riproduzione di Pollo sultano (65-75 coppie), Sterna comune (130 coppie), Fraticello (110 coppie), Sterna zampenere (8 coppie), Cavaliere d’Italia (60 coppie) e Avocetta (43 coppie) – tutti dati rilevati nel 2006. Meritano inoltre un cenno Pernice di mare, Airone rosso, Falco di palude e Calandrella e, tra le specie la cui nidificazione è stata valutata “probabile”, il Tarabuso. 39 specie (68,4% del totale di 57) dell’Allegato 1 sono migratrici e/o ospiti nell’area di studio, tra cui sono presenti con una consistenza numerica elevata Fenicottero (1.820 ind nel giugno 2006), Airone bianco maggiore (320 ind nel gennaio 2006 al roost di Mari e’Pauli), Combattente e Piro piro boschereccio. 6 (10,5%) del totale di 57 specie figurano nella “Lista delle specie di uccelli della Direttiva 79/409/CEE considerate come prioritarie per un cofinanziamento a titolo di LIFE” (Comitato Ornis, 1996; 1997): Botaurus stellaris, Aythya nyroca, Falco naumanni, Larus audouinii, Porphrio porphyrio, Tetrax tetrax, tra le 111 quali Pollo sultano e Tarabuso sono nidificanti; Moretta tabaccata e Grillaio sono ospiti regolari e Gabbiano corso e Gallina prataiola sono da considerare ospiti irregolari nell’ultimo decennio.

Tabella 6 - Specie dell’ Appendice 1 che necessitano misure speciali di conservazione ai sensi della Direttiva Uccelli Selvatici, CE/79/409 e presenti regolarmente nello Stagno di Cabras (ZPS-3.628 ha), 1997 – 2006 (specie nidificanti in grassetto)

Status di Abbondanza 3 Specie 4 Status conser- Trend (* specie prioritaria per un ind=individui cofinanziamenti a titolo di LIFE faunistico 1 vazione 1997-2006 2 Comitato Ornis 26/4/96 e 20/5/97) (Europa) cp=coppie Tarabusino N prob singole cp ? Ixobrychus minutus Depleted M/O reg ? * Tarabuso N prob Depleted singoli maschi - Bototaurus stellaris M/O reg Nitticora M/O reg Secure ca 10 ind ? Nycticorax nycticorax Sgarza ciuffetto M/O reg Rare <10 ind ? Ardeola ralloides Garzetta Secure >150 ind ? Egretta garzetta M/O reg Airone bianco maggiore M/O reg Secure max 320 ind + Casmerodius alba (estivante) gen 2006 Airone rosso N certa; Depleted ca 10 cp + Ardea purpurea M/O reg Mignattaio M/O reg Rare 1-45 ind ? Plegadis falcinellus (svernante) (set) Cicogna nera M/O irreg Rare singoli ind ? Ciconia nigra Cicogna bianca M/O reg? singoli ind ? Ciconia ciconia Depleted Spatola M/O reg Rare 8 ind + Platalea leucorodia (giu 2006) Fenicottero M/O reg Localised 1.820 ind +? Phoenicopterus ruber ro-seus (giu 2006) * Moretta tabaccata M/O reg Vulnerable 1-10 ind ? Aythya nyroca (set/ott) Falco pecchiaolo M/O reg Secure 1-100 ind ? Pernis apivorus Falco di palude N certa; Secure 5-7 cp + Circus aeruginosus M/O reg > 40 ind Albanella reale M/O reg Declining <5 ind ? Circus cyaneus (svernante) Nibbio bruno M/O reg Secure singoli ind ? Milvus migrans

112 Status di Abbondanza 3 Specie 4 Status conser- Trend (* specie prioritaria per un ind=individui cofinanziamenti a titolo di LIFE faunistico 1 vazione 1997-2006 2 Comitato Ornis 26/4/96 e 20/5/97) (Europa) cp=coppie Albanella minore M/O reg Secure singoli ind -? Circus pygargus Falco pescatore M/O reg Secure 8-10 ind + Pandion haliaetus (svernante) * Grillaio M/O reg Deplet >10 ind ? Falco naumanni ed Smeriglio M/O reg Deplet singoli ind ? Falco columbarius ed Pellegrino M/O reg Secure singoli ind + Falco peregrinus

Smeriglio M/O reg Deplet singoli ind ? Falco columbarius ed Pernice sarda N poss Deple singole cp? ? Alectoris barbara ted Voltolino M/O reg Secure singoli ind ? Porzana porzana * Pollo sultano N certa Locali 65-75 cp ? Porphyrio porphyrio sed (2006) Gru M/O reg Deplet singoli ind – 45 +? Grus grus ed ind (svernante) * Gallina prataiola M/O irreg Vulner singoli ind - Tetrax tetrax able Cavaliere d’Italia N certa Secur ca 60 cp + Himantopus himantopus e M/O reg (2006) Avocetta N certa Secur 43 cp + Recurvirostra avosetta e M/O reg (2006) Occhione N certa Vulne ca 5 cp ? Burhinus oedicnemus rable M/O reg (2006) Pernice di mare N certa Declin 2-10 cp - Glareola pratincola ing M/O reg Piviere dorato M/O reg Deplet >100 ind ? Pluvialis apricaria ed Combattente M/O reg Vulner >200 ind/g ? Philomachus pugnax able (aprile) Piro piro boschereccio M/O reg Deplet >100 ind/g ? Tringa glareola ed (aprile/maggio) Gabbiano roseo Localis > 250 ind +? Larus genei M/O reg ed

Gabbiano corallino M/O reg Secure singoli ind ?

113 Status di Abbondanza 3 Specie 4 Status conser- Trend (* specie prioritaria per un ind=individui cofinanziamenti a titolo di LIFE faunistico 1 vazione 1997-2006 2 Comitato Ornis 26/4/96 e 20/5/97) (Europa) cp=coppie Larus melanocephalus * Gabbiano corso M/O reg Localis singoli ind ? Larus audouinii ed Sterna zampenere N certa Rare 8 cp ? Gelochelidon nilotica M/O reg (2006) Sterna maggiore M/O reg Rare 1-2 ind ? Sterna caspia Beccapesci M/O reg Declini <50 ind + Sterna sandvicensis ng (svernante) (gennaio) Sterna comune N certa Secur 130 cp + Sterna hirundo e M/O reg (2006) Fraticello N certa Declin min 110 cp + Sterna albifrons ing M/O reg (2006) Mignattino piombato M/O reg <10 ind/g ? Chlidonias hybridus (mag) Mignattino M/O reg Declini < 20 ind/g - Chlidonias niger ng (apr/mag) Gufo di palude M/O reg Deplet singoli ind ? Asio flammeus ed (svernante) Succiacapre N poss Deple singole cp? ? Caprimulgus europaeus ted M/O reg Martin pescatore N prob Deple singole cp ? Alcedo atthis ted M/O reg Calandra N certa Deple > 10 cp? ? Melanocorypha calandra ted M/O reg (svernante) Tottavilla M/O reg Deplet ? ? Lullula arborea ed Calandrella N certa; Vulne > 50 cp? -? Calandrella brachydactyla rable M/O-reg Calandro N certa Deple >15 cp? - Anthus campestris ted M/O reg Forapaglie castagnolo M/O reg Secure ? ? Acrocephalus melanopogon (svernante) Pettazzurro M/O reg Secure singoli ind ? Luscinia svecica (svernante) Magnanina sarda Secure singoli ind ? Sylvia sarda M/O reg 114 Status di Abbondanza 3 Specie 4 Status conser- Trend (* specie prioritaria per un ind=individui cofinanziamenti a titolo di LIFE faunistico 1 vazione 1997-2006 2 Comitato Ornis 26/4/96 e 20/5/97) (Europa) cp=coppie Magnanina Deplet singoli ind ? Sylvia undata M/O reg ed Averla piccola M/O reg Deplet singole ind -? Lanius collurio ed

NOTA 1) Nidificazione certa = N certa (1997-2006); Nidificazione probabile = N prob (1997-2006); Nidificazione possibile = N poss (1997-2006); specie migratrice = M; specie ospite svernante o estivante = O (1997-2006); reg= regolare (1997-2006); irreg= irregolare (1997-2006).

NOTA 2) Status di conservazione (minaccia) a livello europeo, secondo BirdLife International (2004): Secure. La popolazione comprende più di 10.000 coppie nidificanti o 40.000 individui svernanti; non si riscontra alcun declino, né moderato, né forte, né localizzato. Le specie sicure hanno uno status di conservazione favorevole. Localised. La popolazione comprende più di 10.000 coppie nidificanti o 40.000 individui svernanti; non si riscontra alcun declino, né moderato, né forte, ma più del 90% della popolazione è concentrato in meno di 10 siti (Important Bird Areas), come elencati in Grimmet & Jones (1989). Declining. La popolazione è in un moderato declino e comprende più di 10.000 coppie nidificanti o 40.000 individui svernanti. Rare. La popolazione non è né in declino moderato, né forte, ma ammonta a meno di 10.000 coppie nidificanti e non è marginale ad una più consistente popolazione extra-europea; oppure la sua popolazione svernante europea o l’intera flyway popolazione è inferiore a 40.000 individui e perciò a rischio per la suscettibilità di piccole popolazioni; Vulnerable. Una delle seguenti situazioni: a. popolazione con un forte declino e con più di 10.000 coppie nidificanti o 40.000 individui svernanti; b. popolazione con un declino moderato e popolazione con meno di 10.000 coppie nidificanti e non marginali ad una piu consistente popolazione non-europea oppure una popolazione europea svernante e intera flyway popolazione inferiore a 40.000 uccelli; c. popolazione non in declino né moderato, né forte, ma ammonta a meno di 2.500 coppie nidificanti e non è marginale ad una più consistente popolazione non-europea; oppure popolazione svernante europea o l’intera flyway popolazione inferiore a 10.000 individui e perciò a rischio per la suscettibilità di piccole popolazioni;

NOTA 3) L’abbondanza delle specie nidificanti viene espressa in coppie e il loro numero rappresenta un valore medio riferito al periodo 1997-2006, o ad un anno specifico, per esempio 2006. L’abbondanza delle specie ospiti e/o migratrici viene espressa in individui e il loro numero rappresenta un valore medio stimato (censimenti IWRB/IWC, APM, 2002; rilevamenti personali).

NOTA 4) Il trend delle popolazioni delle specie nidificanti e degli ospiti/migratori si riferisce agli ultimi 10 anni (1997-2006) e si distingue tra trend

115 positivo = +; trend negativo = -; trend più o meno stabile = + ; il punto interrogativo “?” esprime delle incertezze nella valutazione del trend. Attualmente 38 (66,6%) delle 57 specie dell’Allegato 1 della Direttiva “Uccelli selvatici” hanno uno status di conservazione insoddisfacente a livello comunitario (BirdLife International, 2004).- Tra le specie nidificanti dell’Allegato 1 della Direttiva “Uccelli selvatici”che raggiungono o superano il quorum dell’1% della popolazione nidificante a livello comunitario (25 paesi membri) soltanto il Pollo sultano (Porphyrio porphyrio) soddisfa questo criterio: 65-75 coppie (2006), corrispondenti allo 0,94-1,01% della popolazione comunitaria (BirdLife International, 2004). Tra le specie svernanti dell’Allegato 1 della Direttiva “Uccelli Selvatici” che raggiungono o superano l’1% della loro popolazione comunitaria c’è soltanto il Cormorano (Phalacrocorax carbo sinensis): >5.000 ind (gennaio 2007), corrispondenti a circa il 2% della popolazione comunitaria (BirdLife International, 2004).

4.4.3. Importanza dello Stagno di Cabras in base alla Direttiva “Habitat”

La Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche ha i seguenti scopi principali (articoli 2 e 3): • contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche; • adottare misure intese ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di fauna e di flora di interesse comunitario; • tenere conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonchè delle particolarità regionali e locali; • costituire una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione (ZSC), denominata “Natura 2000”. • Lo strumento finanziario di sostegno alla politica ambientale dell’Unione Europea è costituito da LIFE che mira a cofinanziare azioni nell’ambito della conservazione della natura (LIFE-Natura), in altri settori ambientali (LIFE-Ambiente) e specifiche azioni sull’ambiente fuori dall’Unione Europea (LIFE-Paesi Terzi). I criteri di selezione dei siti atti ad essere individuati quali Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC) vengono esplicati nell’ Allegato III della Direttiva “Habitat” (92/43/CEE) e prevedono due fasi. La descrizione delle due fasi viene integrata con la documentazione di dati attualmente (2006) disponibili e in parte rilevati nell’ambito del presente “Piano” e potranno essere successivamente completati e aggiornati nell’ambito di un puntuale programma di monitoraggio degli habitat, delle specie floristiche e faunistiche di interesse comunitario.

4.4.4. Valutazione dell’importanza nazionale del Sito La Fase 1 comprende la valutazione a livello nazionale dell’importanza relativa dei siti per ciascun tipo di habitat naturale dell’Allegato I e per ciascuna specie dell’Allegato II (compresi i tipi di habitat naturali prioritari e le specie prioritarie).

A. Criteri di valutazione del sito per un tipo di habitat naturale determinato dell’Allegato I

116 a. Grado di rappresentatività del tipo di habitat naturale sul sito. b. Superficie del sito coperta dal tipo di habitat naturale rispetto alla superficie totale coperta da questo tipo di habitat naturale sul territorio nazionale. c. Grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e possibilità di ripristino. d. Valutazione globale del valore del sito per la conservazione del tipo di habitat naturale in questione.

Gli habitat naturale dell’Allegato I sono presenti nel Sito vengono illustrati e valutati sinteticamente nella Tabella 4.

B. Criteri di valutazione del sito per una specie determinata di cui all’Allegato II

a. Dimensione e densità della popolazione della specie presente sul sito rispetto alle popolazioni presenti sul territorio nazionale. b. Grado di conservazione degli elementi dell’habitat importanti per la specie in questione e possibilità di ripristino. c. Grado di isolamento della popolazione presente sul sito rispetto all’area di ripartizione naturale della specie. d. Valutazione globale del valore del sito per la conservazione della specie in questione.

Tabella 7 - Gli habitat di interesse comunitario (Allegato 1 Direttiva “Habitat”) presenti nello Stagno di Cabras, 2006 Criteri Rapporto Grado di Habitat Rappresent superficie Valutazio conservazi (*prioritario) a- area/superficie ne one4 tività2 totale globale5

nazionale3 * Codice 1150: B B? B B lagune costiere Codice 1420: praterie e fruticeti alofile mediterranee C C C C a termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi) Codice 1310: Vegetazione pioniera a salicornia e altre B C B C specie annuali delle zone sabbiose e fangose

2 Rappresentatività: A = eccellente; B = buona; C = significativa; D = non significativa. 3 Superficie relativa: A = 100> =p>15%; B = 15>p>2%; C = 2>p>0%. 4 Conservazione: A = eccelente; B = buona; C = media o ridotta. 5 Valutazione globale: A = eccellente; B = buono; C = significativo.

117 Codice 1410: pascoli inondati B C B B mediterranei (Juncetalia maritimi) habitat non indicati nella Scheda Natura 2000, ma presente nel pSIC (cartografia 2004) Codice 1320: Prati di Spartina C C C C (Spartinion maritimae) habitat non indicati nella Scheda Natura 2000, ma presente nel pSIC (cartografia 2004) Codice 1430: Praterie e fruticeti C C C C alonitrofili (Pegano- Salsoletea)6 Codice: 3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo- B C C C Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba7 Codice 3170: * Stagni temporanei B B? B B mediterranei8

Le specie di vertebrati incluse nell’Allegato II e IV della Direttiva “Habitat” e nell’Appendice 1 della Direttiva “Uccelli” presenti nel Sito vengono elencati nella Tabella 5.

Tabella 5. Specie di Vertebrata dell’Allegato II e IV della Direttiva “Habitat” (Chiroptera esclusi) e dell’Appendice 1 della Direttiva “Uccelli selvatici” presenti nello Stagno di Cabras (pSIC e ZPS) e criteri di valutazione (1997-2006)

Tabella 8 - Specie di Vertebrata dell’Allegato II e IV della Direttiva “Habitat” (Chiroptera esclusi) e dell’Appendice 1 della Direttiva “Uccelli selvatici” presenti nello Stagno di Cabras (pSIC e ZPS) e criteri di valutazione (1997-2006) Specie Criteri * specie prioritarie per un Popolazione Grado Grado di Valutazione cofinanziamento a titolo di LIFE locale/ conservazio isolamento11 globale del nazionale9 (Comitato Ornis 26/4/96 e ne valore del 10 20/5/97); habitat sito12 Allegati II e IV Direttiva “Habitat” e All. 1 Direttiva “Uccelli selvatici”

6 Cfr. Contributo di G. Fenu 7 Tutto il corso basso del Rio di Mare Foghe (Rio sa Praia) è ascrivibile a questa tipologia di habitat. Non confermato dal botanico. 8 Almeno Pauli Trottas è ascrivibile a questa tipologia (Camarda, ex verbis). Non confermato dal botanico. 9 Popolazione: A = 100%>=p>15%; B = 15%>=>2%; C = 2%>=>0%. 10 Conservazione: A = eccellente; B = buona; C = media o limitata. 11 Isolamento: A = popolazione (in gran parte) isolata; B = popolazione non isolata, ma ai margini dell’area di distribuzione; C = popolazione non isolata all’interno di una vasta fascia di distribuzione. 12 Valutazione globale: A = valore eccellente; B = valore buono; C = valore significativo.

118 Specie Criteri * specie prioritarie per un Popolazione Grado Grado di Valutazione cofinanziamento a titolo di LIFE locale/ conservazio isolamento11 globale del nazionale9 (Comitato Ornis 26/4/96 e ne valore del 10 20/5/97); habitat sito12 Allegati II e IV Direttiva “Habitat” e All. 1 Direttiva “Uccelli selvatici” REPTILIA Emys orbicularis - Allegato II C B? C C Testudo hermanni - Allegato II C C? C C Podarcis sicula - Allegato IV C A C C Calchides ocellatus - Allegato IV C B C C Coluber viridiflavus -Allegato IV C B C C AMPHIBIA Bufo viridis - Allegato IV C A C B Hyla sarda - Allegato IV C B C C OSTEICHTHYES Aphanius fasciatus - Allegato II C B C B AVES Ixobrychus minutus - All. 1 C B C C * Botaurus stellaris - All. 1 C B C C Nycticorax nycticorax - All. 1 C B C C Ardeola ralloides - All. 1 C B C C Egretta garzetta - All. 1 C B C C Casmerodius alba - All. 1 A A C A Ardea purpurea - All. 1 C B C B Ciconia nigra - All. 1 C B C C Ciconia ciconia - All. 1 C B C C Plegadis falcinellus - All. 1 B B C B Platalea leucorodia - All. 1 C B C C Phoenicopterus ruber - All. 1 A B C A * Aythya nyroca - All. 1 C B C B Pernis apivorus - All. 1 C B C C Milvus migrans - All.1 C B C C Circus aeruginosus - All. 1 B A C A Circus cyaneus - All. 1 C B C B Circus pygargus - All. 1 C C C C Pandion haliaetus - All. 1 B A C A * Falco naumanni - All. 1 C C C C

Falco columbarius - All. 1 C B C C

119 Specie Criteri * specie prioritarie per un Popolazione Grado Grado di Valutazione cofinanziamento a titolo di LIFE locale/ conservazio isolamento11 globale del nazionale9 (Comitato Ornis 26/4/96 e ne valore del 10 20/5/97); habitat sito12 Allegati II e IV Direttiva “Habitat” e All. 1 Direttiva “Uccelli selvatici” Falco peregrinus - All. 1 C B C B Falco columbarius - All. 1 C B C C Alectoris barba - All. 1 C C B? C Porzana porza - All. 1 C B C C * Porphyrio porphyrio - All. 1 B A C A Grus grus - All. 1 B B C B * Tetrax tetrax - All. 1 C C B C Recurvirostra avosetta - All. 1 B A C B Himantopus himantopus - All. 1 B A C B Burhinus oedicnemus - All. 1 C B C B Glareola praticola - All. 1 B B C B Pluvialis apricaria - All. 1 B B C B Philomachus pugnax - All. 1 C B C B Tringa glareola - All. 1 B B C B Larus genei - All. 1 B A C B Larus melanocephalus - All. 1 C C C C * Larus audouinii - All. 1 C C C C Gelochelidon nilotica - All. 1 C B C B Sterna caspia - All. 1 C C C C Sterna sandvicensis - All. 1 B B C B Sterna hirundo - All. 1 B A C B Sterna albifrons - All. 1 C A C B Chlidonias hybridus - All. 1 C C C C Chlidonias niger - All. 1 C B C C Asio flammeus - All. 1 C B C C Caprimulgus europaeus - All. 1 C C C C Alcedo atthis - All. 1 C B C B Melanocorypha calandra - All. 1 C C C C Lullula arborea - All. 1 C C C C Calandrella brachydactyla - All. C B C B 1 Anthus campestris - All. 1 C B C C Acrocephalus melanopogon - C B C B?

120 Specie Criteri * specie prioritarie per un Popolazione Grado Grado di Valutazione cofinanziamento a titolo di LIFE locale/ conservazio isolamento11 globale del nazionale9 (Comitato Ornis 26/4/96 e ne valore del 10 20/5/97); habitat sito12 Allegati II e IV Direttiva “Habitat” e All. 1 Direttiva “Uccelli selvatici” All. 1 Luscinia svecica - All. 1 C? B C B? Sylvia sarda - All. 1 C C C C Sylvia undata - All. 1 C C C C Lanius collurio - All. 1 C C C C

C. In base a questi criteri, gli Stati membri classificano i siti che propongono sull’elenco nazionale come siti atti ad essere individuati quali siti di importanza comunitaria secondo il loro valore relativo per la conservazione di ciascun tipo di habitat naturale o di ciascuna specie che figura rispettivamente nell’Allegato I o II ad essi relativi.

D. Questo elenco evidenzia i siti che ospitano i tipi di habitat naturali e le specie prioritari che sono stati selezionati dagli Stati membri secondo i criteri elencati ai punti A e B.

Il Sito ospita due tipologie di habitat naturali prioritari

*lagune costiere (1150); *stagni temporanei mediterranei (3170)13

Le specie prioritarie della fauna vertebratica sono sei:

* Botaurus stellaris (nidificante; ospite), * Aythya nyroca (ospite), *Falco naumanni (ospite), *Porphyrio porphyrio (nidificante), *Tetrax tetrax (ospite) *Larus audouinii (ospite).

4.4.5. Valutazione dell’importanza comunitaria del Sito

La Fase 2 comprende la valutazione dell’importanza comunitaria dei siti inclusi negli elenchi nazionali.

1. Tutti i siti individuati dagli Stati membri nella fase 1, che ospitano tipi di habitat naturali e/o specie prioritari, sono considerati siti di importanza comunitaria.

13 Non confermata dal botanico

121

Con 2 tipi di habitat prioritari e con 6 specie prioritarie regolarmente presenti, il pSIC e la ZPS Stagno di Cabras soddisfano pienamente i criteri per essere valutati di importanza comunitaria.

2. La valutazione dell’importanza comunitaria degli altri siti inclusi negli elenchi degli Stati membri, e cioè del loro contributo al mantenimento o al ripristino, in uno stato di conservazione favorevole, di un habitat naturale di cui all’Allegato I o di una specie di cui all’Allegato II e/o alla coerenza di Natura 2000, terrà conto dei seguenti criteri: a) Il valore relativo del sito a livello nazionale. b) La localizzazione geografica del Sito rispetto alle vie migratorie di specie dell’Allegato II, nonchè la sua eventuale appartenza ad un ecosistema coerente situato a cavallo di una o più frontiere interne della Comunità. c) La superficie totale del Sito. d) Il numero di tipi di habitat naturali dell’Allegato I e di specie dell’Allegato II presenti sul Sito. e) Il valore ecologico globale del sito per la o le regioni biogeografiche interessate e/o per l’insieme del territorio di cui all’articolo 2 sia per l’aspetto caratteristico o unico degli elementi che lo compongono.

a) Il “Sito” Stagno di Cabras è tra i primi 10 siti nazionali (1997-2006) per la nidificazione di Porphyrio porphyrio e per lo svernamento di Casmerodius alba, Phoenicopterus ruber (anche estivazione), Circus aeruginosus, Pandion haliaetus. -

b) La posizione geografica dello Stagno di Cabras è di valore strategico nel quadro delle migrazioni post- e preriproduttive per molte specie di uccelli acquatici lungo la costa occidentale della Sardegna .-

c) La superficie del “Sito” Stagno di Cabras viene indicata con 4.806 ha dalla Scheda Natura 2000 e rappresenta oltre il 10% di tutte le zone umide costiere (in senso lato) della Sardegna -

d) Il numero di habitat naturali dell’Allegato I presenti nel “Sito” Stagno di Cabras è 8 e il “Sito” esprime nella sua complessità un buon indice di diversità ecosistemica: lagune costiere; praterie e fruticeti alofile mediterranee e termo-atlantiche (Sarcocornetea fruticosi); vegetazione pioniera a salicornia e altre specie annuali delle zone sabbiose e fangose; pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) – prati di Spartina (Spartinion maritimae); praterie e fruticeti alonitrofili (Pegano-Salsoletea); fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba; stagni temporanei mediterranei (cfr. Tabella 3). – Il numero delle specie dell’Allegato II e IV della Direttiva “Habitat” e dell’Appendice 1 della Direttiva “Uccelli” che si riproducono nell’area è 34 (5 Reptilia, 2 Amphibia, 1 Osteichthyes, 26 Aves (cfr. Tabella 4). A queste si aggiungono le 26 specie di ospiti regolari (oltre alle specie nidificanti) incluse nell’Appendice 1 della Direttiva “Uccelli.

122 e) Il valore ecologico comunitario del “Sito” Stagno di Cabras è da considerarsi buono per la regione biogeografica del Mediterraneo, sia per la presenza di habitat e di specie di interesse comunitario, anche prioritarie, rare, vulnerabili o minacciate di estinzione. L’area esprime inoltre interesse economico (pesca lagunare; agricoltura), turistico- ricreativo, didattico, storico-culturale.

4.4.6. Importanza dello Stagno di Cabras in base alla Convenzione di Ramsar Verranno illustrati i criteri di identificazione di zone umide di importanza internazionale e la loro applicazione allo Stagno di Cabras come zona umida di importanza internazionale, specialmente come habitat per gli uccelli acquatici. I criteri adottati in occasione della quarta, sesta e settima (1999, San José, Costa Rica) Conferenza delle Parti Contraenti della Convenzione di Ramsar servono per guidare l’implementazione dell’articolo 2.1 sulla designazione di Siti Ramsar. Attualmente sono in vigore i seguenti criteri (Ramsar Convention Bureau, 2006) il cui soddisfacimento viene succintamente documentato (in grassetto).

Criteri di identificazione di zone umide di importanza internazionale

Gruppo A dei Criteri. Siti contenenti tipologie di zone umide rappresentative, rare o uniche

Criterio 1: Una zona umida dovrebbe essere considerata di importanza internazionale se ospita un esempio rappresentativo, raro o di una zona umida naturale o semi-naturale, caratteristica della propria regione biogeografica.

Questo criterio viene soddisfatto, in quanto lo Stagno di Cabras rappresenta una zona umida (quasi) naturale con differenti fasi di successione ecologica della regione biogeografica del Mediterraneo e si trova complessivamente in uno status di conservazione soddisfacente. E’di particolare importanza economica per la ricchezza di risorse ittiche pescate in modo tradizionale.

Gruppo B dei Criteri. Siti di importanza internazionale per la conservazione della diversità biologica

Criterio 2: Una zona umida dovrebbe essere considerata di importanza internazionale se ospita specie vulnerabili, minacciate o criticamente minacciate o comunità ecologiche minacciate.

Questo criterio viene soddisfatto per la presenza di una consistente popolazione di Porphyrio porphyrio e di una buona presenza di Aythya nyroca, Falco naumanni, Larus audouinii, Emys orbicularis e Testudo hermanni, tutte specie minacciate a livello mondiale (IUCN, 2006).

123 Criterio 3: Una zona umida dovrebbe essere considerata di importanza internazionale se ospita popolazioni di piante e/o specie animali importanti per il mantenimento della biodiversità di una particolare regione biogeografica.

Lo Stagno di Cabras ospita una delle comunità a più alta ricchezza di specie di uccelli acquatici nidificanti del Mediterraneo occidentale (1997-2006) in un’area di contenuta estensione: Tachybaptus ruficollis, Podiceps cristatus, Ixobrychus minutus, Botaurus stellaris, Ardea purpurea, Tadorna tadorna, Anas strepera, A. platyrhynchos, A.clypeata, A. querquedula, Aythya ferina, Circus aeruginosus, Rallus acquaticus, Gallinula chloropus, Porphyrio porphyrio, Fulica atra, Himantopus himantopus, Recurvirostra avosetta, Charadrius dubius, C. alexandrinus, Larus ridibundus, Gelochelidon nilotica, Sterna hirundo, S. albifrons. – Inoltre vi è una importante presenza di Tamericeti, di lembi di steppe salate mediterranee (Limonietalia), di stagni temporanei mediterranei e di specie alo- tolleranti (Salicornia europea, Arthrocnemum fruticosum, Sueda marittima, Atriplex halimus).

Criterio 4: Una zona umida dovrebbe essere considerata di importanza internazionale se ospita specie vegetali e/o animali in una fase critica del loro ciclo biologico, o fornisce rifugio in condizioni avverse.

A causa della strategica posizione geografica nel quadro delle correnti migratorie nel settore Tunisia – Sardegna – Corsica – Liguria, della protezione legale di cui gode parzialmente e della elevata produzione primaria, lo Stagno di Cabras ospita regolarmente grandi contingenti di uccelli acquatici (oltre 10.000 individui) nelle critiche fasi dello svernamento e dei passi pre-e postriproduttivi e, parzialmente nel periodo riproduttivo.

Criterio 5: Una zona umida dovrebbe essere considerata di importanza internazionale se ospita regolarmente 20.000 o più uccelli acquatici.

Questo criterio non trova riscontro nei dati rilevati durante l’ultimo decennio.

Criterio 6: Una zona umida dovrebbe essere considerata di importanza internazionale se ospita regolarmente l’1% degli individui di una specie o sottospecie di uccello acquatico.

Lo Stagno di Cabras ospita una popolazione nidificante di Porphyrio porphyrio porphyrio di circa 65-75 coppie e supera regolarmente (1997-2006) l’1% della popolazione mondiale della forma nominale stimata in 6.000-8.000 coppie (cfr. Hagemeijer & Blair, 1997; cfr. anche BirdLife International, 2004), il 2,6% (320 individui, gennaio 2006) della popolazione svernante di Casmerodius albus nella regione biogeografica del Mar Nero/Mediterraneo (Baccetti et al., 2002), >2% (oltre 5.000 individui) di Phalacrocorax carbo sinensis svernante in Europa (APM, 2002; Baccetti et al., 2002) e con 1.820 ind nel giugno 2006 > 1% della popolazione estivante nel Mediterraneo occidentale (Baccetti et al., 2002; APM, 2002).

124 Criterio 7: Una zona umida dovrebbe essere considerata di importanza internazionale se ospita una proporzione significativa di sottospecie, specie o famiglia di pesci indigeni, una fase del ciclo biologico, interazioni tra specie e/o popolazioni rappresentative di benefici e/o valori della zona umida contribuendo in tal modo alla diversità biologica globale.

Questo criterio non trova riscontro nei dati attualmente disponibili.

Criterio 8: Una zona umida dovrebbe essere considerata di importanza internazionale se è una importante risorsa alimentare per pesci, una zona di riproduzione, nursery e/o via di migrazione da cui gli stock ittici dipendono, sia all’interno o fuori della zona umida.

Lo Stagno di Cabras rappresenta attualmente il compendio ittico a più alta produzione della Sardegna con valori oscillanti tra 200 e 400 kg dipesci/ha/anno (Mugil spp, Liza sp, Anguilla anguilla ed altre specie).

4.4.7. Specie minacciate a livello mondiale, nazionale e regionale

Lo Stagno di Cabras riveste, oltre alla sua importanza internazionale (Convenzione di Ramsar) e comunitaria (Direttive “Uccelli selvatici” e “Habitat”), documentata nei paragrafi precedenti, anche un rilevante interesse faunistico mondiale, (comunitario), nazionale e regionale, basato sulle relative “Liste Rosse” (IUCN, 2006; Bulgarini et al., 1998; Schenk, 2003, aggiornato). Tale importanza viene illustrata sinteticamente in questo capitolo, con riferimento alle specie di Vertebrata minacciate a livello mondiale, europeo, nazionale e regionale.

Tabella 9 - Specie strettamente minacciate (CR, EN, VU), quasi minacciate (LR-NT), con carenza di informazioni (DD) e non valutate (NE) dei Vertebrati (Amphibia, Reptilia, Aves e Mammalia non volanti) riproducentesi nel proposto SIC (4.806 ha) e nella ZPS (3.628

Ambito geografico e categoria di minaccia Specie minacciate SAR IT EUR MON

AMPHIBIA – 1 specie

Raganella sarda NM LR (NM) LC

REPTILIA – 2 specie

Testuggine d'acqua LR LR (LR) NT Testuggine comune LR EN (LR) EN

AVES – 50 specie

Tarabuso CR EN Depleted (LR) LC Tarabusino LR LR Depleted (LR) LC Airone rosso VU LR Depleted (LR) LC Volpoca VU EN Secure (NM) LC Marzaiola DD VU Vulnerable (VU) LC Canapiglia NE CR Secure (NM) LC Mestolone DD EN Declining (LR) LC

125 Ambito geografico e categoria di minaccia Specie minacciate SAR IT EUR MON

Fistione turco VU EN Secure (NM) LC Moriglione VU VU Declining (LR) LC Falco di palude LR EN Secure (NM) LC Albanella minore EN VU Secure (NM) LC Gheppio NM NM Declining (LR) LC Pollo sultano VU VU Localised (LR) LC-(NT) Cavaliere d’Italia LR LR Secure (NM) LC Avocetta VU LR Secure (NM) LC Pernice sarda LR VU Depleted (LR) LC Quaglia LR LR Secure (NM) LC Porciglione NM LR Secure (NM) LC Occhione VU EN Vulnerable (VU) LC Pernice di mare CR EN Declining (LR) LC Corriere piccolo NM LR Secure (NM) LC Fratino NM LR Declining (LR) LC Pettegola VU EN Declining (LR) LC Gabbiano comune VU VU Secure (NM) LC Sterna zampenere EN EN Rare (LR) LC Sterna comune VU LR Secure (NM) LC Fraticello VU VU Declining (LR) LC Tortora selvatica LR NM Vulnerable (VU) LC Cuculo NM NM Declining (LR) LC Barbagianni NM LR Declining (LR) LC Assiolo NM LR Depleted (LR) LC Civetta NM NM Declining(LR) LC Succiacapre LR LR Depleted (LR) LC Martin pescatore LR LR Depleted (LR) LC Gruccione LR NM Depleted (LR) LC Upupa LR NM Declining (LR) LC Torcicollo NM NM Declining (LR) LC Calandra LR LR Depleted (LR) LC Calandrella LR NM Vulnerable (VU) LC Allodola NM NM Declining (LR) LC Rondine NM NM Declining (LR) LC Calandro NM NM Depleted (LR) LC Cutrettola LR NM Declining (LR) LC

SAR IT EUR MON

Cannareccione NM NM Declining (LR) LC Sterpazzola di Sardegna LR NM Secure (NM) LC Pigliamosche NM NM Declining (LR) LC Averla capirossa VU VU Declining (LR) LC Passera mattugia NM NM Declining (LR) LC Fanello NM NM Declining (LR) LC

126 Ambito geografico e categoria di minaccia Specie minacciate SAR IT EUR MON

Strillozzo NM NM Declining (LR) LC

M AMMALIA non volanti – 6 specie

Lepre sarda LR VU (LR) LC

Totale specie strettamente 16 specie 20 specie 4 specie 1 specie minacciate (CR, EN, VU): 25

Totale specie quasi minacciate 12 specie 11 specie 32 specie 2 specie (NT): 40

Totale specie con carenza di 2 specie - - - informazioni (DD): 2

Totale specie non valutate 1 specie - - - (NE): 1

Totale specie non minacciate 23 specie 23 specie 18 specie 51 specie (NM-LC): 0

Totale specie valutate: 54 54 specie 54 specie 54 specie 54 specie

Nota. Categorie di minaccia dell’IUCN (1996; 2001) utilizzate in ambito regionale, nazionale, europeo e mondiale: CR = specie in pericolo critico; EN = specie in pericolo; VU = specie vulnerabile; LR = a più basso rischio; NT = specie quasi minacciata; DD = specie con carenza di informazioni; NE = specie non valutata; LC = specie di minore preoccupazione; NM = specie non minacciata (di fatto identica con LC); (…) = status provvisorio o proposta. - SAR = ambito regionale; IT = ambito nazionale; EUR = ambito europeo; MON = ambito globale. Tutte le specie minacciate soltanto a livello nazionale (IT) e regionale (SAR) sono evidenziate in grassetto.

Nella Tabella 6 vengono elencate le 54 specie di Vertebrati che si riproducono attualmente nell’area dello Stagno di Cabras (pSIC e ZPS) e che sono state classificate strettamente minacciate, quasi minacciate, con carenza di informazioni e specie non valutate a livello mondiale, europeo (comunitario), nazionale o regionale. Le specie strettamente minacciate (CR, EN, VU) sono 25, corrispondenti al 25,8% del totale di 97 (1 rettile, 23 uccelli, 1 mammifero); le specie quasi minacciate (NT) sono 40 (41,7% del totale di 96): 1 anfibio, 1 rettile, 37 uccelli, 1 mammifero.- Le specie con carenza di informazioni (DD) sono 2 (2 uccelli), una specie risulta non valutata (NE): Canapiglia. Come specie attualmente minacciate vengono considerate quelle strettamente minacciate (CR, EN, VU - IUCN, 2001; 2006) e le specie di uccelli classificate Declining, Localised e Rare (BirdLife International, 2004). Nella seguente suddivisione tra specie minacciate nei vari ambiti geografici (MON, EUR, IT, SAR), le specie strettamente minacciate sensu IUCN (2006: CR, EN, VU) - vengono evidenziate in grassetto.

A livello mondiale risultano strettamente minacciate (CR, EN, VU) una specie (1,0% del totale di 98 specie):

Testuggine comune – VU;

127 A livello comunitario risultano strettamente minacciate (CR, EN, VU) e Declining, Localised e Rare, 29 specie (29,6% del totale di 98 specie):

Testuggine d’acqua-(VU) Testuggine comune-(VU) Marzaiola-Vulnerable Mestolone-Declining Moriglione-Declining Gheppio-Declining Pollo sultano-Localised Occhione-Vulnerable Pernice di mare-Declining Fratino-Declining Pettegola-Declining Sterna zampenere-Rare Fraticello-Declining Tortora selvatica-Vulnerable Cuculo-Declining Barbagianni-Declining Civetta-Declining Upupa-Declining Torcicollo-Declining Calandrella-Vulnerable Allodola-Declining Rondine-Declining Cutrettola-Declining Cannareccione-Declining Pigliamosche-Declining Averla capirossa-Declining Passera mattugia-Declining Fanello-Declining Strillozzo-Declining.

A livello nazionale risultano strettamente minacciate (CR, EN, VU) 19 specie (19,4% del totale di 98 specie):

4.4.8. Testuggine comune-EN Volpoca-EN Marzaiola-VU Canapiglia-CR 128 Mestolone-EN Fistione turco-EN Moriglione-VU Falco di palude-EN Albanella minore-VU Pernice sarda-VU Pollo sultano-VU Occhione-EN Pernice di mare-EN Pettegola-EN Gabbiano comune-VU Sterna zampenere-EN Fraticello-VU Averla capirossa-VU Lepre sarda-VU.

A livello regionale risultano strettamente minacciate (CR, EN, VU) 15 specie (15,3% del totale di 98 specie):

Tarabuso-CR Airone rosso-VU Volpoca-VU Fistione turco-VU Albanella minore-VU Pollo sultano-VU Avocetta-VU Occhione-VU Pernice di mare-CR Pettegola-EN Gabbiano comune-VU Sterna zampenere-EN Sterna comune-VU Fraticello-VU Averla capirossa-VU.

Il numero più elevato di specie minacciate in ambito comunitario (29) e nazionale (19) rispetto alla situazione regionale (15) va in buona misura attribuito allo status di conservazione insoddisfacente di molte specie di Passeriformes, recentemete documentatato da BirdLife International (2004), per esempio: Allodola, Rondine, Cutrettola, Pigliamosche, Passera mattugia, Fanello, Strillozzo e di alcuni Non- Passeriformes (Gheppio, Cuculo, Upupa, Torcicollo) che apparentemente non sono (ancora) minacciate in Sardegna. Per contro, diverse specie di Non-Passeriformes sono state classificate Secure a livello comunitario, mentre risultano ancora minacciate in Italia e/o in Sardegna: 129 Canapiglia, Fistione turco, Falco di palude, Albanella minore, Quaglia, Cavaliere d’Italia, Avocetta, Sterna comune ed altre.- Il Pollo sultano supera nello Stagno di Cabras l’1% della popolazione mondiale della forma nominale Porphyrio porphyrio porphyrio. Le seguenti 15 specie nidificanti raggiungono o superano il criterio dell’1% della popolazione nazionale: Ardea purpurea, Tadorna tadorna, Netta rufina, Circus aeruginosus, Porphyrio porphyrio porphyrio, Himantopus himantopus, Recurvirostra avosetta, Burhinus oedicnemus, Glareola praticola, Charadrius alexandrinus?, Larus ridibundus?, Gelochelidon nilotica, Sterna hirundo, Sterna albifrons.

Tutti i dati si riferiscono al periodo 1997 – 2006, la maggior parte al 2006. Per ulteriori dettagli si rimanda alla Tabella 6. I contingenti degli uccelli acquatici svernanti (censimenti IWC) superano regolarmente le 10.000 unità (APM, 2002; Baccetti et al., 2002), che rappresentano circa l’1% del contingente di uccelli acquatici svernanti (media aritmetica) in Italia nel periodo 1997-2000 (Baccetti et al., 2002).

4.4.9. Specie di interesse biogeografico

4.4.9.1. Forme endemiche Le specie di interesse biogeografico riguardano le forme endemiche della Sardegna o della Tirrenide e le specie per le quali l’area vasta dello Stagno di Cabras può essere considerata un tassello importante all’interno della propria area distributiva. La fauna dei Vertebrata della Sardegna, anche in relazione all’isolamento geografico, si contraddistingue da equivalenti aree continentali per un’elevata incidenza delle specie e sottospecie endemiche sarde, sardo-corse e tirreniche. Tale incidenza é particolarmente marcata nella classe degli Amphibia, dei Reptilia e dei Mammalia a causa della loro scarsa capacità di dispersione (Massa & Schenk, 1983). Senza poter approfondire in questa sede la validità delle singole unità tassonomiche (cfr. Lanza, 1983; Lanza & Corti, 1993; Stefani, 1983; Delaugerre & Cheylan, 1992; Amori et al., 1993; Corti et al., 2001), vanno ricordate le seguenti specie e sottospecie presenti nell’area di studio “Stagno di Cabras” e ritenute “buone” (sensu Mayr, 1967):

ANFIBI – Amphibia – 1 forma

Raganella sarda – Hyla sarda: endemismo tirrenico ristretto alle isole di Sardegna e Corsica, all’Isola d’Elba ed altre isole dell’Arcipelago Toscano

130 (Delaguerre & Cheylan, 1992); diffusa nell’area di studio; classificata a più basso rischio (LR) a livello nazionale (Bulgarini et al., 1998).

RETTILI – Reptilia – 3 forme

Viene inserito il Gongilo, presente anche in Sicilia.

Lucertola campestre – Podarcis sicula cettii: sottospecie sardo-corsa, ad ampia distribuzione in Sardegna e presente in Corsica soltanto nella regione di Bonifacio (Delaugerre & Cheylan, 1992); specie molto diffusa nell’area di studio; classificata non minacciata (NM) in Sardegna (Schenk, 2003).

Luscengola – Chalcides chalcides vittatus: sottospecie sarda? (cfr. Amori et al., 1993) ad ampia distribuzione nelle quote basse e medie dell’Isola; presente nell’area di studio; classificata non minacciata (NM) in Sardegna (Schenk, 2003).

Gongilo – Chalcides ocellatus tiligugu: sottospecie sardo-sicula ? (Amori et al., 1993) ad ampia distribuzione in Sardegna e nell’area di studio; classificata non minacciata (NM) in Sardegna (Schenk, 2003). UCCELLI – Aves – 3 forme

Vengono elencate soltano le sottospecie riconosciute da Vaurie (1959; 1965; Massa & Schenk, 1983).

Barbagianni di Sardegna – Tyto alba ernesti: sottospecie sardo – corsa, la cui popolazione sarda è stimabile in 1.600 – 1.800 coppie (Aresu et al., 1995) e quella mondiale in oltre 2.500 coppie (cfr. Thibault & Bonaccorsi, 1999); classificato a più basso rischio (LR) a livello nazionale (Bulgarini et al., 1998).

Pigliamosche sardo – Muscicapa striata tyrrhenica: sottospecie sardo-corsa ad ampia distribuzione, anche nell’area di studio; classificato in declino (Declining) a livello europeo (BirdLIfe International, 2004).

Cinciallegra sarda - Parus major ecki: sottospecie sarda ad ampia distribuzione, anche nell’area di studio (frutteti); classificata non minacciata (NM) in Sardegna (Schenk, 2003).

MAMMIFERI – Mammalia - 3 forme

Crocidura rossiccia – Crocidura russula ichnusae: sottospecie sarda ? ad ampia distribuzione in Sardegna e nell’area di studio; classificato non minacciato (NM) in Sardegna (Schenk, 2003).

Lepre sarda – Lepus capensis mediteraneus: sottospecie sarda? ad ampia distribuzione in Sardegna e nell’area di studio; classificata vulnerabile (VU) a

131 livello nazionale (Bulgarini et al., 1998) e a più basso rischio (LR) in Sardegna (Schenk, 2003).

Volpe sarda – Vulpes vulpes ichnusae: debole sottospecie sardo-corsa? ad ampia distribuzione nell’area di studio; classificato non minacciato (NM) in Sardegna (Schenk, 2003).

4.4.7.2 Altre specie di interesse biogeografico

La presenza (gennaio 2006) di un dormitorio di circa 320 individui dell’Airone bianco maggiore (Casmerodius alba) nello Stagno di Cabras, qualifica questo Sito di importanza strategica nel periodo di svernamento di questa specie nel Mediterraneo occidentale (italiano). I recenti (2006) casi di nidificazione di Canapiglia (Anas strepera) e Mestolone (Anas clypeata) nello Stagno di Cabras documentano un processo di espansione in Sardegna del loro areale zoogeografico attualmente in corso e sono quindi di notevole interesse biogeografico.

4.4.10. Tutela legale delle specie di Vertebrata a livello regionale

Nella Tabella 7 si sintetizza la presenza delle specie particolarmente protette della fauna selvatica nello Stagno di Cabras, distinguendo tra lo Stagno di Mari e’Pauli (Cabras, Nurachi), che gode di un divieto di caccia in forma di un’Oasi di Protezione Faunistica di 343 ha, e la parte rimanente dello Stagno di Cabras (pSIC e ZPS).

Tabella 10 - Presenza delle specie di fauna selvatica particolarmente protetta dalla normativa regionale e presente nello Stagno di Cabras (pSIC, ZPS) e nell’Oasi di Protezione Faunistica di Mari e’Pauli, 1997-2006

Specie e status faunistico Presenza R= specie che si riproduce Mari e’ Pauli M/O= specie Oasi Protezione Stagno di Cabras migratrice/ospite Faunistica Specie di fauna selvatica particolarmente protetta e tutela prioritaria habitat Rettili Testuggine d’acqua14 - R x? x Uccelli Nitticora – M/O x x Sgarza ciuffetto – M/O x x Airone guardabuoi – M/O x x Garzetta – M/O x x

14 Le specie elencate nell’Allegato 1 della Direttiva “Uccelli selvatici” e nell’Allegato II della Direttiva “Habitat” sono evidenziate in grassetto.

132 Specie e status faunistico Presenza R= specie che si riproduce Mari e’ Pauli M/O= specie Oasi Protezione Stagno di Cabras migratrice/ospite Faunistica Airone rosso – R, M/O x x Mignattaio – M/O x (roost) x Fenicottero – M/O x (roost) x Volpoca – R, M/O x x Fistione turco – R, M/O x x Moretta tabaccata – M/O x Albanella minore – R, M/O x x Pollo sultano - R x x Gallina prataiola – M/O x Avocetta – R, M/O x x Occhione – R, M/O x Pernice di mare – R, M/O x x Pettegola – R, M/O x x Gabbiano roseo – M/O x x Gabbiano corso – M/O x Sterna zampenere – R, M/O x x Sterna comune – R, M/O x x Fraticello – R, M/O x x

Specie di fauna selvatica particolarmente protetta Rettili Testuggine comune - R x? x Uccelli Tarabuso - R, M/O x? x? Tarabusino - R, M/O x x Falco di palude – R, M/O x x Cavaliere d’Italia – R, M/O x x Gabbiano comune – R, M/O x x Martin pescatore – R, M/O x x Cannareccione R, M/O x x Lodolaio – M/O x x Pellegrino – M/O x x Calandra R, M/O x Spioncello – M/O x x Culbianco – M/O x x

133 Specie e status faunistico Presenza R= specie che si riproduce Mari e’ Pauli M/O= specie Oasi Protezione Stagno di Cabras migratrice/ospite Faunistica Specie di fauna selvatica particolarmente protetta Airone b. maggiore – M/O x x Spatola – M/O x Albanella reale – M/O x x Falco pescatore – M/O x Smeriglio – M/O x Piviere dorato – M/O x x Combattente – M/O x x Piro piro boschereccio – M/O x x Sterna maggiore – M/O x Beccapesci – M/O x Mignattino piombato – M/O x x Mignattino alibianche – M/O x x Mignattino – M/O x x Gufo di palude – M/O x x Numero totale specie 41 specie 49 specie

Il livello di tutela legale delle singole specie di Vertebrata può essere considerato soddisfacente. Una più estesa tutela degli habitat delle specie minacciate, in particolare degli uccelli acquatici svernanti (Tabella 7), aumenterebbe sensibilmente l’importanza del “Sito” e contribuirebbe a garantire uno status di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie di interesse comunitario.

4.4.11. Unità ambientali e ricchezza di specie con uno status di conservazione insoddisfacente

In prospettiva dell’elaborazione di un “Atlante” della distribuzione delle specie faunistiche di interesse conservazionistico, sono state individuate 10 Unità Ambientali all’interno del pSIC e della ZPS “Stagno di Cabras”, soprattutto sulla base dell’omogeneità degli habitat presenti e della presenza biologicamente significativa di specie di Vertebrata con uno status di conservazione insoddisfacente a livello comunitario, nazionale e/o regionale. Nella Tabella 8 si illustra la distribuzione delle specie con uno status di conservazione insoddisfacente (Allegato 1 della Direttiva “Uccelli selvatici”, Allegato II della Direttiva “Habitat”, Lista Rossa comunitaria, nazionale, regionale) che si riproducono nell’area di studio dello Stagno di Cabras. Le specie provvisoriamente considerate specie guida, per le loro caratteristiche eco-etologiche, biogeografiche e numeriche all’interno della comunità, sono evidenziate in grassetto.

134 Complessivamente sono 59 le specie di Vertebrata (1 Osteichthyes, 2 Amphibia, 5 Reptilia, 50 Aves, 1 Mammalia) con uno status di conservazione insoddisfacente che si riproducono nelle 10 Unità Ambientali (U.A.) dello Stagno di Cabras. La più alta ricchezza di specie con uno status di conservazione insoddisfacente si riscontra con 29 nelle aree A (Ludosu), B (Mari e’Pauli) e K (altre aree, costituite da un mosaico di habitat comprendente frutteti, rimboschimenti, zone agricole seminative, praterie e pascoli, insediamenti sparsi), seguite dall’area H (Istai) con 28 specie, dall’area E (Capiais) con 27 specie; seguono l’area di Pauli Trottas – F (23 specie), su Sali – C (20 specie); le U. A. di Paesai – D (10 specie) e di Rio di Mare Foghe – I (9 specie) chiudono la classifica.

Tabella 11 - Distribuzione delle specie riproducentesi con uno status di conservazione insoddisfacente a livello comunitario (Allegato 1 della Direttiva “Uccelli selvatici”, Allegati II e IV della Direttiva “Habitat”, Lista Rossa mondiale - MON, comunitaria - UE, UNITA AMBIENTALI16 Specie con uno status di conservazione I

insoddisfacente F E A B K C H 15 D G (MON, UE, IT, SAR) Istai Paesai Su Sali Trottas Ludosu Capiais Sperrau Altre aree Mari e’Pauli Mari e’Pauli Mare Foghe Mare Foghe

Osteichthyes – 1 specie Nono x x x x Amphibia – 2 specie Rospo smeraldino - All. x x x x x x x x x IV Raganella sarda - All. IV x x x x x x x x x x Reptilia – 5 specie Testuggine d’acqua x x x MON Testuggine comune x MON Lucertola campestre x x x x x x x x x x All.IV Gongilo - All. IV x x x x x x x x Biacco - All. IV x x x x x x x Aves – 50 specie Tarabusino - All. 1 x x x Tarabuso - All. 1 x x Airone rosso - x x All. 1 Volpoca - IT x x Marzaiola - UE x Canapiglia - IT x x Mestolone - UE x x Fistione turco - IT x x x x x x Moriglione - UE x x x Falco di palude - All. 1 x x x Albanella minore - All. 1 x x

15 Status di conservazione insoddisfacente: MON (IUCN, 2006); UE (Allegati II e IV Direttiva “Habitat”, Allegato 1 Direttiva “Uccelli selvatici”; BirdLife International, 2004); SAR (Schenk, 2003, aggiornato); specie guida in grassetto. 16 Unità ambientali (in senso orario): A=Ludosu-Pischeredda; B=Mari e’Pauli; C=su Sali; D=Paesai; E=Capiais; F=Pauli Trottas; G= Cuccuru Sperrau; H= Istai; I= Rio Mare Foghe (sa Praia); K=altre aree.

135 UNITA AMBIENTALI16 Specie con uno status di conservazione I

insoddisfacente F E A B K C H 15 D G (MON, UE, IT, SAR) Istai Paesai Su Sali Trottas Ludosu Capiais Sperrau Altre aree Mari e’Pauli Mari e’Pauli Mare Foghe Mare Foghe

Gheppio - UE x Pernice sarda - All. 1 x Quaglia - IT x x x x x x x x Cav. d’Italia - All. 1 x x x x x x Avocetta - All. 1 x x x x x Porciglione - IT x x x x Pollo sultano - All. 1 x x x x Occhione - All. 1 x x x x x Pernice di mare - All. 1 x x x Corriere piccolo - IT x x x x x Fratino - UE x x x x x x x Pettegola - UE x x x x Gabbiano comune - IT x x x x x Sterna zampenere All. 1 x Sterna comune - All. 1 x x x x Fraticello - All. 1 x x x x Tortora selvatica - UE x Cuculo - UE x x Barbagianni - UE x x Assiolo - UE x Civetta - UE x x x x x Succiacapre - All. 1 x Martin pescatore All. 1 x x Gruccione - UE x x x x Torcicollo - UE x Upupa - UE x Calandra - All. 1 x x x x Calandrella - All. 1 x x x x x x x x x Allodola - UE x x x x x x Rondine - UE x Calandro - All. 1 x x x x x x x x Cutrettola - UE x x x x x x x x Cannareccione - UE x x x Sterp. di Sard. SAR x x x x x x Pigliamosche - UE x Averla capirossa - UE x Passera mattugia - UE x Fanello - UE x Strillozzo - UE x x x x x x x Mammalia – 1 specie Lepre sarda - I x x x x x x Totale specie valutate: 29 29 20 10 27 23 25 28 9 29 59 Totale specie “guida” : 15 17 12 4 11 9 16 16 3 9 26 51,9 58,6 60,0 40,0 40,7 39,1 64,0 57,1 33,3 31,0 percentuale % % % % % % % % % %

136 Tale classifica cambia se si prende in considerazione l’incidenza delle “specie guida” di valore conservazionistico sul numero totale delle specie con uno status di conservazione Insoddisfacente (Tabella 9). Le prime 5 posizioni vengono occupate in ordine decrescente da Cuccuru Sperrau (G), su Sali (C), Mari e’Pauli (B) Ludosu- Pischeredda (A) e Istai (H); posizioni di rilievo vengono poi occupate da Capiais (E), Paesai (D) e Pauli Trottas (F); chiudono la classifica le altre aree (K) e il Rio di Mare Foghe (I).

Tabella 12 - Importanza descrescente delle 10 Unità Ambientali del pSIC e della ZPS “Stagno di Cabras” in relazione all’incidenza delle specie guida di interesse conservazionistico sul numero totale delle specie con uno status di conservazione insoddisfacente, 199

Unità

I F E B A C K H D ambientale G Istai altre Paes Marp PTrot CSper CSper Ludpis MFogh su Sali Capiais

Totale specie Numero e % di specie Stagno di 25 20 29 29 28 27 10 23 9 29 Cabras: 59 Totale specie 16 12 17 15 16 11 4 9 3 9 “guida” 64,0 60,0 58,6 51,7 57,1 40,7 40,0 39,1 33,3 31,0 Stagno di % % % % % % % % % % Cabras: 26

4.4.12. Aree chiave per la conservazione della biodiversità dei Vertebrata dello Stagno di Cabras e identificazione delle minacce (criticità)

Senza ulteriori elaborazioni dei dati esposti nei paragrafi precedenti - per esempio la “pesatura” delle singole specie in relazione all’estensione dell’area geografica in cui risultano “minacciate”, la loro consistenza numerica, la loro vulnerabilità, l’estensione delle singole Unità Ambientali - si vanno delineando le seguenti “aree chiave raggruppate” (Figura 2) per la ricchezza di specie (biodiversità) di Vertebrata con uno status di conservazione insoddisfacente:

I – Unità Ambientali degli Stagni di Mari e’ Pauli (B), su Sali (C) e Paesai (D) lungo le sponde orientali dello Stagno di Cabras

Estensione: 215 ha Comune: Riola Sardo, Cabras Proprietà:? Corine Biotopes: stagni; paludi e steppe salati; praterie e pascoli; coltivazioni agricole seminative (anche risaie); linee di alberi, siepi, mosaici agricoli; insediamenti sparsi e strutture tecnologiche – 6 tipologie. Ricchezza di specie con uno status di conservazione insoddisfacente: 38 (64,4% del totale di 59 specie):

Nono; Rospo smeraldino, Raganella sarda; Testuggine d’acqua, Lucertola campestre, Gongilo, Biacco; Tarabusino, Tarabuso, Airone rosso, Marzaiola, Canapiglia, Fistione turco, Moriglione, Falco di palude, Quaglia, Porciglione, Pollo sultano, Cavaliere d’Italia, Avocetta, Pernice di mare, Corriere piccolo, Fratino, Pettegola, Gabbiano comune, Sterna comune, Fraticello, Barbagianni,

137 Civetta, Gruccione, Calandrella, Allodola, Calandro, Cutrettola, Cannareccione, Sterpazzola di Sardegna, Strillozzo; Lepre sarda.- Le specie dell’All. 1 della Direttiva “Uccelli selvatici” e quelle degli Allegati II e IV della Direttiva “Habitat”sono evidenziate in grassetto.

Ricchezza di specie guida/ricchezza di specie con uno status di conservazione insoddisfacente: 23/38 (60,5%);

Ricchezza di specie guida di alto valore conservazionistico: 23 (88,5% del totale di 26 specie guida):

Nono; Rospo smeraldino, Raganella sarda; Testuggine d’acqua; Airone rosso (3-6 coppie), Fistione turco (5-10 coppie), Falco di palude (2-5 coppie), Quaglia (<10 maschi in canto), Porciglione (>10 coppie), Pollo sultano (>25 coppie), Cavaliere d’Italia (12 coppie/2006), Avocetta (38 coppie/2006), Pernice di mare (2-10 coppie), Fratino (ca.10 coppie/2006), Sterna comune (58 coppie/2006), Fraticello (min.42 coppie/2006), Barbagianni (1 coppia), Civetta (1-2 coppie), Gruccione (>10 coppie), Calandrella, Cutrettola, Strillozzo; Lepre sarda.- Le specie “guida” sono evidenziate in grassetto corsivo.

Criticità: scambi idrici; inquinamento agricolo; espansione zone agricole; disturbi vari.

II – Unità Ambietali degli stagni temporanei di Cuccuru Sperrau (G), Istai (H) e Pauli Trottas (F) lungo le sponde occidentali dello Stagno di Cabras

Estensione: 210 ha Comune: Riola Sardo Proprietà:? Corine Biotopes: paludi salati; stagni temporanei mediterranei; praterie e pascoli; coltivazioni agricole seminative; insediamenti sparsi e strutture tecnologiche – 5 tipologie.

Ricchezza di specie con uno status di conservazione insoddisfacente: 29 (49,2% del totale di 59 specie):

Rospo smeraldino, Raganella sarda; Lucertola campestre, Gongilo, Biacco; Volpoca, Fistione turco, Albanella minore, Quaglia, Cavaliere d’Italia, Avocetta, Occhione, Corriere piccolo, Fratino, Pettegola, Gabbiano comune, Sterna zampenere, Sterna comune, Fraticello, Civetta, Gruccione, Calandra, Calandrella, Allodola, Calandro, Cutrettola, Sterpazzola di Sardegna, Strillozzo; Lepre sarda.- Le specie dell’All. 1 della Direttiva “Uccelli selvatici” e quelle degli Allegati II e IV della Direttiva “Habitat”sono evidenziate in grassetto.

Ricchezza di specie guida/ricchezza di specie con uno status di conservazione insoddisfacente: 17/29 (58,6%); Ricchezza di specie guida di alto valore conservazionistico: 17 (65,4% del totale di 26 specie guida):

Rospo smeraldino, Raganella sarda, Volpoca (2 coppie/2006), Fistione turco (2-8 coppie), Quaglia (>10 maschi in canto/2006), Cavaliere d’Italia (33-40 coppie/2006, Avocetta (3-5 coppie/2006), Occhione (1-5 coppie), Fratino (>10

138 coppie/2006), Sterna comune (85 coppie/2006), Fraticello (min.62 coppie/2006), Civetta (2-4 coppie), Gruccione (>10 coppie), Calandrella, Cutrettola, Strillozzo; Lepre sarda.- Le specie “guida” sono evidenziate in grassetto corsivo.

Criticità: fluttuazione della lama d’acqua; ventilati interventi di acquacoltura intensiva; attività venatoria; moderato inquinamento agricolo?

III – Unità Ambientale di Pauli Ludosu, Corru Mileddu, Isca Maiori, Piscaredda e Mare Foghe (A) lungo le sponde settentrionali dello Stagno di Cabras

Estensione: circa 248 ha Comune: Riola Sardo, Cabras Proprietà:? Corine Biotopes: laguna; paludi e steppe salati; corsi d’acqua, canali; praterie e pascoli; coltivazioni agricole seminative; linee di alberi, siepi, mosaici agricoli; insediamenti sparsi e strutture tecnologiche – 7 tipologie.

Ricchezza di specie con uno status di conservazione insoddisfacente: 29 (49,2% del totale di 59 specie):

Nono; Rospo smeraldino, Raganella sarda; Testuggine d’acqua, Lucertola campestre, Biacco; Tarabusino, Tarabuso, Airone rosso, Fistione turco, Moriglione, Falco di palude, Albanella minore, Quaglia, Porciglione, Pollo sultano, Cavaliere d’Italia, Fratino, Pettegola, Gabbiano comune, Cuculo, Martin pescatore, Gruccione, Calandrella, Calandro, Cutrettola, Cannareccione, Sterpazzola di Sardegna, Strillozzo.- Le specie dell’All. 1 della Direttiva “Uccelli selvatici” e quelle degli Allegati II e IV della Direttiva “Habitat”sono evidenziate in grassetto.

Ricchezza di specie guida/ricchezza di specie con uno status di conservazione insoddisfacente: 15/29 (51,7%); Ricchezza di specie guida di alto valore conservazionistico: 15 (57,7% del totale di 26 specie guida):

Nono; Rospo smeraldino, Raganella sarda; Testuggine d’acqua; Airone rosso (3-5 coppie), Fistione turco (>5coppie), Falco di palude (2-4 coppie), Porciglione, Pollo sultano (>25 coppie), Cavaliere d’Italia (> 5 coppie/2006), Fratino (2-5 coppie/2006), Gruccione (? coppie), Calandrella, Cutrettola, Strillozzo.- Le specie “guida” sono evidenziate in grassetto corsivo.

Criticità: inquinamento urbano e agricolo (Rio di Mare Foghe); apporto di sedimenti (Rio di Mare Foghe); eutrofizzazione; espansione zone agricole; attività venatoria.

139 IV– Unità Ambientale di Capiais (E) lungo le sponde centro-meridionali dello Stagno di Cabras

Estensione: 73 ha Comune: Cabras Proprietà:? Corine Biotopes: lagune; paludi e steppe salati; stagni temporanei mediterranei; praterie e pascoli; linee di alberi, siepi, mosaici agricoli (oliveti, vigneti); insediamenti sparsi e strutture tecnologiche – 6 tipologie.

Ricchezza di specie con uno status di conservazione insoddisfacente: 27 (45,8% del totale di 59 specie):

Rospo smeraldino, Raganella sarda; Lucertola campestre, Gongilo, Biacco; Tarabusino, Canapiglia, Mestolone, Fistione turco, Moriglione, Falco di palude, Quaglia, Porciglione, Pollo sultano, Cavaliere d’Italia, Avocetta, Fratino, Pettegola, Sterna comune, Fraticello, Calandrella, Allodola, Calandro, Cutrettola, Cannareccione, Sterpazzola di Sardegna, Strillozzo.- Le specie dell’All. 1 della Direttiva “Uccelli selvatici” e quelle degli Allegati II e IV della Direttiva “Habitat”sono evidenziate in grassetto.

Ricchezza di specie guida/ricchezza di specie con uno status di conservazione insoddisfacente: 13/27(48,1%); Ricchezza di specie guida di alto valore conservazionistico: 13 (50,0% del totale di 26 specie guida):

Rospo smeraldino; Fistione turco (2-4 coppie), Falco di palude (1 coppia), Quaglia (>5 maschi in canto), Porciglione (>2 coppie), Pollo sultano (circa 5 coppie), Cavaliere d’Italia (8 coppie/2006, Fratino (>5 coppie/2006), Calandrella, Cutrettola, Strillozzo.- Le specie “guida” sono evidenziate in grassetto corsivo.

Criticità: potenziale inquinamento dello stagno dalla discarica di RSU bonificata; attività venatoria; agricolo; disturbi vari.

Nella Tabella 13 sono riuniti i principali parametri che caratterizzano la diversità faunistica dei Vertebrata riproducentesi nelle 4 aree chiave individuate. Le “altre aree” (Unità Ambientale K delle Tabelle 8 e 9) costituiscono il tessuto di connessione tra le 4 Unità Ambientali classificate come aree chiave per la conservazione della biodiversità faunistica del Sito e per questo motivo non vengono rappresentati cartograficamente. L’Unità Ambientale I (Mari e’Pauli, su Sali e Paesai) è con grande distacco l’area più importante, ospitando ben 38 specie con uno status di conservazione insoddisfacente; seguono gli stagni temporanei lungo le sponde occidentali dello Stagno di Cabras (Unità Ambientale II – CuccuruSperrau, Istai e Pauli Trottas) e l’Unità Ambientale III (Pauli Ludosu, Piscaredda, Mare Foghe), ambedue con 29 specie con uno status di conservazione insoddisfacente; chiude la classifica l’area di Capiais che però è anche quella meno estesa (Unità Ambientale IV) e che ospita 27 specie con uno status di conservazione insoddisfacente. Tale qualifica viene ancora più evidente valutando l’incidenza delle specie guida di alto valore conservazionistico sul numero totale delle specie con uno statusdi conservazione insoddisfacente: 88,5% (Unità Ambientale I), 65,4% (Unità Ambientale II), 57,7% (Unità Ambientale III) e 50,0% (Unità Ambientale IV).

140 Complessivamente le 4 Unità Ambientali di rilevante interesse per la conservazione della biodiversità faunistica ammontano ad una superficie di circa 750 ha, corrispondenti al 15,6% dei 4.806 ha del pSIC Stagno di Cabras. Tale parametro potrebbe diventare un importante indicatore valutativo del rapporto territoriale tra “aree chiave” e “aree contigue” per una corretta zonizzazione gestionale della fauna vertebratica e specialmente dell’avifauna nidificante nelle zone umide. Si sottolinea comunque che le Unità Ambientali I, II e IV sono confinanti con lo specchio d’acqua dello Stagno di Cabras, la cui presenza è determinante per la presenza di numerose specie di interesse conservazionistico che si riproducono per la maggior parte nelle aree delimitate, che si alimentano però nelle acque contigue dello stagno.

Tabella 13 - Quadro riassuntivo dei principali parametri delle aree chiave (Unità Ambientali) per la conservazione della biodiversità dei Vertebrata dello Stagno di Cabras, 2006; Aree chiave I II III IV (Unità Ambientale) Mari e’Pauli, Cuccuru Pauli Ludosu- e su Sali e Sperrau, Piscaredda- Capiais parametri Paesai Istai e Mare Foghe Pauli Trottas Superficie - ha 215 216 248 73 Comuni Riola Sarda, Riola Sardo Riola Sarda, Cabras Cabras Cabras N Corine Biotopes 6 5 7 6 N specie minacciate 38 (64,4%) 29 (49,2%) 29 (49,2%) 27 (%) (45,8%) N specie guida (%) 23 (60,5%) 17 (58,6%) 15 (51,7%) 13 (48,1%) N specie guida 23 (88,5%) 17 (65,4%) 15 (57,7%) 13 minacciate (%) (50,0%)

4.4.13. Posizione del Sito rispetto al sistema regionale delle aree protette

Il pSIC e la ZPS “Stagno di Cabras ricadono interamente nel Parco naturale regionale “Sinis-Montiferru” (42.664 ha), previsto dalla L.R. n. 31/1989 recante “Norme per l’istituzione e la gestione dei parchi, delle riserve e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza naturalistica ed ambientale”. La proposta elaborata per conto della Regione Sardegna da Lacava (1992) prevede per lo Stagno di Cabras un'unica Area di Rilevante Interesse Naturalistico (numero 5) che comprende lo Stagno di Mistras, lo Stagno di Cabras e la parte residuale dello Stagno di Mare Foghe. Per la gestione delle risorse faunistiche, in particolare degli uccelli, sono di grande importanza la presenza di 3 Oasi di Protezione Faunistica (divieto permanente di attività venatoria), istituite ai sensi della L.R. n. 23/1998: Stagno di Mistras e aree contigue (Cabras, Oristano) di 1.276 ha; Stagni di Sale Porcus e is Benas (San Vero Milis) di 451 ha e Mari ’e Pauli (Cabras, Nurachi) di 343 ha e ricadente interamente nel pSIC e nella ZPS dello Stagno di Cabras. La distanza più breve in linea d’area tra l’”Oasi” di Mari e’Pauli e l’”Oasi” dello Stagno di Mistras è di circa 5,5 km e quella tra Mari ’e Pauli e Sale Porcus di circa 9 km. I due pSIC e ZPS Stagno di Mistras (ITB 030034) e Stagno di Cabras sono confinanti nella parte sudorientale dello Stagno di Cabras; la distanza minima tra il pSIC Stagno di Cabras e il pSIC Sale Porcus (ITB 030035) è di circa 3,5 km, la distanza minima tra il pSIC di Cabras e il pSIC Stagno di Putzu Idu (ITB 030038) è di circa 6,8 km.

141 L’unico strumento di tutela della fauna attualmente efficace sono le 3 “Oasi di Protezione Faunisticha” che favoriscono soprattutto le seguenti specie ospiti: Cormorano, Airone bianco maggiore, Fenicottero, Falco pescatore, anatidi e limicoli.- Per una più efficace tutela di habitat di sosta e di svernamento di molte specie di interesse conservazionistico europeo, nazionale e regionale (Garzetta, Mignattaio, Spatola, Moretta tabaccata, Albanella reale, Gru, Sterna maggiore, Mignattino, Mignattino piombato e altre specie di uccelli acquatici), si suggerisce l’istituzione, ai sensi della L.R.n. 23/1998, di un’“Oasi Permanente Faunistica” negli stagni temporanei di Cuccuru Sperrau, Istai e Pauli Trottas e lungo le sponde occidentali dello Stagno di Cabras di circa 350 ha, tutte aree ricadenti nel pSIC Stagno di Cabras.

142

4.5. ASSETTO IDROBIOLOGICO (Colonna d’acqua e benthos)

4.5.1. Introduzione La laguna di Cabras è un corpo d’acqua poco profondo (profondità media 1.7 m) localizzato sulla costa centro occidentale della Sardegna (39° 57’ N, 08° 29’ E), e costituisce uno degli ambienti di transizione più estesi del Mediterraneo con una superficie di circa 22 km2. Il bacino scolante drena una superficie di 459 km2, caratterizzati dalla presenza di attività agricole e zootecniche estensive per la maggior parte. Circa il 20% dell’area totale è stimata essere in condizioni di semisterilità. Il settore nord della laguna è connesso con un corso d’acqua che rappresenta il principale immissario di acqua dolce, il Rio Mar’e Foghe. L’apporto del fiume è tuttavia limitato dalla bassa piovosità e dal crescente utilizzo di acqua per l’agricoltura. Sebbene via sia una tendenza alla salinizzazione in seguito alla riduzione degli apporti di acqua dolce imputabili prevalentemente al regime pluviametrico, la salinità delle acque può variare da valori inferiori a 10 psu nei periodi piovosi per superare i 30 psu in estate (Magni et al. 2005, Ferrarin et al, 2005). Il settore sud della laguna è stato profondamente modificato negli ultimi 25 anni con l’apertura del canale scolmatore e la costruzione di uno sbarramento sul canale, che raggiunge il livello massimo delle maree, per consentire la fuoriuscita delle acque in caso di piene. Nel canale scolmatore è stata realizzata, nel 1997, una peschiera che limita ulteriormente gli scambi con il mare anche se consente un maggior controllo per la gestione ittica. Un rete di canali secondari connette la laguna con il mare ma comunque attraverso lo scolmatore. L’ampiezza delle maree è inferiore a 40 cm. Questo assetto idraulico limita gli scambi di acqua tra il mare e la laguna. La laguna ha un alto valore economico legato alle attività di pesca che coinvolgono circa 300 persone, le specie maggiormente pescate sono Liza ramada e Mugil cephalus (Muroni et al. 2004). La crisi distrofica del 1999 ha comportato una mortalità estesa a tutto il bacino con riduzione negli anni successivi del pescato, passato da circa 400 kg ha anno a circa 150 kg ha anno (Muroni et al. 2004). Durante l’anno idrologico 1996/1997 è stata effettuata una valutazione dell’apporto di nutrienti (azoto e fosforo totale) in laguna dal bacino idrografico attraverso misure dirette sugli immissari comparate con una stima teorica basata sull’utilizzo del suolo del bacino (Casula et al. 1999). Si è stimato un apporto di fosforo e azoto equivalenti, rispettivamente a 16 e 240 tonnellate/anno. I dati relativi al fosforo mostrano un buon accordo tra i dati teorici e quelli sperimentali, mentre il calcolo teorico dell’azoto risulta più elevato rispetto alle misure dirette, probabilmente dovuto ad una sottostima delle sorgenti diffuse di nutrienti. La laguna mostra elevate concentrazioni di nutrienti derivanti, oltre che dall’apporto del bacino idrografico, dal probabile rilascio dai sedimenti. In particolare sono stati rilevati valori medi di Azoto inorganico disciolto pari a 105 mg N m-3, di cui l’ammonia rappresenta il 50% e valori annuali medi di fosforo totale equivalenti a 312 mg P m-3 (Scheda Lagunet, dati Università di Sassari). L’analisi dei dati chimico fisici della colonna d’acqua mostra alte variazioni del livello di ossigeno con sottosaturazione soprattutto nei periodi estivi. Si sono riscontrate condizioni di ipossia con valori di ossigeno disciolto inferiori al 10% negli strati più profondi della colonna d’acqua (Magni et al, 2005). Il fitoplancton sembra prevalente rispetto alle macroalghe. La struttura del fitoplancton è caratterizzata da una elevata densità cellulare ( spesso superiore a 1 x 109 cell l-1) dovuta alla 143 presenza di cellule molto piccole (inferiori a 2 µm). Le classi più rappresentative sono Bacillariophyceae and Cyanophyceae classes. Le specie più abbondanti Chlorella sp., Cyclotella atomus, Cylindrotheca closterium, Minidiscus sp. and Navicula sp. La concentrazione media annua di clorofilla a è sempre superiore a 40 mg m-3 in accordo con l’elevata concentrazione di fitoplancton. Questi dati indicano condizioni ipertrofiche con elevata probabilità di eventi distrofici (Scheda Lagunet, dati Università di Sassari). La vegetazione litorale è composta da associazioni di Salicornietum fruticosae, Scirpetum maritimi and Juncetum maritimi (vedi paragrafo specifico). Le condizioni di forte arricchimento organico dei sedimenti sono confermate dai valori sempre fortemente negativi del potenziale di ossido riduzione (Eh) e dalle elevate concentrazioni in solfuri (De Falco et al., 2004, Magni et al., 2005).

4.5.2. Livello di materia organica nei sedimenti superficiali Considerando i sedimenti indicatori dello ‘stato di salute’ degli ambienti acquatici: viene proposto il concetto di “qualità” dei sedimenti come descrittore importante delle condizioni dello stagno I sedimenti superficiali sono principalmente fangosi (contenuto medio in frazione siltoso argillosa 89%) con un elevato contenuto in materia organica (mediamente introno al 10%) e carbonio organico totale (33 mg g-1). L’analisi dei sedimenti in profondità indica un marcato incremento della frazione fangosa e del contenuto in carbonio organico nei livelli superficiali (De Falco et al. 2004). Ciò indica una variazione del regime sedimentario della laguna nelle ultime decadi con un intrappolamento all’interno del bacino delle frazioni più sottili di sedimento e della materia organica associata ad esso. Tale variazione è probabilmente correlata con la costruzione del canale scolmatore (De Falco et al., 2004). Uno dei parametri maggiormente indicativi della qualità dei sedimenti è il contenuto in materia organica. La distribuzione della materia organica nei sedimenti superficiali è stata ottenuta attraverso un’interpolazione dei dati rilevati nel grigliato di campionamento (Figura 1).

La misura, si riferisce alla percentuale in peso della materia organica presente nel sedimento rispetto al peso totale del sedimento stesso.

L’ammontare del materiale organico nella superficie dei sedimenti (0-2 centimetri) tende a essere maggiore (10-12 per cento) nella parte interna dello stagno diminuendo nelle sponde laterali est e ovest (8 per cento). Questi valori sono molto elevati e indicano una condizione di forte arricchimento organico e una bassa qualità del sedimento. La concentrazione di materia organica nei sedimenti dello stagno di Cabras risulta tra le più elevate in confronto ad altre lagune Mediterranee.

144 Materia organica (%)

13 12 11 10 9

Figura 1 Contenuto in sostanza organica nei sedimenti

4.5.3. Trasporto dei sedimenti all’interno della laguna La granulometria dei sedimenti dello stagno è generalmente fine. Praticamente il fondo dello stagno è composto di sedimenti fangosi con un elevato contenuto di argilla e di limo. Tuttavia il sedimento è più argilloso nelle zone con elevato contenuto di materia organica (il settore centrale e la bocca in prossimità del canale scolmatore), e risulta più sabbioso verso le sponde. L’analisi delle differenze tra la granulometria dei sedimenti nei diversi punti del bacino può essere utilizzata per individuare le direzioni di trasporto dei sedimenti, basandosi su modelli statistici. Non approfondiamo gli aspetti metodologici relativi all’applicazione di questi modelli per i quali si rimanda alla letteratura specialistica, ma illustriamo i risultati che ne derivano per lo stagno di Cabras. Vista l’importanza e la complessità del problema descriviamo nei dettagli l’immagine del trasporto dei sedimenti nello stagno (Figura 2). Le frecce (vettori) indicano la direzione preferenziale di trasporto dei sedimenti causato dal vento. Si nota un andamento da Sud a Nord e dalle sponde verso il centro nel corpo principale della laguna, mentre nella zona di Iscaiu si ha trasporto verso il becco d’anatra del canale scolmatore. In definitiva i sedimenti fini vengono trasportati, insieme al particellato organico verso il settore centrale della laguna, con una circolazione sostanzialmente tutta interna al bacino e dovuta, probabilmente alle correnti e alle onde provocate dai venti.

145 Questo conferma la scarsa influenza, oramai, degli apporti fluviali da Nord e degli scambi della laguna col mare a Sud. Tale stato di fatto determina delle condizioni sostanzialmente stagnanti e di scarsa vivificazione. Il trasporto dei sedimenti verso il canale scolmatore sarebbe confermato dall’interramento di quella zona rilevato negli ultimi anni dai pescatori.

Direzioni preferenziali di trasporto dei sedimenti

4.5.4. Variazioni temporali della sedimentazione L’analisi delle sezioni delle carote di sedimento indica la variazione delle condizioni dello stagno nel tempo. Abbiamo riportato alcuni grafici che evidenziano i profili delle carote (Figura 3). Si può notare come lo strato più superficiale (quindi più recente) sia più ricco di materia organica e più fangoso degli strati profondi (quindi più antichi). Questa variazione del profilo della carota è un indicatore di un profondo cambiamento nelle condizioni dello stagno che ha portato a un aumento della deposizione del fango e della materia organica, aumento causato, probabilmente, anche da una riduzione della dinamica interna del bacino.

146 Fango (%) Fango (%) Fango (%) 40 50 60 70 80 90 100 40 50 60 70 80 90 100 40 50 60 70 80 90 100 1 1 1 3 nord 3 centro 3 sud 5 5 5 7 7 7 9 9 9 11 11 11 13 13 13 15 15 15 17 17 17 19 Profondità (cm) Profondità (cm) 19 Profondità (cm) 19 22 22 22 4 6 8 101214 4 6 8 10 12 14 4 6 8 101214 Mat. Organica (%) Mat. Organica (%) Mat. Organica (%) Variazione in profondità della granulometria e del contenuto in sostanza organica in nei sedimenti

4.5.5. Comunità macrobentoniche animali quale strumento di valutazione ambientale Conseguentemente alle condizioni del sedimento la macrofauna bentonica della laguna è povera con pochi taxa predominanti che includono organismi a detritivori, a caratteristiche opportuniste e di piccola taglia (e.g. Polydora ciliata and Corophium sextonae), organismi subsuperficiali (e.g. Tubificidae nc), e policheti (i.e. Neanthes succinea and Hediste diversicolor), tipici di ambienti degradati. I filtratori sono rappresentati esclusivamente dal polichete costruttore Ficopomatus enigmaticus e dal bivalve Cerastoderma glaucum. Le aree più vicine alle sponde sono caratterizzate dalla presenza di F. enigmaticus and Corophium sextonae, mentre le aree più interne con sedimenti più fini e maggiore contenuto in materia organica sono meno popolate. Questi risultati suggeriscono l’esistenza di un primo stadio di successione faunistica che può essere messo in relazione con un eccessivo contenuto in materia organica nei sedimenti e confermano la tendenza a eventi distrofici (Magni et al., 2005). Le conoscenze scientifiche sopra esposte hanno permesso di valutare lo stato di salute della laguna di Cabras sulla base dei cambiamenti faunistici bentonici lungo un gradiente di arricchimento organico. Gli obiettivi dei questo studio possono essere sintetizzati come segue:

• Esaminare la struttura e composizione delle comunità animali bentoniche (cioè legate ai sedimenti), la distribuzione spaziale delle specie dominanti ed il grado di biodiversità in termini di ricchezza di specie e presenza di diversi gruppi trofici. • Esaminare le principali caratteristiche chimiche e fisiche dei sedimenti quali il Carbonio Organico Totale (TOC), la sostanza organica totale (LOI, Loss Of Ignition), i pigmenti fotosintetici (clorofilla a e feopigmenti), i nutrienti e i solfuri nell’acqua interstiziale, il potenziale RedOx e la granulometria. • Valutare le principali caratteristiche idrologiche della colonna d’acqua, con misure di salinità, temperatura, ossigeno disciolto, irradianza e turbidità. • Valutare le relazioni esistenti tra comunità animali e le caratteristiche ambientali sopra esposte.

In questo capitolo si darà risalto al rapporto tra il livello di biodiversità delle comunità macrobentoniche e l’arricchimento organico dei sedimenti. L’attività sperimentale ha incluso un campionamento estensivo su un grigliato di 29 stazioni equidistanti (distanza tra due stazioni adiacenti di ca. 750 m), tra la fine di aprile e

147 l’inizio di maggio 2001. Per l’analisi della macrofauna bentonica, campioni di sedimento sono stati raccolti in duplicato ad ogni stazione con una benna per sedimenti (Ekman-Birge, area di campionamento per replicato di 216 cm2). Il materiale raccolto è stato vagliato tramite setacci con maglie di 0.5 mm e fissato in formalina. Ad ogni stazione, campioni di sedimento sono stati altresì prelevati utilizzando un carotiere per la determinazione del contenuto di sostanza organica e per le analisi granulometriche (contentuto di sabbia, fango, argilla, ecc.). In laboratorio, i campioni della macrofauna sono stati classificati sia su base tassonomica (a livello di specie dove possibile) sia su base funzionale (gruppi trofici). Si definiscono “comunità macrobentoniche animali”, l’insieme delle specie animali presenti nel residuo di sedimento a seguito di setacciatura con maglie di 0.5 mm. Si intende “gruppo trofico” l’insieme delle specie caratterizzate da simili modalità di ricerca ed assunzione del cibo. Tra i principali gruppi trofici si annoverano: detritivori, sospensivori e predatori. La figura 4 indica una marcata zonizzazione delle comunità animali in termini sia di abbondanza (Figura 4a) sia di biomassa (Figura 4b) totali. In particolare, si osserva un generale aumento dell’abbondanza totale (somma degli individui di tutte le specie raccolte) verso la zona centro-sud della laguna e, in questa area, lungo le coste (Figura 4a). Spostandosi dalle coste verso zone più centrali della laguna si verifica un progressivo decremento del numero degli individui, con lavori inferiori a 150 ind. 432 cm-2 nella maggior parte delle stazioni centro-nord. Per quanto riguarda la distribuzione spaziale della biomassa totale (peso fresco delle parti molli di tutti gli individui raccolti per superficie di campionamento), i valori più elevati si sono riscontrati sulla sponda occidentale (Figura 4b), con un gradiente est-ovest lungo l’asse maggiore della laguna, più marcato rispetto a quello dell’abbondanza. Come per l’abbondanza, anche nel caso della biomassa, ampie aree della laguna appaiono caratterizzate da valori estremamente bassi, indicanti condizioni quasi azoiche (prive di animali). Nel complesso, da un’analisi comparata dei valori di abbondanza e biomassa che si riscontrano in altri sistemi lagunari italiani (Martinelli et al. 1999, Mistri et al. 2000, Lardicci et al. 2001) si può affermare che allo stato attuale la laguna di Cabras è caratterizzata da un marcato impoverimento della macrofauna bentonica.

COMUNITA' MACROBENTONICHE ANIMALI (a) Abbondanza totale (b) Biomassa totale

ind. 432 cm-2 g 432 cm-2 750 5 600 4 450 3 300 2 150 1

Figur a 4. Distribuzione spaziale dell’abbondanza e della biomassa totale delle comunità macrobentoniche animali.

4.5.6. Pressioni e indicatori per la valutazione della situazione attuale Come detto precedentemente la laguna è soggetta ad un elevato carico di nutrienti provenienti dal bacino idrografico. Nel 2000 è stata realizzata la diversione dei reflui urbani di Cabras, Riola e Nurachi verso la zona industriale di Oristano, per cui si è avuta una riduzione dei carichi immessi in laguna. 148 Tuttavia lo stato dei sedimenti induce a pensare che essi possano incidere in maniera significativa sugli apporti in nutrienti alla colonna d’acqua. Il monitoraggio effettuato negli ultimi cinque anni non ha mostrato riduzione del livello di materia organica nei sedimenti, né significative variazioni nelle associazioni macrozoobentoniche che sono sempre caratterizzate da popolamenti indicatori di ambienti fortemente degradati. In sostanza le pressioni sulla laguna si possono riassumere in:

• apporto di nutrienti e sostanza organica dal bacino idrografico (di origine prevalentemente agricola); • riduzione degli apporti di acqua dolce con conseguente forti variazioni di salinità e scarso ricambio idrico; • scarsi scambi con il mare; • permanenza di un elevato arricchimento organico nei sedimenti derivato dalla ‘storia’ della laguna e dalla scarsa capacità di mineralizzazione della materia organica per le cause sopra citate. Tali pressioni determinano la permanenza di condizioni di ipertrofia e il costante pericolo di morie in concomitanza con condizioni meteorologiche sfavorevoli. Gli indicatori utilizzati nella tabella per descrivere lo stato della laguna sono quelli comunemente utilizzati nella letteratura scientifica. Non esistono standard di riferimento per i valori riportati in quanto tali riferimenti sono in fase di discussione nell’ambito delle procedure di applicazione della Direttiva Acqua.

Tabella 14 - Indicatori dello stato ambientale della laguna di Cabras

Fonte Voce Indicatore Dati Dati rilevati dei Valore Tipologia dati

Flusso annuo di azoto Casula Flussi di totale 1996/1997 et al. 240 tonn/anno Indicatori Immissioni elevate nella nutrienti dal (tonnellate/anno) (1999) di laguna dal bacino bacino alla pressione Flusso annuo di Casula idrografico. laguna fosforo totale 1996/1997 et al. 16 tonn/anno (tonnellate/anno (1999)

130% nei livelli Valori di sopra-saturazione superficiali Indicatori indicano elevata produzione Ossigeno disciolto Magni <10% nei di stato di ossigeno dovuta al 2000-2005 et al., livelli profondi (mg/l e % fitoplancton. L’anossia sul e di 2005 in condizioni di saturazione) fondo indica forte domanda risposta acque di ossigeno dai sedimenti. stratificate Chimica della colonna Ferrari Molto variabile per la d’acqua Salinità (psu) n et al, 5-28 discontinuità degli apporti 2005 di acqua dolce

Fosforo disciolto 312 mg P m-3 -3 2001 Uni SS mg P m (valore medio) Elevate concentrazioni di -3 nutrienti Azoto inorganico 105 mg N m 2001 Uni SS disciolto (50% N-NH4)

clorofilla -a -3 -3 2001 Uni SS 40 mg m mg m Elevate concentrazioni di Fitoplancton fitoplancton Concentrazione di elevata (spesso 2001 Uni SS fitoplancton (N cell l-1) > 109 cell l-1)

149 Fonte Voce Indicatore Dati Dati rilevati dei Valore Tipologia dati

Granulometria Magni 2001 et al., 4.8 µm (diametro medio) 2004

De Granulometria Falco 2001 89% Contenuto in fango et al., 2004

De Falco Sostanza organica 2001 10.5% et al., Sedimenti fangosi con 2004 contenuti molto elevati in materia organica, De condizioni riducenti e alte Sedimenti Falco Carbonio Organico 2001 32.8 mg g-1 concentrazioni in solfuri. et al., 2004 Indice di eccessivo arricchimento organico nei De sedimenti. Falco -109 mv Eh 2001 et al., (-30/-220) 2004

Magni 1.8-4.5 AVS – Solfuri 2001-2002 et al. -1 2005 µmoli g

Magni 25-55 CRS - Solfuri 2001-2002 et al. -1 2005 µmoli g

Numero di specie totali. Magni Sono presenti poche specie S – Numero di specie 2001-2002 et al. 5.25 se comparate ad alte 2005 lagune *

Tiene conto sia della specie presenti che del numero di individui. Va da 0 ad infinito. E’ 0 quando tutti gli individui appartengono ad un'unica specie. A parità di Magni numero di specie H’ è Indice di diversità di 2001-2002 et al. 0.99 massimo quando tutte le shannon-Wiener (H’) 2005 specie presenti sono rappresentate dallo stesso Macro- numero di individui. zoobenthos H’ a Cabras è minore rispetto a quello delle principali lagune costiere mediterranee.

Tiene conto del rapporto tra numero totale di specie e Magni Indice di Margalef di numero totale di individui. 2001-2002 et al. 0.56 ricchezza specifica (d) D di Cabras indica 2005 popolamenti poco strutturati

Composizione Magni La composizione in specie specifica (presenza 2001-2002 et al. dei popolamenti riflette lo specie opportuniste) 2005 stato di qualità ambientale

La resa è diminuita drasticamente dal 1998. La Muroni 150 Pesci Resa media annua 2004 composizione del pescato et al. kg/ha/anno tende a essere monospecifica

150 4.5.7. Scenari gestionali derivanti dalle conoscenze scientifiche Le attività di ricerca sulla laguna devono aver l’obiettivo di effettuare: • un nuovo bilancio dei nutrienti del bacino (immissione, scambi con il mare e rilascio dai sedimenti), in quanto il precedente è stato effettuato prima della diversione dei reflui urbani; • un monitoraggio di lungo periodo per la verifica dello stato ambientale nel tempo, in quanto le lunghe serie temporali sono di notevole utilità per comprendere lo stato e l’evoluzione dell’ambiente; • l’applicazione di modelli idrodinamici per lo studio della circolazione. • la sperimentazione di interventi di bonifica dei sedimenti; Tali attività saranno in parte portate avanti dal CNR e dall’IMC di Oristano nell’ambito di un progetto finanziato dal Ministero della Ricerca Scientifica. Dal punto di vista gestionale, allo stato attuale delle conoscenze si può affermare che il miglioramento della qualità ambientale dipende da: • disponibilità di apporti di acqua dolce nella laguna; • miglioramento della qualità delle acque d’ingresso; • miglioramento dello stato dei sedimenti. I primi due obiettivi possono essere raggiunti attraverso il miglioramento della gestione dell’acqua dolce in coordinamento con gli enti preposti (es. Consorzio di Bonifica). Il terzo obiettivo, il miglioramento della qualità dei sedimenti, richiede un dibattito scientifico approfondito. Si possono ipotizzare tre scenari: • prelievo di sedimento inquinato dal fondo; • applicazione di biotecnologie per la mineralizzazione della materia organica; • facilitare la capacità di auto-depurazione del bacino.

Occorre fare riferimento a esperienze simili in ambito mediterraneo per effettuare scelte progettuali basate su una solida base scientifica.

4.5.8. Serie storiche di dati su alcuni parametri relativi allo Stagno di Cabras Di seguito vengono riportati alcuni grafici e tabelle che descrivono l’andamento di alcuni parametri relativi alle condizioni dello Stagno di Cabras (Fonte dei dati: Consorzio di Bonifica dell’Oristanese).

4.5.8.1. Volumi scaricati dallo Stagno di Cabras nel mare (1924-2000)

151 Volumi scaricati a mare Valore Medio Annui

50

40

30 Media 20 Massimo Mmc Minimo 10

0

-10 1924 1928 1932 1936 1940 1944 1948 1952 1956 1960 1964 1968 1972 1976 1980 1984 1988 1992 1996 2000 ANNO

Figura 3 - Volumi di acqua scaricati a mare dallo stagno (1924-2000).

Volumi scaricati a mare

50,00

40,00

30,00 Media 20,00 Massimo Mmc Minimo 10,00

0,00

-10,00 DIC GIU OTT SET LUG FEB APR NOV AGO MAR MAG GEN MESE

Figura 4 - Medie dei volumi d'acqua mensili scaricati a mare (1924-2000)

4.5.8.2. Salinità

152 Salinità media annua

50,0 45,0 40,0 35,0

) Media

‰ 30,0 Minima 25,0 Massima 20,0

Salinità ( Salinità Poli. (Media) 15,0 10,0 5,0 0,0 1924 1929 1934 1939 1944 1949 1954 1959 1964 1969 1974 1979 1984 1989 1994 1999 ANNO

Figura 5 - Salinità media annua (1924-2000).

Salità media mensile (1924 - 2000)

50,00 45,00 40,00 35,00

30,00 Media 25,00 Massima 20,00 Minima Salinità (‰) Salinità 15,00 10,00 5,00 0,00 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

MESE

Figura 6 - Salinità media mensile nel periodo (1924-2000)

153 4.5.8.3. Precipitazioni

Precipitazioni annue Medie su dati mensili

120,00

100,00

80,00

60,00 Media annua

40,00 precipitazioni (mm) 20,00

0,00 1922 1927 1932 1937 1942 1947 1952 1957 1962 1967 1972 1977 1982 1987 1992 1997 MESE

Figura 7 - Precipitazioni annue (1924-2000).

Precipitazioni mensili (1922-2000)

300,0

250,0

200,0

150,0 Massime Medie mm 100,0 Minime

50,0

-

-50,0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

MESE

Figura 8 - Precipitazioni medie mensili nel periodo 1924-2000.

154

4.6. Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali

4.6.1. Il patrimonio archeologico La storia dell’insediamento umano attorno allo Stagno di Cabras, nelle aree di pertinenza dei Comuni di Cabras e di Nurachi, inizia nel Neolitico Medio (V millennio a.C.) e si sviluppa ininterrottamente fino ad età moderna. I segni di questa millenaria occupazione del territorio si colgono per lo più grazie ai resti di cultura materiale presenti in superficie, ma anche attraverso testimonianze monumentali costituite in prevalenza dai nuraghi che ancora oggi si integrano perfettamente nell’ambiente naturale di quest’area.

4.6.2. COMUNE DI CABRAS

4.6.2.1. Neolitico ed Eneolitico (V-III millennio a.C.) - Villaggio di Monte Palla - Villaggio di Conca Illonis - Villaggio e necropoli di Cuccuru is Arrius - Villaggio di Mesu ’e Arrius - Villaggio di Palas de Casteddu - Villaggio di Santu Jaccu - Villaggio di Punta Urachi

Le tracce dell’abitato prenuragico di Monte Palla si individuano nelle sezioni ai lati della S.P. Cabras-Riola; gli elementi materiali si rapportano alla cultura di Ozieri (Neolitico Recente). La località di Conca Illonis, oggetto solo di indagini di superficie, si colloca lungo la sponda sud-occidentale dello stagno; l’area archeologica, che ha un’estensione pari a quella di Cuccuru is Arrius, documenta anch’essa fasi insediative preistoriche riferibili alla culture di S. Ciriaco (Neolitico Medio), di Ozieri (Neolitico Recente) e sub-Ozieri (Eneolitico iniziale), e una fase conclusiva dell’Eneolitico di cultura Monte Claro. L’area archeologica di Cuccuru is Arrius, estesa circa 12 ettari e situata lungo la sponda sud-orientale dello Stagno, è stata quasi completamente distrutta tra il 1976 e il 1980 quando venne realizzato il canale scolmatore; parallelamente all’esecuzione di quest’opera furono comunque effettuate estese indagini di scavo che hanno permesso di acquisire dati scientifici di fondamentale importanza per la conoscenza delle sequenze culturali relative non solo alle fasi preistoriche, ma anche di età nuragica e storica. A Cuccuru is Arrius la testimonianza più significativa è costituita dalla necropoli ipogeica di Cultura Bonuighinu del Neolitico Medio (V millennio a.C.), con il rinvenimento, fra i materiali di corredo, di statuine volumetriche di “Dea Madre”; altrettanto importante pare la documentazione delle strutture abitative infossate nel terreno, relative agli insediamenti che si susseguirono nello stesso sito tra il IV e il III millennio a.C., con aspetti tipici della cultura di San Ciriaco (IV millennio a.C.), di Ozieri (IV-III millennio a.C.) e sub-Ozieri (III millennio a.C.). A Mesu ’e Arrius, lungo la riva dello stagno e in prossimità della torre spagnola, di particolare interesse sono alcuni pozzetti cilindrici di età prenuragica scavati nel banco roccioso.

155 Lungo la sponda orientale dello stagno sono stati individuati di recente gli insediamenti prenuragici (Cultura Ozieri e sub-Ozieri) di Santu Jaccu e Punta Urachi. La presenza dei villaggi è indiziata in superficie da materiali ceramici, anche decorati, e da strumenti in ossidiana.

4.6.2.2. Periodo nuragico (Età del Bronzo-Età del Ferro: 1800-VIII sec. a.C.) - Nuraghe Ziricottu (monotorre) - Nuraghe Ollastu (monotorre) - Nuraghe Caombus (complesso) - Nuraghe (monotorre) e villaggio di Conc’Ailloni - Nuraghe (complesso) e villaggio di sa Ruda - Nuraghe Leporada (complesso) - Nuraghe sa Perdera (monotorre) - Villaggio di Procaxius A - Villaggio di Procaxius B (Cuccuru de Giovanni Spanu) - Villaggio di Procaxius D (Sa Perdera) - Villaggio di Procaxius C (Cuccuru is Cassonis) - Villaggio di Cuccuru ’e Feurras - Villaggio di Fangarazzu - Villaggio Fondo Camedda - Tempio a pozzo di Cuccuru is Arrius - Villaggio di Santu Jaccu

I nuraghi sia di tipo semplice che complesso sono da attribuire a fasi del Bronzo Medio (1600-1300 a.C.) e del Bronzo Recente (1300-1100 a.C.). La densità rilevata per l’intero territorio cabrarese è elevata: circa un nuraghe ogni Kmq. Benché la maggiore concentrazione dei monumenti si registri in rapporto all’altopiano basaltico, altrettanto numerosi sono quelli situati nel bassopiano e a ridosso dello stagno. Nel corso del Bronzo Finale (fine XII-X sec.a.C.) e della Prima Età del Ferro (IX-prima metà VIII sec. a.C.), il quadro insediamentale si modifica. I nuraghi perdono man mano la loro funzione originaria, per cui l’insediamento nuragico si ridefinisce sul territorio strutturandosi quasi esclusivamente in villaggi anche di notevoli dimensioni, alcuni dei quali situati attorno allo stagno. Al Bronzo Finale risale il tempio a pozzo di Cuccuru is Arrius, indagato nel 1979 e fortunatamente salvaguardato sull’isolotto risparmiato al centro del canale scolmatore. L’edificio si presenta articolato in vestibolo, vano scala e cella ipogeica. Dal punto di vista architettonico, esso è caratterizzato da strutture in opera isodoma in conci d’arenaria, mentre la base del tamburo che contiene esternamente la cella è realizzata con blocchi sub-squadrati di basalto. Nella fascia immediatamente esterna all’area del SIC, sul versante orientale dell’altopiano, sono presenti altri siti nuragici di notevole interesse. Tra questi si distingue quello di Monti Prama, dove negli anni Settanta venne documentata una necropoli con tombe a pozzetto associata a statue litiche monumentali di età nuragica, datate tra l’XI e il VII sec. a.C. Da segnalare inoltre una sequenza di monumenti costituita dai seguenti nuraghi: Monti Prama (complesso), Su Archeddu su Proccu (monotorre), Cannevadosu (complesso), Molas (complesso), Sa Tiria (monotorre), Siau Mannu (complesso), Sianeddu (complesso), Serra ’e Cresia (complesso), S’Argara (complesso), Sa Bingia A (Santu Sadurru) (monotorre).

156 4.6.2.3. Età fenicia Non sono note al momento testimonianze relative all’età fenicia nell’area in esame, benché nella vicina necropoli di Monti Prama sia documentato uno scaraboide di provenienza orientale, datato a partire dall’VIII sec. a.C., evidentemente veicolato dall’elemento levantino.

4.6.2.4. Età punica - S’Ollastu - Nuraghe Conc’Aillonis - Nuraghe Sa Ruda - Sa Perdera - Procaxius - Cuccuru de Giovanni Spanu (Procaxius B) - Cuccuru de Feurras - Fangarazzu - Cuccuru is Arrius La frequentazione punica del territorio è documentata soprattutto nei secc. IV e III. Così come nel resto del territorio cabrarese, sono stati identificati numerosi piccoli insediamenti, riconoscibili in superficie per la presenza di frammenti ceramici e materiali metallici, le cui strutture, se ancora conservate, si trovano completamente interrate. Tale presenza antropica si spiega agevolmente nel senso di uno sfruttamento capillare del territorio per fini agrari in un momento in cui parte della popolazione evidentemente risiedeva in piccoli villaggi ubicati presso i terreni coltivati. Al momento non si sono individuati sicuri contesti funerari, anche se non è improbabile che questi si localizzassero sulle pendici collinari alle spalle delle aree pianeggianti. Assai particolare è il caso dell’insediamento di Cuccuru is Arrius; oltre ad un ampio villaggio di età tardo-punica, rimasto sostanzialmente inedito, è documentato il riuso, con destinazione cultuale, del tempio a pozzo nuragico; sulle scale dello stesso e alla base della cella sono stati infatti recuperati quattro stele votive e un cippo di età punica la cui funzione, nell’ambito del contesto di rinvenimento, rimane ancora incerta.

4.6.2.5. Età romana e tardo-antica - Nuraghe Conc’Aillonis (rep. e imp.) - Nuraghe Sa Ruda (rep.) - Leporada (imp.) - Insediamento di S. Salvatore (imp. e tardo-ant.) - Ipogeo di S. Salvatore (IV sec. d.C.) - Sa Ferrera (imp.) - Domu ’e Cubas (imp.) - Sa Perdera (imp. e tardo-ant.) - Procaxius (rep.) - Pauli su Goffu (rep.) - Cuccuru ’e Feurras (rep.) - Fangarazzu (rep.) - Villaggio e necropoli di Cuccuru is Arrius (rep. e imp.)

157 - Santu Larenziu (imp. e tardo-ant.) - Santu Iaccu (rep.)

Con la conquista romana dell’isola, avvenuta nel 238 a.C., anche il territorio attorno allo Stagno di Cabras comincia a subire quel fenomeno di lenta romanizzazione che avrà una durata di diversi secoli. In età repubblicana si manifesta, come altrove, una fortissima continuità negli schemi insediamentali, tanto che in tutti i villaggi punici la vita prosegue senza alcuna soluzione di continuità almeno fino al I sec. d.C. In età imperiale una parte dei piccoli insediamenti scompare a favore di centri di maggiori dimensioni, in particolare nell’area di S. Salvatore e Santu Larenziu, insediamenti che sussistono pure in età tardo-antica. Anche per l’età romana e tardo-antica l’esistenza degli insediamenti è indiziata prevalentemente dalla sola presenza in superficie di materiali ceramici e metallici, ma nell’area si contano alcune eccezioni, in particolare presso S. Salvatore con l’ipogeo omonimo, la struttura termale nota come Domu ’e Cubas, l’horreum e la figlina di Sa Ferrera. L’ipogeo S. Salvatore, localizzato al di sotto della chiesa omonima, è costituito da un complesso di ambienti ipogeici scavati nella roccia nella parte inferiore e costruiti con filari di laterizi alternati a filari di conci litici nella parte superiore. Alla struttura si accede da una scalinata aperta sul pavimento della chiesa che immette in un corridoio su cui si affacciano due vani rettangolari affrontati coperti a volta; al termine del corridoio si trova un piccolo ambiente circolare cupolato con pozzo a ghiera quadrata su cui si aprono due vani laterali voltati, con lato di fondo absidato, e uno semicircolare coperto a volta. Sulle pareti intonacate dei vani si conservano numerose pitture in nero raffiguranti divinità ed eroi della tradizione classica (tra cui Venere, Marte, Pegaso, Proserpina, Ninfe, Ercole in lotta con il leone Nemeo), altre figure (personaggio maschile circondato da leoni, auriga vittorioso) simboli cristiani (pavone, pesce) e numerose imbarcazioni, in un caso un galeone forse seicentesco. Tali raffigurazioni vengono collegate ad un culto salutifero connesso con quello delle acque di cui il sacello certo fu sede; si contano inoltre numerose iscrizioni latine, un alfabeto greco e un’iscrizione araba (sec. XVI-XVII). L’impianto dell’ipogeo dovrebbe datarsi al IV sec. d.C., epoca alla quale viene attribuita buona parte delle pitture e delle iscrizioni, ma è certo che esso conobbe una frequentazione, anche se interrotta da periodi di abbandono, che giunge ad età moderna. Le terme di Domus ’e Cubas, ad impianto assiale e caratterizzate da una notevole varietà di soluzioni nell’impianto dei diversi vani, anche grazie alle indagini di scavo condotte dalla Soprintendenza archeologica sono state riferite ad età imperiale avanzata. Il granaio (horreum) di S. Salvatore, oggetto nel 1983 di un intervento d’urgenza da parte della Soprintendenza archeologica, era costruito in laterizio con pavimento in battuto di calce; all’interno della struttura, datata ad età repubblicana, sono stati recuperati abbondanti resti di grano e orzo carbonizzati. In località Sa Ferrera, a brevissima distanza dalle terme di Domu ’e Cubas è stata individuata, ma non indagata stratigraficamente, una figlina di età imperiale che produceva laterizi con bolli IULIANI ET QUAD(rati) e PROBIVS VENVSTAE S(ervus). Un altro sito di grande importanza anche in età romana è Cuccuru is Arrius; in epoca repubblicana (fine III-I secolo a.C.), di fronte al tempio a pozzo nuragico fu costruito un sacello rettangolare dedicato ad una divinità salutifera e di tipo agrario. All’interno del sacello fu posta una piccola ara sacrificale, mentre all’esterno si trovava una stipe votiva che ha restituito numerose statuine fittili raffiguranti una divinità femminile velata insieme a frammenti di lucerne e di kernophoroi. In età imperiale (secc. I-III d.C.), nel settore sud- orientale della collina, fu impiantata una vasta necropoli composta da 55 tombe. In esse il rito prevalente è quello dell’inumazione rispetto a quello della cremazione, attestato soltanto in cinque casi. Le tombe appartengono ai tipi più consueti per le necropoli dei centri rurali romani: per le inumazioni sono documentate tombe a fossa semplice; a cassone, con pareti e fondo formati da lastre di pietra o da laterizi, e in anfora. Le cremazioni erano invece in urne fittili e in cassette di piombo.

158 4.6.2.6. Età medievale - Sa Pedrera - Santu Jaccu - Cd. castello “Casa di Regno”

Nella località di Sa Pedrera sono segnalate testimonianze di età bizantina riferibili probabilmente alla prosecuzione dell’insediamento di S. Giorgio, ubicato sull’altro lato della S.P. e dunque facente parte del SIC Mistras. Sulla sponda settentrionale dello Stagno di Pauli ’e Sali, su un’emergenza alluvionale, si sono individuati i resti di una struttura riferibile ad un edificio religioso, probabilmente la chiesa di San Giacomo. In prossimità di questi, sono abbondanti in superficie i frammenti ceramici sia di produzione locale che di importazione, risalenti al XIII-XIV sec. d.C. Il cd. castello “Casa di Regno”, realizzato in opera laterizia e attualmente non più visibile in quanto ricoperto da discariche edilizie, è situato accanto alla chiesa parrocchiale di Cabras (S. Maria Assunta). Fu costruito probabilmente in età altomedievale e vide in epoca giudicale un riutilizzo come struttura difensiva.

4.6.2.7. Età moderna - Chiesa di S. Salvatore - Novenario di S. Salvatore - Torre di Su Pottu

La chiesa di Salvatore, ubicata al di sopra dell’ipogeo omonimo, fu eretta nel Settecento; attorno ad essa si è formato nei secoli un novenario, di impianto quadrangolare, che ospita i fedeli in occasione della festa del santo (prima domenica di settembre). La torre di Su Pottu, posta sulla sponda sud-orientale dello stagno, fu impiantata probabilmente alla fine dei Seicento con funzione di guardia e protezione delle attività di pesca praticate nel bacino lacustre. Di forma cilindrica, si presenta in buono stato di conservazione.

4.6.2.8. Tutela e valorizzazione Di questo ingente patrimonio archeologico al momento risulta tutelato e valorizzato solo l’ipogeo di S. Salvatore. Meriterebbero altrettanta attenzione altre emergenze monumentali sia di età preistorica che storica presenti nel territorio. Per il periodo preistorico sarebbe opportuno salvaguardare alcune aree perilacustri in funzione della prosecuzione delle ricerche scientifiche ed in particolare le località di Cuccuru is Arrius e di Conca Illonis, in parte già ampiamente compromesse. Per la fase nuragica risulta prioritario provvedere alla conservazione delle strutture relative ai nuraghi e ai villaggi, anche se in certi casi notevolmente degradate. Tra i nuraghi, particolare interesse monumentale e archeologico hanno i Nuraghi Ziricottu, Caombus, Sa Ruda, Leporada. Per quanto riguarda i villaggi, sarebbe opportuno intervenire su quello del Fondo Camedda, che restituisce strutture emergenti sufficientemente integre tanto che è stato sottoposto a vincolo archeologico da parte della Soprintendenza competente. Un’altra area degna di particolare tutela e valorizzazione è certamente quella di Monti Prama, trattandosi di unicum in Sardegna e avendo restituito statue di straordinario interesse scientifico; nel sito sarebbe opportuno rendere fruibile al pubblico la necropoli a pozzetti indagata negli anni Settanta. Un intervento specifico di conservazione e di valorizzazione merita, infine, il tempietto a pozzo di Cuccuru is Arrius, risparmiato sull’isolotto al centro del canale scolmatore e attualmente in precario stato di conservazione.

159 In relazione all’età punica, appare più complesso provvedere ad un progetto di valorizzazione in quanto, come visto, si tratta per lo più di insediamenti rurali che in mancanza di indagini di scavo non presentano in superficie strutture emergenti. Proprio per tale motivo, in funzione di eventuali futuri interventi di scavo, occorrerà prevedere forme di utilizzo agricolo del territorio che siano compatibili con la conservazione dei depositi archeologici. Più evidenti sono i resti di età romana e tardo-antica. Oltre agli estesi insediamenti che, al pari di quelli punici, in assenza di indagini sul terreno risultano difficilmente salvaguardabili e dunque valorizzabili, si sono conservate anche strutture in elevato di grande interesse quali le terme di Domu ’e Cubas. Tale struttura, oltre che il novenario di S. Salvatore, meritano di essere salvaguardate ai fini di una fruizione adeguata dal punto di vista culturale e religioso. Da ricordare inoltre l’area di Sa Ferrera, sede di una fabbrica di laterizi, attualmente sottoposta a lavori agricoli che hanno compromesso la conservazione delle emergenze antiche. Quanto all’età medievale, sarebbe opportuno salvaguardare le tracce superstiti della chiesa di Santu Jaccu e della cd. “Casa di Regno”, che rappresentano le uniche testimonianze monumentali di età medievale intorno allo stagno. La valorizzazione di tali siti risulta di difficile attuazione in quanto essi per lo più insistono su aree agricole di proprietà privata, mentre ciò può essere più agevole nelle aree comunali. In linea generale sarà importante verificare quali strumenti al riguardo offrono i PUC.

4.6.3. COMUNE DI NURACHI Gli insediamenti più antichi situati nell’area di pertinenza di Nurachi risalgono ad età preistorica, più precisamente al Neolitico Recente e all’Eneolitico.

4.6.3.1. Neolitico ed Eneolitico (V-III millennio a.C.) - Villaggio di Mari ’e Pauli - Villaggio di Pauli Fenu - Villaggio di Is Paiolus - Villaggio e sepoltura di Cuccuru ’e Mari Nei suddetti villaggi sono documentati la cultura di Ozieri e la facies sub-Ozieri. L’insediamento più esteso sembra essere quello di Mari ’e Pauli, mentre gli altri parrebbero di dimensioni più ridotte. La sepoltura di Cuccuru ’e Mari ha restituito materiali di cultura Monte Claro (Eneolitico finale).

4.6.3.2. Periodo nuragico (Età del Bronzo – Prima Età del Ferro) - Villaggio di Mari ’e Pauli Del villaggio non si riconoscono in superficie strutture murarie; i materiali recuperati nell’area sono databili a fasi del Bronzo finale (XI-X sec. a.C.).

4.6.3.3. Età punica - Villaggio di Mari ’e Pauli Si tratta di un vasto insediamento rurale riconoscibile in superficie per la presenza di materiali ceramici di età tardo-punica.

160 4.6.3.4. Età romana - Villaggio di Mari ’e Pauli (rep.) Il villaggio di età punica citato presenta una continuità di vita anche in età romano- repubblicana, come mostrano i materiali ceramici individuati in superficie.

4.6.3.5. Età medievale - Villaggio di Is Paiolus - Villaggio di Pauli Fenu - Villaggio di Mari ’e Pauli L’esistenza di tali insediamenti è indiziata dalla sola presenza in superficie di ceramica medievale, sia grezza che invetriata; non si individuano strutture costruite riferibili a tale periodo.

4.6.3.6. Età moderna - Torre di Pischeredda La torre, a pianta quadrata è in cattivo stato di conservazione, risale probabilmente agli ultimi decenni del Seicento. Essa doveva avere la funzione di controllo del compendio ittico nel punto di confluenza del Rio di Mare Foghe nello Stagno di Cabras. Negli anni Ottanta è stata acquisita al patrimonio della RAS.

4.6.3.7. Tutela e valorizzazione Gli insediamenti archeologici individuati nel territorio comunale non presentano strutture in elevato, ma si connotano per la sola presenza di materiale ceramico in superficie. Per tale ragione, in funzione della loro salvaguardia e di eventuali futuri interventi di scavo, occorre prevedere forme di utilizzo agricolo del territorio che siano compatibili con la conservazione dei depositi archeologici.

4.6.4. COMUNE DI RIOLA SARDO La delimitazione del Sito di Importanza Comunitaria “Stagno di Cabras” include la parte del territorio del Comune di Riola Sardo che contorna l’ampia zona umida nella sua parte settentrionale. All’interno di questa porzione del territorio riolese sono compresi alcuni siti di interesse archeologico che cronologicamente si situano tra il Neolitico medio (V millennio a.C.) e l’età tardoantica (VI sec d.C.). Il lavoro è indirizzato alla individuazione e definizione delle aree che presentano tracce di insediamenti archeologici e che, quindi, pongono la necessità di una valutazione della loro importanza, dei danni subiti, dei rischi in atto e delle eventuali azioni per ridurne la portata, favorirne la tutela e la valorizzazione. Lo studio è consistito nella acquisizione di dati e nella valutazione dei fattori di rischio e che può essere in via preliminare definito nelle seguenti fasi: • individuazione delle aree archeologiche attraverso o l’analisi delle conoscenze pregresse, o l’analisi cartografica o la prospezione nell’area interessata dall’intervento • ricognizione dei vincoli esistenti

161 L’acquisizione di questi dati rende possibile effettuare una valutazione oggettiva dell’importanza dei beni e del loro stato attuale e pone le basi per valutare gli interventi futuri di tutela, conservazione e fruizione.

4.6.4.1. Area di indagine L’area ricade nelle ultime propaggini settentrionali del Campidano e in parte, a occidente della grande laguna, è compresa nella penisola del Sinis; è caratterizzata dalla presenza di un complesso di piccole paludi he affiancano lo stagno di Cabras; questa situazione geografica, nella quale le aree soggette a impaludamento occupano ampie porzioni del territorio, ha portato l’uomo a insediarsi prevalentemente su piccole colline o dossi che, elevandosi anche modestamente sul terreno circostante, preservavano gli abitati dalle eventuali alluvioni, riservando i restanti terreni alle attività produttive, soprattutto nel campo dell’agricoltura. L’area di Riola Sardo si trova collocata lungo una interessante direttrice segnata oggi da moderne strade che paiono ripercorrere antichi tracciati che mettevano in collegamento il Sinis con la piana del Campidano di Milis, nelle varie epoche. Si può ricordare come esempio una delle principali di queste direttrici in età tardonuragica che portava verso l’area di Monti Prama e del promontorio di Capo San Marco, attraverso l’unica strada naturale della penisola e ai bordi della quale, non a caso, è collocato l’importante insediamento di M. Prama caratterizzato dalle grandi statue nuragiche. Così come in età romana questo territorio era attraversato da alcune strade di grande rilevanza come quella che da Tharros portava a Cornus attestata dai miliari rinvenuti nel territorio di Cabras, in particolare nei pressi di San Salvatore, dove doveva esistere il bivio tra la strada verso Cornus e quella che, attraversati i ponti sui canali di collegamento tra la laguna e il mare, portava verso il Rimedio; mentre a oriente della laguna l’altra strada metteva in collegamento il ponte sul riu Mare ‘e foghe, alle porte dell’abitato di Riola Sardo, con quello sul Tirso, all’ingresso di Oristano. Il territorio di Riola Sardo presenta una storia di lunga durata che si estende da almeno il neolitico medio, fase c.d. di S. Ciriaco, del IV millennio, sino ai giorni nostri, con un forte dinamismo dell’insediamento che si articola in diverse forme di occupazione del suolo in relazione ai vari periodi storici e alle società che si sono succedute. In tal senso pare particolarmente significativa la differenza tra l’abitato antico, premedievale, basato su un insediamento sparso, in alcuni periodi anche fortemente gerarchizzato (età nuragica) e quello moderno caratterizzato da un insediamento accentrato in pochi villaggi, dei quali attualmente sopravvive solo quello di Riola. Per l’età punica e romana l’area riolese, he costituiva parte dell’entroterra di Tharros, doveva avere una sistemazione a latifondo caratterizzato da piccole fattorie distribuite sul territorio e di cui non restano che scarse tracce con l’eccezione dell’età romana, nella quale sono presenti piccoli edifici termali, in parte ancora visibili, come quello di Su Anzu, collocato, però al di fuori della zona SIC.

4.6.5. Individuazione delle aree archeologiche

4.6.5.1.1. Analisi delle conoscenze pregresse L’area interessata dall’intervento è nota dal punto di vista archeologico per dati di letteratura, per le ripetute prospezioni condotte dal dopoguerra da vari studiosi e per alcuni interventi di scavo archeologico effettuati in anni diversi. Questa situazione, quindi, permette una valutazione sufficientemente ponderata della qualità del patrimonio archeologico. L’analisi delle conoscenze pregresse è stata condotta sulla base dei dati raccolti direttamente negli ultimi trent’anni con ripetute prospezioni sul campo, su un accurato spoglio bibliografico e sull’analisi dei dati d’archivio.

4.6.5.1.2. Prospezione nell’area interessata dall’intervento

162 L’area ricadente nei confini del SIC è stata oggetto di una prospezione mirata, effettuata da parte dello scrivente in relazione al piano di gestione e a ulteriore conferma delle conoscenze note con le prospezioni precedenti. La prospezione, favorita dall’aratura di alcuni terreni, è stata effettuata con la tecnica del camminare sul terreno, considerato, tuttora, il più efficace, rapido ed economico metodo di indagine.

4.6.5.1.3. Determinazione delle aree archeologiche La valutazione si basa sull’ubicazione precisa dei siti archeologici noti attraverso l’individuazione di una serie di indicatori certi quali strutture emergenti e aree di raccolta di reperti archeologici, in particolare frammenti ceramici. Ad esempio, le testimonianze di centri abitati neolitici sono riconducibili esclusivamente ad aree di concentrazione di reperti, in generale frammenti ceramici e oggetti d’uso in ossidiana, misti a resti di pasto, in quantità elevata e costituiti normalmente da conchiglie pertinenti a molluschi marini (in particolare ostriche, cozze, cannolicchi, cardium). Le concentrazioni ben individuabili in superficie corrispondono alle cosiddette sacche o fondi di capanne, ampie depressioni di pianta grossomodo circolare che costituivano la base di capanne costruite con materiale deperibile, vegetale, delle quali niente si conserva L’assenza di scavi e, nella maggior parte dei casi, di emergenze monumentali chiaramente definibili, permette solo una valutazione di massima sulla natura dell’area, talvolta limitata esclusivamente a valutazioni di tipo cronologico. Qui di seguito vengono sinteticamente descritti gli insediamenti di natura archeologica individuati all’interno dei confini del SIC: 1. Monti Palla La strada provinciale che attraversa il Sinis taglia l’insediamento alla base della collina mettendo in luce fondi di capanna, ben visibili nella sezione stradale, databili alla Cultura di Ozieri del Neolitico recente. L’area presenta anche una frequentazione nuragica del Bronzo finale e restituisce tracce di una necropoli romana caratterizzata da tombe a fossa e copertura a lastre o embrici, da cui proviene una moneta di Erennio (249-250 d.C.) 2. Nuraghe Civas Nuraghe complesso collocato su una collina a breve distanza dallo stagno omonimo. L’area presenta una frequentazione di età punica (IV-III sec. a.C.), probabilmente connessa a una piccola fattoria e testimoniata dalla presenza di anfore commerciali. 3. Nuraghe Istai Piccolo nuraghe monotorre sulle sponde dello stagno omonimo, non distante è presente una seconda struttura interpretata in letteratura come un altro nuraghe. Nell’area la dispersione del materiale permette di ipotizzare la presenza di un villaggio nuragico del Bronzo finale (XII-X sec. a.C.). 4. Nuraghe Oru Simbula Nuraghe complesso, l’unico del quale sia possibile apprezzare un certo alzato e le strutture. Nell’area circostante è possibile raccoglie materiale fittile che permette di attestare una vitalità dell’insediamento nuragico anche nelle fasi del Bronzo finale (XII-X sec. a.C.) quando la torre aveva esaurito la propria funzione. 5. Nuraghe Porcu Silva Piccolo nuraghe il cui stato di conservazione non permette una agevole lettura della pianta 6. Nuraghe Arcibiscu Nuraghe monotorre, il cui attuale stato di conservazione non permette di accertarne la pianta e le caratteristiche essendo trasformato in un cumulo informe di terra e pietrame.

163 L’area presenta una frequentazione di età punica (IV-III sec. a.C.), probabilmente connessa a una piccola fattoria e testimoniata dalla presenza di anfore commerciali. 7. Nuraghe Franzisca Perra Nuraghe monotorre, il cui attuale stato di conservazione non permette di accertarne la pianta e le caratteristiche essendo trasformato in un cumulo informe di terra e pietrame. L’area circostante il nuraghe ha restituito materiali di età romano repubblicana, soprattutto ceramiche a vernice nera e una tomba a inumazione priva di corredo da attribuire alle fasi tardoantiche con le quali si chiude la vita dell’insediamento. 8. Ludosu Vastissimo centro posto a nord dello stagno posizionato su due leggere alture, di sabbie eoliche poggiate su un più antico bancone arenaceo. L’abitato ha restituito materiali del Neolitico medio (IV millennio a.C.) pertinenti alla facies nota come S. Ciriaco. Il sito continua a essere frequentato nella successive fase del neolitico recente caratterizzata dalla cultura Ozieri (IV millennio a.C.) e quindi nella successiva facies subozieri (IV-III millennio a.C.) per poi essere abbandonato con una ripresa solo in età punica. Quest’ultima è attestata da una necropoli, posizionata sull’altura di Serra Santu Martinu. È stato possibile procedere allo scavo di una delle tombe che ha restituito vasi punici dipinti databili al IV sec. a. C.; materiali rinvenuti nei pressi della tomba permettono di far salire la datazione della necropoli almeno al V sec. a.C. 9. Isca Maiori Villaggio situato in una penisola che si protende nella parte settentrionale della laguna, determinando una riconoscibilissima strozzatura; alla base della penisola è la foce del Rio Mare ‘e foghe. La vita dell’insediamento si estende dalle fasi del neolitico recente, cultura di San Michele di Ozieri (IV millennio a.C.), con prosecuzione sino alle fasi subozieri e infine a quelle di Cultura M. Claro (III millennio a.C.). 10. Pauli Fenu Villaggio situato su una leggera collina al bordo orientale della laguna sulla sponda del riu Mare ’e foghe, in sintomatica reciprocità con l’insediamento di Isca Maiore posizionato sull’altra sponda. I materiali permettono di datare l’insediamento al neolitico recente, cultura di San Michele di Ozieri.

4.6.5.1.4. Vincoli esistenti Le aree archeologiche individuate sono soggette a vincolo di tipo urbanistico e paesistico che impone il nulla osta della Soprintendenza archeologica per gli interventi da effettuarsi nelle zone di pertinenza delle aree archeologiche.

4.6.5.1.5. Valutazione del rischio archeologico Le aree archeologiche individuate sono state tutte, senza eccezione, soggette da tempo immemorabile a coltivazione, ma è soprattutto a partire dagli anni ’60 del novecento che l’utilizzo di potenti trattori ha determinato ampi danneggiamenti. In alcuni casi, apparentemente paradossali, il danno è stato creato da lavori pubblici, come nell’area alle pendici di Monti Pramma, dove la strada provinciale ha tagliato i resti di un villaggio neolitico, di uno nuragico e di una necropoli romana, creando notevoli danni. L’impatto agricolo è stato particolarmente pesante nel caso di alcuni nuraghi (in particolare Arcibiscu, Franzisca Perra, Porcu Silva) determinandone un danneggiamento particolarmente grave, vicino forse alla scomparsa definitiva del bene. Minori, in quanto più localizzati i danni nelle area dedicate all’olivicoltura. In altri casi la delimitazione del monumento effettuata dagli stessi proprietari del terreno (nuraghe Oru Simbula) ha permesso una maggiore conservazione dell’edificio, anche se la

164 tutela ha riguardato esclusivamente la parte monumentale, lasciando l’area del villaggio al normale utilizzo agricolo; la parziale destinazione al pascolo riduce il fattore di danno.

4.6.5.1.6. Azioni per la riduzione del rischio archeologico La difficile attuazione di una tutela integrale delle aree individuate può essere affrontata con una pluralità di azioni che, nel tempo, potrebbero permettere di avvicinarsi all’obiettivo. In sintesi si possono indicare sia azioni dirette di tutela che indirette: Applicazione rigorosa delle norme dello strumento urbanistico rispetto alla necessità di una valutazione approfondita dei progetti che vengono presentati per le aree di interesse archeologico, da assoggettare a nulla osta da parte della competente soprintendenza. L’applicazione di questa normativa andrebbe estesa anche a progetti non edilizi, quali le trasformazioni agrarie, talvolta ben più devastanti dal punto di vista degli insediamenti archeologici, spesso caratterizzati da notevole estensione. Attivazione di progetti di valorizzazione nei quali coinvolgere il proprietario privato, possibilmente legati ad attività di miglioramento agrario o di realizzazione/ampliamento di aziende. Valutazione di possibili azioni di riordino agrario che portino il bene archeologico alla proprietà pubblica, evitando lo strumento dell’esproprio. Assoggettare tutti i lavori pubblici e quelli privati di ampie dimensioni a una valutazione di impatto archeologico, condotte secondo i modelli noti e sperimentati. Ampia campagna informativa e divulgativa volta alla conoscenza della natura e valore dei Beni Culturali, con particolare riferimento all’ambito scolastico.

165

4.7. ASSETTO SOCIO-ECONOMICO

4.7.1. Situazione catastale (proprietà) All’interno del SIC sono presenti numerose proprietà pubbliche, Demaniali e Comunali, per le quali si potranno prevedere forme d’uso compatibili, maggiormente orientate alla salvaguardia degli habitat ed alla loro fruizione. Lo stagno di Cabras è di proprietà della Regione per effetto dell’acquisto avvenuto nel 1982 dei beni degli eredi di Efisio Carta. Fanno parte del compendio anche le paludi di Mar’e Pauli ricadenti in parte nel Comune di Cabras ed in parte in quello di Nurachi, lo stagno e la peschiera di “Sa Mardini” con i relativi fabbricati, la Torre di Pischeredda e la casa dei pescatori nel Comune di Nurachi.

Il Comune di Nurachi è interessato dal SIC per una superficie totale pari al 3% del SIC catastalmente ricompresi nei fogli 1-2. Le particelle di proprietà pubblica sono individuate nella tabella seguente: DATI CATASTALI INTESTAZIONE PROPRIETA' Partita Fg° Mapp Ha A Ca Qualità CATASTALE EFFETTIVA Comune di Comune di Nurachi Nurachi 3188 1 58 0 8 10 Seminativo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 857 1 59 0 19 65 Seminativo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 232 1 60 2 10 90 Incolto Sterile Comune di Comune di Nurachi Nurachi 232 1 61 0 62 0 Incolto Prod Comune di Comune di Nurachi Nurachi 232 1 101 0 40 30 Incolto Prod Comune di Comune di Nurachi Nurachi 232 1 109 2 0 20 Incolto Sterile Comune di Comune di Nurachi Nurachi 232 1 110 0 30 0 Incolto Prod Comune di Comune di Nurachi Nurachi 3188 1 157 8 76 30 Incolto Sterile Comune di Comune di Nurachi Nurachi 3188 1 158 0 2 70 Incolto Prod. Comune di Comune di Nurachi Nurachi 4981 1 394 0 35 15 Seminativo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 4542 1 395 0 4 75 Seminativo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 3714 1 396 0 2 95 Seminativo

166 Comune di Comune di Nurachi Nurachi 911 1 397 0 2 65 Seminativo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 4981 1 153 2 20 95 Sem.vo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 3510 1 398 0 17 85 Incolto Sterile Comune di Comune di Nurachi Nurachi 3510 1 399 0 11 35 Incolto Prod Comune di Comune di Nurachi Nurachi 2899 1 372 0 19 0 Pascolo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 4542 1 373 0 15 40 Pascolo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 2267 1 374 0 15 90 Pascolo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 3022 1 375 0 20 0 Pascolo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 1739 1 376 0 5 70 Seminativo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 1 125 0 33 65 Seminativo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 1 165 4 75 20 Incolto Sterile Comune di Comune di Nurachi Nurachi 1 178 0 21 45 Incolto Prod Comune di Comune di Nurachi Nurachi 1 271 2 61 25 Incolto Prod Comune di Comune di Nurachi Nurachi 1 296 1 67 5 Incolto Prod Comune di Comune di Nurachi Nurachi 1 418 1 99 20 Incolto Sterile Comune di Comune di Nurachi Nurachi 1 419 0 21 90 Incolto Prod Comune di Comune di Nurachi Nurachi 1 428 0 1 70 Incolto Sterile Comune di Comune di Nurachi Nurachi 1 429 0 4 0 Incolto Sterile Comune di Comune di Nurachi Nurachi 1 640 0 52 50 Inconto Prod Comune di Comune di Nurachi Nurachi 2 220 0 71 80 Pascolo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 2 478 0 2 5 Pascolo Comune di Comune di Nurachi Nurachi 2 522 0 78 80 Pascolo Demanio RAS Regionale 1 25 0 3 0 Seminativo

167 Demanio RAS Regionale 1 26 0 17 80 Ente Urbano Demanio RAS Regionale 1 27 0 21 65 Incolto Prod Demanio RAS Regionale 1 257 12 58 15 Incolto Sterile

168 Il Comune di Riola Sardo è interessato dal SIC per una superficie totale di circa 2.000 ha (comprese le superfici acquee) catastalmente ricompresi nei fogli:

16, 19, 20, 20, 21, 22, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 39, 40, 41, 41, 43, 44, 45, 46, 47, 48.

Le particelle di proprietà pubblica sono individuate nella tabella seguente:

LOCALITA' FG MP QUALITA' POSSESORE NOTE

Comune di Seminativo incorporato in proprietà privata 16 32 a Pascolo Riola Sardo (mappali 30-33-34-35)

16 22 a Pascolo " " Palude Leporinu Seminativo originato a seguito della bonifica 16 22 c Pascolo " " della "Palude leporinu". I confini hanno subito modifiche e sono ben evidenti

16 101 a Pascolo " "

16 101 c Pascolo " "

16 101 d Pascolo " "

16 73 a Pascolo " "

Bainu Ludosu 16 210 Pascolo " "

Seminativo originato a seguito della bonifica 16 122 Pascolo " " della "Palude Bainu Ludosu". I confini hanno subito modifiche e sono evidenti

Seminativo incorporato da privata proprietà 16 157 Seminativo (mappali 156-171)

16 211 Pascolo " "

P. Franciscu Perra Seminativo originato a seguito della bonifica 16 106 Pascolo " " della "Palude Franciscu Perra". I confini hanno subito modifiche e sono evidenti

16 50 a Pascolo " "

Palude Sa Seminativo originato a seguito della bonifica Cozighina 16 209 Pascolo " " della "Palude Sa Cozighina". I confini hanno subito modifiche e sono evidenti

Pascolo Ponti 19 135 Terreno seminativo Cesp. Maurizio

Meli Terreno diviso in due porzioni da canale di scolo. 19 78 Seminativo francesco - Ambo le parti fanno parte di una vigna Nurachi

Pascolo Ponti 19 119 Cesp. Maurizio

Pascolo 19 129 " " Cesp.

19 127 Seminativo " " Barraca Su Tufu Pascolo 19 143 " " Cesp.

19 146 Seminativo " "

19 147 Seminativo " "

Pascolo 19 144 " " Terreno impiantato a vignetto Cesp.

19 132 Seminativo Manis Virgilio

19 133 Seminativo " "

19 134 Pascolo " " Terreno impiantato ad eucaliptus 169 Cesp.

Comune di 20 59 Seminativo Terreno seminativo incorporato nel mappale 50 Riola Sardo

Comune di 20 13 Seminativo Terreno seminativo incorporato nel mappale 12 Riola Sardo

Comune di Terreno a pascolo a bassa giacitura attiguo alla 20 228 Pascolo Riola Sardo palude "Ludosa" Franciscu Perra 20 79 Seminativo " " Seminativo incorporato nei mappali attigui 77-78

Terreno diviso in due porzioni accorpate con i mappali attigui. La porzione a Nord è impiantata 20 263 Seminativo " " a vigneto, incorporato nel mappale 264, mentre la parte restante a sud è seminativo, incorporato nel mappale 265

Breve tratto di terreno in prossimità dell'incrocio Incolto Comune di 21 15 con la strada provinciale per "Putzu Idu" e strada Prod. Riola Sardo Funtana Arrizonis vicinale. E' incorporato nella strada Incolto Terreno seminativo costituito da reliquato 21 97 " " Prod. stradale, risulta incorporato nel mappale 139,

Comune di 22 18 Pascolo Riola Sardo

Mappali in unico corpo nonostante il catasto li Pischina cani separi un strada che nel terreno non esiste. E' 22 44 Pascolo " " stato realizzato un laghetto che consente l'irrigazione di Ha 1,50 circa . I restante è adibito a pascolo

Sonnigazzu/Pischi 22 7 Pascolo " " Terreno senza coltura, è presente un cannetto na cani

Comune di Dalla visura il terreno ha un superficie di Ha Riola Sardo / Palude Pala Rasu 20 5 Pascolo 27.53.30, pertanto la restante quota è intestata Demanio al demanio dello Stato dello Stato

Comune di 20 4 Pascolo Attualmente il mappale si presenta con il n. 12 Riola Sardo

Iscabitza Comune di 20 3 Pascolo Riola Sardo

20 1 Pascolo " "

Comune di Terreno paludoso non soggetto a coltura. I Pala Murtas 28 8 Pascolo Riola Sardo confini sono incerti

Terreno ubicato sulla continuazione della palude annotata al foglio 29 - mappale 23, risulta diviso Civas 28 64 Seminativo " " in due appezzamenti, uno a pascolo ed il restante seminativo. I confini attuali non rispecchiano quelli originari

Incolto 28 20 " " Prod.

28 31 Pascolo

28 39 Pascolo Palude Enazzu Su Moru Ex palude bonificata, solo la parte a Nord del canale che l'attraversa da nord a sud eè seminativo, mentre la partye a sud di detto 28 74 Seminativo " " canale e costituita da pascolo paludoso. E' posto in prossimità del confine con il Comune di San vero Milis di cui non

Comune di Terreno ex palude bonificata. I confini si Palude S'Antruxiu 29 22 Pascolo Riola Sardo discostano da quelli originali

Palude Funtana Terreno ex palude bonificata, attualmente a 29 23 Pascolo " " Noa pascolo. I confini sono incerti

170 Comune di Il terreno dopo i lavori bonifica risulta Ore Simbula 30 158 Pascolo Riola Sardo seminativo. I confini sono incerti.

30 142 Pasc. Cesp. " " Terreno incorporato in una grande vigna

Bachile Bertule Incolto Terreno ex palude bonificata. I confini sono 30 104 " " Prod. incerti

Ex palude, ora terreno seminativo. I confini non Palude Orgoleddu 30 4 Pascolo " " rispecchiano la situazione catastale

Comune di Terreno seminativo incorporato totalmente in Ana Fara 31 81 Seminativo Riola Sardo privata proprietà.

31 54 Seminativo " "

31 55 Seminativo " "

Terreno seminativo. I confini si discostano di 31 56 Seminativo " " poco da quelli catastali.

Pixina Ranas Terreno adibito ma pascolo seppur paludoso posto a quota compresa tra 1,00 m e 1,80 m 31 126 Pascolo " " s.l.m.. Si riscontra sconfinamento da parte dei confinanti.

Terreno seminativo. I confini si discostano di 31 160 Seminativo " " poco da quelli catastali.

Comune di 32 3 Pascolo Riola Sardo

32 4 Pascolo " "

32 15 Pascolo " "

32 26 Inc. Prod. " " Murtruxiu 32 53 Seminativo " " S'eba/P. Corru Mileddu/P. Canna 32 74 Pascolo " " Anadis/P. Corru Milis 32 87 Seminativo " " 32 127 Seminativo " "

Terreno costituito dalle paludi "Corru Mileddu", "Canna Anadis" e Corru e Milis" posti in 32 130 Seminativo " " prossimità dello stagno di C a quota -0,50 s.l.m., salvo isolotti a quota superiore ma appartenenti a terzi.

Comune di 33 1 sub. A Inc. Prod. Riola Sardo

Terreno paludoso posto in generale sotto il livello 33 1 sub. C Inc. Prod. " " mare.Evidenti sconfinamenti da parte dei privati confinanti. Palude Ludosa E' costituito da reliquato derivato a seguito della costruzione del canale "Mare e Foghe" a sud di Comune di 34 118 Inc. Prod. questo. E' evidente il solo confine a N.O., mentre Riola Sardo è incerto quello con il privato, è praticato ilpascolo con ampi tratti di cannetto

E' incorporato nei mappali 144-105 (proprietà Comune di Civas 39 101 Seminativo privata), è definito solamente il confine EST Riola Sardo (mappali 90-139-140)

Terreno paludoso- I confini sono incerti e si Palude Civas 39 10 Inc. Prod. " " riscontrano sconfinamenti su tutto il perimetro

E' un terreno seminativo, incorporato con i Funtana Noa 39 69 Pascolo " " mappali 11 e 12 del foglio 44 nel mappale 13 stesso foglio 44 (proprietà privata)

Il terreno seminativo è incorporato nei mappali Civas 39 109 Pascolo " " 100 e 111

Funtana Noa 39 56 Pascolo " "

171 Terreno pascolo paludoso, configurazione molto Pauli Cuccuru Comune di frastagliata con quote comprese tra -0,60 m e 40 74 Pascolo Casu Riola Sardo +1,00 m s.l.m.. I confini non esistono, soggetti ad individuazione stagionale,

Comune di 40 1 Pascolo Riola Sardo

Terreno pascolo paludoso, configurazione molto frastagliata con quote comprese tra 2,00 m e Pauli Funtana Noa 40 60 Pascolo " " 2,50 m s.l.m.. Non esistono confini certi. Interamente circoscritto da proprieta privata

Terreno padudoso intercluso in privata proprietà. 40 54 Pascolo " " Non esistono confini certi.

Caria Stagno Istai 41 95 Pascolo Salvatore - Pascolo confinante con lo Stagno di Istai Nurachi

Comune di 41 9 Pascolo Riola Sardo

41 10 Pascolo " "

Terreno ex paludoso a quota 0,40/0,80 s.l.m. soggetto a aratura. Non esistono confini. E' 41 11 Seminativo " " attraversato da due piste per l'accesso allo stagno con il quale confina.

Palude Ore 41 71 Inc. Prod. " " Simbula 41 74 Inc. Sterile " "

41 75 Pascolo " "

41 76 Inc. Prod. " "

41 108 Inc. Sterile " "

41 105 Inc. Prod. " "

41 67 Inc. Prod. " "

La palude di Istai, lo stagno di Istai, la palude di Canna Anadis di forma molto frastagliata sono Palude/Stagno 41 68 Inc. Prod. " " completamente circoscritte da proprietà private. Istai La quota e di circa -1,00 m s.l.m. . I confini non esistono, soggetti ad individuazione stagionale,

E' terreno seminativo. Mancano i confini . E' Monte Palmas 43 38 Seminativo " " incorporato nei mappali 26-27-4 dello stesso Foglio

E' terreno seminativo. I confini sono modificati 43 31 Pascolo " " ed il fondo risulta parzialmente incorporato nei mapp. 29-32 (confinanti)

Terreno seminativo è incorporato nel mappale 43 84 Seminativo " " 85 - 91

Terreno seminativo incorporato nel mappale 90 - Sa Marigosa 43 96 Seminativo " " 89 - 95

Il terreno seminativo è accorpato nel mappale 43 123 Seminativo " " 64

Terreno adibito a pascolo con quota sul l.m. da Comune di 44 29 Pascolo metri 0,30 a metri 1,00 - non bonificato - i Riola Sardo confini di delimitazione non sono evidenti

44 11 Seminativo " "

Civas Incorporato nel mappale 13 (è corpo unico col 44 12 Seminativo " " mappale 69 del Foglio 39)

Comune di Ziricottu 45 70 Seminativo Terreno seminativo - Non sono evidenti i confini Riola Sardo

45 58 Seminativo " "

172 45 59 Seminativo " "

45 60 Seminativo " " Terreno seminativo con confini definiti

45 125 Seminativo " "

45 126 Seminativo " "

45 127 Seminativo " "

E' seminativo, di poca rilevanza , ghiaioso. Non 45 128 Seminativo " " sono certi i confini

45 6 Seminativo " "

45 7 Seminativo " "

45 9 Inc. Prod. " "

45 13 Inc. Prod. " "

45 16 Seminativo " "

45 20 Seminativo " "

45 21 Pascolo " "

45 22 Pascolo " "

45 23 Pascolo " "

45 24 Pascolo " "

45 25 Inc. Sterile " "

45 26 Pascolo " " Stagno Pauli Trottas 45 30 Inc. Sterile " "

45 31 Seminativo " "

45 35 Seminativo " "

45 36 Seminativo " "

45 46 Seminativo " "

E' il grande compendio dello stagno "Pauli 45 74 Seminativo " " Trottas", a quota inferiore al l.m., con presenza d'acqua anche nel periodo estivo.

Perificamente è in atto un continuo accorpamento da parte dei confinanti, specie nei mappali 35 e 36 intressati ad opera di

spianamento con l'intento di acquisire anche altro terreno direttamente dalla palud, nel lato

sud-ovest trasformarlo in seminativo. Tutti confini risultano modificati

Terreno paludoso a sud stagno Istai. Non Comune di accessibile. Confina con altro terreno comunale ( 46 68 Inc. Prod. Riola Sardo mapp. 14 - foglio 48). I confini con privata proprità non sono definiti

Terreno pascolo a sud stagno Istai in zona Istai 46 22 Pascolo " " inaccesdsibile a quota del l.m. - Non si riscontrano confini con privata proprietà.

terreno adibito a pascolo nella zona inaccessibile in prossimità dello stagno Istai. E' interessato 46 21 Pascolo " " dalla presenza di un pozzo per abbeverare animali. Nei pressi vi è un ovile con casetta.

46 102 Inc. Sterile " " Paluli Cuccuru Sperrau / pauli Su Palude sotto l.m. non pascolativo, privo di Pischixeddu / Istai 41 103 Inc. Prod. " " vegettazione. Confini con privata proprietà non definiti.

Sa Domu Su Quaddu 47 47 Inc. Prod. Comune di Terreno pascolo a N.O. stagno di cabras in zona Riola Sardo inaccessibile a quota inferiore al l.m.. Risulta per 173 la presenza di creste erbose , diviso in più appezzamenti in continuità ei mappali 45e 69 stesso foglio.

47 62 Pascolo " "

Terreno pascolo a N.O. stagno di cabras in confine con i terreni in agro di cabras, in zona 47 71 Pascolo " " inaccessibile a quota 0,20 s.l.m. accorpato ai mappali 63-64-65-66-67 stesso foglio.

Terreno pascolo a N.O. stagno di cabras in zona inaccessibile a quota inferiore a l.m.; confini con 47 22 Pascolo " " proprietà privata inesistenti. Apparentemente incorporato ai mappali 11-19-20.

Terreno seminativo con accesso da strada camionabile "vicinale nuraghe" a quota 0,50 47 26 Seminativo " " s.l.m. incorpiorato nei mappali 25 e 34 stesso foglio.

Terreno pascolo a N.o. stagno di cabras in zona 47 50 Pascolo " " inaccessibile a quota 0,20 s.l.m. accorpato al mappale 49.

Comune di 48 14 Inc. Prod. Riola Sardo Sa Domu Su Quaddu / Meriagu Terreno pascolo sul confine dello stagno di 48 17 Seminativo " " Cabras, paludoso a quota inferiore a l.m.. Sono inesistenti i confini con proprità privata.

174 Il Comune di Cabras è interessato dal SIC per una superficie totale di 2600 ha catastalmente ricompresi nei fogli 8-9-11-12-16-17-18-19-20-21-26-34-35-38-40-42- 43-50-51-52-53-54-63-64

Le particelle di proprietà pubblica assoggettate ad uso civico sono individuate nella tabella seguente:

Fg. Mapp. Superficie Utilizzo Forma d’uso

19 1 Pascolo-seminativo etc. Affittato-Coltivato-incolto-pascolo

20 3 “ “

20 14 “ “

20 16 “ “

20 18 “ “

20 22 “ “

42 1 “ “

42 5 “ “

42 6 “ “

43 1 “ “

43 1 “ “

4.7.2. Territorio e popolazione

4.7.2.1. Il quadro territoriale Appare opportuno, al fine di introdurre e contestualizzare l’analisi demografica e socioeconomica, riprendere brevemente il quadro territoriale illustrato nella sezione dedicata alla descrizione fisica dell’area interessata, riepilogando alcuni dati salienti. I tre comuni dell’area territoriale oggetto del Piano di Gestione del SIC (Cabras, Nurachi, Riola Sardo) occupano una superficie complessiva di 166,35 kmq, pari al 5,5% del territorio della nuova provincia di Oristano. Il 61% dell’area considerata è rappresentato dal comune di Cabras (102,18 kmq), il 29% da Riola Sardo, mentre il comune di Nurachi, con una superficie di circa 16 kmq costituisce il 10% dell’intero territorio considerato.

Comune Kmq Cabras 102,18 Riola Sardo 48,23 Nurachi 15,94 Totale area SIC 166,35 Nuova Provincia OR 3.039,99 % Area SIC / Provincia OR 5,5%

Superficie dei comuni e raffronto con la provincia [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

175 Nurachi 15,94 10%

Riola Sardo 48,23 29%

Cabras 102,18 61%

Composizione percentuale della superficie territoriale dell’area tra comuni [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Esaminando i dati ANPA sull’utilizzo del suolo a livello di area complessiva, si osserva che il 73% del territorio è destinato all’agricoltura, il 13,5% è occupato da superfici d’acqua, il 10% circa da aree boschive e naturali, mentre soltanto il 2,5% è costituito da superfici artificiali, ovvero dalle aree urbanizzate. Il raffronto con il livello provinciale (considerando la vecchia provincia) evidenzia una maggiore estensione relativa delle superfici d’acqua (stagni, mare) nell’area SIC e, per contro, una minore ampiezza delle aree occupate da foreste e boschi, mentre è analoga la superficie relativa occupata dai terreni agricoli e dalle aree urbanizzate. Si rilevano tuttavia delle differenze piuttosto marcate tra i diversi comuni facenti parte dell’area: in particolare il comune di Cabras, che ospita l’area marina protetta del Sinis, è quello in cui le superfici d’acqua e le aree naturali hanno la maggiore estensione relativa, occupando quasi un terzo del territorio (rispettivamente il 16,5% e 13%) a scapito delle aree agricole, mentre nel comune di Nurachi l’area extraurbana è totalmente adibita ad agricoltura (97%). Il comune di Riola Sardo ha invece caratteristiche intermedie tra i due comuni.

Cabras Riola Sardo Nurachi Valori %

Utilizzo del suolo Provincia Kmq % Kmq % Kmq % Area SIC Area SIC OR

Superfici artificiali 3,08 3,0 0,85 1,8 0,46 2,9 9,16 2,5 1,8

Terreni agricoli 68,39 66,9 37,72 78,2 15,48 97,1 266,72 72,8 70,8

Foreste ed aree semi-naturali 13,35 13,1 2,87 6,0 - - 35,24 9,6 25,0

Terreni paludosi 0,46 0,5 1,58 3,3 - - 5,76 1,6 0,3

Superfici d'acqua 16,90 16,5 5,21 10,8 - - 49,46 13,5 2,0

Totale 102,18 100,0 48,23 100,0 15,94 100,0 366,35 100,0 100,0 Utilizzo del suolo in kmq e composizione percentuale. Anno 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ANPA] 176 Superfici Superfici artificiali d'acqua 3% 13% Terreni paludosi 2% Foreste ed aree semi- naturali 10%

Terreni agricoli 72%

Composizione percentuale della superficie territoriale dell’area per modalità di utilizzo del suolo [Fonte: ns. elaborazioni su dati ANPA]

80,0 73% 71% 70,0

60,0

50,0

Area C-RS-N 40,0 Provincia OR

30,0 25%

20,0 13% 10% 10,0 3% 2% 2% 1% 0% 0,0 Superfici Terreni Foreste ed Terreni Superfici artificiali agricoli aree semi- paludosi d'acqua naturali

Composizione percentuale della superficie territoriale dell’area per modalità di utilizzo del suolo e raffronto con i valori provinciali [Fonte: ns. elaborazioni su dati ANPA]

4.7.2.2. La situazione demografica La “fotografia” demografica che risulta dall’ultimo censimento della popolazione e delle abitazioni del 2001 mostra una consistenza della popolazione residente (cosiddetta “legale”),

177 nell’area complessivamente rilevata, pari a 12.560 abitanti, che costituiscono 4.222 nuclei familiari. Il comune più popoloso, con circa 8.800 abitanti censiti, è quello di cabras, che rappresenta il terzo comune della provincia dopo oristano e terralba, mentre riola sardo e nurachi hanno dimensioni demografiche molto più contenute, comprese tra i 1.600 e i 2.200 abitanti. Rispetto alla nuova provincia di oristano, i tre comuni considerati ospitano complessivamente il 7,5%, della popolazione residente, il 7,1% delle famiglie e il 6,8% delle abitazioni. La densità demografica media dell’area, pari a 75,5 ab/kmq, si pone al di sopra della media provinciale (55,2 ab/kmq) e di quella regionale (68 ab/kmq), sebbene si rilevino differenze marcate tra i tre comuni: nurachi e cabras presentano un livello di antropizzazione relativamente elevato (rispettivamente 102 e 86 ab/kmq), mentre riola sardo ha una densità piuttosto bassa, pari ad appena 44 ab/kmq. Non emergono differenze particolari nella dimensione media delle famiglie (2,97 componenti), a parte una ampiezza media lievemente più elevata nel comune di cabras. Emerge invece una maggiore dotazione abitativa nel comune di cabras, ove si registra un indice pari a 137,62, rispetto agli altri comuni: ciò indica che su 100 famiglie esistono 137 abitazioni. Ciò è da ricondurre ad una più spiccata vocazione turistica del comune di cabras, in cui il fenomeno delle “seconde case” o “case-vacanza” è relativamente diffuso.

Popolazione Ampiezza media Abitazioni Ind. dot. COMUNI residente Superficie Densità Famiglie famiglie censite abitativa

Cabras 8.804 102,18 86,16 2.905 3,03 3.998 137,62 Riola Sardo 2.137 48,23 44,31 744 2,87 869 116,80 Nurachi 1.619 15,94 101,57 573 2,83 656 114,49 Totale Area SIC 12.560 166,35 75,50 4.222 2,97 5.523 130,81 Nuova Prov. OR 167.971 3.039,99 55,25 59.847 2,81 81.311 135,86

% Area SIC / provincia 7,5% 5,5% 7,1% 6,8% Dati e indicatori demografici relativi al Censimento Popolazione e Abitazioni 2001 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

120 101,57 100 86,16 80 75,50

60 55,25 44,31 40

20

0 Cabras Riola Sardo Nurachi Totale Area C- Nuova N-RS Provincia OR

178 Densità demografica. Raffronto tra comuni, area totale e provincia. Censimento 2001 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

La situazione demografica aggiornata al 2005 evidenzia una maggiore consistenza rispetto al censimento del 2001, pari a 12.731 abitanti complessivi nell’intera area SIC, determinando una densità demografica più elevata rispetto a 4 anni fa.

Popolazione Superficie Densità

Cabras 8.917 102,18 86,16 Riola Sardo 2.133 48,23 44,31 Nurachi 1.681 15,94 101,57 Totale 12.731 166,35 76,53 Dati e indicatori demografici. Anno 2005 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

4.7.2.3. Le dinamiche demografiche E’ opportuno, al fine di valutare le tendenze demografiche che interessano l’area considerata, analizzare da un lato le variazioni intercensuarie, che individuano il trend di medio-lungo periodo, dall’altro le dinamiche demografiche annuali, che delineano un quadro più aggiornato.

4.7.2.3.1. Le variazioni inter-censuarie di medio periodo Consideriamo in questa sede le variazioni intercorse tra gli ultimi tre Censimenti della Popolazione e delle Abitazioni, in modo da rilevare le tendenze demografiche nel ventennio 1981-2001. Possiamo osservare che vi è stata una dinamica fortemente espansiva tra il 1981 e il 1991, che ha interessato l’area considerata in maniera più evidente rispetto al livello provinciale e a quello regionale. Tuttavia, si osserva chiaramente che tale espansione riguardava esclusivamente il comune di Cabras, che incrementava la sua popolazione del 10% tra i due censimenti, mentre gli altri due comuni subivano una lieve flessione. Tra il 1991 e il 2001 la tendenza espansiva si inverte: l’area costituita dai tre comuni subisce un calo demografico più contenuto rispetto alla media provinciale, ma è proprio il comune di Cabras, che aveva maggiormente beneficiato delle dinamiche espansive del decennio precedente, a risentire maggiormente dell’inversione di tendenza. Soltanto il comune di Nurachi, in controtendenza, vede incrementare la sua popolazione del 6% circa. .

Var. Pop. 1981 Pop. 1991 Pop. 2001 1981-1991 Var. % 1981-1991 Var. 1991-2001 Var. % 1991-2001

Cabras 8.179 8.992 8.772 +813 +9,9 -220 -2,4 Riola Sardo 2.162 2.143 2.137 -19 -0,9 -6 -0,3

Nurachi 1.539 1.533 1.619 -6 -0,4 +86 +5,6 Totale area SIC 11.880 12.668 12.528 +788 +6,6 -140 -1,1 Provincia OR (vecchia) 155.043 156.970 153.082 +1.927 +1,2 -3.888 -2,5

Sardegna 1.594.175 1.648.248 1.631.880 +54.073 +3,4 -16.368 -1,0

179 Popolazione residente ai censimenti 1981, 1991, 2001 e variazioni intercensuarie assolute e relative [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

12.800

12.600

12.400

12.200

12.000

11.800

11.600

11.400 1981 1991 2001

Popolazione residente ai censimenti 1981, 1991, 2001 nell’area costituita dai comuni di Cabras, Nurachi e Riola Sardo. Valori assoluti [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

120

115

110

105

100

95

90 1981 1991 2001 Cabras Riola Sardo Nurachi Totale area Provincia OR Sardegna

Popolazione residente ai censimenti 1981, 1991, 2001 nei comuni di Cabras, Nurachi e Riola Sardo e confronto provinciale. Numeri indice (1981=100) [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

4.7.2.3.2. Le dinamiche demografiche annuali I dati sul movimento demografico rilevati annualmente dall’Istat a livello comunale ci forniscono un quadro più aggiornato delle dinamiche che hanno interessato l’area. Consideriamo in questa sede i dati riferiti agli ultimi 15 anni, ovvero dal 1991 al 2005. Dall’analisi del movimento demografico annuo esteso fino al 2005 si osserva che il trend è stato alquanto discontinuo nel periodo considerato. Dal 1991 al 1993 la dinamica demografica è stata positiva, a cui ha fatto seguito un’inversione di tendenza negli anni successivi: dal

180 1993 al 2000 il declino è stato costante ma moderato, mentre dal 2000 al 2002 si registra un decremento consistente. A partire dal 2002 si osserva una nuova ripresa demografica che colma il decremento degli anni precedenti, il quale si intensifica nell’anno 2004 e prosegue, sebbene in maniera meno evidente, tra il 2004 e il 2005.

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Cabr 8.99 9.00 9.04 9.03 9.01 9.00 8.99 8.96 8.93 8.94 8.77 8.70 8.71 8.88 8.91 as 2 6 4 0 9 6 8 6 8 0 2 1 2 9 7 Riola 2.14 2.16 2.18 2.18 2.17 2.16 2.15 2.15 2.16 2.15 2.13 2.12 2.12 2.13 2.13 S. 1 0 8 5 4 5 7 9 9 9 7 7 9 2 3 Nura 1.53 1.55 1.56 1.57 1.57 1.59 1.61 1.62 1.62 1.62 1.61 1.63 1.65 1.67 1.68 chi 5 3 1 0 9 4 6 3 0 7 6 4 0 1 1

14.6 14.7 14.7 14.7 14.7 14.7 14.7 14.7 14.7 14.7 14.5 14.4 14.4 14.6 14.7 Area 59 11 86 79 67 61 68 46 26 26 26 64 94 96 36 Popolazione residente nei comuni di Cabras, Nurachi e Riola Sardo dal 1991 al 2005. Valori assoluti [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

14.900

14.800

14.700

14.600

14.500

14.400

14.300

14.200 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Totale area 14.659 14.711 14.786 14.779 14.767 14.761 14.768 14.746 14.726 14.726 14.526 14.464 14.494 14.696 14.736

Popolazione residente nell’area costituita dai comuni di Cabras, Nurachi e Riola Sardo dal 1991 al 2005. Valori assoluti [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

E’ da considerare che, poiché il movimento naturale della popolazione (saldo nati-morti) oscilla intorno allo zero, le tendenze demografiche rilevate devono essere imputate quasi esclusivamente al movimento migratorio, ovvero al saldo tra iscritti e cancellati. Ciò che è avvenuto quindi negli anni 2000 e 2001 è dovuto all’incremento dei flussi migratori in uscita a scapito di quelli in entrata, fenomeno che si è invertito negli anni successivi. Se la dinamica demografica che interessa l’area può dirsi, negli ultimi anni, in fase di ripresa – e perciò tendenzialmente espansiva – ciò però non riguarda i tre comuni allo stesso modo. La dinamica qui illustrata descrive infatti molto bene la tendenza che interessa soprattutto il comune di Cabras, il quale ha un peso demografico tale da influenzare il dato complessivo dell’area. In realtà gli altri due comuni paiono essere attraversati da dinamiche differenti: il comune di Riola Sardo è caratterizzato da dinamiche simili a quelle di Cabras, ma più attenuate e tendenti ad una maggiore stazionarietà. Il comune di Nurachi è invece interessato da una tendenza quasi costantemente positiva per tutto il periodo, a parte una lievissima flessione registratasi tra il 2000 e il 2001.

181 115

110

105 Cabras Riola Sardo Nurachi 100 Totale area

95

90 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Popolazione residente nei comuni di Cabras, Nurachi e Riola Sardo dal 1991 al 2005. Numeri indice (1991=100) [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

4.7.2.4. La struttura della popolazione Oltre al movimento anagrafico è significativo analizzare la struttura della popolazione attraverso i principali indici demografici, con particolare attenzione per i tassi di struttura della popolazione (ovvero la composizione percentuale per grandi classi di età) e per gli indici di vecchiaia, dipendenza e ricambio. Tra gli aspetti più importanti della struttura demografica vi è l’indice di vecchiaia, calcolato quale rapporto tra il numero degli anziani (65 anni e oltre) ed il numero dei giovanissimi (0-14 anni). Espresso in percentuale esso indica quanti anziani vi sono per 100 giovani e permette quindi d’individuare la tendenza demografica della popolazione. L’indice di dipendenza strutturale permette di calcolare quale sia il peso relativo degli individui che per ragioni demografiche non sono autonomi, ovvero i giovanissimi (0-14 anni) e gli anziani (65 oltre) sulla popolazione attiva (15 - 64 anni). Infine, l’indice di ricambio (che è un indicatore meno utilizzato) indica il rapporto tra la classe di età 60-65 anni rispetto a quella tra i 15 e i 19 anni. L’esame comparato degli indicatori riferiti all’area SIC, sia nel suo complesso che con riferimento ai singoli comuni, e ai livelli territoriali sovraordinati (provincia, regione) evidenzia che l’area, con un indice di vecchiaia pari al 139%, si trova in una fase piuttosto avanzata del processo di transizione demografica, con un grado di invecchiamento e di dipendenza strutturale inferiori alla nuova provincia, ma superiori alla media regionale.

182 180,0

160,0 152,4 138,8 139,8 142,5 140,0 135,9 131,9 125,3 126,6 120,0 Area C-N-RS 100,0 Nuova Prov. OR

80,0 Sardegna Italia 60,0 47,6 50,1 41,8 42,9 40,0

20,0

0,0 Indice di vecchiaia Indice di dipendenza Indice di ricambio

Indici di struttura. Confronti territoriali. Anno 2005 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

L’analisi comparata dei tre comuni considerati evidenzia tuttavia una differenziazione abbastanza marcata tra i tre comuni. Il comune di Nurachi, che come si è visto è interessato da una crescita demografica costante, appare anche quello relativamente più giovane: è caratterizzato infatti da un più elevato tasso di giovinezza, inoltre l’indice di vecchiaia è nettamente inferiore rispetto agli altri comuni. Il comune di Riola Sardo è, al contrario, quello in cui il processo di transizione demografica è più avanzato, con un indice di vecchiaia che arriva a quota 162%, superando la media provinciale e quella regionale. Il comune di Cabras si trova in una posizione intermedia, con indici allineati alla media provinciale.

Riola Cabras Nurachi Area SIC Prov. OR Sardegna Sardo

Popolazione 0-14 12,0 14,1 12,2 12,3 12,8 13,3 Popolazione 15-64 71,5 68,4 68,0 70,5 67,8 70 Popolazione >64 16,4 17,5 19,8 17,1 19,5 16,7

Indice di vecchiaia 136,3 124,7 161,7 138,8 152,4 125,3 Indice di dipendenza 39,8 46,2 47,1 41,8 47,6 42,9 Indice di ricambio 140,2 120,5 150,9 139,8 131,9 126,6 Indici di struttura. Dati comunali; valori provinciali. Anno 2005 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

4.7.3. Livello di scolarizzazione La condizione dell’area considerata sul piano del livello di istruzione della popolazione appare decisamente critica.

183 Come si evince dall’analisi degli indicatori disaggregati per titolo di studio e calcolati sulla base dei dati dell’ultimo censimento (2001), il livello di istruzione medio della popolazione dell’area è nettamente inferiore sia a quello medio provinciale che a quello regionale. Il tasso di laureati (generico) rappresenta appena il 2,5% sulla popolazione, a fronte del 4,6% provinciale, del 6,2% regionale e del 7,2% nazionale: anche i tassi relativi al conseguimento del diploma e della licenza media appaiono sensibilmente più contenuti. Il tasso di diplomati è infatti pari al 18,4% contro il 24% provinciale e il 28,7% regionale. La situazione dei singoli comune non appare particolarmente disomogenea, con una distanza massima di due punti percentuali nel tasso di diplomati.

Grado di istruzione

Alfabeti privi di Analfabeti Licenza di titoli di studio Diploma di Licenza di scuola media COMUNI scuola scuola Laurea inferiore o di Di cui: in Di cui: in Totale secondaria elementar avviamento età da 65 età da 65 superiore e Totale Totale professionale anni in anni in poi poi

Valori assoluti Cabras 204 1.350 3.042 2.588 1.064 452 183 117 8.431 Nurachi 41 234 578 458 195 98 28 19 1.534 Riola Sardo 52 358 690 670 232 112 36 23 2.038 Totale area SIC 297 1.942 4.310 3.716 1.491 662 247 159 12.003 19.91 OR nuova Prov. 7.309 31.160 55.243 43.146 6 9.901 3.309 2.442 160.083

Dati percentuali

Tasso alfabeti Tasso di Tasso di privi di titoli di analfabetismo Tasso di possessori studio Tasso di Tasso di possessori lic. licenza Totale laureati diplomati media elementar di cui: da di cui: da e Totale 65 anni in Totale 65 anni in poi poi

Cabras 2,4 18,4 54,5 85,2 12,6 5,4 2,2 1,4 100,0 Nurachi 2,7 17,9 55,6 85,5 12,7 6,4 1,8 1,2 100,0 Riola Sardo 2,6 20,1 54,0 86,8 11,4 5,5 1,8 1,1 100,0 Area SIC 2,5 18,7 54,6 85,5 12,4 5,5 2,1 1,3 100,0 OR Nuova Prov. 4,6 24,0 58,5 85,5 12,4 6,2 2,1 1,5 100,0 Dati e indicatori relativi al livello di istruzione della popolazione di età superiore ai 6 anni. Censimento 2001 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

184 100,0

88,9 90,0 85,585,586,8

80,0

70,0 62,863,5 58,6 60,0 54,6 Area C-RS-N OR Nuova Provincia 50,0 Sardegna 40,0 Italia 33,4 28,7 30,0 24,0 18,7 20,0

7,5 10,0 4,6 6,2 2,5 0,0 T. laureati T. diplomati T. cons. licenza T. cons. licenza media elementare

Figura 9 - Dati e indicatori relativi al livello di istruzione della popolazione di età superiore ai 6 anni. Confronti territoriali. Censimento 2001 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

4.7.4. Il mercato del lavoro Anche sul fronte del mercato del lavoro è necessario fare riferimento ai dati censuari 2001, che rappresentano la fonte statistica più recente a livello comunale. I dati relativi alla rilevazione trimestrale delle forze di lavoro sono infatti raccolti su base provinciale e non disaggregabili per comune. La situazione occupazionale dell’area appariva, al 2001, complessivamente più favorevole di quella provinciale, e della media regionale, sebbene anch’essa piuttosto critica. Il tasso di disoccupazione generale rilevato al 2001 è pari al 18,8% (contro il 20,7% della nuova provincia). Il divario di genere nei livelli di occupazione appare tuttavia relativamente più marcato rispetto ai livelli sovraordinati, sia considerando il tasso di disoccupazione femminile, che è più elevato della media provinciale (28,1% rispetto al 27,6%) che il gap esistente tra tassi di disoccupazione femminile e maschile, ma anche tra gli altri indicatori (tasso di attività e di occupazione). Tabella 15 - Indicatori relativi al mercato del lavoro. Censimento 2001 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Maschi e Femmine Maschi Femmine

Tasso Tasso Tasso Tasso Tasso Tasso Tasso Tasso Tasso attività occup. disoccup. attività occup. disocc. attività occup. disoccup.

Cabras 45,9 81,0 19,0 60,1 85,3 14,7 31,5 72,7 27,3 Nurachi 46,6 74,7 25,3 58,3 82,8 17,2 35,1 61,5 38,5 Riola Sardo 37,3 88,6 11,4 49,6 93,3 6,7 24,7 79,0 21,0 Tot. Area SIC 44,5 81,2 18,8 58,1 86,2 13,8 30,8 71,9 28,1 Nuova Provi. OR 44,3 79,3 20,7 57,0 83,4 16,6 32,2 72,4 27,6

185

30,0 28,1 27,6

25,0

20,7 20,0 18,8 16,6 Tot. Area C-N-RS 15,0 13,8 Nuova Provincia OR

10,0

5,0

0,0 Totale (MF) Maschi Femmine

Figura 10 - Tassi di disoccupazione per genere. Confronti territoriali. Censimento 2001 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Tabella 16 - Popolazione per condizione professionale e genere. Censimento 2001 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Condizione

Forze di lavoro Non forze di lavoro

COMUNI In cerca di Ritirati In altra Totale Occupati Totale Studenti Casalinghe Totale occupazione dal lavoro condizione

Maschi Cabras 1.971 339 2.310 319 8 727 477 1.531 3.841 Nurachi 332 69 401 44 0 166 77 287 688 Riola Sardo 432 31 463 66 0 228 176 470 933 Totale area 2.735 439 3.174 429 8 1.121 730 2.288 5.462

Femmine Cabras 874 329 1.203 381 1.406 390 439 2.616 3.819 Nurachi 152 95 247 66 209 108 74 457 704 Riola Sardo 177 47 224 71 312 129 172 684 908 Totale area 1.203 471 1.674 518 1.927 627 685 3.757 5.431

Totale MF Cabras 2.845 668 3.513 700 1.414 1.117 916 4.147 7.660 Nurachi 484 164 648 110 209 274 151 7441.392 Riola Sardo 609 78 687 137 312 357 348 1.154 1.841 Totale area 3.938 910 4.848 947 1.935 1.748 1.415 6.045 10.893

4.7.5. La struttura economica

186 4.7.5.1. Il sistema delle imprese Gli ultimi dati disponibili sulle imprese a livello comunale sono quelli rilevati dal sistema camerale (Registro delle Imprese) relativamente all’anno 2004. Nel 2004 sono presenti nell’area considerata 1.121 imprese attive, di cui 760 (il 60%) nel comune di Cabras, 154 a Nurachi e 207 a Riola Sardo.

Nel sistema delle imprese emerge un peso preponderante del settore primario (43%), superiore sia rispetto al dato provinciale (39%) che a quello regionale (27%), a scapito soprattutto del terziario (36% contro il 41% provinciale e il 47% regionale), mentre le imprese attive nel settore industriale rappresentano una quota del 21% (analoga alla media provinciale) rispetto al totale.

60 54 49 50 43 41 39 40 36

27 30 27 Agricoltura e pesca 23 Industria 21 20 19 20 Servizi

10

0 Area C-N-RS ORISTANO SARDEGNA ITALIA Nuova Prov.

Figura 11 - Composizione percentuale delle imprese per settore di attività. Anno 2004 [Fonte: ns. elaborazioni su dati Infocamere]

Per quanto riguarda la struttura delle imprese per sezioni di attività, il comparto agricolo rappresenta il 40% delle imprese totali, con un picco del 50% nel comune di Riola Sardo, mentre le imprese attive nel ramo della pesca rappresentano il 2,7% (il 3,6% nel comune di Cabras). Nel settore industriale il comparto energetico e quello estrattivo non contano imprese nell’area, per cui i due comparti rappresentati sono le attività manifatturiere e l’edilizia. L’industria manifatturiera rappresenta l’8,2% del totale delle imprese (con una punta del 12% nel comune di Nurachi), mentre quello delle costruzioni costituisce il 12,5%. In entrambi i comparti si ricorda, sono incluse anche le attività artigiane. Per quanto riguarda il settore terziario, si rileva un minor peso relativo del commercio, con il 21,6% di imprese sul totale, contro il 25% provinciale, sebbene con una differenza piuttosto marcata tra comuni: a Cabras le attività commerciali rappresentano il 25%, negli altri due comuni sono circa il 15%. La quota residua di imprese è rappresentata dagli altri comparti: quello turistico (attività alberghiere e della ristorazione) costituisce il 6%, quota più elevata della media provinciale: anche in questo caso si rileva una maggior vocazione turistica del comune di Cabras rispetto

187 agli altri due comuni. Gli altri comparti del settore servizi rappresentano una quota residuale e proporzionalmente inferiori rispetto al dato provinciale.

188

Tabella 17 - Imprese attive per sezione di attività e comune. Valori assoluti e composizione percentuale. Anno 2004 [Fonte: ns. elaborazioni su dati Infocamere]

Valori assoluti Valori %

Riola Totale Riola Totale Cabras Nurachi Cabras Nurachi Sardo area Sardo area

A Agricoltura, caccia e silvicoltura 271 72 101 444 35,8 48,3 50,2 40,1 B Pesca e piscicoltura 27 - 3 30 3,6 - 1,5 2,7 C Ind. Estrattiva ------D Ind. Manifatturiera 57 18 16 91 7,5 12,1 8,0 8,2 DA Alimentare e bevande 22 4 8 34 2,9 2,7 4,0 3,1 DB Tessile 1 1 1 3 0,1 0,7 0,5 0,3 DC Cuoio e pelle 1 1 1 3 0,1 0,7 0,5 0,3 DD Legno 1 1 1 3 0,1 0,7 0,5 0,3 DE Carta ed editoria 1 1 1 3 0,1 0,7 0,5 0,3 DF-DG Petrolchimica ------DH Plastica 1 1 - 2 0,1 0,7 - 0,2 DI Lapidea 7 5 - 12 0,9 3,4 - 1,1 DJ Metallurgica 8 3 5 16 1,1 2,0 2,5 1,4 DK Meccanica 3 - 1 4 0,4 - 0,5 0,4 DL Elettronica 2 - - 2 0,3 - - 0,2 DM Mezzi di trasporto 2 - - 2 0,3 - - 0,2 DN Mobili e riciclaggio ------E Energia e acqua ------F Costruzioni 89 20 29 138 11,8 13,4 14,4 12,5 G Commercio 186 23 30 239 24,6 15,4 14,9 21,6 H Alberghi e ristoranti 51 6 9 66 6,7 4,0 4,5 6,0 I Trasporti, logistica e comun. 17 2 5 24 2,2 1,3 2,5 2,2 J Intermediazione mon. e fin. 5 1 1 7 0,7 0,7 0,5 0,6 K Servizi per le imprese 27 2 3 32 3,6 1,3 1,5 2,9 M Istruzione 3 - - 3 0,4 - - 0,3 N, O, P Sanita, servizi sociali e personali 23 5 4 32 3,0 3,4 2,0 2,9

TOT TOTALE CLASSIFICATE 756 149 201 1.106 100,0 100,0 100,0 100,0

Non classificate 4 5 6 15 Totale complessivo 760 154 207 1.121

Tabella 18 - Imprese attive per sezione di attività. Confronti territoriali: composizione percentuale. Anno 2004 [Fonte: ns. elaborazioni su dati Infocamere]

ORISTANO Sezioni di attività Area SIC n. prov. SARDEGNA ITALIA

A Agricoltura, caccia e silvicoltura 40,1 38,7 27,0 19,1 B Pesca e piscicoltura 2,7 0,4 0,4 0,2 C Ind. Estrattiva 0,0 0,1 0,2 0,1 D Ind. Manifatturiera 8,2 8,6 10,2 12,8

DA Alimentare e bevande 3,1 2,5 2,6 1,9

189 DB Tessile 0,3 0,6 0,6 1,6

DC Cuoio e pelle 0,3 0,0 0,1 0,5

DD Legno 0,3 1,4 1,5 1,0

DE Carta ed editoria 0,3 0,3 0,5 0,7

DF-DG Petrolchimica 0,0 0,1 0,1 0,2

DH Plastica 0,2 0,1 0,1 0,3

DI Lapidea 1,1 0,8 0,9 0,6

DJ Metallurgica 1,4 1,2 1,5 2,3

DK Meccanica 0,4 0,3 0,4 1,0

DL Elettronica 0,2 0,5 0,8 1,2

DM Mezzi di trasporto 0,2 0,1 0,2 0,1

DN Mobili e riciclaggio 0,0 0,6 0,9 1,4 E Energia, acqua, gas 0,0 0,0 0,0 0,1 F Costruzioni 12,5 11,1 13,0 13,8 G Commercio 21,6 24,8 28,3 28,1 H Alberghi e ristoranti 6,0 4,7 5,2 4,9 I Trasporti, logistica e telecomunicazioni 2,2 3,0 3,8 3,8 J Intermediazione monetaria e finanziaria 0,6 0,9 1,2 1,9 K Servizi per le imprese 2,9 3,9 6,2 9,9 M Istruzione 0,3 0,0 0,0 0,0 N, O, P Sanita, servizi sociali e personali 2,9 3,8 4,5 5,1

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0

E’ interessante esaminare la specializzazione produttiva dell’area attraverso l’analisi degli Indici di Specializzazione Produttiva (ISP). Per specializzazione produttiva si intende il grado di concentrazione di un determinato settore, comparto, divisione o gruppo di attività nell’area geografica oggetto di indagine rispetto ad un livello territoriale superiore che può essere la provincia, la regione o l’intero paese. La specializzazione viene misurata da indicatori specifici che sono gli ISP (Indici di Specializzazione Produttiva), che possono essere costruiti alternativamente su tre variabili: le imprese o le unità locali, gli addetti o il valore aggiunto. L’ISP Imprese esprime il rapporto tra: (a) il rapporto tra le imprese (attive) in un determinato comparto produttivo nell’area geografica considerata e le imprese totali della stessa area e (b) lo stesso rapporto relativo ad un’area geografica di riferimento (es. provincia, regione, ripartizione geografica, Paese). Se l’indice viene espresso su base 1, l’area è relativamente specializzata in un determinato comparto di attività rispetto all’aggregazione territoriale di riferimento se l’ISP è superiore ad 1. I comparti di attività (sezioni e sottosezioni) in cui l’area nel suo complesso mostra una relativa specializzazione rispetto alla regione (ISP Imprese) sono la pesca (Cabras e Riola Sardo), l’agricoltura, alcuni rami del manifatturiero come l’industria del cuoio e della pelle, l’industria della plastica, il comparto lapideo (gli ultimi due tranne Riola Sardo)e l’industria di trasformazione alimentare. La specializzazione relativa rispetto alle attività ricettive e della ristorazione riguarda esclusivamente il comune di Cabras.

190 Tabella 19 - Sezioni e sottosezioni di attività in cui i comuni dell’area SIC presentano ISP imprese significativi (>1) rispetto alla regione. Anno 2004 [Fonte: ns. elaborazioni su dati Infocamere]

Cabras Nurachi Riola Sardo Totale area B Pesca e piscicoltura 8,93 0,00 3,73 6,78

DC Ind. Cuoio e pelle 1,32 6,71 4,98 2,71

DH Ind. Plastica 1,32 6,71 0,00 1,81 Agricoltura, caccia e A silvicoltura 1,33 1,79 1,86 1,49

DI Ind. Lapidea 1,03 3,73 0,00 1,21

DA Ind. Alimentare e bevande 1,12 1,03 1,53 1,18 H Alberghi e ristoranti 1,30 0,77 0,86 1,15

8,00

7,00 6,78

6,00

5,00

4,00

3,00 2,71

2,00 1,81 1,49 1,21 1,18 1,15 1,00

0,00 Pesca e Ind. Cuoio e Ind. Plastica Agricoltura, Ind. Lapidea Ind. Alberghi e piscicoltura pelle caccia e Alimentare e ristoranti silvicoltura bevande

Figura 12 - ISP significativi relativi all’area e relative sezioni di attività. Anno 2004 [Fonte: ns. elaborazioni su dati Infocamere]

4.7.5.2. La struttura dell’occupazione per settori e comparti di attività Sarebbe utile considerare il peso dell’occupazione dei diversi comparti con riferimento alle stesse imprese rilevate dalla CCIAA. Purtroppo però, a partire dal 1999 le Camere di Commercio non rilevano più i dati relativi agli addetti, in quanto considerati inattendibili, per cui non siamo in grado di associare al dato delle imprese quello sulla relativa occupazione. Le uniche due categorie di dati relative alla composizione degli occupati per settore e sezione di attività sono quelle che rileviamo dai Censimenti della Popolazione e Abitazioni (2001) e del Censimento Industria e Servizi (2001), riferiti ad un periodo differente e, in ogni caso, non incrociabili con quelli relativi al numero di imprese di fonte camerale, in quanto rilevati con una metodologia differente. 191 La composizione dell’occupazione per attività produttive, rilevata attraverso il Censimento della Popolazione 2001, evidenzia, che il settore primario occupa una quota particolarmente consistente di lavoratori nell’area considerata, superiore alla media provinciale, confermando una supremazia del settore già emersa a proposito della struttura delle imprese. Il 22% degli occupati è infatti assorbito dal settore agricolo (che comprende l’agricoltura, la silvicoltura, la caccia, la pesca e i servizi connessi), a fronte di un 14% provinciale. La quota di occupati del settore industria (che include anche le attività artigiane) è analogo al dato provinciale (21%), mentre il settore terziario assorbe una quota relativamente inferiore di occupati: il 57% contro il 64% provinciale. Tabella 20 - Occupati per settore di attività. Valori assoluti e percentuali. Censimento 2001 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT] Attività economica COMUNI Altre Agricoltura Industria Totale attività Valori assoluti Cabras 667 574 1.604 2.845 Nurachi 83 97 304 484 Riola Sardo 115 159 335 609 Area SIC 865 830 2.243 3.938 Composizione percentuale Cabras 23,4 20,2 56,4 100,0 Nurachi 17,1 20,0 62,8 100,0 Riola Sardo 18,9 26,1 55,0 100,0 Area SIC 22,0 21,1 57,0 100,0 Provincia OR 14,1 21,5 64,4 100,0

Un’analisi più dettagliata per comparti di attività mostra che la maggior quota di occupati nel primario è da imputare alla pesca ed è quasi unicamente riferibile al comune di Cabras, in cui ben l’11% degli occupati lavora in tale comparto. Il comparto agricolo assume dimensioni analoghe alla media provinciale, sebbene si rilevi una più spiccata vocazione nei comuni di Nurachi e Riola Sardo. Per quanto riguarda il settore industriale, i comparti che assorbono più manodopera sono l’industria manifatturiera e l’edilizia, con quote complessive di occupati vicini al dato provinciale (intorno al 10% per entrambe) sebbene con lievi differenze tre comuni. Nel terziario, spicca una maggior vocazione dell’area nelle attività turistiche (ricettività e ristorazione) mentre negli altri comparti la quota di occupati si mantiene a livelli analoghi o inferiori alla media provinciale. Il comparto che occupa la quota relativamente più elevata di lavoratori è il commercio (15,5%, dato analogo alla media provinciale). Per quanto riguarda la seconda fonte, ovvero il Censimento Industria e Servizi, come noto questo non rappresenta in maniera esaustiva l’universo delle imprese, in quanto non rileva le imprese del settore primario in senso stretto, ma solo quelle che svolgono anche attività di trasformazione. Al Censimento Industria e Servizi del 2001 sono stati censiti 2.211 addetti relativi a 742 unità locali. Si noti che nel comparto della pesca il numero di addetti rilevato è di ben 514 relativi a 22 UL, di cui 469 addetti e 19 UL sono concentrati nel comune di Cabras, determinando un numero medio di circa 25 addetti per impresa contro i 3 medi complessivi. Il comparto della pesca è perciò quello che ha il maggior peso relativo in termini di occupazione, pari al 23,4% del totale degli addetti.

192

193 Tabella 21 - Occupati per sezione di attività. Valori assoluti e percentuali. Censimento 2001 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Sezioni di attività economica COMUNI Agricoltura, caccia e silvicoltura piscicoltura e Pesca Estrazione di minerali Attività manifatt. Energia elettrica, gas e acqua Costruzioni Commercio e riparazioni Alberghi e ristoranti Trasporti, e comunic. Interm. monetaria e finanziaria imprese alle Servizi P.A., difesa, ass.soc. Istruzione servizi e Sanità sociali pubblici, servizi Altri personali e sociali domestici Servizi Organizz. extraterrit. Totale

Cabras 349 318 9 293 19 253 465 189 79 31 84 262 163 141 101 89 0 2.845 Nurachi 76 7 2 42 1 52 68 35 25 4 22 61 26 32 15 15 1 484 Riola Sardo 92 23 0 74 10 75 77 31 24 7 27 74 38 36 11 10 0 609 Area SIC 517 348 11 409 30 380 610 255 128 42 133 397 227 209 127 114 1 3.938

Prov. OR 5.967 643 203 4.851 397 4.616 7.239 2.408 1.956 850 1.883 6.020 4.025 3.141 1.741 880 20 46.840

Cabras 12,3 11,2 0,3 10,3 0,7 8,9 16,3 6,6 2,8 1,1 3,0 9,2 5,7 5,0 3,6 3,1 0,0 100,0 Nurachi 15,7 1,4 0,4 8,7 0,2 10,7 14,0 7,2 5,2 0,8 4,5 12,6 5,4 6,6 3,1 3,1 0,2 100,0 Riola Sardo 15,1 3,8 0,0 12,2 1,6 12,3 12,6 5,1 3,9 1,1 4,4 12,2 6,2 5,9 1,8 1,6 0,0 100,0 Area SIC 13,1 8,8 0,3 10,4 0,8 9,6 15,5 6,5 3,3 1,1 3,4 10,1 5,8 5,3 3,2 2,9 0,0 100,0 Prov. OR 12,7 1,4 0,4 10,4 0,8 9,9 15,5 5,1 4,2 1,8 4,0 12,9 8,6 6,7 3,7 1,9 0,0 100,0

194

18,0 Area SIC 1515 Provincia di Oristano 16,0

14,0 1313 13

12,0 1010 1010 10 10,0 9 9

8,0 6 7 6 6,0 5 5 4 4 4 4,0 3 3 3 3 2 1 2 1 1 2,0 0 0 1 0,0 Pesca Industria ristoranti imprese estrattiva Istruzione Alberghi e Alberghi sociali Servizi alle Industria Agricoltura Altri servizi Costruzioni P.A., difesa P.A., riparazioni Trasporti e Trasporti Commercio e Commercio manifatturiera comunicazioni gas e acqua Sanità e e serviziSanità Energia elettrica,Energia Servizi finanziari Servizi domestici Figura 13 - Occupati per sezione di attività. Composizione percentuale: confronto con la provincia. Censimento 2001 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

195

Tabella 22 - Unità locali e addetti per sezione di attività. Censimento Industria e Servizi 2001 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Unità Locali Addetti Addetti /U.L.

Cabras Nurachi Riola Sardo Totale area Cabras Nurachi Riola Sardo Totale area Cabras Nurachi Riola Sardo Totale area

A. Agricoltura, caccia e silvicoltura 2 - - 2 4 - - 4 2,0 - - 2,0 B. Pesca, piscicoltura e servizi connessi 19 - 3 22 469 - 45 514 24,7 - 15,0 23,4 C. Estrazione di minerali ------D. Attività manifatturiere 56 14 13 83 151 35 30 216 2,7 2,5 2,3 2,6 E. Energia elettrica, gas e acqua - - 1 1 - - 4 4 - - 4,0 4,0 F. Costruzioni 76 14 19 109 141 17 30 188 1,9 1,2 1,6 1,7 G. Commercio ingrosso e dettaglio 159 20 31 210 338 29 54 421 2,1 1,5 1,7 2,0 H. Alberghi e ristoranti 53 8 9 70 124 18 20 162 2,3 2,3 2,2 2,3 I. Trasporti, magazzinaggio e comun. 14 4 6 24 54 20 12 86 3,9 5,0 2,0 3,6 J. Intermediazione monetaria e finanziaria 11 1 1 13 19 1 2 22 1,7 1,0 2,0 1,7 K. Servizi alle imprese 46 5 12 63 123 5 12 140 2,7 1,0 1,0 2,2 L. P.A. e difesa; assicurazione sociale 2 1 1 4 69 14 16 99 34,5 14,0 16,0 24,8 M. Istruzione 8 3 3 14 117 17 34 168 14,6 5,7 11,3 12,0 N. Sanità e altri servizi sociali 26 4 7 37 92 3 17 112 3,5 0,8 2,4 3,0 O. Altri servizi pubblici, sociali e personali 63 15 12 90 64 6 5 75 1,0 0,4 0,4 0,8

Totale 535 89 118 742 1.765 165 281 2.211 3,3 1,9 2,4 3,0

196

4.7.6. L’agricoltura

Un focus particolare è dedicato al comparto agricolo. Oltre ai dati già illustrati sulle imprese e sull’occupazione, la più importante fonte di riferimento per l’agricoltura è il Censimento Agricoltura dell’ISTAT, l’ultimo dei quali risale al 2000 ed è quindi già piuttosto datato. Il Censimento rileva le aziende agricole, le loro caratteristiche strutturali, le produzioni agricole e zootecniche. Al 2000 risultavano essere presenti 1.362 aziende nell’intero territorio (su circa 18.000 della vecchia provincia), di cui 599 a Cabras, 279 a Nurachi e 484 a Riola Sardo. La superficie media totale e utilizzata delle aziende varia notevolmente tra i comuni: Cabras è caratterizzato da aziende di dimensione più ampia (circa 10 ha di SAU per azienda), mentre a Nurachi la superficie media (SAU) delle imprese è circa un terzo rispetto a Cabras (3,5 ha). Riola Sardo si trova in una posizione intermedia, con 5,4 ha medi per azienda. Circa la metà delle aziende (48%) è di dimensioni molto piccole, avendo una SAU inferiore a un ettaro, dato che non si discosta particolarmente dalla media provinciale. Poco più di un quarto delle aziende ha una superficie compresa tra 1 e 5 ettari, mentre un altro quarto delle aziende ha una superficie superiore ai 5 ettari.

Superficie Superficie totale SAU media Superficie totale agricola utilizzata media per per azienda COMUNI Aziende (ha) (SAU) azienda (ha) (ha)

Cabras 599 6.642,67 5.918,71 11,09 9,88 Nurachi 279 1.092,12 964,00 3,91 3,46 Riola Sardo 484 2.836,79 2.604,74 5,86 5,38 Totale area 1.362 10.571,58 9.487,45 7,76 6,97 Vecchia prov. OR 17.959 196.044,24 137.880,13 10,92 7,68 Aziende agricole e relativa superficie. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

CLASSI DI SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (in ettari) Totale

Senza COMUNI superficie < 1 1 - 2 2 - 5 5 - 10 10 - 20 20 - 50 50 - 100 100 e +

Cabras 2 267 66 56 42 50 94 19 3 599 Nurachi - 158 33 44 23 8 12 1 - 279 Riola Sardo 5 233 83 64 30 30 28 11 - 484 Totale area 7 658 182 164 95 88 134 31 3 1362 Vecchia prov. OR 263 8.420 2.214 2.173 1.357 1.478 1.521 418 115 17.959

Valori percentuali

Cabras 0,3 44,6 11,0 9,3 7,0 8,3 15,7 3,2 0,5 100,0 Nurachi - 56,6 11,8 15,8 8,2 2,9 4,3 0,4 - 100,0

Riola 1,0 48,1 17,1 13,2 6,2 6,2 5,8 2,3 - 100,0

197 Sardo Totale area 0,5 48,3 13,4 12,0 7,0 6,5 9,8 2,3 0,2 100,0 Vecchia prov. OR 1,5 46,9 12,3 12,1 7,6 8,2 8,5 2,3 0,6 100,0 Aziende per classe di superficie agricola utilizzata (SAU). Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

60,0 Area SIC C-N-RS 48,3 Vecchia prov. OR 50,0 46,9

40,0

30,0

20,0 13,412,3 12,012,1 9,8 8,2 8,5 10,0 7,07,6 6,5 2,32,3 0,51,5 0,20,6 0,0 1 - 2 2 - 5 5 - 10 10 - 20 20 - 50 Senza 50 - 100 Meno di 1 di Meno superficie 100 ed oltre ed 100

Aziende per classe di superficie agricola utilizzata (SAU). Composizione percentuale: raffronto con la provincia Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Relativamente alla forma di conduzione, oltre il 98% delle aziende è a conduzione diretta: tale dato non si discosta peraltro da quello provinciale. Risultano essere impiegati nelle aziende 4.853 persone, di cui circa la metà sono familiari e parenti del conduttore, con un numero medio di addetti pari a 3,6 per azienda.

Tabella 23 - Aziende per forma di conduzione. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

COMUNI Conduzione diretta Altre forme Totale

Cabras 595 4 599 Nurachi 276 3 279 Riola Sardo 470 14 484

Totale area 1341 21 1.362

% 98,5 1,5 100,0

Vecchia prov. OR 17.662 297 17.959

% 98,3 1,7 100,0

198 Tabella 24 - Manodopera impiegata nelle aziende agricole censite. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

FAMILIARI E PARENTI DEL CONDUTTORE ALTRA MANODOPERA

Altri DIRIGENTI E OPERAI ED Totale COMUNI Conduttore Coniuge familiari Parenti Totale IMPIEGATI ASSIMILATI generale

Cabras 595 370 556153 1.079 3 25 23 441 2.166 Nurachi 276 174 30528 507 - 4 4 109 900 Riola Sardo 480 319 524 51 894 7 22 17 367 1.787 Totale area 1351 863 1385 232 2.480 10 51 44 917 4.853 Vecchia prov. OR 17.824 11.395 21.388 1.758 34.541 186 596 563 4.938 58.648

Tabella 25 - Rapporto aziende/addetti. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Addetti/ COMUNI Aziende Addetti Azienda

Cabras 599 2.166 3,6 Nurachi 279 900 3,2 Riola Sardo 484 1.787 3,7 Totale area 1.362 4.853 3,6 Vecchia prov. OR 17.959 58.648 3,3

Riguardo al titolo di possesso dei terreni, una forte maggioranza di questi è di proprietà del conduttore (84%), la quota restante è parte in proprietà e parte in affitto (13%), mentre la quota parte di terreni esclusivamente in affitto o concessa in altre forme è marginale.

Tabella 26 - Superficie per titolo di possesso dei terreni. Dati assoluti (ha) e percentuali. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

TITOLO DI POSSESSO DEI TERRENI

e

ietà r op r parte in affitto uso gratuito uso gratuito uso gratuito Proprietà Affitto Uso gratuito p Totale

Cabras 455 14 3 123 1 - 1 597 Nurachi 258 1 - 17 3 - - 279 Riola Sardo 432 7 - 40 3 - 2 484 Totale area 1145 22 3 180 7 - 3 1.360 % 84,2 1,6 0,2 13,2 0,5 - 0,2 100,0 Vecchia prov. OR 14.606 391 313 2.061 393 56 127 17.947

% 81,4 2,2 1,7 11,5 2,2 0,3 0,7 100,0

Circa le modalità di utilizzo dei terreni (colture e produzioni), la SAU viene utilizzata in larghissima misura (80% circa) per la coltura di seminativi, in misura molto più rilevante rispetto alla media provinciale, in cui tali produzioni occupano circa la metà dei terreni.

199 Rispettivamente il 13% e l’8% sono destinati a coltivazioni legnose e a prati e pascoli: spicca in particolare un’anomalia, poiché i prati e pascoli occupano una quota marginale (8%) rispetto alla media provinciale (43%). Relativamente alle specifiche colture, circa il 60% della superficie è adibita a colture di cereali (in particolare frumento), contro il 34% a livello provinciale. Il 14% circa è utilizzato per coltivazioni ortive e appena il 10% (contro il 46% a livello provinciale) a coltivazioni foraggere avvicendate. Una quota residuale di terreno è utilizzato per la coltura dell’olivo (11%), della vite (5%) e di fruttiferi.

SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA SUPERFICIE AGRARIA NON UTILIZZATA

Destinata COMUNI Coltivazioni Prati ad Arboricoltura legnose permanenti attività Altra Seminativi agrarie e pascoli Totale da legno Boschi Totale ricreative superficie Totale

Cabras 4.857,00 524,27 537,44 5.918,71 72,67 217,89 294,34 5,44 139,06 6.642,67

Nurachi 726,12 205,28 32,6 964 38,97 - 7,06 - 82,09 1.092,12

Riola Sardo 1.964,55 476,85 163,34 2.604,74 53,98 87,52 17,32 - 73,23 2.836,79

Totale area 7547,67 1206,4 733,38 9487,45 165,62 305,41 318,72 5,44 294,38 10571,58

% 79,6 12,7 7,7 100,0 52,0 95,8 100,0 1,7

V. prov. OR 68.048,86 10.650,77 59.180,50 137.880,13 4.268,93 38.982,90 43.251,83 105,23 11.004,30 196.044,24

% 49,4 7,7 42,9 100,0 9,9 90,1 100,0 2,7 Superficie aziendale secondo l'utilizzazione dei terreni. Dati assoluti (ha) e percentuali. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

COLTIVAZIONI di cui COLTIVAZIONI FORAGGERE FRUMENTO ORTIVE AVVICENDATE VITE OLIVO AGRUMI FRUTTIFERI

CEREALI Az. Sup. Az. Sup. Az. Sup. Az. Sup. Az. Sup. Az. Sup. Az. Sup. Az. Sup.

Cabras 208 2.797,89 176 1.978,78 174 820,06 30 322,82 229 129,3 456 380,37 22 5,56 23 9,04

Nurachi 72 383,39 56 233,74 41 81,23 11 24,84 91 29,62 239 158,94 16 5,08 19 9,39

Riola Sardo 130 1.048,41 87 596,98 54 74,01 40 329,09 231 201,58 400 262,1 51 7,58 33 5,55

Totale area 410 4.229,69 319 2.809,50 269 975,30 81 676,75 551 360,50 1.095 801,41 89 18,22 75 23,98

V. prov. OR 3.216 23.478,20 2.398 14.888,66 2.009 3.024,53 2.951 31.116,48 8.118 3.450,42 9.620 5.722,68 1.582 797,34 2.032 615,67 Dati sulle coltivazioni. Valori assoluti. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

200 70,0

59,7 60,0

50,0 45,6 39,6 40,0 34,4 Area C-N-RS Provincia OR 30,0 21,8 20,0 13,8 11,3 9,6 8,4 10,0 4,4 5,15,1 0,31,2 0,30,9 0,0 VITE OLIVO di cui AGRUMI CEREALI ORTIVE FRUMENTO FRUTTIFERI COLTIVAZIONI FORAGGERE COLTIVAZIONI AVVICENDATE

Composizione % della SAU per tipologie di coltivazioni. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Per quanto riguarda le produzioni zootecniche, il patrimonio complessivo dell’area è pari a circa 17.600 capi, di cui il 92% circa sono rappresentati da ovini. Questa quota appare ben al di sopra della media provinciale, in cui gli ovini costituiscono il 64% ed è piuttosto contraddittoria rispetto al basso utilizzo di terreni a prati e pascoli. Decisamente sottorappresentate rispetto al dato provinciale appaiono le altre specie (bovini, suini, caprini, equini ed avicoli).

BOVINI SUINI OVINI CAPRINI EQUINI AVICOLI TOTALE

Cabras 6 52 8.889 170 23 - 9.140 Nurachi 15 77 507 - 18 127 744 Riola Sardo 159 215 6.735 6 20 570 7.705

Totale area 180 344 16.131 176 61 697 17.589

% Area C-N-RS 1,0 2,0 91,7 1,0 0,3 4,0 100,0

TOTALE vecchia prov. OR 57.515 17.733 425.021 9.510 2.481 151.540 663.800

% Vecchia provincia OR 8,7 2,7 64,0 1,4 0,4 22,8 100,0 Patrimonio zootecnico: capi di allevamento censiti. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

201 100,0 91,7 90,0

80,0

70,0 64,0 60,0 % Area C-N-RS 50,0 % Vecchia provincia OR 40,0

30,0 22,8 20,0 8,7 10,0 2,7 4,0 1,0 2,0 1,0 1,4 0,3 0,4 0,0 BOVINI SUINI OVINI CAPRINI EQUINI AVICOLI

Composizione percentuale del patrimonio zootecnico per specie animali. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Relativamente alle aziende e alle produzioni biologiche, l’area costituita dai tre comuni appare poco “incline” al biologico, rispetto alla provincia nel suo complesso: al 2000 erano presenti appena 13 aziende, pari all’1% del totale delle aziende (contro il 5% della provincia) mentre la SAU utilizzata per colture biologiche era pari al 4% circa (contro il 16% provinciale).

Aziende biologiche % Biologiche / Totali

Superficie Totale SAU N. Aziende Superficie Totale in ettari SAU in ettari N. Aziende in ettari in ettari

Cabras 4 338,52 335,44 0,7 5,1 5,7 Nurachi 4 18,41 17,52 1,4 1,7 1,8 Riola Sardo 5 42,48 40,85 1,0 1,5 1,6 Totale area 13 399,41 393,81 1,0 3,8 4,2 Vecchia prov. OR 881 29.336,56 22.723,95 4,9 15,0 16,5 Aziende e superfici biologiche. Valori assoluti e percentuali. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

La SAU biologica viene utilizzata per oltre la metà della sua estensione (55%) a prati permanenti e pascoli, per poco meno di un terzo alla coltivazione di seminativi (31%), per il 14% a coltivazioni legnose. Una quota quasi irrilevante è destinata ad arboricoltura da legno. Le produzioni biologiche principali sono l’olivo (sia per la produzione di olio che di olive ), il frumento, l’orzo e l’avena. Superfici residuali sono destinate alla produzione di frutta (albicocche, pesce, pere, mele, nettarine).

Cabras Nurachi Riola Sardo Totale

Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie

Seminativi 1 86 3 7,6 2 30,63 6 124,23 Coltivazioni legnose agrarie 4 36,44 4 9,92 5 10,22 13 56,58 Arboricoltura da legno - 1 0,11 1 0,54 2 0,65 Prati permanenti e pascoli 2 213 - - - - 2 213

202 Totale 335,44 - 17,63 - 41,39 394,46 Colture biologiche e relative superfici utilizzate. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Seminativi 31%

Prati permanenti e pascoli 55% Coltivazioni legnose agrarie 14% Arboricoltura da legno 0%

Composizione percentuale delle superfici biologiche per tipologie di coltivazioni. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Cabras Nurachi Riola Sardo Totale

Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie

Olivo 4 34,51 4 8,53 5 6,64 13 49,68 Frumento duro 1 21,5 3 2,90 1 1,90 5 26,30 Orzo 1 3,5 - - 1 12,31 2 15,81 Avena - - - - 1 4,82 1 4,82 Mandarino - - 1 0,50 - - 1 0,50 Arancio - - 1 0,35 - - 1 0,35 Vite - - 1 0,20 - - 1 0,20 Albicocco - - 1 0,10 - - 1 0,10 Pero - - 1 0,10 - - 1 0,10 Nettarina - - 1 0,05 - - 1 0,05 Pesco - - 1 0,05 - - 1 0,05 Melo - - 1 0,04 - - 1 0,04 Principali produzioni biologiche. Aziende e superfici utilizzate. Censimento Agricoltura 2000 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

4.7.7. Il turismo Un’attenzione particolare deve essere dedicata, nell’analisi socio-economica dell’area, al comparto del turismo, nel quale si rileva una vocazione specifica, in particolare del comune di Cabras, e che rappresenta una delle attività che ha forti potenzialità di sviluppo.

203 Sul fronte dell’offerta turistica, nel territorio dei tre comuni sono presenti 7 strutture ricettive alberghiere e complementari, di cui 5 concentrati nel comune di Cabras, con una dotazione complessiva di 673 posti letto, che rappresentano, a livello provinciale, il 12% delle strutture e l’11% dei posti letto. La ricettività “qualificata” (con riferimento agli esercizi alberghieri) appare nettamente sottodimensionata, se si considerano le potenzialità turistiche del territorio. Al 2004 risultavano attivi soltanto 4 alberghi nel comune di Cabras e 1 nel comune di Riola Sardo, con una dotazione di 121 post,i i quali coprono appena il 5% dei posti letto della provincia.

Esercizi Esercizi ricettivi alberghieri complementari Totale esercizi Comuni N. Letti N. Letti N. Letti

Cabras 4 1041 660 5 764 Nurachi 0 0 0 0 0 0 Riola Sardo 1 17 1 13 2 30 Totale area 5 121 2 673 7 794

Totale Provincia Oristano 40 2.526 17 4.818 57 7.344 Esercizi turistici nei comuni dell’area SIC e nella nuova provincia di Oristano. Anno 2005 [Fonte: ns. elaborazioni su dati EPT-ISTAT]

Comuni B&B Letti

Cabras 55 296 Nurachi 3 17 Riola Sardo 10 60

Totale area 68 373

Totale Provincia Oristano 180 933 Consistenza e capacità dei Bed & Breakfast nei comuni dell’area SIC e nella vecchia provincia di Oristano. Anno 2005 [Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT]

Comuni Numero Letti Piazzuole Posti letto % strutture % posti letto

Cabras 13 86 42 125 14,9 24,8 Nurachi 5 56 - - 5,7 6,6 Riola Sardo 6 50 - - 6,9 5,9

Totale area 24 192 42 125

Totale Provincia Oristano 87 663 61 187 100,0 100,0 Strutture agrituristiche nei comuni dell’area SIC e nella vecchia provincia di Oristano per comune. Anno 2004 [Fonte: ns. elaborazioni su dati R.A.S.]

Un fenomeno interessante e significativo riguarda l’espansione della ricettività non alberghiera. Alle strutture ricettive “tradizionali” si sommano infatti altre 92 strutture, di cui 24 agriturismo e 68 Bed & Breakfast. In particolare, si evidenzia una rapida crescita di Bed & Breakfast nel territorio. A partire dal 2001 vi è stato un forte incremento sia nel numero di strutture che nella dotazione di posti letto. Attualmente i B&B presenti nel territorio sono 68 ed offrono una dotazione di 373 posti letto, con una copertura del 38% rispetto al territorio provinciale. Di questi, 55 (l’81%) sono concentrati nel comune di Cabras. Anche la presenza di numerose strutture agrituristiche è un elemento di interesse, in quanto copre una quota consistente della ricettività del territorio creando anche una importante sinergia con il settore agricolo e con le attività di ristorazione.

204 Risultano essere presenti nel territorio, al 2004, 24 strutture (di cui 13 a Cabras), con una dotazione di 192 posti letto (il 28% della provincia). E’ importante considerare, sull’altro fronte, la domanda turistica, con riferimento ai flussi turistici e alla loro tendenza in un arco pluriennale. Gli ultimi dati disponibili, rilevati dall’EPT si riferiscono al 2005. E’ importante notare che l’EPT rileva i movimenti turistici solo nei comuni che hanno la maggiore vocazione turistica. Nel caso della provincia di Oristano, tra i comuni dell’area interessata soltanto Cabras è oggetto di rilevazioni statistiche da parte dell’EPT: i dati qui illustrati non sono pertanto esaustivi, sebbene i movimenti turistici interessino prevalentemente Cabras. Inoltre, i dati su arrivi e presenze rilevati dall’EPT sono ulteriormente sottodimensionati, in quanto si riferiscono solo alle strutture ricettive alberghiere e complementari, ma non considerano gli agriturismo e i B&B. Nel 2005 gli arrivi turistici registrati nel territorio di Cabras sono stati 6.599 con un numero di presenze di circa 23.000, determinando un numero di giorni di permanenza media pari a 3,5. La composizione dei turisti per nazionalità evidenzia una prevalenza di turisti italiani (73% degli arrivi e 80% delle presenze) sulla componente straniera. La quota di flussi turistici diretti a Cabras rappresenta appena il 10% degli arrivi e l’8% delle presenze relative alla vecchia provincia. Ovviamente, considerando l’ingresso di nella nuova provincia, tale percentuale cala ulteriormente se riferito al nuovo assetto. Si tratta di una quota ancora limitata, se si considera la potenziale attrattività turistica dell’area di Cabras dovuta alla elevatissima qualità delle risorse naturali e paesaggistiche esistenti, racchiuse in gran parte nell’Area Marina Protetta del Sinis. Tuttavia, un dato di tendenza da osservare con attenzione è il forte incremento nei flussi turistici avvenuto negli ultimi anni, in particolare tra il 2003 e il 2004 sono raddoppiati gli arrivi e le presenze, mentre nel 2005 sono diminuiti leggermente gli arrivi ma sono aumentate le presenze totale, con il risultato di innalzare la permanenza media.. Su tale incremento potrebbe aver inciso da un lato una maggior visibilità e attrattiva del territorio dovuta a strategie promozionali più efficaci, dall’altro la maggior disponibilità di strutture ricettive, in particolare quelle non convenzionali quali i B&B e gli agriturismo.

CLIENTI ITALIANI STRANIERI TOTALE Permanenza Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze media 2001 2.108 5.937 853 1.640 2.961 7.577 2,6 2002 3.622 10.298 1.185 2.400 4.807 12.698 2,6 2003 3.110 7.850 1.042 2.121 4.152 9.971 2,4 2004 5.785 17.727 2.117 4.367 7.902 22.094 2,8 2005 4.432 17.411 2.167 5.636 6.599 23.047 3,5

Flussi turistici nel comune di Cabras. Anni 2001- 2005. Dati assoluti [Fonte: ns. elaborazioni su dati EPT]

205 25.000

20.000

15.000 Arrivi Presenze 10.000

5.000

0 2001 2002 2003 2004 2005

Flussi turistici nel comune di Cabras. Anni 2001- 2005. Dati assoluti [Fonte: ns. elaborazioni su dati EPT]

La presenza di risorse naturali e turistiche di elevatissimo valore, associata alla vocazione produttiva nel comparto dell’agricoltura, della pesca e della produzione agro- alimentare individuano, quale principale direttrice di sviluppo la filiera turistico- ambientale-enogastronomica. Il territorio oggetto dell’analisi appare sede privilegiata per lo sviluppo di forme di turismo sostenibile incentrate sulla promozione e fruizione integrata delle risorse ambientali, che valorizzino nel contempo la specializzazione agricola, enogastronomica e ittica, l’artigianato tipico e i saperi locali. Come si è visto, i dati sui flussi turistici (sebbene circoscritti riferiti al territorio di Cabras) sono incoraggianti ed indicano delle prospettive di crescita della domanda che aprono delle interessanti opportunità di sviluppo del settore. Se è vero che ancora i flussi turistici che interessano il territorio sono limitati rispetto alle potenzialità del territorio, su tale condizione incide da un lato il fatto che la ricettività qualificata e l’offerta di servizi complementari debbano essere ancora pienamente sviluppati, dall’altro il fatto che le strategie di marketing turistico del territorio sono ancora relativamente “giovani” rispetto a quelle più “mature” riferite ad altre località turistiche della Sardegna. E’ necessario quindi ragionare in una logica di investimento che è destinato a produrre dei risultati apprezzabili nel prossimo futuro.

4.7.8. STAGNI DI CABRAS E DI MISTRAS: BENI AMBIENTALI E IDENTITARI

Il PPR con le norme di attuazione e la relativa cartografia prevede una tutela dello stagno di Cabras, di quello di Mistras e della peschiera di Pontis con due provvedimenti: • riconoscimento del valore ambientale con l’art. 25; • riconoscimento quale bene storico culturale con l’art. 57

206 in particolare il complesso dello stagno con la peschiera di Pontis è da inquadrare come bene identitario. Si vuole sottolineare, anche in questa occasione, che pur non facendo parte del SIC / ZPS “Stagno di Cabras”, l’area di Mar’e Pontis e il complesso della Peschiera, formalmente ricomprese nel SIC di Mistras, non possono essere intese come sistema separato dallo stagno di Cabras, in questa parte, principalmente per ragioni culturali, sociali ed economiche. Per meglio inquadrare la questione si riportano i relativi articoli delle norme di attuazione del piano paesaggistico regionale e di seguito si sviluppano le considerazioni che portano a dimostrare il valore ambientale e culturale dei due SIC con la Peschiera Pontis.

A) L.R. n. 8 del 25.11.2004, art. 2, comma 1. Adozione del Piano Paesaggistico Regionale. Primo ambito omogeneo – Area Costiera. Norme di Attuazione

Art. 25 - Aree seminaturali. Definizione 1. Le aree seminaturali sono caratterizzate da utilizzazione agro-silvopastorale estensiva, con un minimo di apporto di energia suppletiva per garantire e mantenere il loro funzionamento. 2. Esse includono in particolare le seguenti categorie che necessitano, per la loro conservazione, di interventi gestionali: boschi naturali (comprensivi di leccete, quercete, sugherete e boschi misti), ginepreti, pascoli erborati, macchie, garighe, praterie di pianura e montane secondarie, fiumi e torrenti e formazioni riparie parzialmente modificate, zone umide costiere parzialmente modificate, dune e litorali soggetti a fruizione turistica, grotte soggette a fruizione turistica, laghi e invasi di origine artificiale e tutti gli habitat dell’All.to I della Direttiva 92/43/CEE e succ. mod.

Art. 26 - Aree seminaturali. Prescrizioni 1. Nelle aree seminaturali sono vietati gli interventi edilizi o di modificazione del suolo ed ogni altro intervento, uso od attività suscettibile di pregiudicare la struttura, la stabilità o la funzionalità ecosistemica o la fruibilità paesaggistica, fatti salvi gli interventi di modificazione atti al miglioramento della struttura e del funzionamento degli ecosistemi interessati, dello status di conservazione delle risorse naturali biotiche e abiotiche, e delle condizioni in atto e alla mitigazione dei fattori di rischio e di degrado. 2. In particolare nelle aree boschive sono vietati: a) gli interventi di modificazione del suolo, salvo quelli eventualmente necessari per guidare l’evoluzione di popolamenti di nuova formazione, ad esclusione di quelli necessari per migliorare l’habitat della fauna selvatica protetta e particolarmente protetta, ai sensi della L.R. n. 23/1998; b) ogni nuova edificazione, ad eccezione di interventi di recupero e riqualificazione senza aumento di superficie coperta e cambiamenti volumetrici sul patrimonio edilizio esistente, funzionali agli interventi programmati ai fini su esposti; c) gli interventi infrastrutturali (viabilità, elettrodotti, infrastrutture idrauliche, ecc.), che comportino alterazioni permanenti alla copertura forestale, rischi di incendio o di inquinamento, con le sole eccezioni degli interventi strettamente necessari per la gestione forestale e la difesa del suolo; d) rimboschimenti con specie esotiche 3. Le strisce parafuoco per la prevenzione degli incendi dovranno essere realizzate preferibilmente attraverso tecniche di basso impatto e con il minimo uso di mezzi meccanici. 4. Nelle zone umide costiere e nelle aree con significativa presenza di habitat e di specie di interesse conservazionistico europeo, sono vietati: a) gli interventi infrastrutturali energetici (elettrodotti, impianti eolici ecc.), in una fascia contigua di 1000 metri, che comportino un rilevante impatto negativo nella percezione del paesaggio ed elevati rischi di collisione e di elettrocuzione per l’avifauna protetta dalla normativa comunitaria e regionale (L.R. n. 23/1998); b) impianti eolici; c) l’apertura di nuove strade al di sopra dei 900 metri; 5. Nei sistemi fluviali e delle fasce latistanti comprensive delle formazioni riparie sono vietati:

207 a) interventi che comportino la cementificazione degli alvei e delle sponde e l’eliminazione della vegetazione riparia; b) opere di rimboschimento con specie esotiche; c) prelievi di sabbia in mancanza di specifici progetti che ne dimostrino la compatibilità e possibilità di rigenerazione. Nei complessi dunali e nei litorali sabbiosi soggetti a fruizione turistica sono vietati, se incompatibili con la conservazione delle risorse naturali: a) l’accesso di mezzi motorizzati sui litorali e sui complessi dunali; b) asportazioni di materiali inerti; c) coltivazioni agrarie e rimboschimenti produttivi, ad eccezione dei vigneti storici; Nei siti di riproduzione recente della tartaruga marina comune (Caretta caretta) è vietata la concessione di aree per la fruizione turistica. Nelle aree precedentemente forestate con specie esotiche dovranno essere previsti interventi riqualificazione e di recupero con specie autoctone

Art. 27 - Aree seminaturali. Indirizzi 1. La pianificazione settoriale e locale si conforma ai seguenti indirizzi: Orientare: a) il governo delle zone umide costiere al concetto della gestione integrata, e in particolare al mantenimento delle attività della pesca stagnale tradizionale, della produzione del sale (saline) e alla conservazione della biodiversità; b) la gestione e la disciplina delle dune e dei litorali sabbiosi soggetti a fruizione turistica al mantenimento o al miglioramento del loro attuale assetto ecologico e paesaggistico, regolamentando l’accessibilità e la fruizione compatibile con la conservazione delle risorse naturali; c) la gestione delle aree pascolive in funzione della capacità di carico di bestiame; la gestione va comunque orientata a favorire il mantenimento di tali attività; d) la gestione e la disciplina dei sistemi fluviali, delle formazioni riparie e delle fasce latistanti al loro mantenimento e al miglioramento a favore della stabilizzazione della vegetazione naturale degli alvei; e) la gestione e la disciplina delle grotte soggette a fruizione turistica con programmi di accesso che dovranno tener conto della presenza di specie endemiche della fauna cavernicola.

Art. 47 - Assetto storico culturale. Generalità ed individuazione dei beni paesaggistici e dei beni identitari. 1. L’assetto storico culturale è costituito dalle aree, dagli immobili siano essi edifici o manufatti che caratterizzano l’antropizzazione del territorio a seguito di processi storici di lunga durata. 2. Rientrano nell’assetto territoriale storico culturale regionale le seguenti categorie di beni paesaggistici, tipizzati e individuati nella cartografia del P.P.R. di cui all’art. 3 e nella tabella Allegato 3, ai sensi dell’art. 143, comma 1, lettera i) del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, come modificato dal decreto legislativo 24 marzo 2006, n. 157 e le categorie di beni identitari. 3. Sono beni paesaggistici con valenza storico culturale le aree caratterizzate da preesistenze di manufatti o edifici che costituiscono, nel loro insieme, testimonianza del paesaggio culturale sardo, di cui al comma 7. 4. Le aree di cui al comma precedente, ove non sia stato già effettuato dal P.P.R., sono perimetrate dai Comuni interessati ai fini della conservazione e tutela e della migliore riconoscibilità delle specificità storiche e culturali dei beni stessi nel contesto territoriale di riferimento. 5. Sino alla analitica delimitazione cartografica delle aree di cui al comma 1 dell’art. 48, queste non possono essere inferiori ad una fascia di larghezza pari a m. 100, a partire dagli elementi di carattere storico- culturale più esterni dell’area medesima. In tale fascia è vietata l’edificazione e ogni altra azione che possa comprometterne la percezione. 6. La delimitazione dell’area costituisce limite alle trasformazioni di qualunque natura, anche sugli edifici e sui manufatti, soggette all’autorizzazione paesaggistica. 7. Rientrano nell’assetto storico culturale, ai sensi dell’art. 143 comma 1 lett.i) del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche le seguenti categorie di beni paesaggistici: 1) Aree caratterizzate da edifici e manufatti di valenza storico culturale, così come elencati nel successivo art. 48 comma 1, lett. a.; 208 2) Aree caratterizzate da insediamenti storici, di cui al successivo art. 51. 8. Rientrano nell’assetto storico culturale, ai sensi dell’art. 142 comma 1, lett. m), del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e succ. mod, le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del medesimo decreto. 9. Sono definiti beni identitari del paesaggio culturale sardo quegli elementi del patrimonio la cui riconoscibilità è data dall’essere parte di un insieme più complesso (storico-culturale-economico- geografico), attinenti alle seguenti categorie: 1) Aree caratterizzate da edifici e manufatti di valenza storico culturale, così come elencati nel comma 1, lett b) dell’art. 48; 2) Reti ed elementi connettivi, di cui all’art. 54; 3) Aree d’insediamento produttivo di interesse storico culturale di cui all’art. 57. 10. Ai beni di cui al comma precedente si applica la disciplina di cui all’art. 9. 11. I beni paesaggistici con valenza storico culturale e i beni identitari del paesaggio culturale sardo sono tipizzati nel P.P.R. ed individuati nella tavola 3, e la loro mappatura è periodicamente implementata ed aggiornata attraverso il SITR. 12. Sono fatte salve le iniziative di cui all’art. 12, 13, 14, 15 e 16, del decreto legislativo. 22 gennaio 2004, n. 42, come modificato dal decreto legislativo 24 marzo 2006, n. 156, ai fini di specifica salvaguardia dei beni qualificabili come beni culturali. 13. La Regione mediante programmi di valorizzazione e conservazione, in coerenza con gli strumenti di pianificazione, determina le azioni strategiche necessarie per la promozione, valorizzazione e qualificazione delle valenze storico culturali e identitarie. 14. I programmi regionali di cui sopra, al fine di definire azioni di valorizzazione e dettare tempi e costi di realizzazione degli interventi, possono coinvolgere soggetti pubblici e privati, in modo da integrare gli elementi paesaggistici di carattere ambientale e insediativi con quelli a aventi rilevanza storico culturale.

Art. 48 - Aree, edifici e manufatti di valenza storico culturale. Definizione 1. Nella categoria delle Aree, edifici e manufatti di valenza storico culturale rientrano: a. i beni paesaggistici, meglio specificati nell’Allegato 3, costituiti dalle aree caratterizzate dalla presenza qualificante di: a.1. beni di carattere paleontologico, a.2. luoghi di culto dal preistorico all’alto medioevo a.3. aree funerarie dal preistorico all’alto medioevo; a.4. insediamenti archeologici dal prenuragico all’età moderna, comprendenti sia insediamenti di tipo villaggio, sia insediamenti di tipo urbano, sia insediamenti rurali; a.5. architetture religiose medioevali, moderne e contemporanee; a.6. architetture militari storiche sino alla II guerra mondiale. b. i beni identitari, meglio specificati nell’Allegato 3, costituiti da elementi o aree caratterizzate dalla presenza qualificante di: b.1. elementi individui storico-artistici dal preistorico al contemporaneo, comprendenti rappresentazioni iconiche o aniconiche di carattere religioso, politico, militare; b.2. archeologie industriali e aree estrattive; b.3. architetture e aree produttive storiche; b.4 architettura specialistica e civile storica

Art. 49 - Aree, edifici e manufatti di valenza storico culturale. Prescrizioni 1. Per la categoria di beni paesaggistici di cui all’art. 48, comma 1, lett. a), sino all’adeguamento dei piani urbanistici comunali al P.P.R., si applicano le seguenti prescrizioni: a) nelle aree è vietata qualunque edificazione o altra azione che possa comprometterne la tutela; b) sui manufatti e sugli edifici esistenti all’interno dell’aree, sono ammessi, gli interventi di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo e le attività di studio, ricerca, scavo, restauro, inerenti i beni archeologici, nonché le trasformazioni connesse a tali attività, previa autorizzazione del competente organo del MIBAC; c) la manutenzione ordinaria è sempre ammessa.

209 2. Ove non già individuati dal P.P.R. i Comuni, tramite il piano urbanistico comunale d’intesa con la Regione e con il competente organo del MIBAC, provvedono alla analitica individuazione cartografica e concorrono, attraverso il S.I.T.R., alla formazione di registri dei beni paesaggistici, implementando ed aggiornando il mosaico. All’interno dell’area individuata è prevista una zona di tutela integrale, dove non è consentito alcun intervento di modificazione dello stato dei luoghi, e una fascia di tutela condizionata. 3. Per i beni identitari di cui all’art. 48, comma 1, lett. b) si applicano le prescrizioni di cui ai commi seguenti. 4. La Regione in sede di approvazione del P.P.R., e i Comuni, tramite il piano urbanistico comunale d’intesa con la Regione e con il competente organo del MIBAC, provvedono ad una analitica individuazione cartografica delle aree e dei beni immobili e concorrono, attraverso il S.I.T.R., alla formazione di registri dei beni stessi. 5. Sino all’analitica individuazione cartografica delle aree di cui al comma 4, queste non possono essere inferiori ad una fascia della larghezza di 100 m dal perimetro esterno dell’area o del manufatto edilizio. All’interno della fascia sono consentiti, sino all’adeguamento del Piano urbanistico comunale, solo gli interventi di manutenzione e di restauro. 6. Nell’adeguamento dei piani urbanistici comunali alle disposizioni del P.P.R., per i corpi di fabbrica originari e altresì per le recinzioni e gli spazi vuoti di pertinenza degli organismi edilizi, da salvaguardare nella loro integrità, sono ammessi i seguenti interventi: a) manutenzione ordinaria e straordinaria b) restauro, risanamento conservativo c) ristrutturazione edilizia interna 7. La tutela dei beni identitari è assicurata sia mediante la conservazione ed il ripristino ambientale paesaggistico, sia attraverso un accurato controllo preventivo ed in corso d’opera degli eventuali interventi di parziale e limitata trasformazione, resi necessari dalle esigenze di tutela e fruizione dell’area.

Art. 50 - Aree, edifici e manufatti di valenza storico culturale. Indirizzi 1 Il piano urbanistico comunale definisce: a) i criteri di sostenibilità architettonica e urbanistica per ogni modificazione rilevante e complessiva delle destinazioni d’uso relative ai suddetti beni paesaggistici, ed ai beni identitari al fine di non inserire nei contenitori storici attività e funzioni che ne cancellino l’identità culturale, strutturale, tipologica e morfologica; b) le aree di pertinenza morfologica individuate intorno agli organismi edilizi, soggette a speciali disposizioni per la qualità degli interventi di recupero e trasformazione, in coerenza con l’identità della preesistenza architettonica; c) le ulteriori categorie di intervento, comprendenti la demolizione con o senza ricostruzione, per eventuali manufatti privi di interesse storico o addirittura contrastanti con il valore storico degli immobili costituenti il bene identitario.

Art. 51 – Aree caratterizzate da insediamenti storici. Definizione Le aree caratterizzate da insediamenti storici, così come individuati nella Tavola 3, sono costituiti da: a) le matrici di sviluppo dei centri di antica e prima formazione, letti dalla cartografia storica, comprensivi anche dei centri di fondazione moderni e contemporanei, i nuclei specializzati del lavoro e l’insediamento sparso e comprendono in particolare: 1. il sistema delle sette città regie, 2. i centri rurali, 3. i centri di fondazione sabauda, 4. le città e i centri di fondazione degli anni ’30 del ‘900, 5. i centri specializzati del lavoro, 6. i villaggi minerari e industriali,

Art. 57 - Aree d’insediamento produttivo di interesse storico culturale. Definizione 1. Costituiscono aree d’insediamento produttivo di interesse storico culturale i luoghi caratterizzati da forte identità, in relazione a fondamentali processi produttivi di rilevanza storica. 2. Tali aree costituiscono elementi distintivi dell’organizzazione territoriale. Esse rappresentano permanenze significative riconoscibili come elementi dell’assetto territoriale storico consolidato, e comprendono aree di bonifica, aree delle saline e terrazzamenti storici, aree dell’organizzazione mineraria, Parco Geominerario Ambientale e Storico della Sardegna.

210

Art. 58 - Aree d’insediamento produttivo di interesse storico culturale. Prescrizioni 1. È fatto divieto di alterare le caratteristiche essenziali dei beni identitari di cui all’articolo precedente. 2. Qualsiasi intervento di realizzazione, ampliamento e rifacimento di infrastrutture viarie deve essere coerente con l’organizzazione territoriale. 3. Per gli interventi edilizi riguardanti le architetture storiche è consentito effettuare soltanto la manutenzione ordinaria e straordinaria, il restauro e la riqualificazione. 4. La demolizione è prevista solo per le parti incongrue. 5. La nuova edificazione è consentita solo se prevista nei piani urbanistici comunali adeguati al P.P.R. e nei programmi di conservazione e valorizzazione dei beni paesaggistici. 6. I piani urbanistici devono disciplinare i cambi di destinazione d’uso ritenuti compatibili con la consistenza storico culturale dei beni stessi. 7. Le nuove recinzioni derivanti da parcellizzazioni dei fondi agricoli sono consentite solo se funzionali a piani agricoli che prevedano la salvaguardia del paesaggio storico, purchè congruenti con il contesto.

211 B) RICONOSCIMENTO DEL BENE AMBIENTALE

La normativa sopraccitata del PPR indica delle proprietà che occorre assumere come riferimento per individuare i beni ambientali e quelli identitari. Di seguito viene riportata una trattazione dei principali elementi.

B.1) Mantenimento delle attività della pesca stagnale tradizionale

Le zone umide costiere nell’ambito delle politiche ambientali tendenti alla salvaguardia stanno assumendo una crescente importanza. Emerge costantemente l’importanza della pesca e delle varie forme di acquicoltura, motivata dal fatto che queste attività hanno giocato un ruolo fondamentale nella conservazione di questi ambienti. Infatti l’uso per attività economiche come la pesca, strettamente dipendenti dalla naturalità del sito, ne hanno garantito la sopravvivenza ed hanno poi favorito le politiche di conservazione ambientale. In ogni caso, la conservazione ed, a volte, l’attuale conformazione delle più importanti zone umide costiere deriva anche dalla gestione che l’uomo ancora ne fa in funzione della produzione alieutica, attività che ha contribuito, ad esempio, a preservarle dalle opere di bonifica. Infatti, in Italia, a partire dal XVIII secolo soprattutto, le attività umane hanno profondamente modificato il contesto delle zone umide, sia per ragioni epidemiologiche che per scopi agricoli. Del resto, in passato queste aree incutevano un certo timore, in quanto sinonimo di ambienti malsani. Tra le ragioni di questo atavico timore vi era la diffusione della malaria, malattia endemica e caratteristica delle aree paludose, per sconfiggere la quale si pensava fosse possibile solamente effettuare la bonifica di queste zone, fatto che le avrebbe oltretutto rese disponibili all’agricoltura. In effetti, interventi idraulici per il prosciugamento delle aree paludose in Italia, vennero effettuati fin dall’antichità. Si stima che verso la metà del 1800, degli originari 3 milioni di ettari di aree paludose presenti in Italia, ne erano rimasti circa 1 milione. Altre bonifiche vennero eseguite tra la fine dell’800 ed i primi del ’900, per continuare nell’opera di debellare la malaria. In Sardegna si deve ricordare la bonifica della grande zona umida costituita dallo stagno di Sassu per fondare Arborea e la bonifica di Fertilia. Gli ultimi interventi di bonifica furono quelli degli anni ‘50 – ‘60, che, suscitarono, tra l’altro vivaci polemiche, facendo sorgere un movimento di opinione a favore delle zone umide. Oggi si concorda sui mutamenti del quadro economico ed epidemiologico rispetto al passato. La malaria in Italia è stata debellata e l’agricoltura si caratterizza, nel nostro Paese, per eccedenze produttive di difficile gestione. Al tempo stesso, importiamo, notevoli quantità di orate, spigole e gamberi, che possono essere prodotte dalla gestione lagunare, la quale fornisce anche prodotti meno pregiati ma che hanno comunque mercato, come anguille e mugilidi. Una diversa valutazione delle zone umide, quindi, ne evidenzia, attualmente, il valore sociale ed economico, oltre che quello ecologico. Le caratteristiche ecologiche di tali aree, infatti, costituiscono motivo di richiamo non solo per studiosi e per ricercatori ma, anche, per coloro che impiegano il tempo libero per accrescere le loro conoscenze sulla natura e goderne in modo istruttivo il patrimonio. Prova ne è il fatto che le riserve naturali istituite all’interno delle più importanti zone umide sono meta di un crescente numero di visitatori. Questo tipo di turismo “non aggressivo” può essere incentivato, con iniziative che contemplino escursioni didattiche per l’osservazione della fauna e della flora, pesca sportiva e gestione venatoria regolate e programmate, altri sport come atletica, canottaggio, vela, equitazione; tutte attività capaci di creare circuiti economici non trascurabili. Del resto, diverse esperienze di gestione di aree protette hanno dimostrato i limiti di una politica esclusivamente protezionista, evidenziando la necessità di favorire la crescita di una economia direttamente collegata alla tutela dei beni ambientali. 212 Anche le Organizzazioni internazionali che si occupano di ambiente e sviluppo, come la FAO ad esempio, prediligono un approccio al problema della tutela-gestione- valorizzazione del territorio che tenga conto delle diverse attività effettuabili. In Italia, molte zone umide salmastre si prestano ad essere valorizzate con interventi in grado di coniugare le esigenze di tutela e/o risanamento ambientale con la gestione alieutica, le attività scientifiche e didattiche e le altre forme di fruizione del patrimonio ambientale (sport, agriturismo), prevedendo anche la realizzazione di aree attrezzate e strutture di servizio e supporto, purchè realizzate con opportuni criteri. Le attività gestionali dell’attività di pesca in laguna comportano tutta una serie di operazioni (circolazione interna delle acque, regolazione degli scambi con il mare, manutenzione dei canali) che concorrono alla tutela ambientale. Nelle lagune della Sardegna i cicli stagionali della monta del novellame sono regolati dai ritmi biologici e naturali mentre nella maggior parte delle lagune dell’alto adriatico si è dovuto ricorrere all’intervento artificiale con immissione degli avannotti nelle valli di pesca. Tanto più la gestione è improntata a condizioni di naturalità quanto più anche la produttività della pesca è elevata. Nell’area mediterranea la gestione lagunare tradizionale permette, generalmente, di ottenere produzioni unitarie di circa 100/kg/ha, con punte anche di oltre 300/kg/ha in ambienti particolarmente produttivi.

B.2) Cabras costituisce un presidio delle caratteristiche della pesca stagnale tradizionale secondo tutti gli studi che si riportano:

B.2.1) SVIMEZ: Il primo quadro organico, dal punto di vista ambientale e produttivo, degli stagni sardi è quello presentato dallo SVIMEZ nel 1957 che censì 114 laghi salsi per una superficie complessiva di 13.197 ettari. La Ricerca dello Svimez ha stimato per le lagune sarde una produttività media annua di 224 Kg per ettaro. Per lo stagno di Cabras è stata riportata una valutazione di 600 kg per ettaro. B.2.2) “Le lagune in Sardegna” L’importante indagine effettuata dal Consiglio Regionale nel 1981 registra la prima fase di cambiamenti. Infatti la relazione generale mette in evidenza comunque la potenzialità intrinseca nelle zone umide. Si riporta il capitolo relativo alla Laguna di Cabras:

“La laguna (stagno) di Cabras è il più esteso tra tutti i bacini ad acqua salmastra esistenti in Sardegna: la sua superficie è infatti di 2228 ettari. Ad ovest, rispetto ad essa, si trova la penisola del Sinis, con formazioni dunari che creano vaste depressioni, nelle quali le pioggie danno luogo a ristagni temporanei durante la stagione invernale (Pauli Trottas, Pauli Civas, Stagno Istai, Cuccuru Isperrau, Pischeredda); a nord si trova una zona paludosa (Pauli Ludosu); a nord-est una vasta zona bonificata, laddove si trovava lo stagno di Mar’e Foghe, nella quale scorre il relativo canale (Rio di Mar’e Foghe o Rio Sa Praja); sempre in questa zona si trovano i centri abitati di Riola Sardo e Baratili S.Pietro; ad est continua la zona di bonifica, attraversata da numerosi canali, nella quale si trovano i due piccoli stagni di Mar’e Pauli e Pauli e’ Sali; vi si trovano, inoltre, i centri abitati di Nurachi e di Cabras, quest’ultimo confinante con le sponde dello “stagno”. A sud la morfologia è più complessa: vi sono infatti due diversi cordoni litorali, il più antico dei quali rappresenta l’attuale bordo meridionale dello “stagno” di Cabras; esso era attraversato da quattro stretti canali che si riunivano poi in uno per confluire nello “stagno” di Sa Mardini. Quest’ultimo, insieme allo “stagno” di Mistras, è delimitato dall’attuale cordone litorale, attraverso il quale entrambi comunicano con il mare. Lo “stagno” di Cabras ha una forma allungata, in direzione nord-sud, perpendicolarmente alla costa; si può considerare quasi diviso in due parti principali: la prima, va dai canali emmisari fino al restringimento all’altezza di Capo Nurachi; l’altra da qui all’estremità settentrionale, dove si immette Il Rio Sa Praja. La prima parte è quella che risente maggiormente della comunicazione con il mare e le cui acque hanno il grado di salinità maggiore; la seconda parte, lungo oltre 5km e larga, al massimo,

213 2km all’altezza di Capo Nurachi, subisce maggiormente l’influenza degli apporti d’acqua dolce; qui il grado di salinità è molto basso, fino a diventare quasi nullo nei pressi della foce del Rio Sa Praja. La profondità dello “stagno” varia da 40 cm a 3 metri circa; essa è maggiore verso il centro e degrada progressivamente verso le coste. I fondali sono prevalentemente fangosi. Il Rio Sa Praja è l’unico emmissario; esso è un canale creato per raccogliere e convogliare le acque del Rio Mannu e del Rio Cispiri, provenienti dal Monte Ferru, le quali, giunte in corrispondenza di Mar’e Foghe, provocano vasti allagamenti nei territori di tramatza, Riola Sardo e Nurachi. La portata delle acque fluviali che alimentano lo stagno, raggiunge i 615 mc al secondo; altri apporti minori provengono dai canali della Bonifica Destra Tirso del Campidano di Oristano e dagli scarichi fognari di Cabras. La comunicazione con il mare avviene attualmente attraverso un canale scolmatore, lungo circa 4km, di larghezza e profondità variabili lungo il percorso, recentemente costruito per ovviare ai danni provocati dallo straripamento delle acque nei periodi di piena. Lo “stagno” Sa Mardini, che era separato da quello di Mistras da una diga in muratura e costituiva un vivaio naturale per l’accrescimento dei pesci che poi entravano nello “stagno” di Cabras, è stato colmato. Opere di bonifica sono in corso anche nella zona ad ovest dello “stagno” di Cabras, per colmare le depressioni nelle quali si formano gli stagni temporanei. Lo “stagno” di Cabras ha sempre rappresentato per la sua pescosità una fonte di ingente ricchezza e come tale, è stato, per secoli, al centro di complesse vicende patrimoniali e di lotte sociali per il suo sfruttamento. Le prime notizie su di esso risalgono ad un diploma del 1493, con il quale il re Ferdinando di Castiglia ne vietava l’alienazione, la cessione ed il pegno; nel 1652, invece, il re Filippo IV di Spagna lo cedette in pegno a Gerolimo Vivaldo e nel 1838 il re Carlo Alberto rinunciò al diritto di rivendicare tali peschiere, in favore di Pietro Vivaldi Pasqua. La famiglia Vivaldi, nel 1853, le cedette a Salvatore Carta; fin dal 1858 lo Stato ha tentato, inutilmente, di rivendicare la demanialità dello stagno: è risultata anche impossibile l’applicazione della legge regionale 2 marzo 1956, n. 39, abolitiva dei diritti perpetui esclusivi di pesca. La lunga controversia è giunta solo recentemente a soluzione con l’approvazione della legge regionale 30 maggio 1980, n. 7, che prevede la stipula di una transazione per l’aquisizione degni stagni di Cabras al demanio marittimo. Le condizioni attuali dello stagno sono, però, notevolmente deteriorate a causa dell’incerta situazione giuridica protrattasi per tanto tempo: da un lato, infatti, i privati detentori non si sono curati di effettuarvi adeguate opere di manutenzione, dall’altro, la mancanza di una precisa regolamentazione della pesca a consentito ai due o trecento pescatori della zona di depauperarne gravemente il patrimonio ittico. Nell’ultimo anno la produzione totale è stata valutata intorno ai 4500 ql, costituiti da cefali, anguille e carpe; la presenza di qualità di scarso pregio, ma di grande adattabilità a condizioni ambientali difficili, è conseguenza dell’inquinamento prodotto da scarichi fognari ed agricoli (fertilizzanti, pesticidi), e dell’eccessiva dolcificazione delle acque; di quest’ultimo fenomeno sarebbe responsabile, secondo alcuni, il canale scolmatore, poiché consente lo scarico in mare delle acque interne in eccesso, ma impedisce praticamente l’afflusso delle acque marine. Si resero, perciò, indispensabili interventi urgenti per la bonifica ittica dello “stagno” la cui produzione può raggiungere, in condizioni ottimali, i 20000 ql/anno(2.000.000 kg/anno) consentendo di dare occupazione ad oltre 600 unità lavorative. Se lo “stagno” di Cabras è il più importante dal punto di vista produttivo, quando si considera il valore ecologico vengono in rilievo i piccoli bacini che si trovano ad est e ad ovest di esso. La vegetazione è, infatti, particolarmente abbondante e varia negli stagni di Mari’e Pauli e di Pauli’e Sali e nelle depressioni del lato occidentale; qui sono presenti numerose specie di uccelli considerati di importanza internazionale. Perciò l’intera area, per una superficie complessiva di 3575 ettari, è stata inserita, nel marzo 1979, nella lista delle zone umide di importanza internazionale prevista dalla Convenzione di Ramsar. Nella parte settentrionale dello stagno di Mari’e Pauli (circa 30 ettari), è stata istituita, nel settembre 1980, un’oasi di protezione faunistica e di cattura ai sensi della legge regionale sulla caccia, n. 32 del 28 aprile 1978.“

B.2.3) C.I.R.S.PE: Il Centro Italiano Ricerche e Studi per La Pesca ha pubblicato nel 1998 il volume “Gli stagni della Sardegna”, curato da Alessandra Cannas, Stefano Cataudella e Remigio Rossi, con il contributo dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna. Si riportano di seguito le considerazioni generali.

L’Utilizzo multiplo per una gestione compatibile delle risorse

Quadro di riferimento:

Gli stagni della Sardegna sono zone umide di tipo mediterraneo da tempo utilizzate per la pesca, particolarmente interessanti sotto il profilo ambientale per la ricchezza della fauna e della flora che li caratterizza. La superficie totale dei 59 stagni presi in esame, riportati nella Tabella 1, considerati al massimo livello di riempimento, ammonta a 14.370, 5 ettari.

214 Tabella 1

Tipo di Classe fondale Classe Produzione Sup. utile di Stagno Sup. ettari prevalent di trofia ittica resa (%) salinità e (2) (Kg/Ha) (2) (%)

CALICH 92 100 1 2 3 217

CASARACCIO 85 90 2 4 2 29

SALINE 20 0 3 5 0 STINTINO 20

PILO 120 80 1 3 2 8

PLATAMONA 95 42 1 1 3 0

PORTO POZZO 82 100 3 3 2 20

CANNIGIONE 60 70 3 3 3 0

CUGNANA 150 100 4 3 2 0

SOS TRAMESOS 90 91 1 3 1 111

CABRILE 25 100 3 2 3 0

TARTANELLE 75 80 3 3 2 20

PORTO TAVERNA 16 2 3 2 0

P. BRANDINCHI 14 2 3 2 0

S. TEODORO 219 100 3 3 3 0

STAGNO LONGU 73 75 1 3 2 8 (POSADA)

SU GRANERI 12 90 1 2 3 0

SALINA MANNA 12 0 3 5 2 0

SA CURCURICA 38 80 3 3 2 0

SU PETROSU 40 90 1 2 2 153

TORTOLI’ 250,5 100 1 3 3 291

FLUMINI DURCI 40 90 4 1 3 146

SA PRAIA 86 100 1 3 2 0

S. GIOVANNI 86 100 1 2 3 209

SALINE 30 0 1 5 2 0

COLOSTRAI 110 80 1 3 2 110

FERAXI 70 100 3 3 1 156

PISCINA REI 10 0 2 5 1 0

S. GIUSTA 14 0 3 5 1 0

NOTTERI 34 0 3 5 1 0

MOLENTARGIUS 1.300 0 1 5 1 0 - QUARTU

BELLAROSA 90 0 1 1 4 0 MINORE

S. GILLA 1.500 100 1 3 3 60

SALINE 2.300 92 3 5 2 0 MACCHIAREDDU

CAPOTERRA 70 50 1 2 2 30

S. EFISIO 54 55, 5 1 3 2 16

215 CHIA 15 0 1 5 1 0

MALFATANO 10 70 1 3 2 16

FOXI 65 0 1 5 2 0

PORTO PINO 440 100 3 4 1 12

Porto BOTTE - 172 0 1 4 1 0 BAIOCCA

MULARGIA 55 0 1 4 1 0

S. CATERINA 660 0 1 4 1 0

CIRDU 22 100 2 3 1 126

BAU CERBUS 220 100 3 3 2 0

PUNTA DE 70 57 1 2 1 0 S’ALIGA

SALINE CARLOF. 65 0 3 4 1 0

S. GIOVANNI - 800 100 3 2 3 240 MARCEDDI’

PAULI BIANCU 18 100 3 3 2 0 TURRI

CORRU S’ITTIRI 150 100 1 3 2 299

CORRU MANNU 13 100 1 3 2 106

S’ENA ARRUBIA 120 90 1 1 4 60

S. GIUSTA- P. MAIORE, 802 100 1 1 4 90 P. FIGU

CABRAS 2.228 100 1 1 4 200

MISTRAS 475 100 3 4 1 37

MARI ERMI 15 0 2 5 1 0

SALE PORCUS 380 0 1 5 2 0

IS BENAS 123 90 3 3 1 29

SALINA MANNA 65 0 1 5 1 0

PAULI 25 0 1 5 1 0 MARIGOSA

14.370, Totale 5

(1) Fondale prevalente: 1= fangoso, 2 = sabbioso, 3 = misto sabbia-fango, 4 = altro (roccia...) (2) Classe di salinità: 1= salinità fino a 15â, 2 = da 15 al 30â, 3 = da 30 al 38â, 4 = superiore al 38â, 5 = astatico (3) Classe di trofia: 1= oligotrofico, 2 = mesotrofico, 3 = eutrofico, 4 = ipertrofico

Solo 21 (6.163, 5 ettari, pari a circa il 43% della superficie totale) sono gestiti da Cooperative di pescatori o da privati, con l’impiego di 716 addetti (soci o dipendenti). Gli stagni non utilizzati, o solo parzialmente utilizzati in assenza di un progetto di gestione sono 38 (8.207 ettari, 57% della superficie). Pochi di essi hanno una superficie superiore a 100 ettari (cfr. fig. 1); per cui nella maggioranza dei casi (stagni con superficie <100 ettari), è comunque opportuno integrare l’eventuale attività di pesca con altre attività.

I 21 stagni oggetto di gestione nel periodo 90-93 hanno mediamente prodotto poco meno di 1.000 t/anno (il dato rilevato è stato 964 t), con una media di 156 Kg/Ha/anno.

Come valore percentuale, il pesce di prima categoria rappresenta circa il 7, 7% del totale, i mugilidi il 61, 3%, le anguille il 14, 2%; ed inoltre 6, 6% di granchi, 9, 9% di pesce di altre categorie, 0, 2% di arselle e solo 0, 1% di pesci d’acqua dolce (carpe). Questo ultimo dato, più

216 degli altri, è sicuramente una sottostima, dato che in molti stagni il pesce d’acqua dolce non viene tenuto in considerazione (cfr. Fig. 2).

Conservazione e gestione: note conclusive

È già stato sottolineato che le zone umide costiere, nell’ambito di politiche ambientali tendenti alla salvaguardia, stanno assumendo una crescente importanza. Il fatto che trattando di lagune costiere, soprattutto nel Mediterraneo, emerga costantemente l’importanza della pesca e delle varie forme di acquacoltura, è motivato dal fatto che queste attività hanno giocato un ruolo fondamentale nella conservazione di questi ambienti (Ardizzone et al., 1988). Infatti, prima dell’affermarsi di politiche per la conservazione, l’uso per attività economiche strettamente dipendenti dalla “naturalità” del sito, come la pesca, ne hanno garantito la sopravvivenza. Viene qui sottolineato che l’abbandono delle zone umide a dinamiche di tipo naturale dopo la bonifica fondiaria porta inevitabilmente all’interrimento o alla eccessiva erosione della duna da parte del mare, con conseguente scomparsa della zona umida stessa. La regimazione degli apporti continentali (acque e sedimenti), la manutenzione delle foci e della circolazione interna per regolare gli scambi col mare sono attività che rientrano nell’ambito di un tipo di “gestione” che risulta essenziale non solo per garantire lo svolgimento delle migrazioni ittiche fra mare e stagno su cui si basano le attività produttive, soprattutto per la stessa conservazione dell’ambiente nel suo complesso.

Il discorso generale sulle lagune e sugli stagni costieri, nell’ambito delle zone umide mediterranee in generale, è stato più volte affrontato, ma per rendere operativi dei concreti programmi di intervento è necessario calarsi nelle realtà che presentano comunque delle specificità ambientali, socioculturali e economiche. Da questo ne deriva la esigenza di aggiornare le conoscenze sui vari stagni sardi con approccio sintetico. Nel capitolo introduttivo dello studio di cui in premessa, è stata fatta una panoramica generale, utilizzando una serie di descrittori produttivi e ambientali che, se pur inadatti a una dettagliata analisi ecologica, comunque aiutano a comprendere l’enorme potenziale di cui la regione Sardegna dispone. Tale potenziale, per essere espresso, domanda interventi che vadano ben oltre il riassetto idraulico e che coinvolgano una serie di competenze adatte a valorizzare tutte le risorse che caratterizzano uno stagno con approcci nuovi che considerino il valore dell’ecosistema nel suo insieme. Le comunità vegetali e animali vanno conservate nel loro insieme con un approccio di “conservazione della biodiversità” che contenga tutta una serie di fattori culturali, sociali e economici. La gestione degli stagni ai fini della produzione ittica, come produzione estensiva, che necessita di conservare gran parte delle caratteristiche ecologiche su cui si basano i cicli biologici delle specie di interesse produttivo, ha dimostrato una elevata compatibilità con la conservazione. Salvare un ambiente nel suo insieme significa conservare sia ciò che è direttamente valorizzabile sul mercato, sia tutte quelle specie che concorrono direttamente o indirettamente alla produzione vendibile.

La pesca in tal senso rappresenta un’attività che consuma le risorse rinnovabili se il prelievo non è correttamente attuato, al contrario può consentire di conservare una serie di beni attraverso un uso responsabile che non consuma e che può creare opportunità economiche a lunga scadenza. Le attività ricreative, il turismo ecologico, la stessa ricerca traggono beneficio del fatto che esistono ancora stagni che l’uso per la pesca e l’acquacoltura hanno conservato. Non mancano esempi di conflittualità tra pesca e altri usi, o esempi di eccessivo prelievo o di interventi aggressivi sul piano ambientale per trasformare stagni in vasche tecnologiche da acquacoltura, ma il moderno mondo della pesca, arricchito di competenze e di educazione ambientale, può offrire una vasta gamma di elementi positivi per una gestione basata su modelli ecologicamente ed economicamente sostenibili. I problemi di carattere generale sono riconducibili, in sintesi, ad alcuni punti che, in questa conclusione, vengono sintetizzati proprio a supporto di chi è preposto a prendere decisioni in materia ambientale.

Gli stagni sono il risultato di una interazione dinamica tra apporti continentali e trasporto litoraneo; a queste dinamiche di tipo naturale si sono sommati i continui interventi dell’uomo che hanno inciso fortemente su questi ecosistemi. La bonifica fondiaria, la riduzione degli apporti continentali intrappolati a monte, la costruzione di opere marittime che hanno, in alcuni casi, modificato il trasporto litoraneo, le opere per la gestione ittica, la trasformazione in saline, in bacini di colmata, di lagunaggio per reflui di varia origine, opere per ridurre gli effetti del cuneo salino, hanno modificato il regime naturale, obbligando, come già espresso, a una continua opera di manutenzione e gestione. Di qui l’affermazione che le produzioni ittiche e tutto ciò che riguarda attività economiche collegate alla natura, hanno avuto il merito di conservare gli stagni quando il loro valore era ritenuto nullo da chi considerava soltanto lo sviluppo industriale o le infrastrutture collegate alla urbanizzazione avessero valore.

La pesca ha anticipato l’esigenza di conservazione ancor prima che nascesse un interesse diffuso sulla esigenza di conservare tali ambienti. Il fatto che gli stagni siano ubicati in fascia costiera ne aumenta l’importanza poiché la loro presenza conserva livelli di “naturalità” nel tratto del territorio maggiormente soggetto ad impatti antropici, sia per la forte localizzazione di insediamenti umani, sia perché comunque attraverso il trasporto dal continente si sommano in

217 fascia costiera tutti gli impatti, anche se in qualche modo mitigati, ad esempio, attraverso l’autodepurazione o la depurazione, lungo il corso di un fiume.

Il valore della diversità biologica espressa da un sistema a stagno interessa tutta la collettività ed è misura di un uso che non ha privilegiato l’intensificazione spinta o la monocoltura. Le parti interessate debbono essere messe in condizione di dialogare, senza emarginare gli operatori e le relative attività che fortemente hanno concorso alla conservazione stessa, il caso citato delle produzioni ittiche. Ciò comporta la necessità di intervenire sugli stagni, ove necessario, con un nuovo approccio progettuale che, pur ponendo le produzioni ittiche in posizione baricentrica, tengano conto di tutte le nuove esigenze di solidarietà tra le parti per attivare una vera gestione integrata. Ciò anche in rispetto della esigenza di consentire alle prossime generazioni di avere un contatto attivo con la natura che sia anche un contatto con le culture che in quelle aree si sono evolute.

Questa non è soltanto una analisi di principi generali sostenuti da intere collettività e da convenzioni firmate da molti governi, è anche un modo di “inventare” nuove possibilità di occupazione attivando servizi tesi a soddisfare modelli differenti da quelli basati sull’uso intensivo delle risorse stesse. Lo studio degli stagni e la loro descrizione con una dettagliata lista di problemi da affrontare, nello spirito delle associazioni di categoria, vuole essere un duplice contributo, verso il mondo della pesca che deve sopravvivere e verso la collettività tutta che in un armonico rapporto con una pesca responsabile può trovare validi strumenti di conservazione.

C) RICONOSCIMENTO DEL VALORE IDENTITARIO

“Sono definiti beni identitari del paesaggio culturale sardo quegli elementi del patrimonio la cui riconoscibilità è data dall’essere parte di un insieme più complesso (storico-culturale-economico-geografico), attinenti alle seguenti categorie: - architetture e aree produttive storiche; - i centri specializzati del lavoro

La sopraccitata definizione si esplica pienamente per quanto riguarda la peschiera di Pontis inserita nel contesto morfologico della zona umida.

C.1) Al fine di meglio inquadrare il contesto storico e geografico in cui si situa la peschiera con gli stagni di Cabras e di Mistras si riporta il capitolo tratto dal libro “I pescatori di Cabras” curato da Mena Cossu.

OGGETTI E STRUMENTI DELLA PRODUZIONE LE STRUTTURE PRODUTTIVE

LO STAGNO

1) Notizie geografiche

Lo stagno di Cabras è ubicato a nord-est del golfo di Oristano e ad ovest dell’abitato di Cabras. E’ orientato con l’asse maggiore da SSO a NNE, verso cui esso va restringendosi. Costituisce cosi due grandi bacini: Il primo, lungo km. 9 circa, largo km. 3; l’altro più interno, di forma ellissoidale, misura km 8 in lunghezza e km 3 in larghezza. Le acque del primo di questi due bacini, hanno la salinità piuttosto elevata comunicando col mare attraverso la foce dello stagno; le acque del secondo sono meno salse, quasi dolci, ricevendo il “Riu su Praia” emissario dallo stagno di mare Foghe nel comune di Riola. La

218 profondità delle acque varia da m 1 a m 1,7 con un massimo di m. 2,7 di fronte all’abitato di Cabras, nel centro del vasto specchio d’acqua. In questo punto l’acqua ha offerto i seguenti dati: Temperatura 12,5° ad una profondità di m 1,5; densità 1,0103. L’estensione, secondo i dati catastali, è la seguente:

Tabella 27 ha 1696,87 appartenenti al Comune di Cabras ha 505,80 appartenenti al Comune di Riola ha 12,58 appartenenti al Comune di Nurachi ha 2215, TOTALE 25

Nei pressi del centro abitato di Cabras lo stagno presenta spiaggie basse ed arenose, prive di vegetazione palustre che diventa abbondante lungo le rive occidentali e meridionali. Lo sviluppo della sponda è poco accidentato; si notano le articolazioni maggiori a sud nella tozza penisola del Capiais e a nord nella penisola di Isca Maiori. Qualche zona rocciosa si eleva fino ai tre metri (zona Is Arrocchittas, Mittrottas e Su Pottu). Il fondo è scarso di vegetazione nei luoghi arenosi, mentre ne è ricco nei luoghi fangosi che prevalgono lungo la costa nord e ovest. Il “Riu sa Praia”, immissario dello stagno, è caratterizzato da una notevole profondità, m. 2,5 presso il ponte di Riola e m. 4,5 nei pressi dello sbocco nello stagno. Nella sponda meridionale, nella località presso” Sa turr’e su Pottu”, lo stagno presenta quattro bocche, tre delle quali confluiscono in un canale unico e la quarta fa canale a sé: questi due ultimi canali confluiscono in un altro che conduce al mare. Essi sono larghi al loro principio da 5 a 6 metri e si allargano fino a 10/12 verso il mare fino a raggiungere in qualche punto la larghezza di m. 50 formando poi lo stagno di “Sa Madrini”. La foce è costituita da un varco che taglia lo sbarramento dunoso della spiaggia nel golfo di Oristano; essa tende progressivamente a chiudersi per cui si rendono necessario periodici lavori di dragaggio, sbancamento e approfondimento. Probabilmente questo canale è di natura artificiale in quanto lo sfocio al mare avveniva attraverso il contiguo stagno di Mistras ove le acque defluenti da Cabras si riversavano attraverso una zona attualmente prosciugata e arginata. In quest’area è stato realizzato un canale scolmatore che ha provocato un mutamento dell’habitat della zona, attraverso il prosciugamento di paludi e la scomparsa dello stagno “Sa Madrini”. Lo stagno di “Mar’e Pontis” forma tre Peschiere; quella più importante denominata di Pontis, che resta fissa tutto l’anno, quella di Pischeredda a nord, presso la foce del “Riu sa Praia” e quella denominata “Sa Madrini”, ora scomparsa, alla foce dello stagno verso il mare, che più per la pesca serve di protezione alla Peschiera Pontis e resta fissa solo per una parte dell’anno. La peschiera di “Pischeredda” risente delle piene del “Riu sa Praia” per cui capita talvolta che gli stessi lavorieri vengono travolti. Le piene dello stagno si verificano nel tardo autunno-inverno, inizio primavera; le magre in estate e all’inizio dell’autunno. In seguito alle opere di bonifica eseguite dal Consorzio della destra Tirso, le magre estive sono notevolmente diminuite poiché d’estate, attraverso canali e impianti di sollevamento, affluiscono le acque residue dell’irrigazione. Tutte le zone costiere dello stagno sono conosciute con toponimi particolari che è opportuno riportare e che hanno importanza nell’impostazione del lavoro dei pescatori.

219

Tali toponimi sono i seguenti: 1) Iscaiu Approdo 2) Puntigliosa 3) S’aneargiu Particolare tipo di terreno costituito da sabbia, ghiaino e argilla 4) Su pottu Il porto 5) Mitrotta 6) Sa canna manna La canna grossa 7) Sa punta ‘e sa fragighedda 8) Punt’e Pirastu Punta Pirastu 9) Pasturas noas Nuove vigne 10) Su masoi L’ovile 11) Su paueddu’e Capiais La piccola palude di Capiais 12) Is aneas Le sabbie 13) Sa matt’e sa pramma La palma 14) S’ ungroi e Commidedda La rientranza di Commidedda 15) S’arrokibi La roccia 16) Sa coster’e levanti La riva di levante 17) Sa conk’e foras 18) Sa kea ‘e s’anea La buca di sabbia 19) S’ungroi’e Coambus La rientranza di Caombus 20) Sa ukk’e su meriagu La foce del riparo 21) Sa kea’e su fangu La buca di fango 22) Sa ukk’e oru Simbua La foce presso Simbula 23) Sa matta niedda L’albero nero 24) Sa punt’e Paboi La punta Paboi 25) S’ungroi ‘e cann’e anadis La rientranza del canneto delle anatre 26) Sa punt’e corr’e mibis 27) Sa costera onga La lunga costa 28) Sa canna rara‘e Giglianu Il rado canneto di Giglianu 29) Gregorida 30) S’ungroi e su trumentu La rientranza della fatica 31) Sa coster’e is paras La costa dei frati 32) S’ ungroi’e acqua urchi La rientranza dell’acqua dolce 33) Corre’e crabittu Corno di capriolo 34) Sa coster’s s’argioa La costa dell’aia 35) Sa punt’e Giglianu Punta Giglianu 36) Sa coster’e su suergiu La costa del sughero 37) Sa pischeredda Piccola peschiera 38) Sa punt’e su moenti Punta asino 39) S’omini mottu L’uomo morto 40) Su pedrosu La pietraia 41) Sa ukk’e Collettu Punta Collettu 42) Sa strada La strada 43) Su pezz’e Madeddu Terreno Madeddu

220 44) Sa cor’e mesu Il canale centrale 45) S’anea ‘e oru Sanna La foce presso Sanna 46) Sa coster’e matt’e fruccoi 47) I fruccoeddusu 48) Punt’e Urachi Punta Nurachi 49) Is pasturas de traai 50) Sa ukk’e s’unferru La foce dell’inferno 51) Sa crabioa La capretta 52) Cu ’i ois Culo di buoi 53) Su paueddu sassu La piccola palude salata 54) Sa ukk’e Loadru La foce di Loadru 55) I mraghinis de sa mestia I confini di Sa Mestia 56) Piscin’arrubia Piccola palude rossa 57) Is pedras de su attori Le pietre del dottore 58) Su fotti’e Ziccu Cau Il bastione di Ziccu Canu 59) Is pedras nieddas Le pietre nere 60) Pab’e Casteddu Il retro del castello 61) Cann’e cammiu Canneto lungo la strada

Numerose sono le vie per accedere allo stagno: a) la strada provinciale da Cabras a San Giovanni di Sinis; b) la strada di bonifica da Cabras a Nurachi-Riola; c) La strada di penetrazione agraria da Cabras a Is Aruttas; d) la strada di penetrazione agraria da Riola alla zona di Camminu mannu; e) la strada di penetrazione agraria dal villaggio di San Salvatore di Sinis a Riola; f) la strada provinciale da Oristano a Torre Grande ( per la foce di Sa Madrini).

2) Notizie storiche

Come rivelato dal Codex Diplomaticus Sardiniae del Tola (vol. I, pag. 164), Torbeno, giudice d’Arborea, intorno al 1100, concede alla madre Donna Nibata di disporre a suo talento delle due case di Nuraghe Niellu e di Masones de Capras da essa edificate; costei, poi, dispone che restino in perpetuo in potere di chi reggerà la provincia. In questo documento non si fa ancora cenno allo stagno, mentre in un altro documento raccolto nello stesso Codex (vol. I, pag. 349 - LXII; anno 1237) si parla chiaramente dello stagno di Mare Pontis. Pietro II, giudice di Arborea, nel 1237 conferma le ampie donazioni fatte da suo padre Ugone II, visconte di Basso, e da sua madre Preziosa di , alla chiesa e monastero di Santa Maria di Bonarcado ed inoltre accorda ai monaci libertà di pesca nello stagno di Mare Pontis, fiancandoli da ogni dazio:” a su Monisteriu de Santa Maria de Bonacatu pro piscare in Mare Ponte cum Duas barcas set in mare vivu et siant liberus, qui no li leven paga et no li leven pisque per unu tempus… qui no lis leven paga, et lis portant pisque ne anguilla et bogolios et omnia serbis cum de curadores”. Più tardi lo stagno passò alla corona di Spagna e re Ferdinando d’Aragona con un diploma del 1493 vietava la cessione, l’alienazione e il pegno sia dello stagno che della Pescheria di Mare Pontis (V. H55 Cach Archivio antico). Il 6 luglio 1652 re Filippo IV di Pastiglia cede in anticresi a Gerolimo Vivaldi, banchiere genovese, in cambio di un grosso prestito, 140.905 reali da 221 otto sborsati per soccorso del regio esercito di Catalogna, la Peschiera di Mare- Pontis, lo stagno di Cabras e annessi oltre lo allo stagno di Santa Giusta. Il 26 giugno 1838 Carlo Alberto rinunciò al riscatto dell’anticresi concesso da Filippo IV. Il 28 marzo 1844 gli eredi di Geronimo Vivaldi Don Pietro e i figli Marchesi Vittorio, Paolo e Pietro Vivaldi-Pasqua, contraggono un mutuo con l’ospedale di Pammattone di Genova ed ipotecano lo stagno di Cabras. Il 23 luglio 1853 i Vivaldi Pasqua vendono per un milione venticinque mila lire lo stagno di Cabras al Cav. Salvatore Carta di Oristano. Pare che prima della vendita lo stagno sia sempre stato dato in appalto a cittadini di Oristano per l’annuale sborso di 30 mila scudi a favore del principale proprietario, il Marchese Pasqua. Dopo la scomparsa del Cav. Salvatore Carta, lo stagno e le Pescherie diventano di proprietà degli eredi: le famiglie Carta- Pabis, Corrias, Boi, Campus.

LE PESCHIERE

Fino agli anni ’70 i punti principali dello stagno di Cabras, come si è già visto, erano quattro: Peschiera Pontis, Su Pottu, Pischeredda, Sa Madrini. Ognuno di essi, oltre ai lavorieri, presentava un complesso di costruzioni legate al lavoro e ai dipendenti. La peschiera di Pontis era quella più importante sia per la produzione ittica che per l’organizzazione di tutta l’azienda. Il personale della Peschiera, costituita da “pasrargius” e “zaraccus”, risiedeva negli edifici che furono costruiti in massima parte prima della grande guerra. Il complesso delle costruzioni esistenti nella Peschiera di Pontis era il seguente:

1) Su Poazziu (= il palazzo), cosi chiamato perché aveva un piano sopraelevato, è una delle costruzioni più antiche. Il pianterreno era adibito a magazzino per gli attrezzi necessari alla pesca; il piano superiore accoglieva i comproprietari quando stipulavano i contratti con i commercianti e quando ricevevano da questi le somme dovute per l’acquisto di pesci. 2) S’omu eccia (=la casa vecchia), cosi detta perché costruita sulle fondamenta che risalgono allo stesso periodo di costruzione di “Su Poazziu”, era occupato dai pescatori vagativi dello stagno quando venivano chiamati a collaborare nel lavoro della peschiera. 3) Su magasiu ‘e su’iu (=il magazzino del vino), un magazzino per le provviste del vino e dell’olio necessari al personale. 4) Su magasieddu (=il piccolo magazzino), piccola stanza dove si riponevano le cordicelle utili per la preparazione degli sbarramenti in canne. 5) Su magasiu nou (=il magazzino nuovo), dove erano conservati gli attrezzi più delicati per la pesca; ad esempio “s’obigheddu”(il coppo); e le bottarghe, uova di muggine salate ( perciò era anche chiamata “s’om’e sa buttariga”) e il pesce affumicato. Vi si vendevano anche pesci al minuto nei giorni stabiliti per la pesca. 6) S’omu noa (=la casa nuova), composta da una grande sala col cammino dove si pranzava e si discuteva; e da due stanze, una per i “zaraccus” (=servi) e una per i “pasrasgius” (=capi peschiera), “s’om’e i zaraccus” e “s’apposentu’e is pasrasgius”. 7) Sa coxia (=la cucina), composta da due plessi: la cucina vera e propria e 222 “sa baracca ’e ierru” (= la capanna d’inverno) dove si accendeva il fuoco in un grande camino, si riscaldavano i pescatori e si arrostivano i pesci. In essa vi era anche un’inboccatura comunicante, tramite un breve cunicolo, con una stanzetta sopraelevata. 8) S’omighedda ‘ e affumai (=la casetta per affumicare) dalle dimensioni di circa m. 3,5 e 2,5 nella quale venivano affumicati, con il fumo proveniente dalla cucina, i pesci appesi a stecche in ferro. 9) Su stai de gruppisi (=il loggiato di “gruppesi”) per la pesatura dei pesci. 10) Su saiu o su saigu, anch’esso un loggiato per la pesatura dei pesci. 11) Sa costa’eccia (=la costa vecchia), sempre per la pesatura dei pesci. 12) S’omu ‘e su fiau (=la casa del “fiau” = rete per la pesca delle anguille), uno stabile per sorvegliare la pesca delle anguille filatrote. 13) S’omighedda ‘e su sai (=la casetta del sale), magazzino per la conservazione del sale. 14) Sa cresiedda ‘e Santu Bissenti (=la chiesetta di San Vincenzo) che si trovava fuori dal cancello che immetteva nella Peschiera e che era delle costruzioni più antiche (sembra che sia contemporanea a “su poazziu” ). Secondo il Costa sarebbe stata dedicata a Sant’Andrea. 15) S’om ‘e Ciapacciu(=la casa di Ciapacciu) un magazzino che ha preso il nome di un aiuto guardie; anch’esso fuori dal cancello.

Oltre a questi locali in muratura, erano presenti una serie di sei capanne “barraccheddas de castiu” piccole e basse, che permettevano soltanto ad una persona sdraiata, in posizione bocconi, di effettuare un costante controllo dei lavorieri. Esse avevano le dimensioni di m. 2,50*1,50, sorgevano sulle passerelle in legno sostenute da un insieme di pali, paragonabili a palafitte. La copertura di queste “barraccheddas” era di “cruccuri” una sorta di cyperus che cresce lungo le rive dello stagno; lo strato di “cruccuri” era tenuto fermo da canne e da giunchi. All’interno di esse si trovavano un materasso, un cuscino e alcune coperte. La parte principale delle Peschiere era costituita dai lavorieri sistemati negli specchi d’acqua. Questi comprendevano varie chiuse: sette nella Peschiera Pontis, ottenute con cannicciati. Tali chiuse dette impropriamente “camere della morte” e fornite di uno spiraglio che poteva essere aperto o chiuso. In un angolo, all’interno, erano sistemate piccole chiuse dalle dimensioni di m. 1x0,80, detti localmente “caighi ” (=calice), in grado di contenere anche 200 quintali di pesci e dalle quali venivano effettuati piccoli prelievi. Nel periodo invernale, poiché all’interno de “su caighi” non affluivano molti pesci, procedendo la corrente dallo stagno verso il mare, in posizione controcorrente, verso cui i pesci tendono a salire, si costruivano piccoli serragli detti “oiostra”. I canniccati che chiudevano i lavorieri erano formati da diverse “prantas”, tessuto di canne che raggiungeva m 6 di lunghezza; l’insieme di diverse “prantas”, che formavano il lato di una chiusa, prendeva il nome di “pinnadas” e raggiungeva anche i m 60 di lunghezza. Fra le “pinnadas” correvano delle passerelle, che fino agli anni ’40 erano di canne e prendevano il nome di “lettus”, poi sostituite da tavoloni e chiamate “piais”. Alcuni punti de “is piais”, in cui le canne venivano recise all’altezza del tavolato, o in altri punti dove c’era la terra ferma e che costituivano il punto di approdo delle reti a conclusione della pesca, erano chiamati “straccadroxius”. Gli altri complessi (Su pottu, Sa Madrini, Pischeredda) in cui risiedevano una-due persone erano molto limitati. Presso la zona di riserva vi è una torre, detta “turr’e su pottu”, dove risiedeva “ su pottaiu” e il personale di Peschiera 223 che lo coadiuvava.. A “Sa Madrini” vi era un edificio con due ambienti; dove alloggiava “su pasrasgiu”. L’altro punto che riguardava non i diretti dipendenti delle Peschiere, ma i pescatori vagantivi dello stagno era “Scaiu”, una zona adiacente al canale, sede di un villaggio di pescatori. Era costituito da una serie di edifici comprendente tante stanzette in cui spesso dormivano “bogheris” e “poiggeris”: infatti in ogni stanza vi erano qualche branda ed attrezzi da lavoro( remi, reti, impermeabili). Questo complesso fu costruito nel ’60. Nel piazzale antistante la costruzione erano conficcati tanti pali dove venivano stese le reti perché asciugassero. Prima del ’60 la zona “Scaiu“ era adiacente alla chiesa parrocchiale presso la quale si trovavano anche i magazzini per i diversi pescatori (“S’omu de i bogheresi”, “s’omu de is poggieris” e s’omu ‘e is contus” in cui ogni sabato si riuniva il “pasrasgiu” per fare i conti della settimana). Questi locali, pur essendo in muratura come i precedenti, avevano il tetto a cannicciato giacchè avevano al centro “sa forredda”, un cammino, e il fumo poteva salire attraverso le canne del soffitto. In direzione de “sa forredda”, che non aveva cappa, pendeva un gancio (“su cancanoi”) cui si pendeva un catino in cui venivano cotti i pesci per la cena. Il piazzale adiacente alla chiesa parrocchiale era occupato dagli stessi pescatori i quali stendevano le reti ad asciugare e vi si intrattenevano a riparare i danni subiti durante la pesca o a predisporne delle nuove (“armai arrezza”). In questi ultimi decenni, in conseguenza delle vicende legate alla proprietà e alla costruzione del canale scolmatore, l’assetto della Peschiera ha subito un notevole sconvolgimento: mentre le altre due (Pischeredda e Sa Mardini) sono state abbandonate. Il complesso delle costruzioni ha raggiunto un tale degrado che solo un tempestivo e oculato intervento delle Autorità pubbliche può far sperare in un loro recupero.

1) Specie ittiche

L’economia degli stagni sardi è basata prevalentemente sui Mugilidi, a differenza di alcune valli da anguille, detto “pesce nero”, determinato dalla bassa salinità delle acque. Essendo invece nei nostri stagni la salinità piuttosto elevata, in essi prevale il “pesce bianco”. Sono presenti tutti i cinque tipi di Mugilidi: il Mugil capito, detto “conchedda”, il mugil chelo detto “ pisci mascu”, il Mugil sapiens, detto “bidimbua”, il Mugil auratus, detto “conchedda de bischera”, il Mugil Cephalus, detto forse “loi” oppure “limosa” o “birrottalla”, nomi attribuiti dai pescatori ai muggini di varia grandezza. Il calendario indicativo della montata e smontata delle varie specie è il seguente: Montata: - Mugil auratus: febbraio - Mugil capito: febbraio-marzo - Mugil chelo: aprile - Mugil sapiens: luglio-agosto ed ottobre - Mugil Cephhalus: da ottobre a dicembre

Smontata: Dalla metà di maggio ai primi di giugno, mese in cui la produzione cade completamente per riprendere ai primi di luglio e raggiungere il suo massimo nella seconda metà di agosto, dopo di che si ha un nuovo arresto. Dalla fine di 224 settembre a circa il 20 ottobre si ha la grande discesa verso il mare del Mugil saliens. Dai primi di novembre ai primi di febbraio si ha la pesca invernale specialmente di Mugil cephalus. Il Mugil cephalus non cresce molto, raggiunge al massimo i kg 2 ed allora i pescatori sono soliti chiamarlo “Bidinbua carrocci groga”, cosiddetta per una striscia dorata formatisi intorno alla bocca. Il mugilide più minuscolo che può raggiungere i cm. 10-12 e che è molto abbondante in certi periodi, autunno- inverno, è il zatterino (Atharina Mochon), detta localmente “oisci”. I latterini allungati e dal bel colore argenteo vengono chiamati volgarmente “mangiatutto” perché ad eccezione della testa si può mangiare tutto. Oltre ai Mugilidi, che sono la specie prevalente, penetrano nello stagno anche le anguille nella loro varietà (capitoni, anguille filatrotte, anguille cosiddette d’erba). Esse sono presenti in tutto lo stagno e lo erano in quantità abbondante nella Peschiera di Mare Pontis, particolarmente durante l’inverno e nelle notti tempestose: le cosiddette “nottis de cheadrosgiu”, durante le quali si verificavano le pescate più abbondanti. I pesci fini o di prima scelta, quali la spigola, (Dicertrarchus labrax), detta localmente “Arangioa”; l’Orata (Sparus auratus), localmente “cania”; la Sogliola (Solea vulgaris), “pallaia” ; la Triglia (Mullus barbatus), localmente “trilla” erano presenti in quantità limitata nello stagno e nella peschiera Pontis, rilevante nella Peschiera di “Sa Madrini”. Nel canale si trovavano diverse varietà di arselle, dette “cocciua lada“ (=arsella larga, appunto per la forma appiattita), “cocciua pintada”, ( Tapes edulis = arsella dipinta, per le striature e chiazze presenti nelle valve), la cui pesca avviene particolarmente durante l’estate da parte di pescatori solitari. Fra i crostacei sono presenti i granchi Carcinus moena (cavuru), che durante l’inverno abbondavano nella Peschiera di Pontis, ritenuti i più pregiati della zona e anteposti a quelli pescati nello stagno di Santa Giusta. In quantità notevole potevano essere pescati pesci ritenuti poco pregiati, quali le sparlotte “ sparedda “, i ghiozzi “mbuscioi”, le trigliette “trillotta”. I pesci ritenuti più scadenti erano le carpe (“grappa”) e le trinche (“trinca”) vendute a prezzi irrisori. Secondo una leggenda questi ultimi pesci sarebbero stati immessi nello stagno alla fine del secolo scorso da un frate che le avrebbe gettate nello specchio d’acqua dal ponte di Riola (Riu sa Praia). Queste specie ittiche erano presenti particolarmente nella zona della Peschiera di “Pischeredda”. La pesca dei gamberetti (“cadireddas”), infine, oltre a fornire un alimento, costituiva anche l’esca per un tipo di pesca col palamito. L’attrezzatura necessaria alla pesca nello stagno e nelle Peschiere veniva fornita quasi interamente dai comproprietari; solo i palamitai, e gli abusivi, provvedevano ai loro mezzi.

C.2) TAVOLE GRAFICHE Per meglio rappresentare il valore del bene identitario costituito dalla peschiera si riporta una documentazione comprendente delle fotografie e tavole grafiche illustrative. Elenco: - Fotografia aerea dell’area di Pontis - Fotografia aerea dei fabbricati della peschiera - Planimetria della peschiera con indicazione delle attrezzature

225 - Rappresentazione del ciclo stagionale della peschiera - Fotografie dei principali elementi tradizionali costituenti la peschiera - Rappresentazione della organizzazione della peschiera attuale raffrontata a quella esistente nel periodo feudale.

226 C) CONSIDERAZIONI DI SINTESI

D.1) VALORE AMBIENTALE

I due Sic di Cabras e di MIstras si inquadrano perfettamente nelle disposizioni normative del PPR relativamente ai valori Ambientali.

D.2) BENE IDENTITARIO

Le peschiere Peschiera Pontis, Su Pottu, Pischeredda, Sa Madrini costituiscono un complesso di costruzioni con attrezzature, funzionale alla pesca, molto antico, e integrato nel territorio circostante. Esiste una assoluta complementarietà tra le costruzioni in muratura che hanno resistito per secoli ed ora sono state restaurate e le attrezzature per la pesca che usano materiali deperibili provenienti dall’area lagunare (tavole, canne, giunchi, fieno palustre). Si riassumono i principali edifici:

1) Su Poazziu (= il palazzo), 2) S’omu eccia (=la casa vecchia), 3) Su magasiu ‘e su’iu (=il magazzino del vino), 4) Su magasieddu (=il piccolo magazzino), 5) Su magasiu nou (=il magazzino nuovo), 6) S’omu noa (=la casa nuova), 7) Sa coxia (=la cucina), 8) S’omighedda ‘ e affumai (=la casetta per affumicare) 9) Su stai de gruppisi (=il loggiato di “gruppesi”) per la pesatura dei pesci. 10) Su saiu o su saigu, anch’esso un loggiato per la pesatura dei pesci. 11) Sa costa’eccia (=la costa vecchia), sempre per la pesatura dei pesci. 12) S’omu ‘e su fiau (=la casa del “fiau” = rete per la pesca delle anguille), 13) S’omighedda ‘e su sai (=la casetta del sale), 14) Sa cresiedda ‘e Santu Bissenti (=la chiesetta di San Vincenzo) 15) S’om ‘e Ciapacciu(=la casa di Ciapacciu) 16) Oltre a questi locali in muratura, erano presenti una serie di sei capanne “barraccheddas de castiu” piccole e basse. 17) La parte principale delle Peschiere era costituita dai lavorieri (realizzati con “prantas”, “pinnadas”, “lettus”, “piais” ) sistemati negli specchi d’acqua.

4.7.9. Soggetti amministrativi e gestionali competenti

227 4.7.9.1. Amministrativi: • Comune di Nurachi (Comune capofila del gruppo di Gestione); • Comune di Riola Sardo; • Comunde di Cabras; • Regione Autonoma della Sardegna; • Provincia di Oristano;

Tutti i soggetti operano nell’ambito dei loro poteri e dei loro ruoli avvalendosi anche dei servizi che normalmente erogano istituzionalmente.

4.7.9.2. Gestione • Comune di Nurachi (Comune capofila del gruppo di Gestione); • Comune di Riola Sardo; • Comunde di Cabras – Area Marina Pootetta “Penisola del Sinis – Isola di MaL di Ventre; • Regione Autonoma della Sardegna; • Provincia di Oristano; • Consorzio di Bonifica dell’Oristanese; “Nuovo” Consorzio Pescatori “Pontis”.

4.7.10. Altri soggetti e agenti di sviluppo

Nell’area oggetto del PdG opera il “Programma LEADER III” incluso nel Gruppo di Azione Locale “Montiferru – Barigadu-Sinis” (GAL MBS) per lo sviluppo rurale. Il progetto, tra le misure di sviluppo territoriale prevede diverse iniziative e proposte per la tutela delle risorse ambientali tra cui si evidenziano, per le specifiche ricadute nel sito, il progetto “Camargue sarda” e “Terracquae”. Questi ed altri progetti si articolano in ambito rurale per favorire lo sviluppo di attività compatibili ed innovative (promozione del turismo sostenibile, creazione di fattorie didattiche, incentivazione all’utilizzo di energie alternative, ecc.); Il laboratorio Territoriale della Provincia di Oristano è direttamente coinvolto nella programmazione degli interventi di Progettazione Integrata per la costituzione dei partenariati di progetto attivati con le manifestazioni di interesse del Giugno scorso.

4.7.11. Tipologie di risorse finanziarie utilizzabili per la gestione del sito Le risorse che verranno utilizzate per la gestione del Sito saranno individuate nel più ampio spettro di fonti possibili, nel rispetto delle normative campo di finanziamento e della pianificazione amministrativa degli Enti a cui viene affidata la Gestione del Sito.

4.7.11.1.1. Fondi Regionali

228 Sono fondi che la Regione mette a disposizione, attraverso bandi o gare, per la realizzazione di interventi specifici.

4.7.11.1.2. Fondi Nazionali Fonti di finanziamento provenienti da diversi Ministeri finalizzati alla realizzazione di azioni volte alla salvaguardia e al ripristino degli habitat (MATTM) o atti a supportare interventi a carattere economico produttivo nel rispetto delle norme di attuazione della Direttiva Habitat e della direttiva Uccelli. Anche se da verificarne la percorribilità sembra opportuno e necessario sviluppare un dialogo con il MIPAF allo scopo di individuareazuioni spefiche sul comparto della pesca che facilitino l’adozione di programmi di pesca responsabile. Azioni simili dovranno essere sviluppate con il medesimo Ministero oper lo sviluppo di politiche agricole sostenibili

4.7.11.1.3. Fondi Europei Si ha l’intenzione di pianificare le azioni per raggiungere e realizzare gli obiettivi del presente Piano avvalendosi dove possibile di risorse provenienti dalla Comunità Europea. Le “nuove” linee di finanziamento che si stanno profilando per il periodo 2007 – 2013 sono decisamente orientate alla sostenibilità in termini di: - conservazione della natura (Natura 2000) - conservazione delle acque dolci (Water Framework Directive)

- riduzione della CO2 (eficienza energetica e enegie rinnovabili) - trasporto sostenibile Ciò potra quindi avvenire attraverso la partecipazione a progetti LIFE+ o simili (Strumenti finanziari per l’ambiente), allo scopo di partecipare e mettere in atto lo sviluppo e l’implementazione delle politiche ambientali comunitarie e della legislazione ambientale, come contributo specifico alla promozione dello sviluppo sostenibile. Visto la stretta relazione tra mantenimento della biodiversità e uso del suolo in senso lato delle risorse, si cercherà di accedere a finanziamenti destinati allo sviluppo rurale (Sostenibile) per esempio identificando forme compensative, modelli di gestione del territorio. In ambito della produttività ittica sarà possibile sottoporre progetti alla UE per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile di settori e gestione di pesca sostenibile.

229 4.8. Inquadramento territoriale, paesaggistico e urbanistico I Comuni di Cabras, Nurachi e Riola possiedono un patrimonio edilizio di buona consistenza, con dei centri storici ancora in buone condizioni, circondati da insediamenti più recenti che si sono sviluppati nel corso degli ultimi 50 anni. Recentemente si è invertita la tendenza che voleva lo spopolamento dei vecchi nuclei a favore di nuovi insediamenti in zone periferiche libere da lottizzare con il conseguente abbandono delle abitazioni ed il degrado connesso. Hanno contribuito a ciò le politiche di incentivo e sostegno al recupero attivate a livello nazionale e regionale e le diverse iniziative di sensibilizzazione faticosamente portate avanti da amministrazioni locali, tecnici ed appassionati della cultura e delle tradizioni. Nei comuni di Nurachi e di Riola Sardo sono vigenti i Piani Urbanisti Comunali approvati, rispettivamente nel 1998 e nel 1999, mentre il Comune di Cabras è dotato di Programma di Fabbricazione ed ha in corso di approvazione il nuovo Piano Urbanistico. Gli stessi Nurachi e Riola Sardo sono dotati di un Piano Particolareggiato per il centro storico mentre Cabras ne è sprovvisto. Tutti i Comuni registrano una certa stabilità se non una tendenza all’aumento demografico, dovuto anche allo spostamento, come avviene anche negli altri centri della cinta del capoluogo, da parte di coloro che abbandonano la città per trasferirsi nei piccoli comuni nei quali trovano migliori condizioni di insediamento residenziale. Il mercato immobiliare è alquanto vivace ed in continua crescita facendo segnare un costante aumento del valori degli immobili in vendita ed in locazione. Da non sottovalutare anche il recente fenomeno dell’acquisto e del recupero di immobili da parte di turisti forestieri che li trasformano in case vacanza.

4.8.1. Riola Sardo

4.8.1.1. Il quadro territoriale Il comune di Riola, nel cui territorio insiste la regione del Sinis, compresa tra il livello del mare e la quota di alcune decine di metri in prossimità della costa di su Cuccuru Mannu, delle propaggini settentrionali del Montiferru e delle pendici dei pianori basaltici del Sinis. Si estende su una superficie di 48,23 kmq, pari al 1,6% della nuova provincia di Oristano. A livello provinciale, Riola rappresenta il ventesimo comune per ampiezza territoriale. Il settore interessato è orientato con l’asse maggiore disposto secondo E-W al piene delle propaggini meridionali del massiccio vulcanici del Montiferru, a pochi km a N di Oristano. Ricade nelle Tavolette costituenti il quadrante III del foglio 206 e IV del 217, sconfinando nella tavoletta 216 II NE, appartenenti alla vecchia serie M891 in scala 1:25.000, edita dall’IGMI. L’area è ovviamente compresa nella nuova edizione della cartografia IGMI, “nuova 1:25.000” di recente edizione (1991-1995), e ricade nelle sezioni II, III,del foglio 514 e I e IV del foglio 528. Il territorio comunale ha una forma molto articolata e particolare. La sua parte orientale si trova in sinistra idrografica del Cispiri ed ospita il centro abitato, mentre il resto del territorio comunale si trova oltre il Cispiri e la parte settentrionale dello stagno di Cabras.

230 La posizione del centro abitato è certamente strategica, consentendo un guado a monte del sistema degli stagni di Cabras e minori e dell’impluvio del rio Mare ’e Foghe (al quale rio si deve, con ogni probabilità, il toponimo del paese). Tale doveva essere la posizione di quelle stazioni di sosta, documentate da numerosi ritrovamenti archeologici, ben protette dalla fascia delle zone paludose, lungo la strada che dal sud (Othoca e Tharros) portava a Cornus, presumibilmente coincidente con l’attuale SS 292, che attraversa il paese. Già fin dall’epoca prenuragica (stazioni di Isca Maiori e su Ludosu) e nuragica il territorio era intensamente popolato, con un sistema di torri che si attestano pressapoco lungo l’attuale provinciale per Cuccuru Mannu, S’Arena Scoada e Putzu Idu. Della Villa di Riola si ha la prima notizia nell’Atto di Pace del 1388, alla cui stipula è presente il suo majore de Villa.

4.8.1.2. Unità ambientali di paesaggio Il territorio comunale di Riola si presenta in apparenza uniforme con andamento pressoché pianeggiante. Ad un attento esame possiamo individuare diverse unità paesaggistiche che possono essere così riassunte: • paesaggi delle colline oligo-mioceniche; • paesaggio della “pianura” • pesaggio delle sabbie dunari; • paesaggio delle zone umide. Nell’area ricompresa nel SIC Zps si possono individuare:

4.8.1.2.1. Paesaggio della pianura Rappresenta la maggior estensione del territorio comunale ed è ormai modificato dalle attività agricole, trattandosi di terreni di discreto valore. Le uniche emergenze morfologiche sono rappresentate dai resti dei terrazzi alluvionali specialmente nelle zone attorno al Mar’e Foghe verso Baratili, compreso quello che delimita la sponda sinistra del rio, e sul quale sorge il paese. Nei suoli sabbiosi appaiono movimentate le zone attorno allo stagno di Cabras, tra il Nuraghe Oru Simbula e Nuraghe Ziricottu, con in evidenza a tratti scarpate rocciose di arenaria. Tra le ondulazioni si hanno alcune paludi temporanee, come Pauli Trottas, Pauli Cuccuru Sparau e Pauli Istai. Le quote aumentano passando dalle rive dello stagno verso il mare, con i 7 metri di Nuraghe Oru Simbula, costruito su di uno sperone roccioso, i 12-13 di Nuraghe Civas e di Nuraghe Porcu Silva.

4.8.1.2.2. Paesaggio delle zone umide Appartengono al territori comunale il tratto finale del Rio Mar’e Foghe nonché una buona parte dello stagno di Cabras. Il Mar’e Foghe rappresenta la parte finale, frutto di interventi antropici, dei torrenti che dal Montiferru si gettano nello stagno di Cabras, e in particolare del Mannu di Milis e del Cispiri. È caratterizzato da un letto regolare delimitato da argini.

231 All’altezza di Torre Piscaredda il Mar’e Foghe si apre nello stagno di Cabras, che in questo settore appare suddiviso dallo spuntone di Isca Maiori in alcuni sub-settori, Il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di un fitto canneto e dall’alternanza di zone ricoperte dall’acqua con altre che lo sono in modo temporaneo.

4.8.1.3. Caratteri urbanistici Il territorio di Riola è caratterizzato da una fitta infrastrutturazione viaria (SS 292, strade provinciali 7, 10, 11 e altre di nuova costruzione) e da alcuni impianti ed attrezzature pubbliche e di uso pubblico. La rete di approvvigionamento idrico ha origine nelle sorgenti di “Mandrainas”, in agro di Milis, ed è gestita da Abbanoa. Esistono poi le reti di smaltimento fognario, con condotte di acque bianche e di acque nere. Queste ultime hanno il loro recapito nel depuratore in regione Pala Fenu, presso la confluenza tra Mare ‘e Foghe e lo stagno di Cabras. Anch’esso risulta di gestione Abbanoa. L’impianto di illuminazione pubblica è completo in tutta la zona abitata. La gestione è comunale tramite ditta esterna. E’ presente una zona artigianale in ambito urbano, ubicata tra le propaggini del centro abitato e il rio Mare ’e Foghe, alla sinistra della Statale 292. Altre piccole attività artigianali sono ubicate sull’altro fronte della stessa Statale. Nel 1996 è stato definitivamente approvato il Piano per gli Insediamenti Produttivi in località “Pischina ‘e Canis”, i lavori di urbanizzazione sono già stati avviati. Dal punto di vista delle attrezzature ad uso collettivo si deve citare il parco urbano fluviale di Mare ’e Foghe, che si estende lungo la riva che fronteggia l’abitato, con previsioni già dettate da un progetto generale del 1988, in buona parte realizzato, con strutture di carattere ricreativo-culturale e sportive, oltre ai relativi servizi connessi. Sono presenti inoltre due zone di servizio extraurbane. La prima è il crossodromo, in località “Is Ariscas Burdas”; la seconda è nella zona delle ex cave di arenaria in località “Cuccuru Mannu”, presso la quale è in corso di realizzazione il complesso culturale del “Parco dei suoni e della musica”.

Estratto dal Piano Urbanistico Provinciale

4.8.2. Nurachi

4.8.2.1. Il quadro territoriale Il territorio del Comune di Nurachi confina a Nord col Comune di Riola Sardo, con a Est, con Oristano a Sud e con Cabras e Stagno di Cabras a Sudovest e ad Ovest, ed ha una estensione complessiva di 1594 Ha., pari al 0,5% della nuova provincia di Oristano.

232 A livello provinciale, Nurachi rappresenta il sessantaduesimo comune per ampiezza territoriale. Il centro urbano di Nurachi ha origini antiche testimoniate dai resti di un nuraghe complesso situato negli spazi occupati dagli attuali serbatoi dell’acqua, dal quale deriva lo stesso toponimo del centro: la presenza di insediamenti umani nel sito risale tuttavia al periodo prenuragico. L’abitato si impianta su quella esigua fascia di terreno che si eleva di qualche metro al di sopra delle circostanti aree paludose di “Pauli Palabidda”, “Pauli Barracai” e “Pauli Bingia”, di recente bonifica. La documentazione esistente non consente alcuna ricostruzione della primitiva conformazione dell’insediamento, infatti la localizzazione del nuraghe e dell’area cimiteriale romana, divenuta successivamente luogo del culto cristiano è insufficiente per proporre una seppur minima ipotesi sull’estensione e sull’articolazione del centro abitato in quei periodi storici. Dal punto di vista urbanistico rileva una propensione all’incremento delle richieste insediative, che si giustifica con la vicinanza del Comune Capoluogo di Provincia e la stasi dell’edilizia nello stesso per la mancanza di adeguati strumenti urbanistici. La maglia urbana è composta da grandi isolati, di forma talvolta irregolare per l’intersecarsi dei diversi orientamenti, compatti sul fronte stradale, con ampi spazi verdi all’interno, simili per dimensioni e tipologia d’abitazione a quelli esistenti negli altri centri limitrofi.

4.8.2.2. Unità ambientali di paesaggio Il territorio comunale di Nurachi si presenta uniforme con andamento pianeggiante.

4.8.2.3. Caratteri urbanistici Allo stato attuale il centrale Corso Eleonora (anticamente denominata Via Dritta) è il tracciato della Strada Statale 292 che attraversa l’abitato, su questa si svolge tutto il traffico della occidentale sarda verso Nord per le zone marine di San Vero Milis, Cuglieri e e verso Sud per Oristano. Da questa si dipartono le altre direttrici che paese portavano verso lo stagno: l’antica Via Mari (oggi Via Dante) e verso Cabras, l’antica Via Cabras, oggi Via Tharros. Il Comune è servito inoltre da tre strade provinciali, la S.P. n. 58 da Riola Sardo a Cabras, la S.P. n. 8 da Nurachi a Cabras e la S.P. n. 1 che si dirama dalla S.S. 292 per Zeddiani e Cabras. L’approvvigionamento idrico del Comune di Nurachi avviene con attingimento dal fiume Tirso a Silì (Oristano) con possibilità di integrazione del vecchio acquedotto di Mandrainas. La rete fognaria è del tipo separato e scarica nell'impianto di depurazione che ha il suo recapito nello Stagno di Cabras. Nel Piano generale vigente sono localizzate due aree di zona D, una per attività produttive e commerciali ed una zona artigianale e commerciale. Il Piano per gli insediamenti produttivi è stato recentemente completato ed i lotti già assegnati.

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Estratto dal Piano Urbanistico Provinciale

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4.9. Caratteristiche dell’uso del suolo Per definire le caratteristiche dell’uso del suolo dell’area circostante lo Stagno di Cabras è stata utilizzata, in prima approssimazione, la mappatura da fotointerpretazione prodotta dalla R.A.S. attraverso le immagini aerofotografiche dell’AIMA del 1998, georeferenziate sulla base della cartografia CTR, e integrate dalle immagini LANDSAT 7 del 2000, ulteriormente verificate attraverso il rilievo a terra. Ulteriormente sono state utilizzate le immagini Ikonos 2004 e 2005 e le ortofoto Ferretti 1999 a colori e AGEA 2003 in bianco e nero. Come riferimento per l’identificazione delle unità cartografiche è stata utilizzata una legenda derivata dalla legenda CORINE - Land Cover della Comunità Europea, livello 4. Vedere cartografia allegata dell’Uso del suolo.

4.9.1. AREE URBANIZZATE

4.9.1.1. Aree urbane

Figura 14 - Un lembo dell’agglomerato urbano di Cabras nel 1999

4.9.1.1.1. Cabras Il sistema urbano di Cabras, il più prossimo allo stagno ed il più grande tra quelli presenti nell’area, è caratterizzato da un centro storico a forma emiradiale, originatosi dall’aggregazione di vari nuclei rurali. Il tessuto urbano continuo passa alle aree agricole in modo differente da come ciò accade nelle aree costituite da un nucleo storico espanso caoticamente nel dopoguerra e poi seguito da aree organizzate di espansione. Oltre il nucleo di Cabras è presente un secondo borgo storico, Solanas, accorpato amministrativamente a Cabras alla fine dell’800 e originariamente comune a se, ma fisicamente ancora separato da esso.

235 Si segnala la parte del contesto urbano coincidente con il lungo stagno ove le condizioni di marginalità ne hanno determinato una riduzione delle qualtià naturali; è in fase di studio la riqualificazione urbana tendente a riportare la naturalità della linea di riva nell’ambito del progetto RIBERAS a valere sul bando CIVIS.

4.9.1.1.2. Nurachi Il centro di Nurachi sorge su di un debole alto topografico al centro di alcune paludi oggi bonificate e si è sviluppato lungo l’asse che costituiva il collegamento tra Cabras e Riola.

Figura 15 - Ortofoto - Il centro di Nurachi nel 1999

4.9.1.1.3. Riola In prossimità della foce del principale immissario dello stagno è presente il centro di Riola. L’abitato, storicamente posizionato lungo il cammino che conduceva verso la costa, nel punto più stretto del Rio di Mar’e Foghe, mostra una elevata coerenza con il suo assetto storico. L’A.C. di Riola da tempo ha avviato un programma di valorizzazione delle rive del Mare Foghe in prossimità del limite del SIC-ZPS.

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Figura 16 - Ortofoto – L’abitato di Riola e quello di Baratili in fronte al Mar’e Foghe nell’ortofoto del 199

4.9.1.1.4. San Salvatore Nelle campagne del Sinis è inoltre presente il borgo religioso di San Salvatore, costituito dal novenario insediato attorno alla storica chiesa paleocristiana di San Salvatore. Una parte del territorio, il settore rurale della attorno all’abitato ed attorno a San Salvatore di Sinis, è poi interessato da una diffusa edificazione in area agricola distribuita lungo la viabilità o a breve distanza da essa. Una parte di tale edificazione è recentissima e mima una virtuale destinazione agrituristica che svolge in effetti il ruolo di attività turistica dissimulata, quasi sempre sganciata da attività aziendali agricole o itticole, e supportata da una edificazione assolutamente avulsa da tipologie e contesti tradizionali.

4.9.1.2. Discariche ed aree di depositi di materiali di scavo Non lontano dalla riva dello stagno di Cabras è presente la discarica abbandonata di Nas’e Canna. In alcuni punti del territorio sono presenti aree di discarica di materiali di scavo. Tra le più importanti e negative va segnalata la discarica operata con i materiali di risulta di una parte degli scavi per la costruzione di Funtana Meiga, in corrispondenza del margine della strada per San Giovanni in corrispondenza della curva in fronte al Bivio per San Salvatore, dove i materiali accumulati hanno “degradato” il paesaggio mascherando il sito del sedime della chiesa di Santu Jorghi e costituendo accumuli caotici in un tratto caratterizzato da una visibilità elevatissima. Una problematica a se stante è costituita dalla presenza degli accumuli di crostone carbonatico prodotti dall’eliminazione del caliche presente sotto il primo esile strato di suolo nel settore di San Salvatore ed in gran parte del Sinis, che viene accumulato a formare dei valli informi con grande nocumento qualitativo del paesaggio.

4.9.2. TERRITORI AGRARI

237 4.9.2.1. Strutture aziendali e serre Si tratta di aree correntemente destinate ad uso agricolo intensivo che ricomprendono strutture specializzate o frammentate anche di tipo marginale (strutture aziendali agrarie, serre e aziende vivaistiche, aree frammentate e edificate comprese entro il territorio agricolo).

4.9.2.2. Seminativi e colture erbacee Descrive le aree utilizzate per la coltivazione di cereali ed altre colture erbacee, in asciutto per la gran parte del Sinis ed irrigue per l’area circostante Cabras e Solanas.

4.9.2.3. Oliveti e frutteti In alcune aree, procedendo allontanandoci dalla costa sono presenti numerosi appezzamenti coltivati ad olivo ed ad alberi da frutto in generale.

4.9.2.4. Vigneti I vigneti occupano una parte importante del territorio agricolo di Cabras e sono diffusi lungo le fasce pedemontane man mano che ci si allontana dalla costa.

4.9.2.5. Aree a pascolo Le aree a pascolo naturale sono caratterizzate da una componente vegetale prevalente erbacea e sono distribuite in modo casuale nel territorio. Sovente fruiscono di aree abbandonate da altri usi agricoli per motivi differenti.

4.9.2.6. Risaie Alcuni lembi dei territori di Cabras e di Nurachi sono interessati da colture risicole, in particolare tra Cabras e Torregrande ed a nord e nord-ovest dell’abitato in aree prossime a specchi d’acqua palustri o in zone comunque molto depresse topograficamente, nonchè ad est di Nurachi nelle aree delle pauli bonificate. Alcune ulteriori aree destinate a risaia sono le paludi bonificate di Pauli ‘e su Dottori, Pauli Serra Tuffu e Paule ‘e Nurechi.

4.9.3. AREE UMIDE, FLUVIALI E RIPARIALI

4.9.3.1. Acque Mare ed acque interne, escluse le aree di cui ai punti successivi.

4.9.3.2. Lagune e stagni Come è visibile nell’immagine, sono presenti interessanti tracce del sistema di formazione della freccia che chiude lo stagno di Mistras nel settore dello stagno di su Pitzinnu Mortu che costituisce, a causa delle trasformazioni avutesi nel tempo, l’unico esempio di bacino areico in territorio di Cabras, assieme all’estremità settentrionale dello stagno di Mistras che purtroppo risente della vicinanza del sistema agricolo. Nel territorio di Riola, a ridosso del margine occidentale dello stagno di Cabras sono invece presenti numerosi specchi evaporanti.

238 4.9.3.3. Aree fluviali e ripariali Il Tanui, pur all’interno di un’area agricola intensiva, ospita una vegetazione ripariale molto sviluppata e costituisce rifugio per numerose specie di volatili. Lo stesso è altresì vero per il sistema di Mar’e Foghe con le sue paludi residue della bonifica e numerosi settori che circondano tutto il Cabras ed i suoi golfi.

4.9.3.4. Acquacoltura In alcuni casi, a fini produttivi, delle superfici d’acqua di dimensione e profondità insignificante, sono state trasformate in veri e propri bacini.

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4.10. INFORMAZIONE E COINVOLGIMENTO DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI E DEGLI ATTORI SOCIALI NELLA DEFINIZIONE DEL PIANO DI GESTIONE La redazione del Piano di Gestione per il SIC/ZPS “Stagno di Cabras” (SICp - ITB030036 e ZPS - ITB034008) è stato dato affidamento, come previsto dalla Normativa e dal Bando Regionale del POR misura 1.5 al Gruppo di Gestione costituito dai Comuni di Nurachi (Capofila), di Riola Sardo e di Cabras. Partner del Gruppo sono stati inoltre riconosciuti l’Associazione Legambiente (Sezione Sardegna) e il Nuovo Consorzio “PONTIS” formato dalle 11 Cooperative di pesca. A quest’ultimo soggetto la Regione Autonoma della Sardegna ha da anni affidato la gestione produttiva dello Stagno di Cabras.

4.10.1. I pescatori Quella produttiva dello Stagno, costituisce sia a livello locale che regionale una delle maggiori realtà coinvolte per molti fattori, non ultimo il fatto che il Consorzio è costituito da circa 230 pescatori. Il coinvolgimento è avvenuto organizzando dei Focus group di discussione sugli aspetti gestionali legati al mondo della pesca nello stagno. Ciò ha permesso di catalogare e descrivere le necessità che il gruppo direttivo del Consorzio Pontis riconosce come prioritarie, e ha permesso inoltre di iniziare un processo di informazione e, col tempo di partecipazione, sugli scenari di intervento e sviluppo, nell’ottica del rispetto degli equilibri ambientalii. Gli incontri si sono dimostrati un utilissimo strumento per informare la categoria delle finalità e dell’utilita dei Piani di Gestione dei SIC e ZPS che, pur in ambito e finalità differenti dalle loro linee di gestione, ha mostrato multi punti di contatto, primo fra tutti che l’integritò dell’ecosistema stagno, e degli habitat che lo compongono, è la condizione fondamentale che sta alla base del funzionamento del sistema produttivo di tipo estensivo, come quello dello Stagno di Cabras. Negli incontri sono emerse indicazioni e necessità del Consorzio dei Pescatori, che ha portato alla definizione di un particolare atlante delle necessità:

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Carta di distribuzione delle indicazioni dei pescatori [1. PISCHEREDDA: Smantellare il vecchio sbarramento e ripristinare. 2. CANALE LUDOSU: il canneto è in buono stato, ma è regredito dal 1980. 3 MAR ‘E PAULI E PAULI E SALI: Ripristinare i canali. Quello Nord dovrebbe essere OK, gli altri 2 sono da aprire: importanti per il novellame in inverno 4 CANALE AL BECCO D’ANATRA: C’è un nuovo canale temporaneo per evitare le morie. (ossigenazione). 5. SCOLMATORE – BECCO ANATRA: Togliere i fanghi dal becco d’anatra. 6. CANALI DI PONTIS: Lavorieri per le anguille – sono stati ricostruiti male. 7. GROGA: Problema diffuso della Mercerella. 8. EX DISCARICA: Bonificare un po’ alla volta 9. PESCHIERA: Bisogna dragare periodicamente per sfruttare le fasi di marea 10. CORMARANI: Decreto di Agosto Æ Abbattimento vietato in ZPS. Allora cosa fare?]

241 900.000,00 Salpe 800.000,00 Saraghi Seppie 700.000,00 Arselle Bianche Mormore 600.000,00 Triglie Spigole 500.000,00 Sparlotte 400.000,00 Sogliole Orate 300.000,00 Lattarine Granchi 200.000,00 Ghiozzi Gamberetti 100.000,00 Cefali Carpe - 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 Anguille

Figura 17 - Quantità e tipo di prodotto pescato dalla Nuovo Consorzio Pontis in kg. (Fonte: Nuovo Consorzio Pontis, 1993 - 2005)

4.10.2. La Società Sinis – San Vincenzo La Società “Sinis – San Vincenzo” è stata promossa dall’Aministrazione di Cabras con l’intento di sviluppare una cultura d’impresa orientat al mercato ma internalizzando i concetti e o principi di una gestione ambientale. Entro tale scenario dovrà assumere importanza la diversificazione dei “segmenti” produttivi riferibili alla produzioni tittiche, alla trasformazione dei prodotti, ittiturismo, prodotti tipici d’area, turismo naturalistico e culturale. Premesse essenziale a quanto di cui primaè la gestione razionale delle risorse umane coinvolte, rispetto alle quali sarebbe opportuno prevedere progetti di recupero e manutenzione a forte intensità di manodopera. In tale ottica la Società sta pianificando alcuni interventi a basso impatto ambientale ma destinati a stabilire alcune linee produttive fondanti sul germoplasma locale: - progetto per la realizzazione in Cabras di un impianto di un impianto modulare per la riproduzione ed il preingrasso di molluschi bivalvi a fine commerciale.

4.10.3. Il Consorzio di Bonifica Dopo la distrofia del 1999 sia a livello locale che Regionale sono emerse due necessità: - conoscere le cause che hanno portato al verificarsi del fenomeno; - individuare gli interventi e le azioni da realizzare per far fronte ad altri eventuali situazioni catastrofiche ed eliminarne le cause.

242 A seguito di tali fenomeni l’Assessorato delle Difesa dell’Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna ha dato incarico ad un gruppo tecnico-scientifico costituito dal Consorzio di Bonifica dell’Orsitanese, dal Dipartimento di Botanica ed Ecologia vegetale dell’Università di Sassari, il Dipartimento di Biologia Animale ed Ecologia dell’Università di Cagliari, il Presidio Multizonale di Prevenzione dell’USL di Oristano affinché predisponessero, con il Piano di Recupero ambientale e di rilancio produttivo dello Stagno di Cabras, definendo alcune opere urgenti per il primo intervento. Il Piano di Recupero ha portato alla definizioni di alcuni interventi atti a rispondere al ripetersi di eventuali fenomeni di distrofia analoghi a quello del 1999. Alcuni interventi previsti dal Piano sono in fase di appalto o realizzazione, consistenti in: • Fornitura di motopompe • Fornitura, installazione e gestione di un sistema di monitoraggio dello Stagno di Cabras • Fornitura e installazione di un sistema di aerazione delle acque dello Stagno di Cabras • Realizzazione di opere idrauliche e civili nello Stagno di Cabras

Questi interventi intendono configurarsi come soluzioni ad eventuali situazioni critiche di eventi catastrofici.

243

5. OBIETTIVI DEL PIANO DI GESTIONE

Premesso che gli obiettivi individuati come funzionali alla strategia di gestione sono perseguibili nel tempo (breve, medio e lungo termine) attraverso interventi, azioni, programmi e attività specifiche, di seguito ciascuno degli obiettivi, risultanti dagli apporti singoli e condivisi dal gruppo di lavoro, viene posto in relazione con interventi, azioni, programmi e attività ad essi funzionali. Gli interventi, le azioni, i programmi le attività sono ricompresi entro “schede operative” la maggior parte delle quali sono state elaborate in occasione del bando dell’ADA della RAS nell’ambito del bando POR misura 1.5b. Altre schede sono state presentate nell’Accordo Programma Quadro (APQ) mentre costituiscono parte degli interventi presentati dal Consorzio di Bonifica in attuazione del Paino di risanamento conseguente alla distrofia del manifestatasi nel 1999. Infine alcuni progetti vengono ipotizzati dalla Società Sinis – San Vincenzo ed altri progetti vengono proposti ex-novo dal gruppo di lavoro (Bonifica ex sito di discarica “Nas’e Canna”). La correlazione “progetto/azione” con gli obiettivi da perseguire esprimono in forma sintetica il rapporto causa-effetti degli interventi. Maggior dettaglio nei progetti e negli effetti previsti sono inseriti nelle schede progetto (allegate) di cui prima. Maggiori dettagli sulla funzionalità degli interventi rispetto agli obiettivi sono desumibili dalle schede.

5.1. Obiettivo generale

1) Mantenere un livello soddisfacente dello stato di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario, garantendo la conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario, assicurando il mantenimento e/o il ripristino dei loro equilibri ecologici). 2) Mantenimento attività tradizionali e sostenibili 3) Promozione e sostegno per nuove attività a) valorizzazione pesca come patrimonio culturale e etnografico b) valorizzazione colture tipiche (vite, olivo, altre) c) valorizzazione pesca come valore economico 4) Mantenimento identità paesaggistica 5) Miglioramento e /o ripristino delle componenti di cui prima 6) Coinvolgere la popolazione in ogni suo componente. a) Attività di disseminazione / forum / condivisione

5.2. Obiettivi specifici (H = habitat e specie; U = uso suolo; I = idrologia; P = paesaggio) • (H) mantenere le attuali estensioni delle cenosi tipiche, e siti di riproduzione e frequentazione di fauna specifica • mantenere le attuali forme d’uso (non perdere habitat)

244 • (U) contenere la perdita di habitat stabilizzando le forme d’uso a quelle attuali e/o orientando al ripristino delle condizioni originali • (U) recupero superfici attualmente coltivate riportandole alla funzione naturale originaria in prossimità dello stagno e delle paludi temporanee dove necessario (norme d’uso, riferimenti cartografici, identificazione particolareggiata degli habitat interessati) • (I) mantenere e/o ripristinare il reticolo idrografico in quelle situazioni dove necessario il ripristino profili che favoriscono il mantenimento delle condizioni degli habitat acquatici e paracquatici. • (I/H) Ridefinizione della qualità e delle caratteristiche del sedimento delle rive e dei fondali dei corpi idrici (principali e secondari) • mantenimento e/o ripristino dello schema idraulico [consorzio di Bonifica] • (P) mantenimento e/o miglioramento di ambiti paesaggistici significativi [Paesaggio vegetale, Manufatti di interesse architettonico e/o archeologico e/o culturale in genere, delle essenze singole e/o associate (cenosi monospecifiche, siepi, alberi o arbusti isolati)] • (H) adottare misure per il mantenimento dei siti si nidificazione/ riproduzione • (H) definire procedure di gestione di specie ornitiche ittiofoghe • (H) definire procedure di gestione produttive degli stock ittici con particolare attenzione al mantenimento della diversità specifica e al suo equilibrio • (H) mantenimento e valorizzazione dei metodi tradizionali e delle tecniche di prelievo • valutare la capacità portante della produzione ittica; • implementazione e supporto di tecniche di produzione, lavorazione e vendita • favorire definire nuovi servizi rispetto al turismo naturalistico, enogastronomico (percorsi sostenibili) • attività di monitoraggio ambientale e socio economico • diffusione dell’educazione ambientale ricreativo • consolidamento dell’attività di ricerca orientata di base (flora, vegetazione, biologia della conservazione, ……..) • consolidamento dell’attività di ricerca orientata al monitoraggio della gestione • costituzione di un GIS / atlante dei SIC / Database • attivazione, momenti partecipativi e di condivisione • favorire l’interazione tra enti (comuni) e soggetti aventi titoli • Implementazione di piani d’azione per situazioni di emergenza (incendi, inquinamento, sversamento, distrofie e anossie) • Conservazione ex situ del germoplasma con priorità per i taxa endemici, rari e/o minacciati e d’interesse fitogeografico e allo stesso tempo per entità di possibile impiego nei ripristini ambientali e nelle rinaturalizzazioni (maimoni docet !) • Piano di monitoraggio in situ per taxa minacciati o rari (vedi reloc per Polygala sinisica, Viola arborescens, etc.)

245 • Piano pluriennale di eradicazione delle specie alloctone (invasive e non) presenti principalmente nei sic di San Giovanni e Mistras e interventi per una loro sostituzione con specie tipiche prodotte a partire da germoplasma autoctono. • Conservazione in situ delle associazioni vegetali minacciate (efedreti, limonieti a Limonium oristanum e limonieti a Limonium pseudolaetum). • (H) – (P) Tenere sotto controllo, ridurre od eliminare od eventualmente limitare le attività che incidono sull'integrità della specie e dell'ecosistema causandone la perdita o la frammentazione degli habitat. • Completamento degli studi di ricerca di base sul territorio.

In allegato la matrice interventi vs obiettivi. L’intersezione tra le azioni previste nelle chede progetto e gli obiettivi (generali e specifici) da perseguire nell’attuazione del PdG viene espresso in termini di sommatoria. Il valore della sommatoria esprime il grado di efficacia dell’azione rispetto agli obiettivi indirettamente definisce la priorità.

246

6. STRATEGIA DI GESTIONE E SCHEDE DELLE AZIONI DI GESTIONE

6.1. Strategia di gestione (sintesi)

Per comprendere il senso della politica di gestione ambientale che le Amministrazioni di Cabras, Nurachi e Riola stanno perseguendo oltre a quanto di cui prima e che valorizza alcune scelte strategiche giova sottoporre una breve ricognizione sugli interventi già realizzati, da realizzare e programmati coerenti con le tipologie d’ intervento ammissibili previste dal bando P.O.R. – mis. 1.5.b (punto 5 – tipologie d’intervento ammissibili):

Si tratta di iniziative sia scala ridotta che a vasta scala che, seppur con diversa intensità, sono sia riconducibili alle tipologie d’intervento previste dal bando per i SIC- ZPS che riconducibili a di un “disegno” complessivo di gestione ambientale che danno la misura della missione che le Amministrazioni Comunali di Cabras, Nurachi e Riola vanno definendo.

Ciò premesso alcune delle importanti motivazioni per gli interventi nel SIC-ZPS in questione, che per la loro importanza dovranno trovare corrispondenza nell’articolazione del PdG nelle sue diverse articolazioni territoriali sono le seguenti:

6.1.1. Comune di Nurachi a) La zona di Pischeredda presentava problemi ambientali e paesaggistici. È stato attuato un intervento in Zona Pischeredda con lo scopo di avviare la ricostituzione di una palude temporanea collegata ad altre due di maggiore estensione. L’intervento ha implicato la messa a dimora di specie autoctone per l’avvio della ricostituzione del canneto e dell’habitat in generale. Altri lavori hanno riguardato bonifiche da materiali inerti, di stradelli e la realizzazione di un sistema di accessibilità “leggero” (qualche passerella su palafitta e alcuni capanni a Mar’e Paui). b) Infine è stato realizzato un Centro Visite “Laboratorio Energetico”, per creare un presupposto per l’Educazione Ambientale in raccordo anche con il Museo del Territorio in fase di completamento. È stata restaurata la Torre di Pischeredda e ricostruita la Casa dei Pescatori (con mattoni in terra cruda).

6.1.2. Comune di Riola a) La realizzazione dello sbarramento a Pischeredda (foce sul SIC) determinato da scelte del Consorzio di Bonifica di Oristano negli anni ’90 rispondeva ad esigenze irrigue del distretto di Riola in quanto a quel tempo veniva attinta acqua “dolce” mediante sollevamento. Il collegamento con lo stagno veniva assicurato da un varco inserito nel corpo “diga” provvisto di griglia amovibile e le acque tracimano nei periodi di massima portata. b) Da più di un decennio ha avviato leggere infrastrutturazioni per la definizione di un Parco Fluviale intervenendo nell’asta del Rio che ricade in piano contesto urbano all’altezza del viadotto che lo attraversa (S.P. 292). L’intervento è stato sviluppato per lotti con risorse di diversa provenienza.

247 c) Secondo tale visione il Comune intende estendere il concetto di Parco Fluviale all’interno del SIC ipotizzando la navigazione (a remi o motori elettrici) nell’ottica di ricollegarsi con la parte di Nurachi a Pischeredda. d) Il contesto agricolo di Riola ricadente nel SIC si presenta frammentato e discontinuo per quanto riguarda la componente vegetale (siepi e macchia di campo sono di fatto inesistenti e le paludi temporanee a cornice del settore nord-nord/ovest del SIC sono “assediate” da forme d’uso agricolo che tendono a ridurre la naturalità e la stabilità di habitat d’interesse comunitario. e) Interventi di conservazione, manutenzione, recupero e restauro del paesaggio, del territorio e delle risorse immobili a livello locale; 1) Riqualificazione delle aree urbane ai margini delle stagn: il progetto è stato approvato nell’ambito POR Sardegna 2000-2006 - misura 5.1 “Politiche per le aree urbane” – azione 5.1.c – bando “CIVIS – Rafforzamento centri minori” – Approvazione della graduatoria definitiva dei Progetti Pilota di Qualità. Approvazione della graduatoria con la Determinazione n. 414 del 22.05.2007

6.1.3. Comune di Cabras a) Gli interventi per la tutela delle diversità biologiche, degli habitat naturali e seminaturali e delle specie previste nelle direttive comunitarie; b) Interventi di conservazione, manutenzione, recupero e restauro del paesaggio, del territorio e delle risorse immobili a livello locale; 1) Riqualificazione delle aree urbane ai margini dello stagno e del rio tanui: il progetto connette e integra gli interventi di assetto ambientale e naturalistico ricompresi nel piano di gestione delle aree SIC e ZPS del percorso INTERSINIS presentati a valere sul POR REGIONALE 2000-2006 Misura 1.5 – rete ecologica regionale 2) Riqualificazione delle aree urbane ai margini delle stagn: il progetto è stato approvato nell’ambito POR Sardegna 2000-2006 - misura 5.1 “Politiche per le aree urbane” – azione 5.1.c – bando “CIVIS – Rafforzamento centri minori” – Approvazione della graduatoria definitiva dei Progetti Pilota di Qualità. Approvazione della graduatoria con la Determinazione n. 414 del 22.05.2007 3) Interventi di sistemazione e riorganizzazione delle strutture produttive tradizionali. c) Recupero e ripristino di ambiti degradati e vulnerabili (risanamento, ricostruzione ambientale e rinaturalizzazione). Ripristinare le funzioni specifiche degli ambienti stagnali e peristagnali, nell’ottica di una gestione integrate (acqua-terra) del bene stagno. d) Valorizzazione delle aree anche mediante l’organizzazione dell’accessibilità e della fruibilità e) Dotazione di adeguati servizi collegati ed integrati ad interventi di conservazione e valorizzazione delle risorse naturalistiche

6.2. Modificazioni alla perimetrazione (Cabras) La perimetrazione del SIC oggetto del Piano di Gestione alla luce delle conoscenze attuali, risulta non essere adeguata al fine di una ottimale gestione.

248 In linea generale si suggerisce/chiede di prevedere una diversa configurazione.

Sarebbe opportuno che la zona di Mar’e Pontis e del Canale scolmatore (attualmente ricompresa nel SIC di Mistras) venisse ricompressa nel SIC “Stagno di Cabras” per le seguenti ragioni:

1. Tale zona, dopo la realizzazione del canale scolmatore non ha più alcun rapporto in termini idrici e di circolazione con la laguna di Mistras; 2. Pontis costituisce un elemento di continuità, non solo ecologica ma anche “identitaria”, dello Stagno di Cabras; 3. La gestione produttiva dello Stagno di Cabras dipende in maniera imprescindibile dalla gestione e dal funzionamento della zona di Pontis e viceversa; 4. Le caratteristiche ecologiche e le esigenze gestionali di Pontis risultano essere analoghe a quelle di Cabras e differenti da quelle della Laguna di Mistras.

Anche nell’ipotesi di inclusione delle aree di Mar’e Pontis al SIC di Cabras, si chiede di valutare la possibilità di escludere/considerare la necessità di lasciare all’interno del perimetro del SIC la struttura del Porto Turistico di Torregrande. La riflessione risulta essere funzionale a due questioni:

- la presenza del “porticciolo” all’interno del SIC può essere funzionale allo sviluppo, in esso, di attività (tradizionali e non) attuate con procedure sostenibili ed a basso impatto ambientale. Questo nella logica della gestione integrata della fascia costiera, secondo cui, i modelli di sviluppo devono essere fortemente indirizzati al mantenimento delle risorse naturali. - L’esclusione del “porticciolo”, non sottrarrebbe l’Ente di Gestione di tale struttura a rispettare l’obbligo di sottoporre ai procedimenti amministrativi dovuti per accertare la “compatibilità” delle attività/interventi con la presenza del SIC/ZPS, e permetterebbe eventualmente di accedere alle risorse rese disponibili nell’ambito della valorizzazione della attività legate ai SIC/ZPS. Inoltre non sarebbero da considerare naturali, non assimilabili ad habitat, superfici ormai alterate irreversibilmente rispetto a condizioni di maggior naturalità.

6.3. Ipotesi di proposte gestionali per alcuni ambiti del SIC / ZPS “Stagno di Cabras”

Proposte gestionali per gli Stagni di Mari e’ Pauli, su Sali e Paesai lungo le sponde orientali dello Stagno di Cabras a) controllo dell’afflusso di acque agricole con elevato contenuto di pesticidi e di sostanze nutritive attraverso il sistema irriguo del Consorzio di Bonifica (soprattutto Mari e’ Pauli);

249 b) manutenzione del canale di adduzione delle acque allo Stagno di Pauli e’ Sali; c) controllo dell’espansione delle aree agricole verso i corpi idrici (soprattutto Mari e’ Pauli/sa Carroga); d) garantire il mantenimento di Merceriella enigmatica nello Stagno di Pauli e’ Sali, i cui isolotti costituiscono importanti habitat di nidificazione di laro- limicoli (Avocetta, Cavaliere d’Italia, Fratino, Sterna comune, Fraticello – cfr. box); e) potenziare i tamariceti lungo le sponde occidentali dello Stagno di Mari e’ Pauli per favorire l’insediamento di una garzaia; f) realizzare interventi di habitat management per favorire la nidificazione e il successo riproduttivo della Pernice di mare nelle “steppe salate” di Pauli sa Mestia-Punta Urachi; g) garantire il monitoraggio della comunità ornitica nidificante e quello delle specie ospiti e di altre specie faunistiche di interesse conservazionistico.

Proposte gestionali per degli stagni temporanei di Cuccuru Sperrau, Istai e Pauli Trottas lungo le sponde occidentali dello Stagno di Cabras a) controllo dell’espansione delle aree agricole verso i corpi idrici (soprattutto Pauli Trottas e Cuccuru Sperrau); b) garantire il mantenimento di Merceriella enigmatica nello Stagno Istai, i cui isolotti costituiscono importanti habitat di nidificazione di laro-limicoli (Avocetta, Cavaliere d’Italia, Fratino, Sterna zampenere, Sterna comune, Fraticello – cfr. box); c) inserire Pauli Trottas nei confini della ZPS ITB 034008 Stagno di Cabras (3.628 ha), soprattutto per la presenza di una comunità ornitica di notevole importanza (tra le specie nidificanti Cavaliere d’Italia – 29 coppie/2006), Volpoca, Fistione turco ed altre; tra le specie ospiti Fenicottero, laro-limicoli, Gru, anatidi); d) istituirvi un’“Oasi Permanente Faunistica” di circa 350 ha ai sensi della L.R.n. 23/1998 per la tutela di habitat di sosta e di svernamento di molti uccelli acquatici; e) acquisire alcune aree contigue a Pauli Trottas e Istai al demanio comunale; f) garantire il monitoraggio della comunità ornitica nidificante e quello delle specie ospiti e di altre specie faunistiche di interesse conservazionistico.

Proposte gestionali per Pauli Ludosu, Corru Mileddu, Isca Maiori, Piscaredda e Mare Foghe lungo le sponde settentrionali dello Stagno di Cabras a) controllo dell’afflusso di acque continentali tramite il Rio di Mare Foghe e realizzazione di un ecosistema filtro (fitodepurazione) a monte della foce; b) controllo dell’espansione delle aree agricole verso i corpi idrici (soprattutto Isca Maiori e Corru Mileddu); c) realizzazione di un punto di controllo / sorvegliaza / monitoraggio / informazione a Piscaredda, insieme al “Nuovo Consorzio Pontis”; d) garantire il monitoraggio della comunità ornitica nidificante e quello delle specie ospiti e di altre specie faunistiche di interesse conservazionistico.

Proposte gestionali per Capiais lungo le sponde centro-meridionali dello Stagno di Cabras a) controllo dell’espansione delle aree agricole verso gli stagni salmastri;

250 b) verificare il potenziale inquinamento derivante dalla ex-discarica bonificata dei RSU di Capiais per le aree palustre contigue dello Stagno di Cabras; c) realizzare una torre di osservazione nell’area della ex-discarica per il monitoraggio dell’avifauna e per la fruibilità ecologicamente compatibile; d) garantire il monitoraggio della comunità ornitica nidificante e quello delle specie ospiti e di altre specie faunistiche di interesse conservazionistico.

6.4. SCHEDE AZIONI DI GESTIONE

In allegato schede di cui al Bando POR Misura 1.5b (Febbraio 2006) inoltrate all’Assessorato della Difesa dell’Ambiente – Regione Autonoma della Sardegna. Nelle schede vengono riportari gli indicatori specifici relativi agli interventi proposti e funzionali alla misura dell’efficacia delle singole

251

DENOMINAZIONE DEL SITO STAGNO DI CABRAS

CODICE DEL SITO SICp ITB030036 ZPS ITB034008

TIPO DI SITO SICp e ZPS

CODICE DELL’INTERVENTO T5-02/CAB

NOME DELL’INTERVENTO

Attività di comunicazione e contributo allo sviluppo e alla valorizzazione delle produzioni agroalimentari afferenti al SIC

TIPO DI INTERVENTO

Dotazione di adeguati servizi collegati ed integrati ad interventi di conservazione e valorizzazione delle risorse naturalistiche – Tipologia 5 del bando

INTERNO O ESTERNO AREA PROTETTA

ESTERNO A.M.P. “PENISOLA DEL SINIS – ISOLA DI MAL DI VENTRE”

COMUNI IN CUI RICADE IL SITO

Cabras 48%; Riola Sardo 42%; Nurachi 10%;

HABITAT DI INTERESSE PRIORITARIO

Lagune costiere (1150) Stagni temporanei mediterranei (3170)

SPECIE VEGETALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Come da formulario MATT

SPECIE ANIMALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Botaurus stellaris – Tarabuso Aythya nyroca – Moretta tabaccata Porphyrio poprphyrio – Pollo sultano

TIPO DI HABITAT INTERESSATO DALL’INTERVENTO

Vedi Allegati

SPECIE INTERESSATA DALL’INTERVENTO

UCCELLI Phalacrocorax carbo sinensis, Botaurus stellaris, Egretta alba, Ardea purpurea, Plegadis falcinellus, Circus aruginosus, Porphyrio porphyrio, Grus grus, Himantopus himantopus, Recurvirostra avosetta, Glareola pratincola, Larus genei, Sterna hirundo, Sterna albifrons;

PESCI Aphanius fasciatus Mugil sp. Liza aurata E altri

STRATEGIA DI GESTIONE

252 Divulgare e valorizzare gli sforzi di conservazione del SIC

OBIETTIVO GENERALE

Contribuire alla conoscenza e alla visibilità del SIC e del contesto locale

OBIETTIVO SPECIFICO

Supportare lo sviluppo di azioni qualificanti

LOCALIZZAZIONE

Centro polifunzionale di Riola - Sito di Pischeredda a Nurachi – Compendio ittico di Cabras

DESCRIZIONE

1. Predisposizione di punti per la degustazione e vendita prodotti del SIC: bottarga, muggine affumicato, merca, meloni, conserve, carciofi, vernaccia, olio, artigianato tipico etc… prodotti nei SIC; 2. Progettazione assistita per marketing (interno ed esterno). Azioni promo-commerciali e “Stazione Intersinis", avvio relazioni con altre zone umide "piscicole" della Sardegna; 3. Produzione di supporti alla comunicazione (carte, brochures, roll-up) seminari per confronto tra realtà sarde con stesse caratteristiche e problematiche. Allestimento di supporti per comunicazione destinata ai disabili (testi in braille etc). Realizzazione e messa in rete del Sito internet www.zumidesinis.it 4. Recupero delle memorie storico-culturale delle culture della pesca lagunare: di tipo antropologico funzionale al recupero di mezzi, strumenti, materiali e prodotti. Interviste presso gli anziani e cultori, recupero materiale video-fotografico presso archivi, pescatori, ecc…

NORME/ REGOLE DI ATTUAZIONE

Saranno definite di concerto con i partner di progetto

SOGGETTO GESTORE DELL’INTERVENTO

Comuni e i diversi partner del progetto

SOGGETTI CON CUI L’INTERVENTO DEVE ESSERE CONCORDATO IN FASE DI PROGETTAZIONE ESECUTIVA

Nuovo Consorzio di pesca “Pontis”

CORRELAZIONI ED INTEGRAZIONI CON ALTRI INTERVENTI E/O INIZIATIVE

In particolare con gli altri interventi della stessa tipologia (5 del bando) e più in generale con tutti quelli ricadenti nel SIC e ZPS.

RISORSE UMANE

Economista esperto di marketing; Agenzia di promozione immagine; Enogastronomo; Antropologo cultore del settore; Webmaster

STIMA DEI COSTI

Predisposizione punti di degustazione e vendita prodotti del SIC € 60.000,00 Progettazione assistita e azioni promo € 35.000,00 Produzione di supporti alla comunicazione € 35.000,00 Recupero memoria storica € 10.000,00 TOT € 140.000,00

FONTI DI FINANZIAMENTO ATTIVABILI O ATTIVATE

1 POR Mis 1.5 c € 20.000,00

253 2, 3, 4 POR Mis 1,5 b € 120.000,00 TOT € 140.000,00

FONDI RICHIESTI DAL P.O.R. MISURA 1.5b

€ 120.000,00

TEMPI DI REALIZZAZIONE

12 mesi

LIVELLO DI PRIORITÀ

Medio

GRADO DI INNOVAZIONE

Buono, in ragione della valorizzazione dei prodotti d’area

INDICATORI PER IL MONITORAGGIO

Numero visitatori, Numero Contatti, Numero copie supporto alla comunicazioni,

254

DENOMINAZIONE DEL SITO STAGNO DI CABRAS

CODICE DEL SITO SICp ITB030036 ZPS ITB034008

TIPO DI SITO SICp e ZPS

CODICE DELL’INTERVENTO T1-01/CAB

NOME DELL’INTERVENTO

Definizione della naturalità dello Stagno di Cabras

TIPO DI INTERVENTO

Interventi per la tutela delle diversità biologiche, degli habitat naturali e seminaturali e delle specie previste nelle direttive comunitarie – Tipologia 1 del bando.

INTERNO O ESTERNO AREA PROTETTA

ESTERNO AMP “PENISOLA DEL SINIS – ISOLA DI MAL DI VENTRE”

LOCALIZZAZIONE

Perimetro SIC, lungo il bordo peristagnale e del Rio Mar’e Foghe – paludi satelliti

COMUNI IN CUI RICADE IL SITO

Cabras 48%; Riola Sardo 42%; Nurachi 10%;

HABITAT DI INTERESSE PRIORITARIO

* Lagune costiere - 1150

* Stagni temporanei mediterranei - 3170 (manca nella scheda!)

SPECIE VEGETALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Come da formulario MATT

SPECIE ANIMALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Botaurus stellaris – Tarabuso

Aythya nyroca – Moretta tabaccata

Porphyrio poprphyrio – Pollo sultano

TIPO DI HABITAT INTERESSATO DALL’INTERVENTO

* Lagune costiere - 1150

* Stagni temporanei mediterranei - 3170

Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) – 1410

Praterie e fruticeti alofili e e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi) – 1420

255 SPECIE INTERESSATA DALL’INTERVENTO

UCCELLI

Phalacrocorax carbo sinensis, Botaurus stellaris, Egretta alba, Ardea purpurea, Plegadis falcinellus, Circus aruginosus, Porphyrio porphyrio, Grus grus, Himantopus himantopus, Recurvirostra avosetta, Glareola pratincola, Larus genei, Sterna hirundo, Sterna albifrons;

PESCI

Aphanius fasciatus Mugil sp. Liza aurata e altri

STRATEGIA DI GESTIONE

Miglioramento delle conoscenze sulle componenti biotiche e antropiche, con particolare riguardo all’incidenza delle specie ittiofaghe sui popolamenti ittici;

OBIETTIVO GENERALE

Disporre di un quadro di conoscenze aggiornato;

OBIETTIVO SPECIFICO

Indagini floristiche e faunistiche;

DESCRIZIONE

Mappaggio: distribuzione delle specie bentoniche (zoobenthos e fitobenthos), specie botaniche per la valutazione Biodiversità: su atriplice p. (zibba), scirpo, bolbosceno, tifa, canna, etc… con esaltazione dei valori naturalistici (endemismi, int. fitogeografico, unicità, minaccia, lista rossa, verifica Dir habitat e allegati vari, specie alloctone ecc.), ma anche nell'ottica della valorizzazione (vivaistica per la rinaturazione), compresi i valori etnobotanici (fitoterapia, gastronomia, artigianato, ecc.); da sviluppare con organizzazioni o centri di ricerca. Valutazione della biodiversità dell’ecosistema lagunare utilizzando la fauna macrobentonica. Potrebbe effettuarsi una revisione critica dei dati esistenti, provenienti da studi effettuati dalla Fondazione IMC, che consentono la stima della variabilità spaziale all’interno della laguna, variabilità annuale (stagionale), e interannuale (3 anni di campionamenti), della componente macrozoobentonica.

Mappaggio stato proprietà nell’ambito perimetrale allo specchio lacustre, censimenti delle aree e delle strutture d'interesse pubblico - verifica della presenza di eventuali usi civici o altri gravami;

Stazione per misura parametri chimico/fisici con utilità per gestione monitoraggio parametri e, in subordine, per attività di Educazione Ambientale (primo laboratorio Z.U.);

NORME/ REGOLE DI ATTUAZIONE

Saranno recepiti nei Regolamenti di Gestione i criteri: di valutazione di ricchezza di specie e di habitat; per la gestione dell’interazione tra specie selvatiche (ornitiche e non) e l’economia locale;

SOGGETTO GESTORE DELL’INTERVENTO

Comune di Riola, Nurachi e Cabras – AMP

SOGGETTI CON CUI L’INTERVENTO DEVE ESSERE CONCORDATO IN FASE DI PROGETTAZIONE ESECUTIVA

Regione Autonoma della Sardegna Ass. Difesa dell’ambiente - Servizio Impatto ambientale – Servizio Conservazione della natura; Consorzio di bonifica di Oristano Nuovo Consorzio di pesca “Pontis”; Sovrintendenza ai Beni archeologici, storici e monumentali delle Province di Cagliari e Oristano; Comune di Nurachi

256 Comune di Cabras Comune di Riola Sardo Area Marina Protetta Penisola del sinis isola di Mal di ventre; ASL n° 5 di Oristano

CORRELAZIONI ED INTEGRAZIONI CON ALTRI INTERVENTI E/O INIZIATIVE

Tutti gli interventi sullo stesso, SIC e ZPS.

RISORSE UMANE

Università e Centri di Ricerca; Uffici Tecnici Comunali; Tecnici consulenti esterni in diverse discipline: Esperto in catasto dotato di stazione GPS per il rilievo e la mappatura dei punti; Naturalista zoologo, naturalista botanico Geologo Tecnico di laboratorio per campionamenti dei parametri chimico fisici; Personale non specializzato per l’assistenza nelle varie operazioni sul campo: Pescatori con barche, LSU etc.

STIMA DEI COSTI

Mappaggio specie e habitat... € 10.000,00 Mappaggio proprietà e censimenti strutture… € 18.000,00 Stazione per misura parametri chimico/fisici e monitoraggio… € 22.000,00 TOTALE € € 50.000,00

FONTI DI FINANZIAMENTO ATTIVABILI O ATTIVATE

1, 2, 3 POR Misura 1.5b € 40.000,00 3 C.N.R. – I.M.C. € 10.000,00

TEMPI DI REALIZZAZIONE

12 mesi

LIVELLO DI PRIORITÀ

Alto

GRADO DI INNOVAZIONE

Utilizzazione di indicatori di pressione, stato e risposte, nella gestione del SIC

INDICATORI PER IL MONITORAGGIO

Numero di Specie, Numero di Associazione vegetali, Frammentazione proprietà superficie agricola, Indice di Ruralità.

257

DENOMINAZIONE DEL SITO STAGNO DI CABRAS

CODICE DEL SITO SICp ITB030036 ZPS ITB034008

TIPO DI SITO SICp e ZPS

CODICE DELL’INTERVENTO T1_02/CAB

NOME DELL’INTERVENTO

Progetto pilota sullo status di conservazione degli habitat e delle specie di interesse conservazionistico comunitario dello Stagno di Cabras

TIPO DI INTERVENTO

Interventi per la tutela delle diversità biologiche, degli habitat naturali e seminaturali e delle specie previste nelle direttive comunitarie – Tipologia 1 del bando.

INTERNO O ESTERNO AREA PROTETTA

ESTERNO AMP “PENISOLA DEL SINIS – ISOLA DI MAL DI VENTRE”

LOCALIZZAZIONE

Perimetro SIC e della ZPS

COMUNI IN CUI RICADE IL SITO

Riola Sardo, Nurachi, Cabras

HABITAT DI INTERESSE PRIORITARIO

HABITAT COSTIERI E VEGETAZIONE ALOFITICHE Acque marine e ambienti a marea * Lagune costiere - 1150 * Stagni temporanei mediterranei - 3170 (manca nella scheda!)

SPECIE VEGETALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Vedi Allegati

SPECIE ANIMALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Botaurus stellaris – Tarabuso Aythya nyroca – Moretta tabaccata Porphyrio poprphyrio – Pollo sultano

TIPO DI HABITAT INTERESSATO DALL’INTERVENTO

* Lagune costiere - 1150 * Stagni temporanei mediterranei - 3170 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) – 1410 Praterie e fruticeti alofili e e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi) – 1420

SPECIE INTERESSATE DALL’INTERVENTO

UCCELLI

258 Phalacrocorax carbo sinensis, Botaurus stellaris, Egretta alba, Ardea purpurea, Plegadis falcinellus, Circus aruginosus, Porphyrio porphyrio, Grus grus, Himantopus himantopus, Recurvirostra avosetta, Glareola pratincola, Larus genei, Sterna hirundo, Sterna albifrons;

PESCI Aphanius fasciatus

STRATEGIA DI GESTIONE

Avviare un processo di gestione degli habitat di interees comunitario e delle popolazioni animali (uccelli) con la partecipazione delle comunità rivierasche dello Stagno di Cabras (pescatori, cacciatori, pastori, agricoltori, imprenditori turistici), basata su solide conoscenze scientifiche e sul sapere locale

OBIETTIVO GENERALE

Disporre di un quadro conoscitivo aggiornato sullo status di conservazione degli habitat e delle specie faunistiche di interesse comunitario e conservazionistico per una coerente definizione del piano di gestione, con particolare attenzione alla indispensabile gestione delle popolazioni delle specie di uccelli ittiofagi (soprattutto del Cormorano)

OBIETTIVO SPECIFICO

Avviare un programma di monitoraggio degli habitat e delle specie faunistiche di interesse conservazionistico, con particolare attenzione a quelli prioritari

DESCRIZIONE

1. Mappaggio qualitativo e semi-quantitativo dell’avifauna nidificante di interesse conservazionistico sulla base di una griglia di 1km di lato per tutta l’area del pSIC e della ZPS e delle zone contigue (Svasso maggiore, Tarabuso, Tarabusino, Airone rosso, Fistione turco, Moretta tabaccata, Falco di palude, Pollo sultano, Cavaliere d’Italia, Avocetta, Pernice di mare, Gabbiano roseo, Sterna comune, Fraticello e eventuali altre specie) col coinvolgimento coordinato della comunità dei pescatori; 2. Censimenti mensili (settembre – aprile) coordinati della popolazione dei Cormorani svernanti nello Stagno di Cabras con la partecipazione dei pescatori; Censimenti mensili degli uccelli acquatici migratori e mappaggio degli habitat di alimentazione e di sosta (roost di ardeidi, Cormorano, Falco di palude, Gru, anatidi ecc.); Campionamento periodico della quantità e qualità dell’ittiofauna; 3. Raccolta standardizzata del sapere locale sulla fauna e sulla flora e vegetazione (pescatori, agricoltori, cacciatori); 4. Elaborazione di prime proposte gestionali delle risorse faunistiche, anche per una loro compatibile valorizzazione; Individuazione degli habitat sensibili per garantire uno status di conservazione favorevole per le specie faunistiche di interesse conservazionistico europeo; 5. Incontri periodici con le comunità locali 6. Elaborazione cartografia aggiornata degli habitat di interesse conservazionistico comunitario e valutazione del loro status di conservazione

NORME/ REGOLE DI ATTUAZIONE

Verranno adottate metodologie standardizzate per il monitoraggio della fauna e per la cartografia degli habitat, con la massima riduzione di potenziali impatti negativi derivanti dall’attività di monitoraggio; verranno organizzati dei “seminari formativi” per i pescatori finalizzati a garantire un loro coinvolgimento nelle attività di monitoraggio di alcune specie faunistiche.

SOGGETTO GESTORE DELL’INTERVENTO

Comune di Riola Sardo, Nurachi e Cabras – Legambiente Sardegna, Nuovo Consorzio Pontis

SOGGETTI CON CUI L’INTERVENTO DEVE ESSERE CONCORDATO IN FASE DI PROGETTAZIONE ESECUTIVA

Š Regione Autonoma della Sardegna Ass. Difesa dell’ambiente – Servizio Conservazione dellanatura; Š Nuovo Consorzio di pesca “Pontis”;

259 Š Comune di Nurachi Š Comune di Cabras Š Comune di Riola Sardo Š Area Marina Protetta Penisola del Sinis Isola di Mal di Ventre; Š Associazioni ambientaliste locali

CORRELAZIONI ED INTEGRAZIONI CON ALTRI INTERVENTI E/O INIZIATIVE

Tutti gli interventi sullo stesso, SIC e ZPS.

RISORSE UMANE

Uffici Tecnici Comunali; Tecnici consulenti esterni in diverse discipline: Š Naturalista zoologo (ornitologo) e Botanico (fitosociologo) Š Economista per la valutazione economica di costi e benefici per la gestione (integrata) delle risorse naturali; Š Rilevatori qualificati per il monitoraggio della fauna Personale non specializzato per l’assistenza nelle varie operazioni sul campo: Pescatori con barche

STIMA DEI COSTI (una annualità)

Mappaggio specie e habitat € 45.000,00 Censimenti avifauna € 30.000,00 Raccolta standardizzata del sapere locale sulla fauna e sulla flora € 20.000,00 Sperimentazione di gestione delle specie ittiofagi € 50.000,00 Incontri periodici con le comunità locali € 5.000,00 Elaborazioni finali, Consulenza economica € 30.000,00 TOTALE € 180.000,00

FONTI DI FINANZIAMENTO ATTIVABILI O ATTIVATE

1, 2, 3, 4, 5, 6 POR Misura 1.5b € 180.000,00

SOMMA RICHIESTA NELLA MISURA 1.5b

€ 180.000,00

TEMPI DI REALIZZAZIONE

15 mesi (12 mesi di monitoraggio, 3 mesi di elaborazione rapporto finale)

LIVELLO DI PRIORITÀ

Alto

GRADO DI INNOVAZIONE

Alto, in quanto il programma di monitoraggio degli habitat e della fauna vede coinvolto per la prima volta in modo attiva il mondo della pesca. Verranno inoltre raccolte le conoscenze della popolazione rivierasca sulla fauna e sulla flora locale. Tale approccio potrà creare un maggiore coinvolgimento e consenso della popolazione locale in prospettiva della gestione integrata dello Stagno di Cabras.

INDICATORI PER IL MONITORAGGIO

Verifica dello status di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario; successo riproduttivo delle specie nidificanti; dati sul pescato

260

DENOMINAZIONE DEL SITO STAGNO DI CABRAS

CODICE DEL SITO SICp ITB030036 ZPS ITB034008

TIPO DI SITO SICp e ZPS

CODICE DELL’INTERVENTO T1_03_CAB

NOME DELL’INTERVENTO

Delimitazione e segnaletica SIC

TIPO DI INTERVENTO

Interventi per la tutela delle diversità biologiche, degli habitat naturali e seminaturali e delle specie previste nelle direttive comunitarie – Tipologia 1 del bando.

INTERNO O ESTERNO AREA PROTETTA

ESTERNO AMP “PENISOLA DEL SINIS – ISOLA DI MAL DI VENTRE”

LOCALIZZAZIONE

Perimetro SIC, lungo il bordo peristagnale e del Rio Mar’e Foghe – paludi satelliti

COMUNI IN CUI RICADE IL SITO

Cabras 48%; Riola Sardo 42%; Nurachi 10%;

HABITAT DI INTERESSE PRIORITARIO

* Lagune costiere - 1150 * Stagni temporanei mediterranei - 3170 (manca nella scheda!)

SPECIE VEGETALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Come da formulario MATT

SPECIE ANIMALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Botaurus stellaris – Tarabuso Aythya nyroca – Moretta tabaccata Porphyrio poprphyrio – Pollo sultano

TIPO DI HABITAT INTERESSATO DALL’INTERVENTO

* Lagune costiere - 1150 * Stagni temporanei mediterranei - 3170 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) – 1410 Praterie e fruticeti alofili e e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi) – 1420

SPECIE INTERESSATA DALL’INTERVENTO

UCCELLI Phalacrocorax carbo sinensis, Botaurus stellaris, Egretta alba, Ardea purpurea, Plegadis falcinellus, Circus aruginosus, Porphyrio porphyrio, Grus grus, Himantopus himantopus, Recurvirostra avosetta, Glareola pratincola, Larus genei, Sterna hirundo, Sterna albifrons;

261 Componente vegetale

STRATEGIA DI GESTIONE

Migliorare la percezione visiva delle zone di tutela e la prevenzione da eventuali impatti

OBIETTIVO GENERALE

Creare un sistema di segnalamenti che permetta di definire il posizionamento rispetto ai confini dei siti e che allo stesso tempo non crei alcun impatto fisico per l’habitat e per le specie presenti (effetto barriera,…) e sia a basso impatto visivo. Riduzione degli impatti dovuti a calpestio diffuso o all’accesso di mezzi pesanti in zone non consentite (moto, macchine,…)

OBIETTIVO SPECIFICO

Permettere l’identificazione dei confini dei siti Impedire la frammentazione dell’habitat Impedire i danni dovuti al calpestio diffuso

DESCRIZIONE

1. Dispositivi di delimitazione SIC e realizzazione sistemi di dissuasione di accesso in legno o cippi lapidai allo scopo di eliminare le piste spontanee ed abusive che determinano la frammentazione di habitat, e avviandone così la normale costituzione dell’ammophiletum, del crucianelletum e di altre associazioni vegetali: a. Pietre migliari b. Dissuasori d’accesso c. Paletti di delimitazione 2. Segnaletica istituzionale (Sito Natura 2000 con riferimenti GPS o caposaldi)

NORME/ REGOLE DI ATTUAZIONE

Saranno recepiti nei Regolamenti di Gestione i criteri:

- di valutazione di ricchezza di specie e di habitat;

- per la gestione dell’interazione tra specie selvatiche (ornitiche e non) e l’economia locale;

SOGGETTO GESTORE DELL’INTERVENTO

Comune di Riola, Nurachi e Cabras – AMP

SOGGETTI CON CUI L’INTERVENTO DEVE ESSERE CONCORDATO IN FASE DI PROGETTAZIONE ESECUTIVA

Š Regione Autonoma della Sardegna Ass. Difesa dell’ambiente - Servizio Impatto ambientale – Servizio Conservazione della natura; Š Consorzio di bonifica di Oristano Š Nuovo Consorzio di pesca “Pontis”; Š Sovrintendenza ai Beni archeologici, storici e monumentali delle Province di Cagliari e Oristano; Š Comune di Nurachi Š Comune di Cabras Š Comune di Riola Sardo Š Area Marina Protetta Penisola del sinis isola di Mal di ventre; Š ASL n° 5 di Oristano

CORRELAZIONI ED INTEGRAZIONI CON ALTRI INTERVENTI E/O INIZIATIVE

Tutti gli interventi sullo stesso, SIC e ZPS.

RISORSE UMANE

262 Tecnici consulenti esterni in diverse discipline:

Š Esperto in catasto dotato di stazione GPS per il rilievo e la mappatura dei punti; Š Naturalista zoologo, naturalista botanico Š Geologo Personale non specializzato per l’assistenza nelle varie operazioni sul campo: Pescatori con barche, LSU etc.

STIMA DEI COSTI

1 Dispositivi di delimitazione SIC e dissuasori € 10.000,00 2 Segnaletica SIC € 10.000,00 TOTALE € 20.000,00

FONTI DI FINANZIAMENTO ATTIVABILI O ATTIVATE

1, 2 POR Misura 1.5b € 20.000,00 Finanziamento richiesto

TEMPI DI REALIZZAZIONE

12 mesi

LIVELLO DI PRIORITÀ

Alto

GRADO DI INNOVAZIONE

Utilizzazione di indicatori di pressione, stato e risposte, nella gestione del SIC

INDICATORI PER IL MONITORAGGIO

Frammentazione proprietà superficie agricola, Indice di Ruralità.

263

DENOMINAZIONE DEL SITO STAGNO DI CABRAS

CODICE DEL SITO SICp ITB030036 ZPS ITB034008

TIPO DI SITO SICp e ZPS

CODICE DELL’INTERVENTO T2-01/CAB

NOME DELL’INTERVENTO

Riqualificazione del paesaggio naturale e storico culturale dello Stagno di Cabras

TIPO DI INTERVENTO

Interventi di conservazione, manutenzione, recupero e restauro del paesaggio, del territorio e delle risorse immobili a livello locale – Tipologia 2 del bando.

INTERNO O ESTERNO AREA PROTETTA

ESTERNO A.M.P. “PENISOLA DEL SINIS – ISOLA DI MAL DI VENTRE”

COMUNI IN CUI RICADE IL SITO

Cabras 48%; Riola Sardo 42%; Nurachi 10%;

HABITAT DI INTERESSE PRIORITARIO

Lagune costiere (1150) Stagni temporanei mediterranei (3170)

SPECIE VEGETALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Come da formulario MATT

SPECIE ANIMALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Botaurus stellaris – Tarabuso Aythya nyroca – Moretta tabaccata Porphyrio poprphyrio – Pollo sultano

TIPO DI HABITAT INTERESSATO DALL’INTERVENTO

* Lagune costiere 1150 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) 1410 Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi) 1420 * Stagni temporanei mediterranei 3170 Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie annuali delle zone fangose e sabbiose 1310

SPECIE INTERESSATA DALL’INTERVENTO

UCCELLI Phalacrocorax carbo sinensis, Botaurus stellaris, Egretta alba, Ardea purpurea, Plegadis falcinellus, Circus aruginosus, Porphyrio porphyrio, Grus grus, Himantopus himantopus, Recurvirostra avosetta, Glareola pratincola, Larus genei, Sterna hirundo, Sterna albifrons;

PESCI Aphanius fasciatus

264 STRATEGIA DI GESTIONE

Riqualificazione elementi caratteristici dei paesaggi (naturali ed antropici) coerenti con i singoli valori naturali (habitat e specie)

OBIETTIVO GENERALE

Restaurare elementi di valore naturale e culturale

OBIETTIVO SPECIFICO

Rimuovere elementi estranei e recuperare elementi di “architettura naturale” e culturale

LOCALIZZAZIONE

Diffuso negli ambiti dei tre Comuni

DESCRIZIONE

Si tratta in sintesi della messa in sicurezza di siti culturali, fabbricati esistenti, predisposizioni e completamento di interventi in parte già effettuati sullo stagno di Cabras e per l'integrazione con progetto INTERSINIS, itinerari di cui alla tipologia 4 e predisposizione all'accessibilità (accessibilità- fruibilità). 1. Messa in sicurezza e riqualificazione del paesaggio antropizzato di Cuccuru Is Arrius (isolotto risparmiato dalla realizzazione del canale scolmatore negli anni '70), previo intervento archeologico, e predisposizione alle visite (staccionate di protezione, rimodellamento piste, pontiletto di attracco o passerella. (Cabras) 2. Manutenzioni, infissi ed allestimento di alcune bacheche informative nella Torre di Su Pottu. (Cabras) 3. Restauro funzionale come osservatorio ornitologico della Casa del Consorzio (Mare Pauli). (Cabras) 4. Messa in sicurezza e riqualificazione del sito di Cuccur‘e Mare attraverso la perimetrazione previo intervento archeologico (Nurachi) 5. Completare la riqualificazione del sito di Pischeredda dove è già stata recuperata la Torre ed un annesso ed è stata realizzata una nuova casa per la sorveglianza dei pescatori – si tratta di completare gli allestimenti della Torre e dell’annesso per funzionalizzarli come centro di osservazione sul rio Mar’e Foghe e sullo Stagno; (Nurachi) 6. Il Centro visite e documentazione del territorio di Nurachi, realizzato con un intervento POP lungo la SP 58 al bordo del SIC necessita di alcuni piccoli interventi per l’allestimento funzionale; (Nurachi) 7. L’area dell’ex discarica comunale di Nurachi, parzialmente bonificata dal Consorzio industriale di Oristano nel 2001 necessita il completamento dell’asportazione dei rifiuti, la perimetrazione completa, il collegamento con la passerella pedonale sul canale ed un intervento di complessiva riqualificazione per poter essere attrezzato ed adibito a punto di sosta ed area camper; (Nurachi) 8. Il capanno presso lo stagno di “Istai” attualmente in rovina, può essere recuperato ed attrezzato come punto di sosta e osservazione durante le escursioni lungo le paludi satelliti della riva occidentale dello stagno; devono essere ripristinati alcuni collegamenti idraulici e sistemati alcuni pontiletti per l’attraversamento di canali e l’attracco di piccole imbarcazioni; (Riola) Gli stagni temporanei mediterranei (Istai, Pauli Trottas, Cuccuru Sperrau ecc.) sono habitat prioritari (3170) e rappresentano le valenze naturalistiche (botaniche e faunistiche) più elevate del pSIC Stagno di Cabras. Sarà di competenza del comitato di pilotaggio decidere le modalità della realizzazione di collegamenti idraulici, di pontiletti e l’attracco per piccole imbarcazioni. Si ipotizzano inoltre l’acquisizione di aree agricole contigue (Pauli Trottas) per creare delle zone cuscinetto per gli habitat prioritari. La valorizzazione ecologicamente sostenibile degli stagni temporanei della sponda occidentale dello Stagno di Cabras potrà essere definita soltanto in seguito alla definizione del piano di gestione e alla disponibilità di informazioni aggiornate sullo status di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario. 9. Il sentiero in terra battuta per l’accesso dalla Provinciale sino alle paludi satelliti sulla riva occidentale necessita di un ripristino mediante l’eliminazione di detriti, pietraie e piccole discariche abusive; parte del materiale delle pietraie bonificate può essere reimpiegato come struttura per il fondo della pista che non dovrà subire alterazioni rispetto al tracciato attuale; (Riola). La realizzazione degli interventi verrà supportata dal parere della commissione di pilotaggio tecnico scientifica 10. Il villaggio di Onnigarza ed il nuraghe di Ore Simbula andranno messi in sicurezza attraverso la perimetrazione previo intervento delle competenti autorità in campo archeologico; (Riola)

265 NORME/ REGOLE DI ATTUAZIONE

Mantenimento di tratti culturali specifici ed unici connessi gli elementi naturali caratteristici del sito. Utilizzo di materiali e tecniche costruttive tradizionali e naturali a basso impatto.

SOGGETTO GESTORE DELL’INTERVENTO

Comune di Riola, Nurachi e Cabras – AMP, Legambiente e gli altri partner

SOGGETTI CON CUI L’INTERVENTO DEVE ESSERE CONCORDATO IN FASE DI PROGETTAZIONE ESECUTIVA

Š Regione Autonoma della Sardegna - Ass. P.I. Beni culturali - Ufficio Tutela del Paesaggio di Oristano; - Ass. Difesa dell’ambiente - Servizio Impatto ambientale – Servizio Conservazione della natura; - Ass. Enti Locali - Servizio Demanio e patrimonio; - Ass. Lavori Pubblici - Servizio del Genio Civile di Oristano; Š ARPAS Š Consorzio di bonifica di Oristano Š Sovrintendenza ai Beni archeologici, storici e monumentali delle Province di Cagliari e Oristano; Š Comune di Nurachi Š Comune di Cabras Š Comune di Riola Sardo Š Area Marina Protetta Penisola del sinis isola di Mal di ventre;

CORRELAZIONI ED INTEGRAZIONI CON ALTRI INTERVENTI E/O INIZIATIVE

Tutti gli interventi sullo stesso SIC e ZPS.

RISORSE UMANE

Università e Centri di Ricerca; Uffici Tecnici Comunali; Tecnici consulenti esterni in diverse discipline:

Š Esperto in tecniche di ingegneria naturalistica;

Š Naturalista botanico

Š Naturalista zoologo:

Š Idrogeologo; Personale non specializzato per l’assistenza nelle varie operazioni sul campo.

STIMA DEI COSTI

Messa in sicurezza paesaggio antropizzato di Cuccuru Is Arrius (Cabras) € 15.000,00 Manutenzioni ed allestimento della Torre di Su Pottu (Cabras) € 15.000,00 Restauro funzionale della Casa del Consorzio a Mar’e Pauli (Cabras) € 15.000,00 Messa in sicurezza e riqualificazione del sito di Cuccur‘e Mare (Riola) € 15.000,00 Completamento della riqualificazione del sito di Pischeredda (Nurachi) € 20.000,00 Allestimento del Centro visite di Nurachi € 15.000,00 Completamento bonifica ex discarica comunale di Nurachi € 20.000,00 Ristrutturazione e allestimento capanno presso lo stagno di “Istai” (Riola) € 30.000,00 Sentiero in terra battuta per l’accesso paludi sulla riva occidentale (Riola) € 60.000,00 Messa in sicurezza villaggio di Onnigarza e nuraghe di Ore Simbula (Riola) € 30.000,00 TOTALE € 235.000,00

FONTI DI FINANZIAMENTO ATTIVABILI O ATTIVATE

1,2,3,4,5,6,7,8,9,10 POR Misura 1.5b € 235.000,00 Richiesto TOTALE € 235.000,00

TEMPI DI REALIZZAZIONE

266 24 mesi

LIVELLO DI PRIORITÀ

Medio-bassa

GRADO DI INNOVAZIONE

Integrazione dei valori ambientali.

INDICATORI PER IL MONITORAGGIO

Superficie riqualificata

267

DENOMINAZIONE DEL SITO STAGNO DI CABRAS

CODICE DEL SITO SICp ITB030036 ZPS ITB034008

TIPO DI SITO SICp e ZPS

CODICE DELL’INTERVENTO T3-01/CAB

NOME DELL’INTERVENTO

Progetto Pilota per la definizione di un piano di gestione integrata dello Stagno di Cabras e del suo bacino idrografico.

TIPO DI INTERVENTO

Recupero e ripristino di ambiti degradati e vulnerabili (risanamento, ricostruzione ambientale e rinaturalizzazione) – Tipologia 3 del bando.

INTERNO O ESTERNO AREA PROTETTA

ESTERNO AMP “PENISOLA DEL SINIS – ISOLA DI MAL DI VENTRE”

COMUNI IN CUI RICADE IL SITO

Cabras 48%; Riola Sardo 42%; Nurachi 10%;

HABITAT DI INTERESSE PRIORITARIO

Lagune costiere (1150) Stagni temporanei mediterranei (3170)

SPECIE VEGETALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Vedi allegati

SPECIE ANIMALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Botaurus stellaris – Tarabuso Aythya nyroca – Moretta tabaccata Porphyrio poprphyrio – Pollo sultano

TIPO DI HABITAT INTERESSATO DALL’INTERVENTO

* Lagune costiere 1150 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) 1410 Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi) 1420 * Stagni temporanei mediterranei 3170 Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie annuali delle zone fangose e sabbiose 1310

SPECIE INTERESSATA DALL’INTERVENTO

UCCELLI Phalacrocorax carbo sinensis, Botaurus stellaris, Egretta alba, Ardea purpurea, Plegadis falcinellus, Circus aruginosus, Porphyrio porphyrio, Grus grus, Himantopus himantopus, Recurvirostra avosetta, Glareola pratincola, Larus genei, Sterna hirundo, Sterna albifrons; PESCI Aphanius fasciatus

STRATEGIA DI GESTIONE

268 Salvaguardia e potenziamento della vegetazione per assicurare il funzionamento dell’habitat di ripa. Assicurare assetto idraulico coerente con la natura dell’ecosistema Prevedere, mitigare e controllare i fenomeni di inquinamento, di natura agricola e di altra origine.

OBIETTIVO GENERALE

Ripristinare, restaurare, rifunzionalizzare le componenti biotiche ed abiotiche essenziali dello stagno sulla base di un quadro ecologico aggiornato e condiviso

OBIETTIVO SPECIFICO

- Sviluppare un modello di funzionamento dello Stagno di Cabras, sulla base delle informazioni attualmente disponibili, con particolare attenzione al rapporto attuale (e storico) tra acque continentali e acque marine (salinità) e all’ afflusso di acque reflue urbane ed agricole dal bacino idrografico afferente - Ripristinare il profilo idraulico - Ripristinare l’habitat ripariale - Limitazione della tendenza all’eutrofizzazione - Realizzazione degli interventi ad alta intensità di manodopera

LOCALIZZAZIONE

Rio Mare Foghe (dal limite nord del SIC e oltre sino alla foce), Pischeredda, paludi satelliti di Nurachi, stagno e paludi di Mar’e Pauli, stagno e paludi di Pauli e' Sali, paludi di Istai, Ludosu, Corr’e Milis, Isca, Pauli Trottas, Civas, tratto lungo stagno e rive presso il centro abitato di Cabras, Scaiu, paratie a becco d’anatra, Tutti i canali alimentatori, canali di colo, canali raccolta acque bianche urbane.

DESCRIZIONE

Previa valutazione, sulla scorta di dati disponibili, da parte di un comitato di pilotaggio tecnico/scientifico, che dovrà essere costituito allo scopo e saranno definiti: ambiti di intervento, il dimensionamento, l’applicazione delle BAT (Best Available Technology). Si prevede: 1. Elaborazione di un modello ecologico (idrologia, idrobiologia ecc.) di funzionamento dello Stagno di Cabras, sulla base delle informazioni attualmente disponibili, opportunamente valutati con particolare attenzione al rapporto attuale (e storico) tra acque continentali e acque marine (salinità) e all’ afflusso di acque reflue urbane ed agricole dal bacino idrografico afferente. Si ritiene tale attività propedeutica di tutti gli interventi che seguono; 2. Rimozione sbarramento in terra e rinaturazione della foce del R.M. Foghe per consentire il naturale deflusso delle acque dal corpo principale di alimentazione, anche in funzione di un utilizzo che preveda la navigabilità totale sin dal punto di espansione del rio presso il Comune di Zeddiani sino al canale scolmatore; 3. Bonifica di discariche abusive presenti lungo tutto l’ambito peristagnale; si prevede l’asportazione con mezzi leggeri nei punti maggiormente sensibili ed il conferimento a discarica dei numerosi rifiuti ferrosi, plastici ed ingombranti. Le pietre ed i massi di arenaria e calcare accumulati con le opere di spietramento verranno eliminate ed il materiale verrà in parte utilizzato per la manutenzione delle piste esistenti o per le opere di ingegneria naturalistica, 4. Ripristino “controllato” dei collegamenti con lo stagno presso i corpi idrici principali delle paludi e stagni satelliti lungo le sponde occidentali ed orientali (previa verifica storico catastale) per il controllo progressivo finalizzato a verificare gli effetti della rilagunarizzazione di porzioni isolate dello stagno ad opera di trasformazioni agrarie. Si ritiene opportuno sottoporre al parere del comitato di pilotaggio tecnico scientifico la fattibilità e le modalità della realizzazione degli interventi, in raccordo con quando previsto e auspicato dalla Direttiva Habitat e Uccelli. La valorizzazione ecologicamente sostenibile degli stagni temporanei della sponda occidentale dello Stagno di Cabras verrà definita anche in accordo della definizione del piano di gestione e alla disponibilità di informazioni aggiornate sullo status di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario. 5. Opere di ingegneria naturalistica per la rinaturazione e riqualificazione di rive e canali consistenti in: addolcimento della scarpa dei canali; creazione di casse di espansione per favorire la rigenerazione del canneto come zona di nursery e riparo per la fauna ittica; realizzazione posatoi; bonifiche discariche. Si valuterà con i soggetti interessati alla gestione il luogo ove rimodellare linee rive oppure realizzare canali paralleli alle linee di riva. La rimodellazione è prevista affinché le frange di contatto con l’acqua risultino più basse, ciò attraverso l’asportazione di materiali, addolcendo di molto la “scarpa”. Saranno stimate superfici e profondità per l’eventuale espianto/trapianto piote di cannuccia d'acqua (Phragmites c.). Lo scopo è anche favorire la ricrescita ed il trapianto di scirpo, bobosceno ecc. per la realizzazione di fassonis. La rimodellazione delle scarpate dei canali finalizzata alla creazione di casse di espansione potrebbe 269 comportare le seguenti azioni preliminari all’intervento: a. la caratterizzazione del sedimento rimosso: analisi delle caratteristiche geotecniche, tessiturali e chimiche (presenza di inquinanti) del sedimento; b. individuazione della geometria ottimale della sezione dei canali attraverso l’ applicazione di modelli per la simulazione del flusso. 6. Le ricerche effettuate dalla Fondazione IMC, con la quale si prevede una forma di collaborazione, sulla laguna di Cabras hanno messo in luce uno stato di particolare degrado nei sedimenti, eccessivamente arricchiti in materia organica in seguito agli apporti derivanti dal bacino idrografico. Queste condizioni del sedimento hanno effetti negativi sulle condizioni della macrofauna bentonica e sulla biodiversità della laguna. Si ipotizza un intervento pilota di dragaggio per la rimozione di limi sul doppio becco d’anatra dello scolmatore, parte stagno a monte e nei canali. Si potrà verificare l’ipotesi di mineralizzazione dei sedimenti. Una possibile soluzione a tale problema è mettere a punto e validare in maniera comparativa diverse metodologie innovative di bioremediation dei carichi organici del sedimento.Si potrebbe ipotizzare quindi uno studio pilota per l’abbattimento del carico organico della laguna mediante tecniche innovative di bioremediation che includono l’utilizzo di: • consorzi batterici naturali • biostimolazione con enzimi fissati a substrati inerti rimovibili (ETS) Si valuterà la fattibilità dell’utilizzo di diverse tecniche (harvesting di biomasse coltivate; diluizione e scarico in mare verificando l’impatto sull’ecosistema marino). Tutte le metodologie possono essere testate preventivamente mediante sperimentazioni di breve termine (15-30 giorni) in sistemi di mesocosmo (vasche disponibili presso la Fondazione IMC) in prossimità della laguna. Per ciascuna delle metodologie da testare, la strategia sperimentale prevede l’allestimento di sei mesocosmi: tre dei quali utilizzati come controllo (e pertanto non trattati) e tre mesocosmi nei quali sarà condotta la sperimentazione. Successivamente si procederà a sperimentazioni pilota in settori ristretti della laguna con verifica della: • abbondanza e composizione tassonomica del macrobenthos • abbondanza ed attività batteriche nei sedimenti • carico organico e composizione biochimica nei sedimenti • flussi di ossigeno e nutrienti nei sedimenti 7. Censimento e bonifica di eventuali scarichi di diversa origine (acque di colo, troppo pieno delle risaie) – Zone filtro per fitodepurazione: bonifica di materiali diversi alla foce dei canali d'irrigazione incidenti sia sullo stagno che sul Rio Mar’e Foghe.

NORME/ REGOLE DI ATTUAZIONE

Istituzione di un comitato di pilotaggio, individuazione ambiti specifico degli interventi, simulazione, valutazione impatto e/o incidenza, creazione unità tecnico/operativa presso il Consorzio di gestione

SOGGETTO GESTORE DELL’INTERVENTO

Comuni, e i diversi partner del Progetto (AMP, Legambiente, Nuovo Consorzio Pontis)

SOGGETTI CON CUI L’INTERVENTO DEVE ESSERE CONCORDATO IN FASE DI PROGETTAZIONE ESECUTIVA

L’intervento potrà integrarsi e/o implementarsi con: - quanto previsto dai programmi di risanamento ipotizzato dalla RAS- Provincia; - con progetti di ricerca di UNICA, UNISS e Centro Marino Internazionale nell’ambito di loro programmi di attività di ricerca. Regione Autonoma della Sardegna - Ass. P.I. Beni culturali - Ufficio Tutela del Paesaggio di Oristano; - Ass. Difesa dell’ambiente - Servizio Impatto ambientale - Servizio Conservazione della natura; - Ass. Enti Locali - Servizio Demanio e patrimonio; - Ass. Lavori Pubblici

270 - Servizio del Genio Civile di Oristano; ARPAS Consorzio di bonifica di Oristano Comune di Nurachi Comune di Cabras Comune di Riola Sardo Area Marina Protetta Penisola del sinis isola di Mal di ventre; Nuovo Consorzio di pesca “Pontis” ASL n° 5 di Oristano

CORRELAZIONI ED INTEGRAZIONI CON ALTRI INTERVENTI E/O INIZIATIVE

Tutti gli interventi sullo stesso SIC e ZPS.

RISORSE UMANE

Comitato Tecnico Scientifico del Progetto Università e Centri di Ricerca (I.M.C. C.N.R. di Torregrande) Uffici Tecnici Comunali; Tecnici consulenti esterni in diverse discipline: Š Esperto in tecniche di ingegneria naturalistica; Š Botanico, sedimentologo, zoologo Š Idrogeologo; Personale non specializzato per l’assistenza nelle varie operazioni sul campo. Si ipotizza che tale intervento possa essere ad alta intensità di manodopera per la necessità di operare in ambiti sensibili con uso limitatissimo di mezzi meccanici col solo impiego di attrezzature manuali, sia per le condizioni di accessibilità che per la presenza di specie faunistiche che verrebbero disturbate durante l’esecuzione dei lavori

STIMA DEI COSTI

- Elaborazione di un modello ecologico sul funzionamento dello Stagno di Cabras (in raccordo con interventi simili su Mistras) € 80.000,00 - Rimozione sbarramento in terra e rinaturazione della foce del R.M. Foghe € 50.000,00 - Bonifica di discariche abusive e dragaggio canali € 200.000,00 - Ripristino “controllato” dei collegamenti con lo stagno presso i corpi idrici principali € 40.000,00 - Opere di ingegneria naturalistica per la riqualificazione di rive e canali € 350.000,00 - Intervento pilota di dragaggio per rimozione di limi nel canale scolmatore € 200.000,00 - Censimento e bonifica di eventuali scarichi di diversa origine € 100.000,00 - TOT € 1.020.000,00

FONTI DI FINANZIAMENTO ATTIVABILI O ATTIVATE

1, 2, 4 POR Misura 1.5 b € 170.000,00 3, 5, 6, 7 A valere su somme per risanamento (Bonifica Cabras) € 800.000,00 5 Apporto I.M.C. – C.N.R. fondi MIUR € 50.000,00 TOT € 1.020.000,00

TEMPI DI REALIZZAZIONE

12 mesi: lavoro 1,2 3 e 6 24-36 mesi: lavori di cui a 4 e 5

LIVELLO DI PRIORITÀ

Molto Alta

GRADO DI INNOVAZIONE

Derivante dall’applicazione di tecniche di ingegneria e di bioremediation

271 INDICATORI PER IL MONITORAGGIO

- Livello di trofia della colonna d’acqua e dei sedimenti - Estensione e qualità del fragmiteto (canneto) - Frequenza e qualità bloom algali - Frequenza fenomeni indesiderati - abbondanza e composizione tassonomica del macrobenthos - abbondanza ed attività batteriche nei sedimenti - carico organico e composizione biochimica nei sedimenti - flussi di ossigeno e nutrienti all’interfaccia acqua - sedimento

272

DENOMINAZIONE DEL SITO STAGNO DI CABRAS

CODICE DEL SITO SICp ITB030036 ZPS ITB034008

TIPO DI SITO SICp e ZPS

CODICE DELL’INTERVENTO T3-02/CAB

NOME DELL’INTERVENTO

Energia pulita – Riduzione delle fonti di disturbo acustico e del rischio di inquinamento nello Stagno di Cabras

TIPO DI INTERVENTO

Recupero e ripristino di ambiti degradati e vulnerabili (risanamento, ricostruzione ambientale e rinaturalizzazione) – Tipologia 3 del bando.

INTERNO O ESTERNO AREA PROTETTA

ESTERNO AMP “PENISOLA DEL SINIS – ISOLA DI MAL DI VENTRE”

COMUNI IN CUI RICADE IL SITO

Cabras 48%; Riola Sardo 42%; Nurachi 10%;

HABITAT DI INTERESSE PRIORITARIO

Lagune costiere 1150 Stagni temporanei mediterranei 3170

SPECIE VEGETALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Vedi Allegati

SPECIE ANIMALI DI INTERESSE PRIORITATIO

Botaurus stellaris – Tarabuso Aythya nyroca – Moretta tabaccata Porphyrio poprphyrio – Pollo sultano E altri in formulari MATT

TIPO DI HABITAT INTERESSATO DALL’INTERVENTO

* Lagune costiere 1150 * Stagni temporanei mediterranei 3170 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) 1410 Praterie e fruticeti alofili e e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi) 1420 Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie annuali delle zone fangose e sabbiose 1310

SPECIE INTERESSATA DALL’INTERVENTO

UCCELLI Phalacrocorax carbo sinensis, Botaurus stellaris, Egretta alba, Ardea purpurea, Plegadis falcinellus, Circus aruginosus, Porphyrio porphyrio, Grus grus, Himantopus himantopus, Recurvirostra avosetta, Glareola pratincola, Larus genei, Sterna hirundo, Sterna albifrons; PESCI Aphanius fasciatus

STRATEGIA DI GESTIONE

- riduzione degli impatti derivanti da emissioni acustiche e residui di combustione dei motori; - riduzione del rischio di sversamento di idrocarburi;

OBIETTIVO GENERALE

- Rimuovere cause di inquinamento.

OBIETTIVO SPECIFICO

Eliminare emissioni acustiche e residui di combustione

LOCALIZZAZIONE

Stagno di Cabras

273 DESCRIZIONE

1. Riduzione delle fonti di disturbo acustico ed delle emissioni dei residui della combustione di benzine, attraverso l’incentivazione alla conversione dei motori tradizionali (2 o 4 tempi) con motori elettrici e compresa sistema fotovoltaico per la distribuzione di energia (ricarica motori) – Riduzione rischio di sversamenti di combustibili e olio. 2. Acquisto di Imbarcazioni con motore elettrico allestite per il monitoraggio e la sorveglianza dei siti; 3. Acquisto di strumentazione per la misurazione delle emissioni acustiche e per la valutazione del livello di rumorosità nei diversi ambiti (fonometri etc).

NORME/ REGOLE DI ATTUAZIONE

Saranno recepiti nei Regolamenti di Gestione le concentrazioni di prodotto delle combustioni e/o incombusti per determinarne dei livelli soglia

SOGGETTO GESTORE DELL’INTERVENTO

Comuni, e i diversi partner del Progetto (Legambiente, Nuovo Consorzio Pontis, Area Marina Protetta)

SOGGETTI CON CUI L’INTERVENTO DEVE ESSERE CONCORDATO IN FASE DI PROGETTAZIONE ESECUTIVA

L’intervento potrà integrarsi e/o implementarsi con: - quanto previsto dai programmi di risanamento ipotizzato dalla RAS- Provincia; - con progetto di ricerca di UNICA, UNISS e Centro Marino Internazionale nell’ambito dei programmi di attività di ricerca. - Regione Autonoma della Sardegna o Ass. Difesa dell’ambiente - Servizio Stagni, pesca e acquacoltura – Servizio Conservazione della natura; - Consorzio di bonifica di Oristano - Comune di Nurachi - Comune di Cabras - Comune di Riola Sardo - Area Marina Protetta “Penisola del Sinis - Isola di Mal di ventre”; - Nuovo Consorzio di pesca “Pontis”

CORRELAZIONI ED INTEGRAZIONI CON ALTRI INTERVENTI E/O INIZIATIVE

Tutti gli interventi sullo stesso SIC e ZPS

RISORSE UMANE

Da individuare

STIMA DEI COSTI

Incentivazione conversione dei motori tradizionali con motori elettrici € 120.000,00 Acquisto imbarcazioni per sorveglianza e monitoraggio € 30.000,00 Acquisto fonometri € 10.000,00 TOT € 160.000,00

FONTI DI FINANZIAMENTO ATTIVABILI O ATTIVATE

1, 2, 3 POR Misura 1.5 b € 140.000,00 Richiesto 1 Nuovo Consorzio Pontis € 20.000,00 Cofinanziamento TOT € 160.000,00

TEMPI DI REALIZZAZIONE

12 mesi

LIVELLO DI PRIORITÀ

Medio/Alto

GRADO DI INNOVAZIONE

Utilizzazione di indicatori di pressione, stato e risposte nella gestione del SIC

INDICATORI PER IL MONITORAGGIO

Concentrazione prodotti di combustione, livelli di rumore, rapporto motori elettrici/motori tradizionali

274

DENOMINAZIONE DEL SITO STAGNO DI CABRAS

CODICE DEL SITO SICp ITB030036 ZPS ITB034008

TIPO DI SITO SICp e ZPS

CODICE DELL’INTERVENTO T4-01/CAB

NOME DELL’INTERVENTO

Percorso “InterSinis” (I lotto – Stagno di Cabras) – Mobilità lenta: a piedi, in bici e a cavallo

TIPO DI INTERVENTO

Valorizzazione delle aree anche mediante l’organizzazione dell’accessibilità e della fruibilità – Tipologia 4 del bando.

INTERNO O ESTERNO AREA PROTETTA

ESTERNO AMP “PENISOLA DEL SINIS – ISOLA DI MAL DI VENTRE”

COMUNI IN CUI RICADE IL SITO

Cabras 48%; Riola Sardo 42%; Nurachi 10%;

HABITAT DI INTERESSE PRIORITARIO

* Lagune costiere 1150 * Stagni temporanei mediterranei 3170

SPECIE VEGETALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Vedi Allegati

SPECIE ANIMALI DI INTERESSE PRIORITATIO

Botaurus stellaris – Tarabuso Aythya nyroca – Moretta tabaccata Porphyrio poprphyrio – Pollo sultano

TIPO DI HABITAT INTERESSATO DALL’INTERVENTO

* Lagune costiere 1150 * Stagni temporanei mediterranei 3170 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) 1410 Praterie e fruticeti alofili e e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi) 1420

SPECIE INTERESSATA DALL’INTERVENTO

UCCELLI Phalacrocorax carbo sinensis, Botaurus stellaris, Egretta alba, Ardea purpurea, Plegadis falcinellus, Circus aruginosus, Porphyrio porphyrio, Grus grus, Himantopus himantopus, Recurvirostra avosetta, Glareola pratincola, Larus genei, Sterna hirundo, Sterna albifrons; PESCI Aphanius fasciatus Mugil sp. Liza aurata

STRATEGIA DI GESTIONE

Accessibilità e fruibilità in forme compatibili

OBIETTIVO GENERALE

Valorizzare il SIC-ZPS nell’ottica di prevedere degli impatti da visitatori e degli utilizzatori tra

OBIETTIVO SPECIFICO

Canalizzare entro viabilità controllabile i visitatori e gli utilizzatori

LOCALIZZAZIONE

Diffuso entro il perimetro nella fascia orientale e nella parte nord occidentale dello Stagno di Cabras

275 DESCRIZIONE

1. Completamento accessibilità rimuovendo alcuni limiti ed interruzioni di percorso comprendendo anche la sistemazione/stabilizzazione ed ottimizzazione/manutenzione di strutture esistenti. Sistemazioni piste esistenti (cavalca fossi, scavi e riporti leggeri); 2. Attraversamento con zattera in legno di rio Mar’e Foghe all’altezza dell’attuale sbarramento con la realizzazione di due piccoli pontiletti galleggianti sulle sponde e di un piccolo vano di rimessaggio delle attrezzature; 3. Attraversamento con passerella in legno di "S'arrieddu" e Scaiu (eventuale ottimizzazione con rientro e passaggio sul ponte della strada Provinciale); 4. Inserimento schermi in canna per avvistamento avifauna nei punti più esposti; 5. Sistema di attraversamento S.P. n° 6 per San Giovanni di Sinis; 6. Segnaletica (a basso impatto) direzionale e informativa diffusa nel perimetro SIC ed oltre.

NORME/ REGOLE DI ATTUAZIONE

SOGGETTO GESTORE DELL’INTERVENTO

Comuni e i partner del Progetto

SOGGETTI CON CUI L’INTERVENTO DEVE ESSERE CONCORDATO IN FASE DI PROGETTAZIONE ESECUTIVA

Š Regione Autonoma della Sardegna Ass. P.I. Beni culturali - Ufficio Tutela del Paesaggio di Oristano; Ass. Difesa dell’ambiente - Servizio Impatto ambientale – Servizio Conservazione della natura; Š Provincia di Oristano Ass. Lavori Pubblici - Servizio viabilità e strade; Š ANAS Compartimento di Cagliari e Oristano; Š Consorzio di bonifica di Oristano; Š Nuovo Consorzio di pesca “Pontis”; Š Consorzio molluschicoltori. Š Sovrintendenza ai Beni archeologici, storici e monumentali delle Province di Cagliari e Oristano; Š Comune di Nurachi Š Comune di Cabras Š Comune di Riola Sardo Š Area Marina Protetta Penisola del sinis isola di Mal di ventre; Š Associazioni ambientaliste CORRELAZIONI ED INTEGRAZIONI CON ALTRI INTERVENTI E/O INIZIATIVE

Tutti gli interventi sullo stesso SIC e ZPS e quelli relativi al SIC/ZPS dello Stagno di Mistras

RISORSE UMANE

STIMA DEI COSTI

Completamento accessibilità dei siti € 200.000,00 Zattera e rimessaggio per attraversamento del Rio Mar,e Foghe € 35.000,00 Attraversamento con passerella in legno di "S'arrieddu" e Scaiu € 25.000,00 Inserimento schermi in canna per avvistamento avifauna € 30.000,00 Sistema di attraversamento S.P. n° 6 per San Giovanni di Sinis € 15.000,00 Segnaletica direzionale e informativa diffusa nel perimetro SIC ed oltre € 45.000,00 TOT € 350.000,00

FONTI DI FINANZIAMENTO ATTIVABILI O ATTIVATE

- 1, 2, 3, 4, 5, 6 - POR MISURA 1.5b € 215.000,00 Richiesti - Comune di Cabras A.M.P. - GAL M.B.S. intervento 1.3.a.1 – “terraquae: rete locale per una nuova Camargue fra le terre del Sinis, del bacino del Tirso e del lago Omodeo” € 58.000,00 Cofinanziamento - Comune di Riola - GAL M.B.S. intervento 1.3.a.1 – 276 “terraquae: rete locale per una nuova Camargue fra le terre del Sinis, del bacino del Tirso e del lago Omodeo” € 25.000,00 Cofinanziamento - Comune di Nurachi - GAL M.B.S. intervento 1.3.a.1 – “terraquae: rete locale per una nuova Camargue fra le terre del Sinis, del bacino del Tirso e del lago Omodeo” € 52.000,00 Cofinanziamento TOT€ 350.000,00

TEMPI DI REALIZZAZIONE

24 mesi

LIVELLO DI PRIORITÀ

Medio

GRADO DI INNOVAZIONE

Connessione tra i SIC-ZPS nell’ottica della sostenibilità

INDICATORI PER IL MONITORAGGIO

Lunghezza strutture leggere (passerelle) e lunghezza della percorribilità Diminuzione della presenza di percorsi “multipli”

DENOMINAZIONE DEL SITO STAGNO DI CABRAS

CODICE DEL SITO SICp ITB030036 ZPS ITB034008

TIPO DI SITO SICp e ZPS

CODICE DELL’INTERVENTO T5-01/CAB

NOME DELL’INTERVENTO

Acquisizione e predisposizione di materiale e metodi per la gestione dell’informazione dello Stagno di Cabras

TIPO DI INTERVENTO

Dotazione di adeguati servizi collegati ed integrati ad interventi di conservazione e valorizzazione delle risorse naturalistiche – Tipologia 5 del bando

INTERNO O ESTERNO AREA PROTETTA

ESTERNO A.M.P. “PENISOLA DEL SINIS – ISOLA DI MAL DI VENTRE”

COMUNI IN CUI RICADE IL SITO

Cabras; Riola Sardo; Nurachi

HABITAT DI INTERESSE PRIORITARIO

* Lagune costiere 1150 * Stagni temporanei mediterranei 3170

SPECIE VEGETALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Vedi Allegati

SPECIE ANIMALI DI INTERESSE PRIORITARIO

Botaurus stellaris – Tarabuso Aythya nyroca – Moretta tabaccata Porphyrio poprphyrio – Pollo sultano E altre

TIPO DI HABITAT INTERESSATO DALL’INTERVENTO

* Lagune costiere 1150 * Stagni temporanei mediterranei 3170 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) 1410 Praterie e fruticeti alofili e e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi) 1420

SPECIE INTERESSATA DALL’INTERVENTO

277 UCCELLI Phalacrocorax carbo sinensis, Botaurus stellaris, Egretta alba, Ardea purpurea, Plegadis falcinellus, Circus aruginosus, Porphyrio porphyrio, Grus grus, Himantopus himantopus, Recurvirostra avosetta, Glareola pratincola, Larus genei, Sterna hirundo, Sterna albifrons; PESCI Aphanius fasciatus Migil sp. Liza aurata e altre

STRATEGIA DI GESTIONE

Creare un sistema di informazione funzionale a supportare le decisioni per una corretta gestione del SIC e ZPS “Stagno di Cabras”

OBIETTIVO GENERALE

Allestimento sezione tematica delle “Zone umide della Rete Natura 2000” in ambiente GIS

OBIETTIVO SPECIFICO

- Organizzazione layer specifici e loro correlazione con base dati; - Realizzazione dell’atlante dei SIC della ZONA

LOCALIZZAZIONE

Diffuso

DESCRIZIONE

1. Acquisizione software e potenziamento hardware (workstation, server), interfaccia “amichevole” con sezioni museografiche; 2. Acquisizione aerofoto, immagini satellitari e georeferenziazione delle informazioni cartografiche, fotografiche, dati acquisiti, strutture censite; 3. Mappaggio habitat, specie, areali e modellizzazione di alcuni aspetti (correnti, maree, salinità, ecc…); 4. Atlante dei SIC 5. Sezione museografica su: “Pesca nella laguna / Casa Stagno” allestita a Cabras; 6. Sezione museografica su: “Agricoltura e zone umide” allestita al Centro visite di Nurachi; 7. Sezione museografica su: “Uomo e il fiume” allestita al Centro polifunzionale di Riola Sardo;

NORME/ REGOLE DI ATTUAZIONE

SOGGETTO GESTORE DELL’INTERVENTO

Comuni e i diversi partner del Progetto (AMP, Legambiente,)

SOGGETTI CON CUI L’INTERVENTO DEVE ESSERE CONCORDATO IN FASE DI PROGETTAZIONE ESECUTIVA

Š Comune di Nurachi Š Comune di Cabras Š Comune di Riola Sardo Š Area Marina Protetta Penisola del sinis isola di Mal di ventre; Š Nuovo Consorzio di pesca “Pontis”; Š IMC CORRELAZIONI ED INTEGRAZIONI CON ALTRI INTERVENTI E/O INIZIATIVE

Tutti quelli della stessa tipologia ed in subordine con tutti gli interventi relativi allo stesso SIC.

RISORSE UMANE

STIMA DEI COSTI

Acquisizione software e potenziamento hardware € 20.000,00 Acquisizione aerofoto e georeferenziazione dati acquisiti € 10.000,00 Mappaggio habitat, specie, areali e modellizzazione di alcuni aspetti € 20.000,00 Atlante dei SIC € 30.000,00

278 Sezione museografica su: “Pesca nella laguna / Casa Stagno” a Cabras € 20.000,00 Sezione museografica su: “Agricoltura e zone umide” a Nurachi € 20.000,00 Sezione museografica su: “Uomo e il fiume” a Riola Sardo € 20.000,00 TOT € 140.000,00

FONTI DI FINANZIAMENTO ATTIVABILI O ATTIVATE

1, 3, 4, 5, 6,7 POR MISURA 1.5b € 120.000,00 richiesti 2 AMP risorse MATT € 10.000,00 Cofinanziameneto 3 I.M.C. – C.N.R. € 10.000,00 Cofinanziameneto TOT € 140.000,00

TEMPI DI REALIZZAZIONE

18 mesi

LIVELLO DI PRIORITÀ

Medio

GRADO DI INNOVAZIONE

Georeferenziazione dei dati

INDICATORI PER IL MONITORAGGIO

Numero layer creati, numero immagini, numero copie atlante

279

7. CONCLUSIONI

Nel definire il Piano di Gestione del SIC e ZPS si è cercato di mettere a sistema le conoscenze formali, e non, prodotte in anni di studi e ricerche, consapevoli dei limiti temporali e di altra natura che ha comportato tale tipo di impegno. Dal lavoro condotto emorgono alcuni spunti di fondamentale importanza:

• la necessità che si costituisca un tavolo tecnico miltidisciplinare di lavoro permanente per affrontare le problematiche gestionali degli stagni di Cabras, al cui interno siano rappresentate i differenti soggetti aventi titolo (Comuni, Consorzio Pontis, RAS, Organismi di Ricerca,…) e che allo stesso tempo non perda di vista le finalità “imposte” dalla Direttiva Habitat e dalla Direttiva Uccelli: la tutela ambientale e la conservazione degli habitat. Tale organo, senza confliggere con i differenti livelli amministrativi già esistenti e la cui collocazione rimane da definirsi, anche in fuzione delle determinazione che vorrà assumere la RAS (titolare del bene limitatamente alla superficie acquea) potrebbe costituirsi come gruppo tecnico a supporto delle gestione ambientale e socio-economica di tali siti. • la necessità che la conoscenza dello stato ambientale e delle risorse venga periodicamente aggiornata (ogni due/tre anni), al fine di rivedere e riconsiderare il Piano di Gestione e renderlo così uno strumento dinamico e affidabile, funzionale alla gestione adattativa dei siti. • la necessità di sviluppare specifici disciplinari delle attività e pratiche che vengono svolte all’interno dei siti Natura 2000 di competenza, aggiornandoli periodicamente a seconda dello stato della risorsa e delle politiche ambientali ed economiche.

280

8. BIBLIOGRAFIA CONSULTATA E CITATA

• AMORI, G., F.M. ANGELICI, S. FRUGIS, G. GANDOLFI, R. GROPPALI, B. LANZA, G. RELINI & G. VICINI, 1993. Checklist delle specie della fauna d'Italia. Vertebrata. Bologna. • BACCETTI, N., P. DALL’ANTONIO, P. MAGAGNOLI, L. MELEGA, L. SERRA, C. SOLDATINI, & M. ZENATELLO, 2002. Risultati dei censimenti degli uccelli acquatici svernanti in Italia: distribuzione, stima e trend delle popolazioni nel 1991 – 2000. Biologia e Conservazione della Fauna, Vol. 111. • BLANCO, J.C. & J.L. GONZÁLEZ, 1992. Libro Rojo de los Vertebrados de España. ICONA. Madrid.

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