Il Monte Catria

(Comuni di , Frontone, e Serra S. Abbondio)

Con i suoi 1701 m il Monte Catria, il "gibbo" di dantesca memoria, rappresenta la montagna più alta della Provincia di Pesaro e Urbino. Il Gruppo del M. Catria comprende comunque altre due cime minori: il M. Acuto (m 1668) e il M. Tenetra (m 1240). Solo in parte è compreso nel bacino del , dato che il versante Sud ricade in quello del F. Esino e il versante di N.E. in quello del F. Cesano.

Il Catria, nonostante le deturpazioni legate soprattutto alle troppe strade realizzate, possiede una grande importanza paesaggistica e naturalistica. Comprende pareti rocciose a picco o dirupate, gole, prati sassosi, pascoli, boschi, arbusteti e ruscelli.

La struttura è quella di una grande anticlinale che comprende anche i monti Nerone e Petrano, posti più a N.O. Nelle parti alte del massiccio affiorano le rocce più antiche del nucleo dell'anticlinale: Calcare Massiccio, biancastro e senza nette stratificazioni, calcare selcifero detto Pietra Còrniola, Rosso Ammonitico e Calcari ad Aptici, tutte depositatesi in ambiente marino nel Periodo Giurassico (Era Mesozoica o Secondaria). Sempre verso le parti alte affiorano poi le rocce calcaree biancastre e ben stratificate della Maiolica (Giurassico Superiore e Cretacico Inferiore). Più in basso e perimetralmente sono presenti invece le Marne a Fucoidi, verdastre o rossastre, e le marne e calcari marnosi detti Scaglia Rossa e Bianca, depositatesi in un periodo che va dal Cretacico all'Eocene (Era Terziaria o Cenozoica).

Di grande interesse sono le specie vegetali che crescono negli ambienti rocciosi, nei macereti e nei prati sassosi (seslerieti) del Massiccio del Catria, per le quali sono state istituite ben sette aree di tutela floristica. Da ricordare per la loro rarità tra gli arbusti l'Onicino, la Rosa spinosissima, la Dafne olivella, la Ginestra stellata, il Cotognastro minore, l'Uva spina, il Crespino e l'Efedra. Tra le specie erbacee rare si ricordano Brassica gravinae, Primula auricula, Silene graefferi, Saxifraga adscendens, lberis saxatilis, Campanula micrantha, Campanula tanfanii, Leopoldia tenuiflora, Fritillaria tenella, Sternbergia colchiciflora, Trisetum bertolonii e Corallorhiza trifida. I prati sono adibiti al pascolo e probabilmente hanno quasi tutti un'origine secondaria, frutto cioè di antichi disboscamenti. Molto belli sono quelli della dorsale collegante il M. Catria con M. Acuto, detti prati dell'Infilatoio. Vistosissime sono le fioriture di Viola di Eugenia (Viola eugeniae), Primula (Primula veris), Genziane (Gentiana verna, Gentiana columnae), Narciso (Narcissus poeticus), varie Orchidee e Nontiscordardimè (Myosotis alpestris). I boschi al di sopra dei 900 metri sono delle faggete, ai limiti superiori dell'area composte quasi esclusivamente dal Faggio. Tra le poche faggete conservatesi ad alto fusto, particolarmente bella per la maestosità degli alberi che vi si incontrano è quella detta delle Cupaie, sul versante Ovest del M. Catria. Al di sotto dei 900 m i boschi sono in prevalenza degli orno-ostrieti governati a ceduo, caratterizzati cioè dall'Orniello e dal Carpino nero, accompagnati da altre caducifoglie come Aceri e Roverella. La lecceta è presente in alcuni punti del Massiccio del Catria, con aspetto di fitta macchia dominata dal Leccio in forma arbustiva, associato a Fillirea, Acero minore ed altre specie più o meno xerofile.

La fauna comprende specie di grande interesse scientifico. Da ricordare l'Aquila reale, il Pellegrino, la Coturnice, il Passero solitario, il Picchio muraiolo e il Fringuello alpino. Una colonia di Gracchi corallini, nidificante in anfratti rocciosi di una parete a strapiombo, è la più settentrionale dell'Appennino. I prati sommitali sono frequentati da Calandri, Tottaville, Allodole, Prispoloni, Spioncelli, CuIbianchi, Codirossoni, Fanelli e Strillozzi. Nella gola del Burano e presso Cantiano è presente il raro Merlo acquaiolo. Tra gli Anfibi occorre ricordare la Salamandrina dagli occhiali.

Per la sua importanza naturalistica il M.Catria è stato proposto come parco naturale nel Piano Paesistico Ambientale Regionale delle (1990). L'importanza storico-architettonica è determinata dalla presenza di due eremi dell'XI secolo: S. Maria di Sitria, in territorio umbro, e soprattutto S. Croce di Fonte Avellana, in Comune di Serra S. Abbondio.

CARTOGRAFIA:

1:200.000 E MARCHE T.C.I. 1:25.000 MONTE CATRIA - Carta dei sentieri CAI 1:25.000 IGM F.116 III NE - CANTIANO

BIBLIOGRAFIA

MICHELINI TOCCI 1972, BALLELLI e BIONDI 1982, BIANCHI 1986, FERRETTI 1991, BALLELLI e PEDROTTI 1992, POGGIANI, DIONISI e BAGLI 1993, PASSERI (a cura di) 1994, ANGELINI ( a cura di) 1996, BARBADORO e BARBADORO 1997, PANFILI e TANFULLI 2000

Uno degli itinerari indicati (T. Bevano da Cantiano al M. Catria) è di tipo turistico, prevedendo alcune tappe con spostamenti in automobile.

Torrente Bevano da Cantiano al Monte Catria

Mezzo di spostamento tra le varie tappe: automobile Lunghezza: 15 km

Il T. Bevano nasce come Fosso di Vetrici tra il versante meridionale del M. Acuto (m 1668) e quello occidentale del M. Catria (m 1701). A Cantiano riceve il Fosso di Tenetra, che nasce dal monte omonimo, e subito dopo si versa nel T. Burano.

Partendo da Cantiano, si prende la strada di fondovalle per Chiaserna, che poi prosegue lungo il Fosso della Gorga affluente del T. Sentino, a sua volta tributario del F.Esino. La valle del Bevano presenta nella parte bassa pascoli e coltivi, mentre le pendici che l'affiancano del M. Acuto a S.O. e del M. Petria a N.E. sono coperti da boschi inframezzati da pascoli.

Dopo circa mezzo chilometro si nota sulla sinistra una cappella, la Madonna del Cerbone, con accanto una fontana. Le prime notizie di una chiesa ubicata in questo punto, chiamata in origine S.Maria delle Vittorie, risalgono al 1683; nel 1909 su costruita al suo posto la cappella attuale. Qui il Bevano è bordato da fitti salici arbustivi e l'alveo è cosparso di ciottoli e grosse pietre.

Giunti al nucleo abitato di Chiaserna dopo aver sorpassato le case di Fossato, possiamo fermarci e visitare alcuni edifici di interesse storico. Subito all'ingresso, a destra della strada, il Mulino della Badia o di Chiaserna, ora in disuso ma con intatti i vari elementi costitutivi.

Appena fuori dall'abitato, sempre nel piano, era situata l'Abbazia benedettina di S. Michele Arcangelo di Chiaserna, le cui prime notizie risalgono al XII secolo. Di questo antico complesso monastico, già in rovina nel 1800, rimane solo un'ala rimaneggiata, la sala del capitolo, in cattivo stato di conservazione ed adibita a ricovero per animali. E' rimasta anche la cripta, anch'essa in abbandono e col rischio di completa rovina; notevole la colonna in granito rosa che un tempo sosteneva il presbiterio. Al centro del paesino si trova la chiesa di S.Anastasia, già citata nel 1228 e ristrutturata verso il 1970.

Il Catria e l'Acuto dominano Chiaserna con la loro presenza. Salendo per una strada asfaltata che con vari tornanti porta alla sella tra i due monti (Infilatoio), attraversiamo ampi pascoli e boschi, incontrando una serie di fonti usate per abbeverare il bestiame. Per prima, dopo 4 km, Fonte Luca, presso il gomito di un tornante sui 900 m di quota, poi più avanti Fonte Acera, Fonte del Faggio e Fonte Cupaie, fra i 1150 e i 1350 m di quota. Soprattutto quest'ultima merita una visita prolungata: è situata in un bosco di faggio protetto come area floristica, sopra il vallone nel quale scorre il Fosso di Vetrici, a poche decine di metri dalla strada.

Negli strati calcarei di Pietra Còrniola di una piccola cava situata in questa zona sono state trovate nel 1994 impronte che alcuni studiosi attribuiscono a dinosauri. Inoltre in tutto il versante al di sopra di Chiaserna sono state scoperte le tracce di antichi fenomeni glaciali, riferiti al cosiddetto "Ghiacciaio del Bevano". Si tratta di forme di erosione tipiche e di accumuli di detriti in forma di cordoni laterali e morene frontali.