Il Movimento Cooperativo in Basilicata Dall'unità Al

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Il Movimento Cooperativo in Basilicata Dall'unità Al NICOLA LISANTI IL MOVIMENTO COOPERATIVO IN BASILICATA DALL’UNITÀ AL FASCISMO Consiglio Regionale della Basilicata Alla memoria di mia madre Carolina e di mio fratello Guido Solo nella comunità con altri ciascun indivi- duo ha i mezzi per sviluppare in tutti i sensi le proprie disposizioni; solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale. (K. Marx, F. Engels) La cooperazione è la legale e pacifica riunione di tutte le piccole forze per farne una grande. (Jules Simon) Ringraziamenti Non è facile ricordare tutti coloro chi mi hanno aiutato nel corso di questa ricerca. Desidero tuttavia ringraziare in particolare il personale della biblioteca della Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue di Roma, e specialmente il prof. Fabio Fabbri per i suoi preziosi consigli e l’impegno profuso nel facilitarmi l’ac - quisizione del materiale documentario, i proff. Massimo Mazzetti e Giovanni Gallina dell’Università di Salerno, alle cui cattedre ho l’opportunità di collabo - rare; il prof. Domenico Sacco, la direzione e il personale dell’Archivio di Stato di Potenza, della Biblioteca nazionale e della Biblioteca provinciale di Potenza; la segretaria dell’Associazione per la storia del Mezzogiorno, Lucia Restaino, per la grande disponibilità. La mia gratitudine va infine alla memoria di Nino Calice, amico e storico insigne, con il quale ho avuto modo di iniziare, insieme ad altri studiosi del “Centro Annali” di Rionero, la riflessione sulla cooperazione in Basilicata. Nicola Lisanti — 5 — Presentazione Il movimento cooperativo ha scritto pagine determinanti nella formazione dell’Italia moderna, nella costruzione del tessuto democratico e civile che ha allar - gato gli orizzonti del Paese dopo la conclusione del processo unitario. Oggi organizza migliaia di aziende e milioni di soci: è quindi una realtà poli - tico-sociale che si impone alla considerazione dell’opinione pubblica e delle Istituzioni. In Basilicata la cooperazione si è sviluppata nei settori tradizionali dell’a g r i - co l t u r a, della produzione e lavor o, dell’edilizia e del consumo, ma si è afferma t a anche nel settore dei servizi, delle attività culturali, ricrea t i v e e dell’i n f o rm a z i o n e . Alla sua crescita – è opportuno sottolinearlo – ha contribuito anche la Regione, la quale, soprattutto nel corso degli anni ’70 e ’80, ha sostenuto con una serie di leggi il sitema cooperativo, ritenendolo uno strumento valido per lo svi - luppo economico generale. Questa disponibilità, naturalmente, sarà mantenuta, anzi rafforzata con la riforma dello statuto, che dovrà recuperare un rapporto più ravvvicinato con la società civile nelle sue molteplici espressioni. Come si vede, la cooperazione può svolgere un ruolo di primo piano in Basilicata, dove sta emergendo una grande voglia di imprenditorialità, soprat - tutto da parte dei giovani. È fondamentale, però, acquisire una coscienza storica, cogliere il senso di un processo.In altri termini non si possono comprendere, ancor oggi, le cause profon - de del diffondersi della cooperazione presso i vari strati sociali, se l’attenzione non si sofferma sulle origini e l’evoluzione di un fenomeno che conta, ormai, oltre un secolo di vita. In questa direzione si muove il lavoro di Nicola Lisanti. Il quale, partendo dal mutuo soccorso e dalla nascita delle banche popolari, affronta lo sviluppo del movimento cooperativo attraverso le peculiari esperienze delle cattedre ambulan - ti e i consorzi, delle affittanze collettive, delle latterie sociali, del consumo lungo tutta l’età giolittiana e gli anni della guerra. Anni che sono seguiti dalla crisi eco - nomica e dall’azione distruttiva del fascismo nei confronti della cooperazione. Egidio Nicola Mitidieri Presidente del Consiglio regionale di Basilicata — 7 — Premessa Da poco più di un decennio la storiografia sulla cooperazione in Basilicata è andata progressivamente affermandosi dopo anni caratterizzati da una memoria storica povera soprattutto sul piano della ricerca. Lo attestano il volume contenente gli atti del seminario sul tema “Cooperazione e Mezzogiorno”, svoltosi a Potenza nei giorni 29 e 30 gennaio 19881; il lavoro collettaneo Momenti di storia della cooperazione in Basilicata. Dalla Mutualità al Regionalismo (1990)2, che costituisce un punto di riferimento obbligato per la pluralità dei contributi e per le problematiche di carattere metodolo- gico proposte; il saggio di Maria Gabriella Chiodo su Cooperazione e Mezzogiorno (1990) nel quale c’è un capitolo dedicato alla Cooperazione in Basilicata tra le due guerre3 e gli scritti di Domenico Sacco (apparsi , nelle edi- zioni Lacaita, tra il 1987 e il 1997), che hanno il merito di offrire una rifles- sione ricca di spunti e di indicazioni sulla cooperazione socialista e cattolica nell’età giolittiana. Questo libro intende rivisitare l’esperienza cooperativa lucana nel periodo che va dagli anni ’70 dell’800 all’avvento del fascismo. Si tratta di un’espe- rienza difficile, complessa, ma fortemente suggestiva, la cui analisi è essen- ziale per un movimento che non è mosso semplicemente da motivazioni eco- nomiche. In altre parole la scelta di ricostruire questi momenti di storia del movimento cooperativo è importante perché, come osserva Nino Calice, per- mette di cogliere i “mutamenti materiali e ideali della società regionale, di valore non periferico ma di dimensione e di rilievo nazionali”4. Per quanto riguarda la documentazione ci si è serviti prevalentemente di fonti conservate nell’Archivio di Stato di Potenza, dove sono stati reperiti gli atti costitutivi, i verbali delle assemblee dei soci, le Relazioni dei sindaci e dei consigli di amministrazione, gli estratti degli statuti delle società pubblicati dal “Foglio degli Annunzi Legali della Provincia di Potenza”. La ricostruzione dell’attività di molte società è avvenuta poi attraverso la lettura di alcune annate dell’organo della Lega delle Cooperative, “La Cooperazione italiana”; attraverso lo spoglio dei giornali locali dell’epoca, in particolare del “Popolo Lucano”, del “Lavoratore” e della “Squilla Lucana”. Il volume si divide in tre capitoli. Nel primo capitolo vengono esaminate la mutualità di soccorso e le origini del movimento coopertivo lucano senza trascurare le molteplici implicazioni ed interferenze con la realtà economica e sociale della regione. — 9 — Al centro dell’attenzione sono la nascita e lo sviluppo delle banche popo- lari, la diffusione del credito mutuo sulla quale si sofferma Giustino Fortunato, e la cooperazione di produzione e lavoro di cui massime espres- sioni sono le società dei muratori e le società dei braccianti. Nel secondo capitolo si evidenzia l’estensione delle esperienze cooperati- ve, favorita dall’iniziativa dei socialisti riformisti che risente l’influenza delle teorizzazioni di Ettore Ciccotti. La funzione economica e sociale della cooperazione, in questi anni, coin- cidenti con l’età giolittiana, si esplica in vari campi e non solo nei centri mag- giori, ma anche nei piccoli comuni; anzi con la nascita delle casse rurali cat- toliche e dei consorzi, con la cooperazione agricola (affittanze collettive, lat- terie sociali), sia i ceti medi che i lavoratori delle campagne apprendono a uti- lizzare lo strumento cooperativo per lottare contro la disoccupazione, per combattere l’usura, per migliorare le condizioni culturali e difendere i reddi- ti agricoli. Nel terzo capitolo si prende in esame la fase di espansione del movimen- to cooperativo, riconducibile agli anni 1915-20, durante i quali l’aumento dei prezzi e il diradarsi dei generi di prima necessità stimola il potenziamen- to della cooperazione di consumo. C’è poi un riferimento al declino della cooperazione maturato in seguito alle ripercussioni della crisi economica, all’offensiva delle squadre fasciste e al mutato atteggiamento delle classi poli- tiche dirigenti, che tentano di portare indietro il movimento, prima di tutto restringendo il credito. In appendice sono riportati vari documenti riguardanti la struttura e l’at- tività di alcune cooperative. Nicola Lisanti — 10 — Elenco delle Abbreviazioni a) Materiali archivistici ASP Archivio di Stato di Potenza PA Fondo Prefettura, Carte amministrative PG Fondo Prefettura, Gabinetto AA Atti amministrativi ANM Archivio notarile di Melfi ANP Archivio notarile di Potenza ATM Archivio del tribunale di Melfi b) Materiale a stampa CPB Cassa provinciale di credito agrario per la Basilicata MAIC Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio c) Altre abbreviazioni cart. Cartella vol. volume fasc. fascicolo cat. categoria art. articolo tab. tabella s.d. senza data — 11 — CAPITOLO PRIMO MUTUO SOCCORSO E ORIGINI DELLA COOPERAZIONE IN BASILICATA 1. SITUAZIONE ECONOMICA E SOCIALE el 1861 la Basilicata presenta un’economia povera e priva di indu- strie. L’agricoltura dà un reddito molto esiguo ed i contadini, per la quasi totalità analfabeti, sono in generale braccianti e girova g h i : N 1 “non piccoli proprietari, né mezzadri, poche volte affittuari” . La regione manca di qualunque organizzazione infrastrutturale e la via- bilità è scarsa. Non dispone di un autentico sistema cre d i t i z i o. Né è sort a una nuova classe media, capace di rappre s e n t a re interessi superiori e di i n t e r p re t a re presso il nuovo stato i bisogni delle masse contadine, ma sono rimasti i proprietari terrieri, arroccati nella difesa dei propri interessi part i- colari. Di qui il brigantaggio2, un fenomeno che per alcuni anni, in Ba s i l i c a t a , come altrove nel Mez zogiorno, coinvolge vasti strati della popolazione e che assume, dopo l’applicazione della legge Pica del 1863, le caratteristiche e le dimensioni di una vera e propria guerra civile (3.451 morti fra i bri- ganti contro 307 morti fra soldati e ufficiali dell’ e s e rc i t o ) . Ma il brigantaggio, espressione del profondo malessere delle masse con- tadine ed evidente conseguenza del fallimento democratico risorgimentale, non è l’unico momento di lotta. Ad esso seguiranno, nel 1869, prima della formazione delle organizzazioni di classe, i moti per il macinato, la "tassa sulla fame”.
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